Ambiente Marche News n. 16 Gennaio-Febbraio 2010

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Free Service srl Edizioni - Falconara M. (AN) - Supplemento n. 3 al n. 1/2 Gennaio-Febbraio 2010 di Regioni&Ambiente - Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1, comma 1, DGB Ancona

periodico

Omologato

N째

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GENNAIO-FEBBRAIO 2010


Bilancio Regionale 2010: protezione del lavoro, sviluppo dell’economia La Regione Marche ha varato con anticipo la manovra Ànanziaria per il 2010, per essere subito pronti ad affrontare il nuovo anno con speciÀche misure d’intervento a sostegno del lavoro, delle famiglie e delle imprese. «La velocità di risposta alla congiuntura - dichiara il Presidente della Regione Gian Mario Spacca - è fondamentale per proteggere il lavoro e rilanciare le piccole imprese, per “resistere e attaccare”. Il bilancio regionale 2010 aumenta le risorse disponibili per la comunità marchigiana, riduce ulteriormente le tasse e il debito, consolida l’equilibrio dei conti regionali, alimenta una rinnovata strategia di protezione del lavoro e sviluppo delle imprese. Sono confermate una serie di misure di “resistenza” che già nel 2009 hanno ottenuto buoni risultati. Le abbiamo integrate con nuovi interventi, condividendo le proposte delle forze sociali e delle categorie economiche della piccola impresa, per realizzare anche una strategia di “attacco” per il sostegno attivo dell’occupazione e dell’economia. Prosegue così il trend costante di riduzione della pressione Àscale regionale, che da inizio legislatura ha registrato un -47%. Inoltre, a testimonianza dell’equità sociale della manovra Ànanziaria della Regione, il 68% di cittadini marchigiani (le fasce sociali con i redditi più bassi) rimangono esentati dal pagamento dell’addizionale regionale Irpef. E’ previsto un pacchetto organico di sostegni per le famiglie in difÀcoltà lavorative per la sanità, gli afÀtti, la scuola, il precariato e altri ancora. Vengono integrate le risorse dei Comuni a fronte dei pesanti tagli nazionali del fondo per le politiche sociale». «Il bilancio 2010 - dichiara l’Assessore regionale Pietro Marcolini - offre completa attuazione alla strategia Ànanziaria deÀnita dal Governo regionale all’inizio di questa legislatura. I Ànanziamenti che esso prevede consolidano le linee di intervento regionali per la coesione e lo sviluppo delle Marche, compensando i tagli crescenti dei trasferimenti statali al sistema degli Enti locali. Sono stati messi sotto controllo i conti regionali, sul versante delle entrate abbassando sia il ricorso

RIDOTTA LA PRESSIONE FISCALE REGIONALE: -47% Addizionali regionali IRAP e IRPEF

169

(Valori in milioni di euro)

Più risorse per la comunità, conti in ordine, 20.000 lavoratori interessati, 400 milioni di Ànanziamenti per “resistere ed attaccare”

90

2004

2010

POLITICA FISCALE: EQUA, SOLIDALE E PROGRESSIVA Due cittadini marchigiani su tre (68%) non hanno mai pagato l’addizionale regionale Irpef

68 % Quota cittadini che non ha mai pagato add. reg. Irpef

Debito contratto: è sceso dai 1070 milioni di euro del 2004 ai 767 milioni programmati nel 2010, in controtendenza rispetto a quasi tutte le altre regioni dove è aumentato in misura rilevante.

Italia, secondo i reports ufÀciali del Ministeri della Salute, del Welfare e della Pubblica Amministrazione. Gestione Ànanziaria: non è gravata da alcun costo relativo alle anticipazioni di cassa; ridotti gli oneri Ànanziari in conseguenza dell’equilibrio dei conti regionali; velocizzati i pagamenti ai fornitori esterni (nel sistema sanitario marchigiano i tempi di pagamento sono inferiori alla metà della media nazionale).

Spesa sanitaria: è stata messa sotto controllo e da tre anni i conti della sanità regionale sono in equilibrio, rispetto al disavanzo di circa -150 milioni di euro di inizio legislatura; il risultato è ancora più signiÀcativo considerando che nello stesso periodo la qualità dei servizi del sistema sanitario marchigiano è salita addi- Evasione: recuperati oltre 70 mirittura tra il 2° ed il 4° posto in lioni di euro da inizio legislatura.

STRATEGIA REGIONALE 2010 “RESISTENZA E ATTACCO”: ALCUNI INTERVENTI OPERATIVI

DEBITO RIDOTTO Debito contratto regionale

1.070

(Valori in milioni di euro)

767

2004

al credito sia la pressione Àscale, su quello delle spese massimizzando l’efÀcienza degli stanziamenti di spesa, perseguendo l’ottimale combinazione delle risorse di diversa provenienza (proprie, statali e comunitarie), riducendo progressivamente Àno all’annullamento i disavanzi della sanità».

2010

interessa oltre 20.000 lavoratori, mobilitando nel 2010 oltre 400 milioni di Ànanziamenti e investimenti per la protezione del lavoro e lo sviluppo delle imprese.

Pressione Àscale: è diminuita di -47% da inizio legislatura con le riduzioni sia dell’Irap che dell’addizionale Irpef, passando dai 166 Interventi di “resistenza e at- milioni di euro del 2004 ai 90 mitacco”: la manovra Ànanziaria lioni del 2010.

Nel 2010 interesserà oltre 20.000 lavoratori e attiverà 400 milioni di euro finanziamenti ed investimenti speciÄci per la protezione dell’occupazione, il rilancio dell’economia, la tutela delle fasce sociali più deboli. Il bilancio regionale 2010 ha ricevuto il parere favorevole sia del Consiglio Regionale dell’Economia e del Lavoro (C.R.E.L.) che del Consiglio delle Autonomie Locali (C.A.L.). Di seguito sono indicati alcuni degli interventi programmati con la manovra Änanziaria regionale. Azioni di “resistenza”: contratti e contributi di solidarietà; ammortizzatori sociali in deroga per i lavoratori delle piccole imprese; agevolazioni sanitarie (esenzioni ticket e farmaci) per i lavoratori colpiti dalla crisi; buoni studio per le famiglie di lavoratori in difÄcoltà;

progetti di sostegno ai precari della scuola; progetti di reimpiego di lavoratori svantaggiati; blocco e riduzioni dei canoni Erap per le fasce deboli; integrazioni ai Comuni per il Fondo sociale; esenzioni addizionale Irpef; gestione vertenze aziendali e territoriali. Azioni di “attacco”: azzeramento addizionale Irap regionale a favore delle PMI con protezione e sostegno al lavoro; fondi di garanzia per l’accesso al credito delle PMI; incentivi per assunzioni e stabilizzazioni contratti a termine; voucher formativi e borse lavoro per giovani laureati; prestito d’onore per la creazione di nuove imprese; nuova imprenditorialità cooperativa; reti di distretto per l’occupazione; Änanziamento aggiuntivo BEI a sostegno delle PMI; accordi di programma territoriali e settoriali.


INDICE Regione Marche Scuola Laboratorio Ambiente RIniziative regionali per l’educazione ambientale a cura della Regione Marche

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Rete ecologica della Regione Marche Istituito il tavolo tecnico Regione - Province a cura della Regione Marche

Valutazione di incidenza Nuove linee guida regionali a cura della Regione Marche

ARPA Marche Polveri sottili, informare non allarmare di Gisberto Paoloni

Cooperazione territoriale La CTE fra vecchia e nuova programmazione Un Convegno, ha fatto un sunto del passato e aperto nuovi e interessanti spiragli per il futuro di Valentina Bellucci


REGIONE MARCHE

SCUOLA LABORATORIO AMBIENTE Iniziative regionali per l’educazione ambientale

a cura della Regione Marche

Il 27 novembre scorso, in occasione della sesta edizione di Eco&Equo, si è tenuto il seminario sul tema “Scuola laboratorio ambiente: metodi di educazione ambientale”. L’evento, organizzato da Regione Marche, Centro regionale INFEA e Ufficio scolastico regionale, è stato un importante momento di confronto fra i 60 partecipanti, tra insegnanti e operatori CEA, sui tanti progetti di educazione ambientale sviluppati nelle Marche, anche al fine di mettere in luce i risvolti metodologici del fare educazione ambientale nelle scuole. Il saluto di buon lavoro da parte della Regione è stato espresso dai dirigenti regionali Isarema Cioni (settore Rifiuti) e Antonio Minetti (Servizio Ambiente e Paesaggio). “La prospettiva prossima delle attività di educazione - ha sottolineato Cioni - riguarderà in maniera stringente la riduzione dei rifiuti. Tra le tante R che compongono la corretta gestione del ciclo dei rifiuti, quella della Riduzione della produzione dovrà segnare una svolta decisiva.” “È necessario - ha aggiunto Minetti - uno stimolo più forte alla cultura scientifica degli studenti, in specie delle secondarie di secondo grado, teso a superare l’attuale deficit generale di cultura scientifica, alla base, ad esempio, di infondate reazioni di paura della popolazione marchigiana su infrastrutture energetiche del tutto fattibili.” Prima di passare agli aspetti metodologici, Luciano Giulioni (che in Regione si occupa di Educazione ambientale) ha fatto il punto sul dato quantitativo della partecipazione delle scuole all’iniziativa “Scuola Laboratorio Ambiente” e del territorio coinvolto: “nelle annualità 2007-2008 e 2008-2009,

I lavori della mostra “Scuola laboratorio ambiente”

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a fronte di 191 progetti scolastici presentati, 103 sono stati finanziati dalla Regione (il 54%); di questi, il 66% sono di scuole di livello di base (dall’infanzia alla secondaria di primo grado) e il 34% di scuole secondarie di secondo grado, a conferma di una sensibilità ancora scarsa da parte delle superiori. Quanto al territorio coinvolto la stragrande maggioranza delle scuole partecipi ricade nelle aree più densamente popolate della regione, quali la fascia costiera e i poli urbanizzati dell’entroterra. La distribuzione provinciale vede Ancona con il 35%, seguita da Pesaro e Urbino con il 21%, quindi da Macerata con il 20%, Ascoli Piceno con il 16% e da Fermo con l’8%.” Dalle statistiche presentate erano esclusi i progetti presentati per la terza annualità 2009-2010 in quanto la valutazione era ancora in corso. Le relazioni degli esperti invitati al seminario, coordinato dalla dirigente scolastica prof.ssa Fulvia Principi, hanno sviluppato i molteplici aspetti dell’importanza metodologica del ‘progetto didattico’. La prof.ssa Rosella Persi (Facoltà di Scienze della formazione - Università di Urbino) ne ha evidenziato l’importanza nel percorso di formazione dell’insegnante stesso: l’educazione ambientale ha come proprie la finalità cognitiva (tesa a conoscere il territorio come banca dati della conoscenza), la finalità etico-sociale (tesa a riconoscere la ricaduta del proprio comportamento sull’ambiente) e la finalità estetica (nel senso di un coinvolgimento piacevole). Un buon progetto didattico si caratterizza per la pluridisciplinarietà degli argomenti, la loro interconnessione, il loro collegamento con la vita quotidiana, la capacità di destrutturare la resistenza al cambiamento, per riconoscere e adottare comportamenti rispettosi: l’educazione ambientale muove dalla sensibilità e conduce alla cultura dell’ambiente, alla cultura dell’uomo. La prof.ssa Fulvia Principi ha poi illustrato l’efficacia del progetto didattico come percorso curriculare verticale in grado di prendere a 3 anni il bambino e portarlo al ragazzo


di 14, ampliandone progressivamente conoscenze, abilità, competenze e spirito critico, per innescare comportamenti consapevoli e responsabili. Il curriculum verticale, costruito insieme dagli insegnanti, parte dalla scuola dell’infanzia (quando il bambino comincia a collegare i campi dell’agire e del pensare) per proseguire nella primaria e secondaria attraverso le molteplici forme espressive anche ludiche. Le insegnanti Daniela Frati, Luciana Giaccoli, Orietta Corinaldesi hanno presentato un esempio concreto: il progetto ‘Tutti in gioco per l’ambiente’, realizzato in una primaria, dedicato all’educazione all’affettività e alla pace, con gli altri e con l’ambiente. La prof.ssa Erika Roccato ha rilevato che l’educazione ambientale non è propriamente una disciplina scolastica, piuttosto essa entra nella scuola come progetto didattico. I punti principali che dovrebbero contraddistinguere ogni progetto didattico sono: la tematica ben individuata, la fascia d’età di chi vi partecipa, gli obiettivi, i tempi. Oltre alla sensibilità e conoscenza, le attività di educazione ambientale debbono avere una ricaduta nella vita quotidiana (modificare il nostro agire quotidiano nell’ambiente e sull’ambiente, il nostro modo di alimentarci, di muoverci, di abitare, di acquistare) per arrivare a ridurre la nostra impronta ecologica e formare una cittadinanza consapevole (riconoscere che l’attuale stile di vita richiede non una, ma due o tre terre). Andrea Fazi, esperto dei Centri di educazione ambientale, evidenzia che la proposta dei Centri aggiunge l’opportunità per tutti gli attori del progetto didattico verticale (insegnanti, famiglie, agenzie del territorio) di fare progettazione partecipata, ragionando sui fondamentali dell’educazione, come la tematica dell’attenzione, della sensibilità e dell’ascolto che il bambino di oggi, bombardato dai bisogni della società, non possiede. I CEA al riguardo possono mettere a disposizione degli insegnanti esperienze ed elaborazioni per il curriculum verticale che duri molti anni, progettando percorsi personalizzati (tempi e modi), con l’obiettivo di ripensare l’educazione in generale, ancor prima dell’educazione ambientale. La musicista Roberta Silvestrini ha proposto alcune scene, musiche e immagini dell’opera teatrale giocosa “Il principe della differenziata” (realizzata da una scuola dell’infanzia), in cui i bambini, da protagonisti, cantano, danzano, costruiscono costumi e scenografie, mostrando in tal modo l’importanza di tirar dentro al progetto didattico l’intera personalità del bambino, il suo corpo, la sua gestualità, manualità, fantasia e capacità di stare in armonia insieme.

Il teatro e la musica costituiscono un insostituibile rafforzamento del progetto didattico. In apertura del seminario il prof. Camillo Nardini ha tenuto una breve relazione sul programma “Eco-Schools”, di cui è responsabile per le Marche: “Le scuole della nostra regione che aderiscono da diversi anni al programma sono oggi 32. Il programma consente alle scuole di fruire di molteplici opportunità, tra cui quella di essere collegate in rete grazie ad un notiziario mensile, con l’opportunità di conoscere tutto ciò che si muove e si progetta nel campo dell’ambiente, la possibilità di creare gemellaggi con scuole italiane o straniere, il diritto ad avere consulenze su progetti ed attività eco-sostenibili. Tutte le scuole possono aderire, dal momento che “Eco-schools” non detta programmi o progetti, ma accoglie quelli che, nella loro autonomia, le singole scuole realizzano. Al termine degli step realizzati, la classe che ha aderito potrà chiedere a Copenhagen il prestigioso riconoscimento della Bandiera Verde di Eco-School.” L’assessore Marco Amagliani è intervenuto ai lavori esprimendo apprezzamento per l’attività degli educatori ed i risultati che il protocollo di intesa con l’Ufficio scolastico regionale sta raccogliendo: “Alla scuola va riconosciuto un ruolo strategico irrinunciabile nel conseguimento di effetti positivi e duraturi delle politiche ambientali della Regione Marche. In tale prospettiva è auspicabile che il protocollo di intesa possa essere rinnovato anche per il prossima legislatura.” Mostra SCUOLA LABORATORIO AMBIENTE Negli spazi espositivi di Eco&Equo è stata inoltre allestita la mostra dei 103 elaborati delle scuole (dalle scuole dell’infanzia alle superiori) che hanno aderito al progetto “scuola laboratorio ambiente” negli anni scolastici 2007-2008 e 2008-2009. Gli elaborati, tra lavori cartacei, relazioni, lavori multimediali, oggettistica e plastici, sono stati suddivisi in 4 argomenti: natura, acqua, riciclo, energie rinnovabili. Grazie al grande successo della sesta edizione della fiera, la mostra ha potuto trovare visibilità nei confronti di un pubblico più vasto ed eterogeneo. Il pubblico, tra l’altro, è stato chiamato a votare il progetto migliore: le sei classi vincitrici, oltre ad aver già ottenuto il finanziamento regionale per la realizzazione del progetto, saranno premiate con una escursione nel Parco della Gola della Rossa, nel Parco del Sasso Simone e Simoncello e nel Parco dei Monti Sibillini: 1° posto I.T.C.S. Linguistico Capriotti San Benedetto con “Una montagna di risorse: i rifiuti” 2° posto I.T.C. Battisti Fano con “Le 6 R della nostra scuola” 3° posto Istituto Comprensivo Paolo Soprani Castelfidardo con “Coloriamo il nostro futuro” 4° posto Istituto Comprensivo Falconara Centro-Falconara Marittima con “Riduci, riusa, ricicla” 5° posto Circolo Didattico Via Tacito San Marone Civitanova Marche con “Riciclare che passione” 6° posto Istituto comprensivo Montemarciano - Marina con “RiRiRi” Dalle artistiche opere della mostra traspirava il “piacere di essere cittadini”. Titoli quali: SE MI DIFFERENZI... MI RIGENERO LA VERA ENERGIA DEL FUTURO È IL RISPARMIO DIFFERENZIA PER UN MONDO DIFFERENTE RICICLARE È UNO STILE DI VITA

I lavori della mostra “Scuola laboratorio ambiente”

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IL SISTEMA INFEA MARCHE L’obiettivo del sistema INFEA (informazione, formazione ed educazione ambientale) delle Marche è quello di promuovere la cultura della sostenibilità, per un modello di sviluppo socialmente equo, territorialmente equilibrato, ecologicamente sostenibile e solidale. La rete delle Marche è articolata in 40 centri tra Laboratori provinciali, Laboratori territoriali e Centri di esperienza. I servizi educativi sono rivolti a tutta la cittadinanza, bambini e ragazzi, ma anche agli adulti e alla terza età. L’11 novembre 2008 è stato inaugurato il Centro regionale INFEA delle Marche. Il Centro rappresenta il nodo centrale della fitta rete territoriale dei 40 centri. La sede è nel Comune di Montemarciano, in provincia di Ancona, presso la Villa Colle Sereno. Attraverso il Centro gli operatori del settore, in particolare gli educatori ambientali (insegnanti, guide, accompagnatori, facilitatori) troveranno raccolto e fruibile l’intero patrimonio didattico metodologico prodotto in questi anni dai CEA, dalle Scuole, dai Parchi, dalle Ludoteche regionali. L’attività del sistema INFEA viene programmata dalla Regione con cadenza triennale. Solo con l’ultimo PTR INFEA 2006-2009 sono stati concessi 2,65 milioni di Euro ai soggetti della rete. “L’attività della rete - osserva Amagliani -, oltre alla valenza ambientale, ha una forte valenza anche economica e sociale. A fronte del cofinziamento regionale i CEA investono ulteriori risorse creando una vera impresa diffusa sul territorio (4,35 milioni di Euro sostenuto dai CEA nell’ultimo triennio). Inoltre sono stati impiegati 360 operatori, che hanno lavorato circa 55 mila giornate equivalenti all’interno di cooperative, associazioni, fondazioni.” Il sistema regionale INFEA delle Marche è consultabile sul sito internet www.infea.marche.it.

USO E… RIUSO I RIFIUTI DIVENTANO RISORSE DI CREATIVITÀ NON INCARTI’AMO’ IL MARE DAL “RIFIUTO” NASCE “L’ARTE” UMANI RIFIUTI & RIFIUTI UMANI TU LI BUTTI… NOI GLI DAREMO UN FUTURO DALLA TERRA ALLA TERRA LA TERRA … LA NOSTRA CASA ACQUA AEQUA … sono solo alcuni tra i tanti che esprimono l’attività capillare e la ricerca di tessitura che insegnanti e studenti hanno realizzato per stimolare e coinvolgere l’intera comunità sia all’interno delle mura scolastiche che all’esterno per una nuova cultura della sostenibilità: la scuola per la città e la cittadinanza, impegno formativo per la progettazione, sperimentazione e costruzione della città. Il concetto di cittadinanza responsabile, che forse per gli adulti ha un significato di pesante e possibilmente rinunciabile coinvolgimento, dalla scuola è presentato come piacevole sfida a costruire nuovi stili di vita, fonte di nuova felicità sociale. La mostra è stata inoltre allestita presso il Centro regionale INFEA di Montemarciano durante la settimana Unesco di Educazione allo Sviluppo Sostenibile dal 9 al 15 novembre. Anche in questa occasione la mostra ha riscosso un grande successo: è stata infatti visitata da più di settecento

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Il Centro regionale INFEA di Montemarciano (AN)

ragazzi accompagnati dai propri insegnanti e guidati dal personale della Società Hystrix srl che sta gestendo le attività del Centro.

INTESA REGIONE - UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE Il 20 novembre 2007 è stato siglato il protocollo di intesa “Scuola Laboratorio Ambiente” tra Regione Marche e Ufficio Scolastico Regionale. L’intesa ha operato nelle ultime tre annualità scolastiche definendo i rapporti di collaborazione per valorizzare i progetti che le scuole della regione da tempo elaborano e realizzano in materia di educazione ambientale. L’Assessorato Ambiente ha dato seguito all’intesa attraverso l’emanazione di bandi regionali a sostegno della progettazione scolastica per un totale di 264.000 Euro. - 1° bando (anno scolastico 2007-2008): in armonia con il principio ‘La scuola fa scuola’, l’obiettivo è stato quello di diffondere comportamenti di ecoefficienza nell’intera comunità scolastica (studenti, insegnanti, operatori vari). Finanziati 41 progetti. - 2° bando (anno scolastico 2008-2009: il tema prioritario da sviluppare è stato la riduzione e il riciclaggio dei rifiuti. Finanziati 62 progetti. - 3° bando (anno scolastico 2009-2010): la finalità è l’educazione alla città e alla cittadinanza per la costruzione di una città ecologica e solidale. Il tema prioritario viene confermato quello dei rifiuti. Finanziati 102 progetti.


RETE ECOLOGICA DELLA REGIONE MARCHE Istituito il tavolo tecnico Regione - Province a cura della Regione Marche

La Regione Marche ha avviato il progetto per la realizzazione della Rete ecologica regionale (REM) con l’obiettivo di tutelare l’integrità dei processi ecologici e dei relativi servizi ecosistemici, di mitigare la frammentazione del territorio e di conservare le comunità vegetali e animali. La REM sarà definita attraverso: - “unità ecologico-funzionali”, elementi territoriali di riconosciuto valore per la biodiversità (core areas o nodi, buffer zones o aree contigue, corridoi ecologici, stepping stones); - piani d’azione riferiti a specifici componenti o elementi del paesaggio caratterizzanti il mosaico reticolare; - cantieri e progetti-pilota puntuali. Il fulcro strutturale e funzionale della REM è rappresentato dalle Aree Protette e i siti Natura 2000, SIC e ZPS, che assumono il ruolo di “nodi” sui quali tarare la rete stessa. Sulla base dei contenuti emergenti dai quadri conoscitivi e interpretativi potrà essere delineato un impianto regolativo implementabile negli strumenti urbanistici e di pianificazione territoriale esistenti (PPAR, PTC, PRG), nel cui ambito normativo potranno pertanto essere disciplinate le nuove direttive, misure e azioni della REM. Sin dalle fasi iniziali del progetto si è perciò inteso attivare una collaborazione tra le strutture regionali che si occupano di tutelare la biodiversità e la conservazione del paesaggio e i referenti provinciali dei settori ambiente e urbanistica. A tal riguardo il 19 gennaio u.s. si è tenuto un seminario con le Province per la presentazione di quanto è stato realizzato o è in corso

d’opera relativamente ai temi su esposti, con particolare riferimento: - allo stato della pianificazione e della programmazione socio-economica; - agli studi e approfondimenti in atto su dinamiche della popolazione vegetale e animale e su trend insediativi; - alle interazioni positive o negative tra la pianificazione e programmazione attuali e lo Schema di “REM-prima fase” già predisposto dalla Regione Marche; - ai progetti realizzati e a quelli in corso di redazione, che potranno essere di supporto all’attuazione della REM; - ai progetti infrastrutturali e alle previsioni insediative che rischiano di ostacolare l’attuazione della REM. Gli intervenuti hanno manifestato la volontà di partecipare attivamente alla realizzazione della REM: peraltro alcuni Piani Territoriali di Coordinamento (PTC) esistenti fanno già esplicito riferimento alla rete ecologica e comunque tutte le Province hanno già avviato il loro aggiornamento tenendo conto della rete ecologica. La Provincia di Macerata, ad esempio, ha già adottato un approccio per il Piano Faunistico Venatorio considerando la rete ecologica come elemento costitutivo e imprescindibile per la gestione della fauna; la Provincia di Ancona e la Provincia di Ascoli Piceno hanno intrapreso, invece, studi su aree specifiche, rispettivamente la zona montana di Serra de’ Conti e Arcevia (la prima) e la Val d’Aso (la seconda); la Provincia di Pesaro e Urbino, infine, ha attivato studi faunistici concernenti pesci e uccelli che possono essere utilmente utilizzati per la determinazione delle frammentazioni della rete. I relatori hanno convenuto che il pro-

getto di rete regionale possa fornire utili indicazioni per costruire la Rete ecologica alle scale di maggior dettaglio, provinciale e comunale. Tali presupposti risultano perfettamente coerenti con il programma di lavoro presentato dal gruppo incaricato dalla Regione, che prevede tra l’altro di approfondire su 25 aree campione l’attuazione della rete a una scala locale. Nella sessione pomeridiana del seminario sono intervenuti anche rappresentanti del Servizio Agricoltura della Regione che si sono detti disponibili a verificare la possibile attivazione di misure e dei relativi fondi del PSR 2007-2013 (Asse 2 - Ambiente, Accordi d’area per la tutela della biodiversità e Accordi d’area per il paesaggio) per l’attuazione della REM. Al termine dell’incontro si è concordato di: - proseguire la collaborazione con le Province attivando un lavoro di raccolta e di esame della documentazione esistente presso le loro sedi, funzionale anche alla messa a punto di una traccia-tipo di progetti d’area basata sulle esperienze realizzate; - favorire lo scambio di informazioni tra i due gruppi di lavoro regionali impegnati nel progetto REM e nel progetto di adeguamento del PPR, al fine di evitare sovrapposizioni ed incoerenze e sfruttare invece sinergie e complementarietà; - avviare un confronto con il Servizio Agricoltura per indirizzare le rimanenti risorse del PSR 2007-2013 verso la realizzazione della REM e di tener conto di tale finalità anche nella progettazione del PSR 2013-2019.

Monte Vettore (foto di Jacopo Angelini)

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VALUTAZIONE DI INCIDENZA Nuove linee guida regionali a cura della Regione Marche

La Regione Marche sta predisponendo le Linee guida regionali per la Valutazione di incidenza a cui sono sottoposti i piani e gli interventi che possono interferire con i SIC e le ZPS. I siti individuati come Sito di Importanza Comunitaria (SIC) o come Zona di Protezione Speciale (ZPS) costituiscono la Rete Natura 2000 che rappresenta il principale strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità naturale. Si tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell’Unione, istituita ai sensi della Direttiva 92/43/ CEE “Habitat” per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario. La Rete Natura 2000 è costituita da Zone Speciali di Conservazione (ZSC) istituite dagli Stati membri secondo quanto stabilito dalla Direttiva Habitat, e comprende anche le Zone di Protezione Speciale (ZPS) istituite ai sensi della Direttiva 79/409/CEE “Uccelli”. La biodiversità è la ricchezza Ortolano (Emberiza hortulana) di vita sulla Terra e la varietà degli esseri viventi. Più la biodiversità è elevata e meglio funzionano gli ecosistemi che forniscono moltissimi servizi tra i quali il cibo, l’acqua, le risorse, l’assetto idrogeologico, la barriere alla diffusione di malattie. Di conseguenza, oltre ai danni ecologici, la perdita della biodiversità comporta anche danni economici. La Rete Natura 2000 ha come scopo fondamentale la conservazione degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatica, conciliando tale esigenza primaria con lo sviluppo del territorio. Per questo motivo è stato necessario, da parte dell’Unione europea e dello Stato, individuare uno strumento, chiamata Valutazione di incidenza, che valutasse preventivamente la compatibilità ZPS Dalla Gola del Fiastrone al M. Vettore

di piani ed interventi con la conservazione soddisfacente delle risorse naturali tutelate. Alla luce delle funzioni conferite dallo Stato alle Regioni in materia di Rete Natura 2000, la Regione Marche con la L.R. n. 6/2007 ha individuato gli enti gestori i SIC e le ZPS (Province, Comunità montane, Enti Parco), i quali dovranno effettuare anche la Valutazione di incidenza. A tale scopo la Regione ha predisposto le relative Linee guida regionali. Lo strumento che la Regione sta per adottare fornisce un indispensabile supporto tecnico di riferimento per la redazione e la valutazione dello Studio di incidenza (art. 5 del DPR n. 357/97), predisposto per individuare e valutare gli effetti che un piano o un intervento può avere su uno o più siti della Rete Natura 2000 (pSIC, SIC o ZPS), agevolando da un lato il proponente il piano o l’intervento e dall’altro l’Autorità competente che deve formulare il parere di Valutazione di incidenza. Le linee guida sono state definite dopo un iter di confronto con tanti altri soggetti. Tiene infatti conto dei contributi pervenuti dagli Enti gestori dei siti Natura 2000, dagli enti locali interessati (Province e Comunità montane) e dalla competente Commissione assembleare. Tra le parti che meritano maggiore attenzione vi è l’elenco degli interventi per i quali è stata prevista l’esclusione dalla procedura di Valutazione di incidenza, in quanto non determinanti interferenze negative sullo stato di conservazione delle risorse naturali tutelate nei siti Natura 2000. L’elenco amplia la casistica già presente nella L.R. n. 6/2007 e riguarda: gli interventi generali, quelli inerenti le attività agro-silvo-pastorali, gli interventi sulle infrastrutture e quelli riguardanti la gestione faunistica.


ZPS Gola della Rossa e di Frasassi

I capitoli centrali sono dedicati all’individuazione delle procedure amministrative cui devono Averla piccola (Lanius collurio) attenersi i proponenti i piani e gli interventi. In particolare viene chiarita l’articolazione della procedura con quelle di Valutazione di impatto ambientale (VIA) e di Valutazione ambientale strategica (VAS). Inoltre, rispetto alla scarna e generica normativa di riferimento, vengono precisati i contenuti dello Studio di incidenza, oggetto della valutazione. Per questo sono state inserite utili tabelle di controllo, sia per il proponente che per il valutatore. Alla fase di valutazione è stata dedicata la parte finale del documento che, in forma tabellare, permette al valutatore stesso di giungere al giudizio finale, sia con riferimento alla fase di screening che a quella della valutazione appropriata. Un riferimento particolare deve essere fatto circa

l’individuazione delle professionalità chiamate in causa per la redazione degli studi di incidenza. A tale proposito si evidenza che l’obiettivo di fondo è stato quello di individuare gli strumenti idonei alla predisposizione di studi di incidenza di buon livello qualitativo. Per questo è sembrato utile prevedere il contributo dei professionisti del settore delle analisi e delle valutazioni ambientali in campo naturalistico, facendo salve le competenze conferite loro anche dall’appartenenza a specifici ordini professionali.

ZPS M. Catria, M. Acuto e M. Strega

ZPS Ripa Bianca

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ARPA MARCHE

POLVERI SOTTILI, INFORMARE NON ALLARMARE di Gisberto Paoloni Direttore generale ARPAM

Ancona è finita nelle settimane scorse sulla stampa nazionale come “la terza città più inquinata d’Italia” a causa dei 134 superamenti del valore limite (50µg/mc) di polveri sottili PM10 nell’aria. La normativa fissa il limite di superamenti in 35 giorni/ anno. Dunque il capoluogo di regione ha superato la soglia circa un giorno su tre. Si tratta in realtà di una lettura “allarmistica” dei dati, dal momento che il sito preso in esame è quello di via Bocconi, una stazione che registra i dati in situazione Traffico/ Urbano. E’ utile segnalare che stazioni installate nelle stesse condizioni in altre province, come quella di Civitanova Cecchetti e di Pesaro Giolitti sono state di recente rimosse e ricollocate in siti di Fondo/Urbano, cioè di aree delle città fuori dai grandi flussi veicolari e i cui dati sono dunque indicativi delle PM 10 presenti come zoccolo nell’aria, e non invece indicatori dei picchi di traffico. Pur essendo del tutto evidente che i 134 superamenti di Ancona Bocconi, come i 119 di Ancona Porto e i 104 di Torrette rappresentano un campanello d’allarme per la qualità dell’aria nella città (ma anche altri siti della regione sono abbondantemente al di sopra dei limiti consentiti, come mostrano le tabelle), l’esame dei grafici fa notare come, se si esclude il buon andamento della qualità dell’aria nel 2008, anno dalle favorevolissime condizioni meteo climatiche, i valori di PM 10 sono nel 2009 mediamente inferiori a quelli del 2007, e ciò è tanto più evidente nel grafico sulle PM 2,5, le polveri ultrafini, quattro volte più

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piccole delle PM 10 e perciò assai più pericolose per la salute umana. Stesso andamento in discesa hanno le medie del periodo mentre le PM 2,5, dato assai interessante, non superano in nessun sito il valore della media annua di 25µg/mc raccomandato dalla UE e che presto diventerà direttiva europea. CHE COSA SONO LE POLVERI SOTTILI Le PM 10 sono polveri di diametro pari o inferiore a 10 µ ( micron, millesimo di millimetro), e sono costituite da un miscuglio di particelle carboniose, fibre, silice, metalli, particelle liquide le quali a loro volta possono essere costituite da inquinanti allo stato liquido o sciolti in acqua. L’origine delle PM10 è molto varia: dal sollevamento della polvere naturale, ai processi di combustione incompleta di derivati del petrolio (sia di origine industriale che domestica che da traffico autoveicolare), alla formazione di aerosol di composti salini, ecc. Le sorgenti antropiche principali sono: veicoli diesel; ciclomotori e motocicli a due tempi; usura dei freni, pneumatici e asfalto; risospensione; emissioni industriali; impianti termici a combustibili liquidi; combustione legna. Le PM10 sono costituite da una componente primaria ed una secondaria. I precursori di PM10 secondario sono: biossido di zolfo, ossidi di azoto, composti organici volatili e ammoniaca. La tossicità è legata soprattutto alla qualità chimica della polvere e in particolare alla capacità di assorbire sulla sua superficie sostanze tossiche, quali metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, ecc. Questo fenomeno di assorbimento interessa soprattutto il particolato fine e ultrafine con diametro inferiore a, rispettivamente 2,5 µ, 1 µ ( PM2,5, PM1). LA RETE DI MONITORAGGIO La rete di monitoraggio regionale della qualità dell’aria evidenzia come l’inquinamento da polveri sottili, in particolare da PM10,


sia critica nelle aree più antropizzate, con situazioni che risultano particolarmente preoccupanti nei periodi invernali sia a causa delle maggiori emissioni, in quanto alle fonti presenti nell’intero anno si aggiungono le emissioni dovute al riscaldamento domestico, sia a causa delle particolari condizioni meteorologiche che ostacolano la dispersione degli inquinanti. Come si è detto, alcune stazioni di monitoraggio poste in aree urbane hanno registrato superamenti del PM10 sia per quanto riguarda il valore limite su 24 ore per la salute umana che per quanto riguarda il valore limite annuale per la protezione della salute umana. Diversi studi scientifici hanno dimostrato la pericolosità del materiale particolato per la capacità di raggiungere il tratto tracheo-bronchiale (PM10) o gli alveoli polmonari (PM2,5 e minori) e qui svolgere la loro azione nociva. Pericolosità legata non solo alla capacità di penetrazione nell’albero respiratorio, ma anche alle sostanze che si legano alle polveri quali metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, radicali liberi. Effetti avversi sulla salute possono essere sia di tipo acuto che cronico, determinando conseguenze anche letali, come rilevato da studi condotti negli Stati Uniti ed in vari Paesi europei in cui si evidenzia una stretta associazione fra i livelli di inquinanti atmosferici ed il numero giornaliero di morti o ricoveri in ospedale per cause respiratorie e cardiovascolari. Le fonti di generazione del materiale particolato possono essere molteplici, sia naturali che antropiche. Fra queste ultime le più rilevanti sono dovute ai processi di combustione di combustibili fossili, emissioni industriali e dal traffico veicolare. Studi e ricerche effettuate in relazione all’inquinamento da polveri sottili confermano come, in particolar modo in ambiente urbano, la loro origine sia prevalentemente antropica e il traffico veicolare rappresenta il principale fattore di pressione sulla qualità dell’aria in queste aree. La provata pericolosità di questi inquinanti per la salute umana comporta la necessità di adottare provvedimenti che riducano le emissioni in atmosfera. Va in ogni caso sottolineato che l’aria è la più “globale” delle matrici ambientali, e dunque politiche di mitigazione e adattamento avranno efficacia solo se attuate su base territoriale molto vasta. Per semplificare, nelle Marche si potranno/dovranno attuare misure le più virtuose, ma se lo stesso non accadrà nella fortemente industrializzata e antropizzata Emilia Romagna, le polveri sottili dalla val padana raggiungeranno presto con vento da nord, il più frequente, la nostra regione. LE BUONE PRATICHE Gli americani le chiamano best practics, buone azioni, da noi si preferisce chiamarle politiche attive, cioè scelte efficaci. Si tratta delle azioni che si possono/si devono intraprendere per contrastare l’inquinamento atmosferico da polveri, sottili e ultrasottili e da altri tossici per fortuna più rari. Ecco dunque le 16 best practics, le sedici buone azioni per contrastare lo smog. Attenzione però; non se ne può scegliere una o l’altra, bisogna attuarle tutte insieme, altrimenti non funzionano. 1. Riduzione del traffico veicolare privato a favore di quello pubblico (parcheggi scambiatori, mobilità ciclopedonale, razionalizzazione distribuzione merci, car pooling, car sharing, mobility manager…) 2. Conoscenza dei flussi di traffico, del parco veicolare, della mobilità 3. Bollino blu veicoli

4. Sostituzione dei veicoli più vecchi “Euro 0” 5. Diffusione veicoli a ridotto impatto (elettrici, ibridi, gas) ed impianti di rifornimento 6. Diffusione di combustibili a basso tenore di zolfo e benzene (Direttiva 2003/17/CE) 7. Disincentivare l’utilizzo dei combustibili liquidi a favore di combustibili ecocompatibili (Direttiva 2003/30/CE) 8. Lotta alle emissioni diffuse (cantieri presenti sulle strade, ecc…) 9. Controlli degli impianti industriali e dei sistemi di abbattimento 10. Supporto della meteorologia alle reti di rilevamento della QA 11. Inventario delle emissioni 12. Bollino blu impianti termici 13. Vietare la combustione incontrollata delle biomasse 14. Corretta caratterizzazione del rilevamento 15. Informazione continua 16. Coinvolgere tutti gli attori (Regione, ARPAM, Comuni, Province, gestori impianti industriali, Aziende Municipalizzate, cittadini)

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COOPERAZIONE TERRITORIALE

LA CTE FRA VECCHIA E NUOVA PROGRAMMAZIONE Un Convegno, ha fatto un sunto del passato e aperto nuovi e interessanti spiragli per il futuro di Valentina Bellucci

Andando oltre è il titolo del Convegno che si è che si è tenuto in Ancona il 18 gennaio 2010, presso la Sede del Consiglio della Regione Marche, Palazzo Leopardi, il cui fulcro è stata la Cooperazione Territoriale Europea (CTE) fra vecchia e nuova programmazione, con un particolare riferimento alle performance della Regione Marche. La politica di coesione rappresenta, per il periodo 2007-2013, il principale strumento per realizzare concretamente la coesione economica e sociale all’interno dell’Unione Europea, colmando il divario di sviluppo tra le diverse regioni dei Paesi. L’intento è quello di creare un potenziale che consenta alle Regioni di svolgere appieno il loro ruolo garantendo maggiore crescita e competitività e promuovendo al contempo lo scambio di idee e di “buone pratiche” attraverso lo sviluppo di iniziative congiunte. La cooperazione e la condivisione di esperienze tra le Regioni può essere la molla per stimolare un processo di sviluppo regionale dinamico e proiettato verso il futuro. L’Unione Europea assume il ruolo di intermediario al fine di incoraggiare e sostenere Regioni e Città dei vari Stati Membri a lavorare insieme, imparando dall’esperienza degli altri sulla base del-

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le precedenti iniziative INTERREG. In questo senso, la politica di coesione rafforza l’obiettivo primario di cooperazione. In particolare, attraverso l’obiettivo “Cooperazione territoriale europea” l’Unione Europea si propone di rafforzare la cooperazione su 3 livelli: 1) Cooperazione transfrontaliera. L’intento è quello di integrare le regione divise dai confini nazionali, riunendole attorno a problemi comuni che necessitano di soluzioni analoghe. Le sfide riguardano la frammentazione dei mercati, la forza lavoro, le infrastrutture, le risorse fiscali, le istituzioni e i servizi di interesse generale. 2) Cooperazione transnazionale. Costituisce la tipologia di cooperazione alla quale la Commissione attribuisce il maggior peso strategico, in quanto ritenuta in grado di “strutturare il territorio dell’Unione”. Le azioni interessate prevedono l’interconnessione dei territori in termini materiali (trasporti) e immateriali (reti, scambi tra regioni). 3) Cooperazione interregionale. È incentrata sul rafforzamento dell’innovazione, delle PMI e delle imprenditorialità, dell’ambiente e della prevenzione dei rischi. Prevede uno scambio di esperienze e best practices.

Nell’attuazione dei programmi di cooperazione territoriale è prevista l’integrazione di 3 strumenti finanziari: • Fondo Europeo Sviluppo Regionale (FESR) che finanzierà le operazioni; • IPA (strumento di pre-adesione), che finanzierà interventi all’interno dei Paesi Candidati (Croazia, Turchia, ex Repubblica Jugoslava di Macedonia) e potenziali Candidati (Albania, Bosnia Erzegovina, Montenegro, Serbia, incluso il Kosovo); • ENPI (Strumento di Vicinato e Partenariato), che finanzierà la cooperazione con aree limitrofe non EU e non coinvolte alla strategia di pre-adesione, ma con i quali sono state avviate politiche di vicinato. Allo stato attuale, lo strumento finanziario ENPI non sarà attivato nei programmi operativi che prevedono il coinvolgimento della Regione Marche. Il contributo comunitario fra le Regioni europee verrà assegnato mediante la pubblicazione di bandi e la presentazione di proposte progettuali. In Italia la Cooperazione Territoriale è attuata con il fondo comunitario FESR. Fatte queste dovute e dettagliate premesse, è utile prendere in esame alcuni interventi dei Relatori. La prima parte dell’incontro ha visto


protagonista l’Assessore al Bilancio, Trasporti e Reti di Trasporto, Credito, Provveditorato ed Economato, Finanze, Demanio e Patrimonio della Regione Marche, Pietro Marcolini che ha fatto un quadro sulla politica di coesione fra vecchia e nuova programmazione, addentrandosi sulle principali ricadute sul territorio regionale nel periodo 2000-2006. L’Assessore Marcolini ha sottolineato l’importanza fondamentale dell’area adriatica che è uno svincolo determinante dove le Marche costituiscono la parte dialogante con l’area balcanica. “Le Marche sono la terza regione in Italia per risultati - ha continuato l’Assessore - e la strada intrapresa è quella giusta. La SVIM (Agenzia di Sviluppo delle Marche Spa) ha sviluppato un’importante lavoro che però non ha avuto la giusta informazione e divulgazione. Di sicuro l’aspetto informativo è stato carente ed è una delle cose da migliorare negli anni. L’obiettivo finale è quello di modernizzare il piano integrativo in modo da raggiungere la tanto agognata integrazione europea”. Dopo l’intervento dell’Assessore Marcolini sono stati analizzate tre diverse tipologie di casi di studio. Delle prime due si è il dott. Francesco Marchesi, Direttore SVIM. Il Progetto TISAF (Strumenti Tecnologici per la crescita competitiva dei Sistemi Industriali e per l’integrazione e la cooperazione tra imprese manifatturiere nell’area adriatica) si prefigge la costruzione di un comune “linguaggio tecnologico” per le imprese manifatturiere e una guida ai finanziamenti per l’internazionalizzazione. L’intento primario è quello dell’integrazione a vantaggio delle nostre imprese in modo da promuovere e rafforzare la cooperazione industriale fra le imprese delle Marche. A questo progetto hanno contribuito numerosi partner oltre la SVIM: i Centri di trasferimento tecnologico Cosmob e Meccano, la CNA Marche, il Parco tecnologico Tecnopolis di Bari, la Contea di Brod Posavina (Croazia), la Camera di Commercio Regionale di Uzice (Serbia), l’ONG Solidarietà per il Sud (Bosnia Erzegovina) e l’Università di Tirana (Albania). Cofinanziato da Fondi europei, il progetto si è concentrato in particolare sui settori del legno arredo e della meccanica ed ha studiato la possibilità di “esportare” il modello marchigiano

dei centri di trasferimento tecnologico oltre Adriatico in modo da favorire l’internazionalizzazione delle PMI marchigiane. “I risultati del progetto Tisaf sono lusinghieri - ha dichiarato Marchesi - e segnano un ulteriore passo di avvicinamento nella cooperazione internazionale con i Balcani. nostro tessuto produttivo, fatto di 178mila imprese (una ogni 9 abitanti), 27 distretti produttivi, alcuni dei quali leader mondiali, punta sull’altissima qualità e dunque sull’innovazione, aggredendo i mercati esteri. Non siamo gelosi di questo modello: lo mettiamo a disposizione di altri, alla ricerca costante di nuovi investimenti e nuove produzioni. In questo quadro, i Balcani sono un partner privilegiato: per la Regione costruire relazioni permanenti tra le due sponde è un preciso obiettivo politico”. Un collegamento sempre più stretto che ha visto anche l’impegno di SVIM che ha contribuito al consolidamento di queste relazioni attuando dal 2004 ad oggi oltre 20 progetti finanziati dall’Unione europea che coinvolgono l’area balcanica. L’invito di Marchesi è quello di prendere come esempio la Germania che in questo scenario ha di sicuro una leadership forte e stabile da anni. Il secondo caso di studio riguarda il Progetto ASVILOC (Azioni di integrazione delle Agenzie di Sviluppo Economico Locale per la promozione del territorio e del sistema delle PMI Transfrontaliere Adriatiche). Questo progetto si propone di attivare lo sviluppo economico e sociale delle aree transfrontaliere. È durato due anni con finalità ben precise quali promuovere un miglioramento dell’integrazione nelle aree target e supportare processo di potenziamento. I partner sono stati numerosi ed importanti come ad esempio Informest, Consvipo, Leda/ Ida (Croazia), Fipa e Siepa. Il piano d’azione è stato coordinato dalla SVIM e il follow up di questo progetto è individuare un modello di agenzia di sviluppo coerente con le esigenze di sviluppo di sistemi territoriali differenziati, ma accomunati tra loro dall’apertura all’esterno e da caratteri di prossimità geografica che ne rafforzano la volontà di interagire e collaborare. Visti i risultati straordinari del Progetto ASVILOC, è già partito il progetto di cooperazione ASVILOC PLUS pro-

mosso sempre dalla Regione Marche che coinvolge diversi Paesi tra i quali Croazia, Slovenia e Bulgaria e che mira ad accrescere la capacità di innovare nelle economie locali. A seguire è stato presentato il Progetto ALSO. Prima di analizzarne le finalità, il Dott. Sergio Bozzi, Dirigente della PF Politiche Comunitarie, Regione Marche, ha voluto fare alcune riflessioni e considerazioni: “Quanto siamo dentro l’Europa realmente? Se continuiamo a vivere l’Europa come una delle tante occasioni perdiamo di vista l’asse portante da percorrere. Bisogna crescere in capacità linguistica e partneriale e bisogna dare spazio ai giovani”. Il Progetto ALSO, il cui fine è il raggiungimento degli obiettivi delle strategie di Lisbona e Göteborg attraverso l’implementazione di progetti INTERREG, ha riscosso un forte successo. La Regione Marche, capofila del progetto, gestisce in collaborazione con SVIM l’implementazione di ALSO. Il Progetto nasce per rispondere all’esigenza di: • Promuovere gli obiettivi della strategia di Lisbona a livello regionale; • migliorare il coordinamento tra chi si occupa di pianificazione regionale e chi si occupa di INTERREG e, più in generale, di cooperazione territoriale; • aumentare la partecipazione dei 10 nuovi Stati membri e dei Paesi candidati nel Programma INTERREG e nel futuro Obiettivo 3 “Cooperazione Teritoriale Europea”; • elaborare metodi e strumenti di valutazione degli impatti dei Progetti territoriali, in particolare di Progetti INTERREG, in relazione alla Strategia di Lisbona. Gli obiettivi generali del progetto sono perciò di: 1) facilitare lo scambio di conoscenze tra i soggetti impegnati nella programmazione di sviluppo generale, manager del programma INTERREG e manager di Progetti INTERREG; 2) migliorare lo sviluppo di progetti INTERREG e facilitare una più ampia e più qualificata partecipazione al futuro Obiettivo di Cooperazione Territoriale Europea. I risultati attesi dal progetto sono: 1. Database di almeno 100 progetti INTERREG; 2. Modello di Valutazione di progetti

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INTERREG; 3. Manuale di Buone Prassi; 4. Strumenti di comunicazione e diffusione dei risultati dei progetti INTERREG; 5. Idee progettuali per il nuovo periodo di programmazione 2007-2013; 6. Aggiornamento dei funzionari e project manager in vista della nuova programmazione 2007-2013. Sergio Bozzi ha quindi concluso la presentazione di ALSO ricordando come la politica di coesione europea abbia dimostrato che competitività e coesione siano due facce della stessa medaglia. La sfida è promuovere competitività e crescita a livello sociale e regionale. La parola è poi passata a Fausta Ubaldini, Responsabile PF Cooperazione Territoriale, Regione Marche che ha illustrato il periodo di programmazione 2007-2013, evidenziando i risultati ottenuti dalla Regione Marche e soffermandosi sulle prospettive future e sui prossimi bandi. I programmi descritti sono 4: 1) Programma di cooperazione transfrontaliera IPA Adriatico 20072013. Finanziato nell’ambito dello strumento finanziario IPA (Instrument of Pre-accession Assistance) e diretto a supportare il processo di adesione all’UE dei Paesi Candidati (Croazia, Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, Turchia) e dei Paesi Potenziali Candidati (Albania, Bosnia Erzegovina, Montenegro, Serbia) si pone l’obiettivo di rafforzare lo sviluppo sostenibile della Regione Adriatica attraverso

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un’azione concordata tra i partner dei territori eleggibili con la reazione di iniziative riferite ai tre settori strategici individuati:cooperazione economica, sociale e istituzionale;risorse naturali e culturali e prevenzione dei rischi; accessibilità a reti. 2) Programma di cooperazione Transnazionale MED 20072013. Ha l’obiettivo di stimolare la cooperazione tra territori per trasformare lo spazio Mediterraneo in una regione competitiva a livello internazionale, assicurare crescita e occupazione per le generazioni future e sostenere la coesione territoriale per contribuire attivamente alla protezione dell’ambiente in una logica di sviluppo sostenibile. 3) Programma di cooperazione Transnazionale SEE 2007-2013. Si prefigge di rafforzare la coesione territoriale all’interno dell’Unione Europea favorendo l’integrazione ed uno sviluppo territoriale equilibrato dell’area di cooperazione. Insieme ai Paesi membri Austria, Bulgaria, Grecia, Ungheria, Italia, Romania, Slovenia e Slovacchia fanno parte dell’area di cooperazione anche i Paesi IPA potenziali candidati (Albania, Bosnia Erzegovina, Montenegro, Serbia), i Paesi candidati all’adesione (Croazia e Macedonia) ed i Paesi terzi beneficiari di ENPI (Moldova ed Ucraina). I progetti approvati nella Regione Marche sono ben 5: Watermode (Autorità Portuale di Ancona); IPR for SEE (Camera di Commercio

di Ancona); VITO (SVIM); ASVILOC plus (SVIM) e ENERSUPPLY (Università Politecnica delle Marche). 4) Programma di Cooperazione Interregionale INTERREG IV C 2007-2013. Il Programma ha l’obiettivo di migliorare l’efficacia delle politiche di sviluppo regionale nelle aree di innovazione, economia della conoscenza, ambiente e prevenzione dei rischi a contribuire alla modernizzazione economica ed alla competitività. Il programma interessa l’intero territorio dell’Unione Europea comprese le aree insulari e ultraperifiche, la Norvegia e la Svizzera, con un contributo comunitario pari a circa 321 milioni di euro. Le conclusioni e le considerazioni finali le ha fatte Paolo Petrini, Vicepresidente della Regione Marche, che ha manifestato la volontà di poter fare di più e di migliorare per il 2013 la capacità di governo della Regione Marche. “La nostra piccola regione è sottoposta a rischi ed è indispensabile muoversi in maniera unitaria e coordinata - ha detto Petrini - Non è una regione policentrica ma multicentrica con forte rischio di disintegrazione. Il ruolo della Regione è quello di avere un forte centro progettuale visto che il fabbisogno del nostro governo è maggiore rispetto ad altre regioni. Da 10 anni affrontiamo la riconversione al settore terziario e pur essendo una regione forte, il momento è difficile. Dobbiamo seguire un modello di sviluppo guidato e canalizzare le proposte in modo univoco”.


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