La rana felice

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Storie dello Stagno

La rana felice FRANCESCO SMELZO


Era un agosto caldo e afoso nello stagno. Sotto il sole che scotta gli abitanti di quel piccolo specchio d’acqua sembravano spariti. Non si vedeva l’ombra della pinna del luccio Lucio che, armato di denti terribili, incuteva terrore persino alle papere. Non si vedeva nemmeno la famiglia Rospetti, che era solita sguazzare nel fango vicino alla riva a caccia di insetti. I pesci che solitamente saltavano allegri qua e là sembravano aver fatto le valige. Insomma. Non volava una mosca… o meglio, una mosca per la verità volava e ronzava, frullando senza riposo le alette lucide. La mosca Fosca girava e girava incurante dell’afa.

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Si posava ora su una foglia di loto che galleggiava sull’acqua, ora su un ramo di uno dei salici che costeggiavano lo stagno. «Perché tanta frenesia?» - domandò la rana Giuliana, riparata all’ombra di una grossa foglia di una pianta. «Come? Non senti che sta per arrivare l’inverno? Devo fare provviste di moscerini finché se ne trovano!» - rispose Fosca. «Mah… veramente l’inverno mi sembra lontano. Senti che caldo fa ancora? E poi scusa, voi mosche di inverno morite; che te ne fai delle provviste?» Fosca, indaffarata a cacciare moscerini, non era certo in vena di chiacchiere con quella stupida rana e rispose stizzita: «Uffa, rana chiacchierona, mi fai perdere tempo prezioso, lo sai che la vita di noi mosche è breve?» 2


«Faccio provviste per nutrire le mie larve che d’inverno staranno rintanate sotto la calda terra e la prossima primavera si trasformeranno in altrettante mosche.» «A loro volta, se anche loro faranno come me, in capo a quattro o cinque primavere noi mosche saremo tanto numerose che tutto lo stagno sarà nostro! E ora lasciami al mio lavoro!» E la mosca riprese a girare girare… ronzare ronzare… con le alette lucide, a caccia di moscerini, posandosi solo qualche momento ora su una foglia di loto che galleggiava sull’acqua, ora su un ramo di uno dei salici che costeggiavano lo stagno. «Bella pretesa» - continuò ancora la rana Giuliana - «conquistare addirittura lo stagno!»

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«Ahahah» - fece, gracidando, la rana - «e anche se fosse? Tu saresti ormai morta da un pezzo! Quale sarebbe il premio di tanta fatica?» Infastidita di tanta insolenza, ronzando ronzando e continuando a cacciare moscerini Fosca le rispose : «Il premio? Il premio è quello di sapere che un giorno noi mosche saremo padrone dello stagno e che non avremo paura più di nessuno, nemmeno del luccio Lucio! Saremo talmente tante che nessuno ci potrà più far paura. Stupida rana!» Al che la rana Giuliana si stirò le zampe, emise un sonoro Graaaa, che sarebbe poi il modo che hanno le rane di sbadigliare, e guardando la mosca Fosca con gli occhietti roteanti e disse : «Bah … valle a capire le mosche! Ma comunque ti voglio aiutare.»

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Incuriosita da questa proposta la mosca, ronzando e girando sopra la rana, le chiese: «Aiutarmi, e come vorresti aiutarmi?» «Ebbene» - rispose la rana - «qui sotto questa foglia che sta sopra la mia testa e mi fa ombra, al riparo perché tu non possa vederli, c’è un bel gruppo di moscerini grassi. Posati senza far rumore e farai una buona caccia!» Presa dalla frenesia di fare una bella scorpacciata di moscerini la mosca Fosca si posò allora proprio sulla foglia sotto cui stava la rana. E… in men che non si dica… la rana tirando fuori la lunga lingua appiccicosa acchiappò la mosca e ne fece un sol boccone. Lieta di un pasto così facile e succulento, la rana si stirò le zampe, emise un sonoro Graaaa, che sarebbe poi il modo che hanno le rane di sbadiglia-

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re ed esclamò - «Bene, almeno oggi qualcuno è stato felice!» E tornò a sonnecchiare all’ombra della foglia ai bordi dello stagno.

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