Rassegna Stampa Dolomiti UNESCO | Agosto 2016

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RASSEGNA STAMPA AGOSTO 2016


Alto Adige | 01 Agosto 2016 Trentino | 01 Agosto 2016

L’ipotesi è la più “cliccata” del nostro sondaggio online per limitare il traffico. Il ticket è la seconda opzione a convincere

Sì alla chiusura quotidiana a fasce orarie BOLZANO Sono centinaia le risposte arrivate fino ad ora al sondaggio cartaceo (tagliando a lato) ed online del nostro giornale. Al momento prevale la linea che prevede la chiusura quotidiana a fasce orarie che convince il 52% dei lettori. Ricordiamo che sono tre le ipotesi che proponiamo per salvare i passi dal traffico: dalla misura meno pesante (un giorno di chiusura settimanale che piace al 18% dei lettori) a quella più "severa" che prevede la chiusura quotidiana a fasce orarie. Ma c'è anche l'ipotesi di un pedaggio, con la possibilità di investire le entrate in infrastrutture per la mobilità alternativa che al momento convince il 30% dei nostri lettori. Il dibattito va avanti. Ci sono gli ambientalisti convinti che sui passi serva un intervento urgente. Ci sono gli operatori turistici che minimizzano. E poi c'è la politica che su questo tema annuncia (era prevista una prima sperimentazione sul passo Sella a partire da questa estate con le province autonome di Trento e Bolzano a fare da apripista) e poi si tira indietro. Ma voi come la pensate? Nell'ambito della campagna per salvare dal traffico i passi i giornali Trentino e Alto Adige danno voce ai lettori: oltre al tagliando cartaceo (che pubblichiamo in questa pagina e che può essere consegnato o spedito alla redazioni dei nostri giornali) va avanti anche un sondaggio online che ci accompagnerà nel corso di questo dibattito. Il quesito è lo stesso: quale soluzione per salvare dal traffico i passi? Le ipotesi sono di diversa portata e di diverso impatto: da una chiusura settimanale al traffico (in stile Sella Ronda Bike Day), fino a una chiusura quotidiana a fasce orarie. Ma c'è anche l'ipotesi del pedaggio che potrebbe servire per raccogliere i fondi indispensabili a creare le infrastrutture indispensabili per ipotizzare limitazioni del traffico (parcheggi e linee di trasporto pubblico prima di tutto). Il sondaggio è disponibile sui siti internet di Trentino (www.giornaletrentino.it) e Alto Adige (www.altoadige.it).

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Alto Adige | 02 Agosto 2016 Trentino | 02 Agosto 2016

I ricercatori dell’Eurac: un modello da tentare per salvaguardare l’ambiente Se si vuole favorire un massiccio trasferimento dal mezzo privato a quello pubblico è necessario attuare anche forme di dissuasione all’uso del mezzo privato

Passi, l’ipotesi alternativa: provare il numero chiuso di Davide Pasquali BOLZANO Il pedaggio? L’apertura soltanto a ore? L’apertura in certi giorni? Sono soluzioni possibili, certo, ma non è detto che siano le uniche attuabili. Lo si sostiene nelle conclusioni finali dell’indagine sui passi dolomitici effettuata dall’Accademia europea di Bolzano. Secondo i ricercatori esiste una quarta possibilità, poco sfruttata, ma che sarebbe ottima per risolvere il problema del sovraffollamento motorizzato dei passi dolomitici: il numero chiuso. Il quale potrebbe ovviare agli inconvenienti portati da pedaggio e chiusura in determinati orari. I risultati delle interviste agli utenti dolomitici - effettuate nell’estate 2014 ed elaborate poi su basi scientifiche e di simulazione nel 2015 - permettono agli studiosi dell’ambiente alpino dell’Accademia europea di delineare alcune osservazioni che potrebbero supportare la definizione di una strategia efficace per la gestione dei passi dolomitici, in particolare dell’accesso al passo Sella. Bastone e carota. Per prima cosa, i dati Eurac confermano la teoria del “bastone e della carota” (elaborata dal punto di vista teorico da Holding & Kreutner nel 1998): è difficile ottenere significative riduzioni nell’uso del mezzo privato semplicemente agendo sugli incentivi al mezzo pubblico (ad esempio, tariffe basse, alta frequenza delle corse eccetera). Se si vuole favorire un massiccio trasferimento dal mezzo privato a quello pubblico, sostengono gli studiosi, «è necessario attuare anche forme di dissuasione all’uso del mezzo privato». Il pedaggio. Tra le forme di dissuasione possibili, il pedaggio parrebbe abbastanza efficace in generale, anche se potrebbe esserlo molto meno su alcuni gruppi di visitatori (ad esempio i turisti germanofoni e i visitatori cosiddetti non attivi). Va aggiunto che, visto il potenziale attrattivo di un luogo come il passo Sella, «un ragionevole pedaggio sulle auto che non si accompagnasse ad agevolazioni sui mezzi pubblici potrebbe rivelarsi totalmente inefficace». Ovvero, in assenza di valide alternative e dato il desiderio di raggiungere il passo, «molti visitatori potrebbero pagare il pedaggio senza troppe remore». Anche con prezzi di pedaggio elevati o molto elevati. La chiusura della strada. Può essere un valido sostituto del pedaggio, purché la fascia oraria di chiusura sia sufficientemente estesa temporalmente nell’arco della giornata (ad esempio dalle 9 alle 17). Senza dubbio «la chiusura avrebbe il merito di eliminare completamente il traffico e le relative problematiche per qualche ora, lasciando a escursionisti, ciclisti e visitatori in genere un’oasi di silenzio temporanea». Tuttavia, si sottolinea però nello studio, non va 3

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sottovalutato il rischio che «l’ingente quota di persone che comunque sceglierebbe il mezzo privato si concentri nelle fasce pre e post chiusura, aumentando notevolmente i problemi associati al traffico in quelle fasi della giornata». L’autobus. È un’alternativa che ha un grande potenziale, soprattutto per alcune categorie di visitatori, ma va adeguatamente valorizzato. «Alta frequenza e costo accessibile sono due parole chiave se si vuole che una quota significativa di visitatori decida di lasciare l’auto e si affidi al bus». Visti gli oneri associati ad alti livelli di frequenza (ad esempio 30 minuti), si potrebbe considerare di effettuare corse molto frequenti nelle ore di massimo afflusso e diradarle nei tempi di minor afflusso. Il numero chiuso. Si sostiene oltre: «Il numero chiuso è una misura spesso trascurata, ma che potrebbe avere un ruolo di prim’ordine nella gestione dell’accesso automobilistico alle aree naturali». In effetti, oltre al fatto di scoraggiare a priori l’uso dell’auto, «offre al gestore della strada la garanzia che il numero di veicoli in transito non supererà il numero prestabilito (cosa che il pedaggio non fa)». In tal senso, è forse la misura più in linea con l’idea di gestione sostenibile del territorio. «L’obiettivo di una strategia gestionale, infatti, non dovrebbe essere quello di favorire un mezzo di trasporto piuttosto che un altro oppure quello di rendere l’uso del mezzo privato più oneroso per il visitatore, bensì quello di garantire che la qualità dell’ambiente e dell’esperienza ricreativa dei visitatori siano tutelate». La definizione di un numero chiuso adeguato prevederebbe dunque un rovesciamento della prospettiva: «Partendo dal massimo livello di traffico che si ritiene adeguato per tutelare ambiente e visitatori, si dovrebbe fissare un numero chiuso che garantisca il non superamento di quel livello in ogni momento della giornata». Le conclusioni. Qualsiasi strategia si adotti ha effetti diversi sui diversi gruppi di visitatori. «Questo significa che la strategia che va bene oggi potrebbe rivelarsi inadeguata domani quando, a seguito di evoluzioni dell’economia (nazionale e internazionale) e di politiche turistiche ad hoc, potrebbe cambiare profondamente la popolazione che frequenta l’area del passo Sella». Sebbene l’indagine condotta dia un’idea piuttosto precisa delle attuali preferenze dei visitatori e consenta di prevedere le loro probabili scelte a seguito di varie strategie gestionali, «non vi è alcuna garanzia che le previsioni diventino realtà una volta che quelle strategie fossero adottate». L’analisi svolta fornisce una fotografia delle preferenze e aspettative di chi oggi frequenta il passo Sella durante l’alta stagione, «ma non può spingersi a ipotizzare come saranno le persone che frequenteranno la stessa zona domani». In particolare, l’analisi non può tenere conto di tre elementi. Il primo di questi è il cambiamento culturale di fondo: i turisti, come tutti gli esseri umani, modificano il loro atteggiamento nel tempo. Quello che oggi pare scontato e anzi auspicabile (per esempio raggiungere il passo con il mezzo privato; vedere molto traffico sulla strada del passo) potrebbe non esserlo in futuro. Il secondo è il cambiamento culturale indotto: una strategia gestionale potrebbe cambiare l’atteggiamento dei visitatori abituali, con effetti positivi o negativi. Per esempio, la richiesta di un pedaggio potrebbe far capire a molti che il mezzo privato sul passo Sella ha conseguenze negative e vale la pena usare mezzi alternativi, ma potrebbe anche rappresentare una potente attrattiva (ciò che ha un costo ha un valore) e incoraggiare ancora di più l’uso del mezzo privato. Il terzo, infine, è il contesto allargato: ciò che piace (o non piace) ai visitatori intervistati potrebbe non piacere (o piacere) ad altri visitatori. In altre parole, una strategia gestionale (ad esempio la chiusura della strada) che sulla carta allontana alcuni visitatori (come gli utilizzatori abituali dell’auto) potrebbe attrarre altri visitatori (gli escursionisti amanti del silenzio) che oggi non frequentano la zona. Push and pull. Alla luce di queste considerazioni, si può dire che «la gestione del traffico mediante misure “push” e “pull” (incentivi e disincentivi) è un’operazione complessa, che non si esaurisce nell’imposizione di un mix di misure, ma è piuttosto un processo ricorsivo di continua valutazione e perfezionamento».

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Alto Adige | 03 Agosto 2016 Trentino | 03 Agosto 2016

Piero Degodenz immagina un’iniziativa per tutto il territorio «Ogni giorno un valico riservato alle biciclette, a rotazione»

«Passi chiusi a ore, ma non solo quelli attorno al Sella» di Andrea Selva wBOLZANO Chiudere i passi per alcune ore al giorno (a beneficio dei ciclisti) con un sistema di rotazione (ogni giorno un passo chiuso) che vada al di là dei quattro passi dolomitici: «Il Trentino Alto Adige sarebbe l’unico luogo in cui gli appassionati della bici potrebbero trovare ogni giorno un passo su cui pedalare in libertà. In questo modo non sarebbe più un semplice divieto, ma una proposta turistica». La pensa così il consigliere regionale Piero Degodenz, già presidente dell’Apt di Fiemme e presidente del comitato mondiali di sci nordico fiemmese. Degodenz, già nel 2011, quando era presidente dell’Apt, la valle di Fiemme ha sperimentato le prime forme di traffico limitato a favore di pedoni e ciclisti. Come è andata? Bene, tanto che è diventato un appuntamento fisso con una partecipazione sempre maggiore. Si tratta di una o due giornate all’anno in cui la gente si appropria della valle, senza traffico, con animazioni nelle piazze dei paesi. In valle di Fiemme avete provato anche la chiusura settimanale di alcuni passi, come il passo Manghen, ma vi siete dovuti fermare. I tempi non erano maturi: c’erano difficoltà nell’ottenimento dei permessi da parte del commissariato del governo e della questura. Ma ora che le province di Trento e Bolzano hanno ottenuto la competenza sulla gestione delle strade la situazione sarebbe diversa. Sull’ipotesi di chiudere i passi dolomitici che opinione ha? Favorevole, ma vorrei che si avesse una visione più ampia: io estenderei il ragionamento a tutti i passi del Trentino, e magari, dove possibile, anche dell’Alto Adige. Mi immagino che ogni singola località possa proporre ogni giorno un passo chiuso al traffico, per almeno tre ore al giorno, dalle 9 alle 12, a rotazione: un giorno un passo, il giorno successivo un altro. Potrebbe essere una soluzione “soft” per cominciare ad affrontare il tema Ogni giorno una chiusura diversa, non si rischia di fare confusione? Ormai con le nuove tecnologie uno sa in tempo reale cosa succede. Io ora (durante l’intervista, ndr) sono in autostrada in Francia e so che fra poco troverò una coda di 14 minuti. In Trentino abbiamo i tabelloni informativi a led: uno arriva a passo San Lugano e vede che il Rolle è chiuso dalle 9 alle 12. Parliamo di tre ore (un periodo che non crea grossi problemi), un giorno ogni tanto, chi viaggia per lavoro sarebbe informato, io non avrei grandi paure. Non tutti i passi sono super-frequentati. Gli operatori economici temono che ogni chiusura possa trasformarsi in un danno. Lei che risponde? Penso che diventerebbe un prodotto turistico importante, da aggiungere al circuito delle grandi salite in bicicletta che ha già lanciato il Trentino e l’Alto Adige. La nostra offerta turistica aumenterebbe il proprio valore. Ed è anche un modo per de-stagionalizzare la nostra offerta: una proposta così è valida anche a maggio e settembre, quando tanti turisti stranieri sono disponibili a venire in Trentino e in provincia di Bolzano. Non sottovalutiamo il popolo (importantissimo) della bicicletta. Certo bisogna lavorare sull’informazione e bisogna anche garantire collegamenti alternativi: in caso di chiusura del Pordoi, ad esempio, è ovvio che ci 5

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deve essere un mezzo di trasporto pubblico che porta sul passo i turisti che vogliono salire sulla funivia del Sass Pordoi. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Trentino | 03 Agosto 2016

Quattro serate e Vigo di Fassa col Latemar protagonista VIGO DI FASSA Quattro serate di spettacoli multimediali in cui immagini del Latemar si accompagnano a una colonna musicale dal vivo. Lo propone “Entorn Vich”, la pro loco del paese, con il patrocinio Dolomiti Unesco che abbina anche escursioni al Latemar. Si inizia venerdì alle 10 del mattino per l'esplorazione del Labirinto condotti da Fabio Giongo, guida alpina. Francesco Marchioro, saggista, storico ed esperto di psicoanalisi proporrà lungo il cammino una serie di temi legati al simbolismo del labirinto, leggende, letteratura e filosofia. Alle sera, ore 21, nella sala consigliare, Giulia Zanoni, geologa, appassionata di fotografia e di musica accompagnerà le sue foto del Latemar con la colonna sonora ottenuta dal vivo utilizzando uno strumento particolare: un organo elettronico “Electone” della Yamaha da cui con perizia ottiene in diretta, senza l’impiego di basi preregistrate, la sonorità di un’intera orchestra. Si replica il 12 agosto ma l’escursione al Latemar sarà guidata da Antonio Cavaliere, un percorso tra geologia, scienza e mistero. L’iniziativa poi sarà rinnovata con lo stesso format ed esperti il 19 e il 26 agosto. (g.b.)

Alto Adige | 04 Agosto 2016 Trentino | 04 Agosto 2016

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Massimo Girardi, presidente di TransDolomites: «È una soluzione-tampone. Nel lungo periodo serve la tratta ferroviaria»

«Le fasce orarie non sono abbastanza» di Gilda Fusco wBOLZANO Massimo Girardi, presidente dell'associazione TransDolomites (nata nel 2006 intorno ai temi della mobilità dolomitica e alpina e della mobilità sostenibile in genere) non ha dubbi sul destino dei passi: potrebbe andar bene la chiusura a fasce orarie, ma come soluzione-tampone. Nel lungo periodo, la ricucitura spetta invece alle ferrovie. Lei si occupa da tempo di questi temi. Cosa ne pensa delle soluzioni individuate dal nostro giornale? Io ho seguito con interesse la campagna, proprio perché la mia associazione ha a cuore tutto ciò che concerne la mobilità dolomitica. Penso che sia importante questo lavoro, ma credo che quelle individuate siano soluzioni parziali che probabilmente creeranno scontento per i residenti o per gli operatori turistici. Qualcosa, però, bisogna pur fare. Entriamo più nello specifico: che ne dice, per esempio, del pedaggio? Secondo me non è una soluzione, perché il ticket, dove usato usato, ha dimostrato di non assolvere alla sua funzione: non elimina il traffico, e anzi alle volte proprio perché paghi sei invogliato ad andare. Ho sentito parlare anche dell'ipotesi di un “numero chiuso”… ma come decidi chi può passare e chi no? Ovviamente il residente che si sposta per andare a lavoro, a scuola oppure a fare una gita nel tempo libero deve avere la priorità; ma anche escludere il turista non è una soluzione soddisfacente. E la chiusura a fasce orarie? Ecco, forse è l’alternativa migliore fra quelle disponibili nel breve periodo. Ma bisogna mettersi in testa che il proibizionismo non è mai una soluzione: la soluzione è investire nelle infrastrutture per il trasporto pubblico, così da ridurre il traffico delle auto private. E poi bisogna considerare che, anche tra i turisti, ci sono due tipi di persone che transitano sui passi: quelle che vanno appositamente lì e quelle che sono solo di passaggio, mentre la loro meta è un'altra. Quindi? Quindi serve una vera alternativa per spostarsi tra le Dolomiti: una strategia che coinvolga Trento, Bolzano e Belluno. Bisogna partire dalla realizzazione dei tunnel di base, che però non diventino dei vicoli ciechi. La triangolazione tra tunnel che uniscano la Val Gardena, la Val di Fassa e la Val Badia sarebbe destinata a sgonfiare il traffico sui passi, perché chi deve usarli per andare da un'altra parte avrà l'alternativa del treno (e magari, per chi vuole usare ugualmente la macchina, si può pensare ad un pedaggio anche molto costoso). E per i turisti che vogliono andare proprio sui passi? Una volta che si hanno i collegamenti di base, si possono pensare a soluzioni più mirate. Per loro, ad esempio, possono essere realizzare delle ferrovie panoramiche, come ce ne sono tante nel mondo (ad esempio in Svizzera, dove funzionano benissimo). Dobbiamo pensare che, quando nel 2026 sarà aperto il traforo del Brennero, a Trento e Bolzano arriveranno, in treno, decine di migliaia di nuovi turisti dall’Europa, e si dovrà offrire loro la possibilità di arrivare sulle Dolomiti senza l'automobile.

Trentino | 04 Agosto 2016

Dolomiti sullo schermo, Badaloni a Moena MOENA Documentario e film, due linguaggi diversi per restituire con immagini, parole e storie le Dolomiti. È questo il tema del terzo appuntamento della rassegna “Racconti dalle Dolomiti”, domani alle 16 e 30 nell’aula magna del polo scolastico di Moena - causa condizioni meteo poco favorevoli è stato annullato l’appuntamento al Rifugio La Rezila, preceduto dal trekking con gli ospiti, come da programma - dal titolo “Dolomiti sullo schermo: dal documentario al film”. Protagonisti dell’incontro, Piero Badaloni, il noto giornalista e autore che nel 2014 ha realizzato per la Fondazione Unesco il ciclo di sei documentari (di 55 minuti ciascuno) “Dolomiti - montagne, uomini e storie”, trasmessi su Rai Storia e Rai International, e 7

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Stefano Lodovichi, talentuoso regista che nel 2015 ha girato in Val di Fassa il film “In fondo al bosco”, prima pellicola prodotta da Sky, già uscita nelle sale di tutta Italia, ben accolta dalla critica e trasmessa pure dall’importante network televisivo (lo scorso febbraio). La nuova rassegna, ideata dall’Apt, che porta in valle personaggi del nostro tempo per trattare temi d’attualità, in quest’incontro propone un confronto tra due ottiche differenti, una documentaristica per il piccolo schermo che mostra la realtà delle Dolomiti nei suoi aspetti ambientali, geologici, storici, culturali, sociali e artistici, attraverso interviste ad abitanti, alpinisti, scienziati ed esperti e una, invece, in cui i centri abitati, i boschi e i paesaggi fassani sono a servizio del cinema come già accaduto in passato. Le cime di Fassa, infatti, sono state eccezionali set oltre che per “In fondo al bosco” anche per il campione d’incassi in Estonia “Gosth Mountaineer” per citare le produzioni del 2015, e con uno sguardo al passato “Cliffhanger” (1993) e “The Italian Iob” (2003).

Alto Adige | 05 Agosto 2016

Azione congiunta della polizia stradale di Bolzano e Trento: la velocità è la principale infrazione rilevata dagli agenti

Come razzi sui passi, controlli e multe BOLZANO Raffica di controlli, martedì e ieri, da parte della polizia stradale di Bolzano, Trento e Belluno sui passi Sella, Gardena e Pordoi, da dove quotidianamente in estate arrivano le lamentele delle amministrazioni comunali, oltre che delle associazioni e dei gruppi ambientalisti, per la velocità eccessiva che mette a repentaglio la sicurezza e per l’inquinamento acustico e atmosferico causato da auto e soprattutto moto. Su questo tema, nei giorni scorsi, c’era stato anche un vertice a Bolzano delle forze dell’ordine, presieduto dal prefetto Elisabetta Margiacchi, in cui si era deciso appunto di incentivare i controlli proprio sui passi, meta in queste giornate di agosto di migliaia di auto e moto: lo studio dell’Eurac, effettuato nel 2014, ha rilevato una media di circa 4 mila transiti quotidiani tra le 9 e le 17. Nelle due giornate sono state impiegate complessivamente 19 pattuglie che hanno controllato 249 veicoli (215 sul versante altoatesino, 34 su quello trentino). Sono state rilevate 33 infrazioni (22 in Alto Adige e 11 in Trentino), di queste dieci riguardavano il mancato rispetto dei limiti di velocità. Sono state identificate complessivamente 223 persone, di queste 165 erano motociclisti, quasi cento gli stranieri. La Stradale di Trento in particolare, all’interno della campagna europea Truck&Bus, dal 25 al 31 luglio, ha effettuato specifiche verifiche sul trasporto di persone e cose: sono stati controllati 178 autocarri e rilevate 42 violazioni del codice della strada; e 29 pullman, rilevando una sola violazione. In questi giorni, nell’ambito dell’operazione denominata “Alto impatto”, sono in corso specifici controlli sempre da parte della polizia che hanno come obiettivo il contrasto all’uso improprio di telefoni cellulari alla guida. La Stradale di Bolzano intanto annuncia che nei prossimi giorni, ovvero quelli più “caldi” dell’estate e come tali più trafficati, verranno effettuati nuovi controlli sui passi Sella e Gardena che verranno poi estesi anche al passo Rombo e al passo Giovo, mete predilette in particolare da motociclisti e ciclisti. Tutto questo in attesa che si muovano le amministrazioni di Bolzano, Trento e Belluno, provando magari solo a livello sperimentale ad 8

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introdurre delle limitazioni all’assalto di moto, auto, camper, pullmann. L’obiettivo della campagna lanciata da Alto Adige e Trentino è proprio questo: far sì che alle chiacchiere e alle promesse, che si ripetono ogni anno in estate, seguano i fatti. Le soluzioni, proposte anche dal nostro sondaggio, sono più d’una: si va dalla chiusura a fasce orarie dei passi, che sembra la più gettonata; all’introduzione del ticket, alla chiusura un giorno alla settimana. Limitazioni queste che non piacciono in particolare a molto agli operatori turistici, ma che invece potrebbero far bene proprio al turismo.

Alto Adige | 06 Agosto 2016 Trentino | 06 Agosto 2016

Klaus Peter Dissinger (Protezionisti altoatesini): «Da più di dieci anni chiediamo la chiusura a fasce orarie»

«I passi vanno liberati dal caos moto» di Valeria Frangipane wBOLZANO «Non ce l’ho con le moto. Ma con quei centauri austriaci, svizzeri e germanici che vengono in Alto Adige per correre e sgasare. Non lo fanno a casa loro, dove la stangata è assicurata, ma si scatenano qui, sui nostri passi». Klaus Peter Dissinger - presidente del Dachverband (i protezionisti sudtirolesi) - spiega che la sua Federazione chiede da più di dieci anni di trovare soluzioni intelligenti ad un problema che si è fatto quasi antico per arginare tutto il traffico (anche delle macchine) che si accanisce sulle Dolomiti... ma non ha mai avuto risposta. «Le nostre montagne sono o non sono patrimonio dell’Unesco? Le vogliamo tutelare perchè tutti, dico tutti le possano godere al meglio o no?». E la vostra soluzione qual è ? «Fasce orarie tutti i giorni dalle 11 alle 16 (o anche17) ed ovviamente strade e passaggi sempre aperti ai residenti che non devono e non possono essere penalizzati. Un po’ come è successo all’Alpe di Siusi. Così tutti hanno il tempo di salire sui passi per poi goderseli». Dissinger va oltre e dice che ovviamente non basta un cartello che chiude la strada ad una certa ora ed un altro che lo riapre ad una tal altra... servono infrastrutture. «Parcheggi ben posizionati e bene attrezzati, bus navetta ecologici a disposizione e soprattutto una rete di informazioni capillari per vivere le Dolomiti al meglio. La questione va pensata bene». Ma torniamo ai motociclisti... in tanti se la stanno prendendo, trovano la chiusura dei passi eccessiva e penalizzante, Lei che dice? «Che è anche per colpa loro se siamo a questo punto. In Austria ed in Svizzera ci sono già dei passi chiusi. Penso al Grossglockner dove se vuoi andare devi pagare ed a tutta la zona di Zermatt ed ho fatto i primi due esempi che venivano in mente. E poi oltreconfine - e includo anche la Germania - i limiti di velocità sono ferrei e non si scappa dai controlli ed allora in tanti arrivano qui per divertirsi a suon di curve e far quello che a casa loro non è permesso. E poi fare quattro o cinque passi al giorno - come se fossero piste di velocità - è diventato divertimento assoluto. Su da qui, giù di lì e avanti 9

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così. E lo stesso succede con le macchine. E così tra noi, bellunesi e trentini ci troviamo Sella, Gardena, Campolongo e Pordoi invivibili». Insomma voi volete in montagna solo le biciclette... Dissinger sorride: «Non dico questo. Ma dico che dobbiamo chiederci che turismo vogliamo. Ci piace quello di massa? Non credo. Dico che dobbiamo dare a tutti il permesso di arrivare in cima ad una certa ora ma poi dobbiamo chiudere per permettere a tutti di andare a piedi, in bici o sul bus». Avete avanzato questa proposta alla politica? «Certo, l’abbiamo sommersa. L’assessore provinciale all’ambiente Richard Theiner ci aveva promesso che a luglio ed agosto di quest’anno sarebbe partito un progetto sperimentale per la chiusura a fasce orarie di Passo Sella. Sembrava cosa fatta ma il tutto è svanito nel nulla per colpa delle solite pressioni». Il Dachverband non prende nemmeno in considerazione l’ipotesi del pedaggio. Perchè? «Perchè potrebbe addirittura aggravare la questione. Da quando è stato introdotto a Passo Rombo il traffico di moto è aumentato». Come mai succede? «Perchè il pensiero comune vuole che qualsiasi cosa si paghi diventi automaticamente più attrattiva».

Alto Adige | 07 Agosto 2016 Trentino | 07 Agosto 2016

L’alternativa fuori strada lungo mulattiere, pascoli e sentieri. E con gli impianti di risalita il Sella Ronda off-road è per tutti

Traffico sui passi? Fuga dall’asfalto di Andrea Selva TRENTO Se il traffico dei quattro passi attorno al Gruppo del Sella vi ha stufato, l’alternativa c’è: puntate il manubrio fuori strada e pedalate lontano dall’asfalto per cinquanta chilometri lungo pascoli, sentieri e mulattiere. E se non siete abbastanza allenati niente paura: utilizzando gli impianti di risalita (esattamente come se fosse inverno) le salite in cui dovrete spingere sui pedali si riducono a poche centinaia di metri di dislivello. Ancora non ve la sentite? Noleggiate una mountain bike elettrica e non avrete più alibi. Sono sempre più numerosi i ciclisti che esplorano le Dolomiti in questo modo. Basta presentarsi di buon mattino alla stazione di partenza della funivia del Col Rodella (a Campitello di Fassa) per scoprire che alle prime risalite ci sono più passeggeri con la bici che pedoni. Il nostro giornale ha voluto provare l’esperienza in un sabato di luglio, con la guida di Roland Rasom, istruttore di mountain bike della scuola di Canazei. Il risultato? Quasi quattro mila metri di dislivello (senza sentirli), le quattro valli ladine viste da una prospettiva diversa e una certo indolenzimento a braccia e gambe a fine giornata perché anche la discesa, lungo i tratti più tecnici, può essere impegnativa. Già da qualche anno gli impianti di risalita del 10

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Superski Dolomiti garantiscono - anche d’estate - una buona rete di trasporto per chi vuole muoversi con le funivie. Ma quest’anno, per la prima volta, è previsto anche un giornaliero che consente ai ciclisti di prendere tutti gli impianti esattamente come lo skipass d’inverno. Per fare il giro orario, l’itinerario scelto dal nostro giornale, si utilizzano sette impianti di risalita e il bike-pass costa 44 euro. Liberi di farne a meno, ma in questo caso l’esperienza diventerà quasi “eroica” (ben più impegnativa rispetto al giro del Sella lungo i tornanti asfaltati) e infatti pedalerete sui sentieri della Sella Ronda Hero. Infine se vi vorrete concedere il lusso di una bicicletta elettrica (in realtà non necessario se avete un minimo di forma fisica) potete noleggiarne una per altri 40 euro al giorno. Scegliete una qualunque delle valli ladine come punto di partenza e prendetevela comoda: partendo alle 9 del mattino avrete completato il giro entro le 16, con tutto il tempo per pranzare in un rifugio. Se partite dalla val di Fassa cominciate dalla funivia del Col Rodella; chi parte dalla val Gardena sale in quota sull’impianto Dantercepies; da Corvara si utilizza la telecabina Col Alt e infine da Arabba ci si porta in quota con la funivia di Porta Vescovo. Una cosa è garantita: non sentirete la mancanza delle strade asfaltate, che incrocerete solo in pochi tratti (dove vi chiederete come si fa a resistere in mezzo a tutto quel rumore) prendendo il primo sentiero per allontanarvi. In molti tratti le biciclette viaggiano lungo sentieri che gli impiantisti e le guide di mountain bike hanno creato appositamente in mezzo al bosco. Ci sono però numerose situazioni in cui biciclette e pedoni convivono lungo la stessa strada. Una convivenza delicata: finché la velocità dei ciclisti è moderata tutto fila liscio (buon giorno e buona sera) ma quando i ciclisti mollano i freni gli escursionisti si spaventano (ci mancherebbe altro) e c’è da scommettere che se gli scavezzacollo dovessero prevalere sui ciclisti educati prima o poi qualcuno dei pedoni tenterà di infilare tra le ruote uno di quei bastoncini da nordic walking. Andare piano ha anche un grande vantaggio: avrete il tempo di guardarvi attorno, controllare il tracciato su una cartina estiva del Dolomiti Superski e godervi il panorama sulle Dolomiti più belle. Non sentirete la mancanza dell’asfalto. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Le Dolomiti Patrimonio UNESCO

Basta traffico sui passi Il nostro sondaggio va avanti

BOLZANO Mentre prosegue la campagna del nostro giornale per sostenere un qualsiasi tipo di miglioramento rispetto alla situazione in certi giorni quasi “drammatica” dei passi dolomitici - in particolare riguardo alla Sella Ronda (Sella, Pordoi, Campolongo e Gardena) - i lettori dell'Alto Adige sempre più numerosi stanno partecipando sia al sondaggio online sia a quello cartaceo (tagliando da compilare e spedire o consegnare alla sede del nostro giornale, in via Volta 10, a Bolzano). Per il momento, fra tagliandi e voti online, fra le tre ipotesi lanciate dal nostro giornale la meno gettonata è la chiusura dei passi dolomitici per un giorno a settimana: per questa opzione ha votato il 18% dei lettori. Il 30% dei partecipanti al sondaggio ha preferito invece l'introduzione di un pedaggio. Il 52% dei lettori, infine, preferirebbe la chiusura quotidiana a fasce orarie. Scelta che permetterebbe a tutti di arrivare in cima entro una certa ora. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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Alto Adige | 08 Agosto 2016

Il questore Carluccio: «Non solo repressione ma anche educazione. Decisiva la campagna del vostro giornale »

Moto sui passi, continuano i controlli di Davide Pasquali BOLZANO I controlli estivi sui passi, dolomitici e non, si son sempre eseguiti, ma quest’anno sono stati ulteriormente intensificati. Perché troppe auto e soprattutto troppe moto corrono troppo, ma anche perché la sensibilità al riguardo, nella popolazione, sta crescendo. «Anche grazie ad iniziative apprezzabili come la campagna condotta quest’estate dal giornale Alto Adige». Lo spiega il questore di Bolzano Lucio Carluccio, che ha appena disposto una serie di controlli straordinari cosiddetti interforze proprio nei giorni a cavallo del prossimo finesettimana, il weekend di ferragosto: Polstrada, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, polizie locali. Fuori dalle discoteche, nei pressi delle tante sagre agostane nei vari paesi, per i Calici di Stelle perché i troppi calici bevuti non portino risvolti negativi, soprattutto di giorno sui passi dolomitici attorno al gruppo del Sella. Ma pure sul Rombo e sul Giovo, mete ambitissime dai motociclisti di mezza Europa. «In sede di commissariato del Governo - precisa il questore si è deciso questo dispositivo interforze. Un’operazione organizzata, continua e coordinata, in maniera da evitare sovrapposizioni. Una serie di controlli stradali volti a frenare un fenomeno di cui tanto si è discusso in queste settimane sui giornali, specie sull’Alto Adige». Il problema è molto sentito, ammette Carluccio: «La velocità eccessiva di numerose moto, e auto». Carluccio tiene però a sottolineare come, oltre all’attività repressiva - «fermare chi non rispetta il Codice della Strada, sui passi come altrove» - ci si debba dedicare anche alla formazione e informazione. Le campagne di sensibilizzazione della Provincia, per esempio, possono servire. Ma decisivo può risultare l’apporto delle forze dell’ordine. «Non è sufficiente elevare contravvenzioni: la presenza delle nostre pattuglie fungerà da deterrente, insomma come attività di prevenzione». Vale per l’intera stagione estiva, a maggior ragione nei prossimi dieci giorni. «Il maggior momento di picco per affluenza sulle nostre strade». Lo ha richiesto il dipartimento di pubblica sicurezza per tutto il territorio nazionale, ma in Alto Adige, quest’estate, si farà anche di più di quanto richiesto. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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Alto Adige | 09 Agosto 2016

Vanzi (Superski): «Boom di ciclisti sulle funivie, serviranno più tracciati separati» Con l’aumento delle mountain bike c’è il rischio di conflitti con gli escursionisti

«Le bici sono il futuro delle Dolomiti estive» di Andrea Selva wBOLZANO «Le biciclette sulle Dolomiti sono il futuro, ma ora bisogna provvedere a realizzare sempre più tracciati dove i ciclisti possano pedalare separati dai pedoni, altrimenti ci saranno problemi di convivenza o addirittura conflitti». Lo dice Gerhard Vanzi, direttore marketing di Superski Dolomiti, che interviene nel dibattito sui passi dolomitici dopo che ieri abbiamo pubblicato il servizio del nostro giornale sul giro dei passi lontano dall’asfalto, utilizzando funivie e mountain bike. Vanzi, le mountain bike in funivia sono una nicchia o qualcosa di più? Sono un grande potenziale per il futuro. La bici è uno sport in crescita, che fa tendenza. In passato i nostri impianti funzionavano per lo più per gli escursionisti a piedi, ma ora i ciclisti sono sempre più numerosi. Naturalmente c’è tanto da fare a livello di percorsi. Percorsi specifici per le bici? Esatto. Con l’aumento delle biciclette vanno separati i tracciati per ciclisti ed escursionisti: non possiamo permetterci il sovraffollamento dei sentieri, con il rischio di conflitti tra bici e pedoni. Ma alcuni bike track sono già stati tracciati attorno al Sella. Sì, sono stati realizzati con l’intervento dei Comuni, degli impianti di risalita e delle guide di mountain bike, ma devono aumentare. In questo senso la nuova normativa dell’Alto Adige (che finalmente prevede il caso specifico dei sentieri per le biciclette) ci darà una grossa mano. In certi luoghi (e in certe ore) l’impressione è che sugli impianti ci siano più ciclisti che pedoni. E’ così? Questo può accadere dove gli impianti aprono quasi esclusivamente per i ciclisti. I dati comunque confermano l’aumento. Un bikepass costa 44 euro, un prezzo che non è molto distante dagli skipass invernali. Non è troppo caro? In realtà l’estate gli impianti hanno meno passaggi. Ma non abbiamo ricevuto lamentele: evidentemente il Sella Ronda con la bici e le funivie vale la spesa. Le entrate che arrivano dai bikepass estivi giustificano nuovi investimenti nei tracciati per le bici. Assolutamente sì, anche perché non parliamo di grossi investimenti. Avete un esempio da seguire? Nei prossimi giorni sarò in Canada, a Whistler Mountain, dove c’è un bike park che è il punto di riferimento mondiale. Vi rivolgete ai giovani “scavezzacollo”? No, ci rivolgiamo alle persone attive e dinamiche ma pensiamo a tracciati semplici, alla portata di tutti, come la maggior parte delle nostre piste da sci invernali. Che posizione ha Dolomiti Superski nel dibattito sulla chiusura dei passi? Abbiamo impianti che portano in quota migliaia di persone senza utilizzare le strade. Ma non siamo mai intervenuti nel dibattito. Attualmente la nostra rete di impianti consente di collegare tra loro le valli ladine, anche d’estate, con facili passeggiate da un impianto all’altro. Con le bici funziona bene, ma per essere pienamente funzionale a piedi questa rete di trasporto a fune andrebbe connessa maggiormente. Di sicuro è una mobilità “green”. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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Corriere delle Alpi | 09 Agosto 2016

Gli operatori turistici Osvaldo Finazzer chiede agli enti di impedire le forti accelerazioni che provocano fracasso ma per l’albergatore gli appassionati rispettano i limiti

No ai passi chiusi ai centauri. Meglio limitare le “sgasate” LIVINALONGO Nello scorso fine settimana il 60% del traffico che ha superato i passi dolomitici, quelli del gruppo del Sella in particolare, era costituito da motociclisti- Pochi, invece, i turisti in auto. C’è chi, specie fra gli ambientalisti, propone di chiudere ad ore la salita e la discesa dei passi a partire proprio dalle moto, prima ancora di puntare alle auto. Osvaldo Finazzer, coordinatore del comitato degli operatori turisti in quota, mostra il pollice verso. Chiudere ai centauri significherebbe la morte di alberghi, ristoranti, bazar. Finazzer ed i colleghi, però, non sono arroccati nel no, in termini esclusivamente difensivi. «È vero che le moto disturbano, per la verità più con i decibel che con l’inosservanza del codice. Quindi - ammette Finazzer, sollecitando anzitutto gli amministratori - i Comuni farebbero bene ad introdurre sistemi di rallentamento della velocità, impedendo soprattutto le accelerazioni che provocano un insopportabile inquinamento acustico». Finazzer ne parla a ragion veduta, è lui stesso un motociclista e spesso gli capita di salire da Canazei, il suo paese, al passo, in sella alla sua “creatura”, come la chiama. «Ben vengano i controlli, anche da parte delle forze dell’ordine, ma consiglio di farli soprattutto a valle, dove i motociclisti sfrecciano spesso in barba ai limiti di velocità. Sui passi sono sufficientemente rispettosi dei limiti». Da ieri è ospite in Val Gardena il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Finazzer e colleghi non lo disturberanno per i loro problemi, ma gli scriveranno una lettera aperta in cui rivendicheranno il loro diritto di vivere, seppur in quota, ed il collegato diritto alla mobilità. Le chiusure orarie assolutamente no. «Sul solo Pordoi, dall’inizio della stagione estiva e, quindi, dall’apertura della funivia del Sass Pordoi, cioè dal 14 maggio al 31 luglio, abbiamo registrato la presenza di più di 100 gruppi asiatici, arrivati in pullman», specifica Finazzer. «La Provincia di Belluno e quella di Trento, per quanto riguarda il Pordoi, dovrebbero rimandarli indietro perché il passo viene interdetto 3 ore al giorno, o addirittura 5, per lasciar passare le biciclette? Per favore, non raccontiamo sciocchezze». Secondo una statistica tenuta dallo stesso Finazzer, la presenza asiatica quest’estate si è raddoppiata, grazie in particolare al richiamo dell’Unesco. Si tratta, pertanto, di incentivare questi flussi, semmai regolamentandoli nei giorni di maggior carico, ma senza introdurre forme di proibizionismo. Francesco Dal Mas

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L’Adige | 10 Agosto 2016

Quattro ragazzi «re» del Brenta in barba a diabete, autismo e sindrome di Down

Limiti dimenticati e tutti al Tuckett VAL RENDENA Augusto, faentino di 13 anni, diabetico, è arrivato domenica, trionfante, su Cima Brenta, la regina del gruppo dolomitico con i suoi 3.151 metri di altezza. E altri due adolescenti, entrambi fanno Pietro di nome ed entrambi autistici, assieme ad Alessandro, un bambino di 10 anni affetto da sindrome di Down, altrettanto trionfanti hanno messo piede sulle vette campigliane del Rifugio Tuckett. Con loro, ad accompagnarli, la guida alpina Simone Elmi , formata dal corso "Accedere al Sublime" dedicato proprio all'accompagnamento di disabili in montagna, e un'ospite d'eccezione, l'alpinista Tamara Lunger . Una giornata davvero speciale, per una manifestazione - Cima Brenta Open ? che ha fatto rivivere lo spirito dello scorso anno su Cima Sella, quando per la prima volta, l'idea di rendere la montagna fruibile anche ad un pubblico che normalmente non si immagina sulle vette dolomitiche, si è concretizzata. Una salita di passi e rocce, sudore e muscoli caldi, mani che si stringono, ma anche una salita simbolica: proprio Tamara Lunger che pochi mesi fa ha sfiorato la vetta del Nanga Parbat e l'ha lasciata andare senza calpestarne il suolo, riconoscendo che il suo fisico non ce la faceva più, si è prestata ad un evento che parla di limiti compresi e superati, e altri ancora da affrontare. L'alpinista ha accompagnato per mano, a turno, tutti i ragazzi che con entusiasmo hanno affrontato la sfida non contro un tempo o un'altitudine, ma con le proprie capacità. A siglare un momento emozionante per gli alpinisti giunti sulle vette le note dell'Inno alla Gioia di Beethoven che hanno risuonato nella vallata interpretate da due musicisti da una vetta all'altra, fra Sella e Brenta: frasi alterne che si sono mescolate nell'aria tersa in una melodia giunta fino ai compagni di viaggio saliti al Tuckett. Una montagna "Open" alle possibilità di fruizione ognuno secondo le proprie possibilità, open all'adrenalina di un ostacolo superato e alla gioia infantile che ne deriva, non certo un incoraggiamento a rendere le vette luoghi dove si arriva comunque, al di là di preparazione fisica e mentale: questo il senso di un evento che ha lasciato spazio anche alla riflessione nel dibattito al Rifugio Tuckett al quale hanno partecipato Tamara Lunger, Simone Elmi, il giornalista Rosario Fichera, Alberto Benchimol e Giulia Voltolini che si occupano di sport per disabili e Cesare Micheletti di Dolomiti Unesco.

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Alto Adige | 10 Agosto 2016

Tra gli operatori economici delle valli ladine crescono i sostenitori della proposta Lo scultore gardenese Stuflesser: «L’Unesco è marketing, diamogli significato»

«Chiudiamo i passi a ore. A Ortisei lo stop funziona» di Davide Pasquali ORTISEI «Quando tra anni Ottanta e Novanta si decise di chiudere al traffico il centro di Ortisei, rendendolo un’area esclusivamente pedonale, in pratica erano tutti contrari. Avessero potuto, avrebbero letteralmente “fatto fuori” chi aveva preso e attuato la decisione. Oggi, dopo aver visto che funziona a meraviglia, Ortisei è un faro a livello dolomitico e nessuno riuscirebbe a immaginare il suo centro storico aperto ad auto e moto. Adesso si dovrebbe fare lo stesso con le strade dei passi. Al turismo servono delle visioni: proviamo a chiudere i passi a ore, sperimentando le varie soluzioni possibili. Diamo un valore concreto alla tutela Unesco, oggi ridotta a puro marketing. Sono sicuro che col tempo tutti, compresi gli imprenditori del settore turistico, si convinceranno della bontà dell’iniziativa». A parlare è Giuseppe Stuflesser, noto scultore con laboratorio d’arte sacra, di famiglia, posizionato a Ortisei da oltre un secolo. Da decenni è ascoltata voce critica in valle. Dove sta crescendo il fronte favorevole alla chiusura a fasce orarie. Prova ne sia che molti tagliandi con questa opzione stanno arrivando proprio da lì, anche da parte di altri operatori economici: albergatori, artigiani e via dicendo. La val Gardena, sostiene Stuflesser, come altre zone dolomitiche, non sempre è stata visionaria. «Ma il turismo deve essere visionario, deve prevedere i flussi di clientela futura». Non fu visionaria, la valle, quando, negli anni Sessanta, venne dismesso il trenino della Gardena, «che oggi risolverebbe gran parte dei problemi della mobilità in valle, ma che sarà difficile riportare in auge, dato che ormai, costruendo ovunque, si è consumato tutto il terreno esistente». Negli anni Sessanta non si ebbe una visione, negli anni Novanta sì. Ora si deve nuovamente tirare fuori il coraggio. «Chiudere al transito i passi, a ore, per esempio dalle 10 alle 15, in luglio e agosto. Introducendo il divieto di transito con gradualità, facendo delle sperimentazioni, tipo per due o tre anni, apportando correttivi per rendere il sistema ottimale». La Sella Ronda, a quel punto, diventerebbe un paradiso per i ciclisti, «arriverebbero qui da tutto il mondo, ne sono certo». Il sistema degli shuttle bus e degli impianti di risalita, già oggi ottimo, prossimamente sarà ancora migliorato, per esempio con una cabinovia a otto posti da Piz Seteur alla Città dei Sassi. Niente file agli impianti, già ora i bus si muovono con cadenzamento mezz’orario. «Certo, le amministrazioni locali dovrebbero muoversi con coraggio. Anche io, a Ortisei, avevo un laboratorio nella zona poi diventata pedonale. Ma non è che dopo la chiusura della via ho perso clienti, anzi. Non sono morto, sono vivo e vegeto!». Secondo Stuflesser, molti gardenesi e molti badioti, sarebbero d’accordo. «Ma non parlano, per non urtare la sensibilità di paesani e colleghi». Si subisce troppo, però, in Gardena. Per esempio, sembra poca cosa ma potenzialmente è un mostro viabilistico: i cartelli in val di Fassa. «A Canazei, alla rotonda per salire al Sella e al Pordoi, c’è il cartello che indica autostrada del Brennero. In tal modo si scaricano val di Fassa, passo Costalunga e val di Fiemme, ma così passano tutti quanti da noi in Gardena». E invece, conclude Stuflesser, si dovrebbe puntare su altro: «Auto fermate al parcheggio di Pontives, oppure a Plan de Gralba. Poi si prosegue solo in bici, a piedi, con gli impianti di risalita, in autobus». All’inizio sarà dura, «ma poi la gente, compresi gli imprenditori, si abituerà». Come accadde per la chiusura del centro storico a Ortisei. ©RIPRODUZIONE RISERVATA 16

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Corriere delle Alpi | 10 Agosto 2016

Cortina: sabato incontro nella casa delle regole

I sentieri delle Dolomiti protagonisti CORTINA I sentieri delle Dolomiti protagonisti del prossimo incontro alla Casa delle Regole. Sabato alle 18, il giornalista de “La Stampa”, Ivan Fossati, presenterà il volume “La leggenda dimenticata - I sentieri incantati delle Dolomiti d’Ampezzo” di Alessandra Tsantinis, illustrato da Anna Bianchi La Stria. Sarà presente anche lo scrittore Francesco Vidotto. Il volume, realizzato in collaborazione con le Regole e il Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo, con il patrocinio della Fondazione Dolomiti Unesco, ripercorre la storia di Christian che, persi i genitori in tenera età, impara ad affrontare la vita basandosi esclusivamente sulla realtà, dimenticando antiche usanze, rituali e leggende a lui tramandate dai genitori. E' uno strumento per godere della bellezza delle Dolomiti d’Ampezzo, raccontata dall’estro di chi è riuscito a trasporre le proprie suggestioni in testi e illustrazioni di particolare pregio artistico. Un volume che mira a riaccendere la fantasia di ogni lettore, aiutando a riscoprire la propria interiorità semplicemente tramite un racconto e un itinerario. Leggendo la storia, infatti, e seguendo la mappa all’interno del libro, si può provare il piacere di compiere anche fisicamente, insieme al protagonista, tutto il percorso, fra boschi, pascoli e rocce delle Dolomiti d’Ampezzo. In questo modo, sarà possibile scoprire un nuovo magico aspetto di queste montagne incantate, patrimonio dell’umanità. Ingresso gratuito. (a.s.)

Ansa.it | 10 Agosto 2016

Dolomiti-UNESCO: in Trentino mostra fotografie dei giovani 17

Rassegna stampa - Agosto 2016


(ANSA) - TRENTO, 10 AGO - Sono allestite in 59 pannelli le migliori fotografie realizzate da giovani delle comunità trentine del Primiero, Val di Fiemme, Brenta e Val di Fassa che hanno narrato in un percorso formativo teorico-pratico una parte del Bene Naturale Dolomiti Unesco. A conclusione del progetto denominato Myl (Meet your landscape), che ha visto i giovani accompagnati da esperti di fotografia e narrazione, oggi alle 17 si inaugura la mostra che ne è scaturita. L'appuntamento è alla sala esposizioni del municipio di Fai della Paganella. La rassegna sarà visitabile fino al 31 agosto. La mostra è disponibile gratuitamente per un periodo di tre settimane per enti e istituzioni che intendano allestirla. È stata realizzata nell'ambito dell'impegno che la Provincia autonoma di Trento, così come fanno le altre Province che amministrano la parte restante del Bene naturale Dolomiti, si è assunta con l'Unesco per la promozione e valorizzazione di questo patrimonio dell'Umanità.

Trentino | 10 Agosto 2016

SUI PASSI CHIUSI UN’ALTRA PROSPETTIVA Si riscopre ecologista invocando una chiusura forzata di quegli stessi passi. Indipendentemente dal fatto che si possa essere favorevoli o meno a limitazioni a fascia oraria o giornaliera, così come all'introduzione o meno di un pedaggio, mi permetto di fare alcune osservazioni, partendo proprio da quest’ultimo. Considerato che la riscossione di un pedaggio non ha mai trattenuto nessuno a raggiungere una meta, semmai il contrario, mi viene spontaneo chiedermi: per quale motivo allora? Spero non per affrontare una normale manutenzione delle strade stesse, altrimenti ci toccherebbe introdurre un pedaggio ad ogni imbocco stradale. Presumo si pensi ad investire tale introito in una o più strutture atte a spiegare la bellezza delle nostre montagne, la nostra terra con la sua storia, tradizioni e identità culturale; strutture che inevitabilmente poi dovranno a loro volta essere gestite, mantenute, riammodernate, ecc. La chiusura anche solo parziale dei passi comporta non poche criticità. Il cosiddetto modello Alpe di Siusi come soluzione alla viabilità dei Passi Dolomitici non mi convince; mentre i passi dolomitici collegano fra di loro le varie vallate, la strada che porta all'Alpe di Siusi si ferma lì. Sono due situazioni ben diverse ed a mio avviso non paragonabili fra loro. Prima di aprire una discussione di questo genere, sarebbe opportuno capire cosa ogni singola opzione comporta alle rispettive vallate, anche in termini monetari. Dall'individuazione all'acquisizione dei terreni necessari per la realizzazione dei parcheggi a fondovalle nonché la loro gestione, dall’impatto economico per gestori di baite e rifugi fino ad arrivare all'impiego di mezzi di trasporto alternativi ed ecosostenibili per le nostre strade strette, tortuose e ripide. E a proposito di strade: mentre ci si lamenta dell’inquinamento acustico che moto e macchine causano, ci si dimentica delle bici. Tanto benvenute durante le varie manifestazioni agonistiche ma poco tollerate in periodi diversi. Certo, non 18

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fanno rumore e non inquinano, ma spesso sono proprio loro ad ostacolare un flusso scorrevole del traffico quanto pullman, camper e altri mezzi ingombranti. Servirebbero così ciclabili e sentieri per mountain-bike, fortemente voluti da molti, ma in pochi disposti a trovare un giusto ed equo accordo con i relativi proprietari terrieri; ma qui rischiamo di aprire un altro capitolo alquanto doloroso. Spero solo che il tavolo di lavoro interprovinciale chiamato a trovare soluzioni appropriate possa lavorare in maniera costruttiva e senza pressioni di alcun genere, prima che questo scambio di opinioni assuma i connotati già visti e vissuti nei mesi antecedenti al referendum sull'aeroporto di Bolzano. E in attesa di uno stratagemma ben ponderato e condiviso sono sicura che qualche consiglio pratico, economico e ad effetto immediato lo possa dare anche il vigile di paese. Marina Crazzolara Rappresentante dell’Unione Albergatori Val Badia

Trentino | 10 Agosto 2016

Roberto De Martin approva la soluzione e rilancia: «Bisogna spingere sulla ferrovia orientale, e ritrovare l’autenticità»

«Fasce orarie, ma prima il test sul Sella» di Gilda Fusco TRENTO L’ex presidente del Cai che oggi dirige il Trento Film Festival, Roberto De Martin, si dice favorevole alla chiusura a fasce orarie dei passi. A due condizioni: che si faccia prima il test al passo Sella e che si spinga sul collegamento ferroviario verso est. Così, forse, si riuscirà anche a ritrovare quell’autenticità che sta tanto a cuore ad un amante della montagna come lui. Lei ha sicuramente seguito la nostra campagna sui passi... Sì, certo, è da mesi che andate avanti! E proseguiremo finché non si risolve il problema. A proposito: lei cosa ne pensa? Io credo sia giusto porsi il problema della mobilità in montagna, e apprezzo questo dibattito che si impegna a dar voce alle diverse campane. Se vediamo le Dolomiti nel loro complesso, mi sembra una proposta intelligente quella di cominciare dal passo Sella. Perché? Perché così vengono coinvolte le due Province più dotate dal punto di vista infrastrutturale.Da quell’esperienza lì raccoglieremo elementi importanti. Ma per raggiungere un consenso più ampio e coinvolgere la parte orientale (in particolare Belluno e il Veneto) bisogna far andare avanti le infrastrutture, ovvero la ferrovia che unisce Calazo a Dobbiaco. Così sarà più facile avere anche il consenso di bellunesi e veneti, che oggi hanno solo la mobilità su strada. Bisogna spingere sull’intesa fra Bolzano e Veneto per fare il collegamento: se si realizza quello penso che tutto il problema avrebbe una soluzione intelligente, più facile e anche più giusta. E nel frattempo? Nel frattempo fasce orarie, ma prima il test sul passo Sella, che ci darà elementi per poter offrire servizi più seri e guardare avanti. Ma bisogna comunque spingere perché la ferrovia da progetto diventi realtà. Io nel ’56, l’ultimo giorno delle Olimpiadi, sono andato a Cortina col trenino partendo da Brunico; ora non si può fare... Ferrovie e chiusure dei passi hanno a che fare anche con la montagna come meta turistica. Lei ci crede? Oggi non può non essere anche meta turistica, ma solo come complemento dei settori primario e secondario che funzionino (come da noi). Come pensa che siano vissuti 19

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oggi i tempi lenti e faticosi di montagna? Oggi abbiamo cose inconcepibili fino a dieci anni fa. Ad esempio, su google, si possono vedere i sentieri: questo può facilitare la fruizione della montagna. Ovviamente la fatica è sempre un deterrente: non tutti sono disposti ad affrontarla. Ma chi la affronta poi trova soddisfazione. E dei giovani cosa ci dice? Pochi giorni fa Marco Albino Ferrari, che collabora col Film Festival, ha vinto il Pelmo d’Oro di Belluno per la cultura di montagna; in occasione della premiazione ha scritto un’elegia sul fatto che lui trova ancora autenticità quando si muove da un rifugio all’altro. Ecco, da quello che vedo io anche le nuove generazioni apprezzano la montagna se trovano autenticità. E l’autenticità si trova sperimentando, non c’è altro modo: camminando e guardandosi intorno, che poi significa anche guardare dentro se stessi.

Alto Adige | 11 Agosto 2016

Roberto De Martin approva la soluzione e rilancia: «Bisogna spingere sulla ferrovia orientale, e ritrovare l’autenticità»

«Fasce orarie, ma prima il test sul Sella» di Gilda Fusco BRESSANONE L’ex presidente del Cai, il brissinese che oggi dirige il Trento Film Festival, Roberto De Martin, si dice favorevole alla chiusura a fasce orarie dei passi. A due condizioni: che si faccia prima il test al passo Sella e che si spinga sul collegamento ferroviario verso est. Così, forse, si riuscirà a ritrovare quell’autenticità che sta a cuore ad un amante della montagna come lui. Lei ha sicuramente seguito la nostra campagna sui passi... Sì, certo, è da mesi che andate avanti! E proseguiremo finché non si risolve il problema. A proposito: lei cosa ne pensa? Io credo sia giusto porsi il problema della mobilità in montagna, e apprezzo questo dibattito che si impegna a dar voce alle diverse campane. Se vediamo le Dolomiti nel loro complesso, mi sembra una proposta intelligente quella di cominciare dal passo Sella. Perché? Perché così vengono coinvolte le due Province più dotate dal punto di vista infrastrutturale.Da quell’esperienza lì raccoglieremo elementi importanti. Ma per raggiungere un consenso più ampio e coinvolgere la parte orientale (in particolare Belluno e il Veneto) bisogna far andare avanti le infrastrutture, ovvero la ferrovia che unisce Calazo a Dobbiaco. Così sarà più facile avere anche il consenso di bellunesi e veneti, che oggi hanno solo la mobilità su strada. Bisogna spingere sull’intesa fra Bolzano e Veneto per fare il collegamento: se si realizza quello penso che tutto il problema avrebbe una soluzione intelligente, più facile e anche più giusta. E nel frattempo? Nel frattempo fasce orarie, ma prima il test sul passo Sella, che ci darà elementi per poter offrire servizi più seri e guardare avanti. Ma bisogna comunque spingere perché la ferrovia da progetto diventi realtà. Io nel ’56, l’ultimo giorno delle Olimpiadi, sono andato a Cortina col trenino partendo da Brunico; ora non si può fare... Ferrovie e chiusure dei passi hanno a che fare anche con la montagna come meta turistica. Lei ci crede? Oggi non può non essere anche meta turistica, ma solo come complemento dei settori primario e secondario che funzionino (come da noi). Come pensa che siano vissuti oggi i tempi lenti e faticosi di montagna? Oggi abbiamo cose inconcepibili fino a dieci anni fa. Ad esempio, su google, si possono vedere i sentieri: questo può facilitare la fruizione della montagna. Ovviamente la fatica è sempre un deterrente: non tutti sono disposti ad affrontarla. Ma chi la affronta poi trova soddisfazione. E dei giovani cosa ci dice? Pochi giorni fa Marco Albino Ferrari, che collabora col Film 20

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Festival, ha vinto il Pelmo d’Oro di Belluno per la cultura di montagna; in occasione della premiazione ha scritto un’elegia sul fatto che lui trova ancora autenticità quando si muove da un rifugio all’altro. Ecco, da quello che vedo io anche le nuove generazioni apprezzano la montagna se trovano autenticità. E l’autenticità si trova sperimentando, non c’è altro modo: camminando e guardandosi intorno, che poi significa anche guardare dentro se stessi.

Alto Adige | 12 Agosto 2016 Trentino | 12 Agosto 2016

Nel dibattito moderato da Beppe Severgnini a Corvara sottolineata però la carenza di collegamenti pubblici frequenti

Passi, i turisti «spingono» per la chiusura di Fausta Slanzi CORVARA Il dibattito sui passi dolomitici che “Alto Adige” e “Trentino” stanno portando avanti ha avuto ieri al Rifugio Piz Boè Alpine Lounge, sopra Corvara, un assist magnifico “calciato” da Beppe Severgnini che, in “L’erba dei Ladini. Niente auto sui passi dolomitici?”, ha messo a confronto relatori di tesi opposte coinvolgendo il pubblico in un dibattito molto partecipato. Cinque minuti a Michil Costa, testimonial perfetto di una qualità di vita e ospitalità all’insegna del buon senso, lui, narratore per antonomasia, ha esposto la sua tesi di chiusura dei passi dolomitici (per qualche ora al giorno) dicendo tra l’altro “non chiudere i passi significa non avere intelligenza turistica. Il più grande ostacolo (alla chiusura) è la nostra lentezza a cercare risposte. Non dobbiamo aprire solo le corde vocali ma anche il cervello”. Stefano Illing, già presidente del Consorzio turistico Cortina d’Ampezzo, di tesi opposte ha sottolineato, nei suoi 5 minuti, come a questo tema complesso non si possa rispondere in modo semplicistico. Insistendo sull’accessibilità che deve essere garantita a tutti ha ipotizzato uno scenario futuro con più auto elettriche ma è rimasto fermamente convinto che non si debbano chiudere i passi dolomitici. Oltre 100 persone, turisti provenienti da ogni parte d'Italia per un appuntamento inserito nella rassegna “Un libro Un rifugio” ideata tredici fa da Gianna Schelotto e reso “memorabile” da Severgnini e i suoi ospiti. A supportare le tesi di Michil Costa, più di un intervento da parte del pubblico (1’ ciascuno) che in vario modo ha sottolineato come la chiusura dei passi a ore garantirà una qualità della vita superiore e così un'economia più sostenibile. Di questa opinione in particolare un giovane italiano che vive a Londra e che ha sottolineato come ”maggiore attrattività dal punto di vista della qualità dell'ospitalità renderebbe molto di più”. Di tesi coerenti con il pensiero di Illing una signora fiorentina che ha messo in rilievo il fatto che per le fasce meno agiate della popolazione venire in Dolomiti e, in particolare in Val Badia, diventi sempre più proibitivo. Tesi per altro smentite con dati alla mano dal direttore del Consorzio Turistico Alta Badia Damiano Da Punt e dal presidente Oscar Alfreider. “Se sei un motociclista serio non vai a velocità folli sui passi e usi una marmitta e tutto il resto a norma di legge. Auspico più polizia e più controlli sui passi dolomitici”, così un motociclista presente. Una coppia svizzera che da 40 anni frequenta la Val Badia ha sottolineato come la carenza, specie 21

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nella frequenza, di mezzi pubblici sia un fattore negativamente condizionante e incentivi l'utilizzo dell’auto. Beppe Severgnini in premessa ha sottolineato come sia un’opportunità persa per gli amministratori di questi territori non partecipare a incontri di questo tipo dove la gente espone il suo punto di vista: certamente ieri al Rifugio Piz Boè Alpine Lounge il 95% delle persone avevano scelto le Dolomiti per vacanza. Resta il fatto che il tema di grandissima attualità riguarda chi ci vive e lavora in Dolomiti e chi lo sceglie come destinazione di vacanza: i coupon che potete ritagliare sul giornale rimangono una buona opportunità di partecipare al dibattito. ©RIPRODUZIONE RISERVATA L’ALBERGATORE BADIOTA

Costa: abbiamo già perso fin troppo tempo di Ezio Danieli CORVARA Alla fine del dibattito i due maggiori contendenti sono rimasti sulle loro posizioni. Stefano Illing (funivia del Lagazuoi) contrario a qualunque limitazione al traffico sui passi dolomitici, Michil Costa a sostenere la necessità che almeno per quattro ore al giorno, dalle 11 alle 16, bisogna bloccarlo. Perché per un periodo limitato? «Per fare in modo che l'attività commerciale sui passi venga garantita e poi per consentire di raggiungere i vari rifugi. Mi rimane però un senso di frustrazione». Per quale motivo? «Perché vedo che l'argomento è diventato di grande interesse grazie anche alla campagna portata avanti dall’Alto Adige.. Ma nessuno si muove. A parole tutti sono pronti a fare qualcosa, nei fatti nulla si muove. È triste ammetterlo ma purtroppo è così». Nel corso del dibattito sono emerse indicazioni importanti... «Intanto il fatto che alla gente sia stata data la possibilità di esprimere un’opinione sulla mobilità in generale e nella zona dolomitica in particolare. È un fatto positivo. Poi l'indicazione data da una giurista che ha affermato come una limitazione al traffico è possibile nelle Dolomiti che sono considerate una zona che abbisogna di una certa tutela». È stata evidenziata anche l'inadeguatezza degli attuali mezzi di trasporto pubblico... «Chi l'ha detto ha perfettamente ragione. I pullman attualmente non sono in numero sufficiente. Adeguarli alle esigenze significherebbe già avere fatto un grande passo avanti. Io ritengo comunque necessario, e non più dilazionabile, uno stop al traffico almeno un paio di ore al giorno». Gli esercenti sui passi ritengono che un provvedimento del genere sarebbe la loro fine dal punto di vista commerciale... «Io penso invece che gli affari per loro aumenteranno. Bisogna provare, possibilmente in fretta». Beppe Severgnini, che ha moderato il dibattito, non ha voluto prendere posizione. Ma che idea si è fatto? «L'altro giorno è stato a Ortisei e con il Gardena chiuso ha fatto un giro attraverso gli altri passi attorno al Sella. Tornato in Alta Badia la sera mi ha raccontato di aver visto di tutto: dalle auto ai pullman, dai ciclisti alle moto che sfrecciavano veloci, In quel "ho visto di tutto" c'è la sintesi di una situazione che le Dolomiti non possono continuare a sopportare ancora a lungo. Chi deve decidere lo faccia in fretta. Non possiamo attendere oltre». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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Corriere delle Alpi | 12 Agosto 2016

Traffico insopportabile anche sul Sella. Gli operatori turistici: «È ciò che accadrà in caso di sbarramenti a ore dei passi»

Chiude il Gardena, inferno sul Pordoi di Francesco Dal Mas CORTINA «Avviso a chi firmerà l'atto di chiusura dei passi, anche di uno solo, e pure a titolo sperimentale: sappia che lo porteremo in tutte le possibili sedi di giustizia, comprese quelle europee, per rispondere del danno che ci deriverà». L'ingegner Stefano Illing, titolare della società Lagazuoi e vicepresidente del Comitato degli operatori dei passi dolomitici, lo ha anticipato, chiaro e tondo, in una riunione pubblica ieri mattina a Corvara. Il tema non è caldo, ma bollente. Sono bastate poche ore di chiusura del passo Gardena, a seguito della caduta di alcuni sassi, perché il traffico già animato sul Sella e il Pordoi assumesse dimensioni insopportabili, anche dal punto di vista delle reazioni nervose: sia degli automobilisti, costretti alla circumnavigazione, sia dei residenti, pressati dalle domande d'informazione più insistenti. «Questa è la cartina di tornasole di quanto potrebbe accadere con le chiusure ad ore, seppur solo sperimentali», chiosava, ieri sera, quasi esausto, Osvaldo Finazzer, con albergo sul passo Pordoi e presidente del Comitato. Oggi gli ambientalisti hanno dato appuntamento ai giornalisti al Rifugio Sella. Alle 10.30 di questa mattina, vicino al rifugio ma precisamente in quella che viene chiamata “la città dei sassi”, otto associazioni, fra loro anche le due più classiche dell'alpinismo, presenteranno un pacchetto di misure per riportare in “condizioni di dignità” ambientale questi siti che, a loro dire, rischiano di soccombere all'invasione di auto e moto. Si tratta di Dachverband, Alpenverein, Cai, Lia da Mont, Mountain Wilderness, Cipra Italia, Cipra Sudtirol. I rappresentanti di ciascuna organizzazione avranno a disposizione cinque minuti per l'analisi della situazione e le proposte. Luigi Casanova interverrà come portavoce della confederazione Cipra. «Non vogliamo dichiarare guerra né agli automobilisti né ai motociclisti, tanto meno a chi ha diritto a lavorare sui passi, ma anche per il loro bene è necessario introdurre dei limiti che siano, al tempo stesso, delle opportunità di ancora maggiore lavoro», anticipa Casanova. «Limiti, quindi, alle auto e alle moto per qualche ora nei giorni di maggiore afflusso. E opportunità agli appassionati della bicicletta e dell'escursionismo». Franco Tessadri, dell'associazione Mountain Wilderness, aggiunge, a questa impostazione, un rotondo no all'introduzione del pedaggio per limitare l'accesso ai passi. «È dimostrato che il pedaggio non serve. Basta verificare ciò che succede alle Tre Cime di Lavaredo o al passo Rombo». L'ingegner Illing si dice pronto al confronto, meglio se pacato. «È indiscutibile che in certe giornate, non in tutte, sui passi c'è una mole di traffico a volte insopportabile. Ma lo è perché mancano parcheggi 23

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organizzati e perché», spiega ancora, «lungo le strade non ci sono i necessari controlli, a partire dalla velocità e dal rumore di troppo delle moto rombanti». Ma secondo Illing non occorre introdurre “estremi rimedi”. E porta l'esempio di quanto accadrà sul passo Falzarego. «In contesti ambientali così delicati dobbiamo favorire l'uso delle auto elettriche e per questo come società Lagazuoi installeremo sul Falzarego una colonnina per l'approvvigionamento delle auto elettriche». Quanto alle moto e alle auto, Illing sostiene la necessità, anzi l'urgenza che si faccia rispettare il codice della strada, sia con una maggiore presenza della vigilanza, sia con la strumentazione elettronica. Di chiusure, invece, non se ne parla. «Neppure un'ora a titolo sperimentale», insiste il professionista, perché rischia di diventare il cavallo di Troia per provvedimenti che rischiano poi di comprimere il «sacrosanto diritto alla mobilità». Quindi? «Chi si azzarderà a firmare provvedimenti restrittivi, sappia che ricorreremo presso tutte le istanze, in ambito italiano ed europeo. E quindi ne risponderà anche patrimonialmente». Dal canto loro gli ambientalisti sollecitano le Province ad assumere «almeno dei provvedimenti simbolo», quindi la sperimentazione, per lanciare un messaggio culturale. L’indagine sui flussi

L’Eurac: 2.500 veicoli su Fedaia nella settimana di Ferragosto ROCCA PIETORE La società Eurac di Bolzano, su incarico della Fondazione Dolomiti Unesco, non ha analizzato soltanto il traffico dei passi intorno al Sella. Anche altri, come il Fedaia (oltre che il Costalunga e il Sant'Osvaldo, tra Erto e Cimolais). 2.500 i veicoli in salita e in discesa ai piedi della Marmolada, nelle giornate di Ferragosto, un migliaio in meno a luglio. Veicoli leggeri, nella stragrande maggioranza.Sul finire della stagione estiva, a settembre inoltrato, le auto di passaggio risultano poco più di 660. Attenzione, però, in ottobre, alla coincidenza con alcune festività in Germania, anche sul Fedaia riprendono i transiti, specie di moto. «Osservando la distribuzione giornaliera media dei veicoli - informa lo studio Eurca - si rilevano alcune analogie con quanto rilevato nei passi Campolongo, Costalunga, Gardena, Sella e Pordoi. In particolare, i dati evidenziano la concentrazione dei transiti nella fascia oraria 9-17, con un picco in tarda mattinata, dove mediamente i transiti orari sfiorano le 200 unità (fascia oraria 10-11), congiuntamente ad un secondo picco meno elevato nel pomeriggio (15-16), quando i veicoli in arrivo al Fedaia sono mediamente circa 180. I transiti delle moto risultano invece relativamente più frequenti nelle ore centrali della giornata, in particolare tra le 12 e le 16, quando i motocicli contano per circa un quinto del volume totale di veicoli. Come conferma il sindaco di Rocca Pietore, Andrea De Bernardin, che lavora sul Fedaia, il numero di veicoli leggeri in arrivo al passo dalla Val Pettorina per il 62,5% attraversa il Fedaia, proseguendo per Canazei. Si tratta non solo di turisti, ma anche di pendolari. Dall'indagine di Eurac fra i turisti al lago Fedaia è emerso che le attività svolte dai visitatori sono diversificate. Esse spaziano tra attività leggere quali svago e relax (30% degli intervistati) o osservazione della flora e della fauna (19%) ad attività più impegnative come trekking (11,5%) e arrampicata/alpinismo (4%). L'area risulta inoltre frequentata prevalentemente da visitatori italiani (54%) e tedeschi (22,7%). L'indagine ha inoltre evidenziato come la quasi totalità dei visitatori utilizzi prevalentemente un mezzo privato per giungervi (86,6%, di cui solo il 3% motocicli), mentre solo poco più del 3% di intervistati utilizza un mezzo di trasporto pubblico. Tra gli arrivi dal versante bellunese, le soste in prossimità della diga appaiono generalmente inferiori, e comprese tra il 36% (216 veicoli) registrato nei rilevamenti di luglio e il 43% (176 veicoli) nel periodo settembre/ottobre. Il Fedaia rappresenta un importante collegamento turistico e punto di accesso alle Dolomiti patrimonio Unesco, ma è anche un cruciale valico per la mobilità interprovinciale. «Ecco perché - conclude De Bernardin - occorre una sistemazione definitiva della strada, con la messa in sicurezza del passo». (f.d.m.) Quasi sconosciuto, è in realtà molto usato nel mese più caldo

Il Sant’Osvaldo è un hot spot LONGARONE Il passo Sant'Osvaldo? Chi lo conosce? Eppure è un importante valico tra la provincia di Belluno e il Friuli. La società Eurac di Bolzano ha analizzato anche il traffico su questo valico. Siamo, infatti, sempre in territorio Dolomiti Unesco. I veicoli leggeri mediamente in transito sono poco più di 1.162 nei giorni più trafficati dell'estate. Si osserva un sostanziale incremento del numero di passaggi ad agosto, con oltre 2.500 veicoli mediamente in circolazione. La distribuzione dei transiti per fascia oraria conferma la concentrazione del traffico ad agosto, quando si osserva la distribuzione a doppia campana riscontrata 24

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anche negli altri passi. I transiti appaiono infatti prevalentemente concentrati nella mattinata e nel pomeriggio dove, ad eccezione della fascia oraria 13-14 i veicoli in transito risultano generalmente oltre 200 (poco più di tre veicoli al minuto). Rispetto all'andamento stagionale si rileva infine come il numero di veicoli risulti generalmente equidistribuito, seppur con una tendenziale prevalenza di veicoli in transito in direzione passo (comune di Erto e Casso) in tutti i periodi di rilevamento. «Nel complesso, il valico alpino del Sant'Osvaldo appare caratterizzarsi come hot spot stagionale - si legge nel rapporto Eurac -, con picchi di transito prevalentemente concentrati in giornate specifiche nel corso della stagione estiva. Il numero di transiti appare tuttavia relativamente basso se posti a confronto con i volumi di traffico nei passi Costalunga, Campolongo, Gardena, Sella, Pordoi e Fedaia».( fdm)

Trentino | 11 Agosto 2016

SUI PASSI NON VIETARE MA EDUCARE Leggo con molta attenzione l'evoluzione del dibattito legato al regime del transito dei veicoli e dei motoveicoli sui passi dolomitici. Le idee sono sostanzialmente assestate su tre ipotesi. La chiusura per fasce orarie, il pedaggio, limitazioni di altro e vario genere, compresi i maggiori controlli delle autorità di pubblica sicurezza. Non prendo nemmeno in considerazione la chiusura totale, che mi pare assurda. Che il problema, per lo più delle motociclette, ci sia, è un dato assodato, ed il rischio per l'incolumità delle persone e dei mezzi d'estate è davvero molto alto. Io però credo che ogni regolamentazione che porti alla chiusura, più o meno ampia, dei passi dolomitici, sia il frutto del fallimento della politica di sviluppo del territorio e della sua immagine in termini di fruibilità del bene comune. E' pur vero che l'area dolomitica, con i suoi numerosi ed affascinanti passi, merita assoluto rispetto e tutela, sotto ogni e più ampio profilo, di cui la sicurezza ed il rumore sono solo due componenti. Il diritto alla libera circolazione delle persone e dei mezzi sul territorio (europeo) merita tuttavia assoluto rispetto. Non che ciò costituisca un limite alla potestà di regolamentazione della circolazione da parte delle autorità competenti. Il principio è però un altro. Il fallimento della politica di sviluppo del territorio e della sua immagine ampiamente intesi, che già risiede nella eccessiva parcellizzazione dell'area dolomitica, si annida per lo più nel principio in base al quale, vietare è molto più semplice e assai meno responsabilizzante, che programmare ed educare al rispetto del territorio. Io quindi sono contrario alle linee sin qui ipotizzate e sarei, invece, favorevole - forse anche promotore assieme ad altri, tra cui la Fondazione Dolomiti Unesco - di un importante ed uniforme progetto dolomitico di educazione alla circolazione stradale sui passi dolomitici, impregiudicate, naturalmente, le sanzioni che sempre ed auspicabilmente possono essere irrogate a chi fa il furbo. Intendo riferirmi al fatto che, quando chiunque entra nell'area dolomitica, a piedi, in auto, in moto, con camion o con camper, dovrebbe essere realmente messo nelle condizioni di capire bene l'importanza ed il pregio del territorio che si accinge a percorrere, ad esempio con cartellonistica e segnaletiche adeguate ed uniformi su tutta l'area dolomitica, con forme disincentivanti alla folle corsa in velocità, ma senza vietare o limitare il transito. Non è poi così brutto vedere i passi dolomitici frequentati e fruiti dalla moltitudine di persone, le quali scattano fotografie, si godono il paesaggio, pranzano nei ristoranti, salgono sugli impianti, ed in ogni caso - ed è questo il valore immateriale a cui tengo particolarmente- portano a casa e divulgano un messaggio di straordinaria bellezza del paesaggio offerto dal patrimonio dolomitico. Ma quale paesaggio? E' descritto 25

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bene? E' descritto male? E' non descritto? E' realmente capito? Perché limitare tutto questo? Ecco perché vietare sarebbe un fallimento del progetto dolomitico, poiché così facendo si nasconderebbe semplicemente la testa sotto la sabbia, aggravando semmai il problema, favorendo molto meno la conoscenza, da cui si trae il rispetto, e pervenendo ad un concetto - tutt'altro che virtuoso - di graduale desertificazione del territorio. E' questo che vogliamo? Io non credo. Io vado fiero se molte persone transitano da Sagron Mis per salire al passo Cereda e mi piacerebbe poter collocare alla base della salita, e così in tutti i passi dolomitici, un portale studiato apposta per favorire l'educazione ambientale e la moderazione nella velocità. Io credo che questo sia possibile, oltre che più conveniente. Certo è un po' più difficile che emettere una ordinanza, in quanto costringe tutti gli attori - cosa rara di questi tempi - a ragionare insieme per una finalità comune volta alla conservazione, ma anche allo sviluppo sostenibile, dell'intera area dolomitica. Luca Gadenz Sindaco del Comune di Sagron Mis

L’Adigetto | 11 Agosto 2016

Percorso formativo e mostra a Fai della Paganella visitabile fino il 31 agosto Sono allestite in 59 pannelli le migliori fotografie realizzate da giovani delle comunità trentine del Primiero, Val di Fiemme, Brenta e Val di Fassa che hanno narrato in un percorso formativo teorico-pratico una parte del Bene Naturale Dolomiti UNESCO. A conclusione del progetto denominato MYL - MEET YOUR LANDSCAPE, che ha visto i giovani accompagnati da esperti di fotografia e narrazione, ieri è stata inaugurata la mostra che ne è scaturita. L'appuntamento è alla sala esposizioni del Municipio di Fai della Paganella. La rassegna sarà visitabile fino al 31 agosto. La mostra è disponibile gratuitamente per un periodo di tre settimane per enti e istituzioni che intendano allestirla. Per informazioni e richieste scrivere a ass.infrastruttureambiente@provincia.tn.it La mostra è stata realizzata nell'ambito dell'impegno che la Provincia Autonoma di Trento, così come fanno le altre province che amministrano la parte restante del Bene Naturale Dolomiti, si è assunta con l'UNESCO per la promozione e valorizzazione di questo patrimonio dell'Umanità. MYL – Meet Your Landscape nasce come esperienza itinerante e racconta le tappe di un viaggio nelle Dolomiti bene-UNESCO.

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Dglamour Magazine | 11 Agosto 2016

Il sito Unesco delle Dolomiti comprende una catena montuosa delle Alpi del Nord Italia, con 18 vette al di sopra di 3000 metri. Le Dolomiti rappresentano uno dei più bei paesaggi di montagna, con pareti verticali, scogliere a picco e molte valli strette e profonde. Dal 2009 nove aree delle Dolomiti sono entrate a fare parte del patrimonio Unesco. Esse, infatti, presentano una diversità di paesaggi di importanza internazionale per la loro geomorfologia. Queste zone sono infatti caratterizzate da guglie, pinnacoli e pareti di roccia, in cui sono frequenti frane, inondazioni e valanghe. La struttura dispone anche di uno dei migliori esempi di conservazione dei sistemi di piattaforma del Mesozoico, con molti reperti fossili. Il Sito Unesco delle Dolomiti Il Sito delle Dolomiti comprende una serie di paesaggi montani di eccezionale bellezza naturale. I loro picchi colorati e la grande varietà delle forme scultoree sono costituiscono un valore immenso per la scienza della terra. Questo territorio, infatti, presenta un’elevata concentrazione di formazioni calcaree e la geologia offre uno spaccato della vita marina nel periodo Triassico. Alcune delle pareti delle Dolomiti sono tra le più alte pareti di calcare del mondo. L’area presenta una vasta gamma di morfologie legate all’erosione, alla tettonica e alla glaciazione. I valori geologici sono di rilevanza internazionale, in particolare le piattaforme carbonatiche del Mesozoico, o atolli fossilizzati. Il Sito Unesco delle Dolomiti comprende anche un parco nazionale, numerosi parchi naturali provinciali e un monumento naturale. Le Dolomiti richiedono risorse adeguate per la loro protezione, una governance che garantisca a tutte le cinque province coinvolte un piano comune di gestione. Per questo sono state messe in atto politiche e programmi comuni per permettere al territorio di conservare il proprio valore ambientale.

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Trentino | 11 Agosto 2016

L’alpinista Sergio Martini: «Vanno creati parcheggi, navette, servizi. Si è investito sull’inverno, meno sulla stagione estiva»

«Passi, alternative prima di chiuderli» di Elena Baiguera Beltrami TRENTO È stato il settimo uomo al mondo e il secondo italiano dopo Reinhold Messner ad aver scalato tutte le quattordici vette superiori agli 8.000 metri negli anni che vanno dal 1976 al 2000. Roveretano di nascita Sergio Martini, 67 anni, accademico del Cai, istruttore nazionale di alpinismo e sci-alpinismo, e membro del Gruppo di Alta montagna francese, è notoriamente allergico a qualsiasi tipo di protagonismo. Delle sue imprese ti deve arrivare qualcosa all’orecchio per averne notizia, perché lui, di suo, non te le verrà mai a raccontarte. Nel mondo alpinistico è noto per la sua ritrosia, per l’antipatia nei confronti di tutto ciò che ha il sapore dell’ ostentazione e per le posizioni a volte contro corrente su molti temi riguardanti la montagna. Abbiamo voluto capire la sua posizione anche sulla campagna del nostro giornale sulla regolamentazione del traffico sui passi dolomitici. Che ne pensa Martini? «Non ho l’autorevolezza e la competenza necessaria per proporre soluzioni, posso parlare da uomo della strada, per quel che vedo e quel che vivo. I giorni scorsi ero a Passo Sella, cercavo parcheggio per andare ad arrampicare e non è stato facile. Non c’è ombra di dubbio che ci sono disagi, ma pensando alla campagna del Trentino e alla macchina da guerra promozionale che la Provincia ha attivato, mi sono chiesto se la promozione turistica martellante che si sta attuando sia coerente con il fatto che poi, chi viene in Trentino, si trovi i passi dolomitici chiusi. Credo che in questo senso esista un gap evidente. Abbiamo tonnellate di depliant e di messaggi web e multimediali che illustrano le bellezze del nostro territorio e devo dire, avendo girato il mondo, che la nostra regione è a pieno titolo un luogo con situazioni paesaggistiche fuori dal comune. Allora mi sono calato nei panni di un turista che riceve tutti questi messaggi così allettanti e pensavo a cosa potrei pensare arrivando in Trentino e trovando una serie di limitazioni». Il problema che Martini pone in effetti non è banale e non nasce oggi, relativamente alla promozione turistica del territorio. Come è confezionato e a quale target turistico si rivolge prevalentemente? Alla clientela mordi e fuggi dei domenicali, oppure ad un pubblico disposto a vivere la montagna con un approccio consono ai luoghi (a piedi, in bicicletta, con i mezzi pubblici)? Indubbiamente la Trentino Guest Card in termini di trasporto pubblico ha rappresentato un forte incentivo all’utilizzo del mezzo pubblico, come la possibilità di caricare la bici sugli impianti di risalita e la presenza di una rete di 400 chilometri di piste ciclabili, ma forse resta ancora molto da fare e la cosa a Martini non sfugge. «Per chiudere alcuni passi, anche solo per fasce orarie, vanno creati servizi, parcheggi, bus navetta, mezzi attrezzati, punti informativi. Il problema non si risolve dall’oggi al domani. Se vogliamo tutelare adeguatamente l’ambiente dobbiamo sapere che avremo anche dei costi. L’impressione è che si sia investito molto sulla stagione invernale, mentre quella estiva essendo più corta, sia sempre andata un po’ sull’onda dell’improvvisazione». ©RIPRODUZIONE RISERVATA 28

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Trentino | 12 Agosto 2016

Appuntamento per rivivere con i protagonisti la due giorni tra le vette dolomitiche dedicate per una volta anche agli escursionisti con disabilità

Cima Brenta Open, secondo atto a Molveno il 16 agosto di Marco Benedetti wTRENTO Ripercorrere l’evento tra ricordi, emozioni, immagini dei diversi protagonisti. Cima Brenta Open, l’iniziativa che Simone Elmi, guida alpina di Molveno, ha promosso con i colleghi di ActivityTrentino, il Soccorso Alpino, Accademia della Montagna e Fondazione Dolomiti Unesco, lo scorso fine settimana, vivrà un secondo atto martedì 16 agosto proprio a Molveno, dove alle ore 21 in piazza San Carlo, sarà ripercorsa e rivissuta grazie alle immagini girate, alle interviste e alle testimonianze dirette dei protagonisti. Gli stessi che domenica scorsa sono saliti su Cima Brenta e Cima Sella, e lassù si sono emozionati ascoltando le note dell’Inno alla gioia che, appena uscite dagli strumenti a fiato, sono state catturate dal vento e trasportate da una cima all’altra. E poi viceversa per un successivo fraseggio, e un altro ancora fino alla fine dell’esecuzione e dell’evento. E che in musica era anche iniziato, nel pomeriggio di sabato 6 al Rifugio Tuckett, quando gli stessi musicisti avevano intonato in apertura l’Inno degli alpini skiatori che cento anni fa venivano mandati a morire sui ghiacci scintillanti delle vedrette del MandrònAdamello, della Lobbia, di Lares e Fumo, perfettamente visibili, perché quasi fronte, dal vallone di Vallesinella. Simone Elmi ha quindi spiegato così il senso dell’iniziativa: “Tante persone si avvicinano oggi alla montagna, vale sempre la pena provarci ognuno con il proprio livello per vivere sensazioni positive. È stato quindi il giornalista Rosario Fichera a contestualizzare nella storia alpinistica del gruppo dolomitico il significato della Cima Brenta, salita nel 1871 dagli inglesi D.W. Freshfield e Tuckett con la guida savoiarda Henry Devouassoud, proponendo una “intervista impossibile” all’alpinista britannico e riaprendo il tema della sfida tra Cima Tosa e Cima Brenta per il primato in altezza. Una questione che animò gli alpinisti anche alla fine del 1800, e a cui lo stesso Freshfield diede un contributo. Oggi le recenti misurazioni danno 3151 metri per Cima Brenta e 3136 per Cima Tosa, questione insomma ancora aperta. Nello spirito “open” dell’iniziativa, per una montagna inclusiva sono poi entrati Federico e Giulia, educatori che lavorano fianco a fianco con i ragazzi autistici, anche loro saliti fino al rifugio che hanno raccontato l’emozione di aver preso per la prima volta una funivia. E poi c’era Augusto, giovanissimo scalatore diabetico, alla prima esperienza alpinistica. E naturalmente l’ospite più attesa, l’alpinista altoatesina Tamara Lunger che ha spiegato così la sua presenza, accanto a quei ragazzi. «Le persone hanno bisogno di ritrovare valori e oggi, abbiamo la possibilità di viverli insieme a questi ragazzi e questo mi piace molto. Vorrei dire che in montagna è tutto ‘open’, non sai se ce la fai o meno, bisogna avere passione. Soprattutto devi frequentarla con il cuore e non per promuovere il tuo ego». E proprio con il cuore sono saliti il giorno dopo, su Cima Brenta e Cima Sella.

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Il Gazzettino | 13 Agosto 2016

Il caso. Niente motori dalle 11 alle 16, appello alla Fondazione Dolomiti UNESCO: “Dia risposte”

“Passi chiusi durante l’estate” Gli ambientalisti insistono sulla sperimentazione su Sella, Podoi, Campolongo e Gardena

LA RICHIESTA «Bloccare solamente il Passo Sella sarebbe un provvedimento inadeguato: vanno chiusi anche Pordoi, Campolongo e Gardena». E’ quanto chiedono gli ambientalisti di Trentino e Alto Adige, che insistono nella sperimentazione da avviare sulle Dolomiti. LA PROPOSTA Niente pedaggi, ma chiusura dalle 11 alle 16, da luglio a settembre. Una proposta-richiesta che coinvolge la Fondazione Unesco Dolomiti. «Non può rimanere solo un marchio turistico, dia risposte», incalzano gli ambientalisti. Inevitabili le conseguenze nel Bellunese

La battaglia. Ribadito ieri in Alto Adige il “no” al transito di auto e moto sui valichi dolomitici

Sella, Campolongo, Pordoi e Gardena: “Vanno chiusi” Gli ambientalisti vogliono spegnere i motori sui 4 passi: «Niente traffico dalle 11 alle16, da luglio a settembre»

Né due né quattro ruote: stop ai motori sui passi dolomitici. Silence, please: lo chiedono i «puristi» della montagna. Che abbassano i decibel delle moto e le emissioni delle marmitte delle auto, per trasformare i passi in grandi piste ciclo-pedonali. I «signori delle cime» puntano alla chiusura dei quattro passi del Sella, per sperimentare e proporre la stessa ricetta su tutte le Dolomiti. E poi, anche ai fondovalle. Le associazioni ambientaliste e alpinistiche Dachverband, Alpenverein Sudtirol, Cai provincia di Bolzano, Sat del Trentino, Mountain Wilderness Italia, Cipra Italia, e Lia da Mont della val Gardena hanno ribadito il messaggio ieri mattina. Proprio dal Passo Sella. «La situazione dei transiti diventa sempre più insostenibile dal punto di 30

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vista del traffico, dell'inquinamento, del rumore, della rottura degli equilibri - la premessa degli ambientalisti -. È inadeguato e semplicistico proporre la chiusura del solo Passo del Sella. La sperimentazione deve comprendere i quattro passi Sella, Pordoi, Campolongo e Gardena». Niente pedaggio. Molto meglio una chiusura dalle 11 alle 16, per tutto il periodo estivo, da luglio a metà settembre. «Per garantire agli ospiti di poter vivere le emozioni proprie dell'ambiente dolomitico continuano le associazioni -. È compito delle amministrazioni pubbliche costruire momenti partecipativi che portino in tempi brevissimi a decisioni concrete». La regia, però, spetta alla Fondazione Dolomiti Unesco, «che non può rimanere unicamente un marchio turistico, ma deve offrire ai cittadini e ai residenti risposte chiare sui temi più critici. Dalla Fondazione ci aspettiamo risposte urgenti in tema di mobilità sostenibile, di riqualificazione paesaggistica delle aree di transito». Non solo passi, però. «Il tema della mobilità sostenibile non può ridursi alla sola attenzione rivolta ai transiti privati sui passi dolomitici - continuano gli ambientalisti -. Ma deve risolvere le criticità che si presentano nei fondovalle: val Badia, val Gardena e valle di Fassa in particolare, senza trascurare il versante bellunese». Se la chiusura deve passare per la costruzione di un progetto, ci sono azioni da mettere in campo subito: «Autovelox e misuratori di decibel - concludono le associazioni -.Il traffico su moto è sempre più insostenibile: velocità eccessive, spericolatezza, rumore assordante. I controlli sono ridotti al minimo. Ogni amministrazione pubblica, anche i Comuni, hanno il dovere di controllare».

Alto Adige | 13 Agosto 2016 Trentino | 13 Agosto 2016

Fronte comune di tutte le associazioni ambientaliste e alpinistiche della regione. Con stop anche in quota a Euro 0, 1 e 2

«Passi chiusi a ore dall’estate del 2017» di Davide Pasquali PASSO SELLA Basta con le chiacchiere. Basta limitare le Dolomiti patrimonio Unesco esclusivamente a un marchio commerciale senza retroterra culturale, etico, ambientale. No al mantenimento dello status quo motorizzato perché il livello di guardia si è sorpassato almeno vent’anni fa. E no anche al pedaggio, che non serve a niente se non a incassare soldi facili. E no pure alla chiusura alcuni giorni a settimana, perché si tratterebbe soltanto di un palliativo. Sì invece alla chiusura oraria dei passi dolomitici, dalle 10-11 del mattino almeno fino alle 16-17, a partire dalla Sella Ronda. Non ogni tanto, bensì tutti i santi giorni, almeno nei mesi estivi di luglio e agosto. E non in un futuro indistinto, lontano, bensì già a partire dall’estate del 2017. Senza se e senza ma. E pure senza sperimentazioni intermedie, qualche giorno qui, qualche giorno là, per vedere come butta. Perché si sa già: funzionerebbe a meraviglia. Per l’ambiente. Ma ancor più per il movimento turistico. Perché i turisti del futuro non assomiglieranno per 31

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nulla agli attuali. Lo hanno ribadito ieri al passo Sella Tullio Mussner e soci (Lia da Mont Gherdeina, sezione gardenese unificata di Cai e Avs), Claudio Bassetti (Società degli alpinisti tridentini), Georg Simeoni (Alpenverein Südtirol), Franco Tessadri e Werner Putzer (Mountain Wilderness trentina e altoatesina), Gigi Casanova (Cipra Italia) e Klauspeter Dissinger (Dachverband für Natur und Umwelt). Una giornata decisamente sbagliata, per una conferenza stampa sul traffico eccessivo: alle 10 del mattino a passo Sella ci sono 5 gradi. Qualche fiocco di neve. Un freddo... È l’inizio del ponte di ferragosto, ma c’è ben poca gente in giro. Quasi niente moto, poche auto, due camper sgangherati e tossicchianti a frenare tutti. Gli unici a godersela, per così dire, sono una ventina di ciclisti in salita. Gli unici ad avere un minimo di caldo. Ciclisti che però poi, in discesa, patiranno le pene dell’inferno. Da rabbrividire. Per un giorno solo, centinaia di auto anziché migliaia, ma il problema rimane. Sono tutti d’accordo: il preambolo, necessario, risulta pleonastico. Quasi inutile. Almeno vent’anni che se na parla. A Bolzano si scrive alla giunta senza che nessuno si degni di rispondere; a Trento si elaborano proposte di legge per una mobilità alternativa, non solo riguardo ai passi; a Belluno si tenta di seguire e sostenere, nonostante la mancanza di potere esecutivo e la distanza siderale dal centro decisionale veneziano. E intanto non succede un bel nulla. Sono tutti d’accordo, ambientalisti e alpinisti: serve a niente il pedaggio, anche se più di qualche assessore provinciale e locale lo caldeggia. Soldi facili, che svaniscono subito nel nulla senza portare a risultati concreti sul piano dell’abbattimento dell’inquinamento atmosferico e acustico. Basti guardare al sudtirolese nordtirolese passo del Rombo, alla strada ampezzana delle Tre Cime di Lavaredo, alla strada austriaca del Grossglockner. Come spiegano i promotori della chiusura oraria dei passi a partire dall’estate prossima, se succederà, come auspicato, finirà un po’ come in Gardena quando si propose prima la chiusura al transito del centro di Ortisei e poi la chiusura della Sella Ronda per aprirla un giorno solo alle bici. Pareva che sarebbero falliti tutti, a Ortisei. Bar, negozi, alberghi. Ora fanno circa il triplo di affari rispetto a prima, spiega il comitato. E i turisti restano millanta. Sempre. Sui passi chiusi alle auto un giorno l’anno ci furono polemiche furibonde il primo anno; coltelli fra i denti; l’anno dopo, addirittura, si disseminò l’asfalto di chiodi anticiclista. Poi fu un successone. Ora a nessuno verrebbe in mente di mettere in discussione Sella Ronda Bike Day o Maratona dles Dolomites. Tolto l’ambiente, fiumi di denaro. Servirebbe mica tanto, a far partire l’intero sistema della chiusura per sei ore al giorno. Qualche mese autunnal-invernale per scovare gli spiazzi necessari per far fermare le auto e attrezzarli alla bisogna. Un serio potenziamento del trasporto pubblico, già dal fondovalle, per esempio di Gardena, in modo da far diminuire il traffico motorizzato al piede dei passi. Con contestuale investimento, più che altro in termini di info e marketing, riguardo agli impianti di risalita; il top al mondo, non si vede perché non li si potrebbe/dovrebbe usare per la Sella Ronda pedibus calcantibus o pedalando, magari a bordo di bici a pedalata assistita. Due ultime considerazioni. Ieri, al passo Sella, a sostenere il comitato pro chiusura a ore c’erano altoatesini e trentini. I veneti no, ma sono “lontani” dalla Sella Ronda. C’erano i gardenesi. Non i badioti, non i fassani. E quindi come minimo bisognerà coinvolgere anche loro. Insomma, politica a parte, la strada non è proprio così in discesa, ma ci si proverà. Anche perché l’altoatesino Mussner e l’omologo trentino Gilmozzi, stavolta pare siano più sensibili. Infine, le proposte del novalevantino Werner Putzer (MW). Sensibile, lui, perché conosce a menadito la terrificante situazione del più frequentato passo dolomitico, il Costalunga. «Com’è che in città è vietata ormai da anni la circolazione di Euro 0, 1 e 2, mentre in quota nessuno ha mai pensato di introdurre il divieto?» Infine: «Le emissioni acustiche ed atmosferiche devono rispettare standard Ue studiati sulle necessità metropolitane. Ma la Sella Ronda è tutt’un’altra cosa». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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Alto Adige | 14 Agosto 2016

Gli albergatori trentini: «Passi, dobbiamo agire» Le strade delle Dolomiti»: la nostra campagna

di Maddalen Di Tolla wBOLZANO Luca Libardi è il presidente degli Albergatori del Trentino. Gli abbiamo chiesto il punto di vista della categoria e la sua personale valutazione sul dibattito in corso dalle pagine e dal sito del nostro giornale. Presidente Libardi, cosa pensa del dibattito avviato dal giornale, sul tema della limitazione del traffico sui Passi Dolomitici? Penso che sia un dibattito utile e opportuno. Aspettavo che ci interpellaste, infatti. Vediamo tutti, anche noi albergatori, senza dubbio le code di auto e moto, tutti ci interroghiamo sulle soluzioni, tutti siamo consapevoli del fatto che sia un problema da affrontare. Un patrimonio così prezioso e delicato come le Dolomiti va preservato, senza dubbio. Qual è la vostra posizione? Noi riteniamo che innanzitutto servano elementi di conoscenza che ad oggi non abbiamo e crediamo che non li abbiano nemmeno le Provincie di Bolzano e di Trento, per decidere adeguatamente. Riteniamo pericoloso accelerare su temi come questo, non si tratta di una reale emergenza da risolvere nei prossimi mesi, si rischia di decidere danneggiando qualcuno. Non dimentichiamo che vi sono decine di operatori alberghieri in quelle zone, con i loro dipendenti. Io penso che serva innanzitutto conoscere nel dettaglio i flussi del traffico che attraversa i Passi. Ci serve sapere quindi quante persone vi transitano per proseguire, solo per godere del giro, provenendo da varie località e quante lo fanno essendo turisti che dormono nelle valli intorno ai Passi. Bisogna evitare le scorciatoie. Che soluzioni avete immaginato per limitare il traffico? Siamo favorevoli all’offerta di mobilità alternativa, se possibile con mezzi a basso impatto ambientale. Bisogna offrire un sistema di trasporto pubblico che permetta di fruire dei passi e di rientrare dalle escursioni in quota alla sera, cosa che non è possibile fare. Solo se si offre un’alternativa valida, puntuale e integrata la gente lascia ferma la propria vettura. Del resto, ce lo dicono i nostri ospiti per primi: se trovano un buon trasporto pubblico collettivo, lasciano volentieri l’auto nel parcheggio dell’hotel. Questa soluzione andrebbe bene però per i turisti residenti nelle valli intorno ai passi. Per il traffico a lunga percorrenza di attraversamento pensiamo che sia opportuno invece far pagare un ticket, con il quale poi si potrebbe finanziare la mobilità pubblica alternativa. Cosa pensate invece della chiusura al transito per fasce orarie? Mi lascia perplesso. Non darebbe soddisfazione a chi desidera attraversare i passi per godere della loro bellezza e del loro fascino. All’Alpe di Siusi e in val di Tovel gli operatori turistici inizialmente erano contrari, e oggi sono soddisfatti. Che ne dice? Dico che l’Alpe e la val di Tovel sono luoghi dove quella mobilità ha funzionato ma sono mete chiuse da raggiungere, non sono luoghi da attraversare, come sono invece i nostri Passi. L’esempio per me dunque non regge...

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Alto Adige | 15 Agosto 2016

Il presidente delle guide alpine: «Capisco che il giro del Sella in auto sia bello, ma servirebbe uno stop dalle 10 alle 15»

Moroder: passi chiusi almeno due mesi di Massimiliano Bona SELVA GARDENA Flavio Moroder, presidente delle guide alpine dell’Alto Adige, ha 56 anni e da almeno 30 fa parte dei Catores. In val Gardena, ma non solo, tutti apprezzano la sua saggezza ma anche il senso della misura. Parla poco e mai a sproposito. Anche sul tema della chiusura dei passi dolomitici - sul quale precisa di intervenire solamente a titolo personale - dice poche cose, ma chiare. Sì allo stop per moto e auto, almeno a luglio e agosto, e no ai ticket, che rischiano solamente di attirare più traffico in alta quota. Presidente, cosa pensa del dibattito sulla chiusura dei passi dolomitici? È giusto attivarsi per riuscire ad intervenire in tempi brevi? «Il tema è annoso, ma ciononostante all’interno del direttivo delle guide alpine non ne abbiamo mai parlato. Ovviamente a titolo personale ho un’idea piuttosto chiara. Soprattutto in alta stagione il problema esiste». Cosa vuol dire? «Penso, ad esempio, alle decine di auto e moto, che a luglio e agosto fanno avanti e indietro dal Sella. È un bel giro turistico, non c’è dubbio, ma sarebbe opportuno mettere dei limiti». Limiti orari? «Sì, penso ad una soluzione simile a quella dell’Alpe di Siusi, tenendo conto peraltro delle necessità dei residenti, che non possono essere eccessivamente penalizzati. Potrebbero essere concesse delle deroghe, ma senza esagerare. Chi abita in zona deve comunque poterci arrivare sempre, per gli altri devono valere invece delle regole dettate dal buon senso. Qualcosa, però, bisogna fare». C’è chi spinge invece per il ticket, anche nel mondo politico locale. Consentirebbe di monetizzare e preservare (forse) l’ambiente... «Il ticket è stato adottato in mezzo mondo, anche in Svizzera, ma in diversi casi è servito solamente a fare da calamita per il traffico turistico. Non mi piace davvero». Cosa pensa invece dell’andirivieni di bus, soprattutto dal Veneto, carichi di turisti che fanno foto e non lasciano un euro agli esercenti locali? « Ai pullman non mi sento di dire di no. Certo, è un tipo di turismo che aiuta poco le nostre valli. Immaginatevi se arrivassero tutti in auto...». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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Corriere delle Alpi | 13 Agosto 2016

Ambientalisti e alpinisti chiedono lo stop alle auto, mezzi elettrici e pullman: «Concediamo altri tre mesi per decidere»

«I passi vanno chiusi sei ore al giorno» di Francesco Dal Mas wPASSO SELLA «I passi Sella, Pordoi, Gardena e Campolongo vanno chiusi dalle 10 alle 16, nei giorni di maggiore traffico». È la posizione di ambientalisti ed alpinisti, ribadita ieri al Passo Sella. «È da 10 anni che sollecitiamo le Province a varare il provvedimento, non siamo più disponibili ad attendere» ha dichiarato Peter Dissinger dell’associazione Dachverband. «Concediamo ancora due, tre mesi al massimo per concertare le misure con le categorie economiche ed i sindaci. Poi vogliamo i progetti di sistemazione dei parcheggi in quota e l'organizzazione delle navette, in modo da essere pronti a partire per la prossima stagione estiva». Faceva freddo, ieri mattina, al Sella. L'appuntamento con i giornalisti era all'esterno, nella cosiddetta “città dei sassi”, ma la temperatura ha consigliato gli organizzatori di chiedere ospitalità al rifugio Sella. Accoglienza concessa, senza problema, anche se il Comitato degli operatori turistici in quota non ne vuole assolutamente sapere di misure come queste, anzi, il vicepresidente Stefano Illing del passo Falzarego minaccia il ricorso alle vie giudiziarie. «Basta guardare all'esterno per vedere che non c'è un buco libero», è l’invito di Gigi Casanova, portavoce della confederazione Cipra. «L’invasione di auto è quanto di più disordinato si possa immaginare. È evidente che in queste condizioni neppure gli albergatori ed i ristoratori possono far finta di niente. Sanno bene, infatti, che i loro clienti si lamentano per i rumori e l'aria che a volte diventa davvero irrespirabile». Ma sei ore di fermo auto non sono troppe? «Verificheremo», risponde Franco Tessadri, dirigenti di Mountain Wilderness. «Il tavolo di concertazione lo vogliamo proprio per questo. Le soluzioni saranno applicate con la necessaria gradualità perché il nostro metodo è quello della massima condivisione». Osvaldo Finazzer del Comitato Passi, presidente, e il suo vice Illing vogliono confrontarsi, magari pacatamente. «Sono i benvenuti», assicurano i rappresentanti delle associazioni intervenute, tra le quali Alpenverein, Cai, Lia da Mont, oltre a Mountain Wilderness e Cipra. E le loro proposte? Le auto elettriche, ad esempio. «Ben vengano», apre Dissinger. «Ma chi le ha? E prima delle auto, magari, sarebbero necessari i pullman elettrici, o quanto meno a metano. Da queste parti, invece, se ne vedono pochi». Da metà maggio solo al Pordoi si sono materializzati 100 gruppi di stranieri asiatici in pullman. Finazzer dell'albergo ristorante Savoia è terrorizzato dalle possibili chiusure. «È evidente che la chiusura - spiega Dissinger - vale per le auto e le moto. I residenti, chi lavora e chi svolge il pronto intervento avrà il permesso di circolazione. Ma anche i gruppi potranno salire in pullman. Quindi, nessun pericolo. Per gli automobilisti, invece, dovranno essere messe a disposizione delle navette. E, ovviamente, andranno attrezzati dei parcheggi a valle». Il tutto per consentire il massimo della mobilità sostenibile, quella dei ciclisti in particolare. «Se incentiviamo l'uso delle auto elettriche (e quanto prima farò installare sul Falzarego una centralina) - interviene Illing, che gestisce la funivia del Lagazuoi - non occorre chiudere, 35

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purchè i Comuni e le Province realizzino le ciclabili anche su e giù per i passi. Esistono dappertutto, perché non possono raggiungere anche le quote più alte?». Casanova ha la risposta pronta: «In un contesto ambientale così delicato, protetto dall'Unesco, come reagirebbe l'opinione pubblica davanti a sbancamenti giganteschi per aprire queste piste? Le vediamo lungo i tornanti del Pordoi? Gli operatori, piuttosto, cerchino accordi con gli impiantisti per attivare una carta della mobilità, sull'esempio di quella utilizzata dal popolo dello sci. Dal molteplice uso, che preveda sconti speciali, ad esempio, per far salire la bici con lo stesso impianto utilizzato dal ciclista». Tutti gli esponenti dell'associazionismo hanno preso la parola per condividere la visione comune della problematica. Gli stessi alpinisti accanto agli ambientalisti. «La consapevolezza di questa sfida è davvero trasversale», confida Tessadri.

Trentino | 14 Agosto 2016

Trentino | 15 Agosto 2016

Tra gli operatori economici delle valli ladine crescono i sostenitori della proposta Lo scultore gardenese Stuflesser: «L’Unesco è marketing, diamogli significato»

«Chiudiamo i passi a ore. A Ortisei lo stop funziona» di Davide Pasquali wORTISEI «Quando tra anni Ottanta e Novanta si decise di chiudere al traffico il centro di Ortisei, rendendolo un’area esclusivamente pedonale, in pratica erano tutti contrari. Avessero potuto, 36

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avrebbero letteralmente “fatto fuori” chi aveva preso e attuato la decisione. Oggi, dopo aver visto che funziona a meraviglia, Ortisei è un faro a livello dolomitico e nessuno riuscirebbe a immaginare il suo centro storico aperto ad auto e moto. Adesso si dovrebbe fare lo stesso con le strade dei passi. Al turismo servono delle visioni: proviamo a chiudere i passi a ore, sperimentando le varie soluzioni possibili. Diamo un valore concreto alla tutela Unesco, oggi ridotta a puro marketing». A parlare è Giuseppe Stuflesser, noto scultore con laboratorio d’arte sacra, di famiglia, posizionato a Ortisei da oltre un secolo. Da decenni è ascoltata voce critica in valle. Dove sta crescendo il fronte favorevole alla chiusura a fasce orarie. Prova ne sia che molti tagliandi con questa opzione stanno arrivando proprio da lì, anche da parte di altri operatori economici: albergatori, artigiani e via dicendo. La val Gardena, sostiene Stuflesser, come altre zone dolomitiche, non sempre è stata visionaria. «Ma il turismo deve essere visionario, deve prevedere i flussi di clientela futura». Non fu visionaria, la valle, quando, negli anni Sessanta, venne dismesso il trenino della Gardena, «che oggi risolverebbe gran parte dei problemi della mobilità in valle, ma che sarà difficile riportare in auge, dato che ormai, costruendo ovunque, si è consumato tutto il terreno esistente». Negli anni Sessanta non si ebbe una visione, negli anni Novanta sì. Ora si deve nuovamente tirare fuori il coraggio. «Chiudere al transito i passi, a ore, per esempio dalle 10 alle 15, in luglio e agosto. Introducendo il divieto di transito con gradualità, facendo delle sperimentazioni». Il Sella Ronda, a quel punto, diventerebbe un paradiso per i ciclisti, «arriverebbero qui da tutto il mondo, ne sono certo». Il sistema degli shuttle bus e degli impianti di risalita, già oggi ottimo, prossimamente sarà ancora migliorato, per esempio con una cabinovia a otto posti da Piz Seteur alla Città dei Sassi. Niente file agli impianti, già ora i bus si muovono con cadenzamento mezz’orario. «Certo, le amministrazioni locali dovrebbero muoversi con coraggio. Anche io, a Ortisei, avevo un laboratorio nella zona poi diventata pedonale. Ma non è che dopo la chiusura della via ho perso clienti, anzi». Secondo Stuflesser, molti gardenesi e molti badioti, sarebbero d’accordo. «Ma non parlano, per non urtare la sensibilità di paesani e colleghi». Si subisce troppo, però, in Gardena. Per esempio, sembra poca cosa ma potenzialmente è un mostro viabilistico: i cartelli in val di Fassa. «A Canazei, alla rotonda per salire al Sella e al Pordoi, c’è il cartello che indica autostrada del Brennero. In tal modo si scaricano val di Fassa, passo Costalunga e val di Fiemme, ma così passano tutti quanti da noi in Gardena». E invece, conclude Stuflesser, si dovrebbe puntare su altro: «Auto fermate al parcheggio di Pontives, oppure a Plan de Gralba. Poi si prosegue solo in bici, a piedi, con gli impianti di risalita, in autobus». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Trento Today | 16 Agosto 2016

Dolomiti, torna la battaglia al traffico: "Sui passi il pedaggio non serve, siano chiusi" La sperimentazione sul Sella non serve, e nemmeno i pedaggi: la Fondazione Dolomiti non può restare a guardare. Così le associazioni, tra cui la Sat, riaprono il dibattito 37

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Le associazioni ambientaliste tornano in prima linea in una battaglia che ogni estate si fa sempre più rovente: quella per la chiusura al traffico dei passi dolomitici. La situazione alle Tre Cime di Lavaredo è ormai insostenibile, l'introduzione di un pedaggio è inutile, così come lo è la chiusura del solo passo Sella; la sperimentazione deve essere estesa anche a Pordoi, Gardena e Campolongo. Lo chiedono a gran voce i rappresentanti di Dachverband, Alpenverein, Cai, Sat, Mountain Wilderness, Cipra e Lia da Mont, riunite in conferenza stampa lo scorso 12 agosto proprio a passo Sella. Tra le soluzioni proposte c'è, in alternativa all'auto, quella di utilizzare maggiormente gli impiannti esistenti, ma anche il potenziamento di ferrovia e ciclabili. Sono chiamati in causa i Comunni e la Fondazione Dolomiti Unesco che "non può rimanere solamente un marchio turistico". "E' doveroso - si legge nella nota pubblicata sul sito Mountcity.it - che gli enti pubblici offrano servizi alternativi: parcheggi a fondovalle, trasporto con navette pubbliche e private in quotaa, accordi con gli impiantisti interessati ed altro ancora. La chiusura al traffico privato va attuata con dei passaggi sperimentali partendo da una fascia oraria minimale che si situa fra le ore 11.00 e le ore 16.00. Questo per garantire agli ospiti di poter vivere le emozioni proprie che l’ambiente dolomitico riesce ad offrire: paesaggio, silenzio, armonia, contemplazione".

Alto Adige | 17 Agosto 2016

Il viceministro Nencini: «Luoghi dell’umanità, prima che dei residenti. Sì ai limiti, i territori possono già intervenire»

«Sguardo lungo sulla mobilità in quota» di Chiara Bert BOLZANO «Il nostro è un tempo in cui serve una visione lunga. Le Dolomiti sono una fonte di ricchezza perché portano turismo, ma sono un bene che va tutelato per preservarlo, e gli amministratori locali hanno la possibilità di intervenire già oggi». Riccardo Nencini, di Barberino di Mugello (Firenze), segretario del Partito socialista e viceministro alle infrastrutture e ai trasporti del governo Renzi, sulle Dolomiti ci è appena stato in vacanza, tra Belluno e Cortina, con un’incursione in Alto Adige a Castel Presule, per un convegno in cui si è discusso di ferrovie locali e del progetto del treno delle Dolomiti per collegare Bolzano e Cortina passando per Passo Gardena e la val Badia. Ministro Nencini, da turista e fruitore innanzitutto. Che impressione ha tratto delle Dolomiti in estate? Qual è la sua opinione sull’assedio dei passi? C’è un tema della mobilità sostenibile, dolce, che riguarda sia le montagne che le città. Abbiamo sottoscritto il Protocollo sul clima di Parigi che ci impegna entro il 2040 a ridurre le emissioni inquinanti in atmosfera. Stiamo lavorando a dei piani città, con progetti di smart city: più verde, meno inquinamento, una vita più leggera. Se trasferiamo questo principio in montagna, dobbiamo ricordarci che le Dolomiti sono un bene mondiale tutelato dall’Unesco e questo ci impone di metterci al passo. Sono naturalmente anche 38

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una grande fonte di ricchezza perché portano turismo, ma questo bene va conservato per evitare che subisca lesioni durevoli nel tempo. Parliamo di luoghi che appartengono all’umanità più che ai residenti, un pezzo della carta d’identità italiana nel mondo, come il centro storico della mia città. Il dibattito sul nostro giornale ha messo a confronto tante opinioni: c’è chi è per la chiusura a fasce dei passi dolomitici, chi per i pedaggi, chi per l’introduzione di mezzi ecologici. Bisogna distinguere le competenze. Il ministero ha quella sui limiti di velocità, e a questo proposito mi preme ricordare che presso la presidenza del consiglio è stato istituito un comitato tecnico che segue l’inquinamento sull’A22 e le zone circostanti: entro gennaio avremo i risultati e decideremo se abbassare i limiti, che per i mezzi pesanti sono già per altro bassi. Ma ai sindaci e ai prefetti spetta la competenza sulla circolazione stradale, e questo significa che ci sono azioni che si possono già mettere in campo a livello locale. Quali per esempio? Ci sono un ventaglio di possibilità che possono essere assunte. Penso ad alcune città che hanno limitato l’accesso dei grandi bus nei centri storici: nulla vieta che per alcune fasce o giornate possa essere bloccato l’accesso dei torpedoni sulle vette dolomitiche. Così come a livello di circolazione si può ragionare anche sull’accesso selettivo dei mezzi: oggi in Italia su 4,5 milioni di mezzi pesanti, abbiamo circa 630 mila euro 5 e 45 mila euro 6, con emissioni bassissime. E poi naturalmente ci sono le chiusure dei passi. È un tempo in cui serve una visione lunga: quando parliamo di ambiente e di paesaggio bisogna essere strabici, un occhio all’oggi e uno strategicamente al domani. È assolutamente obbligatorio trovare un equilibrio tra la ricchezza prodotta e la tutela del bene che produce quella ricchezza. Al convegno a cui lei ha partecipato a Castel Presule avete parlato di ferrovie locali e di trenino delle Dolomiti. Quali sono le prospettive? C’è stata un’impennata di finanziamenti sulle ferrovie locali, anche perché gli impegni assunti con l’Europa ci obbligano entro il 2030 a trasferire il 30% delle merci che trasportiamo su ferro, il 50% entro il 2050. Oggi siamo solo al 7%: 14 anni per le infrastrutture sono un tempo brevissimo, servono forti investimenti oggi. A settembre discuteremo anche del tratto Bolzano-Cortina: andranno valutati progetto e costi, ma il futuro è questo. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Gazzettino | 18 Agosto 2016

Passi, trenino, piano Anas: «Chi prende le decisioni?» Vivaio Dolomiti nutre forti dubbi sul futuro del Bellunese: «Manca una gestione strategica: senza progetti ci estinguiamo»

BELLUNO - (dt) «No» alla chiusura dei passi dolomitici. Bocciatura del treno delle Dolomiti. Dubbi sul Piano Anas per Cortina 2021. E una domanda: «Chi decide per il Bellunese?» Destinataria, la politica. Mittente, Vivaio Dolomiti. Il gruppo invita la classe dirigente della provincia dolomitica ad agire. Capitolo treno: Vivaio non ci crede. Il motivo? Mancherebbero gli studi di fattibilità. «Ci troviamo, nel pieno della settimana di Ferragosto, con la viabilità intasata o interrotta da frane -premettono i «vivaisti»-. Fra le soluzioni viene sempre prospettato questo fantomatico Trenino delle Dolomiti, che non si sa nemmeno se si può fare, visto che manca addirittura lo studio di fattibilità. Per i tempi di percorrenza e la capacità trasportistica sarà incapace di risolvere i problemi di mobilità nella nostra provincia». Capitolo Alemagna: 39

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Vivaio non crede neppure al Piano Anas: «Mancano progetti, autorizzazioni, espropri, appalti. E vogliamo essere pronti per i mondiali di Cortina? Ma chi si vuole prendere in giro?». Capitolo passi chiusi: altro «no»: «Continuiamo a leggere le provocazioni degli ambientalisti che propongono di chiudere i passi dolomitici, unica via di comunicazione con il resto del mondo per le nostre zone di montagna, e attraverso i quali arrivano i turisti da noi. Talmente amanti dell'ambiente, queste persone, da non aver speso una parola a riguardo del progetto più devastante che questa provincia rischia di subire, quello dell'elettrodotto Terna». Dai dubbi, alle domande: «Che gestione strategica si ha per il futuro del Bellunese? - prosegue Vivaio -. Chi sono i deputati a deciderla e in base a quali studi? Che ruolo ha la Regione in tutto questo? Qui per spot parla solo De Menech: Zaia cosa intende fare? Ci sembra tutto improvvisato, senza idee concrete. Basta con la propaganda. O si presentano finalmente progetti seri e strategici, o ci estinguiamo». E sul capitolo turismo, Vivaio lancia una proposta: «Guardando i nomi degli attori, si scopre che sono sempre gli stessi, con risultati che conosciamo. Meglio creare un gruppo di giovani neo laureati e affidare loro il futuro del turismo bellunese. Farebbero meglio dei tanti carrozzoni che fino ad oggi poco hanno fatto, se non litigare fra loro».

Alto Adige | 18 Agosto 2016

In un volume fotografico, venduto con il nostro giornale e che prende il titolo dalle “nostre” vette, 100 immagini da brividi

Pagina dopo pagina, l’incanto delle Dolomiti di Alessio Pompanin. Quante volte abbiamo sentito dire (o detto...) la frase «lo spettacolo della natura»? Tante. L’abbiamo pure usata per il titoletto in testa di pagina. E del resto nella nostra regione tale spettacolo lo abbiamo, fortuna rara, sotto gli occhi ogni giorno. Eppure non ci fermiamo spesso a osservarlo bene. Tante volte è necessario che un fotografo immortali il nostro territorio e ce lo piazzi sotto gli occhi, magari con le foto stampate sulle pagine di un libro, per farci capire davvero quanto è bella la natura. Quella della nostra regione, poi, è ancora più bella, lasciateci un po’ di campanilismo. Parte da queste considerazioni una delle nostre nuove iniziative editoriali, attiva da venerdì scorso fino a metà settembre. In questo lasso di tempo nelle edicole insieme al nostro giornale i lettori possono acquistare, al prezzo di 12,80 euro (più il costo del giornale, ovvero in totale 14 euro) un libro che è un incanto. Si tratta di «Dolomiti», sottotitolo “La magia delle montagne più belle del mondo in 100 straordinarie fotografie”, edito da Azzurra Publishing e gli scatti che proponiamo in pagina, presi dal volume, rendono l’idea. Le foto sono state scattate da diversi fotografi o agenzie fotografiche d’Italia e internazionali, con citazione sotto 40

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ogni scatto e il libro è suddiviso in capitoletti, per aree territoriali, con l’ultimo, il decimo, dedicato alle Dolomiti e la Grande Guerra. Ogni capitolo, ha un breve testo descrittivo dell’area fotografata e della sua storia. Insomma, ci si permetta un piccolo moto d’orgoglio per questa bella iniziativa in abbinamento con il nostro giornale. Perchè le vette dolomitiche sono uno spettacolo che qui emerge in tutto il suo incanto. Riportiamo, di seguito, parte dell’introduzione al libro «Dolomiti - La magia delle montagne più belle del mondo in 100 straordinarie fotografie». «Chi scrive è nato nelle Dolomiti e proprio per questo non potrà essere imparziale. Ma proprio allontanandosi da esse, viaggiando per il mondo, è cresciuta la consapevolezza che no, non esiste un altro posto così. Esistono altre montagne, appunto, ma non sono paragonabili. Sono montagne più alte, più selvagge, più estese... forse più scenografiche... Ma le Dolomiti hanno un qualcosa in più. Il ricordo mi riporta a quanto tanti anni fa sperimentai le piste da sci del Colorado. Montagne alte, bellissime, neve tantissima e non artificiale! Da esperto sciatore sulle piste dolomitiche ero partito con grandi aspettative: piste più lunghe, montagne più alte, neve più bella... Mi resi conto sin da subito però che mancava qualcosa, qualcosa di importante che non permetteva un completo appagamento. Si, belle piste, ripide, lunghe, impegnative. Impianti moderni, poca gente in coda alla partenza. Ma il contorno? I colori? Mancava l’atmosfera, quella magica atmosfera della dolomia che spunta dalla neve e verso la fine della sciata, al calar del sole, si colora di rosso intenso e alla vista ci si stringe il cuore. Mancava la calda accoglienza nella baita in legno, quando si sorseggia il vin brulè prima dell’ultima discesa. Mancava la cultura dell’ospitalità delle nostre vallate. Questa sensazione mi è stata trasferita da molti appassionati di montagna di vari continenti. E infine mi sono convinto: la Montagna con la emme maiuscola sono le Dolomiti. Chi può vantare così tante cime straordinarie concentrate in un territori limitato? Pensiamo alle Tre Cime di Lavaredo: nell’arco di pochi chilometri si ergono innumerevoli altre cime, dal Paterno al Monte Piana, alla Croda de Toni a Cima Undici... Inseriti in uno scenario paesaggistico da favola, con laghi, boschi e pascoli a fare da comprimari, da una cima si gode della vista sull’altra. Già, le favole: anche esse fanno parte della magia. Nel corso dei secoli gli umani solo con le leggende sono riusciti a dare una risposta al perché di tanto ben di Dio. E oggi le streghe dell’Alpe di Siusi e dello Sciliar, il Re Laurino del Latemar e del Catinaccio e tutti gli altri leggendari personaggi che popolano le nostre montagne, contribuiscono a creare quell’inimitabile fascino, quello straordinario clima che solo qui si respira e che ha convinto l’Unesco a tutelare le Dolomiti quale patrimonio dell’umanità». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Alto Adige | 18 Agosto 2016 Trentino | 18 Agosto 2016

L’assessore annuncia: «A metà settembre verranno illustrati i primi provvedimenti: l’idea è di partire con il Sella»

Theiner: «Passi, chiusura a fasce orarie» di Antonella Mattioli BOLZANO «Se dipendesse da me i passi li chiuderei a fasce orarie, già domani. Ma mi rendo conto che la situazione è più complessa e se vogliamo che eventuali misure di limitazione del traffico abbiano effetto, dobbiamo trovare l’accordo oltre che con le province limitrofe, anche con i sindaci. 41

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Altrimenti non andiamo da nessuna parte. A metà settembre assieme al collega Mussner e all’assessore provinciale trentino Gilmozzi, oltre che con i sindaci, illustreremo quali misure si intendono adottare per la prossima estate». Chi parla è l’assessore provinciale all’ambiente Richard Theiner, venostano, che ieri mattina era al secondo piano del Municipio di Glorenza, che ospita l’Ufficio del Parco nazionale dello Stelvio, per la presentazione della 16ª edizione della Scalata Cima Coppi: la manifestazione, riservata a tutti gli appassionati delle due ruote, in programma sabato 27 agosto. Vietata la circolazione ai mezzi motorizzati dalle 8 alle 16 sui tre versanti dello Stelvio, ovvero Alto Adige, Lombardia e Svizzera. Tra i partecipanti ci sarà anche l’assessore, amante di sport in genere: corsa a piedi, mountain bike, escursioni in montagna in estate e in inverno. «Sullo Stelvio sono salito in mountain bike tre settimane fa. Purtroppo, era freddo, perché la notte precedente era nevicato. Speriamo che il 27 agosto sia una giornata di sole, come nell’edizione del 2015 che ha richiamato 12 mila ciclisti. Un successone». Le chiusure delle strade però, se da una parte fanno la gioia degli appassionati delle due ruote in particolare e della natura in genere, dall’altra sono contestate da motociclisti, automobilisti e operatori turistici. «Quando 16 anni fa si è partiti con quest’ iniziativa sullo Stelvio, erano più gli scettici che i favorevoli. Oggi non è più così. Questa è diventata una manifestazione di richiamo internazionale: tutti gli appassionati di ciclismo conoscono i 48 tornanti (versante altoatesino) che salgono a Cima Coppa (2.758 metri), perché qui si sono disputate sfide epiche». Di questo successo beneficia anche il settore turistico, nonostante l’assenza dei turisti “motorizzati”? «Ovvio. Gli alberghi dei dintorni in quei giorni sono al completo. E comunque c’è un ritorno d’immagine enorme». Lei ha annunciato una conferenza stampa a metà settembre sulle misure da adottare sui passi dolomiti: da dove partirete? «Dal Sella». Che misure intendente adottare? «Lo spiegheremo in una conferenza stampa congiunta». Non sarà facile convincere gli operatori turistici visto che nella stragrande maggioranza sono contrari? «All’inizio è sempre così, quando si chiude una strada. Ma poi, a distanza di un certo periodo, nessuno tornerebbe più indietro. L’importante è trovare assieme ai sindaci dei Comuni interessati la soluzione migliore: bisogna crederci». Anche per lo Stelvio in prospettiva si pensa ad una chiusura a fasce orarie? «No, semmai più probabile un ticket. Per lo Stelvio, assieme ai colleghi della Lombardia e svizzeri, stiamo elaborando un importante programma di valorizzazione dei tre versanti del passo. In cima ci sono una serie di edifici abbandonati che si sta pensando di riutilizzare, creando anche strutture museali e culturali. Il pacchetto di proposte verrà presentato ad ottobre e si vedranno i primi effetti della nuova gestione del Parco dello Stelvio già il prossimo anno». GUARDA IL VIDEO SUL NOSTRO SITO WWW.ALTOADIGE.IT

Alto Adige | 19 Agosto 2016

«Un tunnel sotto il Sella per liberare i passi» LE STRADE DELLE DOLOMITI»LA NOSTRA CAMPAGNA

di Paolo Piffer BOLZANO Ormai fassano ad honorem. Da più di quarant’anni vive a Moena, dove è arrivato nei primi anni Settanta da Palmanova (Udine), dove è nato, per entrare a fare parte della compagnia sportiva delle Fiamme oro della polizia con già alle spalle, giovanissimo, una spedizione in Groenlandia. Scalatore, guida alpina, istruttore del soccorso alpino, per alcuni anni presidente dell’Aiut Alpin Dolomites, 42

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che raccoglie gli “angeli” delle valli ladine (Fassa, Gardena e Badia), Gino Comelli è uomo di confine e transfrontaliero per storia e biografia. E fedele al suo dna, anche sulla questione dei passi dolomitici, il cui accesso in qualche modo va regolamentato per tutelarne l’ambiente, salvaguardando cime e bellezze alpine, guarda oltre, mette insieme Trentino e Alto Adige, li comprende. Riflettendo: «Ma bisognava muoversi vent’anni fa. Mi sa che, adesso, è tardi. Però…». Però cosa? «Bisogna intervenire. Sono necessarie delle infrastrutture per risolvere la questione. Guardando lontano, avendo una visione sul lungo periodo». A cosa pensa? «Penso a bucare la montagna, in galleria, andando dentro il gruppo del Sella. Partendo dal Lupo bianco verso il Pian de Gralba e poi la Badia, a Colfosco e da lì ad Arabba, nel Bellunese. Non sono tanti chilometri. Basterebbero un paio di tunnel. Prenda un righello, lo metta sulla cartina geografica e vedrà che sono pochi, meno del traforo del Bianco, lungo quattordici». Gallerie stradali o ferroviarie? «Per le macchine, stradali. Magari si potesse rimettere la ferrovia. Ma quelle sono state dismesse decenni fa. Certo, con la rotaia avremmo risolto tutti i problemi, ma anche con i tunnel stradali si farebbe un bel passo avanti». Certo non è un progetto che si mette insieme dall’oggi al domani. E intanto? «Intanto facciamo pagare un pedaggio che possa servire a finanziare, almeno per una quota a parte, un progetto come quello dei tunnel stradali, che guarda avanti, al futuro. E che i soldi rimangano qui, sul territorio, che servano a quell’opera e che non prendano la strada di Roma. Anche se penso, per dirla tutta, che far pagare un pedaggio non risolve il problema. La gente mette mano al portafoglio e sale, non illudiamoci. E’ una soluzione tampone, abbiamo aspettato troppo. C’è poi un altro problema». Quale? «Non so quanto le strade dei passi possano andare avanti in questo stato. Hanno dei grossi problemi derivanti dagli smottamenti». Quindi, anche far transitare, seppur a pagamento, può riservare qualche bel pericolo. A meno che, giocoforza, in caso di rischi, non si chiudano le strade, come d’altronde già succede in certi periodi. «Esattamente. Comunque, anche ci fossero già i tunnel, chi volesse salire sui passi potrebbe farlo, ma solo con i mezzi pubblici, con la corriera, o in bicicletta. Penso che andrebbe bene anche agli operatori turistici. Poi, la soluzione vera e propria, ripeto, è il traforo, che faciliterebbe la vita pure ai residenti». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Alto Adige | 20 Agosto 2016 Trentino|20 agosto 2016

La proposta è dell’assessore Mussner che il 29 agosto incontrerà Gilmozzi: «Ticket per le auto come a Passo Rombo»

«Bus gratuiti sui passi ogni 15 minuti» di Massimiliano Bona SELVA GARDENA L'assessore provinciale Florian Mussner, gardenese di Selva, sulle misure da attuare per ridurre il traffico sui passi dolomitici ha un'idea e un approccio diversi rispetto al collega Richard Theiner, propenso alla chiusura. «Bus gratuiti ogni 15 minuti e ticket per automobili e moto, in modo tale da riuscire ad accontentare - spiega l’assessore ladino - anche gli operatori della zona». Un incontro importante in tal senso, al quale parteciperanno, Theiner, Mussner e l'assessore provinciale 43

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trentino Mauro Gilmozzi è già stato programmato per il 29 agosto prossimo. Mussner sottolinea che il suo disegno non è solo quello di fare cassa, come temono gli ambientalisti. «La Timmelsjoch Ag - spiega l'assessore ladino - è la società austriaca che gestisce il pedaggio a Passo Rombo e ogni anno proprio grazie al ticket ci vengono corrisposti 375 mila euro, che come prevede una legge provinciale “ad hoc” provvediamo immediatamente a reinvestire in opere e progetti sul territorio interessato. L'esperienza fatta è più che positiva e sul Rombo non ci sono certo lunghe colonne di mezzi in attesa. L'ambiente viene salvaguardato, eccome». Assessore Mussner, basteranno i bus ad emissioni zero (o quasi) per ridurre il traffico sui passi dolomitici? «Intanto, per capirlo, bisogna iniziare a metterli. La frequenza potrebbe essere ogni quindici minuti. Non penso ai pullman da 50 posti che si muovono a fatica lungo i tornanti dei passi, ma a mezzi di una trentina di posti. Più agili e che inquinano meno. Abbiamo acquistato 36 autobus Euro 6, e in tal senso siamo all'avanguardia in ambito europeo, ma in prospettiva penso anche a mezzi in grado di circolare grazie all'energia solare. Nel giro di cinque anni la tecnologia avrà fatto passi da gigante e noi saremo i primi ad approfittarne». Perché non le piace proprio l'idea della chiusura oraria dei passi? «Non sono mai stato a favore della chiusura in senso stretto. Penso agli abitanti di Selva Gardena, Corvara e Canazei che non potrebbero più muoversi liberamente a casa loro e dovrebbero attendere le fasce orarie consentite. Serve una soluzione complessiva in grado di mettere d'accordo sia le categorie economiche che gli ambientalisti. Il problema è annoso ma dobbiamo trovare una soluzione in tempi ragionevolmente brevi». Il suo collega di giunta Theiner sembra pensarla in modo diverso... «Il 29 agosto avremo l'occasione di confrontarci con Trento e dobbiamo assolutamente trovare la quadra. Theiner ha un approccio, forse, più da sportivo praticante e amante delle bici, ma per me serve un accesso regolamentato che preveda un forte potenziamento dei mezzi di trasporto pubblici. Che potrebbero essere anche gratis. Ecco questo è il dazio che potrebbero pagare Bolzano e Trento per tutelare le nostre splendide Dolomiti». Considera l’idea dei bus gratuiti di facile attuazione in tempi ragionevoli? «Sicuramente. Cercheremo di sfruttare anche l’esperienza maturata da Sasa ma non solo. I passi dolomitici stanno a cuore a tutti, compresi coloro che non amano l’idea della chiusura a fasce orarie...». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 21 Agosto 2016

Ci sono anche i disegni del libro “La leggenda dimenticata” sostenuto dal Parco e dall’Unesco

In mostra le opere di Anna Bianchi CORTINA Le montagne ampezzane riviste ed interpretate in modo fantastico, quello che la loro morfologia suggerisce alla fantasia, con riferimenti al territorio e alla tradizione favolistica locale. «Magiche visioni di monti» è il titolo della mostra di Anna Bianchi, in arte La Stria, che espone all'Alexander Girardi Hall le sue tavole in legno di olivo e faggio, disegnate con matite acquerellabili, che hanno come soggetto i boschi e le montagne di Cortina in una chiave fantastica. Il lago d'Aial diventa il lago delle streghe, la Tofana di Rozes un berretto rosa, le Tre Cime tre streghe innalzate verso il cielo, che poi si rispecchiano nel lago nella loro reale dimensione di montagne. «Non riesco a dipingere le cose normali - spiega la pittrice - Vedo tutto in una chiave fantastica. Il legno mi dà gli spunti per disegnare: la venatura mi guida nelle forme». Abbinata alla mostra, un'esposizione dei disegni della stessa pittrice che accompagnano il libro “La Leggenda 44

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dimenticata. I sentieri incantati delle Dolomiti d’Ampezzo” di Alessandra Tsantinis, illustrato da Anna Bianchi La Stria. Christian Laresc, tesoriere di una Cortina fuori dal tempo, persi i genitori in tenera età, impara ad affrontare la vita basandosi sulla realtà, dimenticando antiche usanze, rituali e leggende a lui tramandate dai genitori. A quarant’anni, un incontro con la misteriosa Sofia lo obbligherà a intraprendere un viaggio alla riscoperta di sé e della magia che vive dentro di lui e nel cuore dei Pallidi Monti che lo circondano. Ne calpesterà i sentieri incantati scoprendone i segreti, accompagnato da un’insolita guida: Prudens, figlia di Rodinos, signore delle marmotte. Inconsapevolmente, compirà il suo destino risvegliando così la sua leggenda dimenticata. Una cartina allegata al libro riporta i sette itinerari percorsi dal protagonista, tutti facilmente percorribili e a bassa quota. Il volume è stato realizzato in collaborazione con le Regole d’Ampezzo e il Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo e porta il patrocinio della Fondazione Dolomiti Unesco. «Avevamo in testa il progetto del libro da tempo e l'abbiamo proposto alle Regole e al Parco, che hanno accolto e sostenuto il progetto con questa preziosa pubblicazione» spiega Anna Bianchi. «Il percorso nel racconto è interamente calpestabile». Marina Menardi

Alto Adige | 21 Agosto 2016 Trentino | 23 Agosto 2016

Ok dei biker al pedaggio «Ma si paghi tutto l’anno» Le strade delle dolomiti» LA NOSTRA CAMPAGNA

di Federico Sanzovo BOLZANO «Il tema dell’inquinamento e della tutela dei passi deve essere necessariamente affrontato con serietà». Marco Bolzonello è presidente del comitato provinciale della Federazione Motociclistica Italiana e rappresenta una categoria che viene spesso indicata tra le principali responsabili del traffico e dell’inquinamento sui passi. Una situazione, questa, che non piace, ovviamente, a Bolzonello: «Purtroppo si sta parlando molto di questo problema adesso, durante la bella stagione - spiega ma in inverno invece tutto cade sempre nel dimenticatoio». Un periodo, quello invernale, che vede tanti turisti riempire le valli del Trentino e dell’Alto Adige per andare a sciare su una delle molte piste che si trovano nella regione: «Quando riaprono le piste da sci - sottolinea Bolzonello - sembra che non ci sia più un ambiente da preservare: non mi pare che gli sciatori salgano in bicicletta in montagna. Lo stesso vale per il Mercatino di Natale, che attrae moltissimi turisti: ci saranno sicuramente quelli che scelgono di venire a Bolzano in treno, ma la maggior parte raggiunge la nostra provincia in automobile». Situazioni, queste, che non aiutano certamente l’ambiente: «La stessa costruzione delle piste da sci provoca l’abbattimento di moltissimi alberi. Quindi è necessario fare un ragionamento molto semplice: se si vogliono portare qui tantissimi turisti, bisogna anche mettere in conto che si deve comunque pagare un prezzo per questo tipo 45

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di scelta». La chiusura dei passi al traffico privato, secondo Bolzanello, non rappresenta affatto la soluzione giusta, perché una misura come questa sarebbe troppo drastica in quanto precluderebbe totalmente l’uso del mezzo privato, meglio quindi il pagamento di un pedaggio: «A patto però - sottolinea il presidente del comitato provinciale della Federazione Motociclistica Italiana - che questo tipo di tassa debba essere pagata in qualsiasi periodo dell’anno e da tutti i turisti. Anche da chi vuole entrare con il proprio mezzo in città». Il numero uno della Fmi si concentra anche sul rispetto delle regole sulle strade: «Ben vengano i controlli: i poliziotti devono fare il loro lavoro e colpire chi non si comporta a modo. Da questo punto di vista è fondamentale anche l’educazione: spesso chi viaggia sulle nostre montagne è abituato a guidare in pianura e questa impreparazione può risultare pericolosa per tutti gli utenti della strada». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Trentino | 21 Agosto 2016

Il vice presidente della giunta favorevole alla regolamentazione sui passi: «Pronti ad un tavolo con comuni e Alto Adige per una pianificazione»

Olivi: «Chiusure a fasce e sfruttiamo le funivie» di Maddalena Di Tolla TRENTO Alessandro Olivi, vice presidente della Giunta provinciale, è assessore allo sviluppo economico e lavoro, ma è stato anche a lungo sindaco di Folgaria, a partire dal 1995, ovvero di un comune montano interessato dalle dinamiche turistiche e dal tema della sostenibilità. Assessore Olivi, cosa pensa del nostro dibattito, avviato dal giornale, sul tema della limitazione del traffico sui Passi Dolomitici? Penso che sia una bella iniziativa, che tocca un tema cruciale: il nostro modo di intendere come vivere in montagna. Dobbiamo affrontare quel tema con una prospettiva strategica, di lunga gittata. Dobbiamo fare i conti con quello che la gente che sceglie la montagna chiede e cerca oggi. Finora spesso abbiamo pensato al turismo con gli occhi di chi vive in questi luoghi. Invece oggi dobbiamo fare i conti con un mutamento della richiesta, e non pensare più solo in termini di massa critica o di numeri, concepiti in modo standardizzato. Però è importante che non ci si limiti al problema dei passi che sono certamente un patrimonio collettivo: anche per le altre zone del territorio dobbiamo trovare soluzioni di tutela, in equilibrio con il turismo. In pratica, fra le soluzioni di cui si è parlato finora, quale la convince? Personalmente credo che sarebbe sensato introdurre il divieto di transito sui passi per fasce orarie. Escluderei invece ipotesi di tunnel e infrastrutture simili. Dobbiamo agire gradualmente, e cercare un equilibrio fra una situazione data e il cambiamento, che tutti vedono come necessario, da quanto emerge anche dalla vostra indagine. Questo passaggio potrebbe anche essere propedeutico a qualcosa di più strutturato. Si tratta non di limitare l’accesso a luoghi splendidi e ambiti ma di renderlo selettivo, offrendo un modo diverso di vivere la giornata in montagna. Nel tema della mobilità alternativa mi interessa riflettere anche sulla possibiltà di usare in modo diverso gli impianti a fune, che finora sono stati progettati a servizio delle piste. Possiamo usarli per sottrarre spazio alle auto in questo caso. Serviranno comunque anche mezzi pubblici, parcheggi, insomma soldi pubblici, che i Comuni oggi non hanno. La Giunta provinciale è pronta a investire e concretizzare qualche soluzione, diciamo in un anno? Diciamo che bisogna iniziare a pianificare. Non vedo un grande futuro per le Alpi senza scelte coraggiose di cambiamento. Non so se in un anno sarà possibile fare grandi 46

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cambiamenti nella mobilità sui passi ma se riuniamo operatori turistici, amministratori, ambientalisti, associazioni e anche turisti, possiamo ragionare insieme. Lei sarebbe favorevole ad istituire un Tavolo di confronto coordinato dalla Provincia? Perché no? Non è mia competenza, ci sono gli assessori al turismo e all’ambiente, ovviamente. E’ importante che gli amministratori locali delle zone interessate ci aiutino a costruire un percorso. Sarebbe utile coinvolgere anche rappresentanti altoatesini.

Alto Adige | 22 Agosto 2016 Trentino | 22 Agosto 2016

Realizzato per l’Università di Trento: «I pedaggi e le chiusure delle strade nelle ore centrali danno risultati eccellenti»

Lo studio: «Auto, stop o numero chiuso» di Alan Conti BOLZANO Pedaggio ma anche stop al traffico nelle ore centrali. È questa la ricetta che emerge da un approfondito studio universitario realizzato dal professore e ricercatore Francesco Orsi per l'università di Trento tra il 2011 e il 2014. Bolognese di 37 anni Orsi (che oggi fa parte del dipartimento di scienze geografiche dell'università di Kansas City negli Stati Uniti) ha lavorato con grande attenzione al progetto Accedo con focus proprio sull'accesso dei visitatori alle Dolomiti patrimonio dell'Unesco. Dallo studio emerge un quadro articolato, semplificato nelle conclusioni finali. Un ragionamento che muove dalle considerazioni sull'uso dell'automobile privata. «Non voglio demonizzarla perché rappresenta un'importante libertà per i singoli individui ma sui passi dolomitici è di certo il mezzo più negativo che ci possa essere. Comporta emissioni inquinanti, crea rumori capaci di alterare l'equilibrio naturale impoverendo l'esperienza dei visitatori e, se non bastasse, genera la necessità di modificare l'ambiente con la costruzione di parcheggi o strade». Con un quadro simile diventa necessario, dunque, insistere sui mezzi alternativi? «Sì, ma è dimostrato che il trasferimento del mezzo privato a quello alternativo è minimale se l'uso del primo non viene concretamente disincentivato. Bisogna, insomma, pensare a divieti o pagamenti. La mia ricerca ha mostrato l'efficacia dei pedaggi e delle chiusure al transito nella fascia centrale della giornata. Soluzioni che permettono un calo significativo dei volumi di traffico. Più che le misure adottate, però, conta il modo in cui si adottano». In che senso? «L'entità del pedaggio e l'ampiezza della fascia oraria di chiusura vanno tarati sul contesto in modo che fungano da deterrente contro l'auto privata ma non spingano i visitatori ad abbandonare l'area. I prezzi, per intenderci, non devono ammazzare l’attrattiva di un luogo: va trovata una proporzione. La partita si gioca tutta qui». Anche il tema degli incentivi sui mezzi alternativi è articolata. «Il massimo auspicabile – continua Orsi – sarebbe un servizio gratuito di bus (prospettato anche dall’assessore Mussner ndr) finanziato dai proventi del pedaggio automobilistico a copertura del costo. Il tutto abbinato a una frequenza estesa e continuativa delle linee con la possibilità di prevedere rotte a destinazione alternata per raggiungere tutte le mete principali senza cambi di mezzo». 47

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Perché proprio il bus? Non si potrebbe puntare, per esempio, anche su funivie e impianti di risalita attivi anche durante la stagione estiva? «Pensare che questi impianti siano di per sé puliti e silenziosi è una visione semplicistica del fenomeno. Teniamo conto che si tratta di soluzioni in grado di trasportare enormi volumi di persone in poco tempo causando un carico antropico notevolissimo in aree sensibili da un punto di vista ecologico. Rischiamo di avere troppa gente concentrata in zone delicate. Non solo, l’attrattiva delle funivie o delle seggiovie può generare grandi volumi di traffico a fondovalle spostando semplicemente il problema. È necessario, quindi, che siano relativamente costose e che abbiano un'interruzione di 10 minuti ogni ora per creare dei vuoti in grado di ridurre la percezione di affollamento». Proprio sull'affollamento dei passi c'è chi è molto preoccupato. «Bisogna saper accettare il concetto di capacità portante di un'area sensibile. Sapere che può ospitare un numero massimo di persone. In questo caso ci sono varie misure adottabili a partire dal numero chiuso secco sulla falsariga del metodo dei parchi naturali americani dove “chi prima arriva meglio alloggia” e gli altri ritenteranno. Si possono ipotizzare anche soluzioni come l'accesso a numero chiuso dei mezzi privati oppure l’arretramento progressivo dei parcheggi, ma è più complesso. Può funzionare, infine, la prenotazione dell'accesso». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Alto Adige | 23 Agosto 2016

Il sindaco di Selva è per una soluzione complessiva: «Intanto mettiamo tabelloni informativi e fermiamo le auto euro 2 e 3»

«Bus, impianti e ticket a difesa dei passi» di Massimiliano Bona SELVA GARDENA «Solo con i bus gratuiti ogni 15 minuti (soluzione ipotizzata dall’assessore provinciale Florian Mussner ndr) non riusciremo mai a portare 1.500-2 mila persone all’ora sui Passi. Si può arrivare al massimo a 800 con pullman da 50 posti, che non sono adatti peraltro a strade che hanno un’età media di cent’anni»: il sindaco di Selva Roland Demetz fa parte della commissione che si riunirà il prossimo 29 agosto a Bolzano e ci tiene ad illustrare la sua ricetta, che prevede il potenziamento degli autobus pubblici, collegamenti a prezzi agevolati con gli impianti di risalita ma anche l’introduzione di un ticket piuttosto elevato, in grado di scoraggiare davvero il traffico privato. Sindaco, è giusto studiare forme di mobilità alternative, rispettose dell’ambiente, per tutelare i passi dolomitici? «Certo che sì, ma prima di introdurre qualsiasi misura bisogna anche riuscire a dare alternative adeguate ad ospiti e residenti. Bisogna prevedere, innanzitutto, dei tabelloni informativi con aggiornamenti in tempo reale sui posti auto disponibili a Passo Sella. Oggi c’è chi sale anche quando sono esauriti». Qual è l’ora di punta? «Da Selva auto e moto passano tra le 8 e le 11, in alcuni casi fino a mezzogiorno. Nei weekend di punta parliamo anche di 2.500 persone». Ci sono state proteste lo scorso fine settimana per la chiusura di Passo Gardena per motivi di sicurezza? «Lei non può nemmeno immaginare quante». Passiamo alle soluzioni concrete: quando saremo pronti con gli impianti di risalita per passo Sella? «Non prima del 2018. L’anno prossimo sarà rinnovato (scade la concessione ventennale ndr) l’impianto che da Plan de Gralba porta a Piz Seteur e pertanto il primo troncone nel 2017 non sarà percorribile. Il secondo impianto è quello che da Piz Seteur 48

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porta alla Città dei Sassi, meta di migliaia di turisti». Ma i prezzi degli impianti non sono troppi a lti? «Sì, certo, ma quando sarà adottata una soluzione integrata gli impianti dovranno costare più o meno quanto i bus. Servono prezzi agevolati. Oggi, ad esempio, i bus sono gratuiti perché vengono reinvestiti i fondi della nostra imposta di soggiorno. In futuro potremmo usare i soldi del pedaggio per auto e moto per coprire parte delle spese del biglietto per gli impianti di risalita». Da anni i turisti che lasciano l’auto in albergo usano la «Val Gardena Card». Quanto costa? «Settantanove euro. Conviene ma c’è comunque qualcuno che storce il naso». Lei - oltre a bus e impianti - vorrebbe introdurre anche il ticket per le auto. Che prezzo si immagina? «Alto. Deve rappresentare un reale disincentivo alle auto private e indurre ospiti e altoatesini a puntare sulle altre due forme di mobilità sostenibile». In attesa di trovare la quadra su una soluzione per il medio-lungo periodo lei cosa farebbe nell’immediato? «Potenzierei da subito i controlli per moto e auto. Sia per quanto attiene la velocità che per i rumori. Poi si potrebbe intervenire sui mezzi più inquinanti». Quali mezzi fermerebbe? «Ad esempio gli Euro 2 e gli Euro 3. Per iniziare». Il problema, dunque, anche visto da Selva esiste.... «È chiaro che, anche in paese, ci sono diversi residenti e operatori economici scettici, ma in prospettiva bisogna trovare soluzioni mirate e ben calibrate, tenendo conto anche delle necessità dei Comuni ladini. Di sicuro Selva non vuole diventare un Comune zeppo di parcheggi a causa della chiusura a fasce orarie, anche perché non avremmo nemmeno lo spazio necessario per farli». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

agi.it | 23 Agosto 2016

Unesco: a Forni di Sopra 3^ edizione "Paesaggi contemporanei" (AGI) - Udine, 23 ago. - Si svolgera' venerdi' 26 agosto a Forni di Sopra la terza edizione di "Paesaggi contemporanei", evento inserito nel programma dei "Dolomiti Days" promossi dalla Regione Friuli Venezia Giulia in collaborazione con la Fondazione Dolomiti Unesco. Per il terzo anno consecutivo e' il laboratorio "Dolomiti Contemporanee" a curare l'edizione di quella che si configura come una riflessione sullo stato e sul destino del paesaggio montano. Quest'anno, la giornata si svolge in due sessioni, una pomeridiana alle 16 e una serale alle 21, nella piazza del comune. In caso di maltempo tutto si svolgera' nella Ciasa dei Forne's, in via Nazionale. Dopo i saluti istituzionali del sindaco Lino Anziutti, dell'assessore regionale al Territorio e presidente della Fondazione Dolomiti Unesco Mariagrazia Santoro, della direttrice della Fondazione Marcella Morandini e del presidente Provincia di Udine Pietro Fontanini, la sessione pomeridiana si focalizzera' sul tema de "La cura del paesaggio": una serie di sguardi, ragionamenti e casi sullo stato del paesaggio-patrimonio, su alcune pratiche di coltivazione e rigenerazione della risorsaterritorio, sui processi partecipativi, sul presente e futuro della montagna contemporanea. Tra i relatori coinvolti figurano Gianluca D'Inca' Levis, curatore di "Dolomiti Contemporanee"; Annibale Salsa, antropologo, gia' presidente del Cai-Club alpino italiano; l'architetto Moreno Baccichet e Silvia Camporesi, artista, autrice del libro "Atlas Italiae". Alle 21, invece, protagonista sara' Simone Sfriso, curatore con Tamassociati del Padiglione Italia della Biennale di architettura di Venezia 2016, che portera' alcuni esempi 49

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di cura responsabile del paesaggio architettonico contemporaneo in un intervento intitolato "Taking Care, architetture e paesaggi dei diritti".

Alto Adige | 24 Agosto 2016 Trentino | 24 Agosto 2016

Annibale Salsa, antropologo ed ex presidente del Cai: dove si è passati da gomma a rotaia la risposta è stata positiva

«Il turismo vuole bus e chiusure ad ore» di Maddalena Di Tolla BOLZANO Antropologo, già presidente del Cai, presidente del comitato scientifico di Accademia della Montagna del Trentino, membro del comitato scientifico di Fondazione Unesco-Dolomiti. È Annibale Salsa, ha insegnato antropologia all’università di Genova. Ha condotto studi e ricerche sulla trasformazione delle identità delle popolazioni alpine. Si occupa di antropologia del turismo montano, anche nelle Alpi. Ha presieduto il gruppo di lavoro «Popolazione & Cultura» della convenzione alpina e collabora a diverse iniziative della convenzione. È docente alla «Trentino school of management» (Tsm) «Scuola per il governo del territorio e del paesaggio” (Step) della Provincia di Trento. Gli abbiamo chiesto, sulla base della sua lunga e vasta esperienza intorno al turismo alpino, una valutazione sul nostro dibattito che tocca un tema importante come quello del traffico attraverso i Passi dolomitici. Limitare il traffico privato sui passi: cosa ne pensa, professore? Il problema esiste. Siamo al limite. Il traffico sui passi va regolamentato, escludendo dalle limitazioni i residenti ovviamente. Non possiamo rinviare le decisioni. Si assiste ad un carosello motorizzato che inquina l’ambiente, anche con il rumore eccessivo. Quale delle soluzioni proposte in queste settimane su questo giornale dai vari interlocutori la convince? Ritengo che la soluzione giusta sia la chiusura dei passi in talune fasce orarie, offrendo l’alternativa dei bus navetta. In questo modo si andrebbe incontro alla sensibilità di molti turisti, soprattutto stranieri, che sono ben disposti a usare mezzi pubblici per spostarsi. Con il ticket invece ritengo che non si risolverebbe nulla: la gente paga per poter fare certe scelte. Non sarebbe nemmeno una scelta etica, secondo me. Ci riporta qualche esempio di buone pratiche di successo, avviate per limitare il traffico privato, nelle Alpi? Il modello svizzero resta quello migliore. Si basa sull’uso della rotaia al posto della gomma e offre molti servizi pubblici in loco. Qui siamo in ritardo. In Alto Adige stanno cominciando ad operare scelte in quella direzione. Rilevo che oggi i tour operator internazionali offrono sul mercato asiatico pacchetti che per la montagna portano in Svizzera, per le città d’arte in Italia. Non è un caso che quei pacchetti spesso non offrano soggiorni in Trentino e in Dolomiti. La spinta all’innovazione che viene impressa da un ordinamento esterno, come quello del traffico, farebbe bene o male al sistema turismo alpino ? Questo tema è stato affrontato dagli operatori turistici dell’Alpe di Siusi, oggi contenti del traffico limitato, che ha favorito gli affari. Sarebbe una 50

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provocazione utile per aiutare a ripensare il modo di fare turismo. C’è bisogno di un riposizionamento generale, anche in Trentino. Ecco, il Trentino ha oggi la capacità di cogliere quella provocazione positiva? Diciamo che in passato il Trentino ha rischiato di imboccare la strada sbagliata. Oggi risulta favorito per un cambiamento. Citiamo qualche località alpina che con paradigmi diversi ha raggiunto il successo nel turismo? Cito la Val Maira, nella provincia di Cuneo. Le sue valli abbandonate con poche infrastrutture, oggi sono mete ricercate dei turisti. Cito anche le località svizzere “zero auto”. Il problema è come fare le cose, nel turismo, non un sì o un no netto, per evitare integralismi. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Alto Adige | 25 Agosto 2016

La proposta dell’albergatrice di Corvara Renata Pizzinini: «Sabato e domenica sono i giorni di arrivo e partenza dei clienti»

«Fasce orarie ok, ma non nel weekend» di Federico Sanzovo wBOLZANO «Sono d’accordo sull’idea della chiusura dei passi a fasce orarie, ma non nel fine settimana». A lanciare questa idea è Renata Pizzinini, che dal 1962 al 2013 ha gestito lo storico Art Hotel Romantik di Colfosco, oggi in mano al figlio Carlo, e che per anni ha fatto parte dell’associazione turistica di Corvara. L’albergatrice ha deciso di partecipare alla nostra iniziativa, inviando in redazione una lettera contenente il tagliando: «Mi piace l’idea dell’assessore Mussner di mettere degli autobus ogni quindici minuti - spiega - perché già oggi i turisti li riempiono per spostarsi una volta giunti qui. Allo stesso tempo, però, dobbiamo consentire alle persone di arrivare fino alle strutture e di poter ripartire». Insomma, quella che propone Renata Pizzinini è una soluzione che comprende l’idea della chiusura dei passi a fasce orarie durante la settimana e che però vuole sfruttare il vantaggio del trasporto pubblico: «È molto importante che il sabato e la domenica i turisti possano utilizzare le strade dei passi, perché una famiglia che arriva da Amburgo, dopo un viaggio di mille chilometri, non ha voglia di aspettare l’apertura del passo, va da un’altra parte». Inoltre, l’albergatrice pone l’accento su altri due aspetti che devono essere tenuti in considerazione: la creazione di parcheggi dedicati e la voce degli abitanti dei paesi interessati. «Se i turisti devono lasciare l’auto e aspettare il bus - sottolinea - diventa necessario predisporre ampi parcheggi, con alcune zone nelle quali ripararsi dal sole o dalla pioggia e con un bar e dei bagni per anziani e bambini. Inoltre dobbiamo ricordarci che qui c’è una valle viva, come sugli altri passi, quindi è necessario ascoltare le voci degli abitanti, perché siamo noi ad essere direttamente interessati da questi provvedimenti: l’ultima parola ci spetta di diritto». Renata Pizzinini è convinta però che qualcosa si debba fare per preservare l’ambiente: «Da quando sono in pensione vado a camminare tutti i giorni per le nostre 51

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montagne e devo dire che è proprio vero: le Dolomiti sono molto belle, vanno viste. E lo dice una che ha visitato mezzo mondo: sono stata in più di novanta Paesi». Il turismo, d’altronde, è la grande ricchezza della regione: «In un periodo come questo, nel quale le fabbriche chiudono, gli alberghi registrano il tutto esaurito. Anche quest’anno sta andando benissimo. Se penso a quando ero piccola io, siamo in un altro mondo». Sì, perché Renata Pizzinini ha sempre avuto un occhio attento per il turismo, fin da bambina. Suo nonno Josef Kostner, infatti, acquistò nel 1912 la locanda “Alla Cappella”, un antico maso del XV secolo dal quale partì la fortunata stirpe di albergatori che ancora oggi lavora in paese: «Io mi ricordo ancora di quando mio nonno andava a prendere i primi turisti con la slitta. All’epoca c’erano i privati che mettevano a disposizione una stanza per ogni abitazione, non esistevano gli alberghi. Da noi gli ospiti dovevano pagare in più per poter fare il bagno. Questo era il turismo, niente di più. Eravamo una terra poverissima e Colfosco probabilmente era il paesino più povero di tutti. Ricordo di quando trovai una biro per terra: era scarica, ma per me era come aver trovato un diamante, mi sentivo ricca. Se oggi la nostra terra è così florida, lo si deve soprattutto al turismo». E ai grandi sciatori, che hanno fatto una pubblicità eccezionale alla regione: «Quando gli atleti altoatesini hanno vinto le prime medaglie, noi abbiamo iniziato a dover ospitare moltissime persone tutte in una volta: arrivavano i giornalisti, ma anche tanti tifosi e la televisione. Penso soprattutto al nostro Carletto (Senoner, ndr) di Selva Gardena e di quando vinse l’oro». Era il 1966, lo sciatore gardenese si laureava campione del mondo nello slalom speciale e il turismo iniziava il suo processo di crescita, lo stesso Senoner avrebbe conosciuto un grande successo proprio come albergatore nella sua Selva Gardena: «Oggi si vedono tanti paesini ricchi, gli alberghi pieni. Tutto questo ce lo siamo conquistato sudando più di sette camice. Bisogna ringraziare i pionieri del turismo per quello che abbiamo oggi. Io sono stata testimone di tutto il processo di cambiamento: dalla povertà a oggi. Per costruire quello che abbiamo, noi abitanti della val Badia abbiamo girato il mondo per capire quali fossero le iniziative vincenti per portare turisti nella nostra regione». E oggi le proposte per i turisti sono molte: «Negli ultimi anni mi sono resa conto di quante iniziative ci sono, gli show per i bambini per esempio o la Maratona delle Dolomiti». I turisti, insomma, sono una risorsa indispensabile per tutti, ma è importante trovare una soluzione della quale tutti siano soddisfatti, dagli albergatori agli abitanti: «L’ultima parola spetta necessariamente a noi - ripete Renata Pizzinini - agli abitanti della val Badia e della val Gardena, ma lo stesso deve essere concesso anche ai residenti della val di Fassa e a tutti coloro che sono interessati da queste decisioni». L’importante è che a scegliere non sia chi queste valli non le conosce a fondo e, soprattutto, che le cose non si facciano in fretta: «Prima della decisione c’è ancora molto da discutere». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Trentino | 25 Agosto 2016

Dolomiti, uomini e storie. La montagna di Badaloni MOENA Le Dolomiti viste attraverso i documentari di Piero Badaloni e il film di Stefano Lodovichi (insieme nella foto), hanno attirato oltre duecento persone nell’aula magna del polo scolastico di Moena. L’incontro, moderato dalla giornalista Elisa Salvi, nell’ambito della nuova rassegna “Racconti dalle Dolomiti”, ideata dall’Apt di Fassa per puntare i riflettori su diversi aspetti delle montagne Patrimonio Unesco grazie agli interventi di esperti, opinion leader e protagonisti dell’attualità, ha visto il giornalista Badaloni presentare l’ultimo documentario del ciclo (di sei) “Dolomiti, montagne, uomini e storie” realizzato per la Fondazione 52

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Unesco e annunciare pure l’uscita in autunno di uno inedito dedicato all’economia di montagna. Ma soprattutto Badaloni ha risposto a diverse domande su linguaggio documentaristico, scoperte ed esperienze vissute nel corso di sei mesi di viaggio. «L’uomo (tra le oltre novanta persone intervistate in tour durato due mesi) che mi ha più colpito per la sua tenacia è Cesare Maestri. Invece tra gli “abitanti dell’arcipelago” l’ottantenne rimasto l’unico abitante di un paesino che faceva andare la moglie a trovarlo solo un paio di volte la settimana» ha raccontato il giornalista. A sorprenderlo positivamente, poi, i tanti giovani che hanno scelto di vivere di allevamento e agricoltura, andando contro corrente ed evitando un grave rischio per la montagna: lo spopolamento. Interessante anche l’intervento del giovane regista Lodovichi, al primo incontro pubblico in Fassa dopo l’uscita del film “In fondo al bosco”, che nel 2015 lo ha visto trascorrere oltre un mese sui diversi set di Fassa, tra Tamion, Pera e Alba di Canazei. «Della Val di Fassa - ha spiegato il regista - mi ha affascinato l’aspetto drammatico delle cime che bene si adattavano alla sceneggiatura, così come le case e i fienili antichi di Tamion. Il paesaggio ha avuto un ruolo chiave nel sostenere in modo ideale la narrazione.». Il film noir, dove le leggende dei krampus si intrecciano a richiami di fatti di cronaca nazionale, è stata la prima produzione di Sky Italia con One More Pictures, in collaborazione con Trentino Film Commission e la locale Apt.

Alto Adige | 26 Agosto 2016 Trentino | 27 Agosto 2016

Albergatori e commercianti di Corvara: «In questo modo sparirebbe chi scambia le strade per un circuito»

«Più controlli sui decibel delle moto» di Federico Sanzovo BOLZANO La discussione sul traffico che caratterizza le strade dei passi dolomitici è, ovviamente, molto accesa nei paesi che da queste strade sono attraversati. L’Unione commercio servizi turismo dell’Alto Adige affronta questo tema da diversi anni proprio nei luoghi che hanno conosciuto un rapido aumento del traffico. Un esempio è dato da albergatori e commercianti di Corvara, paese dove già da molti anni si discute della questione. L’Unione, in una nota, affronta il problema. Gli abitanti del paese dell’Alta Badia, infatti, sono consapevoli del fatto che la continua crescita del traffico non può che rappresentare uno svantaggio per il centro abitato: «Sappiamo che la cittadinanza si lamenta per la situazione che si crea ogni anno sulle nostre strade - spiega Heinz Neuhauser, referente dell’Unione sulla questione del traffico - ma allo stesso tempo conosciamo l’importanza del turismo». Gli esercenti si trovano proprio in mezzo a queste due posizioni: «Un commerciante, naturalmente, deve prendere in considerazione entrambe - prosegue Neuhauser - perché i nostri clienti sono sia i turisti che gli abitanti del luogo». Un fatto è, però, chiaro: bisogna necessariamente intervenire affinché i passi tornino ad essere contemporaneamente un’attrazione per i turisti e un luogo dove poter vivere in pace per i residenti: «Per questo motivo abbiamo deciso di proporre alcune soluzioni che potrebbero essere messe in pratica immediatamente: garantire dei rigidi controlli dei limiti di velocità e limitare l’inquinamento acustico attraverso la misurazione dei decibel prodotti dai veicoli che passano per quelle strade». I limiti di velocità sono già in vigore sui passi Gardena e Campolongo, ma l’Unione sottolinea la mancanza di sorveglianza: «Il 53

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problema è che i controlli da parte delle forze dell’ordine sono solo sporadici - sottolinea Andreas Kostner, fiduciario comunale dell’Unione - un primo passo nella giusta direzione sarebbe quindi un controllo effettivo e costante, anche per mezzo di postazioni radar fisse, con l’obiettivo di ridurre drasticamente le velocità di percorrenza». Una soluzione, questa, pensata per scoraggiare quanti scambiano le strade dei passi per un circuito dove sfidare la velocità. Per quanto riguarda i decibel, invece, l’Unione ne propone la misurazione all’ingresso di Corvara e Colfosco: «Il rumore, soprattutto quello delle moto, disturba tanto i residenti quanto i turisti - spiega Neuhauser - quindi è necessario intervenire in questo senso». Per quanto riguarda, invece, interventi come la chiusura a fasce orarie, il potenziamento del trasporto pubblico e il pedaggio, l’Unione è più cauta: «Queste soluzioni devono essere vagliate con cura - precisa Neuhauser - per esempio, è necessario avere uno studio approfondito legato al pedaggio: quali sarebbero i reali effetti sul traffico? Quanto dovrebbe costare il transito per essere giusto?». In caso di blocco totale del traffico, poi, la presenza di sufficienti parcheggi agli accessi dell’abitato diventerebbe indispensabile, così come pure i collegamenti con il centro storico, da attuarsi per esempio con autobus elettrici, e un’efficiente segnaletica. Aspetti questi necessari per mantenere e incentivare la qualità del soggiorno turistico. «Trattandosi di un tema così complesso - conclude Neuhauser - è normale che la discussione si sia protratta fino a oggi. E ci sono ancora molti aspetti sui quali tutti ci dovremo confrontare». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Alto Adige | 27 Agosto 2016 Trentino | 25 Agosto 2016

Farina: «Pedaggio e fasce a livello sperimentale» LE STRADE DELLE DOLOMITI» LA NOSTRA CAMPAGNA

di Maddalena Di Tolla BOLZANO «È vero: il tema di una limitazione del traffico nella zona dolomitica è ormai improcrastinabile. Va affrontato subito: ne va dell’ambiente e anche del futuro del turismo», esordisce così Manuel Farina, albergatore di Moena (Hotel Faloria), segretario dell’Unione autonomista ladina del Trentino. Esprime la sua posizione personale oppure quella del movimento autonomista ladino? Esprimo la posizione del partito. Ci siamo confrontati sul punto, anche sulla base di uno studio e di un’indagine con gli operatori economici. Secondo noi è evidente che occorra fare qualcosa per ridurre il traffico sui Passi Dolomitici. Lo evidenzia del resto anche l’esito delle vostre interviste. Diciamo però anche che è altrettanto chiaro e complesso trovare la soluzione giusta... ci sono diverse sensibilità ed esigenze, ambientali, turistiche, economiche. Parliamo della valle di Fassa: abbiamo 60.000 posti letto qui, non è come, per dire, in val Badia. Ci sono numeri da garantire. Dunque, cosa proponete? Noi pensiamo che sia tempo di attuare una sperimentazione, partendo dalla domanda “Che tipo di turismo vogliamo”? Era la questione posta anche dal professor Annibale Salsa nella sua intervista. Il pedaggio potrebbe essere utile a reperire i soldi per fare nuovi parcheggi, la manutenzione delle strade sui passi che è necessaria e per migliorare l’offerta dei servizi di mobilità. Si potrebbe pensare anche di offrire ai turisti che dormono in valle e che pagano la tassa di soggiorno degli sconti o dei passaggi gratuiti sui passi, per esempio. Molti pensano che il pedaggio non ridurrebbe i transiti in modo significativo. Che ne dice? Dico che è probabile 54

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che sia così. La chiusura per fasce orarie potrebbe infatti rientrare nella sperimentazione, una volta messi in atto i servizi con i soldi dei pedaggi. Però vede, la vera sfida secondo noi è creare un Parco delle Dolomiti Unesco. Allora sì che il pedaggio e le regole sui transiti avrebbero maggior senso. Dobbiamo dare spazio ad altri turisti, ad esempio al turismo dei ciclisti che mostra potenzialità molto interessanti. Cito anche l’esempio del limite di velocità dei 60 km orari introdotto di recente: quella era una proposta del nostro consigliere regionale Beppe Detomas. Parliamo di perdite economiche per gli operatori: avete fatto una stima di quanti soldi si potrebbero perdere limitando i transiti delle vetture private? Forse potremmo non avere alcuna perdita ma anzi vedere un cambiamento nei fruitori dei passi. Quando si potrebbe partire con la sperimentazione? Anche nell’estate del 2017. Voglio però ribadire che è complesso trovare la soluzione adeguata. Devo anche dire che vediamo con preoccupazione che gli amministratori della valle di Fassa sembrano andare in direzione contraria. Ritorna l’intenzione di riaprire i centri dei passi al traffico privato, ad esempio a Vigo di Fassa o anche a Moena. Tanto è vero che il sindaco di Canazei si è dichiarato nettamente contrario alla chiusura dei passi. Per parte nostra sappiamo che con queste proposte rischiamo anche di perdere una parte del consenso. Il problema è il limite della politica di fronte ai cambiamenti. Quale strumento serve per attuare la sperimentazione? Esiste già il Tavolo interprovinciale tra Trento e Bolzano.

L’Adige | 27 Agosto 2016

Un nuovo balcone davanti alle Pale Il primo punto panoramico - Dolomiti Unesco in Trentino

PRIMIERO - Dopo la Torre T3 a Sagron Mis, portale di accesso al sistema 3 delle Dolomiti Unesco e unica nel suo genere, con suoi 32 metri di altezza, il cui balcone privilegiato per osservare il gruppo del Cimonega con visori diurni e notturni ad infrarossi si raggiunge salendo le scale, prendendo l'ascensore oppure scalando la parete di arrampicata, da quest'estate c'è un nuovo punto di osservazione privilegiato sull'Alpe Tognola: il balcone panoramico Dolomiti Unesco, primo in Trentino, realizzato dal Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino con il finanziamento del Fondo provinciale per lo sviluppo sostenibile in base al progetto della Fondazione Dolomiti Unesco. L'intervento ha previsto anche una sistemazione del luogo, consolidando i ruderi dell'arrivo dell'ex slittovia Panzer del 1936. Rispetto alla torre, la versatilità è minore: non si prevedono allestimenti di mostre o celebrazioni di matrimoni a mezzanotte, ma lo scopo è diverso. Ben si presta, infatti, ad attività didattiche, essendo attrezzato con un adeguato percorso interpretativo facilmente accessibile. Il punto di forza che non avrà rivali, è il panorama che si può gustare dalla zona su cui sorge il balcone, terrazza naturale dove un tempo sorgeva il primo rifugio Tognola: davvero mozzafiato, con la vista che 55

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spazia dalla catena porfirica del Lagorai alle Vette Feltrine passando per l'imponente gruppo delle Pale di San Martino. Dal nuovo balcone Dolomiti Unesco si possono scoprire tutte le varietà di forme e colori delle rocce grazie a dei pannelli che raccontano la storia geologica e geomorfologica delle montagne. Ma sono le Pale di San Martino ad incantare, costituite per la maggior parte dalla Dolomia dello Sciliar, risultato dell'insediarsi di vere e proprie scogliere coralline, per poi spaziare ad est, dove svettano il Piz di Sagron e il Sas de Mura, testimonianze di aree in cui la deposizione di fanghi calcarei e di organismi marini continuarono ancora a lungo nel mare della Tedide, andando a formare altri grandi e importanti complessi dolomitici formati dalla Dolomia Principale. Alla base del Cimon della Pala si pone davanti la formazione ben stratificata e con evidenti pieghe che dal centro di San Martino di Castrozza non si nota: è la Formazione a Bellerophon, costituita da gessi alternati a dolomie, calcari e marne, risultato di un ambiente di bassa laguna, quasi una salina, in un clima caldo; le forti compressioni causate dalla collisione tra la placca africana e quella europea piegarono i sottili e teneri strati. Più in alto si osservano i fitti strati rossastri, grigio-violetti della potente e caratteristica Formazione di Werfen; anch'essa è il risultato di un continuo alternarsi di trasgressioni e regressioni della linea di costa in quel mare tropicale dove argille rossastre e sabbie calcaree si depositarono, finché sopra di essa si nota la bianca Dolomia del Serla derivante da sedimentazione in zone più tranquille dove potevano insediarsi organismi viventi. L'osservatorio sarà inaugurato il prossimo mercoledì 31 agosto, alla presenza dell'assessore provinciale all'ambiente Mauro Gilmozzi e del presidente dell'ente Parco Giacobbe Zortea. È raggiungibile con un facile percorso dall'alto della stazione di arrivo della cabinovia Tognola in circa quindici minuti, oppure dal basso lungo il sentiero del Panzer recentemente restaurato in circa un'ora e mezza partendo da San Martino di Castrozza.

Alto Adige | 28 Agosto 2016 Trentino | 28 Agosto 2016

Tanti i ciclisti saliti alla Cima Coppi attirati dall’assenza di traffico: «Pericoloso con auto e moto, è un esempio da seguire»

Stelvio, 11 mila sì alla chiusura dei passi di Federico Sanzovo wPRATO ALLO STELVIO «Dobbiamo fare qualcosa per le nostre strade, ma è molto importante che si trovi una soluzione con la collaborazione di tutti gli interessati». Il direttore del Parco dello Stelvio, Hanspeter Gunsch spiega così la sua posizione circa la situazione del traffico sulla strada che porta alla Cima Coppi, normalmente monopolizzata da auto e moto, ma per un giorno invasa dalle biciclette. Anche quest’anno, infatti, la Giornata in bicicletta ha richiamato sulla mitica cima moltissimi ciclisti: «Ad essere precisi - commenta soddisfatto Gunsch - sono stati 11.401 le persone che hanno deciso 56

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di partecipare alla nostra manifestazione». Tanti gli appassionati che hanno deciso di affrontare i 48 tornanti che portano fino ai 2758 metri della Cima Coppi. Giunta alla sua sedicesima edizione, la Giornata in bicicletta ha attirato appassionati provenienti da ogni parte del mondo: «Vengono da tantissimi Paesi racconta Mirko Baldi, proprietario del negozio di biciclette e ricambi di Prato allo Stelvio - dall’Australia, dagli Stati Uniti, soprattutto dal Colorado, e ovviamente da mezza Europa». La voce, però, si sta spargendo e i turisti iniziano ad arrivare anche da luoghi impensabili: «Quest’anno, per la prima volta, si è presentato in negozio un signore proveniente da Dubai, ma anche un altro che vive alle Hawaii». Insomma, una manifestazione in grado di attrarre moltissimi turisti, ma naturalmente lo stesso parco funge da calamita per chi vuole trascorrere un po’ di tempo in mezzo alla natura: «Qui in estate è un disastro - prosegue Baldi - soprattutto durante il fine settimana quando la strada si riempie di moto e auto». Aspetto questo che allontana i ciclisti: «Senza traffico questa strada è uno spettacolo - commenta Alessandro Magnani, di Modena - giornate come questa sono sicuramente un incentivo. Con il traffico, invece, diventa davvero pericolosa». Gli fa eco Paolo Felicetti, anche lui modenese: «La discesa già di suo non è proprio priva di rischi, affrontarla con le auto, le moto o i pullman che salgono in senso opposto sarebbe molto rischioso». Stesso concetto ribadito anche da Dino Cazzaniga, proveniente dalla provincia di Lecco, ma in vacanza in Val Pusteria: «Ho affrontato anche altre strade non chiuse, però è innegabile che l’iniziativa di oggi invogli a partecipare». «Strade come questa dello Stelvio dovrebbero essere chiuse al traffico - afferma Fabio Soci, anche lui giunto dall’Emilia per la Giornata in Bicicletta - si potrebbero istituire delle ztl, delle navette per gli invalidi e poi si potrebbe incentivare l’uso delle biciclette elettriche che permettono a moltissimi di affrontare queste salite». Più cauti, invece Marco Brambilla, Emilio Del Corno, Claudio Wolf e Michele Brivio, componenti di un gruppo di ciclisti lombardi: «Una soluzione al traffico, anche prodotto da giornate come questa che portano sui passi tantissime persone, può essere data dal trasporto pubblico commentano - perché se questo è efficiente e non troppo caro, invoglia sicuramente le persone ad usarlo». Trasporto pubblico che potrebbe fungere da incentivo proprio per il cicloturismo, più sostenibile dal punto di vista ambientale sia per quanto riguarda le emissioni inquinanti che per il rumore: «L’ideale sarebbe poter trasportare senza problemi la bicicletta su ogni mezzo pubblico - aggiungono - magari senza dover pagare un sovrapprezzo: ci sono casi nei quali una bici paga lo stesso biglietto del proprietario». Convince meno, invece, l’ipotesi delle fasce orarie: «Sarebbe difficile da gestire - sottolinea ancora Alessandro Magnani - mentre si potrebbe pensare di alternare il passaggio sulle strade dei passi dolomitici, magari dedicando alcuni giorni della settimana alle bici». Più difficile, invece, pensare a una serie di appuntamenti spalmati su più mesi della “Giornata in bicicletta” al Passo dello Stelvio: «La nostra manifestazione, così come è pensata, deve essere organizzata tra fine agosto e inizio settembre - spiega il direttore Gunsch perché le persone che decidono di affrontare la salita del Passo dello Stelvio sono tutte molto ben preparate dal punto di vista fisico: arrivare alla Cima Coppi significa affrontare 1800 metri di dislivello. Per questo è molto difficile pensare di organizzare più appuntamenti come questo durante il resto dell’estate». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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Alto Adige | 29 Agosto 2016 Trentino | 29 Agosto 2016

«Bus panoramici e gratuiti Così fermiamo le auto» LE STRADE DELLE DOLOMITI» LA NOSTRA CAMPAGNA

di Alan Conti BOLZANO Transdolomites è un'associazione trentina di Pozza di Fassa che di turismo sostenibile nelle vallate delle Dolomiti si occupa quotidianamente. Per vocazione e difesa del territorio. Logico che il suo sguardo sia corso spesso anche più in alto: sui Passi. Il presidente Massimo Girardi, dunque, presenta quello che è un vero e proprio vademecum della mobilità stilato dalla stessa Transdolomites. Punti che nascono dall'analisi del traffico a fondo valle (dove, peraltro, risiede l'associazione) e che individuano nell'automobile il vero elemento negativo da contrastare o limitare. «Non ci vuole molto per comprendere che le Dolomiti da troppo tempo sono divenute un territorio fatto su misura per le auto e dove la maggior parte degli interventi sono effettuati in tale ottica»... si rammarica Girardi. «Manca dunque la giusta sensibilità nei riguardi delle necessità dei residenti e dei turisti che di certo non si aspettano il traffico che già trovano, gratis, nelle città dalle quale arrivano». Come contraltare della vettura, il bus. Sostenere il trasporto pubblico... la strada corretta per liberare i passi dalla morsa delle macchine. Ancora prima di pensare alle chiusure e ancora prima dei pedaggi. Per farcela proponiamo un carnet di soluzioni intrecciate tra loro: dalla carta di viaggio unica alla gratuità dei mezzi e delle linee passando per pullman che siano di nuova generazione. Panoramici e tecnologici. Tutte misure costose che richiedono coperture economiche forse più ampie dell’aumento della tassa di soggiorno ma che devono, in primo luogo, coinvolgere anche gli albergatori. I primi player economici del turismo. «I pernottamenti dovrebbero essere venduti assieme a un piano per la mobilità. Un pacchetto con card che dia accesso al trasporto pubblico. In hotel, poi, dovrebbe essere previsto uno specifico info point». Attenzione, inoltre, al cadenzamento delle corse dei bus. «L'assessore provinciale alla mobilità Florian Mussner proponeva un passaggio ogni 15 minuti. Può andare bene, ma va allargato il raggio delle destinazioni». In valle, intanto, attenzione alla ferrovia. «La realizzazione delle nuove tratte è irrinunciabile per collegarsi, poi, con il trasporto su gomma e coinvolgendo gli impianti di risalita». Fa molto discutere, intanto, la copertura dei costi di un trasporto pubblico rafforzato. «Dovrebbe essere gratuito e finanziato con una tassa di soggiorno alzata a 2 euro quotidiani – propone Transdolomites – con una tessera per il turista. Altre risorse si possono recuperare tagliando alcuni spot promozionali che sono utili solo per i vip coinvolti senza particolari ricadute sul territorio». Poi occorrerebbe puntare sulla semplificazione. «Siamo di fronte a una giungla di card e abbonamenti di ogni tipo. Ci vorrebbe un permesso valido per tutto l'Euregio: in Svizzera un documento di viaggio accomuna 300 società. La tecnologia lo consentirebbe, la politica meno. A chi interessa la divisione tra Südtirol Pass, Mitt, carte di Trenitalia e via discorrendo? Solo alle amministrazioni che sono gelose dei loro numeri. Così facendo avremmo anche meno concorrenzialità». Da non 58

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sottovalutare la qualità degli autobus messi a disposizione. «Sarebbe bello progettare dei mezzi panoramici con le superfici vetrate ampliate, magari anche sul tetto, dotandolo di monitor e tecnologie multilingui. In questo modo si può offrire un'esperienza di altro livello rispetto ed un’alternativa concreta alla macchina privata».

Alto Adige | 30 Agosto 2016 Trentino | 30 Agosto 2016

Allo studio dell’Unione una nuova norma che dimezza la potenza sonora. Dorfmann: «Più controlli sulla velocità»

Moto rumorose, interviene l’Europa di Francesca Gonzato wBOLZANO Troppo rumore sulle strade. Di montagna e non. Il tema dei decibel da traffico è all’ordine del giorno della Commissione europea. A Bruxelles stanno studiando un pacchetto di misure per contrastare la rumorosità. Insomma, la battaglia per avere meno traffico e meno rumore sui passi dolomitici potrebbe trovare un alleato nell’Unione europea. La notizia arriva dall’europarlamentare Herbert Dorfmann, che riferisce: «Da circa un anno la Commissione europea ha presentato un libro bianco, che elenca una serie di misure per ridurre il rumore. Il dossier affronta tutto il traffico, dalle auto ai treni». L’argomento verrà presto approfondito, anticipa Dorfmann. «Il libro bianco è la forma iniziale dell’attività legislativa da parte della Commissione europea. Mi aspetto che a breve venga presentata una legge». Per quanto riguarda le moto sui passi, Dorfmann sottolinea: «Il rumore è direttamente collegato alla velocità. È sotto gli occhi di tutti che troppo spesso le moto viaggiano a velocità eccessiva». E si torna dunque al tema dei controlli, oltre che di una eventuale regolamentazione della circolazione di moto e auto sui passi. L’Unione europea da diversi anni sta lavorando sul tema del rumore da traffico. Nel 2014 il Parlamento europeo ha approvato un nuovo regolamento relativo «al livello sonoro dei veicoli a motore e i dispositivi silenziatori di sostituzione», la cui entrata in vigore era prevista nel luglio di quest’anno e che prevede diverse fasi di applicazione. L’obiettivo è arrivare al rispetto di un limite di 68 decibel, cioè 6 decibel meno di quanto previsto dalla normativa attuale. A partire dal 2016, in base alla normativa, i veicoli di nuova omologazione non dovranno eccedere i 70 decibel di rumorosità. A scalare, si dovrà arrivare a 68 decibel entro il 2024. I Verdi, che si sono occupati spesso di rumore e moto, rumore e auto, in una delle tradizionali clausure estive a Montagna avevano segnalato che alcuni tipi di moto in accelerata sfondano regolarmente gli 80 decibel e che possono arrivare in certe condizioni a 126 decibel. Per quanto riguarda le auto, la vecchia normativa comunitaria prevedeva un livello sonoro ammissibile che da 77 decibel era stato portato a 74 decibel. Ma questo, spiegavano i tecnici, comportava una riduzione del 50 per cento della potenza sonora. Insomma, anche pochissimi decibel di differenza possono modificare drasticamente il panorama sonoro. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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Alto Adige | 31 Agosto 2016 Trentino | 31 Agosto 2016

Vertice fra Mussner Theiner e Gilmozzi. La politica vuole agire subito, restano le resistenze delle categorie economiche

Chiusura dei passi, arriva la soluzione BOLZANO Incontro a porte chiuse, nella mattinata di lunedì, fra i vertici provinciali trentini e altoatesini, riguardo allo spinoso problema dei passi dolomitici. Chiusura a ore o a giorni, potenziamento dei mezzi pubblici magari da mettere a disposizione a titolo gratuito, limitazioni all’inquinamento acustico e atmosferico, più impianti di risalita attivi anche in estate e meno mezzi a motore, eliminando Euro 0 1 e 2 e velocità eccessive, specie delle moto. All’incontro hanno partecipato l’assessore provinciale trentino alla mobilità Mauro Gilmozzi e gli assessori altoatesini Florian Mussner (Mobilità) e Richard Theiner (Ambiente). Si è trattato del primo vero e proprio incontro chiarificatore a livello ufficiale, stimolato dalla campagna di sensibilizzazione lanciata questa estate dai quotidiani Alto Adige e Trentino. Da quanto trapelato dagli ambienti istituzionali nella giornata di ieri, si sarebbero prospettate soluzioni varie e la quadra non sarebbe ancora stata trovata, ma pare sia emersa, fortissima, la necessità di agire. Non nel medio lungo periodo, ma a breve. Diciamolo pure: subito. Perché ormai tutti quanti si sono resi conto che, dopo un decennio di chiacchiere al vento, adesso è il momento di muoversi. Il problema sarà soprattutto quello di mettersi d’accordo con tutti gli interessati, categorie economiche in primis. L’incontro si è svolto nella mattinata di lunedì e l’unica presa di posizione ufficiale, piuttosto neutra ma comunque alquanto significativa, è giunta dal presidente della giunta provinciale altoatesina, Arno Kompatscher: «Stiamo lavorando. Vogliamo risolvere la questione e scovare la soluzione migliore. Dovremo però confrontarci prima coi territori e tener conto delle esigenze dei vari soggetti interessati». Mentre l’assessore provinciale trentino Gilmozzi nelle sue esternazioni ha più volte ricordato la necessità di venire incontro ai desideri dei turisti, specie stranieri, diminuendo anche sensibilmente il transito motorizzato e il traffico privato, l’omologo altoatesino Mussner preferirebbe un forte potenziamento dei mezzi pubblici sui passi dolomitici, al limite anche con corse gratuite, mentre l’assessore all’ambiente Theiner, è noto, preferirebbe una chiusura a ore dei passi stessi. Le posizioni sono state ribadite anche all’incontro interprovinciale di lunedì, dal quale sono però emersi soprattutto altri due dati di fatto. Incontrovertibili. Al momento attuale la politica sembra aver trovato il coraggio di agire, in questo senso gli altoatesini e in particolare Theiner pare siano i più decisi. Mentre il mondo dell’imprenditoria e le forze politiche locali, diciamo dolomitiche, valligiane, sarebbero più restie. Ma al vertice, come detto, si è ribadito che ormai si è quasi fuori tempo massimo. E non è più tempo di cincischiare. Il medio-lungo periodo interessa poco. Bisognerà agire a breve. Tanto che nei prossimi giorni è 60

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stato calendarizzato un secondo incontro, più approfondito. In base ai cui esiti verranno poi avviati i colloqui con le categorie interessate.(da.pa) ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Trentino | 31 Agosto 2016

Primiero, sarà inaugurato oggi il punto panoramico alla Tognola che offre un panorama mozzafiato

Un balcone per poter ammirare le Dolomiti PRIMIERO Sarà inaugurato oggi alle 12 il "Balcone panoramico delle Dolomiti" realizzato sull'alpe Tognola. All'inaugurazione sarà presente anche l'assessore provinciale all'ambiente Mauro Gilmozzi. «Questo intervento - sottolineano il presidente del Parco Paneveggio Pale di San Martino, Giacobbe Zortea e il direttore dell’ente, Vittorio Ducoli – rappresenta un nuovo e significativo tassello che ha come obiettivo principale quello di promuovere la conoscenza e la valorizzazione di un territorio Partimonio Unesco. Attraverso una serie di pannelli si configura anche come punto informativo e didattico del Bene naturale. Un intervento realizzato dal Parco, grazie ad un finanziamento del Fondo provinciale per lo sviluppo sostenibile, in base al progetto redatto dalla Fondazione Dolomiti Unesco». Il balcone panoramico è uno dei primi che sono stati realizzati ed è posto nei pressi dell'ex arrivo della slittovia Panzer in località Tognola, a 2036 metri, primo impianto di risalita esistente nell'area di San Martino di Castrozza, costruito nel lontano 1937. La struttura offre una visione d'insieme sul gruppo delle Pale ed è attrezzata con un adeguato percorso interpretativo, ad elevata accessibilità e idoneo allo svolgimento di attività didattiche. L'intervento ha previsto anche una sistemazione ambientale del luogo, intesa come consolidamento dei ruderi dell'arrivo dell'ex slittovia Panzer, murature in pietra di notevole pregio costruttivo. Il Balcone di Tognola è posto in un luogo strategico per il panorama mozzafiato offerto sul Gruppo delle Pale di San Martino. Inoltre la visuale si spinge anche sulla Marmolada, sulle Dolomiti Feltrine e alle spalle offre una visuale su parte del Gruppo del Catinaccio e del Lagorai. Il balcone panoramico non sarà pienamente utilizzabile nei mesi invernali, in quanto, non prevedendo alcun tipo di copertura, la neve potrà ricoprire la struttura compromettendone la leggibilità. È anche vero che la favorevole esposizione solare e la frequente attività eolica potrebbero rendere facilmente utilizzabile la struttura in modo completo ed essere visitata quindi dai freeride e dai ciaspolatori che già frequentano spesso questi luoghi. L'ufficio tecnico del Parco Paneveggio Pale di san Martino ha curato il rilievo e la progettazione del sito, su delega del Servizio sviluppo sostenibile e aree protette della Provincia di Trento che ha finanziato l'intervento. I lavori sono stati realizzati in economia dalle maestranze del Parco.

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