3 minute read

Ignoranti

Next Article
Giovanni Gastel

Giovanni Gastel

/ IN IRONIA E SARCASMO / IGNORANTI!

L’ALTRO IERI, IL FORO STENOPEICO; OGGI, STREET PHOTOGRAPHY. CAMBIA NULLA

Advertisement

di Maurizio Rebuzzini

Non trovate affascinante, oltre che incantevole, vivere in un mondo -per quanto circoscritto- come quello della fotografia italiana, che offre così tanto umorismo e divertimento? E che, allo stesso tempo, rinnova se stesso ribadendo cocciutamente abbagli e malintesi che dal passato, fosse anche soltanto prossimo, si allungano prepotentemente sul presente, pronti a tuffarsi nel futuro? Io, sì! Sono affascinato. Sono incantato.

Attualmente, stiamo vivendo una stagione seducente: quella nella quale una larga schiera di fotografi italiani, soprattutto giovani per anagrafe, richiamano il proprio agire alla street photography, luminosa e appassionante interpretazione fotografica che arriva addirittura dal secondo Ottocento, per imporsi, poi, dalla metà del Novecento: semplifichiamola così, altrimenti quei fotografi italiani giovani perdono il filo e capiscono ancora meno di quanto già non sanno.

Ovviamente, nessuna street photography italiana è autenticamente tale; altrettanto ovviamente, si stratta soltanto di un escamotage (trovata, trucco, sotterfugio) messo in atto con furberia (non astuzia, sia chiaro), al limite della disonestà, per risolvere situazioni compromesse e uscire da posizioni individuali difficili.

Infatti, nonostante la traduzione pedestre, con la nobile e profonda identificazione di street photography non si è mai necessariamente inteso fotografia di strada / in strada; bensì, e nel profondo dell’impegno convinto e consapevole, un approccio in coerente equilibrio tra la fotografia documentarista e quella umanista.

Tanto che, lo segnaliamo per coloro i quali!, l’autorevole Bystander: A History of Street Photography, di Colin Westerbeck (e Joel Meyerowitz, al quale si deve l’intelligente corpus di immagini selezionate e presentate), del 1994 -con successive edizioni riviste e ampliate, del 2001 e 2017-, approfondisce l’argomento, incidendo sul profondo: personalmente, pensiamo che dovrebbe essere una lettura obbligatoria per tutti coloro che si occupano di Fotografia, soprattutto per chi ne vanta partecipazione. Se non che, ormai, anche leggere e imparare è diventata azione/intenzione discriminante e non frequentata.

Per quanto il nucleo di Bystander (spettatore) sia «un’indagine approssimativamente cronologica della street photography europea e statunitense, con i propri innovatori principali, stili e tendenze», l’autore Colin Westerbeck introduce, affronta e approfondisce tematiche come l’etica di fotografare la sofferenza umana e il ruolo delle immagini nel plasmare la percezione collettiva degli eventi.

In aggiunta cronologica, considerati i tempi attuali, possiamo sottolineare che molti degli aspetti che governano l’attuale popolarità posticcia della street photography (ammesso, ma non concesso che di questa si tratti) è la sua semplice accessibilità formale, tanto da essere in contrasto con le tendenze prevalenti nel mondo ideologico dell’arte.

Ora, a completa differenza e distanza da tante nobiltà di Pensiero e Azione, molti fotografi italiani giovani si iscrivono autonomamente e pedissequamente alla luminosa Storia, per nobilitare, o -quantomeno- tentare di farlo, gesti altrimenti vuoti e inconsistenti: come, del resto, sono e rimangono, a dispetto di etichette fragorose. Così che, in stretto ordine temporale con il cammino delle bandiere periodicamente sventolate dalla fotografia italiana, in questo caso non necessariamente anagraficamente soltanto giovane, quella della street photography fasulla e fittizia -alla quale ci stiamo riferendo- si propone e offre come dispotica ultima spiaggia degli ignoranti.

In registrazione di questo, rileviamo il nostro personale piacere per quanto sta accadendo. Infatti, così alternandosi, la presunta street photography casereccia ha liberato una disciplina fotografica altrettanto nobile -quella del foro stenopeico- da un peso che le stava gravando addosso: quello di essere diventata l’ultima spiaggia degli imbecilli.

Fino a ieri l’altro, coloro i quali non sapevano dove sbattere la propria testa, che non possedevano un minimo di creatività individuale, che non avevano proprio nulla da esprimere, che si barcamenavano, si rifugiavano tra le accoglienti pieghe del foro stenopeico. Testuale: ma questa immagine significa nulla, è vuota, è imbarazzante. Risposta: ma è realizzata senza obiettivo. Considerazione: allora, procuratene uno e cerca di interpretare ciò che la Fotografia è e può essere!

Conclusione che da certa fotografia stenopeica italiana (non tutta, sia chiaro) si allunga su una fantasiosa identificazione street photography, magari passando anche attraverso lo sviluppo immediato (polaroid, Impossible, Instax), le cui opere valgono meno dei supporti fisici sulle quali vengono raccolte e visualizzate: se ignoranti siete, potete migliorare soltanto leggendo, comprendendo, avvicinando in punta di piedi, ascoltando. Le etichette sono solo quelle adesive.

Ignoranti! ■ ■

This article is from: