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Dentro lo Studio Gian Paolo Barbieri
DENTRO LO STUDIO
F O N D A Z I O N E GIAN PAOLO BARBIERI
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Fotografie di Antonella Bozzini, Daniela Damiano e Ottavio Maledusi
Talento creativo! I luoghi e gli oggetti hanno un proprio significato, come le Parole; e possiamo leggerli come fossero in un libro. In denominazione provvisoria, Luoghi della Fotografia è un progetto a più mani (a più menti) rivolto alla documentazione e certificazione di un momento storico particolare: quello di un cambiamento repentino nei modi della Fotografia introdotto da esuberanti nuove modalità di lavoro professionale. Non una trasformazione lineare e consequenziale, come sempre avvenuto negli scorsi decenni; ma una metamorfosi completa, che abbandona ciò che è stato, per proiettarsi verso ciò che è, sarà e dovrà essere. Dal progetto, in estratto, lo studio milanese di Gian Paolo Barbieri, che dal Duemilasedici si è costituito in Fondazione Gian Paolo Barbieri
Dobbiamo essere tutti grati a quegli autori fotografi, quale è Gian Paolo Barbieri, che con le proprie visioni e interpretazioni fanno entrare il mondo all’interno degli spazi e momenti nei quali ciascuno di noi conduce la propria esistenza. Sfogliando la sequenza della sua Fotografia, si incontra e vede lo svolgimento della Vita attraverso rappresentazioni attente. Tutto sta a distinguerle, a riconoscerle. Ma -una volta intuiti i meccanismi-, il gioco è affascinante e appagante. L’incontro è gratificante, oltre che denso di sollecitazioni personali.
di Maurizio Rebuzzini
Spesso, rileviamo di non essere adatti a commentare la Fotografia di Gian Paolo Barbieri. In visione planetaria, lo consideriamo il più rilevante autore del secondo Novecento, e da questa opinione non ci separiamo mai, proprio mai. Ancora, siamo soliti accostare la sua alla personalità del regista cinematografico Stanley Kubrick.
Già... Kubrick. Il nome “Kubrick”, che è suonato misterioso e kafkiano quasi come “Kafka”, è apparso dieci volte in quarant’anni nei titoli di testa di dieci film così innovatori, unici e diversi tra loro da far dubitare che indicasse una persona vera. I cinefili, ovviamente, sapevano, ma il grande pubblico poteva immaginare ci fossero autori diversi dietro Full Metal Jacket, Shining, Barry Lyndon, A Clockwork Orange, 2001: A Space Odyssey, Dr Strangelove, Lolita, Spartacus, Paths of Glory e The Killing.
Altrettanto... Barbieri. L’attribuzione fotografica a Gian Paolo Barbieri ha accompagnato fotografie così innovative, uniche e diverse tra loro da far dubitare che indicasse una persona vera, una persona sola. Chi di dovere, ovviamente, ha sempre saputo, ma il grande pubblico ha potuto immaginare che ci fossero autori diversi dietro tanti redazionali moda e altrettante pubblicità.
E monografie eterogenee, a ritroso: Fiori della mia vita, con poesie di Branislav Jankic, del 2016; Flowers, del 2016; Skin, del 2015; Dark Memories, del 2013; Gian Paolo Barbieri, del 2007 (in occasione della personale-antologica allestita a Palazzo Reale, di Milano); Body Haiku, del 2007; Sud, del 2006; Innatural, del 2004; A History of Fashion, del 2001; Exotic Nudes, del 1999; Equator, del 1999; Madagascar, del 1994 (riedizione Taschen Verlag, del 1997); Pappa e Ciccia, del 1991; The Maps of Desire, del 1989; Thaiti Tattoos,
del 1989 (riedizione Taschen Verlag, del 1998); Barbieri, del 1988; Silent Portraits, con album discografico trentatré giri composto appositamente da Vangelis (Evángelos Odysséas Papathanassíou), del 1984; I grandi fotografi - Gian Paolo Barbieri, del 1982; Artificial, del 1982.
Da qui, al concreto degli spazi.
Ampio e strutturato tra sala di posa, archivio e infrastrutture logistiche e di conforto quotidiano, nel corso degli anni, lo studio di Gian Paolo Barbieri -personalità tra le più influenti del secondo Novecento- è stato teatro di allestimenti scenici per fotografie che sono entrate a pieno diritto nella Storia, non soltanto della Fotografia. Via via, secondo intendimenti e necessità, l’ampia sala di posa è stata occupata in pieno delle proprie dimensioni (ne è esempio uno dei soggetti di moda per GQ, del 2000, ispirato al Neorealismo, con ricostruzione di un cinema all’aperto, con i titoli di testa di Ossessione, di Luchino Visconti, in proiezione), piuttosto che in propri dettagli di comodo (soprattutto per ritratto, come anche per quella fantastica ricerca personale sfociata nelle raccolte monografiche immediatamente conseguenti una all’altra, Dark Memories, del 2013, e Skin, del 2015).
Attualmente, in un cammino che ha portato alla costituzione della Fondazione Gian Paolo Barbieri, istituita nel 2016 dallo stesso fotografo, la proiezione verso la conservazione e tutela di un archivio fondamentale della cultura italiana (e non solo) sta spostando l’asse di equilibrio dalla produzione fotografica, ancora in essere, alla custodia e salvaguardia del patrimonio fotografico composto da migliaia di negativi, stampe e complementi. La Fondazione è una istituzione culturale che opera nel settore delle arti visive e che persegue finalità di promozione della figura
L’insieme degli interventi fotografici di Gian Paolo Barbieri, che scandiscono la frequentazione volontaria e consapevole di successivi stili espressivi, è giusto questo: una raccolta di attimi isolati dal contesto dell’esistenza, che finiscono per rappresentarla come poche parole potrebbero fare. L’autore decifra l’insieme dei propri interventi, delle proprie lavorazioni fotografiche, per risolvere la forma apparente, la forma necessaria, lasciando così all’osservatore, isolato nella propria contemplazione, l’emozione, la seduzione e il coinvolgimento personali.
Ampio e strutturato tra sala di posa, archivio e infrastrutture logistiche e di conforto quotidiano, nel corso degli anni, lo studio di Gian Paolo Barbieri -personalità tra le più influenti del secondo Novecento- è stato teatro di allestimenti scenici per fotografie che sono entrate a pieno diritto nella Storia, non soltanto della Fotografia. Via via, secondo intendimenti e necessità, l’ampia sala di posa è stata occupata in pieno delle proprie dimensioni, piuttosto che in propri dettagli di comodo, soprattutto per ritratto, moda e ricerca personale. artistica del Fondatore, delle sue opere fotografiche e di tutti i beni materiali e immateriali che ne testimonino l’attività artistico-creativa, nonché, più in generale, di promozione della fotografia storica e contemporanea e di ogni altra forma di espressione culturale nelle proprie diverse realizzazioni.
Sulla Fotografia, sull’esercizio della Fotografia sono stati riversati fiumi di inchiostro. Eppure, ogni volta c’è ancora qualcosa di nuovo da dire, da scrivere. Dunque, da sola, questa osservazione basta per qualificare, quantificandolo, un fenomeno pressoché infinito: perché l’esercizio della Fotografia è parte integrante del fenomeno, fondamentale!, dell’esercizio stesso della Vita.
Nello specifico delle fotografie di Gian Paolo Barbieri, la cui personalità d’autore è stata raccolta in autorevoli monografie che ne hanno ripercorse le espressioni frequentate nel corso degli anni (come abbiamo appena censito), corre l’obbligo di precisare cosa sia la Fotografia, in termini sostanziali.
Per propria natura raffigurativa, nel senso che ha bisogno della materializzazione di un soggetto davanti allo strumento (indispensabile), la Fotografia è per propria intenzione rappresentativa. Scatto dopo scatto, elaborazione intellettiva dopo elaborazione intellettiva, la sfida è affascinante, e per questo irrinunciabile. Ogni volta che agisce, il fotografo consapevole, l’autore, deve dispiegare tutto il proprio lessico per comunicare con l’esterno, con gli altri. Cosa è il lessico? Quell’insieme dei formalismi estetici che permette alla visione soggettiva di raggiungere l’esterno. Il fotografo (Gian Paolo Barbieri) valuta cosa includere nello spazio del proprio fotogramma, cosa lasciare fuori; da che prospettiva osservare e far vedere; come combinare il proprio elaborato e via discorrendo.
Non conta tanto cosa si fotografi, quanto perché e con che intenzioni. Ovvero a volte, come nel caso delle ricerche personali di Gian Paolo Barbieri, che percorre la strada fotografica anche oltre l’impegno professionale nella moda e pubblicità, il soggetto è spesso (soltanto?) pretesto raffigurativo per rappresentazioni di ampio respiro.
L’insieme degli interventi fotografici di Gian Paolo Barbieri, che scandiscono la frequentazione volontaria e consapevole di successivi stili espressivi, è giusto questo: una raccolta di attimi isolati dal contesto dell’esistenza, che finiscono per rappresentarla come poche parole potrebbero fare. L’autore decifra l’insieme dei propri interventi, delle proprie lavorazioni fotografiche, per risolvere la forma apparente, la forma necessaria, lasciando così all’osservatore, isolato nella propria contemplazione, l’emozione, la seduzione e il coinvolgimento personali.
Dobbiamo essere tutti grati a quegli autori fotografi, quale è Gian Paolo Barbieri, che con le proprie visioni e interpretazioni fanno entrare il mondo all’interno degli spazi e momenti nei quali ciascuno di noi conduce la propria esistenza. Sfogliando la sequenza della sua Fotografia, si incontra e vede lo svolgimento della Vita attraverso rappresentazioni attente. Tutto sta a distinguerle, a riconoscerle. Ma -una volta intuiti i meccanismi-, il gioco è affascinante e appagante. L’incontro è gratificante, oltre che denso di sollecitazioni personali. Verso l’Esistenza individuale.
La buona comunicazione fotografica ha il potere di aprirci quotidianamente la porta del paese delle meraviglie dove si perde l’Alice di Lewis Carroll: apparenza e realtà si fondono in uno. Niente è ciò che sembra. Tutto è come sogniamo che sia.
Che vorremmo che fosse. ■ ■
L’attribuzione fotografica a Gian Paolo Barbieri ha accompagnato fotografie così innovative, uniche e diverse tra loro da far dubitare che indicasse una persona vera, una persona sola. Chi di dovere, ovviamente, ha sempre saputo, ma il grande pubblico ha potuto immaginare che ci fossero autori diversi dietro tanti redazionali moda e altrettante pubblicità. E monografie, in un casellario che è esordito con una prima raccolta Artificial, del 1982, per proseguire, approdando al coinvolgente Fiori della mia vita, del 2016.