ARMI E BAGAGLI Abbiamo la responsabilità di non dimenticare mai i motivi che provocano conflitti, esodi, eccidi...
L’indifferenza nutre la guerra
Diritto alla pace
Wsa 2 Ildipercorso quest’anno
Parto dalla guerra, tutta la guerra, ovunque milioni di esseri umani in movimento. Le agenzie del- tabili, così come non lo sono fame, ingiustizie e disusia, come effetto e non solo causa di disgrazie. l’Onu dicono che i profughi saranno 250 milioni – cioè guaglianze. Quello che sta accadendo in Siria o in Credo si debba imparare a cambiare prospettiva, metà della popolazione dell’Unione Europea – entro il Iraq, con il massacro di donne, uomini e bambini, la a guardare gli eventi del pianeta dalla cima della mon- 2050. Dobbiamo immaginarli mentre lasciano città distruzione di luoghi e città, non è il normale dipanarsi tagna e non dal fondo valle. bombardate o campagne rese sterili, aride oppure ce- della violenta storia umana. Il massacro di 500 mila Delle 33 guerre in corso in questo momento, po- dute alle multinazionali. Se li state immaginando, ave- esseri umani solo perché yazidi – è accaduto due anni chissime hanno un profilo – come dire – classico. Tut- te una visione netta del futuro. La loro fuga – lo dico- fa – c’è stato semplicemente perché lo abbiamo perte si combattono fuori dagli schemi. Gli eserciti sono no sempre le statistiche – sarà determinata solo in messo, perché non ci siamo ribellati alla catena di avquasi sempre irregolari. Le armi che si parte dalle guerre. Mancanza di cibo, di venimenti che ha portato a quell’eccidio. L’Isis, il granusano sono sì sofisticate, ma usate in diritti, di libertà faranno il resto. de nemico del momento, di questo momento, ha ocLa guerra nasce modo primitivo. A scontrarsi sono quasi tendenzialmente laddove Così i civili in fuga aumenteranno, cupato lentamente l’Iraq che avevamo occupato, poi la sempre bande che vogliono conquistare ogni anno, per decine di ragioni. Nel Siria che abbiamo abbandonato a se stessa. Lo ha l’equilibrio nella potere e ricchezza, quasi mai stati che 2015 erano 60 milioni. Ne sono arrivati fatto arrivando a monopolizzare l’attenzione di tutto e si fronteggiano per il controllo di un ter- distribuzione di risorse 1 milione e 100 mila in Europa, quasi di tutti. Così non ricordiamo che la guerra è anche in ritorio. Insomma, lo schema del gioco è e ricchezze viene meno. 200 mila in Italia. Un individuo ogni Mali, Centrafrica, Nigeria. Rispondete a una domanda: cambiato, i giocatori sono cambiati. Le Nel mondo 126 milioni 122, nel mondo, oggi è profugo. Vuol sono tornate a casa le ragazze rapite da Boko Haram vittime no, quelle sono sempre le stesdi persone detengono dire che, statisticamente, tutti ne do- due estati fa? Ne sapete qualcosa? se, ma è un’altra storia. Soprattutto, però, continuiamo a non ricordare le il 56 per cento del reddito vremmo conoscere almeno uno. In EuSe questo è vero, parlare di guerra ropa arrivano soprattutto da cinque ragioni che hanno portato a queste guerre. Dimentilimitandosi a quello che militarmente accade o ai dise- paesi, tutti colpiti da conflitti: la Siria, l’Iraq, l’Afghani- chiamo che i diritti umani sono calpestati, che 800 gni della geopolitica non basta più, così come non ba- stan, la Somalia e il Sudan. Negli ultimi anni ci sono milioni di persone rischiano la morte per fame, che sta analizzarne le conseguenze, i danni. Meglio lavora- stati flussi importanti anche da Mali e 200 milioni non hanno alcun accesso re sulle cause e ragionare su quelle. Repubblica Democratica del Congo. all’istruzione, che 2 miliardi di vite sono Dimentichiamo che La guerra nasce tendenzialmente laddove l’equiliMolti luoghi, numeri allarmanti: sotin pericolo perché non hanno acqua. i diritti umani sono brio nella distribuzione delle risorse e delle ricchezze tolineano che ingiustizie, eccessivo Nulla è separato, questo ci risulta calpestati: 800 milioni evidente viene meno. Ad esempio: sul pianeta siamo 7 miliardi consumo delle risorse, cattiva gestione se guardiamo il mondo dalla di persone rischiano e 200 milioni, più o meno. Tanti, siamo in tanti, eppure della terra, diritti umani calpestati creacima della montagna. Tutto è collegato, la morte per fame, appena 126 milioni di individui – cioè solo l’uno e set- no sempre più disperazione. Di fatto connesso, interdipendente. Una “non tantacinque per cento – si mette in tasca il 56 per ogni 4 secondi una persona nel mondo 200 milioni non accedono scelta” qui, porta a una guerra là. È cento del reddito mondiale. Un po’ squilibrato. Uno diventa rifugiato o sfollato. Quasi la all’istruzione e 2 miliardi sempre stato così. La differenza è che squilibrio che si ripete poi in ogni singolo paese, se è metà sono minori. Attorno a questo, oggi abbiamo gli strumenti per saperlo. sono senz’acqua vero che in Italia 5 mila famiglie controllano l’80 per prosperano le guerre, si alimentano. Abbiamo l’informazione che ci gira tra cento del patrimonio totale. Tutto questo accade davanti ai nostri occhi. Capire co- le mani alla velocità del pensiero. L’altra differenza è Il divario fra poveri e ricchi del pianeta cresce e sa stia accadendo, significa avere gli strumenti per che ora abbiamo gli strumenti per dire cosa è bene e crea fratture sempre più insanabili. Anche perché il conoscere le ragioni del fenomeno e comprendere i cosa è male. La Dichiarazione universale dei diritti delpovero moderno – a differenza di un tempo – sa be- motivi degli individui: in 40 paesi africani su 53, la la persona ha tracciato questo confine, lo ha reso nissimo di essere povero e conosce a grandi linee la speranza di vita è inferiore ai 40 anni. In Italia è supe- chiaro, visibile, vicino. È una specie di libretto di istrusituazione dei luoghi più ricchi. Così, tenta la fuga, la riore agli 84. zioni: seguirle significa evitare guai. inevitabile fuga. O se volete, cerca di conquistare spaLa guerra vive di tutto questo, si nutre nel nostro Raffaele Crocco giornalista Rai e direttore dell’Atlante zio vitale, quello che la povertà gli nega. non capire o nella nostra indifferenza rispetto ai prodelle guerre e dei conflitti del mondo Il risultato è che dobbiamo allenarci a immaginare blemi. Le guerre – questo è il punto – non sono inevi-
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