Progetti in azione. Il giornale della Fondazione 2019

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TAO MAGAZINE 2019 PERIODICO DELLA FONDAZIONE PER L’ARCHITETTURA / TORINO —

PROGETTI IN AZIONE


TAO LA FONDAZIONE CONTRIBUISCE AL BENESSERE SOCIALE

La Fondazione valorizza il ruolo sociale degli architetti e promuove l’architettura come disciplina al servizio della qualità della vita. Indaga bisogni presenti e futuri, studia risposte innovative e attua azioni concrete e contemporanee sul territorio. Stimola il cambiamento e ricerca strumenti per affrontare le sfide del futuro con responsabilità e consapevolezza.

COS’È L’ARCHITETTURA? Alessandro Cimenti Presidente Fondazione per l’architettura / Torino

Louis Kahn, Aldo Rossi, Robert Venturi, Ernesto Nathan Roger, Gio Ponti, Alvar Aalto, Leon Battista Alberti, Le Corbusier, Andrea Palladio, Ludwig Mies Van Der Rohe, Walter Gropius, Bruno Taut, Adolf Loos, questi e tanti altri grandi maestri di un passato più o meno recente si sono interrogati sul significato di architettura. Le loro riflessioni ci restituiscono immagini diverse, anche concettualmente, dell’architettura. Alcuni la intendono come materia di pensiero (arte, scienza, disciplina), altri come atto del costruire (azione del fabbricare, disposizione di elementi e materiali con un sapiente discernimento), altri ancora come spazio abitato (una capanna, una piazza, un luogo). Da un’idea di puro pensiero (intangibile) a quella di luogo fisico (misurabile) passando per un’azione concreta (tran-

La Fondazione agisce, divulga e forma.

sitoria). Se quindi il significato di architettura non è codificato ma varia in funzione dei tempi, degli usi e dei costumi, un tratto unisce i diversi approcci: la finalità è in ogni modo legata alla realizzazione di spazi di qualità per rispondere alle esigenze dell’uomo. Oggi riflettere sul significato di architettura è importante; lo è per ognuno di noi in quanto cittadini parte di una comunità, lo è per chi amministra (enti, società, comuni, territori) e lo è anche o soprattutto per chi è architetto. Lo è perché viviamo in un momento storico in cui sembra molto convincente indebolire le certezze, ribaltare gli assiomi, rimuovere i paletti immaginando che nell’atto stesso di una forzosa modifica risieda l’essenza di un cambiamento salvifico. Questo atteggiamento alimentato (o forse generato) da una severa e perdurante crisi economica ha portato a un impoverimento culturale e professionale del mondo che ruota attorno all’architettura facilmente riscontrabile nei numeri (dati sugli interventi edilizi, dati sui fatturati, dati sulle attività professionali effettivamente svolte dagli architetti,...). Accettando di guidare in questo complicato momento la Fondazione per l’architettura / Torino, ho anche preso l’impegno di sostenere la finalità essenziale dell’architettura, nella convinzione che tenere la barra dritta sia la strategia più efficace e garantisca ricadute per tutta la filiera della progettazione/costruzione. L’operato della Fondazione si articola pertanto in tre macro-aree: agire, divulgare e formare, tre strategie nelle quali trovano spazio le numerose attività raccontate nelle pagine che seguono e che identificano la Fondazione come Agenzia sul e per il territorio, che alimenta il dibattito, offre servizi e attiva processi per promuovere l’architettura e generare nuove opportunità.

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Nuove sinergie. La programmazione per il 2018 © Jana Sebestova


L’ORDINE PER GLI ARCHITETTI E PER LA CITTÀ Massimo Giuntoli Presidente Ordine Architetti PPC di Torino

Il ruolo degli ordini professionali è cambiato. L’Ordine degli Architetti, nato quasi 100 anni fa, come ente di garanzia, dedito alla tenuta

Nuove sinergie. La programmazione per il 2018 © Jana Sebestova

dell’albo, ora svolge invece un ruolo attivo sul territorio, a tutela e nell’interesse della categoria. In questa nuova concezione si inseriscono le battaglie che il Consiglio di Torino sta portando avanti con la Città, con la Regione e, attraverso il Consiglio Nazionale, con il Governo affinché vengano introdotti sgravi e incentivi per l’edilizia, gli incarichi siano affidati con modalità snelle e trasparenti e siano adottati strumenti innovativi per il rilancio delle attività degli architetti (ad esempio, promuovendo il temporary use per edifici in disuso). Occuparci di questioni come il Parco della Salute o la revisione

TRE STRATEGIE D’AZIONE Eleonora Gerbotto Direttore Fondazione per l’architettura / Torino

del piano regolatore è dunque il nostro modo di pre-occuparci delle

La mission della Fondazione per l’architettura è quella di valorizzare

ricadute sui professionisti, creando opportunità di lavoro. In paral-

il ruolo sociale degli architetti e di promuovere l’architettura con la

lelo, l’Ordine, insieme alla Fondazione per l’architettura, promuove il

convinzione che attraverso la generazione di architettura di quali-

ruolo dell’architetto e la qualità in architettura. Il ciclo di incontri Ar-

tà si possa migliorare il contesto abitato con conseguenze concrete

chitettiamo la Città che si è svolto nelle Circoscrizioni torinesi l’anno

sulla qualità della vita. La Fondazione vuole quindi contribuire al

scorso e da gennaio nei principali comuni della Città Metropolitana

benessere sociale, direttamente e indirettamente, attraverso tre ma-

è nato per perseguire questa finalità, creando occasioni di dialogo

cro-azioni: agire, divulgare e formare. Agire per la Fondazione vuol

con i cittadini e con le istituzioni. Ci preme infatti valorizzare la

dire sviluppare e attuare azioni concrete, innovative e contempora-

professionalità dell’architetto, far sapere alla collettività che cosa fa

nee che abbiamo sintetizzato in un vademecum dedicato alle proce-

e in quante e quali occasioni può essere d’aiuto e desideriamo sen-

dure per una trasformazione di qualità del territorio. Attraverso la

sibilizzare le istituzioni sull’adozione di procedure di qualità per la

gestione di diversi strumenti come la progettazione partecipata, il

trasformazione del territorio. Organizzare workshop tra progettisti

dibattito pubblico, i concorsi e gli atelier di progettazione – utilizzati

su casi concreti, promuovere dibattiti, sviluppare percorsi di proget-

singolarmente o combinati – la Fondazione è un valido partner per

tazione partecipata e creare competizioni trasparenti tra i profes-

ottenere finanziamenti, sensibilizzare le comunità, approvare scelte

sionisti, anonime (concorsi) e non, per l’affidamento degli incarichi

complesse, creare progetti condivisi. Agire vuol anche dire studiare

sono diverse azioni che i committenti possono avviare, attraverso

risposte puntuali a bisogni concreti, come il progetto Spazi neonati

l’aiuto della Fondazione. Il risultato sarà un progetto, un’architettura,

che ha l’obiettivo di restituire alla Città della salute e della scienza le

una città di qualità. E questo non riguarda solo gli architetti.

aree di accoglienza del reparto di Terapia Intensiva Neonatale riprogettate, a seguito di un percorso di ascolto dei bisogni del personale e delle famiglie che vivono quotidianamente quegli spazi. Divulgare la cultura del progetto a un pubblico generico è il secondo ambito di intervento della Fondazione. È un passaggio difficile ma fondamentale: si accresce la qualità dello spazio progettato anche creando una committenza attiva, partecipe e competente. Pertanto la Fondazione realizza un programma culturale con l’intento di rendere accessibili i temi dell’architettura, del paesaggio e dell’ambiente; un esempio per tutti: la presenza all’interno del calendario di Biennale Democrazia con il tema delle città informali nel nuovo millennio. E infine formare. La Fondazione è un centro di ricerca applicata che ha l’intento di comprendere e stimolare il cambiamento. Con questo obiettivo, a fianco del tradizionale catalogo formativo, è stato lanciato un nuovo ciclo di appuntamenti di alta formazione multi ed inter disciplinari su tematiche di stretta attualità quali la finanza di impatto, l’economia circolare e i cambiamenti climatici. Sono l’occasione per esplorare in che direzione ci stanno portando le trasformazioni a livello sociale, culturale e tecnologico e per fornire gli strumenti indispensabili a valutare strategie e azioni da intraprendere.

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AGIRE

La Fondazione gestisce procedure di qualità (progettazione partecipata, dibattito pubblico, concorsi, workshop di progettazione) per la trasformazione del territorio al fianco di amministrazioni pubbliche e operatori privati e sperimenta processi e progetti per fornire risposte innovative in campo sociale.

Progetto vincitore per il concorso di architettura Federal Building Torino © Paolo Iotti Marco Pavarani Architetti Associati, F&M Ingegneria S.P.A., F&M Divisione Impianti S.R.L.

TAO

PROCESSI DI QUALITÀ PER TRASFORMAZIONI DI QUALITÀ Se la procedura è di qualità, lo sarà anche il risultato.

L’importante è che il percorso intrapreso sia virtuoso.

Le modalità per trasformare un luogo, dall’edificio al territorio, sono molteplici. Ogni committente, pubblico o privato, ha diverse opzioni tra cui scegliere a seconda degli obiettivi e della dimensione dell’intervento.

La Fondazione per l’architettura / Torino, grazie ad un team di professionisti qualificati, è una garanzia. Gestisce e coordina da oltre 10 anni gli strumenti necessari per attivare e guidare processi alle diverse scale.

GLI STRUMENTI

I PROCESSI

→ ATELIER DI PROGETTAZIONE

Gli strumenti possono essere utilizzati singolarmente o combinati per dare vita a differenti processi di qualità. Qualche esempio:

Laboratori tra progettisti per analizzare istanze concrete, a partire dal confronto con gli stakeholder, e giungere a elaborare soluzioni progettuali; possono avere carattere competitivo e non.

→ DIBATTITO PUBBLICO Occasioni di discussione con i cittadini e gli stakeholder su un progetto o su soluzioni differenti già elaborate per condividere le ragioni della scelta.

→ PROGETTAZIONE PARTECIPATA Percorsi di coinvolgimento degli utenti attuali o futuri, guidati da professionisti, per individuare le necessità e le modalità di fruizione di uno spazio finalizzate a una visione condivisa dell’area.

→ CONFRONTO TRA I PROFESSIONISTI Competizione non anonima finalizzata a individuare professionisti a partire dalle esigenze e richieste del committente (pubblico o privato), tramite un dialogo partecipato con i candidati.

→ CONCORSI Competizione anonima finalizzata a individuare idee/progetti in ambito architettonico, paesaggistico, urbanistico,… per la selezione dei progettisti e l’affidamento di incarico.

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→ SE L’OBIETTIVO È OTTENERE I FINANZIAMENTI: un percorso di progettazione partecipata aiuta a definire le finalità di un intervento e la documentazione preliminare per un successivo concorso di idee, al cui vincitore l’Amministrazione può affidare il compito di redigere il progetto di fattibilità tecnico-economica.

→ SE L’OBIETTIVO È AMPLIARE IL VENTAGLIO DI PROPOSTE TRA CUI SCEGLIERE: il committente privato può promuovere una competizione in due gradi, in cui il primo è anonimo, mentre il secondo prevede il confronto tra i progettisti finalisti e il committente attraverso lo strumento del confronto tra i professionisti.

→ SE L’OBIETTIVO È SENSIBILIZZARE LA CITTADINANZA: attraverso azioni di progettazione partecipata si individuano le priorità della collettività per la trasformazione di un’area che viene poi condotta da un professionista selezionato tramite concorso di progettazione.

→ SE L’OBIETTIVO È CONDIVIDERE LE SCELTE: le soluzioni che emergono da un atelier di progettazione diventano oggetto di un dibattito pubblico finalizzato alla selezione di una proposta da realizzare.


MAGAZINE

Progetto vincitore per il concorso di progettazione Innovation Square Center © Francesco Vaj con Federico Degioanni, Chiara Gea, Claudio Fluttero, Luca Fabbian, Rocco Creazzo

Ilaria Ariolfo Il concorso di progettazione è promosso dalla Fondazione poiché è lo strumento più efficace per individuare soluzioni per le trasformazioni delle nostre città. Una procedura di qualità che si adatta sia alle Pubbliche Amministrazioni che agli enti privati, finalizzata alla scelta della proposta migliore e al conseguente affidamento d’incarico, offrendo nuove opportunità di lavoro agli architetti.

IN FASE DI PROGRAMMAZIONE Nella primavera del 2019 è prevista la pubblicazione di un nuovo concorso di architettura bandito da un soggetto privato: dott.gallina srl, società fondata nel 1960 a La Loggia per la produzione di profilati termoplastici per il settore automobilistico; attualmente si occupa della produzione di lastre e sistemi di policarbonato impiegati nel realizzare facciate, involucri edilizi, coperture continue e lucernari per il settore edile, oltre che per la produzione di profili tecnici destinati all’industria e all’automotive. Il concorso avrà lo scopo di trasformare spazi industriali dismessi nella nuova sede operativa e direzionale.

Esperimento (ben riuscito) di concorso a Pinerolo La Città di Pinerolo bandisce, per la prima volta, un concorso di progettazione. La proposta è arrivata da un amico architetto che collabora con la Fondazione e non ci è voluto molto tempo per convincermi. Penso, infatti, che Pinerolo abbia bisogno di elevare e rinnovare la qualità della composizione architettonica uscendo un po’ dagli schemi che, come chi conosce la città sa bene, si trovano ripetuti nelle differenti aree. Il concorso di progettazione è uno strumento, forse l’unico, che permette di ampliare il ventaglio di idee e di scegliere la miglior proposta tra numerose possibilità e numerosi professionisti provenienti anche da territori differenti. L’Amministrazione di Pinerolo, non richiedendo alcun requisito se non l’iscrizione agli Ordini degli Architetti o Ingegneri, ha dato la possibilità di partecipare a qualunque professionista, offrendo un’opportunità anche ai più giovani. Il concorso, a due gradi, ha per oggetto la realizzazione di un manufatto da destinare a mercato coperto per la riqualificazione di piazza Roma dove il mercoledì e il sabato si svolge il mercato dei produttori agricoli. L’assessore con le deleghe alle aree mercatali e agricoltura Christian

Bachstadt sta avviando una riorganizzazione dell’area, attraverso un bando per la riassegnazione dei posti sulle due piazze dedicate al mercato; l’obiettivo è infatti distinguere tra un’area dedicata ai commercianti e una, Piazza Roma, da riservare ai produttori agricoli. Il percorso di riqualificazione e rinnovamento avviato attraverso il concorso di progettazione si inserisce pertanto in questa ridefinizione delle due piazze e degli usi. Il bando è stato scritto a quattro mani dall’Amministrazione e dalla Fondazione per l’architettura creando un documento completo e ricco, ma lasciando ampia libertà ai progettisti riguardo al manufatto oggetto del concorso: una delle poche prescrizioni previste era infatti quella di garantire una copertura a tutti i produttori agricoli presenti oggi sulla piazza. Pochi giorni dopo la pubblicazione del bando, l’Amministrazione ha organizzato un incontro per spiegarne i contenuti e confrontarsi con i presenti sugli obiettivi. Come da cronoprogramma, la prima fase è conclusa. Il 25 febbraio sono stati scelti i quattro finalisti che avranno tempo fino al 4 maggio per presentare il progetto con le integrazioni richieste dalla commissione e

con un maggiore dettaglio di progettazione. Al vincitore del concorso verrà poi chiesto di sviluppare un livello di approfondimento pari a quello di un progetto di fattibilità tecnica ed economica; l’amministrazione comunale si riserva di affidare inoltre, con procedura negoziata senza bando, le fasi successive della progettazione e della direzione dei lavori. La partecipazione è stata maggiore del previsto: sono stati candidati progetti da parte di 87 professionisti! Un risultato che non può che riempirci di soddisfazione e che evidenzia la bontà del percorso intrapreso. Ora attendiamo di scoprire chi sarà il vincitore.

Giulia Proietti Assessora all’Urbanistica di Pinerolo

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TAO Concorsi programmati nel 2018 FEDERAL BUILDING TORINO La caserma Amione di Torino, costruita nel 1912-1913 in stile Art Nouveau per ospitare la fabbrica di automobili SCAT, fondata da Giovanni Ceirano nel 1906, sarà trasformata in una cittadella della Pubblica Amministrazione. Il primo passo è il concorso di architettura bandito dall’Agenzia del Demanio in accordo con Città di Torino, Ministero della Difesa e Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo. Premiazione: 13 dicembre 2018 Primo classificato: Paolo Iotti Marco Pavarani Architetti Associati, F&M Ingegneria S.P.A., F&M Divisione Impianti S.R.L. Premio: € 101.640

INNOVATION SQUARE CENTER Sigit con il patrocinio dalla Città di Torino e il sostegno di Unione Industriale Torino, ANFIA, Aster Suisse SA, UniCredit e FERplant ha bandito un concorso di progettazione riservato agli under 40 per realizzare a Mirafiori un nuovo polo di innovazione presso la storica sede della tipografia Mario Gros. La procedura adottata è stata studiata ad hoc per il committente privato: una prima fase concorsuale anonima e una seconda selezione attraverso il dialogo competitivo tra i finalisti e il soggetto banditore. Premiazione: 18 giugno 2018 Primo classificato: Francesco Vaj con Federico Degioanni, Chiara Gea, Claudio Fluttero, Luca Fabbian, Rocco Creazzo Premio: € 7.000 e affidamento dell’incarico per il coordinamento dello sviluppo delle successive fasi di progettazione

MUSEO DEL TARTUFO DI ALBA E MONTÀ D’ALBA Un concorso di progettazione in due gradi bandito dal Comune di Alba per la realizzazione del progetto architettonico, narrativo, dell’allestimento e dell’immagine coordinata per il nuovo polo museale dedicato al tartufo bianco che avrà due sedi tra Alba e Montà. Il museo di Alba sarà collocato in centro all’interno del complesso della Maddalena su una superficie di circa 500 mq. Introdurrà il visitatore agli aspetti scientifici, storici, letterari, artistici, culinari e commerciali. Il museo di Montà d’Alba avrà sede in uno spazio di circa 900 mq rivolto verso piazza Vittorio Veneto. Questo secondo museo avrà, invece, un taglio emozionale e sensoriale. Premiazione: 7 marzo 2019 Primo classificato: Antonello Stella (capogruppo) Premio: € 15.000

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MAGAZINE

SPAZIO ELEMENTARE Il Comune di Rivarolo ha avviato un concorso di progettazione in due gradi per la riqualificazione dell’area urbanistica “RU1a – scuole elementari”, un ambito centrale degradato; l’obiettivo è la creazione per la cittadinanza di uno spazio pubblico per lo svago e per attività culturali. Tra gli interventi previsti, la sistemazione delle aree a verde, la realizzazione di opere di arredo urbano e di un auditorium all’aperto. Premiazione: 17 dicembre 2018 Primo classificato: Andrea Borghi, Alberto Becherini, Piera Bongiorni e Paolo Capristo Premio: € 6.500

TRA BORGO E FABBRICA Un concorso internazionale di idee nato per valorizzare il paesaggio del Comune di Sant’Ambrogio attraverso nuove relazioni urbane e paesaggistiche. L’antico borgo, l’ex maglificio Bosio e la salita alla Sacra di San Michele tra gli elementi al centro del bando. È stato bandito dal Comune di Sant’Ambrogio con il Politecnico di Torino e finanziato dalla Regione Piemonte (attraverso la Legge Regionale n. 14 del 16 giugno 2008). Proclamazione vincitore: 28 febbraio 2019 Primo classificato: Uberto Degli Uberti con Morvan Rabin e Kasumi Yoshida Premio: € 15.000

UN’ALA PER IL MERCATO DI PIAZZA ROMA Il Comune di Pinerolo ha bandito un concorso di progettazione in due gradi per riqualificare piazza Roma, una delle sedi del mercato ortofrutticolo cittadino, al centro della quale si trova una copertura risalente agli anni ’60 che presenta forti problemi di conservazione. L’obiettivo è trovare una soluzione all’obsolescenza della copertura (attraverso demolizione e ricostruzione o trasformazione), innescando un intervento di riqualificazione a larga scala della piazza per offrire alla cittadinanza uno spazio di socializzazione anche al di fuori degli orari del mercato. Pubblicazione degli esiti: 14 maggio 2019

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TAO AGIRE

RIDISEGNIAMO PIAZZA CARDUCCI A metà tra San Salvario e Millefonti, tra il Po e l’asse ferroviario, piazza Carducci è al centro di progetti di trasformazione urbana. La Circoscrizione 8 ha coinvolto gli abitanti della zona, chiedendo loro di partecipare attivamente al ridisegno della piazza sotto la guida degli architetti della Fondazione per l’architettura / Torino. Un’occasione non solo per prendere consapevolezza del ruolo che ognuno di noi può esercitare nella progettazione dei luoghi che vive, ma soprattutto per lavorare a progetti destinati a diventare realtà. L’iniziativa è promossa dalla Città di Torino – Circoscrizione 8, a cura della Fondazione, in collaborazione con l’Assessorato alla Viabilità, Divisione Infrastrutture e Mobilità, Area Mobilità della Città di Torino.

LARGO ALLE IDEE Una piazza su misura

Paolo Balistreri La Fondazione per l’architettura può svolgere efficacemente il ruolo di rappresentanza dell’Architetto, nelle dinamiche relative ai processi di pianificazione territoriale e urbanistica. Città di Torino, Città Metropolitana e Regione Piemonte sono gli interlocutori con cui sviluppare politiche per la rigenerazione urbana e per un uso del suolo sostenibile e sostenere la cultura della programmazione e della pianificazione del Territorio, senza la quale diventa difficile pensare alla crescita e allo sviluppo. CO

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a mio avviso deve essere valorizzato. Dopo la fortunata esperienza di un workshop condotto dalla Fondazione per l’architettura sull’area Govean, ho ritenuto importante coinvolgere la professionalità degli architetti in ulteriori percorsi destinati allo sviluppo del territorio: la Fondazione è entrata a far parte del percorso di progettazione su piazza Carducci e ha contribuito all’aggiudicazione sull’area del bando Cittadino Albero, promosso dalla Compagnia di San Paolo. Nel 2018 si sono svolte tre serate di incontro e discussione guidate della Fondazione e dedicate alla riprogettazione funzionale della piazza, cui hanno aderito con la partecipazione attiva decine di residenti, intenti a dedicare la propria esperienza alla creazione di un luogo più sostenibile, più vivo. Gli incontri sono stati altresì coadiuvati dai tecnici della Mobilità della Città di Torino che raccoglieranno e trasformeranno in un progetto esecutivo idee e proposte nate dal percorso. Nel 2019, su iniziativa della Circoscrizione 8 e con la collaborazione della Città di Torino e della Fondazione per l’architettura, restituiremo alla collettività una nuova piazza riorganizzata dai residenti per i residenti.

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Massimiliano Miano Vice Presidente Circoscrizione 8

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La Circoscrizione 8, per il quinquennio 2016-2021, dedica alle politiche ambientali e di mobilità, un piano di pedonalizzazione volto alla restituzione di aree per anni sottratte all’uso aggregativo dei residenti. La volontà di pedonalizzare piazza Carducci nasce dall’idea di riappropriarsi di un luogo simbolo del quartiere Nizza Millefonti. Crocevia tra l’asse ferroviario, il fiume Po e il quartiere San Salvario, piazza Carducci è la cerniera di congiunzione di molteplici interessi; dalla Città della Salute al Centro Congressi del Lingotto fino alle molteplici facoltà universitarie. Da piazza originariamente circolare, nel 2011 fu ridisegnata per ospitare una delle più importanti fermate della linea 1 della metropolitana e da allora, gli “storici” residenti ne contestano funzionalità e bellezza, consapevoli del fatto che però indietro non è possibile tornare. Negli ultimi anni la Circoscrizione ha dedicato grande attenzione verso la fruibilità del luogo, non solo attraverso la consueta manutenzione ordinaria ma altresì arricchendo le aree verdi preesistenti, piantumando nuovi alberi e integrando nuovi arredi per la condivisione degli spazi. L’imminente pedonalizzazione ha come obiettivi principali la riduzione della presenza di stalli dedicati alle autovetture, per le quali la Città ha realizzato nel tempo numerosi e limitrofi parcheggi in struttura e la restituzione di spazi di aggregazione sociale e culturale, nell’ambito di politiche sperimentali per una mobilità sostenibile. Nel 2017 la Circoscrizione 8 ha avviato un percorso di progettazione partecipata con residenti, commercianti e amministratori pubblici, un confronto per ridare slancio a un luogo che, per recente trasformazione urbanistica, è oggi una piazza prevalentemente residenziale e al contempo un vero e proprio centro commerciale naturale, che

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Traduzione degli esiti di Ridisegniamo piazza Carducci © Ida Bonfiglio, Maria Bucci, Grazia Carioscia

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La Fondazione collabora a un progetto promosso nella Circoscrizione 8 da Laboratorio Qualità Urbana e Partecipazione in collaborazione con Donne per la difesa della società civile e Agenzia per lo sviluppo locale di San Salvario onlus e sostenuto dalla Compagnia di San Paolo. Obiettivo: la creazione di un percorso verde lungo l’asse di via Madama Cristina da progettare e realizzare insieme alla comunità del quartiere, un itinerario di oasi urbane, spazi aperti e flessibili per i cittadini, adatti ai diversi utilizzi per migliorare la qualità della vita degli abitanti (da piazza Govean a corso Bramante). Il lancio del progetto è avvenuto il 23 marzo e la conclusione, con la piantumazione degli alberi, è prevista per il prossimo autunno.

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Chiara Martini Lavorare sul paesaggio presuppone Conoscenza ed Esperienza diretta. Il Capire e il Fare sono due azioni fondamentali se si vuole agire sullo spazio che abitiamo, soprattutto quando nel progetto si impiegano elementi della Natura, quindi esseri viventi. Atti come il piantare gli alberi, creare un giardino, un orto condiviso richiedono necessariamente un engagement che va ben oltre l’evento della realizzazione e che implica un impegno costante di cura e salvaguardia.

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TAO AGIRE

IL BENESSERE SI PROGETTA

SPAZI INNOVATIVI PER L’APPRENDIMENTO Pensato insieme all’Assessorato Istruzione ed edilizia scolastica della Città di Torino, ITER – Laboratorio Città Sostenibile e Ufficio Smart City, progettazione europea e innovazione, il workshop di progettazione è stata l’occasione per riflettere su come migliorare la qualità dell’apprendimento e il comfort ambientale degli spazi educativi attraverso le strategie architettoniche. I tre temi progettuali proposti (spazi didattici, mense e cortili) sono stati associati e quattro scuole torinesi che si sono prestate a casi studio: scuola secondaria di I grado Bernardino Drovetti, scuola d’infanzia Marc Chagall, scuole primarie Aristide Gabelli di via Santhià 25 e San Francesco D’Assisi. I 24 partecipanti sono stati divisi in tre gruppi di lavoro, uno per ogni tema, e hanno potuto contare sulla guida di architetti tutor esperti nell’ambito: Daniele Rangone dello studio Settanta7, Valeria Brero e Andrea Rosada dello studio ElasticoSpa e Mariolina Monge.

SPAZI NEONATI. PROGETTAZIONE PARTECIPATA PER IL CO-LIVING NEL REPARTO DI NEONATOLOGIA Un workshop di progettazione voluto per l’umanizzazione di alcuni ambienti del reparto di Neonatologia Universitaria dell’ospedale Sant’Anna di Torino, un progetto pilota promosso dalla Fondazione per l’architettura / Torino e DEAR – Design Around Onlus, associazione che si occupa di umanizzazione degli ospedali attraverso il design, l’architettura e la tecnologia in collaborazione con il reparto, l’associazione Piccoli Passi Onlus, la Fondazione Medicina a Misura di Donna Onlus e NextAtlas. A partire dall’analisi di necessità, criticità e aspettative di chi abita gli ospedali (medici, infermieri, pazienti, familiari,…) i partecipanti si sono dedicati all’elaborazione di soluzioni capaci di migliorare la vivibilità di questi spazi concentrandosi su questioni chiave come illuminazione, colori e comfort acustico. Terminato il workshop è in corso un’attività di fundraising finalizzata a finanziare la realizzazione degli interventi.

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Fabio Bolognesi La Fondazione è chiamata a ricoprire un ruolo fondamentale nei processi di trasformazione del territorio, come naturale punto di incontro tra le esigenze dei committenti pubblici e privati, i desideri dei cittadini e le competenze degli architetti. Dibattito pubblico, progettazione partecipata, concorsi, atelier di progettazione: l’obiettivo è stimolare l’uso di strumenti innovativi per generare progetti di qualità, superando i limiti delle norme e della prassi. Se la procedura adottata è di qualità, lo sarà anche il risultato.

Workshop Spazi neonati © Raffaella Bucci


MAGAZINE Lo spazio che cura

Professore, com’è cambiato l’approccio alla cura nella terapia intensiva negli ultimi anni? Il mondo della terapia intensiva da noi come in tutti i Paesi occidentali ha avuto una straordinaria evoluzione basata sul miglioramento dell’assistenza in campo ostetrico e neonatale che ha portato a un aumento delle possibilità di sopravvivenza e soprattutto a un miglioramento della qualità di vita dei bambini. A far la differenza, l’impiego di tecnologie più raffinate e meno invasive. Ciò che però è emerso nel corso degli ultimi decenni nei centri più avanzati è che i risultati sono ridimensionati se a questo sistema di assistenza di alto livello non si affianca anche l’attenzione per la riduzione dello stress, per la presenza e l’accoglienza dei genitori e più in generale per la qualità dell’ambiente. In molte realtà come la nostra, è stato introdotto il sistema NIDCAP – Newborn Individualized Developmental Care and Assessment Program che prevede il passaggio dal curare al prendersi cura e si basa sull’osservazione del comportamento del neonato prematuro con l’obiettivo di mettere a punto un’assistenza personalizzata e centrata sul neonato stesso e

sulla sua famiglia. In questa nuova filosofia assistenziale, lo spazio è parte integrante del sistema di cura.

una giuria composta da rappresentanti di tutti i partner ha selezionato la proposta da tradurre in progetto di interior design.

Da cosa è nata l’idea di promuovere il workshop di progettazione Spazi neonati all’interno del reparto? Il progetto si è sviluppato grazie all’incontro tra sensibilità simili, quella della onlus DEAR – Design Around e della Fondazione per l’architettura / Torino, che hanno dimostrato una capacità di approcciarsi al tema in modo rispettoso e attento. Il punto di forza è stata la possibilità di mettere insieme competenze molto diverse: esperti dell’ambiente, del colore e dell’accoglienza con professionisti dell’assistenza neonatale e genitori che avevano vissuto l’esperienza della vita nel reparto, grazie all’adesione all’iniziativa da parte dell’associazione Piccoli Passi Onlus e della Fondazione Medicina a Misura di Donna Onlus, con l’obiettivo comune di migliorare la qualità degli spazi. Abbiamo iniziato il percorso con l’analisi delle criticità degli ambienti e dei bisogni di chi li vive: l’ingresso esterno al reparto è scuro e poco accogliente; lo spazio comune riservato ai medici e ai familiari deve essere modulato per conciliare necessità contrapposte, il relax e il diritto alla privacy con l’esigenza di socializzazione e condivisione tra i genitori; c’è poi bisogno di buio per proteggere, ma anche di luce in modo graduale man mano che il percorso assistenziale migliora. Il reparto è caratterizzato dalle macchine che tengono in vita i neonati, ma esprime anche grande umanità. Per risolvere le questioni sollevate, gli architetti che hanno partecipato al workshop hanno quindi elaborato alcune soluzioni progettuali, tra le quali

E adesso come si passa alla realizzazione? Stiamo raccogliendo i fondi, si è attivata una catena di solidarietà che ha coinvolto soggetti molto diversi: associazioni filantropiche, ma anche aziende che producono materiali per l’arredo come sponsor tecnici. Secondo la tabella di marcia, per fine anno ci sarà il progetto esecutivo condiviso con gli uffici tecnici. È stata un’esperienza virtuosa, un modello di intervento replicabile anche in altri centri.

Reparto di Neonatologia dell’ospedale Sant’Anna di Torino © Norma Piseddu

Dopo tanti anni di esperienza nel campo della progettazione partecipata in ambito scolastico, la Fondazione nel 2018 ha voluto addentrarsi in un nuovo territorio che chiama in causa in modo diretto il ruolo sociale dell’architetto: il disegno dei luoghi di cura. Tra gli artefici dell’iniziativa, che ha visto l’adesione entusiasta di numerosi partner, il professore Enrico Bertino, direttore del reparto di Neonatologia universitaria dell’ospedale Sant’Anna della Città della Salute di Torino.

A cura di di Raffaella Bucci

Intervista a Enrico Bertino

Roberto Albano Medici, architetti, infermieri, genitori, associazioni e privati insieme per migliorare il nuovo reparto di Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale Sant’Anna di Torino. Un’esperienza che a breve porterà a esiti concreti e che rilancia il ruolo sociale dell’architetto e della Fondazione.

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TAO Quando la bellezza è partecipazione Cinquanta adolescenti ospitati da comunità residenziali educative per minori e dieci studenti dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, guidati da giovani professionisti attivi nei settori del design e dell’architettura (Studio Fludd, Studio TUTA, Izmade e Viola Gesmundo) e con l’accompagnamento di un architetto specializzato in processi partecipati, Veronica Dinatale, sono protagonisti del progetto a cura di Arteco (Beatrice Zanelli e Marta Di Vincenzo) e Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, The best is yet to come / Il bello deve ancora venire, lanciato nel gennaio 2019. Il progetto prende le mosse da una considerazione del Giudice del Tribunale per i Minori di Torino, Dante Maria Cibinel, relativamente alle Comunità residenziali: “In questi luoghi deve entrare in azione la bellezza”. Oggetto degli interventi sono gli spazi abitativi delle quattro comunità coinvolte sul territorio torinese: CER Passoni 18 (Coop. San Donato), CEM Valpiana (Coop. Valpiana), CER Giulia (Coop. Mirafiori), CER minori Cascina La Luna; (Coop. Soc. P. G. Frassati). Pur con caratteristiche architettoniche diverse, i quattro contesti abitativi, in cui convivono fra i 7 e i 12 adolescenti insieme a un numero variabile di educatori, sono accomunati da criticità relative all’organizzazione spaziale e alla qualità visiva degli ambienti comuni, destinati ad ospitare diverse funzioni. Sale, corridoi, spazi di transito sono dunque al centro di percorsi di esplorazione, conoscenza e condivisione che stanno portando ad azioni di trasformazione ideate e realizzate con la partecipazione di tutti gli attori coinvolti.

Nelle prime tappe, gestite dalla mediatrice culturale Caterina Squillacioti, il focus è stato portato sull’osservazione dell’esistente e sulle percezioni derivate dal vivere gli spazi oggetto di intervento; l’intento era sensibilizzare i partecipanti sull’impatto della qualità architettonica nella vita quotidiana, nell’ottica di un coinvolgimento attivo nei processi di trasformazione e con il più ampio obiettivo di un accrescimento della capacità di lettura critica del costruito. Gli step successivi prevedono la progettazione condivisa e la realizzazione di interventi calibrati sulle esigenze emerse, per approdare a progetti di interni volti a innalzare la qualità architettonica degli spazi attraverso opere pittoriche o oggetti di design autoprodotti di cui tutti i protagonisti dei workshop potranno sentirsi artefici. A restituire visivamente le dinamiche trasformative innescate dai workshop interviene lo sguardo della fotografa Francesca Cirilli, che indaga le tracce degli abitanti all’interno degli spazi, prima e dopo le attività.

THE BEST IS YET TO COME / IL BELLO DEVE ANCORA VENIRE Arteco e Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, con la collaborazione di Città di Torino (l’Assessorato al Welfare, Divisione Servizi Sociali Area Politiche Sociali – Servizio Minori e Famiglie) e Fondazione per l’architettura / Torino, hanno avviato, a gennaio 2019, con il sostegno di Compagnia di San Paolo e Lions Club Torino Host Regio e la sponsorizzazione tecnica di Covema Vernici, un progetto innovativo all’interno di quattro Comunità residenziali educative per minori sul territorio torinese. Adolescenti residenti, educatori, studenti dell’Accademia, designer e architetti sono stati coinvolti in percorsi di sperimentazione e creatività volti a trasformare gli spazi abitativi delle Comunità: architettura e design sono strumenti chiave di un progetto pilota che ambisce alla “costruzione di bellezza” come processo educativo.

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CER Passoni 18 prima degli interventi © Francesca Cirilli

Marta Di Vincenzo Curatore Arteco CER Minori Cascina La Luna prima degli interventi © Francesca Cirilli


MAGAZINE DIVULGARE

La Fondazione promuove un programma culturale per favorire l’accessibilità dei temi dell’architettura, del paesaggio e dell’ambiente, creando una committenza attiva, partecipe e competente.

L’ARCHITETTURA VA IN ONDA Nuovo Teatro Regio, copertura sopra la galleria di ingresso. Progetto di Carlo Mollino, Carlo Graffi e Marcello e Adolfo Zavelani Rossi, 1965-73 © Archivio Carlo Mollino 1/51.13, Politecnico di Torino

Gli incontri del 2018 Gilberto Zorio: spazio, tempo, trasformazione

Incontro con Ginette Caron

2 marzo 2018, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea

12 ottobre 2018, Toolbox Coworking, Torino Graphic Days

Un approfondimento sulla figura di Gilberto Zorio, artista tra i pionieri della storia dell’arte contemporanea e tra i protagonisti dell’arte povera italiana, e una visita guidata alla mostra dedicata, a cura di Anna Pironti e Paola Zanini, del Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli.

Designer canadese e italiana di adozione, Ginette Caron racconta la catena di montaggio che si cela dietro ogni progetto di comunicazione per l’architettura, dai primi incontri con il committente alla consegna del prodotto.

Carlo Mollino. Architetto

Spazio al Design

19 aprile 2018, CAMERA Centro Italiano per la Fotografia

17 ottobre 2018, ex Real Collegio Carlo Alberto, Torino Design of the City

Gli storici dell’architettura Laura Milan e Sergio Pace hanno ripercorso 40 anni della vita professionale dell’architetto Carlo Mollino attraverso le sue opere realizzate tra il 1933 e il 1973.

Una tavola rotonda dedicata agli esiti di Spazio al Design, il contest internazionale bandito a maggio 2018 dalla Fondazione in collaborazione con l’Ordine e il focus group OAT Design per dare vita a nuove visioni sull’accessibilità universale degli spazi urbani, materiale e immateriale. I progetti vincitori sono stati esposti in due mostre allestite presso la Fondazione Accorsi-Ometto e il Comune della Città di Moncalieri.

A corollario: Tour a Palazzo Affari e Teatro Regio | Sabato 21 aprile 2018 e Sabato 5 maggio 2018

Frank Lloyd Wright tra America e Italia 24 maggio 2018, Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli Elena Dellapiana riflette sull’architettura organica, su come questa sia stata influenzata dalle trasformazioni politico-economiche italiane e americane e sull’impronta che ha lasciato nel dibattito architettonico, urbanistico e paesaggistico in Italia.

Around Wright: Bruno Zevi, Paolo Soleri 28 maggio 2018, Politecnico di Torino, Lingotto Luca Guido, storico dell’architettura dell’University of Oklahoma, il critico di architettura Emanuele Piccardo e Barry Bergdoll, professore presso il Dipartimento di Storia dell’arte e archeologia presso la Columbia University e curatore del Dipartimento di Architettura e Design del MoMA di New York, indagano la relazione tra Frank Lloyd Wright e l’Italia attraverso le esperienze di Bruno Zevi e Paolo Soleri.

Interior design: futuro e tecnologia 31 ottobre 2018, Ex Caserma La Marmora, Paratissima XIV Un dialogo tra Luca Morena, co-founder e CEO iCoolhunt/Nextatlas, e Walter Nicolino, coordinatore del corso di Diploma Accademico di I Livello in Interior design IAAD, sulla casa del futuro, tra spazi condivisi e intelligenza artificiale.

Progettare con i container 2 novembre 2018, Ex Caserma La Marmora, Paratissima XIV Massimo Bertero, titolare Bertero Srl, Luca Macrì, docente del corso di Diploma Accademico di I Livello in Interior design IAAD, e Gian Carlo Tranzatto e Luca Domenichelli, Studio U-LAYER Torino, si sono confrontati su esperienze di riuso dei container in ambito architettonico, a livello individuale e a scala urbana.

Cinema! Cinema! Cinema! 8 ottobre 2018, Università degli Studi di Torino, Palazzo Nuovo Donata Pesenti, conservatore capo Museo Nazionale del Cinema di Torino, e Giulia Carluccio, professore ordinario Dipartimento di Studi Umanistici Università di Torino, analizzano le relazioni tra cinema, scenografia e architettura con particolare riferimento all’allestimento e alla storia del Museo Nazionale del Cinema di Torino.

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TAO

Coliseums, Medellín (Colombia), 2010 Progetto di Giancarlo Mazzanti e Felipe Mesa (Plan:b) © Iwan Baan

Dalla costruzione di comunità al gioco come meccanismo di interazione sociale Negli ultimi anni il lavoro d’El Equipo Mazzanti si è incentrato sulla ricerca di un’architettura che offra nuove forme di appropriazione e interazione tra le persone che utilizzano i nostri edifici. In questo modo l’architettura diventa un meccanismo di inclusione sociale, una struttura aperta che facilita molteplici usi e possibilità. Ma come possiamo prevedere le forme di utilizzo e offrire altre possibilità non previste dall’architetto? Come può un edificio diventare un meccanismo per l’apprendimento e la scoperta? Queste sono alcune delle domande che ci poniamo prima di iniziare lo sviluppo di un progetto. Dal nostro punto di vista, qualsiasi struttura ha il potenziale per essere uno spazio educativo che promuova nuove forme di conoscenza e informazione. Tutti gli spazi possono diventare luoghi di gioco, apprendimento e interazione sociale. Crediamo che la progettazione architettonica dovrebbe servire a scopi educativi e non essere ridotta alla forma e alla funzione di un determinato edificio. Crediamo che l’architettura non abbia solo valore in sé e per sé, ma in termini di ciò che produce, nelle sue capacità performative piuttosto che nelle sue capacità di rappresentazione; per questo motivo siamo interessati ad un’architettura definita in termini di ciò che fa e non esclusivamente in termini di sua essenza. Siamo interessati a indurre

azioni, eventi e relazioni. Questo approccio ci consente di sviluppare forme aperte, modelli o strutture fisiche che influenzano la costruzione di azioni e funzioni sociali; non come un’applicazione di schemi organizzativi autoritari, ma come catalizzatori di nuove forme di interazione quotidiana; un’architettura capace di generare comportamenti e nuove dinamiche, inducendo le persone a interagire in modi che in precedenza avrebbero ritenuto impossibile. I nostri progetti mirano a essere strumenti per generare interazioni spaziali, sociali e ambientali; un’architettura basata su configurazioni aperte e adattive; una pratica che opera nel e tra il mondo degli oggetti animati e inanimati. Questa strumentalità non riguarda l’efficienza funzionale, ma è piuttosto un modo di intermediazione tra progetti particolari e la complessità del mondo di oggi; miriamo a realizzare configurazioni che stimolano o facilitano attività nuove, diverse e contraddittorie allo stesso tempo, moltiplicando e intensificando le complessità nel mondo di oggi. Piuttosto che dissolvere queste differenze, vogliamo intensificarle e generare possibilità di coesistenza al loro interno. Vogliamo che coloro che usano i nostri edifici siano agenti creativi; puntiamo affinché i nostri edifici siano suggestivi e aperti all’appropriazione mentale e fisica dell’utente (non essere macchine funzionali

basate su calcoli di efficienza). Per raggiungere questo obiettivo progettiamo elementi e spazi che sono indeterminati, incompleti, vuoti, senza uso, ecc., che consentono forme inaspettate di occupazione e uso, e che l’utente può trasformare a causa della loro natura aperta. Ciò significa che produciamo un’architettura più simile alle installazioni di arte contemporanea (che richiedono un utente attivo) che alla costruzione di opere d’arte scultoree come nel paradigma moderno (che richiede all’utente di osservare l’oggetto artistico). Proponiamo una pratica professionale aperta e rispettosa, liberata da idee e dogmi predeterminati.

Giancarlo Mazzanti Architetto

L’articolo è stato pubblicato in versione integrale in: Mazzanti, G. (2016). From the Construction of Community to Play as a Mechanism for Social Interaction. Journal of Visual Culture, 15(3), 377–383. https://doi.org/10.1177/1470412916665148

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MAGAZINE Subhash Mukerjee In tutte le città, anche vicino a noi, vi sono luoghi di cui gli abitanti spesso ignorano l’esistenza, luoghi poveri e temuti. Slum, favelas, barrios sono portatori di un’insospettabile vitalità e, spesso, di una creatività difficile da trovare al di fuori. Tanti bellissimi lavori d’arte, fotografia e architettura li raccontano: Biennale Democrazia è il luogo migliore per mostrarli e parlarne. Barrancabermeja, Santander Department (Colombia), 2016 Progetto di Giancarlo Mazzanti © Alejandro Arango

GLI APPUNTAMENTI A BIENNALE DEMOCRAZIA 2019 L’architettura come meccanismo di inclusione sociale. Conferenza di Giancarlo Mazzanti

30 marzo 2019 ore 18.00 - 24.00 | FFLAG, via Reggio 13 coordinano Francesca De Filippi e Subhash Mukerjee

31 marzo 2019 ore 11.00 | Auditorium Vivaldi, piazza Carlo Alberto 3 introduce Subhash Mukerjee

Oggi il 55% della popolazione mondiale vive in città e circa un miliardo di persone abita nei cosiddetti slum, o città informali. Attraverso una maratona di 6 ore che raccoglie contributi (talk, video, progetti, interviste,…), selezionati tramite call pubblica, si raccontano le diverse facce di questi luoghi che nel comune immaginario sono fatti di povertà e degrado, ma in cui spesso nascono e crescono progetti creativi, iniziative imprenditoriali, occasioni di collaborazione. Luoghi che associamo alle grandi metropoli asiatiche e sudamericane, ma che a volte sono molto vicini a noi.

L’attenzione per il valore sociale dell’architettura è centrale nel lavoro di Giancarlo Mazzanti, architetto colombiano basato a Bogotá, che, nella sua attività professionale, concepisce il miglioramento della qualità dello spazio costruito come strumento per favorire l’uguaglianza sociale. Il suo lavoro riflette gli importanti cambiamenti sociali che si stanno verificando in America Latina e ha contribuito a dimostrare che un buon design può portare alla creazione di nuove identità urbane, riducendo criminalità e povertà in aree marginali e quartieri informali.

Ospedale Santa Fe de Bogotá (Colombia), 2016 Progetto di Giancarlo Mazzanti © Alejandro Arango

Not so far. Le città che non vediamo

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TAO 1969. OLIVETTI FORMES ET RECHERCHE In occasione dell’omonima mostra allestita da CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, la Fondazione ha promosso un incontro formativo e due itinerari a Ivrea per conoscere da vicino le architetture olivettiane: Giovedì 14 febbraio 2019, presso CAMERA Il fotografo Gianni Berengo Gardin, l’architetto e curatore Luca Molinari e la ricercatrice dell’Associazione Archivio Storico Olivetti Margherita Naim hanno ripercorso le tappe della collaborazione tra il fotografo ligure e la società di Ivrea. Sabato 19 gennaio 2019 | Sabato 16 febbraio 2019 Due tour in collaborazione con lo Studio ComunicArch e l’Associazione Archivio Storico Olivetti dedicati alle architetture connesse allo sviluppo industriale di Ivrea: le fabbriche ICO, la mensa e il centro studi, e alle strutture per il sociale: l’asilo, il centro servizi e le residenze.

Stabilimento Olivetti di Scarmagno, montaggio della macchina da scrivere Linea 88, 1968 ca © Gianni Berengo Gardin - Associazione Archivio Storico Olivetti

FESTIVAL E INCONTRI DI ARCHITETTURA Dal 2011 la Fondazione promuove un ricco programma di appuntamenti che spaziano tra incontri, spettacoli, proiezioni, itinerari, performance, mostre, laboratori, costruito attraverso la collaborazione di numerose istituzioni culturali operanti sul territorio e concentrato in pochi giorni. La prossima edizione si svolgerà nel 2020, ma sarà preceduta da un ciclo di incontri di architettura in avvicinamento e in preparazione del festival.

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MAGAZINE Nuova vita nelle borgate (pede)montane, un’ipotesi reale? interessi, risorse e programmi effettivamente disponibili, è necessario predisporre, a livello di governance, ancor prima dei piani di recupero, strumenti amministrativi e legali che consentano di accedere agevolmente alla proprietà dei beni, spesso frazionati e dalla titolarità difficilmente riscontrabile. Il convegno, curato dalla Fondazione per l’architettura in collaborazione con l’associazione culturale Cantieri d’alta quota, è l’occasione per far luce su tali aspetti, restituendo il quadro delle iniziative – virtuose o meno – attivate dalle Pubbliche Amministrazioni oppure da privati: dalle politiche per la vendita delle case a un euro ai recuperi a basso impatto per alberghi diffusi (come quello assai noto nel borgo abruzzese di Santo Stefano di Sessanio), o residenze d’artista. Perché la vera scommessa, al netto di un buon progetto di architettura (come nel caso del recupero di Colletta di Castelbianco per mano di Giancarlo De Carlo), è quella di riportare scampoli di vita reale nei luoghi, senza ridurli a parchi a tema privi di patine, destinati a facoltosi investitori in cerca di un buen retiro.

Ha fatto tappa in Piemonte la mostra itinerante Architettura Arco Alpino (1° novembre 2018 – 23 marzo 2019, Forte di Fenestrelle), l’esposizione dedicata alle migliori architetture ad alta quota; una caleidoscopica collezione di opere mozzafiato realizzate sul versante italiano delle Alpi, tra tradizione e contemporaneità, che la Fondazione ha voluto esibire anche sul territorio locale; progetti che spaziano da scuole a residenze, da spazi ricreativi a musei, con come filo conduttore la qualità della progettazione e l’attenzione verso quei contesti la cui morfologia costringe il progettista ad affrontare situazioni complesse. A corollario della mostra, il 23 marzo 2019, la Fondazione propone in collaborazione con l’associazione Cantieri d’alta quota, l’incontro “Laboratorio montagna” dedicato al racconto di pratiche innovative per ripopolare i borghi, esperienze che possono essere trasferite nel contesto alpino: Borgo Santo Stefano di Sessanio (Daniele Kihkgren, imprenditore), Progetto Wonder Grottole (Stefano Mirti, progettista e curatore) e Case a un euro: il giro d’Italia e il caso di Gangi (Silvia Mazza, Giornale dell’Architettura).

Luca Gibello Direttore Il Giornale dell’Architettura.com

Il borgo e il recupero come albergo diffuso di Santo Stefano di Sessanio, L’Aquila. Progetto di Oriano Associati

Con il volgere del secolo, la frizione di un’Italia a due velocità ha assunto i toni di un’ineluttabile condizione con cui dover fare i conti. In tutta la penisola i borghi storici abbandonati sono circa 2.500, cui se ne aggiungono altri 15.000 in progressivo degrado; ma il numero diventa incalcolabile se si considerano anche quei nuclei montani e pedemontani che non presentano particolari valenze architettoniche. Si tratta di luoghi lontani dalle conurbazioni, dai corridoi infrastrutturali e dagli itinerari turistici di massa, immersi in paesaggi connotati, ancor più di un tempo, dall’elemento naturale, preponderante ed inselvatichito per l’assenza di cure territoriali e presidio umano stabili. Di fronte all’emorragia delle cosiddette “aree interne” (che riguardano ben il 60% del territorio nazionale, interessando 13,54 milioni di abitanti), cominciano tuttavia anche a registrarsi timidi fenomeni d’inversione di tendenza, a partire da mutamenti di sensibilità collettiva. Innanzitutto, la questione del consumo di suolo, che impone strategie di riuso del “capitale fisso territoriale”, ma anche le riflessioni stimolate dalle geografie della memoria o dall’attenzione antropologica. Da Nord a Sud, al tema del recupero delle borgate rivolge la sua attenzione l’università, con studi mirati, progetti di fattibilità e tesi di laurea, mentre concrete strategie di riattivazione territoriale vengono sollecitate dall’impegno dell’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani (UNCEM), che tuttavia fatica ad ottenere riscontro politico, fatto salvo il documento – rimasto lettera morta – e l’azione del ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca nel governo Monti (2011-2013), che sancì la subalternità delle aree interne. Sebbene il trend sembri irreversibile, il tema è considerato ineludibile da più parti, come dimostrato da “Arcipelago Italia”, partecipazione nazionale alla XVI. Mostra Internazionale di Architettura a Venezia. Legittimata dal riferimento ai concetti – talvolta autentici, talaltra retorici – del bio, dello slow, del green, l’esperienza del recupero dei borghi rivela una volontà di ritorno alle origini strettamente legata ad un cambio di paradigma nei modelli di vita. Essa permea le geografie di un turismo di nicchia, maggiormente consapevole e favorito anche dalle possibilità di messa in rete e dalla predisposizione di specifici label (come quello dedicato ai Borghi più belli d’Italia). Tuttavia, affinché sia possibile operare l’intervento fisico laddove vi siano

LABORATORIO MONTAGNA

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TAO Laboratorio sperimentale di educazione all’architettura Senza una committenza preparata ed esigente non ci può essere architettura. L’auspicio della diffusione di una maggiore qualità architettonica deve quindi essere sostenuto da azioni concrete di divulgazione per accrescere la consapevolezza del valore sociale dell’architettura e del peso della qualità dello spazio nella vita pubblica e privata. È evidente come questo impegno debba iniziare fin dalla scuola dell’obbligo, per rendere le future generazioni attive e partecipi nell’esprimere una domanda sempre più qualificata. Come insegnante devo constatare che l’architettura è spesso, rispetto all’arte figurativa, trattata in modo marginale nella programmazione didattica. Pochi libri di testo dedicano all’architettura uno spazio adeguato, che si contrae decisamente dopo il Barocco. Dei secoli seguenti vengono solitamente citati alcuni edifici iconici: la Tour Eiffel, la Sagrada Familia, casa Kaufmann, ultimamente il Guggenheim di Bilbao e The Shard, presentati come isolati episodi di stravaganza e ardimento. I ragazzi alle medie sono già fortemente condizionati dagli stereotipi, sia per quanto riguarda le tipologie architettoniche, sia relativamente al metro di giudizio della qualità: l’interesse artistico ed estetico viene riconosciuto solo all’antico, spesso in modo direttamente proporzionale alla ricchezza decorativa, o agli edifici con un

alto contenuto tecnologico, capaci di colpire il loro immaginario adolescenziale con suggestioni futuristiche. Tutto ciò fa sì che gli studenti non “vedano” ciò che li circonda quotidianamente, soprattutto nei quartieri in cui vivono, anche quando questi cambiano aspetto o composizione. Ho quindi accolto con entusiasmo la proposta della Fondazione per l’architettura di sperimentare in una delle mie classi (della Scuola Secondaria di Primo Grado Istituto Comprensivo Antonelli Casalegno) un’attività di laboratorio pensata con l’obiettivo di dare ai ragazzi nuovi strumenti di lettura e valutazione del contemporaneo ed una maggiore consapevolezza dell’influenza dello spazio sul benessere individuale e collettivo. Il fine del laboratorio non è quello di avvicinare i giovani al mestiere dell’architetto, bensì quello di suscitare in loro il desiderio di guardare con occhi nuovi ciò che da sempre li circonda, di andare a “caccia di bellezza”: quella bellezza che distingue uno spazio che fa stare bene, che è funzionale e piacevole da uno poco o mal progettato. La Fondazione, attraverso il contributo del Consiglio Nazionale degli Architetti e della Fondazione Reggio Children, si è correttamente orientata verso un approccio laboratoriale e coinvolgente, che mira a sollecitare la curiosità e la partecipazione attiva degli studenti. L’intervento, articolato in tre incontri, prevede una prima parte

A SCUOLA CON L’ARCHITETTO 18

La città come casa. Architettura in Città 2017 © Jana Sebestova

DIVULGARE

di osservazione e analisi dei luoghi e dei percorsi più familiari e una seconda nella quale verrà lasciato spazio all’immaginazione e alla creatività individuale per poi comporre uno scenario comune, un elaborato artistico collettivo da esporre a scuola. L’ambizione è quella di sperimentare una formula ripetibile in altre scuole anche differenti per grado e appartenenza territoriale. È evidente che questa, così come tutte le azioni educative, deve essere pensata e valutata su un orizzonte temporale lungo, senza la pretesa di raccogliere risultati immediati e misurabili. Sono però convinta, come insegnante e come architetto, che educare alla conoscenza e alla capacità di lettura e valutazione sia l’unica strada efficace per avere in futuro cittadini più consapevoli, intraprendenti e capaci di prendersi attivamente cura del proprio territorio, chiedendo e scegliendo architettura di qualità.

Elena Di Palermo Architetto, insegnante di Arte e Immagine


MAGAZINE GRAND TOUR LAB - I RAGAZZI RACCONTANO TORINO Il laboratorio condotto con gli studenti nel quartiere Aurora nel 2018, quest’anno viene replicato nel Borgo Campidoglio: i ragazzi e le ragazze progetteranno una mappa insolita frutto della loro esperienza e del modo in cui vivono il territorio; in autunno questa sarà tradotta in un itinerario guidato che sarà proposto nel ciclo autunnale del programma del Grand Tour. Il progetto prevede inoltre l’individuazione di modalità comunicative innovative per condividere con un pubblico più ampio le fasi di lavoro svolte in classe, tramite una mappa interattiva e un profilo Instagram.

Grand Tour Lab

L’iniziativa è promossa e realizzata da: Città di Torino (Divisione Servizi Culturali e Amministrativi – Area Cultura Servizio Arti Visive Cinema Teatro Musica), Circoscrizione 4, Associazione AbbonamentoMusei.it, Fondazione per l’architettura / Torino, Urban Center Metropolitano e Associazione Babelica in collaborazione con le Biblioteche Civiche Torinesi.

La città come casa. Architettura in Città 2017 © Jana Sebestova

Michela Lageard “Caccia alla bellezza” è un progetto di ricerca nelle scuole di ogni grado volto a far riconoscere ai ragazzi l’importanza per il proprio benessere della qualità dell’ambiente in cui vivono. Una sollecitazione a guardare e riconoscere la bellezza nella vita quotidiana. Perché la ricerca del bello non è solo una tensione istintiva dell’individuo ma anche una condizione culturale.

CACCIA ALLA BELLEZZA Un percorso guidato da architetti tutor all’interno dell’Istituto comprensivo torinese Alessandro Antonelli e Carlo Casalegno di via Lanfranco 2 (classe 1F), volto a sensibilizzare i giovani studenti sul valore della qualità in architettura, stimolando l’osservazione e la conoscenza del quartiere in cui si trova il complesso scolastico. Il progetto si inserisce nella cornice di “Abitare il Paese – la cultura della domanda – i bambini e i ragazzi per un progetto di futuro”, iniziativa promossa a livello nazionale dal Consiglio Nazionale degli Architetti in collaborazione con la Fondazione Reggio Children – Centro Loris Malaguzzi.

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TAO FORMARE

La Fondazione cura un catalogo formativo di qualità per architetti, paesaggisti, conservatori professionisti che gravitano intorno ai temi dell’architettura, del progetto e della trasformazione territoriale.

LA QUALITÀ SI FORMA

ALTA FORMAZIONE Un percorso per esplorare i cambiamenti sociali, culturali, economici, climatici e tecnologici del nostro tempo e fornire strumenti utili ad affrontare il futuro. Spesso si sottovaluta come le grandi trasformazioni abbiano effetti diretti sul lavoro e sulla professione, e non solo dell’architetto. Cambia il clima, cambia la società, l’arte, la tecnologia: è importante attrezzarsi e prepararsi in anticipo. I corsi di alta formazione sono strutturati attraverso una full immersion di due giorni per consentire la partecipazione di professionisti provenienti anche da altri territori e favorire la conciliazione tra tempo della formazione e tempo lavorativo. Il primo, dal titolo, “Rigenerazione urbana e impatto sociale”, si è svolto il 15 e il 16 marzo in collaborazione con il Politecnico di Milano e il centro di ricerca Tiresia, diretto da Mario Calderini. In costruzione per il 2° semestre altri due corsi di alta formazione dedicati al rapporto tra l’architettura e le altre discipline artistiche e ai temi ambientali.

Progetto vincitore per il concorso di architettura Federal Building Torino © Paolo Iotti Marco Pavarani Architetti Associati, F&M Ingegneria S.P.A., F&M Divisione Impianti S.R.L.

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Paolo Dellapiana “Alta Formazione” ovvero la volontà di diversificare e potenziare l’offerta formativa della Fondazione, a fronte di una innata attenzione verso il futuro della professione, della società, dell’ambiente e dell’esistenza del nostro pianeta. Uno sguardo internazionale, curioso e assetato di crescita.


MAGAZINE

Milano Santa Giulia, piano di Risanamento e Lendlease

FORUM SICUREZZA 2019 Isolato Ex Ceat, Torino, 2007. Progetto di Alberto Rolla, Vittorio Neirotti Premio Architetture Rivelate 2009

Un appuntamento biennale nato nel 2013 con l’obiettivo di approfondire le criticità e le questioni ancora aperte della normativa in materia di sicurezza nei cantieri e dei luoghi di lavoro, attraverso il dialogo tra tutti i soggetti che si occupano di sicurezza: enti legislatori, enti sanzionatori, professionisti e imprese. L’edizione del 2019 si terrà dal 21 al 23 maggio presso Torino Incontra e sarà preceduta da 8 incontri nel mese di maggio organizzati sul territorio dagli Ordini degli Architetti del Piemonte e della Valle d’Aosta. Durante il forum, saranno affrontate anche tematiche connesse a protezione civile, prevenzione incendi, strutture e BIM; all’attività in aula con sessioni plenarie e tavole tecniche si alterneranno visite in cantiere.

Rigenerare con la finanza Lo sviluppo e il successo delle città dipendono sempre più dalla capacità di avviare processi di rigenerazione urbana, ma spesso mancano le risorse. Diventa pertanto necessario proporre nuovi modelli di intervento sul territorio attraverso lo sviluppo di una nuova generazione di imprenditorialità sociale e l’adozione di strumenti finanziari ibridi. Su questo tema ha ruotato il corso di alta formazione “Rigenerazione urbana e impatto sociale” promosso dalla Fondazione e curato da Mario Calderini, direttore del centro di ricerca Tiresia del Politecnico di Milano. Secondo i dati del Centro Studi Sogeea, in Italia gli interventi di riqualificazione di aree dismesse e di rivitalizzazione di vuoti urbani valgono 328 miliardi di euro, cioè il 17% del PIL, e 4,8 miliardi solo a Torino. La questione della produzione di valore è inevitabilmente centrale nell’avvio di questi processi, ma è sempre più diffusa la consapevolezza tra gli sviluppatori urbani che non sia sufficiente basarsi soltanto su asset di valore economico, ma sia necessario rivolgere l’attenzione anche agli aspetti sociali e alla creazione di comunità per garantire sul lungo periodo la tenuta del valore economico. Ciò che forse è meno

noto è la possibilità di applicare anche in questo campo le regole della finanza ad impatto sociale. In base alla definizione del Global Impact Investing Network (GIIN), si parla di finanza di impatto quando gli investimenti sono operati da fondi dedicati o da altri soggetti interessati al fine di generare un impatto sociale e ambientale in aggiunta a un ritorno finanziario. Si tratta cioè di operazioni in cui oltre alla logica del profitto, si persegue l’obiettivo di generare ricadute concrete e misurabili sulla collettività. È un settore relativamente nuovo, ma che si caratterizza per un trend al rialzo: secondo un sondaggio di GIIN, è cresciuto del 16% in un anno, con un ampliamento degli ambiti di investimento. In Italia, ci sono alcune esperienze di rigenerazione urbana sviluppate attraverso questi meccanismi: il fondo australiano Lendlease (tra i relatori invitati a Torino) ha avviato nel milanese un importante intervento sull’area dell’Expo investendo 2miliardi di euro con un approccio outcome-based, misurando cioè la profittabilità attraverso la qualità della vita delle persone che vivono e lavorano nell’area interessata. Il coinvolgimento della comunità nel masterplan insieme a nuove forme

imprenditoriali ad impatto sociale consentiranno, secondo gli investitori, la crescita e la tenuta sul lungo periodo del valore economico dei beni fisici in modo proporzionale alla crescita del valore sociale. La presenza di una comunità coesa diventa quindi fattore di certezza per il rendimento e quindi di appetibilità per l’investimento. È un approccio che potrebbe dare vita a una nuova stagione di interventi su aree degradate, ma che richiede di ripensare le politiche territoriali, integrando progettazione sociale, sviluppo urbano e investimenti immobiliari, attraverso la cooperazione tra portatori di interesse e portatori di risorse. Un tema centrale per chiunque operi nei contesti urbani e in particolare in una realtà come Torino dove il passato industriale ha lasciato molte tracce. Trovare nuove modalità e processi innovativi per favorire la rinascita di questi luoghi, anche in assenza di risorse pubbliche, è fondamentale per garantire un futuro alle nostre città.

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TAO Non possiamo vivere di nostalgia (architettonica) Critico e storico di architettura, oltre che docente universitario, Luca Molinari è molto attivo in ambito divulgativo, tiene workshop e conferenze in Italia e all’estero e collabora con numerose riviste di architettura. Ha accettato il nostro invito a tenere un corso dedicato all’architettura contemporanea, la seconda puntata di un percorso di formazione a distanza dal titolo “Perché l’architettura contemporanea è così?”. E da qui siamo partiti: In Italia c’è scarsa consapevolezza del valore dell’architettura contemporanea? La modernità è ancora un problema in Italia; il nostro è un Paese in cui è stato creato un caso pubblico su un progetto vincitore di un concorso regolare con una giuria regolare (l’ampliamento del Palazzo dei Diamanti a Ferrara): non è solo grave, è preoccupante. È indice di una posizione retrograda culturalmente e della mancata accettazione e comprensione della modernità. Noi italiani, da Leon Battista Alberti in poi, abbiamo insegnato la modernità al mondo, siamo stati in grado di produrre visioni capaci di mediare tra tradizione e innovazione e ora non sappiamo accettarla. È un problema culturale e simbolico. Quali sono le ragioni? Sono molteplici. Innanzitutto, siamo un Paese giovane, in cui le città sono cresciute dell’8-10% in un arco temporale ridotto, durante gli anni del boom. Un’evoluzione che non è stata compresa in modo maturo e che non ha permesso all’architettura di diventare identitaria, a differenza di quanto capitato altrove. Gioca inoltre un ruolo significativo la ricchezza del patrimonio storico architettonico che connota i centri urbani. Il patrimonio è quindi un ostacolo all’evoluzione in chiave contemporanea dei contesti urbani? Al contrario, può tradursi in una risorsa fondamentale per i progettisti, ma è necessario che non venga interpretato in maniera conservativa. Non esiste una città storica, esistono tante città storiche, perché ogni contesto è frutto della stratificazione delle vicende precedenti. Il patrimonio può essere ridisegnato in modo pop e contemporaneo: non c’è separazione tra il passato e il futuro e per questa ragione anche nelle lezioni del corso che ho tenuto per la Fondazione temi storici e contemporanei si mescolano continuamente. Il riuso è una nostra caratteristica culturale: abbiamo una lunga esperienza in questo

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ambito, ma oggi è anche una necessità. Il modo migliore di intervenire è innovare con amore per il presente e per il passato. Non rinunciare alla contemporaneità. Quando a Firenze Brunelleschi ha progettato la cupola ha compiuto un atto violento e dirompente su una città piatta, eppure senza questo intervento forse la storia dell’architettura successiva sarebbe stata differente. Non bisogna eliminare il patrimonio, ma non si può mantenere tutto. La vita è più potente. Non possiamo vivere di nostalgia. Che cosa contraddistingue la produzione architettonica contemporanea italiana? Gli architetti italiani si caratterizzano per la capacità di produrre pensieri laterali; non siamo mainstream, ma possiamo proporre riflessioni innovative. Siamo abituati a lavorare con poco budget: così come nella cucina, noi siamo famosi in tutto il mondo per l’utilizzo di materie prime povere, anche in architettura ricerchiamo la verità nella materia. Nel progetto di architettura esprimiamo una visione unitaria, una capacità di pensare a livello di sistema urbano, anche quando disegniamo gli interni. Se l’architettura è il risultato di un progetto bottom-up, qual è il ruolo dell’architetto? Manca la figura dell’architetto come medico condotto. In Italia questo ruolo è svolto dal geometra. L’architetto non ha avuto riconoscibilità sociale, in passato era il professionista delle élite. L’architetto deve imparare ad ascoltare e guidare percorsi di progettazione dal basso, senza però delegare ad altri ciò che ne connota la professionalità: il saper produrre visioni e svelare attraverso l’intuizione scenari che prima non erano immaginabili. A cura di Raffaella Bucci

Intervista a Luca Molinari

FRAC, Dunkerque (Francia), 2013 Progetto di Lacaton & Vassal © Philippe Ruault


MAGAZINE FORMAZIONE A DISTANZA

Dalla didattica per corrispondenza postale, attraverso le tecnologie audiovisive, la FAD arriva con le tecnologie informatiche alla sua terza generazione ed entra negli studi degli architetti per riproporre, ancora una volta, la centralità dell’architettura come motore di sviluppo e volano per l’economia.

A fianco del catalogo di stampo più tradizionale (corsi in aula con lezione frontale), la Fondazione promuove una ricca offerta di corsi di formazione a distanza, fruibili direttamente dal proprio PC. Tra i temi a carattere culturale si segnalano: →→ Il design: spazi e storie, di Ali Filippini →→ Perché l’architettura contemporanea è così? Puntata 1, di Valerio Paolo Mosco →→ Perché l’architettura contemporanea è così? Puntata 2, di Luca Molinari →→ Sconfinamenti di architettura e La città come casa, che ripercorrono le conferenze del festival Architettura in Città 2015 e 2017. →→ I progetti di Anne Lacaton →→ I progetti di Harquitectes

LE AZIENDE COME PARTNER Le collaborazioni tra la Fondazione e il mondo imprenditoriale si inseriscono in tutti e tre i filoni di intervento delineati in queste pagine: agire, divulgare e formare. Le aziende rendono possibile la trasformazione del territorio, offrendo un prezioso contributo all’agire; supportano gli interventi economicamente e attraverso le sponsorizzazioni tecniche o diventano promotori stessi di iniziative guidate dalla Fondazione. Le aziende favoriscono la divulgazione della cultura del progetto, sostenendo la realizzazione di iniziative di disseminazione culturale e di taglio tecnico-scientifico e partecipando in modo attivo anche durante la fase della loro progettazione. Le aziende promuovono percorsi formativi: seminari e convegni, visite in azienda, workshop di progettazione, corsi, offrendo agli architetti nuovi strumenti professionali. Una sinergia virtuosa che offre al mondo imprenditoriale, oltre alla visibilità, l’opportunità di diventare attore del cambiamento.

House 1101, Sant Cugat del Vallès (Spagna), 2013 Progetto di Harquitectes © Adrià Goula

Emilia Garda

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Fondazione per l’architettura / Torino* Via Giolitti 1 — 10123 Torino Tel. 011 546975 Fax 011 537447 Consiglio d’Amministrazione Alessandro Cimenti, presidente Subhash Mukerjee, vice presidente Roberto Albano Ilaria Ariolfo Paolo Balistreri Fabio Bolognesi Paolo Dellapiana Emilia Garda Massimo Giuntoli Michela Lageard Chiara Martini Direttore Eleonora Gerbotto

TAO, periodico di informazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Torino Registrato presso il Tribunale di Torino con il n. 51 del 9 ottobre 2009 Iscritto al ROC con il n. 20341 del 2010 ISSN 2038-0860 n. 1/2019 Direttore responsabile Raffaella Bucci Redazione Raffaella Bucci Giulia Gasverde Via Giolitti, 1 – 10123 Torino Tel. 011 5360513/514 Fax 011 537447 taonews@fondazioneperlarchitettura.it Le informazioni e gli articoli contenuti nel giornale riflettono esclusivamente le opinioni, i giudizi e le

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del giornale né la Fondazione dell’Ordine degli Architetti

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di Torino. I materiali iconografici e le fotografie provengono dagli autori, salvo dove diversamente specificato. La Fondazione è a disposizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche e fotografiche non identificate e si scusa per eventuali involontarie inesattezze e omissioni.

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di Biennale Democrazia 2019 © Rodrigo Dávila

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