Il giornale di Architettura in Città 2017

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LA CITTÀ COME CASA Nina Bassoli e Davide Tommaso Ferrando Curatori esterni del gruppo di coordinamento del Festival

La definizione del tema di un festival è un’operazione delicata, caratterizzata da due coppie di problematiche in evidente contraddizione reciproca. Da un lato, infatti, è necessario costruire una narrativa orientata verso un’area ben specifica della disciplina di riferimento, così da evitare di disperdere le grandi energie che questo genere di eventi è in grado di canalizzare. Parallelamente, tale narrativa deve essere in grado di scavare al di sotto della superficie del discorso, al fine di far emergere elementi di criticità capaci di generare non solo dibattito ma anche conoscenza. D’altro canto, per essere realmente inclusivo e favorire un alto tasso di partecipazione, le maglie del tema devono essere tenute larghe, in modo da poter ospitare al suo interno non solo una varietà di punti di vista, ma anche una diversità di approcci disciplinari. Infine, un festival deve poter parlare a tutti gli strati della cittadinanza, non solo agli addetti ai lavori, ed è per questo che la narrativa costruita attorno a esso deve essere mantenuta accessibile, evitando tecnicismi e derive accademiche in favore di un tipo di comunicazione sostanzialmente divulgativo. È a partire da tali considerazioni che abbiamo deciso di identificare nella coppia di concetti “abitare” e “città” i due assi portanti dell’edizione 2017 del Festival Architettura in Città. Due concetti di grande valore per la nostra società che tuttavia, se affrontati singolarmente, risultano troppo ampi per essere analizzati in maniera efficace nella cornice spazio-temporale di un festival. Una volta fatti incontrare – abitare la città, abitare in città... – invece, i due concetti cominciano a definire una serie di campi di indagine ben più specifici,

capaci di innescare ragionamenti, ad esempio, su temi senza tempo – come si costituisce il rapporto tra casa e città, tra interno ed esterno, tra privato e pubblico, tra individuo e società? – su temi legati alle recenti trasformazioni culturali e tecnologiche – come cambia lo spazio domestico, sotto l’influenza delle nuove tecnologie e con il sorgere di nuovi stili di vita? – nonché su temi di pressante attualità – quali politiche, strategie, dinamiche di appropriazione dello spazio urbano possono identificare l’abitare come un diritto universale? Abitazione La casa è il nostro rifugio, il nostro specchio e la nostra espressione. Eppure non c'è mai niente che possa essere puro specchio o puro rifugio. Lo straniamento e la sottile inquietudine che possono generarsi all'interno delle pareti domestiche è al centro di innumerevoli opere, da film, a romanzi, fotografie, saggi o installazioni, che di questo aspetto perturbante hanno colto tutta la potenza narrativa. La città, giungla di imprevisti e sconosciuti, è ciò da cui qui dentro ci sentiamo protetti, ma è anche, in un'altra prospettiva, ciò che ci protegge, ci salva, dalla claustrofobia di questo straniamento. Là fuori il mondo accade, e noi lo incrociamo attraversando i flussi delle azioni quotidiane, entrando e uscendo di casa, o con una vista dalla finestra, uno sguardo che penetra da fuori a dentro. Cosa proviamo a stare da soli, o soli con il nostro nucleo famigliare all'interno di uno spazio intimo e privato, sapendo che accanto a noi altri milioni di persone stanno facendo le stesse cose, ognuno a modo suo, ognuno con la propria intimità, così privata eppure così fragile e vicina, solo al di là del muro, al piano di sotto, dietro la finestra di fronte? Housing Gli architetti ottimisti del moderno hanno davvero creduto di poter mettere ordine a tutto questo e di poter risolvere la questione delle

abitazioni con standard di igiene, salute e efficienza che avrebbero garantito finalmente qualità per tutti. Oggi possiamo provare ad ammettere che questo affascinante progetto è fallito. Tre delle quattro Vele rimaste di Scampia verranno presto demolite, così come altri blocchi residenziali in diverse città italiane. E mentre osserviamo il crollo di queste megastrutture d'ordine che si sgretolano, come possiamo riprendere il discorso sull'housing sociale, o sul quartiere residenziale in genere? Se il diritto alla casa è universale, non è detto che la risposta a questo diritto si possa trovare in standard e forme indifferenziate. Potremmo provare a ricomporre i pezzi seguendo piuttosto le differenze dei modi d'essere e dei comportamenti, nella loro irregolarità e imprevedibilità, ammettendo inevitabilmente scarti, eccezioni, lacune. In the city Tuttavia, non è solo in casa che l'uomo abita. E non è nemmeno detto che sia necessaria la mediazione di un artefatto edilizio affinché sia possibile abitare. Abitiamo il pianeta, le strade, i parchi, le città, gli spazi in cui decidiamo di sostare per un tempo più o meno prolungato e anche quelli che semplicemente attraversiamo. Possiamo trovare una dimensione domestica in uno spazio privato, comune o pubblico, appropriarci temporaneamente di un angolo qualunque del mondo con la nostra intimità, abitarlo e trasformarlo imprimendovi le tracce del nostro passaggio e dei nostri desideri. La città come casa.

Gruppo di coordinamento del Festival: Roberto Albano, Armando Baietto, Raffaella Bucci, Cristina Coscia, Eleonora Gerbotto, Giorgio Giani, Serena Pastorino Con: Nina Bassoli e Davide Tommaso Ferrando


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