Caterina verdinelli A.A. 2019/2020 docente francesco fumelli 01
Texture Prove di colore Doppio ribaltamento Texture Prove di colore Simmetria traslatoria Texture Prove di colore Simmetria bilaterale kirigami
Seconda variante Prima variante Forma basica Seconda variante Prima variante Forma basica kirigami
00 01 1.1 1.2 02 03 Introduzione
cittĂ invisibili Valdrada Ottavia
panca Primo bozzetto Secondo bozzetto Proiezioni ortogonali Quote Dettagli cerniera Dettagli movimento Movimento Viste Esploso e pezzi singoli Imballaggio Pezzi modellino Scatolamento modellino Modellino Movimento modellino
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Ready made Storia Oggetto Ready Made Ready Made finito
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introduzione Questa rivista racchiude il programma del secondo semestre del corso di Basic Design, tenuto dal professore Francesco Fumelli, dell’anno Accademico 2019/2020. La struttura della rivista si articola in 6 capitoli ,tre dei quali fanno parte della stessa categoria di kirigami, essi racchiudono le varie applicazioni progettuali grafiche,legate alle spiegazione tenutesi durante il corso di Basic. Per ogni capitolo vi è un’introduzione all’argomento, seguito dalle varie richieste di applicazione. Questa rivista continua le esercitazioni illustate nella prima parte di Basic Design 1.
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Ki ri ga mi
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forma basica Pieghe a valle Pieghe a monte Tagli
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prima variante Pieghe a valle Pieghe a monte Pieghe a valle Tagli
Pieghe a monte Tagli
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seconda variante Pieghe a valle Pieghe a monte Tagli
Pieghe a valle Pieghe a monte Tagli
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forma basica Pieghe a valle Pieghe a monte Tagli
Pieghe a valle Pieghe a monte Tagli
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prima variante Pieghe a valle Pieghe a monte Tagli
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seconda variante Pieghe a valle Pieghe a monte Tagli
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Ki ri ga mi
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1.1
SIMMETRIA BILATERALE Pieghe a valle Pieghe a monte Tagli
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SIMMETRIA BILATERALE PROVE DI COLORE
SIMMETRIA BILATERALE TEXTURE
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SIMMETRIA TRASLATORIA
Pieghe a valle Pieghe a monte Tagli
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SIMMETRIA BILATERALE PROVE DI COLORE
SIMMETRIA BILATERALE TEXTURE
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DOPPIO RIBALTAMENTO
Pieghe a valle Pieghe a monte Tagli
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DOPPIO RIBALTAMENTO PROVE DI COLORE
DOPPIO RIBALTAMENTO TEXTURE
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Cit tĂ invi sibili
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1.2
Città invisibili Valdrada Le città invisibili Italo Calvino pp 51-52 ‘‘Gli antichi costruirono Valdrada sulle rive d’un lago con case tutte verande una sopra l’altrae vie alte che affacciano sull’acqua i parapetti a balaustra. Così il viaggiatore vede arrivando due città: una diritta sopra il lago e una riflessa capovolta. Non esiste o avviene cosa nell’una Valdrada che l’altra Valdrada non ripeta, perchè la città fu costruita in modo che ogni suo punto fosse riflesso dal suo specchio, e la Valdrada giù nell’acqua contiene, non solo tutte le scanalature e gli sbalzi delle facciate che s’elevano sopra il lago ma anche l’interno delle stanze con i soffitti e i pavimenti, la prospettiva dei corridoi, gli specchi degli armadi. Gli abitanti a Valdrada sanno che tutti i loro atti sono insieme quell’atto e la sua immagine speculare, cui appartiene la speciale dignità delle immagini, e questa loro coscienza vieta di abbandonarsi per un solo istante al caso e all’oblio. Anche quando gli amanti dànno volta ai corpi nudi pelle contro pelle cercando come mettersi per prendere l’uno dall’altro più piacere, anche quando gli assassini spingono il coltello nelle vene nere del collo e più sangue grumoso trabocca più affondano la lama che scivola tra i tendini, non è tanto il loro accoppiarsi o trucidarsi che importa quanto l’accoppiarsi o trucidarsi delle loro immagini limpide e fredde nello specchio. Lo specchio ora accresce il valore alle cose, ora lo nega. Non tutto quel che sembra valere sopra lo specchio resiste se specchiato. Le due città gemelle non sono uguali, perchè nulla di ciò che esiste o avviene a Valdrada è simmetrico: a ogni viso e gesto rispondono dallo specchio un viso o un gesto inverso punto per punto. Le due Valdrade vivono l’una per l’altra, guardandosi negli occhi di continuo, ma non si amano.”
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CittĂ invisibili
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prove di colore e texture
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Città invisibili ottavia Le città invisibili Italo Calvino pp 70-71
Se volete credermi, bene. Ora dirò come è fatta Ottavia, città - ragnatela. C’è un precipizio in mezzo a due montagne scoscese: la città è sul vuoto, legata alle due creste con funi e catene e passerelle. Si cammina sulle traversine di legno, attenti a non mettereil piede negli intervalli, o ci si aggrappa alle maglie di canapa. Sotto non c’è niente per centinaia e centinaia di metri: qualche nuvola scorre; s’intravede più in basso il fondo del burrone. Questa è la base della città: una rete che serve da passaggio e da sostegno.Tutto il resto, invece d’elevarsi sopra, sta appeso sotto: scale di corda, amache, case fatte a sacco, attaccapanni, terrazzi come navicelle, otri d’acqua, becchi del gas,girarrosti, cesti appesi a spaghi, montacarichi, docce, trapezi e anelli per i giochi,teleferiche, lampadari, vasi con piante dal fogliame pendulo.Sospesa sull’abisso, la vita degli abitanti d’Ottavia è meno incerta che in altre città. Sanno che più di tanto la rete non regge.
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CittĂ invisibili
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prove di colore e texture
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Pan ca
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panca a postura multipla Successivamente verrà esposto un progetto per una panca a posture multiple. Essa è progettata per avere una seduta sempre pulita e asciutta. Vi sono quattro assi di legno che formano una croce, sostenute da una strutta in metallo. Due cerniere ruotanti si alzano e si abbassano per bloccare la panca quando abbiamo scelto la seduta asciutta e per liberarla quando la facciamo ruotare. Essendo a forma di croce ci si può sedere da entrambi i lati, due persone per ciascuno.
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primo bozzetto
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secondo bozzetto
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proiezioni ortogonali
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quote
500 mm
650 mm
160 mm 1600 mm
30 mm
50 mm
50 mm 50 mm
1450 mm 1450 mm 1570 mm
95 mm 95 mm
950 mm
450 mm
1570 1570mm mm
30 mm
30 mm
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Dettagli cerniera 200 mm
40 mm
150 mm
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Dettagli movimento
32 mm
80 mm
1570 mm
350 mm
30 mm
15 mm
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MOVIMENTO
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viste
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esploso e pezzi singoli
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Imballaggio
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pezzi modellino
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imballaggio modellino
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modellino
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movimento modellino
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rea dy made
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03
ready made
Il termine ready-made è un anglismo traducibile come già fatto, confezionato, prefabbricato, pronto all’uso. In Italiano si riferisce esclusivamente ad un oggetto disponibile sul mercato del quale un artista si appropria così com’è, ma privandolo della sua funzione utilitaristica. Aggiunge un titolo, una data, a volte un’iscrizione e opera su di lui una manipolazione. Dal 1913 il termine fu usato in ambito artistico per categorizzare un oggetto comune prefabbricato isolato dal suo contesto funzionale, defunzionalizzato e rifunzionalizzato tramite il solo atto di selezione di un artista ad opera d’arte
Duchamp utilizzò per primo in ambito artistico il termine ready-made nel 1913 in relazione alla sua opera Bicycle Wheel. La Ruota di bicicletta del 1913 è una ruota di bicicletta montata su uno sgabello. È un marchingegno inutile che ci dice «guardatemi come un’opera d’arte, anche se non sembra che io ne abbia le caratteristiche». Il ready-made, termine coniato da Duchamp nel 1915, innesca una particolare difficoltà di fruizione. Una difficoltà linguistica, a causa dei titoli che spesso sono sarcastici giochi di parole.
A questi oggetti già pronti, non rappresentati, ma semplicemente presentati, non è attribuibile una piacevolezza, un’immediatezza di gusto. L’oggettualizzazione del concetto offre la possibilità di potenziare il valore della quotidianità, ma con il pericolo della non comprensione. L’oggetto, infatti, è solo la chiave per scoprire il codice che porta al concetto. Chi non possiede la chiave interpretativa di questi oggetti dall’aspetto innocente ne coglie solo l’oggettualità, senza poterne intravedere l’ambiguità concettuale
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ready made
A New York Duchamp nel 1917 presentò Fontana, ossia l’orinatoio capovolto, sotto pseudonimo. L’artista, che faceva parte della commissione che avrebbe selezionato le opere da esporre in una mostra, prendendo le parti del signor Mutt, decretò la fine dell’arte come mimesis. Significava anche mettere l’accento su quanto una firma possa trasformare una banalità in opera d’arte. Basta una firma per dare ad un orinatoio la possibilità di essere venerato, di essere meraviglioso, costoso e ambito. Un oggetto già pronto e una firma: un’idea di una semplicità così disarmante che nessuno, prima di Marcel Duchamp, aveva osato mettere in atto.
Questi oggetti per lo più appartenenti alla realtà quotidiana sono lontani dal sentimentalismo e dall’affezione e possono essere modificati (in questo caso si parla di ready-made rettificato) o meno. Il ready-made è quindi un comune manufatto di uso quotidiano, un attaccapanni, uno scolabottiglie, un orinatoio, ecc. Che assurge ad opera d’arte una volta prelevato dall’artista e posto così com’è in una situazione diversa da quella di utilizzo, che gli sarebbe propria. Il valore aggiunto dell’artista è l’operazione di scelta, o anche di individuazione casuale dell’oggetto, di acquisizione e di isolamento dell’oggetto.
Ciò che a quel punto rende l’oggetto comune e banale, un’opera d’arte, è il riconoscimento da parte del pubblico del ruolo dell’artista. L’idea di conferire dignità ad oggetti comuni fu inizialmente un forte colpo nei confronti della distinzione tradizionale, comunemente accettata e radicata, tra ciò che poteva definirsi arte e ciò che non lo era. Nonostante ai nostri tempi questa pratica sia ampiamente accettata dalla comunità artistica, continua a destare l’ostilità dei media e del pubblico.
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oggetto ready made Questo progetto coinsiste nel dare ad un oggetto una nuova funzione, un nuovo significato, diverso da quello che già possiede. Ho ritrovato un vecchio cassettone di un letto estraibile, ormai inutilizzato. Già da tempo avevo l’idea di ristrutturarlo e renderlo qualcosa di nuovo.
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oggetto ready made Esso è facilmente trasportabile grazie alle sei ruote che lo aiutavano a scorrere sotto il letto principale. Ha la grandezza di un letto singolo (90 x 190 cm) ed è quindi utilizzabile per sedersi o sdraiarsi. Ăˆ di un bianco molto luminoso e, nel caso, facile da ridipingere.
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ready made finito Ho così deciso di farlo diventare un divanetto da esterni. Dopo averlo ristrutturato, ho aggiunto un materassino e l’ho abbellito con coperte e cuscini. Un aperitivo, una merenda o anche per prendere un po’ di sole è l’ideale. Il fatto che esso sia molto basso rende il tutto divertente, è come stare sul prato, ma con più comodità.
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Caterina verdinelli A.A. 2019/2020 docente francesco fumelli
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