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I maturandi 2020: tra nuove sfide e rinunce

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Il mio lockdown

Il mio lockdown

La scuola a settembre era iniziata con il caldo tipico di ogni anno, che portava con sé tante emozioni, tra le quali la gioia e un po’ la tristezza di finire il nostro percorso scolastico a San Michele. Aspettavamo questo momento da tanto, lo avevamo sognato, avevamo provato a immaginarlo, ma dubito che qualcuno di noi si aspettasse di finirlo in lockdown facendo lezioni attraverso lo schermo di un computer. Siamo sinceri, all’inizio l’idea di non andare a scuola per “qualche giorno” ci ha fatto sorridere, perché si traduceva nell’alzarsi tardi la mattina senza neanche dover controllare come si era pettinati, in poche parole era fantastico. Purtroppo poi i giorni sono diventati delle settimane e le settimane dei mesi. Nessuno avrebbe pensato che la scuola ci sarebbe mancata così tanto, ma il contatto fisico, le risate in classe, i battibecchi per fissare le verifiche, ci facevano sentire parte di una grande famiglia in cui siamo finiti un po’ per scelta e un po’ per caso. Ci siamo persi quelle esperienze che attendevamo e che tutti gli altri diplomandi prima di noi avevano vissuto: il viaggio di fine Corso, la macchina fotografica di don Scoz per le foto da inserire nell’Annuario che immancabilmen- te venivano con gli occhi chiusi, l’ultimo giorno di scuola con la sfilata dei trattori… Quello che però abbiamo vissuto è stata una specie di avventura. Siamo stati i pionieri di qualcosa di nuovo, di una maturità strana, di una nuova tipologia di scuola.

Siamo stati i testimoni delle emozioni di chi ci “stava attorno”.

Abbiamo visto il più organizzato dei professori avere difficoltà con un nuovo metodo di insegnamento.

Abbiamo capito quanto sia difficile non collaborare di persona e quanto la distanza possa incidere sull’umore della classe.

Abbiamo ascoltato mille parole e abbiamo provato a credere che tutto si sarebbe risolto. Abbiamo compreso che nonostante le nostre differenze siamo tutti umani, come tali possiamo attraversare momenti di sconforto e difficoltà, partendo dal più ingenuo degli studenti per arrivare al più esperto dei professori, però insieme abbiamo cercato di far funzionare la barca senza far entrare troppa acqua. In fin dei conti, questo periodo ci ha fatto capire l’importanza delle piccole cose, dei piccoli gesti, della nostra routine quotidiana che abbiamo sempre sottovalutato.

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