Free Service srl Edizioni - Falconara M. (AN) - Supplemento n. 1 al n. 11 Novembre 2009 di Regioni&Ambiente - Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1, comma 1, DGB Ancona
M A G A Z I N E
SPECIALE ISCHIA
n. 7 - Novembre 2009 1° Forum Internazionale: l’Economia dei Rifiuti
EDITORIALE
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Mentre la 13a edizione di ECOMONDO - Fiera Internazionale del recupero di rifiuti, materia ed energia e dello sviluppo sostenibile (dal 28 al 31 ottobre) focalizzava l’attenzione del Paese e degli stakeholders stranieri verso gli eventi riminesi - anche una folta delegazione delle nostre Aziende era presente nella apposita Area del Riciclo - la Presidenza aveva già dato mandato alla Free Service Srl di produrre, per il mese successivo, un numero speciale del PolieCo Magazine totalmente dedicato all’evento ischitano dei giorni 25 e 26 settembre scorsi. La rilevanza nazionale ed internazionale del parterre dei Relatori e dei rappresentanti di Enti ed Istituzioni, la competenza tecnica di luminari del Diritto, della Comunicazione, della Filosofia, la presenza di numerosi esponenti delle Camere, non poteva essere sottaciuta, né poteva essere sufficiente alla veicolazione delle risultanze dei lavori il pur nutrito numero di articoli apparsi sulla Stampa locale e nazionale. Inoltre, come da preciso mandato della base consortile, si è ritenuto doveroso un servizio di informazione puntuale per
quanti, impossibilitati a venire, avrebbero perso la possibilità di partecipare ad un evento di alta formazione e levatura quasi accademica. Il settore del recupero e del riciclo dei rifiuti, plastici in particolare, sta vivendo una stagione normativa per alcuni aspetti esaltante, come ci ricordano i giuristi, eppure, per le imprese del settore, sono ancora molte le cause di imbarazzo ed incertezza che si sommano a perniciose ed incontrollate fluttuazioni del mercato. Il successo ottenuto dal I° Forum Nazionale sull’Economia dei Rifiuti manifesta non solo la bontà dell’iniziativa ma anche la maturità acquisita dagli operatori del settore e da tutti i portatori di interesse nella filiera che, in pochi anni, hanno rivolto il proprio sguardo ad un orizzonte più ampio e d’insieme superando distanze personali ed acquisendo consapevolez-
za della necessità di fare rete, nonché di approcciare il problema dei rifiuti non solo dalla prospettiva dell’Ambiente, ma anche e, soprattutto, da quella dell’Economia. Tale evoluzione ha presupposto certamente una dimensione etica del fare impresa e della scrittura di regole precise da parte del Legislatore e degli Organi competenti. Di tutto questo si è parlato ad Ischia e queste pagine, seppur nella loro brevità, tentano di rendere giustizia di un evento straordinario che, ci auguriamo, non rimanga isolato, ma si ripeta nel prossimo futuro. Buona lettura.
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PAROLA D’ORDINE: SINERGIA E COINVOLGIMENTO PolieCo riunisce a Ischia un ricco parterre di esperti internazionali per promuovere una riflessione a tutto campo sul futuro del settore del riciclo in vista del recepimento della nuova Direttiva Europea a cura di Alberto Piastrellini
Promuovere una riflessione alternativa nel panorama nazionale, legato alla ricerca e all’approccio gestionale dei rifiuti; introdurre all’interno del dibattito, finora squisitamente ambientale, nuove prospettive economiche; riappropriarsi di una visione etica e morale per quanto concerne scelte politiche e gestionali nel settore del riciclo in generale. Sono stati questi gli obiettivi che hanno mosso il Consorzio PolieCo (Consorzio nazionale per il riciclaggio dei rifiuti dei beni a base di polietilene) ad organizzare nei giorni di venerdì 25 e sabato 26 settembre, ad Ischia, il 1° Forum nazionale dedicato all’Economia dei Rifiuti. Location d’eccezione è stata l’affascinante ed accogliente struttura dell’Hotel Continental Terme che con le sue terrazze fiorite, i suoi open green-space e le possibilità offerte dalle sale multimediali, ha consentito la perfetta riuscita di un evento dalla caratura internazionale per le numerose personalità coinvolte del mondo politico, della cultura, della ricerca, dell’associazionismo ambientale, dell’impresa, del Governo e del Parlamento, della Magistratura, degli Organi di Controllo e degli Enti Locali. È stata una scommessa ambiziosa, quella di spostare per un intero week end, in un luogo poco praticato dagli eventi convegnistici del settore rifiuti un così numeroso parterre di luminari, eppure, è stata vinta, grazie ad un complesso apparato di comunicazione messo in atto dal Consorzio stesso per coinvolgere la Stampa nazionale, gli addetti ai lavori e, naturalmente, la ricca base associativa. Ovviamente, data la natura strettamente seminariale e la limitatezza dei posti disponibili, non è stato possibile a molti di partecipare all’evento, per cui, il Consorzio PolieCo e la Fondazione Santa Chiara per lo Studio del Diritto e dell’Economia dell’Ambiente, hanno deciso di investire ulteriormente, promuovendo la pubblicazione sintetica delle relazioni intervenute ad Ischia, che costituisce, non solo una
documentazione preziosa, quanto la prova della volontà del Consorzio stesso di comunicare e rendere sempre più fruibile e circuitabile la ricchezza di informazioni ed approfondimenti che, a partire da eventi puntuali, debbono ricadere sulla base consortile onde realizzare quel percorso virtuoso di crescita consapevole di responsabilità ambientale da parte degli imprenditori. Le pagine che seguono, pertanto, costituiscono un piccolo tentativo di presentare alcuni frammenti ragionati, piccole tessere di un mosaico più ampio per il quale, certamente, sussiste la volontà di pensare ad un più degno e corposo volume che raccolga gli Atti completi. Venerdì 25 Settembre 1a sessione: “Economia dei rifiuti: dai rifiuti ai materiali” Ad aprire i lavori della prima giornata di studio è stato Oliviero Beha, giornalista di Rai Uno, qui in veste di prestigioso moderatore, il quale nel salutare i convenuti ha voluto introdurre il primo tema di riflessione: “Economia dei rifiuti: dai rifiuti ai materiali”, sollecitando l’attenzione dei presenti sul problema rappresentato dalla grande massa dei rifiuti speciali prodotti nel nostro Paese, una problematica ancora poco percepita dall’immaginario collettivo, sempre più coinvolto dall’evidenza dei rifiuti urbani. “Quando, con tutti i miei collaboratori, abbiamo cominciato a prospettare la necessità di un momento di confronto ed approfondimento sulla tematica che riunisse per un tempo determinato, l’insieme degli attori principali dell’intera filiera sul territorio nazionale, celiando, già allora, si era pensato di soprannominare questo evento la “Cernobbio dei Rifiuti” - ha dichiarato in apertura il Presidente PolieCo, Enrico Bobbio. “Questa iniziativa - ha proseguito il Presidente - è volta
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non tanto ad analizzare ed osservare i risultati raggiunti dal settore in questi anni, piuttosto a guardare al futuro ed allargare l’orizzonte all’Europa”. “Il tema del profilo economico di approccio ai rifiuti - ha aggiunto - nella fattispecie, dalla visione limitata dei rifiuti in quanto tali, alla prospettiva aperta dei materiali, ci interroga, dal punto di vista giuridico, politico, tecnico, sociale ed etico”. Citando un passo della Lettera Enciclica “Caritas in Veritate” che il Sommo Pontefice Benedetto XVI ha indirizzato a tutta la comunità dei credenti, sul tema dello sviluppo umano integrale nella carità e nella verità, il Presidente PolieCo ha inteso sottolineare la necessità di un nuovo approccio culturale alla tematica della gestione dei rifiuti, un approccio soprattutto etico che indirizzi precise scelte politiche ed economiche, soprattutto in vista di problematiche quanto mai attuali quali quelle del cambiamento climatico e delle dinamiche volte al suo contenimento. “Lo scopo di questi due giorni di incontro - ha osservato il Presidente Bobbio - è quello di aprire una riflessione ampia che coinvolga tutti gli attori della filiera dei rifiuti, il Legislatore, i Rappresentanti del Governo, delle Forze dell’Ordine, delle Pubbliche Amministrazioni e del mondo dell’impresa, in un percorso che ha come obiettivo la ricerca dell’utile e del bene della società attraverso la prospettiva dell’ambiente”. Il tutto, cercando di promuovere una nuova cultura rispetto alla gestione e al mercato dei rifiuti, riconoscendo l’insostenibilità economica dell’attuale modello di gestione e la sua scarsa efficacia ai fini del perseguimento degli obiettivi, così come indicati precisamente nella Direttiva Comunitaria 2008/98/CE che impongono a tutti gli Stati membri una nuova logica qualificatoria, gestionale, di responsabilizzazione e di mercato dei rifiuti e dei prodotti. Ad aprire la teoria degli interventi in programma è stata la Prof.ssa Maria Ioannilli - Facoltà di Ingegneria, Università
di Roma “Tor Vergata”, la quale ha introdotto l’argomento ricostruendo un quadro “il più laico possibile” delle problematiche che insistono sul problema dei rifiuti e come queste vengono affrontate nel nostro Paese. Dall’intervento sono emerse soprattutto le difficoltà di reperire dati certi in merito alle quantità di rifiuti avviati a riciclo ed effettivamente riciclati. Inoltre, qualche perplessità è stata evidenziata circa l’attendibilità dei dati riferiti alla raccolta differenziata nazionale. Antonio Massarutto - Economista, Università degli Studi di Udine: IEFE, Università Bocconi, ha relazionato puntando sulla valorizzazione economica dei rifiuti. “Recuperare rifiuti rappresenta una risorsa enorme - ha dichiarato - anche semplicemente perché negli ultimi anni è aumentato il costo di conferimento in discarica”. È intervenuto nel dibattito anche l’ex Ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio che, a partire da una sua personale ricostruzione dell’emergenza rifiuti in Campania, ha sottolineato come “le imprese del riciclo e dei rifiuti devono interfacciarsi con le Istituzioni”, mentre, nel contempo, le istituzioni stesse devono “fare di più nella direzione della minor produzione di rifiuti intervenendo sugli imballaggi, anche da un punto di vista normativo”. A seguire, Duccio Bianchi - Direttore di Ambiente Italia ha ricordato come l’economia del riciclo è un settore non del tutto nuovo dell’economia italiana, sottolineando ulteriormente come: “lo sviluppo del riciclo è trainato dalla nuova geografia industriale mondiale”. La riflessione del Direttore si è concentrata sulle potenzialità insite nelle dinamiche di rafforzamento delle attività di riciclo, potenzialità che si esprimono al meglio non solo nella riduzione del consumo di materie prime, ma soprattutto nella riduzione dei consumi energetici e nella minor produzione di gas climalteranti.
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“Un modesto incremento del riciclo - ha dichiarato Bianchi - equivale ad un contributo importante in termini di riduzione dei consumi energetici e riduzione delle emissioni climalteranti”. A conclusione del suo intervento, il direttore di Ambiente Italia ha voluto ricordare come l’implementazione del settore del riciclo possa rappresentare una ulteriore occasione per creare nuova occupazione Una voce preoccupata è stata quella dell’On. Giovanni Fava che ha ricordato come l’impresa privata del settore rifiuti sia stata eccessivamente criminalizzata nel pensiero comune a fronte di molte imprese che lavorano correttamente. “Viviamo in un contesto fortemente condizionato da una pessima gestione della cosa pubblica - ha dichiarato Fava - e siccome il settore pubblico deve essere sempre protetto ecco che ci si accanisce sul settore privato”. In questo senso, ha proseguito: “L’economia dei rifiuti non prescinde da regole certe e analogie di trattamento fra imprenditori pubblici e privati”. Anche sulle prospettive indicate dal Direttore Bianchi, l’On. Fava ha palesato le proprie perplessità: “Un settore industriale non può fare welfare. A questo settore serve creare condizioni di economicità e non sempre riciclare conviene, tant’è vero che si interviene continuamente con misure surrettizie… Alle imprese non si può chiedere di non guadagnare”. “Parlando di economia dei rifiuti bisogna tener presente che nel decennio alle spalle c’è stato un grande cambiamento che ha avuto enormi risvolti economici - ha dichiarato Edo Ronchi, Vice Presidente della Commissione Ambiente del Senato della Repubblica - Nella crescita del numero delle imprese e delle quantità avviate a riciclo in tutta Europa, si può vedere che questo è un settore dinamico e in espansione e ciò vale anche per l’Italia”. A cura del Senatore, c’è stata, quindi, una disamina del-
la nuova Direttiva comunitaria che ridisegna gli obiettivi europei per la riduzione dei rifiuti, l’implementazione del recupero e la riduzione del conferimento in discarica. “Il settore pubblico ha una incidenza economica decisiva ha dichiarato il Senatore - indirizza verso gli obiettivi della direttiva, tra cui l’integrazione degli obiettivi economici con quelli ambientali. È una strategia integrata quella che propone l’Ue, per cui nel sistema di gestione dei rifiuti occorre necessariamente inserire queste nuove istanze in vista degli obiettivi di qui al 2020”. Venerdì 25 Settembre 2a sessione: “Il sistema dei rifiuti in Europa” Se la teoria degli interventi che ha caratterizzato la prima sessione di lavori era incentrata su una visione delle problematiche nazionali che gravano nel settore della gestione dei rifiuti, con la seconda sessione: “Il sistema dei rifiuti in Europa” si è inteso allargare la focale, introducendo nel dibattito alcune riflessioni di respiro europeo, anche perché, come ha più volte ricordato il Presidente Bobbio: “nel settore dei rifiuti non è più possibile pensare all’Italia come ad un sistema autoreferenziale perché non lo è più dal punto di vista economico, giuridico, storico, né, tanto meno, culturale”. A cura di Stefano Laporta - Sub Commissario ISPRA, è stata presentata una riflessione sul lavoro dell’Ente circa l’impegno profuso nella ricerca e produzione di dati certificati riguardanti la produzione e i flussi di rifiuti in Italia e l’obiettivo rappresentato dal raggiungimento della tracciabilità dei rifiuti stessi. Due interventi “europei” sono stati quelli di Vincent Jumeau - Direttore Generale , Bruxelles Propreté (Belgio) e Thomas Rummler - Ministro per l’Ambiente, la conservazione della Natura e la sicurezza Nucleare della Germania; che han-
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no messo in risalto come in Europa il quadro normativo influenzi la sensibilità pubblica e viceversa. Un case history di gestione dei rifiuti è stato proposto da Giulio Angelucci - Direttore ufficio Gestione Rifiuti, Provincia Autonoma di Bolzano che ha sottolineato l’importanza dell’intervento pubblico nel settore. Ultimo intervento della giornata è stato quello dell’On. Paolo Russo, Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, il quale ha ricordato che: “la nuova direttiva europea sui rifiuti non disarticola complessivamente i sistemi a cui siamo abituati, ma introduce novità rilevanti come la responsabilità del produttore del rifiuto e non solo, passando da una impostazione ideologica ad una impostazione più pragmatica ed etica”. Spiegando poi che “l’aumento della RD lascia ampi margini di perplessità non tanto per i numeri quanto per l’effettivo recupero che se ne trae”, l’On. Russo ha auspicato “più buonsenso nell’approccio alle complesse problematiche dei rifiuti e più logistica per ridurre le inefficienze del sistema”. Ha concluso la prima giornata del Forum il Presidente PolieCo Enrico Bobbio, il quale, pur rimarcando come: “Il tema dei rifiuti speciali non sia stato del tutto trattato com’era nelle nostre intenzioni, segno che, ancora una volta quando si parla di rifiuti, l’attenzione di tutti è catalizzata da quelli urbani”, ha voluto sottolineare che, il futuro prossimo del settore sarà determinato necessariamente dal superamento di barriere ideologiche e dal coinvolgimento dei tanti attori in gioco. Sabato 26 Settembre 1a sessione: “Quali alternative: soggetti, regole e modelli organizzativi” La seconda giornata di studio, suddivisa come la precedente in due sessioni distinte, è stata pensata con la logica delle prospettive, delle provocazioni e delle possibili vie da per-
seguire per addivenire ad una gestione equa, sostenibile ed eticamente realizzabile della gestione dei materiali da rifiuto. In questo senso, va letto l’intervento introduttivo di Luca de Biase - Caporedattore di Nova24 di Il sole 24 Ore, il quale, nel dare la parola al primo relatore e nel presentare, al contempo, il tema della riflessione, ha dichiarato come: “Bisogna smantellare la visione di negazione del rifiuto per proporre una visione positiva del rifiuto stesso, improntata sul buonsenso”. “Il nostro compito - ha proseguito - è quello di rivedere l’argomento dal punto di vista delle regole: istituzionali ed etiche”. A cura di Alberto Pierobon - Membro della Segreteria Tecnica del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare è stata presentata una corposa relazione sulla difficoltà di commisurare e monitorare effettivamente i flussi dei materiali destinati allo smaltimento e all’effettivo riciclaggio, senza contare i costi che determina la gestione pubblica dei rifiuti da imballaggio. “La distinzione che si fa tra rifiuti urbani e rifiuti speciali - ha ammesso Pierobon - con la zona grigia rappresentata dai rifiuti assimilati, corrisponde in realtà ad un’altra distinzione che si fa tra rifiuti da gestione e pubblica e rifiuti da gestione non pubblica, considerando che i rifiuti da gestione pubblica incorporano non solo il rifiuto domestico, ma anche il rifiuto urbano (rifiuto da spazzamento, rifiuto sanitario ex lege) e, inoltre, gli assimilati”. Andando ad analizzare le possibilità offerte da una lettura distorta delle complesse stratificazioni normative in materia di rifiuti (lettura che si presta a vie di fuga), il dott. Pierobon ha provocato l’assemblea affrontando il problema dell’effettivo riciclaggio dei materiali raccolti e ha concluso il suo intervento dichiarando che: “La gestione dei rifiuti di imballaggio da parte dell’attuale sistema costa 460 euro a tonnellata, quando un privato la gestirebbe a meno di 200
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euro. Se è vero che questo sistema non serve al recupero, ma solo a dare una stampella al sistema pubblico, allora perché dobbiamo mentire che andiamo a recuperare? Diciamo che serve a dare una mano al pubblico…Ma questa è una distorsione del mercato”. I rapporti fra il diritto e gli “spazi” in cui questo si dispiega sono stati al centro dell’intervento del Prof. Franco Silvano Toni di Cigoli - Docente di Diritto del Commercio Internazionale all’Università di Padova e Regular Visiting Fellow at the British Institute on International and Comparative Law in London, il quale nell’introdurre la propria relazione ha preso spunto dalla citazione dell’Enciclica “Caritas in Veritate” (come del resto aveva fatto il giorno prima il Presidente Bobbio). “Nell’esaminare lo strumentario indicato dal Pontefice nell’approcciare le tematiche delle emergenze ambientali ha dichiarato il Professore - si evidenzia la gerarchia degli ordini: giuridico, economico, politico e culturale. Parlare di diritto in campo ambientale, quindi, non solo serva a fare bene, ma fa bene tout court”. Entrando nel merito della sua relazione, il Prof. Toni di Cigoli ha provocato gli astanti introducendo il concetto di “Diritto prossimo venturo”, ovverosia delle tendenze e prospettive del Diritto a venire, tenuto conto della rapidità del mutamento sociale nella civiltà contemporanea, della complessità della società stessa e, infine, della globalizzazione. “Il primo elemento di riflessione, in questo senso - ha enunciato il Professore, è - pluralismo contro monismo… Quando dobbiamo ricostruire una disciplina non possiamo più avere la certezza di fare affidamento sul Diritto nazionale, sul Diritto domestico, su un’unica fonte. Esiste una linea di fuga che fa sì che ormai il Diritto dell’ambiente da questo punto di vista è paradigmatico: l’integrazione di più fonti è il presupposto, non è il punto di arrivo”. “Ulteriore passaggio - ha quindi proseguito - integrazione rispetto alla chiusura”.
Il discorso si è quindi focalizzato su due case history che hanno visto in prima linea il Consorzio PolieCo battersi per testimoniare la propria posizione regolare nell’ambito di due procedure di infrazione riferite alla concorrenza e al mercato interno, quindi su alcuni aspetti specifici del Testo Unico Ambientale (D. Lgs. n. 152/2006) rispetto alla Direttiva 98/2008/CE. “Viviamo in una stagione esaltante per i giuristi - ha concluso il Prof. Toni di Cigoli - una stagione che deve rappresentare una transizione da una sorta di neo-medioevo del Diritto ad un futuro aperto di internazionalizzazione, globalizzazione e innovazione”. A proseguire sulla scia di questo intervento, focalizzando la differenza di velocità con cui l’economia e l’imprenditoria si muovono nel mercato a fronte, dei ritardi con cui si avvicina al problema il Legislatore, è stato Marcello Collevecchio, Membro della Commissione di Studio per la Riforma del Codice dell’Ambiente. “È utile una riflessione congiunta che ha l’obiettivo di verificare se nella legislazione attuale viene recepito il concetto di rifiuto come risorsa, concetto di per sé rivoluzionario - ha dichiarato in apertura Collevecchio - Si tratta di fare una rivoluzione culturale perché nella storia della nostra Repubblica il rifiuto è un elemento da scartare, non un materiale o una merce con utilità economica… è un passaggio di mentalità che richiede tempo”. “La legislazione attuale - ha proseguito - contiene dei princìpi, delle regole che prevedono il rifiuto come risorsa. Il problema è passare dalla norma di principio alla attuazione, al recepimento del sistema di queste regole che prevedono il rifiuto come risorsa”. Riandando con la memoria all’evoluzione dell’approccio giuridico “al rifiuto” nel nostro Paese fino alla pubblicazione del D. Lgs. n. 152/2006, Collevecchio ha approfondito le problematiche relative allo smaltimento, al recupero e al riciclaggio dei rifiuti.
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“La Direttiva n. 98/2008 - ha ricordato Collevecchio - contiene un’espressione bellissima: società europea di riciclaggio. Questa espressione evoca una collettività che ricicla, evoca una condotta di tutta l’Europa, di consumatori, imprese e produttori che hanno in mente il riciclaggio… C’è una norma sulla gerarchia nella gestione dei rifiuti. Recupero e riciclaggio vengono prima dello smaltimento”. “Per il nostro Paese la scommessa è quella di misurarsi con queste regole e portare il riciclaggio e il recupero al centro del dibattito, avendo alle spalle il vento di queste norme e di questi princìpi che vanno reclamati con forza dagli operatori. Oggi, invece, il dibattito è più sulle discariche e sui termovalorizzatori per via di una logica dell’emergenza”. “Bisogna riportare - ha infine concluso - al centro del dibattito il riciclaggio e il recupero che non solo sono sovraordinati nella gerarchia, ma sono le uniche strade per realizzare l’obiettivo della “società europea” del riciclaggio”. Una battuta sulla necessità di un intervento del Governo mirato su certe necessità, piuttosto che su altre, è arrivata dal Presidente di Federambiente, Daniele Fortini, durante il suo intervento: “Piuttosto che la cabina di regia istituita dal Governo per decidere sui termovalizzatori sarebbe più utile una cabina di regia “sterzata” per incentivare le buone pratiche nel ciclo integrato dei rifiuti”. “Servono incentivi - ha proseguito - ma non solo. Servono azioni che consentano lo sviluppo della raccolta differenziata nelle grandi città, dal momento che le problematiche delle grandi aree non sono le stesse dei piccoli centri”. Spostando la sua riflessione sulle modalità organizzative di implementazione della RD, Fortini ha ammesso che: “Ciascun territorio ha il dovere e la responsabilità di scegliere il modello organizzativo che consente di ottenere i migliori risultati. In Trentino il modello di raccolta non può essere quello della Campania. I modelli organizzativi devono tenere
conto delle caratteristiche fisiche del territorio, delle risorse disponibili per finanziarlo e degli obiettivi raggiungibili”. L’esperienza nella gestione dei rifiuti da parte di una importante filiera produttiva del Paese è stata portata da Franco Pasquali, Segretario Generale Coldiretti il quale ha ricordato come: “Nel dopo-crisi abbiamo bisogno di regole nuove per ripartire. Bisogna cambiare le regole del gioco”. In questo senso, ha affermato che “Il tema del rifiuto è un indicatore del senso civico di un Paese e l’Italia deve migliorare molto da questo punto di vista”. Prendendo in esame l’esperienza di Coldiretti nel ridisegnare la filiera della produzione di rifiuti, soprattutto da imballaggi che rappresentano circa i 2/3 del totale prodotto dall’agroalimentare, Pasquali ha sentenziato che non solo è possibile riprogettare l’approccio all’imballaggio, ma è doveroso: “Solo con misure modeste si riesce a risparmiare 2 Kg. a persona di imballo”. “La filiera agroalimentare deve rompere le corde che la stanno ingessando - ha sentenziato il Segretario Generale di Coldiretti - Ad oggi, per esempio, esistono solo 5 piattaforme distributive che hanno in mano la distribuzione agroalimentare del Paese e che richiedono produzioni di imballi sempre più onerose. Urgono iniziative per riscrivere la filiera come: Km 0, farmers market, vendita diretta… Il nostro compito è quello di sollecitare gli attori della filiera e rimettersi in gioco, accanto a dinamiche di formazione e informazione del cittadino/consumatore”. “Il rifiuto è un problema etico - ha tuonato Stefano Leoni, rappresentante del WWF, citando l’Earth Overshoot Day, caduto proprio il 25 settembre - ci stiamo mangiando il futuro dei nostri discendenti”. Rimarcando come una delle novità contenute nella Direttiva CE n. 98/2008 sia rappresentata dalla responsabilità del produttore, il rappresentante del WWF ha ricordato che:
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“Occorre ragionare su quello che bisogna fare nel produrre e nella valutazione della produzione; bisogna già pensare oggi a come gestire lo scarto dei prodotti… Nel contempo occorre superare la stagione dello smaltimento e cominciare ad attrezzarci per la stagione della gestione del riciclaggio della materia”. Una nota di critica al sistema Paese è arrivata dopo la citazione di uno studio promosso dalla FISE che indica il deficit impiantistico legato al recupero di materia che grava sull’Italia: “Se oggi abbiamo una stagione delle emergenze legate alla gestione dei RSU nella fattispecie del loro smaltimento, è ipotizzabile una analoga situazione di emergenza per quanto concerne il recupero di materia: occorre cominciare ad attrezzarci”. Una ulteriore nota di critica è stata riservata dal rappresentante WWF al meccanismo di finanziamento delle cosiddette fonti energetiche assimilate (CIP6) quale freno alla politica del finanziamento del mercato dei materiali: “Occorre rivedere l’ordine degli incentivi: il Garante del Gas e dell’Energia ha comunicato che nei prossimi anni il costo del CIP6 per l’utenza sarà pari a 16 miliardi. L’unico sussidio che abbiamo per il recupero di materia è il CAC, (contributo per i Consorzi, pari a 400 milioni l’anno). Per avere la stessa quantità di incentivi del CIP6 dobbiamo aspettare quindi 40 anni. C’è una sproporzione effettiva tra i contributi di sostegno alla gestione di questo mercato del rifiuto per il recupero materia rispetto al trattamento termico”. A concludere la teoria degli interventi di questa prima sessione del sabato è stato Fabrizio Clementi - Vicepresidente dell’Osservatorio Nazionale sui Rifiuti che ha rimarcato la necessità di un ciclo dei rifiuti economico, produttivo ed efficace; un servizio alla comunità che deve necessariamente avere i parametri dell’economicità e dell’efficienza.
Sabato 26 Settembre 2a sessione: “Etica dell’economia dei rifiuti” La 2a sessione della mattinata si è aperta con l’inspirato intervento del prof. Umberto Galimberti - Filosofo, Università Cá Foscari di Venezia, il quale ha riportato al centro del dibattito le colpe (in termini filosofici) della società occidentale nel merito dello spirito nichilista che anima troppe scelte quotidiane. A partire da una citazione di Gunther Anders: “Un’umanità che tratta il mondo come un mondo da buttar via finirà per trattare come se stessa come un’umanità da buttar via”, Galimberti ha rimarcato come: “il nocciolo del nostro nichilismo è il concetto di crescita… Noi occidentali (Europa e America del Nord) siamo il 17% della popolazione mondiale e consumiamo l’80% delle risorse mondiali, lasciando il 20% al resto del mondo che è fatto da altri 5 miliardi e 200 milioni di persone. Nessun teorico dei sistemi può dire che un sistema del genere possa reggere”. Dopo aver preso in esame la genesi e i presupposti del nostro approccio all’ordine naturale delle cose, Galimberti ha concluso il suo intervento indicando una possibile soluzione al tramonto dell’Occidente e dell’umanità tutta: “dobbiamo cambiare registro dall’origine, cambiare la nostra cultura che vede al centro l’uomo dominatore, e il trattamento della materia come materia prima. Altrimenti andremo incontro al nostro destino già scritto nella parola occidente “terra della sera”. Forse dobbiamo tramontare”. Un sincero distacco dalla tesi del Prof. Galimberti è stato quello di Amedeo Postiglione, Magistrato di Cassazione, Direttore ICEF (International Court of the Environment Foundation), il quale, in quanto autore, tra l’altro, della pubblicazione: “Industria e compatibilità ambientale”, ha dichiarato: “Bisogna scongiurare un pessimismo generalizzato e non giustificato. Alcuni progressi sono stati fatti, ma
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noi non controlliamo, non governiamo il fenomeno nella sua interezza”. “Governance - ha proseguito - significa vedere insieme i problemi e farsene carico, a livello locale, regionale, nazionale, comunitario e internazionale secondo un principio di integrazione”. “Abbiamo bisogno di creare una governance sull’attività economica di produzione e consumo”. “In questo senso - ha concluso - il Diritto prossimo venturo se considerato nell’ottica di una corretta governance non può non essere integrato all’economia e all’etica. L’idea della nostra Fondazione è collegare la gestione integrata globale dell’ambiente anche ad un tema centrale: la giurisdizione per l’ambiente che è un’assoluta necessità per dare peso a nuovi valori etici della futura società”. A seguire, il punto di vista di un Magistrato con l’intervento di Donato Ceglie - Coordinatore della Sezione Criminalità Ambientale della Procura della Repubblica di Caserta, è stato al centro dell’attenzione dell’auditorio, soprattutto per il carico di esperienza che il relatore in questione può vantare nell’ambito del contrasto alle ecomafie. “Una delle situazioni più pericolose per un Paese - ha sentenziato il Magistrato - è darsi delle regole, la violazione delle quali resta impunita. “Che democrazia è quella che consente a dei criminali che attentano alla vita di tutti di operare per decenni? Che paese è quello che mina al futuro delle sue generazioni? Come dobbiamo reagire ad una parte dell’imprenditoria che ha come sola regola il profitto?” Introducendo la problematica dei controlli e la necessità della responsabilità penale per chi commette crimini ambientali, Ceglie ha ricordato che: “Non è pensabile che dietro ogni scarico abusivo, dietro ogni cava abusiva ci possa essere l’autorità giudiziaria. Non dobbiamo delegare solo alla magistratura. Dobbiamo fare rete tra di noi. I controlli non devono essere solo giudiziari. Ci devono essere autocontrolli
da parte di gruppi, associazioni, consorzi che devono togliere i criminali al loro interno”. “Purtroppo - ha concluso - Siamo ancora l’unico paese refrattario ad introdurre nel nostro ordinamento la responsabilità delle persone giuridiche per i crimini ambientali. Non è possibile che oltre a colpire il soggetto, la Società sopravviva intonsa. Anche l’impresa deve andare incontro alle giuste sanzioni che il sistema prevede”. “Cominciare a parlare di un’economia dei rifiuti è positivo - ha affermato di seguito, Mario Marazziti portavoce della Comuntà di Sant’Egidio e Presidente della Fondazione IME - in quanto il rifiuto è il risultato di una scelta di come produrre e commercializzare le merci”. “Solo nel 2007, in Italia - ha ricordato - sono finiti tra i rifiuti oltre 140 milioni di tonnellate di materiali (occupano lo spazio di un campo di calcio e l’altezza del Monte Bianco). Questo vuol dire 6 kg di rifiuti buttati per persona in Italia. È un lusso che non possiamo più permetterci. Nel porci la domanda di un’etica dell’economia dei rifiuti un elemento è quello di non produrre rifiuti”. Passando alla fase delle indicazioni per il futuro e delle linee guida da percorrere per invertire la rotta della tendenza deprecata, Marazziti ha dichiarato che: “È urgente passare dall’economia del danno (quella dell’incenerimento e della discarica) ad un’economia sostenibile della prevenzione e del riciclo. Dobbiamo immaginare che non possiamo tenere tutto inalterato e poi risolvere il problema dei rifiuti, dal momento che la natura non potrà più metabolizzare tutto ciò. Il nostro modello di sviluppo è incentrato su di una dinamica dissipativa di risorse. Dobbiamo reintrodurre la capacità di non produrre rifiuti come indice di sviluppo, civiltà e di etica. La risposta a questi squilibri è la nuova “ecologia dell’uomo”, ovvero è necessario un cambiamento di mentalità e nuovi stili di vita. Se facciamo rete questo è possibile”.
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1° Forum Internazionale: l’Economia dei Rifiuti n. 7 - Novembre 2009
A concludere la teoria degli interventi della sessione è stato l’On. Francesco Paolo Sisto, Membro della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, il quale ha tentato una sintesi delle osservazioni emerse durante la mattina. “Non credo che l’etica possa essere un problema che sorvoli la realtà - ha dichiarato - d’altro canto non possiamo permetterci di trattare l’etica come una dotta disquisizione”. “Credo che il primato dell’uomo vada difeso e che l’ambiente debba essere difeso in nome dell’uomo. Guai a scambiare la tematica ambientale come un modo per tornare indietro e rimettere in discussione il primato dell’uomo”. Sottolineando come urga la necessità di adottare regole in grado di colpire fatti ontologicamente gravi, imputabili a comportamenti scorretti da parte del mondo dell’imprenditoria quando questi danneggiano l’ambiente, pur tuttavia l’On. Sisto si è prudenzialmente schernito contro la colpevolizzazione dell’esercizio d’impresa a priori. “Dobbiamo dare sicurezza non solo all’ambiente ma anche a chi opera nell’ambito dell’ambiente. La tutela del sistema economico è un principio di sopravvivenza dello stesso. Dobbiamo chiederci qual è la via da seguire in tema di sanzione penale. La Direttiva 99 de 2008 parla di “sanzioni penali efficaci proporzionate e dissuasive”. “Dobbiamo liberare gli imprenditori da tutto quello che non è negligenza grave. Il diritto penale deve occuparsi di colpe gravi, Tutto quello che non è grave deve essere liberato dall’ansia di questo panpenalismo. Il bene giuridico va selezionato e l’impresa va tutelata. Il diritto penale non deve essere oppressivo ma aperto e non aggressivo”. A conclusione della sessione di lavoro che ha coinciso con la conclusione del Forum, ha preso la parola il Presidente PolieCo, Enrico Bobbio. Cercando di tirare le fila dei tanti interventi ascoltati, per farli confluire in linee di indirizzo per i tanti soggetti coinvolti, il Presidente ha affermato che: “Esistono fior di aziende che
investono in ricerca e applicano o realizzano le migliori tecnologie per trarre profitto dagli scarti, attuando, nel contempo, un servizio virtuoso alla comunità”. “I tempi - ha continuato - richiedono uno sforzo ulteriore come Paese, per aumentare le possibilità di intervento del mondo dell’impresa in vista di una strategia più ampia che, come si ricordava ieri, mira all’utile e al bene comune”. Affermando la positiva esperienza del Forum, il Presidente ha voluto esprimere alcune prospettive di lavoro per il comparto della gestione dei rifiuti: dal coinvolgimento dei consumatori, al coordinamento delle diverse linee di intervento a livello di Governo e Legislatore sulle “regole del gioco”, passando per il potenziamento della RD a monte, fino alla proposta del “Modello PolieCo” in quanto: “abbiamo ragione di ritenere essere un modello vincente, dal momento che ha sostenuto positivamente prove ed esami che altri soggetti non sono stati in grado di superare, tanto a Roma, quanto a Bruxelles, sia a livello di Antritrust che a livello giurisprudenziale. Quello del PolieCo è un modello che concilia mercato e concorrenza ed è un modello organizzativo che può essere di vantaggio per tutti nell’ottica del passaggio da prodotti a materiali”. Infine, nel chiudere ufficialmente questo 1° Forum sull’economia dei rifiuti il Presidente Bobbio ha voluto rimarcare come: “questa manifestazione si candidi ad essere un punto di riferimento per tutti gli attori della filiera dei rifiuti che intendono perseguire una cultura del Consorzio, nella fattispecie una cultura della gestione dei rifiuti. Il nostro sogno è quello di costituire un “pensatoio”, un luogo privilegiato di apporti scientifici e tecnici in grado di supportare governo, PP. AA., giudici e anche operatori nell’applicazione dell’economia ambientale e della sua gestione dal 2010 al 2020. Una prospettiva decennale di lavoro, affinché questa data-traguardo abbia un senso”.
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