Free Service srl Edizioni - Falconara M. (AN) - Supplemento n. 2 al n. 1/2 Gennaio-Febbraio 2010 di Regioni&Ambiente - Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1, comma 1, DGB Ancona
periodico
Omologato
N째
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GENNAIO-FEBBRAIO 2010
INDICE Obiettivo: il buon governo del territorio di Alberto Piastrellini
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Raccolta la sfida per la nuova governance di Alberto Piastrellini p.
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Nuovo approccio alla pianificazione urbanistica ed al contrasto dell’abusivismo edilizio di Silvia Barchiesi p. 10 Quando la pianificazione del territorio passa attraverso l’informatizzazione dei servizi e la tutela del paesaggio di Fabio Bastianelli
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Pianificazione del territorio e ambiente di Stefano Agostinelli
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Assessorato Urbanistica - Politiche del Territorio - Edilizia Pubblica Abitativa - Accordi di Programma
OBIETTIVO: IL BUON GOVERNO DEL TERRITORIO
L’Assessore Regionale Gabriella Cundari, fa il punto sullo stato dell’arte delle novità introdotte dal Piano Territoriale Regionale di Alberto Piastrellini
Quando, all’incirca tra il 1337 e il 1340, il pittore senese Antonio Lorenzetti, tornato nella città natale dopo una serie di committenze a Firenze, ebbe l’incarico di dipingere la Sala del Consiglio della Pace dai “signori” del Comune, ritenne opportuno costruire una fascinosa scenografia che decorasse il registro superiore delle pareti della stanza stessa, affidando alla pittura concetti e pensieri più che semplici immagini illustrative. Nacque così il ciclo di affreschi passati alla storia come “Allegoria ed Effetti del Buono e del Cattivo Governo”. Nella Prima parte del Ciclo, laddove Giustizia asside sovrana sul trono celeste istruita dalla Sapienza e coadiuvata nell’operato dalla Concordia; il Monarca della Città (protetto dalla Virtù Teologali e sorretto da Temperanza, Magnanimità, Prudenza, Fortezza e Pace), governa il territorio (Città e Campagna) illu-
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strato da colori vivaci e rasserenanti e caratterizzato da attività laboriose e produttive che non deturpano il paesaggio, anzi, lo abbelliscono di creatività. È giocoforza, che, per contrasto, il Cattivo Governo sia caratterizzato da tinte, situazioni di disordine e pericolo e personaggi foschi (Furore, Divisione, Guerra, Avarizia, Vanagloria, Frode, Tradimento, Crudeltà)… L’affresco, nella semplicità didascalica dell’immaginario trecentesco, ha un valore simbolico ed evocativo che trascende secoli e periodo storico, illustrando, ancora oggi, i positivi effetti della governance contro i negativi del lassismo, della corruzione e dell’ingiustizia. Orbene, la Regione Campania, caratterizzata da un pesante background di scarsa ed insufficiente pianificazione territoriale, vessata vieppiù da un sistema di deroghe e varianti, ha iniziato, da alcuni anni a questa parte, un percorso di restyling dell’apparato normativo regionale, volto al riallineamento della Regione ai partner del Paese ed europei. Si tratta di un percorso complesso, cui sono state dirottate forze istituzionali e risorse economiche con l’obiettivo di rispondere positivamente alle tante istanza che il territorio, in tutte le sue accezioni, richiede: - lotta all’abusivismo edilizio; - pianificazione del territorio (dalla visione d’insieme a quella particolare);
- risposta al deficit abitativo nell’ottica dell’ottimizzazione delle risorse del territorio; - riscrittura delle regole per ciò che concerne l’urbanistica regionale; - forme di premialità per chi opera nell’ottica dei progetti europei; - informatizzazione dei servizi regionali per una maggiore trasparenza ed un più capillare accesso alle informazioni; - implementazione della tutela ambientale. Per la realizzazione pratica di quel concetto virtuoso di “Buon Governo” che Lorenzetti, forse con gli occhi del sognatore e dell’artista, aveva descritto così mirabilmente, nelle “pagine di pietra” del Palazzo della Signoria a Siena, 700 anni fa, la Regione Campania, ha intrapreso la strada della governance declinata in chiave “green” secondo dinamiche di sussidiarietà con la cittadinanze e sinergia fra Strutture e competenze, cercando di rimettere la Persona al primo posto nelle logiche programmatorie e pianificatorie. In sostanza si è trattato di riapprocciare tutto il sistema di governo del territorio partendo dai bisogni puntuali del territorio stesso, senza intervenire pesantemente con politiche di sviluppo solo basate sull’aumento di cubature, cemento ed infrastrutture, ma piuttosto partendo da una politica di riequilibrio insediativo, da una più armonica
valorizzazione delle risorse, dalla difesa dei paesaggi, della ruralità, delle aree a parco e dalle prime vere azioni contro l’abusivismo. Per saperne di più e calarci meglio nel percorso intrapreso dalla Regione, abbiamo intervistato l’Assessore Regionale all’Urbanistica - Politiche del Territorio - Edilizia Pubblica Abitativa - Accordi di Programma, Gabriella Cundari, che ha fatto il punto della situazione illustrando i contorni di un disegno generale che sarà ampiamente sviluppato nelle pagine seguenti. La Campania ha di recente rivoluzionato il suo approccio normativo e pratico al problema dell’urbanistica in generale e dell’edilizia in particolare. Come è nata questa avventura? Quali risultati ha prodotto? Per la prima volta in Campania con questa legge urbanistica si è effettuata un’operazione importantissima a cui abbiamo dato seguito e completezza con il Piano Territoriale Regionale. Abbiamo avviato un’operazione difficilissima, quella di sollecitare Province e Comuni ad adottare rispettivamente il Piano Provinciale di Coordinamento Territoriale e i Piani Urbanistici Comunali. Fino ad oggi l’unica Provincia ad essersi dotata del Piano Provinciale di Coordinamento Territoriale è quella di Salerno.
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Per quanto riguarda i Comuni, invece, bisogna tener presente che molti non avevano che vecchi Piani Regolatori, alcuni disponevano solo dei Piani di Fabbricazione, mentre addirittura altri non disponevano né dell’uno, né dell’altro. Sotto questa spinta e questi stimoli, abbiamo così iniziato un percorso degno del nuovo millennio. Se la Regione Campania è diventata l’emblema di tanti problemi, la colpa è in primis dell’assenza di un sistema di regole appropriate. Senza regole tutto diventa più difficile, così come diventa difficile e opinabile distinguere tra ciò che è permesso e ciò che non lo è. Il Piano Territoriale è stato la base operativa della nostra azione sul territorio campano. In campo urbanistico ed edilizio ci siamo dati delle priorità per cercare di modificare un assetto territoriale disordinato, inadeguato e squilibrato. Tra le azioni più importanti è da segnalare la lotta all’abusivismo. Il Piano Casa è il risvolto positivo di questa importante sfida contro l’illegalità nell’edilizia. Non solo, infatti, è importante abbattere; altrettanto importante è costruire. La prima azione non avrebbe senso senza l’altra. Abbiamo, inoltre, promosso iniziative premianti per incentivare e promuovere un comportamento etico e corretto da parte dei cittadini. L’obiettivo ultimo è il controllo del territorio. Abbiamo, infine, cercato di fotografare e rappresentare cartograficamente il territorio attraverso il Sistema Informativo Territoriale, in modo che ogni attività sul territorio potesse avere un riscontro cartografico attraverso una rappresentazione. Quali sono state le difficoltà maggiori in fase di redazione di queste regole e nella fase della loro applicazione? Come hanno risposto gli Enti Locali? E i cittadini? I cittadini hanno risposto bene. Ricevo continuamente e direttamente le loro mail in cui chiedono informazioni e delucidazioni sugli effetti operativi e concreti del Piano Casa. Gli Enti locali, finora sprovvisti di vincoli normativi, hanno invece ricevuto un forte scossone. Improvvisamente si sono trovati a fare i conti con delle leggi spesso difficili da applicare e da digerire, ad esempio per quanto riguarda l’applicazione dei permessi a costruire, affidata e demandata direttamente ai Comuni. I Comuni, dunque, hanno necessità di aiuto, sostegno e supporto. Vanno in questa direzione le Linee Guida per l’applicazione del Piano Casa. La loro redazione punta a sostenere dal punto di vista informativo e conoscitivo i Comuni nell’applicazione delle nuove regole. C’è comunque un grosso gap tra l’amministrazione locale e quella regionale, oltre che con quella nazionale ed europea:
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noi puntiamo a ridurlo. Per i programmi di qualificazione delle periferie degradate abbiamo ricevuto dall’Unione Europea ben 700 milioni di euro destinati ad interventi nelle città superiori ai 50 mila abitanti. Anche per la progettazione e la spesa dei fondi europei, ci sono comunque delle difficoltà. L’Europa ha, infatti, modalità, tempi e procedure completamente diverse dalle nostre. L’obiettivo è di spingere i nostri Comuni a prendere dimestichezza con un sistema di regole e procedure molto diverso da quello con cui fino ad oggi hanno avuto a che fare. La difficoltà è grande, ma stiamo lavorando a quest’operazione di sensibilizzazione degli Enti locali, anche per convincerli a consorziarsi e lavorare in gruppo per dotarsi di Piani Urbanistici Comunali adeguati. Per quanto riguarda i disegni di leggi regionali, è bene sottolineare che la Giunta, con proprie delibere, propone al Consiglio i testi di legge di propria iniziativa (come il PTR e il Piano casa).Tali disegni passano per l’esame delle competenti commissioni consiliari e poi in Consiglio, dove ciascuno dei 60 Consiglieri propone i propri emendamenti che recepiscono le istanze dei territori che rappresentano per mandato elettorale; ne consegue che il testo approvato spesso si discosta dall’originaria stesura del disegno di legge, talvolta in meglio, talvolta in peggio. Per quanto riguarda invece la pianificazione nel territorio di Riserve o Parchi come si sta muovendo la Regione Campania? Negli ultimi 10 anni abbiamo creato ben 9 Parchi regionali che aggiunti a tutte le altre forme di protezione ambientale raggiungono e forse superano la quota del 30% del territorio. Siamo, inoltre, riusciti a far approvare in Consiglio la pianificazione del Parco del Cilento e del Parco del Vesuvio, che sono i due Parchi Nazionali insistenti sul territorio campano, mentre sono in itinere i Piani dei nove Parchi Regionali. Per quanto riguarda quest’ultimi il lavoro è più difficile. Abbiamo infatti creato i Parchi a cui abbiamo assegnato un Presidente, ma non li abbiamo ancora dotati di una struttura. Purtroppo è maggiore l’attenzione per la fascia litoranea che per le zone interne, dove invece si riscontra un degrado diffuso. Quando si pensa alle cause di degrado spesso ci si riferisce ad un eccesso di pressione demografica, ma non è sempre così: esiste, infatti, anche un degrado che deriva dall’abbandono, problema questo a cui sono particolarmente sensibile. Tuttavia, in una Regione con mille problemi, l’Assessorato all’Ambiente non ha avuto occasione di dedicarsi appieno alla problematica dei Parchi. L’azione di pianificazione è però iniziata e credo ci siano tutte le premesse per concluderla entro i prossimi due anni. Dare il giusto valore a questa parte non marginale (30%) del nostro territorio è nell’elenco degli obiettivi della Regione Campania.
Governo del Territorio, Beni culturali - Ambientali e Paesistici
RACCOLTA LA SFIDA PER LA NUOVA GOVERNANCE
Il Coordinatore regionale Area 16 illustra indirizzi e risorse della nuova pianificazione territoriale regionale di Alberto Piastrellini
Nel proseguire l’analisi del nuovo approccio alla governance territoriale, così come introdotta dall’Assessore Regionale, è giocoforza assumere nuove informazioni e diminuire la focale per far emergere, dal quadro generale, particolari e dettagli che danno senso e concretezza alle linee di indirizzo. Per saperne di più abbiamo posto una domanda alla Dott.ssa Maria Adinolfi, Coordinatore Area 16 - Governo del Territorio, Beni Culturali - Ambientali e Paesistici. La Regione Campania si è dotata di vari strumenti normativi per rilanciare la governance del territorio a partire dall’urbanistica e dall’edilizia. Quali sono le novità del settore e cosa è stato fatto per i cittadini? Come hanno risposto gli Enti locali alle vostre proposte? Prima di scendere nel dettaglio delle politiche abitative messe in campo dalla Regione Campania è doveroso fare una premessa che riguarda il Piano Territoriale Regionale (P.T.R.), la Legge di governance dell’intera programmazione regionale. Questa Legge, infatti, governa tutto il sistema di sviluppo ter-
ritoriale ed economico della Regione. Questo è un passaggio nodale, cuore delle strategie di sviluppo e motore della pianificazione regionale. Il Piano Territoriale Regionale non è solo uno strumento di pianificazione, ma è la base della programmazione coordinata e integrata, il quadro di riferimento giuridico e unitario per tutti i livelli della pianificazione territoriale della Regione Campania. Trasporti, agricoltura, edilizia… ogni settore opera in funzione delle linee guida contenute nel Piano che individua il patrimonio di risorse ambientali e storico-culturali del territorio, definendo le strategie di sviluppo locale e dettando gli indirizzi per la pianificazione territoriale in Campania. Per quanto riguarda l’edilizia abitativa, in particolare, abbiamo avviato già tre anni fa una serie di operazioni, a partire dall’evoluzione delle linee guida per l’edilizia residenziale pubblica. In questo senso, abbiamo scelto di andare nella direzione della sostenibilità ed eco-compatibilità, lanciando un programma di 5 progetti pilota di quartieri ecosostenibili, attualmente in fase di realizzazione. Inoltre, contemporaneamente abbiamo approvato le prime linee guida della Regione Campania, stabilendo dei livelli di partenza in materia di ecosostenibilità ed eco-compatibilità. Queste linee guida, dalla loro prima redazione ad oggi, hanno subito un’evoluzione con un aggiornamento annuale dei livelli minimi consentiti. Annualmente definiamo, pure, un livello premiante per chi costruisce con specifiche che aumentano il livello della qualità degli alloggi. In questa direzione vanno anche le linee guida che stiamo predisponendo in attuazione del Piano Casa, approvato alla fine del 2009 dal Consiglio Regionale e frutto dell’accordo tra Regione e Stato per rilanciare l’edilizia sul territorio regionale. Questa legge punta molto sul miglioramento della qualità dell’edificato e dell’edificabile.
Anche i privati sono obbligati a rispettare queste regole di ecosostenibilità sia per quanto attiene l’incremento del 20%, che sull’adeguamento dell’edificato già esistente. Ai privati che chiedono l’incremento del 20% chiediamo, pertanto, di adeguarsi al livello 1 del Protocollo ITACA, mentre laddove siano previsti abbattimenti o ricostruzioni chiediamo come requisito il livello 3 dello stesso protocollo, in linea con quanto richiesto dalle normative nazionali e comunitarie. Ma la peculiarità di queste linee guida sta nel loro carattere innovativo, in quanto, allo stesso tempo, puntano a garantire la qualità della raccolta porta a porta dei rifiuti. Con queste linee guida stiamo, infatti, chiedendo al cittadino che edifica di realizzare un locale-deposito per la raccolta differenziata. L’obiettivo è quello di accelerare e migliorare la raccolta differenziata e quindi anche di migliorarne la qualità della stessa. Si tratta di una grande rivoluzione; anche perché una delle maggiori difficoltà riscontrate dai nostri Comuni nell’effettuare la raccolta differenziata è imputabile alla mancanza di spazi per la raccolta. Per quanto riguarda la risposta dei Comuni, devo ammettere che all’inizio ci sono state piccole difficoltà, in quanto gli stessi Comuni spesso non erano attrezzati per affrontare queste trasformazioni, ma la Regione non li ha lasciati soli, accompagnandoli in questa fase transitoria di cambiamenti e supportandoli. Abbiamo, ad esempio, realizzato una giornata formativa rivolta a tutto il personale amministrativo e abbiamo creato un portale (siba.regione.campania.it) con un’area FAQ in cui Enti locali e cittadini possono condividere domande e trovare risposte. Si tratta di un’operazione che punta alla trasparenza, alla partecipazione e all’informazione. Ma l’operazione più qualificante che l’Assessorato abbia mai svolto è quella prevista dal Programma “Più Europa”
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che riguarda 19 città medie della Campania, esclusa Napoli (che rientra in un altro obiettivo operativo), future protagoniste di importanti progetti di riqualificazione urbana. Al di là degli interventi e dei finanziamenti (dai 30 ai 50 milioni di euro per ogni singola città) ciò che è importante sottolineare sono le condizioni che i Comuni devono rispettare per poter accedere al programma di interventi. In primis, i Comuni devono dotarsi di un piano di rientro dell’abusivismo e di un piano di adeguamento dello smaltimento dei rifiuti e della raccolta differenziata. C’è quindi una premialità e un controllo periodico per verificare il livello di raccolta differenziata Comune per Comune. Inoltre, i Comuni devono cofinanziare il Programma per un importo pari al 10% del finanziamento regionale e comunitario, dimostrando a loro volta che questo intervento è catalizzatore di investimenti
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privati e che l’intervento pubblico possa fare da volano per interventi privati. Si tratta di progetti molto interessanti che prevedono operazioni di riqualificazioni urbane in aree, anche centrali, di alcune città campane, ma che di fatto sono divenute periferiche perché abbandonate, degradate e disconnesse dal resto della città, sia in termini di servizi, che di qualità della vita. I quartieri individuati verranno quindi riqualificati sia dal punto di vista urbanistico che dal punto di vista dei servizi. Gli indicatori che verranno presi in considerazione per valutare il raggiungimento dell’obiettivo della riqualificazione riguardano, oltre che quelli tradizionali di tipo edilizio ed urbanistico, anche l’assistenza agli anziani, ai bambini, la sicurezza, ecc. Oltre a questo, è da segnalare un altro Programma che riguarda la costituzione di una rete ecologica e di servizi nella
fascia a contorno dell’area metropolitana di Napoli e che è all’interno del percorso di finanziamento previsto dal Fondo Aree Sottoutilizzate (FAS). Contestualmente, abbiamo lanciato un’operazione volta a finanziare con un Fondo di Rotazione regionale tutte le iniziative di sostegno alle politiche della casa rivolte a giovani coppie e cassintegrati. Tra le misure anticrisi adottate per sostenere l’economia regionale, ed in particolare le politiche della casa, abbiamo, per esempio, approvato un bando volto a favorire la concessione dei contributi per il pagamento delle rate dei mutui ipotecari contratti entro il 31/12/2007 per l’acquisto della prima casa, dai cittadini residenti nella Regione Campania che abbiano perso il lavoro, che siano stati collocati in cassa integrazione o in mobilità. Riusciamo a gestire circa 2.000 mutui annui, oltre che numerosi affitti. Uno
dei problemi che abbiamo riscontrato nell’ambito delle politiche abitative riguarda, infatti, l’elevato prezzo degli affitti lungo la fascia costiera. Da qui la nostra esigenza di procedere ad una grande operazione di semplificazione delle procedure per l’accesso all’integrazione degli affitti. Sempre a questo scopo, da circa due anni la Regione Campania sta integrando il Fondo nazionale per l’integrazione degli affitti con dei Fondi regionali e contestualmente sta sperimentando con un gruppo di Comuni un sistema on line per la predisposizione delle graduatorie degli aventi diritto. Sempre nella linea della sperimentazione di nuove linee di intervento vi è il programma per l’autocostruzione. La Regione Campania ha di recente raccolto questa sfida lanciando due programmi sperimentali di autocostruzione per l’edificazione di alloggi di
housing sociale, a Piedimonte Matese e Villaricca, due aree a forte presenza di immigrati e di fasce deboli. Gli alloggi, infatti, sono destinati a cittadini a basso reddito, in condizioni di disagio abitativo, sia italiani che immigrati, purché residenti nel territorio campano. Attraverso l’Autocostruzione associata, un gruppo di persone e famiglie, nel comune intento di costruire la propria abitazione, rende disponibili le ore di lavoro manuale necessarie, permettendo così di ridurre i costi di costruzione. Il bene “casa” diviene dunque accessibile anche a chi, per la scarsità di risorse, non potrebbe averlo a prezzi compatibili con il proprio reddito. Si tratta di una pratica innovativa non solo per quanto riguarda le modalità di costruzione, ma anche da punto di vista delle tecniche impiegate, rigorosamente ecocompatibili ed ecosostenibili in fatto di risparmio energetico
ed uso razionale delle risorse idriche. In collaborazione con le Amministrazioni comunali, sono già stati individuati i terreni di edificazione, è stata avviata la campagna di sensibilizzazione per la selezione dei potenziali beneficiari e successivamente si sono costituite delle cooperative edilizie di autocostruttori. L’iniziativa è stata accolta in maniera entusiastica dalla cittadinanza. La domanda supera, infatti, di gran lunga l’offerta. Coloro che hanno richiesto di poter partecipare alle imprese di autocostruzione sono circa il quadruplo del numero di alloggi che abbiamo previsto di costruire con questa modalità. Se dovesse funzionare, questa operazione verrà portata avanti anche nei prossimi anni.
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Urbanistica
NUOVO APPROCCIO ALLA PIANIFICAZIONE URBANISTICA ED AL CONTRASTO DELL’ABUSIVISMO EDILIZIO
Intervista al Dirigente Settore Urbanistica, Ing. Bartolomeo Sciannimanica di Silvia Barchiesi
Un significativo dettaglio dell’“Allegoria ed Effetti del Buon Governo nella Città” illustra alcuni personaggi intendi a costruire ed innalzare un’abitazione. Non è un caso che, negli intenti dell’Autore, Ambrogio Lorenzetti, ci fosse quello di esplicitare quanto probabilmente richiesto dai committenti e cioè che, un governo funzionante promuove lo sviluppo urbanistico nell’ottica di una maggiore sicurezza e rispetto dei cittadini, senza per questo deturpare o impoverire l’ambiente circostante. E proprio la nuova concezione di urbanistica è al centro della riflessione fattaci dall’Ing. Bartolomeo Sciannimanica, Dirigente Settore Urbanistica che ci ha illustrato gli effetti, nel suo settore, di una nuova concezione del governo del territorio. Ing. Sciannimanica, la Regione Campania ha da tempo iniziato un percorso di riorganizzazione per ciò che concerne la governance del territorio in tutti i suoi aspetti. Può raccontarci quali sono stati i presupposti di questo percorso, gli aspetti principali di novità introdotti nell’ordinamento regionale e gli effetti di questi sugli enti locali? Intanto tengo a precisare che lo strumento normativo che ha dato l’avvio a tutti gli atti successivi è stato il Piano Territoriale Regionale, il primo della Campania ed uno dei pochi redatti a livello nazionale. Non tutte le regioni italiane hanno un Piano Territoriale Regionale. La nostra azione riguardante il governo del territorio parte dal concepire la pianificazione territoriale ed urbanistica come l’azione dove si mettono insieme gli aspetti economici, quelli sociali e quelli di tutela dell’ambiente. Sono questi gli aspetti fondanti di un Piano. Gli strumenti urbanistici ormai non sono più semplici strumenti regolatori dell’attività edilizia, ma il motore dello sviluppo. Diversamente, la pianificazione urbanistica è stata spesso considerata come il mero aspetto attuativo e applicativo di una strategia di sviluppo economico e sociale. In un mondo globalizzato occorre invece partire dalla valorizzazione delle risorse territoriali locali, le uniche risorse che non temono concorrenza perché specifiche di un territorio. La valorizzazione, ad esempio, dei nostri beni culturali può essere un’attività economica e sociale che può affrancarsi dalle logiche globalizzate della concorrenza. In questo contesto diventa importante pensare al territorio in maniera sistemica.
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Il piano urbanistico deve andare oltre la mera rappresentazione delle trasformazioni edilizie ed infrastrutturali e deve essere il disegno della più vasta azione di sviluppo, dove l’urbanistica si attua insieme ad azioni di accompagnamento di carattere finanziario, formativo, amministrativo e culturale. In concreto, cosa avete proposto ai Comuni? Dal 2005 ad oggi sia il sostegno finanziario che opportune norme per favorire la redazione di strumenti urbanistici che interpretino effettivamente il fabbisogno delle collettività, senza trascurare la sostenibilità sociale ed ambientale delle azioni di sviluppo. Recentemente abbiamo proposto ai Comuni un bando, per un importo di un milione di euro, per la concessione di contributi in conto interessi sui mutui stipulati per la redazione dei Piani urbanistici comunali, con l’obiettivo principale di conseguire la necessaria coerenza tra pianificazione urbanistica, tutela ambientale e sviluppo economico e sociale del territorio. Ma non solo. Un altro obiettivo importante è il superamento di una visione della pianificazione comunale limitata alla propria cinta daziaria. Abbiamo, in questi anni, cercato di incentivare la pianificazione associata tra più comuni, evitando di realizzare per ognuno dei singoli comuni le stesse infrastrutture, che spesso, per questioni legati al ridotto numero di utenti restano inutilizzate. I risultati non sono disprezzabili: sono circa 50 i comuni, racchiusi in 16 gruppi, che al momento stanno completando una pianificazione del territorio che li vede tra loro associati. È molto importante valutare la sostenibilità sociale delle strategie urbanistiche attraverso le quali si possono determinare condizioni di mercato che permettono ai ceti meno abbienti di trovare sbocco alle loro naturali ambizioni e necessità. La visione semplicistica del fabbisogno abitativo, che ovviamente riguarda tutta l’Italia, fondata sul rapporto fra numero di vani e numero di abitanti, posto alla base del dimensionamento degli strumenti urbanistici, non ha saputo far fronte alle reali esigenze delle comunità locali ed ha creato, nelle aree meno ricche del Paese, una drammatica condizione dove, nella conurbazione che si estende fra la provincia di Caserta e la provincia di Napoli, circa il 47% dei nuclei familiari occupa una casa in locazione. Con locazioni pari a circa il 60% dei livelli di stipendio più diffusi. E’ urgente mettere mano a questo problema, specialmente nei territori con maggiore sperequazione economica, rendendo disponibili sul mercato unità immobiliari che tengano in conto i livelli di reddito, la logistica dei luoghi di lavoro e del sistema dei trasporti. Utilizzando modelli capaci di interpretare la complessità del territorio per prevederne gli effetti associati alle diverse azioni. Il modello di interpretazione lineare del territorio ha portato ad uno smisurato consumo di suolo proprio perché non è
riuscito ad interpretare la complessità e le potenzialità dei siti già edificati. Un’altra azione che attiene alla nuova concezione urbanistica riguarda proprio la qualità dei fabbricati. Una trasformazione urbanistica non “pesa” solo per la sua consistenza, ma per la sua qualità. Un fabbricato che tratta i rifiuti al suo interno, che produce una parte dell’energia che consuma, che ha un numero di posti auto che soddisfano non solo il fabbisogno dei residenti ma anche quello dei visitatori, che riutilizza le acque di pioggia, ecc…, è un fabbricato più “leggero” sul territorio rispetto ad un fabbricato che tutto ciò non lo fa. In materia ci sono diversi provvedimenti regionali che dal 2007 orientano i Comuni ad utilizzare questa modalità di progettazione. Abbiamo anche pubblicato uno studio sulla convenienza economica dell’utilizzo delle energie rinnovabili. Inoltre, per poter leggere il territorio abbiamo messo a punto un set di indicatori di efficacia. Questi indicatori ci aiutano a leggere il territorio in tutte le sue sfumature e a monitorarlo. Ad esempio, chi progetta uno strumento urbanistico comunale utilizzando le risorse del territorio si deve porre il problema degli effetti sull’occupazione di quello strumento urbanistico. Per questo, tra i vari indicatori abbiamo inserito anche il livello di disoccupazione. Ma non solo. Anche la percezione della criminalità è un indicatore importante da considerare nella progettazione urbanistica. Ad esempio, un’area parcheggio ubicata in un posto troppo isolato non verrà mai utilizzata se in quell’area c’è una elevata percezione della criminalità. Così si rischia di vanificare la realizzazione di un’opera prevista nel disegno urbanistico. Come è stata accolta questa piccola rivoluzione culturale urbanistica dagli enti locali e dai cittadini? Siamo talmente vittime di una visione stereotipata dell’urbanistica che si fa grande fatica ad introdurre concetti innovativi, così come si fa grande fatica a legare la pianificazione del territorio alla pianificazione economica e sociale, trascurando l’essenza stessa del progetto, che il punto dove si incrociano fabbisogni e disponibilità. Nonostante le difficoltà, sta tuttavia cambiando il modo di progettare i Piani urbanistici, poiché ci si allontana sempre più dalle vecchie regole “geometriche” per avviarsi ad una nuova concezione del territorio concepito come sistema territoriale. Un problema molto importante legato alla gestione del territorio in Campania è proprio l’abusivismo. Come avete cercato di far fronte a questo problema? Innanzitutto la nostra lotta all’abusivismo edilizio non si limita al contrasto nei confronti dei singoli manufatti abusivi realizzati. La nostra è una lotta ad uno stile di vita “patologico”. Ci siamo infatti posti il problema anche di chi ha scelto di agire all’interno della norma, rifuggendo l’abusivismo e che, magari, si è visto scavalcare economicamente da chi ha operato in maniera illegale. Fondare un sistema di sviluppo sull’abusivismo e il non rispetto delle regole è, infatti, un danno ancora più grave della stessa realizzazione del manufatto abusivo. La nostra lotta all’abusivismo edilizio punta non solo a demolire, con azioni straordinarie, alcuni manufatti ma a far si che la lotta all’abusivismo diventi una procedura ordinaria. La lotta all’abusivismo non può essere di una sola amministrazione, ma dello Stato. La nostra azione ha determinato
un buon livello di coordinamento che ha visto, insieme alla Regione, le Prefetture e le Procure delle Repubblica. Lotta ferma all’abusivismo edilizio e regole per poter interpretare e rispondere agli effettivi bisogni del territori, si potrebbe riassumere così il nostro lavoro negli ultimi anni. Per quanto riguarda la lotta all’abusivismo di quali strumenti tecnologici vi siete dotati? Lo strumento tecnologico “principe” è stata l’organizzazione, affiancata operativamente dal monitoraggio satellitare. Grazie alla collaborazione Regione- MARSEC, (Mediterranean Agency for Remote Sensing and Environmental Control, un’azienda campana che offre servizi satellitari), siamo stati i primi a mettere a punto un algoritmo, sotto il nome di progetto “MISTRALS” che lavora sulla percezione della continuità del territorio ed è in grado di captare tutte le trasformazioni intervenute fra due riprese successive. e si avvale di immagini ad altissima risoluzione elaborate dalla stazione satellitare in differenti periodi temporali e su una stessa area. Per valutare l’eventuale illegalità della trasformazione avvenuta abbiamo creato un sistema telematico di trasmissione dei dati a tutti i Comuni, i quali sono a loro volta chiamati a rispondere della natura legale della trasformazione “fotografata”. La risposta dei Comuni è stata deludente. Abbiamo ricevuto risposta solo dal 5% dei Comuni. Questo la dice lunga sulla reale volontà di sconfiggere l’abusivismo edilizio. Questo sistema, al di là della scarsa collaborazione dei Comuni, ci ha tuttavia permesso di disporre di documenti Ufficiali circa la data di realizzazione degli abusi. In questo modo abbiamo contribuito a ribaltare il pregiudizio consolidato e diffuso, secondo cui i Tribunali Amministrativi Regionali danno sempre ragione agli abusivi. Non è vero, il TAR dà ragione agli abusivi se la Pubblica Amministrazione non presenta una documentazione sufficiente a dimostrare il reato. Abbiamo pertanto approntato un nuovo modo di vigilare sul territorio, che ci permette di disporre di prove ufficiali volte a dimostrare l’abuso. Il prossimo obiettivo sarà quello di mettere in rete tutti gli strumenti urbanistici dei Comuni campani ed il rilascio dei titoli abilitativi da parte dei Comuni. In questo modo non dovremmo più chiedere ai Comuni se un’opera è abusiva o meno. L’informazione sarà immediata e automatica. Alla base dell’urbanistica regionale quindi sia una visione generale che la cura degli aspetti particolari? Agire localmente pensando globalmente, ormai un vecchio adagio. Ci siamo dati da fare per la diffusione delle piste ciclabili, aderendo al progetto CY.RO.N.MED., insieme alla Regione Puglia e Basilicata che prevede la realizzazione di piste ciclabili internazionali, ovvero grandi ciclovie, che dalla Grecia, attraverso l’Italia, portano al Nord Europa. Abbiamo investito circa 2 milioni e mezzo di euro per finanziare progetti di piste ciclabili che fossero segmenti delle grandi ciclovie internazionali o sistemi di connessioni alle grandi ciclovie, in modo da poter creare una struttura reticolare volta alla valorizzazione del patrimonio culturale ed alla promozione delle attività turistiche regionali.
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Monitoraggio e Controllo degli Accordi di Programma
QUANDO LA PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO PASSA ATTRAVERSO L’INFORMATIZZAZIONE DEI SERVIZI E LA TUTELA DEL PAESAGGIO di Fabio Bastianelli
In un contesto nel quale l’informazione di qualsiasi tipo e la circuitazione di dati avviene in tempo reale, è importante che quanti sono deputati alla Governance del Territorio abbiano a propria disposizione strumenti e tecnologie in grado di rispondere velocemente alle diverse domande che pervengono dagli Enti Locali e dalla cittadinanza. Non solo, la corretta gestione, delle pianificazioni generali e puntuali, necessita di cartografie aggiornate e tematiche la cui redazione mette in campo professionalità e competenze diverse. Il rinnovo e la produzione di tali cartografie assume un’importanza notevole allorquando si determina, contemporaneamente, l’aggiornamento del sistema informativo territoriale per effetto delle modifiche apportate dagli Accordi di Programma e dagli atti di contrattazione programmata agli strumenti di pianificazione urbanistica ed alla normativa vigente. Di tutto questo, e dello stato dell’arte circa l’attuazione, in Regione Campania, degli obiettivi della Convenzione Europea sul Paesaggio, ci ha parlato l’arch. Agostino Di Lorenzo, Dirigente Settore 05 - Monitoraggio e Controllo degli Accordi di Programma- SIT - PTR. Arch. Di Lorenzo, per quanto concerne il Settore di cui è responsabile, quali sono state le novità introdotte dal Piano Territoriale Regionale? Intanto, mi lasci esternare l’estrema soddisfazione di tutti i componenti del mio Settore, che è stato quello che ha avuto l’onere della redazione del PTR e che,
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quindi, è responsabile per la maggior parte della sua attuazione. Per quanto riguarda la domanda specifica che mi ha rivolto, dunque, una prima novità scaturita dal Piano è stata la risposta puntuale alle istanze europee, soprattutto in riferimento al POR 2007 - 2013, perché, grazie al PTR tutti i finanziamenti, in special modo quelli relativi agli Assi Città e Trasporti, hanno avuto un “via libera” dalla Commissione Europea proprio perché nel frattempo era intervenuto un programma generale di territorializzazione delle risorse ai fini della convergenza della Regione Campania con le altre Regioni d’Europa. È stata proprio la presenza del PTR ad aver dato credibilità alle varie richieste di finanziamento e dei programmi presentati, perché c’era una base programmatica di natura territoriale, approvata con tanto di Legge Regionale. Più approfonditamente, per quanto riguarda il Settore di cui sono responsabile, grazie al PTR si sono sviluppate le attività afferenti l’implementazione del Sistema Informatico Territoriale (SIT), perché con l’avvento del PTR, dovendo rispondere al dettato normativo per ciò che concerne gli adeguamenti cartografici e delle informazioni territoriali generali, si sono attivati due importanti progetti denominati rispettivamente PR5-SIT/1 e PR5-SIT/2 che hanno contribuito alla realizzazione di uno fra i più efficienti sistemi informativi territoriali centralizzati del Paese, caratterizzato da una capillare architettura di rete che vede collegati fra loro Ente regionale, Province e Comuni, un sistema di controllo satellitare in grado di monitorare tutto il territorio, una rete di stazioni GPS e una serie di offerte informatizzate, fra le quali, ad esempio, la possibilità di avere dati su imposte e contributi a partire dall’analisi dei dati catastali e la convenzione con l’Istituto Geografico Militare. Diciamo che si è arrivati ad una informatizzazione dell’intero patrimonio conoscitivo dei dati territoriali al fine di un processo di rinnovamento in chiave nettamente migliorativa della governance della Regione, al punto che il nostro SIT
è stato riconosciuto come best practics italiana dal CNIPA (Ente Nazionale responsabile dei sistemi informativi nella Pubblica Amministrazione). Alo stesso tempo, l’aver collaborato con l’Istituto Geografico Militare ci ha permesso di sperimentare diverse importanti novità e, al momento, il nostro Sistema Informativo Territoriale è noto come esempio per la redazione di Linee Guida nazionali da offrire ad altre Regioni. Parliamo degli Accordi di Programma intervenuti all’indomani della redazione ed approvazione del PRT. Su questo punto, l’aspetto di innovazione è stata l’introduzione degli Accordi di Pianificazione. Precedentemente, avevamo riscontrato un grande limite nella disciplina che normava gli Accordi di Programma (L. R. n. 16/2004), che si concretizzava nel fatto che questa L. R. consentiva di approvare, anche in deroga agli strumenti urbanistici, interventi finalizzati alla realizzazione di opere singole o gruppi di opere che però, non erano, in se stesse, vere e proprie varianti urbanistiche. Nello specifico si trattava di edifici o gruppi di edifici. Con gli Accordi di Pianificazione, estendiamo ai Piani Urbanistici generali o attuativi le procedure semplificate degli Accordi di Programma. In questo modo si riducono i tempi di approvazione delle varianti e allo stesso tempo si va ad aumentare il livello di partecipazione democratica delle popolazioni locali che, di fatto, diventano ancor più protagoniste dello sviluppo del territorio. L’Accordo di Pianificazione, infatti, prevede l’attivazione di Laboratori permanenti di pianificazione partecipata che rappresentano una novità nella legislazione italiana, dal momento che l’obbligo di istituzione dei Laboratori scaturisce dall’istanza di coinvolgere attivamente le popolazioni interessate dalle varianti urbanistiche e nei processi di pianificazione e programmazione. Diciamo che, se da un lato si restringo
no i tempi di approvazione di eventuali varianti, dall’altro, si rafforza la capacità dei cittadini di intervenire attivamente nelle decisioni. Ci sono già state realizzazioni in tal senso? Le collaborazioni più significative sono state quelle avviate con la Provincia di Avellino e quella di Salerno, dove sono in corso le procedure per l’avvio di Conferenze di pianificazione per addivenire a specifici Accordi di Pianificazione. Passiamo ad un altro aspetto del Settore di sua competenza: l’attuazione della Convenzione Europea sul Paesaggio. Come si è posta la Regione Campania da questo punto di vista? Già in fase di scrittura della L. R. n. 16/2004, la Regione Campania aveva messo fra gli elementi fondanti delle norme a governo del territorio, l’attuazione dei principi della Convenzione Europea sul Paesaggio, tant’è vero che l’azione compiuta dall’Ente Regione in Conferenza Stato-Regioni ha portato alla nascita della RECEP (Rete degli Enti Locali e Territoriali per l’Attuazione della Convenzione Europea sul Paesaggio, organismo internazionale composta da Regioni di vari Stati Membri del Consiglio d’Europa e da Enti Locali che concorrono alla corretta applicazione dei principi contenuti nella Convenzione utilizzando il presupposto della sussidiarietà, ovvero quello della realizzazione di scelte il più possibile vicine a quelle espresse dai cittadini sui quali ricadono). Proprio per la sua azione trainante, la Campania ha avuto la presidenza della rete RECEP; attualmente tale carica è ricoperta dell’Assessore Cundari. Ovviamente non ci si è fermati a questo risultato, dal momento che tutti gli atti previsti dal PTR si basano sui principi della Convenzione succitata e il PTR stesso è stato redatto in attuazione dei principi della Convenzione, peraltro uno dei pochissimi esempi di programmazione territoriale pensata in tal senso. Dal PTR sono scaturite, quindi, le Linee Guida del Paesaggio, la Carta dei Paesaggi della Campania e l’Azione di co-pianificazione che abbiamo avviato con le Province (disciplinata dall’art. 3 della L. R. n. 13/2008) che ha stabilito la realizzazione di Piani Territoriali di Coordinamento delle Province, in attuazione delle stesse Linee Guida e, quindi, dei principi della Convenzione Europea. Da questo punto di vista siamo la Regione Capo fila delle politiche di attuazione
delle istanze europee sul Paesaggio. Un altro passaggio importante che mi premeva sottolineare in merito all’attuazione dei principi della Convenzione Europea sul Paesaggio è la proposta per l’istituzione dell’Osservatorio Regionale sul Paesaggio con funzione di Centro Cartografico Regionale. La nascita di questo Osservatorio, precipuamente approvato con Legge apposita, è di fondamentale importanza perché crea un luogo di confronto permanente sulle questioni del paesaggio legate agli atti territoriali (quindi a tutto il sistema conoscitivo e di analisi delle trasformazioni del territorio che influiscono direttamente sul paesaggio), aperto alla partecipazione delle Province, delle Università, dei Centri di Ricerca. Cito, ad esempio il MARSEC di Benevento, col quale abbiamo già attivato un percorso di monitoraggio del territorio nella lotta all’abusivismo edilizio a supporto del Settore Urbanistica. L’Osservatorio si configura come un vero e proprio sistema di supporto all’attività decisionale, perché tutti i dati territoriali
ivi analizzati tecnicamente costituiranno la base conoscitiva fondamentale per prendere decisioni politiche di governance coerenti il più possibile con le istanze del territorio. Quali saranno i prossimi passi per addivenire ad una governance territoriale che tenga conto delle peculiarità paesaggistiche e naturalistiche della regione? La questione più impellente che stiamo seguendo è la redazione del Piano Paesaggistico Regionale. Già in dicembre 2009 abbiamo raggiunto un importante risultato redigendo un documento unitario sugli aspetti paesaggistici, condiviso dalla Regione e dalle 5 Province. Attualmente siamo in una fase di condivisione tecnica, ma siamo fiduciosi che da questo scaturisca a breve un accordo politico che dia modo all’Ente Regione di formulare, entro il primo semestre 2010, una proposta di Piano Paesaggistico che superi l’attuale mole di vincoli derivanti da ben 20 Piani Paesaggistici vigenti.
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Politiche del Territorio
PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO E AMBIENTE Nel PTR, rinnovata l’attenzione alla tutela dell’ambiente a partire dalla pianificazione delle Aree poste a tutela di Stefano Agostinelli
Nel cammino volto alla green governance revolution a partire dalla pianificazione territoriale regionale, la Regione Campania ha cercato di porre una attenzione particolare alle esigenze dell’Ambiente, soprattutto con la redazione della Carta dei Paesaggi e l’adozione di una politica volta al completamento della Rete Ecologica Regionale. In questo percorso, si è inteso realizzare una modalità di lavoro olistica e intersettoriale nell’ottica dell’ottimizzazione delle risorse e di quella semplificazione amministrativa richiesta a gran voce nel Paese. A trattare questi argomenti è stato l’Arch. Alberto Romeo Gentile, Dirigente Settore 03 - Politica del Territorio, che ha risposto alle nostre domande.
Con il PTR approvato si è dato un taglio al passato e contemporaneamente si sono normate procedure e metodologie che consentissero di dare valore al paesaggio in relazione a scelte che non fossero sempre e solo di carattere paesaggistico. Questa articolazione di approccio funzionale e procedurale, ovviamente, tiene conto di nuove dinamiche di sussidiarietà, cioè, viene posto sempre a base delle proposte che si fanno all’interno del PTR ad una presenza e ad una partecipazione che dal basso si dispiega verso l’alto. In tal senso si è inteso invertire quelle dinamiche canoniche e dottrinali che costituivano i riferimenti disciplinari dell’urbanistica classica, cioè partire da un Piano Territoriale che dall’alto produceva i suoi effetti in maniera vincolistica su Province e Comuni. Con l’adozione di questo nuovo e decisamente attuale strumento di governance si dà la possibilità, dal basso, di modificare scelte ed impostazioni di carattere strutturale, partendo dalle esigenze più prossime espresse dai cittadini del territorio in cui si dovrà intervenire.
Architetto, dal punto di osservazione della sua struttura cosa ha significato, per la Regione Campania, dotarsi di un nuovo e complesso strumento di pianificazione del territorio? Con l’approvazione del PTR, ovvero con l’approvazione della L. R. n. 13/2008, si è completata un’attività ultraventennale della Campania in tema di pianificazione del territorio. In realtà, nel tempo, si sono succeduti tutta una serie di studi, di approfondimento tesi alla redazione di questo documento, strategico per la Regione e dalle comprensibili ricadute a cascata sulle Amministrazioni provinciali e comunali. Tuttavia, tale lavoro stentava a trovare una sintesi all’interno dei vari Consigli che si sono succeduti. Nel 2008, anche a seguito di un lavoro oltremodo impegnativo e piuttosto lungo nei tempi è avvenuta la sintesi che, sulla base delle analisi approfondite delle dinamiche territoriali, ha portato alla redazione del PTR che ,rispetto alle versioni precedentemente adottate, ma mai portate a compimento, ha posto una forte attenzione sui temi del paesaggio e dell’ambiente, anche perché, nel frattempo, le politiche generali comunitarie e la giurisprudenza complessiva, sono andate nella direzione di dare maggior valore agli aspetti succitati. Il documento, dunque, ha un approccio che, partendo dalla semplice tutela del paesaggio, lega poi questo aspetto a dinamiche produttive e di sviluppo compatibili. Tutto questo nelle vecchie proposte di PTR non esisteva; c’era, invece, un approccio tecnicistico, ovviamente legato a tempi in cui il PTR era inteso come piano di sviluppo o piano strategico, di innovazione o allocazione di scelte territoriali che riguardassero implementazioni infrastrutturali, non anche alla tutela del paesaggio.
Mi sembra di intravedere che si è colta l’opportunità di realizzare, in concreto, quelle idee di partecipazione alle scelte di pianificazione che sono proprie di Associazioni e processi quali Agenda 21, o sbaglio? Sì, anche se talvolta i processi di Agenda 21 hanno prestato il fianco ad una eccessiva frammentazione di idee e ad una sostanziale indecisione finale sulle scelte. Questa partecipazione viene garantita secondo una scaletta bel definita, per cui: si ascoltano le istanze del territorio (dando anche la possibilità attraverso dei Laboratori di pianificazione partecipata di contribuire alle conoscenze), per passare, poi alla fase delle scelte politiche vere e proprie, per le quali si fa riferimento a conferenze permanenti di pianificazione che garantiscono le istanze della cittadinanza, senza per questo essere condizionate da un eccessivo assemblearismo che, probabilmente, in Agenda 21 ancora sussisteva.
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Ci sono stati dei primi risultati nell’attivazione di questi processi? In verità è inutile negare che in fase di avviamento stiamo scontando qualche ritardo, nel senso che la Conferenza di pianificazione, che è un organismo che vede la presenza di rappresentanti del Consiglio Regionale, degli Assessori competenti e degli Assessori provinciali e comunali ugualmente competenti in materia, si è di fatto istituita, però ancora non ha esplicato con continuità ed efficacia degli effetti concreti. E’ una attività che “stenta a partire” perché credo che sia ancora del tutto maturata una convinzione diffusa circa la sua strategica importanza. In concreto quali sono state le prime attività messe in campo per tutelare paesaggio e territorio regionale da
opinabili scelte del passato e, nel contempo, offrire soluzioni coerenti con una visione olistica della governance territoriale, per il futuro? Dovremmo, prima di tutto, scindere il problema nei due aspetti Fondamentali, territoriali ed ambientali. Da questo punto di vista il PTR ha dato delle linee di indirizzo molto precise. Ad esempio, con la Carta dei Paesaggi sono state individuate oltre 60 tipologie di paesaggi differenti che devono essere tutelati sul territorio regionale, anche con una serie di interventi di trasformazione che tengano conto di principi di cautela e rispetto di specificità. Si consideri che il PTR non è uno strumento impositivo ma Programmatorio ; tutte le raccomandazioni che vengono fatte sullo specifico dei sistemi di trasformazione STS e dei campi territoriali complessi CTC e che prevede il PTR, devono tener conto delle specificità del paesaggio e della loro tutela. Quindi, come strategia, la metodologia, il PTR dà delle linee che in fondo anche le strutture regionali stanno cercando di inculcare nelle attività che Comuni e Province portano avanti. Tuttavia, in relazione al paesaggio inteso nella sua conformazione tradizionale, le attività che la Regione esplica su questo campo sono molteplici e si differenziano anche dal punto di vista della pianificazione, perché in Campania, più del 35% del territorio è stato di fatto tutelato attraverso l’istituzione di Parchi regionali, Riserve e Parchi nazionali che prevedono una serie di norme prescrittive e che limitano l’aggressione al quel territorio cui è stato riconosciuto un valore particolare. Con il PTR, si intende tutelare non solo l’ambiente, ma si cerca di indirizzare lo sviluppo del territorio, individuati molteplici altri campi di applicazione e di tutela con esso compatibili, a partir dalla tutela del paesaggio agrario, ovvero del paesaggio che coniuga naturalità ed antropizzazione, molto più di altre tipologie.
vocazione ambientale da un Piano territoriale di coordinamento provinciale, o addirittura da un Piano Paesaggistico Regionale.
Può farcene un esempio? L’ultimo, in questo senso, è l’adozione di una politica di realizzazione della Rete Ecologica regionale, cioè la connessione fra le diverse aree protette che consenta la circuitazione e la diffusione da un territorio all’altro, attraverso i “corridoi verdi”, all’avifauna e alle specie arboree, al fine della conservazione e tutela della biodiversità.
Qual è l’entità delle risorse che la Regione Campania ha investito per iniziare questo rinnovo della governance territoriale in chiave green? Le risorse sono scarse. Almeno dal punto di vista della tutela paesaggistica connessa alle attività di pianificazione, non godiamo di risorse rilevanti. Gli stessi Enti Parco che sono deputati alla pianificazione del loro territorio, versano in una condizione economicamente difficile. Devo dire, però, che nell’ultimo anno si è cercato di dare risposte e soluzioni anche conferendo a questi Enti, in maniera sussidiaria, risorse economiche che erano state precedentemente assegnate ad altri settori, per favorire le attività di pianificazione nei Parchi. C’è al riguardo il problema di legare i reali finanziamenti che possono essere allocati con i fondi strutturali 2007-2013 a soggetti gestori che non hanno un quadro generale di riferimento in termini di pianificazione.
Tradizionalmente questo tipo di attività sono oggetto di delega ad un Assessorato specifico per l’Ambiente. Come mai la Regione Campania ha fatto questa scelta “controcorrente”? Guardi, la disciplina pianificatoria, anche per ciò che concerne le aree protette, gravita sull’area Governo del Territorio. Questa scelta è stata ribadita anche nel PTR, ritenendo che la tutela del paesaggio fosse oggetto non solo di invarianti prettamente ambientali, ma anche di governance e pianificazione del territorio. Anche perché ci troviamo in buona parte all’interno di un territorio antropizzato, sul quale insistono, ovviamente, le trasformazioni urbanistiche che fanno, poi, la differenza anche in tema di tutela dell’ambiente. Quindi, come responsabile del Settore Politica del Territorio dell’Area Governo del Territorio, credo sia corretto che anche a livello di pianificazione le Aree Naturali protette vengano inquadrate nell’ambito di una governance “ a scacchiera” in cui è difficile, volendo, andare a separare un Piano a forte
Quindi la Regione Campania ha adottato una linea di Governance decisamente olistica e intersettoriale, almeno dal punto di vista del coinvolgimento e del lavoro dei vari settori della pubblica Amministrazione? Certamente, anche se non si è arrivati completamente a realizzare questa visione d’insieme. Tuttavia, a livello di Amministrazione Centrale, nell’affrontare il tema della semplificazione, si è pensato di rendere unitario e condiviso il percorso che regola l’attività di pianificazione paesaggistica, con quella che riguarda l’ambiente; mi riferisco specificatamente alle Valutazioni Ambientali Strategiche che sono elementi indispensabili per la pianificazione, ma vengono governate dall’Ambiente. In questo caso si è realizzata una sorta di interferenza obiettiva da entrambe le posizioni in un percorso che dovrebbe essere di carattere paesaggisitico, ma soprattutto ambientale, si faceva sentire pesantemente sulle loro attività. La presenza di alcuni vincoli sul territorio non è stata completamente un fatto negativo,perchè non si è bloccato lo sviluppo economico e si sono tutelate delle aree a forte valenza naturalistica. E poiché è aumentata la consapevolezza della responsabilità di amministrazioni locali e degli stessi cittadini circa la tutela e la conservazione del proprio territorio, credo che l’atteggiamento complessivo sul rispetto delle regole a tutela delle specificità dei luoghi e degli ambienti naturali sia aumentata. Ho l’impressione che la metodologia sottesa al PTR, di fatto sia stata subito condivisa, perché anche le amministrazioni provinciali si sono attivate subito nella elaborazione dei propri preliminari dei PTP, con particolare riguardo agli aspetti di tutela dell’ambiente.
Quali sono gli obiettivi per il 2010? C’è in atto una grande scommessa che è quella della redazione del Piano Paesistico Regionale, un Piano che dispiega i suoi effetti con riferimento al Codice dei beni culturali e deve essere elaborato di concerto con il Ministero , le Direzioni regionali e le Sovrintendenze. Questo percorso è già iniziato con la predisposizione di vari tavoli di lavoro , che però sono solo il primo tassello di un lavoro complesso, tutto da predisporre.
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T CAMPANIA NEWS
Assessorato Urbanistica - Politiche del Territorio Edilizia Pubblica Abitativa - Accordi di Programma Centro Direzionale, Isola A6 - 80143 Napoli