4 minute read

NOTIZIE DAL CLIMA

Next Article
NOTIZIE DAI MUSEI

NOTIZIE DAI MUSEI

energia, storia e meraviglia: quasi una sorta di cura verso l'identità locale, un estremo tentativo di non voler smarrire quanto gli avi fecero in questi monti.

I SITI

In Valle del Biois sono tanti i siti che appartengono a vari ambiti socio-culturali i quali a volte finiscono per sovrapporsi. E sono ancora tante le persone che curano tali patrimoni della comunità sfalciando un prato, pulendo un sentiero, aprendo un piccolo museo, illustrando le opere d'arte o la storia di una chiesa. «L'idea che abbiamo condiviso - dice Loris Serafini - è far interagire le diverse particolarità identitarie (musei, siti, luoghi...) al fine di unire le forze e di far scaturire nuovi stimoli che portino la comunità a prendersi cura del territorio e a valorizzarne le peculiarità anche a scopo turistico. Abbiamo pensato che fosse opportuno abbracciare un'area che andasse oltre i perimetri comunali, in quanto il territorio con il suo paesaggio, le sue peculiarità dinamiche antropiche e la sua storia, presenta caratteri omogenei e identitari in tutta la Valle del Biois». La richiesta di inserire l'ecomuseo nell'albo veneto è stata già inoltrata alla Regione. Dario Fontanive © riproduzione riservata

Alto Adige | 29 Luglio 2021

p. 20

«Aria più calda e umida: eventi estremi frequenti e difficili da prevedere»

davide pasquali BOLZANO Il proliferare delle zanzare tigre nel fondovalle dell'Adige è stato solo l'inizio. Poi c'è stata la tempesta Vaja, che ha fatto aprire gli occhi anche a chi negava a oltranza. E poi quest'estate: le terribili esondazioni prima in Germania e poi in Austria, a seguire il nubifragio di Siusi, e le grandinate super in Pianura padana. E il meteo dell'ultima settimana? Temporali a raffica, potenti, temperature ping pong, estrema variabilità. Tanto che lo stesso assessore provinciale alla Protezione civile ha tenuto a rimarcare: dobbiamo aspettarci eventi estremi non prevedibili neanche dagli esperti del meteo. Per tentar di decifrare la realtà contingente si può provare a parlarne con il professor Dino Zardi, docente di fisica dell'atmosfera all'università di Trento e direttore vicario del Centro Agricoltura Alimenti Ambiente.C'è da chiedersi, innanzitutto, se siano le impressioni dell'uomo comune, oppure se si sia davvero scavallato, entrando in una nuova era climatica. «In effetti - commenta il professor Zardi - i cambiamenti climatici hanno una faccia molto evidente. Innanzitutto c'è l'aumento delle temperature; ci arriviamo tutti, non abbiamo dubbi al riguardo».Ma l'aumento della temperatura media è solo una delle varianti che entrano in gioco. Ci sono poi altri fattori. «Come conseguenza c'è questo: nell'atmosfera è aumentato il contenuto di vapore acqueo, perché l'aria calda ha maggiori capacità di asciugare i terreni, però c'è un impoverimento idrico non solo del suolo ma anche di foglie, alberi. Il rischio di perdere acque per evaporazione aumenta. Questo ha ovviamente delle ripercussioni in primo luogo sull'agricoltura: c'è un rischio di siccità maggiore».Inoltre, «siccome l'aria più calda contiene una maggiore quantità di vapore, in caso di condensa, quando si formano nubi si tratta di nubi violente, convettive. Si sviluppano temporali: quando le gocce superano una certa dimensione si verificano precipitazioni liquide di forte intensità oppure anche forti precipitazioni solide, grandinate». L'aria umida, prosegue il professore, «tendenzialmente è più leggera e favorisce la convezione». Succede di norma ai tropici, «dove ogni giorni si verificano dei rovesci».È proprio qui uno dei punti chiave della questione. Cambia il paradigma anche per i nostri previsori meteo. «Ai Tropici ogni giorno si verificano rovesci, che non sono quelli usuali da noi; non arrivano fronti di maltempo come da noi, per esempio provenienti dall'Inghilterra». Sono fenomeni puntuali. Nascono lì. E ora, nascono pure qui. «La convezione locale produce termiche, il fenomeno evolve in verticale, quando le goccioline di condensa diventano più grosse e pesanti inizia a piovere». Non per nulla si parla di tropicalizzazione del clima. Non più depressioni, bassa pressione in arrivo da lontano, con fronti estesi, bensì fenomeni locali. «Se su un versante montuoso l'aria si surriscalda particolarmente, dando innesco alle correnti, tutto si scarica lì vicino».Sta proprio qui il problema. «Si tratta di fenomeni particolarmente difficili da prevedere. Non sono precipitazioni organizzate, di grandi dimensioni, che posso seguire da lontano». I radar meteo, in questi casi, servono a poco. «Questi fenomeni nascono localmente. Quando mi accorgo di cosa sta per succedere, il tutto sta già partendo. La convezione è un fenomeno esplosivo, che nasce e si esaurisce in poche ore».A regnare sovrano, dunque, è un regime di instabilità, come in questi giorni di fine luglio. «Da qui al fine settimana saremo esposti a fenomeni di instabilità, ma non è possibile dire quando il tal fenomeno si verificherà e nemmeno dove. Può partire qua o là, si tratta di un elemento stocastico, non prevedibile».Se non è prevedibile la localizzazione e la tempistica dei fenomeni, è invece più semplice da prevedere, quanto meno a livello teorico generale, l'aumento di intensità dei fenomeni. «Se l'atmosfera è più calda e incamera una maggiore quantità di vapore acqueo, in sostanza contiene più energia che, quando si scarica, ha un impatto più violento».Il professor

This article is from: