Antropos in the world ottobre 2016

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 European Journalism - GNS Press Ass.tion - The ECJ promotes publishing, publication and communication- P. Inter.nal

LE PROBLEMATICHE DELL‟INFANZIA MALTRATTATA(1)

ANNO XII N.RO 8 del 01/10 /2016

Pag. 1. Pag. psicologica 2. Renzi contro l’Europa? 3. L’angolo del cuore 4. ESCALATION 5. Renato Nicodemo 6. Teatro romano 7. Mater Dei – Conc. 8. Vip e matrimonio 9. L’autore del mese 10. Una donna nella storia 11. Le 8 vite del Gallo 13. Famiglia e scuola 14. Esper.smo a Sorrento 15. Mirabella:Il Nazareno 16. Paremiologia e pubbl. 17. Pagina medica 18. I grandi pensatori 19. Pazzia d’ammuri 20. Dov’è il mondo? 21. Agnello e capretto 23. Il ponte dei sospiri 24. Storia della musica 25. Politica e nazione 26. Madame la marquise 27. La favola della settim. 28. E’ arri.to l’ambasciato. 29. ‘A culata 30. Il Museo Diocesano 31. Impero ottomano 32. Regimen sanitatis 33. Follie giuffridiane 35. Elisabeth Bennet 36. Redazioni e riferimenti

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INTRODUCTIO In Inghilterra, ad esempio, non era raro che i bambini fossero accecati per impietosire le persone e ottenere elemosine; in questo modo, i bambini volutamente menomati costituivano fonte sicura di sostentamento per la famiglia, così come i bambini che attraverso l’evirazione potevano garantire una preziosa “voce bianca”, anch’essa fonte di notevole guadagno per la famiglia. Ancora, alcune correnti del Protestantesimo Calvinista, nel Nord America, svilupparono la dottrina della “naturale depra-vazione” del fanciullo, per questo l’educazione doveva tendere, con un ampio uso di punizioni corporali, a sottomettere completamente la volontà dei bambini, vincendo le loro “inclinazioni malvagie”. L’importanza del bambino, per il futuro dell’umanità, fu intuita in epoca rinascimentale, ma solo nel 1800, si principiarono tutte quelle strategie che portarono i bambini nelle scuole e segnarono l’inizio dello sviluppo del pensiero pedagogico con PESTALOZZI, FROBEL ed HERBART.La pedagogia romantica pone il fine dell'educazione nella formazione spirituale dell'uomo, con particolare attenzione all'aspetto morale. Questa tendenza neo-umanistica, concezione dell'uomo che si richiama a ideali classici, facendo prevalere la formazione della persona nella sua unità, mira alla Franco Pastore preparazione tecnico professionale.

PRAEMISSA Come principia la consapevolezza collettiva del maltrattamento dei bambini?Nel 1874,a New York,una inun’infermiera preoccupata per i continui pianti di una bambina, si introdusse di nascosto in casa della piccola vicina, scoprendola incatenata al letto con ematomi, Collana Saggi lesioni ed abrasioni su tutto il corpo. Denunciò il fatto alla locale Società di Protezione degli Animali che,giudicò il caso di sua competenza, perché rientrava nei compiti previsti dal proprio statuto ed intervenne, salvando la bambina. In seguito a questo evento,l’anno dopo,fu fondata a New York la prima Società di Protezione dell’Infanzia: la New York Society for the Prevention of Cruelty to Children, a dieci anni di distanza dalla fondazione della Society for the Prevention of Cruelty to Animals. Alla fine del 1800, i bambini erano considerati degni di attenzione e di difesa almeno quanto gli animali. Oggi le cose siano molto diverse,ci sono moltissime associazioni in difesa degli animali, cani, gatti, cavalli o visoni, e nella sola zona di Liverpool ci sono 1500 rifugi per animali contro i 200 rifugi per donne maltrattate. Ogni giorno i media denunciano situazioni di bambini abbandonati nella spazzatura, picchiati, seviziati, utilizzati a fini pornografici,ma questi sono solo i casi eclatanti, che fanno notizia e che subito dopo entrano nel dimenticatoio del quotidiano. Intanto, continua lo strazio di bambini maltrattati fisicamente, sessualmente e psicologicamente.(continua)

cod. GGKEY:Q8KUP83T7RK LE PROBLEMATICHE DELL’INFANZIA MALTRATTATA –child abuse, saggio breve di Franco Pastore - A.I.T.W. Edizioni – Febbraio 2016 - Ebook cod. GGKEY:BZSUHT15QFF E

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Antropos in the world

RENZI CONTRO L‟EUROPA? “MA MI FACCIA IL PIACERE!"

di M.Rallo Poveretto, dev'essere proprio allo sbando. Evi dentemente i sondaggi per il referendum (quelli veri, quelli che affluiscono al ministero degli In terni) devono essere disastrosi. Disastrosi per lui, s'intende. Non è servita la militarizzazione della RAI (o ramai ridotta ad un megafono della propaganda governativa), non è servita la nuova campagna – inventata di sana pianta – sulle tasse che scendono, non è servito lo scandaloso "aiutino" dell'ambasciatore americano, non è servito nemmeno il servizievole impegno del presidente di Confindu stria, giunto al punto di sconfessare praticamente le previsioni (realistiche) del proprio Centro Studi a pro di quelle (fantasiose) del Governo. Non è servito tutto questo a intaccare la ga gliarda maggioranza dei NO; e basta ascoltare la voce della strada per rendersene conto. Allora, vi stosi perduto, il Vispo Tereso ha deciso di tentare il tutto per tutto: si è travestito da populista e si è gettato a testa bassa contro l'Unione Europea. Ma è una finta, chiaramente. L'Unione è la sua vita, lui esiste soltanto perché esiste l'Unione, a pranzo mangia pane e privatizzazioni, a cena pane e parametri di Maastricht, e durante la giornata ‒ quan do avverte un certo languorino ‒ si fa un tramez zino con prosciutto cotto e "valori" dell'Europa. La sua credibilità come aspirante populista è para gonabile a quella di un Brunetta come aspirante corazziere. Comunque, prima d'imboccare l'ultima, ripidis sima china, il tapino aveva ripetutamente provato a percorrere sentieri meno accidentati. Prima ave va tentato di atteggiarsi a "grande", invitando Merkel e Hollande a Ventotene per una gita fuoriporta gabellata per "vertice". Pochi giorni dopo, era andato a dar man forte all'altro ragazzo della Via Pal ‒ l'ex ribelle Tsipras ‒ che fra le colonne del Partenone giocava anche lui a convocare "ver tici"; lo accompagnava l'altro piroettatore latino ‒ il francese Hollande ‒ compagnone della Cancelliera ma pronto a recitare la parte dell'anti-Merkel alla scampagnata di Atene. Alla fine, quando poi c'è stato un vertice vero (a Bratislava, con i capi di governo UE per la prima volta senza l'Inghilterra), Tsipras è tornato a fare il topolino, Hollan de è tornato a fare la spalla della Kanzlerin, e il nostro mattacchione ‒ come s'è detto ‒ ha vestito i panni del contestatore, lanciando impropèri a dritta e a manca. Due le principali imputazioni

che il Pifferaio dell'Arno ha mosso all'Unione: la po litica di austerità e la politica dell'accoglienza. Natu ralmente, la RAI e Mediaset si sono affrettate a rilanciare, con grandi squilli di tromba, le roboanti propo sizioni renziane; e così anche la grande stampa, compresa qualche testata che teoricamente dovrebbe stare dall'altra parte. Naturalmente, nessuno fra cotanto senno ha avuto l'impudenza di sollevare dubbi sulla sincerità della conversione renziana. I più arditi hanno dato notizia del benevolo buffetto della Merkel ("il documento conclusivo è stato approvato all'unanimità, quindi anche da Renzi"), ma nessuno ha osato chiedere al Pascolatore di Bufale Toscane dove trovare i soldi per passare dalla politica d'austerità alla politica di sviluppo. Eppure la soluzione sta lì, a portata di mano: basterebbe chiedere all'eccellentissimo governatore della Banca Centrale Europea di dare ai governi e non alle banche i miliardi di euro che mensilmente la BCE sforna con il quantitative easing, ed ecco trovati i soldi. Ma mi faccio prete se Renzi (o Prodi, o Napolita no, o Monti, o chiunque altro della specie) potrebbe mai trovare il coraggio di mettere in discussione i sa cri comandamenti dell'alta finanza: i soldi alle banche, i debiti ai governi, i sacrifici agli Stati, la miseria ai popoli. Quanto al secondo rimprovero di Renzi all'Unione Europea, ci sarebbe soltanto da ridere (ma anche da piangere). Il placido Cinguettatore, infatti, imputa al l'UE la mancanza di una politica unitaria in materia di immigrazione, addirittura accusando i governanti degli altri paesi europei di provocare il caos. Fa finta di non capire ‒ lui che ritiene di essere furbo ‒ fa fin ta di non capire che a provocare il caos è in primo luogo lui, con la sua folle politica di "accoglienza": continuando ad andare a prendere migliaia di cosid detti profughi al limite delle acque territoriali libiche per portarli in Italia, facendo entrare un esercito di "migranti economici" che non sono "rifugiati" ma soltanto gente in cerca di una sistemazione, di un posto di lavoro (che non c'è), di una casa popolare (che non c'è), di un'assistenza sanitaria (che non sia mo più in grado di assicurare neanche ai nostri). Fino a poco tempo fa, il piccolo imbonitore fiorentino ha potuto farsi bello facendo entrare tutto e tutti, nella speranza che il maggior numero possibile di "disperati in fuga dalla miseria e dalle dittature" si spicciasse a varcare la frontiera e a dirigersi in un paese europeo un po' più ricco del nostro. (Continua a pagina 14)

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Antropos in the world L’ANGOLO DEL CUORE

Da “Controcorrente “ ___________________________

Silloge di Franco Pastore

(ebook cod. GGKEY:BECCLSTGQT0 E – Stampa SBN IT\ICCU\MO1\0039650

TEMPO DI PIOGGIA

NEL MERIGGIO

Kαιρός ηῆς βροτής

Mεζημέριos Rimuovendo nomi e ricordi dalle cose, a piccoli passi, il mondo s‟allontana. Man mano che il mio universo scompare, più avido divento d‟affetti ed i miei versi, con rabbia, escono dalle ferite del cuore. Dicono che i vecchi hanno facile il pianto, e non riesco nemmeno ad inumidirli i miei occhi stanchi e disperati. Nel meriggio d‟autunno volano bassi i gabbiani, nel cielo imbronciato del golfo, s‟ode il verso che muore.

Rimpiango i miei giorni al paese, quando la notte cadeva dopo mezzogiorno e la gente tornava a casa sui carretti, come tribù di nomadi, Proiettava ombre sui muri il fuoco del camino e, nel ricordo, la mente dava vita ai fantasmi, da mio nonno a Levi. Franco raccontava d‟Eduardo, nel vecchio salottino ed io, chiuso nei miei panni, pensavo alla “Moglie dell‟oste”. Un‟altra vita mi vede raccogliere pensieri in questo tempo di pioggia, acqua che cade sull‟ingenuo che ero, sul destino già scritto, sulle lacrime delle mie cose e sui gemiti di mia madre, che cessava di vivere.

RESPIRI DI VENTO 

All‟alba, correvano gli anni nel mondo dei sogni. Con la luce del sole, al mattino, vivevo l‟amore. Ora, che vedo il tramonto, tra respiri di vento, rifletto, con aria contrita, sognando la vita.

TRIBUNA IPPOCRATICA Direttore Responsabile CORRADO CASO Telefax 089.890258 - caso.corrado@libero.it Redazione ed Amministrazione Via F. Pinto, 61 - 84100 SALERNO - Tel. 089.237766 - Fax 089.253735 info@fimmgsalerno.org - www.fimmgsalerno.org

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Antropos in the world

ESCALATION

(III PARTE)

DI FRANCO PASTORE - DA LE STELLE DELLA STORIA © 2006 Ed. Antropos in the world - ISBN IT\ICCU\MO1\0035683

Quest‟ultima comanda che fosse presa e richiusa nella legnaia. Il giorno precedente alla visita‚ la signora e le monache sue amiche cercarono di convincere Caterina a tacere per la salvezza del monastero‚ ma non ci fu nulla da fare. Fu Gio‟ a risolvere la situazione‚ uccidendo la giovane e seppellendo il corpo senza testa nella sua neviera. Si aprì un varco nelle mura e si lasciò credere che la conversa fosse fuggita.

L‟8 agosto 1604 nacque Alma Francesca Margherita‚ che sarà allattata da Susanna‚ la figlia della serva del monastero e vivrà con il padre‚ che la legittimerà nell‟aprile di due anni dopo‚ dichiarando di averla avuto la bambina da una certa Isabella da Meda. Suor Virginia visse‚ con pienezza‚ la gioia di esser madre‚ era stato sempre il suo più grande sogno‚ e tante volte si recò da Paolo‚ con le sue amiche‚ per carezzare il viso della sua bambina ed altrettante l‟accolse nel convento per vestirla degli abiti che aveva cucito per lei. Fu in questo clima che si preannunciò la visita pastorale del cardinale Federico Borromeo‚che giunse al monastero il 6 giugno 1605‚ ma non ebbe sentore alcuno di quello che era successo in quel luogo religioso. Assegnò a suor Virginia i digiuni e flagellazioni‚ che si dimostrano forse più efficaci della ripugnante pozione. Nell‟estate del 1606‚ la situazione precipitò: La conversa Caterina da Meda, inadatta alla vita monacale‚ incline al furto e di carattere piuttosto forte‚ in occasione della visita al convento del canonico di S. Ambrogio‚ Monsignor Pietro Barca, minaccia di rivelare la relazione tra Gio‟ (come Marianna e gli amici chiamavano l‟Osio) e suor Virginia. -4-

Il cardinale Federico Borromeo Il giorno dopo‚ si svolgono le elezioni‚ che vedono la vittoria del partito avverso a quello della Signora‚ guidato da suor Angela Sacchi e dall‟Imbersaga. Quest‟ultima sostituisce suor Virginia nella carica di vicaria, mentre suor Angela sostituisce Bianca Caterina Homati nella carica di superiora. (Continua) Lawrence Branchetti is an Italian/American entertainer who sings the classic songs of Gershwin, Cole Porter, Henry Mancini, and Johnny Mercer in the style of Dean Martin and Frank Sinatra.


Antropos in the world

RENATO NICODEMO MARIOLOGO E SAGGISTA Renato Nicodemo è nato a Laurito (SA) nel 1941. Abilitato per l‟insegnamento di materie letterarie negli Istituti superiori, è stato Dirigente scolastico. Saggista e mariologo, cura la pagina mariana di alcune riviste religiose. Oltre a saggi di argomento pedagogico–didattico, ha pubblicato al suo attivo m oltissime pubblicazioni di articoli e testi di argomento religioso e didattico pedagogico.Non mancano pubblicazioni socio-antropologiche di natura satirica

Il professore Nicodemo ha ricoperto varie cariche a livello nazionale e provinciale. Ha collaborato alla Riviste “Scuola Snals”, è stato responsabile della sede Snals di Pagani, un punto di riferimento importante per tutto l‟Agro sarnese nocerino.Quale rappresentante dello Snals fu eletto presidente del consiglio provinciale Scolasticoe, di poi, commissario straordinario del Distretto numero 53 di Nocera Inferiore. Renato Nicodemo, uno dei principali protagonisti del sindacalismo autonomo in provincia di Salerno, dopo di aver aderito allo Snals fin dal suo sorgere, provenendo dal Sami, uno degli undici sindacati autonomi della scuola che lo costruirono nel 1976, lascia lo Snals il 19 settembre 2013.

trasmettendo ai lettori la luce della sua straordinaria formazione di mariologo. Redattore di “Antropos in the world”, per oltre tredici anni,ha gestito la rubrica pedagogica del giornale, partecipando alle attività culturali e rivestendo il ruolo di Presidente della commissione del Concorso di poesia religiosa “ Mater Dei”.

Delle sue pubblicazioni ricordiamo: -Il bel Paese o dell’Italia Capovolta, ediz. Menna 1988 -Umile e alta, 1992. -La Vergine nelle poesie di tutti i tempi, NapoliRoma 1992; -Maria nella vita e nelle opere del beato redentorista Gennaro Maria Sarnelli, Pagani 1996; -La pubblicazione della Canzoncine spirituali di S.Alfonso M. de‟ Liguori, Caposele 1996. -Maria nella Divina Commedia. Aspetti del pensiero teologico di Dante Alighieri, Firenze 2001. e -Mariam, la Vergine nel Corano. 2003. -Nomi e titoli della Vergine, 2010. - Ave Maria, storia e commenti,Lo Scrigno 2015.

Franco Pastore Tenace nel perseguire finalità culturali, ha collaborato attivamente con prestigiose riviste religiose,

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Antropos in the world

IL TEATRO GRECO a cura di Andropos La parola commedia è tutta greca: κωμῳδία, "comodìa", infatti, è composta da κῶμος, "Kòmos", corteo festivo e ᾠδή,"odè", canto. Di qui il suo intimo legame con indica le antiche feste propiziatorie in onore delle divinità elleniche, con probabile riferimento ai culti dionisiaci .

Non era un mestiere semplice quello degli attori: non essendoci l‟abitudine di utilizzarne più di tre per spettacolo dovevano sostenere le parti maschili e quelle femminili, e si cimentavano, nel corso della recita, in doppie e triple parti. Il protagonista aveva il ruolo di preminenza e gli altri attori pur importanti, dovevano sottostargli. L‟attore tragico antico, nell‟immaginario moderno, era una figura imponente, dalla fronte allungata, con occhi fissi, bocca aperta. Doveva possedere una voce tonante, ottima dizione, saper cantare. La voce era molto importante per gli attori Greci, la bravura stava proprio nel modularla con diverse tonalità per interpretare in modo credibile i diversi ruoli. Inoltre poiché portavano la maschera che dava fissità espressiva al loro volto, dovevano muoversi con eccezionale capacità mimica col resto del corpo. L‟assenza di donne attrici non può stupire: ad Atene la donna per tutto il quinto secolo visse in condizioni di semiclausura: lavorava in casa, usciva solo in occasioni solenni (matrimoni e funerali) e, pare, per assistere alle rappresentazioni teatrali. Sui testi gli attori si permettevano aggiustamenti e miglioramenti. Quando il coro interveniva col canto e la danza, gli attori avevano il tempo di andarsi a cambiare per un nuovo travestimento. Infatti, accanto alle voci soliste, esiste nel teatro attico fino alla fine del V secolo una voce collettiva: il coro (15 persone per la tragedia, 24 per la commedia). Lavorare nei cori pare facesse bene alla salute, l‟esercizio fisico a cui erano sottoposti li rendeva abili a combattere. All‟allenamento, comunque, i coreuti trovavano gradevole compenso nei pranzetti ad essi riservati. Nella tragedia il coro prendeva posto nell‟orchestra disponendosi in cinque file, l‟ingresso avveniva con una certa compostezza a passo cadenzato. Nel corso della tragedia nei momenti più dolorosi il coro intonava una melodia triste facendo eco al parlato gemente di un personaggio. Quando il coro tragico non era attivo forse si disponeva ai limiti dell‟orchestra rimanendo immobile sul fondo; in alcuni casi il coro si allontanava con un personaggio dalla scena, e dopo rientrava. Attori e coro portavano una maschera che copriva di solito volto e testa. Forse essa assolveva anche un compito pratico di amplificazione, con una specie di piccolo imbutino posto davanti alla bocca, ma l‟effetto megafono non è così certo. Riguardo le maschere abbiamo notizie da Polluce (II sec. d.C.). Da lui si evince che le maschere usate dagli attori Greci erano molte, fatte di stoffa gessata, corredate da parrucche.

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Gli attori avevano la faccia dipinta in bianco quando interpretavano le figure femminili e più scura quando interpretavano invece quelli maschili; i capelli erano biondi per un giovanetto, bianchi per un vecchio, mentre erano neri per un uomo maturo. Il pubblico, spesso, riconosceva il personaggio dalla maschera che egli indossava, cosicché, all‟attore bastava un solo cambiamento di maschera e quello di un mantello, per cambiare personaggio. Gli attori tragici indossavano il chitone, una veste che scendeva fino alle caviglie, con maniche lunghe adottate da Eschilo per impedire che una bella fanciulla rivelasse braccia da lottatore, dato che gli attori erano uomini. Altro capo essenziale è il mantello ampio e avvolto intorno al corpo.Per la donna un capo di abbigliamento era costituito anche dal peplo, un abito lungo fino ai piedi, di lana. Naturalmente il re portava una corona, i vecchi si appoggiavano a un bastone e così via altri accessori per caratterizzare i personaggi. La calzatura abituale della tragedia fu il coturno, un calzare a mezza gamba, basso e largo. Più tardi fu fornito di suole alte, e gli attori accrebbero così la propria statuarietà a scapito della scioltezza dei movimento. In testa l‟attore aveva un diadema o una ghirlanda o un berretto frigio (se troiano). Le donne, se sprovviste di velo tenevano i capelli raccolti. Contribuivano a ergere l‟attore anche gli onkos, delle parrucche molto alte. Il coro, non si distaccava dal vestire dell‟uso quotidiano, cittadino o contadino. Il più scatenato e cattivo dei nostri loggioni, si potrebbe definire tranquillo al confronto delle platee ateniesi del V e del IV secolo. Lasciando stare le clamorose contestazioni contro un attore, la gente esprimeva la sua antipatia anche contro chi entrava a teatro e non era gradito.((Continua) Geomodì


Antropos in the world

Premio nazionale di poesia religiosa

- MATER DEI -

La rivista Antropos in the World e l‟Ente Parrocchia SS. Corpo di Cristo bandiscono il IV Premio Nazionale di poesia religiosa “ MATER DEI ”, riservato agli agli alunni delle scuole elementari, medie ed agli adulti. Il concorso prevede un 1° 2° e 3° premio per gli alunni partecipanti ed un 1° 2° e 3° premio per gli adulti. Inoltre, saranno consegnati attestati di merito ai concorrenti che maggiormente si sono distinti, ed un attestato di partecipazione a tutti i candidati. I premi consisteranno in coppe, medaglie, targhe, diplomi, libri e nella pubblicità sulla Rivista di lettere ed arti Antropos in the world. Si concorre con una lirica sulla Vergine Maria, non inferiore a 20 versi e non superiore a 40. In allegato al componimento, va una scheda con nome, cognome, indirizzo e numero di telefono, oltre al titolo dell‟elaborato. Per gli alunni, va aggiunto anche il nome della scuola frequentata, della classe ed eventuale e-mail. Il tutto va inviato alla Direzione Antropos in the world- via Posidonia,171/h – 84128 Salerno. Per l‟Agro nocerino-sarnese, può essere consegnato alla redazione di Pagani, presso il SS.Corpo di Cristo. Il termine ultimo per la presentazione delle liriche è fissato per il 25 maggio 2016. La cerimonia di premiazione avverrà nella Chiesa Madre della città di Pagani (Sa) il 23 settembre c.a., alle19,30. I vincitori saranno tempestivamente avvertiti tramite e-mail, o telefono, che avranno cura di indicare nella domanda di partecipazione al premio. La commissione, presieduta dal mariologo Renato Nicodemo, sarà presentata al pubblico nella cerimonia di premiazione. Eventuali chiarimenti possono essere richiesti ai numeri: 3771 711 064 – 3474 345177, o tramite le e-mail francopastore@fastwebnet.it – romapas39@gmail.com.

La Commissione: Dott. don Flaviano Calenda (Parroco della chiesa Madre SS.Corpo di Cristo, redattore capo della redazione di Pagani) Giornalista Pastore Rosa Maria (Direttrice di Antropos in the World) Giornalista Carlo D‟Acunzo ( Redattore c. della redazione di Angri) Avv. Vincenzo Soriente ( Redattore c. della redazione di San Valentino Torio) Dott.ssa Rita Occidente ( Direttrice resp. di Dentro Salerno) Dott. Felice Luminello ( Accademico benemerito dell‟Acc. N.T.E.) Dott. Renato Nicodemo ( Mariologo e Presidente della Commisione esaminatrice) Dott. Prof. Franco Pastore ( Giornalista, Direttore resp. di Antropos in the world)

DUONNU PANTU – PRETE E POETA CALABRESE – ALL’ANAGRAFE, DOMENICO PIRO

E mo curre nu sièculu puttanu,/ ppe’ nun dire nu sièculu curnutu,/ n’età chi nun se trova cunnu sanu,/ né culu chi nun sia statu futtutu. Aprignano, 1660 -1696

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Antropos in the world DALLA REDAZIONE DI SAN VALENTINO TORIO, il giornalista Dott.Vincenzo Soriente

I VIP E IL MATRIMONIO: Le frasi migliori

Il motore di ricerca MSN di recente ha pubblicato il parere di alcuni vip a proposito del matrimonio. Tutti sappiamo cosa pensano i vip del matrimonio:più che il matrimomonio essi vanno a caccia della collezione dei matrimoni e dei divorzi.Non sarebbero stati degni di appartenere alla categoria dei vip, se non avessero collezionato un bel po’ di matrimoni e relativi divorzi: Liz Taylor divorziava e poi risposava lo stesso ex marito, Richard Burton …. E non è l’unica. A seguire potete leggere il parere dei vip diffusi da MSN e, con questo tipo di carattere, potete leggere un breve commento, semiserio. Will Smith- "Siamo sposati da 20 anni e il segreto delnostro matrimonio è che continuiamo a cercarlo ogni giorno ma non lo abbiamo ancora trovato. Non vi perdete d’animo : continuate a cercarlo. Ma che cosa volete cercare il segreto o il matrimonio?. Ben Affleck- “Ci sono due cose per far andar bene un matrimonio. Bisogna lavorarci su e sposarsi con qualcuno alla‟altezza: Io ho fatto entrambe le cose”. Ben alla fine si è separato da Jennifer Garner. Scusa Ben, se, per affrontare un matrimonio, hai dovuto fare la fatica di “lavorarci su” e “sposarti con una all’altezza” è evidente che il matri-monio finisse in divorzio:il matrimonio arriva con l’’amore e quando uno non se ne accorge. Ti pare? Anne Hathaway - "Non mi sarei mai sposata se non fosse stato per lui. Devi voler essere sposata con qualcuno e anche l'altro deve provare la stessa cosa. Il matrimonio in sé non ha senso". Anne è sposata con l'attore Adam Shulman. Anne , secondo me, afferma tre cose gravi: 1) che non si sarebbe sposata se non fosse stato per lui (anche se si tratta di un complimento per lui); 2) di voler a tutti i costi sposarsi con un “qualcuno” (il primo venuto?); 3) il matrimonio in sé non ha senso. Ci vuoi spiegare, allora, perché ti sei sposata? Jessica Biel - "E' semplicemente incredibile. C'è questo tipo che starà con te per tutta la vita e poi ti cambierà le lampadine. E laverà i piatti con te". Suo marito è Justin Timberlake. Cara Jessica, non è incredibile: se hai sposato tuo marito solamente per farti cambiare le lampadine e per avere uno che ti lava i piatti, hai fatto un affare, anzi due. O no? Hilary Duff - "Avere un figlio ha reso più forte il nostro matrimonio... Guardi tuo marito e pensi "Lo abbiamo fatto insieme"". Hilary Duff ha lasciato da

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poco suo marito Mike Comrie. Cara Hilary, prima hai fatto una grande scoperta “nostro figlio ha reso più forte il nostro matrimonio”; poi hai detto che lo hai fatto insieme a tuo marito ( avresti voluto farlo con una cooperativa di uomini?). Jennifer Garner - "La regola di ogni matrimonio è che meno parli di te meglio è, non posso dire di più". Garner recentemente ha lasciato Ben Affleck. Jennifer, di grazia, come hai fatto a partorire la regola secondo cui in ogni matrimonio meno parli di te meglio è? Ma tu cos’hai da nascondere? E pensi che tutti abbiano qualcosa da nascondere? Katharine Hepburn - "Il matrimonio è una serie di argomenti disperati a cui la gente si appassiona". Qui il matrimonio è stato svalutato al massimo ed è stato succintamente ridotto a “una serie di argomenti disperati a cui la gente si appas-siona”. Sei proprio convinta di quello che affermi? Cari lettori, per favore, non vi appassionate più a questi argomenti “disperati”. Justin Timberlake su sua moglie Jessica Biel: "Ogni tanto riesco a guardarla senza farmi vedere e penso che anche se ho fatto scelte sbagliate tutta la vita, ne ho fatta almeno una giusta". Finalmente questa affermazione di Justin nei confronti della moglie Jessica è una bella affermazione! E, allora, guardala più spesso…-anche senza nasconderti…. Mario Lopez - "Quando ho visto la mia bellissima moglie per la prima volta, mi sono emozionato. Quando ha iniziato a camminare verso di me, sono andato fuori di testa". Lopez è sposato con Courtney Mazza. Mario, quando hai visto la tua bellissima moglie per la prima volta, ti sei emozionato; quando ha iniziato a camminare verso di te, sei andato fuori di testa: Bene. Vuoi raccontarci il seguito? Gwen Stefani - "Avere bambini porta la relazione a un altro livello.(Altra grande scoperta!) Entrambi nella coppia hanno la loro opinione ed è divertente farlo insieme" (Cosa?). Gwen ha sposato Gavin Rossdale e ha divorziato quest'anno David Beckham - "Ci amiamo ancora come il primo giorno. Abbiamo dei bambini stupendi e siamo davvero felici". Beckham è sposato con Victoria dal 1999. Ci complimentiamo con voi. E cosa volete da noi, esseri umani normali? (Continua)

Emily, se non vuoi parlare del tuo matrimonio, non parlarne: Noi, poveri comuni mortali, possiamo


Antropos in the world

L’AUTORE DEL MESE:

CATULLO A NAPOLI

Dodici carmi di Gaius Valerius Catullusin una contaminatio napoletana - I parte Antropos

Copyright © by Franco Pastore - Febbraio 2015 Una realizzazione A. I. T. W. - GGKEY:28FR507EU9K E

Nelle Biblioteche universitarie di Campobasso, Napoli, Modena, Pavia e la bibl. prov. di Salerno

PREFATIO Poeta lirico latino C. Valerius Catullus nacque a Verona nell’84 a. C. circa . Di agiata famiglia, appena indossata la toga virile si recò a Roma, dove e fu accolto nell'alta società e nei circoli letterarî più noti. Ricco, con una casa a Verona e a Roma, una villa a Sirmione sul Garda, un'altra fra Tivoli e la Sabina, fu Roma che si inna-morò di una donna che doveva essere la gioia e la tragedia della sua vita di poeta e d'uomo. Egli la cantò sotto lo pseudonimo di Lesbia, ma, con tutta probabilità essa era Clodia, una delle sorelle di Publio Clodio Pulcro,moglie di Quinto Metello Celere. Non si sa quando sia iniziato il loro amore; certo era già cessato prima del 57: la morte del fratello aveva allontanato il poeta dalla sua donna, anche si in effetti, il rapporto era stato un continuo succedersi di rotture e di riconciliazioni. Nel 57 a. C.. il poeta seguì Gaio Memmio in Bitinia, per dimenticare e per rimediare alle disastrose condizioni finanziarie, dovute alla sua prodigalità, ma nula ottenne e, disperato, si a piangere sulla tomba del fratello sepolto presso il promontorio Reteo. Tornato in Italia, cercò riposo e pace nella sua villa di Sirmione. Della produzione poetica di Catullo sarebbero probabilmente rimasti solo pochi frammenti, come è avvenuto per gli altri "poeti nuovi", se nel Trecento non fosse stato ritrovato un manoscritto con le sue poesie. Il manoscritto, il cosiddetto "Codice Veronese", ignorato per secoli, fu copiato e poi perduto. Le liriche del ma-noscritto non furono quasi sicuramente pubblicate dall'autore, ma raccolte dopo la sua morte in un Catulli Veronensis Liber, che comprende 116 carmi per un complesso di circa 2 300 versi. I compilatori della raccolta non seguirono un criterio cronologico o di affinità tematica, bensì uno metrico e stilistico: all'inizio e alla fine le poesie piùbrevi, al centro le più lunghe ed erudite. Si ritiene comunque che sia in parte diverso da quel lepidum novum libellum (garbato nuovo libretto) che Catullo aveva dedicato all'amico Cornelio Nepote, come si legge nel primo canto, e che doveva essere composto solo da poesie brevi. I carmi di Catullo si possono dividere in tre sezioni: 1. le cosiddette nugae, piccoli carmi in metri varî con prevalenza di endecasillabi (1-60); 2. i cosiddetti carmina docta (61-68), di maggiore impegno, epitalamî, poemetti, elegie, in composizione strofica di gliconei e ferecratei (61), esametri (62 e 64), galliambi (63),distici

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elegiaci (65-68); 3. epigrammi in distici elegiaci (69116) che per l'argomento non si distinguono dalle nugae. I carmi del primo e del terzo gruppo sono pieni degli odî e degli amori di C.atullo Egli passa attraverso tutti i gradi del sentimento alternando ad accenti delicati espressioni violente e volgari,in essi si avvertono gli influssi di Archiloco, Saffo e Callimaco, ma non intorbidarono mai la limpidezza delle sue aspresioni. La figura di Lesbia, predominante, non ha mai l'aspetto di una finzione letteraria, ma esonda nei versi come una tempesta di sabbia nel deserto. La polimetria dei carmi del poeta risponde al movimento del suo animo, la lingua è viva e familiare, con espressioni un po' ricercate e grecismi nei carmi maggiori. Il maggiore dei poetae novi, Catullo fu dagli antichi chiamato poeta doctus, con evidente allusione ai soli carmi maggiori, ma la sua poesia sgorga anche dagli strati più intimi dell'anima.Figlio del suo tempo, ma fortemente individuale, fu continuamente alla ricerca dell’amore ma, deluso dipinse i suoi versi di struggente malinconia. DAMME „NU VASE Carme quinto Vevìmme, core mie magnàmme ammòre che ce ne „mbòrta de‟ farfugliamiénte? Si parle „a ggente Nun nce „mpòrta niente: a vita è breve, po‟… duòrme eternamente. Damme „nu vase, e mille e nati ciénte. E quanne so‟ migliaia „sti mumènte, l‟arravugliàmme „ndà nu firmamente, ca nu‟ se po‟ cunta‟, pecché l‟mmòre nunn‟è malvagità.

Vivamus mea Lesbia, atque amemus,/ rumoresque senum severiorum / omnes unius aestimemus assis! / soles occidere et redire possunt: / nobis cum semel occidit brevis lux, / nox est perpetua una dormienda./ da mi basia mille, deinde centum,/ dein mille altera, dein secunda centum, omoteleuto / deinde usque altera mille, deinde centum. / dein, cum milia multa fecerimus, conturbabimus illa, ne sciamus,/ aut ne quis malus invidere possit,/ cum tantum sciat esse basiorum.

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Esplicatio - E‟ il canto del trionfo dell‟amore tra Catullo e Lesbia, della con-sapevolezza della fugacità dell‟esistenza: se quest‟ultima è breve come un giorno, allora conviene non perdere nemmeno un istante di possibile felicità.


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LA DONNA NELLA STORIA

Lady Diana Spencer Diana Spencer nasce il 1 luglio 1961 a Parkhouse proprio vicino la residenza reale di Sadringham. Fin da piccola Diana soffre della mancanza della figura materna: la madre è spesso assente e trascura la famiglia. Non solo, ma Lady Frances Bounke Roche, questo il suo nome, lascia Parkhouse quando Diana ha solo sei anni per vivere con un facoltoso proprietario terriero, Peter Shaud Kidd. A dodici anni Diana viene iscritta alle scuole secondarie presso l'istituto di West Heoth nel Kent; dopo poco lascia l'amatissima residenza di Parkhouse e si trasferisce nel castello di Althorp nella contea del Northamptonshire. La famiglia degli Spencer, a ben vedere, è addirittura più antica e blasonata di quella dei Windsor... Il padre Lord John diventa l'ottavo Conte di Althorp. Il figlio Charles diventa visconte e le tre sorelle Diana, Sarah e Jane sono elevate al rango di Lady. Quando la futura principessa compie sedici anni in occasione di una cena per la visita della regina di Norvegia incontra il Principe di Galles ma fra i due, al momento, non scatta alcun colpo di fulmine. Solamente un desiderio di approfondire la conoscenza. Intanto, com'è normale, la giovane Diana, nel tentativo di condurre una vita il più possibile vicina, per quanto possibile, a quella dei suoi coetanei (è ancora ben lungi dall'immaginare che diverrà, invece, addirittura principessa e pretendente al trono di Inghilterra), si trasferisce in un appartamento di Coleherm Court, un quartiere residenziale di Lon-dra. Certo, non si tratta di un appartamento povero e di basso livello, ma pur sempre di una prestigiosa abitazione. Ad ogni buon conto, questo suo desiderio interiore di "normalità" la induce a cercare l'indipendenza e a cercare di cavarsela con le sue forze. Si adatta a svolgere lavori anche non prestigiosi, come quelli della cameriera e della babysitter, e a dividere la sua casa con altre tre studentesse. Fra un lavoro e l'altro trova anche il tempo di dedicarsi ai bambini dell'asilo a due isolati da casa sua. La compagnia delle altre ragazze ha comunque un effetto positivo in tutti i sensi. E' proprio grazie al loro aiuto e al loro sostegno psicologico che Lady Diana affronta il corteggiamento di Carlo, il principe del Galles conosciuto a quella famosa festa. A dire il vero, su queste prime fasi iniziali circolano molte voci contraddittorie: c'è chi dice che il più intraprendente fosse lui, mentre altri sostengono che

fosse lei ad aver portato avanti la vera opera di corteggiamento. Ad ogni modo, i due si fidanzano e, nel giro di breve tempo, convolano a nozze. La cerimonia è uno degli eventi mediatici più attesi e seguiti del globo, anche per la massiccia presenza di personalità di altissimo rango provenienti di tutto il mondo. Inoltre, la differenza di età della coppia non può che sollevare inevitabili pettegolezzi. Quasi dieci anni separano il principe Carlo da Lady D. Lei: ventiduenne appena uscita dall'adolescenza. Lui: trentatreenne già avviato alla maturità. Il 29 luglio 1981, nella cattedrale di St. Paul, si trovano convenuti sovrani, capi di stato e tutta la società internazionale osservata dagli occhi mediatici di oltre ottocento milioni di spettatori. E anche il seguito del corteo reale, la gente in carne e ossa che seguirà la vettura con i due sposi, non è da meno: lungo il percorso che la carrozza intraprende, si contano qualcosa come due milioni di persone! Dopo la cerimonia Diana è ufficialmente Sua Altezza Reale Principessa di Galles e futura Regina d'Inghilterra. Grazie al suo comportamento informale, Lady D entra subito nel cuore dei sudditi e del mondo intero. Purtroppo il matrimonio non va come così bene come le immagini della cerimonia lasciavano sperare, anzi, è palesemente in crisi. Nemmeno la nascita dei figli William e Harry riesce a salvare un'unione già compromessa. Ricostruendo sul piano cronologico questo complesso intreccio di eventi vediamo che già nel settembre del 1981 viene annunciato ufficialmente che la principessa è incinta ma fra i due si era già insinuata da tempo Camilla Parker-Bowles, un'ex compagna di Carlo che il principe non ha mai smesso di frequentare e di cui Lady D è (giustamente, come si vedrà in seguito), assai gelosa. Tale è lo stato di tensione della principessa, il suo grado di infelicità e di rancore che tenta più volte il suicidio, con forme che vanno dai disturbi nervosi alla bulimia. Nel dicembre 1992 viene annunciata ufficialmente la separazione. Lady Diana si trasferisce a Kensington Palace, mentre il principe Carlo continua a vivere ad Highgrove. (Continua)

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LE OTTO VITE DEL GALLO Recensione di Alberto Mirabella La storia di

Michelangelo Capua che nel 1946 avviò la rinascita di Sarno, Soc.di Storia Patria, Sarno 2016, pp. 160, 73 foto nel testo e 36 fuori testo. € 10,00 ___________ In un paese che continua a negare il dovuto rispetto ai personaggi storici del suo passato Goffredo Locatelli ha colmato un vuoto accendendo i riflettori, a quasi trent'anni dalla sua morte, sulla maggiore figura che ha cavalcato la scena nel dopoguerra contribuendo alla difficile ricostruzione di Sarno: Michelangelo Capua. ll libro (che è il primo di 10 riguardanti la nuova Storia di Sarno del XX secolo) si caratterizza con immediatezza per lo stile icastico, un linguaggio essenziale che va diritto alla sostanza delle cose senza indulgere a fronzoli o a luoghi comuni. Del resto Locatelli da provetto giornalista (e già fondatore e direttore de del Sud" a Sarno negli anni '70)ha avuto modo di seguire de visu le vicende politiche sarnesi nel momento di più alta tensione. L'assunto che lo ha spinto alla stesura di questo pamphlet è il cercare di capire perché un uomo come Michelangelo Capua, proveniente da una famiglia agiata, ed egli stesso ottimo avvocato e ricco possidente, abbia voluto fare politica e diventare sindaco di Sarno per un ventennio. Quello che emerge dal libro è la figura di un uomo insofferente ai partiti tradizionali per cui ritie-ne essenziale fondare egli stesso una lista civica con il simbolo del Gallo. Locatelli, non aduso nei suoi scritti a dare stroncature pregiudiziali ai suoi perso-naggi, preferendo in genere riportare i dati nello loro essenzialità cronachistica, qui entra "in medias res" sin dalle prime pagine quando sottolinea che Michelangelo Capua: "pur dimostrando combatti-vità, inventiva, capacità propagandistica, non se ne fece mai schiavo, spostando il suo malloppo di voti da una coalizione all'altra come, in altri tempi, un signore della guerra spostava le sue truppe". E poi ecco come fa emergere la ragione delle sue straripanti vittorie elettorali: "Ha sempre vinto perché è riuscito per anni a gettare scompiglio nelle file degli avversari, che per statura gli arrivavano alla cintola". E mica è poco!

L'autore ripercorre l'excursus storico della famiglia Capua a cominciare dal nonno Michelangelo (18251905) che ebbe un grande spirito imprenditoriale e fu anch'egli sindaco di Sarno quando"il destino e gli affari erano nelle mani di un gruppetto di vecchie volpi della politica radicate per metà intorno a piazza Croce (i Normandia, i Nunziante, i Montoro, i Laudisio) e per metà al Borgo (la consorteria di Gaetano, Filippo e Pietro Abignente)". sua volta Carlo Capua (1877-1952), figlio unico di Michelangelo sr., ebbe ben 10 figli e divenne uno dei più ricchi proprietari della Valle del Sarno.Gran manovratore della politica locale, Carlo nel 1913 sostenne Giovanni Abignente candidato alla Camera e sei anni dopo fu affianco a Giovanni Amendola di cui divenne amico personale. Il nostro Michelangelo jr., quello a cui è dedicato il libro (1901-1988) nel 1923 si laureò in Giurisprudenza e nel 1923 sposò una ricca ereditiera napoletana, Maria Rosaria Aliberti. Il suo esordio in politica avviene nel 1946 e qui, con una lucidità incomparabile, Locatelli puntualizza: "(Michelangelo) Alto al di sopra della media e solenne com’era, già il suo aspetto bastava a incutere rispetto. Aveva compiuto da poco i 45 anni ma fin da ragazzo il padre, vecchio conservatore, riponeva in lui grosse speranze. L'avvocato, la cui fedeltà alle idee paterne è fuori discussione, non nutriva alcuna simpatia per il partito della Democrazia cristiana e tanto meno per il Partito comunista. Se da sua madre aveva preso i lineamenti forti e regolari, dall’educazione ricevuta da suo padre ereditava la critica ai miti contemporanei, marxismo e materialismo in particolare, in nome dei buoni, tradizionali e rassicuranti valori liberali. Aveva quindi in testa una sua visione che contrastava con quanto la sinistra allora divinizzava:l’organizzazione di massa,la militanza, la lotta. Pensava che Sarno dovesse muoversi lasciando che tutto accadesse sotto il controllo di un sindaco tutore, ossia un capo che fosse custode, difensore e protettore dei suoi cittadini, di cui ben conosceva pregi e difetti". Alle prime elezioni dopo il ventennio fascista, la lista del Gallo vinse per uno scarto minimo: 3.436 voti contro i 3.250 delle sinistre. Le maggiori preferenze, oltre che a Capua, andarono al radiologo Raffaele Parziale, al notaio Giovan Battista Laudisio, all'avv. Giuseppe Tortora, all'insegnante Andrea Annunziata (morgione), all'ing. Domenico De Filippo. Sostanzialmente l'abilità di Michelangelo Capua consisté nel sapersi accostare alle persone più che ai libri e poi "melius vivere quam philosophare".

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Antropos in the world Visto dalla sinistre come il male assoluto, Capua godé di un consenso popolare grandissimo testimoniato da immense folle ai suoi comizi (le foto a corredo del libro sono una testimonianza preziosissima!). Fu così che nel 1952 iniziò a Sarno il cosiddetto "capuanesimo" sbaragliando i partiti di sinistra e ottenendo la maggioranza assoluta per molti anni. Una fitta rete di capielettori disseminati in tutti i quartieri (il lettoreli troverà minuziosamente citati nel libro anche con coloriti soprannomi) gli assicurò il potere per un ventennio. Poi la fortuna gli volse le spalle e, grazie ai voltagabbana che lo tradirono a più riprese per mi-grare nella nascente Democrazia cristiana, passò pure il momento magico di Capua. Dopo di lui, nel 1960, si formò a Sarno una giunta di democristiani, comunisti e socialisti con a capo il Sindaco Domenico De Vivo. La cosa ebbe risvolti nazionali e non mancò di suscitare aspre polemiche anche all'interno del Pci in cui vi erano coloro che giudicavano la Dc locale una compagine di "opportunisti pronti a ogni vigliaccheria pur di prevalere". Ma Capua da provetto politico non se ne sta fermo e briga con la Dc per far estromettere i comunisti in cambio del suo appoggio. Nel maggio 1961 l'esperienza sinistrorsa finisce miseramente ed ecco farsi avanti una nuova razza politica mai prima conosciuta: i democristiani. Scrive Locatelli:"Fino a quel momento non parlavano dai balconi o dai palchi e, a differenza dei comunisti, non facevano nessuna esibizione di cultura, nessuna promessa di benessere universale, nessuna virtù proclamata. Ma improvvisamente, ap-pena occupano per la prima volta il potere, lo amano e ne approfittano". E così si avanti tra baruffe, scontri, congiure, con personaggi pittoreschi, consiglieri comunali che appaiono e scompaiono come me t e o r e , ma che hanno nociuto molto alla nostra città. Una botta sonora Capua la ebbe dalla Banca Scarlato, che usando l'erogazione del credito in maniera spregiudicata, contribuì in maniera determinante alla vittoria della Dcalle elezioni del 22 novembre 1964. E Capua dovette assistere impotente al travaso di molti fuoriusciti del Gallo nella lista dello Scudo Crociato, che riportò 4.948 voti e 16 consiglieri. La lotta per accaparrarsi il potere municipale fu senza esclusione di colpi e con gli anni 1970 ha inizio un quinquennio vergognoso. Si assiste alla débacle di tutti i Partiti a Sarno che "vennero meno quasi completamente alla funzione di centri di formazione civile, di stimolo morale".In quegli anni si ha una grande fuga da Sarno non solo di braccia ma anche di cervelli e si assiste impotenti al sottosviluppo culturale. Pensate che ad Episcopio un candidato dc ebbe la balzana idea di girare per le strade con un altoparlantegridando (sic): "Chi vota la croce sarà benedetto, chi non vota la croce sarà maledetto!"

Puro Medioevo! Intanto appaiono sull'agone politico nuovi volti più che mai intenzionati a usare il potere municipale per i propri interessi, pronti a realizzare quella che il poeta latino Virgilio [Eneide III, 57] definì: "o esecranda fame dell'oro a che non costringi l'animo umano?". E bene osserva Locatelli quando scrive: "In quel periodo ci voleva la bussola per orientarsi nella selva tetra democristiana".Qui l'autore fa i nomi e cognomi di chi palesemente appariva caratterizzato da egolatria o dal culto di se stesso. Alla fine c'è tanto da leggere, riflettere, amareggiarsi su questa Sarno sempre alla mercé di interessi di bassa lega, di personaggetti legati dal vincolo del vassallaggio a questo o quel politico di turno di cui godono immensamente ad esserne i galoppini. Capua tornò in auge nel 1975 riuscendo a resistere a trent'anni di tempeste. E a 74 anni rivive una nuova stagione politica diventando sindaco per la quinta volta con una coalizione di sinistra. La sua uscita di scena la si ha nel 1980 quando, rieletto consigliere a 79 anni,viene superato nel numero di preferenze da un suo "discepolo". E' allora che si rende conto che non può fare più affidamento sul voto dei sarnesi. Nel bene e nel male la figura di don Michelangelo ha dominato gli avvenimenti sarnesi. Alla fine del suo ciclo tutti, financo le opposizioni che lo combatterono aspramente, dovettero convenire che "Capua al potere nonaveva aumentato di una lira o di un metro quadrato le sue proprietà personali". La morte lo colse a Napoli nel 1988 e alla funzione funebre, avvenuta all'antivigilia di Natale nella chiesa delle Tre Corone,parteciparono pochissime persone. Dopo tanto clamore, Sarno lo aveva già dimenticato e rimosso! Ma cosa è rimasto dopo Michelangelo Capua? Goffredo Locatelli ce lo rimarca con forza: l'arrivi-smo più sfrenato, il degrado culturale, la lotta per il potere, la vergogna. Sentite... "Negli anni Ottanta, quando egli era già sottoterra, non si può dire che il malcostume amministrativo sia finito perché Capua non c'era più. Dopo di lui le sorti del paese furono affidate a personaggi usciti quasi tutti dalla sua scuola. Amministratori pubblici che, per come si comportarono, fe-cero spesso rimpiangere il passato del vecchio sindaco. Se si nutre qualche dubbio sulle loro qualità intellet-tuali e morali, si offendono. Invece c’è poco da offen-dersi. Basta rileggere le cronache del tempo, quando il posto di Capua se lo contesero col coltello tra i denti vere e proprie bande organizzate che, spinte dalla cupidigia del dominio, cominciarono a guerreggiare tra loro non su temi di alto respiro politico, ma su meschine questioni di potere personale. Come se il potere fosse un costume da indossare per pavoneggiarsi, e un soffio di vento potesse lacerarlo e dissolverlo ogni mattina. Un’astuta moltitudine di Arlecchini e di Pulcinelli è sopravvissuta a Capua per alcuni decenni insinuandosi in ogni buco,correndo dove intravedeva un piccolo o grande tornaconto".

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GENITORI IN DISARMO e PROF. POCO SIGNIFICAVI Adolescenti senza emozioni e giovani adulti degli atteggiamenti esacerbati, sempre pronti a destabilizzare i più omertosi, che mettodeboli, catapultati addosso a chi non può reano fintamente in “sigire. curezza “ i pochi Bullismo ed eroi di cartone, furbi e codardia “duri” asserragliati sospesa a mezz‟aria, una dimensione di imbenell‟ultimo banco, là, cillità con la patente a punti da bravi ragazzi, il dietro ai tanti incontutto ben nascosto dall‟indifferenza gruppale sapevoli complici di che protegge chi opprime l‟innocente. molteplici vigliaccate. Se non ricordo male ai miei tempi, esisteva Negli anni giurassici che mi sono appartenuti, l‟esatto contrario del bullismo attuale, infatti il il bullo era destinato immediatamente al macero, disagio aggrediva il singolo, ponendolo solo oggi è divenuto eroe manifesto, non tanto per la contro tutti. sua fisicità, quella è sempre stata una caratteristica Il solitario scopriva gli strumenti della vio- da antagonismo discotecaro, ma soprattutto per la lenza e della diversità, per diventare protago- vociante e plaudente maggioranza all‟intorno. nista, per apparire, nel tentativo di colmare il E‟ un‟anomalia istituzionale lo spazio in cui il vuoto in famiglia, la precarietà finanziaria, la bullo rimane in piedi eretto come un vessillo, mancanza di riferimenti certi, di valori condi- mentre la vittima incassa l‟ennesima sconfitta in visi. termini di dignità rapinata e ingiustizia della giuIn questo presente liquido e paonazzo di ver- stizia. gogna, i giovani scelgono privi della capacità di In questo mare apparentemente sommerso di farlo, la diversità come corazza e spada, alla contraddizioni, anche oggi ho incontrato tanti giosolitudine di ieri, contrappongono la notorietà vani, rimanendo stupito, perché sebbene non imdel web, la valenza moltiplicante dei social net- patto con furbi, né ottusi, questa sorta di mimetizwork, l‟esplosione mediatica della messaggisti- zazione mi conferma l‟urgenza di raccontare la ca istantanea. storia di quel bullo di altri tempi, di quel coetaneo Il risultato è il copia e incolla di una pseudo che s‟è perduto in tragedie irripetibili, perché viltà corona da imperatore in una scuola priva di au- non è dignità, e imbecillità non è intelligenza. torevolezza, una scuola e una famiglia prive di Diviene davvero un dovere raccontare di quel allenatori e conduttori alla vita, perché dispersi confine, sì, sottile, ma irrinunciabile, che separa dalle reiterate delegittimazioni. sempre una legge di sangue da una legge del cuoDi contro c‟è invece un recinto dove incon- re, oppure di quanto è difficile essere uomini libetrarsi per scontrarsi, per catturare nuove vittime, ri, perché per saper scegliere occorre dapprima sempre quelle, gli innocenti, in preparazione del conoscere il valore della libertà, per saper credere botto finale da pagare al destino che pur sempre negli altri, per farsi aiutare a diventare architetti di resta in agguato. domani. Le teorie si sprecano nei riguardi della vioProfessori e genitori in disarmo, perché divelenza giovanile, sotto l‟ombrellone di un dila- nuti poco significativi assolutori, ognuno indaffagante bullismo sociale, un dispendio inusitato di rato a delineare la soglia minima di attenzione, tautologie inconcludenti, di dottrine pedago- ciascuno a definire bravate le future scivolate. giche in procinto di affogare tra eteroeducazione Forse per rendere quel ragazzo meno strafote autoeducazione, per cui chi sta in cattedra ri- tente, occorre trovare il tempo per guardarlo negli tiene di educare solamente gli altri, negando la occhi, in forza di una autorevolezza riconosciuta, necessità di doversi formare e rinnovare a un perché guadagnata sul campo, non certamente pernuovo “sentire educativo “. ché ereditata dalle fatiche e dai sacrifici altrui. C‟è un disamore adulto, che permette fughe Vincenzo Andraous in avanti a quanti pensano di aggiustare la propria personalità inadeguata, con la prepotenza - 13 -


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M.Rallo: Mi faccia il piacere! - Continua da pag. 2 Ma poi, a poco a poco, i suoi colleghi degli altri paesi hanno cominciato a chiedersi perché cavolo dovevano continuare a perdere voti per consentire al ragazzotto toscano di fare bella figura con Bergoglio. Così, hanno cominciato a chiudere le frontiere. E non soltanto quei cattivoni dell'est (Ungheria, Polonia, Cechia, Slovacchia), ma anche fior di democrazie occidentali: sia con referendum popolari che non lasciano scampo (dalla Svizzera all'Inghilterra), sia con semplici provvedimenti di tipo amministrativo; così ‒ per limitare il discorso ai nostri confinanti ‒ dopo la Svizzera, a chiudere i cancelli sono state anche la Francia e l'Austria. Il risultato, naturalmente, è il caos. Il caos, in primo luogo, per l'Italia, che è ormai letteral mente invasa, oltre ogni ragionevole e tollerabile limite. E lui ‒ il ragazzino furbo ‒ continua ad assicurare la seconda parte del viaggio (gli scafisti si occupano della prima) a

torme di nerboruti giovanotti, tutt'altro che smunti e emaciati. Sono loro che traboccano dai barconi, in attesa di trasbordare sui più confor tevoli natanti della nostra Guardia Costiera. Li abbiamo visti tutti, in televisione: giovani, forti e minacciosi, di quelli che se li fai entrare non riuscirai più a "respingere" senza danni. Se ci fate caso, le riprese televisive "scivolano" su quelle poco rassicuranti truppe d'invasione, prefe rendo soffermarsi sulle poche donne (possibil mente con bambini piccoli o, meglio ancora, incinte) che ogni scafista che si rispetti include in ogni "spedizione", così da fornire materiale "da commozione" per la regìa del buonismo tele -visivo. Ecco il caos che il Vispo Tereso paventa, ben cosciente della sua realtà, della sua pericolosità. E ‒ da furbo quale si crede ‒ cerca di "pararsi la botta", attribuendo ad altri le colpe che sono causate, in primo luogo, proprio da lui.

Esasperatismo a Sorrento Martedì 18 ottobre 2016 alle ore 17.00, presso la Sala Consiliare del Comune di Sorrento presentazione del libro di Adolfo Giuliani“Esasperatismo, pericoli globali” (Tullio Pironti Editore), promossa dall’Associazione Culturale Ars Harmonia Mundi. Dopo i saluti del Sindaco, Avv. Giuseppe Cuomo, interverrà l’Assessore alla Cultura, Dott.ssa Maria Teresa De Angelis; introduce e modera la Dott.ssa Adele Paturzo, Giornalista; presentano il Prof. Ing. Carlo Roberto Sciascia, Presidente Pro Loco Caserta, e il Prof. Domenico Raio, Giornalista; interviene la poetessa Elena Tabarro; saranno presenti: Prof.ssa Clara Guarino, Prof. Francesco Lanza, Prof. Nicola Mallardo, Prof.ssa Marina Melone. In occasione della presentazione del volume sarà esposta la mostra itinerante di artisti aderenti al Movimento Esasperatismo Logos & Bidone promossa e curata dalla Prof. ssa Letizia Caiazzo, Presidente dell’Associazione CulturaleArs Harmonia Mundi. In mostra opere di: Augusto Ambrosone, Adriana Caccioppoli, Letizia Caiazzo, Nunzio Capece, LeoMRosaria Di Marco, Roberto Elia, Walter Elia,

nilde Fappiano,Stefania Frigenti, Stelvio Gambardella, Lucia Iovino, Rita Lepore, Giuseppina Maddaluno, Mirta, Silia Pellegrino, Susi Provenzale, Gabriella Pucciarelli, Antonio Pugliese, Maria Antonietta Robucci, Alfredo Sansone, Anna Scopetta, Antonella Sirignano, Elena Tabarro.

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Κακοῦ κόρακος κακὸν ᾠόν. Si legge: Kakoù kòrakos kakòn ōòn In italiano: Da cattiva cornacchia, uovo cattivo Il senso: Tale padre, tale figlio In latino: Qualis pater, talis filius


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Presentazione di Alberto Mirabella AL ”NAZARENO” DI FRANCO PASTORE Ecco gli ultimi drammatici avvenimenti della Franco Pastore, la figura incomparabile di Maria vita di Cristo (le umiliazioni, il processo, la cro- Vergine e madre che ci ricorda altre composiziocifissione) nella lauda di Franco Pastore in cui ni di questo genere quali lo: “stabat mater doloemerge soprattutto la figura della Madonna, ma- rosa iuxta crucem lacrimosa dum pendebat filius ” dre che soffre per lo strazio a cui è sottoposto fi- e il Pianto della Madonna di Iacopone da Todi. glio. L‟Autore, con immediatezza,entra nel dram- Ma noi intravediamo al di là della comune dramma della Passione tramite le parole di Gesù che maticità tra il capolavoro di Iacopone il Pianto preannuncia ai suoi discepoli la propria crocifis- della Madonna e la Lauda di di Pastore, come la sione. Viene condotta nella Lauda un‟analisi composizione jacoponiana non ha, per dirla con profonda circa il comportamento dei discepoli, Carlo Salinari “una vera dialettica di sentimenti e del Sinedrio e di Giuda. Quest‟ultimo è stato di pensieri, non v‟è scontro, non v‟è dramma reaspesso una figura controversa nell‟esegesi clas- le”, mentre la realizzazione del Pastore soprattutsica, specialmente quando si pensa al ruolo di to nella parte dialogata ci comunica una forte tendelatore che ha dovuto svolgere. Franco Pastore sione che dai personaggi rappresentati finisce suevidenzia criticamente la figura di Giuda quando bito dopo per incombere su di noi, rendendoci parsottolinea che “egli è lo strumento attraverso il tecipi e quasi coprotagonisti e non spettatori passiquale Cristo possa bere quel calice che, seppure vi della passione e morte di Gesù. per un attimo, ha desiderato fosse allontanato da Bella la scelta metrica della rima baciata AA lui”. Traspare forte dalla modalità narrativa die- BB perché ci consente un‟agile lettura, che vorrei getica la piena e convinta compartecipazione al chiamare “lettura intelligente” nel senso di intus mistero della Passione, al precipuo ed esclusivo legere. Perché è una lettura che non si mantiene in fine salvifico di Dio e quindi del figlio Gesù. superficie ma entra nel significato recondito e L‟ultima cena è rappresentata come un mo- simbolico del testo, grazie anche al ritmo incalmento di grande e commovente aggregazione di zante che finisce per coinvolgere tutti quelli che la Gesù con i suoi discepoli, compreso quel Giuda a sanno apprezzare. “Son più di mille che, in gran cui vengono rivolte parole come macigni. “Uno compagnia vanno all‟arresto del maestro. Il Mesdi voi mi tradirà” (MT, 26, 14-16; 20-25). E no- sia”, scrive Pastore quasi a voler sottolineare l‟anostante Gesù prefiguri il tradimento, da parte di zione ridondante delle guardie, nemmeno se doquelli che egli ha scelto come apostoli, sa donarsi vessero catturare un grande malfattore. senza alcun condizionamento. Qui ci viene in Le parole di Maria Vergine rendono efficacemente l‟espressione : “in qua nocte tradebatur mente la turpe azione che si sta perpetrando conpassus est” (1 Cor. 11,23), che denota la conco- tro l‟ “agnus Dei qui tollit peccata mundi” (GV, mitanza del tradimento e del supplizio salvifico. 1,29), anche se si tratta di un‟iperbole: “sette le La figura di Pietro viene fatta emergere in tutta la spade son ficcate nel cuore/ mi esplode nel petto sua fragilità terrena e diventa una sorta di peco- questo grande dolore”, la resa poetica, grazie ad rella smarrita dopo che il pastore è stato catturato essa, è quanto mai efficace. L‟Autore non assume e pertanto il gregge si è disperso. Ma si ricordi il poi verso Giuda un atteggiamento vendicativo momento della cattura di Gesù nell‟orto degli uli- bensì quello di pietas quando adopera le seguenti vi quando egli dice alle guardie: “Quem quaeri- parole. “Povero Giuda, che si è condannato/ Al tis?” – Chi cercate? . E si offre senza alcuna con- ramo d’un albero egli s’è impiccato/ Gesù Cristo, testazione ad esse venute a catturarlo come un l’Agnello, doveva morire/ il cuore di Maria dovemalfattore (MT 26, 55). E così tramite Pietro si va tanto patire”. Io qui voglio soffermare la mia avvera quanto aveva profetizzato Gesù; ed è pro- attenzione solamente sull‟espressione verbale “doprio al canto del gallo - divenuto per Pietro la veva morire” perché in essa è racchiuso quanto voce di Gesù – che egli si ravvede rendendosi predetto dai Profeti. Il momento della flagellatio conto della gravità del suo rinnegamento (MT, è descritto a tinte forti estremamente crude e reali26, 34-35). stiche che ci ricordano certi dipinti su questo tema Ma su tutti i personaggi si staglia, grazie a Continua a pagina 20 - 15 -


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PROVERBI E MODI DI DIRE - OVVERO ELEMENTI DI PAREMIOLOGIA 1. A' bella 'e ciglie, tutte 'a vonno e nisciuno s s''a piglia. 2. A capa 'e sotta fa perdere 'a capa 'e còppa. 3. 'A cicala canta, canta e pò schiàtta. Esplicatio: Le ragazze molto belle sono corteggiate da tutti ma nessuno pensa di sposarle.Il sesso può far diventare pazzi o scemi. I tipi superficiali se la spassano continuamente e poi fanno una brutta fine.

Riflessio: Sono proverbi antichissimi, che ritroviamo anche nel mondo greco e latino. Fraseologia: Chi è troppe belle poc‟abbàlla – A capa e sotte nu‟ vole pensiére - Chi parle troppe fa „a fine do‟ fesse.

Implicanze semantiche: Nisciùno:dal lat. ne ipsu(m) unu(m):

neppure uno; Capa:dal lat. caput-itis,reso al fem- Sirica Dora minile. Schiattà: dal greco plasso (ά preceduto da sc, nel senso di perdere figura, forma. ______

Antropologia: Il seme dei proverbi è chiaramente

espresso in latino: - Caput imperare, non sessum aut pedes. - Risus abundat in ore stultorum.

Progetto Famiglia Network Filiale Angri CENTRO SERVIZI ANGRI via badia n.6 - Per Privati - Assistenza socio sanitaria alla persona H 24. Ass.nza anziani.. Fax 081/946895 - Cel. 335/8065955 - Cel. 334/7317790 - angri@progettofamiglianetwork.it

Finalmente anche nell’Agro Nocerino- Sarnese si ha la possibilità di accedere ad assistenze specializzate, per gli anziani, per i disabili, per tutti i tipi di malattie e per tutte le problematiche: specialisti nelle cure mediche e nel sostegno degli ammalati, son pronti a raggiungere ogni luogo ed ogni abitazione per portare, a chi ne ha bisogno, i benefici della loro competenza. Un grazie a coloro che si sono adoperati nella realizzazione del progetto. Da settembre, l’iniziativa sarà seguita molto dalla direzione di ANTROPOS IN THE WORLD che darà tutte le informazioni che i lettori della rivista vorranno ottenere.

COOPERATIVA SOCIALE « SAN PIO » VIA SATRIANO 12 - ANGRI ( SA ) – tel. 335 806 5955 – 334 731 7790

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LA PAGINA MEDICA: a cura di Andropos

LE MALATTIE DELL‟AUTUNNO

Una fastidiosa sensazione di stanchezza, mancanza di concentrazione e, a volte, perfino di malessere: è il cambio di stagione, che interferisce con i nostri ritmi. Cosa fare per farsi trovare preparati e in forza? Gli spe-cialisti dell‟équipe di Dietistica di Humanitas Gavaz-zeni di Bergamo, sostengono che il segreto risiede in una corretta alimentazione… di stagione. “In questo periodo è particolarmente importante seguire una dieta equilibrata, ricca di cibi tipici autunnali, che sia in grado di darci il giusto apporto di vitamine, sali minerali e proteine di elevata qualità. Un‟alimentazione basata su frutta e verdura di stagione”. Il rosso dei melograni, il giallo delle patate, il verde delle mele, l‟arancio dei cachi: un arcobaleno di colori e sapori che dalle zucche alle carote, dai limoni all‟uva, dalle pere alle nocciole, egala un importantissimo sostegno al nostro fisico. Lo confermano gli esperti, sottolineando come “frutta e verdura autunnale rappresentano un vero e proprio fortino di salute: ricche di vitamine, minerali, fibre e antiossidanti contrastano l‟invecchiamento, prevengono malattie come arteriosclerosi e infarto. Addirittura, il melograno è in grado di offrire una buona protezione anche in caso di disturbi cardio-vascolari”. Anche i legumi come come i ceci, i fagioli, l‟orzo, il farro e lelenticchie giocano un ruolo molto importante in questa stagione. Perché? “I legumi contengono una buona quantità di proteine ad alto valore biologico e ricche diamminoacidi essenziali, fondamentali per il benessere del nostro organismo. Le lenticchie, per esempio, sonoricchissime di ferro e dunque perfette nell‟alimentazione diindividui anemici o che soffrono di carenza di ferro. L‟unica controindicazione dei legumi è che possono dare sensazione di gonfiore a livello intestinale, ma il problema viene facilmente risolto se assunti in modiche quantità o passati come puré. Ottime fonti di proteine vegetali e con un buon grado di digeribilità, ben si associano ai cereali. Sì allora a pasta e fagioli, pasta e ceci, pasta e lenticchie: ottimi piatti unici gustosi, genuini, nutrienti ed ipocalorici”. Che dire invece del re indiscusso della tavola autunnale, ossia il fungo? Frutto dei boschi amato da moltissimi e raccolto con passione è un alimento gustoso e prelibato. Ma cosa sappiamo a riguardo? Quali sono le sue proprietà nutrizionali? “Ricco di fibra cellulosa e chitina (elemento primario della struttura dello scheletro degli animali) il fungo ha un apporto calorico bassissimo ed è tra i frutti naturali ilmeno digeribile in assoluto ed in grado di sviluppare facilmen-

II PARTE

te fenomeni di intolleranze alimentari. Composto per la maggior parte di acqua, contiene minerali, zuccheri e idrati di carbonio, svariate proteine differenti a seconda delle specie ed alcune vitamine come la A e la D. I funghi si possono mangiare anche crudi, come i classici champignon o i porcini in insalata, ma per la maggior parte delle varietà si consiglia la cottura, proprio per evitare possibili rischi di intolleranze. La cottura inoltre ne migliora la digeribilità, ma soprattutto serve ad eliminare eventuali parassiti presenti. Soprattutto, è consigliabile evitare di conservare i funghi in contenitori di alluminio o rame, per evitare lo sviluppo di formazione di composti tossici, dovuti al contatto del fungo con questi metalli; perciò è da preferire l‟utilizzo di materiali quali terracotta, inox o vetro. I funghi, infine, sono sconsigliati alle persone con problemi gastrointestinali perché potrebbero incorrere in ulteriori complicanze. In gravidanza sono tollerati, mentre attenzione maggiore va riservata ai bambini perché possono sviluppare allergie”. Infine, visto che l‟autunno precede l‟inverno, come prepararsi al meglio ad affrontare l‟imminente arrivo della stagione fredda? Quali sono gli alimenti da privilegiare per rafforzare le difese immunitarie? ”Innanzitutto gli agrumi, che grazie al loro apporto di vitamina C sono necessari e fondamentali per chiunque voglia rafforzare le proprie difese immunitarie. Appena possibile, via libera quindi a spremute d‟arancia e/o pompelmo, che insieme alle verdure e ai legumi come fagioli, ceci, farro e orzo, sono i migliori alleati e compagni di una tavola tinta di colori autunnali”. Cristina Florio

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Veritas filia temporis. La verità è figlia del tempo


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I GRANDI PENSATORI: a cura di Andropos

MARCO AURELIO « La morte sorride a tutti; un uomo non può far altro che sorriderle di rimando.» M. A.

Cesare Marco Aurelio Antonino Augusto (noto anche come Marco Annio Vero) nasce il 26 aprile 121 d. C a Roma. La sua famiglia, originaria della Betica, è importante: il padre, infatti, è un console. Il giovane Marco riceve un'educazione dal maestro Frontone, che gli impartisce lezioni di retorica. E' anche interessato alla filosofia stoica. Nel 138 d. C. viene adottato dall'imperatore Antonino Pio, per cui prende il nome di Marco Aurelio Valerio. L'anno successivo l'imperatore lo proclama erede al trono imperiale e Marco prende il nome di Aurelio Cesare, figlio del Pio Augusto. Nel 140 d. C. ricopre la carica consolare per cinque anni. Nello stesso anno sposa Faustina, la figlia dell'imperatore, da cui avrà due figli. Nei due anni seguenti ottiene altri due titoli indispensabili per poter diventare in futuro imperatore roma-no, la tribunicia potestas e l'imperium proconsolare. Con la fine dell'impero di Antonino Pio, nel 161 d. C., diventa imperatore insieme al fratello adottivo Lucio Vero; per la prima volta nella storia imperiale Roma ha due Cesari, ma Marco ha maggiore rilevanza nella conduzione dell'Impero. Sotto il suo principato porta avanti una politica rispettosa del Senato romano e non di tipo assolutistico. Garantisce al Senato di esprimere la sua opinione in merito alla politica da lui condotta, di decidere in merito a innumerevoli affari statali, come ad esempio il diritto di esprimere il proprio parere in caso di dichiarazioni di guerra da parte degli altri popoli. Permette agli uomini di tutte le Provincie romane di accedere a tutte le cariche amministrative importanti dell'impero romano e cerca anche di creare nuove vie di natura commerciale, cercando di entrare a patti con la Cina. Tra i provvedimenti presi dall'imperatore in politica interna si ricordano: la creazione dell'anagrafe con cui le famiglie avrebbero dovuto registrare i propri figli entro trenta giorni dalla nascita, la divisione dell'Italia in quattro distretti a capo dei quali vi sono i juridici, l'istituzione della figura del pretore che deve tenere sotto controllo le tutele, il controllo delle finanze imperiali in modo tale da garantire dei mezzi finanziari per la realizzazione di importanti opere pubbliche come il risanamento della rete stradale dell'Impero. La grandezza d'animo di Marco Aurelio è nota nell'antica Roma, poiché decide di emanare numero-

si provvedimenti per cercare di migliorare le condizioni di vita degli schiavi, di permettere che venga riconosciuto il diritto naturale per ciò che riguarda l'eredità; tra le iniziative c'è quella di garantire fondi alimentari per i bambini. Un‟altra importante decisione da lui presa è quella mirante a eliminare la pratica della tortura sia verso gli uomini più importanti di Roma sia verso gli uomini liberi dell'Impero.Garantisce altri diritti in favore degli schiavi, come ad esempio il diritto d'asilo per quegli schiavi che lasciano un determinato luogo per potersi rifugiare per un determinato periodo in un altro. In politica estera l'imperatore sarà impegnato per il resto della sua vita alla difesa dei confini imperiali. I Parti continuano ad attaccare i confini delle Provincie orientali dell'Impero romano, per cui Marco Aurelio invia Lucio Vero nelle Provincie orientali, che deve comandare e difendere. Nel 166 d. C. Vero, alla guida delle truppe imperiali, riesce a sconfiggere i Parti, mostrando la sua grande lealtà all'imperatore fino all'ultimo istante della sua vita. Grazie a Lucio Vero la situazione nei confini orientali dell'Impero torna alla normalità, garantendo quindi a Marco Aurelio di trarre numerosi benefici dalla pace con i Parti. Dopo la morte di Vero, le popolazioni del Nord iniziano a presentarsi in modo pressante nell'area di Aquileia, a nord dell'Impero e per l'imperatore è difficile gestire questo grande problema.Per porre fine a questa grave situazione, decide di prendere in mano la situazione e, essendo alla guida delle Legioni romane, partecipa a una serie di battaglie (nei territori imperiali di Rezia, di Norico, della Gallia Cisalpina). Fino al 175 d. C. è costretto a stabilirsi per tanto tempo nel fronte pannonico, poiché coinvolto nelle varie campagne militari contro le popolazioni germaniche. Marco Aurelio torna nel campo di battaglia e nel 179 guiderà l'esercito romano in quella che sarà la sua ultima campagna militare.Marco Aurelio Valerio muore a Vindobona il 17 marzo del 180 a causa della peste. Dopo di lui l'Impero romano inizia il suo declino anche a causa di Commodo, suo figlio.

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PAZZIA D‟AMMURI

(II parte)

Dalla raccolta “Il gusto della vita” di Franco Pastore cod. IT\ICCU\PUV\1362615 – Palladio 2006 – pagine 15 / 16

- Tu si‟ Cosimo di compare Danisi? – - Si – risposi - Si‟ crisciuto in fretta, sembri „n‟òmmo – - Certu chi so‟ n‟òmmo, „nu mi vìri?Mi guardò con attenzione e sorrise maliziosamente, poi, non mi degnò più di uno sguardo. Quando iniziammo a lavorare, era sempre la prima a correre e ad eseguire gli ordini di mastro Antonio, né si faceva mai riprendere per qualche mancanza, anzi, faceva il lavoro di dieci uomini, senza mai lamentarsi. Tre mesi dopo, la casa era già terminata. - Domani cambiamo cantiere! – disse mastro Antonio, alla sera del primo sabato di settembre. - A mettere i pavimenti alle tre camere di sopra resteranno solamente Cosimino e Giulina.Appena avranno finito, ci raggiungeranno all‟altro cantiere!- Come voi dite, Tatò ! - rispose Angela con accondiscendenza. Il volpino era già ad attenderla nel viottolo ed ella lo raggiunse, camminando allegramente, come se si fosse riposata tutto il giorno. Gli uomini si girarono a guardarla, ma lei, senza curarsi di nessuno, corse incontro al cane, fischiandogli da lontano. La vidi scomparire in lontananza, ed i miei compagni fecero commenti, che mi mandarono il sangue alla testa: - Hai vistu? Tenu „nu cùlu ch‟è nu zùccheru!- „E mastu Tatonno ci ha datu „stù scarcillu!- „E vùi vi futtìti, signuri miei !- risposi con rabbiaQuel lunedì mattina, alle quattro ero già sveglio. Mi lavai e mi lustrai, come per andare ad una festa ed alle sei e trenta ero già sul cantiere. Lei era lì e si dava da fare con gli arnesi per impastare e trasportare il malto per le mattonelle. - Giorno!- sbiascicai, rosso in viso e lo sguardo vergognoso ed imbranato di adolescente. - Giorno!- mi rispose, sorridendomi per la prima volta. Lavorammo per tutto il giorno, tranne una breve pausa per il pranzo, ed all‟imbrunire, ci salutammo davanti casa sua: - Dimàni ti portu ìe lu pane !- disse, sfiorandomi la mano e scomparendo rapidamente dietro l‟uscio. Dormire era oramai impossibile, già da qualche notte. Il buio alimentava piacevolmente i miei sogni, con

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mille disegni che, incredibilmente peccaminosi, si affacciavano nella mente stravolta da una passione nuova, per l‟età. Le avevo già strappato i panni di dosso, così come avevo già immaginato i suoi baci e le mie carezze audaci. Anche quella notte, feci, ripetutamente, all‟amore con lei, col desiderio che mi faceva battere forte, forte il cuore. Alle sette, ero lì ad attenderla, con una strana febbre addosso che mi faceva tremare le mani e le gambe. Il sole illuminava i tetti rossi delle case e la campana della chiesa annunciava la fine del rosario mattutino. - Vieni, Zuzù!- la sua voce mi sembrò musica di violino, in quella splendida mattinata di settembre. Guardai l‟orologio di mio padre, erano le sette in punto. Venne verso di me, senza l‟ombra di un sorriso e mi guardava fisso negli occhi, come a tirarmi l‟anima; aveva gli occhi stanchi ed i capelli tirati all‟indietro. Mi si piazzò davanti, a gambe larghe e mi sfiorò le labbra con il pollice della mano destra, mentre carezzava il mio viso di fuoco. - Sei caldo, cùmme si tinìssi la febbre – disse con una voce, che era nuova per me- Zuzù, vavattìnni! – Il cane andò via di corsa e scomparve rapidamente nel viottolo. - Andiamo a faticàri! – disse ad un tratto e si avviò dentro la casa, mentre seguivo allucinato i suoi passi e le forme vive del suo corpo. La prima camera era già completa e la seconda era pronta per essere pavimentata. Tutto il materiale era nel terzo vano, insieme ad un gran mucchio di segatura, per la pulizia e l‟asciugatura dei pavimenti. Vi entrai e la vidi. Era bellissima. Il seno mi guardava intrigante e prepotente, mentre il corpo sinuoso si reggeva su due gambe lunghe e diritte, come colonne di alabastro. - M‟hai stregata, mi disse, so‟ dòie notte ca nu‟ dormo – Mi rifugiai tra le sue braccia, emettendo una sorta d‟invocazione, che sembrò un singhiozzo, ed incominciai a prendere tutto di lei: i suoi baci, il suo profumo, il suo calore, senza mai stancarmi di carezzarla. (Continua)


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Presentazione al “Nazareno” di A.Mirabella da pag. 15 come quello del Caravaggio che ci consente di fruiIl Nazareno re pienamente della sofferenza di Cristo, soprattutto se si guardano quegli occhi simbolo di piena accettazione del sacrificio compiuto per la redenzione dell‟umanità. Nei versi il narratore entra pienamente nella descrizizione in cui presenta semANDROPOS IN THE WORLD pre elementi di forte pathos, che rendono bene la tragedia; basti ricordare termini quali sudore freddo, viso contratto, la carne che si strazia, mille ferite, e così via. Ma tutta l‟azione scenica è caratterizzata anche da un forte senso di disappunto, non disgiunto dall‟ironia, (nel senso greco di EIRÒNEÌA) come quando essa viene definita dal Pastore come una farsa. L‟Epilogo ci rappresenta, e ci fa chiedere sia attraverso la voce dell‟io narrante che quella degli

Franco Pastore

altri personaggi, come mai possa sussistere un dolore così incommensurabile come quello di Maria Vergine!. Quei chiodi che hanno trafitto Cristo, anche la Madre li sente, e li sente grazie alla forza dell‟Amore materno, nella propria carne: ma, fortunatamente, grazie alla certezza della Resurrezione il dolore può mitigarsi. La chiosa finale si può comparare ad una composizione musicale, che dopo aver raggiunto suoni acuti, (climax in senso poetico) progressivamente essi si abbassano sino a scomparire lasciandoci in una sorta di silenzio eloquente. Le parole del narratore con il suo riferimento al panta rei e con il riconoscere il valore dell‟«Eterno che nutre d‟immensità il mio essere niente» c‟inducono alla riflessione sull‟autentico senso dell‟esistenza terrena, sul vivere futile se non è suffragato dalla fede in Dio, in quel Dio che ci ha salvato, con un atto d‟amore ( caritas ) mediante il sacrificio del figlio, dal peccato originale di superbia (Gen.3, 1-7), che purtroppo viene perpetrato quotidianamente da tutti . A. Mirabella

DOV‟E‟ IL MONDO? SIRIA DUE Σσρία δύω

Nel folle fragore, pianto di bambini, paura e dolore tra i lettini. La morte dice: - Ora comando io!E‟ questo è l‟uomo che somiglia a Iddio? E mentre il mondo ignora il sangue a frotte, il pianto esonda ... un urlo nella notte!

________________ DA “Controcorrente” di Franco Pastore Cod e-book: GGKEY:Y5WH1NSQ4K3.

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PIATTI TIPICI DEL MEDITERRANEO - A cura di Rosa Maria Pastore

Le carni dell‟agnello e del capretto, tenere e sa- Il castrato e il montone hanno la carne di colore porite, sono molto usate per preparare piatti più o rosso vivo, a grana fine, profumo aromatico molto meno elaborati, ma sempre ottimi e gustosi. Il lo- accentuato, grasso bianco; sono i migliori verso la ro consumo è notevole durante le ricorrenze pa- fine dell‟estate, quando termina il periodo del pasquali e in primavera, meno nei mesi di caldo. scolo in montagna e gli animali meno grassi e più Se ne fa un grande uso specie in Sardegna, nel asciutti. Lazio e nell‟Abruzzo dove costituiscono la base Il capretto è il piccolo della capra; viene maceldi piatti tipici regionali prelibati e saporitissimi. lato molto giovane, al massimo a 3 o 4 mesi, suSolitamente la scelta cade sugli animali giovani perati i quali la sua carne diventa dura e stopposa, perché più teneri e con sapore più delicato, anche con sapore troppo accentuato di selvatico; la sua se le carni degli animali adulti (montone e castra- carne è molto simile a quella dell‟agnellino da to) sono pure molto nutrienti e saporite. latte, di colore bianco-roseo, magra, tenera e deliL‟agnello è il figlio della pecora ed è considerato cata, ma nello stesso tempo gustosa e di facile tale fino all‟anno; in campo culinario si distingue digeribilità, il periodo migliore per consumare il tra agnello da latte e agnello comune o agnellone, capretto sono i mesi primaverili. intendendo con la prima definizione un animale Le buone qualità di un agnello e di un capretto si di 4 o 5 chilogrammi, nutrito di solo latte e che giudicano dalla forma del dorso, che deve essere non ha ancora brucato l‟erba; con la seconda l‟a- piuttosto largo e ben ricoperto di carne; dal grasso gnello già svezzato, ma che non ha ancora rag- interno sodo, bianco e abbondante soprattutto ingiunto il suo completo sviluppo. I pregi della car- torno ai rognoni che devono avere un colore rosa ne decrescono con l‟aumentare dell‟età; gli agnel- pallido; dalla compattezza della carne delle cosce li migliori sono quelli che hanno 2 o 3 mesi di vi- che deve risultare morbida ma nello stesso tempo ta al massimo, uccisi nel periodo tra dicembre e elastica. Le carni dell‟agnello e del capretto, conluglio. Nell‟Italia centrale e nel Lazio in modo siderate “carni bianche”, risultano di più facile diparticolare, l‟agnellino da latte viene chiamato gestione se arrostite senza aggiunta eccessiva di “abbacchio” (il nome deriva dal sistema antichis- condimenti e aromi. simo di ucciderlo con un colpo secco di bastone); La carne del castrato e del montone, essendo piutun tempo l‟abbacchio non doveva superare i 30 o tosto grassa, risulta difficilmente digeribile, poco 40 giorni, mentre attualmente il termine è piutto- adatta perciò a chi ha problemi di stomaco e di sto elastico e indica quegli agnellini che hanno fegato; solo le parti muscolose come le cosce, se già superato abbondantemente il mese di vita. Se liberate dal grasso, sono più leggere e nutrienti. durante il periodo dell‟allattamento l‟agnellino La lenta ma costante diminuzione dei pascoli e, di subisce l‟amputazione della coda e la castratura conseguenza, delle greggi ha portato la carne degli dopo 12 mesi diventa “castrato”; è invece chia- agnelli e dei capretti a prezzi piuttosto elevati, conmato “montone” l‟agnello integro maschio che ha siderando anche il loro scarso grado di rendimento superato l‟anno di età. L‟agnello da latte si rico- (bisogna infatti calcolare a persona circa 250 gramnosce per il colore bianco-roseo della sua carne, a mi di carne con l‟osso).Oggi è facile trovare in grana fine e consistenza molle; al taglio deve commercio, a prezzi meno alti, animali surgelati essere poco resistente, con l‟odore richiama il che provengono dall‟Est europeo e dalla Nuova latte con cui è stato nutrito e con poco grasso. Gli Zelanda, ma in genere si tratta di bestie non molto agnelli che hanno superato i tre mesi si ricono- giovani che non sempre incontrano il favore e il scono per il colore leggermente più scuro della gusto dei consumatori italiani. Agnello e capretto carne, la maggiore quantità di grasso interno, che devono essere consumati freschi, senza frollatura; deve tuttavia essere sempre bianco e sodo, il per questo è consigliabile cucinarli nei mesi inversapore leggermente più aromatico e la carne più nali o primaverili, evitando così il facile pericolo consistente. che col caldo acquistino odore e gusto sgradevole. - 21 -


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I VARI SISTEMI DI COTTURA Arrosto allo spiedo – L‟agnello e il capretto da latte possono essere cotti interi, ben legati affinché non perdano la loro forma, oppure cucinati a quarti. Il cosciotto e la spalla in particolare possono essere arrostiti sia con l‟osso che senza; la carne, prima di essere cotta, deve essere salata e pepata, profumata con aglio e rosmarino o altre erbe aromatiche, cosparsa di burro fuso o spennellata con olio e posta su fuoco vivace e calcolando quaranta o quarantacinque minuti di cottura per ogni Kg di carne.

sul fondo del recipiente o con qualche mestolino di brodo bollente al fine di mantenerla morbida. Alla griglia o sulla piastra – Questo tipo di cottura è adatto soprattutto per spiedini, costolette, nodini e filetti; il fuoco deve essere fatto con legna o carbonella di legna, senza fiamma ma su brace ben accesa e rossa, già ricoperta da uno strato di cenere bianca, in modo che la carne cuocia lentamente. Durante la cottura la si dovrà girare di tanto in tanto, così che risulti uniformemente dorata e croccante prima di metterla sul fuoco, la carne va spennellata con burro fuso; se precedentemente era stata messa in infusione, durante la cottura si può irrorarla con il liquido della marinata. Le costolettine, in precedenza cosparse con il burro fuso si possono anche passare nel pangrattato prima della cottura alla griglia o alla piastra. Se si usano le bistecchiere, siano esse elettriche o da porre direttamente sulla fiamma o sulla piastra elettrica, è utile ricordare che devono essere molto calde ma non roventi.

Le carni di agnello e di capretto risultano ottime anche senza l‟aggiunta di altro condimento all‟infuori del sale e del pepe. Sia l‟agnello che il capretto si preferiscono cotti su fuoco di legna, sul quale si fanno bruciare anche sarmenti di vite, rametti di rosmarino, timo, mirto e altre erbe odorose che servono a profumare la carne e ad eliminare in parte il sapore selvatico. Arrosto al forno – Per questo sistema di A lesso – per questo tipo di preparazione si usano cottura è necessario, prima di cucinare la carne, preferibilmente il cosciotto di agnello non da latte picchettarla con spicchi d‟aglio ed erbe aroma- e anche il petto. Il cosciotto, privato del grasso etiche inserite in modo da non rompere i musco- sterno in eccesso, deve essere immerso in una casli e le fibre della carne; se la carne è molto seruola ovale, contenente una quantità di acqua in magra, cosa assai facile nel capretto, è consi- ebollizione sufficiente a ricoprirlo interamente; si gliabile lardellarla con striscioline di pancetta o uniscono sale, carote, cipolle e rape a pezzi, chiodi lardo; occorrerà poi legare ben e il pezzo di di di garofano, prezzemolo, timo, alloro, sedano e carne con uno spago bianco e accomodarlo in patate intere. Si lascia cuocere a fuoco molto basuna teglia di giusta misura fornita possibilmen- so, con l‟acqua a ebollizione appena percettibile, te di una griglia che, posta sul fondo, isoli la calcolando quaranta minuti circa di cottura per carne in modo da non toccare la base del reci- ogni kg di carne. Il cosciotto si serve caldo acpiente. Si dovrà irrorare con burro fuso e cuo- compagnato da tutte le verdure aggiunte durante cere a calore moderato calcolando una quaranti- la cottura, che ogni commensale condirà a proprio na di minuti per ogni chilogrammo di carne. piacimento. È importante ricordare di cospargere spesso la R.M.Pastore carne, durante la c ottura, con il sugo che si forma - 22 -


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IL PONTE DEI SOSPIRI – DALLE OPINIONI ERETICHE Poco male. Il Ponte sullo Stretto è soltanto una delle tante bufale toscane, una delle tante promesse da marinaio che un Renzi allo sbando andrà snocciolando da qui al prossimo 4 dicembre, nella lunghissima campagna elettorale che il Vispo Tereso ha voluto per tentare di arginare l'armata dei NO che s'ingrossa ogni giorno di più. Il ponte con tutto il resto: riduzione delle tasse, aumento delle pensioni, incentivi alle imprese, eccetera, eccetera, eccetera... tutti tasselli del colossale voto di scambio che il furbetto fiorentino vorrebbe congegnare per guadagnare consensi. Con quali soldi? Senza soldi, facendo debiti. È questa la "flessibilità" che il mattacchione chiede all'UE: la possibilità di fare nuovi debiti (che do vremo pagare noi). Oramai, per il nostro debito pubblico è un nuovo "record storico" ogni mese: 2.241 miliardi di euro a maggio, 2.248 a giugno, 2.252 a luglio... in attesa dei dati di agosto. Il ponte, quindi, non si farà. Ma, quand'anche ci fossero i soldi, non si dovrebbe fare. Almeno, se condo la mia modesta opinione "eretica". Opinio ne già espressa l'anno scorso sulle colonne di "Social", con il pezzo che ‒ benché un po' "da tato" ‒ ripropongo adesso all'attenzione dei lettori: PONTE SULLO STRETTO? NO, GRAZIE La Sicilia cade a pezzi: strade, acquedotti, fognature, edifici e strutture una volta al servizio del pubblico. Intanto, i soliti noti continuano a gingillarsi con progetti mastodontici, spacciati come il toccasana per risolvere, se non tutti, al meno i principali mali della Sicilia (e della Calabria). Come se i lavori per il famigerato ponte sullo Stretto (perché è a questo che principalmente mi riferisco) potessero non finire mai; o come se, giunta inevitabilmente la fine, gli operai e i piccoli imprenditori dell‟indotto potessero campare di ricordi. E intanto – ma di questo nessuno sembra preoccuparsi – si sarebbe distrutta per sempre una realtà economica non stratosferica, ma comunque di certo rilievo e – quella si – destinata praticamente a durare per sempre. Mi riferisco alle industrie (la pubblica e la privata) dei traghetti, e a tutto ciò che queste muovono – a Messina come a Reggio Calabria – in termini di sviluppo e di occupazione, per tacere di un corposo indotto. Così come nessuno sembra preoccuparsi delle gravis sime incognite relative alla sicurezza di un ponte siffatto, mai realizzato fin‟ora, almeno non con

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DI MICHELE RALLO queste dimensioni da fantascienza (tra Scilla e Cariddi ci sono più di 3 chilometri!). Qualcuno si ricorda che quella è una zona fortemente sismica? E qualcuno ha preso in considerazione che una struttura del genere potrebbe attirare le attenzioni di tutti i terro risti e di tutti i pazzi del Mediterraneo? Eppure, la politica non sembra essersi accor ta di tutto ciò, e va avanti a testa bassa. Aveva iniziato Berlusconi, nella sua ricerca continua (e quasi sempre sbagliata) di grandi opere e di grandi progetti per creare ricchezza. Adesso il progettone ha trovato nuovi sponsor: in primo luogo Angelino Alfano, sempre alla disperata ricerca di un alibi per giustificare il “soccorso azzurro” al governo; e lo stesso Renzi, anche se – bontà sua – ha detto che prima andrebbe risolto il problema dell‟acqua per Messina. Ecco, il punto è proprio questo: alla Sicilia non serve il ponte sullo Stretto, bensì l‟adeguamento delle sue infrastrutture agli standard di modernità, funzionalità e sicurezza delle altre grandi regioni italiane; non abbiamo bi sogno d‟interventi faraonici, ma soltanto di autostrade che non si sbriciolino, di ponti che non crollino, di ferrovie che non vadano a passo di lumaca, di acquedotti che non svaniscano nel nulla, di fognature che non scoppino. Non ci servono 8 miliardi e mezzo di euro (17.000 miliardi delle vecchie lire) gettati nel pozzo senza fondo di un unico grande progetto, peraltro destinato ad arricchire in larghissima parte imprese non siciliane; ci serve piuttosto che quegli stessi 8 miliardi e mezzo vengano distribuiti sull‟intero territorio dell‟Isola (pos sibilmente senza passare per le mangiatoie regionali) e destinati a revisionare o, più spesso, a sostituire le scalcinate infrastrutture che ci impediscono di competere alla pari con le regioni del Centro-nord: ponti, strade, ferrovie, acquedotti, depuratori e tutto il resto. Si otterrebbe, così, un duplice risultato: promuovere il progresso reale della Sicilia, e distri buire i benefìci di questa autentica “grande opera” su tutto il territorio regionale. Avete idea di quanto verrebbe a costare un solo chi lometro del famigerato ponte? E avete idea di quanti chilometri di acquedotti (più efficenti di quello di Messina) si potrebbero realizzare con quella cifra? ( Continua a pagina 26 )


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STORIA DELLA MUSICA - A cura di Ermanno Pastore

MUSICA LEGGERA-NUOVE TENDENZE

IX PARTE – DEATH METAL Ci sono numerose teorie riguardanti l'origine del Il death metal trovò terreno fertile anche nel "Vectermine "death metal". Certe fonti sostengono che fu chio Continente", soprattutto nei paesi scandinavi. Quest un giornalista floridiano ad inventare il nome per gruppi trassero ispirazione in particolare dal death metal identificare il genere suonato dai Death, chiamandolo di Autopsy e Carcass e dalla scena Hardcore punk già "Deaths Metal".Altri sostengono che i Possessed allora sviluppata in scandinavia. La Svezia, in particoniarono questo nome con il loro primo demo chia- colare, vide la proliferazione di noti gruppi del genere. mato proprio Death Metal (1984) e la canzone omo- Tra i più estremi sono da citare gli Entombed, i Disnima è inserita nel disco Seven Churches. Altri riten- member, i Grave, i Bloodbath e gliHypocrisy. Alcune di gono che esso derivi dal nome di una fanzine chiamata queste band partirono come gruppi di death metal clas"Death Metal" di Thomas Fischer e Martin Ain degli sico e trasformarono il loro suono negli anni rendendolo Hellhammer (entrambi futuri membri dei Celtic Frost). più melodico, permettendo di dare i natali al filone Un'altra ipotesi è che la derivazione di questo nome melodic death metal. Sulla scia di questi gruppi nacprovenga da una demo dei Death intitolata Death by quero altre famose formazioni come Dark TranquilliMetal (1983), pubblicata quando ancora si chiamavano ty,In Flames, At the Gates, Soilwork e Ceremonial Oath. "Mantas". Ugualmente ai Possessed, anche gli OnslauIn Finlandia si sviluppò una vasta scena che rimase ght nel loro primo album Power From Helldel 1985, è quasi totalmente nell'Underground caratterizzata da presente una traccia intitolata Death Metal. accordature basse e sonorità cupe e ipnotiche. Tra i Grazie ai gruppi sopra citati, il genere iniziò a dif- maggiori esponenti del genere si annoverano iDemigod, fondersi rapidamente, prima nella madrepatria Florida, i Demilich, gli Abhorrence, gli Xysma, i Disgrace e poi in tutti gli Stati Uniti ed infine nel resto del mondo, i Convulse. I Demilich, in particolare, proposero una in particolar modo in Europa. Dalla Florida uscirono versione molto tecnica e sperimentale del classico death altre band illustri quanto i Death, vale a dire Obi- finlandese. Pochi gruppi finlandesi guadagnarono il tuary e Morbid Angel. successo, tra questi si possono citare Amorphis e I primi si distinsero immediatamente con il loro Sentenced. Questi gruppi tuttavia presentavano meno death metal caratterizzato, perlopiù, da tempi lenti ed enfasi sullo stile cupo dei conterranei e si sono discostati ossessivi, il tutto riscontrabile, ad esempio, nei di- quasi sin dall'inizio dalle coordinate stilistiche del death schi Slowly We Rot (1989) e Cause of Death (1990). I metal tradizionale. secondi invece, con Altars of Madness (1989) e BlesIn Gran Bretagna il death metal ebbe una grande sed Are the Sick (1991), esternarono un death metal più influenza sui gruppi grindcore. I Napalm Death, ad feroce e parzialmente contaminato dal grindcore bri- esempio, dopo gli esordi grindcore con Scum e From tannico (non a caso, i componenti Pete Sandoval e Enslavement to Obliteration iniziarono a passare ad un David Vincent suonavano, in passato, in un gruppo violento death metal con Harmony Corruption. Idem grind, i Terrorizer). Nella stessa zona nacquero i Dei- i Carcass che si avvicinarono sempre più al death metal cide, anch'essi esecutori di un death violento ed ar- con Symphonies of Sickness (1989) e la loro evoluzione ricchito con tematiche sataniste ed anticristiane. divenne più tecnica e melodica con Necroticism – DeNel giro di poco tempo in varie zone degli Stati scanting the Insalubrious (1991), mantenendo comunUniti e del Canada iniziarono a fiorire altre band molto que le loro tematiche riguardanti, prevalentemente, attive e importanti come Gorguts, Malevolent Crea- autopsie. Altri gruppi britannici da citare sono Benetion, Cannibal Corpse, Necrophagia, Suffocation,Mas- diction, Bolt Thrower e Cancer. Nel resto d'Europa si sacre, Autopsy, Rotting e Kataklysm. misero in luce gli olandesi Gorefest, Sinister e Asphyx, i tedeschi Necrophagist e Obscenity, i francesi Loudblast e Kronos ed i polacchi Vader. In Italia si distinsero i pionieristici Gory Blister, i Detestor e i Sadist. Il death metal portò innovazioni a suo tempo, dal punto di vista stilistico e tecnico. Le sue peculiarità sono ritmiche veloci, bruschi cambi di tempo, testi morbosi e voci gutturali. La struttura musicale del death metal può variare dal semplice e brutale fino al complesso e raffinato. La chitarra presenta un suono ancor più distorto rispetto al passato e sonorità molto più basse rispetto al thrash e al classico metal. Tecniche chitarristiche sovente usate sono il palm muting e il tremolo picking.

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Antropos in the world POLITICA E NAZIONE – OVVERO IL PENSIERO DELLA GENTE COMUNE

Quando l‟incoerenza è palese Roberto Giacchetti, esponente del PD e super renziano, il 6 giugno 2002, per ostacolare il progetto di Silvio Berlusconi che nella sua agenda politica aveva programmato di creare il collegamento tra Messina e Reggio Calabria commento l'iniziativa in modo acido: " I siciliani non hanno l'acqua ma presto, grazie al ponte, avranno una via di fuga". Lo stesso Renzi non aveva mai manifestato inte-resse per l'opera e cosi tutto il PD. Anzi la sinistra, compatta, sbarrò la strada a Berlusconi.Bersani disse che era una presa in giro solo il proporre l'opera. La Finocchiaro, con altri esponenti della sinistra, considerarono l'opera un capriccio di Berlusconi e fecero di tutto per contrastarlo. Per affondare del tutto l'iniziativa del centrodestra, il PD, per bocca del consigliere economico di Renzi, sentenziò che necessitava superare la gestione dissennata dei fondi comunitari con opere inutili come il ponte sullo stretto di Messina. Anche l'enigmatico ed invisibile ministro Dario Franceschini disse che il solo proporre una tale opera era una presa in giro inqualificabile. Oggi, che Renzi ha inserito nella sua agenda politica la realizzazione del ponte, sono spariti tutti i contestastori di ieri con le motivazioni che ponevano a sostegno della loro ferma opposizione. Dove è finito il refrain, ripetuto negli anni fino allo sfinimento: "con tutti i problemi che ci sono nel Meridione il ponte non è una priorità " ? Anche per le Olimpiadi 2024 è successo la stessa cosa, il che evidenzia la doppia moralità di un partito. Il fumoso governo Monti disse no alle olimpiadi 2020. A sostegno del suo no, Monti disse, spegnendo il sogno di milioni di italiani, che erano troppo elevati i fondi da utilizzare per realizzare questa manifestazione. Aggiunse anche che le Olimpiadi di Atene avevano contribuito al dissesto finanziario della Grecia. Tutto il mondo sportivo rimase indignato e deluso dalla decisione di Monti ma il PD e la sinistra italiana appoggiarono il maldestro governo Monti. Oggi, che siamo ancora in piena crisi economica ed in continua recessione, dopo il fallimento di tre governi di sinistra, il PD si scandalizza se a dire no alle Olimpiadi del 2024, per le stesse identiche motivazioni, è un altro soggetto politico. Difatti tutta la sinistra, dopo solo quattro anni dal no di Monti, è insorta, con scarsa serietà e responsabilità, contro il no espresso dalla Raggi.

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Tutti gli esponenti di sinistra hanno assunto una posizione diametricalmente opposta a quella assunta con Monti degli anni addietro, solo perchè l'avversario da colpire era di un altro partito. Lo stesso Renzi, anche in questa occasione, facendo un gioco di partito sporco, si è scagliato contro la Raggi ripetendo, tra l'altro, le accuse che l'allora sindaco di Roma Giorgio Alemanno profferì contro il premier Monti : "Brucia la possibilità di ottenere miliardi di investimenti pubblici e privati per la città e decine di migliaia di posti di lavoro".

Ma come ? Se il PD dice NO è tutto normale ma se a dire no è un altro soggetto politico le cose cambiano e gli avversari vanno combattuti e messi alla gogna? Questo comportamento è davvero disdicevole, purtroppo la doppia morale di un partito ci ha abituato a questo ed a altro. Basta mettere in fila i fatti per capire l'ipocrisia e l'incoerenza del comportamento di una parte della sinistra italiana, che è sempre rigida e intransigente con gli altri e ipergarantista e autossolutoria con i propri compagni di partito.

Mario Bottiglieri

Vitium impotens, virtus vocatur. (Il vizio che non ha più forza si chiama virtù)


Antropos in the world Il ponte dei sospiri - di Rallo – Continua da pag.23

Avete idea di quanto verrebbe a costare un solo pilone del ponte? E avete idea di quanti viadotti (più soldi di quello di Himera) potrebbero costruirsi con quegli stessi soldi? E, invece, le scelte di politica economica del l‟attuale governo sono – se possibile – più ostili alla Sicilia e al Sud di quanto non fossero quelle dei governi del passato. Non credo, per esempio, che nella storia dell‟Italia repubblica na ci sia mai stato un governo che – come l‟attuale – abbia previsto in finanziaria che, delle somme assegnate al sistema ferroviario nazio nale, il 99% vada al Nord e soltanto l‟1% al Sud. (...) Ecco la “filosofia” che presiede al l‟intera politica infrastrutturale del Governo Renzi – grandi opere comprese – nei riguardi della Sicilia e del Sud. Ma, torniamo al ponte sullo Stretto: non ci serve, non lo vogliamo. Vogliamo, invece, che i nostri viadotti non crollino un mese dopo la loro inaugurazione. Vogliamo che una città come Messina non

venga lasciata senz‟acqua per venti giorni. Vogliamo che un viaggio in treno Trapani-Palermo duri 40 minuti e non 4 ore. Vogliamo che un porto strategico, come quello di Trapani, ab bia il suo spazio e non venga soffocato a bene ficio della concorrenza. Vogliamo tante piccole cose che facciano della Sicilia un paese civile. In fondo, ci accontentiamo di poco. M.Rallo

Tout Va Très Bien Madame La Marquise Canzone del 1934, musica di Ray Ventura, testo di Paul Misraki Allô Battista, che c'è di nuovo,

cos'è accaduto? dite un po'! voglio sapere che cosa trovo quando al castel ritornerò. Tutto va ben, madama la marchesa, va tutto ben, va tutto ben, però l'attende forse una sorpresa che dir non posso fare a men: un incidente banal, meschino, è morto il suo bel cavallino; a parte ciò, madama la marchesa, va tutto ben, va tutto ben. Allô Allô, Martin che cos'è stato,

il mio caval come morí? spiegami orsú, servo fidato, quale disgrazia lo colpí? Tutto va ben, madama la marchesa, tutto va ben, va tutto ben, però l'attende ancora una sorpresa, che dir non posso fare a men: morí il cavallo per asfissia, ché si incendiò la scuderia; a parte ciò madama la marchesa, va tutto ben, va tutto ben. Allô, Allô Jean, ma com'è andata,

la scuderia chi mi incendiò? tu sei per me servo fidato, questa disgrazia come andò?

Cela n'est rien, madame la marquise, cela n'est rien, tout va très bien, però l'attende ancora une surprise, che dir non posso fare a men: una scintilla varcò il cancello dal tetto in fiamme del castello; mais, à part ça, madame la marquise, tout va très bien, tout va très bien. Allô Giuseppe, servo zelante,

il mio castello si incendiò? parlate, orsú, son trepidante, non state lí fra il sí e il no! Le spiegherò, madama la marchesa, c'erano i ladri nel castel, la sua parure di zaffiri hanno presa, insieme a tutti i suoi gioiel; fuggendo un ladro rovesciò una candela sul comò, fece del mobile un falò, cosí il castello si incendiò le fiamme il vento propagò ed alle stalle l'appiccò e fu cosí che dopo un po' il suo cavallo le asfissiò; ma a parte ciò, madama la marchesa, tutto va ben, va tutto ben.

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Tempi di guerra allora, tempi di crisi oggi. E allora?Tout va très bien!

- 26 Informazioni su questi ad


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LA FAVOL A DEL LA SE TTIMANA

CALIMERO E LE SETTE NANE UNA STORIA ALL‟INCONTRARIO Di FRANCO PASTORE Realizzazione pubblicazione in ebook e stampa, per la scuola elementare Disegni del maestro Paolo Liguori - ISBN 9788891133052 – Illustrazioni dell grafico Paolo Liguori

Introductio

interrogando lo specchio, viene a sapere che non è il Schneewittchen und die Sieben Zwerge, in fran- più affascinante del reame, ma è stato superato dal cese: Blancheneige et les sept Nains, è uDnisaegfniai bdeal m poa-estrsouPoaonloobLiilgeufoirgi liastro.Decide così di liberarsi del prinpolare europea scritta dai fratelli Grimm,Jacob e Wi- cipe e dà l‟incarico al servo Becero di portarlo nel lhelm, in una prima edizione nel 1812,pubblicata nel- bosco e togliergli la vita. Becero, mosso a compasla raccolta Kinder- und Hausmärchen, Fiabe dei sione lo risparmia e gli dice di fuggire lontano dal bambini e del focolare, evidentemente ispirata a molti reame. aspetti di folclore popolare, del quale i due fratelli Fu così che il giovane si imbatte nella casetta erano profondi studiosi1. delle sette nanerottole, che lo accolgono e lo protegLa nostra contaminatio, all‟incontrario, muove gono, finché il mago spione dello specchio non svela da due evidenti motivazioni: la possibilità di intro- al re che il principino è in buona salute e vive con le durre nuovi elementi di riflessione, in un momento nane. Travestito da viandante, il re si reca al limitar storico di forte affermazione del matriarcato, e la d e l l a foresta ed offre al principe una banana avveconsiderazione che l‟amore, pur fonte di guai, è pur l e n a t a con la magia nera. sempre l‟unica cosa bella della nostra esistenza. Kalimero,al primo morso cade a terra stecchito. La scelta della rima è un invito al ricorso alla Q uando le nane lo videro a terra senza vita immemorizzazione. così cara alla passata educazione, p a z z i r o no dal dolore. Ma proprio quando erano pronper creare una sorta di associazionismo situazionale t i i f u n e rali, la principessa nel dare l‟ultimo bacio al che è di grande utilità nel processo di formazione s u o a m o re, si accorge del pezzo di banana malefica e integrale della personalità del fanciullo. Bisogna, l a f a c a d ere, restituendo in tal modo la vita al prininfatti, tener presente, che l‟attuale insuccesso formativo dei giovani, dipende proprio dall‟abbandono cipe. Nel tripudio generale avvennero le nozze e tutti dei veicoli tradizionali di formazione, a vantaggio di f u r o n o invitati, compreso il re malvagio, che per l‟inmezzi e strumenti tecnologici avari di capacità comuv i d i a m orì stecchito, lasciando Kalimero re di un nicative e di quella carica umana, tipica della parola dell‟educatore tradizionale, che rapportava la forma- grande regno. zione ai mutamenti socio-storici che si andavano deDal PROLOGO terminando. Non da meno, l‟illustratore, Paolo liguori, oramai forgiato da una lunga attività di visualizzazione artistica, tracima l‟attenzione del lettore verso i concetti che costituiscono la motivazione intrin-seca del lavoro. Del resto, σκιάς όναρ άνθρωπος ... si, l’uomo è l’ombra di un sogno.

Trama Il principe CALIMERO, rimasto orfano di padre, è costretto a subire le angherie del nuovo re, suo patrigno, presuntuoso e pieno di sé. Costui, infatti, per non dover sopportare l‟incomodo della sua presenza, relega il principino nelle cucine reali, vestito di panni umili e neppur sufficienti a ben sopportare il freddo dell‟inverno. Divenuto l‟unico signore incontrastato del reame, interroga il mago dello specchio magico sulla sua persona ed ottiene la conferma di essere il migliore. Quando Il principe crescendo incontra l‟amore, il re ,

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C‟era una volta un principe, chiamato Kalimero, il re patrigno e perfido geloso di lui era: coprivalo di stracci facendolo sudare, nelle real cucine doveva lavorare. In uno specchio magico mirava il suo sembiante e poi chiedeva languido:« Son io il più intrigante?» lo specchio rispondeva, in vero ed a ragione, «Sei il figo1 solo ed unico di tutta la regione». ( Continua)


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M.Rallo:”E‟

ARRIVATO L‟AMBASCIATORE CON LA PIUMA SUL CAPPELLO”

«È arrivato l'Ambasciatore» è il titolo di una operetta "minore" degli anni '20, di quelle che non hanno lasciato un segno, di cui è difficile anche scovare libretto e spartito. Maggior fortuna ebbe senz'altro una canzone dallo stesso titolo, lanciata dal Trio Lescano al cuni anni dopo. Faceva, grosso modo, così: «È arrivato l'Ambasciatore / con la piuma sul cappello / è arrivato l'Ambasciatore / a cavallo d'un cammello...» Nessuna parentela tra le due composizioni: diversi i soggetti, diversi i testi, diverse le mu siche. Unico punto di contatto: in entrambi i casi ‒ soprattutto nel secondo ‒ si trattava di storielline senza senso, poco più di barzellette in musica, nient'altro che un pretesto per cantic chiare motivetti allegri ed orecchiabili. Chissà perché, quando qualche giorno fa l'Ambasciatore americano (di nomina obamiana) a Roma, John Phillips, ha esternato il suo non ap prezzato pistolotto pro-riforme... quando l'Ambasciatore ha esternato ‒ dicevo ‒ mi sono ritrovato a fischiettare il refrain del Trio Lescano. Eppure, in questo caso, c'era poco da ridere, il fatto era estremamente serio. E a ridimensionarlo non è bastato certo la "ferma risposta" del Presidente della Repubblica, il quale ‒ scoprendo l'acqua calda ‒ ha ribadito che l'esito del referendum sarà deciso dal voto degli italiani. Il fatto è che quello di questi giorni non è il primo scivolone di mister Phillips, un diploma tico con il vizietto delle esternazioni. Solo pochi mesi fa ‒ a marzo ‒ l'ambasciatore di Obama aveva illustrato al "Corriere della Sera" i compiti che gli strateghi USA avevano assegnato all'Italia in Libia. Washington voleva da noi «fino a cinquemila militari»; e questo senza neanche un accenno al fatto che sull'argomento avrebbe dovuto pronunziarsi il parlamento italiano. Come del resto già avvenuto per l'Irak, dove i militari italiani sono stati mandati ‒ ufficialmente ‒ per proteggere una nostra ditta che lavora alla diga di Mosul. E come giudicava l'eccellentissimo signore il clima generale in materia di collaborazione mi litare? cosa pensava ‒ per esempio ‒ dei ricorsi contro l'istallazione del MUOS in Sicilia? Qui il diplomatico poco diplomatico si era lasciato an dare: «Abbiamo aspettato troppo. Una corte locale ne ha ritardato ripetutamente la realiz zazione.(...) Il governo italiano faccia il possi-

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bile perché sia operativa.» Non è per essere pignolo, ma si notino i particolari, i dettagli (tutti virgolettati nell'intervista al Corrierone). Il go verno italiano non «dovrebbe fare il possibile», ma «faccia il possibile». Il tono era perentorio, ultimativo, imperativo, di quelli che nell'Ottocento le potenze coloniali usavano con i rappresentanti de i popoli assoggettati. Ma v'era di più, molto di più, nell'intervista senza piuma sul cappello. Allora l'attenzione di tutti era stata richiamata dall'argomento Libia, ma l'intervista abbracciava anche altre materie, anti cipando puntualmente i temi che sono venuti fuori in questa nuova esternazione. Si iniziava con un peana all'attivismo riformistico del Vispo Tereso: «da Obama e dal vicepresidente Joe Biden ho sem pre sentito appoggiare la sua agenda di riforme.» Seguivano gli ordini di scuderia: «Serve flessibilità nel lavoro. I manager americani interessati a inve stire si dicono scoraggiati da come funziona il si stema giudiziario: troppo tempo per far entrare in vigore i contratti.» E concludeva: «Il referendum sulla riforma costituzionale in ottobre sarà importante.È una riforma necessaria.» Non v'è motivo di meravigliarsi, dunque, se mister Phillips queste stesse cose le abbia ripetute l'altro giorno, nel corso di un convegno diplo matico-mondano: «Il NO al referendum sulla riforma costituzionale sarebbe un passo indietro per gli investimenti stranieri in Italia.» E sùbito dopo, in giornata, ecco arrivare di rincalzo l'illuminato giudizio di una nota agenzia di "rating" americana, secondo la quale una vittoria del NO sarebbe «uno shock per l'economia italiana». Sono ‒ più o meno ‒ gli stessi ambienti che qualche anno fa avevano pronosticato sfaceli per la Svizzera se fosse passato il referendum contro l'immigrazione selvaggia; e ‒ più recentemente ‒ sfaceli ancor maggiori per l'Inghilterra se fosse passato il referendum per il Brexit.Anzi, in piena campagna elettorale era arrivato a Londra niente popodimeno che Lui,il fulgido Premio Nobel per la Pace e Grande Dispensatore di bombe e cro-ciate democratiche, Lui in persona, a mettere in guardia i cittadini britannici contro l'avventura di un'uscita dall'Unione Europea. Altrimenti, per l'economia inglese sarebbe stato il caos. Esattamente come ‒ sentenziano Phillips e la Ficht ‒ sarebbe per l'Italia un referendum che sbugiardasse la favola colonialista delle riforme e della miseria neces(C Continua a pag. 31)


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IMMAGINI DI UN ALTRO TEMPO

„A CULÀTA “FACESSE ‘NA CULATA E ASCESSE ‘O SOLE!” Non si tratta di una locuzione ottativa, quanto piuttosto, in generale, di una esclamazione densa di rammarico pronunciata da chi non è mai sorretto dalla buona sorte. Nel particolare la locuzione si riferisce al rincrescimento che prova una massaia che, avendo sciorinato il proprio bucato nota che le condizioni atmosferiche le sono avverse. Il termine napoletano culata(colata) è forse piú consono dell‟italiano bucato per indicare l‟operazione di lavare a fondo e rendere candida la biancheria di casa; un tempo, prima che giungessero tutti i moderni detersivi chimici, che lavano che piú bianco non si può, le massaie campane erano solite lavare la biancheria di casa con semplice sapone naturale detto: sapone „e piazza (sapone di piazza), sistemavano poi la biancheria cosí lavata in capaci mastelli e ricoprivano il tutto con un grosso telo a trama larga detto cennerale; sul telo venivano sistemati arbusti odorosi ed un congruo strato di cenere (prelevata dal focolare domestico) poi si lasciava colare sul tutto dell‟acqua bollente addizzionata, magari di altre essenze profumate, quando tutta l‟acqua era passata e la soda caustica contenuta nela cenere aveva compiuto la sua opera di sbian-care la biancheria, l‟operazione era compiuta, la colata finita e dopo un ultimo veloce risciacquo, i panni potevano essere sciorinati al vento e al sole. Riassumendo,la lisciva, si preparava in una grande pentola di rame con acqua e cenere (carbonato di sodio), residuo del legno bruciato per cucinare o per riscaldarsi.Diventato idrossido di sodio, cioè soda caustica, si versava poi sul telo filtrante, il cinerario, aggiungendo buccia di limone, gusci d‟uovo, alloro. A Ponza veniva usata la mortella. Per le dodici/venti-quattro ore successive il profumo permeava l‟ambiente della cucina, dove era situato „o cufanature. Ma da quale lontano mondo era stata ereditata la liscivia? La liscivia o rànno è stata per millenni l‟unico sgrassatore valido per i tessuti e la pasta che si estraeva dal deposito di cenere dopo la bollitura serviva per la pulizia della casa e delle pentole, insieme alla sabbia, là dove era reperibile. Le prime tracce di sapone, che si fa con olio e soda, le troviamo in alcuni cilindri di terracotta risalenti al 2800 a.C. in territorio mesopotamico. La prima formula di un sapone è stata trovata su tavolette di argilla sumeriche del 2500 a.C. in scrittura cuneiforme (una parte di olio e cinque parti e

mezza di potassa) e al 2200 a.C. appartiene la descrizione della preparazione di un sapone con acqua, sostanze alcaline e olio dicassia (piante della famiglia delle Leguminosae,sottofamiglia Caesalpinoideae,costituite da alberi, arbusti ed erbe; cresce nelle regioni tropicali, ma alcune varietà sono coltivate anche in Italia per scopi ornamentali). Anche gli Egizi ci hanno lasciato informazioni su un papiro risalente al 1550 a.C., il papiro di Ebers, su un tipo di sapone nato dalla combinazione di oli animali e vegetali e sostanze alcaline. Plinio il vecchio ci dice che i Fenici, nel 600 a.C., preparavano il sapone col sego di capra e cenere di legno. Nella Bibbia, poi, troviamo vari riferimenti nei libri dei profeti Geremia (2,22) VII sec a.C., Malachia (3,1-4) e Giobbe (9,30) V secolo a.C. Gli antichi romani conoscevano il sapone in quanto usato dai Galli, ed era un miscuglio di sego (grasso animale) e cenere col quale si tingevano di rosso i capelli. Plinio ci dice che ne facevano largo uso, ma lo sconsiglia ai romani che, tuttavia, dopo la propaganda di Galeno (II secolo), il medico dell‟imperatore Marco Aurelio, cominciarono ad usarlo (solo gli uomini, le donne preferivano astenersi). Nel secolo successivo, l‟imperatore Settimio Severo riuscì a promuoverne l‟uso in maniera diffusa. Con Carlo Magno, fra l‟VIII e il IX secolo, l‟arte di produrre il sapone si diffonde in Spagna e in Francia, ma è tra gli arabi che c‟è il sapone migliore prodotto con olio di oliva o di timo unito alla soda caustica, cioè la liscivia: è profumato e colorato, può essere solido o liquido. Hanno imparato ad Aleppo dove è conservata la tradizione della lavorazione artigianale risalente ai babilonesi e vede l‟uso dell‟olio di oliva mescolato con quello di alloro. Nel XII secolo, grazie ai crociati che tornano dalla Terrasan-ta, questi saponi vengono portati in Europa e nascono i primi saponai che rielaborano la qualità del composto. La prima vera fabbrica di sapone di Marsiglia è del 1593, ma nel 1660 sono diventate già sette e la dicitura “sapone di Marsiglia” diventa di uso comune. Da allora sono stati fatti passi avanti nella ricerca, e Nicolas Leblanc prima, nel 1791, e Ernest Solvay dopo, nel 1861, hanno dato un valido contributo Dal punto di vista semantico, culata viene dal lat. colum (filtro), il grosso telo a trama larga, chiamato cennerale1. ______________ 1) Cenneràle, dal greco Kònis +il suff.ale-

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IL MUSEO DIOCESANO SALERNITANO Sala VI - Il Seicento – IX parte

Jusepe de Ribera (ambito di), San Girolamo in meditazione, olio su tela, Salerno, Museo Diocesano

andrà segnalata la Madonna della Rosa (fig. 31) restituita a Massimo Stanzione, al di là delle perplessità espresse da Sebastian Schütze sulla possibilità che la veste e le mani della Vergine possano essere ricondotte a un intervento di bottega. Il dipinto viene segnalato da mons. Capone come «Una donna che bacia il suo bambino». Nell‟inventario del 1870 è registrato «Un quadro a tela rappresentante la Vergine sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie avente in bambino in braccio che tiene nella mano destra una rosa, della dimensione di centimetri ottanta per novanta cinque, valutata lire quindici»2. È il dettaglio della rosa a restituire la titolatura del dipinto, ma apre anche un problema di comprensione. L‟attributo floreale, infatti, non costituisce una novità nell‟iconografia della Vergine con il Bambino: essa ha radici antiche, risalenti alla stagione della cultura gotica transalpina dove la Madonna reggeva nelle mani un fleuron. Già Sant‟Ambrocio aveva paragonato la rosa al sangue di Cristo:Carpis rosam, hoc est domini corporis domini sanguinem3. Il fiore accompagna la Vergine e il Bambino per molti secoli, trovando interpreti illustri in ogni epoca. Questa iconografia è passata attraverso il Rinascimento e ha assunto in età controriformistica un significato puntuale con un riferimento al sacrificio di Cristo4.

Il soggetto del dipinto va corretto in San Girolamo in meditazione, dal momento che nessun gesto è riconducibile ad un‟azione di penitenza; 1598 di contro, si accentua l‟attenzione sull‟aspetto meditativo ed intellettuale del soggetto. Siamo nuovamente dinanzi a un tema affrontato in più occasioni dal Ribera. Nello specifico, il Paolo Liguori nostro dipinto si riferisce in modo stringente a due opere di uguale soggetto conservate all‟Escorial di Madrid, realizzate probabilmente durante la tarda attività del Maestro. A differenza degli originali, il San Girolamo di Salerno stringe il teschio con entrambe le mani in vista, mentre _______________________ consulta il libro di meditazione appoggiato su un Cfr. S. SCHÜTZE, T.C. WILLETTE, Massimo Stanzione. L’oleggio; nei dipinti madrileni, il libro è raffigurato pera com.ta, Na 1992, pp. 243‒244, A107; p. 391, fig. 345. 2 chiuso sul tavolo. A. CAPONE, op. cit., p. 161. 3 Ricordiamo che una famosa replica del San Archivio Storico del Comune di Salerno, Archivio II, I, r., n. 4. Girolamo di Ribera si trova nella Galleria Corsini Generale, 4 AMBROGIO Santo, Commentarius in Cantica Canticorum e di Roma, mentre una derivazione della stessa scriptis S. Ambrosii collectus, in P.L., XV, Migne 1845, col. limitata al busto del Santo, è presente in una 1890. Si veda in proposito C. JORET, La rose dans raccolta privata napoletana. l’antiquité et au Moyen Age (Paris 1892), ed. consultata Genève 1970. Tra le opere di maggior forza della collezione - 30 -


Antropos in the world E’ ARRIVATO L’AMBASCIATORE - CONTINUA DA PAG. 28

sarie per "attrarre gli investimenti". Naturalmente, i fatti hanno già fatto giu stizia delle bugìe della propaganda antipopulista. L'economia svizzera va a gonfie vele, e quella inglese ha subìto soltanto lievi contraccolpi dal terremoto del Brexit e viaggia verso una ripresa neanche tanto lontana. Certo, per chi vuole venire a fare shopping con le nostre imprese e con il nostro lavoro, meglio sarebbe se "le riforme che l'Europa ci chiede" fossero le più "strutturali" possibili, le più infami, le più antipopolari. D'altro canto, lo hanno anche messo nero su bianco quelli del Citigroup, la più grande azienda di servizi fi nanziari del mondo, con quartier generale a Wall Street. Nel 2012 il Citigroup (ove per qualche tempo ha lavorato in posizione di alta responsabilità il figlio del nostro amato Mario Monti) approntò un report di 130 pagine sull'Italia. Anzi, i più attenti fra i miei lettori ricorderanno forse un articolo ‒ «Lo scenario preferito delle banche americane» ‒ che ebbi a dedicare all'argomento su "Social" del 16 novembre di quell'anno. Orbene, qual'era lo “sce-

nario favorito" per chi volesse venire a fare affari qui da noi? Semplice: un paese lubrificato dalle "riforme", ove le massime cariche dello Stato fossero "ga ranti degli equilibri europei ed internazionali", ove il governo fosse infarcito da "tecnici" alla Monti, ed ove la nostra politica finanziaria venis se dettata da quella stessa "troika" che ha affama to la Grecia. Per ottenere ciò, i banchieri "d'affa ri" non temevano di spingersi pure nel dettaglio, arrivando finanche a chiedere una riforma del sistema elettorale. Che dire? Non hanno ottenuto il commissa riamento delle nostre finanze, ma un nuovo Mes sia degli "investimenti" ha recato loro in dono l'Italicum (oltre al Job Act e ad altre cosucce). E, di fronte a tutto ciò, di fronte a uno scenario così a stelle e strisce, volete che l'Ambasciatore del Papa Nero trattenga il suo entusiasmo? Eccolo qua, con tanto di piuma sul cappello e a cavallo di un maestoso cammello, fare il suo ingresso trionfale negli affari interni italiani. Seguìto da un corteo di scudieri, palafrenieri e cortigiani di va rio lignaggio. Michele Rallo

Turchia: un rebus ai confini dell‟Europa Prima parte:VITA E MORTE DELL‟IMPERO OTTOMANO

Questi articoli sono anteriori al golpe (vero o confezionato ad arte) che ha offerto ad Erdoğan il pretesto per sradicare con incredibile brutalità ogni manifestazione di dissenso. Ancòra una volta, unisco storia e attualità per tracciare il profilo di un Paese. Con una sottolineatura d’ordine politico: la Turchia (a parte alcuni aspetti della breve parentesi kemalista) è Asia e non Europa; ed ogni progetto per associarla a questa pur trabal lante Unione Europea è un atto di folle autolesionismo politico.

Se c‟è un Paese che ha svolto e svolge un ruolo chiave nella sequela delle tragiche vicende che negli ultimi anni si susseguono al crocevia fra Europa, Russia e mondo islamico, questo Paese è la Turchia. La Turchia di oggi, beninteso. La Tur chia del simildittatore Recep Erdoğan, Presidente della Repubblica e capo dell‟AKP, il partito isla mico “moderato” che vuole distruggere le fonda menta laiche dello Stato creato da Kemal Atatürk e riportare il Paese indietro di un secolo, all‟epoca dell‟Impero Ottomano. Corsi e ricorsi storici, diceva Vico. In effetti, mai come nel caso della Tur chia gli eventi sembrano ripetersi, quasi come un minaccioso “amarcord” levantino.

E non mi riferisco soltanto all‟inquietante po litica interna di quel Paese, ma anche al suo for sennato attivismo in politica estera, alla sua funzione di “porta” che consente ai guerriglieri jihadisti di giungere in Siria o nel Caucaso russo, al padri naggio di vari governi islamisti “moderati” post primavere arabe: in particolare al deposto gabinetto dei Fratelli Musulmani in Egitto, e ad uno dei due governi che attualmente [dicembre 2015] si conten dono il potere in Libia. Non è un caso che l‟Impero Ottomano abbia da sempre conteso alla Russia il dominio sul Caucaso e sul Mar Nero; così come non è un caso che Siria, Egitto e Libia siano state – fino a cent‟anni fa – delle province di quello stesso Impero. Certo, è difficile condensare in poche righe una delle pagine più complesse della storia europea, ma ci proverò; chiedendo fin d‟ora scusa per qualche necessaria semplificazione. Dunque, l‟Impero Ottomano nasceva nel lontano 1299 nella penisola ana tolica, la patria dell‟etnìa turca che gli europei chia mavano “Asia Minore”.

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Continua a pag.34


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Regimen Sanitatis Salernitanum - Caput LX bis-

DE SALVIA salvatrix, naturaeque conciliatrix Cur moriatur homo, cui salvia crescit in horto? Contra vim mortis non est medicamentum in hortis.Salvia confortat nervos,manuumque tremorem tollit, eiusque ope febris acuta fugit.Salvia castoreum,lavandula,primula veris, nasturt atanasa haec sanant paralitica membra.

Poiché l’uom morrà, a chi nel giardin la fresca salvia cresca?Perché farmaco più forte dello stral,non v’è di morte.Della salvia i nervi allena, delle mani il tremito frena,ed aiuta poi sicuro a cacciar la febbre acuta. chi castor, masturcio e vera, atanasia e primavera, con lavanda a salvia unisce, la paralisi guarisce.

LEVIORA Marco è seduto in un bar. Davanti a lui una birra. Entra Giovanni, un suo amico, vede la birra sul tavolo, la prende e la beve. Marco inizia a piangere. Giovanni: - Ma cosa c'è? Piangi per una birra?- Guarda, è la peggior giornata della mia vita, Tutte le cose vano in modo sbagliato-. - Ma cos'è successo? - Stamattina, torno a casa dal terzo turno di lavoro e trovo mia moglie a letto con un altro. Verso mezzogiorno mi chiamano quelli della dita per comunicarmi che sono stato licenziato. Nel frattempo mia moglie è scapata con il suo amante e ha svuotato il conto corrente. Sono rimasto praticamente senza soldi. Ho deciso di suicidarmi perché la vita non ha più senso. Ho preso una corda per impiccarmi, ma la corda si è spezzata. Ho tirato fuori la pistola e ho provato a spararmi in bocca, ma la pistola si è inceppata. Sono uscito fuori e andato a stendermi sui binari, ma sai che da noi i treni sono spesso soppressi. E così, con gli ultimi euro che mi sono rimasti in tasca, ho comparto il veleno che ho versato nella birra, e tu me la bevi.

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DI G. FARINA, ELABORAZIONI TECNICO ARTISTICHE Una breve premessa relativa alla Scienza delle Costruzioni; è una disciplina ingegneristica che analizza le sollecitazioni agenti sulle strutture, e le modalità di intervento utilizzate per fronteggiarle,onde evitare che un sistema subisca „rottura‟ ovvero deformazioni permanenti. Di seguito vi sono 5 mie elaborazioni; correlano strutture reali, modificate artisticamente,con:un mito dell‟Antica Grecia, un Evento storico, e 3 rappresentazioni; dunque una interpretazione, una „traduzione‟ attraverso un legame tecnico/artistico.

1) Pan e Siringa, Ovidio narra che Pan, nonostante l‟aspetto caprino, riuscì a sedurre nmolte donne; ma Siringa, una delle fanciulle della quale era innamorato, non condivise il suo amore e fuggì. Pan la inseguì ed ella pregò il padre di mutarle sembianza, in modo che il dio non potesse riconoscerla. Fu così che Ladone la trasformò in una canna palustre. Pan, sconvolto, prese un fascio di canne e lo recise, il fascio, mosso dal vento principiò a fluttuare, emanando un suono morbido, ecco perché oggi il flauto viene chiamato “il flauto di Pan”. 2) Gesù crocifisso tra due malfattori. I due ladroni vennero condannati al supplizio per il reato di „assassinio a scopo di rapina‟; i vangeli apocrifi, non canonici,diedero un nome ai due: Gestas e Dismas. La mia è una „rappresentazione tecnica‟ dell‟enorme spargimento di sangue, realisticamente descritto nel film „La Passione di Cristo‟, famoso colossal del 2004 diretto da Mel Gibson. 3) Un „GattoTelaio‟ (un telaio che ho modellato a forma di gatto) fa “la linguaccia”, mentre 2 gattini , Geo e Gea, osservano. 4) Due „strutture colte‟(2 „telai antropomorfizzati‟) dialogano; conversano di musica, di letteratura, intorno al senso della vita… 5) Memento, di Tarchetti (poeta tormentato da visioni di scheletri) tradotta con Telai,‟scheletri portanti‟ di edifici. Giuffrida Farina

ASSOCIAZIONE LUCANA “G. Fortunato” -- SALERNO

SEDE SOCIALE in Via Cantarella

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Vita e morte dell‟impero ottomano di M.Rallo – continua da pag.31 Nei secoli successivi si espandeva su tutti e tre i Continenti del mondo allora conosciuto (fino all‟apogeo, toccato con il regno di Solimano il Magnifico): in Europa acquisiva i territori del l‟Impero Bizantino e andava oltre, spingendosi a nord fino all‟Ungheria e ad est fino alla Russia meridionale e al Mar Nero; in Asia arrivava alla riva occidentale del Mar Caspio e a sud inglobava la Mesopotamia e le rive del Mar Rosso, giù giù fino alla Mecca; in Africa, infine, prendeva quasi tutta la parte settentrionale del continente, dall‟Egitto all‟Algeria. Come tutti gli Imperi, anche l‟ottomano aveva necessariamente una caratterizzazione multietnica e multiculturale, ma la sua identità reale era quel la del popolo egemone, il turco. Questo, a sua vol ta, era stato prima soggiogato da un altro popolo, l‟arabo, che si era poi ritirato, non senza averlo però colonizzato culturalmente. Due i segni tan gibili di tale colonizzazione: la religione musul mana e le forti influenze linguistiche. Fin dai suoi primi anni di vita, così, l‟Impero Ottomano veniva gradualmente ad assumere un ruolo interna zionale complementare a quello del Califfato arabo degli Abbasidi e, quando questo nel 1517 si sgretolava, ne prendeva il posto. L‟imperatore turco – il Sultano – assumeva anche il titolo religioso di Califfo, cioè di “successore di Maometto” alla guida – teoricamente – dell‟intero mondo islamico. Naturalmente, la stessa articolazione antropo logica dell‟Impero obbligava le istituzioni sulta nali-califfali ad essere abbastanza tolleranti. Ma si trattava di una tolleranza molto relativa: le speci ficità etnico-culturali esistevano e non si potevano cancellare, ma avevano piena agibilità solo nella misura in cui non mettessero in pericolo l‟identità della società ottomana, che era e restava turca, musulmana e tributaria della cultura araba. Quando nell‟Ottocento i popoli sottomessi pren devano gradualmente coscienza della propria iden tità nazionale, l‟Impero iniziava a perdere pezzi, anche perché alcune “grandi potenze” europee si facevano un dovere di soffiare sul fuoco dei se paratismi. I primi ad andarsene erano i greci, nel 1830, dopo una lunga e sanguinosa guerra d’indipendenza, che peraltro avrà numerose appendici fino alla vigilia della prima guerra mondiale. Idem per Romania, Serbia e Montenegro nel 1878, mentre Cipro passava “provvisoriamente” al protettora to dell‟Inghilterra; la quale, nel 1883, si prendeva anche l‟Egitto, sempre “provvisoriamente”. Nel 1908 il vassallo principato di Bulgaria si dichiarava pienamente indipendente, e contemporaneamente l‟Austria si annetteva un altro spicchio del dominio balcanico, la Bosnia-Erzegovina. Il tutto, inframmezzato da tre guerre russo-turche (1828- 29, 1853-56, 1877-78), da una guerra greco-turca

(1897) e da una lunga serie di conflitti civili in Ma cedonia e a Creta (ma anche nelle isole minori dell‟Egeo, in Epiro e in Erzegovina).Frattanto, an che la Francia aveva fatto la sua parte, prendendosi l‟Algeria (1830) e la Tunisia (1882). A conclusione della guerra italo-turca (1911-12) pure l‟Italia – ultima arrivata nel “concerto” delle grandi potenze – dava il suo contributo alla disso luzione dell‟Impero Ottomano, conquistando Tripolitania e Cirenaica (cioè la Libia) e l‟arcipelago egeo del Dodecanneso. Infine, con il riassetto seguìto alle due guerre balcaniche (1912-13), anche l‟Albania raggiungeva l‟indipendenza; la Grecia si annetteva la Trac ia occidentale, la Macedonia meridionale, Creta e quasi tutte le isole minori dell‟Egeo; la Serbia inglobava la Macedonia settentrionale, il Sangiaccato (spartito col Montenegro) e il Kosovo. L‟Impero Ottomano era, così, quasi completamente espulso dall‟Europa, riuscendo a conservare soltanto la Tracia orientale. Neanche il tempo di tirare il fiato che, l‟anno seguente, iniziava la prima guerra mondiale. Gli ottomani vi si gettavano a capofitto, ma scegliendo la parte che risulterà poi perdente. Il conto s arà salatissimo. L‟armistizio di Mudros (30 ottobre 1918) stabiliva – fra l‟altro – il ritiro della Turchia da tutti i suoi possedimenti extra-anatolici e la completa “liberazione” degli Stretti. La Grecia occupava gran parte della Tracia orientale, fino alla linea di Ciatalgia, a soli 50 chilometri dalla capitale imperiale Costantinopoli (che i turchi chiamavano Istanbul). L‟unicum formato da Costantinopoli e dalle rive degli Stretti (compresa l‟asiatica) era prov visoriamente occupato dall‟Inghilterra, che covava il proposito di installarvisi permanente-mente. Quanto ai possedimenti asiatici (quelli africani erano già spariti da tempo), passavano direttamente all‟Intesa o – meglio – all‟Inghilterra; qualche briciola alla Francia, e niente all‟Italia. E non finiva lì, perché i vincitori si ritagliavano ampie “zone d‟interessi” nella stessa penisola anatolica, oltre ad incoraggiare la nascita di una Grande Ar menia e di un Kurdistan indipendente che avrebbero dovuto (ma non sarà così) espandersi ai confini orientali dell‟Anatolia. In sintesi: non solo l‟Impero Ottomano era scomparso, ma la stessa Turchia sembrava destinata ad essere cancellata dalla carta geografica. Se ciò non avverrà, lo si dovrà soltanto ad un uomo: il generale Mustafà Kemal Atatürk, padre di una Turchia che egli sognava laica e liberata dalle in fluenze asiatiche dell‟arabismo: l‟esatto contrario della Turchia di oggi.

Michele Rallo __________________________

Già pubblicato su “ La Risacca” nel dicembre 2015

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UNA DONNA NELLA LETTERATURA a cura di Andropos

ELISABETH BENNET

Elizabeth Bennet, nata dalla penna di Jane Austen, è la protagonista femminile del romanzo Orgoglio e pregiudizio, pubblicato nel 1813 dall’editoreThomas Egerton

È la seconda delle cinque figlie della famiglia Bennet: Jane, Mary, Kitty e Lydia. Nonostante la sua giovane età, non ha ancora compiuto 21 anni, è molto intelligente e dotata di carattere, tanto che l'ironico padre Mr. Bennet la preferisce alle altre sorelle, nonostante Jane sia considerata la più bella della famiglia, dimostrando di ascoltarne le opinioni e rispettando la sua intelligenza ma anche il suo spirito e la sua vivacità. La personalità di Elizabeth è tracciata da Jane Austen come un'armoniosa combinazione di sensibilità, razionalità e fermezza. Nonostante una visione del mondo che non è scevra del cinismo paterno, è comunque sensibile e premurosa, nei confronti della famiglia, quanto basta per essere imbarazzata dalla loro mancanza di contegno, come nel caso del ballo di Netherfield, o di intuire i pericoli causati dall'esuberanza delle proprie sorelle, esemplare la discussione col padre a proposito dell'inopportuno viaggio a Brighton di Lydia. Elizabeth trae divertimento dall'osservazione e dalla comprensione dei caratteri delle persone che incontra ma, mentre a volte i suoi giudizi sono corretti (come nel caso di Bingley "Vi comprendo perfettamente"), in altri casi, non avendo il cinico distacco di suo padre, si lascia fuorviare dalla propria emotività, come nel caso delle iniziali opinioni nei riguardi di Wickham e di Mr. Darcy. Le sue impressioni vengono comunque messe in discussione dalla sua razionalità e dalla sua intelligenza, giungendo, infine, a conclusioni diametralmente opposte al suo iniziale pregiudizio. Elizabeth dimostra anche sentimenti di ribellione, come molti personaggi femminili della Austen, nei confronti del rigido classismo della sua epoca, ben dimostrati dai suoi tempestosi rapporti con la tirannica Lady Catherine de Bourgh, dapprima a Rosings, e poi a Longbourn, nella sua stessa casa, dove la nobildonna le intima di "non inquinare le nobili ombre di Pemberley". Attraverso Elizabeth la Austen ha creato la sua immagine di donna ideale, una persona dotata di forza morale ed intelligenza tali da farla stimare sia dagli uomini che dalle donne, ma allo stesso tempo dotata di qualità, quali la sensibilità e la femminilità, tali da farne apprezzare tutte le sfumature caratteriali. Questo personaggio femminile trascende il periodo tardo-illuministico ed è amato anche dai lettori e dalle lettrici contemporanei. La scrittrice J. Austen ci mostra tutta la complessità, le venature e le caratteristiche di Elizabeth Bennet,

che diventa così un personaggio sempre più autentico.Nel carattere di Elizabeth Bennet si nota un anticonformismo a volte non troppo celato, che la porta a esprimere liberamente la propria opinione,in tempi in cui le donne erano relegate a ruoli di dipendenza). Mette in discussione i privilegi degli uomini, rivendicando il diritto delle donne a una maggiore indipendenza e provando ad abbattere il muro delle ristrette convenzioni sociali dell‟epoca. Il suo carattere forte e la sua determinazione, associati a un animo nobile, non possono non affascinare il lettore; quei valori e sentimenti di onestà, che rendono virtuosi ma a volte richiedono sacrificio e sofferenza, rendono Lizzy una delle eroine più amate di tutti i tempi. Anche per questo il libro, che ha compiuto 200 anni a gennaio 2013, continua a incantare lettori e lettrici di tutto il mondo. Elizabeth Bennet ancora oggi è un personaggio attuale e vincente. La prima trasposizione cinematografica di Orgoglio e Pregiudizio risale al 1940, per la regia di Robert Z. Leonard, dove Greer Garson interpreta il personaggio di Elizabeth Bennet e Laurence Olivier quello di Mr. Darcy. Il film vinse anche un premio Oscar per la “Miglior scenografia”. Nel 1995 nasce una miniserie televisiva in sei puntate diretta da Simon Langton, sceneggiata da Andrew Davies e prodotta dalla BBC, che verrà considerata una delle migliori trasposizioni cinematografiche del romanzo, in quanto molto fedele al testo originale. Nella miniserie Colin Firth interpreta Fitzwilliam Darcy, mentre il personaggio di Elizabeth Bennet è interpretato da Jennifer Ehle, che vinse il premio come “Migliore attrice protagonista” ai British Academy of Film and Television Arts (BAFTA) 1996. La miniserie ha avuto tre nomination agli Emmy 1996 e ha vinto il premio per i “Migliori costumi”. L‟ultima trasposizione cinematografica, diretta da Joe Wright, risale al 2005.

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Γένοιο οἷος εἷ. Ghénoio òios èi - Diventa ciò che sei


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