Autodemolitori n. 1/2 Gennaio-Febbraio 2010

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Free Service srl Edizioni - Falconara M. (AN) - Supplemento n. 5 al n. 1/2 Gennaio-Febbraio 2010 di Regioni&Ambiente - Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1, comma 1, DGB Ancona

N. 1/2 GENNAIO-FEBBRAIO 2010 - ANNO VI

NOTIZIARIO DI AGGIORNAMENTO DEL SETTORE

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SOMMARIO L’ITALIA VERSO LA MOBILITÀ SOSTENIBILE… ...................5 IL 2009 CHIUDE IN CRESCENDO GRAZIE AGLI INCENTIVI ALLA ROTTAMAZIONE ............................8 LOGIMA AUTODEMOLIZIONE, ANCHE L’OCCHIO VUOLE LA SUA PARTE ...................................11 MAL’ARIA DI CITTA’ 2010: NAPOLI, TORINO E ANCONA AI PRIMI POSTI .................14 CAR COMUNICARE ED INFORMARE PER LA CRESCITA DEL SETTORE ....................................20 CON SISTRI, AL VIA L’INFORMATIZZAZIONE DELLA FILIERA DEI RIFIUTI SPECIALI ..............................26 USA: AUMENTANO LE AUTODEMOLIZIONI, MA CALANO LE VENDITE ..............................................29

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La mappa della mobilità sostenibile secondo l’indagine di Euromobility su 50 città italiane

L’ITALIA VERSO LA MOBILITÀ SOSTENIBILE… Bologna la città più “ecosostenibile” d’Italia.

Seguono Firenze e Parma. Fanalini di coda Taranto, Sassari e Catania di Silvia Barchiesi

Se smog e inquinamento rimangono un’emergenza in molte città italiane, in altre le politiche per una mobilità sostenibile cominciano a decollare. È quanto emerge dal terzo Rapporto “Mobilità sostenibile in Italia: indagine sulle principali 50 città italiane”, elaborato da Euromobility con il contributo di Assogasliquidi e Consorzio Ecogas e con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. “Questo terzo rapporto - ha detto Lorenzo Bertuccio, Direttore scientifico di Euromobility - ha registrato qualche passo in avanti sulla strada dell’ eco mobilità. In un anno si è assistito infatti ad una grande diffusione del bike sharing e ad un boom delle auto a gas e metano. Sebbene le nuove politiche per una mobilità sostenibile comincino a spiccare il volo in alcune città italiane, è bene comunque rimanere con i piedi per terra: “È importante che si continui a spingere il pedale dell’innovazione per avviare una nuova cultura della mobilità che renda più vivibili le nostre città - ha continuato Bertuccio - Purtroppo la fotografia dell’Italia che emerge dal Rapporto è quella di un Paese a due velocità: un Centro Nord che segue l’innovazione e un Sud, tranne

rare eccezioni, che arranca”. Nella top-ten delle città “eco-mobili” d’Italia domina, infatti, il Centro- Nord con la sola “incursione” di Bari che, comunque, rispetto allo scorso anno arretra in classifica, passando dal settimo posto al nono. Svetta in cima alla classifica Bologna che scalza dal podio Parma, prima lo scorso anno. La città emiliana per la seconda volta dopo il 2007, si aggiudica così il titolo di città più “eco-mobile” d’Italia. Merito dell’efficienza del trasporto pubblico, di importanti innovazioni nella gestione della mobilità, di una significativa quota di auto a basso impatto ambientale e di una situazione smog, tutto sommato, sotto controllo. La seguono a ruota Firenze, Parma, Trento, Milano, Venezia, Reggio Emilia, Padova, Bari e Modena. Le maglie nere della mobilità sostenibile vanno, invece, a Taranto, Sassari e Catania che chiudono la classifica di Euromobility. A finire sotto la lente di ingrandimento dell’indagine sono state ben 50 città italiane, ovvero tutti i capoluoghi di Regione, i due capoluoghi delle Province autonome e le città con una popolazione superiore ai 100.000 abitanti.

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NOTIZIARIO DI AGGIORNAMENTO DEL SETTORE

Di ognuna di queste, Euromobility ha fornito la “pagella dell’ecomobilità”, passando in rassegna diversi indicatori, quali: - le innovazioni introdotte per la gestione della mobilità (car sharing, bike sharing, piattaforme logistiche per le merci, mobility manager, ecc.) e la loro efficacia; - lo stato di salute delle città in relazione alla presenza di auto di nuova generazione o alimentate a combustibili alternativi (Gpl, metano); - l’offerta di trasporto pubblico; - le piste ciclabili; - l’adozione di strumenti di gestione e di pianificazione del traffico. Ecco allora che se si scende nel dettaglio degli indicatori considerati, la mappa della mobilità sostenibile in Italia si differenzia ulterioriormente. Per quanto riguarda il bike sharing, il servizio comunale di bicicletta condivisa, Milano fa da “città apripista”. Qui la “bici condivisa” nel 2009 registra un vero e proprio boom con un totale di 12.346 utenti, il quadruplo rispetto al 2008 e un totale di 1.400 bici. Ma il“bike sharing” spopola anche a Roma con ben 8.700 utenti,

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nonostante le sole 150 biciclette, mentre comincia a prendere piede a Bergamo, Genova, Udine, Terni e Siracusa. In tutto sono 23 le città italiane in cui il servizio è attivo, sia esso in maniera meccanica (a chiave codificata) o elettronica (a tessera magnetica). Insomma, l’alternativa “bici” piace. Secondo un’ indagine commissionata da Euromobility, un italiano su 5 conosce questo servizio e quasi un italiano su 4 lo utilizzerebbe se fosse disponibile nella propria città. Se l’abitudine di condividere la bici prende sempre più piede, si diffonde sempre più anche quella di condividere la macchina: gli utenti del car-sharing aumentano del 15,14% rispetto all’anno scorso. Come per la “bici condivisa”, anche per l’ “auto condivisa”, Milano è in testa per numero di utenti (4.097, rispetto ai circa 2.800 dello scorso anno) e per maggior numero di auto condivise (133 auto). Il servizio fa invece flop a Rimini dove il servizio è stato sospeso. Anche la figura del mobility manager ormai è una realtà in molte città italiane. I mobility manager sono presenti in 41 città con 35 uffici di area comunale, 5 di area provinciale e solo uno di area industriale a Prato.


Fanno, invece, eccezione alcune città del Centro-Sud come Campobasso, Cagliari, Catanzaro, L’Aquila, Latina, Pescara, Livorno, Sassari e Taranto dove questa figura non è ancora stata introdotta. Milano, Venezia e Roma brillano per l’efficienza del trasporto pubblico locale, mentre Siracusa, Messina e Latina si distinguono quanto a peggior performance. Sebbene venga percepita come la princiapale causa di inquinamento ambientale, l’auto rimane la regina incostrastata del trasporto urbano. In Italia, infatti, il tasso di motorizzazione è il più alto d’Europa (61,32 auto per 100 abitanti contro la media europea di 46) e non accenna ad abbasarsi. Anzi, è addirittura in lieve aumento rispetto allo scorso anno quando raggiungeva quota 61,01. Circa il 20% delle città, oggetto dell’indagine, hanno registrato tale aumento. Tra le città con il più alto numero di auto è da segnalare Latina con circa 72 auto ogni 100 abitanti, Roma e Potenza con più di 70 auto per 100 abitanti. Insomma gli italiani all’auto non rinunciano. Eppure, si dimostrano sensibili alle problematiche ambientali: secondo un sondaggio commissionato da Euromobility, 9 italiani su 10 tengono conto della variabile “ambiente” quando acquistano un nuovo veicolo. Nonostaste l’emergente sensibilità ambientale, le auto inquinanti continuano a dilagare. Le maglie nere, quanto ad auto inquinanti in circolazione, vanno a

Napoli con più del 30% e a Catania, con quasi il 30%. Al Sud in generale va il triste primato del maggior numero di immatricolazioni euro 0. Grazie agli incentivi, aumentano, tuttavia, le auto a metano (+29,29% rispetto allo scorso anno) e quelle a GPL (+ 14,77% ). Il Rapporto non trascura nemmeno la qualità della loro aria. Complice le piogge abbondanti, l’aria nelle città italiane sembra migliorata un po’ ovunque. L’unica eccezione è rappresentata da Siracusa dove la qualità dell’ aria è invece peggiorata. Qui si è registrata, infatti, una media annuale di PM10 di 85 microgrammi al metro cubo (poco più di 70 l’anno precedente) e per 321 giorni in un anno (282 giorni l’ anno precedente) ha superato i limiti di 50 microgrammi al metro cubo previsti. Genova con una media di 20 microgrammi di PM10 al metro cubo è la città in cui la qualità dell’aria è migliore. Risultati positivi anche a Campobasso e Reggio Calabria che hanno registrato solo 12 giorni di sforamenti. Ma quelli incassati da Campobasso e Reggio Calabria per quanto riguarda l’aria sono solo sporadici e isolati segnali positivi per un Sud che invece arranca, rispetto al Nord, quanto a mobilità sostenibile. Ma attenzione, se il Nord avanza rispetto al resto del Paese, è pur vero che la strada verso l’innovazione è ancora lunga da percorrere…

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Mercato dell’auto

IL 2009 CHIUDE IN CRESCENDO GRAZIE AGLI INCENTIVI ALLA ROTTAMAZIONE Ma arriva la doccia fredda dal Governo: niente da fare per il 2010 di Valentina Bellucci

I grandi mercati europei tirano le somme di un 2009 caratterizzato ovunque dagli incentivi alla rottamazione di vetture vecchie, più inquinanti e meno sicure dei nuovi prodotti oggi presenti sul mercato. Germania e Francia hanno chiuso con ampi attivi (rispettivamente +23,2% e 10,7%), l’Italia ha tenuto, ripetendo praticamente i risultati del 2008, mentre Regno Unito (-6,4%) e Spagna (-17,9%) hanno contenuto la flessione grazie a misure tardivamente varate. E l’apporto di questi mercati consente all’Europa dell’automobile di chiudere il mese di dicembre – secondo quanto comunicato dall’ACEA - con 1.074.438 immatricolazioni (+16%) e l’intero anno con 14.481.545 unità (-1,6%). In Italia sono state immatricolate 2.158.010 vetture, con una flessione ridotta al solo -0,2%. Il risultato è dovuto alle importanti misure di sostegno, che hanno consentito la rottamazione e il successivo acquisto

incentivato di oltre 900.000 vecchie vetture con oltre 10 anni di anzianità, con un netto miglioramento dei valori ponderati di CO2, scesi di oltre 8 punti a 136,6 g/km, rispetto ai 144,8 del 2008, mentre nel solo mese di dicembre il valore medio è stato di 133,5 g/km. “Il comparto dell’auto in Italia ha retto all’urto della crisi grazie agli incentivi varati nel febbraio dello scorso anno dal Governo. Una misura che ha consentito anche di togliere dalla circolazione oltre 900.000 vecchie vetture con oltre 10 anni di anzianità, sostituendole con altrettante meno inquinanti e tecnologicamente più sicure. Il doppio risultato è dimostrato dal bilancio finale delle immatricolazioni, che si è chiuso con una perdita di sole 3.672 vendite, pari ad una flessione dello 0,17%. La tenuta del mercato ha consentito di salvaguardare molti posti di lavoro nel settore della distribuzione e dell’indotto ed è il segno evidente della necessità di adottare misure di sostegno anche per

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il 2010, stante il permanere di una situazione economica generale ancora preoccupante.” Loris Casadei, Presidente dell’UNRAE, l’Associazione delle Case estere presenti sul nostro mercato, ha cosi commentato la diffusione dei dati immatricolativi del mese di dicembre e dell’intero 2009. L’effetto benefico degli incentivi si è fatto sentire particolarmente anche sull’ambiente. Secondo quanto rilevato dagli analisti dell’UNRAE, infatti, la media ponderata delle emissioni di CO2 delle autovetture acquistate nell’intero anno 2009 è scesa di oltre 8 punti a 136,6 g/km, rispetto ai 144,8 del 2008, mentre nel solo dicembre tale valore è stato di 133,5 g/km. “La tenuta delle vendite dell’anno appena conclusosi - ha aggiunto Casadei - costituisce un buon viatico per il 2010, nella misura in cui il Governo vari al più presto nuovi incentivi per il rinnovo del parco circolante, consentendo la rottamazione di vetture con


oltre 10 anni e, quindi, Euro 0, 1 e tutte le Euro 2 ancora in circolazione e soprattutto stimolando - in misura adeguata - l’acquisto di auto a basso impatto ambientale, ovvero alimentate a Gpl, metano o con motori ibridi ed elettrici”. “Ma - ha ricordato il Presidente dell’UNRAE - si dovrà anche mettere mano ad una revisione dell’intera politica del settore automotive, a partire dalla inderogabile omogeneizzazione a livello europeo della fiscalità, che frena in modo anomalo, rispetto agli altri grandi mercati continentali, il settore delle vendite al noleggio e alle aziende, due aree di mercato importanti per la stabilità della domanda”. Nel 2009, infatti, le immatricolazioni ai privati (favorite dagli incentivi) hanno fatto registrare una crescita di poco inferiore ai 9 punti (dal 68,54% al 77,32%) a scapito di quelle al noleggio (scese dal 14,88% all’11,01%) e alle aziende (scese dal 16,58% all’11,67%). In dicembre si è confermata la forte crescita delle immatricolazioni di vetture GPL, che hanno quasi raggiunto un quarto dell’intero mercato. Nel 2009, queste ultime hanno rappresentato una quota del 15,72% rispetto al 3,43% del 2008. Merita sottolineare le cifre assolute: 339.295 immatricolazioni nel gennaio-dicembre 2009 contro le 74.231 del 2008, con una crescita del 357%. Dal canto suo il metano ha fatto registrare una crescita del 61,5%, a 127.836 unità e una quota di mercato del 5,92%. Tutto ciò a scapito delle alimentazioni tradizionali: nell’intero anno, infatti, la benzina ha perso esattamente 6 punti di quota, attestandosi al 36,17%, mentre le vetture diesel ne hanno persi quasi 9, portandosi al 41,82% di rappresentatività. Quanto poi agli ordini, secondo le prime informazioni scambiate fra ANFIA e UNRAE, la raccolta in dicembre è stata di circa 260.000 contratti (oltre il 68% in più), mentre nell’anno gli ordini hanno sfiorato le 2.335.000 unità (+ 15%). Gli analisti dell’UNRAE evidenziano che, a seguito delle misure di incentivazione e delle forti campagne promozionali delle Case, le immatricolazioni di vetture dei segmenti A e B hanno raggiunto nel 2009 il 63,6%

rispetto al 58% del 2008, a scapito delle vetture di maggiori dimensioni e potenze. Nell’ambito delle carrozzerie, alla crescita delle berline e – in forma meno evidente – dei monovolume piccoli, dei coupè, dei crossover e dei multispazio, ha fatto riscontro una flessione anche marcata delle vendite di station wagon, fuoristrada, monovolumi compatti e grandi, cabrio e spider. Uno sguardo, infine, al mercato dell’usato: in dicembre ha totalizzato 397.887 unità (+1,76%) e nell’intero 2009 le vendite di auto di seconda mano hanno raggiunto( incluse le minivolture, che sono le temporanee cessioni dei privati ai rivenditori) le 4.469.775 unità, con una flessione del 10,5% rispetto all’intero 2008. In Europa il mercato di dicembre ha confermato l’importanza degli ecoincentivi che hanno contribuito in modo determinante ai risultati di crescita a doppia cifra registrati in Italia (31,2%), Germania (19,7%), Francia (48,3%), Regno Unito (57,6%) e Spagna (37,3%), evitando che i contraccolpi della crisi finanziaria mondiale, oggi in attenuazione, rischiassero di colpire in modo significativo le attività di produttori e Reti di vendita del settore automotive. In Germania, pur essendosi esauriti lo scorso 2 settembre i 5 miliardi che il Governo tedesco aveva messo a disposizione del mercato automobilistico per il ricambio dell’auto con più di 10 anni di vita, la forte raccolta degli ordini ha continuato a dare una notevole spinta al mercato. Gli ultimi incentivi disponibili sono stati erogati lo scorso 2 settembre, ma il notevole portafoglio di ordini ha garantito la tenuta del mercato sino alla fine di novembre. Il mese di dicembre, invece, ha fatto registrare la prima chiusura negativa dell’anno (-4,6% e 215.564 vetture), che non ha però inciso sul bilancio finale, il migliore dal 1992, con 3.807.175 immatricolazioni (+23,2%), risultato decisamente positivo perché inserito in un contesto economico negativo. Considerando la mole delle targhe consegnate nel 2009 e la fine degli incentivi, il mercato di dicembre è stato il primo campanello d’allarme di quello che sarà l’andamento della domanda per il 2010. Global

Insight stima, infatti, un mercato non superiore a 2.780.000 immatricolazioni, volume che risulterebbe il più basso dalla riunificazione delle due Germanie nel 1990. In Francia, grazie anche ad un confronto con un dicembre 2008 depresso, l’ultimo mese del 2009 con 228.392 immatricolazioni ha fatto registrare una crescita del 48,6%, consentendo al 2009 di chiudere con un ampio attivo (+10,7%) a 2.268.671 immatricolazioni, miglior risultato dal 1990. L’ottava crescita mensile consecutiva (e un volume di vendite per dicembre più alto di tutti i paesi europei) è merito degli incentivi alla rottamazione, che hanno consentito un forte recupero di un anno partito male. Ciò ha permesso alla Francia di collocarsi in seconda posizione, dietro alla Germania e davanti all’Italia, nella classifica dei mercati europei. Questa crescita continua conferma l’efficacia degli eco-incentivi alla rottamazione, che il Governo Sarkozy ha già annunciato anche per questo anno, pur se in forma più contenuta, per accompagnare senza traumi il ritorno alla normalità post crisi. Ecco, di seguito, l’Estensione Piano incentivi alla rottamazione secondo il seguente phase-out proposto: - dal 1° gennaio al 30 giugno 2010, con immatricolazione entro il 30 settembre 2010 incentivo pari a 700 € per vetture nuove con emissioni inferiori a 155g/km CO2 con obbligo di rottamare vetture >10 anni; - dal 1° luglio al 31 dicembre 2010, con immatricolazione entro 30 marzo 2011 incentivo pari a 500 € per vetture nuove con emissioni inferiori a 155g/km C02 con obbligo di rottamare vetture >10 anni. Nel Regno Unito il mercato dell’auto nuova continua a registrare incrementi significativi, qualche preoccupazione la manifestano gli analisti per questo 2010, visionate le misure di carattere fiscale varate dal Governo. Ottimo è stato anche il mese di dicembre che si è chiuso con 150.936 targhe e una crescita del 38,9%, portando l’intero 2009

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a 1.994.999 immatricolazioni (-6,4%). Il risultato di dicembre è dovuto sia agli incentivi, che sono stati comunque prorogati a tutto febbraio e all’anticipazione di molti acquisti per evitare l’aumento dell‘IVA dal 15 al 17,5%, scattato con l’inizio del nuovo anno. Dall’introduzione degli incentivi le vendite hanno goduto di aiuti statali sono state oltre 250000 che ed è già stato portato a 400 milioni di sterline lo stanziamento per la rottamazione. L’efficacia della rottamazione è testimoniata dalla contrazione delle emissioni di CO2, scese del 5,4% rispetto al 2008 e posizionatesi come media ponderata a 149,5 g/km. C’è però preoccupazione per il futuro imminente: il Governo ha già optato per riportare l’IVA dal 15 al 17,5% a partire già dal gennaio 2010 e di modificare dal prossimo aprile la tassa di circolazione ( in aumento). La SMMT (The Society Of Motors Manufacturers and Traders Limited) ha rivisto intanto in aumento il bilancio del 2009 (1.975.000 targhe, - 7,3%), mentre Global Insight indica un peggioramento per l’anno corrente a 1.800.000 immatricolazioni, con ritorno alla crescita solo per 2011. In sintesi ecco la situazione della Gran Bretagna e dell’Irlanda per il 2010. Gran Bretagna: Piano di incentivi alla rottamazione entrato in vigore a partire dal 18 maggio 2009 fino a marzo 2010 (o fino ad esaurimento fondi). Esso prevede un incentivo pari a 2.000 sterline (di cui 1.000 pagate dal Governo e 1.000 dal costruttore) per la rottamazione di autovetture o veicoli commerciali leggeri immatricolati fino al 31 agosto 1999 e acquisto del nuovo. Costo complessivo 300 milioni di sterline Ampliamento Piano incentivi alla rottamazione, con un ulteriore finanziamento erogato pari a 100 milioni di sterline per il sostegno all’acquisto sino a marzo 2010. Irlanda Il Piano di incentivi alla rottamazione dal 1° gennaio al 31 dicembre 2010, prevede la riduzione pari a 1.500

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€ dalla Vehicle Registration Tax (VRT) per acquisto di vetture nuove che emettano non oltre 140 g/km di CO2 con rottamazione di auto con più di 10 anni di età entro 60 giorni prima o dopo la data di immatricolazione(rottamazione comunque dopo il 9 dicembre). La Spagna, poi, si prende una bella “boccata d’aria”. L’introduzione, infatti, del Plan2000E per la rottamazione incentivata di vecchie auto, confermata e prolungata anche per il 2010, ha ridato ossigeno al mercato spagnolo. Le immatricolazioni del mese di novembre hanno avuto un incremento del 37,3%. Si sono anche verificate crescite nelle vendite a privati(+60%) e anche per il noleggio i segnali sono stati positivi, perché le società di settore hanno ricominciato a immatricolare. Secondo l’Associazione dei Costruttori spagnoli, gli ecoincentivi hanno favorito, nel corso del 2009, l’immatricolazione aggiuntiva di circa 125.000 vetture, consentendo così di chiudere l’anno con 952.772 targhe, in flessione del 17,9%, ma in crescita nel mese di dicembre del 25,1%, a conferma della validità del Plan 2000E. La domanda di veicoli con emissioni sino a 149 g/km è aumentata in dicembre del 79,2% e nell’intero anno dell’1,3%, con un saldo finale di 643.500 vetture. Grazie alla conferma governativa degli incentivi previsti dal Plan 2000E (che si stima abbia interessato nel 2009 gli acquisti di oltre 260.000 vetture), la previsione per il 2010 indica 950.000 immatricolazioni, sullo stesso livello, quindi, di quanto registrato nell’anno appena concluso. L’ANIACAM, Associazione degli Importatori, prevede una crescita del 15% nel primo semestre e una flessione fra il 10 ed il 12% nel secondo, dopo l’aumento di 2 punti dell’IVA a partire dal mese di luglio. Dall’introduzione del Plan 2000E sono già state rottamate 200.000 auto vecchie. Il Governo ha già stanziato altri 40 milioni di euro. Da notare che il Plan 2000E di incentivi alla rottamazione in vigore dal 18 maggio 2009 fino al raggiungimento di 200.000 veicoli

finanziati, prevede: l’incentivo pari a 1.500 € (500 pagati dal Governo centrale e 1.000 dal costruttore) cui va a sommarsi un eventuale contributo del Governo Regionale variabile nell’importo e nel criterio di base (come, ad esempio, il livello di emissioni CO2 cui il veicolo deve corrispondere per l’erogazione dell’incentivo). Tali incentivi valgono per la rottamazione di auto con più di 10 anni di età, se si acquista un veicolo nuovo, o più di 12 anni, se si acquista un veicolo usato di 2 anni. Il veicolo acquistato deve avere prezzo massimo pari a 30.000 € e le seguenti caratteristiche: veicoli nuovi o veicoli di seconda mano (massimo di 2 anni) con emissioni di CO2 non superiori a 149 gr/km; veicoli commerciali < 3,5 t con emissioni di CO2 non superiori a 160 gr/km. La situazione in quasi tutti i Paesi europei ed extra-europei è già ben delineata e le prospettive future sembrano buone e convincenti. Ci sono piani per gli incentivi alla rottamazione definiti e l’intenzione è quella di continuare ad avere una crescita continua a discapito della crisi finanziaria ed economica generale. L’Italia, come purtroppo accade di frequente ultimamente, rimane indietro rispetto a queste linee guida.. Il 2010 s’è aperto con l’incertezza sulla riproposizione degli incentivi alla rottamazione, incertezza resa ancor più drammatica dal pesante braccio di ferro che s’è venuto a creare fra Governo e produttori nazionali. Al momento le cose non sembrano mettersi bene: è di pochi giorni fa la notizia del niet da parte del Ministro alle Attività produttive che ha paventato la possibilità di proporre incentivi per altri settori della produzione. Finito il tempo delle vacche grasse per consumatori e produttori? Forse è il caso che si comincia ad affrontare la crisi economica con proposte un po’ più strutturali e meno legate all’emotività del momento.


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AUTODEMOLIZIONE, ANCHE L’OCCHIO VUOLE LA SUA PARTE Ne è convinta Virginia Prosapio della Ecorecuperi Santa Cecilia che con i cantilever LogiMa ha rivoluzionato il suo centro di Silvia Barchiesi

Se evitare il deterioramento dei veicoli ai fini del successivo reimpiego è una delle preoccupazioni più stringenti per i moderni centri di recupero di veicoli fuori uso, è pur vero che la spinta allo stoccaggio ordinato dei veicoli non viene solo dal mercato. Ordine, sicurezza, ottimizzazione degli spazi e rispetto dell’ambiente sono le nuove linee guida a cui guarda l’autodemolizione di oggi. A dettare la trasformazione è stato in primis il nuovo quadro normativo delineato dalla Direttiva 2000/53/CE, recepita successivamente in Italia con D. Lgs. 209/2003 e successive disposizioni correttive ed integrative contenute nel D. Lgs. N.86 del 12 aprile, volta a disciplinare nuovi standard per i centri di raccolta, tra cui l’adeguato stoccaggio dei pezzi smontati, nonché fra criteri di gestione, regole precise circa la sovrapposizione massima consentita dei veicoli messi in sicurezza e non ancora sottoposti a trattamento, fatte salve le condizioni di stabilità e la valutazione dei rischi per la sicurezza dei lavoratori. Immediata è stata la risposta dei centri di autodemolizione che hanno scelto la tecnologia di LogiMa s.r.l., giovane società di Porto d’Ascoli specializzata nella progettazione, consulenza e vendita di soluzioni per la logistica e la gestione di magazzini. Tra i prodotti più richiesti ci sono, infatti, i cosiddetti cantilever, apposite scaffalature per lo stoccaggio degli autoveicoli, che nella loro versione mono o bifronte, consentono di mantenere ordine, pulizia e sicurezza nei centri di autodemolizione. E poi anche l’occhio vuole la sua parte… Parola di Virginia Prosapio, uno dei titolari della Ecorecuperi Santa Cecilia dei Fratelli Prosapio S.a.s di Eboli (SA), Centro

di raccolta e demolizione a conduzione familiare che, dovendo ottimizzare al massimo i suoi 2.500 metri quadrati di piazzale, ha deciso di investire anche nell’immagine, oltre che nell’efficienza del suo Centro. “Lo scorso anno abbiamo acquistato da Logima 5 cantilever monofronti e da allora l’immagine del nostro centro è radicalmente cambiata – ha commentato soddisfatta la Dott.ssa Prosapio - La nostra esigenza era principalmente quella di recuperare e razionalizzare lo spazio a disposizione. Ma abbiamo avuto anche un ritorno di immagine non indifferente che anche la clientela ha avuto modo di apprezzare in quanto i cantilever ci permettono di esporre in maniera ordinata i nostri prodotti”. “Il nostro obiettivo - ha continuato la Dott.ssa Prosapio - è, inoltre, quello di ampliare il nostro centro. In questa prospettiva, non escludiamo ulteriori futuri ordini di cantilever”.

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NOTIZIARIO DI AGGIORNAMENTO DEL SETTORE

MAL’ARIA DI CITTA’ 2010: NAPOLI, TORINO E ANCONA AI PRIMI POSTI Il dossier sull’inquinamento atmosferico delle città 2010 ha sottolineato lo stato di “emergenza nazionale” di Valentina Bellucci

L’inquinamento è alle stelle in tutta Italia. Napoli, Torino e Ancona guidano la classifica dei superamenti dei limiti di legge per le concentrazioni di Pm10, rispettivamente con 156, 151 e 129 giorni. Situazione grave anche a Milano (108), Roma (67) e Venezia (60). Le regioni del Nord sono quelle con i valori più critici, Lombardia e Emilia Romagna sono quelle in cui si registrano valori critici per tutte le città monitorate, seguite da Piemonte (7 su 8) e Veneto (6 su 7). Non si segnala niente di buono nemmeno sul fronte ozono che nei mesi estivi ha fatto registrare livelli record. Dal 1° gennaio 2010 è entrato in vigore il limite per la protezione della salute umana di 120 microgrammi/metro cubo da non superare per più di 25 giorni in un anno, ma oltre la metà delle città monitorate nel 2009 non rispettavano questo limite (32 su 50). La Pianura Padana si conferma come area critica anche in questo caso con 8 città tra le prime dieci per superamenti del valore di legge. Al primo posto troviamo Novara con 83 superamenti, seguita da Alessandria (73), Lecco (70) e Mantova (68). Anche le grandi città non sono riuscite a rientrare nei limiti, come dimostrano i dati relativi a Milano (51), Genova (46), Bologna (42), Torino (40) e Roma (34). A livello regionale la maglia nera va di nuovo alla Lombardia, dove su 10 città che monitorano l’ozono, nove hanno superato di molto il limite di legge (vedi tabella 1.2). Questi sono in sintesi i dati di “Mal’Aria di città”, il dossier di Legambiente in collaborazione con il sito http://www. lamiaaria.it/, che aprono la campagna annuale sull’inquinamento atmosferico che per oltre due mesi attiverà manifestazioni e iniziative in tutta Italia, per sensibilizzare e informare i cittadini sul problema, con denunce mirate e proposte concrete per i diversi territori. Sabato 16 gennaio a Palermo, Potenza, Bologna, Milano, Roma, Genova, Torino, Taranto, Firenze e Civitanova, le vetrine di alcune boutique hanno “attrezzato” i manichini in vetrina con mascherine antismog e slogan contro l’inquinamento da traffico. “Il traguardo di un livello accettabile della qualità dell’aria è

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purtroppo ancora lontano - ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - e molte sono ancora le azioni da intraprendere da parte delle amministrazioni locali e dal governo centrale per contribuire a migliorare la qualità dell’aria che respiriamo. Ma se la salute è la nostra priorità, non dobbiamo dimenticare che il non rispetto delle norme sui livelli di inquinamento entro il 2011 esporrà il nostro Paese all’ennesima sanzione annunciata da parte dell’Unione

europea”. Sono molte le fonti di emissione che quotidianamente riversano nell’aria grandi quantità di sostanze inquinanti. Se negli ultimi anni le concentrazioni di inquinanti come anidride solforosa (SO2), monossido di carbonio (CO) e benzene, sono state ridotte con interventi mirati, molto ancora si deve fare per le polveri sottili, l’ozono e il biossido di azoto. Le polveri sottili (PM10) sono il primo imputato della scarsa qualità dell’aria nelle nostre città, in quanto molto dannose


alla salute umana per la loro capacità di penetrare in profondità nell’apparato respiratorio. Nelle città italiane sembra però che il problema, seppur oramai diventato cronico, continui ad essere sottovalutato e non affrontato in modo deciso ed efficace. La normativa prevede un limite giornaliero per la protezione della salute 3 umana di 50 μg/m da non superare più di 35 volte in un anno, obiettivo che non è stato raggiunto nel 2009 da 57 su 88 capoluoghi di provincia, il 65% delle città monitorate, e in molti casi con risultati molto preoccupanti. L’ozono troposferico è un inquinante secondario che si produce per effetto della radiazione solare in presenza di inquinanti primari. Si forma principalmente d’estate, in quanto è un componente dello smog fotochimico. Dal 1 gennaio 2010 le Amministrazioni locali devono rispettare i nuovi limiti, indicati dalla direttiva europea 2002/3/CE che 3 fissa in 120 μg/m (calcolato come media

su otto ore) il valore di pericolosità da non superare per più di 25 volte in un anno. Per questo motivo molte amministrazioni hanno avviato un monitoraggio continuo dell’ozono, ma ancora c’è molto da fare in termini di numero di centraline e copertura dei dati, per ora concentrati principalmente nel Nord Italia. Il biossido d’azoto che, insieme al particolato sottile e all’ozono costituisce uno dei problemi maggiori con cui le amministrazioni devono continuamente confrontarsi, deriva dai processi di combustione e dal traffico automobilistico (vedi tabella 1.1).

Le principali fonti di inquinamento atmosferico a livello nazionale sono rappresentate dal settore industriale (responsabili del 26% delle emissioni di Pm10, del 23% di biossido di azoto (NO2), 79% di ossidi di zolfo (SOx) e 34% di idrocarburi policiclici aromatici) e dai trasporti, con il contributo maggiore attribuibile a quello su strada con il 22% alle emissioni totali di Pm10, il 50% di NO2, il 45% di CO e il 55% del benzene. Diversa è la situazione se analizziamo le fonti di emissione all’interno delle aree urbane dove a farla da padrone è il traffico

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veicolare, ad eccezione di alcune città che convivono con grandi complessi industriali. A Roma e Milano il traffico veicolare emette circa il 60% delle polveri sottili e degli ossidi di azoto; a Napoli contribuisce per il 50% del PM10 e a Torino per oltre il 50% circa di NOx. Ma i disagi dei cittadini non derivano solo dalla qualità dell’aria, anche l’esposizione al rumore provoca notevoli effetti negativi sulla salute e la qualità della vita. L’inquinamento acustico in città è percepito come un problema grave, ciò è confermato anche dalle famiglie italiane che, secondo un’indagine dell’ISTAT, dichiarano per il 36,8% gravi problemi relativi al rumore nella zona in cui abitano. Eppure, sempre secondo il rapporto ISTAT – Indicatori Ambientali Urbani 2008, su 110 capoluoghi di provincia, a fine 2008 sono solamente 68 i comuni che hanno approvato un piano di zonizzazione acustica (5 in più rispetto al 2007), solo 15 hanno approvato una

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relazione biennale sullo stato acustico, 21 hanno un piano di risanamento e solo 11 hanno centraline fisse per il rilevamento del rumore. Un’emergenza, quella dell’inquinamento nelle nostre città che è sanitaria prima ancora che ambientale, come dimostrano i numerosi e autorevoli studi pubblicati sull’argomento anche di recente. Nel 2006 l’OMS ha dimostrato, con uno studio sulle principali città italiane, che riportando i valori medi annui di polveri sottili al di sotto della soglia stabilita dalla legge (40 microgrammi/metro cubo) si potrebbero evitare oltre 2000 morti all’anno. Intervenire sulle modalità di trasporto è necessario anche per vincere un’altra grande sfida,quella dei cambiamenti climatici. Infatti, i trasporti oltre ad essere i principali responsabili dell’inquinamento atmosferico in città, sono la seconda maggiore fonte di emissioni di CO2 eq. in Italia dopo la produzione di energia. Per questo l’Unione Europea con la Direttiva

443/2009 ha dato il via a obiettivi di riduzione delle emissioni dalle nuove auto immatricolate imponendo l’obiettivo di 120 grammi CO per chilometro che 2 verrà raggiunto in modo graduale entro il 2015, per poi abbassarsi a 95 g/km entro il 2020. Secondo il Rapporto “Reducing CO Emissions from New Cars: A Study of Major2 Car Manufacturers”, curato dal network europeo Transport & Environment, nel 2008 nel settore delle autovetture i produttori hanno ridotto le emissioni di CO dei modelli complessivamente venduti2 sul mercato europeo del 3,3%, portando la media di settore ad un notevole miglioramento di 153,5 gCO /km. Ma per 2 migliorare ulteriormente questo risultato sono necessari e urgenti interventi anche sulle altre categorie di veicoli a partire dai mezzi commerciali leggeri. Su questo però l’Italia ha chiesto limiti meno severi, una proposta che va in direzione opposta rispetto agli obiettivi europei di riduzione


e agli impegni che tutti i Paesi devono prendere per ridurre le emissioni di gas serra. Se i limiti di legge vengono regolarmente superati e le cifre sugli impatti sanitari dovrebbero chiarire una volta per tutte l’urgenza di interventi per il risanamento della qualità dell’aria all’interno delle nostre città, quasi nessuna amministrazione prova a prendere provvedimenti concreti e risolutivi. Milano aveva lanciato un importante segnale con l’Ecopass, ma in mancanza della auspicata estensione, i suoi risultati benefici sono terminati. A Roma, una delle città con tasso di motorizzazione tra i più alti al mondo - 76 auto ogni 100 abitanti, cioè oltre il triplo di New York (20) e il doppio di quelle di Londra (36), più di quante a San Francisco (64) e Los Angeles (57) - i provvedimenti decisi dal Comune durante l’ultimo anno e mezzo non hanno fatto altro che lasciare sempre più spazio al trasporto privato, alimentando ulteriormente la nota congestione del traffico capitolino. Ultima proposta davvero discutibile è l’idea di inaugurare il nuovo circuito per il Gran Premio di Formula Uno in un’area quotidianamente intasata dal traffico in entrata e uscita dalla capitale. Il risultato dell’assenza di questi interventi è che oggi la mobilità urbana è immobile. In tutta Italia il traffico è sempre più congestionato da un parco macchine che non ha pari in Europa; il trasporto pubblico è scarsamente attrattivo e gli spazi dedicati ai pedoni o ad altre tipologie di trasporto sono sempre di meno. Anche i Governi nazionali che si sono succeduti dal 2001 ad oggi hanno finanziato per il 67% delle risorse della Legge obiettivo le infrastrutture stradali, non prevedendo nessun serio intervento economico a sostegno della mobilità sostenibile nelle città, dove vivono, lavorano e respirano la gran parte degli italiani. Ad oggi, l’unica politica messa in campo dal Governo è la rottamazione delle vecchie auto, che scarica sui contribuenti-consumatori i costi di un assai parziale abbattimento delle emissioni inquinanti. “Il primo intervento, veloce e economicamente non impegnativo – ha spiegato Cogliati Dezza –

consisterebbe nell’assicurare al trasporto pubblico di superficie una maggiore fluidità estendendo il più possibile la rete di corsie preferenziali, con due risultati immediati quasi a costo zero: la sottrazione di spazio alle automobili e una reale concorrenzialità del bus rispetto alle vetture private. Anche l’adozione di un pedaggio urbano per le aree più congestionate potrebbe, se applicato su aree significative, ridimensionare gli ingorghi, regolare il traffico, migliorare l’efficienza del trasporto pubblico, riducendo le emissioni inquinanti. Si tratta di superare le obiezioni politiche (elettoralistiche in realtà) e di trovare un prezzo di mercato equo per un bene assai scarso, lo spazio urbano, che fino ad oggi è stato “offerto” gratuitamente agli automobilisti” Il traguardo di un livello accettabile della qualità dell’aria è un miraggio e molto lontano dall’essere raggiunto e innumerevoli sono ancora le azioni da intraprendere da parte delle amministrazioni locali e dal governo centrale per garantire ai cittadini italiani che l’aria che respirano non provochi loro danni alla salute. Una denuncia questa che non arriva soltanto dai dati pubblicati nel dossier di Legambiente. A livello giuridico sono sorti problemi importanti. Nel gennaio 2009 è stata avviata una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea nei confronti dell’Italia per l’elevato livello di polveri sottili e per l’insufficienza dei piani di risanamento dell’aria delle Regioni e la mancanza del piano di risanamento nazionale del ministero dell’Ambiente. Il nostro Paese dovrà rientrare nei limiti di qualità entro il 2011, o tutti quanti saremo costretti a pagare l’ennesima multa annunciata. L’Italia ha presentato nel 2008 una richiesta di deroga che è stata parzialmente accolta, mentre una seconda richiesta di deroga compiuto lo scorso anno è stata totalmente bocciata eccetto una sola area al Sud. Ma questo non è l’unico atto ufficiale che riguarda il problema smog in città. Infatti è solo di poche settimane fa la notizia di un avviso di garanzia recapitato al Governatore della Regione Lombardia

Roberto Formigoni, al Sindaco del capoluogo lombardo Letizia Moratti e al Presidente della Provincia Guido Podestà. Comunque vada l’inchiesta, sono atti di garanzia che devono far riflettere sul fatto che il superamento dei livelli di guardia del PM10 è, nel nostro Paese, un male diffuso e ricorrente. Amministrazioni locali e Governo centrale continuano a ignorare la necessità di attuare misure e politiche di contrasto serie, nonostante il problema dello smog sia ormai da molto tempo cronico per tante delle nostre città. Non si può più ignorare. Non si deve farlo, è un’emergenza nazionale e va affrontata con decisione e immediatezza usando tutte le armi necessarie perché il rischio certo è che si venga schiacciati dallo smog. Cosa fare allora? La stessa Legambiente ha fornito nel Dossier delle possibili scappatoie e delle soluzioni tangibili e percorribili come ad esempio assicurare al trasporto pubblico di superficie la possibilità di una maggiore fluidità estendendo il più possibile la rete di corsie preferenziali che aiuterebbe a sottrarre spazio alle automobili e metterebbe una reale concorrenzialità del bus rispetto alle vetture private. Crediamo che di fronte a certe problematiche non debbano sussistere divisioni politiche, dal momento che l’obiettivo da perseguire è universale e può migliorare la qualità della vita e dell’aria che respiriamo tutti. Non si può più ignorare tutto questo. Non si deve farlo.

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newsletter aperiodica di informazione per i soci

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COMUNICARE ED INFORMARE PER LA CRESCITA DEL SETTORE

Torna, all’inizio dell’anno l’appuntamento aperiodico che il Notiziario Autodemolitori dedica alla Confederazione Autodemolitori Riuniti, CAR e alle sue molteplici attività. In questo numero ospitiamo alcune comunicazioni che la Segreteria e l’Ufficio Legale CAR hanno inviato all’indirizzario dei Soci e che contengono alcune informazioni che possono tornare utili a tutta la categoria e a quanti hanno a cuore la propria impresa di autodemolizione nell’ottica di un perseguibile sviluppo economico con uno sguardo alla sostenibilità ambientale. Per meglio approfondire le varie tematiche toccate, accanto a molte notizie abbiamo associato un piccolo commento del Presidente CAR, Alfonso Gifuni.

Informativa D. L. 20 novembre 2009 n. 166 Roma 25 gennaio 2010 Ai Soci CAR Loro indirizzi Oggetto: è entrato in vigore il Decreto Legge 25 settembre 2009, n. 135, con novità in tema di veicoli fuori uso, efficienza energetica degli elettrodomestici e danno ambientale. Egregio Socio, con la presente ti comunichiamo che il D. Lgs. 25 settembre

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2009, n. 135 (definitivamente convertito in Legge 20 novembre 2009, n. 166, ed entrato in vigore il 25 novembre 2009) prevede alcune novità in merito alla normativa ambientale in vari settori. Per quanto riguarda il settore dei veicoli fuori uso, è stato stabilito, con modifiche al D. Lgs. 209/2009, che le imprese di autoriparazione devono consegnare i pezzi usati classificabili come rifiuti prodotti durante la riparazione dei veicoli (esclusi quelli destinati ai consorzi obbligatori) ad un centro di raccolta apposito. La novità principale consiste nel fatto che la consegna di tali rifiuti potrà essere effettuata direttamente dagli autoriparatori qualora siano iscritti all’Albo gestori ambientali; resta altresì invariata la consegna presso gli operatori che non risultano iscritti all’Albo summenzionato, che deve essere svolta tramite un operatore autorizzato. I produttori di componenti di veicoli dovranno redigere adeguate informazioni sulla demolizione, lo stoccaggio e la verifica di componenti che possono essere reimpiegati e metterle a disposizione dei centri di raccolta autorizzati alla messa in sicurezza ed alla demolizione dei veicoli fuori uso. In tema di efficienza energetica degli elettrodomestici, si prevede di sospendere il divieto alla commercializzazione “di elettrodomestici appartenenti alle classi energetiche inferiori rispetto alla classe A, nonché di motori elettrici appartenenti alla classe 3 anche all’interno di apparati”, che avrebbe avuto inizio a partire dal 1° gennaio 2010, nonché di bloccare il divieto” all’importazione, alla distribuzione e alla vendita delle lampadine ad incandescenza, nonché l’importazione, la distribuzione e la vendita degli elettrodomestici privi di un dispositivo per interrompere completamente il collegamento alla rete elettrica”, che sarebbe scattato il 1° gennaio 2011. Il Decreto Legge 135/2009 stabilisce, inoltre, che il soggetto responsabile di danno ambientale sarà ora obbligato all’effettivo ripristino a sue spese della precedente situazione o, comunque, all’adozione delle misure di riparazione “ complementari” ( misure finalizzate ad ottenere anche insito alternativo un livello di risorse naturali e/o servizi analogo a quello che si sarebbe dovuto realizzare con l’effettivo ripristino) e “compensative”( misure temporanee di miglioramento ambientale anche in sito diverso in attesa del ripristino). Diversamente il danneggiante sarà obbligato in via sostitutiva al risarcimento per equivalente patrimoniale nei confronti dello Stato per il finanziamento degli incentivi ambientali necessari ( il debito si trasmette agli eredi nel limite del loro effettivo stato di arricchimento) secondo criteri che saranno determinati dal Ministero dell’Ambiente. “Le modifiche intervenute al D. Lgs. n. 209/2003 rientrano in un tema che ci sta particolarmente a cuore – afferma il Presidente Nazionale CAR, Alfonso Gifuni – ovvero la sincronizzazione fra soggetti diversi che operano nello stesso settore, quello dell’Auto-


Calendario prossime scadenze amministrative Roma 25 gennaio 2010 Ai Soci CAR Loro indirizzi Egregio Socio, con la presente, ti comunichiamo le principali scadenze dei mesi di Gennaio e Febbraio 2010.

Martedì 16 Irpef: versamento delle ritenute sui redditi da lavoro dipendente e assimilato operate nel mese di gennaio 2010. Irpef: versamento delle ritenute sui redditi da lavoro autonomo e provvigioni pagati nel mese di gennaio 2010. Irpef: versamento saldo anno 2009 imposta sostitutiva 11% sulle rivalutazioni TFR. Inps: pagamento mod. DM 10/2 di gennaio 2010. Inps - Gestione Separata: versamento dei contributi dovuti su compensi corrisposti entro il mese di gennaio 2010. Inail: presentazione e denuncia salari corrisposti nel 2009, pagamento saldo 2009 e anticipo 2010 a seguito procedura autoliquidazione dei premi. Comunicazione motivata della riduzione delle retribuzioni presunte da assumere a base per la determinazione del premio anticipato. Iva: versamento per la liquidazione del mese di gennaio 2010 ( contribuenti mensili ). Iva: liquidazione e versamento IV trimestre 2009 ( contribuenti trimestrali speciali: autotrasportatoti c/terzi e subfornitura ). Iva: presentazione del modello di comunicazione dei dati contenuti nelle dichiarazioni di intento ricevute nel mese di gennaio 2010. Sabato 20

Sabato 30 Albo autotrasportatoti: invio dell’avvenuto pagamento delle quote al Comitato Provinciale. Domenica 31 Inail: richiesta riduzione tasso medio relativa all’anno 2010 per la prevenzione dopo i primi 2 anni di attività ( art. 24 D.M. 12/2000) ( prorogato al 1° febbraio 2010). Acque pubbliche (Pozzi): termine ultimo per il versamento alla Regione Piemonte del canone di concessione per l’annualità in corso. Lunedì 1 Inps: termine ultimo per invio telematico mod. DM 10/2 di dicembre 2009. Inps: invio “ flusso Emens” relativo al mese di dicembre 2009. Iva: primo giorno utile per presentare il mod. VR relativo al rimborso del credito annuale IVA 2009. Iva: primo giorno utile per presentare la dichiarazione annuale IVA 2010. Venerdì 5 Detassazione aumenti di capitale sociale: ultimo giorno utile per perfezionare l’aumento di capitale.

Conai: comunicazione mensile degli imballaggi immessi al consumo e calcolo del contributo. Domenica 28 Irpef: consegna mod. CUD ai dipendenti ed ai collaboratori coordinati e continuativi. Termine per la certificazione delle ritenute d’acconto operate sui redditi di lavoro autonomo e provvigioni. Termine per la certificazione degli utili corrisposti nel 2009 e dei proventi ad essi equiparati. Bonifica amianto: relazione annuale smaltimento da inviare alla Regione.

Telematizzazione nel rapporto Concessionari/Autodemolitori, nasce CERT WEBB

Roma 25 gennaio 2010 Ai tutti gli autodemolitori A tutti i Concessionari Loro Indirizzi

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C .A.R. CONFEDERAZIONE AUTODEMOLITORI RIUNITI

motive, con un’ottica all’ottimizzazione delle risorse derivanti dalla commercializzazione della ricambistica usata. Il D. L. ha recepito pienamente alcune nostre datate segnalazioni, consentendo un rinnovato rapporto fra Officine e Autodemolitori. Considerando poi che l’intesa CAR-CNA dà modo di attivare sin da subito un percorso privilegiato nel cammino verso la consolidazione di rapporti preziosi fra le nostre imprese e quelle dei colleghi Autoriparatori, è stato possibile addivenire ad un Protocollo di intesa in funzione del quale le nostre aziende integreranno i codici di ingresso, normalmente riferiti al veicolo intero, con quelli relativi a parti degli stessi veicoli, così da usufruire dei benefici contenuti del D. L.”.


NOTIZIARIO DI AGGIORNAMENTO DEL SETTORE

Oggetto: CERT WEB

Roma 4 febbraio 2010

CAR, grazie ad un accordo con “Progetto Ecosoluzioni s.r.l.”, ditta sviluppatrice del software “GEST CAR”, gestionale ormai consolidato tra le imprese di autodemolizione italiane, è lieta di portare alla vostra attenzione il software “CERT WEB”, nato due anni fa, continuamente aggiornato, già utilizzato da numerosi concessionari, pronto per essere considerato un indispensabile supporto sia per i concessionari che per gli autodemolitori. CERT WEB, offre la possibilità al concessionario abilitato attraverso una password ed un username, di effettuare tele prenotazioni, stampando il certificato di rottamazione per nome e per conto dell’autodemolizione, comunicando automaticamente agli autodemolitori autorizzati tramite e-mail i dati della pratica. Il servizio attivato dal concessionario è a costo 0, per L’autodemolizione il costo annuo è di € 50,00 a concessionario. Vantaggi La sua interfaccia http non richiede software installati dal concessionario. Per l’autodemolitore non è necessario aver installato GEST CAR per poter usufruire del servizio. I dati della pratica arrivano via e-mail al demolitore. Per informazioni, rivolgersi a Marco Stucchi, responsabile della società “Progetto Ecosoluzioni Srl”, ai numeri: Tel 055 960874cellulare 335 1801012.

Al Responsabile Ufficio Legislativo Del Ministero dell’Ambiente del Territorio e Del Mare; Consigliere Massimiliano Atelli Via Cristoforo Colombo, 44 00147 Roma;

“Riteniamo - ha dichiarato il Presidente Gifuni - che il sistema generale di informatizzazione debba tendere alla semplificazione e alla tracciabilità dei flussi che vanno dal conferimento dei veicoli, alla destinazione dei materiali prodotti dalla demolizione, ivi compresa la ricambistica. Dal momento che i Concessionari, tendono a conseguire un meccanismo informatico per rendere più snelle le pratiche di conferimento dei veicoli e per teleprenotare i conferimenti, peraltro in grande sintonia con le istanze del SISTRI, la nostra Confederazione ha preso in esame alcuni strumenti informatici presenti sul mercato, selezionando quello più vantaggioso a fronte di costi e servizio reso. Abbiamo quindi optato per un programma interfacciabile e confrontabile col precedente GEST CAR, offrendo ad Autodemolitori e Concessionari la possibilità di dialogare con lo stesso linguaggio ad un prezzo estremamente favorevole rispetto alle normali condizioni del mercato”.

Reti organizzate per la raccolta e il trattamento ELV, chiesto un chiarimento al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

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AL Capo Dipartimento Impresa e Internazionalizzazione Dott. Giuseppe Tripoli, Ministero dello Sviluppo Economico Via Molise, 2 00187 Roma Oggetto: Richiesta di chiarimenti su reti organizzate per raccolta e trattamento veicoli fuori uso Le scriventi Confederazioni, che riuniscono operatori del settore specifico del recupero e del trattamento degli autoveicoli e pongono tra i propri obiettivi lo sviluppo, il coordinamento, la disciplina, la difesa dell’attività imprenditoriale del recupero e del trattamento degli autoveicoli e la rappresentanza e tutela morale, giuridica ed economica delle aziende associate; in persona del Presidente CAR, Alfonso Gifuni, e del Responsabile Nazionale CNA servizi alla comunità, Mario Turco, sono a chiedere il seguente chiarimento. Premesso che: Il veicolo fuori uso è una particolare categoria di rifiuto e come tale -per espresso rimando di legge- è disciplinato anche dal D.lgs 209/03 e succ. modif. ( Attuazione della Direttiva 2000/53/Ce relativa ai veicoli fuori uso); tale atto avente forza di legge, nella gestione del veicolo fuori uso ex art. 8, comma 1, lett. a), numero 2) prevede che possono essere organizzate dalle Case Costruttrici reti per la raccolta ed il trattamento dei veicoli fuori uso; Tanto premesso, le scriventi Confederazioni sono a chiedere chiarimenti su come avvenga l”inserimento” in tali reti; in particolare, si richiede di chiarire: su quali parametri si basa l’inserimento di una azienda di autodemolizione; se tali parametri siano oggettivi, andando a privilegiare aziende regolarmente autorizzate e qualificate, piuttosto che altre; se, invece, tali parametri possano essere soggetti ad ampia discrezionalità di scelta da parte delle Case Costruttrici ( o loro Concessionarie). Convinti che la “ratio” della norma sia di inserire aziende autorizzate e qualificate piuttosto che altre, si ribadisce di chiarire quanto sopra alle scriventi Confederazioni, attesa anche l’attuale situazione nazionale, laddove pervengono segnalazioni di qualificate aziende di autodemolizione non “inserite” per scelte


Reti organizzate per la raccolta e il trattamento ELV, chiesto un incontro al Responsabile del Ministero dello Sviluppo Economico Roma 10 febbraio 2010 Al Direttore Generale per la politica industriale e la competitività Dott. Andrea Bianchi; Dipartimento Impresa e Internazionalizzazione - Ministero dello Sviluppo Economico, Via Molise, 2 Roma Oggetto: Richiesta di incontro su reti organizzate per raccolta e trattamento veicoli fuori uso Le scriventi Confederazioni, che riuniscono operatori del settore specifico del recupero e del trattamento degli autoveicoli e pongono tra i propri obiettivi lo sviluppo, il coordinamento, la disciplina, la difesa dell’attività imprenditoriale del recupero e del trattamento degli autoveicoli e la rappresentanza e tutela morale, giuridica ed economica delle aziende associate; in persona del Presidente CAR, Alfonso Gifuni, e del Responsabile Nazionale CNA servizi alla comunità, Mario Turco, sono a chiederLe quanto segue.

sono a chiedere a Lei, come Direttore Generale per la politica Industriale e la Competitività entro breve termine un incontro. “Le richieste di incontro e chiarimento che abbiamo inoltrato agli organi competenti nascono da una lettura della realtà che purtroppo si discosta da quanto affermato nei dettati normativi circa l’ottimizzazione del ciclo ELV - spiega il Presidente Gifuni - determinando situzioni di disagio a molte nostre imprese italiane. Mi spiego meglio; ci sono pervenute molte segnalazioni da parte di imprenditori nostri associati che pur avendo conseguito risultati notevoli in termini di efficienza, qualità e sicurezza dei rispettivi impianti, peraltro in regola con tutte le autorizzazioni, sono stati esclusi dalle reti a fronte di una stravagante contestazione sulla presunta saturazione di imprese di demolizione sul territorio, oppure, motivo ancora più grave, perché sì è messa in dubbio la qualità del servizio. Ora, ritengo che qualora un impianto abbia subìto la verifica degli organi compententi e ottenuto l’autorizzazione a lavorare, non debba certo temere il giudizio di un altro imprenditore, né di essere escluso aprioristicamente da un segmento del mercato attraverso una palese e strumentale discriminazione. In sostanza, la nostra azione di richiesta di chiarimento va nella direzione di stimolare i Ministeri a dichiarare quali sono i criteri oggettivi in funzione dei quali le imprese di autodemolizione vengono inserite o meno nelle reti; in caso contrario si dà a Produttori e Concessionari una facoltà indebita di imposizione di condizioni vessatorie sul piano commerciale che normalmente non sarebbero accettate dalle imprese di autodemolizione.

Premesso che: Il veicolo fuori uso è una particolare categoria di rifiuto e come tale - per espresso rimando di legge - è disciplinato anche dal D.lgs 209/03 e succ. modif. (Attuazione della Direttiva 2000/53/Ce relativa ai veicoli fuori uso); tale atto avente forza di legge, nella gestione del veicolo fuori uso ex art. 8, comma 1, lett. a), numero 2) prevede che possono essere organizzate dalle Case Costruttrici reti per la raccolta ed il trattamento dei veicoli fuori uso; Tanto premesso, le scriventi Confederazioni, facendo seguito alla loro richiesta di chiarimento su come avvenga l’inserimento in tali reti (cfr. lettera in allegato al Dott. Tripoli come capo dipartimento ) convinti che la “ratio” della norma sia di inserire aziende autorizzate e qualificate piuttosto che altre; attesa anche l’attuale situazione nazionale, laddove pervengono segnalazioni di qualificate aziende di autodemolizione non “inserite” per scelte discrezionale della Case Costruttrice, basate, eventualmente anche su accordi commerciali;

CAR istituisce un gruppo di lavoro tecnico per lo studio degli effetti del SISTRI sugli impianti di autodemolizione Roma 9 febbraio 2010 Egregi Soci, con la presente, vi comunichiamo che la Direzione CAR del 27 gennaio u.s., ha costituito un gruppo di lavoro tecnico per lo studio degli effetti del Sistri sugli impianti di autodemolizione. Detta Commissione, si riunirà a Roma presso la sede CAR, venerdi 12 febbraio 2010 e vi comunicherà con una circolare le disposizioni relative alle modalità d’iscrizione da realizzarsi entro il 28 febbraio 2010. “Ritengo, a differenza di quanto letto nelle dichiarazioni di tante altre associazioni di categoria, che il SISTRI non sia uno strumento “negativo”, tutt’altro - dice il Presidente CAR, Alfonso Gifuni - Come principio va salutato con favorevole interesse, dal momento che la

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C .A.R. CONFEDERAZIONE AUTODEMOLITORI RIUNITI

discrezionali delle Case Costruttrici, basate, eventualmente anche su accordi commerciali.


NOTIZIARIO DI AGGIORNAMENTO DEL SETTORE

possibilità di tracciare i rifiuti è una garanzia indispensabile per la società e non può che trovarci d’accordo come imprenditori. Detto questo, abbiamo ritenuto doveroso costituire un gruppo di studio qualificato, in cui accanto a Consiglieri CAR di comprovata esperienza vi sono professionisti e tecnici esterni, per analizzare quegli aspetti rilevanti sul nostro sistema industriale. Peraltro, sono ancora in fase di redazione le norme tecniche per l’attuazione del sistema e la Commissione preposta dovrebbe quantomeno ascoltare le istanze motivate che arriveranno da quanti si troveranno a fare i conti con questo nuovo strumento. Per fare un esempio pratico, ci stiamo interrogando sui costi derivanti dalla teleprenotazione degli automezzi che caricano i veicoli, la quale ha un senso quando si considerano i materiali in uscita, ma qualche perplessità l’abbiamo per quanto riguarda i veicoli in entrata, perché va ad incidere sulla logistica delle nostre aziende imponendo, magari, un numero maggiore di autisti… Ancora un esempio: il costo di iscrizione per un demolitore è 300 Euro, mentre per un Frantumatore è di 150 Euro, a parità di quantitativi… Diciamo che a fronte di colloqui informali accaduti negli ultimi giorni, riteniamo che sia ancora possibile intervenire per raggiungere l’obiettivo di qualche modifica”.

Aperte le nuove iscrizioni al CAR Dal Vicepresidente CAR, Roberto Capocasa, riceviamo e pubblichiamo una lettera-invito, rivolta a tutti i professionisti del Settore Autodemolizione:

Le Assemblee avranno luogo, ogni settimana, nei giorni di venerdì e sabato, secondo un calendario che verrà pubblicato a breve sul sito: www.carautodemolitori.it Primi appuntamenti in programma: Ancona, il 26 febbraio e Bari, il 27. Durante gli incontri, fra i tanti argomenti trattati, verrà dato ampio spazio agli aggiornamenti sul SISTRI.

In occasione del trigesimo della scomparsa di Vincenzo Gifuni, padre del Presidente Nazionale CAR, il figlio Alfonso intende ringraziare pubblicamente quanti hanno dimostrato vicinanza al dolore della sua famiglia, sottolineando altresì la grande umanità che, in queste occasioni emerge dalla categoria..

“CAR è una Confederazione di Autodemolitori liberi. Nasce per volontà di imprenditori del settore stanchi di non essere rappresentati da nessuno. All’interno di CAR, dal Presidente ai Consiglieri, tutti hanno un impianto di autodemolizione e ogni giorno vivono sulla propria pelle le problematiche che affliggono il settore. Iscrivendosi, ogni demolitore può contribuire affinché CAR diventi una realtà sempre più forte ed incidente nelle scelte politiche ed economiche del Paese. Inoltre, ogni nuovo Associato può portare il suo contributo in termini di idee ed entusiasmo nell’ottica della partecipazione attiva al cambiamento in meglio del Settore”.

Riprendono le Assemblee regionali CAR Sono convocate, a partire dal prossimo venerdì 26 febbraio le Assemblee Regionali CAR, che nell’ultimo anno hanno riscosso il plauso e il favore di tantissimi operatori del settore.

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CAR - Confederazione Autodemolitori Riuniti Sede Legale: Via Antonio Salandra, 18 - 00187 Roma Tel. 06 42272036 - Fax 06 42274000 - info@carautodemolitori.it


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NOTIZIARIO DI AGGIORNAMENTO DEL SETTORE

Nasce il primo il sistema elettronico di controllo per la tracciabilità dei rifiuti

CON SISTRI, AL VIA L’INFORMATIZZAZIONE DELLA FILIERA DEI RIFIUTI SPECIALI

Maggior efficienza, trasparenza e controllo. Questi i vantaggi del nuovo sistema informatizzato che manda in soffitta il cartaceo di Silvia Barchiesi

Il flusso informativo sulla movimentazione dei rifiuti speciali dice addio al vecchio sistema cartaceo e con il SISTRI, il nuovo Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti speciali, apre alla tecnologia e all’innovazione. Dalla produzione allo smaltimento, grazie al nuovo sistema di tracciabilità elettronico, il rifiuto speciale potrà essere monitorato in ogni passaggio della filiera produttiva. I vantaggi? Massima visibilità al flusso dei veicoli in entrata e in uscita dalle discariche, ovvero maggior trasparenza, efficienza, controllo, prevenzione, ma soprattutto maggior garanzia di legalità. Ai benefici della pubblica amministrazione si aggiungono poi altri benefici, quelli ricadranno necessariamente anche sul sistema delle imprese. Una più corretta gestione dei rifiuti porterà, oltre che alla riduzione dei costi e alla semplificazione delle procedure, anche alla riduzione del danno ambientale e alla conseguente eliminazione di forme di concorrenza sleale tra imprese. Insomma, con il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti SISTRI, la cui gestione è stata affidata al Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente, il business delle ecomafie nel settore dei rifiuti speciali incassa un duro colpo. Dall’Italia, primo Paese in Europa ad aver adottato pioneristicamente tale sistema di controllo e tracciabilità, parte la sfida tecnologica che minaccia tolleranza zero nei confronti dell’illegalità e della criminalità ambientale. Inadeguato, inefficiente, oneroso e lacunoso, il vecchio sistema cartaceo di rilevazione dei dati, basato sul registro di carico e scarico, sul formulario dei rifiuti e sul MUD (Modello unico di dichiarazione ambientale), infatti, non consente di “tracciare” con sicurezza la movimentazione dei rifiuti dalla produzione al recupero/smaltimento. Oltre che lento e obsoleto, il vecchio sistema si rivela quindi anche inutile, in quanto consente di conoscere i dati relativi alla gestione dei rifiuti con circa due o tre anni di ritardo. Numerosi sono, invece, i vantaggi della nuova gestione informatizzata del flusso informativo dei rifiuti. Tra questi sono da segnalare: • la semplificazione degli adempimenti amministrativi/burocratici per le imprese; • la celerità negli adempimenti; • la verifica, in tempo reale, dei dati inseriti nella documentazione, con riduzione di errori; • il supporto costante e continuativo all’utente; • la conoscenza, in tempo reale, della movimentazione dei rifiuti sul territorio nazionale, anche per quelli che provengono da altri Paesi o che vengono trasportati verso altri Paesi. Il nuovo sistema si propone di eliminare la documentazione cartacea che deve accompagnare il rifiuto dalla sua “nascita” al suo smaltimento o recupero finale, sostituendola con la trasmissione dei dati, attraverso un apposito programma ad un unico centro di elaborazione dati, gestito dal Comando dei Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente. L’operatore responsabile di registrare la produzione o la movimen-

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tazione di un rifiuto dovrà collegarsi al sistema mediante un’apposita chiave USB, inserire i dati e firmarli elettronicamente. Una sorta di “scatola nera” installata sui mezzi consentirà invece di tracciare mediante GPS il percorso effettuato dal rifiuto, mentre apposite telecamere installate nelle discariche, riprenderanno ogni conferimento. Il sistema entrerà a pieno regime a partire dal prossimo luglio. I mesi precedenti saranno, invece, dedicati alle procedure di iscrizione che potrà avvenire sia direttamente da parte dei soggetti tenuti ad effettuarla, che indirettamente, tramite la sezione regionale dell’Albo nazionale gestori ambientali (per i trasportatori) o le associazioni imprenditoriali o loro società di servizi. È possibile iscriversi direttamente online (www.sistri.it), o via fax (800 05 08 63) o tramite numero verde (800 00 38 36).

Successivamente, in caso di iscrizione diretta, l’impresa riceverà il codice-pratica di riferimento, con cui sarà possibile presentarsi presso la Camera di Commercio (o sezione regionale dell’albo nel caso dei trasportatori), per lo svolgimento di ulteriori formalità e per il ritiro dei dispositivi tecnologici. In caso, invece, di iscrizione indiretta saranno le associazioni imprenditoriali o le sezioni dell’albo ad informare l’impresa sulle modalità di ritiro dei dispositivi tecnologici. I dispositivi tecnologici di cui saranno dotate le imprese sono costituiti da una chiavetta token USB, necessaria per ciascuna unità locale e per ciascun mezzo in dotazione all’azienda dedicato al trasporto di rifiuti speciali idoneo a consentire la trasmissione


dei dati ed una black box, da installare su ciascun automezzo per monitorarne il percorso e apparecchiature di sorveglianza per monitorare l’ingresso e l’uscita degli automezzi dagli impianti di discarica. Per essere autorizzati all’installazione delle black box, bisognerà, inoltre, presentare domanda di autorizzazione al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, accedendo al sito www.sistri.it, e compilando l’apposita sezione. Per l’installazione vera e propria dei dispositivi, le imprese avranno, invece, a disposizione una lista di officine autorizzate, mentre per ottenere i dispositivi si dovrà essere muniti del modulo di autocertificazione generato dal SISTRI e dovrà essere esibita la ricevuta del pagamento di un contributo annuale. Il controllo dei rifiuti apre così le porte alla rivoluzione digitale:

alle Agenzie Regionali e Provinciali di Protezione dell’Ambiente, che a loro volta provvederanno a fornire i medesimi dati alle competenti Province. Ma non solo. Il raggio d’azione del SISTRI non si limita alla terra ferma. Per garantire la completa tracciabilità dei rifiuti speciali anche nel trasporto marittimo e ferroviario, il SISTRI sarà interconnesso con i sistemi informativi della Guardia Costiera e delle Imprese ferroviarie. Inoltre, il funzionamento del SISTRI sarà monitorato da un Comitato di vigilanza e controllo. Una volta a regime, si verrà così a creare un sistema-rete che consentirà di conoscere, in tempo reale, la movimentazione completa dei rifiuti speciali, una massa che in Italia conta 147 milioni di tonnellate all’anno, di cui il 10% ritenuti pericolosi.

produttori, trasportatori, intermediari e gestori dovranno dire addio alle vecchie scartoffie e dotarsi di un PC, iscriversi al sistema, acquisire dalle Camere di Commercio una chiavetta dedicata per ogni unità locale che conterrà un software specifico che sostituirà registri, formulari e MUD. Il produttore dovrà registrare i rifiuti attraverso il software dedicato. Il dato verrà inoltrato in automatico e in tempo reale al centro di controllo interconnesso con il Ministero dell’Ambiente, l’Albo nazionale dei gestori ambientali, l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), che fornirà, attraverso il Catasto Telematico, i dati sulla produzione e la gestione di rifiuti

Per quanto riguarda i soggetti coinvolti, l’articolo 1 del Decreto ministeriale 17 dicembre 2009 (Istituzione del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti - Sistri) individua tre categorie di soggetti: - le categorie di soggetti tenuti a comunicare, secondo un ordine di gradualità temporale, le quantità e le caratteristiche qualitative dei rifiuti oggetto della loro attività attraverso il SISTRI; - le categorie esonerate da tale obbligo; - le categorie di soggetti che possono aderire su base volontaria al SISTRI. Tra le categorie di soggetti obbligati ad iscriversi rientrano: - le imprese e gli enti produttori iniziali di rifiuti pericolosi; - le imprese e gli enti produttori iniziali di rifiuti non pericolosi di cui

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all’articolo 184, comma 3, lettere c), d) e g), del decreto legislativo n.152/2006, con più di dieci dipendenti; - i Comuni, gli Enti e le Imprese che gestiscono i rifiuti urbani nel territorio della Regione Campania; - i commercianti e gli intermediari di rifiuti senza detenzione; - i consorzi istituiti per il recupero e il riciclaggio di particolari tipologie di rifiuti che organizzano la gestione di tali rifiuti per conto dei consorziati; - le imprese di cui all’articolo 212, comma 5, del decreto legislativo n. 152/2006 che raccolgono e trasportano rifiuti speciali; - parte dell’impresa ferroviaria o dell’impresa che effettua il successivo trasporto; - le imprese che raccolgono e trasportano i propri rifiuti pericolosi di cui all’art. 212, le imprese e gli enti che effettuano operazioni di recupero e smaltimento di rifiuti. L’iscrizione al SISTRI è invece facoltativa per i seguenti soggetti:

Lo stesso Decreto prevede una diversa tempistica per le circa 600.000 aziende italiane che hanno l’obbligo di aderire. Le prime ad essere coinvolte saranno le grandi aziende con più di 50 dipendenti che hanno l’obbligo di adeguarsi al nuovo sistema entro 180 giorni dall’entrata in vigore del Decreto, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale lo scorso 13 gennaio. Sarà poi la volte di quelle con più di 11 dipendenti che dovranno conformarsi alle nuove regole entro 210 giorni dalla data di entrata in vigore del Decreto. Anche l’iscrizione si ispira allo stesso principio di gradualità. Mentre, infatti, il primo gruppo di utenti aderisce al SISTRI iscrivendosi allo stesso entro 45 giorni dalla data di entrata in vigore del Decreto, il secondo gruppo di utenti aderisce al SISTRI dal 30° giorno al 75° giorno dalla data di entrata in vigore del Decreto. Per chi, invece, l’adesione al SISTRI è facoltativa, l’iscrizione può

- le imprese e gli enti produttori iniziali di rifiuti non pericolosi di cui all’articolo 184, comma 3, lettere c), d) e g), del decreto legislativo n. 152/2006, che non hanno più di dieci dipendenti; - gli imprenditori agricoli di cui all’art. 2135 del codice civile che producono rifiuti non pericolosi; - le imprese ed gli Enti produttori iniziali di rifiuti speciali non pericolosi derivanti da attività diverse da quelle di cui all’art. 184, comma 3, lettere c), d) e g), del decreto legislativo n. 152/2006; - le imprese che raccolgono e trasportano i propri rifiuti non pericolosi di cui all’articolo 212, comma 8, del decreto legislativo n. 152/2006. L’operatività del sistema sarà, inoltre, graduale.

avvenire a decorrere dal 210mo giorno dalla data di entrata in vigore del Decreto. Maggiori informazioni sull’operatività del SISTRI e sulle modalità di iscrizione sono disponibili sul sito www.sistri.it.

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USA: AUMENTANO LE AUTODEMOLIZIONI, MA CALANO LE VENDITE

Colpa della crisi, della green revolution di Obama o dell’aumentato impatto del trasporto pubblico? di Alberto Piastrellini

Nel film Nuovomondo, di Emanuele Crialese (Leone d’Argento all’edizione 2005 della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia; Premio SIGNIS e Segnalazione Cinema for UNICEF; vincitore di 3 David di Donatello), una breve sequenza illustra, con molta ironia, le originali car toline fantastiche che, all’inizio del secolo, inducevano i poveretti del mondo ad emigrare in America, con la promessa di raccolti prodigiosi e guadagni mirabolanti; il tutto reso attraverso l’utilizzo di semplici fotomontaggi per mezzo dei quali frutta ed ortaggi apparivano grandi quanto i contadini che li coltivavano. Al di là della critica alle spregiudicate politiche di immigrazione è pur vero che l’America, sin dalla sua scoper ta, ha colpito l’immaginario collettivo per

la mole dei suoi “grandi numeri” e, successivamente, ha speso bene tale caratteristica giocandosi il piatto del mercato internazionale con la forza di un mercato interno talmente sviluppato da condizionare mode e tendenze a livello planetario. Per cinquant’anni se qualcosa funzionava in America, funzionava in tutto il mondo, per cui, è giocoforza che quando il meccanismo si è inceppato, l’allarme è scattato in tutto il mondo. Crisi o non crisi, i fatti parlano chiaro, per la prima volta dalla Seconda Guerra mondiale, il parco auto USA si è ridotto del 2%. La notizia, desunta dal Notiziario per l’ambiente urbano: Eco dalle Città (www. ecodallecitta.it) è documentata da numeri impressionanti; nel 2009, negli Stati Uniti,

sono state demolite 14.000.000 di auto a fronte di un risultato d’acquisto stimato in “soli” 10.000.000 di esemplari. 4 milioni di vetture che pesano molto sulla bilancia del prodotto interno lordo e che tuttavia, dal punto di vista sociologico e ambientale significano l’inizio di una inversione di tendenza. Il fatto è che tale debacle del mercato automobilistico è imputabile a più fattori: da un lato la perdita del potere d’acquisto da par te delle famiglie americane, l’aumento del prezzo dei carburanti tradizionali derivati dal petrolio e la saturazione del mercato; dall’altro, la stabilizzazione del fenomeno di inurbazione. Si dà il caso che il Paese dei grandi spazi e delle infinite possibilità sia stato anche, forse per troppo tempo, il Paese della mobilità assoluta, tanto nel lavoro, quanto

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NOTIZIARIO DI AGGIORNAMENTO DEL SETTORE

nei traspor ti di uomini e merci, senza contare l’appor to di politiche interne di sostegno indiretto al consumo (carburanti più accessibili e automezzi più grandi e famelici). Al variare di questa dinamica sociale, che vede sempre più le grandi metropoli protagoniste delle attività antropiche, è evidente che l’opportunità della mobilità si scontra sul muro della fisica: quella del moto dei fluidi in un vaso, per intenderci alla quale alcune teorie urbanistiche si rifanno allorquando si devono analizzare i flussi di traffico veicolare nelle arterie viarie urbane ed extraurbane. In sostanza: troppe auto concentrate nelle aree urbane significano meno possibilità di spostarsi agevolmente, più traffico, maggior spreco di carburante nelle code con motore acceso… ovvero, passaggio emotivo dal piacere allo stress della guida. Ma nella civiltà dei consumi, si sa, i problemi si affrontano solo quando diventano economicamente rilevanti, ed ecco, allora, che l’ar ticolo succitato riporta quanto calcolato dall’Istituto per i Trasporti del Texas, ovvero che tra spreco di benzina e di tempo, il costo del traffico intasato è balzato dai 17 miliardi di dollari del 1982 a 87 miliardi nel 2007! Il che, in tempi di recessione e coi bilanci in rosso, deve aver dato qualche pensierino in più agli amministratori pubblici d’oltreoceano, divisi tra necessità di rivedere politiche di welfare, garantire servizi efficienti, non intaccare troppo le abitudini dei contribuenti/elettori e, magari, rispondere positivamente alla sterzata ecologista del nuovo Presidente Obama. Fatto sta che molte città, dove il problema della mobilità urbana è parecchio più sentito, hanno deciso, malgrado i tagli intervenuti ai servizi di trasporto pubblico, di implementare e caldeggiare proprio questo tipo di dinamiche. Città come Phoenix, Seattle, Houston, Nashville e la stessa Washington DC stanno riscrivendo la propria politica legata al traspor to pubblico, puntando

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su ferrovie leggere, nuove linee metropolitane, autobus e tramvie, ma anche piste ciclabili e risistemazione di strade da dedicare ai soli pedoni. Nel contempo sono aumentati i costi relativi ai parcheggi mentre il sistema di colonnine-parcometro a moneta stanno lasciando il campo a più efficienti macchinette che accettano solo car te di credito. Anche per ingegneri civili ed urbanisti c’è in atto una piccola rivoluzione, dal momento che la tendenza, a partire dalla fase di progettazione, è quella di ridurre il numero di stalli richiesti per legge per ogni edificio di nuova costruzione. L’ar ticolo prosegue poi ricordando come il ridimensionamento del parco auto derivi anche dal fatto che il grosso delle autovetture acquistate in tempi di vacche grasse (periodo che va dal 1994 al 2007), stanno avviandosi alla chiusura del loro ciclo-vita e, considerando i “chiari di luna” dell’economia nazionale, è molto probabile che molte famiglie rinunceranno ad acquistarne altrettante, riducendo altresì, laddove possibile, il numero di auto per nucleo familiare. Anche i mutamenti sociali intervenuti con il diffondersi della Rete hanno fatto sentire i loro effetti sul numero delle auto vendute. Non è un caso che la socializzazione tra i più giovani, un tempo molto dipendente dalla disponibilità di un’auto, si sia spostata su terreni molto vir tuali, vanificando il possesso delle “quattro ruote”. Nel contempo, si è assistito ad un pesante indebitamento per lo studio. Fatto sta che i neopatentati, riporta l’articolo, sono passati dai 12.000.000 del 1978 a meno di 10.000.000 del 2009. E il futuro cosa prevede ai trend attuali? Pare che sia finita la “luna di miele” fra americani ed automobile, un sodalizio che sembra sopravvivere solo nel mito, se è vero che le proiezioni statistiche indicano funestamente un aumento delle autodemolizioni a fronte di un calo progressivo delle vendite, fino al 2020. Il quadro non è dei più rosei: perdita di

1 – 2 punti percentuali all’anno e una perdita di 25.000 di autoveicoli entro dieci anni. Peraltro, nel periodo 2005 – 2008 si è visto aumentare del 9% l’utenza del trasporto pubblico nelle città che hanno adottato politiche di disincentivazione dell’auto privata. Finita dunque l’epoca delle mitiche Corvette e delle giunoniche Cadillac? Forse si sta assistendo ad un cambiamento di rotta cui la crisi economica ha dato un ulteriore impulso. Dunque, in America ci sono ancora auto da demolire, ma fino a quando?


l’autodemolizione in linea con l’ambiente

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