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ANNO XLVIII - N.6 - 2016 NUOVA EDITORIALE DI FOTO SHOE srl Poste Italiane SpA Sped. in abb. post. -70% · DCB Milano






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SOMMARIO Contents

Il futuro della calzatura europea The future of European foot wear Terremoto Brexit: quale futuro per la calzatura? The Brexit earthquake: what’s the future of footwear? Calcados Beira Rio: l’identitĂ di marca che conquista la grande distribuzione Calcados Beira Rio: The identity of the brand that conquers large-scale retail La Cina non è un’economia di mercato China is not a market economy Trends: 100% naturale! Trends: 100% natural! Trends: giochi di leggerezza Trends: Plays of lightness Trends: glitter and more Trends: glitter and more Trends: di frangia in frangia Trends: From one fringe to the next CC Como: il design al giusto prezzo CC Como: design at the right price A tutto Denim Full-out Denim Viguera: doppia proposta per i mercati internazionali Viguera: a dual proposal for international markets Dr Pepper: il confor t non è mai stato cosĂŹ giovane e trendy Dr Pepper: comfor t has never been this yo ung and trendy Van-Dal l’estate 2017: sogno tropicale e artigianalitĂ Van-Dal summer 2017: tropical dream and craft workmanship L’allacciatura fast & easy di La Pinta The fast & easy fastening system of La Pinta XTI Footwear presenta a theMicam le sue novitĂ XTI Footwear presents its latest products at theMicam Fluchos: ‘comoditĂ assoluta’ 100% made in Spain Fluchos: 100% made in spain ‘absolute comfort’

Nuovo mocassino Fly Flot: benesse re in 4 punti New Fly Flot moccasin: well-being in 4 points Petite Jolie: la brasilianità si fa stile Brazilian fashion synonymous with style Trends: tra spunti vintage e street Trends: Between vintage and street highlights Trends: versatilità di stile Trends: stylish versatility Trends: casual style con‌ vaschetta Trends: Casual style with‌ an apron Trends: una rondine fa‌ design Trends: wingtip is‌ stylish Trends: per le strade del mondo Roaming the streets of the world Migrazioni creative Creative migrations Pitti Uomo 90, edizione da record Pitti Uomo’s 90th edition: a record number Il futuro della calzatura europea The future of European foot wear Trends: stile outdoor Trends: outdoor style A GDS, i nuovi trend per l’Estate At GDS, the new trends for Summer theMicam: pronti al via Themicam: ready to be kicked off Expoprotection: appuntamento per la sicurezza Expoprotection: an event dedicated to safety Couromoda 2017: strategia per il business in Brasile At GDS, the new trends for Summer Trendy, il software ad hoc per il settore moda Trendy, the ad hoc software for the fashion industry

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interview Intervista a Cleto Sagripanti, Presidente della CEC Interview with Cleto Sagripanti, President of CEC

Il futuro

della calzatura europea Ad un anno dalla sua nomina abbiamo voluto fare con lui il punto sulla situazione della calzatura “made in Europe” e problematiche del settore.

d un anno (circa) dalla sua nomina a Presidente della CEC, come sono cambiati gli scenari internazionali del mondo della calzatura? I centri di potere politico economici di tutto il mondo continuano nella loro ricerca di partnership ed accordi commerciali per avere accesso a mercati terzi e facilitare la circolazione dei propri prodotti. Tali strategie non possono non avere ripercussioni nell’industria calzaturiera dell’UE e spesso rappresentano un’opportunità per le aziende europee di intraprendere percorsi in nuovi mercati e raggiungere nuovi clienti in tutto il mondo. A tal proposito, le statistiche mostrano come le esportazioni di calzature europee verso mercato extra UE siano sensibilmente aumentate negli ultimi cinque anni sia in termini di numero di paia che di valore, sebbene tale tendenza positiva abbia subito una leggera flessione nel 2015 a causa della situazione economica e politica in Russia nonché a causa del deprezzamento delle valute di alcuni dei nostri maggiori partner commerciali. Il mercato russo è diventato un grosso problema soprattutto per l’industria calzaturiera italiana (e in particolare quella marchigiana). Come giudica questa situazione? Come uscirne? La difficile situazione economica e politica della Russia sta sicuramente provocando gravi perdite per alcuni marchi europei che erano molto legati a questo mercato, e come ha detto giustamente lei, l’impatto più importante è stato registrato in Italia in quanto le aziende italiane sono quelle con maggiore presenza in questo mercato. In un mondo globalizzato ed in continuo e rapido mutamento caratterizzato dai fattori politici ed economici imprevedibili di un paese che va oltre i confini nazionali, ritengo sia essenziale per il nostro business diversificare le clientele

The future

of European footwear At a distance of one year since his nomination, we wanted to take stock of the situation regarding “Made in Europe” footwear with him, while taking a closer look at the problems currently affecting the sector. At a distance of around one year since your nomination as President of CEC, we would like to know how international scenarios in the world of footwear have changed. Policy makers around the world continue trying to establish partnerships and trade agreements to access third markets, and facilitate trade for their businesses. Such decisions have repercussions in the EU footwear industry, and often represent an opportunity for European companies to engage in new markets and reach worldwide consumers. In this relation, statistics show how European footwear exports to non-EU markets have substantially increased in the last five years, both in number of pairs and in value, although such positive trend has slightly overturned in 2015 because of the political and economic Russia, as well as because of the currency depreciations of some of our major trading partners. The Russian market has become a big problem, above all, for the Italian footwear industry (and in particular, for the Marches one). What is your opinion on this situation? Is there a solution? As mentioned below, the difficult economic situation and political relations with Russia is certainly causing big losses to some European brands who were very dependent

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così come i paesi di destino in cui operano per evitare la dipendenza da essi. I difficili rapporti con la Russia potrebbero perdurare per alcuni tempi, e nel frattempo, le aziende europee devono esplorare nuove alternative come gli Stati Uniti (con cui speriamo di poter presto mettere in atto il Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti ), Colombia, Cina, Sud Africa, Australia, ecc. Oggi, le aziende europee possono e devono essere pronte per conquistare qualsiasi angolo del mondo…. La Cina rappresenta sempre un’opportunità per le aziende europee e italiane in particolare? Sicuramente la Cina rimane un mercato vasto e ricco di opportunità per i marchi europei. Il benessere economico dei consumatori cinesi continua a crescere, in particolare in specifiche aree geografiche e, nonostante la crisi economica e il deprezzamento delle valute, continuano a spendere. Tuttavia, possiamo osservare un mutamento in queste spese. Sono diventati più selettivi e sofisticati nelle loro scelte. Cercano valore e non prodotti economici. Si stanno spostando dal prodotto di massa a prodotti premium e, in questo settore, i marchi stranieri godono di una posizione privilegiata. I consumatori cinesi sono “brand addicted” e molti di essi restano fedeli a pochi marchi. I marchi europei quindi dovrebbero continuare a promuovere e rafforzare la loro gamma prodotti e valore aggiunto per attirare la loro attenzione. Inoltre, come lei sa, i dazi d’importazione in Cina sono diminuiti l’anno scorso e potrebbero diminuire ancora nei mesi a venire. È ovvio che la Cina rappresenti un’opportunità da non perdere per le aziende europee, ed in particolare per le aziende italiane. Altro tema che aveva affrontato un anno fa era la promozione dell’accesso ai mercati a pari condizioni di competitività. Qual è la situazione? Stiamo attivamente seguendo le negoziazioni relative ad accordi commerciali tra l’UE e paesi terzi per garantire che siano rispettati i termini di commercio equo e che le barriere tariffarie e non tariffarie siano abolite. Inoltre, non solo vogliamo facilitare l’accesso dei nostri prodotti in paesi extra UE a condizioni eque, ma anche “esportare” gli elevati standard che contraddistinguono le nostre calzature. In un mondo globalizzato, dove I consumatori hanno accesso a prodotti a livello mondiale, tutte le aziende, a prescindere dal paese in cui producono, dovrebbero rispettare le normative di sicurezza, ambientali e sociali minime relative alla produzione. Tale livello di standard dovrebbe essere un requisito minimo per tutti i continenti. Le strategie di re-shoring continuano in Europa? Certamente, sì. Le aziende europee che hanno spostato le loro produzioni in Asia negli anni 90 stanno gradualmente riportando le loro produzioni in Europa. E le motivazioni economiche che hanno inizialmente dato avvio a questa strategia (l’aumento degli stipendi in certi paesi Asiatici, i costi di trasporti, ecc.) stanno cedendo a un atteggiamento che è molto più “sensibile” a questioni sociali e di sostenibilità ambientale, e dunque, al desiderio dei marchi di controllare meglio la filiera, grazie al suo avvicinamento. Ci sono tanti esempi come questo provenienti da diversi

on that market, and as you well said, the major impact has been in Italy, because Italian companies have been the ones with more presence there. In a globalized and fast-changing world with unexpected political and economic factors in a country “crossing” national borders, I believe it is essential for our business to diversify their customers as well as the countries in which they operate in order to avoid dependence. The difficult relations with Russia may continue for some time, and meanwhile European companies have to search for alternative markets like US (with who we hope to have soon in place the Transatlantic Trade and Investment Partnership), Colombia, Chnia,South Africa, Australia, etc. Today European companies can and should be ready to conquer any corner in the world… Does China still represent an opportunity for European and especially Italian businesses? Of course, China remains a big market opportunity for European brands. Chinese consumers continue to increase in wealth, in particular in certain geographical areas, and despite the economic crisis and currency depreciation, they also continue to spend. We can however observe a change on this spending. They have become more sophisticated and selective in their choices. They look for value and no cheap products. They are moving from mass products to premium products, and in this field, foreign brands hold a leadership position. Chinese consumers are brand addicted, and many remain loyal to just a few brands. European brands should continue to promote and strengthen their product differentiation and added value in order to bring their attention. Furthermore and as you know, import duties into China decreased last year, and might decrease more in the coming months. It is obvious that China is an opportunity not to be missed by European companies, in particular by Italians. Another issue that you had addressed a year ago was the promotion of market access at fair conditions of trade. What is the current situation? We actively follow the negotiations of trade agreements between the EU and third countries in order to secure that the level playing field is respected, and that tariffs and nontariff barriers are abolish. Furthermore, we want not only to facilitate the access of our products to non-EU countries under fair conditions, but also “to export” European high standards in footwear manufacturing. In a globalized world, where consumers have access to worldwide products, all companies, independently where they manufacture, should respect the necessary safety, environmental and social standards in manufacturing products. Such level of standards should be a minimum requisite in all continents. Are strategies of re-shoring continuing to emerge in Europe? Definitely yes. European companies that moved their production to Asia in the 90s are progressively bringing back their production to Europe. And the economic arguments that initially drove this strategy (increase of salaries in certain Asian countries, transport costs, etc.) are being re-

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interview paesi nell’Europa. Il “Made in UE” sta diventando molto popolare. Inoltre, diversi governi nazionali del Nord e Sud Europa hanno intrapreso delle iniziative per rafforzare le loro produzioni locali e promuovere le loro culture ed industrie, ed i consumatori sono lieti di comprare “prodotti locali”, cioè prodotti che rispettano gli standard di sicurezza, di tutela ambientale e di responsabilità sociale. È molto spiacevole che l’etichettura obbligatoria d’origine, attualmente bloccata da certi Stati Membri dell’UE, non sia ancora una realtà nell’Europa, e che i consumatori continuino a confondersi a causa della disinformazione utilizzata in merito a nomi e alle confezioni dei prodotti, dove le aziende fraudolente dichiarano un’origine Europea falsa. La CEC ha altre iniziative in cantiere? La CEC è in continuo dialogo con le associazioni nazionali, insieme ai centri tecnologi e di formazione, per valutare i fabbisogni dell’industria ed identificare cos’altro possiamo fare per aiutare le aziende dell’UE ad aumentare i loro livelli di competitività e crescita. Tenendo presente tutto ciò, siamo alla ricerca di opportunità di finanziamento da parte della Commissione Europea, ed abbiamo anche sottoposto alcune proposte per la loro approvazione. Siamo molto soddisfatti perche siamo riusciti a far approvare quattro nuovi progetti dalla Commissione nel 2015, inoltre a tre progetti già esistenti precedentemente. Sono principalmente orientati sulla formazione e lo sviluppo di certe capacità per alcuni questioni chiave, includendo, per esempio, la sostenibilità sociale ed ambientale; la calzatura confortevole e alla moda; la produzione di calzatura di lusso e di alta gamma; ecc. Avrà probabilmente già sentito che l’anno scorso abbiamo lanciato una campagna “Calzatura Europea: Più che Moda” per promuovere scarpe Europee fuori dall’Europa. Come parte della campagna, abbiamo appena portato a termine la prima missione commerciale per produttori di calzatura Europea in un paese extra UE, permettendo a 36 marchi Europei di esporre le loro scarpe ad Almaty all’inizio di Aprile. Abbiamo altre proposte attualmente sottoposto a valutazione da parte della Commissione, ma preferisco aspettare che si concretizzino. La Confederazione Europea Calzaturiera è stata protagonista dei Congressi Mondiali della Calzatura. Dopo i successi di Brasile e Messico quali sono i Paesi che hanno mostrato interesse per ospitare il prossimo evento? I soci della CEC stanno attualmente valutando le richieste di candidatura per il prossimo Congresso, ed aspettiamo di prendere una decisione definitiva a fine Giugno. La nostra intenzione è che il prossimo Congresso Mondiale della Calzatura (WFC) avvenga alla fine del 2017, cioè tre anni dopo la WFC di Messico.

placed by a more “conscious” behavior towards social and environmental sustainability, and therefore the desire of brands to better control their supply chain by bringing it closer. There are many examples from different countries in Europe. The “Made in EU” is becoming very popular. In addition, various national governments from North and South of Europe have undertaken initiatives to reinforce their local manufacturing to promote their culture, and their industries, and consumers are delighted to buy “local products”, products that respect safety, social and environmental standards. It is very unfortunate that the mandatory origin labelling proposal, currently blocked by certain EU Member states, is still not a reality in Europe, and consumers continue being confused by misleading information on names and packages from fraudulent companies that claim European origin of their products. Does CEC have other initiatives in the works? The CEC is constantly in dialogue with the national associations as well as technologic and education centers to assess the industry needs, and identify what else can we do to help EU companies to increase their competitiveness and growth. With that in mind, we look for funding opportunities in the European Commission, and we submit proposals for their evaluation. We are very satisfied because we got four new projects approved by the Commission in 2015, in addition to the three ongoing projects from previous years. They mainly focus on education and skills development in topics of specific concern, for instance on social and environmental sustainability; on comfort while fashionable footwear; on luxury and high-end footwear manufacturing; etc. You probably have also heart that last year we launch a campaign “European Footwear: More than Fashion” in order to promote European footwear outside Europe. As part of the campaign, we just completed the first trade mission for European footwear manufacturing companies to a non-EU country, which made possible that 36 European brands exhibit their footwear in Almaty at the beginning of April. We have other proposals under evaluation, but I prefer to wait until they materialize. The European Confederation of the Footwear Industry was the protagonist of the World Footwear Congress. After the successful editions held in Brazil and Mexico, what other countries have shown interest in hosting the next edition of the event? CEC Members are currently assessing the candidatures received for the next Congress, and we expect to have the final decision at the end of June. Our intention is that the next World Footwear Congress takes place at the end of 2017, three years after the WFC in México.

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