Generi-amo. Pensieri e parole sul genere

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WSA 2019-2020 - PEOPLE. INCLUSIONE E SOCIETA'

GENERI-AMO PENSIERI E PAROLE SUL GENERE

2^BSA - LICEO E. FERMI - PADOVA


tutti gli articoli, le foto e gli approfondimenti presenti in Questa rivista sono opera delle ragazze e dei ragazzi della 2^bsa del liceo enrico fermi di padova, che nell'anno scolastico 2019-2020 ha compiuto un percorso di ricerca e riflessione sulle questioni di genere. buona lettura!

In copertina e a p. 04 e 05, Millo "Still Image", acrylic on canvas. www.millo.biz


“Ammesso che ve ne siano, non è in potere di nessuno modificare le eventuali cause biologiche innate [dei comportamenti differenziati secondo il sesso], ma può essere in nostro potere modificare le evidenti cause sociali e culturali delle differenze tra i sessi; prima di tentare di cambiarle, è però necessario conoscerle. Scopriremo la loro genesi in piccoli gesti quotidiani che ci sono tanto abituali da passare inosservati; in reazioni automatiche di cui ci sfuggono le origini e gli scopi e che ripetiamo senza aver coscienza del loro significato perché li abbiamo interiorizzati nel processo educativo; in pregiudizi che non reggono alla ragione né ai tempi mutati ma che pure continuiamo a considerare verità intoccabili; nel costume che ha codici e regole severissime. Spezzare la catena di condizionamenti che si trasmette pressoché immutata da una generazione all’altra non è semplice, ma ci sono momenti storici in cui simili operazioni possono risultare più facili che in altri”. Elena Gianini Belotti, Dalla parte delle bambine, 1973


IL PROGETTO

IL PROGETTO di Marianna de Rènoche

Cosa significa “genere”? Quali sono le questioni che lo riguardano? Perchè affrontare oggi un tema simile? Queste le domande che ci siamo posti insieme all’inizio di questo viaggio, alla ricerca di risposte dentro e fuori di noi. Nel nostro passato, guardando alle radici culturali di cui siamo nutriti, alle generazioni che ci hanno preceduto; nel nostro presente, fatto di profonde contraddizioni ma anche di rinnovate consapevolezze; e nel nostro futuro, in cui riponiamo le speranze di un mondo migliore, fatto di persone migliori, in una società finalmente inclusiva.

Il tema è stato sfidante, perchè il genere è qualcosa che ci riguarda sempre e comunque, che ci tocca direttamente anche se non lo vogliamo, anche se non ce ne accorgiamo. Viaggiando attraverso cinque ambiti di vita quotidiani, la famiglia, la scuola, il lavoro, il tempo libero e il tempo impegnato, le studentesse e gli studenti hanno raccolto in questi mesi molteplici informazioni, ascoltato testimonianze, storie, voci. E hanno provato a scoprire e sfatare luoghi comuni, a trovare i pregiudizi per decostruire gli stereotipi, ad individuare le disparità di diritti e di potere, e a riflettere al contempo sul nostro senso critico e sui nostri atteggiamenti.

Questa rivista è il risultato delle loro ricerche. E’ un’opera di inclusione, uno spazio, un posto nel mondo in cui le persone che ci stanno dentro, nella loro unicità, sono state riconosciute. Non un traguardo, ma solo una tappa del percorso.

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EDITORIALE

EDITORIALE di Paulo Lima

Generi-amo. Sembra un verbo ma in realtà il nome della nostra rivista è una proposta radicale di cambiamento. Un manifesto politico in difesa dell'uguaglianza di genere. Vuole aiutare a riflettere sul ruolo sociale, politico e economico della donna. In queste pagine, a cominciare dalla copertina e poi gli articoli, le interviste, i dati e le curiosità, si parla di politica nel senso più genuino della parola, come ce lo ricorda il filosofo greco Aristotele: “arte del bene comune”. Partendo dalla scuola come luogo primario dell’incontro vi siete fatti narratori interni alla storia, mettendo a confronto, in un parallelo tra passato e presente, due epoche, le difficoltà incontrate da una donna e scienziata durante il suo percorso accademico, i passi in avanti che sono stati fatti e i molti ancora da fare. In un racconto a più voci sul Gender pay gap, liberamente ispirato alla struttura narrativa del Decamerone di Boccaccio, mettete a confronto le esperienze di due donne in due posizioni diverse all’interno di un organigramma aziendale. Attraverso due interviste, due interlocutori con due prospettive diverse, ci proponete due esempi virtuosi di inclusione nel mondo dello sport. Partendo poi dalla vostra esperienza di famiglia avete raccolto il parere di un esperto per ampliare la vostra indagine. Per concludere ci lasciate con una riflessione che abbraccia un luogo più libero del nostro tempo, quello fatto di gioco e intrattenimento, con un’analisi su stereotipi e discriminazioni di genere nei videogiochi on line, dal punto di vista del prodotto proposto, ma anche delle interazioni tra giocatori nel gioco online.

Generi-amo, in parte, è stata “generata” nel mezzo dell'emergenza sanitaria. Purtroppo abbiamo sentito, a partire dalle nostre ricerche, dalle interviste realizzate e dalle testimonianze a noi arrivate, che l’isolamento, la convivenza forzata, la crisi economica e sociale, hanno esacerbato ancora di più le disparità di trattamento. Perciò, mi viene da dire che una “nuova normalità” richiede il riconoscimento reciproco dei ruoli, dei diritti e dei doveri tra Persone, donne e uomini.

Generi-amo il cambiamento!


INDICE

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INDICE GENERE E SCUOLA

08

Editoriale. Donne e Stem. a cura di Martina Gastaldello

Articolo. Una vita all'ombra del genio. Differenza tra maschi e femminel nella scelta dell'indirizzo di studi. a cura di Giorgia Varotto;

foto e didascalie a cura di Maxim Costantinov e Samuele Casellato Pillole. Dati - Sondaggio a cura di Samuele Cucco

GENERE E LAVORO

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Editoriale. Gender pay gap. a cura di Iris Turon

Articolo. Dalla lavoratrice dipendente alla manager. Il gender gap nel lavoro. a cura di Valentina Righetto e Daniele Sanavio;

foto e didascalie a cura di Laura Berioza Pillole. Un po' di dati - Inziative e progetti - CuriositĂ a cura di Iris Turon e Riccardo Furlan

GENERE E TEMPO IMPEGNATO Editoriale. Sport e pregiudizi. a cura di Andrea Noventa

Intervista. Lo sport è per tutti. Nessuno escluso. a cura di Pier Federico Polignano e Edoardo Maccaferri;

foto e didascalie a cura di Marko Bilous Pillole. Sfatiamo i luoghi comuni - Lo sapevi che... a cura di Elia Nardo

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INDICE

P. 07

42

GENERE E FAMIGLIA Editoriale. Famiglia, dove sei? a cura di Alessandro De Marco e Sebastiano Castro

Intervista. Uno anzichè due. Le famiglie monoparentali. a cura di Alessandro Vigliotti;

foto e didascalie a cura di Tommaso Mazzucato Pillole. Un po' di dati a cura di Giorgia Dianin e Angelica Prendin

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GENERE E TEMPO LIBERO Editoriale. Stereotipi e videogames. a cura di Alessandro Cadrobbi e Davide Vettore

Articolo. Il gaming non ha genere. Chiaccheriamo con un videogamer a cura di Tommaso Padovan;

foto e didascalie a cura di Federico Mozzicato Pillole. Rappresentazioni sterotipate - Nuove rappresentazioni - Iniziative

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GENERE E 2^BSA Le nostre riflessioni. Inclusione e societĂ dal questionario di fine percorso

Cara 2^BSA. a cura di Giulia Fiamengo, tutor di classe

Crediti e ringraziamenti


GENERE E SCUOLA P. 08

EDITORIALE

DONNE E STEM Stereotipo. Che parola strana, confusa e alle volte addirittura ignota. Se fermassimo una persona qualunque per strada, bambino, ragazzo, adulto o anziano, scommetto che non saprebbero darci una spiegazione legata a questo termine, forse perché magari non l’hanno nemmeno mai udito; pochi riescono a coglierne il vero significato. Ed eccoci qui, proprio per questa ragione.

STEREOTIPO: /ste·re·ò·ti·po/ aggettivo e sostantivo maschile 1.aggettivo. Relativo al sistema di riproduzione per stereotipia, a proposito di una ripetizione o di una fissità immutabile. 2.sostantivo maschile. In psicologia, qualsiasi opinione rigidamente precostituita e generalizzata, cioè non acquisita sulla base di un'esperienza diretta e che prescinde dalla valutazione dei singoli casi, su persone o gruppi sociali.

Questi

sono

dubbi

che

vanno

chiariti,

sono

cose

che

vanno

apprese,

bisogna

essere

consapevoli di ciò che ci circonda e come si evolve il genere umano. Nelle frasi che leggerete qui sotto non troverete soltanto una moltitudine di parole scritte da un gruppo di giovani ragazzi, con lo scopo di annoiarvi e farvi perdere tempo, bensì un racconto, una storia, con la quale cercheremo di togliere l’annebbiamento che si crea nella mente di coloro che si trovano di fronte a questa misteriosa parola.


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EDITORIALE

Iniziamo col dire che non è un fenomeno nuovo, anzi il contrario. Fin dall'antichità sia l'uomo che la donna avevano ruoli differenti. I maschi andavano a caccia di prede per portare alla propria famiglia cibo e dovevano avere un ottimo senso di orientamento per trovare la via di casa. Le donne, invece, si occupavano di faccende di casa: preparare da mangiare, badare ai propri figli e realizzare utensili. L'uomo ha sempre fatto cose fisiche più della donna avendo anche un corpo più robusto. Tuttavia la donna non passava in secondo piano, e il suo contributo era fondamentale per il villaggio. Forse per questo la donna si è evoluta con capacità verbali migliori dell'uomo. La donna ha una struttura fisica più debole di quella maschile ma non per questo è inferiore, anzi è predisposta a lavori altrettanto importanti.

Si tratta di intelligenze diverse che non vanno discriminate.

LE DONNE SONO PREDISPOSTE ALLO STUDIO DELLE MATERIE UMANISTICHE E PSICOLOGICHE E I MASCHI A QUELLO DELLE MATERIE SCIENTIFICHE. QUESTO È IL PENSIERO DIFFUSO. QUESTO È LO STEREOTIPO DI CUI VI PARLAVAMO.

E’ proprio qui che vogliamo soffermarci, approfondire, e narrare attraverso un paragone tra passato e presente, una storia coinvolgente e che non vi farà staccare gli occhi nemmeno un attimo dal testo. Ognuno vede il significato della medesima parola in maniera differente e personale. Se avete un po’ di tempo vi faremo entrare nel nostro mondo e nella nostra esperienza, dandovi una visione a 360° della nostra avventura. Ne varrà la pena, fidatevi. E allora non ci resta altro che augurarvi:

buon viaggio!


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ARTICOLO

UNA VITA ALL’OMBRA DEL GENIO Differenza tra maschi e femmine nella scelta dell’indirizzo di studi Proprio come ai tempi di Diocleziano, durante la crisi che afflisse Roma nel III secolo, il lavoro dei genitori (del padre) viene considerato una caratteristica ereditaria trasmessa ai figli; così ancora oggi si vogliono cristallizzare i rapporti che intercorrono tra genere e società. Com’è possibile questo?

La disinformazione e la mancata disponibilità di affidarci a persone esperte e competenti, sono il freezer perfetto per congelare il progredire di una società che sta viaggiando alla velocità della luce, anche per quanto riguarda il gender-gap. Siamo partiti con una consapevolezza: l’alfabetizzazione fa progredire il mondo. Ma quanto può aumentare il potere della cultura se ad essa si aggiunge un pieno rispetto del genere umano?

Durante questo progetto ci siamo posti molte domande: come uno stereotipo di genere può precludere le strade dei percorsi di studio? In che modo gli stereotipi sono riusciti a tramandarsi per tutto questo tempo? Vogliamo in quest’articolo metterti davanti ad un evidenza: se ti chiedessi di elencarmi il nome di una persona che ha dato un contributo importante al mondo della scienza, chi ti verrebbe in mente? Probabilmente mi risponderesti Isaac Newton, Galileo Galilei, Charles Darwin,

Leonardo

da

Vinci,

Nikola

Tesla;

i

più

bravi

diranno

Marie

Curie

e

Rita

Levi-

Montalcini e sicuramente tra questi geni metteresti anche Albert Einstein. Trascurando per un attimo la tangibile presenza di figure maschili nel nostro elenco, soffermiamoci sull’ultimo personaggio nominato:

Albert Einstein.


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ARTICOLO

Einstein è stato un pezzo grosso nel mondo scientifico e conveniamo tutti su questo fatto; ma sapevi che per la sua più grande intuizione è stato aiutato da una donna? Ebbene sì, sembrerebbe che nella sua celebre teoria della relatività ci sia lo zampino della prima moglie

Mileva Marić, ed è proprio da lei che la nostra storia avrà inizio…

La matematica e fisica

Mileva Marić, nacque

il 19 dicembre 1875 a Titel, un piccolo paese della Serbia, da una famiglia benestante.

Fin dai primi anni di vita mostrò uno spiccato acume e una grande varietà di interessi, così, il padre resosi conto del potenziale della figlia fu il suo primo sostenitore, incoraggiandola in tutti i modi e finanziandola per far maturare i suoi talenti. Il padre insegnò personalmente a Mileva a leggere, a scrivere, le basi dell’aritmetica e il tedesco, necessario per studiare nelle scuole più prestigiose.

Già dalle scuole elementeri, Mileva Mari

ć si

dimostrò un'alunna modello, e il padre in seguito decise di iscriverla alla Scuola Femminile di Novi Sad, dove Mileva si dimostrò un'ottima

Il suo talento per la matematica non tardò a manifestarsi. In seguito si iscrisse studentessa.

alla Scuola Reale Inferiore di Sremska Mitrovica: un ginnasio misto, il quale era uno dei pochi istituti ad avere laboratori di fisica e chimica Mileva Maric.

ben attrezzati…

fonte: www.wikipedia.org

Un po’ di tempo fa, quando ci era stato assegnato l’argomento

Genere e Scuola

avevamo

deciso di affrontare il tema sulla base di due confronti: passato e presente, servendoci della

ć

storia della grande scienziata Mileva Mari , di cui tra un po’approfondiremo la conoscenza; e un confronto tra età.

siamo andati ad indagare nei vari gradi scolastici i rapporti tra genere e società.


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ARTICOLO

Come i bambini si relazionano tra loro nelle scuole elementari? Abbiamo

parlato,

anche

se

indirettamente

Insegnante Patrizia Montanaro

l’

della

a

scuola

causa

del

primaria

nuovo di

virus

primo

Sars-CoV-2,

grado

“G.

con

Ferrari”

a

Padova. Volevamo capire se gli stereotipi legati al genere sono direttamente proporzionali all’età di una persona e quanto deve fare la famiglia e quanto la scuola per aiutare i ragazzi

a

crescere

senza

pregiudizi

nei

confronti

del

genere.

Abbiamo

capito

che

le

convinzioni che creano le questioni di genere maturano presto, in particolare in famiglia.

durante le lezioni si può notare un interesse diverso tra maschi e femmine se si considerano rispettivamente le materie scientifiche e quelle letterarie; anche se questo non si riflette totalmente in verifiche e/o interrogazioni, dove le ragazze ottengono punteggi mediamente più alti. Ci racconta che

La cosa che ci ha fatto più riflettere è una frase in particolare detta dall’insegnante:

I bambini” dice Patrizia Montanaro “spesso durante l’intervallo giocano insieme, anche se intorno ai 10 anni si differenziano maggiormente: i maschi tendono a giocare a calcio o a pallaavvelenata, mentre le femmine fanno più giochi relativi a propri interessi ad esempio danza e canto”. “

Questo ci fa capire due cose: In primis che avevamo ragione a supporre, per quanto riguarda il sociale, che con la crescita

si

rafforzano

anche

i

comportamenti definiti dal canone di uomo

I ragazzi giocano tra di loro mentre una ragazza sullo sfondo li controlla e tiene in braccio una

o donna che gli stereotipi vogliono imporre;

bambina. Fonte: www.agorametropolitana.it

Secundis che possiamo cogliere è che le differenze emergono proprio nei momenti in cui i bambini sono liberi di scegliere come impiegare il loro tempo (durante l’intervallo per esempio) non è un dato che noi intendiamo sottovalutare, potrebbe essere un buon punto di partenza per ripesare eventuali progetti di aggiornamento per gli insegnanti. In un altro incontro con la

Prof.ssa Annalisa Oboe,

Professoressa al Dipartimento di studi

linguistici e letterali dell'Università di Padova, nonchè Prorettrice alle relazioni culturali, sociali e di genere, abbiamo appreso che in questi anni si è registrato un calo di insegnanti maschi: in parte perché l’insegnamento viene considerato un mestiere da donne che devono istruire e dare educazione, pensando che le donne siano più pazienti con i ragazzi. Questo

alle donne una grandissima responsabilità: istruire e tramandare una conoscenza non genderizzata, ovvero non stereotipata e senza forzature culturali di genere. calo

della

presenza

maschile

tra

gli

insegnanti


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ARTICOLO

Quando parliamo di cultura non ci riferiamo solo alla scienza: anche la letteratura è stata molto segnata da importanti presenze maschili (Calvino, Leopardi, Manzoni, etcc…). Vedere il mondo con uno spirito autocritico e rivoluzionario è la chiave; bisogna creare educazione e consapevolezza. Si può lavorare sulle famiglie, ma anche sugli insegnanti che hanno voglia di non fare

non perché siamo tutti uguali ma perché siamo tutti diversi e proprio per questo, trattare una persona senza pregiudizi diventa la priorità. troppe differenze;

La collaborazione a scuola è il primo passo per accorciare le distanze del gender-gap. Fotnte: www.lamenteemeravigliosa.it

…In seguito Mileva decise di continuare la propria istruzione nel Regno di Serbia e venne ammessa al Ginnasio Reale Serbo di

Šabac, una delle poche scuole in

Serbia a garantire pari diritti sia ai maschi che alle femmine.

La giovane Mileva Mari

ć giunse a Zagabria con un'ottima educazione e un'invidiabile

carriera scolastica, ma nonostante questo riuscì a proseguire gli studi soltanto grazie al padre, il quale pregò perché la figlia venisse ammessa al Grande Ginnasio Reale maschile

Mileva venne ammessa e fu una delle prime ragazze a sedere alla pari con i colleghi maschi in un istituto superiore, fino ad allora soltanto ed esclusivamente maschile, di Zagabria. In quegli anni Mileva Marić maturò di Zagabria. La domanda trovò accoglimento,

la decisione di proseguire e perfezionare la propria istruzione in Svizzera, dove alle donne era permesso andare all'Università. Al Politecnico di Zurigo, entrò nella sezione VIA del dipartimento di matematica e fisica. Assieme ad altri quattro ragazzi, tra i quali Albert Einstein. Lei fu l'unica donna presente, in totale la quinta fino ad allora a prendere parte a tale ciclo di studi dalla fondazione del politecnico. Dopo due anni al Politecnico di Zurigo, decise di trascorrere un semestre ad Heidelberg, in Germania, dove, le donne non avevano gli stessi diritti degli uomini e così assistette alle lezioni come “uditrice”, senza poter sostenere esami di alcun tipo, né tantomeno ricevere certificazioni…

Durante questo progetto abbiamo fatto tesoro di tantissime esperienze, in particolare una,

Prof.ssa Annalisa Oboe.

Abbiamo avuto l’onore di

partecipare alla conferenza tenutasi l’11 Febbraio 2020 per la

Giornata internazionale

della quale dobbiamo ringraziare la

delle donne e ragazze nella scienza

presso l’Aula Magna del Palazzo Bo. Durante questa

conferenza abbiamo potuto assistere alla testimonianza di molte donne che fanno ricerche, lavorano in campo medico, aerospaziale e molto altro. La cosa che più ci è piaciuta è l’orgoglio e la soddisfazione con cui le donne presenti parlavano del loro lavoro.


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ARTICOLO

Abbiamo

deciso

riflessione,

di

perché

inserire

qui

svolgendo

questa

le

nostre

ć

ricerche su Mileva Mari , abbiamo scoperto che al Politecnico di Zurigo fu ammessa solo come uditrice. In particolare ci siamo resi conto avuto

che

al

molte

all’università

contrario difficoltà

che

ad

desiderava.

ha

accedere Per

molto.

Grazie al padre è riuscita ad entrare prestigiosa

doveva

Mileva

una

uditrice

Mileva

essere

in

come

nostro

università;

ed

voler

è

dire

anche

grazie a questi uomini che sono disposti a mettersi al pari con le donne, che il mondo si è potuto evolvere riuscendo ad accorciare le distanze del divario di genere.

Aula Magna del Palazzo Bo, Conferenza dell'11 febbraio 2020.

Fino a quando penseremo al divario di genere come qualcosa da mantenere, come una lotta tra i sessi, non si arriverà ad una parità.

La

Prof.ssa Oboe

ci ha detto questa frase che secondo noi merita di

essere ricordata:

Il giusto atteggiamento non è cercare di comportarsi come un uomo. Quello che bisogna capire è che le grandi scoperte, provengono dal confronto; ed è nel confronto, dove tutti lavorano alla pari, dove ognuno può mettere del suo, che si viene a creare un vero nuovo valore.


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ARTICOLO

Mileva non ha potuto avere questa opportunità. L’opportunità di valorizzare i suoi talenti a causa dell’ottusa idea che esistessero cose “da donne” e cose“da uomini”. Chissà quante altre scoperte ci siamo persi solo perché non si è voluto dare la possibilità ad una donna di impegnarsi in un campo considerato “da uomini”. …E’ proprio qui, a Zurigo, che Mileva incontra Einstein. Nel 1898 rientra nell’Ateneo svizzero e si iscrive al terzo anno del Politecnico, per sostenere l’esame preliminare e accedere poi a quello finale per il diploma. Dopo il suo rinvio di un anno, supera l’esame con un ottimo punteggio. Tuttavia, non riesce a raggiungere i voti necessari per superare l’esame finale. Questo fallimento non la scoraggia e decide di ripetere l’esame l’anno successivo. Non lo supera nemmeno in questa occasione, aggravando oltremodo la sua valutazione, poiché si presenta in evidente stato di gravidanza. La commissione, è composta prevalentemente da uomini con palesi pregiudizi nei confronti delle studentesse. Quindi torna dai genitori dove partorisce; a loro lascia la figlia Lieserl, della quale non si conosce il destino e se ne perde ogni traccia

Einstein sposa Mileva solo nel 1903. Ed è proprio a questo punto che Mileva mette la sua intelligenza al servizio del marito, che preso dal lavoro non dedica molto tempo ai suoi studi, proseguiti sembra, da Mileva, ora “casalinga”.

È questo il periodo più felice della loro vita coniugale, quello in cui nascono le opere fondamentali dello scienziato sulla teoria della relatività. Molto probabilmente Mileva rinuncia a citare il proprio cognome nelle pubblicazioni del marito, affermando in più di un’occasione: “Siamo entrambi una sola pietra”. Nel 1912 il matrimonio comincia a dare i primi segni di cedimento; la famiglia si trasferisce a Berlino, dove Einstein ha una relazione extra-coniugale con Elsa Lowenthal.

Nel luglio del 1914 Mileva ed i figli lasciano la Germania per Zurigo mentre Albert rimane a Berlino. Nel 1918 Einstein firma i documenti per il divorzio, che lo obbligano a pagare 40000 marchi di alimenti per i figli da versare ogni tre mesi alla ex-moglie. Quando nel 1921 Einstein vince il Premio Nobel, il contributo economico viene interamente versato per il mantenimento dei figli a Mileva.

Da questo punto in poi della sua vita, Einstein si fece sempre aiutare da esperti in matematica. Una coincidenza? O una conferma? Mileva passerà gli ultimi anni a occuparsi della salute del figlio minore. Muore il 4 agosto dello stesso anno all’età di settantatré anni e viene sepolta a Zurigo.


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ARTICOLO

ć

E’ qui che si conclude la storia di Mileva Mari , grande ma sconosciuta matematica del 1900,

che

a

quanto

pare

ha

sempre

vissuto

nell’ombra

del

marito.

Mileva

ć

Mari

restò

sconosciuta al pubblico per lungo tempo. Nel 1982 fu tradotta e diffusa la sua biografia, scritta nel 1969 da una professoressa di scienze serba, Desanka Trbuhovic-Gjuric, secondo la quale il marito, vincitore del Nobel, non sarebbe stato onesto nei confronti della moglie. Probabilmente non sapremo mai qual è la verità su questa vicenda. Mileva non ha mai reclamato la proprietà intellettuale. Anche se i diversi studi propendono a favore della tesi che l’intervento di Mileva Maric, tenace e sistematica, al contrario del marito

Albert

Einstein

che

era

discontinuo

e

ricco

di

idee,

sia

stato

di

importanza

determinante per la ricerca e la pubblicazione delle teorie nel campo della fisica: il loro diverso modo di lavorare li compensava in maniera ideale.

Albert affermava: “Ho bisogno di mia moglie. Lei risolve tutti i miei problemi matematici” e ancora: “Come sarò felice ed orgoglioso quando avremo terminato con successo il nostro lavoro sul moto relativo! Quando osservo le altre persone, apprezzo sempre di più le tue qualità!”. In una lettera del 1903 lo stesso

Non esistono prove tangibili al di là di quelle frasi contenute nei carteggi tra Einstein e la sua prima moglie, che possono tuttavia essere soggette a mille interpretazioni differenti. Ma come sostiene

Marić”:

Esterson

nel suo libro

“Einstein’s Wife: The Real Story of Mileva Einstein-

”AL DI LÀ DEL SUO RUOLO NELLE TEORIE DI EINSTEIN, MILEVA MARIĆ MERITA DI ESSERE RICORDATA PER LA SUA SFIDA PER UNA PARTECIPAZIONE ATTIVA DELLE DONNE NELLA SCIENZA”.

Quello

che

ci

portiamo

a

casa

da

questo

nostro

viaggio,

quello dentro la storia di una donna di talento messa in ombra dalla

Storia,

e

quello

dentro

la

nostra

storia,

di

giovani

impegnati in un percorso di progressiva consapevolezza, è che:

dobbiamo produrre formazione e conoscenza a partire dalle parità di genere e creare consapevolezza. se questi discorsi non vengono affrontati, le cose non potranno cambiare: come si può proteggere qualcosa che non si sa di avere? questa è la grande sfida della nostra generazione: essere consci dei nostri diritti per poterli proteggere , per continuare il processo.


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PILLOLE

/ste·re·ò·ti·po/: cosa abbiamo imparato?

storia

Nella nostra attuale società la cultura e la

siate riusciti a farvi un idea vostra di cos’è e

produzione della conoscenza sono segnate

di come influisce uno stereotipo di genere

dal pensiero maschile dei grandi pensatori

nella nostra società, vogliamo dirvi che cosa

occidentali; questo sapere si è cristallizzato

abbiamo

e consolidato nel tempo.

Sperando

che

nel

appreso

corso

noi

di

nel

questa

nostro

percorso

per quanto riguarda la domanda: che cos’è

Il mancato accesso alla conoscenza per le

uno stereotipo?

donne

Uno

studioso

Said,

ha

vengono

del

secondo

cominciato

costruiti

gli

a

Edward

900,

chiedersi

stereotipi

e

come

come

si

e

il

mancato

confronto

che

per

troppo tempo hanno marcato le relazioni tra

le

macro-categorie

andavano

a

stereotipi

comporta

consolidate da un punto di vista maschile.

Jacques Lacan: ”Il soggetto si forma nel momento in cui scopriamo di essere diversi da ad una altra persona. La soggettività si costruisce nella relazione. Io sono io perché c’è un “tu””. La

Le donne quindi hanno trovato nella società

un

contesto

sociale,

noi

ci

sono

vengono

delle dalla

regole nostra

non

scritte

cultura

su

che come

dobbiamo rapportarci con gli altri. Queste regole saranno messe in evidenza quando due

comunità

di

cultura

e

ideologie

differenti verranno a contatto. A contatto con il diverso sorgono delle domande sulle differenze che l’uomo registra e a cui cerca delle

risposte,

tentando

poi

produrre

conoscenza sulla differenza, ed è qui che avviene l’errore.

si

sono

un posto già stabilito e riservato a loro, dal quale non sono mai potute uscire.

“Ogni cultura produce stereotipi con cui rendere ragione del diverso” ce lo dice lo stesso Said. Gli stereotipi si sono costruiti e consolidati

nella

storia.

Femminile

e

maschile sono stati definiti da etichette che

relazioniamo con altri e ci distinguiamo. Ci

stabilite

il

Per le sue ipotesi, ha ripreso il pensiero di

in

regole

che

pensiero

viviamo

le

gli

rapportano le culture l’una con l’altra.

distinzione tra l’io e l’altro avviene perché

e

creare,

che

sanciscono

ruoli,

pensieri,

valori,

emozioni

che un uomo o una donna devono provare. Con

questo

sempre

siamo

basati

su

cresciuti. un

vissuto

Ci

siamo

culturale

fossilizzato su chi deve fare cosa. E questo ha

sancito

la

formazione

credenze e stereotipi.

di

pregiudizi,


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PILLOLE

un po' di dati Per i dati statistici che abbiamo potuto inserire va ringraziata la Prof.ssa Silvana Badaloni del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione Padova.

Grazie

dell’Università a

lei

abbiamo

di

potuto

affrontare l’argomento genere e scuola non solo da un punto di vista umanistico (come

uno

consolida

stereotipo

nella

influisce

società

e

e

si

nell’essere

umano) ma anche da un punto di vista scientifico, Noi e la Prof.ssa Silvana Badaloni durante l'incontro.

applicando

il

metodo

di

Galileo Galilei: ci siamo posti una

domanda, abbiamo osservato, fatto ipotesi, tratto delle conclusioni, ci siamo anche ricreduti e siamo arrivati a potervi mostrare una raccolta di dati affidabili e scelti per esprimere al meglio il divario di genere che influisce all’interno delle scuole in particolare nelle università.

I dati sono importanti: rendono evidente la realtà e di fronte a questi non si può più evitare il problema gender-gap -Silvana Badaloni-

Descrizione del fenomeno leaky-pipe: La metafora del leaky-pipe, il tubo che perde, descrive la progressiva riduzione di presenza femminile, nel percorso che porta dalla formazione universitaria ai più alti livelli professionali, sia nel campo scientifico che in quelli dell’istruzione. Il numero di ragazze che vanno all’università è superiore a quello dei colleghi maschi, esiste quindi un grande potenziale in entrata, ma la percentuale di donne che alla fine ricopre incarichi di alta responsabilità è molto Dal libro “Genere e cambiamenti”

scarsa.

a cura di Silvana Badaloni e Alberta Contarello.


GENERE E SCUOLA P. 19

PILLOLE

dati locali - ateneo di padova

Una tipica carriera accademica in area scientifica a Padova, dati del 2016-2017. Dal libro “Genere e cambiamenti” a cura di Silvana Badaloni e Alberta Contarello.

Una tipica carriera accademica in ateneo a Padova, dati del 2016-2017. Dal libro “Genere e cambiamenti” a cura di Silvana Badaloni e Alberta Contarello.


GENERE E SCUOLA P. 20

PILLOLE

dati europei Uomini e donne in una tipica carriera accademica europea nel 2007 - 2013.

Proporzione di uomini e donne in un tipico percorso accademico. Dati europei, 2007-2013. Dal libro “Genere e cambiamenti” a cura di Silvana Badaloni e Alberta Contarello.

Proporzione di uomini e donne in una tipica carriera accademica europea. Dati 2002-2010. Dal libro “Genere e cambiamenti” a cura di Silvana Badaloni e Alberta Contarello.


GENERE E SCUOLA P. 21

PILLOLE

sondaggio Falso (rosso), vero (verde), non so (giallo). Abbiamo Scienze.

dei Si

risultai

di

chiedeva

un

agli

quiz

somministrato

studenti

di

indicare

alle

facoltà

quanto

di

sanno,

Ingegneria, o

quanto

Psicologia ritengono

e

sia

plausibile, in termini di maternità/paternità di scoperte scientifiche e di un loro eventuale misconoscimento. Se analizziamo il caso di Mileva e Einstein notiamo che soprattutto gli studenti maschi ritengono falsa l’affermazione. Dal libro “Genere e cambiamenti” a cura di Silvana Badaloni e Alberta Contarello.

I tratti del carattere maschile e femminile derivano non tanto da una predisposizione organica o biologica, quanto da condizionamenti culturali ricevuti che inducono a riprodurre e a tramandare le differenze dei ruoli, al fine di conformarli alle aspettative della società e alle forme organizzative della sua riproduzione sociale ed economica. -rivistadiscienzesociali.it-


GENERE E LAVORO P. 22

EDITORIALE

GENDER PAY GAP La Costituzione italiana e in generale la Dichiarazione dei diritti dell’uomo definiscono con norme precise l’eguaglianza di diritti e doveri tra uomo e donna e a livello economico stabiliscono che, a parità di lavoro, non vi siano differenze di salario tra i sessi. Questo sulla carta, nella realtà la strada per raggiungere una vera parità è ancora lunga.

In tutto il mondo e in quasi tutti i settori lavorativi, le donne vengono pagate meno degli uomini.

Questa

calcolare

differenza

perché

ogni

salariale

Paese

ha

viene

un

chiamata

diverso

sistema

gender

pay

retributivo.

gap. In

Non

Italia

le

è

facile

donne

da che

lavorano rappresentano il 42% degli occupati complessivi. Nella fascia di età 15-64 anni il tasso di occupazione è del 49,5% per le donne e dell’67,6% per gli uomini.

Tutto questo per vari motivi: - il 42% delle donne non lavora per seguire la famiglia

(contro

il

6%

degli

uomini)

e

l’11%

delle donne non ha mai lavorato per seguire la famiglia; - le donne scelgono di più lavori autonomi per gestire meglio lavoro e famiglia; -

esistono

ancora

lavori

prevalentemente

femminili (scuola, tessile, servizi alla persona, attività impiegatizie) e maschili (settore IT).

La parità di genere rappresenta uno dei valori fondamentali

dell’Unione

situazione

lavoro

Secondo

sul

Eurostat

non

le

Europea è

donne,

ma

purtroppo nei

vari

la

così.

settori

economici, guadagnano circa il 15% in meno rispetto

agli

uomini

anche

nella

libera

professione. (grafico) In

Italia

la

aggirandosi

situazione

intorno

media europea.

al

sembra

5%,

quindi

migliore sotto

la


GENERE E LAVORO P. 23

EDITORIALE

Questo per due motivi:

– la trasparenza dei compensi. In base alla legge Severino, è obbligatorio pubblicare stipendi e rimborsi spese di tutti i dirigenti della Pubblica Amministrazione (la privacy però protegge i dipendenti di fascia più bassa e i privati). Quindi nel settore pubblico il principio equal pay for equal work viene sicuramente più rispettato;

– i contratti collettivi. In teoria proteggono tutti stabilendo una minima retribuzione per ruolo ricoperto. Bisogna però

tener

conto

che

ci

sono

anche

altri

benefici

non

quantificabili

come

premi,

riconoscimenti, permessi, festività, smart working e altri benefits. Perciò solo con la trasparenza dei salari e favorendo la conciliazione vita-lavoro, quindi riconoscendo anche il lavoro di cura che le donne svolgono per la famiglia e la società, si può pensare di arrivare a una reale parità salariale e di occupazione.

Se guardiamo indietro nel tempo vediamo che tanta strada è stata fatta. Le donne hanno ottenuto il voto in Italia solo nel 1946, appena settantaquattro anni fa, e fino agli anni settanta del secolo scorso la moglie era subordinata al marito sia a livello economico sia a quello legislativo. Ora esiste una maggiore coscienza dei diritti e del ruolo della donna nella società ma non è ancora sufficiente proprio per le disparità tuttora esistenti a livello lavorativo.

LA NOSTRA GENERAZIONE, CHE TRA NON MOLTO ENTRERÀ NEL MONDO DEL LAVORO, CHIEDE DI ESSERE VALUTATA PER LA QUALITÀ DEL PROPRIO IMPEGNO E LA PROFESSIONALITÀ, SENZA DIFFERENZA DI GENERE

Abbiamo deciso di presentare due esperienze femminili nel mondo del lavoro da cui si possono trarre interessanti conclusioni sul gender gap.


GENERE E LAVORO P. 24

ARTICOLO

DALLA LAVORATRICE DIPENDENTE ALLA MANAGER il gender gap nel lavoro Due amici sono costretti a vivere insieme il periodo della quarantena, a casa della ragazza, Federica (27 anni) a Milano. Una sera, annoiati, trovano una trasmissione televisiva che dà dei consigli su come passare il tempo. Una tra le opzioni è raccontarsi delle storie. Alla ragazza viene in mente la trama di una delle sue opere preferite, il “Decameron”. Così i due ogni sera nominano un re o una regina che sceglie l’argomento da trattare.

Lui: “Oggi tocca a te. Che tema hai scelto?” Lei: “Non parliamo mai di cose serie, cambiamo stile. Nei giorni scorsi mi è arrivato un invito per parlare di divario di genere, quindi ho preso spunto per la storia di questa sera. Potremmo discutere del

gender pay gap.”

Lui: “Che cosa intendi per gender pay gap?”

le donne vengano pagate meno rispetto agli uomini per lo stesso

Lei: “Il fatto che

lavoro, ma anche disparità di altro tipo, per esempio come vengono trattate sul lavoro, che ruolo possono raggiungere e quali impegni e fatiche comporta. Se vuoi posso iniziare io.” Lui: “Quando vuoi,

Federica, ti ascolto...”

Lei: “Da ragazza suonavo in una

sole donne

band di

come chitarrista, bassista e

a volte anche batterista. Spesso

mi

commenti

è di

capitato persone

di che

sentire

dei

credevano

fossimo meno brave degli uomini o altre che

venivano

nostro

ai

aspetto

concerti fisico.

solo

Dopo

per

il

essermi

laureata in economia e in management e poi in economia e finanza, ho lavorato per circa 9 mesi in una piccola società di

consulenza.

Poi

sono

stata

assunta

stabilmente in una ditta qui a Milano, quella in cui lavoro adesso.

Federica e la sua band


GENERE E LAVORO P. 25

ARTICOLO

Faccio la business analyst e con il tempo e la fatica sono riuscita a diventare anche team leader. Sono sempre stata una ragazza con grandi obiettivi, aspirazioni e passioni. Già

esistenza di stereotipi di

prima di entrare nel mondo del lavoro ero consapevole dell'

genere

ma, nel momento in cui entri nel mondo del lavoro, vengono percepiti e visti in

maniera diversa. Dove lavoro io non ci sono grosse differenze nella composizione maschile e femminile del team, direi che siamo al 50%. Ma probabilmente ci sono più uomini nelle posizioni al vertice. L’atteggiamento dei superiori è assolutamente paritario, devo dire che non ho riscontrato differenze. Credo che nelle società più piccole, magari di provincia, la disparità di genere sia più marcata. Le donne vengono maggiormente discriminate e non hanno la stessa probabilità degli

uomini

di

essere

assunte,

inoltre

vengono

pagate

meno

per

lo

stesso

lavoro

e

frequentemente viene dato loro il part time.

In un’azienda non dovrebbe essere importante quanto tempo si lavora, ma come si lavora. Che le donne siano vittime

di

discriminazioni

nei

luoghi

di

lavoro, o che a parità di merito abbiano meno

probabilità

rispetto divario

ad

un

di

uomo

retributivo

essere o

che

anche

a

assunte esista

un

parità

di

mansioni, sono realtà di fatto. Tutti abbiamo sentito parlare di molestie o

di

datori

di

lavoro

che

preferiscono

assumere giovani di bell’aspetto anziché Federica ad Amsterdam per un weekend di formazione

donne di esperienza ma più vecchie.

Per fortuna devo dire di non aver vissuto niente di tutto questo in prima persona.

Io credo che sia un grande

ingiustizia:

una donna

non deve cedere a questi compromessi, ma deve essere

determinata,

porsi

degli

obiettivi

e

raggiungerli.

l’atteggiamento nei nostri confronti cambia a seconda della cultura con cui entriamo Molte volte

in

contatto.

Per

esempio,

una

mia

collega

aveva

ricevuto un incarico in India e il modo di comportarsi verso

di

culturale

lei non

era

ostile

ritenevano

perché che

in

una

quell’ambiente donna

potesse

guidarli. Naturalmente anche lo scontro tra culture è importante perché crea occasioni di discussione e dialogo. I colleghi dovrebbero essere solidali tra loro al Federica a casa

fine

di

creare

un’unità

abbiano le stesse possibilità.

collettiva

in

cui

tutti


GENERE E LAVORO P. 26

ARTICOLO

Molti pensano che le donne siano più empatiche e comprensive e che gli uomini siano più rigidi e più adatti a gestire un’azienda. Io non ne farei una legge generale, non è così per tutti, dipende dal carattere e dalle situazioni in cui ci si trova.

ai vertici delle attività,

Poche donne ricoprono ruoli

principalmente a causa della maternità e del loro ruolo centrale

all’interno della famiglia. Questo compito dovrebbe essere spartito in modo equo tra l’uomo e la donna.

È vero che le donne hanno bisogno di tempo per i figli, ma perché non potrebbero farlo anche gli uomini? Bisognerebbe cambiare mentalità." Lei: "Tu cosa ne pensi?" Lui: “Sono pienamente d’accordo con tutto quello che hai detto…” Lei: “Su cosa ti basi per dirlo?” Lui: “Ti racconterò la storia di mia zia

Piera.

Ora ha 54 anni e lavora come responsabile

export in un’azienda in Veneto.

una generazione diversa dalla nostra che ha posto i pilastri per la battaglia ideologica contro le disparità, grazie alla quale oggi abbiamo il privilegio di godere dei risultati di alcune battaglie fondamentali, ma anche l’onere di non farle cadere nel nulla e di proteggere certi diritti rivendicati. Mi racconta spesso di quello che succede o di quello che le è capitato nella sua carriera lavorativa. Ha iniziato a lavorare a 22 anni in un’azienda. All’epoca era una ragazza che aveva appena finito gli studi voleva semplicemente fare ciò che le piaceva, aveva fame di imparare. I dirigenti erano quasi esclusivamente uomini: le donne devono faticare molto di più di un uomo per raggiungere lo stesso obiettivo.

Alle donne vengono date molte meno opportunità di emergere soprattutto a causa del fattore tempo, ossia si presuppone che la donna vada in maternità e abbia meno tempo per il lavoro. Dopo

una

prima

esperienza

breve

lavorativa

è

ma

intensa

andata

a

Non esistono ruoli , solo persone

lavorare per un’altra azienda che allora era ancora piccola, ma con il tempo si è espansa fino a diventare una delle più

importanti

qualche

nel

anno

suo

è

settore.

stata

Dopo

promossa

Direttore export. Sto parlando di circa una

ventina

disparità evidente

di

di e

anni

genere il

mondo

fa,

quando

la

era

molto

più

del

lavoro

era

ancora più maschilista di oggi.

Piera all'inaugurazione della nuova ala dell'azienda


GENERE E LAVORO P. 27

ARTICOLO

In tutto erano in 4 Direttori, e Piera era l’unica donna. Due anni dopo i suoi tre colleghi uomini

sono

stati

fatti

Dirigenti

mentre

continuavamo ad essere direttori, ma dirigenziale,

al

vertice

massimo

lei

non

è

stata

"promossa”.

Tutti

e

quattro

i suoi tre colleghi assumevano anche una carica

nell’organigramma

aziendale

a

cui

sono

naturalmente

collegati tutta una serie di vantaggi. Maggiori sono le responsabilità, più alte sono le gratifiche corrisposte, giustamente. Quindi ai dirigenti stipendi più alti, benefits etc.. Di certo non possiamo contestare questa decisione nel merito, ma se, come dice, l'area export di cui era responsabile rappresentava il 70% del fatturato dell’azienda, in quanto direttore export evidentemente aveva notevoli responsabilità. E allora la decisione di non ammetterla alla carica dirigenziale come i colleghi uomini, diventa quanto meno oggetto di riflessione.

le differenze sono aumentate man a mano che ha fatto carriera, perché ai livelli più bassi c’è più solidarietà tra colleghi. Mi ha anche confessato che

Ha sempre viaggiato molto per lavoro ed è in

continuo

contatto

con

aziende

di

altri

paesi, anche culturalmente più patriarcali, ma

nel

diremmo

lavoro, noi,

non

quasi

paradossalmente

è

stata

mai

trattata

in

modo diverso per il suo genere. Quello

che

serve

predisposizione culture

diverse

dialogare

con

mentalità

e

attitudine

è

nel

a

impiego

capire

dalla

abitudini

ed

propria

persone

una

suo

di

diverse.

caratteristica

la

accettare

e

altri

è

riuscire paesi E

a

con

questa

soggettiva

che non dipende dal genere. Piera in uno dei suo viaggi di lavoro all'estero

Mi ha raccontato spesso che quando è nata la prima figlia lavorava a pieno regime e continuava a viaggiare spesso e la figlia stava dai nonni durante la settimana e lei la vedeva le sere e nel weekend. Ne parla sempre con un po' di sofferenza, per una mamma, io credo, fare una scelta del genere, non è una cosa facile. Poteva scegliere a 28 anni di stare a casa ma non era quello che l'avrebbe resa felice. O poteva

scegliere

di

non

avere

un

figlio,

ma

lo

voleva,

quindi

perché

avrebbe

dovuto

rinunciare? Solo perché il modo in cui aveva scelto di vivere non era quello che tutti si aspettavano, il più giusto per tutti? Ha dovuto ragionare sulla

qualità del tempo che passava con i suoi figli

più che sulla

quantità. Sicuramente la sua scelta è opinabile ma dobbiamo dire quantomeno che divide questa responsabilità a metà con suo marito che ha fatto le sue stesse scelte.


GENERE E LAVORO P. 28

ARTICOLO

Nelle parole di qualche amica, delle colleghe anche, c'era ancora del giudizio, 30 anni fa era molto diverso rispetto ad oggi.

carriera e anche una famiglia,

Il pensiero comune era che non si potesse avere la se ti concentravi sulla carriera non potevi essere una

buona madre. Il fatto è che quel giudizio non pesava anche sul marito che, come lei, era sempre in viaggio. Perché?

Una volta mi ha detto:

"Per me femminismo significa rivendicare e pretendere eguali opportunità di partenza e trattamento paritario, sopra ogni cosa significa libertà di scegliere chi essere. Per questo è il tempo per gli uomini di essere femministi, se noi siamo libere di scegliere senza essere giudicate allora anche gli uomini possono sentirsi liberi da ogni condizionamento. È la battaglia di tutti. Non esistono ruoli prestabiliti, questo va a scapito di tutti. L’idea dell’uomo che porta i pantaloni e che ha la responsabilità di sostenere la sua famiglia non è meno deleteria per l’uomo di quanto non lo sia, per la donna, l’immagine della donna nata per essere madre e moglie. Qualche anno dopo il secondo figlio si è trasferita a Bologna, con lo stesso ruolo, si trattava di un’azienda manageriale, ben strutturata, qui si occupava in particolare delle Americhe. Da subito ha ottenuto un part time verticale, quindi lavorava tre giorni a settimana dal lunedì al mercoledì, e poi raggiungeva i figli che erano rimasti a Venezia. Ecco perché

anche la cultura del territorio fa la differenza,

Bologna già 15 anni fa era notoriamente

più progressista, c’era una coscienza diversa rispetto al tema dell’integrazione bilanciata tra lavoro e vita privata. Lì c’erano moltissime donne in posizioni manageriali, da subito hanno legato e fatto squadra. Federica,

pensando

anche

alla

tua

esperienza

lavorativa

a

Milano,

direi

che

il

clima

sociale influisce anche in queste dinamiche. Dopo qualche anno, Piera ha scelto di lavorare da casa in viaggiare

ma

aveva

trasferito

l’ufficio

a

casa

sua,

smart working,

anche

qui

è

continuava a

evidente

l’approccio

assolutamente innovativo, vicino ai bisogni dei dipendenti, qui da noi era ancora poco utilizzato dieci anni fa. Adesso, vista anche la situazione che stiamo vivendo, possiamo sperare che ci sia una riflessione anche in questo senso. Per l'azienda era importante che lei raggiungesse gli obiettivi prefissati e non importava se lo facesse dallo studio di casa sua o in sede a Bologna.


GENERE E LAVORO P. 29

ARTICOLO

La sua ultima esperienza lavorativa è stata in

un'azienda

architetturale.

che

si

Dice

occupa

che

si

di

tratta

design di

un

settore completamente diverso, attento ai bisogni

di

tutti,

al

corretto

bilanciamento

tra vita lavorativa e privata, ci sono orari flessibili, part time di ogni genere e molte donne nelle posizioni di vertice. Senza ogni dubbio

il

settore

è

meno

tipicamente

“maschile”. Il

mondo

per

cui

ha

lavorato

la

maggior

parte della sua vita era un mondo di

Piera con i figli di una cliente in azienda

uomini, per il tipo di settore più tecnico probabilmente. Potremmo concludere che il settore incide senza dubbio, e allora qui lascio alla nostra discussione qualche domanda aperta che mi ha fatto Piera:

"Perché esistono settori maschili e settori più tipicamente femminili? Perché in un intero reparto di produzione i tecnici dei macchinari erano solo uomini? Perché invece in un’azienda di sartoria la componente femminile magari è in maggioranza? Durante tutto il corso della nostra vita ci è stato trasmesso, anche inconsciamente, che le donne sono brave a cucire e gli uomini se la cavano meglio con i motori, che le donne possono richiedere un part time per dedicare del tempo alla famiglia e che gli uomini diventano dirigenti.' Piera mi ha detto che non ha mai conosciuto un uomo che abbia richiesto un part time in 30 anni di lavoro.

è l'ovvio che è parte di un retaggio difficile da sradicare.


GENERE E LAVORO P. 30

PILLOLE

un po' di dati Salari orari medi per professione Fonte: Istat

Chi si prende cura della casa e della famiglia (dati aggiornati al 2018) Fonte: Eurostat.

Luoghi comuni da sfatare Fonte: Istat


GENERE E LAVORO P. 31

PILLOLE

Iniziative e progetti WORK-LIFE BALANCE Il 4 aprile 2019 il Parlamento europeo ha approvato la nuova direttiva sul work-life balance che deriva dalla proposta della Commissione europea denominata “A new start to support work-life balance for parents and careers”, promossa a partire da aprile 2017 sulla scia del Pilastro dei Diritti Sociali europei. È stata infine pubblicata, entrando in vigore, a luglio 2019. L'obiettivo generale della direttiva è favorire la parità nel mercato del lavoro riducendo la disparità di genere in termini di occupazione, retribuzione e pensioni. Nel merito, la direttiva intende facilitare la diffusione di misure di conciliazione vita-lavoro e di prestazioni di welfare aziendale, come congedi e accordi di lavoro flessibili.

fonte: www.secondowelfare.it

TRASPARENZA RETRIBUTIVA La presidentessa della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, sta introducendo misure vincolanti per la trasparenza delle retribuzioni in attuazione della parità retributiva tra uomini e

donne.

Stakeholders

e

professionisti/e

sono

invitati

ad

accedere al sito per fornire un feedback entro il 3 febbraio 2020.


GENERE E LAVORO P. 32

PILLOLE

curiosita' MARISA BELLISARIO. DONNA & TOP MANAGER di Fiorenza Barbero Due libri su Marisa Bellisario che con tenacia e tanto coraggio è riuscita a diventare la prima top manager italiana. Elegante, intelligente, ironica, cosmopolita, il suo ultimo messaggio, poco prima di andarsene, è stato per le donne:

«Ricordate:

per ottenere successo nella vita è necessario

avere tanta fiducia in se stesse, tanta voglia di lavorare e non scoraggiarsi

»

mai! .

BREAD AND ROSES FILM, 2000 È la storia di una giovane immigrata negli Stati Uniti che trova lavoro in un'impresa sindacali

di

che

pulizie. si

offre

Conosce di

poi

aiutare

un

lei

e

avvocato gli

altri

impegnato

dipendenti

nelle

ad

lotte

ottenere

condizioni di lavoro migliori.

Fonte: www.amazon.it

SEI DONNE CHE HANNO CAMBIATO IL MONDO DI GABRIELLA GREISON Sei donne che hanno cambiato il mondo. Gabriella Greison Sei brevi romanzi che sono le storie di Marie Curie (1867-1934), Lise Meitner (1878-1968), Emmy Noether (1882-1935), Rosalind Franklin (1920-1958), Hedy Lamarr (1914-2000) e Mileva Mari (1875-1948). Queste sei donne sono Fonte: www.fanpage.it

state

delle

pioniere.

C’è

la

chimica

polacca

che

non

poteva

frequentare l’università, la fisica ebrea che era odiata dai nazisti, la

matematica tedesca che nessuno amava, la cristallografa inglese alla quale scipparono le scoperte, la diva hollywoodiana che fu anche ingegnere militare e la teorica serba che fu messa in ombra dal marito. Non sono certo le sole donne della scienza, ma sono quelle che forse hanno aperto la strada alle altre, con la loro volontà, la loro abilità, il talento e la protervia, in un mondo apertamente ostile, fatto di soli uomini.


GENERE E LAVORO P. 33

PILLOLE

....e noi, come la pensiamo? Rispetto al tema che hai approfondito, c'è qualcosa che ti ha sorpreso/a o colpito/a particolarmente? Come ti sei sentito/a? Mi ha sorpresa il fatto che nonostante l'impegno delle donne per avere una parità di trattamento, ancora ci sia molta strada da fare A me ha colpito la differenza tra uomini e donne al lavoro. In generale questa differenza mi ha fatto riflettere e pensare in che mondo viviamo, e sì, ci sono aspetti positivi ma ci sono ancora quelli negativi. Dico ancora perchè questa differenza c'è ancora, sicuramente di meno, ma c'è Dopo questo percorso, ritieni sia cambiato qualcosa nel tuo modo di pensare o agire rispetto alle tematiche affrontate? Se sì, cosa? No, anche se ho preso coscienza che il problema della disparità di genere non è ancora stato risolto Le interviste mi hanno insegnato che il mondo fuori è crudele ma che con impegno e dedizione si va avanti contro tutto e tutti. (pensieri del gruppo di lavoro dal questionario di fine percorso)


GENERE E TEMPO IMPEGNATO P. 34

EDITORIALE

SPORT E PREGIUDIZI Lo sport implica due diverse prospettive che vengono sempre più prese in considerazione a livello dell’Unione Europea (UE): lo sport professionistico e lo sport amatoriale. In entrambe le

sue

connotazioni,

lo

sport

rappresenta

un

settore

dell’economia

ampio

e

in

rapida

espansione e offre un contributo importante alla crescita e all’occupazione.

La parità tra donne e uomini è un principio fondamentale dell’Unione europea. La Commissione europea, nella Carta per le donne e nella strategia per la parità tra donne e uomini, ha espresso l’impegno ad affrontare ed eliminare il divario di genere nei processi decisionali. In seguito alla conferenza dell’UE sulla parità di genere nello sport, svoltasi nel

proposta riguardante le azioni strategiche da porre in atto nel periodo 2014-2020 per promuovere la parità di genere nello sport. Riconoscendo 2013, è stata approvata una

che c’è ancora molto da fare, le azioni e le raccomandazioni contenute nella proposta incoraggiano

gli

organi

di

governo

dello

sport

e

le

organizzazioni

non

governative

a

elaborare e attuare strategie d’azione nazionali e internazionali per la parità di genere nello sport, con il supporto di misure coerenti e concrete a livello dell’UE. Le conclusioni del Consiglio sulla parità di genere nello sport esortano le organizzazioni sportive a migliorare l’equilibrio di genere nei consigli e nei comitati esecutivi, nonché nella gestione e negli staff tecnici; inoltre, si esprimono a favore dell’eliminazione delle barriere non legislative che ostacolano l’assunzione di tali funzioni da parte delle donne (20 maggio 2014).


GENERE E TEMPO IMPEGNATO P. 35

INTERVISTA INTERVISTA

LO SPORT E' PER TUTTI. NESSUNO ESCLUSO

La nostra indagine è iniziata con alcune domande di ricerca che ci hanno guidato nella scelta degli interlocutori e nell'elaborazione dei dati. Ci siamo chiesti:

Ci sono stereotipi o pregiudizi che impediscono allo sport di essere accessibile in egual misura a donne e uomini? Quali interlocutori possono

Lo sport è davvero per tutti?

aiutarci ad entrare nel merito della questione? Volevamo sentire due punti di vista diversi, di persone che hanno vissuto esperienze sportive e che appartengono a gruppi sociali differenti:

ci sono segnali di inclusione?

INTERVISTA Al PRESIDENTE DEL MONTEGROTTO CALCIO Le prime risposte ce le ha date Federico, che il calcio lo vive da "addetto ai lavori".

Da quanti anni è in questo settore? 18 anni.

Cosa lo ha spinto a scegliere questo lavoro? Questo per me non è un lavoro, ma una passione a cui dedico il mio tempo libero perchè credo che lo sport sia molto importante, sia dal punto di vista atletico, sia da quello comportamentale, educativo e sociale. Questo gioco ti permette di stare insieme agli amici, ai coetanei, crea situazioni di vita sia positive sia negative, ma comunque formative per i ragazzi e le ragazze. E così i risultati non sono solo sportivi, ma anche umani, di relazioni, di amicizie e condivisione. Anch'io qui ho degli amici, e lavorare con loro mi rende felice, mi gratifica.

Seconde lei esiste uno sport specificamente legato ad un sesso o ad un altro? Io penso di no, e penso anche che il calcio

in particolare non sia assolutamente legato ad

alcun genere. Esempio è il calcetto, che ha un fiorente settore femminile. E nel calcio a 11 ci sono ragazze che giocano in squadra con i maschi, senza nessun problema. Anzi, la mia esperienza mi racconta che qualsiasi ragazza abbia giocato con i ragazzi è sempre stata considerata una grande risorsa, tenuta in alta considerazione.


INTERVISTA

GENERE E TEMPO IMPEGNATO P. 36

Mi ricordo che qui al Montegrotto, nella squadra 2005, c'era Renè, che adesso gioca nel Padova femminile, molto

determinata e molto brava: si è creata uno spazio suo, nessuno

l'ha mai fatta sentire esclusa o le ha detto qualcosa che le potesse far del male. Per la società è sempre un motivo di vanto avere ragazze nelle squadre giovanili, e cerchiamo di dare loro un messaggio di accoglienza, mettendo anche fin dalla categoria "primi calci" (i più piccolini, dai sei agli otto anni ndr) un allenatore e un'allenatrice, per dare un segnale di apertura ad entrambi i sessi.

È mai venuto a conoscenza di episodi di discriminazione? No, anzi! Nel calcio e sopratutto nel calcetto le ragazze sono sempre di più e quindi sempre meno sole. Questo fattore aiuta.

Ho assistito più spesso a discriminazioni di tipo razziale,

nei confronti di bambini e bambine di colore. E anche qui noi cerchiamo di combattere questi

fenomeni,

perché

avere

nelle

nostre

squadre

bambini

e

bambine

di

un'altra

nazionalità significa lanciare un segnale di inclusione, anche alla società, in cui spesso non sono completamente inseriti.

Cosa vorrebbe dire a ragazzi e ragazze che sono stati/e discriminati? Mi verrebbe da dire che "la mamma degli stupidi è sempre incinta", nel senso che le persone

che

pronunciano

certe

frasi

o

che

si

comportano

in

modo

discriminatorio

dimostrano ignoranza e maleducazione. A volte si tratta di esaltati che per correre dietro al gruppo o essere accettati dal "branco" dicono o fanno cose solo per avere l'approvazione degli altri. E invece ottengono solo l'evidenza della loro stupidità.

Nella vita le parole e le

azioni devono essere ponderate e valutate, e bisogna avere il coraggio di sostenere le proprie idee

e guardare in faccia le persone.

Secondo me in questo ambiente oggi sono

poche le persone che discriminano, un numero limitato che va comunque segnalato e combattuto, ma non gli va dato nemmeno un peso eccessivo: più se ne parla più gli si dà importanza.

“Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Ha il potere di ispirare, di unire le persone in una maniera che pochi di noi possono fare. Parla ai giovani in un linguaggio che loro capiscono. Lo sport ha il potere di creare speranza dove c’è disperazione. È più potente dei governi nel rompere le barriere razziali, è capace di ridere in faccia a tutte le discriminazioni. Nelson Mandela, Laureus world sports awards, 2000 "Mandela", ritratto di Ignazio Perez Caballero, acrilico su tela


GENERE E TEMPO IMPEGNATO P. 37

INTERVISTA

INTERVISTA Alla mamma di una giovane atleta Per capire ancora meglio cosa significa vivere in prima persona e quotidianamente le questioni di genere legate allo sport del calcio, abbiamo intervistato anche Marianna, mamma di Anita, 12 anni, che fin da piccola gioca a calcio.

Da quanti anni sua figlia pratica calcio? Anita gioca da quando aveva 7 anni, quindi 5.

Gioca in una squadra femminile, maschile o mista? Gioca

in

una

squadra

"maschile",

da

sempre,

perché spesso per questa età per non esistono squadre "femminili", sono ancora troppo poche le ragazzine che si iscrivono. E' sempre stata l'unica

fino

a

quest’anno,

in

cui

sono

arrivate

altre due ragazze.

Cosa ha spinto sua figlia a scegliere come sport il calcio? Per un idolo in particolare? Lei

ha

quindi stimolo

un

fratello

penso da

che lui.

che

già

all'inizio Ma

poi

giocava le è

sia

a

calcio,

giunto

sempre

uno

stata

determinata a voler praticare questo sport, con grande passione, e come famiglia le abbiamo

Anita durante un'azione di gioco

lasciato libertà di scelta. Abbiamo comunque

cercato di avvicinare lei, come suo fratello, a diverse discipline sportive, ma alla fine Anita ha sempre scelto il calcio, anche nonostante le difficoltà: la prima ad esempio fu a 6 anni, quando fece una prova e si spaventò per il troppo contatto fisico, spinte, cadute, contrasti, falli... decise di aspettare e si ripresentò l'anno successivo, cominciando a far parte della squadra del Salboro calcio.

Ha mai assistito a casi di discriminazione di genere? Quando sento un commento o un complimento rivolto a lei, spesso inizia con "per essere una ragazza gioca bene"... ecco quella frase, che suona come una premessa, ha il sapore di un pregiudizio. E lei, che fin da subito è stata consapevole della presenza di questi pensieri, ha sempre scelto di mostrare il suo valore in campo, come giocatrice, senza vergognarsi di essere femmina, anzi, cercando di farne un punto di forza. Non ha mai messo in discussione la sua identità di genere. Ma non è stato un percorso facile.


GENERE E TEMPO IMPEGNATO P. 38

INTERVISTA

Mentre nello spogliatoio i compagni l’hanno sempre considerata alla pari, non hanno mai avuto atteggiamenti discriminatori nei suoi confronti, a volte chi non la conosceva, magari i giocatori delle squadre avversarie, prima ancora di giocare la indicavano dicendo "guarda c’è

una

femmina,

vinceremo

sicuramente"

e

ridacchiavano.

Come

se

l'essere

di

sesso

femminile significhi avere un handicap, una mancanza, un'incapacità. E così in campo non la consideravano, non la marcavano nemmeno, ed è capitato che lei andasse a prendersi il pallone e indisturbata segnasse con gran soddisfazione.

Come mamma come reagirebbe ad una discriminazione? Episodi eclatanti non li ho mai vissuti in prima persona, potrei reagire ignorando la cosa, oppure potrei perdere le staffe (se si trattasse di mia figlia!), intervenire, rispondere e cercare

di

spiegare...

Rispetto

a

certi

stereotipi

nel

mondo

del

calcio,

e

conseguenti

pregiudizi, che possono anche sfociare in discriminazioni vere e proprie, penso che siano talmente radicati nella mentalità e nel pensiero di certe persone, delle famiglie stesse, che l'unico modo per smontarli e eliminarli siano i fatti, le azioni. Il calcio è uno sport da maschi? Le donne non sono capaci di giocare a calcio? Sono inferiori? L'unica risposta è sul campo, facendo capire che non è impedendo alle donne di praticare un certo sport che si risolve la questione.

Per

fortuna

oggi

l'ambiente

sta

cambiando,

il

calcio

femminile

ha

maggior

visibilità e le persone ci riflettono su...

Seconde lei esiste uno sport specificamente legato ad un sesso o ad un altro? Secondo me esiste una differenza di conformazione fisica fra uomo e donna, e quindi anche le prestazioni atletiche saranno differenti, ma a parte questo,

praticati sia da uomini che da donne.

tutti gli sport possono venire

Sfortunatamente questo ancora non avviene, e se

avviene può succedere che il settore femminile venga considerato "minore", inferiore, e ancora adesso si nota che per i ragazzi ci sono maggior possibilità di aderire a sport di squadra, mentre le ragazze vengono indirizzate a discipline individuali. L'opportunità invece va data a tutti, maschi e femmine, e ognuno poi lo praticherà al meglio, magari in modo diverso, ma sempre divertendosi e con passione.

Anche il rugby è uno sport femminile. Spesso lo si pensa come uno sport praticato da uomini molto alti e robusti, ma questo può valere anche per le donne. In questa foto si può vedere un'azione di una partita di rugby femminile.

Fonte: www.cuspavia.org


GENERE E TEMPO IMPEGNATO P. 39

PILLOLE

sfatiamo i luoghi comuni Il pattinaggio, essendo uno sport in cui è importante essere agili ed eleganti, è stato sempre associato alla figura della donna. Ovviamente questo è solo un pregiudizio ed attualmente esistono competizioni maschili, femminili e miste. In questa foto si può vedere un pattinatore.

Fonte: www.sportsenators.it

Uno degli sport considerati prettamente femminili è il ballo. Proprio come nel pattinaggio, anche nel ballo è richiesta agilità ed eleganza. In questa foto si può vedere un ballerino mentre esegue un passo di danza.

Nicola Barbarossa, ballerino all'Opera di Vienna Fonte. www.corrierecesenate.it

Uno tra gli sport considerati femminili è il nuoto

non è ancora presente una competizione maschile, ma vengono organizzate sincronizzato. Infatti

competizioni femminili e miste. In questa foto sono presenti un nuotatore e una nuotatrice mentre eseguono una coreografia

wFonte: www.corriere.it


GENERE E TEMPO IMPEGNATO P. 40

PILLOLE

lo sapevi che.. La prima Olimpiade aperta alle donne

-

anche se non in modo ufficiale - fu quella di Parigi del 1900 dove la prima campionessa olimpica della storia fu la tennista Charlotte Cooper. Dopo la I Guerra Mondiale, ad Anversa, nel 1920, le donne parteciparono per la prima volta

in

forma

possibilità

di

ufficiale

alle

partecipare

Olimpiadi. alle

gare

Nel

1928

ad

di

atletica;

Amsterdam aumentò

si

aprì

alle

notevolmente

donne la

la

loro

partecipazione: 290 donne su un totale di 2883 atleti. Tra il 1928 e il 1936 (Berlino) si inserirono gare femminili per le principali discipline olimpiche. Nei giochi di Londra 2012 le donne costituiscono il 45% degli atleti; è stata introdotto per la prima volta il pugilato femminile, l’unica disciplina che ancora era riservata ai soli uomini. Invece

rimangono

precluse

agli

uomini

due

discipline

sportive:

nuoto

sincronizzato

e

ginnastica ritmica.

I giochi di Londra hanno un altro primato: per la prima volta tutte le Nazioni iscritte presentano almeno una donna nella loro delegazione. Fonte: www.laici.va

Nel 2017

il movimento sportivo federale

raggiunge

4

milioni e 703 mila atleti tesserati delle Federazioni Sportive Nazionali (FSN) e delle Discipline Sportive Associate (DSA). E’

il

numero

più

alto

di

sempre.

La

partecipazione

femminile delle atlete è pari al 28,2%, mentre quella degli under 18 è pari al 56,7%. Gli operatori sportivi sono oltre 1 milione e le società sportive affiliate sono 63.517. Questi sono

alcuni

dei

principali

affiliazioni delle FSN e DSA.

dati

sul

tesseramento

e

le


GENERE E TEMPO IMPEGNATO P. 41

PILLOLE

L'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere è

un'agenzia

sede

a

dell'Unione

Vilnius,

attività

nel

che

2007.

ha

È

europea iniziato

stato

con

la

sua

istituito

dal

Consiglio dell'Unione europea nel 2006. Compito parità

dell'istituto

tra

i

sessi

è

promuovere

la

e

combattere

le

discriminazioni di genere.

Le donne sono relegate ai margini dei processi decisionali I dati contenuti nella relazione sulle donne al potere e nei processi decisionali del 2015, preparata

dall’Istituto

lussemburghese

del

europeo Consiglio

per

l’uguaglianza

dell’UE,

indicano

di

genere

che

a

(EIGE) livello

per

la

europeo

presidenza le

donne

rappresentano in media il 14 % delle posizioni decisionali nelle confederazioni continentali degli sport olimpici in Europa. Nelle 28 confederazioni esaminate c’erano soltanto una donna presidente e otto donne vicepresidenti su un totale di 91. Il divario di genere diventa tanto più ampio quanto più apicale è la posizione. In tutti gli Stati membri, la rappresentanza delle donne nelle posizioni decisionali di vertice delle organizzazioni sportive rimane molto bassa.

Gli uomini dominano gli staff tecnici L’area

tecnica

è

sottorappresentate.

un

altro

Sulla

ambito

base

dei

dello

dati

di

sport sette

in Stati

cui

le

donne

membri

sono

dell’UE,

si

largamente stima

che

le

allenatrici in Europa non superino il 20-30 %. La presenza delle donne tra gli allenatori è molto più comune nelle discipline che vedono una forte componente femminile nella pratica dello

sport

(ad

esempio

nella

danza,

nella

ginnastica,

nel

pattinaggio

artistico

e

nell’equitazione); le allenatrici lavorano prevalentemente con donne, adolescenti o bambini che gareggiano a livello locale e regionale.

Che cosa si sta facendo? Diverse federazioni internazionali e continentali in Europa, responsabili della promozione e dello sviluppo degli sport, hanno già dato prova del proprio impegno a favore della parità di genere introducendo quote di genere. Nel 2015, nove delle 28 confederazioni europee avevano quote di genere per il più alto organo decisionale e solo una non raggiungeva la quota fissata, ossia non aveva donne nelle posizioni decisionali di vertice. In quattro delle 19 confederazioni europee rimanenti che non avevano introdotto quote di genere, le donne erano assenti dall’organo decisionale più alto. Fonte: www.eige.europa.eu


GENERE E FAMIGLIA P. 42

EDITORIALE

FAMIGLIA, DOVE SEI? Molti autori hanno definito e descritto la famiglia, tra questi Marcello Bernardi (1922-2001), pediatra e pedagogista italiano, ha definito la

famiglia come il nucleo affettivo

originario. Secondo l’autore, il legame, unico e fondamentale , che deve esistere tra i vari componenti della famiglia è quello dell’affetto. Ritiene gli altri legami, come quello giuridico, economico e di sangue irrilevanti. La famiglia è per lui il luogo dove il bambino sente di essere amato, e questo clima di affetto tra i membri permette alla famiglia di esistere. Questo è, per Bernardi, il solo terreno che dà al bambino e al ragazzo il nutrimento umano, morale, psicologico e culturale, che consente all’individuo di crescere. Fonte: www.igorvitale.org

Ci siamo chiesti: cos’è una famiglia monoparentale? Una famiglia monoparentale è per definizione un nucleo familiare dove è presente un solo genitore con almeno un figlio minore, convivente o maggiorenne, non economicamente autonomo.

Ma cosa comporta per un bambino il vivere in una di queste famiglie rispetto al vivere in una famiglia tradizionale? Per trovare una risposta a queste nostre domande abbiamo deciso di muoverci in due modi: Abbiamo contattato una ragazza cresciuta in una famiglia monoparentale perché ci condividesse la sua esperienza e il suo punto di vista, per capire se l'assenza della figura paterna avesse in qualche modo influito da un punto di vista educativo e del pieno sviluppo della sua persona. Dal suo punto di vista non c'è differenza tra una famiglia tradizionale e una monoparentale, la crescita del figlio dipende da affetto e presenza del genitore in questione.

Da questa risposta siamo partiti per approfondire la questione. Abbiamo

intervistato

Luca

Trappolin,

un

Professore

universitario

di

Sociologia,

specializzato nel tema delle famiglie monoparentali, al fine di ricavare informazioni sull'argomento da un punto di vista più "dottrinale".


GENERE E FAMIGLIA P. 43

INTERVISTA

UNO ANZICHE' DUE LE FAMIGLIE MONOPARENTALI Prof. Trappolin, ci può spiegare esattamente in cosa consiste il suo lavoro? Sono un ricercatore universitario e sono un sociologo, quindi il mio lavoro si compone di due grandi momenti: il primo è un lavoro di ricerca e il secondo è un lavoro di tipo didattico. Per quanto riguarda il lavoro didattico, insegno all'università. Io mi occupo prioritariamente di genere, per cui differenze tra uomini e donne, maschilità (come si diventa uomini), poi mi occupo di culture omosessuali e di famiglie formate da due persone del medesimo genere, con o senza figli.

Esattamente cos'è una famiglia monoparentale e come è definita nella legge italiana? La famiglia monoparentale è una famiglia composta da uno o più minori e da un genitore legale solo. Con genitore legale si intende una persona che abita con i propri figli. Quando si parla di famiglia monoparentale, non è obbligatorio che il secondo genitore legale sia deceduto, ma potrebbe essere semplicemente non convivente col primo, per esempio a seguito di divorzio. L'affido del minore dal 2006 è un affido condiviso, per cui il minore è affidato sia alla madre che al padre, ma i due nuclei familiari diversi: il minore ha due

case

e

il

nucleo

familiare

in

cui

vive

di

prevalenza

è

il

suo

nucleo

familiare

di

riferimento, e dentro quel nucleo c'è un genitore. Questo genitore può convivere con altri partner. È possibile che la mamma o il papà abbiano altri partner pur rimanendo in una famiglia monoparentale, se il partner non si registra come convivente. Nella legge italiana non sono presenti norme specifiche per le famiglie monoparentali.

Ci chiarisce meglio il concetto di affido congiunto? Prima del 2006 la grande maggioranza degli affidi in seguito a divorzio coinvolgevano la madre come unico genitore affidatario, stiamo parlando del 85%, 95%. Dal 2006 la legge è

affido congiunto, entrambi i genitori sono responsabile al 50% dell'educazione del figlio/a. Però il

cambiata e l'affido normale (quello che di norma si tende a proporre) è l’ cioè

modo in cui il figlio o la figlia vivono nei due nuclei dipende dagli accordi che fanno i due ex coniugi per cui un figlio potrà stare una settimana da un genitore e una settimana dall’altro o secondo altri accordi. La differenza è che nell’affido esclusivo ad un genitore, al contrario dell’affido congiunto, l'altro genitore non ha un diritto di visita.


GENERE E FAMIGLIA P. 44

INTERVISTA

Qual è la differenza a livello di diritti e di doveri tra una famiglia monoparentale ed una tradizionale? Dal punto di vista della legge sulla famiglia godono entrambi degli stessi diritti e degli stessi doveri.

Noi ci immaginiamo che una famiglia monoparentale sia più difficile da sostenere economicamente a causa dell'assenza di una seconda figura genitoriale lavorativa, queste famiglie ricevono un appoggio economico da parte dello stato o dalle onlus? La vostra ipotesi è che con due genitori ci siano due fonti di reddito, questo non è sempre vero. In italia c'è una fetta non trascurabile di famiglie italiane in cui a lavorare è uno e spesso è il padre, per cui non è automatico che a due genitori corrispondano due redditi. Se

parliamo

condizione

di

di

supporto

vantaggio,

economico, ma

se

il

secondo

parliamo

di

genitore

supporto

di

non tipo

è

necessariamente

educativo

e

legato

una alla

custodia, allora certo. Due genitori riescono a dividersi il carico di lavoro domestico in modo diverso. In ragione di questo lo Stato non aiuta esplicitamente le famiglie monogenitoriali ma aiuta le famiglie in difficoltà economica.

Lei pensa che i diritti e i doveri delle famiglie monoparentali vengono effettivamente rispettati, almeno per quanto riguarda la situazione in Italia? Dal punto di vista formale e di diritto non c'è nessuna differenza

rispetto alle famiglie con

due genitori, per cui non siamo di fronte ad una discriminazione di diritto, abbiamo a che fare invece con una maggiore difficoltà rispetto alla gestione della vita familiare. Il problema sta nel concetto di

conciliazione tra vita lavorativa e familiare

che è più

sentito nelle famiglie monogenitoriali. Questo significa che per queste famiglie l’accesso ai servizi deve essere privilegiato e questo lo Stato lo garantisce fino al ciclo prescolare. In Italia il problema più grande è che mancano i servizi per la prima infanzia e avere i servizi per la prima infanzia significa agevolare il genitore che non dovrà gravare sui congiunti i nonni, le nonne, gli zii, oppure figure di sostegno come babysitter, che per una famiglia monoreddito possono non essere accessibili. Quindi non c'è un mancato rispetto dei diritti però c'è una scarsa attenzione rispetto a questo tipo di situazioni.

Statisticamente può il figlio o la figlia, come eventualmente i figli in casa membri multipli all'interno di una famiglia monoparentale, presentare delle differenze nel carattere, nei gusti e nel comportamento rispetto ai figli di una famiglia tradizionale? A questa domanda per me è difficile rispondere perché io sono un sociologo, non uno psicologo, e questa è una domanda che tipicamente si rivolgerebbe ad uno psicologo dell'età evolutiva o al limite un pedagogista. Però posso dire che quest'ultimi dicono che

una famiglia funzionale non è una famiglia che per forza deve avere un padre e una madre, una famiglia funzionale è una famiglia che funziona. Il genitore solo può seguire, amare, accudire un figlio? Certo anche perché esistono le famiglie allargate cioè ci sono i nonni, le nonne, gli zii, gli amici e amiche, i parenti...


GENERE E FAMIGLIA P. 45

INTERVISTA

è uno stereotipo dire che il figlio/la figlia che vive con un solo genitore vede solamente un genitore, la realtà è che vede molte altre figure che lo amano, lo sostengono, lo accudiscono gli prestano cura. per cui secondo me

Io insisto su questo: è uno stereotipo pensare che le famiglie che funzionano sono quelle in cui entrambi i genitori sono presenti, Quello che è disfunzionale è quando i genitori litigano troppo, per cui per un figlio/a vedere i genitori costantemente in conflitto produce disagio. Allo stesso modo per un figlio/A vedere i genitori che si rimpallano la cura del figlio produce disagio, è il conflitto secondo me che produce disagio più che l'assenza o la scarsa presenza. Lei ritiene che l'adozione all'interno delle famiglie monoparentali debba essere concessa in più occasioni? Secondo

me

no,

francamente

non

vedo

perché

una

famiglia

monoparentale

vorrebbe

adottare.

Secondo lei è giusto che ci sia un iter da rispettare che prevede controlli sull'adeguatezza dei potenziali genitori ad adottare? Sì, perché la base di senso comune, ma anche la base giuridica dell'istituto dell’adozione è di dare una famiglia ad un bambino, non viceversa.

In generale lei pensa che la situazione attuale in italia, sia dal punto di vista legislativo sia sociale, debba essere rivista? E come è cambiata la situazione nel tempo e come cambierà secondo lei? Allora, io sono convinto che lo stato italiano faccia molto poco per le famiglie rispetto ai servizi per la prima infanzia. Nel nostro Paese la domanda di servizi per la prima infanzia è nettamente superiore all'offerta, quindi ci sono moltissimi nuclei familiari che non riescono a mandare il proprio bambino all'asilo nido, alla scuola d'infanzia o ad attività scolastiche. E questo in che modo c'entra? C’entra perché l'offerta di servizi per la prima infanzia è legata al problema

della conciliazione tra lavoro e famiglia; indubbiamente una famiglia

che può contare sulla presenza di entrambi i genitori sarà agevolata nella gestione di questo equilibrio tra vita lavorativa e famiglia rispetto ad una famiglia che conta su un solo genitore.


GENERE E FAMIGLIA P. 46

PILLOLE

un po' di dati Dal 2014 al 2017 la percentuale di famiglie monoparentali è aumentata del 1,3% Fonte: www.smallfailies.it

Differenza della percentuale delle famiglie monoparentali nella provincia di Padova, Milano e Roma Fonte: www.openpolis.it


GENERE E FAMIGLIA P. 47

PILLOLE

nuclei monoparentali per sesso del genitore padri madri

Stato civile dei padri SEPARATI E DIVORZIATI

CELIBI

VEDOVI

STATO CIVILE DELLE MADRI separate o divorziate nubili vedove

Fonte: www.smallfamilies.it


GENERE E TEMPO LIBERO P. 48

EDITORIALE

STEREOTIPI E VIDEOGAMES il mondo dei gamer e dei content creator viene influenzato dalle loro capacità, Partiamo

dalla

considerazione

che

incapacità

di

giocare,

di

l'obbiettivo prestabilito nel gioco oppure si disinteressa

al

contenuto

che non sono condizionate dal loro sesso, e

qualità di videogiocatore.

da

Abbiamo

un

dato

riguardante

la

presenza

in

raggiungere

preso

esistono anche esempi al maschile, per le

gamer/content

creator. Ciò che conta in questo mondo è

precedenti

la

nominate.

presenza

di

un

contenuto,

che

viene

Riflettendo su questo, mettiamo in luce

problema che si nasconde dietro all’evidenza. un

da

questa

evidenza:

alcune

del

mondo

creator,

sia

del

grande serietà.

ovvero

mettono in mostra il loro corpo allo scopo di

portarsi

a

visualizzazioni

casa e

di

un

alto

trarne

altre

non

un

numero

di

maggiore

sia

esistono

donne,

infatti

che

fanno

parte del mondo dei "professionisti o pro

"svestono

videocamera",

gaming,

uomini

gamer"

la

per

ma

onnicomprensiva di tutti i content creator

donne al top nell'ambito dello streaming si per

o

ricorre,

Ovviamente non parliamo in maniera

portato o mostrato dal vivo.

Partiamo

ragioni

che

femminile,

giocatrici

dei

comune

al

in

citando

mondo

luogo

esempio

portare,

percentuale pressoché equa di giocatori e nel

il

un

da

che

svolgono

i

propri

lavori

con

Ecco cosa si dovrebbe cercare in un gamer: serietà nel proprio lavoro, gestione

accurata

nella

pubblicazione

del gioco al quale stanno partecipando. La

contenuti,

maggior parte del pubblico che segue il

dell'umorismo, in modo da non annoiare il

gioco, in un video o in streaming, non dà

proprio pubblico.

Il nostro pensiero è che il content creator in

questione

intrattenimento gioco,

ma

mettendo

non

attraverso

che, in

stia il

fornendo gaming,

semplicemente,

mostra

per

si

il sta

distogliere

l'attenzione da altro, ad esempio dalla sua

alternata

ad

trasmissione un

leggero

dei

senso

Un gamer, che sia uomo o donna, deve essere

potenzialità della giocatrice.

nella

costanza

guadagno, ma non rispettando l'obbiettivo

peso alla cosa e mette in secondo piano le

o

e

una

persona

determinazione

e

forza

con di

grande

volontà,

deve

saper apprezzare il pubblico che lo assiste alle

dirette

o

lo

supporta

nei

video

pubblicati ed ascoltare le loro richieste, o guardare quali dei suoi video sono stati gettonati.

più


GENERE E TEMPO LIBERO P. 49

INTERVISTA

IL GAMING NON HA GENERE CHIACCHIERIAMO CON UN VIDEOGAMER Filippo, parliamo delle discriminazioni che avvengono durante delle sessioni di gioco, in particolare delle discriminazioni di genere, secondo la tua conoscenza di gamer amatoriale quante donne giocano ai videogiochi? Direi che negli ultimi anni la percezione è che la proporzione uomini donne che giocano si stia avvicinando molto al

50 e 50.

Guardavo una statistica del Corriere qualche giorno fa,

dava un 39% di giocatrici femminili su un 61% di giocatori maschi. Il

termine

gamers

è

molto

ambiguo,

perché

diventa

difficile

distinguere

tra

giocatore

appassionato come me, giocatore non costante che gioca quando capita, e poi esiste il gamer

pro

che

gioca

a

livello

professionista,

quindi

il

gioco

per

lui

diventa

una

vera

professione. E' quindi bene prendere sempre le statistiche con le pinze. La cosa sicura è che ci dicono che per fortuna ci stiamo muovendo nella direzione di una partecipazione paritaria.

Mentre

pare

percentuali Secondo giocatrici

che

siano una

addirittura

ricerca

sarebbero

States

negli

il

le

ribaltate.

statistica,

53

per

cento

le del

mercato a fronte del 48 di giocatori. Le giocatrici

sarebbero

ragazze

ma

anche

donne over 50, la cui percentuale è salita di 32 punti dal 2012 al 2013, andando a superare quella degli adolescenti maschi. Chiaramente stiamo parlando di un mondo, quello

degli

USA,

in

cui

il

gaming

è

culturalmente e da più tempo radicato. Ma riteniamo

che

contaminerà

presto

resto del mondo.

Il mercato dei gamer: percentuali di genere. Fonte: Dagospia.com

sia

un

trend

anche

che

l’Europa

e

il


GENERE E TEMPO LIBERO P. 50

INTERVISTA

Come sappiamo, il videogiocatore può anche diventare un lavoro a livello di streamer, youtuber che viene seguito. Assolutamente si, diciamo che la questione youtube, parlando della monetizzazione, è stata parecchio ritoccata e quindi fare lo youtuber di professione è diventato abbastanza duro mentre quello dello streamer al di là della competizione è più fattibile.

Guardando i dati e da quello che possiamo vedere, ci sono donne che giocano a livelli competitivi? Certamente, bisogna anche fare una considerazione rispetto al tipo di gioco

di cui stiamo

parlando. Ovviamente giocano, ma sicuramente ci sono dei titoli o dei generi in cui la presenza femminile è superiore mentre altri in cui è più ridotta.

Pokimane, probabilmente la gamer streamer donna più famosa al mondo durante uno streaming Fonte: www.twitch.tv

Che percezione hai tu rispetto alle donne che giocano ai videogiochi? In realtà, parlando puramente in termini di gioco, di chi c’è dall’altra parte dell’altro schermo sinceramente non mi importa, prendiamo un contesto semi-competitivo tipo un Battelfield. Se io gioco a Battelfield, mi interessa che i miei compagni di squadra sappiano fare quello che devono fare nel momento in cui devono farlo. Il fatto che siano donne o uomini non importa, a me basta che sappiano giocare.

il "più o meno forti", alla fine dipende dalle abilità, e le abilità le può sviluppare chiunque, con l'impegno e la costanza di gioco. Anche

Durante i grandi eventi i presentatori fanno qualche differenza, per esempio, nel presentare i giocatori maschi e le giocatrici femmine? Per

quel

che

ho

visto

io,

nessuna

discriminazione.

Esempio

di

poco

tempo

fa

in

una

competizione che si svolgeva in Russia: una squadra formata da soli membri femminili voleva partecipare ma non è stata accettata, questo ha scatenato il web indignato pensando fosse un caso di discriminazione. Ma la realtà dei fatti è che si trattava di una competizione di alto livello e questa squadra di ragazze nelle due competizioni precedenti aveva un rateo di morti di 20 volte superiore a quello del giocatore standard. Semplicemente non avevano i requisiti per competere.

Parlando della tua esperienza, ti capita di giocare con videogiocatrici femmine? Si, ma devo dire che quando gioco online non presto attenzione a questa cosa. Per me non fa alcuna differenza. L’importante è che chi fa squadra sia in grado di giocare.


GENERE E TEMPO LIBERO P. 51

INTERVISTA

che genere di giochi? In termini di prodotto invece ... Nel mondo dei videogiochi ci sono

più giochi indirizzati, parlando in termini di marketing,

verso i videogiocatori maschi che giochi orientati verso videogiocatrici femmine. Questo modo

di

gestire

il

mercato,

cioè

a

chi

vendere

il

prodotto,

non

lo

capisco

perché

sicuramente i titoli non hanno un blocco ai generi. Sicuramente ci sono dei giochi che sono orientati verso un pubblico più femminile, ma secondo me non ha senso perché una persona può giocare a quello che vuole. Ognuno può avere le preferenze che vuole assolutamente slegate dal genere. Ci sono giochi ancora pensati per un genere o l’altro, vedi "cooking mama", non lo capisco,

il videogioco riflette chiaramente un atteggiamento culturale ancora molto presente e radicato, purtroppo. Tu sei donna quindi ti confeziono un gioco per cucinare, e se io sono uomo e voglio cucinare? Esempio del ragazzo che vuole fare danza. Fortunatamente, almeno nell'ultimo decennio ho notato un cambiamento.

In un sondaggio somministrato nel corso di una ricerca, raccolta poi da Cineticadibologna.it, si evince chiaramente che non c'è una reale differenza tra maschi e femmine nella scelta del prodotto videogioco

Fonte: Cineticadibologna.it


GENERE E TEMPO LIBERO P. 52

PILLOLE

rappresentazioni stereotipate Le figure femminili sono piuttosto assenti nei videogiochi almeno per quanto riguarda le figure

centrali

del

gioco.

Quando

sono

presenti,

sono

per

lo

più

rappresentate

come

principesse da salvare o "corpi in movimento", proponendo modelli che normalizzano visioni

oggetto sessuale

stereotipiche e iper-sessualizzate. La rappresentazione è: o quella dell'

che veste succinta e provocante conforme a precise caratteristiche fisiche o quella della

principessa da salvare che diventa lo scopo del gioco, il fine degli sforzi dell’eroe. Nel tempo qualcosa è certamente cambiato, il numero di gameplay in cui i personaggi femminili sono giocabili; la percentuale delle videogiocatrici che cresce di anno in anno. Quindi

ci

chiediamo:

come

sono

questi

personaggi?

Che

caratteristiche

hanno?

E

le

videogiocatrici, soprattutto le giovanissime, a che prodotti fanno riferimento? Cosa significa femminilità e mascolinità nell’universo videoludico? Quello che vogliamo fare è dare qualche pillola rispetto alle dimensioni rappresentative, per meglio comprenderne contenuti ed effetti.

The bimbo stereotype La produzione industriale ha sfornato molti titoli rosa, a partire dai primi anni Duemila. Gli obiettivi da raggiungere possono essere

la

preparazione

di

un

piatto,

la

creazione

di

abiti,

accessori e gioielli, fino alla cura di animali domestici. In questo tipo di giochi la richiesta di impegno da parte del giocatore, così come la complessità di azione e la difficoltà sono inferiori rispetto ad altri generi più classici. La facilità di gioco denota da un lato la volontà di rendere fruibile il prodotto a una fetta di pubblico più ampia possibile, dall’altro potremmo pensare che sia stata valutata la difficoltà

Amazon.com

media imponibile in questo tipo di giochi per ragazze, con uno sguardo stereotipato rispetto alle capacità medie delle fruitrici. Gli stereotipi trovano espressione anche nell'utilizzo del linguaggio: il termine "bimbo", appartenente allo slang inglese. Introdotto negli anni Venti del Novecento per riferirsi a un uomo stupido e insignificante, ha assunto ulteriori connotati e varianti a cavallo tra il ventesimo e ventunesimo secolo, prima con l’adozione dalla lingua francese del diminutivo femminile "bimbette", poi con l’uso dello stesso termine per parlare di “an attractive woman, often

blonde

and

with

a

curvaceous

figure

and

large

breasts,

possibly

wearing

heavy

makeup and revealing clothing”. Fonte: Cineticadibologna.it


GENERE E TEMPO LIBERO P. 53

PILLOLE

CORPI IN MOVIMENTO - LA CORNICE SEXY 1997- 2019 Rivisitazione del personaggio di Lara Croft Nel

1997

Lara

Croft

fa

il

suo

ingresso,

nell’universo

videoludico, per la prima volta una protagonista femminile per

una

produzione

ad

alto

budget

(Tomb

Raider

della

Eidos). Archeologa avventuriera, il personaggio di Lara Croft racchiude

in

una

serie

di

stereotipi

(maschili

e

femminili) forte e coraggiosa con una connotazione erotica accentuata, abbigliata con short e maglia scollatissima che thewebcofee.net

mostra

un

florido

prototipo

della

femminili,

“corpi

seno. iper

in

Lara

può

essere

sessualizzazione

movimento”

perché

considerata

dei parteci

il

personaggi all’azione,

agli scontri, alla narrazione. Fonte: http://siba-ese.unisalento.it/

damigelle in pericolo The legend of zelda La principessa Zelda – pur dando il titolo al gioco stesso – rimane

una

figura

non

coinvolta

nell’azione,

resta

la

principessa che l’eroe dovrà salvare dopo aver intrapreso un lungo viaggio. Solo nel quinto episodio della serie, Ocarina of Time, Zelda assume un ruolo attivo quando sfugge alla cattura

travestita

da

Sheik,

personaggio

maschile,

e

in

queste vesti si rende utile all’eroe e partecipa attivamente alla

storia.

assumere

Non tratti

appena

torna

stereotipici

ed

essere

Zelda,

cioè

femminili/principeschi,

ad

viene

subito catturata. Questo passaggio fa riflettere: la “damigella in pericolo” si trasforma

in

“damigella

utile”

quando

fa

proprie

caratteristiche fisiche maschili. Fonte: http://siba-ese.unisalento.it/

Amazon.com


GENERE E TEMPO LIBERO P. 54

PILLOLE

super mario bros In

Super

femminile

Mario è

Bros

passivo:

il

ruolo

rapita

dal

della

(non)protagonista

dinosauro

antropomorfo

Bowser, non ha altro ruolo se quello di obiettivo, trofeo da ri-conquistare.

Gonzalo

Frasca

(2006),

parla

del

Super

Mario World chiamandolo il Super Macho World. Nelle successive versioni dei giochi che vedono in Mario il protagonista, GraceEvolution.it

la

principessa

Peach

si

è

faticosamente

ritagliata un qualche spazio. http://siba-ese.unisalento.it/

nuove rappresentazioni fenomeno pokémon In una prospettiva di genere, Pokémon, per Nintendo, è una

rivoluzione.

Nel videogioco

il protagonista, “Ash”, non ha un padre e vive solo

con

sua

madre.

Un

racconto

che

si

colloca al di fuori dagli standard di famiglia tradizionale

proponendo

un

modello

di

famiglia “atipica” perchè monoparentale. Ciò che ha reso “Pokémon” un successo Pokémon.com

globale è la capacità narrativa di superare i confini di genere e di età. Anche se nelle prime iterazioni il protagonista selezionabile è solo un maschio, Ash presenta caratteristiche tipiche delle rappresentazioni “maschili” (il giovane che abbandona la casa familiare per intraprendere un viaggio formativo) sia altre tipicamente femminili (la capacità “materna” di allevare e curare i propri Pokémon). Anche i Pokémon stessi non sono sessualizzati e, nell’arco della loro evoluzione, mostrano caratteristiche eterogenee. A partire da “Pokémon: Crystal” (2001) viene introdotta la possibilità di poter selezionare un personaggio femminile. E' un gioco dedicato a un

pubblico unisex che

permette ai bambini di esaminare i ruoli di

genere scevri da pregiudizi, promuovendo allo stesso tempo la valorizzazione atteggiamenti differenti. Un bambino può crescere e accudire il suo Pokémon, all’interno dello spazio virtuale del suo Gameboy, senza subire giudizi condizionanti. E così una bambina può mostrare

un

lato

competitivo

e

combattivo,

allevando

Pokémon

potenti

pronti

a

fronteggiarsi in battaglia guidati dal proprio allenatore. http://siba-ese.unisalento.it/


GENERE E TEMPO LIBERO P. 55

PILLOLE

iniziative PROGETTO NERD? NON E' ROBA PER DONNE? IL PROGETTO NERD? (NON È ROBA PER DONNE?), NASCE DALLA COLLABORAZIONE DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA CON IBM. HA LO SCOPO DI DIFFONDERE LA PASSIONE PER L’INFORMATICA E LE COMPETENZE DIGITALI FRA LE STUDENTESSE FREQUENTANTI IL TRIENNIO DELLE SCUOLE SUPERIORI. CON LA PARTECIPAZIONE GRATUITA A INCONTRI FORMATIVI E LABORATORI PRESSO LE AULE INFORMATICHE DELL’ATENEO PATAVINO, LE RAGAZZE IMPARERANNO IN MODO SEMPLICE, VELOCE E DIVERTENTE A PROGETTARE E PROGRAMMARE APP, SPERIMENTANDO COSA SIGNIFICA LAVORARE NELL’INFORMATICA SOTTO LA SUPERVISIONE DI TUTOR AZIENDALI. L’INTENTO È ANCHE QUELLO DI INCORAGGIARE LE STUDENTESSE A INTRAPRENDERE PERCORSI UNIVERSITARI NELL’AMBITO DELLE DISCIPLINE STEM (SCIENZE, TECNOLOGIA, INGEGNERIA, MATEMATICA), FINO A OGGI CONSIDERATE PRETTAMENTE MASCHILI.

Immagine e testo tratti dall sito e dalla locandina del progetto Fonte: www.unipd.it


INCLUSIONE E SOCIETA'. LE NOSTRE RIFLESSIONI

GENERE E 2^BSA P. 56

INCLUSIONE E SOCIETA' le nostre riflessioni Cosa vorresti che ci fosse o cosa vorresti che venisse fatto perché la città o il paese in cui vivi sia inclusivo e sensibile rispetto alle questioni di genere?

Si potrebbe cominciare ad incoraggiare le ragazze a svolgere studi informatici [...]. Creare degli incontri aperti a tutti gli studenti che parlino delle varie specializzazioni in ambito universitario e invitarli a farli partecipare tutti senza distinzioni. Non deve più essere un problema, non si deve più avere paura di essere giudicati solo perché ci si differenzia dalla massa

Dare una giusta istruzione fin dall'infanzia facendo capire che tutti gli esseri umani hanno gli stessi diritti

Vorrei ci fossero meno pregiudizi

L'immagine in trasparenza di questa e delle pagine succesive è opera murale dello streetartist Seneca, Padova.


INCLUSIONE E SOCIETA'. LE NOSTRE RIFLESSIONI

Delle campagne di sensibilizzazione

GENERE E 2^BSA P. 57

Vorrei che le persone capissero, basterebbe questo. Forse però ascoltando una storia di qualcuno che ce l'ha fatta nonostante tutto, potrebbe cambiare l'opinione di certe persone. Sono quelle le persone che possono cambiare le cose perchè sanno cosa hanno passato

Organizzare dei cineforum all'aperto dove si possono proiettare dei film o sulle figure di queste grandi donne che spesso sono sconosciute oppure proporre dei film che sensibilizzino sul tema. Mi sembra una bella soluzione: piacevole, istruttiva e sensibilizzante

Vorrei che più persone accettassero il gaming femminile poichè conosco ancora dei miei amici che non lo accettano


GENERE E 2^BSA P. 58

CARA 2^BSA

Cara 2^bsa, con questa rivista, che è un’azione e una rivendicazione insieme, imperativa e radicale, di eguaglianza ma soprattutto un inno alla diversità, quella dei pari, quella dei generi nel genere, ci avete proposto un percorso guidato da una prospettiva di genere attraverso i "luoghi” del nostro quotidiano.

La narrazione ha accompagnato questa presa di coscienza.

Avete partecipato a conferenze universitarie, sentito il parere di esperti e di studenti e soprattutto vi siete interrogati, vi siete dovuti ricredere alle volte, avete sperimentato, anche proprio seguendo un metodo scientifico, come avete fatto voi del gruppo scuola. E ora volete

“lasciare la vostra traccia”. Molte volte i temi sono stati complessi da analizzare

nella loro prospettiva di genere come lo è stato il tema della famiglia, ma avete saputo guidarci alla scoperta del suo significato originario, che ha più a che fare con l’affetto che con la legge, a cui però dobbiamo accordare adeguate tutele. Altre volte vi siete dovuti accorgere che anche nei luoghi più impensabili, perché sono quelli che liberamente scegliamo, si nascono discriminazioni così palesi da essere accettate come normali. Altre volte, come parlando di sport, vi siete dovuti scontrare con discriminazioni ribaltate, sport non riconosciuti agli uomini per esempio. Altre volte avete dovuto fare i conti con lo stretto legame che intercorre tra lavoro e cultura del territorio. E il risultato poi è stato anche un interessante confronto generazionale.

“è stato significativo conoscere la storia di alcune donne che hanno fatto la Storia del mondo”, anche in un mondo, il nostro, in cui la Storia Qualcuno di voi mi ha detto che

è stata a lungo scritta dagli uomini e per gli uomini. Perché è proprio questo che ci costringe a fare la prospettiva di genere, ci impone di guardare da un altro punto di vista, quello del chi ha scritto cosa, chi ha fatto cosa, e di chiederci se ci stiamo dimenticando di qualcuno nel mezzo, se lo stiamo tutelando a sufficienza, se lo riconosciamo.

Indira Gandhi diceva, riferendosi ai movimenti femministi - ma così potremmo dire di ogni movimento di genere che oggi rivendichi parità di trattamento - “Le donne, a volte esagerano. Però è solo quando si esagera che gli altri ci ascoltano. Il voto non ce lo dettero,

esageriamo, perché come ha scritto qualcuno di voi “quando capisci questo, inizi a fregartene di cosa potrebbe pensare la gente di te perché poi sei tu che arriverai dove volevi arrivare e allora lì nessuno potrà più dire niente.” forse, perché esagerammo?” Allora, io dico,

E' stato bello condividere con voi quest'esperienza, grazie!

Giulia


CREDITI E RINGRAZIAMENTI

GENERE E 2^BSA P. 59

People - Inclusione e Società fa parte del programma di educazione alla cittadinanza globale World Social Agenda (WSA) di Fondazione Fontana onlus. Da novembre 2017 alla WSA si è affiancato il progetto europeo Global Issues – Global Subjects (GIGS) di ACS – Associazione di Cooperazione e Solidarietà. Il percorso

Il

progetto

GIGS

è

attivo

in

9

Paesi

attraverso

un

partenariato

composto

da

10

associazioni.

La presente pubblicazione è stata sviluppata a seguito di un percorso laboratoriale sul

Genere e inclusione” che ha visto partecipare 127 studenti e 5 insegnanti.

tema “

Hanno contribuito e si ringraziano vivamente:

LE INTERVISTATE E GLI INTERVISTATI Patrizia Montanaro, Annalisa Oboe, Silvana Badaloni, Federica, Piera, Federico Bano, Marianna, Luca Trappolin, Filippo Allegro

LE STUDENTESSE E GLI STUDENTI DELLA 2^BSA DEL LICEO FERMI DI PADOVA A.S. 2019/2020 - Autrici e autori

GIORGIO ADUSO

GIULIA FIAMENGO

Professore referente di progetto

Tutoring e impaginazione grafica

PAULO LIMA

MARIANNA DE RENOCHE

Educomunicatore e giornalista

Responsabile educativa GIGS

I PARTNERS Opera in copertina

Questo documento è stato pubblicato da ACS - Associazione di Cooperazione e Solidarietà grazie al sostegno della Commissione Europea nell'ambito del progetto CSO-LA/2017/388-121 Global Issues - Global Subjects. Le autrici e gli autori sono i soli responsabili di questa pubblicazione e la Commissione declina ogni responsabilità sull’uso che potrà essere fatto dalle informazioni in essa contenute.


Millo, Still Image


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