presenta
obiettivodue
SECONDO OBIETTIVO DEL MILLENNIO Garantire l’istruzione primaria a tutti i bambini e le bambine
La buona scuola cresce
왘 Un obiettivo dedicato
2acceleratore alla scuola Istruzione, di sviluppo
왘
La scuola è una questione di tutti, toc- zioni. Le prove che l’istituto nazionale di ca di combattere la distanza, in altri paesi ca la vita dei bambini e dei giovani, valutazione (Invalsi) periodicamente som- sempre più crescente, tra gli ultimi e i primi. ma anche quella dei genitori, dei non- ministra fanno emergere l’immagine di un Siamo sollecitati a ricercare l’eccellenza, ni, delle comunità. La scuola riguarda il paese frammentato, la cui geografia è acci- ma non vogliamo che questo accada a spese paese, è lo specchio del suo stato di salute, è dentata, con punte di eccellenza e abissi. Se dell’equità. I risultati delle indagini valutative ci foril luogo delle sue speranze di crescita e di poi mettiamo in correlazione i dati che si rifuturo. Ogni mattina, circa dieci milioni di feriscono allo stato dell’edilizia scolastica e niscono l’immagine di un paese internai dati degli apprendimenti sco- mente troppo differenziato, ma per la scuola studenti e insegnanti entrano nelle aule scolastiche. Che Ogni mattina circa 10 priamo che chi è sfortunato, lo veneta le recenti rilevazioni nazionali Invalè due volte: perché corre il ri- si confermano i positivi risultati già consescuola trovano gli studenti? milioni di studenti schio che gli crollino addosso i guiti. In un quadro complessivamente buoChi sono gli insegnanti che no, la scuola veneta presenta non poche sifanno lezione? Quanto sono e insegnanti entrano nelle calcinacci e anche il futuro. Pensare che i risultati non tuazioni di eccellenza, come nel caso delpreparati e motivati, quanto vo- aule scolastiche. Ma non si può parlare di “scuola” brillanti degli alunni dipendano l’istruzione tecnica. La forbice tra risultati lentieri stanno lì? La prima cosa da dire è che al singolare. Il nostro dalla incapacità dei docenti, sa- elevati e risultati scarsi è molto contenuta, a non si può parlare di “scuola” paese è estremamente rebbe un giudizio sommario e testimonianza di come il sistema veneto sia ingeneroso. I bravi insegnanti, sostanzialmente equo. Nessuna realtà italiaal singolare, ma al plurale. Il differenziato però, fanno la differenza, e na è un’isola felice, ma non c’è dubbio che nostro paese è estremamente differenziato. Su circa 42 mila edifici scola- questo lo possiamo constatare sia dove la siamo in presenza di una scuola veneta che stici, oltre la metà non ha prodotto il certifi- scuola sta bene, sia dove è in sofferenza. funziona, al punto che spesso viene additata ad esempio. I fattori della riucato di agibilità, il 33,70 per cento si trova Ma quando un docente si trova scita sono tanti, dal saper utilizin aree a rischio sismico, il 10,67 per cento a fare scuola in un ambiente La buona scuola in aeree ad alto rischio idrogeologico. Le di- difficile e degradato, nel quale non può accontentarsi zare bene le scarse risorse messe a disposizione alla capacità sgrazie non sono egualmente distribuite, nel la scuola non è percepita come centro nord le cose sono molto diverse dal socialmente rilevante, in aule specchiandosi sui propri delle scuole di fare rete tra loro risultati eccellenti. per sviluppare al meglio la loro sud o dalle isole. Ci sono tante diverse scuo- fatiscenti e prive di mezzi, tutto La buona scuola cresce potenzialità, allo spirito imle: quelle di serie A, che ben figurano nelle si fa più difficile. È una grande prenditoriale che favorisce l’incompetizioni europee, e quelle che non pos- ricchezza della nostra scuola la se sa mettersi in presenza diffusa di insegnanti e discussione, confrontarsi, novazione, al valore attribuito sono nemmeno iscriversi alle serie inferiori. La nostra scuola non è sofferente solo di dirigenti scolastici che lavo- apprendere a migliorare alla formazione e alla ricerca. La buona scuola non può però per le carenze degli edifici e l’inadeguatez- rano con passione civica anche za delle aule. C’è un’altra scuola di cui nelle situazioni più difficili o disperate. accontentarsi specchiandosi narcisisticaprendersi cura. L’Italia ha il più alto tasso di Sono loro che si prendono cura anche di mente sui propri eccellenti risultati. La buodispersione scolastica tra i paesi europei, la chi non ce la fa e cercano di infondere fidu- na scuola cresce se sa mettersi in discussiopiù alta percentuale di popolazione tra i 18 e cia ai tanti studenti che sono in credito con ne, confrontarsi, apprendere a migliorare. Forse aver saputo fare questo è il vero se24 anni con solo la licenza media. Nelle va- la vita. Nonostante i risultati eterogenei delle greto dei buoni risultati conseguiti ed è anlutazioni internazionali i risultati conseguiti dalla media dei nostri alunni sono deludenti. valutazioni internazionali, c’è però un dato che la migliore garanzia per il futuro. Anche in questo caso, però, se si analizzano di cui andare fieri, e che induce alla speran왘 Italo Fiorin i dati, ci si accorge che la “media” nazionale za. La nostra scuola è quella che più delle professore di didattica e pedagogia speciale nasconde una grandissima varietà di situa- altre si prende cura di chi non ce la fa, e ceruniversità Lumsa (Roma)
왘 Percorsi elementari
5la scuola e medie Scoprire che è un privilegio
왘 Percorsi superiori
6perUndici cortometraggi parlare di scuola
II
왘 WorldSocialAgenda
왘 gli obiettivi A destra, loghi elaborati da Matteo Dittadi per la World Social Agenda.
LA DIFESA DEL POPOLO 25 MAGGIO 2014
OBIETTIVI DI SVILUPPO DEL MILLENNIO Stipulati dall’Onu nel 2000: un inedito patto di collaborazione
Patto globale per migliorare il mondo 왘
Quartier generale dell’Onu a New York, 6 settembre 2000. Si apre il vertice del millennio, una riunione dei governanti del mondo chiamati a delineare il ruolo dell’organizzazione nel 21° secolo. Libertà, uguaglianza, solidarietà, tolleranza, rispetto per l’ambiente e responsabilità partecipata furono identificati come la comune piattaforma di dialogo dei 191 stati membri dell’Onu, che si impegnarono per raggiungere una serie di standard di benessere in tutto il mondo entro l’anno 2015. Con l’aspirazione finale di costruire un mondo migliore, vennero fissati gli 8 Obiettivi di sviluppo del millennio, per la cui soddisfazione ci si sarebbe impegnati a livello globale attivando un inedito patto di collaborazione tra il Nord e il Sud del mondo. È in particolar modo ai paesi più ricchi che si chiede di adottare politiche volte a favorire le condizioni di sviluppo degli stati poveri, ad esempio attraverso la riduzione del debito, la cooperazione allo sviluppo e la diffusione dei prodotti farmaceutici (8° obiettivo). Se lo sviluppo è l’obiettivo finale dell’intero programma, occorre però che questo sia sostenibile, ossia che tenga conto della salvaguardia delle condizioni di vita delle future generazioni, non spogliandole anzitempo. L’ambiente è dunque l’oggetto del 7° obiettivo per le sue innegabili connessioni con la vita e la salute dell’uomo. L’impegno globale riguarda anche la salute, ritenuto un diritto
inalienabile di ciascun essere umano. Arrestare e invertire la diffusione delle malattie infettive gravi, quali l’Aids e la malaria (6° obiettivo), migliorare le condizioni di salute delle gestanti riducendo la mortalità materna (5° obiettivo) e infantile nei primi anni di vita (4° obiettivo) sono le principali azioni che ci si propone per innescare il cambiamento in diverse aree del mondo, dove il mancato accesso delle persone a sistemi di salvaguardia della salute costituisce un elemento invalidante ai fini della conduzione di una vita attiva. Sono le donne a essere state individuate quale motore e moltiplicatore dello sviluppo all’interno delle famiglie e delle comunità di appartenenza. L’emancipazione della donna passa allora per la garanzia di un pari diritto all’istruzione per maschi e femmine, per un’eguale partecipazione al mondo del lavoro e alla gestione della “cosa pub-
blica” nei parlamenti nazionali (3° obiettivo). Lo strumento per assicurare lo sviluppo del pianeta è dato dall’istruzione: la garanzia di un’istruzione primaria globale costituisce dunque un obiettivo globalmente condiviso (2° obiettivo). L’intera ossatura delineata conduce al raggiungimento di condizioni di vita dignitose per ciascun essere umano sul pianeta, nella direzione dell’eliminazione della povertà estrema e del dimezzamento di chi soffre di malnutrizione (1° obiettivo). Una inutile tragedia quella delle morti per fame, in un mondo che possiede le risorse per soddisfare i bisogni primari di ciascun essere umano. Il riconoscimento da parte di chi detiene la maggioranza di questi beni della giusta necessità di una loro redistribuzione globale non può che essere l’innesco di un cambiamento di quel villaggio chiamato mondo a cui tutti apparteniamo. 왘 pagina di Miriam Rossi
SECONDO OBIETTIVO Assicurare un’istruzione primaria universale per tutti i bambini e le bambine
Istruzione, acceleratore di sviluppo Nelle immagini, in alto ragazzo del Kenya (foto Marco Zuin); a destra, bambina a scuola, Ecuador (foto Asa); qui sotto, “La mia scuola è appassionante”, scuola secondaria di primo grado G. Carducci, Este.
è ritenuto il maggiore accele왘 L’istruzione ratore per lo sviluppo umano. Non sorprende dunque che la comunità internazionale, suffragata da convincenti dati alla mano, abbia strategicamente deciso di puntare sul secondo Obiettivo di sviluppo del millennio nel tentativo di raggiungere tutti gli altri. Assicurare un’istruzione primaria universale non costituisce però un impegno di poco conto: occorre intensificare gli sforzi per portare tutti i bambini e le bambine a scuola, soprattutto chi vive nelle zone rurali o appartiene a minoranze discriminate e svantaggiate, e per eliminare le disuguaglianze sociali, religiose, linguistiche e di genere. Già la Dichiarazione universale per i diritti umani, adottata dall’assemblea generale dell’Onu nel dicembre 1948, all’indomani della fine della seconda guerra mondiale, aveva individuato nel diritto all’istruzione uno dei diritti fondamentali e inalienabili dell’individuo, consigliando la gratuità e l’obbligatorietà dei livelli fondamentali e l’accesso, su base di merito, ai livelli d’istruzione superiori. Tuttavia, come noto, il documento indicava un comune standard di attuazione per tutti i popoli e le nazioni, un fine a cui
ispirarsi ma senza vincoli di natura giuridica. Numerosi furono i trattati internazionali che nel corso degli anni riconobbero il diritto all’istruzione, ma la sua attuazione continuò a rimanere limitata in alcune parti del sud del mondo. Il tasso netto di iscrizione alla scuola primaria, la proporzione di bambini e bambine che iniziano il primo anno e che completano il ciclo di istruzione primaria, e il tasso di alfabetizzazione di donne e uomini in età compresa tra 15 e 24 anni, costituiscono gli indicatori che misurano il raggiungimento dell’obiettivo: garantire che, entro il 2015, tutti i bambini e le bambine, ovunque vivano, siano in grado di terminare un ciclo completo di istruzione primaria. I paesi del nord del mondo, dove il diritto all’istruzione è generalmente riconosciuto dalle costituzioni nazionali, focalizzarono meglio sulla qualità della garanzia del diritto, nella consapevolezza che esso costituisca molto più del pieno
tasso di iscrizione. Istruzione primaria significa istruzione di qualità, apprendimento degli alfabeti di base (leggere, scrivere e contare), conseguimento del titolo senza ritardi e senza abbandoni. Significa rifondare una scuola che offra formazione rivolta al futuro, ma anche trasmissione dei valori fondanti la cittadinanza. Il rapporto del 1996 Nell’educazione un tesoro di Jacques Delors, allora presidente della Commissione internazionale sull’educazione per il 21° secolo, è più che mai attuale. Volto a privilegiare il percorso educativo del futuro cittadino su quello funzionale orientato al futuro lavoratore (pur senza tralasciarlo), questo rapporto affida alla scuola il compito di promuovere quattro tipi fondamentali di apprendimento, i “quattro pilastri”: imparare a conoscere, imparare a fare, imparare a vivere insieme, imparare a essere. Approfondisci su www.worldsocialagenda.org
Capii quanto la guerra debilita, ostacola e rallenta la trasmissione del sapere, della cultura e in generale l’istruzione, perché non miete solo vittime fisiche, ma sparge e diffonde l’ignoranza e di conseguenza ostacola la libertà di un paese. Se un paese è istruito, allora è anche libero; se è ignorante e mal istruito, allora è come se fosse sotto una dittatura. tutte le citazioni riportate nell’inserto sono tratte dal blog “Presente!”: istruzioneprimariapertutti.wordpress.com
FondazioneFontana
LA DIFESA DEL POPOLO 25 MAGGIO 2014
diritto alla scuola Nelle immagini, classe di Martin, Kenya (foto di Marco Zuin - Fondazione Fontana); in basso, formazione degli insegnanti con Cesare Moreno.
III
SECONDO OBIETTIVO Conseguiti non pochi successi, ma c’è da lavorare su quantità e qualità dell’insegnamento
Più bambini e bambine a scuola, ma...
Dal 2000 a oggi , il secondo Obiettivo del millennio finalizzato a “garantire l’istruzione primaria a tutti i bambini e le bambine” ha conseguito non pochi successi. In molti paesi, però, i progressi sono lontani dall’essere sufficienti per realizzare l’universalità di questo diritto. La contrazione degli aiuti allo sviluppo e la cattiva gestione delle risorse hanno ostacolato gli sforzi intrapresi. Tra il 2000 e il 2011, a livello globale, il numero di bambini e bambine non iscritti è passato da 102 a 57 milioni: significa una riduzione di circa la metà; alla luce di quanto scritto sopra, però, è una speranza utopica pensare che nel 2015 tutti i bambini e le bambine, ovunque vivano, abbiano la possibilità di
PER APPROFONDIRE LIBRI Andrea Hirata, La scuola ai confini del mondo, Rizzoli, 2013. Carla Melazzini, Insegnare al principe di Danimarca, Sellerio, 2011. Daniel Pennac, Diario di scuola, Feltrinelli, 2008. Don Lorenzo Milani, Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, Libreria Editrice Fiorentina, 1996. Eraldo Affinati, Elogio del ripetente, Mondadori, 2013. Fabrizio Gatti, Vicki che voleva andare a scuola, Rizzoli, 2008. Fiorenzo Alfieri, Leonardo Menon, Strade parallele (la scuola, la vita). Dialogo tra un insegnante degli anni ’70 e uno studente di oggi, Dino Audino, 2013. Gian Antonio Stella, Il maestro magro, Rizzoli, 2006. Girolamo De Michele, La scuola è di tutti. Ripensarla, costruirla, difenderla, Minimun Fax, 2010. Giulia Blasi, Siamo ancora tutti vivi, Mondadori, 2013. Marco Rossi-Doria, Di mestiere faccio il maestro, L’Ancora del Mediterraneo, 2009. Mario Lodi, Il paese sbagliato. Diario di un’esperienza didattica, Einaudi, 2007. Mila Spicola, La scuola s’è rotta. Lettere di una professoressa, Einaudi, 2010. Nicoletta Costa, Il primo giorno di scuola, Emme Edizioni, 2006. Ondjaki, Buongiorno compagni!, Iacobelli, 2011. Paola Tavella, Gli ultimi della classe, Feltrinelli, 2007. Pina Varriale, Zero e Lode, Piemme, 2010 Tahar Ben Jelloun, La scuola o la scarpa, Bompiani, 2000. The Community of St Martin Csa, Dear... Letters to Cherish and Challenge Education, Paulines, 2011. Vauro Senesi, Storia di una professoressa, Piemme, 2013.
FILM Vado a scuola (di Pascal Plisson; Francia, 2013). La mia classe (di Daniele Gaglianone; Italia 2014). Monsieur Lazhar (di Philippe Falrdeau; Canada, 2011). The First Grader (di Justin Chadwick; Kenya, 2010). Non uno di meno (di Zhang Yimou; Cina, 1999).
terminare un ciclo completo di istruzione primaria. Oltre la metà dei 57 milioni vive in Africa sub-sahariana. Le difficoltà economiche delle famiglie d’origine, il contesto di vita, la distanza dell’abitazione familiare dalla scuola, il genere sono fattori che determinano il tasso di iscrizione, la frequenza della scuola primaria e i tassi di riuscita scolastica. Nel 2011, gli iscritti alla scuola primaria risultavano 136 milioni. I risultati migliori nell’accesso all’istruzione primaria sono stati conseguiti dall’Asia meridionale, che ha visto un aumento dal 78 al 93 per cento, e dall’Africa sub-sahariana il cui tasso è passato dal 60 al 77 per cento in un decennio. Si stima che circa il 75 per cento dei 136 milioni riesca a completare il ciclo di istruzione primaria. Oltre al tasso di iscrizione, due altri indicatori vengono utilizzati per monitorare lo stato di avanzamento dell’obiettivo. Il primo riguarda il tasso di conseguimento del titolo al termine del ciclo d’istruzione primaria, il secondo il tasso di alfabetizzazione della fascia d’età 15-24. Il primo indicatore mostra come i successi siano raggiunti molto lentamente. Le difficoltà sono legate a problematiche sociali, culturali, economiche e politiche non facilmente gestibili o prevedibili come l’inserimento precoce di bambini e bambi-
ne nelle attività lavorative informali, i matrimoni e le gravidanze in età adolescenziale, il coinvolgimento nei conflitti o i traumi a essi legati, le malattie dell’infanzia, ma dipendono anche dal livello di qualità del sistema scolastico, dal grado di ripetizione, dai costi, dalla disponibilità di insegnanti, classi o materiali didattici. In Africa sub-sahariana due su cinque alunni iscritti al primo anno non raggiungono l’ultimo: il tasso di abbandono scolastico di questa regione è il più alto a livello globale. Per quanto riguarda invece l’alfabetizzazione degli adulti (di età superiore ai 15 anni), negli ultimi vent’anni ci sono stati costanti miglioramenti. Nel 2011, l’84 per cento della popolazione adulta mondiale sapeva leggere, scrivere ed eseguire semplici calcoli aritmetici: 8 in più rispetto al 1990, mentre il tasso di alfabetizzazione della popolazione tra 15 e 24 anni è aumentato del 6 per cento. Globalmente, l’alfabetizzazione delle donne è stata più rapida di quella degli uomini. Oggi, però, ancora circa 250 milioni di bambini e bambine in età scolare (frequentanti la scuola che non) e 123 milioni di giovani tra i 15 e i 24 anni mancano di competenze di base per leggere e scrivere (il 61 per cento sono donne). C’è da lavorare sulla quantità, ma soprattutto sulla qualità della scuola e dell’insegnamento. pagina di Sara Bin
Quell’anno sono stato bocciato sia a causa della mia pigrizia nello studio sia perché mi sentivo isolato nella classe. Per isolato intendo quella situazione in cui nessuno ti rivolge mai la parola, mai un invito a casa di qualcuno: per un adolescente è doloroso. Mi sono avvilito. dal blog “Presente!”: istruzioneprimariapertutti.wordpress.com
IN ITALIA Raggiunti dieci anni di obbligo scolastico. Con forti disparità ieri come oggi
La geografia della povertà d’istruzione
come alpinisti, l’asperità della roccia non è «Siamo ostacolo, ma punto di appoggio” (Cesare Moreno,
maestro di strada). Oggi la scuola è aperta a tutti; l’istruzione inferiore è obbligatoria e gratuita (artt. 33 e 34 della Costituzione del 1948). In Italia andare a scuola è un dovere da oltre 150 anni: nel 1859 erano obbligatori solo i primi due anni della scuola elementare (che durava in totale quattro anni), dal 1877 passarono a tre, nel 1904 a cinque e nel 1923 venne esteso l’obbligo fino al compimento del quattordicesimo anno di età. Nonostante ciò, la scolarità di massa e la riduzione dell’analfabetismo sono fenomeni molto recenti. È solo dopo il 1962, con la riforma della scuola media unica, che si adempie il dettato costituzionale degli otto anni di scuola obbligatoria per tutti, anche se con forti diseguaglianze geografiche e sociali. Queste disparità persistono anche oggi e tendono ad allargarsi nonostante, dal 2006, l’obbligo formativo sia stato innalzato a dieci anni (dai 6 ai 16 anni): la geografia della povertà economica ricalca la geografia della “povertà d’istruzione”. Nell’anno scolastico 2010-11, il tasso di iscrizione alla prima classe della scuola primaria è stato del 99 per cento: gli iscritti alla scuola dell’obbligo erano oltre 4,5 milioni; di questi però oltre 85 mila sono stati bocciati, il 90 per cento frequentava la scuola secondaria di primo grado). In alcune regioni, come Sicilia o Campania, il tasso di dispersione supera il 22 per cento. Oltre alle bocciature, anche gli abbandoni, l’analfabetismo funzionale (difficoltà a leggere, scrivere e comprendere testi mediamente complessi), lo scarso investimento politico degli ultimi decenni su scuola, formazione e ricerca (fatta eccezione per l’ultimo sforzo del ministro Carrozza con il decreto “l’istruzione riparte”), il debole consumo di cultura (libri, cinema, teatro) si traducono in una perdita di forza sociale ed economica e in un elevato tasso di dispersione scolastica. In alcune zone della Campania, il tasso di dispersione raggiunge anche il 35 per cento, come nelle periferie orientali di Napoli (Barra, Ponticelli, San Giovanni a Teduccio). In queste zone un tempo abitate da famiglie operaie, oggi aree urbane degradate, teatro della criminalità, è nata “Chance”, un’esperienza scolastica ed educativa per costruire opportunità: un progetto che dal
1998 al 2009 è stato portato avanti da un gruppo di professionisti di varia formazione e storia, conosciuti come Maestri di strada (tra i fondatori Carla Melazzini, Cesare Moreno e Marco Rossi Doria, sottosegretario al Miur dal 2011 al 2013). La metodologia consiste nel costruire un percorso didattico a partire da dove il ragazzo o la ragazza sta con il cuore e con la mente, cioè in strada, luogo in cui si incontrano le esperienze e le idee dei giovani emarginati ed aggressivi. Questi maestri fanno scuola. I ragazzi che l’hanno abbandonata vi si iscrivono volontariamente. Si impara a leggere, scrivere e contare al fine di conseguire la licenza di terza media. In 12 anni, il progetto Chance ha visto passare 650-700 ragazzi, il 90-95 per cento ha preso la licenza media. Dall’anno scolastico 201011, le attività di Maestri di Strada continuano con il progetto E-Vai realizzato all’interno di una rete di 9 scuole medie che coprono la sesta municipalità di Napoli e 2 istituti professionali dello stesso territorio. Il progetto fornisce supporto a chi insegna, a chi apprende e a tutte le persone che entrano nella relazione educativa perché la crescita personale si compie solo nella relazione con l’altro: «Ciascuno cresce solo se sognato» (Danilo Dolci). Scriveva il poeta portoghese Fernando Pessoa: «La fortuna di un popolo dipende dallo stato della sua grammatica. Non esiste grande nazione senza proprietà di linguaggio». L’invito a grandi e piccoli è di (ri)mettersi sui libri, per leggere e crescere.
MALALA PARLA ALL’ONU
Istruzione prima di tutto Cari fratelli e sorelle, sono qui a parlare per il diritto all’istruzione per tutti i bambini. Ci rendiamo conto dell’importanza della nostra voce quando ci mettono a tacere […]. Facciamo appello a tutti i governi affinché garantiscano un’istruzione gratuita e obbligatoria in tutto il mondo per ogni bambino […]. Nessuno ci può fermare. Alzeremo la voce per i nostri diritti e la nostra voce porterà al cambiamento. Noi crediamo nella forza delle nostre parole. Le nostre parole possono cambiare il mondo, perché siamo tutti insieme, uniti per la causa dell’istruzione […]. Cerchiamo quindi di condurre una gloriosa lotta contro l’analfabetismo, la povertà e il terrorismo, dobbiamo imbracciare i libri e le penne, sono le armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo. L’istruzione è l’unica soluzione. L’istruzione è la prima cosa.
IV
WorldSocialAgenda
LA DIFESA DEL POPOLO 25 MAGGIO 2014
RICORDI, ATTESE E SPERANZE Andrea Bergamo, dirigente scolastico, si racconta
«Il mio impegno a favore dei ragazzi»
progetto Wsa
Ho ben chiara la mia compe-
tenza nella scrittura, quando frequentavo l’asilo montessoriano, che nasceva dalla mia capacità di osservare Bepi, il fornaio del mio quartiere, che al mattino scriveva i nomi dei clienti sui sacchetti di carta. A volte sui fogli, ci disegnavo sopra una casa, il sole, la mia famiglia e poi scrivevo i nomi di ogni oggetto, ottenendo sempre dalla maestra complimenti e incoraggiamenti. Ma una volta transitato alle scuole elementari, che delusione quando la nuova maestra, un po’ stizzita, mi rivelò che la mia scrittura era ben lontana dall’essere scrittura vera e che anche i disegni, così belli e sorridenti alla scuola materna, erano solo scarabocchi senza
senso. Malgrado tutto, imparai a leggere e a scrivere come voleva la maestra, ma i disegni proprio non li sapevo fare! All’inizio della quarta elementare arrivò un supplente che sarebbe rimasto con noi per due trimestri. Un giorno il maestro assegnò alla classe un disegno libero. Sapevo benissimo che le mie capacità nel disegno erano pari a zero, ma già la consegna mi stimolava: disegno libero, senza costrizioni, senza schemi prefissati, senza parametri da tenere in mente. Ricordo ancora oggi, che in cartella avevo un bellissimo libro di Kipling, Capitani coraggiosi, con una copertina tutta colorata e avvincente. La copiai attentamente, cercando di rispettare le proporzioni dei personaggi, usando, però, alcuni colori di fantasia. Il maestro, prese in mano i disegni e anziché dire a voce alta il voto per ognuno, fece una cosa mai successa prima! Ne voleva appendere tre alle pareti della classe scegliendo i più belli. Fu allora, che quel maestro, introdusse una vera novità degna dei più grandi pedagogisti degli anni ’60: «mettiamo ai voti» disse. Il maestro mostrava i disegni alla classe e, senza svelarne l’autore, chiedeva: chi vuole appendere questo disegno? Alla fine avrebbe appeso i tre disegni più votati. Tutti partecipavano a questo esercizio di democrazia estetica e i disegni, non i
bambini, erano al centro della scelta. Quando il maestro prese in mano il mio disegno ci fu un’esplosione di mani alzate, nessun altro disegno raggiunse un punteggio così alto. Fu quello un bellissimo periodo, la mia autostima era cresciuta enormemente e, al mattino, quando la mamma mi svegliava per andare a scuola, mi alzavo velocemente perché sapevo che il maestro ci attendeva per guidarci nei cieli sconfinati della conoscenza e del sapere. Ad aprile, la nostra maestra tornò e per noi bambini fu triste lasciare il maestro, ma ormai non avevo più paura dei giudizi e continuai a disegnare con lo stesso gusto e la stessa passione di prima, perché lo facevo per me, indipendentemente dal giudizio degli altri. Qualche anno dopo incontrai per caso quella maestra e quando le dissi che studiavo all’università e che non mi sarebbe dispiaciuto intraprendere la carriera dell’insegnante, lei disse: «Bravo Bergamo. Lo avevo sempre detto che tu avresti continuato a studiare». In quel momento e per lunghi anni a seguire, giurai a me stesso, che mi sarei speso per favorire, nei ragazzi, il pieno successo formativo. La maestra cattiva appartiene ai ricordi, ma il maestro buono ha ancora un posto speciale nel mio cuore. Andrea Bergamo dirigente scolastico, responsabile interventi educativi Ust Padova
Ci sentiamo presenti quando discutiamo tutti assieme, studenti e professori, e interveniamo senza paura di dire cose stupide o banali. Ricorderemo quando il professore ci ha guardato negli occhi e ci ha chiesto “cosa ne pensi?”: in quegli attimi abbiamo realizzato che il nostro pensiero conta, che c’è qualcuno pronto ad ascoltarci. dal blog “Presente!”: istruzioneprimariapertutti.wordpress.com
PRESENTE! Cerca le interviste
Racconti di scuola sulla mappa
Nella carta qui a lato sono raccolte alcune delle oltre duemila interviste realizzate da studenti e studentesse della scuola superiore a partire dagli stimoli del blog “Presente!” e da alunni e alunne della scuola primaria e media che hanno partecipato alle attività di laboratorio. Le interviste sono state localizzate grazie ai riferimenti geografici presenti al loro interno: la città o il paese nei quali è ubicata la scuola frequentata dalla persona intervistata o il luogo nel quale la persona fa o ha fatto scuola come l’ospedale, il carcere, la strada. La maggiore densità di storie è concentrata attorno a Padova e Trento, ma i racconti raggiungono anche città e paesi più lontani. Oltre a disvelare talenti letterari, le interviste hanno consentito di dar voce a delle storie altrimenti mai raccontate che la carta ci restituisce nella loro dimensione topografica. La mappa è consultabile su www.worldsocialagenda.org
PRESENTE! Lo slogan scelto da Fondazione Fontana per lanciare il secondo obiettivo
L’esserci, sui banchi di scuola, fa la differenza è lo slogan con il quale “Presente!” Fondazione Fontana ha pensato di annunciare il secondo obiettivo del millennio: assicurare l’istruzione primaria a tutti i bambini e le bambine. “Presente!” ricorda, a chi ha conosciuto i banchi di scuola, che l’esserci fa la differenza. Riecheggiano tante risposte quanti sono i nomi dei presenti in classe. Ogni presente disvela una storia, un racconto; anche dietro ogni assente, tante biografie che ricordano l’unicità di ogni persona. “Presente!” raccoglie la storia di chi siamo stati, di chi siamo e di chi saremo. “Presente!” ricorda a tutti e tutte coloro che lavorano con e nella scuola, l’importanza di esserci per partecipare, per poter contare e influenzare la nostra storia collettiva. “Presente!” ci dice che la scuola è di tutti e tutte, cioè un diritto che non ha confini, e
che è il luogo dove oggi costruiamo progetti per domani facendo un po’ nostro ciò che è accaduto ieri. La scuola coniuga la dimensione spaziale e temporale nelle storie personali e sociali dei protagonisti, fa incontrare il qui con l’altrove e allarga lo sguardo, dalla scala locale a quella globale. L’educazione, anche attraverso l’istruzione, è un bene comune: essere presente a scuola è un diritto di ogni persona ovunque abiti nel mondo. “Presente!” afferma che la scuola non può rinunciare al suo ruolo educativo motivante, che dà speranza, che anima il cambiamento attraverso la condivisione delle energie positive. Lo slogan raccoglie, infine, alcune convinzioni. Prima: la scuola è uno spazio ricco da percorrere al fianco di chi quotidianamente compie un lavoro di approfondimento e di dialogo – insegnanti, studenti e studentesse, famiglie, dirigenti, collaboratori e collaboratri-
ci. Seconda: facendola diventare sempre più nostra, prendendosene cura, valorizzandone il compito di trasmissione di valori e passioni si potrebbe contribuire a convincere che la scuola è davvero una forza dall’enorme potere educativo e formativo. Terza: in questo senso, la scuola e l’educazione sono responsabilità collettive, non delegabili. Ciò si traduce in questa affermazione di Carla Melazzini: «Tre sono le gambe sulle quali il percorso cammina: costruzione di competenze di cittadinanza, di competenza professionale, di competenze cognitive. In questo ordine, perché le prime sono condizione e motore delle altre; la loro acquisizione avviene non sui libri ma tramite esperienze ed incontri, itineranti e stanziali” (Insegnare al principe di Danimarca, 2011). Per questo siamo tutte e tutti coinvolti. “Presente!”. S. B.
FondazioneFontana 왗
LA DIFESA DEL POPOLO 25 MAGGIO 2014
왘 percorsi scuole Nelle foto, laboratori condotti da Laura Zordan e Carolina Guzman di Amici dei popoli e Margherita Verlato di Fare il Mappamondo.
V
MEDIE Le terze della Andrea Doria di Roncaglia a confronto col passato e le altre aree del mondo
Scoprire che la scuola è un privilegio 왘
Non c’è dubbio, quest’anno gli
alunni delle tre terze della scuola secondaria di primo grado Andrea Doria di Roncaglia sono andati a scuola più volentieri. Il lavoro affrontato con il progetto “Presente!” si è rivelato una sorgente carsica: riemergeva e ritornava alla luce, in tempi e modi diversi, offrendo spunti e collegamenti tra le materie affrontate e l’attualità. I due incontri animati da Laura Zordan di Amici dei popoli e Margherita Verlato di Fare il Mappamondo e la costante attenzione delle insegnanti, in particolare di Francesca Crepaldi, Luisa Mazzone e Caterina Schiavon, hanno saputo davvero toccare il cuore dei ragazzi. «Ci siamo confrontati su cos’è per noi la scuola, raccogliendo anche le testimonianze di genitori e nonni –
racconta Irene Dal Pozzo, 3aC – È stato interessante mettere a confronto la scuola di un tempo, e quella di altri paesi nel mondo, con la nostra. Le cose sono davvero cambiate. Senza l’istruzione non avremo futuro». Ed è proprio al futuro che i ragazzi collegano la scuola. «È un’occasione – dice Lorenzo Toniolo, 3aA – non solo di costruirci un bagaglio culturale ma di formarci una vita». Per Nadia Bortolami, 3 aA, «è un modo per sviluppare la mente e apprendere cose nuove. Chi non studia ha meno possibilità. Però scuola è anche tempo per stare con gli amici, confrontare le idee». L’aspetto relazionale è fondamentale, come sottolinea anche Gaia del Santo, 3aB: «A scuola si impara a stare con gli altri, a relazionarsi con persone estranee alla famiglia, con gli adulti. È un’educazione sociale». E Virginia Zangrossi, 3aB, ammette: «Prima la vedevo come una cosa noiosa, ora ho scoperto che non tutti nel mondo hanno questa possibilità e così non possono inseguire i loro sogni. La scuola ci aiuta a essere più liberi». Dal confronto con la scuola del passato, ha colpito, in particolare, la figura dell’insegnante, severo e distaccato. «Il professore giusto – afferma Irene – è quello che riesce ad affascinare gli alunni, li aiuta a migliorare e a studiare non per obbligo. Oggi il rapporto è più stretto:
possiamo confidare i nostri problemi». E Nadia aggiunge: «Una volta c’era molto più rispetto per le figure adulte. Adesso siamo quasi all’opposto, c’è troppa confidenza. È necessaria una via di mezzo». Ma è anche cambiata l’idea di scuola da parte degli alunni. «Oggi – spiega Virginia – viene prima il rapporto con gli amici e si mette così da parte la ricerca del bagaglio culturale». E la storia di un alunno di un quartiere di Napoli e di una bambina africana che decide di andare a scuola hanno provocato i tredicenni.
«La scuola per noi è un posto in cui siamo sicuri e possiamo ascoltarci e cambiare il nostro futuro», afferma Irene. E Gaia aggiunge: «La percepiamo come obbligo, perché c’è da sempre. In Europa abbiamo più risorse e i ragazzi sono più egoisti: chiediamo sempre di più». Il confronto quindi con altre culture ha aperto loro gli occhi. «I bambini che noi reputiamo sfortunati – ammette Lorenzo – in realtà non lo sono: per loro è un privilegio poter andare a scuola e si sentono più liberi e felici proprio perché ci vanno». 왘 pagina di Claudia Belleffi
ELEMENTARI La scuola, un ambiente importante e felice. L’elemento essenziale sono le relazioni
Imparare? L’importante è farlo insieme venti le classi primarie di Padova e pro왘 Sono vincia in cui Chiara Barbieri e Natascia Campadello sono state presenti come educatrici per Fondazione Fontana. In tutte ha lavorato con i bambini di terza e quarta elementare, proponendo laboratori che aiutassero i bambini e le bambine a comprendere il secondo Obiettivo del millennio: l’istruzione primaria per tutti. «La prima attenzione – racconta Chiara, che è anche impegnata nell’area giovani di Caritas diocesana – è stata quella di far capire loro cos’è la scuola. A partire dalle persone. Spesso i bambini la vivono passivamente, non conoscono il nome degli operatori, della dirigente... E cosa più importante: non si sentono protagonisti». Ma cosa pensano i bambini della scuola? «Per tutti è un ambiente importante e felice – riporta l’educatrice – C’è anche chi l’ha abbinata a una casa. Ab-
biamo quindi scoperto cosa si può fare a scuola e quali sono i volti che la compongono, anche mettendo in scena delle storie». I bambini hanno così realizzato – con stupore – che una scuola senza alunni non può esistere. E si sono sentiti riconosciuti di un ruolo importante. Altro passaggio è stata l’intervista a casa, a nonni e genitori, sul ricordo più bello di scuola. «Non ci sono differenze tra scuole italiane e straniere, del passato o più attuali. I ricordi più belli restano per tutti: la gita, le canzoni imparate, i giochi fatti a ricreazione. Abbiamo infine creato delle scuole con dei mattoncini di legno: su ognuno ciascun bambino ha indicato un motivo per andare a scuola e migliorarla. Il tema più ricorrente è stato il fare amicizia e collaborare. L’essere in relazione con gli altri è risultato il punto fermo dell’intera attività». Due gli aspetti, in particolare, che sono rimasti im-
pressi a Chiara dopo lo scambio con i bambini. «Innanzitutto l’idea di scuola come dimora, come posto in cui si può stare bene, si cresce e si è a proprio agio. E poi la scoperta, nel confronto con scuole di nazionalità diverse, che il bello della scuola è la convivialità. Non importa se si fa scuola seduti in un banco o all’aperto, se siamo classi numerose o esigue, se abbiamo la lavagna elettronica o no... L’importante è imparare stando insieme». Il percorso si è rivelato una ricchezza per la stessa educatrice. «Sia per il contatto con i bambini sia per il lavoro di formazione sull’Obiettivo del millennio e di preparazione, in équipe con gli altri educatori, delle proposte da portare nelle scuole». Educatori e insegnanti vivono insieme durante l’anno, infatti, dei momenti formativi, curati da Fondazione Fontana, con esperti professionisti che focalizzano di volta in volta il tema annuale.
INSEGNANTI Un’idea completa di scuola in 25 piccole scatole
Formativo anche per chi sta in cattedra piccole scatoline rappresentano la 왘 Venticinque personale idea di scuola dei 25 alunni della 1 B a
Laboratorio condotto da Sabrina Silvestri della cooperativa Contatto-Cemea Veneto; a destra, “La mia scuola è luminosa”, 5a A della scuola primaria Manzoni di Limena.
della secondaria di primo grado Giovanni da Cavino di Campodarsego. Sono scrigni preziosi, abbelliti con materiali vari, dove ciascun ragazzo ha dato forma all’aggettivo per lui emblematico e che ha presentato in una sorta di teatro silente ai compagni. Queste scatoline, assieme a quelle costruite in altre scuole, verranno ospitate prima all’Mpx nella serata conclusiva del percorso della World Social Agenda il 22 maggio e poi gireranno per le scuole ospiti. «È stato bellissimo vedere i ragazzi coinvolti in questo progetto – afferma l’insegnante Cristiana Rinaldi – In due incontri li ho visti cambiare e ho scoperto aspetti nascosti di loro. Soprattutto mi ha commosso ed emozionato il lavoro personale con le scatoline». Questi piccoli tesori raccontano un’idea di scuola: c’è la scuola custodita, una sorta di matrioska; la scuola abitata, con dentro volti di bambine e bambini;
la scuola giovane, fatta di ciuccetti colorati; la scuola migliorativa con attaccata una matita e una gomma, perché si possono sempre fare progetti e cancellare gli errori... «Vi si legge una scuola dove i ragazzi stanno bene, dove c’è la possibilità di trovare un amico e costruire relazioni. Grazie ai due laboratori, si sono resi conto dell’opportunità di crescita che la scuola rappresenta e del ruolo fondamentale che loro stessi hanno. Hanno capito che la scuola non è una cosa da subire o dove si deve solo ascoltare, ma dove si può e si deve agire da attori protagonisti!». Anche agli insegnanti però è chiesta una nuova presa di coscienza. «I ragazzi – ribadisce Rinaldi – hanno bisogno di essere ascoltati e coinvolti in maniera attiva. Dobbiamo costruire intenti comuni. In merito a questi aspetti il corso di formazione promosso da Fondazione Fontana è stato davvero interessantissimo. Porta a farti domande, ti chiede di rivedere dei preconcetti in termini educativi. È una proposta che dovrebbero vivere tutti gli insegnanti».
Da piccolo mi sarebbe piaciuto tantissimo fare il maestro di scuola elementare, perché ero meravigliato dal magico rapporto che si instaurava fra allievo e maestro, privo di rancori e di rabbia. Vedevo come i miei insegnanti si divertivano in classe, erano proprio contenti del loro lavoro. dal blog “Presente!”: istruzioneprimariapertutti.wordpress.com
왘 WorldSocialAgenda
LA DIFESA DEL POPOLO 25 MAGGIO 2014
SUPERIORI Per questi studenti un blog sui temi dell’istruzione
Più maturi grazie allo studio 왘
왘 percorsi scuole
Francesco Casot frequenta la 4a del-
l’indirizzo scienze applicate dell’istituto superiore Mattei di Conselve. Con la sua classe si è messo in gioco nel progetto “Presente!”. Per questa fascia di età la proposta comprendeva anche l’utilizzo di un blog di approfondimento e confronto sull’istruzione. Tra i temi considerati, la scuola dei primi, di chi ci va volentieri e riesce; la scuola degli ultimi, di quanti fanno fatica e la lasciano; la scuola e la guerra. «Dopo averci spiegato l’obiettivo del millennio – racconta Francesco – una responsabile della Fondazione Fontana ci ha dato indicazioni su come lavorare e pubblicare sul blog. Ogni settimana si doveva proporre un’intervista a un testimone inerente a quella sfaccettatura della scuola su cui si voleva creare discussione».
왘Chi hai intervistato?
«Mia sorella che ha lasciato la scuola per andare a lavorare. Abbiamo però intervistato anche i nostri genitori per capire la loro esperienza».
왘Come ha reagito la classe?
«Ci siamo tutti messi in gioco, abbiamo riflettuto a fondo su queste tematiche nelle diverse materie scolastiche. E, soprattutto, abbiamo scoperto aspetti nascosti dei compagni. Una nostra amica disabile ci ha raccontato cos’è la scuola per lei. È stata una testimonianza dura che ci ha reso più uniti tra noi e più sensibili verso l’altro».
왘Cos’è allora la scuola per te?
«È un’occasione unica. Andarci è una gioia. È un luogo e uno strumento che mi permette di sognare un futuro. E mi impegno al massimo per questo. Magari il sogno
IL LIBRO Viviana Mazza racconta Malala
Una storia di libertà solo 11 anni Malala Yousafzai quando inizia a cu왘 Ha rare un diario per la Bbc nel quale documenta la situa-
preciso non si realizzerà, ma io mi sarò formato e, con impegno e costanza, diventerò comunque una persona più matura».
왘Che cosa rende una scuola ideale?
«Ricchezza di laboratori didattici; presenza di persone innamorate della loro materia che trasmettano ai ragazzi la loro passione; voglia di insegnare e voglia di imparare; strutture e materiali didattici coerenti con il percorso scolastico».
왘Più modernità allora?
«Non per forza... L’istruzione non è garantita in tutti i paesi del mondo e per tutte le persone: anche se siamo nel 2014 e utilizziamo ogni giorno le più impensabili tecnologie, ci sono zone nelle quali l’istruzione viene negata, costringendo gli abitanti di quei paesi a uno stato di arretratezza. L’istruzione è come un aeroplano in grado di farti volare o un coltello con il quale intagliare la propria vita: ognuno di noi dovrebbe poter volare e scolpire il proprio destino. Modernità o meno».
왘In questo come vedi il ruolo di professori e di studenti?
«In assoluta collaborazione. Ci sono professori che ci mettono l’anima, altri meno presenti. Al tempo stesso ci sono studenti seri e altri meno. Si deve innescare un rapporto di rispetto reciproco e di fiducia. Fatto di diritti e di doveri per entrambi. La storia di Malala mi ha molto colpito: questa ragazza si è presa tre pallottole per ribadire il suo diritto. Non so se avrei avuto il suo coraggio, però sono certo che servono persone forti per cambiare il mondo. E la scuola può formarle». 왘 C. Be.
왘latestimone
VI
zione di oppressione vissuta in Pakistan, sotto il controllo dei talebani, contrari anche alla frequenza delle bambine a scuola. Ha solo 15 anni Malala Yousafzai quando lo scuolabus su cui sta viaggiando con altre alunne viene bloccato e un talebano le spara alla testa. Ha solo 16 anni Malala Yosafzai quando, sopravvissuta miracolosamente all’attentato, riceve il premio Sacharov per la libertà di pensiero, è candidata al Nobel per la pace ed è chiamata a tenere un solenne discorso al Palazzo di vetro dell’Onu a New York. Oggi per tutto il mondo è Malala, attivista per il diritto all’istruzione e simbolo di coraggio e determinazione. Viviana Mazza, giornalista del Corriere della sera, ha scritto il libro per ragazzi Storia di Malala ed è stata ospite della World Social Agenda in un incontro organizzato per le scuole di Padova, al quale hanno partecipato oltre 400 studenti. È forse paradossale che ci si affidi alla storia di Malala per trasmettere agli studenti italiani l’importanza di alcuni valori universali di cui godono, come il diritto all’istruzione, facendo riferimento a territori laddove questi diritti sono negati. Curiosità e stimoli per comprendere che non esiste un conflitto fra uomini e donne né uno scontro di civiltà in atto tra stati, ma solo una lotta valorosa per il riconoscimento dei diritti di ciascun individuo, chiunque esso sia. Una considerazione che deve indurci a guardare alla persona per quello che è piuttosto che al suo sesso, alla sua religione o al suo stato di appartenenza, e che i ragazzi riescono perfettamente a percepire.
IL BLOG Degli studenti delle superiori “I PRESENTI” Brevi lezioni in video restituiscono il lavoro di un anno
La scuola vista dal cyberspazio
Un racconto in undici corti
significa dare significato alla paSono undici i video realizzati quest’anno dalle 왘 «Insegnare rola», scrive Carla Melazzini. Mettere la parola 왘 scuole superiori nell’ambito della Wsa. Undici coral centro, come occasione di confronto, scambio di esperienze e trasmissione di saperi è stato uno degli obiettivi del blog che ha accompagnato le riflessioni delle classi delle superiori. Il blog è diventato così una raccolta di interviste per conoscere e capire, interrogarsi e interrogare dando significato alle tante esperienze di scuola vicine e lontane, presenti e passate. «Quali sono le emozioni che prova quando insegna ai suoi alunni?», «Prima e durante la guerra com’erano viste le bambine che studiavano a scuola?», «Fai di tutto per eccellere perché hai paura di deludere qualcuno?», «Cos’ha determinato la tua scelta di frequentare la scuola serale?». Moltissime le domande riportate nel blog, domande nate dagli approfondimenti che le undici schede proposte dallo staff di Fondazione Fontana hanno sollecitato. A rispondere sono stati gli studenti, intervistati dai coetanei, ma anche gli insegnanti, i genitori, i nonni, gli amici. Non solo, alcune persone sono state incontrate e intervistate proprio per la loro particolare esperienza: «Ci vuole una grande volontà per studiare […]: siamo in tre in celle da uno, che misurano poco più di tre metri per tre e non permettono la concentrazione necessaria per lo studio», ha raccontato, ad esempio, un carcerato. Un’occasione, quella del blog, che ha permesso «di far scrivere i ragazzi con modalità nuove, simili al testo argomentativo ma con strumenti più accattivanti», sottolinea uno degli insegnanti. All’interno delle 11 schede, infatti, sono stati pubblicati video, articoli, canzoni, statistiche: documenti che hanno facilitato la comprensione delle tematiche proposte e agevolato la formulazione delle domande. «Gli alunni hanno risposto benissimo», conferma un’altra insegnante e si sono messi in gioco in prima persona con l’ultima scheda del blog raccontando quando e come, da protagonisti, si sentono veramente presenti sui banchi di scuola. Il blog si trova su istruzioneprimariapertutti. wordpress.com 왘 F. B.
tometraggi dedicati al tema del diritto all’istruzione. Accompagnate dai loro insegnanti undici classi, più di 250 studenti e studentesse, hanno raccontato la scuola, loro che della scuola sono i protagonisti principali. Ogni corto presenta uno dei temi approfonditi nell’arco di quattro mesi nel blog Presente! : da questo trae spunti, numeri, riflessioni che restituisce elaborati in un testo collettivo, nato cioè dalla sintesi del lavoro di ogni classe. Un tempo «i ragazzi andavano a scuola fino alla quinta elementare e voi penserete subito “Che fortuna!”», ci dice la 2a AL del Cornaro proponendoci un approfondimento sulla scuola nel passato. La 1a F del Curiel si domanda invece «chi farebbe lavorare il proprio bambino, se non per necessità?», e aggiunge: «Se davvero vogliamo che tutti possano studiare, giocare, crescere sereni, il nostro vero nemico è la povertà». La povertà, ma anche la disparità di genere, come ci ricorda la 1a DS del Cornaro puntualizzando che «nei paesi poveri due bambine su tre non vanno a scuola».
“I Presenti!” è il titolo di questa web serie, un ciclo di mini-lezioni che prende a prestito il format dei BIGnomi prodotto dalla Rai. Realizzate con la regia di Marco Zuin e il supporto tecnico di Luca Ferraris, grazie alla collaborazione di Fondazione Fontana con il Punto video Toselli del comune di Padova, le lezioni sono state scritte e interpretate dai ragazzi. “I Presenti!” infatti sono soprattutto loro, studenti e studentesse che hanno partecipato al progetto Wsa e in questi video espongono a insegnanti, educatori, genitori e cittadini il loro punto di vista: «Vogliamo una scuola aperta al diverso, alle novità e al futuro, ma anche al dialogo e al confronto» (2a CS Pietro d’Abano). «È difficile farci aiutare quando abbiamo deciso di abbandonare la scuola perché molto spesso diventiamo sordi» (2a I Duca D’Aosta). «Un professore che aiuta a imparare, riesce a coinvolgere gli studenti» (3a BS Cornaro). È il loro modo di essere presenti, di dire che ci sono, oggi, nel loro presente, con impegno e determinazione. È il loro modo di restituirci il lavoro di un anno, i loro pensieri in forma di piccoli doni, di “presenti” appunto. 왘 Francesca Benciolini
Non possedevo molte cose. Mia mamma mi aveva fatto uno zaino con il sacco del frumento, dentro tenevo un quaderno a righe, uno a quadri, un sussidiario, un’agendina, un pennino con il calamaio, che incastravo nel buco del banco. Sei colori dovevano durarmi per tutti e cinque gli anni. dal blog “Presente!”: istruzioneprimariapertutti.wordpress.com
FondazioneFontana 왗 VII
LA DIFESA DEL POPOLO 25 MAGGIO 2014
왘 percorsi scuole In queste pagine momenti dei video delle classi 2AL e 1DS del Cornaro, 1F e 1G del Curiel e 2C della Pietro D'Abano. In basso foto da Me, We di Marco Zuin.
L’ESPERIENZA Al Duca d’Aosta un video sulla dispersione
Studenti: insegnanti più vicini
왘
Un blog e un video. È il la-
voro su cui si è cimentata la 2aI del liceo di scienze umane Duca d’Aosta, a indirizzo economico-sociale, dentro il progetto promosso da Fondazione Fontana. «I ragazzi – racconta la loro insegnante, Monica Dario – sono già abituati a lavorare su tematiche sociali e di diritti umani. Hanno quindi accolto la proposta piacevolmente bene». Vincente, senza dubbio, la metodologia. «Tolta la lezione frontale – sottolinea la docente – i ragazzi hanno lavorato con me con uno stile partecipativo. Ho visto una risposta intensa e disponibile anche da parte dei colleghi che subito si sono rivelati interessati. I ragazzi, poi, hanno preso con molta serietà il lavoro sul
blog, dividendosi in gruppi e ritrovandosi nelle case di pomeriggio per l’elaborazione dei materiali». Questo lavoro ha portato come primo risultato a una maggior compattezza del gruppo classe, riconosciuta dagli stessi genitori. Come secondo, a una maturazione personale e di classe di fronte a un tema “caldo”, l’abbandono scolastico, su cui doveva vertere il video. «L’argomento aveva già colpito molto i ragazzi nell’approfondimento attraverso il blog. Anche qui, c’è stato un lavoro affrontato singolarmente, una scrittura di gruppo con il supporto dei docenti per il testo, la scelta democratica di sei attori». Ma a parte il grande coinvolgimento operativo dei ragazzi, ciò che colpisce è il messaggio che arriva dal video. «È rivolto a noi insegnanti, ai genitori, al mondo degli adulti. Ci vogliono (e stupisce) molto più coinvolti dentro la scuola; ci chiedono di sostenere il ragazzo in crisi scolastica e mettere in campo ogni azione e sinergia perché possa cambiare idea». Il blog affrontava il tema del diritto allo studio, richiedendo a ciascuna classe un’intervista a un personaggio diverso. «Il gruppo classe ha davvero lavorato tantissimo. Toccando con mano, grazie alla voce dei diversi interlocutori,
lo sforzo e la fatica che si deve fare a scuola; confrontandosi con realtà diverse del mondo, anche dove la scuola non c’è, sono migliorati anche dal punto di vista del profitto. Hanno scritto tantissimo, affinato degli strumenti, riscoperto motivazioni allo studio. Io li trovo più maturati in termini di responsabilità personale». Il progetto è stato arricchente anche per i docenti. «C’è stata una grande collaborazione e ci ha permesso di rivelarci ai nostri alunni sotto un altro aspetto: non solo come meri trasmettitori di dati, ma prima di tutto come educatori. Le conoscenze diventano così strumento di formazione. Come insegnanti è stato importante far passare loro la nostra passione per il lavoro». La professoressa Dario partecipa da anni al percorso di formazione offerto da Fondazione Fontana. «È uno strumento molto importante che offre spunti, stimoli ma anche supporti operativi da calare nelle lezioni». La presentazione ufficiale del video si terrà nella serata conclusiva del percorso World Social Agenda, il 22 maggio alle 20.30 all’Mpx. Da questo video è poi nato con cinque classi, sempre del Duca d’Aosta, un flash mob sul diritto allo studio. 왘 C. Be.
SPUNTI Una scuola creativa classi della nostra scuola sono state 왘 «Due in gita a Barbiana – racconta la professoressa di un liceo durante la verifica del progetto – Con la 2 aAS siamo andati a visitare la scuola in pediatria; numerosi colleghi, compresi alcuni che non partecipavano al progetto, hanno portato le loro classi a vedere il film Vado a scuola». La capacità di generare occasioni per soffermarsi a pensare, conoscere, raccontare, farsi raccontare, capire, immaginare la scuola è stata uno dei punti di forza della WSA 20132014. Il tema ha dato a molti insegnanti criteri per scegliere libri o film da vedere anche in classe, l’occasione per realizzare gemellaggi con altre scuole, magari in Birmania o in Somalia, lo spunto per invitare nonni e genitori a raccontare scuole lontane nel tempo o per incontrare scuole “speciali” come quella del carcere o dell’ospedale. Grazie anche alla collaborazione di realtà del territorio, come i cinema MPX e Rex si è dimostrato ancora una volta che il mondo della scuola è capace di creatività, intensità, fantasia e dinamismo. 왘 F. B.
IL CONFRONTO Studenti padovani per sei ore in dialogo con gli educatori africani. Una scoperta: le molte similitudini
Italia - Kenya, quando la scuola stimola alla collaborazione 왘
Ma è tanto diversa la scuola italiana da quella kenyana? Chi è lo studente più fortunato? Sono solo alcune delle domande con cui si è ritrovata a fare i conti la 4aH del liceo scientifico Ippolito Nievo di Padova. Rigorosamente in lingua inglese. Per sei ore, accompagnati dall’insegnante di lingua, Elisabetta Malesani, e sotto la guida di due formatori kenyani e due educatrici italiane della Fondazione Fontana, i ragazzi sono entrati in contatto con un mondo diverso per ragionare su uno stesso argomento: il diritto all’istruzione. Attraverso filmati e testimonianze dirette, coinvolti in giochi di ruolo e momenti più laboratoriali, hanno scoperto comunanze e parallelismi tra i due continenti. «Hanno lavorato su termini comuni come curricula e programmazione, ritrovandosi molto simili ai coetanei kenyani – sottolinea l’insegnante – È stato un modo eccezionale per me per vederli in modo
nuovo: hanno espresso pensieri e idee che mai si erano rivelati, si sono scardinati quei ruoli rigidi ed etichettanti. È proprio vero che è solo dall’incontro che ci si arricchisce e che non bisogna mai appiattire le differenze ma dar valore alla diversità di ciascuno. In ogni campo e ad ogni età». I ragazzi padovani si sono così resi conto di cosa significa incontrare culture diverse e da loro è emerso il desiderio di condividere quanto scoperto in una delle prossime assemblee d’istituto. «Sentono tantissimo l’esigenza di lavorare di più, di essere in relazione con gli insegnanti, di vedere un maggior impegno dei genitori dentro la scuola. Sono molto esigenti dal punto di vista della richiesta culturale per ampliare i propri orizzonti e aprire le menti». Aspetto senz’altro valorizzato dal laboratorio proposto. «La scuola kenyana non è poi tanto diversa dalla nostra – afferma Giovanni –
Aiuta a pensare, offre una visione cosmopolita del mondo, sazia una sete di conoscenza e di formazione che ti eleva come persona». L’importante, come dice Giulia, è «uscire dal proprio orticello. Basta un inizio per aprire gli occhi». Lo stupore comune è stato nel vedere coetanei di un altro paese impegnarsi nello studio e, come sottolinea Edoardo, «avere dei sogni e pensare come noi». E dal confronto con chi è lontano sono nate anche delle attenzioni da attuare all’interno della classe. «Abbiamo capito – sottolinea Nicoletta – che non dobbiamo basarci sui pregiudizi». E aggiunge Ionela: «C’è bisogno di collaborazione e aiuto reciproco per risolvere insieme i problemi della nostra scuola». È un richiamo, come dice Francesca, a «fare ognuno la propria parte, lasciandosi coinvolgere e apprezzando quel che si vive in classe». 왘 C. Be.
IL DOCUMENTARIO Il racconto dell’esperienza Saint Martin di Nyahururu, Kenya
Un “io” che diventa “noi” attraverso la comunità WE Only through community è 왘 ME il titolo del documentario (regia di Marco Zuin e musiche della Piccola Bottega Baltazar), che racconta il Saint Martin, un’organizzazione che lavora a Nyahururu, in Kenya, e che offre un sostegno concreto alle persone più vulnerabili all’interno delle comunità dei territori coinvolti. Il titolo si rifà a una poesia di Muhammad Alì. Nel 1975, al termine di un discorso sull’importanza dell’istruzione e della cultura all’università di Harvard, interpellato dal pubblico, il pugile pronunciò le parole me, indicando se stesso e we, allargando le braccia verso tutta la platea. Me, we. “io”, “noi”. Queste due parole svelano quella che è la tensione latente in ciascuno di noi: sentirsi responsabili, insieme agli altri, della crescita della comunità dove si vive mettendosi in gioco con la propria
storia caratterizzata da cultura, fragilità e risorse differenti. ME, WE rappresenta un’esperienza originale che può essere considerata come un’opportunità di riflessione sul ruolo che ogni uomo e ogni donna giocano nel contribuire alla trasformazione continua delle proprie comunità di appartenenza. ME, WE quindi più che un luogo e un’esperienza racconta un modo d’essere. È narrazione, è incontro, è comunità, è trasformazione che nasce dall’incontro. Me (io) rappresenta ciascuno degli undici protagonisti nella loro quotidianità. Bambini e bambine di strada, vittime di abusi, violenze e ingiustizie, persone con disabilità o ex dipendenti da alcol e droghe. Ma anche volontari, che oggi al Saint Martin sono più di mille. Ognuna di queste storie è parte di un we (noi) che rappresenta la comunità in
cui ciascuno può portare il suo contributo. Only through community (solo attraverso la comunità) è il motto del Saint Martin e ci ricorda che «se vuoi andare veloce vai da solo, se vuoi andare lontano vai con gli altri». Il libro che contiene il documentario vuole fermare ogni singola storia attraverso una parola che ha trovato sostanza nella voce e nelle esperienze degli attori e che accompagna la riflessione. Ogni parola è autonoma ma strettamente collegata con tutte le altre, come ciascuno di noi con il resto dell’umanità. ME, WE è stato utilizzato come materiale per il percorso di “Partecipazione e territori”, che si rivolge agli studenti delle scuole superiori sugli stessi temi della World Social Agenda, ma in lingua inglese e con educatori anche kenyani.
La cultura aiuta a guardare la vita da nuovi punti di vista e può offrire nuovi spunti per riflessioni più profonde e magari spingerti a sperare un domani, fuori dal carcere, di essere una persona migliore. dal blog “Presente!”: istruzioneprimariapertutti.wordpress.com
VIII 왘 WorldSocialAgenda
LA DIFESA DEL POPOLO 25 MAGGIO 2014
WORLD SOCIAL AGENDA è un percorso culturale rivolto alle scuole sui temi legati agli Obiettivi di sviluppo del millennio delle Nazioni Unite per la lotta alla povertà. Il percorso approfondisce un Obiettivo per anno rendendo i bambini e i ragazzi protagonisti e promuovendo occasioni di approfondimento, riflessione, incontro con i docenti e la cittadinanza. Tutti i materiali del progetto, il dossier, i documenti utilizzati negli incontri di formazione, le produzioni delle classi sono disponibili sul sito www.worldsocial agenda.org 왘 Crediamo in un mondo più giusto e solidale, dove ogni persona possa contribuire a un futuro di dignità e libertà per tutti nell’uguaglianza, nel dialogo e nella pace. 왘 Operiamo in Trentino e nel Veneto dal 1998 per la realizzazione di progetti di pace, cooperazione, solidarietà internazionale ed educazione alla mondialità con l’obiettivo di valorizzare le risorse del territorio e la promozione di reti e collaborazioni tra soggetti diversi. 왘 Sosteniamo progetti di solidarietà interna-
zionale basati sulla comunità in Kenya, Ecuador, Bosnia e Israele. 왘 Investiamo per statuto, un terzo del patrimonio in programmi di microcredito presso associazioni terze. I nostri progetti in Italia sono World Social Agenda, Atlante, Partecipazione e Territori, il portale Unimondo www.unimondo.org e le piattaforme ad esso collegate (News, Guide, Oggi). Per ulteriori informazioni: www.fondazione fontana.org
INCONTRI PUBBLICI PRESENTE!
왘 Giovedì 22 maggio, alle 20.30 all’Mpx di Padova, è in programma “Presente!”, una serata sul diritto all’istruzione a partire dal 2° obiettivo di sviluppo del millennio.Giuliana Musso legge Carla Melazzini, maestra di strada, da Insegnare al principe di Danimarca; Cesare Moreno, progetto Chance, racconta l’esperienza dei maestri di strada. Presentazione de I presenti!, cortometraggi realizzati dalle scuole con la regia di Marco Zuin e delle opere realizzate con le scuole nell’ambito della Wsa. Viene allestita una mostra itinerante. 왘 Giovedì 29 maggio evento in collaborazione con la direzione didattica e il comune di Cadoneghe all’auditorium Ramin, Cadoneghe, Padova.Info e date: www.worldsocialagenda.org
Vi aspettiamo il prossimo anno con il primo Obiettivo di sviluppo.
왘daricordare
FONDAZIONE FONTANA Crediamo, operiamo, sosteniamo, investiamo