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Saul Steinberg

Possiamo anche prendercela comoda, voi e noi: la mostra dedicata all’illustratore statunitense Saul Steinberg (e non soltanto illustratore, ma!), allestita alla Triennale di Milano, si allunga in là nei mesi, consentendoci di programmare con calma e senza pressioni.

La curatela è di tutta garanzia: personalità di prestigio e valore. Semplifichiamo, senza peraltro banalizzare: di statura internazionale, l’architetto Italo Lupi vanta anche eccellenti qualifiche nel graphic design e nella grafica editoriale; il giornalista e scrittore Marco Belpoliti è attento osservatore del costume sociale contemporaneo (per quanto ci riguarda da vicino, segnaliamo il suo ottimo Le foto di Moro, pubblicato nel 2008, nel trentesimo anniversario, con il quale l’autore esamina le fotografie diffuse dalle Brigate Rosse per testimoniare la sua prigionia e il suo stato in vita, il diciannove marzo e il ventuno aprile); la giovane Francesca Pellicciari vanta una laurea magistrale in Conservazione dei beni architettonici e ambientali (tesi in storia dell’architettura: Critics without worlds. Saul Steinberg © The Saul Steinberg Foundation / Artists Rights Society (ARS), New York e l’architettura).

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Da cui, in sequenza di individualità accostate e intrecciate, l’appuntamento con Saul Steinberg si presenta e offre come eccellente momento di riflessione personale: dal nostro punto di vista, sempre e comunque in relazione a quel motto secondo il quale la Fotografia non debba mai essere arido punto di arrivo, ma offrirsi come non comune s-punto privilegiato di osservazione. Magari, per la Vita e verso la Vita, non soltanto la propria.

Comunque, in altro percorso esistenziale -quello di Saul Steinberg-, l’appuntamento milanese rappresenta una sorta di ritorno alle proprie origini creative, avendo lui soggiornato e agito proprio nel capoluogo lombardo in anni di sua formazione espressiva. L’attuale visione sulla sua lunga ed eterogenea produzione, ospitata nella Curva del palazzo della Triennale, in posizione privilegiata, è scandita al ritmo di disegni a matita, a penna, a pastello; quindi, ancora, opere realizzate con timbri e ad acquarello, maschere di carta, oggetti/sculture, stoffe, collage... che documentano e testimoniano una attività artistica intensa e multiforme. In accompagnamento chiarificatore, è presente anche un’ampia selezione di apparati complementari, anche fotografici, utili per una più proficua comprensione della creatività dell’autore (artista?). Non manca, ancora, un’accurata selezione di riviste e libri con sue illustrazioni, magari a partire da celebri, celebrate e iconiche copertine del raffinato e colto settimanale statunitense The New Yorker. In inventario, adatto per quantificare spessori e contenuti, si conteggiano circa trecentocinquanta prestiti, provenienti da istituzioni accreditate, quali la Saul Steinberg Foundation (che ha donato parte delle proprie opere alla Biblioteca Nazionale Braidense, di Milano), il Jewish Museum e la Hedda Srerne Foundation, entrambe di New York, e il Museum of Fine Art, di Boston; a queste fondazioni, si aggiungono materiali forniti da collezionisti e amici dell’autore.

Prima di dedicare a Milano altre proprie attenzioni creative, nel 1954, Saul Steinberg realizzò una installazione nel

SAUL STEINBERG! CHI È, COSTUI?

Due segnalazioni complementari e aggiuntive al corpus di ufficialità relative alla mostra che Triennale Milano dedica alla personalità artistica di Saul Steinberg.

La prima è assoluta, oltre che generale. Saul Steinberg è l’autore dell’iconica copertina del The New Yorker, del 29 marzo 1976, con una visione dalla 9th Avenue di Manhattan all’estremo oriente (Cina, Giappone, Russia), riprodotta in migliaia e migliaia di poster e parodiata più e più volte. Forse, è la più celebre copertina del raffinato settimanale newyorkese (per quanto, noi ne ameremmo anche altre, e voi pure).

La seconda è settoriale. La copertina e la quarta di copertina della prima edizione italiana di Gli americani, di Robert Frank, pubblicata da Il Saggiatore, nel 1959, sono illustrate con disegni di Saul Steinberg: soprattutto, in quarta di copertina. E questo è il grande valore del libro (l’unico?), a parte sue eventuali rivalutazioni bibliografiche indotte, che si manifestano in ambito mercantile.

Infatti, pur riprendendo l’impostazione francese di Robert Delpire, per la propria collana Specchio del mondo - Sezione storia, l’editore italiano stravolse completamente e proditoriamente il progetto originario di Robert Frank, trasformando la sequenza in un libro di stampo geografico-turistico, per la cui personalità aggiunse una selezione di autori italiani (e non), a cura di Alain Bosquet e Raffaele Crovi: Emilio Cecchi, Cesare Pavese, Giaime Pintor, Guido Piovene, Mario Soldati, Elio Vittorini, Simone de Beauvoir [presente, insieme con il compagno Jean Paul Sartre, al comizio di Fidel Castro, del 5 marzo 1960, quando e dove Alberto Korda realizzò il ritratto iconico di Ernesto “Che” Guevara / Guerrillero Heorico, uscito da dietro le quinte per un solo istante], Erskine Caldwell, Stephen Crane, John Dos Passos, William Faulkner, André Maurois, Henry Miller, Franklin D. Roosevelt, Claude Roy, John Steinbeck, Alexis de Tocqeville, Harry S. Truman, Walt Whitman, Richard Wright...

Per quanto più che autorevoli, questi testi sono incongruenti rispetto il depurato apparato fotografico originario e le intenzioni dell’autore.

Decenni dopo, dall’estate 2008, anche in Italia è stata disponibile una efficace e coerente edizione di Gli americani: ottantatré fotografie di Robert Frank e introduzione di Jack Kerouac. L’ha pubblicata Contrasto Editore (www. contrastobooks) nell’ambito di una cooperazione internazionale di editori ed edizioni nazionali: 180 pagine 21x18,5cm, cartonato con sovraccoperta; 39,00 euro.

© The Saul Steinberg Foundation / Artists Rights Society (ARS), New York (4)

Parco Sempione, prospicente la sede museale, per lo Studio di architettura BBPR: una serie di quattro leporelli per il Labirinto dei ragazzi, creato e allestito in occasione della Decima Triennale.

Testimonianza accreditata: «L’aria di Milano era ottima, allora, e la luce bellissima, e vedevo una cosa che non avevo mai visto, lo svegliarsi tranquillo e silenzioso di una città: gente a piedi, gente in bicicletta, tram, operai», ha affermato Saul Steinberg.

Una Milano scomparsa. ■ ■ Saul Steinberg, intensa retrospettiva del celebre illustratore statunitense, con passato giovanile a Milano, a cura di Marco Belpoliti e Italo Lupi, con Francesca Pellicciari; progetto di allestimento di Italo Lupi, Ico Migliore e Mara Servetto. Triennale Milano, Palazzo dell’Arte, viale Emilio Alemagna 6, 20121 Milano (www.triennale.org). Dal 15 ottobre al 13 marzo 2022; martedì-domenica 11,00-20,00. ▶ La mostra si accompagna con un volume-catalogo Electa organizzato come una “enciclopedia” contemporanea in circa cento lemmi firmati da studiosi, stoSphinx II; 1966. Pastello, rici dell’arte, critici e giornalisti. grafite, matita colorata, ▶ A cura di Marco Belpoliti, un penna e inchiostro su car- volume Electa analizza l’opera ta Kraft marrone montadi Saul Steinberg nei propri molta su carta Strathmore. teplici aspetti, dall’architettura al disegno, dal rapporto con Mi(qui sopra, a destra) Senlano a quello con New York, alle za titolo; 1959-1962. Inmappe, all’epistolario con Aldo chiostro, pastello, matita, Buzzi, agli artisti che gli furono amici e compagni, come Costanpastelli ad olio e collage tino Nivola e Alexander Calder, su un sacchetto di carta. ma anche Alberto Giacometti e Le Corbusier. (a sinistra) Senza titolo; ▶ Inoltre, sempre Electa, realiz1949-1954. Inchiostro e za una guida “sentimentale” al matita su Strathmore. rapporto speciale tra Milano e l’artista, a cura di Roberto Dulio (in alto) Via Ampere 1936; e Francesca Pellicciari, con una 1970 [particolare]. Matita introduzione di Marco Sammie matita colorata su carta. cheli. Ovvero, un volume illustrato che accompagna lungo un (pagina precedente) Gal- itinerario disegnato da luoghi in leria di Milano; 1951. In- cui è vissuto, ma anche di perchiostro, matita grassa sone che ha frequentato, e che e acquerello su carta. sono tornate anche in suoi disegni noti degli anni americani.

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