Storie di gatta camilla - Fiabe - Il gigante Cristoforo

Page 1

Storie di Gatta Camilla FRANCESCO SMELZO


Prefazione Ga#a Camilla era una ga#a speciale. Come a t4#i i ga#i le piaceva essere g6a#ata diet6o le orecchie. Però se la g6a#avano i bambini lei, invece di fare Gr4uu Gr4uu come fanno gli alt6i ga#i, si me#eva a raccontare ďŹ abe. Il bello è che la capivano solo i bambini! I g6andi sentivano solo fare Gr4uu Gr4uu.

i


1

Il gigante Cristoforo

Quel giorno la Gatta Camilla, saltando da un tetto all’altro, aveva visto un bambino un po’ triste affacciato alla finestra.

2


ˇ

Scese dal tetto saltando qua fino ad arrivare accanto al bambino. Lui, sempre con la faccia triste e pensosa, cominciò a grattarla dietro le orecchie. – Come ti chiami? – disse al bambino la Gatta Camilla. – Vincenzo – rispose lui. – E perché sei triste? – Perché non sono capace di giocare a pallone e i miei compagni mi prendono in giro. – E invece a te cosa piace fare? – chiese ancora Camilla. – I disegni. Mi piace tanto disegnare. – Va bene Vincenzo, allora in cambio di una grattatina più lunga, ti racconterò una storia.

Devi sapere che tanto tempo fa, in un paese lontano lontano, c’era un gigante chiamato Cristoforo. Anche se era alto alto, come una casa, Cristoforo era buono come il pane e non avrebbe mai fatto male a una mosca. Il fatto è che gli abitanti di quel paese erano tutti più bassi di lui e lo prendevano in giro.

3


ˇ

Gli dicevano sempre: – oh, spilungone! Stai attento a dove metti i piedi! Altrimenti ci pesti tutti! – Scusate, scusate – rispondeva Cristoforo, e andava a sedersi, solo soletto sul colle vicino al paese. “Almeno fossi alto quanto la gente normale” – pensava triste – “tutti mi vorrebbero più bene”. Una volta però successe un guaio. Cristoforo stava passeggiando per i prati intorno al paesino, era estate e faceva caldo e aveva una gran sete. Proprio lì vicino c’era un venditore di gelati col suo carretto che stava andando in città per venderli ai bambini. Devi sapere che Cristoforo era ghiotto di gelato al limone. Con il suo nasone da gigante sentì subito che, lì intorno, da qualche parte c’era del gelato in quantità. Però fece l’errore di non guardare per terra. Fatto sta che mise il suo piedone sul carretto dei gelati e lo spiaccicò sul prato. Splaaaff!

4


ˇ

Poco ci mancava che non pestasse anche il gelataio che, impaurito, corse in paese a gambe levate gridando: – Mi voleva ammazzare! Mi voleva ammazzare! – Chi è che ti vuole ammazzare? – gli chiesero delle donne che incontrò. – Il gi… gigante! – rispose il gelataio senza fiato per la corsa e per la paura. – Oh mamma mia! Ora quello si vuol mettere ad ammazzare la gente! – dissero spaventate le donne e andarono dai mariti a raccontare che Cristoforo era diventato cattivo. I mariti allora parlarono un po’ tra loro e decisero che il gigante doveva andare via. Presero fucili, bastoni e tutte le armi che trovarono e andarono da Cristoforo che se ne stava bello sdraiato nel prato a leccare il gelato che usciva dal carretto spiaccicato. – Devi andare via! Non ti vogliamo più con noi! Abbasso i giganti! – Gridavano gli uomini inferociti. – Ma perché? – chiese il povero Cristoforo

5


ˇ

– Perché sei diverso da noi, sei pericoloso – disse il capo degli uomini – qui non ci puoi stare! Il povero Cristoforo allora fece fagotto e andò via dal paese, andando ad abitare nel Bosco. Passò un po’ di tempo e, un brutto giorno, un Mago cattivo arrivò in volo al paese, in groppa a un drago rosso con le ali da pipistrello che sputava fuoco, e atterrò proprio nella piazza. Gli abitanti erano tutti impauriti e spaventati e scappavano di qua e di là. – Sono il Mago Sigismondo. – Disse con la voce cattiva – mi dovete obbedire tutti, altrimenti vi faccio bruciare dal mio drago. – E che… che dobbiamo fare? – chiese il capo del paese spaventato – Voglio costruire un castello su quel colle. – Rispose il Mago indicando il colle dove un tempo si sedeva Cristoforo – lo farò costruire ai vostri bambini, mentre voi alleverete buoi e maiali per dar da mangiare al mio drago. Le mamme e i papà del paese erano disperati, non volevano dare al Mago Sigismondo i loro bambini, ma

6


ˇ

cosa potevano fare? Se non lo facevano il Mago cattivo li avrebbe fatti bruciare tutti lo stesso. Quindi, tra pianti e lamenti, i bambini furono mandati col Mago Sigismondo a costruire il castello sul colle. Il Mago, da quel cattivone che era, li trattava proprio male quei bambini. Li faceva lavorare notte e giorno per spostare le grosse pietre per costruire il castello e se qualcuno cadeva a terra sfinito lo faceva alzare a frustate sulla schiena. Una volta al giorno il Mago andava in paese a prendere i buoi e i maiali per sfamare il drago rosso. E proprio una di quelle volte Bettina, una bimba parecchio furba, prese e scappò. Non poteva andare al paese, dove c’era il Mago, quindi prese la strada del Bosco. Il Bosco le faceva un po’ paura con quei grandi alberi con i rami che sembravano mani, la luce passava appena tra le foglie tanto che anche di giorno era quasi buio. Crraaa Crraaa… Quuiiii Quuiiii… Sentiva cento versi strani da tutte le parti. “Sono animali o fantasmi?” – Si chiedeva impaurita. 7


ˇ

Ma più di tutto il resto le faceva paura il Mago: se la trovava l’avrebbe di sicuro fatta mangiare dal drago rosso. Quindi correva, correva Bettina per i sentieri del Bosco quando… – Dove corri bimba – sentì un vocione che sembrava venire da un albero. Bettina si guardò intorno. Non vedeva nessuno. – Chi è che ha parlato? – Disse – un albero? – Oh perbaccolina! …certo che no! Gli alberi non parlano! La bimba però continuava a non vedere nessuno ma… guardando meglio… Sì, quelli erano proprio piedi! Piedi grandissimi e… sopra i piedi… Sì, quelle erano gambe e, ancora più in alto… Sì, quella era la faccia del gigante Cristoforo! – Cristoforo! Meno male che sei tu! – Disse Bettina – Beh? Che è successo che corri tanto?

8


ˇ

– Il Mago. Ha preso tutti i bambini – e gli raccontò tutta la storia. Cristoforo che, come abbiamo detto, era un buon gigante pensò ai poveri bambini costretti a lavorare giorno e notte per costruire il castello del Mago e decise di aiutarli. – Andiamo a liberarli – disse e, si mise sulle spalle Bettina facendosi guidare al castello. Nel frattempo, al castello, era tornato il Mago e quando si accorse che una bambina era sparita si arrabbiò tantissimo: – Dov’è andata! Dovete dirmelo altrimenti vi farò mangiare uno ad uno dal drago! Che? …come ha fatto il Mago Sigismondo ad accorgersi che Bettina era sparita? …beh, con la magia no? Altrimenti che Mago era! Tra i bambini c’era anche il fratello più piccolo di Bettina, si chiamava Giacomino, il Mago lo chiamò: – Giacomino vieni qui! Che?

9


ˇ

…come ha fatto il Mago Sigismondo a sapere che Giacomino era il fratello di Bettina? Uffaaa! …ma sempre con la magia no? Era un mago sì o no? Insomma, chiamo Giacomino e gli disse: – Dimmi dov’è andata tua sorella o ti farò mangiare dal drago rosso. – Non lo so – rispose il povero Giacomino che davvero non lo sapeva. Bettina mica poteva sapere che il Mago Sigismondo si sarebbe accorto che era scappata. – Lo sai e non me lo vuoi dire! – Gridò il Mago cattivo – se tra cinque minuti non me lo dici ti faccio mangiare dal drago! E poi, ogni cinque minuti farò mangiare un altro bambino finché qualcuno non me lo dirà! Il drago rosso era tutto contento che poteva mangiare tutti quei bambini. Dovete sapere infatti che a lui i bambini teneri piacevano più dei buoi e dei maiali. Non vedeva l’ora di assaggiare Giacomino e lo guardava con occhi golosi e la bava alla bocca.

10


ˇ

Giacomino continuava a dire che non sapeva niente, ma il Mago non voleva sentire ragioni: – sei un bugiardo! – Gli diceva. Presto i cinque minuti passarono e il Mago fece al drago: – Bene drago, puoi mangiare Giacomino, così gli altri vedranno che fine fa chi mi dice le bugie. Il drago si fece avanti verso il bambino e stava per mangiarlo in un sol boccone come fosse una patatina fritta quando… – Ehilà voi! – si sentì una vociona. Tutti si voltarono, i bambini, il Mago e il drago, e videro un gigante con una bambina sulle spalle che veniva verso di loro. – Lascia stare quei bambini! – Tuonò ancora il gigante. Il Mago, furibondo, ordinò al drago: – brucia quel gigante impertinente! Il drago subito si girò verso Cristoforo e sputò dalla bocca il fuoco per bruciarlo. Ma Cristoforo, l’abbiamo detto, era alto come una casa, gli bastò soffiare forte con la bocca… Fiuuuù… per spegnere il fuoco. 11


ˇ

Poi, con una manata, spedì il drago talmente lontano che non si seppe nemmeno più dove atterrò. Il Mago Sigismondo stava per fare un incantesimo per trasformare il gigante in una statua; ma Cristoforo prima che il Mago potesse dire “a” lo infilò in un sacco e lo fece roteare sopra la testa lanciandolo tanto lontano che anche di lui non si seppe più niente. Bettina corse subito ad abbracciare il fratello Giacomino e tutti i bambini fecero festa, felici di essere liberi e di poter giocare senza più dover lavorare per il Mago cattivo. Quando tornarono tutti in paese, i bambini e il gigante, anche le mamme e i papà e tutti gli abitanti fecero una gran festa per essersi liberati finalmente del Mago e del drago. Tutti ringraziarono Cristoforo e il capo del paese gli disse: – Cristoforo ti chiediamo scusa per averti scacciato dal paese. Oggi ci hai insegnato che tutti noi abbiamo delle qualità e tutti possiamo essere utili in qualche modo agli altri. Fu così che il gigante Cristoforo andò ad abitare nel castello sul colle sopra il paese e ogni giorno gli 12


ˇ

abitanti gli portavano un carretto pieno di gelato al limone.

Finita la storia Gatta Camilla si stirò e si scrollò come fanno i gatti. Vincenzo, il bambino triste, ora era felice perché aveva capito che se non era capace di giocare al pallone ma invece era bravo a disegnare andava bene lo stesso. La Gatta Camilla, che vedeva nel futuro, rideva sotto i baffi, nel modo in cui ridono i gatti, perché sapeva che un giorno Vincenzo diventerà un grande pittore. Salutò il bambino ringraziandolo della grattatina leccandogli la mano con la lingua rasposa e, saltando qua e là, risalì sui tetti da dove era venuta.

13


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.