n°6 Giugno 2009 Anno X
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KLIMAHOUSE UMBRIA 09
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In copertina: Solving the Puzzle (copertina di Adrian Apodaca, National Science Foundation)
n°6 Giugno 2009 anno X
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CAMBIAMENTI CLIMATICI
Resi noti i documenti base per i Climate Change Talks di Bonn 1-12 giugno Opzioni ancora distanti tra Paesi industrializzati e psv Preliminare un accordo politico, quello tecnico è solo una formalità
10 L’Agenzia federale statunitense NSF ha pubblicato un Rapporto sui Cambiamenti climatici Dove sono le prove dei cambiamenti climatici? Ovunque... Tutti i pezzi del “puzzle” devono essere ricomposti per comprendere le variazioni in atto
12 Un nuovo Studio annuncia brutte notizie Global warming: previsioni peggiori di quello che si pensava Necessarie immediate e aggressive misure
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MANIFESTAZIONI E CONVEGNI
Ecopolis: green economy per il rilancio dei mercati A Roma il punto sulle città del futuro a cura di Stefano Agostinelli
16 Firenze, Fortezza da Basso, 29-31 maggio TERRA FUTURA 2009 Chiude con grandi consensi la 6a edizione: “Cambiare modello di sviluppo si può, ma occorre iniziare dal basso”.
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Bolzano, 24-26 settembre 2009 KLIMAENERGY 09 Fiera Internazionale delle energie rinnovabili per usi commerciali e pubblici
Ricerca RES finanziata dalla Commissione UE Con le rinnovabili PIL e occupazione in crescita Benefici ambientali vanno di pari passo con quelli economici a cura di Fabio Bastianelli
20 Giornata Mondiale dell’Ambiente, 5 giugno “Il tuo Pianeta ha bisogno di te.” “È adesso il momento di cambiare il mondo per il meglio”
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IL COMMENTO
Pubblicate le Direttive UE del Pacchetto Clima-Energia Dalle rinnovabili il 20% del consumo di energia Ma molti Stati membri non riusciranno a rispettare gli obiettivi che erano stati fissati per il 2010
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ENERGIE ALTERNATIVE E RINNOVABILI
Rapporto ONU-UNEP Gli investimenti globali 2008 in energia nelle rinnovabili I maggiori incrementi nei Paesi in via di sviluppo MATERIALE IN INSERTO “Pacchetto Clima-Energia” in G.U.E.E. L 140 del 5 giugno 2009 Direttiva 2009/28/ce relativa alla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili recante modifica e successiva abrogazione delle Direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE
36 Rapporto della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile Rinnovabili in italia: entro il 2020 si può raggiungere il 33% di energia elettrica Anche gli occupati aumenterebbero di 250.000 unità
38 Adottato il nuovo Regolamento FESR Un ulteriore incentivo al miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici Ma anche un’occasione per creare nuovi posti di lavoro
40 G8, Ministri Energia e Summit Mondiale delle imprese (WBS) concordano L’efficienza energetica motore della ripresa economica Uno Studio dell’ENEA sul parco edilizio pubblico ne evidenzia le opportunità
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INFORMAZIONE E AGGIORNAMENTO
Pubblicato dalla Banca Mondiale il “Little Green Data Book 2009” Il futuro delle città? ridurre l’impronta del carbonio
FORMAZIONE 2009 FORMULA Relazione + casi concreti più frequenti + question time
RELATORI Dott. Maurizio Santoloci - Magistrato di Cassazione
La nozione base di “rifiuto” e “non rifiuto”. Il sottoprodotto e materie prime secondarie disciplinate dal D.Lgs. n. 152/2006; confronto con le nuove definizioni di sottoprodotto e MPS poste dalla direttiva 2008/98/CE. La gestione dei rifiuti nella costruzione giuridica del D.L.gs n. 152/06; confronto con la nuova costruzione giuridica posta dalla direttiva 2008/98/CE Dott. Roberto Rossi - Sostituto Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Bari Fondazione Santa Chiara per lo studio del diritto e dell’economia dell’ambiente in Roma e Brussels
Aspetti penali della nuova direttiva europea in materia di rifiuti Prof. Franco S. Toni di Cigoli - Università degli Studi di Padova British Institute of International and Comparative Law (BIICL) in London Fondazione Santa Chiara per lo studio del diritto e dell’economia dell’ambiente in Roma e Brussels
Adattamento del diritto nazionale al diritto comunitario in materia di rifiuti, con riguardo alla gestione di questi e con riferimenti al sistema consortile
ORARIO ore 9:00 - 17:30
Informazioni: Dott.ssa Claudia Salvestrini Consorzio PolieCo P.zza Santa Chiara, 49 - 00186 Roma Tel. 06 6896368 - info@polieco.it
CALENDARIO Varese, 9 Luglio 2009 Lucca, 17 Settembre 2009 Napoli, 15 Ottobre 2009 Alessandria, 19 Novembre 2009 Pesaro, 17 Dicembre 2009
Per motivi organizzativi Programma e Calendario potrebbero subire variazioni
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Presentato il Rapporto Federambiente-ENEA Il recupero di energia da rifiuti in Italia Impianti efficienti, ma di ridotta capacità
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BIODIVERSITÀ E CONSERVAZIONE
Manado (Indonesia), 11-15 maggio 2009 World Ocean Conference Estendere le aree marine protette Una delle armi da utilizzare per contrastare i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità
52 Siracusa, 22-24 aprile 2009 Una Carta per la Biodiversità Riconosciuto dai Ministri del G8 Ambiente il valore anche economico degli ecosistemi
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QUALITÀ E AMBIENTE
I risultati dei controlli della stagione 2008 Migliora la qualità delle acque di balneazione dell’UE Stabili quelle dell’Italia che sono le più monitorate
60 Presentata la Guida Blu 2009 di Legambiente e TCI Le “Top Ten” diventano tredici Sette località sono situate all’interno di Parchi Nazionali o Regionali
AGENDA 21
Al Global Summit di Copenhagen sui cambiamenti climatici presentati i risultati finali del Progetto MUSEC: Un piano d’azione per la sostenibilità energetica a livello locale a cura di Luisella Duilia Meozzi, Marcello Antinucci, Elisabetta Mutto Accordi e della Segreteria del Coordinamentoi Agende 21 Locali Italiane
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AMBIENTE E ARTE
Nelle sale cinematografiche il film-documentario di Ermanno Olmi “TERRA MADRE” Per non ignorarne i limiti
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€CO-FINANZIAMENTI
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I QUESITI DEL LETTORE
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AGENDA - Eventi e Fiere
AMBIENTE ABRUZZO NEWS
CAMBIAMENTI CLIMATICI
Resi noti i documenti base per i Climate Change Talks di Bonn 1-12 giugno
OPZIONI ANCORA DISTANTI TRA PAESI INDUSTRIALIZZATI E PSV Preliminare un accordo politico, quello tecnico è solo una formalità Secondo il mandato ricevuto, nel corso della sessione svoltasi a Marzo-Aprile 2009, il Presidente del gruppo di lavoro dell’UNFCCC sul Protocollo di Kyoto (AWG-KP) ha pubblicato il 15 Maggio due testi negoziali da lui predisposti che saranno oggetto di discussione, durante la sessione di Giugno dei Bonn Climate Change Talks. Il primo contiene nell’Allegato una proposta di emendamenti dell’Allegato I del Protocollo di Kyoto e di conseguenti emendamenti al testo vero e proprio del Protocollo, sugli ulteriori impegni di riduzione delle emissioni di gas serra per i Paesi inclusi nell’Allegato I, nel periodo successivo al 2012, conformemente all’Art 3.9 del stesso, che stabilisce un emendamento all’Allegato B per gli impegni dei Paesi inclusi nell’Allegato I. Tale testo si basa sulle proposte testuali inviate dalle Parti e presentate entro il 24 Aprile, oltre alle idee che le Parti
hanno comunicato sulle implicazioni legali derivanti dal lavoro del gruppo. (vedi nella tabella delle pagine successive una delle ipotesi sul tappeto). Infatti, il Gruppo di lavoro ad hoc (AWG) dovrà sviluppare ulteriormente questo testo, cercando anche di restringere e raffinare le opzioni contenute nell’Allegato, presentando particolare attenzione agli aspetti connessi alla “gamma delle riduzioni delle emissioni di gas serra che i Paesi inclusi nell’Allegato I devono raggiungere in totale al contributo dei Paesi inclusi nell’Allegato, individualmente o congiuntamente, in conformità all’Art. 4 del Protocollo di Kyoto, alla gamma delle riduzioni delle emissioni che essi devono raggiungere in totale”, come peraltro concordato all’interno del AWG-KP8. Inoltre, alla luce dei requisiti legali richiesti dall’Art. 20, par. 2 del Protocollo, per cui il Segretario deve comunicare alle Parti il testo di qualsiasi emendamento al Protocollo, 6 mesi prima
John Ashe, a sinistra, Presidente del AWG-KP dell’UNFCCC
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dell’incontro che dovrà adottarlo (in questo caso la COP/MOP5 di Dicembre a Copenhagen). Perciò la comunicazione di ogni eventuale testo di questo tipo deve avvenire entro il 17 Giugno. Il nuovo Presidente dell’AWG-KP, John Ashe che ha assunto l’incarico in un momento assai critico del processo negoziale, in un’intervista pubblicata nella Newsletter dell’UNFCCC del mese di maggio, ha osservato che “mentre i Paesi industrializzati ai quali è richiesto di assumere impegni di riduzione delle emissioni stanno adottando un approccio bottom-up [dal basso verso l’alto], a partire dai loro impegni individuali, i Paesi in via di sviluppo prediligono un approccio top-down [dall’alto verso il basso], chiedendo chiarezza sull’obiettivo comune il cui onere sarà poi ridistribuito tra i Paesi industrializzati”. Inoltre, Ashe ha ammesso che gli obiettivi proposti dai primi sono molto
diversi da quelli avanzati dai secondi, ma “l’importante è che il risultato finale sia concorde con quanto raccomandato dalla scienza. Io trovo che un range di riduzione tra il 25 e il 40% sia una opzione praticabile”. Il secondo testo, sempre predisposto da Ashe, riguarda gli altri aspetti relativi agli ulteriori impegni di riduzione per i Paesi industrializzati, sui quali il Gruppo aveva stabilito (alla 6a sessione) che fosse necessario lavorare ulteriormente. Anche in questo caso, il testo si basa sul lavoro svolto e sulle proposte presentate entro il 24 Aprile. Per facilitare il lavoro del Gruppo, il documento è scritto nella forma di testo di “decisioni” in modo che, al momento opportuno possa essere trasformato in una “bozza di decisione” da trasmettere alla COP/MOP5 per l’adozione. Esso è strutturato in 4 Allegati che raggruppano elementi specifici:
- sistema di scambio delle quote di emissioni di gas serra (ETS) e meccanismi flessibili del Protocollo di Kyoto (CDM e JI); - uso del suolo, variazione di uso del suolo e foreste (LULUCF); - settori e categorie delle fonti dei gas serra, metriche comuni alternative per il calcolo del CO2 eq. dei gas serra, altri aspetti metodologici; - altri aspetti. Gli Allegati specificano anche l’azione che la COP/MOP dovrà intraprendere per adottare e attuare le differenti proposte. Ancora più corposo il testo negoziale predisposto da Michael Zammit Cutajar, Presidente del Gruppo di lavoro per le azioni a lungo Termine (AWG-LCA), che, istituito con il Piano di Azione di Bali (2007), ha l’obiettivo di attuare pienamente la convenzione attraverso “un’azione di cooperazio-
Michael Zammit Cutajar, Presidente del Gruppo di lavoro per le azioni a lungo Termine (AWG-LCA)
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ne nel lungo termine, ora, fino a, ed oltre il 2012”, quando sarà scaduto il Protocollo di Kyoto, per approntarne uno nuovo. Nelle 53 pagine pubblicate il 9 Maggio che il documento costituisce un punto di partenza per i colloqui di giugno, rispecchia le recenti idee e le proposte inviate dalle parti entro il 5 maggio e quelle inviate in precedenza, comprese quelle contenute nel cosiddetto “Assembly Document” (documento AWG-LCA/2008/16/Rev.1) e gli esiti della precedente sessione di primavera, accogliendole in modo strutturato e onnicomprensivo. Il documento comprende le seguenti rubriche: - il piano di azione cooperativa a lungo temine; - un piano di azione per rafforzare le misure di adattamento; - un piano di azione per rafforzare le misure di mitigazione; - il potenziamento delle azioni di finanziamento, la tecnologia e le progettualità necessarie. Il Presidente in una intervista sul Notiziario sopra richiamato, alla domanda di indicare le principali aree di accordo e di divergenza che potrebbero costituire un successo o meno dei colloqui di giugno, ha risposto che “La sessione di giugno dovrà redigere gli elementi su cui vi è concordia e, quindi, si spera che possano ridursi le differenze. A giugno dovrà raggiungersi un’intesa sulle sostanze dell’accordo. Una volta che vi sia una accordo politico sugli elementi essenziali, l’aspetto formale è una conseguenza”. Zammit Cutajar ha individuato tre elementi su cui deve essere raggiunta l’intesa: 1) un approccio equo tra Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo che innalzi il livello delle azioni di mitigazione, in entrambi i gruppi, con obiettivi più ambiziosi; 2) un pacchetto ambizioso e innovativo di natura finanziaria e tecnologica
che sia in grado di sostenere gli sforzi di attenuazione dei Paesi in via di sviluppo; 3) un pacchetto, altrettanto ambizioso, di sforzi di adattamento di questi Paesi, essendo l’adattamento la questione fondamentale per la maggior parte di loro, che abbisogna di azioni di mitigazione per affrontare la sfida del cambiamento. In sostanza, il progetto elaborato prevederebbe, per la prima volta, di introdurre obiettivi di riduzione delle emissioni anche per i Paesi in via di sviluppo, che finora ne erano stati esentati. In particolare per Cina ed India i tagli entro il 2020 sarebbero compresi in un target del 15-30% e del 25% entro il 2050 sulla base delle emissioni al 2000; mentre i Paesi sviluppati dovrebbero ridurre le emissioni del 75-95%, contro i livelli, però, del 1990. Presentando a New York il Documento Yvo de Boer, Segretario esecutivo UNFCCC, ha dichiarato che esso “segna un punto importante sulla nostra strada. È la prima volta che è sul tavolo un vero e proprio testo negoziale che può costituire una base per i Governi
per avviare la stesura di un risultato concordato a Copenhagen”. Ricordando poi che un buon numero di nazioni industrializzate si stanno già impegnando per ridurre le emissioni climalteranti dopo il 2012, de Boer ha citato: - i 27 Paesi dell’UE che si sono impegnati per una riduzione del 30% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990; - gli USA che nello stesso periodo di tempo faranno ritornare le emissioni al livello del 1990; - l’Australia a che si è impegnata per una riduzione di oltre il 25% rispetto al livello del 2000. (ndr: non ci sono notizie ufficiali dal Giappone, dove voci di stampa affermano che il Premier Taro Aso svelerà il 10 giugno l’obiettivo a medio termine del Paese. Aso tenderebbe per un obiettivo debole, sotto la spinta delle industrie locali, mentre il Ministro dell’Ambiente Tetsuo Saito, forte del sondaggio dell’opinione pubblica nipponica, favorevole per il 63% ad una riduzione del 25% od oltre, propenderebbe per l’opzione più ambiziosa su tavolo, quella cioè del taglio del 25% entro il 2020).
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“Tali impegni sono utili per aiutare i Governi a fare un raffronto tra di loro ha aggiunto de Boer - e verificare se sono possibili ulteriori passi da intraprendere per combattere i cambiamenti climatici”. “Il riscaldamento del sistema climatico, come conseguenza delle attività umane - ha concluso de Boer - è inequivocabile”. Il Progetto include delle opzioni per ridurre le concentrazioni di CO2 in atmosfera a 350 parti per milione contro le 385 attuali (ndr: “Eyes on the Earth”, il sito NASA continuamente aggiornato a fine maggio segnalava 389 parti), in modo da stabilizzare la temperatura media al di sotto di 2 °C in più, rispetto ai livelli pre-industriali, mentre al momento sono pari allo 0,8 °C. Un’altra opzione potrebbe baserebbe su 2 tonnellate medie annue di emissioni climalteranti a persona. Attualmente, secondo i dati più recenti (2006) del Dipartimento per l’Energia statunitense è di 19,78 tonnellate per un americano, di 7,99 tonnellate di un europeo e di 4,58 tonnellate di un cinese.
Una delle ipotesi di ridistribuzione degli sforzi di riduzione delle emissioni dei Paesi dell’Allegato B del Protocollo di Kyoto, contenuta nel documento predisposto dal Presidente del AWG-KP
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L’Agenzia federale statunitense NSF ha pubblicato un Rapporto sui Cambiamenti climatici
DOVE SONO LE PROVE DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI? OVUNQUE...
Tutti i pezzi del “puzzle” devono essere ricomposti per comprendere le variazioni in atto
“La Terra, come ha sempre fatto nel corso delle epoche geologiche, salverà se stessa. È l’umanità, invece, che dovrà trovare un modo per sopravvivere al nuovo ambiente, un allarme che pare non interessi chi dovrebbe trovare una soluzione”. Nel suo ultimo libro “The Vanishng Face of Gaia: a final warming” (Basic Books, aprile 2009), l’eminente biofisico britannico James Lovelock afferma che la Terra si sta riscaldando più di quanto la maggior parte degli specialisti pensi. Il novantenne scienziato ed intellettuale a cui Sir Richard Branson, il magnate del gruppo Virgin, ha offerto il tanto desiderato viaggio nello spazio, che 30 anni fa teorizzò che il Pianeta Terra, con tutte le sue funzioni e componenti è un unico organismo (Gaia), vi afferma che l’uomo non è più in grado di invertire il processo perché sovrappopolato. “Come le persone che talvolta soffrono di una sovrappopolazione di globuli rossi, chiamata policitemia, analogamente - scrive Lovelock - la malattia di Gaia potrebbe essere chiamata polyanthroponemia, il cui aumento fa più male che bene. Per sopravvivere l’umanità
deve iniziare ora la preparazione per una vita sulla Terra radicalmente cambiata”. Lovelock è noto per le sue provocazioni, ma a leggere il Rapporto pubblicato a maggio, il suo “ultimo avvertimento” dovrebbe essere ascoltato e spronare i decisori politici ad intraprendere senza indugi azioni di adattamento e mitigazione. L’Agenzia federale statunitense National Science Foundation (NSF) che supporta la ricerca e l’istruzione in tutti i settori della sicenza e dell’ingegneria, ha pubblicato il Rapporto “Risolvere il Puzzle: ricerca degli impatti dei cambiamenti climatici in tutto il mondo”, Rapporto che evidenzia come, nel corso di quasi 60 anni, i ricercatori finanziati dalla NSF abbiano trovato i segni dei cambiamenti climatici in quasi ogni angolo del Pianeta: dalle distese di ghiaccio delle regioni polari agli ecosistemi equatoriali. Il Rapporto analizza i vari risultati conseguiti dai ricercatori, dedicando capitoli al cielo, al mare, al ghiaccio, al suolo, alla vita e alle persone, che costituiscono i componenti del sistema climatico terrestre.
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Ogni capitolo comprende le risultanze dei diversi studi sia di coloro che, finanziati per le loro ricerche hanno messo in risalto le prove dei cambiamenti climatici sulla Terra, sia di chi ha sviluppato strategie d’avanguardia per ridurre l’influenza delle attività umane sul clima, in settori alternativi di energia ed economia. Data la complessità del clima della Terra, lo Studio accoglie il contributo di tutti i campi della scienza, della matematica e dell’ingegneria al fine di aumentare la comprensione del fenomeno e delle sue conseguenze, senza fare previsioni, ma testimoniando quello che è già accaduto.
I glaciologi sono stati testimoni delle piattaforme di ghiaccio che si sono spezzate in burrosi iceberg di mare, in un tempo così breve, quando sarebbe stato impensabile prima che potessero essere influenzate così tanto dai catastrofici cambiamenti climatici.
Gli ecologisti hanno osservato profondi cambiamenti negli habitat delle specie studiate, sia nei luoghi che nei tempi, persino segnali di adattamento evolutivo determinato dal riscaldamento globale. In alcuni casi anche il rischio di una loro estinzione appare legato ai cambiamenti climatici.
I paleontologi hanno scoperto, attraverso gli anelli di crescita degli alberi, i carotaggi nel ghiaccio e altri strumenti di osservazione che la concentrazione di biossido di carbonio e la temperatura media della Terra hanno raggiunto livelli che non erano stati registrati in centinaia di migliaia di anni.
Gli oceanografi hanno registrato temperature più elevate e l’aumento dell’acidità dei mari, che modificano le caratteristiche dei più importanti organismi della catena alimentare. Alcune barriere coralline che avevano prosperato per secoli, sono improvvisamente morte a causa di un aumento della temperatura dell’acqua superiore alle loro capacità di sopravvivenza.
I cambiamenti climatici non conoscono i confini nazionali e i loro primi devastanti impatti, probabilmente, si verificheranno nelle regioni dei Paesi in via di sviluppo. Attualmente, stiamo vivendo forse la più rapida accelerazione nelle conoscenze del nostro Pianeta, acquisite tramite le ricerche di base che sono necessarie per creare sistemi di supporto alle decisioni da prendere per la gestione della futura società.
Gli scienziati polari hanno testimoniato come ampie distese di ghiaccio marino artico si sono sciolte, lasciando libero il passaggio dell’Emisfero settentrionale in estate, come a memoria d’uomo non era mai accaduto.
I sociologi hanno registrato il disorientamento delle popolazioni indigene, le cui tradizioni culturali risalgono molto addietro nel tempo, attraverso la trasmissione di numerose generazioni, che non sono in grado di far fronte alle condizioni ambientali che incontrano oggi.
È importante sottolineare, inoltre, che tutti i pezzi del puzzle climatico sono collegati tra loro e tutti sono necessari per comprendere le variazioni climatiche in atto ed affrontarle con azioni adeguate.
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Un nuovo Studio annuncia brutte notizie
GLOBAL WARMING: PREVISIONI PEGGIORI DI QUELLO CHE SI PENSAVA Necessarie immediate e aggressive misure Un nuovo studio messo a punto utilizzando il MIT - Integrated Global System Model, il sistema più completo per fornire proiezioni più attendibili sull’evoluzione del clima tra il 1861 e il 2100, dimostra che senza un’azione rapida e massiccia il problema è più grave di quel che si pensasva. Il rapporto pubblicato sul numero di maggio sul Journal of Climate dell’American Meterological Society, dal titolo “Previsioni probabilistiche del clima nel XXI secolo basata sulle incertezze
delle emissioni (senza una politica) e sui parametri climatici”. Il modello utilizzato incorpora i dati sulle attività umane, come la crescita economica e l’uso di energia, così come l’analisi dell’atmosfera e delle masse oceaniche, nonché i loro sistemi biologici. Le proiezioni con tale modello sono state pubblicate nel 2003, in seguito sono state inserite nuove variabili e ulteriori parametri di valutazione, per complessive 400 simulazioni che attestano come ci siano 90 probabilità su
100 che le temperature alla fine del secolo aumentino da 3,5 a 7,4 °C. La differenza, a detta degli autori dello studio, è causata da diversi fattori, piuttosto che da un grande cambiamento. Tra questi devono essere segnalati: - il miglioramento economico, per cui i modelli di simulazione con i dati economici più recenti mostrano una minor probabilità che vi sia una riduzione delle emissioni, come viceversa era stato previsto nello studio precedente;
Schema del Modello del MIT - Integrated Global System (fonte: MIT Joint Program on the Science and Policy of Global Change)
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- gli intensi fenomeni di vulcanesimo che hanno contraddistinto il XX secolo e che hanno causato, per l’effetto maschera della fuliggine in atmosfera un riscaldamento inferiore; - le maggiori temperature delle masse oceaniche che consentono stime inferiori sulla velocit di trasferimento di calore e anidride carbonica dall’atmosfera alla profondità dei mari. Ronald G. Prinn, Professore di Chimica dell’atmosfera e co-Direttore del programma congiunto, nonché uno degli autori dello Studio e Direttore del Center for Global Change Science presso il Massachusetts Institute of Technology, ha dichiarato che: “Vi è il rischio più significativo di quel che era stato precedentemente stimato, se in questo secolo si continua a non mettere in atto politiche di riduzione delle emissioni di gas serra”. Al fine di illustrare i risultati del loro modello i ricercatori hanno creato graficamente due “roulette” che indicano la stima delle probabilità di aumento delle temperature nel XXI secolo in assenza di politiche aggressive e continuative di contrasto.
“Non c’è modo che il mondo non possa o non debba tener conto di tali rischi - ha continuato Prinn - Le quote indicate da questo modello possono attualmente sottostimare l’entità del problema, al momento che il modello non è in grado di incorporare altre positive retroazioni che possono intervenire, quali ad esempio, l’aumento delle temperature prodotte dallo scioglimento ampio del permafrost nelle regioni artiche e la conseguente immissione in atmosfera di grandi quantità di metano, un potentissimo gas ad effetto serra. Includendo tale feedback la situazione non potrebbe che peggiorare”. Gli autori (oltre a Prinn: A. Sokolov, autore principale dello studio, P. H. Stone; C.E. Forest, S. Paltsev, A. Schousser, S. Dutkiewicz, J. Reilly, M. Sarofim, C. Wang, e H. D. Jacob, tutti ricercatori del MIT Joint Program, come sempre del MIT, però della Divisione Sistemi Ingegneristici, mentre D. Kicklighter, B. Felzer e J. Melillo fanno parte del Laboratorio di Biologia Marian di Woods Hole). Sottolineano che i modelli del computer sono costruiti per soddisfare
le condizioni note, i procedimenti e la storia precedente dei relativi sistemi naturali e umani, per cui i ricercatori dipendono pertanto dalla precisione dello stato attuale delle conoscenze. Oltre a ciò “dobbiamo fare ricerca e lasciare che i risultati finiscano dove possono”. Poiché ci sono molte incertezze, in particolare per quel che concerne le attività umane e la risposta del clima a tali azioni “non possiamo pretendere la precisione. Tuttavia abbiamo fatto 400 simulazioni e guardiamo alla diffusione delle probabilità”. Poiché i veicoli sono destinati a durare anni e gli edifici e gli impianti energetici per decenni, è essenziale iniziare a fare grandi cambiamenti attraverso l’adozione di significative politi che nazionali ed internazionali il prima possibile. “L’opzione dal costo minimo per ridurre il rischio - ha concluso Prinn - consiste nel cominciare adesso e in modo costante a trasformare il sistema energetico mondiale nei prossimi decenni riutilizzando le tecnologie in grado di ridurre o annullare le emissioni di gas ad effetto serra”.
La ruota di destra mostra lo scenario del probabile aumento della temperatura globale al 2100 se non vengono adottate misure di limitazione delle emissioni di gas serra. La ruota di sinistra indica la situazione qualora fossero adottate politiche aggressive (fonte: MIT)
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MANIFESTAZIONI E CONVEGNI
ECOPOLIS: GREEN ECONOMY PER IL RILANCIO DEI MERCATI
A Roma il punto sulle città del futuro
a cura di Stefano Agostinelli
Il tema della città è stato al centro di Ecopolis, Summit internazionale promosso da Camera di Commercio di Roma e Fiera Roma, che dal 1° al 3 aprile ha riunito presso il nuovo quartiere fieristico della capitale 7.000 persone per discutere sui temi dell’ambiente urbano e della sostenibilità. Ecopolis nasce per promuovere una riflessione a tutto tondo sulle tematiche verdi più attuali, attraverso il fil rouge della gestione ambientale delle città che, se da un lato rappresentano la maggiore fonte di impatto per l’ambiente, dall’altro possono contenere la soluzione a questi problemi. Studi autorevoli dimostrano che nel 2030 quasi 5 miliardi di persone vivranno nelle aree urbane, con punte di crescita fino all’80% nei paesi non sviluppati o in via di sviluppo. Secondo i dati dell’United Nations Populations Fund “State of the World Population 2007”, in Africa e Asia la popolazione urbana raddoppierà tra il 2000 e il 2030 e la concentrazione di persone in aree così ristrette comporterà una analoga e parallela concentrazione di risorse, beni, merci, servizi, flussi. In una parola la gran parte dell’economia. La tre giorni romana ha rappresentato un momento di incontro e di confronto destinato a diventare un punto di riferimento per coloro che quotidianamente
si occupano di progettare il futuro delle nostre città, a vari livelli e ognuno con le proprie competenze specifiche. Ogni metropoli sta oggi sperimentando nuovi modi per gestire i beni collettivi e le questioni di pubblico interesse (risparmio idrico, gestione dei rifiuti, salubrità dell’aria, ecc.), ma solo dalla condivisione delle conoscenze e dallo scambio di esperienze relative può prendere avvio un nuovo corso. Tra i Convegni di Ecopolis particolare interesse ha riscosso il dibattito “Trasformazioni Urbane e sviluppo economico”, che ha analizzato le opportunità e le sfide che si presentano alle imprese in una fase di transizione verso un’economia più sostenibile e come proprio la green economy possa diventare un motore di ripresa per il sistema industriale. Le grandi trasformazioni a cui saranno chiamate le aree urbane nei prossimi anni per far fronte ai cambiamenti climatici vedranno, infatti, un sempre più diretto coinvolgimento di tutti quei soggetti economici e industriali che saranno in grado di assicurare alle amministrazioni metodi, processi e tecnologie innovativi e tra loro integrati. Lorenzo Bellicini, Direttore del CRESME, ha tracciato un quadro tanto chiaro quanto impressionante. In dieci anni negli USA si è assistito alla crescita stratosferica del valore degli immobili,
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pari all’80% tra il 1998 e il 2006; una vera e propria speculazione finanziaria, arrivata ad un punto di non ritorno. In Italia negli ultimi dieci anni abbiamo costruito dieci miliardi di metri cubi di edilizia e compravenduto il 30% dello stock abitativo del Paese, con un’espansione delle aree urbane che trova un precedente solo negli anni ’60 e ’70. Oggi siamo in un’economia che vede la crescita del PIL stimata al -4%, segnando una delle più grandi crisi economiche degli ultimi cento anni che vede come prima conseguenza il blocco quasi totale degli scambi internazionali. Da qui al 2010 si prevede un calo del 35% degli scambi immobiliari; nella sola Emilia Romagna si stimano tra le 50 e le 70.000 case invendute. “È necessario ridisegnare il territorio; la crisi può rappresentare l’occasione per questo rilancio - ha detto Bellicini - In cinese la parola crisi è l’unione di due ideogrammi: difficoltà e opportunità. Oggi viviamo le difficoltà, ma possiamo e dobbiamo ragionare su quali siano i driver per costruire un mercato diverso dopo la crisi. Io ne leggo cinque: Riqualificazione territoriale e dei sistemi urbani; attenzione all’innovazione tecnologica, non solo di prodotto, ma di processo; partenariato trasparente pubblico/privato; sostenibilità sociale; risparmio energetico e nuovo modo di costruire”.
Allo scenario tracciato da Bellicini si è agganciato il Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola che ha richiamato la platea alla riflessione sull’uso della parola sostenibilità. “Impariamo ad usarla con cautela, perché non si può immaginare che essa arrivi dopo la in-sostenibilità. Abbiamo già assistito ad una crescita esponenziale del costruito e della cementificazione. Fermiamoci piuttosto a leggere la crisi delle forme di comunità e i cambiamenti sociali. In 50 anni sono mutate le categorie fondamentali, ad esempio il concetto di periferia, che oggi va messa al centro del processo di riqualificazione, perché qui vive il 70% degli abitanti delle città. Siamo inoltre chiamati a rispondere alle nuove esigenze, come la domanda sociale di alloggio, che non può essere dettata dall’offerta, ma deve essere il risultato di un’analisi attenta dei nuovi modelli di convivenza: nuclei familiari ridotti, singles, anziani che condivido-
no le case con spirito di solidaristica assistenza, gli immigrati”. Netto anche il messaggio emerso dal convegno la “Città del futuro”, aperto da Alejandro Gutierrez dello Studio ARUP, che ha esordito con un dato che parla chiaro e un invito ad agire in fretta: un investimento oggi del 2% del PIL mondiale in politiche per la sostenibilità consentirebbe ai governi di tutto il mondo un risparmio nel prossimo futuro di oltre il 20% del PIL complessivo. Il progettista di Dongtan, la prima città sostenibile al mondo, ha inoltre posto l’attenzione sulla necessità di una visione olistica e integrata dello sviluppo urbano, in cui si affrontano in maniera parallela le diverse problematiche legate alla gestione della città. Il modello culturale dell’occidente è cambiato, stimolato anche dagli input che vengono da grandi leader politici come Obama che, di fronte alla con-
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vergenza attuale di una crisi economica e ambientale, indicano la soluzione in una nuova economia che punti alla crescita armonica. “Il passaggio - ha concluso Gutierrez - è quello da un’economia di produzione e consumo ad un’economia di servizio e al servizio dell’uomo, dell’ambiente e dello sviluppo”. La città del futuro sarà grande, in essa abiterà un numero sempre maggiore di persone di diversa provenienza, cultura, estrazione sociale, disponibilità economica. Le città sono il vero terreno della sfida a cui tutta l’umanità è chiamata a partecipare: la sfida della costruzione di comunità “a zero emissioni”, capaci di garantire a tutti i cittadini il soddisfacimento dei bisogni umani fondamentali. L’appuntamento con Ecopolis si rinnova dal 24 al 26 marzo 2010 alla Fiera di Roma
Firenze, Fortezza da Basso, 29-31 maggio
TERRA FUTURA 2009
Chiude con grandi consensi la 6a edizione: “Cambiare modello di sviluppo si può, ma occorre iniziare dal basso”.
La 6a edizione di Terra Futura, Mostra-convegno delle buone pratiche di sostenibilità economica, sociale e ambientale, si è chiusa con bilanci positivi su tutti i fronti: rispetto ai “numeri” di espositori e pubblico, ai consensi e alla partecipazione anche alle nuove iniziative: - 87.000 i visitatori; - 600 le aree espositive; - 5.000 enti rappresentanti nelle 13 sezioni; - 215 gli appuntamenti culturali in calendario con 800 relatori; - 265 momenti di animazione (tra laboratori, spettacoli e performances); - 490 gli incontri one to one della “Borsa delle imprese responsabili” che ha messo in contatto tra loro 97 realtà diverse. È molto soddisfatto dell’intesa e delle sinergie importanti sviluppate fra partner, organizzatori ed espositori, Ugo Biggeri, Presidente della Fondazione culturale Responsabilità Etica, che ha evidenziato: “Ci proponiamo al paese, e non solo, sempre più consapevoli delle nostre possibilità. Oggi l’economia sostenibile non è più solo qualcosa di noto e praticato da parte di chi come noi ci lavora tutti i giorni, ma può essere davvero la strada che le imprese e le istituzioni saranno costrette a scegliere”. Guarda al futuro Biggeri, con la consapevolezza che l’economia responsabile non è solo la via d’uscita dalla crisi, ma anche un modo per costruire un mondo migliore. “A Terra Futura - ha ricordato infine - manca ancora il
coinvolgimento del livello politico del governo e dei partiti, attori ai quali chiediamo maggiore attenzione”. Promossa e organizzata da Fondazione culturale Responsabilità Etica per conto del sistema Banca Etica (Banca Etica, Etica SGR, Rivista “Valori”), Regione Toscana e Adescoop-Agenzia dell’Economia Sociale s.c., in partnership con Acli, Arci, Caritas Italiana, Cisl, Fiera delle Utopie Concrete e Legambiente e in collaborazione con Provincia di Firenze, Comune di Firenze e Firenze Fiera SpA e numerose altre realtà nazionali e internazionali, Terra Futura è cresciuta nel segno delle alleanze culturali e strategiche per la realizzazione del cambiamento possibile. Lo ha dimostrato in maniera forte l’edizione appena conclusa, da cui è nato il Call to Action intitolato “Il tempo è opportuno: equità, solidarietà e responsabilità per uscire dalla crisi”, documento frutto della riflessione politica di promotori e partner che lo hanno sottoscritto come impegno condiviso. Ma la crescita dello spessore politico della manifestazione si è potuta misurare anche dall’“Appello per un’economia civile e solidale”, una proposta di riforma dei mercati economico-finanziaria, presentata a Terra Futura come frutto di un percorso lì iniziato lo scorso anno e condiviso da tutti i partner e da numerose altre associazioni: il documento, articolato in venti punti, esplicita in maniera dettagliata gli interventi richiesti ai soggetti competenti in tema di modifica dei mercati finanziari, fiscalità, legalità e sostenibilità, e sarà presentato ai Potenti del mondo nel prossimo G8.
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Una via, quella dell’economia sostenibile, che non solo è finalmente indicata da esperti e capi di stato come l’unica percorribile per uscire dalla crisi che stiamo attraversando - e per evitarne di successive, e che mostra di tenere in questa fase difficile a livello globale e di avere capacità di crescita da un punto di vista strettamente economico. E per di più fa intravedere importanti potenzialità da un punto di vista delle opportunità occupazionali. A partire dall’ambito della finanza e risparmio come Banca Etica (uno dei promotori di Terra Futura), l’unica banca italiana che opera secondo i principi della finanza etica e si dedica interamente al finanziamento di realtà dal grande valore sociale e ambientale. Nata quasi come un’utopia dieci anni fa, oggi è la terza banca etica europea e ha una raccolta di risparmio che supera i 580 milioni di euro; a questi si aggiungono gli oltre 230 milioni di euro di patrimonio affidato alla società di gestione del risparmio collegata, Etica sgr. Attualmente Banca Etica sta finanziando più di 3.500 iniziative di economia sociale per oltre 450 milioni di euro. Un sistema, quello della finanza etica, che anche a livello mondiale dimostra di avere buoni “numeri”, se si pensa che undici sue istituzioni (riunite nella Global Alliance for Banking on Values) hanno assets per 10 miliardi di dollari e 7 milioni di clienti in venti Paesi. Aumenta in generale l’attenzione dei consumatori e cresce anche la responsabilità delle imprese. Solo per fare alcuni esempi, in un solo anno sono aumentati di 1,5 milioni gli ettari di terra coltivati nel mondo con metodi di agricoltura biologica: 32 milioni complessivi per 1,2 milioni di produttori, secondo l’ultimo rapporto congiunto IFOAM/FIBL (2009, su dati 2007). Crescono i prodotti e le aziende certificate bio ed ecosostenibili, e salgono anche i fatturati dei relativi settori: non solo per quello del food (agricoltura biologica), ma anche per il no food, in particolare per la cosmesi e per il tessile. Il solo Icea-Istituto di certificazione etica e ambientale leader in Italia, conta oggi oltre 12.000 aziende in Italia, con un incremento del 68% dal 2007 al 2008 per le sole realtà no food: + 39% per la cosmesi, + 190% per il tessile infine + 24% per l’edilizia.
E sono anche le vendite dei prodotti del commercio equo e solidale a registrare notevoli risultati: quelli a etichetta Fairtrade, marchio di certificazione dei prodotti equosolidali, hanno toccato il +20% in Italia, con un aumento del fatturato complessivo pari al 15%, ossia 43,5 milioni di euro nel 2008 contro i 39 milioni del 2007 (fonte: Globescan). Fairtrade Italia attualmente certifica i prodotti di circa 100 aziende licenziatarie, presenti in circa 5000 punti vendita della piccola, media e grande distribuzione, e 55 gruppi di produttori. Infine, il settore del turismo responsabile fa intravedere interessanti prospettive di sviluppo considerato che - secondo i dati di un’indagine realizzata da ISNART (Istituto Nazionale Ricerche Turistiche) per conto di “Fondazioni 4 Africa” e con il coordinamento della ong CISV (Comunità Impegno Servizio Volontariato) e presentata proprio a Terra Futura, oltre al 15,3% degli italiani che ha già fatto esperienza di turismo responsabile (vale a dire 7,2 milioni di persone), c’è un buon 23,1% del campione che si dichiara “molto interessato” e ben il 61,8% “abbastanza interessato”. È un’economia che tra l’altro fa intravedere anche importanti potenzialità occupazionali. Secondo un recente documento stilato da Cgil-Legambiente, solo il settore delle rinnovabili, delle eoliche, del fotovoltaico e del solare vedrà un aumento dell’occupazione di 141.000 persone entro il 2020, a cui vanno aggiunte le 350.000 che troverebbero impiego se si liberassero risorse per innovazione e tecnologia verde. Un cambiamento di rotta verso un’economia più equa e solidale reso ancora più urgente anche in considerazione degli effetti che la crisi ecologica - sta creando nelSud del mondo. Come ha dimostrato il dossier “Profughi ambientali” presentato da Legambiente e Focsiv, 6 milioni di persone l’anno sono costrette a lasciare il proprio territorio a causa della desertificazione, di inondazioni e degli effetti dei cambiamenti climatici. Un dato che per il 2050, secondo le stime UNHCR, potrebbe riguardare 200/250 milioni di persone. Proseguendo di questo passo per le Agenzie umanitarie si prospetta l’adozione di provvedimenti senza precedenti e di dover moltiplicare gli interventi di emergenza.
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Bolzano, 24-26 settembre 2009
KLIMAENERGY 09
Fiera internazionale delle energie rinnovabili per usi commerciali e pubblici a cura di Fabio Bastianelli
Non poteva capitare in un momento favorevole Klimaenergy, Fiera internazionale delle energie rinnovabili per usi commerciali, che si svolge a Bolzano dal 24 al 26 settembre 2009. Giunta alla 2a edizione, Klimaenergy è l’unica Fiera specializzata dedicata all’utilizzo commerciale e pubblico delle energie rinnovabili, con un’attenzione particolare all’impiego di esse in sistemi integrati. Dopo la pubblicazione il 5 giugno2009 della Direttiva UE sulla Promozione dell’uso delle energie da fonti rinnovabili, il vero e proprio inizio prescrittivo per utilizzare tali tecnologie, anche ai fini di riduzione delle emissioni climalteranti, c’è molto fervore tra operatori ed amministratori per acquisire conoscenze appropriate e fare scelte oculate per la loro implementazione. La Fiera di Bolzano, costituendo una qualificata piattaforma per la presentazione dei prodotti più attuali e delle soluzioni più innovative, presenti sul mercato, si appresta ad accogliere un pubblico specializzato, alla ricerca di progetti, realizzazioni e finanziamenti che prevedano l’utilizzo di energie rinnovabili nei processi produttivi industriali, nelle varie attività commerciali (alberghi, aziende artigiane ed agricole) e nella conduzione di attività pubbliche (scuole, ospedali, uffici, strade, ecc). Per il 2009, si prevede una aumento sia dell’offerta espositiva che del numero di visitatori specializzati che nella precedente edizione erano risultati quasi 5.000, provenienti da 71 province italiane e da 6 paesi esteri, che hanno soddisfatto la loro ricerca di contatti selezionati tra i 175 espositori, distribuiti su una superficie di 8.000 mq.
tutti i settori delle rinnovabili saranno in mostra, anche se i punti di forza dell’esposizione sono il biogas, la biomassa e l’idroelettrico, grazie alle qualificate competenze che si sono sviluppate in questi settori in Alto Adige. Anche il Convegno Internazionale “Energie rinnovabili in sistemi integrativi: finanziamenti, tecnologia, esempi pratici di aziende e consumi” che si svolgerà in concomitanza ed all’interno dell’evento, costituirà un ulteriore elemento per soddisfare la curiosità dei visitatori. Secondo una ricerca presentata lo scorso maggio al Forum “QualEnergia” di Roma ed effettuata da Lorien Consulting, l’argomento delle energie da fonti rinnovabili è molto sentito dagli italiani, il 75% dei quali vorrebbe che l’energia fosse prodotta da fotovoltaico e solare, tanto che il 57% di loro sarebbe disposto anche a pagarla di più. Sulla base di questo presupposto, gli organizzatori di Fiera Bolzano si aspettano una nutrita partecipazione alle
numerose e interessanti presentazioni che si terranno nell’ambito del Convegno internazionale, suddiviso in più moduli, di cui due giovedì 24 settembre, due venerdì 25 e uno la mattina di sabato 26 settembre, giornata conclusiva della Fiera. È previsto, inoltre, un sesto modulo sul tema dell’utilizzo dell’idrogeno, delle celle a combustibile e dell’idroelettrico, con la presentazione di alcuni esempi specifici come il caso della città dell’idrogeno Amburgo e la HBA (Hydrogen Bus Alliance) o quello dell’Autostrada del Brennero impegnata nella promozione e in investimenti sull’idrogeno per l’autostrada. Luogo e data di quest’ultimo modulo sono ancora in via di definizione. Nella sessione mattutina di giovedì 24 settembre si tratterà di forme e strumenti di finanziamento per interventi di efficienza energetica e per l’utilizzo di energie rinnovabili, come i Certificati Verdi, il concetto di multiproprietà, i Gruppi d’acquisto o il Contracting, presentando esempi concreti nazionali ed europei. La sessione pomeridiana affronterà invece il tema dell’utilizzo di co/trigenerzione e geotermia, con alcuni esempi di casi applicativi nel settore turistico, produttivo e pubblico. La mattina di venerdì 25 settembre sarà dedicata alle soluzioni combinate per Enti pubblici e Comuni, con la presentazione del rapporto di Legambiente “Comuni rinnovabili 2009” e la descrizione di esempi concreti come quelli di Campo Tures e Padova o quelli del Comune di Wildpoldsried in Germania e di Goms in Svizzera. La presentazione “Pianificando la città rinnovabile” porterà
Praticamente a Klimaenergy
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all’attenzione del pubblico presente l’esempio virtuoso del Masdar Institute of Science and Technology di Abu Dhabi. L’Istituto, impegnato principalmente nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie per l’utilizzo di fonti energetiche alternative, sorge a Masdar City, una città progettata dal famoso studio di architettura inglese Foster&Partners come insediamento urbano sostenuto esclusivamente da energia solare e altre fonti rinnovabili. La nuova città è destinata a ospitare circa 50 mila persone e 15 mila aziende e organizzazioni. Fra queste, appunto, il MIST, che sarà sviluppato con l’aiuto del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston e svolgerà principalmente attività di ricerca finalizzata allo sviluppo di materiali termoelettrici per convertire l’irradiazione solare in energia elettrica.
Nel pomeriggio di venerdì verrà affrontato, invece, il tema dell’utilizzo della biomassa legnosa e del biogas, anche in questo caso con la descrizione di casi applicativi come l’impianto di teleriscaldamento a biomassa del comune di Prato allo Stelvio, la produzione di energia dai rifiuti organici biodegradabili dell’impianto di Lana (BZ), l’impianto a biogas di piccola taglia (25-50 kWe) a Innsbruck e la gassificazione di cippato e cogenerazione mediante motore Stirling (35kWe) a Castel d’Aiano (BO). Infine, durante la sessione mattutina di sabato 26 settembre verranno presentate esperienze di solare termico, raffrescamento solare e solare fotovoltaico sia italiane che europee, nell’industria e nel terziario in particolare.
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Durante la Fiera, verranno assegnati i Klimaenergy Award 2009, il Concorso riservato agli Enti locali (Comuni e Province) per il miglior progetto energetico realizzato sui rispettivi territori. La finalità di tale Concorso è quella di promuovere e dare visibilità alle buone pratiche che gli Enti pubblici italiani realizzano nel settore delle energie rinnovabili ed indicare, così, anche ad altri la via migliore per realizzare buoni progetti, portando benefici non solo all’ambiente ma anche ai cittadini. Il programma completo dei convegni di “Klimaenergy 09” è disponibile sul sito: www.klima-energy.it
Giornata Mondiale dellʼAmbiente, 5 giugno
“IL TUO PIANETA HA BISOGNO DI TE.” “È adesso il momento di cambiare il mondo per il meglio” Istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1972 in occasione della Conferenza di Stoccolma sull’Ambiente umano, la Giornata Mondiale dell’Ambiente (World Environment Day) viene celebrata ogni anno il 5 giugno, in più di 100 Paesi nel mondo, con lo scopo di richiamare l’attenzione sulle problematiche ambientali che riguardano il Pianeta e di accrescere la consapevolezza dei cittadini, aiutandoli a diventare parte attiva nei processi di cambiamento globale. Ogni anno vengono scelti un tema che fa da sfondo alla ricorrenza, e una città ospitante come sede delle principali manifestazioni. Il tema scelto per il 2009 “Il tuo Pianeta ha bisogno di te. Uniamoci per
combattere il cambiamento climatico (Your Planet Needs You-Unite to Combact Climate Change)”, rispecchia la responsabilità individuale di proteggere il Pianeta e l’urgenza con cui è necessario che i Paesi raggiungano un nuovo accordo internazionale onnicomprensivo e ambizioso sul clima alla Conferenza della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) in dicembre a Copenhagen, anche alla luce dei collegamenti esistenti con la riduzione della povertà e con il miglioramento della gestione delle foreste. Il 24 maggio il Segretario delle Nazioni Unite, intervenendo a Copenhagen per il World Business Summit sui Cambiamenti Climatici, ha esortato le imprese
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leader a dare l’esempio nella creazione di un’economia verde. “Viviamo in un mondo interconnesso - ha dichiarato Ban Ki-moon - Un accordo efficace a Copenhagen sarebbe un forte voto di fiducia nel multilateralismo. Per la stessa ragione, un suo fallimento costituirebbe una cattiva notizia per tutti”. Rammentando poi l’occasione della prossima Giornata Mondiale dell’Ambiente, Ban Ki-moon ha invitato “tutti gli individui a compiere passi concreti per rendere il Pianeta più verde e più pulito. Spegnete le luci. Prendete i mezzi pubblici. Riciclate. Piantate alberi. Pulite il vostro parco locale. Controllate i responsabili sociali delle imprese. Sollecitate i Governi e il loro rappresentanti
a sottoscrivere l’accordo”. (ndr: l’ONU ha lanciato l’iniziativa “Seal the Deal” che partirà proprio il 5 giugno per sottoscrivere on line la petizione di stimolo pubblico, affinchè a Copenhagen si raggiunga un accordo). Anche la Direttrice dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) Jacqueline Mc Glade ha rammentato che la Gior-
nata Mondiale dell’Ambiente dovrà essere “un’opportunità per tutti noi per essere coinvolti in qualcosa che è fondamentale per il nostro comune futuro, lavorando in maniera coordinata e responsabile, per responsabilizzare tutti noi a svolgere un ruolo attivo nella protezione del nostro ambiente”. Secondo la Mc Glade, così come i
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Governi di tutto il mondo si stanno adoperando per evitare una grave ripercussione economica con notevoli somme immesse nei pacchetti-stimolo, altrettanti sforzi debbono essere compiuti per salvaguardare il mondo naturale che è sull’orlo del collasso per gli impatti dei cambiamenti climatici e della perdita di biodiversità perché “vi
è un filo conduttore comune”. Il Commissario UE all’Ambiente Stavros Dimas, commentando il tema della Giornata, ha auspicato maggior slancio ed ambizione nelle negoziazioni internazionali su un nuovo accordo mondiale che saranno in corso a Bonn, fino al 12 giugno 2009. Il Commissario ha sottolineato che tale accordo rappresenta “l’ultima possibilità per il pianeta di evitare che i cambiamenti climatici raggiungano livelli pericolosi”. Facendo riferimento allo Studio realizzato per il Global Humanitarian Forum che mette in risalto come i cambiamenti climatici costituiscano già una tragedia umana, causando la morte di oltre 300.000 individui all’anno per fame, malattie e condizioni meteorologiche estreme (si tratta del Rapporto “Climate Change. The Anatomy of a Silent Crisis”, presentato a fine maggio a Londra da Kofi Annan, Presidente di G HF, una rete mondiale di importanti organizzazioni umanitarie e di beneficienza), Dimas ha osservato che “Dappertutto nel mondo hanno giustamente riconosciuto che la recessione non può costituire un motivo per frenare la lotta ai cambiamenti climatici. Un’azione urgente ed ambiziosa a livello mondiale è dunque indispensabile se vogliamo evitare pericolosi cambiamenti climatici che rischiano di causare enormi sofferenze umane, compromettere il progresso economico e la lotta alla povertà e scatenare catastrofici mutamenti climatici”. Numerose sono le iniziative in programma in vari Paesi, con manifestazioni cittadine, concerti, seminari, concorsi scolastici, fino ad arrivare a veri e propri impegni politici con la firma di protocolli ed accordi, anche di carattere internazionale, ma il Paese che ospiterà le celebrazioni ufficiali sarà il Messico che ha preparato una serie di eventi a Quintana Roo, nella provincia dello Yucatan. “La svolta del Messico e della sua popolazione - ha dichiarato Achim Steiner, Direttore esecutivo UNEP - riflette il ruolo emergente del Paese nella lotta ai cambiamenti climatici. Il Messico è fra il gruppo di Paesi che hanno mostrato di volersi porre a capo della lotta contro la sfida principale di questo secolo, compresa la sua partecipazione ai mercati del carbonio e alla determinazione con la quale gestisce le risorse naturali”. Tra gli eventi distribuiti nei vari Paesi, merita di essere segnalata l’anteprima
mondiale che avrà luogo a Copenhagen del film “Home” girato con riprese aeree in più di 50 Paesi, dal fotografo di fama mondiale Yann Arthus-Bertrand, a cui Regioni&Ambiente ha dedicato un entusiastico articolo in occasione di una sua mostra in Italia (vedi n. 12, dicembre 2004, pagg. 56-58). Il film, è un appello urgente per i pericoli che incombono sul nostro Pianeta e sui suoi tesori, sostenendo che abbiamo appena dieci anni di tempo per invertire il degrado. Oltre a Copenhagen il film verrà successivamente proiettato in oltre 100 località e sarà disponibile per il download gratuito su YouTube. In linea con la filosofia della celebrazione, tra le componenti della Giornata Mondiale dell’Ambiente quest’anno ci sarà pure il lancio di “Eroi del Clima” (“Climate Heroes”), piattaforma di supporto a lungo termine, dedicata alle imprese, alle azioni e alle attività di singoli individui o organizzazioni particolarmente coinvolte nell’ambito della protezione del Pianeta e della lotta ai cambiamenti climatici. Attualmente ne sono inclusi: - Roz Savage, nota per la sua vocazione di canoista solista che sta attraversando l’Oceano Pacifico per un’iniziativa denominata “Pull Together” (“Far fronte comune”) con cui vuol sensibilizzare l’opinione pubblica che, per la riduzione globale di CO2, bisogna camminare di più e prender meno l’auto. - Charles e Sho Scott (8 anni), coppia
David de Rothschild, uno degli Eroi del Clima
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di padre e figlio che pedaleranno per 4.700 Km in Giappone da Capo Souya nell’isola di Hokkaido, la più settentrionale delle grandi isole del Giappone, all’isola meridionale di Kyushu, attraversando 11 siti patrimonio mondiale dell’umanità, per raccogliere fondi a supporto dell’iniziativa “Billion Tree Campaign” di piantare 7 miliardi di alberi entro la fine del 2009, uno per ogni abitante della Terra. - David de Rothschild, che ha costruito una barca con plastica riciclata per attraversare l’Oceano Pacifico per visionare l’“Isola dei rifiuti” e gettare l’allarme sul gigantesco problema dei rifiuti e della loro sovrapproduzione (ndr: a questa impresa Regioni&Ambiente ha dedicato un ampio resoconto sul n. 3, marzo 2009, “Plastiki: un’avventura per la salvaguardia degli ambienti marini”, pag. 40 e segg.) - Luo Hong, fotografo ambientalista che attualmente ha in corso una mostra al Palazzo di vetro delle Nazioni Unite ed è autore di numerosi volumi di fotografia, dedicati agli animali selvatici colti nei loro habitat, durante le sue numerose spedizioni in Africa, nell’Artico ed in Antartide. - Progetto Kaisei, che porta avanti un gruppo di sperimentatori, amanti dell’oceano, navigatori, scienziati, sportivi ambientalisti, che si propone di trovare il modo di prelevare i rifiuti del Plastic Vortex per ridurre la loro potenziale tossicità e trasformarli in carburante.
30 SUGGERIMENTI PER UNA ROUTINE QUOTIDIANA FACILMENTE “VERDE” (fonte UNEP) In generale: - Pianta un albero! Contribuirai al conseguimento dell’obiettivo della campagna (“Billion Tree Campaign”) lanciata dall’UNEP di piantare 7 miliardi di alberi, uno per ogni abitante del Pianeta entro la fine di quest’anno. Tre miliardi sono stati già piantati, cinque miliardi sono stati prenotati. In ogni continente gli alberi possono essere piantati in giugno, quindi comincia dalla Giornata Mondiale dell’Ambiente (5 giugno). - Trova famiglie bisognose o organizzazioni di volontariato a cui offrire le cose delle quali non hai più bisogno o non hai più desiderio, piuttosto che buttarle via. Ruotine quotidiana: In casa: - Sembrerebbe banale, ma molti di noi dimenticano che siamo in grado di risparmiare l’acqua in modo semplice, evitando di lasciare il rubinetto aperto mentre ci laviamo, radiamo o puliamo i denti. - L’isolamento del tuo scaldabagno contribuirà a risparmiare della preziosa energia e si può andare oltre istallando nel bagno docce a basso flusso e riducendo così il consumo d’acqua. Puoi anche mettere un timer per la temperatura in modo da ridurre il consumo di energia. - L’uso di un rasoio elettrico o di uno manuale con lame sostituibili in luogo di quelli “usa e getta” è un modo per ridurre i rifiuti. E pianta un albero! - Utilizza asciugamani per detergere viso e mani, anziché fazzoletti che vengono usati e gettati via. Inoltre, i tuoi asciugamani una volta appesi e asciugati possono essere riutilizzati più volte. Dopotutto sono ancora puliti quando li usi. - Gli amanti dei succhi di frutta e yogurt possono fare la loro parte, acquistando confezioni grandi per i succhi di frutta e riutilizzabili per lo yogurt, invece delle confezioni singole. - Molti di noi hanno l’abitudine di sfogliare le pagine dei quotidiani durante la prima colazione, ma si deve prendere in considerazione l’opportunità di leggere le notizie del giorno in spazi comuni, come gli uffici o al bar. Comunque, se preferisci avere la tua copia, assicurati di riciclarla. - Quando il tuo pranzo è confezionato, opta per contenitori riutilizzabili per la conservazione dei cibi invece delle confezioni che avvolgono il cibo in lamine d’alluminio o in film di plastica. - Se esci di casa, non dimenticare di spegnere tutte le luci e applicazioni (se disponi di tale funzione) e scollega i caricabatterie, poiché continuano a consumare; il risparmio energetico può contribuire a ridurre l’inquinamento atmosferico. Andando al lavoro: - Non andare in giro senza la tua borsa in stoffa, così puoi rifiutare lo shopper in plastica quando fai la spesa. - Nell’odierna società del “più semplice è meglio”, quantunque possa sembrare radicale, il modo più semplice per ridurre la tua impronta di carbonio è di evitare nel complesso di guidare. Spegnete l’auto e provate ad andare in bicicletta, a piedi, a carpooling, nei trasporti pubblici e svolgete sporadici telelavori. - Se non hai altra scelta che andare al lavoro con l’auto, scegli nel prossimo acquisto un modello d’auto a combustibile più efficiente e tieni i pneumatici gonfiati alla giusta pressione. - Se sei uno dei pochi fortunati, benedetto da tratti stradali liberi per andare a lavorare, controlla la velocità di crociera, in modo da risparmiare carburante e, al contempo, ti aiuta a mantenere una velocità costante. - Se sei tra i guidatori che trascorrono gran parte della mattinata negli ingorghi del traffico, prendi in considerazione di spegnere il motore se stai fermo per lunghi periodi. E pianta un albero! - Coloro che hanno la passione per la strada, gli amanti della guida aggressiva, ricordino che tale modo riduce il chilometraggio, così se desideri risparmiare carburante e salvare il Pianeta, mentre stai guidando accelera gradualmente tieni a mente che un cattivo guidatore ti mette in pericolo! Basta contare fino a 10 e dire “il Pianeta ha bisogno di me”. Sul posto di lavoro: - Se sei solito bere ogni giorno una bevanda calda, utilizza una tazza lavabile: è un’alternativa sostenibile rispetto ad una tazza non biodegradabile in polistirolo o plastica. - Lascia una tazza e una bottiglia d’acqua riutilizzabile sul posto di lavoro per evitare l’acquisto di bevande che vengono servite in bicchieri di plastica o di acque in bottiglia. L’80% delle bottiglie di plastica sono riciclabili, ma solo il 20% viene effettivamente riciclato. - Quando ti occorre un block-notes per annotazioni e messaggi, gira un documento usato e scrivi sul retro. - Se non c’è un servizio di riciclaggio, avvialo! Riciclare effettivamente i nostri rifiuti contribuirà a ridurre il riscaldamento globale. Si stima che il 75% di quel che viene gettato nella spazzatura potrebbe essere effettivamente riciclato, anche se attualmente è solo il 25%. - Quando devi fare una fotocopia assicurati che l’impostazione della stampante abbia l’opzione di usare entrambi i lati. Questa semplice modalità permette di salvare alberi. - La maggior parte degli accessori per computer, come cartucce di inchiostro, CD e DVD è fatta di materiali che possono essere riusati. I cavi e gli altoparlanti dei computer possono essere utilizzati per una varietà di modelli e marche. - Abbassa l’impronta di carbonio del tuo ufficio, guardando che computer, stampanti, fotocopiatrici, altoparlanti ed altri accessori funzionali al risparmio energetico siano disattivati alla fine della giornata. E pianta un albero! - Spegnere tutte le luci inutili, soprattutto negli uffici e nelle sale di riunione è un facile modo per risparmiare energia. - Se sei in cerca di qualcosa per personalizzare il tuo luogo di lavoro, non guardare null’altro che un’utile pianta d’appartamento, che è benefica per l’ambiente poiché rimuove una quantità di inquinanti presenti nell’aria. Dopo una lunga giornata: - In estate, nei mesi più caldi, considera l’uso di un ventilatore interno in combinazione con la bocchetta del condizionatore d’aria per diffondere il raffreddamento dell’aria in modo più efficace nella tua casa. Mentre, quando lo utilizzi in inverno, fissa il termostato ad una temperatura più bassa. In estate, fissalo a temperatura più elevata e indossa abiti più leggeri, risparmiando così denaro! - Non collocare lampade o televisori vicino al termostato dell’aria condizionata, perché rilevando il calore da questi apparecchi, può causare un prolungamento della sua attività, superiore al necessario. - Quando cucini la cena, fai corrispondere l’accensione del fornello alle dimensioni della padella, per abbassare i consumi energetici. - Quando ti senti particolarmente stanco, non gettare gli abiti puliti nel cestello per evitare di appenderli! Indossa i jeans più volte… - Quando fai la pulizia in casa, usa soltanto prodotti ecologici. È meglio per te e per l’ambiente. E rammenta di piantare un albero!
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IL COMMENTO
Pubblicate le Direttive UE del Pacchetto Clima-Energia
DALLE RINNOVABILI IL 20% DEL CONSUMO DI ENERGIA Ma molti Stati membri non riusciranno a rispettare gli obiettivi che erano stati fissati per il 2010 Con la pubblicazione sulla GUEE del 5 giugno, è ufficialmente partito il “Pacchetto Clima-Energia”, adottato il 23 aprile 2009, che traduce concretamente gli impegni presi dai leader dell’Unione Europea e gli accordi raggiunti nel contrastato Consiglio dell’11 e 12 dicembre 2008 (cfr: “Il Pacchetto della Discordia”, in Regioni&Ambiente, n.1/2 gennaio-febbraio 2009, pag.12 e segg.): - riduzioni delle emissioni di gas serra di almeno il 20% rispetto al 1990; - innalzamento al 20% della percentuale di energia rinnovabile rispetto al consumo energetico complessivo; - miglioramento del 20% dell’efficienza energetica. Gli obiettivi devono essere raggiunti nel 2020. Qualora a Copenhagen in dicembre venga adottato un accordo internazionale soddisfacente sul clima, nell’ambito del quale altri Paesi industrializzati e in via di sviluppo si impegnino a dare un contributo adeguato per contenere le emissioni su scala mondiale, il Pacchetto contiene i presupposti per poter ridurre ulteriormente le emissioni (dal 20% al 30%). Come noto, il Pacchetto è composto da 4 testi legislativi: - Direttiva 2009/28/CE che istituisce obiettivi nazionali vincolanti riguardanti l’aumento della percentuale di fonti da rinnovabili nell’ambito di un mix energetico; - Direttiva 2009/29/CE che perfeziona ed estende il sistema di scambio delle quote di emissione (sistema comunitario Emission Trading Scheme), che riguarda il 40% circa delle emissioni di gas serra dell’UE; - Direttiva 2009/30/CE sulla qualità del combustibile, che impone ai fornitori di combustibile di ridurre del 6% le emissioni di gas serra della filiera di produzione dei combustibili entro il 2020; - Direttiva 2009/31/CE che istituisce un quadro giuridico finalizzato a garantire un utilizzo sicuro e compatibile con l’ambiente delle tecnologie di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica (CCS). Il Pacchetto, inoltre, è integrato da due atti legislativi approvati in contemporanea: - Regolamento 443/2009/CE, sull’abbattimento delle emissioni di CO2 delle automobili nuove, da portare a 120 g/Km (obiettivo da raggiungere gradualmente tra il 2012 e il 2015) e a 95 g/Km (nel 2020). - Decisione 406/2009/CE, sugli sforzi degli Stati membri per la riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra, al fine di adempiere agli impegni presi della Comunità europea nel periodo 2013-2020. Tutti i sei atti legislativi entreranno in vigore il 25 giugno, mentre gli Stati membri avranno tempo fino al 5 dicembre 2010 per conformarsi alla Direttiva, salvo l’adozione del Piano Nazionale per le Energie rinnovabili che dovrà esse-
re presentato alla Commissione entro il 30 giugno 2010, come prevede l’art. 4. Il nuovo sistema, quindi, decollerà effettivamente dal 2010, secondo un calendario che impegnerà Stati ed operatori del settore in scadenze programmate fino al 2020. Al momento dell’adozione, il Presidente della Commissione UE, José Manuel Barroso, ha dichiarato che “Il Pacchetto Clima-Energia è una cartina di tornasole delle capacità dell’Europa di intervenire a vantaggio dei cittadini. È un passo avanti importante per aumentare l’efficienza e la sicurezza energetica e rafforzare così la posizione dell’Europa in vista del nuovo accordo internazionale sul clima che verrà discusso alla fine dell’anno”. In questa occasione, prendiamo in esame la prima delle quattro direttive, quella relativa alle Fonti rinnovabili il cui testo viene proposto nel Materiale in inserto. Il giorno successivo 24 aprile 2009 all’adozione del “Pacchetto Clima-Energia” da parte di Consiglio e Parlamento, la Commissione europea ha adottato una Relazione sui progressi compiuti dall’Unione Europea in materia di energia rinnovabile (energia elettrica e nel settore dei trasporti), evidenziando che sulla base dei dati difficilmente l’UE potrà raggiungere l’obiettivo di approvvigionamento del 12% del suo fabbisogno energetico da fonti rinnovabili nel 2010. Sulla base degli aggiornamenti relativi agli incrementi registrati tra il biennio 2004-2005 e il 2006-2007, si potrebbe raggiungere soltanto: - il 19% nel settore della produzione di energia elettrica, contro un obiettivo del 21%; - il 4% nel settore dei trasporti, contro un obiettivo del 5,75%. La Germania guida la classifica dei Paesi che hanno già raggiunto i propri obiettivi, ma molti sono ancora i Paesi che non solo non raggiungeranno l’obiettivo, ma addirittura hanno diminuito la loro performance nel biennio considerato. Dalla Relazione emerge che l’Italia ha compiuto il 40% degli sforzi necessari per raggiungere tra il 1997 e il 2010 l’obiettivo di energia elettrica da fonti rinnovabili, conseguendo tuttavia tra il 2004 e il 2006 un discreto incremento, mentre è assai lontana dall’obiettivo per i carburanti con uno share dello 0,5% contro un obiettivo al 2010 del 5,75%. La ragione dell’eterogeneità dei risultati, secondo la Commissione, risiede nelle procedure amministrative farraginose, nella difficoltà di accesso alla rete e nella mancanza di adeguate misure di sostegno dal parte degli Stati membri. Nonostante siano stati avviati ben 61 procedimenti di infrazione dal 2004, la maggior dei quali sono stati intrapresi nei
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confronti dell’Italia, 16 di questi sono ancora in corso. Il quadro giuridico delle precedenti direttive, del 2001 e del 2003, non hanno fornito una base adeguata per sostenere una crescita solida delle fonti rinnovabili di energia, che dovrebbe essere offerta, secondo la Commissione dalla nuova Direttiva. Parlando ad un Seminario sull’energia sostenibile a Bruxelles, Dörte Fouquet, Direttore della Federazione Europea per le Energie Rinnovabili (EREF) ha sostenuto che la mancanza di obiettivi intermedi vincolanti è l’aspetto più debole della nuova Direttiva: “Quando l’unico obiettivo vincolante è fissato al 2020, è compito della Commissione sollecitare gli Stati membri ad agire”, avvertendo che le procedure previste prima del deferimento alla Corte europea di Giustizia si trascinano per anni. Anche Hans van Steen, Capo Unità presso la Direzione Trasporti ed Energia della Commissione UE ha osservato che la Direttiva in vigore stabiliva chiaramente che gli Stati membri fossero obbligati “ad introdurre efficaci misure intese a garantire che la quota di energia da fonti rinnovabili fosse pari o superiore a quella fissata. Spettava alla Commissione procedere nei loro confronti se non avessero raggiunto l’obiettivo, insistendo sulla opportunità prevista dalla nuova Direttiva per obiettivi vincolanti finali”. Come si sa, solo Germania e Danimarca volevano obiettivi intermedi vincolanti, così si è deciso per un compromesso che ha definito “Obiettivi nazionali generali per la quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale di energia nel 2020”. (Allegato I, Direttiva 2009/28/CEE). È di questi giorni la notizia che il cosiddetto “burden sharing” regionale, ossia la distribuzione degli sforzi tra le varie regioni per il conseguimento dell’obiettivo del 17% stabilito dal “Pacchetto Clima-Energia” di produzione energetica da rinnovabili entro il 2020, che il D.L. 208/2008, convertito nella L. 137/2009, aveva fissato a 90 giorni dalla data di entrata in vigore del Decreto stesso, è stato ulteriormente rinviato. Non sappiamo i motivi del differimento di questo provvedimento che doveva essere emanato dal Ministero dello Sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell’Ambiente e d’intesa con la Conferenza permanente Stato-Regioni, resta il fatto che, come al solito, non riusciamo a rispettare i tempi. Non è causale, appunto, che in sede europea siamo il Paese nei confronti del quale è stato avviato il maggior numero di infrazioni e di queste, quelle di carattere ambientale sono di gran lunga preponderanti. In occasione della Presidenza italiana del G8, il nostro Paese sta ospitando una serie di importanti eventi, dove i nostri governanti, riportano le cronache, sono sempre in sintonia
con le “grandi decisioni”, salvo poi non riuscire a tradurre tempestivamente nelle politiche nazionali le misure e le azioni decise in quei contesti. Sarà presentato il 15 giugno e uscirà in libreria il giorno successivo il volume curato dal vice Direttore di Panorama, Pino Buongiorno, “Il mondo che verrà - Idee e proposte per il dopo G8”, la cui prefazione porta la firma del Presidente del Consiglio e del quale la stampa ha fornito anticipazione. Facendo riferimento alla richiesta formulata dal Presidente USA Obama e subito accolta dall’Italia di affiancare al G8 un incontro dei leader delle maggiori economie, in vista di un accordo globale a Copenhagen a fine anno per il post- 2012, quando scadrà il Protocollo di Kyoto, “l’Italia vi si legge - è nella posizione ideale per dare un proprio contributo […] Lavoriamo per ridare fiducia. Dobbiamo facilitare i negoziati per l’accordo globale sul clima in ambito ONU […] Dobbiamo definire un nuovo concetto di sviluppo fondato sulla collaborazione di soggetti pubblici e privati e sull’impiego di strumenti mirati alle popolazioni emarginate e ai Paesi che soffrono di più della crisi alimentare e dei cambiamenti climatici […]. Dobbiamo uscire da questa crisi economica, dalla sfida climatica e dai potenziali conflitti che insidiano la sicurezza globale, più liberi, più forti e più prosperi. E soprattutto, più uniti”. E pensare che, nel corso dei negoziati di dicembre 2008 sul “Pacchetto Clima-Energia” avevamo interpretato le richieste e le dichiarazioni del Governo italiano come atteggiamento di aperto ostruzionismo al triplo “20”, deciso dal vertice UE nella primavera 2007! Forse, la continua richiesta della clausola di revisione dell’accordo, continuamente avanzata dall’Italia, è volta ad inserire il 30% in luogo del 20%, qualora fosse raggiunta a Copenhagen un’ambiziosa intesa tra paesi industrializzati e quelli di economia avanzata tra i Paesi in via di sviluppo. E se c’è riconoscimento che i cambiamenti climatici, al di là delle cause indotte, provoca già impatti ambientali e sociali, perché l’Italia non ha ancora una Strategia nazionale di adattamento, mentre in questo senso si sono già attivati altri Paesi europei, quali Danimarca, Finlandia, Germania, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Ungheria? Passiamo ad analizzare sinteticamente il testo della Direttiva... Gli articoli della Direttiva 2009/28/CE sono preceduti da 97 “considerando” che costituiscono la “storia” della promozione dell’uso delle rinnovabili in Europa e l’evoluzione del quadro istituzionale e normativo, ma soprattutto segnalano obiettivi, alcuni dei quali hanno un semplice carattere di indicazione programmatica, altri viceversa costituiscono delle vere e proprie prescrizioni.
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DIRETTIVA SULLA PROMOZIONE DELL’USO DELL’ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI
Sintesi per i cittadini Qual è il problema? • L’UE deve ridurre le sue emissioni di gas a effetto serra. La riduzione sta avvenendo troppo lentamente. • Cresce la dipendenza dalle importazioni di petrolio e di gas. L’UE deve trovare nuove soluzioni energetiche e produrre essa stessa la sua energia in quantità maggiori. Qual è la proposta? • Fissare come obiettivo a livello UE una quota del 20% di energie rinnovabili nel 2020 (in rapporto all’attuale 8,5%). • Ripartire equamente gli sforzi tra gli Stati membri. • Eliminare gli ostacoli inutili alla crescita delle energie rinnovabili (ad esempio, semplificando le procedure di autorizzazione per nuovi sviluppi nel settore delle energie rinnovabili). • Incoraggiare energie rinnovabili migliori (ad esempio, fissando criteri di sostenibilità ambientale per i biocarburanti). Quali sono i benefici? Nel 2020 i benefici saranno i seguenti: • Riduzione delle emissioni di CO2 per 600-900 milioni di tonnellate all’anno, che consentiranno di attenuare il ritmo dei cambiamenti climatici e di inviare un segnale chiaro agli altri paesi per incitarli a fare lo stesso. • Riduzione del consumo di combustibili fossili per 200-300 milioni di tonnellate all’anno, la maggior parte costituita da importazioni, il che consentirà di rafforzare la sicurezza degli approvvigionamenti energetici per i cittadini europei. • Il costo complessivo dell’operazione ammonterà a 13-18 miliardi di euro all’anno. Questi investimenti consentiranno di ridurre i prezzi delle tecnologie per le fonti energetiche rinnovabili, che rappresenteranno una parte sempre più importante del nostro approvvigionamento energetico. Chi saranno i beneficiari? • Tutti i cittadini beneficeranno della diminuzione delle emissioni di gas a effetto serra e del rafforzamento della sicurezza energetica. • Uno stimolo per i settori ad alta tecnologia, nuove prospettive economiche e creazione di posti di lavoro, principalmente nelle zone rurali. Quanto costerà? • Attualmente le energie rinnovabili sono più costose delle fonti energetiche convenzionali, ma con l’aumento del prezzo del petrolio questa situazione potrebbe presto invertirsi. Già adesso numerosi Stati membri aiutano i consumatori a sostenere il sovraccosto delle energie rinnovabili. • Tuttavia, il costo della maggior parte delle fonti energetiche rinnovabili sta diminuendo, a volte anche in misura significativa. Il prezzo delle tecnologie solari per la produzione di elettricità, ad esempio, dovrebbe ridursi del 50% entro il 2020. L’ulteriore promozione delle energie rinnovabili dovrebbe consentire una continua diminuzione dei prezzi. In che modo la proposta può aiutarmi a cambiare comportamento? • I consumatori riceveranno maggiori informazioni sulle diverse tecnologie disponibili, per aiutarli a scegliere in maniera più consapevole le tecnologie per il riscaldamento, i fornitore di elettricità o i biocarburanti. I biocarburanti saranno disponibili presso la quasi totalità delle stazioni di servizio, eccetto le più piccole. • Gli installatori di impianti solari, di pompe di calore e di stufe a biomassa potranno ottenere una certificazione che garantirà ai consumatori la qualità del servizio di installazione. Quando entrerà in vigore? • La direttiva dovrebbe entrare in vigore nel 2010.
fonte: Commissione UE - Direzione Generale dell’Energia e dei Trasporti
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Art.1. Si definisce l’oggetto e ambito di applicazione della Direttiva. Art. 2. Ribadendo le definizioni contenute nella Direttiva 2003, ne vengono chiarite altre ai fini della corretta applicazione della nuova Direttiva. Art 3. Si definiscono gli obiettivi nazionali obbligatori di percentuale da fonti rinnovabili rispetto al consumo finale di energia nel 2020, secondo le indicazioni contenute nella tabella dell’Allegato I, parte A, per raggiungere i quali gli Stati membri possono altresì applicare le misure di sostegno e di cooperazione tra i vari Stati membri o con Paesi terzi. Art. 4. Si stabilisce che gli Stati membri notificano alla Commissione i propri Piani di Azione Nazionale (PAN) sulle energie rinnovabili entro il 30 giugno 2010, sulla base di un modello che sarà adottato dalla Commissione entro il 30 giugno 2009, secondo i requisiti minimi previsti dall’Allegato VI. Il Piano fissa gli obiettivi nazionali per la quota di energia rinnovabile nel settore dei trasporti, dell’elettricità, del riscaldamento e della refrigerazione al 2020, comprendendo la quantità prevista di trasferimenti statistici e progetti comuni. Sei mesi prima della data di presentazione del Piano, lo Stato membro dovrà inviare alla Commissione un documento previsionale contenente: - una stima della produzione in eccesso di energia rinnovabile rispetto alla “traiettoria” indicativa, cui ogni Stato deve riferirsi per il poprio percorso verso l’obiettivo finale, definita dalla formula dell’Allegato I, parte B della Direttiva; - la stima del potenziale per progetti comuni fino al 2020; - la stima della domanda di energia rinnovabile da soddisfare con mezzi diversi dalla produzione nazionale fino al 2020. La Commissione nel valutare l’adeguatezza dei PAN potrà formulare eventuali raccomandazioni per correggere il tiro verso l’obiettivo finale. Art. 5. Il calcolo finale lordo di energia da fonti rinnovabili viene calcolato come somma di tre settori: - elettricità; - riscaldamento e raffreddamento; - trasporti. Quando uno Stato membro ritiene di trovarsi, per causa di forza maggiore, che deve essere valutata dalla Commissione, nell’impossibilità di raggiungere la quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo energetico finale lordo al 2020, ne informa, appena possibile, la Commissione che adotterà una
decisione, indicando le modalità di aggiustamento. Art. 6. Vengono disciplinati i Trasferimenti statistici di quote tra gli Stati membri che possono convenire e concludere accordi di trasferimento, anche indipendentemente dall’importazione fisica, per raggiungere gli obiettivi. Gli accordi, dovranno essere notificati alla Commissione, poiché solo dopo tale notifica da parte di tutti gli Stati coinvolti inizia la loro efficacia. Tra le informazioni trasmesse figura anche il prezzo dell’energia in questione. Art. 7. Vengono disciplinati i Progetti comuni tra gli Stati membri messi in servizio dopo il 25 giugno 2009 o grazie all’incremento di capacità di un impianto ristrutturato. La relativa notifica alla Commissione deve contenere: - la descrizione dell’impatto; - la quota prodotta dall’impianto; - lo Stato membro per il quale è notificata la notifica; - il periodo di computazione. Art. 8. Si definiscono gli effetti dei Progetti comuni tra gli Stati membri, ai fini della valutazione del rispetto degli obblighi riguardanti gli obiettivi nazionali generali. La quantità di elettricità o di calore o di freddo da fonti rinnovabili deve essere dedotta da quella del Paese che effettua il trasferimento e sommata a quella del Paese che accetta il trasferimento. Art. 9. Vengono disciplinati i Progetti per la produzione di elettricità da fonti rinnovabili tra Stati membri e Paesi terzi. L’elettricità prodotta in un Paese terzo è presa in considerazione ai fini della valutazione dell’osservanza degli obblighi imposti dalla Direttiva solo nel caso in cui siano soddisfatte certe condizioni: - l’elettricità sia consumata nell’Unione Europea e, quindi, una quantitativo di elettricità equivalente a quello contabilizzato è stato attribuito alla capacità di interconnessione; - il quantitativo di elettricità, prodotto od esportato, non abbia beneficiato di sostegni da parte di un regime di incentivazione nel Paese terzo. Qualora i Paesi terzi non siano ancora in grado di essere interconnessi, gli Stati membri possono tener conto parzialmente dell’elettricità non ancora prodotta, nei loro obiettivi nazionali, anche nelle more della costruzione dell’infrastruttura di connessione, a condizione che: - la costruzione dell’infrastruttura inizi entro il 2016; - non sia possibile l’esercizio di connessione entro il 2020, ma l’entrata in esercizio avvenga entro il 2022; - dopo l’entrata in esercizio, l’interconnettore sia utilizzato per l’esportazione, verso l’Unione Europea, di elettricità da fonti rinnovabili;
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- la richiesta si riferisca ad un Progetto comune nuovo che utilizzerà l’interconnettore solo per quel quantitativo di elettricità. Quando nel progetto sono coinvolti più Stati membri, la Commissione deve ricevere la ripartizione del quantitativo. Art. 10. Sono definiti gli effetti dei Progetti comuni tra Stati membri e Paesi terzi, come avvenuto per l’Art. 8, con l’aggiunta che la notifica deve contenere la prova del soddisfacimento delle condizioni di cui all’Art. 9; mentre la quantità di elettricità prodotta da fonti rinnovabili nel Paese terzo si somma ai fini del rispetto degli obblighi riguardanti gli obiettivi nazionali dei Paesi membri. Art. 11. Prevede che due o più Stati membri possano decidere, su base volontaria, di unire o coordinare parzialmente i loro regimi di sostegno nazionali. In tale modo, un determinato quantitativo di energia proveniente da fonti rinnovabili prodotto nel territorio di uno Stato può essere computata ai fini dell’obiettivo nazionale generale di un altro Stato. Gli Stati interessati debbono effettuare un trasferimento statistico di importi specifici di energia rinnovabile da uno Stato verso un altro Stato oppure istituire una norma che deve essere notificata dalla Commissione che distribuisce quantitativi di energia da fonti rinnovabili tra gli Stati interessati. Art. 12. Le unità di energia da fonti innovabili prodotta dall’aumento di capacità di un impianto, sono considerate come prodotte da un impianto messo in servizio nel momento in cui si è verificato l’aumento di capacità. Art. 13 Nell’ambito delle procedure amministrative, di regolamentazione e codici dei singoli Paesi per la produzione di energia da fonti rinnovabili, gli Stati membri dovranno intraprendere misure che assicurano: - coordinamento e trasparenza; - informazioni adeguate; - semplificazioni e accelerazioni di iter amministrativo; - assenza di discriminazioni tra partecipanti e tecnologie; - spese proporzionate ai costi; - procedure semplificate e meno gravose. Gli Stati membri solleciteranno le pubbliche amministrazioni ad istallare apparecchiature e sistemi di produzione di elettricità da fonti rinnovabili. Nei Regolamenti edilizi debbono introdursi misure appropriate per l’aumento delle quote di energia da fonti rinnovabili, con l’introduzione entro il 31 dicembre 2014 di livelli minimi. Specialmente gli edifici pubblici nuovi o sottoposti a ristrutturazione, debbono svolgere un ruolo di esempio. Nel caso della biomassa, gli Stati membri promuoveranno le tecnologie di conversione che presentino un’efficienza di conversione di almeno l’85% per le applicazioni residenziali
e commerciali e il 70% per le applicazioni industriali. Art. 14. Gli Stati membri vengono sollecitati ad assicurare le più ampie informazioni in merito a: - misure di sostegno; - benefici e costi dell’efficienza energetica; - riconoscimento dei sistemi di certificazione; - programmi di sensibilizzazione, orientamento e formazione sugli aspetti pratici dello sviluppo e dell’impiego di energia da fonti rinnovabili. Art. 15. Si disciplinano le Garanzie d’origine che hanno la funzione di provare al cliente finale che una determinata quota di energia è stata prodotta da fonti rinnovabili. In merito si ribadisce la validità dell’Art. 3, par. 6 della Direttiva 2003/54/CE relativa alle “Norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica” con cui gli Stati membri garantiscono l’origine “rinnovabile” dell’energia elettrica prodotta, in base a criteri e obiettivi trasparenti e non discriminatori. La garanzia di origine dell’energia rinnovabile deve indicare almeno: - la fonte utilizzata; - la denominazione, l’ubicazione, il tipo e la capacità dell’impianto da cui è stata prodotta; - se si è usufruito di benefici di sostegno; - la data di messa in servizio dell’impianto e il numero identificativo. Gli Stati membri debbono riconoscere vicendevolmente le garanzie (n.d.r.: nel mese di marzo la Commissione UE aveva inviato parere motivato all’Italia per non aver riconosciuto le garanzie d’origine dell’energia elettrica rinnovabile, prodotte nel 2005 da alcuni Paesi membri, ritenendo ingiustificato tale rifiuto). Qualora uno Stato nutra fondati dubbi sulla precisione, affidabilità o autenticità, potrà notificare il suo rifiuto e la relativa motivazione alla Commissione che adotterà una decisione. Art. 16. Ai gestori della rete di trasmissione e distribuzione viene imposta la trasmissione e la distribuzione dell’elettricità da fonti energetiche rinnovabili, ma non l’acceso prioritario o garantito alla rete. Sono gli Stati membri ad assicurare che nel dispacciamento degli impianti di produzione dell’elettricità, i gestori della rete di trasmissione diano la priorità agli impianti di produzione che utilizzano le fonti energetiche rinnovabili, sempre nella misura consentita dal funzionamento sicuro del sistema elettrico nazionale. Art. 17. Indipendentemente dal fatto che le materie prime siano state coltivate all’interno o all’esterno dell’UE, l’energia prodotta da biocarburanti e da bioliquidi è presa in considerazione solo rispetto ai criteri di sostenibilità di:
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- riduzione dei GHG almeno del 35%, crescente fino al 50% al 2017 e almeno a 60% per quelli prodotti dopo il 1° gennaio 2018; - produzione su terreni privati di elevato tenore di biodiversità o da aree sensibili (vecchie foreste, terre grasse, aree protette); - produzione in aree prive di elevato stock di carbonio (zone umide, aree boschive continue ecc.); - produzione in aree prive di torbiere; - produzione in aree che mantengano, comunque, buone condizioni agricole e ambientali, come definite dal Regolamento CE n. 73/2009. Inoltre la Commissione, presentando al Parlamento e Consiglio UE la Relazione biennale sugli impatti di biocarburanti, deve precisare che siano garantite le varie Convenzioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO). Art. 18. Vengono definiti gli obblighi del rispetto dei criteri di sostenibilità per i biocarburanti e i bioliquidi da parte degli operatori economici. Saranno gli Stati membri a richiedere informazioni attendibili, specie per la tutela dei suoli e sul consumo idrico con un livello adeguato di controllo indipendente, sulla base dell’elenco stabilito dalla Commissione, sia per quel che attiene i biocarburanti che i bioliquidi. Qualora l’operatore economico presenti prova o dati ottenuti conformemente ad accordi bilaterali o multilaterali conclusi dall’Unione Europea con Paesi terzi, lo Stato membro non può imporgli l’obbligo di fornire altre prove di conformità. Art. 19. Si definisce come calcolare l’impatto dei GHG, derivante dall’uso di biocarburanti e di bioliquidi, sulla base dell’Allegato V. Entro il 31 marzo 2010 gli Stati membri dovranno presentare alla Commissione una relazione in cui siano classificate le zone nel proprio territorio nelle quali le emissioni tipiche di gas ad effetto serra derivanti dalle coltivazione di materie prime agricole sono inferiori o uguali alle emissioni indicate nei valori standard dell’Allegato V. La Commissione, a sua volta, presenterà al Parlamento e al Consiglio una relazione in cui valuterà l’impatto del cambiamento di destinazione di uso dei terreni sulle emissioni di GHG, proponendo le misure necessarie per garantire la conformità alla Direttiva. L’Allegato V e i valori standard potranno essere adeguati sulla base dei progressi tecnici e scientifici.
fronti degli articoli della Direttiva, non possiamo esimerci dall’osservare che questa parte della Direttiva relativa ai biocarburanti è stata fortemente criticata, tra gli altri dal Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) che, consultato dal Consiglio in merito alla proposta di Direttiva della Commissione UE, esprimeva il suo parere, pubblicato sulla GUUE del 31-03-2009. Sul problema dei biocarburanti, pur approvando l’introduzione dei criteri di sostenibilità per gli stessi, il Comitato ha osservato che la “scelta strategica di sostituire i carburanti convenzionali con agrocarburanti costituisce anche una delle misure di prevenzione del cambiamento climatico meno efficaci e più costose e comporta un’allocazione estremamente erronea delle risorse. Il Comitato non comprende perché proprio le misure più dispendiose debbano essere anche quelle che ricevono il massimo sostegno politico, tanto più che una lunga serie di domande di natura non solo economica, ma anche ecologica e sociale rimane senza risposta”. In precedenza il Comitato si era chiesto “perché la Commissione voglia espressamente stabilire l’obiettivo di una quota del 10% per gli agrocarburanti”, dal momento che sulla sostenibilità di tale produzione sussistono più dubbi che certezze e i biocarburanti di seconda generazione non sono ancora disponibili. Art. 21. Gli Stati membri dovranno assicurare che il pubblico sia adeguatamente informato sulla disponibilità e sui benefici per l’ambiente di tutte le varie fonti rinnovabili nel settore dei trasporti. Nel caso che la miscelazione dei biocarburanti con derivati degli oli minerali sia superiore al 10% in volume, i punti vendita debbono appositamente segnalarla. È previsto che i biocarburanti che derivano da rifiuti, residui, materie cellulosiche di origine non alimentare e materie ligno-cellulosiche, equivalgano ad un contributo, ai fini del conseguimento degli obiettivi, doppio rispetto a quello degli altri carburanti.
Art. 20. Le misure di attuazione previste dagli Artt. 17,18,19 tengono conto dei fini dell’Art. 7 bis (Riduzioni delle emissioni di gas serra della Direttiva 98/70/CE) relativa alla “Qualità della benzina e del combustibile diesel”.
Art. 22. Si prevede che entro il 31 dicembre 2011 e successivamente ogni due anni, ciascuno Stato presenti alla Commissione una Relazione molto dettagliata sui progressi realizzati nella promozione e nell’uso dell’energia rinnovabile. Le informazioni dovranno toccare tutti gli aspetti: dai regimi di sostegno applicati alle procedure amministrative, alle misure per garantire la trasmissione e la distribuzione dell’elettricità prodotta da fonti rinnovabili, dai metodi impiegati per stimare la quota di rifiuti biodegradabili contenuti nei rifiuti destinati alla produzione di energia alle variazioni del prezzo dei prodotti e della destinazione dei terreni nello Stato membro, legati al maggior uso della biomassa e di altre forme di energia rinnovabile.
Pur mantenendo un atteggiamento di “neutralità” nei con-
Art. 23. La Commissione sorveglierà l’origine e l’impatto dei
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biocarburanti, nonché l’evoluzione dei prezzi, sulla base delle relazioni degli Stati membri, anche al fine di presentare ogni due anni un’apposita Relazione al Parlamento europeo e al Consiglio (la prima verrà presentata nel 2012), ma il comma 7 prevede che la Commissione (entro il 31 dicembre 2010) presenti un Piano di azione sull’energia rinnovabile, con il fine di migliorare il finanziamento e il coordinamento per la realizzazione dell’obiettivo del 20%, con riferimento, tra l’altro, ai Fondi strutturali, ai Fondi della BEI (Banca Europea per gli Investimenti) al capitale di rischio. Nel 2014, poi, la Commissione dovrà presentare una relazione che tenga conto degli elementi previsti al comma 8, tra cui: - valutazione soglie minime di riduzione dei GHG; - le misure adottate dagli Stati membri per il conseguimento degli obiettivi; - l’impatto economico, ambientale e sociale, nonché sulla biodiversità della produzione dei biocarburanti nell’UE e nei Paesi terzi; - la disponibilità commerciale dei biocarburanti di seconda generazione; - l’impatto dell’attuazione dell’obiettivo sulla disponibilità di prodotti alimentari a prezzi accessibili; - la disponibilità commerciale dei veicoli a motore elettrico, ibrido e a idrogeno; - la metodologia per calcolare la quota di energia rinnovabile nel settore dei trasporti; - l’analisi dell’attuazione della Direttiva stessa, con riguardo ai meccanismi di cooperazione per garantire che gli Stati membri possano continuare ad avvalersi dei regimi di sostegno nazionali sulla base del miglior rapporto costibenefici. Questa “revisione”, per la quale si era speso il Governo italiano potrà permettere alla Commissione di presentare proposte di aggiustamento, ma non condizionerà l’obiettivo finale del 20%, né il controllo degli Stati membri sugli schemi nazionali di sostegno e cooperazione. Forse, sarebbe più corretto usare il termine “verifica”, dal momento che non c’è alcuna possibilità di rivedere gli obiettivi nazionali. Nel 2018 la Commissione presenterà una tabella di marcia per le energie rinnovabili, per il periodo successivo al 2020, con eventuali proposte indirizzate al Parlamento europeo e al Consiglio, derivanti dall’esperienza acquista nell’attuazione della Direttiva e dall’evoluzione tecnologica nel settore delle energie rinnovabili. Art. 24. La Commissione creerà una piattaforma pubblica per aumentare la trasparenza e la collaborazione tra gli Stati membri. Tale piattaforma conterrà: - piani di azione nazionale per le energie rinnovabili;
- documenti previsionali degli Stati membri; - informazioni sulle cooperazioni in materia di trasferimenti statistici; - informazioni sui progetti comuni; - relazioni degli Stati membri sui progressi realizzati nella promozione e nell’uso dell’energia da fonti rinnovabili; - relazioni varie della Commissione. Art. 25. Per le attività e i controlli sull’attuazione della Direttiva, la Commissione si avvarrà dell’assistenza del Comitato sulle Fonti di Energia Rinnovabili e del Comitato sulla Sostenibilità dei biocarburanti. Art. 26. Sono apportate le abrogazioni delle precedenti Direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE. Art. 27. Viene fissato al 5 dicembre 2010 il termine ultimo concesso agli Stati membri per conformarsi alla Direttiva. Art. 28. La Direttiva entra in vigore il 20° giorno successivo alla pubblicazione (5 giugno 2009). Art. 29. Destinatari della Direttiva sono gli Stati membri dell’unione Europea. Allegato I. Vengono definiti gli obiettivi nazionali generali per la quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale di energia. La Sezione A contiene la percentuale assegnata ad ogni singolo Stato al 2020; mentre la sezione B indica la traiettoria di calcolo sulla base delle percentuali di partenza (2005) e quelle finali (2020) per step biennali. Allegato II. Contiene la formula di normalizzazione per il computo dell’elettricità da energia idraulica e da energia eolica. Allegato III. Relativo al contenuto energetico dei carburanti per autotrazione. Allegato IV. Stabilisce i criteri per i sistemi di certificazione o sistemi equivalenti di qualificazione per gli installatori. Allegato V. Definisce le regole per il calcolo dell’impatto dei gas ad effetto serra dei biocarburanti, bioliquidi e carburanti fossili di riferimento. Allegato VI. Requisiti minimi del Modello standard armonizzato per i Piani di azione nazionali per energie rinnovabili. Allegato VII. Computo dell’energia prodotta dalle pompe di calore.
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ENERGIE ALTERNATIVE E RINNOVABILI
Rapporto ONU-UNEP
GLI INVESTIMENTI GLOBALI 2008 IN ENERGIA NELLE RINNOVABILI I maggiori incrementi nei Paesi in via di sviluppo Nel mese di maggio sono stati pubblicati dei Rapporti sull’andamento dell’implementazione delle energie rinnovabili, sui relativi costi, sulle opportunità di lavoro che offrono, nonché sulle loro possibilità di concorrere agli obiettivi di ridurre le emissioni climalteranti, dei quali riteniamo opportuno fornire segnalazioni stante gli interessanti scenari (mondiale, europeo e italiano) che propongono. Il primo è “Global Trends in Sustainable Energy Investment 2009” (ndr: gli altri sono nelle pagine successive), commissionato dall’UNEP (Programma ONU per l’Ambiente - Sustainable Energy Finance Initiative) e realizzato da New Energy Finance, che evidenzia come nonostante la crisi che ha colpito le economie mondiali, nel 2008 gli investimenti per le energie pulite sono stati superiori a quelli per le fonti energetiche fossili e in aumento del 5% rispetto al 2007, grazie agli investimenti soprattutto di Cina, Brasile, Messico e delle altre economie emergenti, men-
tre c’è stato un calo negli USA e in Europa. Su un totale di 250 miliardi di dollari di investimenti nel settore energetico, ben 155 miliardi si sono indirizzati alle rinnovabili, di questi: - 105 sono andati direttamente a eolico, solare, mini-idroelettrico, biomassa, geotermia; - 35 ai grandi impianti idroelettrici; - circa 14 miliardi sono stati investiti in imprese per lo sviluppo di nuove tecnologie. Questo significa che le energie rinnovabili hanno rappresentato nel 2008 oltre il 40% della capacità di generazione di energia aggiunta. “Senza dubbio la crisi economica ha pesato sugli investimenti in energia pulita rispetto ai trend di crescita degli ultimi anni - ha dichiarato Achim Steiner, Direttore esecutivo UNEP - Gli investimenti negli USA sono diminuii del 2%, mentre in Europa la crescita. è rimasta stabile. Tuttavia, ci sono stati anche alcuni aspetti rilevanti nel
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2008, soprattutto nelle economie in via di sviluppo” La Cina è diventata il secondo più grande mercato dell’eolico in termini di capacità e il più grande produttore di fotovoltaico, mentre Giappone, Australia e Kenya stanno investendo soprattutto nell’energia geotermica. Nel frattempo le altre economie in via di sviluppo come Brasile, Cile, Perù e Filippine hanno elaborato o sono sul punto di introdurre politiche e leggi di promozione delle energie pulite, come parte di una più ampia economia verde. “Il Messico, ad esempio, che sarà il Paese ospitante le celebrazioni ufficiali della Giornata Mondiale dell’Ambiente il 5 giugno [ndr: vedi articolo “Il tuo Pianeta ha bisogno di te”, a pag. 20 e segg. di questo stesso numero], prevede di raddoppiare il suo obiettivo per la produzione di energia da fonti rinnovabili, portandolo al 16% - ha aggiunto Steiner - quale parte di una nuova politica energetica nazionale”.
Comunque, il 2009 non si presenta altrettanto favorevole. Il primo trimestre ha segnalato un crollo del 56% che preoccupa l’ONU che aveva stimato in 750 miliardi di dollari la spesa e gli investimenti tra il 2009 e il 2011, per poter raggiungere gli obiettivi di riduzione dei cambiamenti climatici. Altrettanta preoccupazione destano i posti di lavoro che possono contrarsi ulteriormente, allontanando sempre più gli Obiettivi del Millennio, tra cui la riduzione della povertà è quella che ne risentirà maggiormente. È pur vero che debbono dispiegarsi i contributi che deriveranno dai “pacchetti-stimolo”, preannunciati dalle grandi economie, come Stati Uniti, UE, Giappone, ma riteniamo che solo un accordo lungimirante ed equo sul clima
a Copenhagen darà il maggior sostegno allo sviluppo delle rinnovabili. Passando ad analizzare i singoli comparti, dal Rapporto si constata che è stato l’eolico ad attrarre maggiormente nel 2008 gli investimenti (quasi 22 miliardi di dollari, con un incremento, però, solo dell’1% rispetto al 2007). Il solare con 33,5 miliardi di dollari è il comparto che è cresciuto maggiormente (quasi +50% rispetto al 2007). I biocarburanti, con investimenti di quasi 17 miliardi di dollari, sono calati del 9% sul 2007, evidenziando un momento di riflessione a seguito dell’aumento dei prezzi dei prodotti agricoli da cui si ricava l’etanolo, soprattutto per ragioni politiche, trovando oppositori nella sua diffusione,
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nonostante la tecnologia sia matura, essendo stati accusati di essere i maggiori responsabili della crisi alimentare scoppiata lo scorso anno. Tant’è, che nel 2008 gli investimenti per la ricerca di tecnologie e nuovi prodotti da cui trarre biocarburanti (di 2a generazione) hanno superato quelli per la produzione dei tradizionali. È comunque la geotermia che si segnala nel 2008 per aver avuto con 2,2 miliardi di dollari, il più alto incremento di investimenti rispetto al 2007 (+149%), a conferma che, pur presupponendo elevati costi iniziali, la tecnologia offre garanzie a mediolungo termine di avervi investito a rendimento sicuro. (Prosegue a pag. 33)
(ndr. Si avverte che il testo della Direttiva inserito nelle pagine di questo Inserto non riveste carattere di ufficialità e non è sostitutivo in alcun modo della pubblicazione ufficiale cartacea).
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IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA, (omissis) considerando quanto segue: (1) Il controllo del consumo di energia europeo e il maggiore ricorso all’energia da fonti rinnovabili, congiuntamente ai risparmi energetici e ad un aumento dell’efficienza energetica, costituiscono parti importanti del pacchetto di misure necessarie per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e per rispettare il protocollo di Kyoto della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e gli ulteriori impegni assunti a livello comunitario e internazionale per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra oltre il 2012. Tali fattori hanno un’importante funzione anche nel promuovere la sicurezza degli approvvigionamenti energetici, nel favorire lo sviluppo tecnologico e l’innovazione e nel creare posti di lavoro e sviluppo regionale, specialmente nelle zone rurali ed isolate. (2) In particolare, i maggiori progressi tecnologici, gli incentivi all’uso e alla diffusione dei trasporti pubblici, il ricorso a tecnologie energeticamente efficienti e l’utilizzo nei trasporti di energia proveniente da fonti rinnovabili sono tra gli strumenti più efficaci con cui la Comunità può ridurre la sua dipendenza dalle importazioni di petrolio nel settore dei trasporti, in cui il problema della sicurezza degli approvvigionamenti energetici è più acuto, e influenzare il mercato dei carburanti per autotrazione. (3) Sono state riconosciute le possibilità di conseguire la crescita economica grazie all’innovazione e ad una politica energetica sostenibile e competitiva. La produzione di energia da fonti rinnovabili dipende spesso dalle piccole e medie imprese (PMI) locali o regionali. Sono rilevanti le possibilità di crescita e di occupazione negli Stati membri e nelle loro regioni riconducibili agli investimenti nella produzione di energia da fonti rinnovabili a livello regionale e locale. La Commissione e gli Stati membri dovrebbero pertanto sostenere le azioni di sviluppo nazionali e regionali in tali settori, incoraggiare lo scambio di migliori prassi tra iniziative di sviluppo locali e regionali in materia di produzione di energia da
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fonti rinnovabili e promuovere il ricorso ai fondi strutturali in tale settore. Nel favorire lo sviluppo del mercato delle fonti energetiche rinnovabili, è necessario tener conto dell’impatto positivo sullo sviluppo a livello regionale e locale, sulle prospettive di esportazione, sulla coesione sociale e sulla creazione di posti di lavoro, in particolare per quanto riguarda le PMI e i produttori indipendenti di energia. Al fine di ridurre le emissioni di gas a effetto serra all’interno della Comunità e la dipendenza di quest’ultima dalle importazioni di energia, è opportuno stabilire uno stretto collegamento tra lo sviluppo dell’energia da fonti rinnovabili e l’aumento dell’efficienza energetica. È opportuno sostenere la fase di dimostrazione e commercializzazione delle tecnologie decentrate per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Il passaggio a una produzione energetica decentrata presenta molti vantaggi, compreso l’utilizzo delle fonti di energia locali, maggiore sicurezza locale degli approvvigionamenti energetici, minori distanze di trasporto e ridotta dispersione energetica. Tale passaggio favorisce, inoltre, lo sviluppo e la coesione delle comunità grazie alla disponibilità di fonti di reddito e alla creazione di posti di lavoro a livello locale. La direttiva 2001/77/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 settembre 2001, sulla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità(1), e la direttiva 2003/30/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’8 maggio 2003, sulla promozione dell’uso dei biocarburanti o di altri carburanti rinnovabili nei trasporti(2), hanno definito vari tipi di energie da fonti rinnovabili. La direttiva 2003/54/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2003, relativa a norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica(3), ha fissato definizioni per il settore elettrico in generale. Per motivi di certezza del diritto e di chiarezza, nella presente direttiva è opportuno utilizzare le stesse definizioni o definizioni simili. La Comunicazione della Commissione del 10 gennaio 2007 intitolata «Tabella di marcia per le energie rinnovabili - Le energie rinnovabili nel 21° secolo: costruire un futuro più sostenibile» ha dimostrato che un obiettivo del 20% per la quota complessiva
(1)
GU L 283 del 27.10.2001, pag.parere 33 GU L 123 del 17.5.2003, pag. 42. (3) GU L 176 del 15.7.2003, pag. 37. (2)
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Regioni&Ambiente n° 6 Giugno 2009
INSERTO
“Pacchetto Clima-Energia” in G.U.E.E. L 140 del 5 giugno 2009 DIRETTIVA 2009/28/CE RELATIVA ALLA PROMOZIONE DELL’USO DELL’ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI RECANTE MODIFICA E SUCCESSIVA ABROGAZIONE DELLE DIRETTIVE 2001/77/CE E 2003/30/CE
di energia da fonti rinnovabili ed un obiettivo del 10% per le energie da fonti rinnovabili nei trasporti sarebbero obiettivi appropriati e raggiungibili e che un quadro che preveda obiettivi obbligatori consentirebbe di creare la stabilità a lungo termine di cui le imprese hanno bisogno per effettuare investimenti razionali e sostenibili nel settore delle energie rinnovabili che sono in grado di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili di importazione e di incrementare l’utilizzo delle nuove tecnologie energetiche. Detti obiettivi esistono già nel quadro del miglioramento del 20% dell’efficienza energetica entro il 2020, oggetto della comunicazione della Commissione del 19 ottobre 2006 dal titolo «Piano d’azione per l’efficienza energetica: concretizzare le potenzialità », avallata dal Consiglio europeo nel marzo 2007 e dal Parlamento europeo nella risoluzione del 31 gennaio 2008 su tale piano di azione. (9) Il Consiglio europeo del marzo 2007 ha riaffermato l’impegno della Comunità a favore dello sviluppo dell’energia da fonti rinnovabili in tutta la Comunità oltre il 2010. Esso ha approvato un obiettivo obbligatorio del 20% di energia da fonti rinnovabili sul consumo di energia complessivo della Comunità entro il 2020 e un obiettivo minimo obbligatorio del 10% che tutti gli Stati membri dovranno raggiungere per quanto riguarda la quota di biocarburanti sul consumo di benzine e diesel per autotrazione entro il 2020, da introdurre in maniera efficiente sotto il profilo dei costi. Esso ha affermato che il carattere vincolante dell’obiettivo per i biocarburanti è opportuno, a condizione che la produzione sia sostenibile, che i biocarburanti di seconda generazione vengano resi disponibili sul mercato e che la direttiva 98/70/ CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 ottobre 1998, relativa alla qualità della benzina e del combustibile diesel(4) , sia modificata per consentire miscele in percentuali adeguate. Il Consiglio europeo del marzo 2008 ha ribadito che è essenziale elaborare e rispettare criteri di sostenibilità efficaci per i biocarburanti e assicurare la reperibilità sul mercato dei biocarburanti di seconda generazione. Il Consiglio europeo del giugno 2008 ha nuovamente fatto riferimento ai criteri di sostenibilità e allo sviluppo di biocarburanti di seconda generazione, sottolineando la necessità di valutare l’eventuale impatto della produzione di biocarburanti sui prodotti agricoli destinati alla produzione alimentare e intervenire, se necessario, per ovviare alle carenze. Ha inoltre dichiarato che sarebbe stata opportuna un’ulteriore valutazione delle conseguenze ambientali e sociali della produzione e del consumo di biocarburanti. (10) Nella risoluzione del 25 settembre 2007 sulla tabella di marcia per le energie rinnovabili in Europa(5), il Parlamento europeo ha invitato la Commissione a presentare entro la fine del 2007 una proposta per un quadro legislativo in materia di energie rinnovabili, facendo riferimento all’importanza di fissare obiettivi per le quote di energia da fonti rinnovabili a livello della Comunità e degli Stati membri. (4) (5)
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GU L 350 del 28.12.1998, pag. 58. GU C 219 E del 28.8.2008, pag. 82.
(11) È necessario definire norme trasparenti e chiare per il calcolo della quota di energia da fonti rinnovabili e per definire le fonti stesse. In questo contesto dovrebbe essere inclusa l’energia presente negli oceani e in altri corpi idrici in forma di onde, correnti marine, maree, gradienti di energia termica oceanica o gradienti di salinità. (12) L’utilizzo di materiale agricolo come concimi, deiezioni liquide nonché altri rifiuti animali e organici per la produzione di biogas offre, grazie all’elevato potenziale di riduzione nelle emissioni di gas a effetto serra, notevoli vantaggi ambientali sia nella produzione di calore e di elettricità sia nell’utilizzo come biocarburanti. A motivo del carattere decentralizzato e della struttura d’investimento regionale, gli impianti di biogas possono contribuire in misura notevole allo sviluppo sostenibile delle zone rurali, offrendo agli agricoltori nuove possibilità di reddito. (13) Tenuto conto delle posizioni del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, è opportuno fissare obiettivi nazionali obbligatori in linea con la quota del 20% per l’energia da fonti rinnovabili e per una quota del 10% per l’energia da fonti rinnovabili nei trasporti per quanto attiene al consumo di energia della Comunità al 2020. (14) La principale finalità di obiettivi nazionali obbligatori è creare certezza per gli investitori nonché stimolare lo sviluppo costante di tecnologie capaci di generare energia a partire da ogni tipo di fonte rinnovabile. Non è pertanto opportuno rinviare la decisione sul carattere obbligatorio di un obiettivo in attesa di eventi futuri. (15) Le situazioni di partenza, le possibilità di sviluppo dell’energia da fonti rinnovabili e il mix energetico variano da uno Stato membro all’altro. Occorre pertanto tradurre l’obiettivo complessivo comunitario del 20% in obiettivi individuali per ogni Stato membro, procedendo ad un’allocazione giusta e adeguata che tenga conto della diversa situazione di partenza e delle possibilità degli Stati membri, ivi compreso il livello attuale dell’energia da fonti rinnovabili e il mix energetico. A questo scopo, occorre ripartire l’aumento totale richiesto dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili tra gli Stati membri sulla base di un aumento uguale della quota di ogni Stato membro ponderato in funzione del rispettivo PIL, modulato in modo da tenere conto della loro situazione di partenza, ed effettuando i calcoli in termini di consumo finale lordo di energia, tenuto conto dell’impegno precedentemente profuso dagli Stati membri in merito all’uso dell’energia da fonti rinnovabili. (16) Per contro, è opportuno fissare per tutti gli Stati membri un obiettivo del 10% per la quota di energia da fonti rinnovabili nei trasporti, per assicurare l’uniformità delle specifiche applicabili ai carburanti per autotrazione e la loro disponibilità. Data la facilità degli scambi dei carburanti per autotrazione, gli Stati membri che non dispongono di risorse sufficienti potranno facilmente ottenere biocarburanti altrove. Tecnicamente la Comunità sarebbe in grado di raggiungere l’obiettivo che si è fissata per l’impiego di energia da fonti rinnovabili nei trasporti unicamente con la produzione interna, tuttavia è probabile e
auspicabile che l’obiettivo venga di fatto raggiunto tramite una combinazione di produzione interna e di importazioni. A questo scopo, la Commissione dovrebbe controllare l’approvvigionamento di biocarburanti del mercato comunitario e proporre, se necessario, misure idonee per conseguire un approccio equilibrato basato su produzione interna e importazioni, anche tenendo conto dell’andamento dei negoziati commerciali multilaterali e bilaterali, di considerazioni ambientali, sociali ed economiche e della sicurezza degli approvvigionamenti energetici. (17) Il miglioramento dell’efficienza energetica è un obiettivo chiave della Comunità e lo scopo è di raggiungere un miglioramento dell’efficienza energetica del 20% entro il 2020. Tale scopo, unitamente alla normativa in vigore e futura, che comprende la direttiva 2002/91/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2002, sul rendimento energetico nell’edilizia(6), la direttiva 2005/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del6 luglio 2005, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti che consumano energia(7), e la direttiva 2006/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del5 aprile 2006, concernente l’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energetici(8), svolge un ruolo fondamentale nel garantire che gli obiettivi in materia di clima ed energia siano raggiunti al minor costo possibile e possano altresì offrire nuove possibilità all’economia dell’Unione europea. Le politiche in materia di efficienza energetica e di risparmio energetico sono uno dei metodi più efficaci mediante cui gli Stati membri possono aumentare la quota di energia da fonti rinnovabili e, di conseguenza, gli Stati membri raggiungeranno più facilmente l’obiettivo complessivo nazionale e l’obiettivo per il settore dei trasporti in materia di energia da fonti rinnovabili fissati dalla presente direttiva. (18) Spetterà agli Stati membri migliorare in modo significativo l’efficienza energetica in tutti i settori al fine di realizzare più facilmente i loro obiettivi in materia di energia da fonti rinnovabili, espressi in percentuale del consumo finale lordo di energia. La necessità di efficienza energetica nel settore dei trasporti è imperativa poiché probabilmente sarà più difficile raggiungere in modo sostenibile l’obiettivo obbligatorio di una percentuale di energia da fonti rinnovabili se la domanda complessiva di energia per i trasporti continuerà a crescere. L’obiettivo obbligatorio del 10% per i trasporti che tutti gli Stati membri dovranno raggiungere dovrebbe pertanto essere definito come quota di energia finale consumata nei trasporti da ottenere a partire da fonti rinnovabili in generale e non soltanto da biocarburanti. (19) Per assicurare che gli obiettivi nazionali obbligatori generali vengano raggiunti, gli Stati membri devono cercare di seguire una traiettoria indicativa che permetta loro di avanzare verso il conseguimento dei loro obiettivi obbligatori finali. (6)
GU L 1 del 4.1.2003, pag. 65. GU L 191 del 22.7.2005, pag. 29. (8) GU L 114 del 27.4.2006, pag. 64. (7)
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Essi devono adottare un piano di azione nazionale per le energie rinnovabili che comprenda l’informazione sugli obiettivi settoriali, tenendo conto del fatto che esistono diversi usi della biomassa e che è pertanto essenziale sfruttare nuove risorse della biomassa. Inoltre, gli Stati membri dovrebbero indicare le misure volte a conseguire tali obiettivi. Ciascuno Stato membro dovrebbe valutare, nel calcolare il proprio consumo finale lordo di energia previsto nel piano di azione nazionale per le energie rinnovabili, il contributo che le misure di risparmio energetico e di efficienza energetica possono apportare al conseguimento di propri obiettivi nazionali. Gli Stati membri devono tener conto della combinazione ottimale di tecnologie per l’efficienza energetica e di energia da fonti rinnovabili. Per beneficiare dei progressi tecnologici e delle economie di scala, la traiettoria indicativa dovrebbe tenere conto della possibilità di un aumento più rapido dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili in futuro. Pertanto, un’attenzione particolare potrà essere prestata ai settori che risentono in misura sproporzionata della mancanza di progressi tecnologici e di economie di scala e restano pertanto al di sotto delle loro possibilità di sviluppo, ma in futuro potrebbero contribuire in misura significativa al raggiungimento degli obiettivi fissati per il 2020. Il punto di partenza della traiettoria indicativa dovrebbe essere il 2005, trattandosi dell’anno più recente per il quale si dispone di dati affidabili sulle quote nazionali di energia da fonti rinnovabili. La realizzazione degli obiettivi della presente direttiva esige che la Comunità e gli Stati membri destinino consistenti risorse finanziarie alla ricerca e allo sviluppo in relazione alle tecnologie nel settore delle energie rinnovabili. In particolare, l’Istituto europeo di innovazione e tecnologia dovrebbe dare elevata priorità alla ricerca e allo sviluppo di tecnologie in tale settore. Gli Stati membri possono incoraggiare le autorità locali e regionali a fissare obiettivi superiori a quelli nazionali e coinvolgerle nell’elaborazione di piani d’azione nazionali per le energie rinnovabili e nel varo di iniziative di sensibilizzazione del pubblico sui vantaggi dell’energia da fonti rinnovabili. Per sfruttare appieno il potenziale della biomassa, la Comunità e gli Stati membri dovrebbero promuovere un maggior ricorso alle riserve di legno esistenti e allo sviluppo di nuovi sistemi di silvicoltura. Gli Stati membri hanno potenziali diversi in materia di energia rinnovabile e diversi regimi di sostegno all’energia da fonti rinnovabili a livello nazionale. La maggioranza degli Stati membri applica regimi di sostegno che accordano sussidi solo all’energia da fonti rinnovabili prodotta sul loro territorio. Per il corretto funzionamento dei regimi di sostegno nazionali è essenziale che gli Stati membri possano controllare gli effetti e i costi dei rispettivi regimi in funzione dei loro diversi potenziali. Uno strumento importante per raggiungere l’obiettivo fissato dalla presente direttiva consiste nel garantire il corretto funzionamento dei regimi di sostegno nazionali, come previsto dalla direttiva 2001/77/CE, al fine di
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mantenere la fiducia degli investitori e permettere agli Stati membri di elaborare misure nazionali efficaci per conformarsi al suddetto obiettivo. La presente direttiva mira ad agevolare il sostegno transfrontaliero all’energia da fonti rinnovabili senza compromettere i regimi di sostegno nazionali. Introduce meccanismi facoltativi di cooperazione tra Stati membri che consentono loro di decidere in che misura uno Stato membro sostiene la produzione di energia in un altro e in che misura la produzione di energia da fonti rinnovabili dovrebbe essere computata ai fini dell’obiettivo nazionale generale dell’uno o dell’altro. Per garantire l’efficacia delle due misure per il conseguimento degli obiettivi, ossia i regimi di sostegno nazionali e i meccanismi di cooperazione, è essenziale che gli Stati membri siano in grado di determinare se e in quale misura i loro regimi nazionali di sostegno si applicano all’energia da fonti rinnovabili prodotta in altri Stati membri e di concordare tale sostegno applicando i meccanismi di cooperazione previsti dalla presente direttiva. È auspicabile che i prezzi dell’energia riflettano i costi esterni della produzione e del consumo di energia, compresi, se del caso, i costi ambientali, sociali e sanitari. Il supporto del pubblico è necessario per conseguire gli obiettivi comunitari relativi alla diffusione dell’elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili, in particolare fintantoché le tariffe elettriche nel mercato interno non rifletteranno pienamente i costi ambientali e sociali e i vantaggi delle fonti energetiche utilizzate. La Comunità e gli Stati membri dovrebbero adoperarsi per ridurre il consumo totale di energia nel settore dei trasporti, aumentandone l’efficienza energetica. Fra i principali mezzi per ridurre il consumo di energia nel settore dei trasporti figurano la pianificazione del settore, il sostegno ai trasporti pubblici, l’aumento della quota delle autovetture elettriche attualmente prodotte e la fabbricazione di autovetture più efficienti sotto il profilo energetico, di dimensioni minori e di minore potenza. Gli Stati membri dovrebbero puntare a diversificare il loro mix di energie da fonti rinnovabili in tutti i comparti del trasporto. Entro il 1° giugno del 2015 la Commissione dovrebbe presentare al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione che illustri le possibilità di incremento dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili in ogni comparto del trasporto. Nel calcolo del contributo dell’energia idraulica ed eolica, ai fini della presente direttiva, dovrebbe essere applicata una formula di normalizzazione per attenuare gli effetti delle variazioni climatiche. Inoltre, l’elettricità prodotta in centrali di pompaggio che utilizzano l’acqua precedentemente pompata a monte non dovrebbe essere considerata come elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili. Le pompe di calore che permettono l’utilizzo del calore aerotermico, geotermico o idrotermico ad un livello di temperatura utile hanno bisogno di elettricità o di altra energia ausiliare per funzionare. L’energia utilizzata per far funzionare le pompe di calore dovrebbe quindi essere dedotta dal calo-
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re utilizzabile totale. Solo le pompe di calore il cui rendimento in termini di calore eccede significativamente l’energia primaria di cui necessitano per funzionare dovrebbero essere prese in considerazione. I sistemi energetici passivi utilizzano la progettazione degli edifici per generare energia. Ciò viene considerato energia risparmiata. Per evitare il doppio computo, l’energia generata in tal modo non dovrebbe essere presa in considerazione ai fini della presente direttiva. In alcuni Stati membri il trasporto aereo rappresenta una quota rilevante del loro consumo finale lordo di energia. Alla luce dei vincoli tecnologici e normativi esistenti che vietano l’uso commerciale dei biocarburanti nel settore del trasporto aereo, occorre prevedere una deroga parziale per tali Stati membri, escludendo dal calcolo del loro consumo finale lordo di energia nel settore del trasporto aereo nazionale l’importo per il quale superano una volta e mezzo la media comunitaria per quanto concerne il consumo finale lordo di energia nel settore del trasporto aereo nel 2005 calcolata da Eurostat, ossia il 6,18%. Cipro e Malta, in ragione del loro carattere insulare e periferico, dipendono dal trasporto aereo quale modalità di trasporto essenziale per i loro cittadini e per la loro economia. Di conseguenza, Cipro e Malta hanno un consumo finale lordo di energia, per quanto concerne il trasporto aereo nazionale, che è sproporzionatamente elevato, ciò è a dire che supera più di tre volte la media a livello comunitario per il 2005, e sono dunque condizionati in maniera sproporzionata dagli attuali vincoli tecnologici e normativi. Per tali Stati membri è quindi opportuno disporre che tale esenzione copra l’importo per il quale superano la media a livello comunitario per quanto concerne il consumo finale lordo di energia nel settore del trasporto aereo nel 2005 calcolata da Eurostat, ossia il 4,12%. Per ottenere un modello energetico incentrato sull’energia da fonti rinnovabili è necessario promuovere una cooperazione strategica tra Stati membri cui partecipino, se del caso, le regioni e gli enti locali. Nel rispetto delle disposizioni della presente direttiva, gli Stati membri dovrebbero essere incoraggiati a perseguire tutte le forme appropriate di cooperazione in relazione agli obiettivi fissati dalla presente direttiva. Tale cooperazione può essere realizzata a tutti i livelli, sia bilateralmente sia multilateralmente. A parte i meccanismi che incidono sul calcolo degli obiettivi e sul loro rispetto, che sono esclusivamente previsti dalla presente direttiva, vale a dire i trasferimenti statistici tra Stati membri, i progetti comuni e i regimi comuni di sostegno, la cooperazione può anche assumere la forma, ad esempio, di scambio di informazioni e migliori prassi, come previsto in particolare nella piattaforma per la trasparenza istituita dalla presente direttiva, nonché di coordinamento volontario tra tutti i tipi di regimi di sostegno. Per creare le possibilità di ridurre il costo del conseguimento degli obiettivi fissati nella presente
direttiva, è opportuno favorire il consumo negli Stati membri di energia prodotta da fonti rinnovabili in altri Stati membri e permettere agli Stati membri di computare l’energia da fonti rinnovabili consumata in altri Stati membri ai fini del conseguimento dei propri obiettivi nazionali. Per questo motivo, sono necessarie misure di flessibilità che, tuttavia, rimangono sotto il controllo degli Stati membri al fine di non pregiudicare la loro capacità di raggiungere i propri obiettivi nazionali. Tali misure di flessibilità assumono la forma di trasferimenti statistici, progetti comuni tra Stati membri o regimi di sostegno comuni. (37) L’elettricità importata, prodotta da fonti energetiche rinnovabili al di fuori della Comunità, dovrebbe poter essere computata ai fini del conseguimento degli obiettivi degli Stati membri. Tuttavia, per evitare un aumento netto delle emissioni di gas a effetto serra dovuto alla diversione delle fonti energetiche rinnovabili esistenti e alla loro sostituzione totale o parziale con fonti energetiche convenzionali, dovrebbe essere computata solo l’elettricità prodotta da impianti a energia da fonti rinnovabili che siano messi in servizio dopo l’entrata in vigore della presente direttiva o grazie all’incremento di capacità di un impianto ristrutturato dopo tale data. Affinché la sostituzione dell’energia convenzionale con l’energia rinnovabile nella Comunità e nei paesi terzi possa avere un effetto adeguato, occorre assicurare che tali importazioni possano essere individuate e computate in modo affidabile. Sarà valutata l’opportunità di accordi con paesi terzi in merito all’organizzazione di tali scambi di elettricità da fonti energetiche rinnovabili. Se, in virtù di una decisione adottata a tal fine in conformità del trattato che istituisce la Comunità dell’energia(9) le parti contraenti di tale trattato sono vincolate dalle pertinenti disposizioni della presente direttiva, le misure di cooperazione tra gli Stati membri previste nella presente direttiva saranno ad esse applicabili. (38) Quando gli Stati membri intraprendono progetti comuni con uno o più paesi terzi per la produzione di elettricità da fonti energetiche rinnovabili, è opportuno che tali progetti comuni riguardino unicamente impianti di nuova costruzione o impianti che sono stati oggetto recentemente di un aumento di capacità. Ciò contribuirà a garantire che la quota di energia da fonti rinnovabili nel consumo totale di energia del paese terzo non sia ridotta a causa dell’importazione di energia da fonti rinnovabili nella Comunità. Inoltre, gli Stati membri interessati dovrebbero facilitare l’uso a livello nazionale da parte del paese terzo interessato di parte della produzione di elettricità degli impianti oggetto del progetto comune. Il paese terzo interessato dovrebbe altresì essere incoraggiato dalla Commissione e dagli Stati membri a sviluppare una politica ambiziosa in materia di energie rinnovabili. (39) Considerando che i progetti che presentano un notevole interesse europeo nei paesi terzi, come il piano solare mediterraneo, possono aver bisogno di un lungo periodo di tempo prima di essere pienamente (9)
GU L 198 del 20.7.2006, pag. 18.
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interconnessi con il territorio della Comunità, è opportuno facilitarne lo sviluppo consentendo agli Stati membri di tenere conto, nei loro obiettivi nazionali, di una quantità di elettricità limitata prodotta da tali progetti durante la costruzione dell’interconnessione. La procedura utilizzata dall’amministrazione incaricata di supervisionare l’autorizzazione, la certificazione e la concessione di licenze per impianti di produzione di energie rinnovabili dovrebbe essere obiettiva, trasparente, non discriminatoria e proporzionata nell’applicazione a progetti specifici. In particolare, è opportuno evitare oneri inutili che potrebbero insorgere dall’inclusione dei progetti in materia di energie da fonti rinnovabili tra gli impianti che comportano elevati rischi sanitari. È stato dimostrato che l’assenza di norme trasparenti e di coordinamento tra i diversi organismi incaricati del rilascio delle autorizzazioni ostacola lo sviluppo dell’energia da fonti rinnovabili. Di conseguenza, le autorità nazionali, regionali o locali devono tenere conto della struttura specifica del settore dell’energia da fonti rinnovabili quando modificano le loro procedure amministrative di rilascio dei permessi per la costruzione e la gestione di impianti e delle connesse infrastrutture della rete di trasmissione e distribuzione per la produzione di elettricità, riscaldamento e raffreddamento o di carburanti per autotrazione da fonti energetiche rinnovabili. Le procedure amministrative di approvazione degli impianti che utilizzano energia da fonti rinnovabili dovrebbero essere semplificate con calendari trasparenti. Occorre adeguare le norme di pianificazione e gli orientamenti per tenere conto delle apparecchiature di produzione di calore, di freddo e di elettricità da fonti rinnovabili efficienti sotto il profilo dei costi e non dannose per l’ambiente. Per consentire il rapido sviluppo dell’energia da fonti rinnovabili e alla luce della loro grande utilità complessiva in termini di sostenibilità e di ambiente, gli Stati membri, nell’applicazione delle norme amministrative, delle strutture di pianificazione e della legislazione previste per la concessione di licenze agli impianti nel settore della riduzione e del controllo dell’inquinamento degli impianti industriali, per la lotta contro l’inquinamento atmosferico e per la prevenzione o la riduzione al minimo dello scarico di sostanze pericolose nell’ambiente, dovrebbero tenere conto del contributo delle fonti energetiche rinnovabili al conseguimento degli obiettivi in materia di ambiente e di cambiamenti climatici, in particolare rispetto agli impianti di energia non rinnovabile. Per stimolare il contributo dei singoli cittadini agli obiettivi previsti dalla presente direttiva, le autorità competenti dovrebbero valutare la possibilità di sostituire le autorizzazioni con una semplice notifica all’organismo competente in caso d’installazione di piccoli dispositivi decentrati per produrre energia da fonti rinnovabili. È opportuno assicurare la coerenza tra gli obiettivi della presente direttiva e la normativa ambientale della Comunità. In particolare, durante le procedure di valutazione,
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pianificazione o concessione di licenze per gli impianti di energia rinnovabile, gli Stati membri dovrebbero tener conto di tutta la normativa ambientale della Comunità e del contributo delle fonti energetiche rinnovabili al conseguimento degli obiettivi in materia di ambiente e cambiamenti climatici, specialmente rispetto agli impianti di energia non rinnovabile. Le specifiche tecniche e gli altri requisiti fissati a livello nazionale che rientrano nell’ambito di applicazione della direttiva 98/34/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 giugno 1998, che prevede una procedura d’informazione nel settore delle norme e delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell’informazione(10), relative ad esempio ai livelli di qualità, ai metodi di prova o alle condizioni di uso, non dovrebbero ostacolare gli scambi di apparecchiature e di sistemi per le energie rinnovabili. Pertanto, i regimi di sostegno per le energie da fonti rinnovabili non dovrebbero prevedere specifiche tecniche nazionali che differiscano dalle norme comunitarie esistenti, né esigere che le apparecchiature o i sistemi che beneficiano del sostegno siano certificati o testati in una determinata località o da un soggetto specifico. È opportuno che gli Stati membri prendano in considerazione i meccanismi per la promozione di sistemi di teleriscaldamento e teleraffrescamento alimentati con energia da fonti rinnovabili. A livello nazionale e regionale, le norme e gli obblighi in materia di requisiti minimi per l’utilizzo dell’energia da fonti rinnovabili negli edifici nuovi e ristrutturati hanno portato ad un notevole aumento dell’utilizzo di questo tipo di energia. Tali misure dovrebbero essere incoraggiate a un più ampio livello comunitario, promuovendo allo stesso tempo l’utilizzo di più efficienti applicazioni di energia da fonti rinnovabili tramite le regolamentazioni e i codici in materia urbanistica. Può essere opportuno che gli Stati membri, al fine di facilitare e di accelerare la fissazione di livelli minimi per l’uso di energia da fonti rinnovabili negli edifici, prevedano che tali livelli siano conseguiti con l’inserimento di un fattore di energia da fonti rinnovabili per il rispetto delle prescrizioni minime di rendimento energetico previste dalla direttiva 2002/91/CE, correlato a una riduzione ottimale in termini di costi delle emissioni di carbonio per edificio. Occorre colmare le carenze di informazione e di formazione, in particolare nel settore del riscaldamento e del raffreddamento, per incoraggiare la diffusione dell’energia da fonti rinnovabili. Qualora l’accesso alla professione di installatore o l’esercizio della stessa siano regolamentati, i presupposti per il riconoscimento delle qualifiche professionali figurano nella direttiva 2005/36/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 settembre 2005, relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali(11). La presente direttiva si applica pertanto senza pregiudizio della direttiva 2005/36/CE.
GU L 204 del 21.7.1998, pag. 37. GU L 255 del 30.9.2005, pag. 22.
(51) Anche se la direttiva 2005/36/CE fissa requisiti per il riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali, in particolare per gli architetti, è tuttavia necessario assicurarsi che nei loro piani e progetti gli architetti e gli urbanisti prendano adeguatamente in considerazione una combinazione ottimale di fonti rinnovabili e di tecnologie altamente efficienti. Gli Stati membri dovrebbero pertanto dettare orientamenti precisi al riguardo, facendo salve le disposizioni della direttiva 2005/36/CE, in particolare gli articoli 46 e 49. (52) Le garanzie di origine, rilasciate ai fini della presente direttiva, hanno unicamente la funzione di provare al cliente finale che una determinata quota o quantità di energia è stata prodotta da fonti energetiche rinnovabili. Una garanzia d’origine può essere trasferita, a prescindere dall’energia cui si riferisce, da un titolare all’altro. Tuttavia, al fine di assicurare che un’unità di elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili sia indicata a un cliente una volta sola, è opportuno evitare doppi conteggi e doppie indicazioni delle garanzie di origine. L’energia da fonti rinnovabili la cui garanzia di origine che l’accompagna sia stata venduta separatamente dal produttore non dovrebbe essere indicata o venduta al cliente finale come energia prodotta da fonti rinnovabili. È importante operare una distinzione tra i certificati verdi utilizzati per i regimi di sostegno e le garanzie di origine. (53) È opportuno consentire al mercato emergente dei consumatori di elettricità da fonti rinnovabili di contribuire alla costruzione di nuovi impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Gli Stati membri dovrebbero, pertanto, poter imporre ai fornitori di elettricità che informano i clienti finali circa il loro mix energetico ai sensi dell’articolo 3, paragrafo 6, della direttiva 2003/54/CE di prevedere una percentuale minima di garanzie d’origine di impianti di recente costruzione che producono energie da fonti rinnovabili, a condizione che tale prescrizione rispetti il diritto comunitario. (54) È importante fornire informazioni sulle modalità di allocazione dell’elettricità che beneficia di un sostegno ai clienti finali in ottemperanza dell’articolo 3, paragrafo 6, della direttiva 2003/54/CE. Al fine di migliorare la qualità di tali informazioni destinate ai consumatori, in particolare per quanto riguarda la quantità di energia da fonti rinnovabili prodotta dai nuovi impianti, la Commissione dovrebbe valutare l’efficacia delle misure adottate dagli Stati membri. (55) La direttiva 2004/8/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 febbraio 2004, sulla promozione della cogenerazione basata su una domanda di calore utile nel mercato interno dell’energia(12), prevede garanzie di origine per dimostrare l’origine dell’elettricità dagli impianti di cogenerazione ad alto rendimento. Tali garanzie di origine non possono essere impiegate nel dare comunicazione dell’uso di energie da fonti rinnovabili conformemente all’articolo 3, paragrafo 6, della direttiva 2003/54/CE, in quanto ciò potrebbe comportare un doppio computo e una doppia comunicazione. (12)
GU L 52 del 21.2.2004, pag. 50.(56)
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Le garanzie di origine non conferiscono di per sé il diritto di beneficiare di regimi di sostegno nazionali. Occorre dare sostegno all’integrazione dell’energia da fonti rinnovabili nella rete di distribuzione e trasmissione e all’impiego di sistemi di immagazzinamento dell’energia per la produzione intermittente integrata di energia da fonti rinnovabili. Occorrerebbe accelerare lo sviluppo di progetti sulle energie rinnovabili, compresi i progetti di interesse europeo nel settore delle energie rinnovabili nel quadro del programma per la rete transeuropea dell’energia (RTE-E). A tal fine, la Commissione dovrebbe anche analizzare come migliorare il finanziamento di tali progetti. Occorrerebbe dedicare particolare attenzione ai progetti sulle energie rinnovabili che contribuiscano a migliorare in modo significativo la sicurezza degli approvvigionamenti energetici nella Comunità e nei paesi vicini. L’interconnessione tra paesi facilita l’integrazione dell’elettricità da fonti rinnovabili. Oltre ad attenuare la variabilità, l’interconnessione consente di ridurre i costi di bilanciamento, stimola una reale concorrenza portando a una riduzione dei prezzi e sostiene lo sviluppo delle reti. Inoltre, la condivisione e l’uso ottimale delle capacità di trasmissione potrebbero contribuire ad evitare l’eccessivo bisogno di nuove costruzioni dirette ad aumentare la capacità. L’accesso prioritario e l’accesso garantito per l’elettricità da fonti energetiche rinnovabili sono importanti per integrare le fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità, in linea con l’articolo 11, paragrafo 2, e sviluppare ulteriormente l’articolo 11, paragrafo 3, della direttiva 2003/54/CE. Gli obblighi afferenti al mantenimento dell’affidabilità e della sicurezza della rete, nonché al dispacciamento, possono differire in funzione delle caratteristiche della rete nazionale e del suo funzionamento sicuro. L’accesso prioritario alla rete prevede una garanzia data ai generatori di elettricità da fonti energetiche rinnovabili collegati secondo cui saranno in grado di vendere e trasmettere l’elettricità da fonti energetiche rinnovabili in conformità delle norme sulla connessione in qualsiasi momento in cui sia disponibile la fonte. Qualora l’elettricità da fonti energetiche rinnovabili sia integrata nel mercato a pronti, l’accesso garantito fornisce la certezza che tutta l’elettricità venduta e incentivata abbia accesso alla rete, consentendo l’uso di un quantitativo massimo di elettricità da fonti energetiche rinnovabili prodotte in impianti connessi alla rete. Tuttavia ciò non implica che gli Stati membri siano obbligati a sostenere o a introdurre obblighi di acquisto di energia da fonti rinnovabili. In altri sistemi è definito un prezzo fisso per l’elettricità da fonti energetiche rinnovabili, di consueto in combinazione con un obbligo di acquisto per il gestore del sistema. In questo caso l’accesso prioritario è già presente. In determinate circostanze non è possibile assicurare integralmente la trasmissione e la distribuzione di elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili senza compromettere l’affidabilità o la sicurezza della rete. In tali circostanze può essere opportuno accordare compensazioni finanziarie ai predetti pro-
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duttori. Gli obiettivi della presente direttiva richiedono tuttavia un aumento sostanziale della trasmissione e distribuzione di elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili senza pregiudicare l’affidabilità o la sicurezza del sistema di rete. A tal fine, gli Stati membri dovrebbero adottare misure appropriate tese a permettere una maggiore penetrazione di energia da fonti rinnovabili, anche tenendo conto delle specificità delle risorse variabili e di quelle che non sono ancora immagazzinabili. Ove richiesto dagli obiettivi previsti dalla presente direttiva, la connessione di nuovi impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili dovrebbe essere autorizzata quanto prima. Onde snellire le procedure di connessione alla rete, gli Stati membri possono prevedere connessioni prioritarie o capacità per connessioni riservate per i nuovi impianti che producono elettricità da fonti energetiche rinnovabili. I costi della connessione alla rete elettrica e alla rete del gas di nuovi produttori di elettricità e di gas da fonti energetiche rinnovabili dovrebbero essere oggettivi, trasparenti e non discriminatori e si dovrebbero tenere in debito conto i benefici apportati alle suddette reti dai produttori integrati di elettricità da fonti energetiche rinnovabili e dai produttori locali di gas da fonti rinnovabili. I produttori di elettricità che intendono sfruttare le potenzialità dell’energia da fonti rinnovabili nelle regioni periferiche della Comunità, segnatamente nelle regioni insulari e in quelle a bassa densità demografica, dovrebbero beneficiare, ove possibile, di costi ragionevoli di connessione onde evitare che siano indebitamente svantaggiati rispetto ai produttori ubicati in regioni più centrali, più industrializzate e più densamente popolate. La direttiva 2001/77/CE definisce il quadro per l’integrazione nella rete dell’elettricità prodotta da fonti rinnovabili. Tuttavia, il grado effettivo di integrazione nella rete varia considerevolmente da uno Stato membro all’altro. Per questo motivo, occorre rafforzare il quadro e verificarne periodicamente l’applicazione a livello nazionale. La produzione di biocarburanti dovrebbe essere sostenibile. Pertanto occorre che i biocarburanti utilizzati per conseguire gli obiettivi fissati dalla presente direttiva e i biocarburanti che beneficiano di regimi di sostegno nazionali soddisfino criteri di sostenibilità. È opportuno che la Comunità adotti misure adeguate nel quadro della presente direttiva, tra cui la promozione di criteri di sostenibilità per i biocarburanti e lo sviluppo di biocarburanti di seconda e terza generazione nella Comunità e nel mondo, nonché misure tese a rafforzare la ricerca agricola e la creazione di conoscenza in tali settori. L’introduzione di criteri di sostenibilità per i biocarburanti non raggiungerebbe i suoi obiettivi se i prodotti che non soddisfano i criteri e che sarebbero stati altrimenti utilizzati come biocarburanti sono utilizzati come bioliquidi per la produzione di calore o di elettricità. Per questo motivo, i criteri di sostenibilità dovrebbero applicarsi in generale a tutti i bioliquidi. Il Consiglio europeo del marzo 2007 ha invitato la
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Commissione a presentare proposte per una direttiva di vasta portata sull’uso di tutte le fonti energetiche rinnovabili, contenente criteri e disposizioni per assicurare l’approvvigionamento e l’uso sostenibile della bioenergia. Questi criteri di sostenibilità dovrebbero inquadrarsi in maniera coerente in un sistema più ampio che abbracci tutti i bioliquidi e non soltanto i biocarburanti. Occorre pertanto che i criteri di sostenibilità vengano inclusi nella presente direttiva. Al fine di garantire un approccio coerente tra le politiche energetiche e le politiche ambientali e per evitare i costi aggiuntivi per le imprese e l’incoerenza sotto il profilo ambientale che risulterebbe da un approccio non uniforme, è essenziale prevedere gli stessi criteri di sostenibilità per l’utilizzo di biocarburanti utilizzati ai fini della presente direttiva e ai fini della direttiva 98/70/CE. Per le stesse ragioni, si dovrebbe evitare, in un simile contesto, la duplicazione di relazioni. Inoltre, la Commissione e le autorità nazionali competenti dovrebbero coordinare le proprie attività nell’ambito di un comitato responsabile in maniera specifica per tutti gli aspetti legati alla sostenibilità. Nel 2009 la Commissione dovrebbe inoltre valutare se includere altre applicazioni della biomassa e le modalità di tale inclusione. (69) L’aumento della domanda mondiale di biocarburanti e di bioliquidi e gli incentivi per il loro uso previsti dalla presente direttiva non dovrebbero avere l’effetto di incoraggiare la distruzione di terreni ricchi di biodiversità. Tali risorse limitate, il cui valore per tutta l’umanità è stato riconosciuto in molti atti internazionali, dovrebbero essere preservate. Inoltre, i consumatori della Comunità riterrebbero moralmente inaccettabile che il maggiore uso di biocarburanti e di bioliquidi avesse come potenziale effetto la distruzione di terreni ricchi di biodiversità. Per questi motivi, è necessario prevedere criteri di sostenibilità che assicurino che i biocarburanti e i bioliquidi possano beneficiare di incentivi soltanto quando vi sia la garanzia che non provengono da aree ricche di biodiversità oppure, nel caso di aree designate per scopi di protezione della natura o per la protezione di ecosistemi o specie rari, minacciati o in pericolo di estinzione, quando l’autorità competente dimostri che la produzione delle materie prime non interferisce con detti scopi. I criteri di sostenibilità dovrebbero considerare una foresta ricca di biodiversità nel caso in cui sia una foresta primaria secondo la definizione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) nella «Valutazione delle risorse forestali mondiali», documento che i paesi di tutto il mondo utilizzano per rendicontare sull’estensione delle foreste primarie, o sia protetta da leggi nazionali in materia di protezione della natura. Dovrebbero essere incluse le aree ove si pratica la raccolta di prodotti forestali diversi dal legno, purché l’impatto umano sia limitato. Altri tipi di foreste secondo la definizione della FAO, quali le foreste naturali modificate, le foreste seminaturali e le piantagioni, non dovrebbero essere considerati foreste primarie. Inoltre, tenuto conto dell’elevato grado di biodiversità di alcuni terreni erbosi, temperati o tropicali, incluse savane, steppe,
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terreni arbustivi e praterie ad elevata biodiversità, i biocarburanti prodotti a partire da materie prime coltivate su tali terreni non dovrebbero poter beneficiare degli incentivi previsti dalla presente direttiva. La Commissione dovrebbe fissare criteri adeguati e precisare le zone geografiche per definire questo tipo di terreni erbosi ad elevata biodiversità, conformemente ai migliori dati scientifici disponibili e alle norme internazionali applicabili. Quando terreni che presentano elevate quantità di carbonio nel suolo o nella vegetazione vengono destinati alla coltivazione di materie prime per la produzione di biocarburanti o di bioliquidi, una parte del carbonio contenuto nel suolo viene di norma liberata nell’atmosfera formando biossido di carbonio. Il conseguente impatto negativo in termini di produzione di gas a effetto serra può ridurre, in alcuni casi in misura considerevole, l’impatto positivo in termini di produzione di gas a effetto serra dei biocarburanti o dei bioliquidi. Pertanto, nel calcolo della riduzione delle emissioni di gas a effetto serra ottenuta grazie a determinati biocarburanti e bioliquidi occorre tener conto di tutti gli effetti in termini di produzione di carbonio di una tale conversione. Ciò è necessario per assicurare che nel calcolo della riduzione delle emissioni di gas a effetto serra si tenga conto di tutti gli effetti in termini di carbonio dell’uso dei biocarburanti e dei bioliquidi. Per calcolare l’impatto della conversione dei terreni in termini di gas a effetto serra, è opportuno che gli operatori economici siano in grado di utilizzare valori effettivi per gli stock di carbonio connessi con la destinazione di riferimento dei terreni e la destinazione degli stessi dopo la conversione. Dovrebbero inoltre essere in grado di utilizzare valori standard. Il lavoro del gruppo di esperti intergovernativo sui cambiamenti climatici costituisce la base giusta per tali valori standard, un lavoro che attualmente non è espresso in una forma immediatamente applicabile dagli operatori economici. La Commissione, ispirandosi a tale lavoro, dovrebbe quindi elaborare orientamenti che fungano da base di calcolo delle variazioni degli stock di carbonio ai fini della presente direttiva, anche per quanto concerne le zone boschive con una copertura della volta compresa tra il 10% e il 30%, le savane, i terreni arbustivi e le praterie. È opportuno che la Commissione sviluppi metodologie per valutare l’impatto del drenaggio delle torbiere sulle emissioni di gas a effetto serra. Non dovrebbero essere convertiti alla produzione di biocarburanti i terreni in cui la perdita dello stock di carbonio a seguito della conversione non possa essere compensata dalla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra realizzata tramite la produzione di biocarburanti o di bioliquidi entro un periodo di tempo ragionevole, tenuto conto dell’urgenza di affrontare i cambiamenti climatici. Ciò eviterebbe che siano imposte inutilmente agli operatori economici attività di ricerca onerose e impedirebbe la conversione di terre con rilevanti stock di carbonio che dovessero rivelarsi inadatte per la coltivazione di materie prime destinate alla produzione di biocarburanti e di bioliquidi. L’inventario degli stock mondiali di carbonio indica che
le zone umide e le zone boschive continue con una copertura della volta superiore al 30% dovrebbero essere incluse in tale categoria. Anche le zone boschive con una copertura della volta compresa tra il 10% e il 30% dovrebbero essere incluse, a meno che non si possa dimostrare che il loro stock di carbonio è sufficientemente esiguo da giustificarne la conversione a norma della presente direttiva. Il riferimento alle zone umide dovrebbe tener conto della definizione enunciata nella convenzione relativa alle zone umide di importanza internazionale, soprattutto come habitat degli uccelli acquatici, adottata il 2 febbraio 1971 a Ramsar. (74) Gli incentivi previsti dalla presente direttiva incoraggeranno un aumento della produzione di biocarburanti e bioliquidi a livello mondiale. I biocarburanti e i bioliquidi prodotti a partire da materie prime coltivate all’interno della Comunità dovrebbero altresì rispettare i requisiti comunitari in ambito ambientale relativi al settore agricolo, inclusi quelli per la tutela della qualità delle acque sotterranee e delle acque superficiali, e i requisiti in ambito sociale. Tuttavia, esiste il timore che la produzione di biocarburanti e di bioliquidi in alcuni paesi terzi non rispetti i requisiti minimi in ambito ambientale o sociale. Per tale motivo è opportuno incoraggiare la conclusione di accordi multilaterali e bilaterali, nonché l’introduzione di sistemi volontari a livello internazionale o nazionale, che contemplino aspetti essenziali in materia ambientale e sociale, al fine di promuovere la produzione sostenibile di biocarburanti e bioliquidi a livello mondiale. In assenza di tali accordi o sistemi, gli Stati membri dovrebbero obbligare gli operatori economici a riferire in materia. (75) Nel 2009 la Commissione dovrebbe esaminare i requisiti di un sistema di sostenibilità per gli usi energetici della biomassa, ad eccezione dei bioliquidi e dei biocarburanti, tenendo conto della necessità di gestire le risorse della biomassa in maniera sostenibile. (76) I criteri di sostenibilità sono efficaci soltanto se determinano un cambiamento del comportamento degli operatori del mercato. Tali cambiamenti avranno luogo solo se il rispetto di tali criteri per i biocarburanti e per i bioliquidi determina un vantaggio in termini di prezzo rispetto ai prodotti che non rispettano detti criteri. Secondo il metodo dell’equilibrio di massa per la verifica della conformità, esiste un collegamento fisico tra la produzione di biocarburanti e di bioliquidi che soddisfano i criteri di sostenibilità e il consumo di biocarburanti e di bioliquidi nella Comunità, che crea un equilibrio tra l’offerta e la domanda e garantisce un vantaggio, in termini di prezzo, superiore a quello che si ha in un sistema in cui tale collegamento non esiste. Pertanto, per assicurare che i biocarburanti e i bioliquidi che soddisfano i criteri di sostenibilità possano essere venduti ad un prezzo superiore, occorre applicare il metodo dell’equilibrio di massa per la verifica della conformità. Ciò dovrebbe permettere di mantenere l’integrità del sistema evitando nello stesso tempo di imporre un onere non ragionevole alle imprese. Occorre tuttavia valutare altri metodi di verifica.
(77) Ove opportuno, la Commissione dovrebbe tenere in debito conto la «Valutazione degli ecosistemi per il millennio», che contiene informazioni utili per la conservazione almeno delle aree che forniscono servizi di ecosistema fondamentali in situazioni critiche, quali la protezione degli spartiacque e il controllo dell’erosione. (78) Occorre sorvegliare l’impatto della coltivazione della biomassa, dovuto ad esempio a modifiche della destinazione dei terreni, incluso lo spostamento, l’introduzione di specie esotiche invasive ed altri effetti sulla biodiversità, e gli effetti sulla produzione alimentare e sulla prosperità locale. La Commissione dovrebbe tener conto di tutte le fonti d’informazione pertinenti, compresa la mappa della fame della FAO. I biocarburanti dovrebbero essere promossi in maniera da incoraggiare una maggiore produttività agricola e l’utilizzo dei terreni degradati. (79) È nell’interesse della Comunità incoraggiare la conclusione di accordi multilaterali e bilaterali, nonché l’introduzione di sistemi volontari a livello internazionale o nazionale che fissino norme per la produzione sostenibile di biocarburanti e di bioliquidi e che certifichino che la produzione dei biocarburanti e di bioliquidi soddisfa le predette norme. Per questo motivo, dovrebbero essere previste disposizioni per il riconoscimento di detti accordi o sistemi quali accordi o sistemi che forniscono prove e dati affidabili, a condizione che rispondano a norme adeguate in materia di affidabilità, trasparenza e controllo indipendente. (80) Occorre fissare norme precise per il calcolo delle emissioni di gas a effetto serra prodotte dai biocarburanti e dai bioliquidi e dai carburanti fossili di riferimento. (81) Nel calcolo delle emissioni di gas a effetto serra si dovrebbe tener conto dei prodotti secondari derivanti dalla produzione e dall’uso dei combustibili. Il metodo della sostituzione è appropriato ai fini dell’analisi politica, ma non ai fini della disciplina dei singoli operatori economici e delle diverse partite di carburante per autotrazione. In tali casi, il metodo dell’allocazione energetica è il più adeguato, perché di facile applicazione, è affidabile nel tempo, riduce al minimo gli incentivi controproducenti e produce risultati generalmente comparabili con quelli ottenuti con il metodo della sostituzione. Ai fini dell’analisi politica, nelle relazioni la Commissione dovrebbe anche presentare i risultati ottenuti con il metodo della sostituzione. (82) Per evitare un onere amministrativo sproporzionato, occorre elaborare un elenco di valori standard per le filiere normali di produzione dei biocarburanti, che dovrebbe essere aggiornato e ampliato allorché si rendono disponibili ulteriori dati. Per gli operatori economici dovrebbe essere sempre possibile far valere il livello di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per i biocarburanti e i bioliquidi indicato nell’elenco. Ove il valore standard di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di una filiera di produzione sia inferiore al livello minimo richiesto di riduzione delle emissioni, i produttori che intendano far constatare che rispettano il livello minimo do-
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vrebbero essere tenuti a dimostrare che le emissioni effettivamente prodotte dal processo di produzione da essi applicato sono inferiori a quelle che sono state ipotizzate nel calcolo dei valori standard. (83) È opportuno che i dati utilizzati nel calcolo dei valori standard siano ottenuti da fonti scientifiche specializzate e indipendenti e siano aggiornati, se del caso, con il progredire dei lavori di queste ultime. La Commissione dovrebbe incoraggiare tali fonti ad esaminare, nel quadro dei loro lavori di aggiornamento, le emissioni derivanti dalla coltivazione, l’effetto delle condizioni regionali e climatologiche, gli effetti della coltivazione che si avvale di metodi sostenibili in materia di agricoltura e di coltura biologica e i contributi scientifici dei produttori, sia nella Comunità sia nei paesi terzi, e della società civile. (84) Per non incoraggiare la coltivazione di materie prime per biocarburanti e per bioliquidi su terreni sui quali tale produzione genererebbe elevate emissioni di gas a effetto serra, l’uso dei valori standard per la coltivazione dovrebbe essere limitato alle zone nelle quali detto effetto possa essere escluso con sicurezza. Tuttavia, per evitare un onere amministrativo sproporzionato, gli Stati membri dovrebbero stabilire medie nazionali o regionali per le emissioni derivanti dalla coltivazione, tra cui dall’uso di fertilizzanti. (85) La domanda globale di materie prime agricole è in crescita. Questa domanda in crescita potrà essere parzialmente soddisfatta aumentando la superficie dei terreni agricoli. Uno dei modi per aumentare la superficie dei terreni disponibili per le coltivazioni consiste nel ripristino di terreni gravemente degradati o fortemente contaminati che, allo stato attuale, non possono essere utilizzati per scopi agricoli. Il regime di sostenibilità dovrebbe promuovere l’utilizzo di terreni degradati ripristinati, dato che la promozione dei biocarburanti e dei bioliquidi contribuirà alla crescita della domanda di materie prime agricole. Anche se gli stessi biocarburanti sono fabbricati a partire da materie prime provenienti da terreni già utilizzati come seminativi, l’aumento netto della domanda di colture provocato dalla promozione dei biocarburanti potrebbe portare ad un aumento netto delle zone coltivate. Ciò potrebbe interessare i terreni che presentano un elevato stock di carbonio, conducendo a dannose perdite di stock di carbonio. Al fine di mitigare tale rischio, è opportuno introdurre misure di accompagnamento volte ad incoraggiare un incremento del tasso di produttività sui terreni già utilizzati come seminativi, l’utilizzazione dei terreni degradati e l’adozione di requisiti di sostenibilità, analoghi a quelli previsti nella presente direttiva per il consumo di biocarburanti nella Comunità, in altri paesi che consumano biocarburanti. La Commissione dovrebbe definire una metodologia pratica volta a ridurre al minimo le emissioni di gas a effetto serra imputabili ai cambiamenti indiretti della destinazione dei terreni. A tal fine la Commissione dovrebbe analizzare sulla base dei migliori dati scientifici disponibili, in particolare, l’inclusione di un fattore per i cambiamenti indiretti della destinazione dei terreni ai fini del calcolo delle emissioni di gas a effetto
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serra e la necessità di incentivare i biocarburanti sostenibili, che riducono al minimo l’impatto del cambiamento di destinazione dei terreni e migliorano la sostenibilità dei biocarburanti riguardo al cambiamento indiretto di destinazione dei terreni. Nello sviluppare tale metodologia, la Commissione dovrebbe anche affrontare i potenziali effetti dei cambiamenti indiretti di destinazione dei terreni derivanti dai biocarburanti prodotti da materie cellulosiche di origine non alimentare e da materie ligno-cellulosiche. Per conseguire una sufficiente quota di mercato dei biocarburanti occorre assicurare l’immissione sul mercato di diesel contenente miscele di biodiesel in una percentuale superiore a quella prevista dalla norma EN 590/2004. Per assicurare il valore commerciale dei biocarburanti che consentono di diversificare la gamma delle colture utilizzate, le disposizioni nazionali vincolanti in materia dovrebbero dare più peso a questo tipo di biocarburanti. Una comunicazione periodica è necessaria per mantenere l’attenzione sui progressi nello sviluppo delle energie da fonti rinnovabili a livello nazionale e comunitario. È opportuno prevedere l’uso di un modello armonizzato per i piani di azione nazionali in materia di energie da fonti rinnovabili che dovrebbero essere presentati dagli Stati membri. Tali piani potrebbero comprendere una stima dei costi e dei benefici delle misure previste, misure connesse al necessario ampliamento e/o rafforzamento dell’infrastruttura di rete esistente, una stima dei costi e benefici per sviluppare l’energia da fonti rinnovabili oltre il livello richiesto dalla traiettoria indicativa, nonché informazioni sui regimi nazionali di sostegno e sull’uso delle energie da fonti rinnovabili negli edifici nuovi o ristrutturati. Con i rispettivi regimi di sostegno, gli Stati membri possono incoraggiare l’uso dei biocarburanti che generano benefici aggiuntivi, ivi compresi benefici in termini di diversificazione offerta dai biocarburanti prodotti a partire da rifiuti, residui, materie cellulosiche di origine non alimentare, materie ligno-cellulosiche, alghe e piante non irrigate coltivate in zone aride per combattere la desertificazione, tenendo in debito conto la differenza di costi tra la produzione di energia a partire da biocarburanti convenzionali e a partire dai biocarburanti che generano benefici aggiuntivi. Gli Stati membri possono incoraggiare gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo di queste e altre tecnologie per le energie rinnovabili che hanno bisogno di tempo per diventare competitive. L’attuazione della presente direttiva dovrebbe tener conto, se del caso, delle disposizioni della convenzione sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale, in particolare quale attuata dalla direttiva 2003/4/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del28 gennaio 2003, sull’accesso del pubblico all’informazione ambientale(13)
GU L 41 del 14.2.2003, pag. 26.
(91) Le misure necessarie per l’esecuzione della presente direttiva dovrebbero essere adottate secondo la decisione 1999/468/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, recante modalità per l’esercizio delle competenze di esecuzione conferite alla Commissione(14) (92) In particolare, la Commissione dovrebbe avere il potere di adattare i principi metodologici e i valori necessari per valutare se i biocarburanti e i bioliquidi rispettino i criteri di sostenibilità, per adattare il contenuto energetico dei carburanti per autotrazione al progresso tecnico e scientifico, per fissare i criteri e i limiti geografici per determinare i terreni erbosi caratterizzati da un grado elevato di biodiversità e stabilire definizioni dettagliate per i terreni fortemente degradati o contaminati. Tali misure di portata generale e intese a modificare elementi non essenziali della presente direttiva, anche completandola con nuovi elementi non essenziali, devono essere adottate secondo la procedura di regolamentazione con controllo di cui all’articolo 5 bis della decisione 1999/468/CE. (93) Le disposizioni della direttiva 2001/77/CE e della direttiva 2003/30/CE che si sovrappongono alle disposizioni della presente direttiva dovrebbero essere soppresse a decorrere dal termine ultimo per il recepimento della presente direttiva. Le misure che fissano obiettivi e disciplinano la presentazione di relazioni per il 2010 dovrebbero restare in vigore fino alla fine del 2011. Occorre pertanto modificare di conseguenza la direttiva 2001/77/CE e la direttiva 2003/30/CE. (94) Le misure di cui agli articoli da 17 a 19, poiché incidono anche sul funzionamento del mercato interno tramite l’armonizzazione dei criteri di sostenibilità per i biocarburanti e i bioliquidi ai fini della valutazione del raggiungimento degli obiettivi ai sensi della presente direttiva, facilitando in tal modo, in conformità dell’articolo 17, paragrafo 8, gli scambi tra gli Stati membri di biocarburanti e di bioliquidi che soddisfano dette condizioni, sono basate sull’articolo 95 del trattato. (95) Il regime di sostenibilità non dovrebbe impedire agli Stati membri di tener conto, nei rispettivi regimi di sostegno nazionali, del costo di produzione più elevato dei biocarburanti e dei bioliquidi che offrono vantaggi che vanno al di là dei minimi previsti dal regime di sostenibilità. (96) Poiché gli obiettivi generali della presente direttiva, ciò è a dire il raggiungimento del 20% della quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia della Comunità e del 10% della quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo di energia per autotrazione in ogni Stato membro entro il 2020, non possono essere realizzati in misura sufficiente dagli Stati membri e possono dunque, a causa delle dimensioni dell’intervento, essere realizzati meglio a livello comunitario, la Comunità può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall’articolo 5 del trattato. La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tali obiettivi in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(97) Conformemente al punto 34 dell’accordo interistituzionale «Legiferare meglio»(15), gli Stati membri sono incoraggiati a redigere e a rendere pubblici, nell’interesse proprio e della Comunità, prospetti indicanti, per quanto possibile, la concordanza tra la presente direttiva e i provvedimenti di recepimento,
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GU L 184 del 17.7.1999, pag. 23.
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA: Articolo 1 Oggetto e ambito di applicazione La presente direttiva stabilisce un quadro comune per la promozione dell’energia da fonti rinnovabili. Fissa obiettivi nazionali obbligatori per la quota complessiva di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia e per la quota di energia da fonti rinnovabili nei trasporti. Detta norme relative ai trasferimenti statistici tra gli Stati membri, ai progetti comuni tra gli Stati membri e con i paesi terzi, alle garanzie di origine, alle procedure amministrative, all’informazione e alla formazione nonché all’accesso alla rete elettrica per l’energia da fonti rinnovabili. Fissa criteri di sostenibilità per i biocarburanti e i bioliquidi. Articolo 2 Definizioni Ai fini della presente direttiva si applicano le definizioni della direttiva 2003/54/CE. Si applicano inoltre le seguenti definizioni: a) «energia da fonti rinnovabili»: energia proveniente da fonti rinnovabili non fossili, vale a dire energia eolica, solare, aerotermica, geotermica, idrotermica e oceanica, idraulica, biomassa, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas; b) «energia aerotermica»: l’energia accumulata nell’aria ambiente sotto forma di calore; c) «energia geotermica»: energia immagazzinata sotto forma di calore sotto la crosta terrestre; d) «energia idrotermica»: l’energia immagazzinata nelle acque superficiali sotto forma di calore; e) «biomassa»: la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l’acquacoltura, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani; f) «consumo finale lordo di energia»: i prodotti energetici forniti a scopi energetici all’industria, ai trasporti, alle famiglie, ai servizi, compresi i servizi pubblici, all’agricoltura, alla silvicoltura e alla pesca, ivi compreso il consumo di elettricità e di calore del settore elettrico per la produzione di elettricità e di calore, incluse le perdite di elettricità e di calore con la distribuzione e la trasmissione; g) «teleriscaldamento» o «teleraffrescamento»: la distribuzione di energia termica in forma di vapore, acqua GU C 321 del 31.12.2003, pag. 1.
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calda o liquidi refrigerati, da una fonte centrale di produzione verso una pluralità di edifici o siti tramite una rete, per il riscaldamento o il raffreddamento di spazi o di processi di lavorazione; h) «bioliquidi»: combustibili liquidi per scopi energetici diversi dal trasporto, compresi l’elettricità, il riscaldamento ed il raffreddamento, prodotti a partire dalla biomassa; i) «biocarburanti»: carburanti liquidi o gassosi per i trasporti ricavati dalla biomassa; j) «garanzia di origine»: documento elettronico che serve esclusivamente a provare ad un cliente finale che una determinata quota o un determinato quantitativo di energia sono stati prodotti da fonti rinnovabili come previsto all’articolo 3, paragrafo 6, della direttiva 2003/54/CE; k) «regime di sostegno»: strumento, regime o meccanismo applicato da uno Stato membro o gruppo di Stati membri, inteso a promuovere l’uso delle energie da fonti rinnovabili riducendone i costi, aumentando i prezzi a cui possono essere vendute o aumentando, per mezzo di obblighi in materia di energie rinnovabili o altri mezzi, il volume acquistato di dette energie. Ciò comprende, ma non in via esclusiva, le sovvenzioni agli investimenti, le esenzioni o gli sgravi fiscali, le restituzioni d’imposta, i regimi di sostegno all’obbligo in materia di energie rinnovabili, compresi quelli che usano certificati verdi, e i regimi di sostegno diretto dei prezzi, ivi comprese le tariffe di riacquisto e le sovvenzioni; l) «obbligo in materia di energie rinnovabili»: regime di sostegno nazionale che obbliga i produttori di energia a includere una determinata quota di energia da fonti rinnovabili nella loro produzione, che obbliga i fornitori di energia a includere una determinata quota di energia da fonti rinnovabili nella loro offerta o che obbliga i consumatori di energia a includere una determinata quota di energia da fonti rinnovabili nei loro consumi. Ciò comprende i regimi nei quali tali obblighi possono essere soddisfatti mediante l’uso di certificati verdi; m) «valore reale»: la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per alcune o per tutte le fasi di uno specifico processo di produzione di biocarburanti calcolata secondo la metodologia definita nell’allegato V, parte C; n) «valore tipico»: una stima della riduzione rappresentativa delle emissioni di gas a effetto serra per una particolare filiera di produzione del biocarburante; o) «valore standard»: un valore stabilito a partire da un valore tipico applicando fattori predeterminati e che, in circostanze definite dalla presente direttiva, può essere utilizzato al posto di un valore reale. Articolo 3 Obiettivi e misure nazionali generali obbligatori per l’uso dell’energia da fonti rinnovabili 1. Ogni Stato membro assicura che la propria quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia nel 2020, calcolata conformemente agli articoli
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da 5 a 11, sia almeno pari al proprio obiettivo nazionale generale per la quota di energia da fonti rinnovabili per quell’anno, indicato nella terza colonna della tabella all’allegato I, parte A. Tali obiettivi nazionali generali obbligatori sono coerenti con l’obiettivo di una quota pari almeno al 20% di energia da fonti rinnovabili nel consumo finale lordo di energia della Comunità nel 2020. Al fine di conseguire più facilmente gli obiettivi fissati nel presente articolo, ogni Stato membro promuove e incoraggia l’efficienza ed il risparmio energetici. 2. Gli Stati membri adottano misure efficacemente predisposte per assicurare che la propria quota di energia da fonti rinnovabili sia uguale o superiore alla quota indicata nella traiettoria indicativa di cui all’allegato I, parte B. 3. Per il conseguimento degli obiettivi di cui ai paragrafi 1 e 2 del presente articolo, gli Stati membri possono, tra l’altro, applicare le seguenti misure: a) regimi di sostegno; b) misure di cooperazione tra vari Stati membri e con paesi terzi per il raggiungimento dei rispettivi obiettivi nazionali generali in conformità degli articoli da 5 a 11. Fatti salvi gli articoli 87 e 88 del trattato, gli Stati membri hanno il diritto di decidere, conformemente agli articoli da 5 a 11 della presente direttiva, in che misura sostenere l’energia da fonti rinnovabili prodotta in un altro Stato membro. 4. Ogni Stato membro assicura che la propria quota di energia da fonti rinnovabili in tutte le forme di trasporto nel 2020 sia almeno pari al 10% del consumo finale di energia nel settore dei trasporti nello Stato membro. Ai fini del presente paragrafo si applicano le seguenti disposizioni: a) per il calcolo del denominatore, ossia della quantità totale di energia consumata nel trasporto ai fini del primo comma, sono presi in considerazione solo la benzina, il diesel, i biocarburanti consumati nel trasporto su strada e su rotaia e l’elettricità; b) per il calcolo del numeratore, ossia della quantità di energia da fonti rinnovabili consumata nel trasporto ai fini del primo comma, sono presi in considerazione tutti i tipi di energia da fonti rinnovabili consumati in tutte le forme di trasporto; c) per il calcolo del contributo di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e consumata in tutti i tipi di veicoli elettrici ai fini di cui alle lettere a) e b), gli Stati membri possono scegliere di utilizzare la quota media di elettricità da fonti rinnovabili per la Comunità o la quota di elettricità da fonti rinnovabili per il proprio paese, misurata due anni prima dell’anno in questione. Inoltre, per il calcolo dell’energia elettrica da fonti rinnovabili consumata dai veicoli stradali elettrici, questo consumo è considerato pari a 2,5 volte il contenuto energetico dell’apporto di elettricità da fonti energetiche rinnovabili. Entro il 31 dicembre 2011 la Commissione presenta, se del caso, una proposta che consenta, a determinate condizioni, di prendere in considerazione l’intera quantità di elettricità proveniente da fonti rinnovabili usata per alimentare tutti i tipi di veicoli elettrici. Entro il 31 dicembre 2011 la Commissione presenta altresì, se del caso, una proposta relativa ad un metodo di calcolo del contributo dell’idrogeno proveniente da fonti rinnovabili nel mix complessivo di combustibili.
Articolo 4 Piani di azione nazionali per le energie rinnovabili 1. Ogni Stato membro adotta un piano di azione nazionale per le energie rinnovabili. I piani di azione nazionali per le energie rinnovabili fissano gli obiettivi nazionali degli Stati membri per la quota di energia da fonti rinnovabili consumata nel settore dei trasporti, dell’elettricità e del riscaldamento e raffreddamento nel 2020, tenendo conto degli effetti di altre misure politiche relative all’efficienza energetica sul consumo finale di energia, e le misure appropriate da adottare per raggiungere detti obiettivi nazionali generali, ivi compresi la cooperazione tra autorità locali, regionali e nazionali, i trasferimenti statistici o i progetti comuni pianificati, le politiche nazionali per lo sviluppo delle risorse della biomassa esistenti e per lo sfruttamento di nuove risorse della biomassa per usi diversi, nonché le misure da adottare per ottemperare alla prescrizioni di cui agli articoli da 13 a 19. La Commissione adotta entro il 30 giugno 2009 un modello per i piani di azione nazionali per le energie rinnovabili. Tale modello comprende i requisiti minimi di cui all’allegato VI. Gli Stati membri si conformano a questo modello nella presentazione dei piani di azione nazionali per le energie rinnovabili. 2. Gli Stati membri notificano alla Commissione i loro piani di azione nazionali per le energie rinnovabili entro il 30 giugno 2010. 3. Ogni Stato membro pubblica e notifica alla Commissione, sei mesi prima della data in cui il proprio piano di azione nazionale per le energie rinnovabili dev’essere presentato, un documento previsionale contenente: a) una stima della produzione eccedentaria di energia da fonti rinnovabili rispetto alla traiettoria indicativa che potrebbe essere oggetto di un trasferimento verso altri Stati membri in ottemperanza degli articoli da 6 a 11, nonché la stima del suo potenziale per progetti comuni fino al 2020; e b) una stima della domanda di energia da fonti rinnovabili da soddisfare con mezzi diversi dalla produzione nazionale, fino al 2020. Tali informazioni possono includere elementi relativi ai costi e ai benefici nonché ai finanziamenti. Le previsioni sono aggiornate nelle relazioni degli Stati membri, come previsto all’articolo 22, paragrafo 1, lettere l) e m). 4. Lo Stato membro la cui quota di energia da fonti rinnovabili sia scesa al di sotto della traiettoria indicativa nel biennio immediatamente precedente di cui all’allegato I, parte B, presenta un piano di azione per le energie rinnovabili modificato alla Commissione entro il 30 giugno dell’anno successivo, prevedendo misure adeguate e proporzionate per rientrare entro un periodo di tempo ragionevole nella traiettoria indicativa di cui all’allegato I, parte B. Se lo Stato membro ha mancato la sua traiettoria indicativa per un margine limitato, e tenendo conto delle attuali e future misure adottate dallo Stato membro stesso, la Commissione può adottare la decisione di esentare lo Stato membro dall’obbligo di presentare un piano d’azione per le energie rinnovabili modificato. 5. La Commissione valuta i piani di azione nazionali per le energie rinnovabili, in particolare l’adeguatezza delle misure previste dallo Stato membro conformemente all’articolo 3, paragrafo 2. In risposta a un piano d’azione nazionale per le energie rinnovabili o a un piano d’azio-
ne nazionale per le energie rinnovabili modificato, la Commissione può emettere una raccomandazione. 6. La Commissione trasmette al Parlamento europeo i piani d’azione nazionali per le energie rinnovabili e i documenti di previsione nella forma in cui sono stati resi noti sulla piattaforma di trasparenza di cui all’articolo 24, paragrafo 2, così come qualunque raccomandazione di cui al paragrafo 5 del presente articolo. Articolo 5 Calcolo della quota di energia da fonti rinnovabili 1. Il consumo finale lordo di energia da fonti rinnovabili in ogni Stato membro è calcolato come la somma: a) del consumo finale lordo di elettricità da fonti energetiche rinnovabili; b) del consumo finale lordo di energia da fonti rinnovabili per il riscaldamento e il raffreddamento; e c) del consumo finale di energia da fonti energetiche rinnovabili nei trasporti. Per il calcolo della quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo, il gas, l’elettricità e l’idrogeno prodotti da fonti energetiche rinnovabili sono presi in considerazione una sola volta ai fini delle lettere a), b) o c), del primo comma. Fatto salvo il secondo comma dell’articolo 17, paragrafo 1, i biocarburanti e i bioliquidi che non soddisfano i criteri di sostenibilità definiti all’articolo 17, paragrafi da 2 a 6, non sono presi in considerazione. 2. Quando uno Stato membro ritiene di trovarsi, per causa di forza maggiore, nell’impossibilità di raggiungere la quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia nel 2020 indicata nella terza colonna della tabella dell’allegato I, ne informa appena possibile la Commissione. La Commissione adotta una decisione con la quale stabilisce se sia stata dimostrata la sussistenza della forza maggiore. La Commissione, se adotta una decisione con la quale stabilisce che è stata dimostrata la sussistenza della forza maggiore, decide le modalità di adeguamento del consumo finale lordo di energia da fonti rinnovabili dello Stato membro per l’anno 2020. 3. Ai fini del paragrafo 1, lettera a), il consumo finale lordo di elettricità da fonti energetiche rinnovabili è calcolato come quantità di elettricità prodotta in uno Stato membro da fonti energetiche rinnovabili, escludendo la produzione di elettricità in centrali di pompaggio con il ricorso all’acqua precedentemente pompata a monte. Negli impianti multicombustibile che utilizzano fonti rinnovabili e convenzionali, si tiene conto unicamente della parte di elettricità prodotta da fonti rinnovabili. Ai fini del calcolo, il contributo di ogni fonte di energia è calcolato sulla base del suo contenuto energetico. L’elettricità da energia idraulica ed energia eolica è presa in considerazione conformemente alla formula di normalizzazione definita all’allegato II. 4. Ai fini del paragrafo 1, lettera b), del presente articolo, il consumo finale lordo di energia da fonti rinnovabili per il riscaldamento e il raffreddamento è calcolato come quantità di teleriscaldamento e teleraffrescamento prodotti in uno Stato membro da fonti rinnovabili più il consumo di altre energie da fonti rinnovabili nell’industria, nelle famiglie, nei servizi, in agricoltura, in silvicoltura e nella pesca per il riscaldamento, il raffreddamento e la lavorazione.
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Negli impianti multicombustibile che utilizzano fonti rinnovabili e convenzionali, si tiene conto unicamente della parte di calore e di freddo prodotta a partire da fonti rinnovabili. Ai fini del calcolo, il contributo di ogni fonte di energia è calcolato sulla base del suo contenuto energetico. Si tiene conto dell’energia da calore aerotermico, geotermico e idrotermale catturata da pompe di calore ai fini del paragrafo 1, lettera b), a condizione che il rendimento finale di energia ecceda in maniera significativa l’apporto energetico primario necessario per far funzionare le pompe di calore. La quantità di calore da considerare quale energia da fonti rinnovabili ai fini della presente direttiva è calcolato secondo la metodologia di cui all’allegato VII. Ai fini del paragrafo 1, lettera b), non si tiene conto dell’energia termica generata da sistemi energetici passivi, che consentono di diminuire il consumo di energia in modo passivo tramite la progettazione degli edifici o il calore generato da energia prodotta da fonti non rinnovabili. 5. Il contenuto energetico dei carburanti per autotrazione di cui all’allegato III è quello indicato nello stesso allegato. L’allegato III può essere adeguato sulla base dei progressi tecnici e scientifici. Tali misure, intese a modificare elementi non essenziali della presente direttiva, sono adottate secondo la procedura di regolamentazione con controllo di cui all’articolo 25, paragrafo 4. 6. La quota di energia da fonti rinnovabili è calcolata dividendo il consumo finale lordo di energia da fonti energetiche rinnovabili per il consumo finale lordo di energia da tutte le altre fonti energetiche, espressa in percentuale. Ai fini del primo comma, la somma di cui al paragrafo 1 è adeguata in conformità degli articoli 6, 8, 10 e 11. Nel calcolo del consumo finale lordo di energia di uno Stato membro nell’ambito della valutazione del conseguimento degli obiettivi e della traiettoria indicativa stabiliti dalla presente direttiva, la quantità di energia consumata nel settore dell’aviazione è considerata, come quota del consumo finale lordo di energia di detto Stato membro, non superiore al 6,18%. Per Cipro e Malta la quantità di energia consumata per l’aviazione è considerata, come quota del consumo finale lordo di energia di tali Stati membri, non superiore al 4,12%. 7. La metodologia e le definizioni utilizzate per il calcolo della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili sono quelle fissate dal regolamento (CE) n. 1099/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2008, relativo alle statistiche dell’energia(16) Gli Stati membri garantiscono la coerenza tra le informazioni statistiche utilizzate per il calcolo di tali quote settoriali e totali e le informazioni statistiche trasmesse alla Commissione ai sensi del regolamento (CE) n. 1099/2008. Articolo 6 Trasferimenti statistici tra Stati membri 1. Gli Stati membri possono convenire e concludere accordi per il trasferimento statistico da uno Stato membro all’altro di una determinata quantità di energia da fonti rinnovabili. La quantità trasferita è: (16)
GU L 304 del 14.11.2008, pag. 1.
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a) dedotta dalla quantità di energia da fonti rinnovabili presa in considerazione nel valutare il rispetto da parte dello Stato membro che effettua il trasferimento delle disposizioni dell’articolo 3, paragrafi 1 e 2; e b) aggiunta alla quantità di energia da fonti rinnovabili presa in considerazione nel valutare il rispetto da parte dello Stato membro che accetta il trasferimento delle disposizioni dell’articolo 3, paragrafi 1 e 2. Un trasferimento statistico non pregiudica il conseguimento dell’obiettivo nazionale dello Stato membro che effettua il trasferimento. 2. Gli accordi di cui al paragrafo 1 possono avere una durata di uno o più anni. Essi sono notificati alla Commissione entro tre mesi dalla fine di ciascun anno in cui hanno efficacia. Tra le informazioni trasmesse alla Commissione figurano la quantità e il prezzo dell’energia in questione. 3. Gli effetti dei trasferimenti cominciano a decorrere soltanto dopo che tutti gli Stati membri interessati dal trasferimento ne abbiano dato notifica alla Commissione. Articolo 7 Progetti comuni tra Stati membri 1. Due o più Stati membri possono cooperare su tutti i tipi di progetti comuni per la produzione di elettricità, calore e freddo da fonti energetiche rinnovabili. Tale cooperazione può comprendere operatori privati. 2. Gli Stati membri notificano alla Commissione la quota o la quantità di elettricità, calore e freddo da fonti energetiche rinnovabili prodotte nell’ambito di progetti comuni realizzati sul loro territorio che sono stati messi in servizio dopo il 25 giugno 2009 o grazie all’incremento di capacità di un impianto ristrutturato dopo tale data, da computare ai fini dell’obiettivo nazionale generale di un altro Stato membro nell’ambito della valutazione del rispetto degli obblighi imposti dalla presente direttiva. 3. La notifica di cui al paragrafo 2: a) fornisce la descrizione dell’impianto proposto o l’indicazione dell’impianto ristrutturato; b) specifica la quota o la quantità di elettricità, calore o freddo prodotte dall’impianto che devono essere computate ai fini dell’obiettivo nazionale generale di un altro Stato membro; c) indica lo Stato membro per il quale è effettuata la notifica; e d) precisa il periodo, in anni civili interi, durante il quale l’elettricità o il calore o freddo prodotti dall’impianto a partire da fonti rinnovabili devono essere computati ai fini dell’obiettivo nazionale generale dell’altro Stato membro. 4. Il periodo indicato nel paragrafo 3, lettera d), non può essere prorogato oltre il 2020. La durata di un progetto congiunto può andare oltre il 2020. 5. Una notifica effettuata ai sensi del presente articolo non può essere modificata o ritirata senza il comune accordo dello Stato membro notificante e dello Stato membro indicato ai sensi del paragrafo 3, lettera c). Articolo 8 Effetti dei progetti comuni tra Stati membri 1. Entro tre mesi dalla fine di ciascun anno che ricade nel periodo di cui all’articolo 7, paragrafo 3, lettera d), lo Stato membro che ha effettuato la notifica ai sensi dell’ar-
ticolo 7 emette una lettera di notifica in cui dichiara: a) la quantità totale di elettricità o di calore o freddo prodotta durante l’anno da fonti energetiche rinnovabili dall’impianto oggetto della notifica di cui all’articolo 7; e b) la quantità di elettricità o di calore o freddo prodotta durante l’anno da fonti energetiche rinnovabili da tale impianto che dev’essere computata ai fini dell’obiettivo nazionale generale di un altro Stato membro conformemente a quanto indicato nella notifica. 2. Lo Stato membro notificante trasmette la lettera di notifica allo Stato membro a favore del quale è effettuata la notifica e alla Commissione. 3. Ai fini della valutazione del rispetto degli obblighi imposti dalla presente direttiva riguardanti gli obiettivi nazionali generali, la quantità di elettricità o di calore o freddo da fonti energetiche rinnovabili notificata conformemente al paragrafo 1, lettera b), è: a) dedotta dalla quantità di elettricità o di calore o freddo prodotta da fonti rinnovabili presa in considerazione nel valutare il rispetto dei requisiti da parte dello Stato membro che emette la lettera di notifica ai sensi del paragrafo 1; e b) sommata alla quantità di elettricità o di calore o freddo prodotta da fonti rinnovabili presa in considerazione nel valutare il rispetto dei requisiti da parte dello Stato membro che riceve la lettera di notifica ai sensi del paragrafo 2. Articolo 9 Progetti comuni tra Stati membri e paesi terzi 1. Uno o più Stati membri possono cooperare con uno o più paesi terzi su tutti i tipi di progetti comuni per la produzione di elettricità da fonti rinnovabili. Tale cooperazione può comprendere operatori privati. 2. L’elettricità prodotta in un paese terzo da fonti energetiche rinnovabili è presa in considerazione ai fini della valutazione dell’osservanza degli obblighi imposti dalla presente direttiva per quanto riguarda gli obiettivi nazionali generali solo se sono soddisfatte le seguenti condizioni: a) l’elettricità è consumata nella Comunità, requisito che si considera soddisfatto quando: i) una quantità di elettricità equivalente all’elettricità contabilizzata è stata definitivamente attribuita alla capacità di interconnessione assegnata da parte di tutti i gestori della rete di trasmissione nel paese d’origine, nel paese di destinazione e, se del caso, in ciascun paese terzo di transito; ii) una quantità di elettricità equivalente all’elettricità contabilizzata è stata definitivamente registrata nella tabella di programmazione da parte del gestore della rete di trasmissione responsabile nella parte comunitaria di un interconnettore; e iii) la capacità attribuita e la produzione di elettricità da fonti energetiche rinnovabili da parte dell’impianto di cui al paragrafo 2, lettera b), si riferiscono allo stesso periodo; b) l’elettricità è prodotta in un impianto di nuova costruzione entrato in esercizio dopo il 25 giugno 2009 o da un impianto che è stato ristrutturato, accrescendone la capacità, dopo tale data nell’ambito di un progetto comune di cui al paragrafo 1; e
c) la quantità di elettricità prodotta ed esportata non ha beneficiato di un sostegno da parte di un regime di sostegno di un paese terzo diverso da un aiuto agli investimenti concesso per l’impianto. 3. Gli Stati membri possono chiedere alla Commissione di tenere conto, ai fini dell’articolo 5, dell’elettricità da fonti energetiche rinnovabili prodotta e consumata in un paese terzo, nell’ambito della costruzione di un interconnettore che richieda tempi lunghi di realizzazione tra lo Stato membro e un paese terzo, alle seguenti condizioni: a) la costruzione dell’interconnettore deve essere iniziata entro il 31 dicembre 2016; b) non è possibile mettere in esercizio l’interconnettore entro il31 dicembre 2020; c) è possibile mettere in esercizio l’interconnettore entro il31 dicembre 2022; d) dopo l’entrata in esercizio, l’interconnettore sarà utilizzato per l’esportazione verso la Comunità, a norma del paragrafo 2, di elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili; e) la richiesta si riferisce ad un progetto comune che soddisfi i criteri di cui al paragrafo 2, lettere b) e c), e che utilizzerà l’interconnettore dopo la sua entrata in esercizio e per una quantità di elettricità che non sia superiore ala quantità che sarà esportata verso la Comunità dopo l’entrata in esercizio dell’interconnettore. 4. La quota o la quantità di elettricità prodotta da qualsiasi impianto nel territorio di un paese terzo che va computata ai fini dell’obiettivo nazionale generale di uno o più Stati membri nell’ambito della valutazione della conformità con l’articolo 3 è notificata alla Commissione. Quando sono interessati più Stati membri, la ripartizione di tale quota o quantità tra Stati membri è notificata alla Commissione. Tale quota o tale quantità non è superiore alla quota o alla quantità effettivamente esportata nella Comunità e ivi consumata, corrispondente alla quantità di cui al paragrafo 2, lettera a), punti i) e ii), del presente articolo e conforme alle condizioni di cui al paragrafo 2, lettera a). La notifica è effettuata da ciascuno Stato membro ai fini del cui obiettivo nazionale generale deve essere computata la quota o la quantità di elettricità. 5. La notifica di cui al paragrafo 4: a) fornisce la descrizione dell’impianto proposto o l’indicazione dell’impianto ristrutturato; b) specifica la quota o la quantità di elettricità prodotta nell’impianto da computare ai fini dell’obiettivo nazionale di uno Stato membro e, fatte salve le disposizioni in materia di confidenzialità, le corrispondenti disposizioni finanziarie; c) precisa il periodo, in anni civili interi, durante il quale l’elettricità deve essere computata ai fini dell’obiettivo nazionale generale dello Stato membro; e d) comporta un riconoscimento scritto delle lettere b) e c) da parte del paese terzo sul cui territorio l’impianto è destinato ad entrare in esercizio e la quota o la quantità di elettricità prodotte nell’impianto che saranno utilizzate a livello nazionale. 6. Il periodo di cui al paragrafo 5, lettera c), non va oltre il 2020. La durata di un progetto congiunto può andare oltre il 2020. 7. Una notifica effettuata ai sensi del presente articolo non può essere modificata o ritirata senza il comune accordo dello Stato membro notificante e del paese terzo
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che ha riconosciuto il progetto comune in conformità del paragrafo 5, lettera d). 8. Gli Stati membri e la Comunità incoraggiano i pertinenti organi del trattato che istituisce la Comunità dell’energia a prendere, in conformità con tale trattato, le misure necessarie affinché le parti contraenti di tale trattato possano applicare le disposizioni in materia di cooperazione tra Stati membri previste dalla presente direttiva.
da fonti energetiche rinnovabili prodotta nell’anno destinato a formare oggetto della norma di distribuzione. 3. Ai fini della valutazione del rispetto delle disposizioni della presente direttiva riguardanti gli obiettivi nazionali generali, la quantità di elettricità, di calore o di freddo da fonti energetiche rinnovabili notificata conformemente al paragrafo 2 è ridistribuita tra gli Stati membri interessati in conformità della norma di distribuzione notificata.
Articolo 10 Effetti dei progetti comuni tra Stati membri e paesi terzi 1. Entro tre mesi dalla fine di ciascun anno che ricade nel periodo di cui all’articolo 9, paragrafo 5, lettera c), lo Stato membro che ha effettuato la notifica ai sensi dell’articolo 9 emette una lettera di notifica in cui dichiara: a) la quantità totale di elettricità prodotta durante l’anno da fonti energetiche rinnovabili nell’impianto oggetto della notifica ai sensi dell’articolo 9; b) la quantità di elettricità prodotta durante l’anno da fonti energetiche rinnovabili da tale l’impianto che deve essere computata ai fini del suo obiettivo nazionale generale conformemente a quanto indicato nella notifica ai sensi dell’articolo 9; e c) la prova del soddisfacimento delle condizioni di cui all’articolo 9, paragrafo 2. 2. Lo Stato membro trasmette la lettera di notifica al paese terzo che ha riconosciuto il progetto in conformità dell’articolo 9, paragrafo 5, lettera d), e alla Commissione. 3. Ai fini della valutazione del rispetto degli obblighi imposti dalla presente direttiva riguardanti gli obiettivi nazionali generali, la quantità di elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili notificata conformemente al paragrafo 1, lettera b), è sommata alla quantità di energia da fonti rinnovabili presa in considerazione nel valutare il rispetto dei requisiti da parte dello Stato membro che emette la lettera di notifica.
Articolo 12 Aumento di capacità Ai fini dell’articolo 7, paragrafo 2, e dell’articolo 9, paragrafo 2, lettera b), le unità di energia da fonti rinnovabili dovute all’aumento di capacità di un impianto sono considerate come se fossero prodotte da un impianto distinto messo in servizio al momento in cui si è verificato l’aumento di capacità.
Articolo 11 Regimi di sostegno comuni 1. Fatti salvi gli obblighi imposti agli Stati membri dall’articolo 3, due o più Stati membri possono decidere, su base volontaria, di unire o coordinare parzialmente i loro regimi di sostegno nazionali. In questi casi una determinata quantità di energia proveniente da fonti rinnovabili prodotta nel territorio di uno Stato membro partecipante può essere computata ai fini dell’obiettivo nazionale generale di un altro Stato membro partecipante se gli Stati membri interessati: a) effettuano un trasferimento statistico di importi specifici di energia proveniente da fonti rinnovabili da uno Stato membro verso un altro Stato membro in conformità dell’articolo 6; o b) istituiscono una norma di distribuzione, approvata dagli Stati membri partecipanti, che distribuisce quantità di energia da fonti rinnovabili tra gli Stati membri interessati. Tale norma è notificata alla Commissione entro tre mesi dalla fine del primo anno in cui prende effetto. 2. Entro tre mesi dalla fine di ogni anno gli Stati membri che hanno effettuato una notifica ai sensi del paragrafo 1, lettera b), emettono una lettera di notifica che indica la quantità totale di elettricità o calore o freddo proveniente
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Articolo 13 Procedure amministrative, regolamentazioni e codici 1. Gli Stati membri assicurano che le norme nazionali in materia di procedure di autorizzazione, certificazione e concessione di licenze applicabili agli impianti e alle connesse infrastrutture della rete di trasmissione e distribuzione per la produzione di elettricità, di calore o di freddo a partire da fonti energetiche rinnovabili e al processo di trasformazione della biomassa in biocarburanti o altri prodotti energetici siano proporzionate e necessarie. Gli Stati membri prendono in particolare le misure appropriate per assicurare che: a) fatte salve le differenze tra gli Stati membri per quanto riguarda le strutture amministrative e l’organizzazione, le responsabilità rispettive degli organi amministrativi nazionali, regionali e locali in materia di procedure di autorizzazione, di certificazione e di concessione di licenze, compresa la pianificazione del territorio, siano chiaramente coordinate e definite e che siano previsti calendari trasparenti per decidere sulle domande urbanistiche ed edilizie; b) siano rese disponibili al livello adeguato informazioni esaurienti sul trattamento delle domande di autorizzazione, certificazione e concessione di licenze per gli impianti di energia rinnovabile e sull’assistenza disponibile per i richiedenti; c) le procedure amministrative siano semplificate e accelerate al livello amministrativo adeguato; d) le norme in materia di autorizzazione, certificazione e concessione di licenze siano oggettive, trasparenti, proporzionate, non contengano discriminazioni tra partecipanti e tengano pienamente conto delle specificità di ogni singola tecnologia per le energie rinnovabili; e) le spese amministrative pagate da consumatori, urbanisti, architetti, imprese edili e installatori e fornitori di attrezzature e di sistemi siano trasparenti e proporzionate ai costi; e f) siano previste procedure di autorizzazione semplificate e meno gravose, anche attraverso semplice notifica se consentito dal quadro regolamentare applicabile, per i progetti di piccole dimensioni ed eventualmente per dispositivi decentrati per la produzione di energia da fonti rinnovabili. 2. Gli Stati membri definiscono chiaramente le specifiche
tecniche da rispettare affinché le apparecchiature e i sistemi per le energie rinnovabili possano beneficiare dei regimi di sostegno. Se esistono norme europee, tra cui i marchi di qualità ecologica, le etichette energetiche e altri sistemi di riferimento tecnico creati da organismi europei di normalizzazione, le specifiche tecniche sono redatte in conformità di dette norme. Le specifiche tecniche non prescrivono dove le apparecchiature e i sistemi debbano essere certificati e non dovrebbero costituire ostacoli al funzionamento del mercato interno. 3. Gli Stati membri raccomandano a tutti i soggetti, in particolare agli organi amministrativi locali e regionali di garantire l’installazione di apparecchiature e sistemi di produzione di elettricità, calore e freddo da fonti energetiche rinnovabili e l’installazione di apparecchiature e sistemi di teleriscaldamento o di teleraffrescamento in sede di pianificazione, progettazione, costruzione e ristrutturazione di aree industriali o residenziali. Gli Stati membri, in particolare, incoraggiano gli enti amministrativi locali e regionali a includere, se del caso, il riscaldamento e il raffreddamento da fonti rinnovabili nella pianificazione delle infrastrutture urbane delle città. 4. Nelle regolamentazioni e nei codici in materia di edilizia, gli Stati membri introducono misure appropriate al fine di aumentare la quota di qualsiasi tipo di energia da fonti rinnovabili nel settore edilizio. Nell’elaborare tali misure o nel regime di sostegno regionale, gli Stati membri possono tener conto di misure nazionali riguardanti sostanziali incrementi dell’efficienza energetica e riguardanti la cogenerazione e gli edifici passivi, a consumo di energia basso o nullo. Entro il 31 dicembre 2014 gli Stati membri, nelle regolamentazioni e nei codici in materia edilizia o in altro modo avente effetto equivalente, ove opportuno, impongono l’uso di livelli minimi di energia da fonti rinnovabili in tutti gli edifici nuovi e negli edifici esistenti sottoposti a ristrutturazioni rilevanti. Gli Stati membri consentono di raggiungere tali livelli minimi anche mediante il teleriscaldamento o il teleraffrescamento prodotti utilizzando una quota significativa di fonti di energia rinnovabile. Gli obblighi previsti dal primo comma si applicano alle forze armate solo nella misura in cui ciò non sia in contrasto con la natura e l’obiettivo primario delle attività delle forze armate e ad eccezione dei materiali utilizzati esclusivamente a fini militari. 5. Gli Stati membri provvedono affinché i nuovi edifici pubblici e gli edifici pubblici esistenti sottoposti a ristrutturazioni rilevanti, a livello nazionale, regionale e locale, svolgano un ruolo di esempio nel contesto della presente direttiva a partire dal 1° gennaio 2012 in poi. Gli Stati membri possono tra l’altro consentire che tale obbligo sia soddisfatto rispettando le norme in materia di edifici a consumo di energia nullo o prevedendo che i tetti degli edifici pubblici o misti (pubblico-privato) siano utilizzati da terzi per impianti che producono energia da fonti rinnovabili. 6. Nelle regolamentazioni e nei codici in materia edilizia, gli Stati membri promuovono l’uso di sistemi e di apparecchiature per il riscaldamento e il raffreddamento da energie rinnovabili che consentano una riduzione significativa del consumo di energia. Gli Stati membri utilizzano le etichette energetiche, i marchi di qualità ecologica o le altre certificazioni o norme adeguate svi-
luppate a livello nazionale o comunitario, se esistono, per incentivare tali sistemi e apparecchiature. Nel caso della biomassa, gli Stati membri promuovono le tecnologie di conversione che presentano un’efficienza di conversione almeno dell’85% per le applicazioni residenziali e commerciali e almeno del 70% per le applicazioni industriali. Nel caso delle pompe di calore, gli Stati membri promuovono quelle che soddisfano i requisiti minimi per il rilascio del marchio di qualità ecologica ai sensi della decisione 2007/742/CE della Commissione, del 9 novembre 2007, che stabilisce i criteri ecologici per l’assegnazione del marchio comunitario di qualità ecologica alle pompe di calore elettriche, a gas o ad assorbimento funzionanti a gas(17) Nel caso dell’energia termica solare, gli Stati membri promuovono le apparecchiature e i sistemi certificati basati sulle norme europee, ove esistenti, compresi i marchi di qualità ecologica, le etichette energetiche e altri sistemi tecnici di riferimento creati da organismi europei di normalizzazione. Nel valutare l’efficienza di conversione e il rapporto tra apporto e rendimento dei sistemi e delle apparecchiature ai fini del presente paragrafo, gli Stati membri utilizzano le procedure comunitarie o, in mancanza, quelle internazionali, ove esistenti. Articolo 14 Informazione e formazione 1. Gli Stati membri assicurano che le informazioni sulle misure di sostegno siano messe a disposizione di tutti i soggetti interessati, quali consumatori, imprese edili, installatori, architetti e fornitori di apparecchiature e di sistemi di riscaldamento, di raffreddamento e per la produzione di elettricità e di veicoli che possono utilizzare energia da fonti rinnovabili. 2. Gli Stati membri assicurano che le informazioni sui benefici netti, sui costi e sull’efficienza energetica delle apparecchiature e dei sistemi per l’uso di calore, freddo ed elettricità da fonti energetiche rinnovabili siano messe a disposizione dal fornitore dell’apparecchiatura o del sistema ovvero dalle autorità nazionali competenti. 3. Gli Stati membri assicurano che entro il 31 dicembre 2012 sistemi di certificazione o sistemi equivalenti di qualificazione siano messi a disposizione degli installatori su piccola scala di caldaie o di stufe a biomassa, di sistemi solari fotovoltaici o termici, di sistemi geotermici poco profondi e di pompe di calore. Tali sistemi possono tener conto, se del caso, dei sistemi e delle strutture esistenti e si basano sui criteri enunciati all’allegato IV. Ogni Stato membro riconosce le certificazioni rilasciate dagli altri Stati membri conformemente ai predetti criteri. 4. Gli Stati membri mettono a disposizione del pubblico informazioni sui sistemi di certificazione o sistemi equivalenti di qualificazione di cui al paragrafo 3. Essi possono anche rendere pubblico l’elenco degli installatori qualificati o certificati in conformità delle disposizioni di cui al paragrafo 3. 5. Gli Stati membri provvedono affinché siano resi disponibili a tutti i soggetti interessati, in particolare agli urbanisti e agli architetti, orientamenti che consentano loro di considerare adeguatamente la combinazione (17)
GU L 301 del 20.11.2007, pag. 14.
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ottimale di fonti energetiche rinnovabili, tecnologie ad alta efficienza e sistemi di teleriscaldamento e di teleraffrescamento in sede di pianificazione, progettazione, costruzione e ristrutturazione di aree industriali o residenziali. 6. Gli Stati membri, di concerto con le autorità locali e regionali, elaborano programmi adeguati d’informazione, sensibilizzazione, orientamento o formazione al fine di informare i cittadini sui benefici e sugli aspetti pratici dello sviluppo e dell’impiego di energia da fonti rinnovabili. Articolo 15 Garanzie di origine dell’elettricità, del calore e del freddo prodotti da fonti energetiche rinnovabili 1. Per provare ai clienti finali la quota o la quantità di energia da fonti rinnovabili nel mix energetico di un fornitore di energia, in conformità dell’articolo 3, paragrafo 6, della direttiva 2003/54/CE, gli Stati membri assicurano che l’origine dell’elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili sia garantita come tale ai sensi della presente direttiva, in base a criteri obiettivi, trasparenti e non discriminatori. 2. A tale fine, gli Stati membri assicurano che sia rilasciata una garanzia di origine su richiesta di un produttore di elettricità da fonti rinnovabili. Gli Stati membri possono provvedere affinché siano emesse garanzie di origine in risposta a una richiesta dei produttori di calore e freddo da fonti energetiche rinnovabili. Tale provvedimento può essere subordinato a un limite minimo di capacità. La garanzia di origine corrisponde ad una quantità standard di 1 MWh. Per ogni unità di energia prodotta non può essere rilasciata più di una garanzia di origine. Gli Stati membri garantiscono che la stessa unità di energia da fonti rinnovabili sia tenuta in considerazione una sola volta. Gli Stati membri possono disporre che a un produttore non sia concesso nessun sostegno se tale produttore riceve una garanzia d’origine per la stessa produzione di energia da fonti rinnovabili. La garanzia d’origine non ha alcuna funzione in termini di osservanza dell’articolo 3 da parte dello Stato membro. I trasferimenti di garanzie d’origine, che avvengono separatamente o contestualmente al trasferimento fisico di energia, non influiscono sulla decisione degli Stati membri di utilizzare trasferimenti statistici, progetti comuni o regimi di sostegno comuni per il conseguimento degli obiettivi né sul calcolo del consumo finale lordo di energia da fonti rinnovabili a norma dell’articolo 5. 3. Qualsiasi utilizzo di una garanzia d’origine avviene entro dodici mesi dalla produzione della corrispondente unità energetica. La garanzia d’origine è annullata dopo l’uso. 4. Gli Stati membri o gli organi competenti designati controllano il rilascio, il trasferimento e l’annullamento delle garanzie di origine. Gli organi competenti designati hanno responsabilità geografiche senza sovrapposizioni e sono indipendenti dalle attività di produzione, commercio e fornitura. 5. Gli Stati membri o gli organi competenti designati predispongono gli opportuni meccanismi per assicurare che le garanzie di origine siano rilasciate, trasferite e annullate elettronicamente e siano precise, affidabili e
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a prova di frode. 6. La garanzia di origine indica almeno: a) la fonte energetica utilizzata per produrre l’energia e le date di inizio e di fine della produzione; b) se la garanzia di origine riguarda: i) l’elettricità; ovvero ii) il riscaldamento e/o il raffreddamento; c) la denominazione, l’ubicazione, il tipo e la capacità dell’impianto nel quale l’energia è stata prodotta; d) se e in quale misura l’impianto ha beneficiato di sostegni all’investimento, se e in quale misura l’unità energetica ha beneficiato in qualsiasi altro modo di un regime nazionale di sostegno e il tipo di regime di sostegno; e) la data di messa in servizio; e f) la data e il paese di rilascio e il numero identificativo unico. 7. Se è tenuto a provare la quota o la quantità di energia da fonti rinnovabili nel suo mix energetico ai fini dell’articolo 3, paragrafo 6, della direttiva 2003/54/CE, un fornitore di elettricità può farlo utilizzando le proprie garanzie d’origine. 8. La quantità di energia da fonti rinnovabili corrispondente alle garanzie d’origine trasferite da un fornitore di elettricità a terzi è dedotta dalla quota di energia da fonti rinnovabili nel suo mix energetico ai fini dell’articolo 3, paragrafo 6, della direttiva 2003/54/CE. 9. Gli Stati membri riconoscono le garanzie di origine rilasciate da altri Stati membri conformemente alla presente direttiva esclusivamente come prova degli elementi di cui al paragrafo 1 e al paragrafo 6, lettere da a) a f). Uno Stato membro può rifiutare di riconoscere una garanzia di origine soltanto qualora nutra fondati dubbi sulla sua precisione, affidabilità o autenticità. Lo Stato membro notifica alla Commissione tale rifiuto e la sua motivazione. 10. Qualora giudichi infondato il rifiuto di riconoscere una garanzia di origine, la Commissione può adottare una decisione che obbliga lo Stato membro a riconoscere la garanzia. 11. Uno Stato membro può introdurre, conformemente alla normativa comunitaria, criteri obiettivi, trasparenti e non discriminatori riguardo all’uso delle garanzie di origine per conformarsi agli obblighi di cui all’articolo 3, paragrafo 6, della direttiva 2003/54/CE. 12. Qualora i fornitori di energia commercializzino energia da fonti rinnovabili presso i consumatori facendo riferimento ai benefici ambientali o di altro tipo dell’energia da fonti rinnovabili, gli Stati membri possono chiedere loro di mettere a disposizione, in forma sintetica, informazioni sulla quantità o sulla quota di energia da fonti rinnovabili proveniente da impianti o da un aumento di capacità, messi in servizio dopo il 25 giugno 2009. Articolo 16 Accesso e funzionamento delle reti 1. Gli Stati membri adottano le misure appropriate per sviluppare l’infrastruttura di rete di trasmissione e di distribuzione, reti intelligenti, impianti di stoccaggio e il sistema elettrico, in modo da consentire il funzionamento sicuro del sistema elettrico nel far fronte all’ulteriore sviluppo della produzione di elettricità da fonti energetiche
rinnovabili, ivi compresa l’interconnessione tra gli Stati membri e tra gli Stati membri e i paesi terzi. Gli Stati membri adottano altresì misure adeguate per accelerare le procedure di autorizzazione dell’infrastruttura della rete e coordinare l’approvazione dell’infrastruttura della rete e le procedure amministrative e di pianificazione. 2. Fatte salve le disposizioni relative al mantenimento dell’affidabilità e della sicurezza della rete, basate su criteri trasparenti e non discriminatori definiti dalle autorità nazionali competenti: a) gli Stati membri assicurano che i gestori del sistema di trasmissione e del sistema di distribuzione presenti sul loro territorio assicurino la trasmissione e la distribuzione dell’elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili; b) gli Stati membri provvedono altresì affinché l’elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili abbia un accesso prioritario o un accesso garantito al sistema di rete; c) gli Stati membri assicurano che, nel dispacciamento degli impianti di produzione dell’elettricità, i gestori del sistema di trasmissione diano la priorità agli impianti di produzione che utilizzano le fonti energetiche rinnovabili nella misura consentita dal funzionamento sicuro del sistema elettrico nazionale e sulla base di criteri trasparenti e non discriminatori. Gli Stati membri assicurano che siano adottate appropriate misure operative relative al mercato e alla rete, affinché vi siano meno limitazioni possibili dell’elettricità prodotta dalle fonti rinnovabili. Qualora siano adottate misure significative per limitare le fonti rinnovabili al fine di garantire la sicurezza del sistema elettrico nazionale e la sicurezza degli approvvigionamenti di energia, gli Stati membri assicurano che i gestori del sistema responsabili riferiscano in merito a tali misure alle competenti autorità di regolamentazione e indichino le misure correttive che intendono adottare per evitare limitazioni inopportune. 3. Gli Stati membri impongono ai gestori del sistema di trasmissione e del sistema di distribuzione l’obbligo di elaborare e rendere pubbliche norme standard in materia di assunzione e ripartizione dei costi degli adattamenti tecnici, quali le connessioni alla rete e il potenziamento della rete, una migliore gestione della rete e norme in materia di applicazione non discriminatoria dei codici di rete, necessari per integrare i nuovi produttori che immettono nella rete interconnessa l’elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili. Tali norme si basano su criteri oggettivi, trasparenti e non discriminatori che tengono conto in particolare di tutti i costi e benefici della connessione dei predetti produttori alla rete e della situazione particolare dei produttori situati in regioni periferiche o a bassa densità di popolazione. Tali norme possono prevedere diversi tipi di connessione. 4. Se necessario, gli Stati membri possono imporre ai gestori del sistema di trasmissione e del sistema di distribuzione l’obbligo di sostenere, in tutto o in parte, i costi di cui al paragrafo 3. Entro il 30 giugno 2011, e successivamente ogni due anni, gli Stati membri rivedono il quadro e le norme per l’assunzione e la ripartizione dei costi di cui al paragrafo 3 e adottano le misure necessarie per migliorarli, in modo da assicurare l’integrazione dei nuovi produttori ai sensi del predetto paragrafo. 5. Gli Stati membri impongono ai gestori del sistema di trasmissione e del sistema di distribuzione l’obbligo di
fornire ai nuovi produttori di energia da fonti rinnovabili che desiderano connettersi alla rete tutte le informazioni necessarie richieste, tra cui: a) una stima esauriente e dettagliata dei costi di connessione; b) un calendario preciso e ragionevole per la ricezione e il trattamento della domanda di connessione alla rete; c) un calendario indicativo ragionevole per ogni connessione alla rete proposta. Gli Stati membri possono consentire ai produttori di elettricità da fonti energetiche rinnovabili che desiderano connettersi alla rete di indire una gara d’appalto per i lavori di connessione. 6. La ripartizione dei costi di cui al paragrafo 3 è attuata mediante un meccanismo basato su criteri oggettivi, trasparenti e non discriminatori che tiene conto dei benefici che i produttori già connessi o che si connetteranno in seguito e i gestori del sistema di trasmissione e del sistema di distribuzione traggono dalle connessioni. 7. Gli Stati membri assicurano che la tariffazione dei costi di trasmissione e di distribuzione non penalizzi l’elettricità prodotta da fonti rinnovabili, tra cui in particolare l’elettricità da fonti rinnovabili prodotta nelle regioni periferiche, quali le regioni insulari e le regioni a bassa densità di popolazione. Gli Stati membri assicurano che la tariffazione dei costi di trasmissione e di distribuzione non penalizzi il gas prodotto da fonti energetiche rinnovabili. 8. Gli Stati membri assicurano che la tariffazione da parte dei gestori del sistema di trasmissione e del sistema di distribuzione per la trasmissione e la distribuzione dell’elettricità prodotta da impianti che utilizzano fonti energetiche rinnovabili rifletta i vantaggi in termini di costi realizzabili grazie alla connessione alla rete degli impianti. Tali riduzioni dei costi possono derivare dall’uso diretto della rete a bassa tensione. 9. Se del caso, gli Stati membri valutano la necessità di estendere l’infrastruttura di rete del gas esistente per agevolare l’integrazione del gas prodotto a partire da fonti energetiche rinnovabili. 10. Se del caso, gli Stati membri impongono ai gestori del sistema di trasmissione e del sistema di distribuzione sul loro territorio l’obbligo di pubblicare norme tecniche in conformità dell’articolo 6 della direttiva 2003/55/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2003, relativa a norme comuni per il mercato interno del gas naturale(18), in particolare riguardo alle norme di connessione alla rete, comprendenti requisiti in materia di qualità, odorizzazione e pressione del gas. Gli Stati membri impongono inoltre ai gestori del sistema di trasmissione e del sistema di distribuzione l’obbligo di pubblicare le tariffe per la connessione di fonti rinnovabili di gas sulla base di criteri trasparenti e non discriminatori. Nei rispettivi piani d’azione nazionali per le energie rinnovabili gli Stati membri valutano la necessità di costruire una nuova infrastruttura per il teleriscaldamento e il teleraffrescamento prodotte da fonti rinnovabili al fine di raggiungere gli obiettivi nazionali del 2020 di cui all’articolo 3, paragrafo 1. In base a tale valutazione gli Stati membri adottano, se necessario, misure intese a (18)
GU L 176 del 15.7.2003, pag. 57.11.
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sviluppare l’infrastruttura per il teleriscaldamento in modo da far fronte allo sviluppo della produzione di riscaldamento e di raffreddamento in grandi impianti a biomassa, solari e geotermici. Articolo 17 Criteri di sostenibilità per i biocarburanti e i bioliquidi 1. Indipendentemente dal fatto che le materie prime siano state coltivate all’interno o all’esterno del territorio della Comunità, l’energia prodotta da biocarburanti e da bioliquidi è presa in considerazione ai fini di cui alle lettere a), b) e c) solo se rispetta i criteri di sostenibilità definiti ai paragrafi da 2 a 6: a) per misurare il rispetto dei requisiti della presente direttiva per quanto riguarda gli obiettivi nazionali; b) per misurare il rispetto degli obblighi in materia di energie rinnovabili; c) per determinare se il consumo di biocarburanti e di bioliquidi possa beneficiare di sostegno finanziario. Tuttavia, i biocarburanti e i bioliquidi prodotti a partire da rifiuti e residui diversi dai residui dell’agricoltura, dell’acquacoltura, della pesca e della silvicoltura devono soddisfare soltanto i criteri di sostenibilità definiti al paragrafo 2 per essere presi in considerazione ai fini di cui alle lettere a), b) e c). 2. La riduzione delle emissioni di gas a effetto serra grazie all’uso di biocarburanti e di bioliquidi presi in considerazione ai fini di cui al paragrafo 1, lettere a), b) e c), è pari almeno al 35%. A decorrere dal 1° gennaio 2017 la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra grazie all’uso di biocarburanti e di bioliquidi presi in considerazione ai fini di cui al paragrafo 1, lettere a), b) e c), è pari almeno al 50%. Dal 1° gennaio 2018 tale riduzione di emissioni di gas a effetto serra è pari almeno al 60% per i biocarburanti e i bioliquidi prodotti negli impianti in cui la produzione è iniziata il 1° gennaio 2017 o successivamente. La riduzione delle emissioni di gas a effetto serra grazie all’uso di biocarburanti e di bioliquidi è calcolata in conformità dell’articolo 19, paragrafo 1. Nel caso di biocarburanti e di bioliquidi prodotti in impianti già in servizio il 23 gennaio 2008, il primo comma si applica a decorrere dal 1° aprile 2013. 3. I biocarburanti e i bioliquidi presi in considerazione ai fini di cui al paragrafo 1, lettere a), b) e c), non sono prodotti a partire da materie prime ottenute su terreni che presentano un elevato valore in termini di biodiversità, ossia terreni che nel gennaio 2008 o successivamente possedevano uno degli status seguenti, indipendentemente dal fatto che abbiano o meno conservato detto status: a) foreste primarie e altri terreni boschivi, vale a dire foreste e altri terreni boschivi di specie native, ove non vi sia alcun segno chiaramente visibile di attività umana e i processi ecologici non siano perturbati in modo significativo; b) aree designate: i) a norma di legge o dall’autorità competente per scopi di protezione della natura; ovvero ii) per la protezione di ecosistemi o specie rari, minacciati o in pericolo di estinzione, riconosciuti da accordi internazionali o inclusi in elenchi compilati da organizzazioni intergovernative o dall’Unione internazionale
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per la conservazione della natura, previo il loro riconoscimento secondo la procedura di cui all’articolo 18, paragrafo 4, secondo comma; a meno che non venga dimostrato che la produzione delle predette materie prime non ha interferito con detti scopi di protezione della natura; c) terreni erbosi naturali ad elevata biodiversità, ossia: i) terreni erbosi che rimarrebbero tali in assenza di interventi umani e che mantengono la composizione naturale delle specie nonché le caratteristiche e i processi ecologici; ovvero ii) terreni erbosi non naturali, ossia terreni erbosi che cesserebbero di essere tali in assenza di interventi umani e che sono ricchi di specie e non degradati, a meno che non venga dimostrato che il raccolto delle materie prime è necessario per preservarne lo status di terreni erbosi. La Commissione fissa i criteri e i limiti geografici per determinare i terreni erbosi rientranti nell’ambito di applicazione del primo comma, lettera c). Tali misure, intese a modificare elementi non essenziali della presente direttiva completandola, sono adottate secondo la procedura di regolamentazione con controllo di cui all’articolo 25, paragrafo 4. 4. I biocarburanti e i bioliquidi presi in considerazione ai fini di cui al paragrafo 1, lettere a), b) e c), non sono prodotti a partire da materie prime ottenute su terreni che presentano un elevato stock di carbonio, ossia terreni che nel gennaio 2008 possedevano uno degli status seguenti, che nel frattempo hanno perso: a) zone umide, ossia terreni coperti o saturi di acqua in modo permanente o per una parte significativa dell’anno; b) zone boschive continue, ossia terreni aventi un’estensione superiore ad un ettaro caratterizzati dalla presenza di alberi di altezza superiore a cinque metri e da una copertura della volta superiore al 30% o di alberi che possono raggiungere tali soglie in situ; c) terreni aventi un’estensione superiore ad un ettaro caratterizzati dalla presenza di alberi di altezza superiore a cinque metri e da una copertura della volta compresa tra il 10% e il 30% o di alberi che possono raggiungere queste soglie in situ, a meno che non vengano fornite prove del fatto che lo stock di carbonio della superficie in questione prima e dopo la conversione è tale che, quando viene applicata la metodologia di cui all’allegato V, parte C, sono soddisfatte le condizioni di cui al paragrafo 2 del presente articolo. Le disposizioni del presente paragrafo non si applicano se, al momento dell’ottenimento delle materie prime, i terreni avevano lo stesso status che nel gennaio 2008. 5. I biocarburanti e i bioliquidi considerati ai fini di cui al paragrafo 1, lettere a), b) e c), non sono prodotti a partire da materie prime ottenute su terreni che erano torbiere nel gennaio 2008, a meno che non vengano fornite prove del fatto che la coltivazione e la raccolta di tali materie prime non comportano drenaggio di terreno precedentemente non drenato. 6. Le materie prime agricole coltivate nella Comunità e utilizzate per la produzione di biocarburanti e di bioliquidi presi in considerazione ai fini di cui al paragrafo 1, lettere a), b) e c), sono ottenute nel rispetto delle prescrizioni e delle norme previste dalle disposizioni menzionate nella parte A, rubrica «Ambiente», e al punto 9 dell’allegato II del regolamento (CE) n. 73/2009 del Consiglio, del
19 gennaio 2009, che stabilisce norme comuni relative ai regimi di sostegno diretto agli agricoltori nell’ambito della politica agricola comune e istituisce taluni regimi di sostegno a favore degli agricoltori(19), e conformemente ai requisiti minimi per il mantenimento di buone condizioni agricole e ambientali definite ai sensi dell’articolo 6, paragrafo 1, dello stesso regolamento. 7. Per quanto riguarda sia i paesi terzi sia gli Stati membri che rappresentano una fonte importante di biocarburanti o di materie prime per i biocarburanti consumati nella Comunità, la Commissione presenta ogni due anni al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione sulle misure nazionali adottate per garantire il rispetto dei criteri di sostenibilità definiti ai paragrafi da 2 a 5, nonché la tutela del suolo, delle risorse idriche e dell’aria. La prima relazione è presentata nel 2012. La Commissione presenta ogni due anni al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione sull’impatto dell’aumento della domanda di biocarburanti sulla sostenibilità sociale nella Comunità e nei paesi terzi e sull’impatto della politica comunitaria in materia di biocarburanti sulla disponibilità di prodotti alimentari a prezzi accessibili, in particolare per le popolazioni dei paesi in via di sviluppo, e su altre questioni generali legate allo sviluppo. Le relazioni esaminano il rispetto dei diritti di destinazione dei terreni. Esse precisano, sia per i paesi terzi sia per gli Stati membri che rappresentano una fonte importante di materie prime per i biocarburanti consumati nella Comunità, e sono state ratificate e attuate le seguenti convenzioni dell’Organizzazione internazionale del lavoro: - convenzione concernente il lavoro forzato ed obbligatorio (n. 29), - convenzione concernente la libertà sindacale e la protezione del diritto sindacale (n. 87), - convenzione concernente l’applicazione dei principi del diritto di organizzazione e di negoziazione collettiva (n. 98), - convenzione sull’uguaglianza di retribuzione fra manodopera maschile e manodopera femminile per un lavoro di valore uguale (n. 100), - convenzione sull’abolizione del lavoro forzato (n. 105), - convenzione concernente la discriminazione in materia di impiego e di professione (n. 111), - convenzione sull’età minima per l’assunzione all’impiego (n. 138), - convenzione riguardante il divieto delle peggiori forme di lavoro minorile e le azioni immediate in vista della loro eliminazione (n. 182). Tali relazioni indicano, per i paesi terzi e gli Stati membri che rappresentano una fonte significativa di materie prime per il biocarburante consumato all’interno della Comunità, se il paese ha ratificato e attuato: - il protocollo di Cartagena sulla biosicurezza; - la convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione. La prima relazione è presentata nel 2012. La Commissione propone, se del caso, misure correttive, in particolare in presenza di elementi che dimostrano che la produzione dei biocarburanti ha ripercussioni considerevoli sul prezzo dei prodotti alimentari. (19)
GU L 30 del 31.1.2009, pag. 16.
8. Ai fini di cui al paragrafo 1, lettere a), b) e c), gli Stati membri non rifiutano di prendere in considerazione, sulla base di altri motivi di sostenibilità, i biocarburanti e i bioliquidi ottenuti conformemente al presente articolo. 9. Entro il 31 dicembre 2009 la Commissione riferisce sui requisiti di un regime di sostenibilità per gli usi energetici della biomassa, ad eccezione dei biocarburanti e dei bioliquidi. La relazione è accompagnata, se del caso, da proposte indirizzate al Parlamento europeo e al Consiglio per la creazione di un regime di sostenibilità per gli altri usi energetici della biomassa. La relazione e le eventuali proposte sono basate sulle migliori conoscenze scientifiche disponibili e tengono conto dei nuovi sviluppi in materia di processi innovativi. Se dall’apposita analisi risulta provata l’opportunità di modificare, per quanto riguarda la biomassa forestale, la metodologia di calcolo prevista all’allegato V o i criteri di sostenibilità relativi agli stock di carbonio per i biocarburanti e i bioliquidi, la Commissione, se necessario, presenta proposte al Parlamento europeo e al Consiglio contemporaneamente a tale riguardo. Articolo 18 Verifica del rispetto dei criteri di sostenibilità per i biocarburanti e per i bioliquidi 1. Quando i biocarburanti e i bioliquidi devono essere presi in considerazione ai fini di cui all’articolo 17, paragrafo 1, lettere a), b) e c), gli Stati membri impongono agli operatori economici l’obbligo di dimostrare che sono stati rispettati i criteri di sostenibilità di cui all’articolo 17, paragrafi da 2 a 5. A tal fine, essi obbligano gli operatori economici ad utilizzare un sistema di equilibrio di massa che: a) consenta che partite di materie prime o di biocarburanti con caratteristiche di sostenibilità diverse siano mescolate; b) imponga che le informazioni sulle caratteristiche di sostenibilità e sul volume delle partite di cui alla lettera a) restino associate alla miscela; e c) preveda che la somma di tutte le partite prelevate dalla miscela sia descritta come avente le stesse caratteristiche di sostenibilità, nelle stesse quantità, della somma di tutte le partite aggiunte alla miscela. 2. La Commissione riferisce al Parlamento europeo e al Consiglio nel 2010 e nel 2012 sul funzionamento del metodo di verifica basato sull’equilibrio di massa descritto al paragrafo 1 e sulle possibilità di considerare altri metodi di verifica per alcuni o per tutti i tipi di materie prime, di biocarburanti o di bioliquidi. Nella sua valutazione la Commissione prende in considerazione i metodi di verifica nei quali non è necessario che le informazioni relative alle caratteristiche di sostenibilità ambientale restino fisicamente associate a partite o miscele determinate. La valutazione tiene conto della necessità di preservare l’integrità e l’efficacia del sistema di verifica senza imporre un onere irragionevole alle imprese. La relazione è accompagnata, se del caso, da proposte di altri metodi di verifica indirizzate al Parlamento europeo e al Consiglio. 3. Gli Stati membri provvedono a che gli operatori economici presentino informazioni attendibili e mettano a disposizione dello Stato membro, su sua richiesta, i dati utilizzati per elaborare le informazioni. Gli Stati
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membri impongono agli operatori economici l’obbligo di garantire un livello adeguato di controllo indipendente delle informazioni da essi presentate e di dimostrare che il controllo è stato effettuato. Il controllo consiste nella verifica che i sistemi utilizzati dagli operatori economici siano precisi, affidabili e a prova di frode. Sono valutati la frequenza e il metodo di campionamento nonché la solidità dei dati. Rientrano nelle informazioni di cui al primo comma, in particolare, le informazioni sul rispetto dei criteri di sostenibilità di cui all’articolo 17, paragrafi da 2 a 5, e informazioni appropriate e pertinenti sulle misure adottate per la tutela del suolo, delle risorse idriche e dell’aria, per il ripristino dei terreni degradati e per evitare il consumo eccessivo di acqua in zone afflitte da carenza idrica, nonché informazioni pertinenti sulle misure adottate in considerazione degli elementi di cui all’articolo 17, paragrafo 7, secondo comma. La Commissione stabilisce l’elenco delle informazioni appropriate e pertinenti di cui ai primi due commi secondo la procedura consultiva di cui all’articolo 25, paragrafo 3. Essa provvede, in particolare, a che la comunicazione di dette informazioni non rappresenti un onere amministrativo eccessivo per gli operatori in generale e per i piccoli coltivatori, le organizzazioni di produttori e le cooperative in particolare. Gli obblighi di cui al presente paragrafo si applicano sia ai biocarburanti o bioliquidi prodotti nella Comunità sia a quelli importati. Gli Stati membri presentano, in forma aggregata, le informazioni di cui al primo comma del presente paragrafo alla Commissione, che le pubblica in forma sintetica sulla piattaforma per la trasparenza di cui all’articolo 24, preservando la riservatezza dei dati commercialmente sensibili. 4. La Comunità si adopera per concludere accordi bilaterali o multilaterali con i paesi terzi che contengano disposizioni sui criteri di sostenibilità corrispondenti a quelle della presente direttiva. Quando la Comunità ha concluso accordi contenenti disposizioni sulle materie che rientrano nell’ambito di applicazione dei criteri di sostenibilità di cui all’articolo 17, paragrafi da 2 a 5, la Commissione può decidere che tali accordi dimostrano che i biocarburanti e i bioliquidi prodotti a partire da materie prime coltivate in detti paesi rispettano i criteri di sostenibilità in questione. Nel concludere tali accordi è prestata particolare attenzione alle misure adottate per la conservazione di aree che forniscono servizi di ecosistema fondamentali in situazioni critiche (ad esempio protezione degli spartiacque e controllo dell’erosione), per la tutela del suolo, delle risorse idriche e dell’aria, in relazione ai cambiamenti indiretti della destinazione dei terreni, per il ripristino dei terreni degradati e per evitare il consumo eccessivo di acqua in zone afflitte da carenza idrica, nonché agli elementi di cui all’articolo 17, paragrafo 7, secondo comma. La Commissione può decidere che i sistemi volontari nazionali o internazionali che fissano norme per la produzione di prodotti della biomassa contengono dati accurati ai fini dell’articolo 17, paragrafo 2, o dimostrano che le partite di biocarburanti rispettano i criteri di sostenibilità di cui all’articolo 17, paragrafi da 3 a 5. La Commissione può decidere che tali sistemi contengono dati accurati ai fini delle informazioni relative alle mi-
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sure adottate per la conservazione di aree che forniscono servizi di ecosistema fondamentali in situazioni critiche (ad esempio protezione degli spartiacque e controllo dell’erosione), per la tutela del suolo, delle risorse idriche e dell’aria, per il ripristino dei terreni degradati e per evitare il consumo eccessivo di acqua in zone afflitte da carenza idrica, nonché degli elementi di cui all’articolo 17, paragrafo 7, secondo comma. Ai fini dell’articolo 17, paragrafo 3, lettera b), punto ii), la Commissione può inoltre riconoscere le aree di protezione di ecosistemi o specie rari, minacciati o in pericolo di estinzione, riconosciute da accordi internazionali o incluse in elenchi compilati da organizzazioni internazionali o dall’Unione internazionale per la conservazione della natura. La Commissione può decidere che i sistemi volontari nazionali o internazionali per la misurazione della riduzione di gas a effetto serra contengono dati accurati ai fini dell’articolo 17, paragrafo 2. La Commissione può decidere che i terreni inclusi in un programma nazionale o regionale di riconversione dei terreni pesantemente degradati o fortemente contaminati rispondono ai criteri di cui all’allegato V, parte C, punto 9. 5. La Commissione adotta le decisioni di cui al paragrafo 4 soltanto se l’accordo o il sistema rispettano adeguati criteri di affidabilità, trasparenza e controllo indipendente. I sistemi per la misurazione della riduzione di gas a effetto serra rispettano anche i requisiti metodologici di cui all’allegato V. Nel caso di aree con un elevato valore di biodiversità di cui all’articolo 17, paragrafo 3, lettera b), punto ii), i relativi elenchi rispettano criteri adeguati di obiettività e coerenza con norme internazionalmente riconosciute e prevedono idonee procedure di ricorso. 6. Le decisioni di cui al paragrafo 4 sono adottate secondo la procedura consultiva di cui all’articolo 25, paragrafo 3. Il periodo di validità di queste decisioni non supera cinque anni. 7. Quando un operatore economico presenta la prova o dati ottenuti conformemente ad un accordo o ad un sistema oggetto di una decisione ai sensi del paragrafo 4, nella misura prevista da tale decisione, gli Stati membri non impongono al fornitore l’obbligo di fornire altre prove di conformità ai criteri di sostenibilità fissati all’articolo 17, paragrafi da 2 a 5, o informazioni sulle misure di cui al paragrafo 3, secondo comma, del presente articolo. 8. Su richiesta di uno Stato membro o di propria iniziativa, la Commissione esamina l’applicazione dell’articolo 17 in relazione ad una fonte di biocarburante o di bioliquido e, entro sei mesi dal ricevimento di una richiesta e secondo la procedura di cui all’articolo 25, paragrafo 3, decide se lo Stato membro interessato possa prendere in considerazione il biocarburante o il bioliquido proveniente da detta fonte ai fini di cui all’articolo 17, paragrafo 1, lettere a), b) e c). 9. Entro il 31 dicembre 2012 la Commissione riferisce al Parlamento europeo e al Consiglio: a) sull’efficacia del sistema posto in atto per la comunicazione delle informazioni relative ai criteri di sostenibilità; e b) sulla praticabilità e l’opportunità di introdurre prescrizioni obbligatorie in relazione alla tutela dell’aria, del suolo o delle risorse idriche, tenendo conto dei più recenti dati scientifici e degli obblighi internazionali della Comunità. La Commissione propone, se del caso, misure correttive.
Articolo 19 Calcolo dell’impatto dei gas a effetto serra dei biocarburanti e dei bioliquidi 1. La riduzione delle emissioni di gas a effetto serra derivanti dall’uso di biocarburanti e di bioliquidi ai fini dell’articolo 17, paragrafo 2, è calcolata come segue: a) se l’allegato V, parte A o B, fissa un valore standard per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra associate alla filiera di produzione e se il valore el per questi biocarburanti o bioliquidi calcolato secondo l’allegato V, parte C, punto 7, è uguale o inferiore a zero, utilizzando detto valore standard; b) utilizzando il valore reale calcolato secondo la metodologia definita nell’allegato V, parte C; o c) utilizzando un valore risultante dalla somma dei fattori della formula di cui all’allegato V, parte C, punto 1, ove i valori standard disaggregati di cui all’allegato V, parte D o E, possono essere utilizzati per alcuni fattori e i valori reali calcolati secondo la metodologia definita nell’allegato V, parte C, per tutti gli altri fattori. 2. Entro il 31 marzo 2010 gli Stati membri presentano alla Commissione una relazione comprendente l’elenco delle zone nel loro territorio classificate al livello 2 della nomenclatura delle unità territoriali per la statistica («NUTS») o a un livello NUTS più disaggregato conformemente al regolamento (CE) n. 1059/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 maggio 2003, relativo all’istituzione di una classificazione comune delle unità territoriali per la statistica (NUTS)(20) nelle quali le emissioni tipiche di gas a effetto serra derivanti dalla coltivazione di materie prime agricole sono inferiori o uguali alle emissioni indicate alla rubrica «Valori standard disaggregati per la coltivazione» dell’allegato V, parte D, della presente direttiva, accompagnata da una descrizione del metodo e dei dati utilizzati per redigere l’elenco. Tale metodo prende in considerazione le caratteristiche del suolo, il clima e le rese previste di materie prime. 3. I valori standard dell’allegato V, parte A, per i biocarburanti, e i valori standard disaggregati per la coltivazione di cui all’allegato V, parte D, per i biocarburanti e per i bioliquidi, possono essere usati soltanto se le materie prime sono: a) coltivate fuori della Comunità; b) coltivate nella Comunità, in aree incluse negli elenchi di cui al paragrafo 2; o c) rifiuti o residui diversi dai residui dell’agricoltura, dell’acquacoltura e della pesca. Per i biocarburanti e i bioliquidi non rientranti nell’ambito di applicazione delle lettere a), b) o c), sono utilizzati i valori reali per la coltivazione. 4. Entro il 31 marzo 2010 la Commissione presenta al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione sulla fattibilità di elenchi di aree nei paesi terzi nelle quali le emissioni tipiche di gas a effetto serra derivanti dalla coltivazione di materie prime agricole si possono prevedere inferiori o uguali alle emissioni indicate alla rubrica «Coltivazione» dell’allegato V, parte D, possibilmente accompagnata da detti elenchi e da una descrizione del metodo e dei dati utilizzati per redigere gli elenchi. Se del caso, la relazione è corredata di proposte pertinenti. 5. Entro il 31 dicembre 2012, e in seguito ogni due anni, la Commissione riferisce sui valori standard e sui valori (20)
GU L 154 del 21.6.2003, pag. 1.
tipici stimati di cui all’allegato V, parti B ed E, prestando particolare attenzione alle emissioni derivanti dai trasporti e dalla lavorazione e, se necessario, può decidere di correggere i valori. Tali misure, intese a modificare elementi non essenziali della presente direttiva, sono adottate secondo la procedura di regolamentazione con controllo di cui all’articolo 25, paragrafo 4. 6. Entro il 31 dicembre 2010 la Commissione presenta al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione in cui valuta l’impatto del cambiamento indiretto della destinazione dei terreni sulle emissioni di gas a effetto serra ed esamina le modalità per ridurre al minimo tale impatto. La relazione è corredata, se opportuno, di una proposta, basata sulle migliori conoscenze scientifiche disponibili, contenente una metodologia concreta per le emissioni risultanti da modifiche degli stock di carbonio a seguito del cambiamento della destinazione dei terreni, garantendo la conformità alla presente direttiva, in particolare all’articolo 17, paragrafo 2. Tale proposta include le misure necessarie per garantire la sicurezza degli investimenti intrapresi prima dell’applicazione di detta metodologia. Per quanto riguarda gli impianti che hanno prodotto biocarburanti prima della fine del 2013, l’applicazione delle misure di cui al primo comma non deve implicare, fino al31 dicembre 2017, che i biocarburanti prodotti da questi impianti siano considerati come non conformi ai requisiti di sostenibilità di cui alla presente direttiva, laddove lo sarebbero invece stati, a condizione che tali biocarburanti permettano una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra come minimo pari al 45%. Ciò si applica alla capacità degli impianti di biocarburanti alla fine del 2012. Il Parlamento europeo e il Consiglio si adoperano per decidere entro il 31 dicembre 2012 in merito a eventuali proposte di questo tipo presentate dalla Commissione. 7. L’allegato V può essere adeguato sulla base dei progressi tecnici e scientifici, tra l’altro aggiungendo valori per ulteriori filiere di produzione dei biocarburanti per la stessa o per altre materie prime e modificando la metodologia definita nella parte C. Tali misure, intese a modificare elementi non essenziali della presente direttiva, anche completandola, sono adottate secondo la procedura di regolamentazione con controllo di cui all’articolo 25, paragrafo 4. Per quanto riguarda i valori standard e la metodologia definita nell’allegato V, è prestata particolare considerazione: - alle modalità di contabilizzazione dei rifiuti e dei residui, - alle modalità di contabilizzazione dei prodotti secondari, - alle modalità di contabilizzazione della cogenerazione, e - allo status attribuito ai residui di colture agricole in quanto prodotti secondari. I valori standard per il biodiesel da rifiuti vegetali o animali sono riveduti non appena possibile. Ogni adattamento o aggiunta all’elenco dei valori standard di cui all’allegato V deve rispettare i seguenti criteri: a) quando il contributo di un fattore alle emissioni complessive è limitato o quando la variazione è ridotta o quando il costo o la difficoltà di accertare i valori reali sono elevati, i valori standard devono essere i valori tipici dei processi di produzione normali;
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b) in tutti gli altri casi, i valori standard devono essere conservativi rispetto ai processi di produzione normali. 8. Sono stabilite definizioni particolareggiate, comprese le specifiche tecniche prescritte per le categorie di cui all’allegato V, parte C, punto 9. Tali misure, intese a modificare elementi non essenziali della presente direttiva completandola, sono adottate secondo la procedura di regolamentazione con controllo di cui all’articolo 25, paragrafo 4. Articolo 20 Misure di attuazione Le misure di attuazione di cui all’articolo 17, paragrafo 3, secondo comma, all’articolo 18, paragrafo 3, terzo comma, all’articolo 18, paragrafo 6, all’articolo 18, paragrafo 8, all’articolo 19, paragrafo 5, all’articolo 19, paragrafo 7, primo comma, e all’articolo 19, paragrafo 8, tengono altresì pienamente conto dei fini dell’articolo 7 bis della direttiva 98/70/CE. Articolo 21 Disposizioni specifiche relative all’energia da fonti rinnovabili nel settore dei trasporti 1. Gli Stati membri assicurano che il pubblico sia informato sulla disponibilità e sui benefici per l’ambiente di tutte le varie fonti energetiche rinnovabili per autotrazione. Nel caso in cui i biocarburanti miscelati con derivati degli oli minerali siano presenti in percentuali superiori al 10% in volume, gli Stati membri impongono l’obbligo che le percentuali siano indicate nei punti vendita. 2. Ai fini della dimostrazione del rispetto degli obblighi nazionali in materia di energie rinnovabili imposti agli operatori e dell’obiettivo di impiegare energia da fonti rinnovabili per tutte le forme di trasporto di cui all’articolo 3, paragrafo 4, il contributo dei biocarburanti prodotti a partire da rifiuti, residui, materie cellulosiche di origine non alimentare e materie ligno-cellulosiche è considerato equivalente al doppio di quello di altri biocarburanti. Articolo 22 Relazioni degli Stati membri 1. Entro il 31 dicembre 2011, e successivamente ogni due anni, ciascuno Stato membro presenta alla Commissione una relazione sui progressi realizzati nella promozione e nell’uso dell’energia da fonti rinnovabili. La sesta relazione, da presentare entro il 31 dicembre 2021, è l’ultima relazione richiesta. La relazione specifica in particolare: a) le quote settoriali (elettricità, riscaldamento e raffreddamento, trasporti) e complessive di energia da fonti rinnovabili nel corso dei due precedenti anni civili e le misure adottate o previste a livello nazionale per promuovere la crescita delle energie da fonti rinnovabili tenendo conto della traiettoria indicativa di cui all’allegato I, parte B, conformemente all’articolo 5; b) l’introduzione e il funzionamento di regimi di sostegno e di altre misure miranti a promuovere l’energia da fonti rinnovabili e ogni sviluppo nelle misure applicate rispetto a quelle indicate nel piano di azione nazionale per le energie rinnovabili dello Stato membro, nonché informazioni sulle modalità di allocazione dell’elettricità che beneficia di un sostegno ai clienti finali ai fini dell’articolo 3, paragrafo 6, della direttiva 2003/54/CE;
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c) il modo in cui lo Stato membro ha eventualmente strutturato i suoi regimi di sostegno per integrare le applicazioni di energie rinnovabili che presentano benefici supplementari rispetto ad altre applicazioni analoghe, ma che possono anche comportare costi maggiori, ivi compresi i biocarburanti prodotti da rifiuti, residui, materie cellulosiche di origine non alimentare e materie ligno-cellulosiche; d) il funzionamento del sistema delle garanzie di origine per l’elettricità, il riscaldamento e il raffreddamento da fonti energetiche rinnovabili e le misure adottate per assicurare l’affidabilità e la protezione del sistema contro la frode; e) i progressi realizzati nella valutazione e nel miglioramento delle procedure amministrative per eliminare gli ostacoli regolamentari e non regolamentari allo sviluppo dell’energia da fonti rinnovabili; f) le misure adottate per garantire la trasmissione e la distribuzione dell’elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili e per migliorare il quadro o le norme che disciplinano l’assunzione e la ripartizione dei costi di cui all’articolo 16, paragrafo 3; g) gli sviluppi intervenuti nella disponibilità e nell’uso delle risorse della biomassa a fini energetici; h) le variazioni del prezzo dei prodotti e della destinazione dei terreni nello Stato membro legati al maggiore uso della biomassa e di altre forme di energia da fonti rinnovabili; i) lo sviluppo e la quota dei biocarburanti prodotti a partire da rifiuti, residui, materie cellulosiche di origine non alimentare e materie ligno-cellulosiche; j) l’impatto stimato della produzione di biocarburanti e di bioliquidi sulla biodiversità, sulle risorse idriche, sulla qualità dell’acqua e sulla qualità del suolo all’interno dello Stato membro; k) la stima della riduzione netta delle emissioni di gas a effetto serra conseguita con l’uso di energia da fonti rinnovabili. l) una stima della produzione eccedentaria di energia da fonti rinnovabili rispetto alla traiettoria indicativa che potrebbe essere oggetto di trasferimento verso altri Stati membri, nonché una stima del potenziale per progetti comuni fino al 2020; m) una stima della domanda di energie da fonti rinnovabili da soddisfare con mezzi diversi dalla produzione nazionale fino al 2020; e n) informazioni sui metodi impiegati per stimare la quota di rifiuti biodegradabili contenuti nei rifiuti destinati alla produzione di energia e sulle misure adottate per migliorare e verificare tali stime. 2. Per la stima della riduzione netta delle emissioni di gas a effetto serra conseguita con l’uso di biocarburanti, lo Stato membro può utilizzare, ai fini delle relazioni di cui al paragrafo 1, i valori tipici di cui all’allegato V, parte A e parte B. 3. Nella sua prima relazione lo Stato membro precisa se intende: a) creare un organismo amministrativo unico incaricato di trattare le domande di autorizzazione, certificazione e concessione di licenze per gli impianti a energia rinnovabile e di assistere i richiedenti; b) prevedere l’approvazione automatica delle domande di licenza urbanistica ed edilizia per impianti ad ener-
gia rinnovabile quando l’organismo responsabile del rilascio dell’autorizzazione non risponde entro i termini previsti; o c) indicare nei piani urbanistici le zone geografiche adatte per lo sfruttamento dell’energia da fonti rinnovabili e per la creazione di sistemi di teleriscaldamento e di teleraffrescamento. 4. In ciascuna relazione lo Stato membro ha la possibilità di correggere i dati forniti nelle relazioni precedenti. Articolo 23 Controllo e relazione della Commissione 1. La Commissione sorveglia l’origine dei biocarburanti e dei bioliquidi consumati nella Comunità e l’impatto della loro produzione, compreso l’impatto risultante dallo spostamento, sulla destinazione dei terreni nella Comunità e nei paesi terzi principali fornitori. Tale sorveglianza si basa sulle relazioni degli Stati membri, trasmesse conformemente all’articolo 22, paragrafo 1, su quelle dei paesi terzi interessati, delle organizzazioni intergovernative, su studi scientifici e su altre fonti di informazione pertinenti. La Commissione sorveglia anche l’evoluzione dei prezzi dei prodotti associata all’uso della biomassa per la produzione di energia e ogni effetto positivo e negativo associato sulla sicurezza alimentare. La Commissione sorveglia tutte le installazioni cui si applica l’articolo 19, paragrafo 6. 2. La Commissione mantiene il dialogo e lo scambio di informazioni con i paesi terzi e con le organizzazioni di produttori e di consumatori di biocarburanti nonché con la società civile in merito all’applicazione generale delle misure della presente direttiva riguardanti i biocarburanti e i bioliquidi. In tale ambito presta particolare attenzione al possibile impatto della produzione di biocarburanti sul prezzo dei prodotti alimentari. 3. Sulla base delle relazioni presentate dagli Stati membri ai sensi dell’articolo 22, paragrafo 1, e della sorveglianza e delle analisi di cui al paragrafo 1 del presente articolo, la Commissione presenta ogni due anni una relazione al Parlamento europeo e al Consiglio. La prima relazione è presentata nel 2012. 4. Nelle relazioni sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra conseguita con l’utilizzo dei biocarburanti, la Commissione utilizza i valori dichiarati dagli Stati membri e valuta se e come le stime cambierebbero se si tenesse conto dei prodotti secondari utilizzando il metodo della sostituzione. 5. Nelle sue relazioni, la Commissione analizza in particolare: a) i benefici e i costi ambientali relativi dei vari biocarburanti, gli effetti delle politiche di importazione della Comunità su di essi, le implicazioni in termini di sicurezza degli approvvigionamenti e le modalità per realizzare un approccio equilibrato tra produzione interna e importazioni; b) l’impatto dell’aumento della domanda di biocarburanti sulla sostenibilità ambientale nella Comunità e nei paesi terzi, tenuto conto dell’impatto economico e ambientale, anche sulla biodiversità; c) il margine esistente per individuare, in maniera scientificamente obiettiva, le zone geografiche aventi un elevato valore in termini di biodiversità che non sono contemplate
dall’articolo 17, paragrafo 3; d) l’impatto dell’aumento della domanda di biomassa sui settori che utilizzano la biomassa; e) la disponibilità di biocarburanti prodotti a partire da rifiuti, residui, materie cellulosiche di origine non alimentare e materie ligno-cellulosiche; e f) le modifiche indirette della destinazione dei terreni in relazione a tutte le filiere di produzione. La Commissione propone, se del caso, misure correttive. 6. Sulla base delle relazioni presentate dagli Stati membri ai sensi dell’articolo 22, paragrafo 3, la Commissione esamina l’efficacia delle misure adottate dagli Stati membri per creare un organismo amministrativo unico incaricato di trattare le domande di autorizzazione, certificazione e concessione di licenze e di assistere i richiedenti. 7. Al fine di migliorare il finanziamento e il coordinamento per la realizzazione dell’obiettivo del 20% di cui all’articolo 3, paragrafo 1, la Commissione presenta, entro il 31 dicembre 2010, un’analisi e un piano d’azione sull’energia da fonti rinnovabili, finalizzati in particolare a: a) un migliore utilizzo dei fondi strutturali e dei programmi quadro; b) un utilizzo più efficiente e più esteso dei fondi della Banca europea per gli investimenti e di altri istituti finanziari pubblici; c) un migliore accesso al capitale di rischio, segnatamente attraverso l’analisi della fattibilità di un meccanismo con ripartizione dei rischi per gli investimenti in energia da fonti rinnovabili nella Comunità, analogo all’iniziativa «Fondo mondiale per l’efficienza energetica e l’energia rinnovabile» destinata ai paesi terzi; d) un migliore coordinamento dei finanziamenti comunitari e nazionali, nonché di altre forme di sostegno; e e) un migliore coordinamento a sostegno delle iniziative in materia di energie rinnovabili il cui successo dipende dall’attività di operatori stabiliti in vari Stati membri. 8. Entro il 31 dicembre 2014 la Commissione presenta una relazione concernente in particolare i seguenti elementi: a) una valutazione delle soglie minime di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra che si applicheranno a decorrere dalle date di cui all’articolo 17, paragrafo 2, secondo comma, elaborata sulla scorta di un’analisi dell’impatto che tenga conto, in particolare, dell’evoluzione tecnologica, delle tecnologie disponibili e della disponibilità di biocarburanti di prima e seconda generazione che permettono una riduzione considerevole delle emissioni di gas a affetto serra; b) riguardo all’obiettivo di cui all’articolo 3, paragrafo 4, una valutazione: i) del rapporto costo-efficacia delle misure da attuare per raggiungere tale obiettivo; ii) della possibilità di realizzare tale obiettivo, garantendo nel contempo la sostenibilità della produzione di biocarburanti nella Comunità e nei paesi terzi, e considerando l’impatto economico, ambientale e sociale, compresi gli effetti e l’impatto indiretti sulla biodiversità, nonché la disponibilità commerciale dei biocarburanti di seconda generazione; iii) dell’impatto dell’attuazione dell’obiettivo sulla disponibilità di prodotti alimentari a prezzi accessibili; iv) della disponibilità commerciale degli autoveico-
XXV
li a motore elettrico, ibrido e a idrogeno nonché della metodologia scelta per calcolare la quota di energia da fonti rinnovabili consumata nel settore dei trasporti; v) della stima della situazione specifica del mercato, tenendo conto in particolare dei mercati in cui i combustibili per i trasporti rappresentano oltre la metà del consumo di energia complessivo e dei mercati che dipendono totalmente dai biocarburanti importati; c) un’analisi dell’attuazione della presente direttiva, con particolare riguardo ai meccanismi di cooperazione, per garantire che gli Stati membri possano continuare ad avvalersi dei regimi di sostegno nazionali ai sensi dell’articolo 3, paragrafo 3, e, nel contempo, conseguire tramite tali meccanismi gli obiettivi nazionali di cui all’allegato I sulla base del migliore rapporto costi-benefici, degli sviluppi tecnologici e delle conclusioni da trarre per raggiungere l’obiettivo di produrre il 20% dell’energia da fonti rinnovabili a livello comunitario. Sulla base di tale relazione la Commissione presenta, se del caso, proposte al Parlamento europeo e al Consiglio riguardanti gli elementi illustrati e in particolare: - per quanto riguarda l’elemento di cui alla lettera a), una modifica della riduzione minima delle emissioni di gas a effetto serra ivi contemplata, e - per l’elemento di cui alla lettera c), adeguati aggiustamenti delle misure di cooperazione previste nella presente direttiva per migliorare la loro efficacia nel raggiungere l’obiettivo del 20%. Tali proposte non condizionano l’obiettivo del 20% né il controllo degli Stati membri sui sistemi nazionali di sostegno e sulle misure di cooperazione. 9. Nel 2018 la Commissione presenta una tabella di marcia per le energie rinnovabili relativa al periodo successivo al 2020. La tabella di marcia è accompagnata, se del caso, da proposte indirizzate al Parlamento europeo e al Consiglio per il periodo successivo al 2020. Detta tabella di marcia tiene conto dell’esperienza acquisita nell’attuazione della presente direttiva e dell’evoluzione tecnologica nel settore dell’energia da fonti rinnovabili. 10. Nel 2021 la Commissione presenta una relazione sull’applicazione della presente direttiva. La relazione esamina in particolare in quale misura i seguenti elementi hanno consentito agli Stati membri di conseguire gli obiettivi nazionali di cui all’allegato I sulla base del miglior rapporto costi-benefici: a) la procedura di elaborazione di documenti previsionali e di piani d’azione nazionali per le energie rinnovabili; b) l’efficacia dei meccanismi di cooperazione; c) l’evoluzione tecnologica nel settore dell’energia da fonti rinnovabili, anche per quanto riguarda l’impiego di biocarburanti per l’aviazione commerciale; d) l’efficacia dei regimi di sostegno nazionali; e e) le conclusioni delle relazioni elaborate dalla Commissione di cui ai paragrafi 8 e 9. Articolo 24 Piattaforma per la trasparenza 1. La Commissione crea una piattaforma pubblica in linea per la trasparenza, destinata ad aumentare la trasparenza e a facilitare e promuovere la cooperazione tra Stati membri, in particolare in materia di trasferimenti
XXVI
statistici di cui all’articolo 6 e progetti comuni di cui agli articoli 7 e 9. La piattaforma può essere utilizzata anche per rendere pubbliche pertinenti informazioni che la Commissione o uno Stato membro ritengano essenziali ai fini della presente direttiva e del raggiungimento dei suoi obiettivi. 2. La Commissione pubblica sulla piattaforma per la trasparenza le seguenti informazioni, se del caso in formato aggregato, preservando la riservatezza dei dati commercialmente sensibili: a) i piani d’azione nazionali per le energie rinnovabili degli Stati membri; b) i documenti previsionali degli Stati membri di cui all’articolo 4, paragrafo 3, corredati, non appena possibile, della sintesi della Commissione riguardo alla produzione eccedentaria e alla domanda stimata di importazioni; c) le offerte di cooperazione degli Stati membri in materia di trasferimenti statistici o progetti comuni, su richiesta dello Stato membro interessato; d) le informazioni di cui all’articolo 6, paragrafo 2, sui trasferimenti statistici tra Stati membri; e) le informazioni di cui all’articolo 7, paragrafi 2 e 3, e all’articolo 9, paragrafi 4 e 5, su progetti comuni; f) le relazioni nazionali degli Stati membri di cui all’articolo 22; g) le relazioni della Commissione di cui all’articolo 23, paragrafo 3. Tuttavia, su richiesta dello Stato membro che ha fornito le informazioni, la Commissione non rende pubblici i documenti previsionali degli Stati membri di cui all’articolo 4, paragrafo 3, né le informazioni contenute nelle relazioni nazionali degli Stati membri di cui all’articolo 22, paragrafo 1, lettere l) e m). Articolo 25 Comitati 1. Tranne che nei casi di cui al paragrafo 2, la Commissione è assistita dal comitato sulle fonti di energia rinnovabile. 2. Per le questioni concernenti la sostenibilità dei biocarburanti e dei bioliquidi, la Commissione è assistita dal comitato sulla sostenibilità dei biocarburanti e dei bioliquidi. 3. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applicano gli articoli 3 e 7 della decisione 1999/468/ CE, tenendo conto delle disposizioni dell’articolo 8 della stessa. 4. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applicano l’articolo 5 bis, paragrafi da 1 a 4, e l’articolo 7 della decisione 1999/468/CE, tenendo conto delle disposizioni dell’articolo 8 della stessa. Articolo 26 Modifiche e abrogazioni 1. L’articolo 2, l’articolo 3, paragrafo 2, e gli articoli da 4 a 8 della direttiva 2001/77/CE sono abrogati a decorrere dal 1° aprile 2010. 2. L’articolo 2, l’articolo 3, paragrafi 2, 3 e 5, e gli articoli 5 e 6 della direttiva 2003/30/CE sono abrogati a decorrere dal 1° aprile 2010. 3. Le direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE sono abrogate a decorrere dal 1° gennaio 2012.
Articolo 27 Recepimento 1. Fatto salvo l’articolo 4, paragrafi 1, 2 e 3, gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il 5 dicembre 2010. Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni, queste contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di un siffatto riferimento all’atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità di tale riferimento sono decise dagli Stati membri. 2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo
delle disposizioni essenziali di diritto interno che essi adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva. Articolo 28 Entrata in vigore La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. Articolo 29 Destinatari Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.
ALLEGATO I Obiettivi nazionali generali per la quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale di energia nel 2020 (1) A. Obiettivi nazionali generali Quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale di energia, 2005 (S2005 )
Obiettivo per la quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale di energia, 2020 (S2020 )
Belgio
2,2 %
13 %
Bulgaria
9,4 %
16 %
Repubblica ceca
6,1 %
13 %
Danimarca
17,0 %
30 %
Germania
5,8 %
18 %
Estonia
18,0 %
25 %
Irlanda
3,1 %
16 %
Grecia
6,9 %
18 %
Spagna
8,7 %
20 %
Francia
10,3 %
23 %
Italia
5,2 %
17 %
Cipro
2,9 %
13 %
Lettonia
32,6 %
40 %
Lituania
15,0 %
23 %
Lussemburgo
0,9 %
11 %
Ungheria
4,3 %
13 %
Malta
0,0 %
10 %
Paesi Bassi
2,4 %
14 %
Austria
23,3 %
34 %
Polonia
7,2 %
15 %
Portogallo
20,5 %
31 %
Romania
17,8 %
24 %
Slovenia
16,0 %
25 %
Repubblica slovacca
6,7 %
14 %
Finlandia
28,5 %
38 %
Svezia
39,8 %
49 %
Regno Unito
1,3 %
15 %
(1) Per poter raggiungere gli obiettivi nazionali stabiliti nel presente allegato, si sottolinea che la disciplina comunitaria degli aiuti di Stato per la tutela dell’ambiente riconosce la necessità di mantenere meccanismi di sostegno nazionali per la promozione dell’energia da fonti rin novabili.
XXVII
B. Traiettoria indicativa La traiettoria indicativa di cui all’articolo 3, paragrafo 2, è costituita dalle seguenti quote di energia da fonti rinnovabili: S2005 + 0,20 (S2020 – S2005 ), come media del biennio 2011-2012; S2005 + 0,30 (S2020 – S2005 ), come media del biennio 2013-2014; S2005 + 0,45 (S2020 – S2005 ), come media del biennio 2015-2016; e S2005 + 0,65 (S2020 – S2005 ), come media del biennio 2017-2018; dove S2005 = la quota dello Stato membro nel 2005 indicata nella tabella di cui alla parte A; e S2020 = la quota dello Stato membro nel 2020 indicata nella tabella di cui alla parte A.
ALLEGATO II Formula di normalizzazione per il computo dell’elettricità da energia idraulica e da energia eolica Ai fini del computo dell’elettricità da energia idraulica in un dato Stato membro si applica la seguente formula:
[ ] N
QN
(norm)
= CN ×
Qi
i=N–14
Ci
/ 15
dove N
=
anno di riferimento;
Q N(norm)
=
elettricità normalizzata generata da tutte le centrali idroelettriche dello Stato membro nell’annoN, a fini di computo;
Qi
=
quantità di elettricità, misurata in GWh, effettivamente generata nell’annoi da tutte le centrali idroelettriche dello Stato membro, escludendo la produzione delle centrali di pompaggio che utilizzano l’acqua preceden temente pompata a monte;
Ci
=
capacità totale installata, al netto dell’accumulazione per pompaggi, misurata in MW, di tutte le centrali idroelettriche dello Stato membro alla fine dell’anno i.
Ai fini del computo dell’elettricità da energia eolica in un dato Stato membro si applica la seguente formula: N
QN dove
(norm)
=
CN +CN–1 2
Qi i=N-n
× N
( )
j=N-n
Cj+Cj–1 2
N
=
anno di riferimento;
Q N(norm)
=
elettricità normalizzata generata da tutte le centrali eoliche dello Stato membro nell’annoN, a fini di com puto;
Qi
=
quantità di elettricità, misurata in GWh, effettivamente generata nell’annoi da tutte le centrali eoliche dello Stato membro;
Cj
=
capacità totale installata, misurata in MW, di tutte le centrali eoliche dello Stato membro alla fine dell’anno j;
n
=
il più basso dei seguenti valori: 4 o il numero di anni precedenti l’anno N per i quali sono disponibili dati sulla capacità e la produzione dello Stato membro in questione.
XXVIII
ALLEGATO III Contenuto energetico dei carburanti per autotrazione
Carburante
Bioetanolo (etanolo prodotto a partire dalla biomassa)
Contenuto energetico per peso (potere calorifico inferiore, MJ/kg)
27
Contenuto energetico per volume (potere calorifico inferiore, MJ/l)
21
Bio-ETBE (etere etilterbutilico prodotto a partire dal bioetanolo) 36 (di cui il 37 % pro dotto da fonti rinnova bili)
27 (di cui il 37 % prodotto da fonti rinnovabili)
Biometanolo (metanolo prodotto a partire dalla biomassa desti 20 nato a essere usato come biocarburante)
16
Bio-MTBE (etere metilterbutilico prodotto a partire dal biometa nolo)
26 (di cui il 22 % prodotto da fonti rinnovabili)
35 (di cui il 22 % pro dotto da fonti rinnova bili)
Bio-DME (dimetiletere prodotto a partire dalla biomassa destinato 28 a essere usato come biocarburante)
19
Bio-TAEE (etere terziario-amil-etilico prodotto a partire dal bioe tanolo)
38 (di cui il 29 % pro dotto da fonti rinnova bili)
29 (di cui il 29 % prodotto da fonti rinnovabili)
Biobutanolo (butanolo prodotto a partire dalla biomassa desti nato a essere usato come biocarburante)
33
27
Biodiesel (estere metilico prodotto a partire da oli vegetali o ani 37 mali, di tipo diesel, destinato ad essere usato come biocarburante)
33
Diesel Fischer-Tropsch (idrocarburo sintetico o miscela di idro 44 carburi sintetici prodotti a partire dalla biomassa)
34
Olio vegetale idrotrattato (olio vegetale sottoposto a trattamento 44 termochimico con idrogeno)
34
Olio vegetale puro (olio prodotto a partire da piante oleaginose 37 mediante spremitura, estrazione o procedimenti analoghi, greg gio o raffinato ma chimicamente non modificato, nei casi in cui il suo uso sia compatibile con il tipo di motori usato e con i cor rispondenti requisiti in materia di emissione)
34
Biogas (gas combustibile prodotto a partire dalla biomassa e/o 50 dalla frazione biodegradabile dei rifiuti, che può essere trattato in un impianto di purificazione per ottenere una qualità analoga a quella del metano, destinato a essere usato come biocarburante o gas di legna)
—
Benzina
43
32
Diesel
43
36
XXIX
ALLEGATO IV Certificazione degli installatori I sistemi di certificazione o i sistemi equivalenti di qualificazione menzionati all’articolo 14, paragrafo 3, sono basati sui cri teri seguenti: 1.
La procedura di certificazione o di qualificazione deve essere trasparente e chiaramente definita dallo Stato membro o dall’organismo amministrativo da esso designato.
2.
Gli installatori di sistemi a biomassa, di pompe di calore, di sistemi geotermici poco profondi e di solare fotovoltaico e di solare termico ricevono la certificazione nel quadro di un programma di formazione o da parte di un fornitore di formazione riconosciuti.
3.
Il riconoscimento del programma di formazione o del fornitore di formazione è rilasciato dallo Stato membro o dagli organismi amministrativi da esso designati. L’organismo di riconoscimento assicura la continuità e la copertura regio nale o nazionale del programma di formazione offerto dal fornitore. Il fornitore di formazione dispone di apparec chiature tecniche adeguate, in particolare di materiale di laboratorio o di attrezzature analoghe, per impartire la formazione pratica. Oltre alla formazione di base, il fornitore di formazione deve anche proporre corsi di aggiorna mento più brevi su temi specifici, ivi comprese le nuove tecnologie, per assicurare una formazione continua sulle instal lazioni. Il fornitore di formazione può essere il produttore dell’apparecchiatura o del sistema, un istituto o un’associazione.
4.
La formazione per il rilascio della certificazione o della qualificazione degli installatori comprende sia una parte teorica che una parte pratica. Al termine della formazione, gli installatori devono possedere le capacità richieste per installare apparecchiatura e sistemi rispondenti alle esigenze dei clienti in termini di prestazioni e di affidabilità, essere in grado di offrire un servizio di qualità e di rispettare tutti i codici e le norme applicabili, ivi comprese le norme in materia di marchi energetici e di marchi di qualità ecologica.
5.
La formazione si conclude con un esame in esito al quale viene rilasciato un attestato. L’esame comprende una prova pratica mirante a verificare la corretta installazione di caldaie o stufe a biomassa, di pompe di calore, di sistemi geo termici poco profondi o di sistemi solari fotovoltaici o termici.
6.
I sistemi di certificazione o i sistemi equivalenti di qualificazione di cui all’articolo 14, paragrafo 3, tengono debita mente conto degli orientamenti seguenti. a)
b)
XXX
Programmi di formazione riconosciuti dovrebbero essere proposti agli installatori in possesso di esperienza pro fessionale che hanno seguito o stanno seguendo i tipi di formazione seguenti: i)
per gli installatori di caldaie e di stufe a biomassa: una formazione preliminare di idraulico, installatore di canalizzazioni, tecnico del riscaldamento o tecnico di impianti sanitari e di riscaldamento o raffreddamento;
ii)
per gli installatori di pompe di calore: una formazione preliminare di idraulico o di tecnico frigorista e com petenze di base di elettricità e impianti idraulici (taglio di tubi, saldatura e incollaggio di giunti di tubi, iso lamento, sigillamento di raccordi, prove di tenuta e installazione di sistemi di riscaldamento o di raffreddamento);
iii)
per gli installatori di sistemi solari fotovoltaici o termici: una formazione preliminare di idraulico o di elet tricista e competenze di impianti idraulici, di elettricità e di copertura tetti, ivi compresi saldatura e incollag gio di giunti di tubi, sigillamento di raccordi, prove di tenuta, capacità di collegare cavi, buona conoscenza dei materiali di base per la copertura dei tetti, nonché dei metodi di isolamento e di impermeabilizzazione; o
iv)
un programma di formazione professionale che consenta agli installatori di acquisire competenze adeguate corrispondenti a tre anni di formazione nei settori di competenze di cui alle lettere a), b) o c), comprendente sia la formazione in classe che la pratica sul luogo di lavoro.
L’aspetto teorico della formazione degli installatori di caldaie e di stufe a biomassa dovrebbe fornire un quadro della situazione del mercato della biomassa e comprendere gli aspetti ecologici, i combustibili derivati dalla bio massa, gli aspetti logistici, la prevenzione degli incendi, le sovvenzioni connesse, le tecniche di combustione, i sistemi di accensione, le soluzioni idrauliche ottimali, il confronto costi/redditività, nonché la progettazione, l’in stallazione e la manutenzione delle caldaie e delle stufe a biomassa. La formazione dovrebbe anche permettere di acquisire una buona conoscenza delle eventuali norme europee relative alle tecnologie e ai combustibili derivati dalla biomassa (ad esempio i pellet) e della legislazione nazionale e comunitaria relativa alla biomassa.
c)
d)
e)
L’aspetto teorico della formazione degli installatori di pompe di calore dovrebbe fornire un quadro della situa zione del mercato delle pompe di calore e coprire le risorse geotermiche e le temperature del suolo di varie regioni, l’identificazione del suolo e delle rocce per determinarne la conducibilità termica, le regolamentazioni sull’uso delle risorse geotermiche, la fattibilità dell’uso di pompe di calore negli edifici, la determinazione del sistema più ade guato e la conoscenza dei relativi requisiti tecnici, la sicurezza, il filtraggio dell’aria, il collegamento con la fonte di calore e lo schema dei sistemi. La formazione dovrebbe anche permettere di acquisire una buona conoscenza di eventuali norme europee relative alle pompe di calore e della legislazione nazionale e comunitaria pertinente. Gli installatori dovrebbero dimostrare di possedere le seguenti competenze fondamentali: i)
comprensione di base dei principi fisici e di funzionamento delle pompe di calore, ivi comprese le caratte ristiche del circuito della pompa: relazione tra le basse temperature del pozzo caldo, le alte temperature della fonte di calore e l’efficienza del sistema, determinazione del coefficiente di prestazione (COP) e del fattore di prestazione stagionale (SPF);
ii)
comprensione dei componenti e del loro funzionamento nel circuito della pompa di calore, ivi compreso il compressore, la valvola di espansione, l’evaporatore, il condensatore, fissaggi e guarnizioni, il lubrificante, il fluido frigorigeno, e conoscenza delle possibilità di surriscaldamento e di subraffreddamento e di raffredda mento; e
iii)
capacità di scegliere e di misurare componenti in situazioni di installazione tipiche, ivi compresa la determi nazione dei valori tipici del carico calorifico di vari edifici e, per la produzione di acqua calda in funzione del consumo di energia, la determinazione della capacità della pompa di calore in funzione del carico calorifico per la produzione di acqua calda, della massa inerziale dell’edificio e la fornitura di energia elettrica inter rompibile; determinazione di componenti, quale il serbatoio tampone e il suo volume, nonché integrazione di un secondo sistema di riscaldamento.
La parte teorica della formazione degli installatori di sistemi solari fotovoltaici e di sistemi solari termici dovrebbe fornire un quadro della situazione del mercato dei prodotti solari, nonché confronti costi/redditività e coprire gli aspetti ecologici, le componenti, le caratteristiche e il dimensionamento dei sistemi solari, la scelta di sistemi accu rati e il dimensionamento dei componenti, la determinazione della domanda di calore, la prevenzione degli incendi, le sovvenzioni connesse, nonché la progettazione, l’installazione e la manutenzione degli impianti solari fotovoltaici e termici. La formazione dovrebbe anche permettere di acquisire una buona conoscenza delle even tuali norme europee relative alle tecnologie e alle certificazioni, ad esempio«Solar Keymark», nonché della legi slazione nazionale e comunitaria pertinente. Gli installatori dovrebbero dimostrare di possedere le seguenti competenze fondamentali: i)
capacità di lavorare in condizioni di sicurezza utilizzando gli strumenti e le attrezzature richieste e appli cando i codici e le norme di sicurezza, e di individuare i rischi connessi all’impianto idraulico, all’elettricità e altri rischi associati agli impianti solari;
ii)
capacità di individuare i sistemi e i componenti specifici dei sistemi attivi e passivi, ivi compresa la proget tazione meccanica, e di determinare la posizione dei componenti e determinare lo schema e la configura zione dei sistemi;
iii)
capacità di determinare la zona, l’orientamento e l’inclinazione richiesti per l’installazione dei sistemi solari fotovoltaici e dei sistemi solari di produzione di acqua calda, tenendo conto dell’ombra, dell’apporto solare, dell’integrità strutturale, dell’adeguatezza dell’impianto in funzione dell’edificio o del clima, e di individuare i diversi metodi di installazione adeguati al tipo di tetto e i componenti BOS (balance of system) necessari per l’installazione;
iv)
per i sistemi solari fotovoltaici in particolare, la capacità di adattare la concezione elettrica, tra cui la deter minazione delle correnti di impiego, la scelta dei tipi di conduttori appropriati e dei flussi adeguati per ogni circuito elettrico, la determinazione della dimensione, del flusso e della posizione adeguati per tutte le appa recchiature e i sottosistemi associati, e scegliere un punto di interconnessione adeguato.
La certificazione degli installatori dovrebbe avere una durata limitata nel tempo, cosicché il rinnovo sarebbe subor dinato alla frequenza di un corso di aggiornamento, in forma di seminario o altro.
XXXI
ALLEGATO V Regole per il calcolo dell’impatto dei gas a effetto serra dei biocarburanti, dei bioliquidi e dei carburanti fossili di riferimento A. Valori tipici e standard dei biocarburanti se prodotti senza emissioni nette di carbonio a seguito della modifica della destinazione dei terreni Filiera di produzione del biocarburante
etanolo da barbabietola da zucchero
Riduzione tipica delle emissioni di gas a effetto serra
Riduzione standard delle emissioni di gas a effetto serra
61 %
52 %
etanolo da cereali (combustibile di processo non specificato) 32 %
16 %
etanolo da cereali (lignite come combustibile di processo in 32 % impianti di cogenerazione)
16 %
etanolo da cereali (metano come combustibile di processo in 45 % caldaie convenzionali)
34 %
etanolo da cereali (metano come combustibile di processo in 53 % impianti di cogenerazione)
47 %
etanolo da cereali (paglia come combustibile di processo in 69 % impianti di cogenerazione)
69 %
etanolo da granturco, prodotto nella Comunità (metano come 56 % combustibile di processo in impianti di cogenerazione)
49 %
etanolo da canna da zucchero
71 %
71 %
la frazione dell’etere etilterbutilico (ETBE) prodotta da fonti rin novabili
analoga a quella della filiera di produzione dell’eta nolo
la frazione dell’etere terziario-amil-etilico (TAEE) prodotta da analoga a quella della filiera di produzione dell’eta fonti rinnovabili nolo biodiesel da semi di colza
45 %
38 %
biodiesel da semi di girasole
58 %
51 %
biodiesel da soia
40 %
31 %
biodiesel da olio di palma (processo non specificato)
36 %
19 %
biodiesel da olio di palma (processo con cattura di metano 62 % all’oleificio)
56 %
biodiesel da rifiuti vegetali o animali (*)
88 %
83 %
olio vegetale idrotrattato da semi di colza
51 %
47 %
olio vegetale idrotrattato da semi di girasole
65 %
62 %
olio vegetale idrotrattato da olio di palma (processo non spe 40 % cificato)
26 %
olio vegetale idrotrattato da olio di palma (processo con cat 68 % tura di metano all’oleificio)
65 %
olio vegetale puro da semi di colza
58 %
57 %
biogas da rifiuti urbani organici come metano compresso
80 %
73 %
biogas da letame umido come metano compresso
84 %
81 %
biogas da letame asciutto come metano compresso
86 %
82 %
( ) Escluso l’olio animale prodotto a partire da sottoprodotti di origine animale classificati come materiali di categoria 3 in conformità del regolamento (CE) n. 1774/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del3 ottobre 2002 , recante norme sanitarie relative ai sottoprodotti di origine animale non destinati al consumo umano(1). *
(1) GU L 273 del 10.10.2002, pag. 1.
XXXII
B. Stima dei valori tipici e standard dei futuri biocarburanti non presenti sul mercato o presenti solo in quantità trascurabili al gennaio 2008, se prodotti senza emissioni nette di carbonio a seguito della modifica della destinazione dei terreni
Filiera di produzione del biocarburante
Riduzione tipica delle emissioni di gas a effetto serra
Riduzione standard delle emissioni di gas a effetto serra
etanolo da paglia di cereali
87 %
85 %
etanolo da residui legnosi
80 %
74 %
etanolo da legno coltivato
76 %
70 %
diesel Fischer-Tropsch da residui legnosi
95 %
95 %
diesel Fischer-Tropsch da legno coltivato
93 %
93 %
dimetiletere (DME) da residui legnosi
95 %
95 %
dimetiletere da legno coltivato
92 %
92 %
metanolo da residui legnosi
94 %
94 %
metanolo da legno coltivato
91 %
91 %
la frazione dell’etere metilterbutilico (MTBE) prodotta da fonti analoga a quella della filiera di produzione del meta rinnovabili nolo C. Metodologia 1.
Le emissioni di gas a effetto serra provenienti dalla produzione e dall’uso di carburanti per autotrazione, biocar buranti e bioliquidi vengono calcolate secondo la seguente formula: E = eec + el + ep + etd + eu – esca – eccs– eccr – eee, dove E
=
il totale delle emissioni derivanti dall’uso del carburante;
eec
=
le emissioni derivanti dall’estrazione o dalla coltivazione delle materie prime;
el
=
le emissioni annualizzate risultanti da modifiche degli stock di carbonio a seguito del cambiamento della destinazione dei terreni;
ep
=
le emissioni derivanti dalla lavorazione;
etd
=
le emissioni derivanti dal trasporto e alla distribuzione;
eu
=
le emissioni derivanti dal carburante al momento dell’uso;
esca
=
la riduzione delle emissioni grazie all’accumulo di carbonio nel suolo mediante una migliore gestione agricola;
eccs
=
la riduzione di emissioni grazie alla cattura e allo stoccaggio geologico del carbonio;
eccr
=
la riduzione delle emissioni grazie alla cattura e alla sostituzione del carbonio; e
eee
=
la riduzione di emissioni grazie all’elettricità eccedentaria prodotta dalla cogenerazione.
Non si tiene conto delle emissioni dovute alla produzione di macchinari e apparecchiature. 2.
Le emissioni di gas a effetto serra derivanti dall’uso dei carburanti, E, sono espresse in grammi equivalenti di2CO per di MJ di carburante, gCO2eq/MJ.
3.
In deroga al punto 2, per i carburanti per autotrazione, i valori espress i in gCO 2eq/MJ possono essere aggiustati per tenere conto delle differenze tra i carburanti in termini di lavoro utile fornito, espresso in km/MJ. Tali aggiusta menti sono possibili soltanto quando viene fornita la prova delle differenze in termini di lavoro utile fornito.
4.
La riduzione di emissioni di gas a effetto serra da biocarburanti e da bioliquidi è calcolata secondo la seguente formula: RIDUZIONE = (EF – EB)/EF, dove EB
=
totale delle emissioni derivanti dal biocarburante o altro bioliquido; e
EF
=
totale delle emissioni derivanti dal carburante fossile di riferimento.
XXXIII
5.
I gas a effetto serra presi in considerazione ai fini del punto 1 sono: CO 2 , N2 O e CH 4 . Ai fini del calcolo dell’equi valenza in CO 2, ai predetti gas sono associati i seguenti valori: CO 2: 1 N 2O : 296 CH 4: 23
6.
Le emissioni derivanti dall’estrazione o dalla coltivazione delle materie prime,eec, comprendono le emissioni deri vanti dal processo stesso di estrazione o di coltivazione, dalla raccolta delle materie prime, dai rifiuti e dalle per dite, e dalla produzione di sostanze chimiche o di prodotti utilizzati per l’estrazione e la coltivazione. Non si tiene conto della cattura di CO2 nella coltivazione delle materie prime. Occorre sottrarre le riduzioni certificate delle emissioni di gas a effetto serra dalla combustione in torcia nei siti di produzione petrolifera dovunque nel mondo. Stime delle emissioni derivanti dalla coltivazione possono essere derivate sulla base di medie calcolate per zone geografiche più ridotte di quelle utilizzate per il calcolo dei valori standard, in alternativa all’uso dei valori reali.
7.
Le emissioni annualizzate risultanti da modifiche degli stock di carbonio dovute al cambiamenti della destinazione dei terreni, el, sono calcolate ripartendo uniformemente il totale delle emissioni su vent’anni. Per il calcolo di dette emissioni, si applica la seguente formula: el = (CSR – CSA ) × 3,664 × 1/20 × 1/P – eB (1), dove =
le emissioni annualizzate di gas a effetto serra risultanti da modifiche degli stock di carbonio dovute al cambiamento della destinazione del terreno (espresse in massa equivalente di CO 2 per unità di energia prodotta dal biocarburante);
CSR =
lo stock di carbonio per unità di superficie associato alla destinazione del terreno di riferimento (espresso in massa di carbonio per unità di superficie, compresi suolo e vegetazione). La destinazione di riferimento del terreno è la destinazione del terreno nel gennaio 2008 o vent’anni prima dell’ottenimento delle mate rie prime, se quest’ultima data è posteriore;
CSA =
lo stock di carbonio per unità di superficie associato con la destinazione reale del terreno (espresso in massa di carbonio per unità di superficie, compresi suolo e vegetazione). Nel caso in cui lo stock di car bonio si accumuli per oltre un anno, il valore attribuito al CSA è il valore stimato per unità di superficie dopo vent’anni o quando le colture giungono a maturazione, se quest’ultima data è anteriore;
P
=
la produttività delle colture (misurata come quantità di energia prodotta da un biocarburante o bioliquido per unità di superficie all’anno); e
eB
=
premio di 29 gCO 2eq/MJ di biocarburante o bioliquido la cui biomassa è ottenuta a partire da terreni degradati ripristinati secondo le condizioni di cui al punto 8.
El
8.
Il premio di 29 gCO 2eq/MJ è attribuito in presenza di elementi che dimostrano che il terreno in questione: a)
non era utilizzato per attività agricole o di altro tipo nel gennaio 2008; e
b)
rientra in una selle seguenti categorie: i)
terreno pesantemente degradato, compresi i terreni precedentemente utilizzati per scopi agricoli;
ii)
terreno fortemente contaminato.
Il premio di 29 gCO 2eq/MJ si applica per un periodo massimo di dieci anni a decorrere dalla data di conversione del terreno ad uso agricolo purché, per i terreni di cui al punto i), siano assicurate una crescita regolare dello stock di carbonio e una rilevante riduzione dell’erosione e, per i terreni di cui al punto ii), la contaminazione sia ridotta. 9.
Le categorie di cui al punto 8, lettera b), sono definite come segue: a)
per «terreni pesantemente degradati» s’intendono terreni che sono da tempo fortemente salini o il cui tenore di materie organiche è particolarmente basso e la cui erosione è particolarmente forte;
b)
per «terreni fortemente contaminati» s’intendono terreni il cui livello di contaminazione è tale da renderli ina datti alla produzione di alimenti o mangimi.
Sono inclusi i terreni oggetto di una decisione della Commissione a norma dell’articolo 18, paragrafo 4, quarto comma. (1) Il quoziente ottenuto dividendo il peso molecolare della CO2 (44,010 g/mol) per il peso molecolare del carbonio (12,011 g/mol) è uguale a 3,664.
XXXIV
10. La Commissione adotta entro il 31 dicembre 2009 orientamenti per il calcolo degli stock di carbonio nel suolo attingendo agli orientamenti IPCC del 2006 per gli inventari nazionali di gas a effetto serra — volume 4. Gli orien tamenti della Commissione fungono da base per il calcolo degli stock di carbonio nel suolo ai fini della presente direttiva. 11. Le emissioni derivanti dalla lavorazione, ep, includono le emissioni dalla lavorazione stessa, dai rifiuti e dalle per dite, e dalla produzione di sostanze chimiche e prodotti utilizzati per la lavorazione. Nel calcolo del consumo di elettricità prodotta all’esterno dell’unità di produzione del carburante, l’intensità delle emissioni di gas a effetto serra della produzione e della distribuzione dell’elettricità viene ipotizzata uguale all’in tensità media delle emissioni dovute alla produzione e alla distribuzione di elettricità in una regione data. In deroga a questa regola, per l’elettricità prodotta in un dato impianto di produzione elettrica non collegato alla rete elet trica i produttori possono utilizzare un valore medio. 12. Le emissioni derivanti dal trasporto e dalla distribuzione,etd, comprendono le emissioni generate dal trasporto e dallo stoccaggio delle materie prime e dei materiali semilavorati, e dallo stoccaggio e dalla distribuzione dei pro dotti finiti. Le emissioni derivanti dal trasporto e dalla distribuzione da prendersi in considerazione ai sensi del punto 6 non sono coperte dal presente punto. 13. Le emissioni derivanti dal carburante al momento dell’uso,eu, sono considerate pari a zero per i biocarburanti e i bioliquidi. 14. La riduzione di emissioni da cattura e stoccaggio geologico del carbonio, eccs, che non sia già stata computata inep, è limitata alle emissioni evitate grazie alla cattura e al sequestro della CO 2 emessa direttamente legati all’estrazione, al trasporto, alla lavorazione e alla distribuzione del combustibile. 15. La riduzione di emissioni da cattura e sostituzione del carbonio,eccr, è limitata alle emissioni evitate grazie alla cat tura della CO 2 il cui carbonio proviene dalla biomassa e che viene usato in sostituzione della CO 2 derivata da car buranti fossili utilizzata in prodotti e servizi commerciali. 16. La riduzione di emissioni da elettricità eccedentaria prodotta dalla cogenerazione,eee, è presa in considerazione per la parte di elettricità eccedentaria generata da sistemi di produzione di combustibile che utilizzano la cogenera zione, eccetto nei casi in cui il combustibile utilizzato per la cogenerazione sia un prodotto secondario diverso dai residui di colture agricole. Per il computo di tale elettricità eccedentaria, si suppone che l’impianto di cogenera zione abbia le dimensioni minime per fornire il calore richiesto per la produzione del combustibile. Si suppone che la riduzione di emissioni di gas a effetto serra associata a tale elettricità eccedentaria sia uguale alla quantità di gas a effetto serra che verrebbe emesso se una quantità uguale di elettricità fosse prodotta in una centrale alimen tata con lo stesso combustibile dell’impianto di cogenerazione. 17. Quando nel processo di produzione di combustibile vengono prodotti, in combinazione, il combustibile per il quale vengono calcolate le emissioni ed uno o più altri prodotti «prodotti ( secondari»), le emissioni di gas a effetto serra sono divise tra il combustibile o il prodotto intermedio e i prodotti secondari proporzionalmente al loro con tenuto energetico (determinato dal potere calorifico inferiore nel caso di prodotti secondari diversi dall’elettricità). 18. Ai fini del calcolo di cui al punto 17, le emissioni da dividere sono:eec + el, + le frazioni di ep, etd e eee che inter vengono fino alla fase e nella fase stessa del processo di produzione nella quale il prodotto secondario viene pro dotto. Se sono state attribuite emissioni a prodotti secondari in precedenti fasi del processo nel ciclo di vita, in sostituzione del totale delle emissioni si utilizza solo la frazione delle emissioni attribuita nell’ultima fase del pro cesso prima del prodotto combustibile intermedio. Nel caso dei biocarburanti e dei bioliquidi, ai fini di tale calcolo vengono presi in considerazione tutti i prodotti secondari, compresa l’elettricità non considerata ai fini del punto 16, ad eccezione dei residui delle colture agri cole, quali paglia, bagassa, crusca, tutoli e gusci. I prodotti secondari il cui contenuto energetico è negativo sono considerati come se avessero un contenuto energetico pari a zero ai fini del calcolo. I rifiuti, i residui di colture agricole, quali paglia, bagassa, crusca, tutoli e gusci, e i residui della lavorazione, com presa la glicerina grezza (glicerina non raffinata), sono considerati come se avessero emissioni di gas a effetto serra pari a zero nel corso del ciclo di vita fino alla raccolta. Nel caso di combustibili prodotti in raffinerie, l’unità di analisi ai fini del calcolo di cui al punto 17 è la raffineria. 19. Per quanto riguarda i biocarburanti, ai fini del calcolo di cui al punto 4, il valore del carburante fossile di riferi mento, EF, è pari all’ultimo valore disponibile per le emissioni medie reali della parte fossile della benzina e del gaso lio consumati nella Comunità, e indicate nella relazione pubblicata ai sensi della direttiva 98/70/CE. Se tali dati non sono disponibili, il valore utilizzato è 83,8 gCO 2eq/MJ.
XXXV
Per i bioliquidi utilizzati nella produzione di elettricità, ai fini del calcolo di cui al punto 4, il valore del carburante fossile di riferimento EF è 91 gCO 2eq/MJ. Per i bioliquidi utilizzati nella produzione di calore, ai fini del calcolo di cui al punto 4, il valore del carburante fossile di riferimento EF è 77 gCO 2eq/MJ. Per i bioliquidi utilizzati nella cogenerazione, ai fini del calcolo di cui al punto 4, il valore del carburante fossile di riferimento EF è 85 gCO 2eq/MJ. D. Valori standard disaggregati per i biocarburanti e i bioliquidi V a l o r i s t a n d a r d d i s a g g r e g a t i p e r l a c o l t i v a z i o n e : «e e c» c o m e d e f i n i t o n e l l a p a r t e C d e l presente allegato Emissioni tipiche di gas serra (gCO 2eq/MJ)
Filiera di produzione dei biocarburanti e dei bioliquidi
Emissioni standard di gas serra (gCO 2eq/MJ)
Etanolo da barbabietola da zucchero
12
12
Etanolo da cereali
23
23
Etanolo da granturco, prodotto nella Comunità
20
20
Etanolo da canna da zucchero
14
14
la frazione dell’ETBE prodotta da fonti rinnovabili
analoga a quella della filiera di produzione dell’eta nolo
la frazione del TAEE prodotta da fonti rinnovabili
analoga a quella della filiera di produzione dell’eta nolo
Biodiesel da semi di colza
29
29
Biodiesel da semi di girasole
18
18
Biodiesel da soia
19
19
14
14
0
0
Biodiesel da olio di palma Biodiesel da rifiuti vegetali o animali ( ) *
olio vegetale idrotrattato da semi di colza
30
30
olio vegetale idrotrattato da semi di girasole
18
18
olio vegetale idrotrattato da olio di palma
15
15
olio vegetale puro da semi di colza
30
30
biogas da rifiuti urbani organici come metano compresso
0
0
biogas da letame umido come metano compresso
0
0
biogas da letame secco come metano compresso
0
0
(*) Escluso l’olio animale prodotto a partire da sottoprodotti di origine animale classificati come materiali di categoria 3 in conformità del regolamento (CE) n. 1774/2002.
Valori standard disaggregati per la lavorazione (inclusa l’elettricità eccedentaria): «e p – ee e» c o m e d e f i n i t o n e l l a p a r t e C d e l p r e s e n t e a l l e g a t o Emissioni tipiche di gas serra (gCO 2eq/MJ)
Filiera di produzione dei biocarburanti e dei bioliquidi
Etanolo da barbabietola da zucchero
XXXVI
Emissioni standard di gas serra (gCO 2eq/MJ)
19
26
Etanolo da cereali (combustibile di processo non specificato) 32
45
Etanolo da cereali (lignite come combustibile di processo in 32 impianti di cogenerazione)
45
Etanolo da cereali (metano come combustibile di processo in 21 caldaie convenzionali)
30
Etanolo da cereali (metano come combustibile di processo in 14 impianti di cogenerazione)
19
Emissioni standard di gas serra (gCO 2eq/MJ)
Emissioni tipiche di gas serra (gCO 2eq/MJ)
Filiera di produzione dei biocarburanti e dei bioliquidi
Etanolo da cereali (paglia come combustibile di processo in 1 impianti di cogenerazione)
1
Etanolo da granturco, prodotto nella Comunità (metano come 15 combustibile di processo in impianti di cogenerazione)
21
Etanolo da canna da zucchero
1
1
la frazione dell’ETBE prodotta da fonti rinnovabili
analoga a quella della filiera di produzione dell’eta nolo
la frazione del TAEE prodotta da fonti rinnovabili
analoga a quella della filiera di produzione dell’eta nolo
Biodiesel da semi di colza
16
22
Biodiesel da semi di girasole
16
22
Biodiesel da soia
18
26
Biodiesel da olio di palma (processo non specificato)
35
49
Biodiesel da olio di palma (processo con cattura di metano 13 all’oleificio)
18
Biodiesel da rifiuti vegetali o animali
9
13
olio vegetale idrotrattato da semi di colza
10
13
olio vegetale idrotrattato da semi di girasole
10
13
olio vegetale idrotrattato da olio di palma (processo non spe 30 cificato)
42
olio vegetale idrotrattato da olio di palma (processo con cat 7 tura di metano all’oleificio)
9
olio vegetale puro da semi di colza
4
5
biogas da rifiuti urbani organici come metano compresso
14
20
biogas da letame umido come metano compresso
8
11
biogas da letame secco come metano compresso
8
11
V a l o r i s t a n d a r d d i s a g g r e g a t i p e r i l t r a s p o r t o e l a d i s t r i b u z i o n e :«e t d » c o m e d e f i n i t o n e l l a parte C del presente allegato
Filiera di produzione dei biocarburanti e dei bioliquidi
Etanolo da barbabietola da zucchero Etanolo da cereali Etanolo da granturco, prodotto nella Comunità Etanolo da canna da zucchero la frazione dell’ETBE prodotta da fonti rinnovabili la frazione del TAEE prodotta da fonti rinnovabili Biodiesel da semi di colza Biodiesel da semi di girasole Biodiesel da soia Biodiesel da olio di palma Biodiesel da rifiuti vegetali o animali olio vegetale idrotrattato da semi di colza olio vegetale idrotrattato da semi di girasole olio vegetale idrotrattato da olio di palma olio vegetale puro da semi di colza biogas da rifiuti urbani organici come metano compresso biogas da letame umido come metano compresso biogas da letame secco come metano compresso
Emissioni tipiche di gas serra (gCO 2eq/MJ)
Emissioni standard di gas serra (gCO 2eq/MJ)
2 2 2 2 2 2 9 9 analoga a quella della filiera di produzione dell’eta nolo analoga a quella della filiera di produzione dell’eta nolo 1 1 1 1 13 13 5 5 1 1 1 1 1 1 5 5 1 1 3 3 5 5 4 4
XXXVII
Totale per coltivazione, lavorazione, trasporto e distribuzione
etanolo da barbabietola da zucchero
Emissioni standard di gas serra (gCO 2eq/MJ)
Emissioni tipiche di gas serra (gCO 2eq/MJ)
Filiera di produzione dei biocarburanti e dei bioliquidi
33
40
etanolo da cereali (combustibile di processo non specificato) 57
70
etanolo da cereali (lignite come combustibile di processo in 57 impianti di cogenerazione)
70
etanolo da cereali (metano come combustibile di processo in 46 caldaie convenzionali)
55
etanolo da cereali (metano come combustibile di processo in 39 impianti di cogenerazione)
44
etanolo da cereali (paglia come combustibile di processo in 26 impianti di cogenerazione)
26
etanolo da granturco, prodotto nella Comunità (metano come 37 combustibile di processo in impianti di cogenerazione)
43
etanolo da canna da zucchero
24
24
la frazione dell’ETBE prodotta da fonti rinnovabili
analoga a quella della filiera di produzione dell’eta nolo
la frazione del TAEE prodotta da fonti rinnovabili
analoga a quella della filiera di produzione dell’eta nolo
biodiesel da semi di colza
46
52
biodiesel da semi di girasole
35
41
biodiesel da soia
50
58
biodiesel da olio di palma (processo non specificato)
54
68
biodiesel da olio di palma (processo con cattura di metano 32 all’oleificio)
37
biodiesel da rifiuti vegetali o animali
10
14
olio vegetale idrotrattato da semi di colza
41
44
olio vegetale idrotrattato da semi di girasole
29
32
olio vegetale idrotrattato da olio di palma (processo non spe 50 cificato)
62
olio vegetale idrotrattato da olio di palma (processo con cat 27 tura di metano all’oleificio)
29
olio vegetale puro da semi di colza
35
36
biogas da rifiuti urbani organici come metano compresso
17
23
biogas da letame umido come metano compresso
13
16
biogas da letame asciutto come metano compresso
12
15
E. Stima dei valori standard disaggregati per i futuri biocarburanti e bioliquidi non presenti sul mercato e presenti sul mercato solo in quantità trascurabili al gennaio 2008 V a l o r i s t a n d a r d d i s a g g r e g a t i p e r l a c o l t i v a z i o n e : «e e c» c o m e d e f i n i t o n e l l a p a r t e C d e l presente allegato
Filiera di produzione dei biocarburanti e dei bioliquidi
Etanolo da paglia di cereali Etanolo da residui legnosi Etanolo da legno coltivato Diesel Fischer-Tropsch da residui legnosi Diesel Fischer-Tropsch da legno coltivato DME da residui legnosi DME da legno coltivato Metanolo da residui legnosi Metanolo da legno coltivato la frazione dell’MTBE prodotta da fonti rinnovabili
XXXVIII
Emissioni tipiche di gas serra (gCO 2eq/MJ)
Emissioni standard di gas serra (gCO 2eq/MJ)
3 3 1 1 6 6 1 1 4 4 1 1 5 5 1 1 5 5 analoga a quella della filiera di produzione del meta nolo
Valori standard disaggregati per la lavorazione (inclusa l’elettricità eccedentaria): «e p – ee e» c o m e d e f i n i t o n e l l a p a r t e C d e l p r e s e n t e a l l e g a t o Emissioni standard di gas serra (gCO 2eq/MJ)
Emissioni tipiche di gas serra (gCO 2eq/MJ)
Filiera di produzione dei biocarburanti e dei bioliquidi
Etanolo da paglia di cereali
5
7
Etanolo da legno
12
17
Diesel Fischer-Tropsch da legno
0
0
DME da legno
0
0
Metanolo da legno
0
0
la frazione dell’MTBE prodotta da fonti rinnovabili
analoga a quella della filiera di produzione del meta nolo
V a l o r i s t a n d a r d d i s a g g r e g a t i p e r t r a s p o r t o e d i s t r i b u z i o n e : «e t d » c o m e d e f i n i t o n e l l a parte C del presente allegato Emissioni standard di gas serra (gCO 2eq/MJ)
Emissioni tipiche di gas serra (gCO 2eq/MJ)
Filiera di produzione dei biocarburanti e dei bioliquidi
Etanolo da paglia di cereali
2
2
Etanolo da residui legnosi
4
4
Etanolo da legno coltivato
2
2
Diesel Fischer-Tropsch da residui legnosi
3
3
Diesel Fischer-Tropsch da legno coltivato
2
2
DME da residui legnosi
4
4
DME da legno coltivato
2
2
Metanolo da residui legnosi
4
4
Metanolo da legno coltivato
2
2
la frazione dell’MTBE prodotta da fonti rinnovabili
analoga a quella della filiera di produzione del meta nolo
Totale per coltivazione, lavorazione, trasporto e distribuzione Emissioni standard di gas serra (gCO 2eq/MJ)
Emissioni tipiche di gas serra (gCO 2eq/MJ)
Filiera di produzione dei biocarburanti e dei bioliquidi
Etanolo da paglia di cereali
11
13
Etanolo da residui legnosi
17
22
Etanolo da legno coltivato
20
25
Diesel Fischer-Tropsch da residui legnosi
4
4
Diesel Fischer-Tropsch da legno coltivato
6
6
DME da residui legnosi
5
5
DME da legno coltivato
7
7
Metanolo da residui legnosi
5
5
Metanolo da legno coltivato
7
7
la frazione dell’MTBE prodotta da fonti rinnovabili
analoga a quella della filiera di produzione del meta nolo
XXXIX
ALLEGATO VI Requisiti minimi del modello standard armonizzato per i piani d’azione nazionali per energie rinnovabili 1) Consumo finale di energia previsto: Consumo finale lordo di energia per elettricità, trasporti e riscaldamento e raffreddamento nel 2020 tenendo conto degli effetti delle misure adottate in materia di efficienza energetica. 2) Obiettivi settoriali nazionali per il 2020 e quote stimate di energia da fonti rinnovabili nei settori dell’elettricità, del riscaldamento e raffreddamento e dei trasporti: a) obiettivo per la quota di energia da fonti rinnovabili nel settore dell’elettricità nel 2020; b) traiettoria stimata per la quota di energia da fonti rinnovabili nel settore dell’elettricità; c) obiettivo per la quota di energia da fonti rinnovabili nel settore del riscaldamento e raffreddamento nel 2020; d) traiettoria stimata per la quota di energia da fonti rinnovabili nel settore del riscaldamento e raffreddamento; e) traiettoria stimata per la quota di energia da fonti rinnovabili nel settore dei trasporti; f) traiettoria nazionale indicativa di cui all’articolo 3, paragrafo 2, e parte B dell’allegato I. 3) Misure per realizzare gli obiettivi: a) rassegna di tutte le politiche e misure concernenti la promozione dell’uso di energia da fonti rinnovabili; b) misure specifiche destinate a soddisfare i requisiti di cui agli articoli 13, 14 e 16, inclusa la necessità di ampliare o rafforzare l’infrastruttura esistente per agevolare l’integrazione delle quantità di energia da fonti rinnovabili necessarie alla realizzazione dell’obiettivo nazionale per il 2020, misure intese ad accelerare le procedure di autorizzazione, misure intese a ridurre gli ostacoli non tecnologici e misure relative agli articoli da 17 a 21; c) regimi di sostegno per la promozione dell’uso di energia da fonti rinnovabili nel settore dell’elettricità applicati dallo Stato membro o da un gruppo di Stati membri;
d) regimi di sostegno per la promozione dell’uso di energia da fonti rinnovabili nel settore del riscaldamento e raffreddamento applicati dallo Stato membro o da un gruppo di Stati membri; e) regimi di sostegno per la promozione dell’uso di energia da fonti rinnovabili nel settore dei trasporti applicati dallo Stato membro o da un gruppo di Stati membri; f) misure specifiche per la promozione dell’uso di energia proveniente dalla biomassa, in particolare per la nuova mobilitazione delle biomasse prendendo in considerazione quanto segue: i) disponibilità di biomassa: potenziale nazionale e importazioni; ii) misure per accrescere la disponibilità di biomassa, tenendo conto degli altri utilizzatori della biomassa (settori basati sull’agricoltura e le foreste); g) uso previsto dei trasferimenti statistici tra Stati membri e partecipazione prevista a progetti comuni con altri Stati membri e paesi terzi: i) stima della produzione eccedentaria di energia da fonti rinnovabili rispetto alla traiettoria indicativa che potrebbe essere oggetto di un trasferimento verso altri Stati membri; ii) stima del potenziale per progetti comuni; iii) stima della domanda di energia da fonti rinnovabili da soddisfare con mezzi diversi dalla produzione nazionale. 4) Valutazioni: a) il contributo totale previsto di ciascuna tecnologia di energia rinnovabile al conseguimento degli obiettivi obbligatori per il 2020 e della traiettoria indicativa per le quote di energia da fonti rinnovabili nei settori dell’elettricità, del riscaldamento e raffreddamento e dei trasporti; b) il contributo totale previsto delle misure di efficienza energetica e di risparmio energetico al conseguimento degli obiettivi obbligatori per il 2020 e della traiettoria indicativa per le quote di energia da fonti rinnovabili nei settori dell’elettricità, del riscaldamento e raffreddamento e dei trasporti.
ALLEGATO VII Computo dell’energia prodotta dalle pompe di calore La quantità di energia aerotermica, geotermica o idrotermica catturata dalle pompe di calore da considerarsi energia da fon rinnovabili ai fini della presente direttiva, ERES, è calcolata in base alla formula seguente: ERES = Q usable* (1 – 1/SPF) dove —
Q usable= il calore totale stimato prodotto da pompe di calore che rispondono ai criteri di cui all’articolo 5, paragrafo 4 applicato nel seguente modo: solo le pompe di calore per le qualiSPF > 1,15 * 1/ηsarà preso in considerazione;
—
SPF = il fattore di rendimento stagionale medio stimato per tali pompe di calore;
—
η è il rapporto tra la produzione totale lorda di elettricità e il consumo di energia primaria per la produzione di energia e sarà calcolato come media a livello UE sulla base dei dati Eurostat.
Entro il 1 o gennaio 2013 la Commissione stabilisce orientamenti sul valore che gli Stati membri possono conferire ai valor Q usable e SPF per le varie tecnologie e applicazioni delle pompe di calore, prendendo in considerazione le differenze nelle condizioni climatiche, particolarmente per quanto concerne i climi molto freddi.
XL
(Segue da pag. 32) A livello regionale, secondo il Rapporto, è ancora l’Europa a guidare la classifica dei continenti, con quasi 50 miliardi di dollari, per effetto delle politiche di sostegno dei singoli Paesi, in special modo della Spagna (17,4 miliardi di dollari). Nel Nord-America si è avuto un calo dell’8% di investimenti in energia sostenibile per un totale di poco più di 30 miliardi di dollari, a seguito della crisi dell’economia USA. L’America Latina ha raggiunto i 12,43 miliardi di dollari di investimenti (+47% sul 2007) ad opera soprattutto del Brasile che da solo ha finanziato il 90% in termini di dollari dei progetti dell’intero continente. L’Africa e il Medio Oriente sono le macro-aree dove si è investito di meno (2,6
miliardi di dollari), nonostante le maggiori potenzialità delle aree e gli sforzi compiuti dal Sudafrica, il Paese più sviluppato del continente anche se si deve registrare un incremento sul 2007 del 13%. Asia e Oceania assommano a 24,2% miliardi di investimenti per un incremento nel 2008 rispetto all’anno precedente di oltre l’11%. Anche se India, Giappone e Australia vi hanno contribuito, è stata la Cina (15,6 miliardi di dollari di investimenti) a rendere possibile questo sviluppo del continente. Micheal Liebreich, Presidente ed Amministratore di New Energy Finance ha osservato che nonostante il peggioramento dei primi mesi del 2009 si è in attesa di una “ripresa degli investimenti, dal momento che sono state approvate da parte dei Governi misure che solle-
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citano le Banche a finanziare il settore, in cambio di esenzioni fiscali per le plusvalenze derivanti dagli investimenti in tecnologie pulite, o la creazione di obbligazioni verdi e così via, tutte mirate a conseguire liquidità degli investimenti”. “La cosa più importante, comunque, è che i fondi di stimolo siano immediatamente tradotti in liquidità, senza che si debba attendere ancora un anno o più - ha aggiunto Liebreich - Molte delle politiche volte a conseguire la crescita nel medio-termine delle rinnovabili sono già in vigore, compresi il sostegno tariffario, gli obblighi per l’energia pulita e gli incentivi fiscali. Tuttavia, c’è troppa enfasi tra cui alcuni politici in merito ai meccanismi di sostegno e non ce n’è abbastanza sull’urgente esigenza in questo momento degli investimenti”.
Ricerca RES finanziata dalla Commissione UE
CON LE RINNOVABILI PIL E OCCUPAZIONE IN CRESCITA Benefici ambientali vanno di pari passo con quelli economici A differenza del Rapporto UNEP, analizzato nell’articolo precedente, la ricerca “L’impatto delle energie rinnovabili sulla crescita economica e l’occupazione nell’Unione Europea”, condotto da Employ-RES, un Consorzio di aziende tedesche, austriache, lituane, francesi, svizzere, finanziato dal Dipartimento Energia e Trasporti della Commissione UE,
ternet, il Commissario per l’Energia Andris Piebalgs ha dichiarato che “ciò dimostra che i benefici delle fonti rinnovabili in termini di sicurezza degli approvvigionamenti e di lotta contro i cambiamenti climatici possono andare di pari passo con i benefici economici”. Nel Rapporto viene sottolineato che, affinché le conclusioni
si occupa degli effetti economici prodotti dalle politiche a sostegno delle fonti di energia pulita, mettendo in luce non solo i benefici nel settore delle rinnovabili, ma prendendo in considerazione l’impatto prodotto su tutti i comparti dell’economia. La conclusione è che, rispettando gli obiettivi del “Pacchetto Clima-Energia” che definiscono per l’Unione Europea un target del 20% di energia rinnovabile entro il 2020, si creerebbero 410.000 nuovi posti di lavoro entro il 2020 e 545.000 entro il 2030, con un incremento del PIL si attesterebbe intorno allo 0,24% e allo 0,40% nel 2030.
a cui i ricercatori sono giunti si avverino, c’è bisogno di politiche nazionali più forti, atte a cogliere i massimi benefici economici ottenibili dalle rinnovabili.
Nel presentare lo Studio, disponibile dal 2 giugno su in-
I ricercatori per calcolare gli effetti economici futuri hanno utilizzato in parallelo due ben definiti modelli macroeconomici chiamati Nemesi e Astra i cui risultati sono stati messi a confronto per avere la massima affidabilità e sottoposti, poi, a verifica. Pertanto la ricerca ha sviluppato 2 scenari per il futuro delle politiche di sostegno delle energie rinnovabili: - uno chiamato BAU (Business As Usual), in cui le politiche siano quelle attuali;
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SEURECO - un altro chiamato ADP (Accelerated Deployment Policy), in cui le politiche siano notevolmente rafforzate. Secondo lo scenario BAU, la quota delle fonti rinnovabili nel consumo finale di energia sarebbe del 14% entro il 2020 e del 17% al 2030, con un PIL che si incrementerebbe tra lo
0,11-0,14%, e si creerebbero tra i 115.000-200.000 nuovi posti di lavoro al 2020 e 188.00-300.000 al 2030. Invece, nello scenario ADP, la quota delle fonti rinnovabili nel consumo finale centra l’obiettivo del 20% al 2020 e raggiunge il 30% al 2030 e i nuovi posti di lavoro creati si attesterebbero su 410.000 nel 2020 per arrivare poi a 545.000 nel 2030. “Le politiche di innovazione tecnologica nella promozione di fonti energetiche rinnovabili sono essenziali per rafforzare il vantaggio iniziale delle industrie europee di FER - ha dichiarato Mario Ragwitz, Responsabile dell’Unità Affari di Fraunhofer ISI, una delle aziende del Consorzio RES.
“Se avranno successo - ha proseguito Ragwitz - queste tecnologie potranno aiutare l’Europa a conseguire una maggior quota di mercato mondiale delle fonti energetiche rinnovabili, con un conseguente incremento del PIL che aumenterebbe ulteriormente dopo il 2020”. Lo Studio sottolinea la necessità di politiche più forti per
sostenere queste tecnologie, in particolare i progetti per biomasse ed eolico on-shore perché da loro dipenderanno a breve termine la produzione di energia rinnovabile, l’occupazione e la crescita economica. Altre tecnologie più innovative, come il fotovoltaico, l’eolico off-shore, il solare termico e l’energia elettrica prodotta da biocarburanti di 2a generazione abbisognano di maggiori sostegni finanziari a breve termine, ma proprio queste tecnologie sono di fondamentale importanza per raggiungere l’obiettivo del 20% al 2020 di energia consumata, prodotta da FER, e nel futuro, per aumentare le quote di mercato mondiale delle tecnologie per le fonti rinnovabili e per aumentare, a medio termine, l’occupazione e il PIL.
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Rapporto della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile
RINNOVABILI IN ITALIA: ENTRO IL 2020 SI PUÒ RAGGIUNGERE IL 33% DI ENERGIA ELETTRICA Anche gli occupati aumenterebbero di 250.000 unità
Il Rapporto “Energia elettrica da fonti rinnovabili: l’obiettivo per l’Italia del 33% al 2020”, presentato il 26 maggio e curato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, si concentra ovviamente sulla situazione italiana e su come raggiungere l’obbligo fissato dall’Unione Europea per il nostro Paese che deve raggiungere entro il 2020 il 17% del totale dei consumi finali di energia (elettricità, calore, carburanti) prodotto con fonti di energia pulita. Il dibattito in corso è su quale quota di energia elettrica debba essere prodotta con fonti rinnovabili (FER). “L’attuale orientamento di produrre entro il 2020 un Kilowattora su quattro (pari al 25%) di energia elettrica utilizzando fonti rinnovabili - ha dichiarato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile ed ex Ministro dell’Ambiente - sarebbe un freno alla crescita del solare, dell’eolico e delle biomasse”. Secondo il Rapporto, una quota del 25% non permetterebbe di raggiungere l’obiettivo del 17%.
Già oggi, si sostiene, se nei 58 terawattora prodotti (2008) da fonti rinnovabili, includiamo le consistenti importazioni di elettricità da rinnovabili (38 Twh nel 2007) avremmo già superato la soglia del 25% che viene considerata accettabile. C’è poi da considerare che dei 58 Twh di elettricità da FER, 39,5 sono da idroelettrico e 5 vengono dalla geotermia. Aggiungere, quindi, solo 20 Twh nei prossimi 12 anni (se prevalesse l’orientamento del 25%), secondo il Rapporto, equivarrebbe rinunziare ad una rilevante opportunità di sviluppo sostenibile, non consentendo, peraltro al nostro Paese di raggiungere il target fissato dall’UE, ma neppure quello previsto dal protocollo di Kyoto e dall’eventuale nuovo accordo che si dovesse raggiungere a Copenhagen sulla riduzione delle emissioni di gas climalteranti (solo di 11,5 Mton di CO2 equivalente, anziché 28,9 Mton). Il Dossier propone di produrre un incremento di 50 Twh di elettricità da fonti rinnovabili entro il 2020 per una quota complessiva, quindi, del 33%, obiettivo impegnativo che, secon-
do la Fondazione Sviluppo Sostenibile, verrebbe conseguito con uno sviluppo per diverse FER nel seguente modo: • Idroelettrico, 5 Twh di nuovo. La position paper del Governo del 2007, indicava un potenziale al 2020 di 20.200MW e di 43,15 Twh per l’idroelettrico. Nel 2008 sono stati prodotti 39,5 Twh. Anche tenendo conto dei cambiamenti climatici e di condizioni meno favorevoli di disponibilità idrica, con ammodernamento degli impianti esistenti e nuovi impianti di mini e di piccolo idroelettrico si possono produrre 44,5 Twh. • Eolico, 22 Twh di nuovo. La position paper del Governo indicava un potenziale dell’eolico al 2020 di 12,000 Mw e di 22,6 Twh. Si possono installare una media di 1.000 Mw e di 22,6 Twh. Si possono installare una media di 1.000 Mw aggiuntivi l’anno per i prossimi 12 anni, più 1.000 Mw di off-shore, per raggiungere i 15.750 Mw e 28,4 Twh da eolico al 2020. • Solare, 7 Twh di nuovo. La position paper del Governo indicava un potenziale per il solare di 9.500 Mw e di 13,2 Thw al 2020.
Ripartizione fra elettricità, calore biocarburanti dell’obbligo UE per l’Italia: il 17% dei consumi finali di energia al 2020 da FER Elettricità da FER al 33% entro il 2020
Elettricità
Valore percentuale delle Fer sul consumo finale al 2020 (% anno 2008 ) (Mtep 2020)
Bio carburanti
Calore
Consumi finali di energia Fer
*33% (27,6** 2008) 18% (5% 2008) *7% (1% 2008 ) 17% (8,5 % 2008) (3 Mtep) (22 Mtep*) (10,6 Mtep) (8,4 Mtep) * calcolato su un consumo di energia al 2020 di Foss prevede 1% 130 Mtep, tenendo conto in meno della del risparmio energetico ripartizione UE del 20% sui consumi poiché la finali tendenziali di produzione 162 Mtep nazionale di biocarburanti è molto bassa: 1%
*la proposta Foss prevede il 33%, anziché il 32% della ripartizione UE, perché abbassa al 7% i biocarburanti
*la proposta
**17,2% di produzione nazionale,senza importazioni
Fonte: FOSS
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La producibilità di 50 TWh in più al 2020 ripartita per fonte (potenza in Mw, energia in Twh)
Aumenti (Mw)
al 2020 (Twh)
2008 (Mw ) (Twh )
2020 (Mw) (Twh)
17.600
39,5
19.600
44,5
+2.000
+5
Eolico
3.750
6,4
15.750
28,4
+13.000
+22
Solare
425
0,2
6.450
7,2
+6.000
+7
Geotermico
711
5,2
1.361
10,2
+650
+5
1.337
6,6
3.537
17,6
+2.200
+11
23.823
57,9
46.673
107,9
+22.850
+50
Idroelettrico
Biomasse biogas Totale Fonte: FOSS
Il potenziale del solare (fotovoltaico e solare termodinamico), secondo il Rapporto, è anche maggiore. Il problema sono i costi per incentivare i 13,2 Twh del fotovoltaico che sono stati spesso invocati a prova di costi troppo elevati per l’Italia dell’obiettivo UE al 2020. La proposta della FOSS punta a produrre 7 Twh da solare, facendo crescere notevolmente il settore, ma con un mix di fonti rinnovabili con costi complessivi minori, rispetto a quelli della position paper. È prevedibile, inoltre, che i costi del solare, dopo il 2020, diminuiranno notevolmente e che questa sarà la fonte di maggior sviluppo futuro. • Geotermico, 5 Twh di nuovo. Non c’è, in questo caso, discordanza
con la position paper del Governo che indicava al 2020 per tale fonte una produzione di 1.300 Mw e 9,73 Twh. • Biomasse-Biogas, 11 Twh di nuovo. La position paper indicava 2.415 Mw e 14,5 Twh al 2020. Il Rapporto FOSS ritiene che si possa raggiungere, invece, i 3.537 Mw e 17,6 Twh, perchè sarebbe più alta la parte producibile con scarti agricoli e forestali e anche il biogas producibile dal compostaggio e dal recupero dei reflui degli allevamenti sarebbe notevolmente maggiore rispetto alle previsioni della position paper. Il Rapporto sostiene che in un momento di recessione economica, quale quella che si sta attraversando, è possibile
alimentare un flusso consistente (circa 60 miliardi di euro), creando nuove opportunità occupazionali (250.000 nuovi posti di lavoro). “I maggiori costi in euro 2007, stimati per l produzione di 50 Twh di rinnovabili in più, secondo la composizione indicata, sarebbero di circa 2,2 miliardi di euro, rispetto alla produzione della medesima quantità di elettricità prodotta con termoelettrico convenzionale - ha dichiarato Edo Ronchi - Tali costi distribuiti su 350 Twh consumati al 2020, comporterebbero 0,6 centesimi di euro in più per ogni Kwh consumato: un carico sostenibile, a fronte dei vantaggi attivati da consistente sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili”.
250.000 nuovi occupati al 2020 in Italia sviluppando la produzione di elettricità da FER Scenario di sviluppo GSE-IEFE Bocconi 2009
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Adottato il nuovo Regolamento FESR
UN ULTERIORE INCENTIVO AL MIGLIORAMENTO DELL’EFFICIENZA ENERGETICA DEGLI EDIFICI Ma anche un’occasione per creare nuovi posti di lavoro Un contributo notevole per lo sviluppo delle energie rinnovabili e il miglioramento dell’efficienza energetica deriverà dall’adozione da parte del Consiglio europeo (5 maggio 2009), dopo un accordo con il Parlamento europeo, di un nuovo Regolamento FESR, in base al quale in tutti gli Stati membri dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale potranno essere attinti investimenti volti al miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici. Finora solo dodici Stati membri entrati dopo il 2004 (soprattutto l’Est europeo) potevano co-finanziare mediante il Fondo gli interventi nell’edilizia abitativa e con alcuni limiti: contesti di disagio sociale e quota massima del 2% del totale della dotazione. Con il nuovo Regolamento la spesa per interventi di miglioramento dell’efficienza energetica e per l’utilizzo di energie rinnovabili nelle abitazioni è ammissibile fino al 40% della dotazione complessiva (ossia fino a 8 miliardi di euro). Il provvedimento si inserisce nel contesto del Piano europeo di ripresa economica (European Economic Recovery Plan) e nell’ottica di promuovere iniziative nei settori prioritari della Strategia di Lisbona. Come noto, il 40% delle emissioni di gas serra nell’Unione europea proviene dagli sprechi energetici nelle abitazioni, derivanti dagli impianti di riscaldamento e di raffrescamento e dall’illuminazione. Inoltre, gli investimenti nel settore dell’efficienza hanno anche come obiettivo quello di promuovere la creazione di posti di lavoro e di aumentare la competitività in un’ottica di intervento in un momento di crisi. Ogni Stato membro dovrà, quindi, indicare le categorie ammissibili, tenedo conto delle proprie norme e caratteristiche. Pertanto, gli Stati membri dovranno ripianificare i propri programmi, tenendo conto di queste tipologie di investimen-
ti e dell’ampliamento del ventaglio di spese ammissibili. Così si potrà incentivare la riqualificazione edilizia, promuovendo per esempio, l’istallazione della doppia vetratura, l’isolamento delle pareti, l’istallazione dei pannelli solari o la sostituzione delle vecchie caldaie, ovvero gli interventi più importanti per ridurre gli sprechi di energia nelle abitazioni. Inoltre, il nuovo Regolamento offre una maggior articolazione nelle sovvenzioni, ammettendo costi indiretti dichiarati su base forfettaria (fino al 20% dei costi diretti di un’operazione) oppure costi a tasso fisso calcolati applicando tabelle standard di costi unitari definiti dallo Stato membro o, ancora, somme forfettarie destinate a coprire l’insieme o una parte dei costi di un’operazione fino ad un massimo di 50.000 euro. Le possibilità di combinare insieme le 3 opzioni esiste solo nel caso in cui ognuna copra una diversa categoria di costi ammissibili oppure nel caso in cui vengano utilizzate per progetti diversi relativi ad una stessa operazione. Insomma, è un’importante modifica che promette la potenzialità di grandi miglioramenti in termini di riduzione degli sprechi energetici e dei costi relativi e, al tempo stesso, di promozione delle attività lavorative del settore, offrendo un incentivo importante, ma che non comporta pesi di sostenibilità. Alla Fiera “Renewable Energy Jobs and Education” (Gelsenkirchen, 1516 maggio 2009), è stato presentato un Rapporto curato da “Boutique della Scienza” di Bonn e dall’Ufficio Federale Germanico per le Energie rinnovabili (BEE), dove si evidenzia che nella Repubblica Federale Tedesca le offerte di lavoro nel settore delle energie rinnovabili è aumentato nel primo trimestre 2009 del 25% rispetto allo stesso periodo del 2008, “un dato in contro tendenza rispetto all’andamento della crisi economica e che mantiene incrementi positivi già da 4 anni” ha
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dichiarato Theo Bühler, un esperto di mercato del lavoro incaricato dal Ministero dell’Ambiente di valutare il mercato del lavoro nelle rinnovabili. “Mentre l’economia mondiale sta sprofondando in una grave crisi - gli ha fatto eco Dietmar Schütz, Presidente del BEE - In Germania il settore delle energie rinnovabili è ancora una fonte di creazione di posti di lavoro”. Le nuove norme in materia di facilitazione all’accesso alle sovvenzioni co-finanziato dal FESR si applicano retroattivamente dal 1° agosto 2006, mentre i miglioramenti per l’efficienza energetica e gli investimenti per le energie rinnovabili negli edifici entrano in vigore il 20° giorno successivo a quello della sua pubblicazione sulla GUUE (21.05.2009).
G8, Ministri Energia e Summit Mondiale delle imprese (WBS) concordano
L’EFFICIENZA ENERGETICA MOTORE DELLA RIPRESA ECONOMICA Uno Studio dell’ENEA sul parco edilizio pubblico ne evidenzia le opportunità Alla fine di maggio si sono svolte, quasi in contemporanea, due importanti assise mondiali: - il G8 dei Ministri dell’Energia (Roma, 24-25 maggio 2009); - il World Business Summit on Climate Change (Copenhagen, 24-26 maggio 2009). Ebbene, le conclusioni di entrambi i Vertici indicano che la Comunità internazionale, sia a livello istituzionale che imprenditoriale, è concorde ad intraprendere un’azione di sostenibilità energetica del sistema economico. I Ministri hanno riconosciuto che l’attuale crisi economica costituisce un’opportunità per sviluppare le sinergie tra economia e lotta ai cambiamenti climatici. Il mondo dell’impresa è pronto a fare la propria parte, con la convinzione che l’inazione attuale comporterebbe maggiori rischi e costi. Anzi i businessmen sono stati ancora più espliciti dei Ministri G8, chiedendo ai politici di affrontare con maggior decisione i pacchetti di investimenti in termini di sostenibilità, facendo proprie le conclusioni del Rapporto presentato nel mese di aprile dall’Agenzia Internazionale
per l’Energia (IEA), “Ensuring Green Growth in a time of Economic Crisis: The Role of Energy Technology”, in cui si sollecitano i Governi ed Organismi a supportare i fattori push&pull di sviluppo delle tecnologie pulite per una rapida transizione energetica. Il reciproco interesse tra Politica ed Impresa è stato colto sinteticamente dal Ministro del Clima ed Energia danese Connie Hedegaard che, intervenendo al WBS ha affermato che “È il mondo dell’impresa che ha la capacità di trasformare la nostra visione in realtà”. In altre parole, si riconosce all’industria la capacità di innovare e trovare le soluzioni più efficienti e al contempo, alla politica di approntare gli strumenti finanziari, in grado per supportare a breve termine le imprese disponibili ad impegnarsi per una green economy nel sostenere i costi iniziali che debbono sostenere.
L’implementazione di politiche effettive per l’efficienza energetica in tutti i settori economici è il punto nodale della sfida cambiamenti climatici-energia che stanno in rapporto di causa-effetto, al fine di avere una ripresa economica e una maggior sicurezza energetica. Seppur più lentamente, anche in Italia si Parco edilizio Uffici - distribuzione territoriale fa strada la convinzione che incrementare l’efficienza energetica sia il modo “più intelligente” di ridar fiato ad un’economia che manifesta gravi sintomi di depressione. EDIFICI Dopo le iniziali e pregiudiziali prese di fino a 50 (5) posizioni sull’“insostenibilità dei costi” da 50 a 100 (45) per l’adeguamento, sembra ora delineda 100 a 200 (36) da 200 a 300 (13) arsi un atteggiamento più favorevole ad da 300 a 500 (3) accettare “la sfida”, anche perché si evi735 (1) denzia sempre più che gli incentivi posti nell’efficienza energetica sono strategie per la ripresa economica, mentre i sussidi a pioggia tamponano momentaneamente le conseguenze sociali della crisi, ma non possono evitare il rischio che le imprese chiudano, senza grosse speranze di poter riaprire, in futuro. Un’incisiva azione politica di investimenti pubblici sarebbe lo strumento più efficace per combattere la crisi del mercato, anche perché le tecnologie per prodotti ad alta efficienza e a basso consumo sono già disponibili. Va in questa direzione la proposta formulata dall’ENEA (Ente per Nuove Tecnologie e l’Eneriga e l’Ambiente) nello Studio sui possibili interventi di efficienza energetica nel patrimonio edilizio pubblico,
(Fonte: CRESME per ENEA)
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presentato nel corso di una Tavola rotonda, svoltasi a Villa Wolkonski, residenza dell’Ambasciatore Britannico a Roma, dal titolo “Italia-Regno Unito: strategie e proposte per l’efficienza energetica negli edifici”. L’evento era volto ad incoraggiare lo sviluppo di una partnership tra Gran Bretagna e Italia nella promozione dell’efficienza energetica nel settore dell’edilizia. “Il miglioramento dell’efficienza degli edifici pubblici - ha dichiarato Luigi Paganetto, Presidente dell’ENEA - è uno degli interventi utili a rilanciare l’economia e l’occupazione, attraverso la creazione di una vera e propria filiera, basata sulle nuove tecnologie e sull’utilizzo delle fonti rinnovabili”. Facendo poi riferimento all’ulteriore ruolo di Agenzia per l’Efficienza Energetica conferito all’ENEA dal D. Lgs. 30 maggio 2008 recante “Attuazione della Direttiva 2000/32/CE relativa all’efficienza energetica degli usi finali dell’energia e i servizi energetici e abrogazione della Direttiva 93/76/ CEE”, Paganetto ha sottolineato che l’Ente “intende offrire alla Pubblica Amministrazione le competenze e gli strumenti per ridurre i consumi e i costi della bolletta energetica e, allo stesso tempo, incoraggiare un nuovo modo di concepire il patrimonio edilizio dello Stato, restituendo slancio alle imprese che operano nel settore”. Lo Studio individua nei settori scolastico e direzionale una prima occasione per realizzare interventi tecnologici di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio pubblico di cui vengono valutati costi ed effetti economici. Dall’indagine sono stati esclusi ospedali, caserme e carceri in quanto si tratta di tipologie di edifici che operano in
deroga alle normative energetiche che sono alla base della metodologia applicata nello Studio. L’ENEA, a partire da un parco edilizio stimato di 43.200 scuole e 13.580 uffici, ha selezionato un campione di riferimento pari a circa 15.000 unità (35% del totale censito), sulla base di indicatori di consumo energetico. I dati del patrimonio pubblico presi come base per lo studio sono quelli elaborati dal CRESME (Centro Ricerche Economiche, Sociologiche e di Mercato per l’Edilizia e il territorio) relativi alla consistenza del parco immobiliare dell’edilizia scolastica e degli uffici direzionali della Pubblica Amministrazione, e alla sua distribuzione sul territorio nazionale. A partire da questi dati è stato selezionato, per ogni destinazione d’uso (scuole e uffici), un set di 6 diversi edifici tipo, differenziati per localizzazione climatica (Nord, Centro, Sud) e per età (prima o dopo il 1976, anno di entrata in vigore della Legge, ora abrogata, sulle “Norme per il contenimento del consumo energetico per usi termici negli edifici”). Lo Studio ha stimato i consumi attuali e la relativa “bolletta energetica” del campione selezionato: 15 milioni di MWh termici/anno e 6 milioni di MWh elettrici/anno per un costo di 1,8 Miliardi di euro/anno. Il consumo complessivo attuale (cioè quello “tendenziale”, stimabile in mancanza di interventi) per la climatizzazione, l’illuminazione e per la produzione di acqua calda sanitaria del parco edilizio considerato, è stato calcolato per ogni tipologia, moltiplicando i consumi per la corrispondente consistenza numerica; il relativo costo in bolletta è stato calcolato con riferimento alle tariffe attuali.
L’efficienza energetica negli usi finali dell’energia: effetti di un intervento nel settore terziario nello scenario ENEA di accelerazione tecnologica al 2020 Contributo percentuale dell’efficienza energetica negli usi finali alla riduzione delle emissioni di CO2
Shift modale trasporti 6%
Altre tecnologie 53%
Efficienza Tecnologie trasporto 6%
Efficienza negli usi finali 47%
Efficienza Industria 9% Efficienza Terziario 11% Efficienza Residenziale 15%
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Per gli interventi di riqualificazione energetica sul campione selezionato si stima una spesa complessiva di 8,2 miliardi di euro. Gli interventi previsti - che rispondono, dal punto di vista energetico, agli standard prescritti dalla normativa vigente (D. Lgs. 192/05 e successive modifiche) - sono stati applicati nelle diverse destinazioni d’uso, considerando solo quelli effettivamente applicabili e realizzabili con un impatto contenuto sulla continuità d’uso degli edifici interessati. Gli interventi prevedono il ricorso a materiali, componenti e sistemi realizzati con le tecnologie più avanzate oggi disponibili in grado di realizzare: - la coibentazione delle superfici opache e trasparenti dell’involucro edilizio; - una produzione efficiente del calore in funzione delle fonti disponibili; - il ricorso alle fonti energetiche rinnovabili attraverso dispositivi sia attivi che passivi; - una distribuzione efficiente dei servizi di climatizzazione e illuminazione modulabile in funzione della domanda. Gli effetti degli interventi sui costi energetici a regime ridurrebbero del 20% l’energia primaria e la bolletta energetica di 420 Milioni di euro/anno (23% di risparmio). Per ciascuna tipologia edilizia sono stati valutati gli effetti conseguenti in termini di riduzione della domanda e conseguente riduzione dei costi energetici. Complessivamente gli interventi previsti producono risparmi pari al 18% di energia termica e al 23% di energia elettrica (una riduzione pari al 20% in termini di Energia Primaria). Il costo complessivo della bolletta energetica passa da 1,79 Miliardi a 1,37 Miliardi di euro, con una riduzione annuale di 420 Milioni di euro, pari al 23% rispetto al tendenziale. In relazione agli interventi di riqualificazione considerati sono
stati individuati i settori produttivi che possono generare spese dirette nella fase di realizzazione degli interventi. Il costo degli interventi è stato attribuito ai diversi settori produttivi e, quindi, con il ricorso alla matrice di contabilità sociale messa a punto dall’Università di Roma, “Tor Vergata”, è stata effettuata una stima degli effetti indotti dall’intervento di riqualificazione energetica nella fase di cantiere e a regime. Le simulazioni tengono conto di possibili impieghi alternativi di un importo pari a quello indicato per il Piano. A fronte di un investimento di 8,2 miliardi di euro si stimano in media i seguenti effetti: - produzione attivata per circa 20 miliardi di euro; - creazione di valore aggiunto pari circa 15 miliardi di euro; - incremento complessivo del PIL dell’ordine dello 0,6%; - con 120.000 occupati in più. Una volta realizzati gli investimenti, il risparmio energetico, pari a circa 420 Milioni di euro/anno, si stima provochi i seguenti effetti: produzione attivata pari a 23 miliardi di euro e creazione di valore aggiunto pari a 17 miliardi di euro. L’impatto economico complessivo risulta quindi pari a circa 28 miliardi di euro. Non inclusi nella stima, in quanto di difficile quantificazione, gli ulteriori benefici conseguibili, quali il miglioramento della produttività del lavoro, il miglioramento della qualità ambientale del posto di lavoro, la maggiore sicurezza degli edifici. “Nel settore degli edifici pubblici - ha concluso il Presidente dell’ENEA - c’è la possibilità di fare molto e subito con benefici nettamente superiori ai costi”, con zero oneri per l’Amminstrazione Pubblica dal momento che l’intervento sarebbe finanziato dalle banche con fondo di garanzia, dietro trasferimento del 20% dei risparmi della bolletta.
Benefici Risparmio Energia primaria (MTEP)
0.44; 20%
Riduzione dei costi energetici (Milioni €)
419; 23%
1,076,148; 20%
Totale Post
Totale Post
Risparmio
1.76; 80%
Riduzione delle emissioni di gas serra
Risparmio
1,373; 77%
42
CO2 Post Risparmio
4,377,862; 80%
INFORMAZIONE E AGGIORNAMENTO
Pubblicato dalla Banca Mondiale il “Little Green Data Book 2009”
IL FUTURO DELLE CITTÀ? RIDURRE L’IMPRONTA DEL CARBONIO Le città e i loro abitanti costituiscono i fattori principali del riscaldamento climatico, ma al contempo possono divenire il più importante strumento di mitigazione. È questo il messaggio contenuto nella seconda edizione del “Little Green Data Book”, l’annuale repertorio di dati statistici ambientali, che viene pubblicato dalla Banca Mondiale e che è stato presentato il 15 maggio 2009 a New York in occasione della 17a Sessione della Commissione per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. “I Governi nazionali e le città di tutto il mondo debbono affrontare grandi sfide e opportunità - ha dichiarato alla presentazione Kathrine Sierra, Vice-presidente per lo Sviluppo Sostenibile della Banca mondiale - valutando bene le scelte per quanto attiene il loro futuro mix energetico. Non c’è dubbio che le politiche pubbliche possono incrementare l’efficienza energetica e ridurre le emissioni di anidride carbonica. Queste decisioni saranno di importanza vitale, non soltanto per le Città e i Paesi coinvolti, ma più in generale per il futuro benessere del nostro mondo”. Le politiche energetiche delle Nazioni e, per estensione, delle Città, secondo il Report, avranno un impatto diretto sulle grandi Città costiere. Circa 360 milioni di abitanti che vivono nelle città costiere poco elevate, saranno esposti all’innalzamento del mare ed alle mareggiate, quale risultato dello scioglimento dei ghiacciai polari.
Gli scienziati hanno stimato in 17 centimetri l’aumento del livello dei mari nel 20° secolo e per i prossimi 100 anni tale innalzamento causato dai cambiamenti potrebbe raggiungere un metro, qualora non si intervenisse per scongiurare gli effetti di un vento catastrofico, come lo scioglimento dei banchi di ghiaccio dell’Antartide occidentale. I Paesi in via di sviluppo saranno meno in grado di adottarsi alle sfide di tali cambiamenti rispetto a quelli sviluppati. Sono questi alcuni dei messaggi chiave contenuti nel Report. Eppure, secondo il “Little Green Data Book” le decisioni politiche che vengono intraprese possono fare una significativa differenza. Le popolazioni in rapido sviluppo di grandi Paesi, quali la Cina e l’India, si urbanizzano ed emettono una crescente quantità di CO2. Anche se il livello di produzione pro-capite nei prossimi decenni continuerà ad essere inferiore a quello dei Paesi sviluppati, nondimeno, in futuro, Cina e India potrebbero trarre beneficio dall’esperienza di Paesi come Germania e Svezia che negli ultimi 40 anni, adottando adeguate politiche, hanno ridotto drasticamente le emissioni pro-capite di anidride carbonica. Il Rapporto tra la pianificazione urbana e gli investimenti per le infrastrutture è fondamentale. Essendo più densamente regolate, le aree urbane offrono
43
TABELLA REGIONALE DEI DATI AMBIENTALI (costruzione Regioni&Ambiente da fonte: Little Green Data Book 2009) Mondo
Zona Euro
Italia
Popolazione
6.610 milioni
324 milioni
59 milioni
Superficie
129.645.000 kmq
2.513.000 Kmq
294.000 kmq
PIL
54,583.8 miliardi di $
12,277.6 miliardi di $
2101,6 miliardi di $
- PIL pro capite:
7.995 $
35.818 $
33490 $
- popolazione urbana:
50%
73%
68%
- crescita media annua popolazione urbana 1990-2007:
2,2%
0,6%
0,4%
- crescita media annua popolazione:
1,3%
0,4%
0,3%
- suolo agricolo sul totale:
38%
47%
50%
- produttività agricola (valore aggiunto per lavoratore = 2000 $):
939
22860
25416
- indice di produzione alimentare (1999-2001 = 100):
111
98
98
- densità di popolazione rurale (individui/kmq di suolo arabile):
496
183
245
Agricoltura
Foreste e biodiversità - superficie boscata sul totale:
30,4%
37,2%
33,9%
- deforestazione (media % annua 1990-2005):
0,2
-0,8
-1,2
- aree protette nazionali:
11%
10,6%
6,6%
- specie animali conosciute:
(n.d.)
(n.d.)
610
- specie animali minacciate:
(n.d.)
(n.d.)
119
- specie piante superiori conosciute:
(n.d.)
(n.d.)
5599
- specie piante superiori minacciate:
(n.d.)
(n.d.)
19
- indice GEF per la biodiversità: (0-100, media 1,5):
(n.d.)
(n.d.)
3,8
Energia - PIL per unità energetica (2005 $/kg petrolio equivalente):
5,2
7,7
9,1
- uso energia pro capite (kg petrolio equivalente):
1820
3936
3125
- energia da biomasse e rifiuti (% sul totale):
9,8
4,9
2,6
- consumo elettrico pro capite (Kwh):
2751
6956
5755
- elettricità prodotta da combustibili fossili:
66,4
50,8
82,7%
- elettricità da idroelettrico:
15,9%
9,1%
12%
Emissioni e inquinamento - emissioni di CO2 per unità di PIL (kg/purchasing power parity 2005 $):
0,5
0,3
0,3
- emissioni di CO2 pro capite (tonnellate metriche):
4,5
8,1
7,7
- crescita emissioni CO2 1990-2005:
29,5%
2,2%
14,2%
- particolato (media ponderata zone urbane µg/mq):
50
23
27
- consumo pro capite combustibile per trasporti:
291 litri
771 litri
732 litri
- risorse idriche interne acqua dolce pro capite:
6624 mc
2907 mc
3074 mc
- prelievo idrico totale (sul totale disponibile):
9,0%
22,3%
24,3%
- prelievo per agricoltura (sul prelievo totale):
70%
38%
45%
- accesso all’acqua potabile in aree urbane:
86%
100%
100%
68
4
4
22,7
22,3
19,8
Acqua e servizi sanitari
Ambiente e salute - mortalità sotto i 5 anni (su mille nascite): Aggregati di contabilità nazionale - risparmi totali (% sul reddito nazionale netto): - consunzione capitale fisso (CFC, % sul reddito nazionale netto):
13,7
14,4
14,6
- spese per educazione (% sul reddito nazionale netto):
4,3
4,6
4,2
- impoverimento di energia (% sul reddito nazionale netto):
3,0
0,2
0,2
- impoverimento di materia minerale (% sul reddito nazionale netto):
0,4
0,0
0,0
- impoverimento netto foreste (% sul reddito nazionale netto):
0,0
0,0
0,0
- danni da CO2 (% sul reddito nazionale netto):
0,4
0,2
0,2
- danni da particolato (% sul reddito nazionale netto):
0,4
0,2
0,2
- risparmi netti (% sul reddito nazionale netto):
8,8
11,9
8,9
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maggiori opportunità rispetto alle zone rurali per quanto attiene ad un più rapido e migliore accesso alle risorse idriche, ai servizi igienico-sanitari e alla gestione dei rifiuti solidi. Ad esempio, regioni come l’America Latina e Caraibica e l’Asia centro-orientale, dove i tassi di urbanizzazione sono più alti, sono anche le regioni che hanno un maggior accesso ai servizi sanitari rispetto ad altre, come l’Africa Sub- Sahariana e l’Asia Meridionale, dove i tassi di urbanizzazione sono più bassi. Le città “compatte” sono tendenzialmente più sostenibili delle città “diffuse”. La densità urbana permette di utilizzare meno energia per i trasporti, riducendo il rapporto trasporto-emissioni di gas, infatti, sono in grado di fornire servizi a costi più bassi e di attuare azioni di maggior efficienza energetica. Allo stesso modo, le città che favoriscono il trasporto privato consumano più energia per passeggero a chilometro rispetto a quelle che privilegiano il trasporto pubblico e modelli non motorizzati. Nelle città “compatte” gli individui tendono ad usare i mezzi pubblici di trasporto, abbassando il consumo di energia pro-capite per gli spostamenti. Negli Stati Uniti e in Europa Occidentale il consumo energetico pro-capite può essere ascritto a redditi più elevati, nel Medio Oriente e a sovvenzioni per i carburanti. Sebbene i problemi non manchino, secondo la Banca Mondiale, il miglioramento della qualità dell’aria è diffuso in tutte le regioni tra il 1990 e il 2005, con maggior evidenza nei Paesi sviluppati. Questo fenomeno può essere spiegato sia tramite le politiche adottate per migliorare gli standard di qualità dell’aria nelle aree urbane (incentivi per passare da gasolio e benzina a metano e GPL), sia per miglioramento dell’efficienza ener-
getica dei veicoli e della qualità dei carburanti, nonché per la maggior consapevolezza dei deleteri effetti sulla salute pubblica dell’inquinamento atmosferico. Il Little Green Data Book è anche un’utile fonte di preziose informazioni sulle questioni ambientali sulle quali sono possibili paragoni. Nella pagina precedente riportiamo una tabella che abbiamo costruito, contenente tutti i dati ambientali presi in considerazione dal Report, mettendo in comparazione quelli a livello Mondiale, della Euro Regione e dell’Italia. Così, è possibile constatare che l’impatto dello stile di vita dei Paesi sviluppati è decisamente maggiore rispetto a quello del resto del Mondo. La media delle emissioni pro-capite dei Paesi della zona euro è, infatti, di 8,1 tonn. di CO2 equivalente, quella del Pianeta è la metà. Nel mondo si utilizza pro-capite 1.820 Kg. di petrolio equivalente di energia, mentre nell’Europa dell’euro è di 3.936 Kg. Se si confrontano i dati del Report, con quelli di alcuni Paesi in via di sviluppo si constata che il divario è ancora più accentuato. Alcuni numeri consentono pure di conoscere qual è la situazione economica ed energetica del nostro Paese rispetto agli altri. Ad esempio, guardando i dati sull’energia, si può osservare che la situazione dell’Italia per un passaggio ad un’economia a bassa emissione di CO2 è migliore rispetto agli altri Paesi europei: - 9,1 il rapporto PIL/Energia consumata (intensità energetica), più bassa rispetto alla media europea che è di 7,7; - 3.125 Kg. di petrolio equivalente come fabbisogno procapite di energia, contro una media europea di 3.936 Kg.; - emette 7,7 tonn. di CO2 equivalente pro-capite contro 8,1 tonn. degli altri.
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Presentato il Rapporto Federambiente-ENEA
IL RECUPERO DI ENERGIA DA RIFIUTI IN ITALIA Impianti efficienti, ma di ridotta capacità
In occasione della sua 49a Assemblea, Federambiente (Federazione Italiana Servizi Pubblici Igiene Ambientale) ha presentato il 29 maggio a Napoli il 2° Rapporto su “Il recupero di energia da rifiuti in Italia”. Condotta congiuntamente da Federambiente (Comitato TecnicoScientifico e del Servizio Tecnico) ed ENEA (Sezione Sviluppo Tecnologie Trattamento Rifiuti) l’indagine aggiorna ed amplia la prima edizione di poco più di due anni fa, arricchendo di nuovi dati il quadro complesso e in continua evoluzione, di un sistema impiantistico che costituisce uno degli strumenti di gestione del ciclo integrato dei rifiuti urbani. “L’Italia non è seconda a nessuna in Europa per la qualità e l’aggiornamento delle tecnologie - ha dichiarato il Presidente di Federambiente Danile Fortini - Questo va a garanzia della sicurezza degli impianti e della tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini, che sono per le nostre imprese un bene fondamentale”. La Ricerca ha avuto come principale obiettivo l’analisi dei dati tecnici di progetto ed esercizio caratteristici dell’impiantistica nazionale, fornendo informazioni e dati in merito alla gestione dei rifiuti urbani, attraverso uno strumento di pronta e attendibile consultazione a disposizione di quanti (istituzioni, operatori, tecnici, amministrazioni, cittadini, ecc.) sono coinvolti o ripongono semplicemente interesse nello specifico settore. Le informazioni e i dati del Rapporto riguardano sia le caratteristiche progettuali (capacità di trattamento, configurazione adottate per le sezioni di combustione, recupero energetico e di depurazione dei fumi, sistemi di monitoraggio e controllo delle emissioni, ecc.), sia le condizioni operative (tipologia e quantitativi dei rifiuti trattati, recupero energetico effettuato, produzione e gestione dei residui, ecc.). Le informazioni e i dati relativi alle caratteristiche progettuali sono aggiornati al 31.12.2008, quelli operativi sono, invece, riferiti all’anno 2007. I principali risultati conseguiti possono essere così riassunti: • Al 31 dicembre 2008 erano operativi sul territorio nazionale 51 impianti (costituiti da 97 linee), destinati al trattamento di rifiuti urbani, aventi una capacità nominale complessiva di 18.205 t/g e che nel corso dell’anno 2007 hanno trattato complessivamente circa 4,45 milioni di tonnellate di rifiuti. • La maggior parte degli impianti censiti (32 su 51) presenta una capacità di trattamento piuttosto ridotta, non superiore alle 300 t/g; di questi 6 sono gli impianti che non superano le 100 t/g. La capacità nominale media di trattamento dell’intero parco su base annua risulta pari a circa 117.000 tonnellate, corrispondenti a circa 360 t/g. • Per quanto riguarda le tipologie di rifiuti trattati essi sono
costituiti principalmente da RUR (59,2%), da flussi da essi derivati (frazione secca, CDR) tramite trattamenti di tipo meccanico-biologico (21,5%) e, in misura minore, da rifiuti speciali (15,7%), che comprendono anche i rifiuti sanitari (inclusi quelli pericolosi) e le biomasse. • L’apparecchiatura di combustione di più larga diffusione è costituita dai combustori a griglia che rappresentano oltre l’80%sia in termini di linee installate (79 su 97) che di capacità nominale di trattamento. Il resto è diviso tra il letto fluido (9 impianti operativi costituiti da 17 linee, pari al 17,6% in termini di capacità nominale di trattamento) e 4 linee a tamburo rotante. • Il recupero energetico viene effettuato nella quasi totalità degli impianti (49 su 51) e prevede in tutti i casi la produzione di energia elettrica. La produzione di energia termica è effettuata nell’ambito di uno schema di funzionamento cogenerativo (produzione combinata di energia elettrica e termica) su base principalmente stagionale e riguarda solo 11 impianti, tutti situati nel Nord Italia. Dal confronto con il precedente rapporto si rileva un incremento di oltre il 20% per quanto riguarda la produzione di energia elettrica, mentre la produzione di energia termica, pur rimanendo minoritaria, è aumentata del 35%. • Per quanto riguarda il trattamento dei fumi finalizzato alla rimozione delle polveri e dei gas acidi si rileva che il sistema maggiormente impiegato è quello di tipo “a secco”, impiegato su 42 delle 97 linee operative, che copre oltre il 48%in termini di capacità totale di trattamento. Seguono i trattamenti di tipo multistadio (38 linee su 97), nella configurazione predominante secco + umido in serie. In tema di controllo degli ossidi di azoto si rileva che la riduzione selettiva non catalitica (SNCR) all’interno del generatore di vapore rappresenta di gran lunga (67 linee su 97) il sistema più utilizzato per il rispetto dei limiti normativi vigenti. Tuttavia si rileva una chiara tendenza all’adozione di sistemi catalitici (SCR), attualmente presenti, anche in combinazione con sistemi SNCR, in 15 impianti per un totale di 25 linee di trattamento, sia nel caso di realizzazioni recenti sia per la ristrutturazione dei sistemi di trattamento esistenti. L’ammoniaca viene rilevata al camino nella maggior parte degli impianti e in almeno 28 impianti tale inquinante è oggetto di monitoraggio in continuo. La rimozione dei microinquinanti organici ed inorganici viene per lo più effettuata tramite adsorbimento su carboni attivi, di norma iniettati assieme al reagente alcalino. In accordo alla vigente normativa la rilevazione di tali inquinanti viene fatta tramite campionamento periodico. Inoltre, secondo quanto dichiarato, almeno 6 impianti effettuano il monitoraggio in continuo del mercurio e 15 impianti effettuano il campionamento delle diossine in continuo, la cui determinazione analitica viene conseguentemente effettuata
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con frequenze molto superiori a quelle minime previste dalla normativa, mentre almeno 22 sono gli impianti che effettuano rilevazioni periodiche dei PCB. In termini di emissioni in atmosfera, pressoché tutti gli impianti rispettano i valori limite previsti dalla normativa vigente (DLgs 133/2005), salvo rare eccezioni legate presumibilmente alla presenza di condizioni particolari e/o all’assenza del rinnovo dell’autorizzazione per impianti temporaneamente fermi. Dal trattamento termico dei rifiuti sono state prodotte nell’anno 2007 circa 800.000 tonnellate di scorie e circa 220.000 tonnellate di residui da trattamento dei fumi, questi ultimi quasi tutti smaltiti in discarica. Per quanto concerne le scorie, invece, si registra una marcata tendenza allo sviluppo del recupero che ha raggiunto una quota superiore al 50% contro il 20% circa riscontrato nella precedente indagine. Rispetto al precedente Rapporto si riscontra un certo rallentamento nello sviluppo del settore del recupero energetico da rifiuti urbani a livello nazionale, alla luce del fatto che la dotazione impiantistica, la capacità di trattamento ed i quantitativi di rifiuti trattati sono rimasti pressoché invariati a distanza di tre anni, mostrando incrementi ristretti a pochi punti percentuali. Un segnale sicuramente positivo risiede nel fatto che sono aumentati, in modo significativo, i livelli di recupero energetico sia per quanto riguarda la produzione di energia elettrica e, soprattutto, di quella termica. Riguardo a quest’ultima, va sottolineato che la sua produzione va sicuramente promossa, quando possibile, in quanto può svolgere
un ruolo determinante nell’integrazione degli impianti di trattamento termico nelle singole realtà locali e contribuire a far valere, anche sotto l’aspetto normativo, oltre che tecnico, la valenza del recupero energetico. Questo alla luce delle novità introdotte dalla nuova Direttiva quadro sui rifiuti che riconosce formalmente all’incenerimento dei rifiuti urbani la dignità di operazione di recupero, qualora i livelli di efficienza siano superiori a dei valori minimi prestabiliti. Segnali positivi di ripresa si possono intravedere all’orizzonte nel breve periodo (entro 2011), quando saranno completati gli interventi di ristrutturazione ed ammodernamento di impianti esistenti e la realizzazione di nuove installazioni che comporteranno incrementi significativi, rispetto alla situazione attuale, sia in termini di capacità di trattamento espressa come carico termico (+39%), sia di recupero energetico (+ 47%, per la sola produzione di energia elettrica). È auspicabile, si legge nel Rapporto, che trovino al più presto attuazione anche gli interventi necessari all’adeguamento dei sistemi di gestione dei rifiuti nelle regioni del Centro-Sud che sono state soggette a situazioni emergenziali, in modo da allinearle a molte realtà presenti sul territorio nazionale che nulla hanno da invidiare a Paesi che non si esita a definire “virtuosi” dal punto di vista ambientale. Alla luce di quelli che sono stati gli sviluppi tecnologici intercorsi e delle prestazioni tecniche ed ambientali dimostrate, non si può infatti negare che il recupero energetico è in grado di svolgere appieno il suo ruolo, ribadito dalla recente Direttiva quadro sui rifiuti, all’interno di una gerarchia di gestione dei rifiuti sempre più legata a princìpi di sostenibilità.
Vienna. Impianto di incenerimento di rifiuti, decorato da Friendensreich Hundertwasser, collegato ad una rete di distribuzione di calore
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BIODIVERSITÀ E CONSERVAZIONE
Manado (Indonesia), 11-15 maggio 2009 World Ocean Conference
ESTENDERE LE AREE MARINE PROTETTE Una delle armi da utilizzare per contrastare i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità Quando Alfred Russel Wallace giunse nel 1858 a Manado rimase incantato da questa città posta in una baia nella parte più settentrionale dell’isola di Sulawesi (Indonesia), in epoca coloniale denominata Celebes, dove l’olandese Compagnia delle Indie Orientali aveva costruito nel XVII secolo un’imponente fortezza, quasi a sottolinearne l’importanza strategica marittima. Il naturalista ed esploratore gallese, peregrinando nell’arcipelago della Sonda, sulla base delle osservazioni compiute elaborò una sua indipendente teoria evoluzionistica che espose in una lettera a Darwin, ma del quale non condivide la fama essendo stato da lui battuto sul tempo con la pubblicazione de “L’Origine delle specie” (1859), anche se è ben conosciuto dagli studiosi della scienza, tanto che un ricercatore dell’Istituto di Genetica molecolare del CNR di Pavia gli ha dedicato una monografia: “L’uomo che gettò nel panico Darwin” (2006). Nonostante questa “mancata” scoperta, Wallace è rimasto ugualmente nella storia per aver individuato l’esistenza
di una discontinuità biologica tra gli animali e le piante di queste isole, che lui stesso tratteggiò sulle carte geografiche con una Linea che porta il suo nome, ipotizzando che “la parte occidentale fosse una porzione separata dall’Asia continentale, l’orientale il prolungamento frammentato di un preesistente continente del Pacifico”. Solo un secolo più tardi i geologi e gli oceanografi trovarono la conferma e la giustificazione di ciò.
La Conferenza, suddivisa in: Riunione intergovernativa (11-15 maggio), e Simposio internazionale sulla scienza, tecnologia e governo dell’oceano (1214), ha visto la partecipazione di circa 5.000 delegati, tra capi di Stato, funzionari, governativi, esperti, scienziati e associazioni ambientaliste, provenienti da 120 Paesi che hanno analizzato rapporti, verificato le conseguenze e proposto soluzioni per una gestione sostenibile degli oceani.
Manado è anche conosciuta perché nelle acque antistanti sono stati catturati dei Coelacanthus, pesce che per tanto tempo si credette estinto da milioni di anni, l’ultimo dei quali due anni fa del peso di 41 Kg. Proprio nella Hall del Grand Kawanua Convention Center, dove si è svolta la World Ocean Conference (WOC) che ha avuto per tema: “Effetti dei cambiamenti climatici sugli oceani e il ruolo degli oceani nei cambiamenti climatici”, è in mostra un esemplare imbalsamato pescato nel 1996 (vedi foto).
Gli oceani assolvono ad un ruolo importantissimo sia da un punto di vista climatico, sia per i preziosi servizi offerti alle popolazioni insulari e costiere. Negli ultimi anni si è assistito ad un preoccupante degrado dell’ambiente marino, indotto da sfruttamento intensivo delle risorse naturali, da un aumento delle temperature dell’acqua e e conseguente acidificazione, fenomeni che rischiano di compromettere l’ecosistema marino. A ciò si è aggiunta, recentemente, la crisi economica mondiale che spinge Paesi e popolazioni ad intensificare le
Questo esemplare di Coelacanthus, una delle più vecchie specie di pesce (360-400 milioni di anni fa), è in bella evidenza nella Hall del Grand Kawanua Convention Center dove si è svolto il WOC
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pressioni sui mari per trovare i loro mezzi di sussistenza. Quantunque sia giuridicamente fondamentale, la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS), che risale al 1982, non poteva prevedere l’evoluzione in negativo degli ecosistemi marini, tale da presupporre specifiche misure volte a ridurre le fonti di inquinamento e di gestione corretta delle risorse. È soprattutto il global warming a destare le preoccupazioni maggiori ed è per questo che la Dichiarazione finale sottoscritta da 70 Paesi si conclude col ribadire: “l’importanza di raggiungere efficaci risultati alle riunione COP 15 dell’UNFCCC di Copenhagen 2009, invitando le parti a tener in debito conto degli impatti sugli oceani e sulle aree costiere delle loro decisioni”. Come si è accennato, sono state numerose le relazioni e i rapporti discussi o presentati, alcuni dei quali meritano delle considerazioni. In particolare, ha avuto ampia eco il Rapporto “Spazzatura marina: globa-
le minaccia - sfida globale” (Marine Litter. Global Wheat - Global Challenge) presentato dall’UNEP (Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite). Per la prima volta si è cercato di fare il punto sulla situazione dei rifiuti marini in 12 dei principali mari del Pianeta. I numeri sono impressionanti: - ogni giorno, si calcola che vengano rilasciati 8 milioni di rifiuti di cui circa 5 milioni (63% sono solidi gettati in mare o persi dalle navi); - ogni anno, si stima in 6,4 milioni le tonnellate che finiscono nei mari, delle quali 5,6 milioni (88%) provengono da imbarcazioni mercantili; - in ogni chilometro quadrato di oceano, dice il Rapporto, galleggiano 13.000 pezzi di immondizia di plastica. Le concentrazioni maggiori avvengono in alto mare, in particolare nel Pacifico centrale e nelle zone di convergenza equatoriale, dove sono stati rinvenuti accumuli di plastica di 6 chili per ogni chilo di plancton. Ma non è solo la plastica a soffocare gli ecosistemi marini, perché sull’acqua
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galleggia un po’ di tutto: funi, reti da pesca, pagliericci, imballaggi di ogni tipo, bidoni, coperchi, assieme a macchie oleose accumulatesi con il tempo. “La spazzatura marina è un fenomeno sintomatico di un più ampio malessere ha affermato Achim Steiner, Direttore esecutivo UNEP - cioè, lo spreco e la cattiva gestione delle risorse naturali. I sacchetti di plastica, le bottiglie e gli altri detriti che si accumulano nei mari e negli oceani potrebbero drasticamente diminuire mediante azioni di riduzione dei rifiuti, gestione corretta dei rifiuti, iniziative per il loro riciclaggio”. “Alcuni rifiuti, come i film e i sacchetti di plastica che soffocano la vita marina, dovrebbero essere vietati o progressivamente eliminati in tutto il mondo - ha continuato Steiner - non vi è alcuna giustificazione alla loro ulteriore produzione, ovunque”. I risultati del Rapporto, indicano che nonostante le numerose organizzazioni internazionali, regionali e nazionali si adoperino per ridurre l’inquinamento marino, l’allarmante quantità di rifiuti
gettati in mare continuerà a mettere a repentaglio la salute e la sicurezza delle persone ad intrappolare e far morire la fauna selvatica, a provocare danni alla nautica, a sfregiare le aree costiere di tutto il mondo. Un altro studio che ha avuto un forte impatto sui partecipanti alla Conferenza è stato: “The Coral Triangle and Climate Change”, commissionato dal WWF all’Università del Queensland (Australia). Il Triangolo dei Coralli è un’area che, pur estesa solo per l’1% della superficie terrestre, contiene 1/3 delle barriere coralline del mondo e il 76% delle specie di corallo conosciute e dà da mangiare a circa 120 milioni di individui, essendo ricchissima di pesce (la più grande industria della pesca al tonno avviene in queste acque). Negli ultimi 40 anni, il 40% delle barriere coralline e delle mangrovie costiere di questa area sono andate perdute a causa dell’inquinamento marino, dei cambiamenti climatici in atto, del so-
vrasfruttamento di pesce (overfishing) e dallo sviluppo urbano lungo le coste. “Al momento della scomparsa delle barriere è di circa 1-2% all’anno, ma non è necessario essere scienziati per comprendere che entro i prossimi 40 anni si può perdere il resante - ha commentato il Prof. Ove Hoegh-Guldberg che ha guidato i ricercatori - i tesori biologici del Triangolo dei Corallo, verranno distrutti dal rapido aumento della temperatura degli oceani, dall’acidificazione e dall’innalzamento dei livelli del mare e dalla cattiva gestione delle coste, in modo tale che la sicurezza alimentare diminuirà e aumenterà la povertà delle popolazioni che ci vivono e che saranno costrette a spostarsi nelle aree urbane”. La relazione esamina due possibili scenari futuri: uno che prevede che a Copenhagen venga raggiunto un ambizioso accordo sul post-Kyoto; un altro, qualora la situazione rimanga invariata. Di fronte alla sciagurata seconda ipotesi di assenza di ogni azione decisiva
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sui cambiamenti climatici, entro la fine del secolo gran parte del Triangolo dei Coralli sarà privo di vita. Il Rapporto esorta, quindi, i leader mondiali, riuniti in dicembre nella capitale danese a raggiungere un accordo per sostenere gli sforzi di adattamento ai cambiamenti climatici dei Paesi dell’area interessata. Da parte loro i leader dei 6 Paesi del Coral Triangle (Indonesia, Malesia, Papua Nuova Guinea, Filippine, Isole Salomone, Timor Est), hanno annunciato, nel corso della Conferenza, un’iniziativa (Coral Triangle Initiative) che in 10 anni dovrebbe proteggere questa zona del Pacifico “per evitare la distruzione delle ricchezze naturali che vi sono depositate, salvaguardandole per le future generazioni”, ha dichiarato il Premier indonesiano e Presidente del WOC, Susilo Bambang Yudhoyono. Agli stessi risultati di preoccupante riduzione dell’ecosistema oceano, specificamente analizzato per il Pacifico, è lo Studio “Pacific Ocean Synthe-
w w w. i n f o p i n e t a . i t
sis”, presentato dal Center for Ocean Solutions (COS), che ha sede presso il Monterrey Acquarium (Messico) e alla Stanford University (Ca-USA). Si tratta di una Sintesi di 3.400 articoli scientifici e relazioni, che sono stati redatti nei 50 Paesi del Bacino. Lo Studio ha diviso l’oceano Pacifico in 7 regioni, evidenziando le minacce che renderanno invitabili alcune zone costiere e le potenziali soluzioni per ciascuna di esse. Gli aspetti più critici, messi in risalto dagli oltre 400 scienziati, sono: - inquinamento; - distribuzione di habitat; - sovrappesca e sfruttamento; - cambiamenti climatici; - specie invasive. Fra le soluzioni figurano l’istituzione di aree marine protette e la creazione di incentivi economici per attività che promuovano piuttosto che degradare la salute degli ecosistemi. “Questi sforzi hanno mostrato notevole successo a livello locale nel mantenimento della diversità biologica ed economica, particolarmente se attuati
con adeguati livelli di regolamentazione ed applicati sul luogo - ha osservato Meg Caldwell, Direttore esecutivo COS - Queste soluzioni sono degli indicatori di speranza in un oceano di angoscia”. Peraltro le Manado Recommendations hanno sottolineato l’importanza delle Aree Marine Protette (AMP) per comprendere e contrastare gli impatti dei cambiamenti climatici sulla biodiversità. Inoltre, una rete di AMP aiuta a mantenere i servizi ecosistemici, contribuisce all’assorbimento di CO2 e migliora la resistenza degli ambienti marini ai cambiamenti climatici. Perciò, può essere necessario “un aumento dell’attuale obiettivo del 10% di mare protetto - si legge nella Dichiarazione - i rilevanti processi esistenti per lo sviluppo dei criteri per l’identificazione e selezione delle AMP e di network rappresentativi dovrebbero essere presi in considerazione. Le Nazioni possono contare su convenzioni marittime regionali e su altri rilevanti
strumenti regionali per realizzare reti di AMP, comprese quelle in mare aperto e profondo”. La Conferenza di Manado ha confermato che di fronte alla sfida dei cambiamenti climatici, una delle armi da utilizzare sono le AMP, tanto che alla vigilia del Congresso Mondiale delle Aree Marine Protette di Washington (19-24 maggio 2009), Kristina Gjerde, Consigliere IUCN per le politiche marine, ha dichiarato: “Questi sono momenti importanti per le Aree Marine Protette, perché i decision makers a tutti i livelli e in tutto il mondo stanno rendendosi conto che la salvaguardia degli oceani è di fondamentale importanza per resistere alle pressioni dei cambiamenti climatici, all’acidificazione dei mari e allo sfruttamento delle risorse naturali. Per fare la differenza, questa volontà politica si deve accompagnare ad una adeguata applicazione degli investimenti”. Ma l’Italia era presente a Manado?
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tra i colori della natura
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Siracusa, 22-24 aprile 2009
UNA CARTA PER LA BIODIVERSITÀ
Riconosciuto dai Ministri del G8 Ambiente il valore anche economico degli ecosistemi
C’era molta attesa per il G8 Ambiente che si è svolto a Siracusa, dal 22 al 24 aprile, ospitato nella fortezza del Castello Maniace (dal nome del comandante bizantino Giorgio Maniace che aveva fatto costruire nel 1038, un forte a difesa del porto naturale di Ortigia, che nel 1232-1240 l’imperatore Federico II fece trasformare in castello) (foto in basso). Incentrato prevalentemente sul tema della Biodivesrsità il Summit ha preso atto che il mondo naturale del Pianeta soffre di una grave crisi, così che senza uno sforzo supplementare, difficilmente si riuscirà a conseguire l’obiettivo di arrestare la perdita di biodiversità entro il 2010 come era stato previsto negli Obiettivi del Millennio (MDG). La perdita di biodiversità è una minaccia globale, tanto grave e importante quanto il global warming, a cui è intimamente connessa. La salute degli ecosistemi costituisce la miglior difesa contro gli effetti degli eventi metereologici estremi più pericolosi legati ai cambiamenti climatici.
È stato il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Stefania Prestigiacomo, a cui è spettata la Presidenza, a tirare le somme dei lavori a cui hanno partecipato, oltre ai Paesi del G8, la Commissione UE, la Repubblica Ceca e la Svezia, in quanto, rispettivamente, Presidente e futuro Presidente (1° luglio 2009) dell’Unione europea, la Danimarca (dove avrà luogo la Conferenza delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico) e i Ministri e Funzionari ad alto livello di Paesi emergenti (Brasile, Cina, India, Messico, Sudafrica, Australia, Egitto, Indonesia, Corea del Sud). Per la prima volta i giornalisti accreditati hanno potuto lavorare in una “sala stampa di cartone”, all’insegna della sostenibilità. Sedie, tavoli e libreria erano tutti realizzati con carta riciclata, come i block-notes e le cartelline distribuite. Non solo. Per limitare il consueto consumo di carta, i giornalisti hanno trovato tutto il materiale elettronico in un server dedicato, collegato direttamente con i computer della sala stampa accessibile anche dai portatili personali.
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I temi in discussione vertevano su: • Tecnologie a basso contenuto di carbonio; • Azioni per contrastare il cambiamento climatico; • Biodiversità; • Salute dei bambini e ambiente (richiesto espressamente da USA e Giappone). “Abbiamo conseguito risultati importanti che aiutano il dibattito sulle tematiche ambientali in un anno particolarmente importante per le scelte su cambiamenti climatici e biodiversità - ha dichiarato Stefania Prestigiacomo - per arrivare alla Conferenza ONU di Copenhagen del prossimo dicembre. Il G8 Ambiente non ha assunto decisioni perché non è la sede. Tutti i Ministri hanno condiviso l’impostazione per il sostegno dei Paesi in via di sviluppo da parte dei Paesi ricchi con l’impegno di disseminare tecnologie a basso contenuto di carbonio”. Da queste parole si può capire che le novità di rilievo sono risultate scarse o non in grado di costituire un passo avanti di rilievo sulle trattative per il raggiungimento di un accordo post-Kyoto, che presuppone uno sforzo ambizioso da parte dei Paesi più industrializzati. Aver individuate le tematiche da cui partire è di per sé elemento positivo, ma non tale da dare un impulso ai Climate Change Talks dell’UNFCCC che si trovano tuttora in una situazione di stallo. Si deve annotare, come già osservato in altro articolo, che nelle grandi assise il nostro Governo si mostra più incline ad assecondare il green deal, la svolta verde della politica economica americana, di quanto non faccia in Italia, nelle quotidiane azioni di governance. È positivo, comunque, che dopo le “barricate” dell’inverno scorso sul pacchetto “Clima-Energia” ora, ci sia un atteggiamento più responsabile, purché non sia una “furbata” per prendere il treno su cui tutti stanno salendo, che dovrebbe far uscire dalla crisi globale, ambientale ed economica. Sono incoraggianti, perciò, le conclusioni contenute nel capitolo: “Azioni per contrastare il cambiamento climatico” del Chair’s Summary, redatto dal Ministro Prestigiacomo: “Ministri e funzionari hanno auspicato che l’approccio positivo e costruttivo manifestato durante il dibattito sia mantenuto nelle future discussioni del vertice G8 e la presidenza trasmetterà ai Capi di Stato e di Governo i seguenti messaggi: • il problema del cambiamento climatico deve essere affrontato con urgenza. È emersa la volontà di raggiungere a Copenhagen un ambizioso accordo sul regime post-2012 che includa tutti i pilastri del Piano di Azione di Bali e della Roadmap di Bali; • è necessario far progredire in modo sostanziale i negoziati su questioni chiare, che includono obiettivi a medio e lungo termine, adattamento, finanziamento e governance. Perciò al fine di dare continuità al negoziato verso il raggiungimento di un accordo ambizioso è importante che, da una parte, tutti i Paesi sviluppati chiariscano la propria rispettiva posizione quanto agli obiettivi di medio e lungo termine e al sostegno finanziario da fornire alle misure di mitigazione e adattamento nei Paesi in via di sviluppo; dall’altra, che i Paesi in via di sviluppo facciano chiarezza sul proprio contributo agli sforzi globali di mitigazione. A questo scopo sarà importante migliorare la fiducia reciproca e mostrarsi attivi al fine di evitare di
rimanere bloccati nell’attesa che qualcun altro faccia la prima mossa”. Come si può constatare le buone intenzioni non sono mancate, ma siamo ancora lontani da impegni in grado di incidere concretamente lungo la strada di Copenhagen, soprattutto mancano “i soldi da mettere sul tavolo del negoziato”. La Banca Mondiale intervenuta al Summit con il Vicepresidente per lo Sviluppo sostenibile - WB, Katherine Sierra, aveva già anticipato nel Rapporto presentato a Trieste nel corso del Forum sulle Tecnologie a bassa emissione, organizzato dal Ministero dell’Ambiente in vista del G8 di Siracusa, che “Servono altri investimenti (almeno 250 miliardi di dollari) contro i cambiamenti climatici e per arrivare ad una economia a bassa CO2, perché le misure (implementazione delle tecnologie e finanze a scala) saranno insufficienti per realizzare pienamente l’obiettivo dei 2 °C”. È sembrato, viceversa, che gli investimenti per il passaggio alle Tecnologie a basso contenuto di carbonio sarebbero disponibili, soprattutto da parte del settore privato, qualora ci fosse un chiaro quadro normativo a lungo termine. Anche i pacchetti-stimolo dei vari governi nazionali sono stati individuati come validi strumenti per coniugare crescita economica e sviluppo sostenibile. Oltre a promuovere le tecnologie già disponibili, il Vertice ha sottolineato la necessità di rafforzare investimenti rivolti alle tecnologie innovative. Tra queste si è posta particolare attenzione sulla cattura e stoccaggio del carbonio (CCS), tanto che nel corso del G8 Ambiente, Italia, Australia ed ENEL hanno siglato un accordo per co-finanziare gli studi del Global Carbon Capture and Storage Institute australiano; mentre un altro accordo è stato stretto dall’Italia con il Sudafrica per la cooperazione su efficienza energetica e riduzione di anidride carbonica. Sulla tematica delle tecnologie, il Presidente invierà al Summit del G8 de L’Aquila i seguenti messaggi: • “i pacchetti-stimolo e di ripresa dovrebbero comprendere spese pubbliche ed investimenti verso una produzione ed un utilizzo più efficiente dell’energia e verso tecnologie a basso contenuto di carbonio, così da affrontare sia lo sviluppo economico che la riduzione delle emissioni; • gli investimenti pubblico-privati rivolti alla ricerca, allo sviluppo e ad attività dimostrative delle tecnologie a basso contenuto di carbonio dovrebbero essere incrementate; • la disseminazione di tecnologie a basso contenuto di carbonio dovrebbe essere “inclusiva”, con particolare attenzione all’accesso all’energia da parte delle popolazioni più povere che affrontano l’impegnativa sfida dello sviluppo”. Risultati più tangibili sono usciti dal tema della Biodiversità, con l’approvazione di un documento di 24 Azioni e 5 Proposte, denominato “Carta di Siracusa”, sottoscritto dai Ministri G8 Ambiente e del quale pubblichiamo il testo, stante l’importanza che riveste, prevedendo, in questo caso, passi concreti per la tutela e la valorizzazione della biodiversità (vedi box). Con lo slogan “Biodiversity is Business”, la Carta riconosce il valore anche economico dei servizi che gli ecosistemi forniscono alle società umane. (Prosegue a pag. 56)
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CARTA DI SIRACUSA
modo sostenibile la biodiversità e garantire la resilienza degli ecosistemi; decidiamo di intraprendere le seguenti azioni
Noi, Ministri dell’ambiente del G8 di concerto con i Ministri di Australia, Brasile, Cina, Repubblica Ceca, Egitto, India, Indonesia, Messico, Repubblica di Corea, Sud Africa, Svezia e con le Organizzazioni Internazionali partecipanti al meeting di Siracusa; I. riconoscendo l’importanza di considerare la biodiversità come parte essenziale dei dialoghi in corso al G8, facendo leva sulla “Potsdam Initiative” e sulla “Kobe Call for Action for Biodiversity”; II. riconoscendo l’importanza dell’obiettivo del 2010, reiterato anche nel corso dei Summit del G8 di Heiligendamm e Hokkaido Toyako, e desiderando mantenere concentrata l’attenzione sulla biodiversità anche nel corso del prossimo Summit del G8 de La Maddalena; III. pienamente consapevoli del ruolo chiave della biodiversità e dei servizi ecosistemici per il benessere umano e per il raggiungimento dei Millennium Development Goals -MDG (Obiettivi di Sviluppo del Millennio); IV. impegnati al raggiungimento dei tre obiettivi della Convezione sulla Diversità Biologica (Convention on Biological Diversity (CBD) V. realmente preoccupati che la perdita della biodiversità e la conseguente riduzione e danno dei servizi ecosistemici possa coinvolgere l’approvvigionamento alimentare e la disponibilità di risorse idriche, nonché di ridurre la capacità della biodiversità per la mitigazione e per l’adattamento al cambiamento climatico, così come mettere a repentaglio i processi economici globali; VI. riconoscendo gli sforzi sostanziali profusi per raggiungere l’obiettivo sulla biodiversità del 2010; VII. ricordando il Piano di Attuazione del Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile (World Summit on Sustainable Development - WSSD), considerando che gli sforzi atti a ridurre in modo significativo l’attuale tasso di perdita della diversità biologica richiederanno l’apporto di nuove risorse economiche e finanziarie per i paesi in via di sviluppo; VIII. riconoscendo la necessità urgente di supportare e rafforzare il processo internazionale per l’identificazione di una strategia comune sulla biodiversità post 2010, che coinvolga un numero rilevante di operatori e di protagonisti del modo economico e finanziario e in base agli insegnamenti appresi dai processi volti a raggiungere gli obiettivi del 2010; IX. prendendo in debita considerazione le discussioni informali del Gruppo di Lavoro ad Alto livello sul Futuro degli Obiettivi Globali per la Biodiversità (High Level Working Group on the Future of Global Targets for Biodiversity) presieduta dall’attuale presidenza della CBD a Bonn nel Marzo del 2009; X. consapevoli dell’importanza e impegnati a sfruttare al meglio le opportunità derivanti dalla celebrazione dall’Anno Internazionale della Biodiversità e dal Meeting sulla Biodiversità dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA) del 2010, sottolineando il ruolo prioritario della biodiversità nell’ambito del programma politico internazionale; XI. convinti della necessità di completare tempestivamente il processo di esplorazione dei meccanismi atti a migliorare l’interfaccia scienza-politica per la biodiversità e le funzioni degli ecosistemi; XII. impegnati ad investire nella biodiversità come forza motrice, atta a superare la crisi economica e a promuovere la creazione di nuovi posti di lavoro e generare vantaggi economici a lungo termine; XIII. convinti della necessità di incrementare la consapevolezza dei vantaggi derivanti dalla biodiversità e dai servizi ecosistemici e dai costi della loro perdita ed anche identificare le opzioni economicamente più vantaggiose per conservare e usare in
Biodiversità e Clima 1. Sviluppare linee politiche sinergiche che tengano in considerazione il contributo che la biodiversità e gli ecosistemi forniscono per l’adattamento e la mitigazione del cambiamento climatico a livello locale, nazionale e globale, tenendo conto che la biodiversità e i servizi ecosistemici sono alla base del benessere dell’uomo e risultano strategici per la regolazione del clima. 2. Mettere in atto azioni fattive relative all’adattamento al cambiamento climatico degli ecosistemi naturali e gestiti, dal momento che un adattamento spontaneo non è ritenuto sufficiente a ridurre l’impatto sulla biodiversità a tutti i livelli, sugli ecosistemi vulnerabili e per il benessere umano a lungo termine. 3. Promuovere il ruolo delle comunità e degli ecosistemi per contribuire a fare fronte agli effetti dei cambiamenti climatici, attraverso il miglioramento delle capacità di adattamento e di resilienza, generando ulteriori benefici economici. 4. Attuare azioni per la conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità con l’obiettivo di migliorare l’adattamento al clima in aree settoriali prioritarie come la gestione delle risorse idriche, delle foreste, dell’agricoltura, delle aree costiere e marine, e lo sviluppo delle infrastrutture, che includano l’uso di tecnologie avanzate ed innovative, ponendo particolare attenzione a sostenere i servizi ecosistemici. 5. Contrastare il disboscamento illegale, in accordo con la legislazione corrente, anche fornendo il supporto per la gestione sostenibile delle foreste, come contributo al sostentamento umano, preservando la biodiversità ed incrementando lo stoccaggio ed il sequestro delle emissioni di carbonio. 6. Sviluppare approcci per l’attenuazione dei cambiamenti climatici basati sulle foreste, come la Riduzione delle Emissioni a seguito di Deforestazione e Degradazione delle Foreste (Reducing Emissions from Deforestation and Forest Degradation - REDD), per integrare il potenziale mitigatorio delle foreste nelle future azioni volte ad affrontare i cambiamenti climatici tenendo conto del valore delle foreste e della necessità di altri nuovi approcci, non mettendo a repentaglio gli obiettivi della biodiversità, e divenendo modello per la valutazione e la remunerazione derivante dai servizi resi dai servizi ecosistemici. 7. Garantire un adeguato trasferimento delle tecnologie innovative, hard e soft, attraverso programmi di cooperazione, che risulteranno essenziali per favorire una risposta coordinata ed un uso efficiente delle risorse nel far fronte alla perdita di biodiversità ed al conseguente cambiamento climatico. Biodiversità, Economie e Business 8. Rafforzare l’uso delle economie quale strumento volto al raggiungimento degli obiettivi della biodiversità, attraverso una nuova consapevolezza dei vantaggi derivanti dalla biodiversità e dai servizi ecosistemici e dai costi derivanti dalla loro perdita, così come dall’identificazione delle conseguenti opzioni normative vantaggiose per la conservazione della biodiversità e dei servizi ecosistemici. 9. Investire nella conservazione e nell’uso sostenibile delle risorse naturali, e nell’adattamento e nella mitigazione del cambiamento climatico al fine di contribuire ad un recupero economico globale orientato ai valori ambientali, attraverso un trend del mercato del lavoro positivo e sostenibile e contribuendo alla riduzione della povertà aiutando tutti gli operatori economici nel processo decisionale tendo conto
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delle responsabilità individuali. 10. Fornire slancio, risonanza e supporto allo studio in corso “L’Economia degli Ecosistemi e della Biodiversità” - TEEB introdotto dalla “Potsdam Initiative”, ed all’interno della strategia del Millenium Ecosystem Assessment, così come a studi similari. Il settore privato, la società civile e i singoli cittadini dovrebbero essere pienamente coinvolti nelle diverse fasi dello sviluppo di questi studi e nell’applicazione dei loro risultati. 11. Operare verso il completamento del negoziato sul regime internazionale di accesso e di condivisione dei benefici delle risorse entro il 2010. 12. Incrementare la consapevolezza a tutti i livelli su come gli ecosistemi marini e terrestri forniscano un flusso regolare di merci e servizi, comprese funzioni di supporto e sussistenza alla vita umana per le generazioni presenti e future, e sviluppare opportunità di mercato o altri mezzi e meccanismi per affermare questi valori. 13. Ampliare il supporto per azioni atte a contrastare il commercio illegale di animali selvatici dove il traffico minaccia sia i componenti degli ecosistemi sia le risorse per il sostentamento degli animali selvatici che impoveriscono il valore delle comunità e dalle quali spesso derivano fonti di guadagno sostenibili. 14. Promuovere la costituzione, la ristrutturazione e la gestione efficace di aree protette e la loro connettività ecologica quale strumento essenziale per la continuità dei flussi dei servizi e delle funzioni degli ecosistemi. 15. Incrementare, promuovere e gestire efficacemente una rete protetta di aree marine e terrestri, al fine di favorire nuove opportunità economiche e di impiego, ed anche promuovere nuovi e innovativi meccanismi finanziari, come l’iniziativa Life Web. 16. Evitare o ridurre al minimo qualsiasi impatto negativo sulla biodiversità derivante dall’attuazione di programmi di sviluppo delle infrastrutture, così come considerare in che modo tali programmi possano effettivamente contribuire agli investimenti nelle “Infrastrutture Verdi/Infrastrutture Ecologiche”. Gestione della Biodiversità e dei Servizi Ecosistemici 17. Mantenere e ristrutturare, nel lungo periodo, il flusso delle funzioni svolte dai servizi eco sistemici. 18. Attuare politiche e incentivi sulla biodiversità, in riferimento a tutti i settori rilevanti, comprese foreste, pesca e agricoltura; promuovere i mercati di prodotti ecologici; promuovere la gestione sostenibile delle risorse naturali, come menzionato nella Satoyama Initiative, presentata nel “Kobe Call for Action”, in modo da creare le condizioni per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDGs). 19. Conseguire una conservazione e uno sviluppo sostenibile delle fasce costiere e marine, in particolare, applicando i principi di gestione integrata delle coste come quelli già attivati nel Mediterraneo dal programma UNEP Regional Seas Programme. 20. Sviluppare e consolidare attività volte a prevenire e controllare l’invasione di specie aliene invasive, prendendo anche in considerazione gli alti costi derivanti dalle attuali invasioni e il loro notevole impatto sulla biodiversità e sui servizi ecosistemici. Tra le azioni prioritarie da intraprendere ci sono l’allarme tempestivo (Early Warning) e risposte immediate.
sostenibile della biodiversità, del benessere a lungo termine dell’umanità e dello sviluppo sostenibile, tributando particolare considerazione all’esigenza specifica di sviluppare e mantenere la capacità tecnico-scientifica propria dei paesi in via di sviluppo con le precipue problematiche collegate alla biodiversità, come affermato nel corso della 25ma Sessione del Consiglio Direttivo dell’UNEP e del 10° Forum Globale dei Ministri dell’Ambiente. Inoltre, nella prospettiva della prossima riunione intergovernativa e multilaterale delle parti che avrà luogo ad Ottobre 2009, ribadire il nostro impegno a portare avanti tale processo, nell’intento di completarlo nel più breve tempo possibile. 22. Sostenere la cooperazione tra i Paesi, le organizzazioni internazionali competenti, gli istituti di ricerca e le ONG per un ulteriore monitoraggio della biodiversità, ottimizzando l’efficace rete di schemi di monitoraggio già in essere. 23. Raccogliere dati sulla biodiversità, ivi incluso quelli inerenti gli indicatori idonei al benessere umano: indicatori affidabili, raffrontabili ed interoperabili, e sviluppare sistemi globali per l’interscambio della conoscenza scientifica, le migliori pratiche, le tecnologie e l’innovazione, facendo riferimento alle organizzazioni, ai processi ed ai meccanismi già esistenti. 24. Promuovere una ricerca esauriente e mirata ed un sistema di capacity building diffusi a tutti i livelli e relativi alla biodiversità ed ai servizi ecosistemici, lasciando spazio alle diverse abilità di ogni singolo Paese e migliorando lo sviluppo e l’uso generalizzato delle tecnologie di punta in materia di monitoraggio dello stato e dell’evoluzione della biodiversità, nell’ambito di una valutazione globale dell’ambiente. E sulla base di quanto sopra esposto proponiamo inoltre: Un cammino comune verso il contesto post 2010 sulla biodiversità a) Le tante sfide che il mondo si trova oggi ad affrontare costituiscono un indicatore inequivocabile della necessità di rafforzare i nostri sforzi per conservare e gestire in modo sostenibile sia la biodiversità sia le risorse naturali. b) Giacché dalla perdita della biodiversità e da un suo utilizzo non sostenibile scaturiscono rilevanti perdite economiche, si rendono necessari appropriati programmi ed azioni tempestive, volti a rafforzare la resilienza degli ecosistemi. c) Nonostante gli sforzi e gli impegni tesi a raggiungere gli obiettivi del 2010, continuano a sussistere cause dirette ed indirette di perdita della biodiversità, ulteriormente aggravate dai cambiamenti climatici. Inoltre, dall’adozione dell’obiettivo del 2010 il mondo si è modificato profondamente. Il coacervo degli elementi che causano la perdita di biodiversità e che producono una minaccia per la biodiverstà stessa a medio e lungo termine, identificati grazie alla ricerca scientifica, dovrebbero essere presi in debita considerazione nella definizione del contesto successivo all’obiettivo del 2010. d) Una strategia di comunicazione capillare che coinvolga pienamente tutti i settori, tutti i soggetti portatori di interesse, le comunità locali ed il settore privato, tale da enfatizzarne la partecipazione e circoscriverne le responsabilità, costituisce un fattore cruciale per l’effettiva attuazione del contesto post 2010 in materia di biodiversità. e) La riforma della governance ambientale, a tutti i livelli, è essenziale ai fini dell’integrazione della biodiversità e dei servizi ecosistemici nei processi politici, così da trasformare in opportunità quelle che oggi sono debolezze dei sistemi economici e per sostenere uno sviluppo ed un’occupazione sostenibili, prendendo in particolare considerazione le condizioni in cui versano i Paesi in via di sviluppo.
Scienza, Ricerca e Politica 21. Proseguire il processo di analisi dei meccanismi per migliorare l’interfaccia scienza- politica per la biodiversità e per i servizi ecosistemici, ai fini della conservazione e dell’uso
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(Segue da pag. 53) Nell’intervento di apertura della sessione di Pavan Sukhdev, che guida il Progetto UNEP per la Green Economy e lo studio TEEB (cfr: “Una Natura - Una Terra - Il Nostro Futuro” in Regioni&Ambiente n. 6 giugno 2008, box “The Economics of Ecosystem&Biodiversity”, pag. 55), ha dimostrato che, la conservazione della biodiversità combatte la povertà, migliora il benessere e contribuisce a combattere il cambiamento climatico. Investire nella biodiversità, oggi, evita pesanti costi futuri. Si è parlato anche di conservazione e uso sostenibile della biodiversità con l’obiettivo di migliorare la gestione delle risorse idriche, delle foreste, dell’agricoltura e delle aree marine costiere. In sostanza si è preso atto che la Strategia che si era approntata per il raggiungimento degli obiettivi di arresto della perdita di biodiversità è fallita, anche per lo scarso impegno dei Governi, come peraltro ha osservato il Ministro Prestigiacomo: “Abbiamo tutti riconosciuto che parte di questi obiettivi sono stati disattesi”. Ora, sarà importante che vengano avviati impegni conseguenti da parte dei Governi che hanno sottoscritto la Carta di Siracusa. La sezione su Salute dei bambini e Ambiente è stata introdotta da un discorso del Ministro dell’Ambiente giapponese, Tetsuo Saito e dall’Amministratore dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente (EPA) degli USA, Lisa Jackson che il giorno precedente (23 aprile) aveva rivolto un applaudito discorso. Dopo aver ringraziato per l’ospitalità ricevuta, ha sottolineato le linee guida della nuova politica ambientale degli Stati Uniti, ricordando che la settimana prima aveva siglato un Atto, previsto dal Clean Air Act, che
individua in 6 gas climalteranti una minaccia per le future e presenti generazioni (ndr: per un’analisi più approfondita di questo Atto firmato dall’Amministratore EPA, si veda l’articolo “L’inquinamento atmosferico è dannoso alla salute” in Regioni&Ambiente, n. 5, maggio 2009, pagg. 52-53), la Jackson ha dichiarato di esser venuta: “non solo come amministratore dell’EPA americana, ma anche come madre di due ragazzi. Come madre sono concentrata sul loro futuro. Proprio come ritengo che al centro di questo incontro ministeriale debba essere la salute e il benessere delle future generazioni di tutto il mondo. Ogni giorno, mi ricordo che noi, come leaders abbiamo fatto ai nostri figli un giuramento solenne, manteniamo quel giuramento attraverso politiche che applichiamo”. I Ministri del G8 hanno convenuto che ai bambini deve essere garantita: “la nascita, la crescita, lo sviluppo e la prosperità in un ambiente con aria pulita, alimenti sicuri, esposizione minima ad agenti chimici nocivi”. Sono state identificate diverse azioni, tra cui: • eliminazione rapida del piombo nelle vernici; • completamento della eliminazione globale del piombo nella benzina; • collaborazione per studi di ricerca relativi alla salute dei bambini e l’ambiente, inclusi gli impatti degli agenti chimici, dei metalli pesanti e dei cambiamenti climatici; • rafforzamento delle conoscenze e capacità professionali nelle questioni relative alla salute dei bambini e l’ambiente. Nel chiudere la Sessione il Presidente Prestigiacomo ha ricordato ai partecipanti, invitandoli ad essere presenti, che la VI Conferenza PanEuropea su Ambiente e Salute, sarà ospitata a Parma nel febbraio 2010.
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QUALITÀ E AMBIENTE
I risultati dei controlli della stagione 2008
MIGLIORA LA QUALITÀ DELLE ACQUE DI BALNEAZIONE DELL’UE
Stabili quelle dell’Italia che sono le più monitorate
Ogni estate milioni di europei vanno alla spiaggia per prendere il sole e rinfrescarsi in acque pulite. Per offrire ai cittadini la possibilità di scegliere consapevolmente a quale spiaggia andare, ogni anno la Commissione Europea pubblica una Relazione sulla qualità delle zone di balneazione costiere e di acqua dolce sulla base delle informazioni trasmesse dagli Stati membri per le spiagge che si trovano sul loro territorio. Quest’anno la relazione è stata preparata dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA) che sul suo sito web pubblica anche cartine e tabelle con informazioni dettagliate sulle zone di balneazione specifiche. Nel 2008 sono stati monitorati circa 75 siti in più rispetto all’anno precedente. Delle 21.400 zone di balneazione controllate in tutta l’Unione Europea nel 2008, due terzi si trovavano lungo le coste e gli altri lungo i fiumi e sui laghi. Il numero più elevato di aree costiere si trova in Italia Grecia, Francia, Spagna e Danimarca, mentre in Germania e Francia si trova la maggior parte delle acque di balneazione interne. La qualità globale delle acque di balneazione nell’UE è notevolmente migliorata rispetto al 1990. Tra tale data e il 2008, il tasso di rispetto dei valori obbligatori (requisiti minimi di qualità) è salito dall’80% al 96% e dal 52% al 92%, rispettivamente per le acque costiere e le acque interne. Dal 2007 al 2008 la conformità è migliorata in entrambi i settori, rispettivamente dell’1,1% e del 3,3%. Il Commissario all’Ambiente Stavros Dimas ha dichiarato che “Una buona qualità delle acque di balneazione è essenziale per il benessere degli europei e per l’ambiente - e questo vale per tutti gli altri corsi e bacini d’acqua. Vedo con piacere che la qualità globale dell’acqua nelle zone di balneazione sta migliorando in tutta l’Unione”. La direttrice dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), Jacqueline McGlade ha aggiunto che: “Grazie a fonti di informazioni quali la relazione in questione e gli strumenti disponibili sul sito Web i cittadini possono non solo control-
lare la qualità delle acque di balneazione nel loro luogo di residenza o nei luoghi di vacanza, ma anche partecipare più attivamente alla protezione dell’ambiente”. Le zone di balneazione sono aree in cui la balneazione è espressamente autorizzata o non è proibita e che sono generalmente molto frequentate. Per determinarne la qualità, le acque di balneazione sono sottoposte a una serie di esami per verificare il rispetto dei valori stabiliti dalla Direttiva 76/160/CEE concernente la Qualità delle acque di balneazione, per quanto riguarda determinati parametri fisici, chimici e microbiologici. Gli Stati membri devono rispettare i valori obbligatori, ma possono adottare norme più severe e valori guida non vincolanti. Nel 2006 è entrata in vigore una nuova Direttiva sulle acque di balneazione (2006/7/ CE) che ha aggiornato i parametri e le disposizioni di monitoraggio sulla base dei dati scientifici più recenti, rafforza la necessità di trasmettere informazioni al pubblico sulla qualità delle zone di balneazione, Anche se la sua piena attuazione avverrà entro il 2015, durante la stagione balneare 2008, dodici Stati membri (Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Slovacchia, Spagna, Svezia e Ungheria) hanno già utilizzato i parametri previsti dalla nuova direttiva per monitorare le loro zone di balneazione. I campionamenti vengono effettuati ogni 4 settimane, secondo un calendario prefissato per un numero minimo di 4 campioni all’anno. Le analisi riguardano due parametri: gli enterococchi intestinali e le Escherichia coli. Quattro sono i livelli dell’acqua: scarsa, sufficiente, buona ed eccellente. Se la valutazione è risultata scarsa l’area è sottoposta a divieto di balneazione per 5 anni. La situazione in Italia Negli anni passati c’erano stati motivi di polemica tra l’UE e l’Italia relativi alle modalità con sui si scelgono i punti da
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MAPPA DEI RISULTATI DEL MONITORAGGIO DELLE ACQUE DI BALNEAZIONE IN ITALIA NELLA STAGIONE 2008
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monitorare, che si stanno appianando, tanto che la Direttrice dell’AEA ha dichiarato: “in base alla Direttiva UE, i Paesi membri scelgono le spiagge su cui effettuare i propri rilevamenti, Nel 2008, l’Italia ha scelto di fare una mappatura di tutte le sue coste, comprese le spiagge presso i centri abitati, i siti industriali, le foci dei fiumi e gli scarichi dei depuratori”. Ovviamente, tale scelta offre maggior garanzia di tutela sanitaria, perché i punti di campionamento non distano mai più di 2 Km., il periodo di campionamento è in assoluto più lungo (6 mesi all’anno), i valori limite dei coliformi totali sono più bassi, rispetto agli altri Paesi europei, tenendo conto della maggior densità costiera della popolazione italiana, che determina un carico ambientale biologico più elevato. Perciò, il quadro potrebbe risultare anche migliore, dal momento che un simile monitoraggio, dal momento che un simile monitoraggio determina inevitabilmente un numero di zone vietate alla balneazione superiore alla media europea, “perché i dati raccolti non corrispondono ad una situazione comparabile con gli altri Paesi europei”, come ha spiegato la McGlade, augurandosi che per il 2009 si possa trovare un’intesa. Acque di balneazione costiere Il 92,8% delle acque di balneazione costiere (4.563) ha rispettato i valori limite obbligatori nel 2008, mentre il 91,4% delle acque di balneazione (4.496) era conforme ai valori guida. I dati sono grosso modo analoghi a quelli dell’anno precedente (-0,1% per i valori obbligatori e -0,3% per i valori guida). Il tasso di conformità ai valori guida è quasi uguale a quello dei valori obbligatori, con una differenza dell’1,4% per le acque di balneazione. La percentuale di acque di balneazione che registrano parametri non conformi ai valori stabiliti è aumentata dallo 0,4% (18) allo 0,9% (42 acque di balneazione). Il 6,1% delle acque costiere (302) è stato interdetto alla balneazione nel corso della stagione, percentuale identica a quella dell’anno scorso.
Per le acque di balneazione costiere in Italia, il tasso di conformità è salito dal 1990 al 1999 tanto con riferimento ai valori obbligatori che a quelli guida, mentre successivamente si sono attestati al di sopra del 90%. Negli ultimi quattro anni il tasso è rimasto sostanzialmente invariato. Dal 2002, il numero delle acque interdette alla balneazione durante la stagione estiva è aumentato da 125 (2,6%) a 302 (6,1%) nel 2008. Acque di balneazione interne Il 65,8% delle acque di balneazione interne (505) ha rispettato i valori limite obbligatori nel 2008, registrando un risultato analogo a quello dell’anno precedente (+0,2%). Il tasso di conformità rispetto ai valori guida è diminuito del 4,5%, attestandosi sul 50,8% delle acque di balneazione (390). Il 15% in meno delle acque di balneazione ha rispettato i valori guida rispetto ai valori obbligatori. In cinque casi, le acque di balneazione (0,7%) non rispettavano i valori obbligatori, mentre si erano registrati due tali casi (0,3%) l’anno prima. 251 acque di balneazione interne (32,7%) sono state interdette nel corso della stagione balneare, con una flessione dello 0,5% rispetto all’anno precedente. Complessivamente, il tasso di conformità delle acque di balneazione interne ai valori obbligatori e ai valori guida è in diminuzione dal 1990. Il tasso di conformità ai valori obbligatori ha raggiunto il suo picco (oltre il 90%) tra il 1999 e il 2001. Oltre il 70% delle acque di balneazione erano in linea con i valori guida dal 1995 al 2001. Dal 2002, Il tasso di conformità è diminuito a motivo di un’ampia percentuale di interdizione delle acque di balneazione nel corso della stagione balneare. Analogamente a quanto si registra per le acque di balneazione costiere, il numero delle acque interne interdette alla balneazione è in aumento: 113 (14,8%) nel 2002 rispetto a 251 (32,7%) nel 2008. Il tasso di conformità delle acque interne di balneazione in Italia può essere ulteriormente migliorato intervenendo sulle acque attualmente vietate alla balneazione.
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Presentata la Guida Blu 2009 di Legambiente e TCI
LE “TOP TEN” DIVENTANO TREDICI Sette località sono situate all’interno di Parchi Nazionali o Regionali Il 28 maggio è stata presentata la “Guida Blu 2009” di Legambiente e Touring Club Italiano, che raccogliendo ed elaborando le informazioni che derivano dall’esperienza e dalle segnalazioni di Goletta Verde e dei Circoli locali di Legambiente, nonché dei dati dei Comuni e dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio del Mare, assegna alle località più meritevoli dei 483 Comuni definiti “centri balneari” dal TCI, da un minimo di 1 Vela a un massimo di 5 Vele, premiando non solo la qualità del mare e l’attrattiva del paesaggio, ma anche la corretta gestione del territorio, gli interventi e le politiche rispettosi dell’ambiente e l’efficienza dei servizi offerti. È bene specificare che ognuna delle 294 località selezionate quest’anno ha totalizzato un punteggio superiore alla sufficienza: come dire che ognuna delle 294 località presenti nella Guida Blu merita di essere scelta come meta per una vacanza più o meno breve, per una gita durante il fine settimana o almeno per una visita. I risultati della classifica finale, dunque, possono vedere località naturalisticamente più significative di quelle a cui sono state assegnate le 5 Vele, ma, magari, non offrono servizi turistici di eccellenza; viceversa, altre impeccabili nell’accoglienza, hanno un territorio marino e costiero, purtroppo, più o meno seriamente compromesso. Molto opportunamente, Legambiente ha diramato una nota con la quale chiarisce le differenze tra le Bandiere Blu e le Vele. “Entrambi i riconoscimenti, le Vele di Legambiente e le Bandiere blu della FEE (Foundation for Environmental Education) sono assegnati sulla base di una serie di criteri ambientali che tengono conto, fra l’altro, della qualità delle acque di balnea-
zione. Da tempo Legambiente denuncia che il riconoscimento delle FEE esclude puntualmente dalla sua classifica ben 2.000 chilometri di litorale italiano, sui circa 6.000 dedicati alla balneazione, paradossalmente proprio quelli con il mare più pulito. Per rientrare infatti nella sua classifica la FEE, pretende che i comuni costieri effettuino almeno 12 prelievi durante l’anno senza tenere conto che i comuni con le acque di balneazione più pulite possono dimezzare questo numero di prelievi, così come previsto dalla normativa italiana sulla base delle indicazioni della normativa europea. Questo fa si che vengano esclusi dalla classifica della FEE oltre duemila chilometri di costa concentrati prevalentemente in Sardegna, Sicilia, Calabria, Puglia e Toscana. E questo spiega perché - ad esempio - in Sardegna ne sventola solo una mentre regioni molto strutturate ed esperte in relazioni pubbliche come il Veneto, il Friuli Venezia Giulia, l’Emilia Romagna le Marche o l’Abruzzo pullulano di Bandiere Blu. C’è inoltre un elemento che differenzia sostanzialmente l’iniziativa di Legambiente e Touring Club. Infatti, Legambiente ha deciso da tempo di associare ai dati statistici degli organi ufficiali un controllo diretto sul posto delle situazioni delle località realizzato dalle strutture locali e regionali dell’associazione e dalle equipe di tecnici delle sue campagne (ad esempio Goletta Verde) per fornire una guida turistico/ ambientale della quale si assume la piena responsabilità. Diversamente la FEE Federazione Europea dell’Ambiente, si basa, come è noto, su dati forniti dagli organi ufficiali e sui questionari autocertificati dalle stesse autorità locali”. Una delle new entry delle 5 Vele: San Vito Lo Capo (TP)
isola, l’Isola del Giglio per “l’ottima sostenibilità e la tutela dell’ecosistema terrestre e costiero e per aver prestato particolare attenzione al verde pubblico, alla raccolta differenziata e alla mobilità sostenibile”. L’avvistamento nei primi giorni del mese di giugno di una foca monaca (Monachus monachus) che si divertiva ad immergersi e riaffiorare tra le acque antistanti la Torre di Giglio Campese, non solo costituisce conferma che la località è meritevole del primato assegnatole dalla Guida Blu, ma segnala altresì che l’istituzione delle aree marine protette ha un ruolo determinante per la conservazione della biodiversità e per la salvaguardia delle specie minacciate di estinzione. La foca monaca (vedi foto) viveva fino agli anni ’60 nelle isole dell’Arcipelago toscano, ma la caccia prima, le reti da pesca poi, la cementificazione delle coste hanno compromesso la presenza di questo pinnipede, molto sensibile all’impatto antropico e sul quale grava la minaccia dei cambiamenti climatici che ne sta influenzando i ritmi biologici, tanto che i piccoli nascono ormai più tardi e sono ancora deboli quando arrivano le forti mareggiate autunnali.
LE 5 VELE Località
Regione
1
Isola del Giglio (GR)
Toscana
2
Cinque Terre (SP)
Liguria
3
Domus de Maria Chia (CA)
Sardegna
4
Pollica Acciaroli e Pioppi (SA)
Campania
5
Capalbio (GR)
Toscana
6
Castiglion della Pescaia (GR)
Toscana
7
Nardò (LE)
Puglia
8
Baunei Ogliastra (NU)
Sardegna
9
Ostuni (BR)
Puglia
10
Isola di Salina (ME)
Sicilia
11
Noto (SR)
Sicilia
12
San Vito Lo Capo (TP)
Sicilia
13
Posada (NU)
Sardegna
Quest’anno le tradizionali Top Ten delle 5 Vele sono divenute tredici: alle 10 degli anni passati se ne sono aggiunte altre 3 meritevoli del simbolo dell’eccellenza (Ostuni, Noto e San Vito Lo Capo). La classifica evidenzia il valore delle aree protette. Ben 7 su 13 classificate al top sono infatti situate all’interno di parchi nazionali o regionali, a dimostrazione che queste realtà costituiscono un sistema dinamico, tutt’altro che ingessante. Nella classifica regionale è in testa la Sardegna con una media di 3,4 Vele a località, seguita da Toscana (3,03), Puglia (3), Sicilia (2,63), Abruzzo (2,6), Campania (2,56), Basilicata e Marche insieme a 2,5 Vele. Tra le località, ha conquistato il gradino più alto un’intera
Anche quest’anno “La Guida Blu” non dimentica gli appassionati d’acqua dolce, selezionando 70 località lacustri, delle quali ben tre hanno conseguito le 5 Vele: Appiano (BZ) sulla strada del vino, sul Lago di Monticolo; Fié allo Sciliar (BZ), sul Lago di Fié; Massa Marittima (GR), sul Lago dell’Accesa. “Quelli che ogni estate suggeriamo come meta di vacanze nella Guida Blu - spiega Sebastiano Venneri Vicepresidente nazionale di Legambiente - sono luoghi che hanno scommesso sulla qualità. Qualità nella gestione del territorio, nell’erogazione dei servizi, nella manutenzione dei centri storici, nell’offerta enogastronomica. Comuni a cinque vele che garantiscono una vacanza indimenticabile e che, proprio grazie a queste caratteristiche, sopravvivono alla crisi, perché la qualità italiana è un prodotto che non conosce flessioni”.
I parametri presi in esame per stilare la classifica di Guida Blu possono essere suddivisi grosso modo in due categorie: la qualità dei servizi ricettivi e la qualità ambientale del territorio. Complessivamente gli indicatori (128), provenienti da numerose banche dati tra cui ISTAT, Ancitel, SIST, Cerved, Ministero della Salute, ENIT, Touring Club Italiano, ENEL, Istituto Ambiente Italia e naturalmente da Legambiente, sono raggruppati in macroaree secondo i requisiti chiave definiti in ambito europeo anche con il contributo della Associazione VISIT. In particolare le macroaree sono le seguenti: 1) Uso del suolo, degrado del paesaggio, biodiversità, attività turistiche. 2) Stato delle aree costiere. 3) Accessibilità alle destinazioni e mobilità locale. 4) Consumo e produzione di energia. 5) Consumi idrici e sistemi di trattamento delle acque reflue. 6) Produzione e gestione dei rifiuti. 7) Iniziativa per il miglioramento della sostenibilità. 8) Sicurezza alimentare e produzioni tipiche di qualità. 9) Opportunità e qualità della vacanza. 10) Struttura sanitaria e sociale.
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AGENDA 21
Al Global Summit di Copenhagen sui cambiamenti climatici presentati i risultati finali del Progetto
MUSEC: UN PIANO D’AZIONE PER LA SOSTENIBILITÀ ENERGETICA A LIVELLO LOCALE a cura di Luisella Duilia Meozzi, Marcello Antinucci, Elisabetta Mutto Accordi e della Segreteria del Coordinamentoi Agende 21 Locali Italiane
In principio fu il Protocollo di Kyoto, nel 1997, con tutte le difficoltà e le contraddizioni che la sua ratifica ha comportato, sempre tenendo presente che il segnale più forte, a fare da eco internazionale, doveva proprio essere quel cambiamento culturale sotteso agli accordi per la diminuzione delle emissioni di gas responsabili del riscaldamento globale. Più di 160 Paesi, all’epoca, sottoscrissero il trattato nella città giapponese nell’ambito di quella che era la COP (Conferenza delle Parti) edizione numero 3, diretta emanazione della Convenzione quadro sul cambiamento climatico presentata a Rio de Janeiro nel 1992. Oggi, è alle porte la COP 15, che si terrà il prossimo dicembre a Copenaghen. Nel frattempo, cosa sta succedendo? Sei mesi prima di questo fondamentale appuntamento danese, dove si ridiscuteranno i contenuti dell’accordo che sostituirà il Protocollo di Kyoto con il nuovo Protocollo di Copenaghen, un altro meeting - svoltosi dal 2 al 4 giugno nella stessa città - propone di accrescere le parti in causa, in ragione di un impegno possibile per accelerare la realizzazione degli obiettivi di riduzione di emissioni in atmosfera. Queste parti sono le cosiddette autonomie o enti locali, che si sono incontrate a Copenaghen nell’ambito del “Local Government Climate Change Leadership Summit”, per rivendicare un ruolo a pieno titolo nel futuro Protocollo di Copenhagen. Nessuno ha pensato prima di coinvolgere le Città, i Sindaci, le Province, con un ruolo attivo negli impegni da sottoscrivere per potere accelerare il cambiamento. Allora gli Enti locali si sono chiamati in causa autonomamente, chiedendo
ai propri Governi nazionali di sostenerne l’impegno con un capitolo dedicato al ruolo delle città e dei territori in un documento stilato ad hoc. Nel Summit di 3 giorni sono convenuti a Copenaghen circa 700 tra Sindaci e Amministratori locali da circa 60 Paesi, che hanno portato la loro posizione o - ove esistente - la propria Carta nazionale di accordo già stilata in precedenza, e che nell’ambito dell’incontro hanno lavorato per far scaturire una proposta valida e condivisa per l’appuntamento di dicembre, già disponibile sul sito www.kl.dk/localclimatesummit. A livello europeo, la Commissione UE ha dato ai Paesi membri un obiettivo designato, il cosiddetto pacchetto -20+20+20: ridurre le emissioni di gas serra, aumentare l’efficienza energetica, portare le quote derivanti da fonti rinnovabili sul totale complessivo delle risorse, tutto in misura del 20% entro l’anno 2020. Ma perché solo le industrie - e tutte quelle attività che si possono considerare, da questo punto di vista, i grandi steakholders del mercato delle emissioni - dovrebbero essere chiamate a prendersi carico del cambiamento? Si tratta di ampliare l’orizzonte, attribuendo anche agli Enti locali la propria fetta di responsabilità e di risultati. Quindi, allargando a questa seconda voce tutto il discorso, anche le Città e le Amministrazioni locali hanno diritto a giocare il loro ruolo nel mercato delle emissioni. Poiché, il cosiddetto “Emission Trading”, lo strumento amministrativo utilizzato per controllare le emissioni di inquinanti e gas serra a livello internazionale, funziona quotando monetariamente le emissioni stesse e facendo commercio delle quote così ottenute tra Stati diversi, potrebbero essere proprio gli Enti locali quelli che fanno la differenza per “Panoramica” del Local Government Climate Change Leadership Summit
migliorare la posizione non solo dal punto di vista inquinante ma anche da quello economico. Nella “Carta delle città e dei territori d’Italia per il clima”, realizzata dal coordinamento di Agende 21 locali italiane con ANCI e UPI, le Amministrazioni comunali, provinciali e regionali si candidano ad avere un ruolo attivo nel pacchetto -20+20+20, raccogliendo tutte le proposte idonee “per far sì che nelle politiche a favore della tutela del clima vengano sfruttate le potenzialità delle amministrazioni locali già attive a livello territoriale con diverse tipologie di intervento capillare, che stanno dando un contributo importante”. Il Global Summit di Copenhagen è stato anche la cornice per la conferenza conclusiva del progetto europeo MUSEC (MUltiplying Sustainable Energy Communities), che ha guidato sei città alla creazione di comunità per l’energia sostenibile, in pratica, un modello che mostra cosa possono realizzare le Amministrazioni comunali, che in Italia è stato sperimentato da Ravenna, Asti e Foggia, sotto la supervisione del Coordinamento Agende 21 Locali Italiane. “È stato un progetto di grande utilità - ha commentato in apertura della conferenza MUSEC Martin Eibl, Project Officer EACI della Commissione Europea - in quanto ha fornito le linee guida ed una serie di istruzioni pratiche che potranno essere seguite da altre città. Sono state messe assieme esperienze fra loro anche molto diverse relative ad aree geografiche differenti ed il confronto ha funzionato, anzi ha messo in rilievo come l’attività sviluppata a livello locale possa dare veramente un contributo importante”. Obiettivo di MUSEC, infatti, è stato quello di definire ed attuare una strategia per lo sviluppo di una “Sustainable Energy Community”. In particolare sono state sviluppate analisi preliminari del quadro politico/energetico di ognuna delle città partner per poter identificare gli ambiti prioritari di intervento e le potenzialità di sviluppo. Successivamente ogni città ha definito una propria strategia che poi è stata tradotta in un Piano d’azione a breve termine che ha previsto il forte coinvolgimento e la partecipazione di attori locali e cittadini. “La Commissione Europea attraverso l’Intelligent Energy Executive Agency - ha spiegato Marcello Antinucci, in qualità di Project Manager del Coordinamento - ha finanziato 34 progetti che hanno coinvolto complessivamente 293 città, 7 delle quali rientrano nel programma di MUSEC: si tratta di
Il sindaco di Copenhagen, signor Klaus Bondam, presenzia alla conferenza di MUSEC
un contributo importante per sostenere gli enti locali nella transizione verso la sostenibilità energetica”. “Le città coinvolte in MUSEC - ha sottolineato quindi Rodolfo Pasinetti, Senior Energy Consultant di Ambiente Italia, partner tecnico del progetto - hanno intrapreso un vero e proprio percorso, una sorta di loro road map, grazie alla quale hanno condiviso una metodologia comune che, volendo, per l’esperienza accumulata, potrebbe permettere loro di sottoscrivere fin da subito il Patto dei Sindaci”. La documentazione del progetto MUSEC è disponibile nel sito www.musecenergy.eu
IL PROGETTO MUSEC IN SINTESI Il progetto “MUSEC” rientra nel programma comunitario “EIE Energia Intelligente per l’Europa”, programma pluriennale volto a favorire lo sviluppo sostenibile in ambito energetico. Il principale obiettivo del progetto MUSEC è definire ed attuare una strategia per lo sviluppo di “Sustainable Energy Communities (SEC)” in sette città europee: Foggia (IT), Asti (IT), Ravenna (IT), Breda (NL), Dobrich (BUL), Crailsheim (DE) e Valby (DK). Questa strategia si è basata sull’integrazione di tre principali aspetti: - politiche energetiche adeguate; - meccanismi finanziari innovativi; - programmi di comunicazione e informazione. Sono state condotte analisi preliminari del quadro politico/ energetico di ognuna delle città partner che hanno consentito di identificare le principali criticità dei diversi sistemi energetici locali, gli ambiti prioritari di intervento e le potenzialità di sviluppo di iniziative nel campo del risparmio energetico negli usi finali e delle fonti rinnovabili. Sono stati in seguito creati gruppi di lavoro (SECASEC Advisory Groups) per individuare ed analizzare buone pratiche di gestione sostenibile delle risorse energetiche a scala locale. Sulla base dei risultati di questa attività, e delle singole strategie adottate dalle città partner per diventare Comunità Sostenibile, è stato prodotto un documento guida sugli strumenti e le azioni per lo sviluppo e la diffusione di Comunità Sostenibili in Europa.
AMBIENTE E ARTE
Nelle sale cinematografiche il film-documentario di Ermanno Olmi
“TERRA MADRE” Per non ignorarne i limiti “Hic rarum tamen in dumis olus albaque circum lilia verbenasque premens vescumque papaver regum aequabat opes animis seraque revertens nocte domum dapibus mensas onerabat inemptis”1 (Publio Virgilio Marone, “Georgiche”, Liber IV, vv. 130-134).
Comunità dei contadini di tutto il mondo e i presidi di Slow Food mostreranno nel corso del grande raduno di “Terra Madre 2006”, come ha scritto Carlo Petrini, fondatore del Forum e Presidente di Slow Food, il 1° luglio 2006 in una nota al regista e riportata da Olmi nella scheda di regia, diffusa in occasione della presentazione del film che, appunto, non casualmente prende nome dal movimento da cui ha tratto ispirazione. Evidentemente per un simile progetto di sensibilizzazione nei confronti della politica e dell’economia del cibo, Petrini aveva intravisto in Olmi colui che meglio di altri avrebbe potuto dargli vita.
Ermanno Olmi a sinistra e Carlo Petrini
Il IV Libro delle Georgiche di Virgilio viene sempre ricordato come il poema didascalico dell’apicoltura. Vi è tuttavia una digressione (excursus) sul “vecchierel di Corico nativo” che Ermanno Olmi ha voluto proporre nell’incipit di “Terra Madre”, letto da Omero Antonutti. In un’intervista rilasciata a “La Stampa” del 20 ottobre 2006, l’autore de “L’albero degli zoccoli”, presente in quei giorni al Forum “Terra Madre” che si stava svolgendo al Lingotto di Torino, ricordava “un passo delle Georgiche di Virgilio in cui il poeta romano parla di un vecchio contadino che ha un minuscolo pezzetto di terra, una cosa misera, quasi incoltivabile dove a mala pena riesce a far venire su qualcosa per avere un piccolo orto. Eppure - dice Virgilio - nemmeno i re potevano godere dei frutti della terra come faceva lui”. Olmi si trovava a Terra Madre nell’ottobre 2006 per dar vita ad un progetto nato dall’esigenza di “far conoscere a tutti coloro che non conoscono quegli esempi positivi che le 1
“Questi, tuttavia, piantando radi fra la sterpaglia i legumi e tutt’intorno i bianchi gigli e verbene e papaveri dal fragile stelo, in cuor suo pareggiava le ricchezze dei re e rincasando a tarda sera ingombrava la mensa di vivande non comprate”. (traduzione a cura della redazione)
Dopo l’anteprima nazionale del 6 maggio in occasione della seconda edizione di Slow Food on Film, Festival internazionale di cinema e cibo, promosso dalla Cineteca di Bologna e Slow Food, il film di Ermanno Olmi “Terra Madre” è subito entrato nei circuiti delle sale cinematografiche, conseguendo ampi consensi di pubblico dopo quelli ricevuti in febbraio alla 59a edizione del Festival di Berlino. Aveva dichiarato che non avrebbe più girato un film dopo “Cento chiodi” per dedicarsi al documentario che ha sempre considerato la sua originaria passione e con quest’ultima fatica Olmi ha mantenuto fede alla sua promessa. Non è un film di Ermanno Olmi, ma piuttosto a “cura di” ha dichiarato il regista, riferendosi al lavoro di due anni, che ha visto impegnate ben sette troupe, composte in gran parte dagli studenti di “Ipotesi cinema”, la “non scuola di cinema”, fondata da Olmi nel 2001, attiva nella sede della cineteca di Bologna. Si tratta di un lungometraggio di 78 minuti che si snoda in 5 tappe, il cui trait d’union è costituito dalla manifestazione biennale che si era svolta nel 2006 a Torino e che ha visto la partecipazione di migliaia di contadini e pescatori, provenienti da 153 nazioni diverse, ansiosi si confrontarsi gli uni con gli altri, orgogliosi delle proprie tradizioni enogastronomiche, decisi a condividere conoscenze agricole e a difendere strenuamente la biodiversità alimentare. Partendo dalle postazioni di osservazione disseminate all’interno del Forum, Olmi raggiunge i luoghi di origine di alcuni dei protagonisti. Così nell’ottobre 2008 viene raggiunta la località Dehradun, nella regione di Uttaranchal (Nord dell’India) dove viene ripreso il raccolto del riso, nei pressi della Navdanya Farm, la fattoria di Vandana Shiva, dove sono custoditi i semi del riso tramandati di generazione, in generazione. Vandana Shiva era stata intervistata al Lingotto per il documentario, come la scrittrice ed ex Ministro della Cultura del Mali Aminata Traoré, donne che girano il mondo con i loro tradizionali vestiti, per difendere la loro terra e dar voce a quei contadini che voce non hanno e ai quali la globalizzazione impone semi e colture.
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Tornata a Torino in occasione della XXII Fiera del Libro, nel corso della quale ha presentato (15 maggio) assieme a Petrini ed Olmi, la sua ultima fatica “Ritorno alla Terra. La fine dell’ecoimperialismo”, Vandana Shiva che da anni si batte per un modello di produzione agricolo sostenibile, ha individuato tre aspetti chiave nell’attuale crisi globale (fi-
Vandana Shiva
nanziario, alimentare e climatico) che hanno una comune matrice: ignorare i limiti della Terra. “Un’economia e uno stile di vita costruiti dimenticando la Terra e i suoi limiti finiscono per dimenticare anche l’uomo - secondo Shiva - Il ritorno alla Terra sarà inevitabile, sia che lo faremo consapevolmente, sia che ne saremo costretti, perché quello che è successo nel settembre 2008 ci ha
dimostrato che non è possibile vivere dipendendo da ciò che avviene a Wall Street”. Segue poi la testimonianza visiva dell’inaugurazione della Banca mondiale dei semi, avvenuta nel febbraio 2008, al cui evento Regioni&Ambiente ha dedicato un ampio articolo (ndr: “Inaugurata la Banca Mondiale dei Semi. L’arca della biodiversità. Purché dopo l’Apocalisse ci sia chi sappia coltivarli” in Regioni&Ambiente n. 3, marzo 2008, pag. 28 e segg.) le cui immagini della cerimonia alla presenza del Presidente dell’UE José Manuel Barroso sono state fornite da Global Group Diversity Trust, poiché alla troupe che si era recata per filmare l’evento non era stato concesso di entrare. Un “nuovo” modello di lavorare la Terra, senza interferire con il lavoro della natura, “Terra Madre” propone con l’episodio de “L’uomo senza desideri” girato a Quarto d’Altino (Veneto). Olmi, avvalendosi dei testi tratti dal libro di Ignazio Roiter che ha girato le immagini della location, racconta l’incredibile storia di vita di un uomo che per più di cinquant’anni, in totale isolamento, si è nutrito soltanto di quanto da lui stesso coltivato. Sembra di trovar dispiegato l’assunto di Vandana Shiva che “il nuovo Rinascimento sarà consumare di meno”. Fa da contrappunto la storia di Sam Levin lo studente di quindici anni che in Massachusets ha fatto partire il progetto di un piccolo orto sito nel campo di calcio della scuola, che ha fornito cibo per la mensa dell’istituto. L’ultimo episodio “L’orto di Flora”, girato da Franco Piavoli, in un pittoresco angolo di campagna nella Valle dell’Adige, segue un contadino nel suo paziente lavoro quotidiano, con lunghi momenti di silenzio a cui si contrappongono i fasti-
Dehradun (India) immagini della raccolta del riso presso la fattoria di Vandana Shiva
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diosi motori degli aerei. In alto, scie di emissioni, rumore e velocità; in basso lentezza, pazienza e immobilità, dove una bambina può ancora rimanere stupita di fronte alla natura, alla forma, al colore e al gusto dei suoi frutti.
Tra le immagini che lentamente si susseguono, durante il film, fanno da sfondo le note e le parole della canzone “Un albero di trenta piani” di Adriano Celentano che con Olmi ha un sodalizio da lunga data, tanto da esser stato incaricato di consegnargli il Leone d’Oro alla Carriera all’ultima edizione del Festival di Venezia.
L’interno della casa abitata da “L’uomo senza desideri”
La suggestiva sponda dell’Adige dove sono state effetuate le riprese de “L’Orto di Flora”
COMMISSIONE EUROPEA D.G Energia e Trasporti Bando per gli investimenti energetici GUUE C144 19-5-2009 È stato pubblicato il bando europeo sui progetti per le infrastrutture nel settore dell’energia, che riguardano anche importanti opere sul territorio italiano. L’iniziativa fa parte del Piano europeo per la ripresa economica sulla quale le istituzioni europee hanno recentemente raggiunto un accordo che adesso si trasforma in realizzazioni concrete. Si tratta in particolare di interconnessioni energetiche, l’energia eolica off-shore, la cattura e lo stoccaggio del carbonio. Il Commissario all’Energia, Andris Piebalgs ha dichiarato che “il finanziamento che è stato messo a disposizione costituirà un valore aggiunto per investimenti nel settore dell’energia, contribuendo anche a migliorare la sicurezza negli approvigionamenti per i Paesi dell’UE più vulnerabili. L’ultima crisi del gas all’inizio dell’anno ha dimostrato la vulnerabilità dell’europa per quanto riguarda l’offerta. Inoltre, questo finanziamento aiuterà ad accelerare l’attuazione degli obiettivi 20-20-20 per il 2020”.
Progetti finanziabili Si riportano solo quelli che interessano il territorio italiano: - Gasdotto GALSI tra Algeria e Italia (120 milioni di euro); - Gasdotto meridionale “Nabucco”, che tocca più Paesi tra cui l’Italia (200 milioni di euro); - Cavo sottomarino tra la Sicilia e la penisola (110 milioni); - Impianto per la cattura e stoccaggio di carbonio (CCS) di Porto Tolle nel delta del PO (100 milioni di euro) Presentazione domande Le proposte debbono essere presentate secondo uno specifico modello per ogni tipo di progetto, predisposte nella lingua inglese ed inviate entro il 15 luglio a: Commissione europea Direzione generale dell’Energia e dei Trasporti Rue De Mot, 28 - 1049 Bruxelles (Belgio) La Commissione è intenzionata a firmare i relativi contratti, dopo aver valutato le proposte e scelte le candidature, tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010. Per maggiori informazioni, consultare il sito della Commissione.
Obiettivi Istituire uno strumento finanziario per lo sviluppo di progetti nell’Unione europea nel settore dell’energia (EEPR) e al contempo stimolare la ripresa economica e la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra. Destinatari Possono inviare proposte: - uno o più Stati membri che agiscono congiuntamente; - imprese pubbliche o private o enti che agiscono congiuntamente, in accordo con gli Stati membri coinvolti nel progetto; - una o più organizzazioni internazionali che agiscono congiuntamente, in accordo con gli Stati membri coinvolti nel progetto. Non sono ammissibili le proposte presentate da persone fisiche. Risorse finanziarie I finanziamenti UE disponibili per i due anni 2009-2010 assommano a 3,98 miliardi di euro, così ripartiti: - progetti per infrastrutture di gas ed elettricità (2,365 miliardi di euro); - progetti per produzione di energia eolica off-shore (565 milioni di euro); - progetti per la cattura e stoccaggi di carbonio (1,050 miliardi di euro).
MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO “Bando tematico REACH” (G.U. 8 aprile 2009) Obiettivi Al fine di promuovere il rafforzamento della protezione della salute umana e dell’ambiente dagli effetti nocivi di talune sostanze chimiche, gli interventi di cui al presente decreto sono destinati ad agevolare programmi di sviluppo sperimentale, comprendenti eventualmente anche attività non preponderanti di ricerca industriale, riguardanti innovazioni di prodotto e/o di processo volte a sostituire e/o eliminare le sostanze chimiche “estremamente preoccupanti” che rispondono ai criteri di cui all’articolo 57 del regolamento Ce 1907/2006 (Reach). Per attività di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale s’intendono quelle volte rispettivamente: a) ad acquisire nuove conoscenze, da utilizzare per mettere a punto nuovi prodotti, processi o servizi o permettere un notevole miglioramento dei prodotti, processi o servizi esistenti. Comprende la creazione di componenti di sistemi complessi, necessaria per la ricerca industriale, in particolare per la validazione di tecnologie generiche, ad esclusione dei prototipi di cui alla lettera b); b) alla concretizzazione dei risultati della ricerca industriale mediante le fasi di progettazione e realizzazione di pro-
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getti pilota e dimostrativi, nonché di prototipi, finalizzate a nuovi prodotti, processi o servizi ovvero ad apportare modifiche sostanziali a prodotti e processi produttivi purché tali interventi comportino sensibili miglioramenti delle tecnologie esistenti; rientra nello sviluppo sperimentale la realizzazione di prototipi utilizzabili per scopi commerciali e di progetti pilota destinati a esperimenti tecnologici e/o commerciali, quando il prototipo è necessariamente il prodotto commerciale finale e il suo costo di fabbricazione è troppo elevato per poterlo usare soltanto a fini di dimostrazione e di convalida. L’eventuale, ulteriore sfruttamento di progetti di dimostrazione o di progetti pilota a scopo commerciale comporta la deduzione dei redditi, così generati, dai costi ammissibili. Lo sviluppo sperimentale non comprende tuttavia le modifiche di routine o le modifiche periodiche apportate a prodotti, processi di fabbricazione, servizi esistenti e altre operazioni in corso, anche quando tali modifiche rappresentino miglioramenti. Risorse disponibili Le risorse disponibili per l’attuazione degli interventi di cui al presente decreto sono pari a 80 milioni di Euro a valere sul Fondo speciale rotativo per l’innovazione tecnologica (Fit). Sono, inoltre, disponibili risorse aggiuntive pari a 40 milioni di euro a valere sul Pon Ricerca e Competitività 2007-2013, destinate a programmi riferiti a unità produttive ubicate nei territori dell’obiettivo Convergenza (Campania, Calabria, Puglia, Sicilia), per i quali almeno il 75% dei costi sia sostenuto nell’ambito delle medesime unità produttive. Beneficiari Possono beneficiare degli interventi previsti dal presente decreto tutti i soggetti di cui all’articolo 3 della direttiva (Imprese di produzione di beni e servizi, di Trasporto, Agroindustriali, Artigiane di produzione, Centri di ricerca autonomi, Consorzi di imprese e Organismi di ricerca). Programmi ammissibili I programmi ammissibili agli interventi di cui al presente decreto devono riguardare la realizzazione di innovazioni di prodotto e/o di processo finalizzate alla sostituzione e/o eliminazione delle sostanze estremamente preoccupanti di cui al successivo comma 2 utilizzate nei processi di produzione, mediante l’impiego di idonee sostanze o tecnologie alternative. Le sostanze chimiche “estremamente preoccupanti” oggetto dei programmi di cui al comma 1 che rispondono ai criteri previsti dall’articolo 57 del Reg. (Ce) n. 1907/2006 sono quelle classificate come: cancerogene, mutagene, tossiche per la riproduzione, PBT (Persistenti, Bioaccumulabili e Tossiche) e vPvB (molto Persistenti e molto Bioaccumulabili). Nel limite del 20% delle risorse disponibili sono ammessi
anche interventi che comportano una significativa riduzione quantitativa di dette sostanze o una significatica riduzione dei rischi di esposizione alle medesime sostanze in ambienti di lavoro. Agevolazioni concedibili Alle agevolazioni possono essere ammessi i programmi comportanti costi non inferiori ad euro 1.000.000,00. Qualora il programma sia agevolato con le risorse a valere sul Pon Ricerca e Competitività 2007-2013, fermo restando quanto previsto al precedente articolo 1, comma 3, i costi imputabili al programma sostenuti in unità produttive non ubicate nei territori delle regioni dell’obiettivo Convergenza non sono ritenuti agevolabili. Per i progetti inferiori ai 3 milioni di euro, l’agevolazione consiste in un finanziamento per il 50% dei costi ammessi pari al 20% del tasso di riferimento comunitario. Per progetti pari o superiori ai 3 milioni di euro, l’agevolazione consiste nel riconoscimento di un contributo in conto interessi (pari all’80% del tasso di riferimento comunitario), a fronte di un finanziamento bancario a copertura del 50% dei costi ammessi. In aggiunta, si riconosce un contributo a fondo perduto pari al 20% dei costi ammessi che potrà essere aumentato del 20% per le piccole imprese e del 10% delle medie. Le agevolazioni previste dal presente bando non sono cumulabili con altre agevolazioni pubbliche, individuate come aiuti di Stato ai sensi dell’articolo 87 del Trattato, concesse per le medesime spese, ivi incluse quelle concesse a titolo “de minimis”, secondo quanto previsto dal Regolamento (Ce) n. 1998/2006, pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L. 379 del 28 dicembre 2006. Presentazione delle domande Le domande di agevolazione devono essere presentate dall’8 giugno 2009 fino al 5 ottobre 2009, salvo chiusura anticipata per esaurimento di fondi. Il modulo per la richiesta delle agevolazioni e la scheda tecnica dovranno essere compilati utilizzando esclusivamente, pena l’invalidità della domanda, lo specifico applicativo web predisposto dal Ministero disponibile all’inidirizzo: www.innovazione.incentivialleimprese.it/Legge46, secondo le istruzioni ivi contenute, allegando in formato pdf il Piano di sviluppo del programma e una dichiarazione sostitutiva dell’atto notorio relativa alle dimensioni dell’impresa. Al termine della procedura, l’applicativo consentirà la stampa della domanda che debitamente bollata e completa degli Allegati previsti, dovrà essere presentata nei termini sopra indicati a mezzo raccomandata a.r. ad uno dei gestori individuati tra quelli elencati nell’Allegato n. 3 al Decreto. In caso di insufficienza delle risorse disponibili, le domande presentate nell’ultimo giorno utile e istruite con esito positivo
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sono ammesse alle agevolazioni in misura parziale, commisurata ai rispettivi costi ritenuti agevolabili. La riduzione proporzionale dell’agevolazione concedibile opererà sul contributo alla spesa e, ove necessario, sul finanziamento agevolato ovvero sul contributo in conto interessi.
MINISTERO DELL’AMBIENTE Fondo Rotativo per il finanziamento delle misure finalizzate all’attuazione del Protocollo di Kyoto (G.U. 21 aprile 2009) Finalità Il decreto disciplina le modalità di erogazione dei finanziamenti da concedersi a valere sulle risorse del Fondo Kyoto, a sostegno delle misure finalizzate all’attuazione del Protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Beneficiari I soggetti destinatari degli interventi variano in relazione alla misura di riferimento. Questo l’elenco dei beneficiari: - persona fisica: tutti i soggetti aventi capacità giuridica diversi da quelli da imprese e persone giuridiche private che non esercitano abitualmente e continuativamente attività commerciale o comunque soggetta all’imposizione dell’imposta sul valore aggiunto; - persona giuridica privata: tutti i soggetti a cui è riconosciuta la personalità giuridica ai sensi della normativa vigente, comprese le fondazioni e le associazioni con personalità giuridica; - soggetti pubblici: regioni, province, comuni, comunità montane e gli altri soggetti a cui la legge riconosce la personalità giuridica pubblica, incluse le associazioni, le unioni e i consorzi tra enti locali, le agenzie regionali o locali per il risparmio energetico nonché gli istituti universitari e gli istituti di ricerca compresi i loro consorzi; - condominii: condominii, ai sensi del Libro III, Titolo VII, Capo II del codice civile, comprendenti almeno dieci unità abitative. Campo di intervento progetti Il decreto è strutturato nelle seguenti misure: a) Misura microcogenerazione diffusa: installazione di impianti di microcogenerazione ad alto rendimento elettrico e termico come definiti dal dlgs 20/2007 - attuazione Direttiva UE sulla promozione della cogenerazione: produzione energia e calore- , alimentati a gas naturale, biomassa vegetale solida, biocombustibili vegetali liquidi, biogas e in co-combustione gas naturale-biomassa -solida, liquida, gassosa-;
b) Misura rinnovabili: installazione di impianti di piccola taglia per l’utilizzazione delle fonti rinnovabili per la generazione di elettricità o calore; c) Misura motori elettrici: sostituzione dei motori elettrici industriali con potenza nominale superiore a 90 kWe con motori ad alta efficienza; d) Misura usi finali: risparmio energetico e incremento dell’efficienza negli usi finali dell’energia; e) Misura protossido di azoto: eliminazione delle emissioni di protossido di azoto dai processi industriali e in agricoltura; f) Misura ricerca: progetti pilota di ricerca e sviluppo di nuove tecnologie e di nuove fonti di energia a basse emissioni o ad emissioni zero di gas ad effetto serra. g) Misura gestione forestale sostenibile. Gli investimenti agevolabili, ad esclusione di quelli riferiti alla Misura ricerca e alla Misura gestione forestale sostenibile, ai sensi del decreto devono possedere le seguenti caratteristiche: - Misura rinnovabili: sono ammessi investimenti per singolo intervento, in impianti di nuova costruzione di piccola taglia per l’utilizzo di singola fonte rinnovabile: impianti eolici con una potenza nominale installata compresa tra 1 kWp e 200 kWp; impianti idroelettrici con una potenza nominale installata compresa tra 1kWp e 200 kWp; impianti solari termici con superficie d’apertura non superiore a 200 m2; impianti termici a biomassa vegetale solida -pellets o cippato- di potenza nominale termica -kWt- compresa tra 50 kWt e 450 kWt; impianti fotovoltaici integrati o parzialmente integrati negli edifici con una potenza nominale compresa tra 1 kWp e 40 kWp; - Misura motori elettrici: sono ammessi investimenti per la sostituzione di motori con potenza nominale superiore a 90 kWe con apparecchiature ad alta efficienza; - Misura usi finali: sono ammessi investimenti per singolo intervento: a) sull’involucro di edifici esistenti, parti di edifici esistenti o unità immobiliari esistenti, riguardanti strutture opache verticali, orizzontali o inclinate, chiusure trasparenti comprensive di infissi e vetri, chiusure apribili e assimilabili quali porte e vetrine anche se non apribili, delimitanti il volume riscaldato, verso l’esterno e verso vani non riscaldati; b) per la climatizzazione diretta tramite teleriscaldamento da impianti di cogenerazione di potenza nominale fino a 500 kWe alimentati da gas naturale, biomassa vegetale solida, biocombustibili vegetali liquidi, biogas e in co-combustione gas naturale-biomassa. Tale intervento e’ ammissibile solo se contempla sia la realizzazione dell’impianto di cogenerazione che la realizzazione della rete di teleriscaldamento ad esso abbinata, inclusi gli allacciamenti agli edifici; II- per la climatizzazione degli edifici da impianti geotermici a bassa entalpia fino a 1 MWt; III- impianti di cogenerazione di potenza nominale fino a 5 MWe alimentati da gas naturale,
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biomassa vegetale solida, biocombustibili vegetali liquidi, biogas e in co-combustione gas naturale-biomassa; - Misura protossido di azoto: sono ammessi investimenti sui cicli produttivi delle imprese che producono acido adipico e delle imprese agro-forestali. Risorse finanziarie disponibili Le risorse, che per questo primo ciclo di programmazione ammontano a 200 milioni di euro, sono state così ripartite: • 25 milioni di euro (40% al Nord, 25% al Centro e 35% al Sud) per la “Misura microcogenerazione diffusa”, diretta a incentivare l’installazione di nuovi impianti di microcogenerazione ad alto rendimento elettrico e termico, con potenza nominale fino a 50 kW che utilizzano quali fonti energetiche: gas naturale, biomassa vegetale solida, biocombustibili liquidi di origine vegetale, biogas e in co-combustione gas naturale-biomassa; • 10 milioni di euro (35% al Nord, 25% al Centro, 40% al Sud) per la “Misura rinnovabili”, diretta al sostegno della realizzazione di impianti di piccola taglia per l’utilizzo delle fonti rinnovabili (eolica, idroelettrica, solare termica, biomassa vegetale solida, solare fotovoltaica); • 15 milioni di euro (per l’intero territorio nazionale) per la “Misura motori elettrici”, finalizzata alla sostituzione di motori con potenza nominale superiore a 90 kW con apparecchiature ad alta efficienza; • 130 milioni di euro (40% al Nord, 20% al Centro, 40% al Sud) per la “Misura usi finali”, destinata a finanziare gli interventi per il risparmio energetico, il teleriscaldamento, gli impianti geotermici, gli impianti di cogenerazione; • 5 milioni di euro (per l’intero territorio nazionale) per la “Misura protossido di azoto”, per l’eliminazione di questa sostanza dai processi industriali e in agricoltura; • 5 milioni di euro (per l’intero territorio nazionale) per la “Misura ricerca”, che finanzierà le attività di ricerca precompetitiva per lo sviluppo di tecnologie innovative per la produzione di energia da fonti rinnovabili, per la produzione e separazione e accumulo di idrogeno, per lo sviluppo di materiali, componenti e configurazioni innovative di celle a combustibile; • 10 milioni di euro (per l’intero territorio nazionale) per la “Misura gestione forestale sostenibile”, destinata ai progetti regionali diretti a ridurre il depauperamento dello stock di carbonio nei suoli forestali e nelle foreste. Agevolazioni Per gli investimenti previsti l’intensità del beneficio erariale per i soggetti beneficiari “ imprese” non può superare la quota di aiuto di Stato definita “de minimis”, di cui al Regolamento -CEn. 1998/2006 della Commissione del 15 dicembre 2006. Con riferimento alle misure sopracitate ed ai costi unitari
massimi ammissibili le percentuali di agevolazione relativamente ai soggetti pubblici è del 90%; le percentuali di agevolazione relativamente ai soggetti privati e alle imprese sono fissati al 70%. I finanziamenti agevolati assumono la forma di prestiti di scopo, di durata non inferiore a tre anni e non superiore a sei, a rate semestrali, costanti -metodo francese-, posticipate, con applicazione del tasso fisso determinato dal Ministro dell’economia e delle finanze ai sensi del comma 1111 della legge 27 dicembre 2006, n. 296. Spese ammissibili Ad eccezione della Misura ricerca e della Misura gestione forestale sostenibile, con riferimento all’investimento complessivo, concorrono alla determinazione del finanziamento agevolato, esclusivamente, le seguenti tipologie di costi: a) Progettazione di sistema ivi compresa l’eventuale realizzazione di diagnosi energetica e studi di fattibilità strettamente necessari per la progettazione degli interventi. Tali costi sono riconosciuti nella misura massima dell’8% del totale generale dei costi ammissibili di cui all’allegato e-. b) Costi delle apparecchiature comprensivo delle forniture di materiali e dei componenti strettamente necessari alla realizzazione dell’intervento. c) Costi delle infrastrutture comprese le opere edili strettamente necessarie alla realizzazione dell’impianto, i costi di allacciamento alla rete, ovvero nel caso della Misura usi finali, i costi strettamente necessari al montaggio e assemblaggio delle tecnologie installabili. d) Costi di installazione, compresi avviamento e collaudo. Sono esclusi i costi di esercizio -ad esempio: personale, combustibili e manutenzione ordinaria-. Presentazione della domanda L’ammissione al finanziamento agevolato avviene sulla base della presentazione della domanda, redatta, a pena di esclusione, secondo lo schema allegato al decreto. Le domande di ammissione e la relativa documentazione, devono essere inoltrate alla CDP S.p.A. a cui il Ministero dell’Ambiente ha affidato la raccolta e l’istruttoria delle istanze di ammissione ai benefici erariali, a mezzo plico raccomandato con avviso di ricevimento, sia in duplice copia cartacea che in formato elettronico su supporto digitale (CD, DVD). Le domande di ammissione possono essere presentate dal quindicesimo giorno dalla data di pubblicazione della Circolare applicativa del Decreto - prevista entro il 22 giugno. Per informazioni http://www.minambiente.it/moduli/output_immagine. php?id=2785 Area Finanziamenti, Europa e Sviluppo Locale
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i quesiti dei lettori: L’ESPERTO RISPONDE a cura di Leonardo Filippucci
A quali condizioni un’Associazione di protezione ambientale può impugnare un provvedimento amministrativo? Le Associazioni di protezione ambientale individuate a norma dell’art. 13 della Legge n. 349/1986 - vale a dire le Associazioni a carattere nazionale e quelle presenti in almeno cinque Regioni individuate con decreto del Ministro dell’Ambiente sulla base delle finalità programmatiche e dell’ordinamento interno democratico previsti dallo statuto, nonché della continuità dell’azione e della sua rilevanza esterna - possono intervenire nei giudizi per danno ambientale e ricorrere in sede di giurisdizione amministrativa per l’annullamento di atti illegittimi (art. 18, comma 5 Legge n. 349/1986). Le altre Associazioni possono impugnare provvedimenti amministrativi lesivi di interessi ambientali a condizione che posseggano tutti i seguenti requisiti: 1) perseguire statutariamente in modo non occasionale obiettivi di tutela ambientale; 2) avere un adeguato grado di rappresentatività e stabilità; 3) avere un’area di afferenza ricollegabile alla zona in cui è situato il bene a fruizione collettiva che si assume leso (T.A.R. Puglia, Bari, sentenza 15 aprile 2009, n.866; Consiglio di Stato, sez. V, sentenza 23 aprile 2007, n. 1830). È legittima la decisione di consiglio comunale che delibera il passaggio da TARSU a TIA? Davanti a quale giudice va eventualmente impugnata la delibera? L’art. 1, comma 184 della Legge n. 296/2006 aveva stabilito che, nelle more della completa attuazione delle disposizioni recate dal D. Lgs. n. 152/2006, il regime di prelievo relativo al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti adottato in ciascun Comune per l’anno 2006 restava invariato anche per l’anno 2007. La
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regola dell’invarianza è stata successivamente estesa anche agli anni 2008 e 2009. Tuttavia, l’art. 5, comma 2-quater del D.L. n. 208/2008 (convertito con modifiche dalla Legge n. 13/2009), ha stabilito che, ove il regolamento di cui al comma 6 dell’articolo 238 del D. Lgs. n. 152/2006 non sia adottato dal Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare entro il 30 giugno 2009, i Comuni che intendano adottare la tariffa integrata ambientale (TIA) possono farlo ai sensi delle disposizioni legislative e regolamentari vigenti. Pertanto, il regime di prelievo esistente nel 2006 deve essere mantenuto almeno fino al 30 giugno 2009; scaduto questo termine senza che il Ministero dell’ambiente abbia dato attuazione all’art. 238, comma 6 del D. Lgs. n. 152/2006, i Comuni possono adottare la TIA ai sensi delle disposizioni legislative e regolamentari vigenti. Per quanto concerne l’individuazione del giudice competente a sindacare la legittimità di una delibera comunale di istituzione della TIA, secondo il T.A.R. Toscana (sentenza 26 marzo 2009 n. 516), le controversie in ordine alle deliberazioni di istituzione o modifica della T.I.A. appartengono alla giurisdizione del giudice amministrativo, mentre è pacifica la sussistenza della giurisdizione tributaria nei confronti degli atti applicativi della tariffa, anche nel caso in cui siano fatti valere vizi degli atti amministrativi presupposti concernenti le determinazione in via generale dei criteri di applicazione della tariffa (cfr. Cass. SS.UU. 24 luglio 2007 n. 16293). Le acque di falda emunte nell’ambito di interventi di bonifica costituiscono rifiuti liquidi o scarichi di acque reflue industriali? Secondo la più recente giurisprudenza (T.A.R. Sicilia, Palermo, sentenza 20 marzo 2009, n. 540 e T.A.R. Sardegna, sentenza 21 aprile 2009, n. 549), le acque di falda emunte nell’ambito di interventi di bonifica devono essere qualificate come rifiuti allo stato liquido. Peraltro, si richiama il contrario orientamento espresso dal T.A.R. Sicilia, Catania (sentenza n. 1257/2007; sentenza 29 gennaio 2008, n. 207; sentenza 17 giugno 2008, n. 1188).
Eventi e Fiere
Milano, 4-7 settembre 2009 MACEF - Salone Internazionale della Casa Sede: Fiera Milano Segreteria organizzativa: Fiera Milano International spa Via Varesina, 76 - 20156 Milano - Tel. 02 248550/1 fax 02 48004423 macef@fmi.it - www.fmi.it
Ravenna, 30 settembre 2 ottobre 2009 RAVENNA 2009 Rifiuti Acqua Energia Sostenibilità e Innovazione Città e Territorio Sede: Centro storico di Ravenna Organizzazione: Labelab srl - Via Mazzini, 8, 48121 Ravenna Informazioni: Dott.ssa Lara Bortoluzzi 366 3805000 - Fax 0544 1960238
Bologna, 10-13 settembre 2009 SANA Salone Internazionale del Naturale, Alimentazione, Salute, Ambiente Sede: Bologna Fiere Segreteria organizzativa: Paola Cestari Tel. 051 282351 - Fax 051 6374031
Roma, 30 settembre 2 ottobre 2009 ZERO EMISSION - 6 Saloni specializzati Sede: Nuova Fiera di Roma Organizzazione: Artenergy Publishing Srl - Via Gramsci, 57 - 20032 Cormano Informazioni: info@zeroemissionrome.eu - tel. 02 66306866
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GIUGNO 2009
INDICE Istituzioni Servizio Gestione Rifiuti Sisma: guardare oltre la tragedia per cogliere le opportunità della ricostruzione Il Presidente del Consiglio Regionale, Nazario Pagano, fa il punto sulle attività dell’Istituzione per promuovere una ricostruzione ambientalmente sostenibile e garantire al territorio abruzzese un nuovo modello di sviluppo. di Alberto Piastrellini p. 4 Educare ed informare per conseguire lo sviluppo sostenibile Prevenzione, riduzione della produzione di rifiuti, effettivo recupero dei materiali, sono le priorità dell’Assessorato regionale all’Ambiente di Alberto Piastrellini p. 8 Comuni virtuosi Torrevecchia Teatina: RD al 70% Il piccolo borgo-giardino nelle colline del chietino ha raggiunto un importante traguardo nella ricerca della sostenibilità ambientale; ce ne parla l’Assessore all’Ambiente, Rossano Mincone di Alberto Piastrellini
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Energia Il sisma non frena la corsa dell’Abruzzo verso l’efficienza energetica Il Dirigente regionale del settore energia assicura il prosieguo del cammino intrapreso e presenta un riconoscimento ottenuto a livello internazionale per la didattica legata al tema dell’energia sostenibile di Alberto Piastrellini
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ACIAM spa Compost di qualità: inizia una nuova era Per la Marsica, la Provincia dell’Aquila e per l’Abruzzo intero, con la produzione di compost di qualità dall’impianto di Aielli, inizia una nuova era di Germano Contestabile p.
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CONAI Gestione degli imballaggi e rifiuti di imballaggio Regione e CONAI firmano un nuovo protocollo di intesa per il triennio 2009- 2012 Un altro passo nella direzione dell’attuazione del nuovo PRGR SOGESA Spa La gestione dei rifiuti in buone mani Gabriele Di Pietro, Presidente SOGESA, ci guida alla scoperta della Società di Notaresco (TE) di Alberto Piastrellini
NEWS 100% compostaggio domestico Regione Abruzzo e Comune di Giuliano Teatino Varano un progetto sperimentale per la realizzazione di un sistema integrato domiciliare di raccolta dei rifiuti urbani p.
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ISTITUZIONI
SISMA: GUARDARE OLTRE LA TRAGEDIA PER COGLIERE LE OPPORTUNITÀ DELLA RICOSTRUZIONE Il Presidente del Consiglio Regionale, Nazario Pagano, fa il punto sulle attività dell’Istituzione per promuovere una ricostruzione ambientalmente sostenibile e garantire al territorio abruzzese un nuovo modello di sviluppo. di Alberto Piastrellini
Il Consiglio regionale è l’organo legislativo rappresentativo della Regione, così come previsto dall’art. n. 121 della Costituzione italiana. Esso, analogamente ad altri istituti di rilevanza costituzionale, dispone di propri regolamenti, un proprio bilancio ed un proprio personale, distinti da quelli della Giunta Regionale, che, di fatto, ne rappresenta il braccio operativo. Le funzioni del Consiglio Regionale coprono lo spettro delle dinamiche: legislative, amministrative, di controllo, di indagine e d’inchiesta, di indirizzo politico. Il Consiglio Regionale esplica le funzioni legislative sulle materie di competenza regionale. In particolare legifera sulle materie su cui la Regione ha competenza esclusiva, e in quelle su cui la Regione ha competenza complementare rispetto a quella dello Stato, rispetto alle quali legifera nei limiti e nei modi stabiliti dalla Legge ordinaria (art. n. 117 della Costituzione). Il Consiglio ha potere di iniziativa legislativa ordinaria, in quanto ha la facoltà di presentare al Parlamento, proposte di legge anche per materie per le quali non ha competenza, ma che hanno rilevanza per la Regione. La maggior parte degli Statuti delle regioni ordinarie attribuisce al Consiglio il potere di determinare l’indirizzo politico ed amministrativo della regione. Nell’organizzazione del Consiglio Regionale, il Presidente (da non confondersi con il Presidente della Giunta), è figura istituzionale rappresentativa. Il suo ruolo presenta delle analogie con quelle dei Presidenti di Camera e Senato, dal momento che spetta al Presidente del Consiglio la direzione delle discussioni e dei lavori, nonché la redazione del bilancio dello stesso Consiglio. La Regione Abruzzo, da solo pochi mesi ha rinnovato le cariche istituzionali, politiche ed amministrative dei suoi massimi organi e, in questo breve torno di tempo, ha dovuto subito confrontarsi con una delle emergenze naturali, capace, da sola, di apportare morte e distruzione: il terremoto. Al Presidente del Consiglio Regionale, Nazario Pagano, abbiamo rivolto alcune domande per meglio conoscere come e quanto la Regione si sta impegnando per risolvere le questioni precipue legate all’emergenza e come questi ultimi eventi si intersechino con le politiche ambientali della Regione Abruzzo. Presidente, il nuovo Consiglio Regionale, da poco tempo insediato, ha dovuto fare i conti con una calamità naturale fra le più distruttive per le sue innumerevoli conseguenze. Quali sono stati gli interventi prioritari
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del Consiglio e quali le garanzie per le popolazioni colpite dal sisma? Nel caso di eventi calamitosi e distruttivi come quelli verificatesi nella Provincia dell’Aquila a seguito della scossa tellurica del 6 aprile scorso (e a questo proposito vorrei sottolineare che la struttura della Protezione Civile ha individuato, oltre al centro dell’Aquila, altri 48 Comuni fra quelli maggiormente colpiti dal sisma, senza contare i danni “minori” subiti da altri centri nei territori limitrofi), è evidente che non è possibile far fronte alle difficoltà ingenti con i soli mezzi a disposizione di un Ente regionale o degli Enti Locali. Per cui la Regione stessa, sin dalle prime ore si è collegata con la Protezione Civile Nazionale, la quale, sotto la guida del Sottosegretario Guido Bertolaso, è stata in grado di portare sui luoghi del disastro uomini e mezzi a scopo di soccorso ed assistenza. La situazione attuale, ovviamente, è nota a tutti: ci sono almeno 15.000 persone che non hanno più alloggio, o perché le loro case sono andate distrutte o perché gli edifici sono talmente lesionati da non consentirne l’agibilità. Poi vi sono altri 60.000 sfollati che sono fuggiti dal centro dell’Aquila e che occorre far ritornare quanto prima nei luoghi temporaneamente abbandonati. Si tratta di fornire a questa popolazione una soluzione abitativa in tempi rapidi, entro il prossimo autunno: è questa la vera sfida che stiamo affrontando di concerto con il Governo nazionale, con quello regionale e con tutti gli Enti Locali . Per quanto riguarda l’Istituzione che io presiedo, posso affermare che il Consiglio si è attivato sin da subito per seguire costantemente l’evoluzione degli eventi. Personalmente mi sono posto il problema della funzionalità e della possibilità di svolgimento dei lavori del Consiglio stesso, anche perché i locali della sede hanno subìto i danni infrastrutturali. Ad esempio, la sede della Presidenza del Consiglio e l’Aula Consiliare all’interno del Palazzo ex GIL, hanno subìto danni tali da non poter escludere la demolizione. Per ovviare a questa impossibilità ad operare nelle strutture preesistenti, ho promosso l’allestimento di un “villaggio” prefabbricato nei giardini antistanti l’ex palazzo del Consiglio dove ospitare i dipendenti del consiglio stesso, per il prosieguo delle attività burocratiche. Tra l’altro mi preme sottolineare la dinamica di pendolarismo inverso che si è venuto a creare a seguito del sisma; i dipendenti aquilani delle nostre strutture, oggi sfollati sulla costa, ogni giorno devono viaggiare per raggiungere la città e proseguire nel loro quotidiano lavoro. Ovviamente, ho cercato di dare subito l’avvio ai lavori alle strutture lesionate, laddove questo era possibile e mi auguro che entro la fine di luglio già si possa tornare ad operare in una unica struttura. Allo stesso modo, ho cercato di far sì che tornasse fruibile l’edificio ospitava le sedute di Consiglio
fino allo scorso anno; una sede che, avendo il tetto in legno, ha resistito senza danni alle sollecitazioni sismiche. Così nella vecchia Aula consiliare è stato possibile tenere alcune sedute, tra le quali mi preme ricordare quella solenne alla presenza del Presidente della Camera, On. Gianfranco Fini. Inoltre, quando le condizioni del tempo lo hanno permesso, mi sono adoperato affinché certe sedute e le conferenze dei capigruppo, si svolgessero all’aperto, anche per dare un segnale della volontà di ripresa e di trasparenza alla cittadinanza. Un ulteriore segnale significativo che ho ritenuto doveroso lanciare a seguito dei primi interventi di ricostruzione e ripartenza delle attività, è stata l’intitolazione della vecchia Aula Consiliare di L’Aquila ad un ex dipendente del Consiglio, Sandro Spagnoli, il quale dopo una vita dedicata al volontariato e alla Protezione Civile (anche fuori dai confini nazionali, in occasione di eventi calamitosi), è perito, con la figlia, sotto le macerie. Ho creduto necessario lanciare questo primo messaggio a celebrazione di un eroe dei nostri tempi; non un artista, un letterato, un uomo politico, ma un cittadino comune. Certamente la ricostruzione delle abitazioni è una priorità inderogabile, tuttavia, si cercherà di porre la dovuta attenzione alle modalità di costruzione delle nuove abitazioni, magari attingendo dalle proposte offerte dalla cosiddetta edilizia sostenibile e dalla bioedilizia? Penso che sia una direzione necessaria, per una serie di ragioni che mi permetto di elencare: primo, non è escluso che alcuni dei crolli siano avvenuti a causa di edifici non costruiti secondo criteri antisismici ideali, soprattutto
in una zona a rischio di terremoto; secondo, quando parlo di ricostruzione con criteri antisismici non intendo solo la realizzazione di certe tipologie di fondamenta, solai o calcestruzzi particolari, ma anche l’utilizzo di materiali totalmente differenti dal passato che possano conferire performance diverse ai nuovi edifici. A mio giudizio, ad esempio, si dovrebbe incentivare l’utilizzo del legno, non solo per garantire la sostenibilità del processo costruttivo in sé, ma per conferire la giusta elasticità e la giusta massa al manufatto che, in caso di sollecitazione tellurica risponde in maniera passiva, come hanno dimostrato numerose esperienze ed esperimenti scientifici. Credo che nella redigenda Legge Urbanistica Regionale che ci apprestiamo a deliberare, e di questo ne ho già discusso con il Presidente della Giunta, Gianni Chiodi, la nostra Regione non solo dovrà inserire appositi regolamenti volti alla sostenibilità dei processi e delle realizzazioni edili ed urbane, nonché ad un più consapevole utilizzo del suolo, ma anche appositi meccanismi incentivanti e premiali per quelle realizzazioni che tengono conto di principi di ecosostenibilità, anche rispetto all’efficienza energetica. Vi sono regioni, come il Trentino Alto Adige che hanno investito molto in questa direzione e, guarda caso, il territorio ha recepito sensibilmente le nuove istanze ambientali al punto che sono ampiamente diffuse case passive dal punto di vista energetico. Credo che il Regolamento Edilizio Regionale che andremo e redigere e ad imporre a tutti gli Enti Locali, debba contenere queste istanze e promuoverle anche attraverso apposite defiscalizzazioni. Come si coniugherà l’esigenza della ricostruzione e del-
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la ripresa delle attività economiche con la salvaguardia del territorio e la mitigazione degli impatti ambientali, soprattutto nelle aree montane? Non è facile rispondere a questa domanda dal momento che le attività produttive sono necessarie per lo sviluppo economico del territorio, per le esigenze di occupazione, per diffondere benessere fra la popolazione. Pur consapevole di ciò, credo tuttavia che un nuovo modello di sviluppo e di produzione debba tener conto tanto delle esigenze che elencavo poc’anzi, quanto delle istanze di minimizzazione degli impatti ambientali. Si consideri che la nostra regione ha fatto della tutela del territorio e della biodiversità una sorta di impegno politico, soprattutto in considerazione delle tradizioni agro-silvopastorali e delle produzioni oleo-vinicole e zootecniche d’eccellenza. In questo senso, non si può intraprendere un modello di sviluppo industriale che non tenga conto di quanto esistente e già produttivo nel territorio. Poi, ovvio, c’è molto da lavorare sugli obblighi relativi allo smaltimento dei rifiuti industriali, degli scarti e dei reflui; sulle norme per l’abbattimento degli impatti acustici; sulle volumetrie e sulle tipologie di costruzione degli edifici industriali. Tuttavia, paradossalmente, dobbiamo cercare insieme di cogliere le opportunità, offerte dalla ricostruzione postterremoto, che si annunciano sotto l’egida di un nuovo modello di sviluppo più sostenibile e coerente con le esigenze del territorio. Il nostro comparto produttivo è basato sulla micro, piccola e media impresa e, da questo punto di vista, è sicuramente più compatibile con le istanze dello sviluppo sostenibile. C’è anche un altro aspetto che mi preme sottolineare rispetto
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a questa questione: la regione Abruzzo ha una parte considerevole del suo territorio tutelata da Parchi Nazionali. Ebbene, in queste aree bisognerà coniugare sapientemente le attività legate alla presenza dell’uomo con l’inevitabile, seppur minimo, impatto ambientale, anche perché le attività tradizionalmente legate alla tutela del territorio (penso soprattutto al turismo “verde”) rappresentano un’economia stimolante, ma di nicchia. Ricordo che la nostra è la seconda regione d’Italia per presenza di montagne e non vedo perché non si debba pensare ad una diversa gestione delle aree, tenendo conto delle rispettive vocazioni. Se c’è la possibilità di sfruttare, ad esempio, il flusso turistico legato agli sport invernali, si deve pensare anche a nuovi impianti di risalita, seppur all’interno di parchi, ovviamente fatte salve alcune regole a tutela e rispetto dell’ambiente. Presidente, la Regione Abruzzo rappresenta un esperimento interessante nel panorama italiano, dal momento che il governatore ha avocato a se la maggior parte delle deleghe ambientali. Sul tavolo del Consiglio e della Giunta, poi, vi sono in sospeso la promulgazione del Piano Energetico Regionale e della Legge Urbanistica, mentre il Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti continua il suo iter applicativo. Quale peso hanno l’ambiente e le sue complesse problematiche, nelle strategie di codesta amministrazione? È chiaro che a questa domanda sarebbe più opportuno rispondesse direttamente il Presidente della Giunta, tuttavia sono perfettamente d’accordo sulla sua analisi quando, tra le righe afferma che siamo alla vigilia di una stagione durante la quale stabiliremo il destino, anche ambientale,
della nostra regione che, come ricordavo poco fa, anche approfittando dell’opportunità offerta dalla ricostruzione post-terremoto, può indirizzarsi verso un nuovo modello di sviluppo che, solo in parte è stato abbozzato e, in certi casi, è anche fallito. Come ribadito nel programma elettorale, che evidentemente è stato recepito positivamente dagli abruzzesi, non vi è la volontà di modificare una vocazione connaturata con l’essenza stessa del nostro territorio. È chiaro, però, che si dovrà saper contemperare certe istanze e certe esigenze. Quando si pensa all’Abruzzo, non si deve parlare solo di parchi, ma anche di turismo, di produzioni agricole, di una vivacità imprenditoriale fatta di piccole, ma significative intraprendenze produttive. Non vedo perché le tante iniziative che ho appena elencato non possano confluire in una visione unica, proiettata al futuro in maniera olistica. Tutto questo dovrà necessariamente fare i conti con un potenziamento delle infrastrutture viarie e dell’aeroporto di Pescara, affinché tutto il territorio sia aperto, fruibile ed appetibile non solo all’imprenditoria locale, ma anche a quella nazionale ed internazionale. La sfida sarà, ripeto, quella di non snaturare una vocazione del territorio che nei fatti già c’è! Il problema dell’approvvigionamento energetico investe della sua emergenza tutto il Paese. Quali strategie intende perseguire la Regione Abruzzo, per raggiungere l’indipendenza dalle fonti energetiche tradizionali e maggiormente inquinanti? Anche in questo caso posso far riferimento solo al programma che è stato adottato. La mia attenzione alle problematiche ambientali è databile da lungo tempo e sono stato anche protagonista di battaglie
locali, non ultima quella volta alla delocalizzazione di un cementificio costruito quando ancora Pescara era una piccola cittadina e che oggi, a causa dell’espansione urbana, si trova ad essere parte integrante del tessuto urbano stesso. Sul problema dell’approvvigionamento energetico sostenibile, sono convinto che lo stesso debba essere affrontato con un pizzico di sano pragmatismo. Le problematiche relative allo smaltimento dei rifiuti e quelle legate alla produzione di energia possono essere aggredite con i mezzi offerti dalle tecnologie avanzate, al fine di avvicinarsi ad una auspicabile autonomia energetica, salvaguardandoci, però, nel contempo, dai rischi di impatto negativo sull’ambiente e sulla salute dei cittadini. Per intenderci, non sono contrario in termini assoluti a nuove centrali turbogas o termovalorizzatori, dal momento che avendo visionato parecchi impianti similari, non solo in Italia, ma anche in Europa e negli Stati Uniti, ho potuto constatare come le tecnologie utilizzate siano in grado di offrire le migliori performance in termini di abbattimento degli inquinanti e di minimizzazione degli impatti. Sono consapevole che questo non è un argomento popolare, tuttavia, da amante della natura so che la sindrome “nimby” (Ndr: acronimo dell’inglese: “not in my backyard”, traducibile in italiano: “non nel mio giardino”) si scontra e continuerà a scontrarsi inevitabilmente con la domanda quotidiana di tecnologia e conseguentemente di energia, alla quale non sappiamo e non vogliamo rinunciare. Un buon amministratore non deve pensare solo all’oggi, ma anche al futuro delle popolazioni che verranno anche dopo anni dai suoi interventi. Per cui, già oggi dobbiamo operare scelte lungimiranti per garantire, per i nostri figli e nipoti quella sicurezza economica, sociale ed ambientale verso cui quale si muovono i nostri passi.
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EDUCARE ED INFORMARE PER CONSEGUIRE LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Prevenzione, riduzione della produzione di rifiuti, effettivo recupero dei materiali, sono le priorità dell’Assessorato regionale all’Ambiente di Alberto Piastrellini
Pur nella drammatica situazione contingente, rappresentata dalle conseguenze del sisma che ha colpito un vasto areale della provincia de L’Aquila, la Regione Abruzzo, che ha rinnovato solo da pochi mesi i propri vertici amministrativi, deve necessariamente proseguire il cammino intrapreso, volto al perseguimento di un auspicabile sviluppo sostenibile del proprio territorio. Orbene, nella mutata percezione comune rispetto alla qualità dell’ambiente in generale e di quello urbano, in particolare, la problematica relativa alla gestione del ciclo dei rifiuti, rappresenta la principale emergenza, collegata com’è alle dinamiche di utilizzo e sfruttamento del territorio (discariche), al consumo energetico e di materie prime, ai costi relativi allo smaltimento, alla qualità della vita e al livello di salute. Proprio a partire dalle questioni relative alla pianificazione regionale sulla questione rifiuti, abbiamo voluto stimolare il nuovo Assessore regionale all’Ambiente Daniela Stati, che ci ha concesso questa intervista, per fare il punto della situazione circa le attività programmate dell’Assessorato e le azioni da perseguire per il conseguimento di un duraturo sviluppo sostenibile.
Dott.ssa Stati, quali saranno i focal point del suo Assessorato per quanto concerne il comparto ambientale? Per quanto riguarda la gestione integrata dei rifiuti, vi è la necessità prioritaria
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di uscire definitivamente dallo stato di criticità oggi presente per il loro smaltimento, con la realizzazione di nuovi impianti di trattamento e smaltimento, inoltre porterò avanti il processo di riorganizzazione degli Enti di gestione, eliminando l’eccessiva frammentazione oggi esistente sul territorio (14 i Consorzi Comprensoriali esistenti), nonché l’attuazione delle azioni previste dal PRGR, in particolare: • la riorganizzazione dei servizi di RD con sistemi domiciliari; • la realizzazione del marchio di qualità “Compost Abruzzo” per le frazioni organiche; • il riciclo degli imballaggi e rifiuti di imballaggio (sistema CONAI); • il recupero energetico dei rifiuti (utilizzo del CDR); • la bonifica dei siti contaminati (sono in corso attività regionali su circa 300 siti). Quali strategie intende intraprendere per raggiungere gli obiettivi di riduzione dei rifiuti e raccolta differenziata previsti dal Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti? Le attività nel settore dei rifiuti finalizzate alla prevenzione, alla riduzione della produzione dei rifiuti ed all’effettivo recupero dei materiali riciclabili, rappresentano un priorità assoluta per il nostro lavoro. La Regione si è dotata di un “Programma regionale per la riduzione della produzione dei rifiuti”, basato su 12 Progetti, costituenti azioni specifiche in diversi settori (Acquisti verdi, riduzione imballaggi, compostaggio domestico, etc.), finalizzate a raggiungere un obiettivo di riduzione del 5% al 2011, come previsto dal PRGR. Per quanto riguarda le RD, la nostra indicazione è quella di riorganizzare i servizi secondo sistemi domiciliari “porta a porta” verso cui stiamo convogliando le risorse disponibili. L’Abruzzo ha una media regionale di RD del 19% (dati 2007), al disotto degli obiettivi di legge.
Il trend 2008 registra un aumento del 5%. Significa che i nostri sforzi stanno producendo risultati positivi. È necessario, tuttavia, un impegno maggiore da parte di tutti (Comuni, Consorzi Comprensoriali, etc.). Su quali risorse economiche i Comuni abruzzesi potranno contare per implementare l’informazione e la corretta gestione del ciclo dei rifiuti? Il Piano Regionale Triennale Ambientale, ha risorse finanziarie (circa 500.000 E), destinate a specifiche azioni per sensibilizzare e promuovere le buone pratiche ambientali nell’ambito di alcune filiere di rifiuti come: rifiuti agricoli, rifiuti inerti, rifiuti ospedalieri, imballaggi, etc. Inoltre, abbiamo attivato numerosi Accordi di programma e Protocolli d’intesa (n. 15) con diversi soggetti (Consorzi, Comuni, Associazioni ambientaliste, etc.), che prevedono anche attività di informazione ed educazione sui temi della buona gestione dei rifiuti e delle buone pratiche ambientali. Il bando regionale sulla riorganizzazione delle RD “porta a porta”, che ha previsto un co-finanziamento ai Comuni di circa 4 milioni di E, coinvolge circa 60 Comuni e prevede la possibilità di utilizzare un massimo del 25% riferito al costo del progetto finanziato, a campagne informative e di sensibilizzazione. Come si intende procedere per garantire la corretta gestione della problematica costituita dai rifiuti derivanti dalla demolizione degli edifici lesionati e resi inagibili dal terremoto? Abbiamo collaborato con la Protezione Civile per l’elaborazione dell’OPCM n. 3767 del 13 maggio 2009 con la quale, previa individuazione di alcuni siti (ne sono stati ispezionati 8), costituiti da cave dismesse e/o in esercizio, oltre a discariche per inerti esistenti nella
Provincia di L’Aquila (3) ed impianti mobili autorizzati, i Comuni, avvalendosi del supporto tecnico ed operativo della Provincia di L’Aquila e dell’ARTA, hanno il compito di rimuovere i materiali ed organizzare centri di selezione e trattamento delle macerie derivanti dagli edifici crollati e/o da demolire. È un impegno molto gravoso, considerato che si stimano in circa 10 Mil/ mc le macerie da rimuovere e gestire. È chiaro che privilegiamo il riutilizzo delle stesse compatibilmente alle possibili destinazioni finali. Verso quali indirizzi prioritari codesta Amministrazione si sta muovendo per conseguire un auspicabile sviluppo sostenibile nella Regione? Educazione e informazione, attraverso il relativo programma regionale triennale nella convinzione che il cambio di mentalità è presupposto imprescindibile.
Quindi daremo ampio sostegno agli enti locali per tutte le e iniziative volte alla riduzione delle criticità ( inquinamento luminoso, inquinamento atmosferico e acustico), nonché a progetti e programmi di riduzione di consumi energetici e di ricorso a fonti rinnovabili. Questi sono solo alcuni esempi della direzione che si intende perseguire con il programma regionale di tutela ambientale, volto allo sviluppo sostenibile del territorio. Anche se la difesa del suolo non rientra nelle deleghe di sua competenza, il problema del dissesto idrogeologico, peraltro assai diffuso su tutto il territorio nazionale, collide in qualche modo con la previsione e prevenzione dei rischi. Quali interventi sono previsti per minimizzare l’impatto negativo di eventi metereologici importanti su un territorio fortemente segnato dalla diffusa presenza antropica
o, nel caso delle aree montane, da molto tempo abbandonato dalle attività agro-silvo-pastorali che hanno contribuito ad “educarlo” nel tempo e che ora assolvono ad un ruolo marginale? Il problema del dissesto idrogeologico dovuto ad eventi metereologici importanti, è connesso a quello delle variazioni climatiche, è un tema di assoluta emergenza che impegna tutti a livello internazionale, nazionale e locale. La Regione Abruzzo ha in corso uno studio, in collaborazione con l’ ENEA volto a verificare l’incidenza sul proprio territorio di tali variazioni e le azioni da porre in essere per attenuarne gli effetti. Fra le politiche volte allo sviluppo sostenibile del territorio, un ruolo decisivo è assunto dalla partecipazione pubblica alle attività di pianificazione. Come si intenderà
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implementare e rendere sempre più operativi e significativi i processi di Agenda 21 locali? Sono ancora pochi gli Enti locali che hanno preso piena coscienza del problema relativo alle politiche di sostenibilità. Vanno trovate, quindi, soluzioni e nuovi “stimoli” per un salto di qualità, anche se si è consapevoli della carenza di risorse finanziarie in cui versano gli Enti stessi e ciò rende indubbiamente difficile programmare ed attivare politiche di sostenibilità; occorre uno sforzo maggiore, da parte di tutti i soggetti interessati. La Regione Abruzzo sicuramente farà la sua parte, promuovendo a breve iniziative e progetti, perché l’ambiente è patrimonio di tutti, e la sua salvaguardia è una politica indispensabile per l’economia presente e futura Che spazio e ruolo avranno le atti-
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vità di volontariato per contribuire allo sviluppo consapevole e sostenibile del territorio abruzzese?. Le attività di volontariato ricopriranno, e già ricoprono, uno spazio rilevante e notevole ai fini di uno sviluppo sostenibile all’interno della nostra Regione, grazie soprattutto alle azioni della rete dei Centri di Educazione Ambientale di interesse regionale. I CEA, riconosciuti di interesse regionale in base alla L.R. n.122/99, sono strutture che, in aderenza ai principi ispiratori dello sviluppo sostenibile, realizzano progetti di educazione all’ambiente con particolare riferimento ai contesti territoriali in cui sono inseriti. Per propria vocazione e con proprie metodologie, essi favoriscono processi e azioni di volontariato, non solo nel campo ambientale. Le loro attività sono rivolte all’intera comunità locale, operando con le scuole, con i privati
e con gli Enti Locali. Essi rivestono sul territorio abruzzese proprio il ruolo di supporto, di stimolatori e facilitatori dei processi partecipativi ed educativi, rivolgendosi all’intera comunità. I CEA mettono a disposizione le competenze dei propri operatori per favorire all’apprendimento dei temi che muovono lo sviluppo sostenibile, puntando a creare un rapporto di condivisione dei saperi e delle azioni sul campo. Un sapere che si costruisce insieme, che si sceglie insieme, partecipato e condiviso, è destinato a restare. Un sapere che si costruisce da esperienze sul campo, documentando, verificando, suscitando ipotesi è un modo che porta l’individuo ad imparare a muoversi come persona nelle scelte. È un percorso verso la responsabilità dell’azione. È la via verso la sostenibilità.
Comuni virtuosi
TORREVECCHIA TEATINA: RD AL 70%
Il piccolo borgo-giardino nelle colline del chietino ha raggiunto un importante traguardo nella ricerca della sostenibilità ambientale; ce ne parla l’Assessore all’Ambiente, Rossano Mincone di Alberto Piastrellini
Il detto, noto ai cultori delle attività agricole che: “nella botte piccola c’è il vino buono”, esce dalla retorica dei proverbi, per divenire realtà, sotto gli occhi di tutti quando si riferisce a piccole amministrazioni illuminate che, con la collaborazione ed il coinvolgimento attivo della cittadinanza, raggiungono importanti risultati a livello di gestione del territorio. È il caso di Torrevecchia Teatina, piccolo, grazioso borgo di 4.100 abitanti, adagiato sulle docili colline dell’entroterra chietino, che, ad appena 5 mesi dall’avvio della raccolta domiciliare “porta a porta”, è riuscito a differenziare il 78,40% dei rifiuti prodotti, attestandosi in testa alla classifica dei Comuni che aderiscono al Consorzio Comprensoriale del Chietino. Per saperne di più e conoscere i particolari di questo importante risultato dell’Amministrazione locale, abbiamo intervistato l’Assessore locale all’Ambiente, Rossano Mincone.
Assessore, può raccontarci quali sono le problematiche logistiche che avete dovuto risolvere per raggiungere un così alto risultato di RD? Per prima cosa, mi preme ricordare che tale risultato è stato possibile grazie ad un progetto finanziato per il 60% dalla Regione Abruzzo e per il restante 40% dalla nostra Amministrazione, volto all’implementazione della raccolta differenziata “porta a porta” spinta su tutto il territorio. Abbiamo così proceduto alla bonifica delle isole ecologiche preesistenti, sostituendo ed avviando al riciclo i vecchi contenitori stradali dal 1.100 litri. Sono stati consegnati a tutti i nuclei familiari del territorio, previa adeguata campagna di informazione e sensibilizzazione, appositi kit per la raccolta differenziata “porta a porta”. Anche alle aziende presenti sul territorio abbiamo consegnato appositi contenitori pensati e tarati per le esigenze specifiche. Inoltre, lo cito per ultima, anche se è stata la prima delle attività messe in atto, già da due anni a questa parte abbiamo realizzato una serie di iniziative mirate al mondo della scuola, per sensibilizzare gli alunni di ogni ordine e grado alle problematiche legate alla gestione dei rifiuti. Anche il resto della popolazione era stato ampiamente informato sulle stesse questioni grazie a due calendari realizzati appositamente e distribuiti negli anni 2007-2008. Proprio questo lavoro a monte iniziale, ci ha permesso di superare diversi osta-
coli di ordine culturale, soprattutto da parte delle generazioni più mature. Agendo da educatori sui più piccoli, non solo si è garantita la formazione dei cittadini di domani, ma attraverso il rapporto dialettico e personale fra questi e le rispettive famiglie, si è raggiunto l’obiettivo di un più capillare intervento, volto ad una vera e propria rivoluzione culturale nell’approccio quotidiano alla gestione dei rifiuti. Il risultato più evidente, anche agli occhi del visitatore, è un territorio pulito (entro le ore 10.00 si procede allo svuotamento dei contenitori presso le famiglie), libero da antiestetici cassonetti e riqualificato da un punto di vista estetico. Si pensi che dove erano posizionati precedentemente i contenitori multimateriale, adesso vi sono delle pensiline di attesa del servizio trasporto pubblico. Qual è stata la risposta della popolazione? Eccezionale! Già dal primo mese, a seguito di un monitoraggio compiuto, si è osservata una riduzione considerevole della quantità di rifiuti, quantificata in oltre il 25%. Aver razionalizzato il servizio di ritiro dei rifiuti porta a porta ha permesso a tutta la popolazione di toccare con mano cosa significa una gestione oculata. Non solo l’ambiente in generale se ne è giovato, ma anche il paese stesso ha guadagnato in termini di immagine con questa operazione. Infatti, laddove in precedenza nei cassonetti multimateriale ci finiva
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di tutto, anche impropriamente, tant’è che i rifiuti particolarmente voluminosi venivano abbandonati nei pressi dei cassonetti - ad esempio i RAEE - oggi si può girare tranquillamente per le strade di Torrevecchia Teatina, senza vedere antiestetici e pericolanti “depositi”. Senza contare che la differenziazione delle varie frazioni ci ha permesso di ridurre notevolmente la quantità dei rifiuti conferiti in discarica. Solo con la separazione della frazione organica, si è conseguito un risultato notevole. Come avete affrontato la problematica della frazione organica? Siamo partiti in prima battuta con uno studio di cui ho già accennato in precedenza, poi abbiamo approvato un regolamento comunale sul ciclo dei rifiuti e un altro regolamento dedicato espressamente al compostaggio domestico. In questo senso, a chi aderisce al progetto, viene fornito gratuitamente un composter, ovvero, un contenitore areato che non genera cattivi odori e non attira animali indesiderati, per la produzione casalinga di compost. Il composter può essere posizionato in giardino o nell’orto, tenendo presente che molte case qui hanno un loro spazio esterno e, in questo modo si evita un ulteriore conferimento di rifiuti in discarica, si favorisce il riciclaggio domestico, si evita l’uso di prodotti chimici avendo un ammendante per piccole coltivazioni e,
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inoltre, si può usufruire di una riduzione sulla tassa dei rifiuti. Ovviamente, data la natura del luogo e la sua vocazione agricola, c’è stata un’am-
pia richiesta da parte della cittadinanza e stiamo pensando di implementare ulteriormente questa pratica virtuosa. Per quali altre tipologie di rifiuti vi siete attrezzati per la raccolta? Dunque, accanto alle frazioni merceologiche tradizionali, abbiamo puntato sia sulla raccolta di olio vegetale esausto, installando un apposito contenitore sito in prossimità della Scuola dell’Infanzia, sia utilizzandone altri per la raccolta raccolt di
abiti usati. Questi ultimi hanno una particolare apertura per il conferimento dei materiali che impedisce un improprio recupero del conferito da parte di terzi e, allo stesso tempo, protegge gli abiti dalle ingiurie metereologiche. Buona parte del conferito è recuperata dall’Associazione “Humana People to People Italia Onlus” e sarà utilizzata per scopi benefici, principalmente in Africa. Poi, sempre intervenendo nell’ottica del recupero e della minimizzazione degli apporti in discarica, abbiamo stipulato un Accordo con la Società “Abruzzo Strade Srl”, per la raccolta in consegna di piccola quantità di scarti edilizi domestici, quali: resti di muratura, piastrelle, sanitari, sassi, ceramiche e porcellane, esclusi fili elettrici, tubi in plastica e metalli. Il tutto nell’ordine di pochi metri cubi. Il servizio di consegna, cui si accede tramite prenotazione, è completamente gratuito ed è riservato esclusivamente ai privati, nell’ambito di un piccolo fai-da-te domestico escludendo attività commerciali o artigianali. Un’altra iniziativa che abbiamo messo in campo come Amministrazione è quella legata al ritiro dei materiali ingombranti, su prenotazione. Ogni mese, in base alle prenotazioni che riceviamo sull’apposito Numero Verde, procediamo al ritiro gratuito dei materiali ingombranti o che non possono essere avviati tal quali al riciclo. Qual è la percentuale di RD che avete raggiunto? Tenga presente che venivamo da una precedente situazione che presentava una media del 6,7% (dati 2007). Ebbene già nel primo mese di attività (agosto 2008) abbiamo raggiunto il 65%, ed una media annuale del 30,12%. La media dei primi cinque mesi del porta a porta è stata del 78,40%.
Questo ci dimostra che l’iniziativa nel suo insieme è stata recepita in maniera eccezionale, superiore a qualsiasi nostra aspettativa. Un’ultima cosa, quali i costi del servizio? Ovviamente il cittadino chiede continuamente il costo di queste iniziative. Il nostro impegno maggiore è quello di far comprendere alla cittadinanza che il costo della RD non è detto che sia effettivamente maggiore rispetto alla raccolta tradizionale. È vero, ci sono mezzi appositi e per-
sonale adibito a ciò, tuttavia bisogna tener conto dei costi di smaltimento in discarica, continuamente in aumento, e delle problematiche relative alla vita media delle discariche stesse, del loro esaurimento, e della loro bonifica a fine-vita e per i successivi 30 anni previsti dalla normativa. Il conferimento nella discarica di Fara (CH) utilizzata dal Consorzio Comprensoriale del Chietino, ci veniva a costare intorno a 47 Euro a tonnellata, ma ora che è stata chiusa e siamo obbligati a conferire i nostri rifiuti a Lanciano, abbiamo un aggravio dei costi che attualmente
raggiungono i 120 Euro a tonnellata. Il nostro primo obiettivo è quello di contenere i costi dal momento che il nuovo PRGR prevede degli incentivi per le Amministrazioni virtuose e dei disincentivi per chi non raggiunge il 40% di RD; in questo caso è previsto un aggravio del 20% dell’ecotassa I cittadini devono capire qual è il reale vantaggio di differenziare bene all’origine: oltre l’ambiente in generale, sono i cittadini che se ne giovano in termini economici e di qualità della vita!
IL COMUNE DI TORREVECCHIA TEATINA Il territorio del comune di Torrevecchia Teatina si sviluppa sulla fascia collinare teatina del medio Adriatico alla destra della Vallata del Pescara immediatamente a ridosso della fascia costiera. Esteso per 14.6 Km2 alla sinistra del Fondo Valle del fiume Alento ed i suoi torrenti affluenti di Fosso Valle Paro e Fosso Fontechiaro, confina con i comuni di Francavilla al Mare, Chieti, Ripa Teatina e San Giovanni Teatino. Si trova a due passi dal mare e dai monti, a pochi chilometri dai centri più importanti della fascia medio adriatica. Il territorio, prettamente collinare, è solcato da numerosi piccoli corsi d’acqua fra i quali il Torrente Iozzo. Le vie di comunicazione sono rappresentate da una fitta rete stradale comunale interna di derivazione romana, borbonica e di transumanza, che collega i vari siti, antichi e nuovi del territorio comunale (Piazze ed edifici storici e pubblici, fontane pubbliche e peschiere, cave, fossati). Il territorio comunale si divide in tre contrade principali: Torrevecchia, Torremontanara e Castelferrato. L’attività economica principale della comunità è quella agricola. Vigneti, oliveti e pescheti danno colore e prestigio al territorio torrevecchiano, con produzioni tipiche degli agricoltori, fieri della propria tradizione contadina tramandata nei secoli. Nell’ultimo trentennio sono nate iniziative cooperativistiche che hanno ottenuto riconoscimenti anche internazionali: la Cantina Sociale Sincarpa e la Cooperativa Rinascita Adriatica sono l’esempio dell’evoluzione della pratica agricola torrevecchiana verso la promozione del proprio prodotto. A tutto ciò si associa il piccolo, semplice e ricercato artigianato di derivazione contadina; patrimonio conservato nelle mani dei vecchi cestari, fabbri, falegnami, ecc. Lungo il Fondovalle dell’Alento si sviluppa l’area artigianale con la presenza di varie attività d’alta qualità, legate alle grandi direttrici economiche nazionali ed internazionali. Attività di piccole e medie imprese che ben si armonizza con la realtà economica locale, senza dannose interferenze con l’ambiente ed in perfetta sintonia con un terziario in via di sviluppo che sta man mano prendendo coscienza delle proprie capacità.
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Energia
IL SISMA NON FRENA LA CORSA DELL’ABRUZZO VERSO L’EFFICIENZA ENERGETICA Il Dirigente regionale del settore energia assicura il prosieguo del cammino intrapreso e presenta un riconoscimento ottenuto a livello internazionale per la didattica legata al tema dell’energia sostenibile di Alberto Piastrellini
Quelle dell’efficienza e del risparmio energetico, dell’autoproduzione mediante il ricorso a tecnologie che sfruttano le fonti rinnovabili, dell’educazione/informazione dei cittadini verso queste istanze, sono problematiche sempre più diffuse ed ormai decisamente penetrate nel sentire comune e negli strumenti legislativi e pianiIris Flacco, Dirigente Regione Abruzzo ficatori degli Enti Pubblici. La regione Abruzzo, ha da tempo maturato questa sensibilità e più volte, sulle pagine di questo magazine, abbiamo dato notizia ed approfondito iniziative tese alla realizzazione di risposte pratiche circa le esigenze di cui sopra. Tuttavia, credevamo, a seguito degli eventi calamitosi che hanno ferito alcuni territori della regione dal 6 aprile in poi, sicuramente l’ordine delle priorità ha subito qualche arresto. Un colloquio con la Dott.ssa Iris Flacco, Dirigente del Servizio Politica Energetica della Regione Abruzzo, durante il quale si sono ripercorsi alcuni eventi recenti e s’è fatto il punto della situazione, ha fatto emergere una realtà diversa che dimostra la tenacia e la volontà di rinascita di un territorio, che, anche nell’emergenza, si riconosce quale “Regione Verde d’Europa”. Dott.ssa Flacco, gli eventi drammatici che hanno colpito maggiormente la provincia de L’Aquila, ma, conseguentemente tutta la regione, hanno sicuramente avuto conseguenze su tutto il lavoro curricolare del settore di cui lei è Dirigente. Può raccontarci cosa è successo per quanto riguarda il concorso Energiochi? Effettivamente è stato piuttosto problematico proseguire col calendario previsto per la manifestazione, tuttavia è stato doveroso portarlo a termine. Ricordo che il concorso Energiochi, riservato ai ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado della regione e che quest’anno ha raccolto l’adesione di 12.000 alunni, coinvolti in realizzazioni di attività didattiche inerenti le tematiche del risparmio energetico e dell’implementazione delle fonti rinnovabili, prevedeva la chiusura del concorso e la consegna degli elaborati il 16 di aprile. Va da sé che a ridosso delle vacanze pasquali, tutte le scuole si erano tacitamente accordate per trasmettere detti elaborati subito dopo il rientro dalle vacanze stesse. Purtroppo il sisma del 6 aprile ha impedito la spedizione degli elaborati provenienti dalle scuole aquilane e anche da altre realtà che, ovviamente, ha seguito degli eventi, hanno subito pause piuttosto importanti nelle attività didattiche.
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In un primo momento, mossi anche dalle sollecitazioni emergenziali che pervenivano dai territori maggiormente colpiti, ci è parso di dover interrompere la competizione, poi, stimolati da alcune realtà e dal desiderio di dare continuità e compimento ad un lavoro comunque svolto, si è deciso di proseguire, anche in considerazione delle dinamiche sociali che, nel frattempo, il sisma aveva provocato. Mi spiego meglio. I ragazzi che provenivano dalle zone maggiormente colpite, in molti casi sono stati accolti negli istituti della fascia costiera e qui, grazie al lavoro dei nuovi compagni, hanno riprodotto gli elaborati perduti a seguito del sisma. Gli altri ragazzi, quelli rimasti nelle tendopoli, anche in quel contesto sicuramente non facile, hanno riprodotto i loro elaborati, inviandoli all’indirizzo preposto. La cosa interessante è che, soprattutto i ragazzi che provenivano dalle tendopoli, hanno completamente rivisto i loro elaborati, utilizzando materiali di fortuna e i rifiuti della comunità per realizzare opere grafiche e tridimensionali sulle tematiche del concorso, con risultati sorprendenti. A questo punto, è stato giocoforza che la manifestazione finale si sia svolta nel “campo” più popolato de L’Aquila, conclusione questa che ha avuto la doppia valenza di termine istituzionale del concorso e abbraccio fra tutti i protagonisti, soprattutto i ragazzi che hanno dimostrato, anche fra le difficoltà del dopo terremoto, la volontà di conoscere, esprimere opinioni, darsi da fare per il territorio. Si consideri che il problema dell’approvvigionamento energetico è stato vissuto in prima persona da tutti coloro che hanno subito le conseguenze del sisma. Non solo i vari black out successivi alle scosse più disastrose, ma anche la quotidianità dei campi profughi e la vita nei ricoveri di fortuna, hanno dimostrato a tutti l’importanza di un bene che nel nostro quotidiano diamo troppo spesso per scontato. Al di là dell’apprezzabile effetto sulla popolazione scolastica che, anche nel frangente emergenziale si è dimostrata attenta alle problematiche dell’ambiente, Energiochi ha suscitato l’interesse di soggetti internazionali che ne hanno riconosciuto la validità, come inziativa didattica tesa alla circuitazione di idee ed informazioni volte alla sostenibilità. Ce ne può parlare? In realtà è andata proprio così ed io stessa ne sono stata felicemente colpita. Energiochi è attualmente alla sua quarta edizione ed in pochi anni è cresciuta fino a raggiungere le dimensioni attuali ed un modello di diffusa programmazione che supera il concetto di elaborato singolo per coinvolgere raggruppamenti sempre più ampi di ragazzi, classi diverse, sezioni diverse, scuole diverse che lavorano insieme sul tema dell’energia. Proprio per questo è stata insignita di un premio a livello
Europeo e la notizia l’abbiamo appresa proprio in queste settimane. Dalla lettera che ci è pervenuta pare che la Regione Abruzzo sia una delle poche a livello UE che sia riuscita a realizzare un modello di didattica sulle problematiche dell’energia, attraverso una programmazione sistematica e diffusa sul territorio. Quindi, il prossimo 25 giugno saremo invitati nell’Ile-de France per riceve questo riconoscimento che ci coglie stupiti, ma anche molto orgogliosi. Come ha influito l’emergenza terremoto nella prosecuzione delle attività e strategie che la regione Abruzzo aveva programmato e, in certi casi, già messo in atto, per quanto riguarda il settore energia? Diciamo che, con sforzo notevole, viste le questioni sicuramente più impellenti dal punto di vista umano, stiamo cercando di completare il lavoro intrapreso. Si continua a svolgere le attività per le autorizzazioni richieste e, compatibilmente con le ovvie difficoltà operative che hanno soprattutto i colleghi de L’Aquila, stiamo cercando di non stoppare le iniziative volte allo sviluppo delle energie alternative. Tutto il problema della ricostruzione va affrontato rapidamente e tenendo presente tutte le componenti in gioco; in questo senso è imminente l’emanazione di un nuovo testo legislativo che tiene conto del risparmio energetico in edilizia, del mantenimento del calore e delle certificazioni che andremo a rilasciare per le nuove costruzioni. Le questioni relative al risparmio energetico per le nuove costruzioni sono tanto più urgenti nell’area aquilana, particolarmente caratterizzata da temperature più basse rispetto alla media regionale. Si sta lavorando anche sul fronte dell’individuazione delle migliori tecnologie da utilizzare in loco, assicurando, laddove è possibile, il riferimento alle energie rinnovabili. Nel contempo sta proseguendo un aggiornamento per la realizzazione di nuovi piani di finanziamento comunitario
per la ricostruzione del dopo sisma, centrando l’attenzione su questi strumenti finanziari per una ricostruzione oculata e sostenibile. Diciamo che l’Abruzzo sta vivendo, drammaticamente, l’emergenza della ricostruzione, tuttavia si sta già attrezzando per cogliere l’opportunità affinché questi processi influiscano positivamente sullo sviluppo globale del territorio. Ricordo che per ben due volte, durante lo scorso anno, ci siamo incontrati in occasione di eventi che avevano l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e le imprese coinvolte, circa la bontà dell’implementazione della tecnologia metano-idrogeno per autotrazione. Orbene, pochi mesi fa l’UE ha approvato una direttiva che consente agli Stati membri di omologare le vetture ad idrogeno e quelle ibride. Questo darà un ulteriore impulso alla sperimentazione anche qui in Abruzzo, dove il dibattito era iniziato da tempo? Guardi, anche su questa questione non abbiamo interrotto il nostro lavoro. Le Università, malgrado l’interruzione didattica (soprattutto per quanto concerne il polo di eccellenza de L’aquila), stanno lavorando alacremente. Ovviamente, gli eventi calamitosi hanno interrotto alcune inziative mirate, come ad esempio l’arrivo di auto ad idrogeno che i nostri colleghi della regione Lombardia ci avrebbero messo a disposizione per i Giochi del Mediterraneo. Tuttavia, attraverso l’IPA Adriatico, stiamo attivando dei sistemi di finanziamento per giungere all’autoproduzione di energia da vettore ad idrogeno e all’autoapprovvigionamento. Questo perché la produzione di energia da fonti rinnovabili, non rende le comunità fornitrici di se stesse, dal momento che devono essere sempre collegate con la rete, che, in caso di cataclisma, diventa un punto di debolezza. Quindi lo sviluppo dell’idrogeno, qualora sia diffuso, diventa una sicurezza ulteriore per il territorio.
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CONAI
Gestione degli imballaggi e rifiuti di imballaggio
REGIONE E CONAI FIRMANO UN NUOVO PROTOCOLLO DI INTESA PER IL TRIENNIO 20092012 Un altro passo nella direzione dell’attuazione del nuovo PRGR Da tempo la Regione Abruzzo persegue politiche ambientali finalizzate alla realizzazione di una gestione integrata dei rifiuti urbani e, in particolare, alla promozione delle attività di raccolta differenziata e riciclo dei rifiuti, funzionali alla creazione di un auspicabile mercato dei prodotti riciclati (GPP – Acquisti Verdi) ed all’attuazione degli obiettivi del “Protocollo di Kyoto” e del “VI° Programma d’Azione UE per l’Ambiente”. In questo senso, una spinta notevole alla realizzazione di iniziative mirate viene dalla L. R. n. 45/07 “Norme per la gestione integrata dei rifiuti”, che, di fatto costituisce il nuovo Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti, motore primo delle dinamiche pianificatorie della Regione e degli Enti Pubblici in materia. Ora, nella massa di rifiuti prodotti dalla società, il settore rappresentato dagli imballaggi, costituisce la percentuale maggiore, se si considerano i rifiuti soldi urbani (RSU) e, pertanto, una corretta gestione degli stessi può produrre risultati soddisfacenti nello specifico della raccolta differenziata, del recupero e del riutilizzo. La Regione Abruzzo, già con DGR n. 130 del 22/02/2006 /2006 Protocollo d’intesa tra ra la Regione Abruzzo ed il Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI) - gestione integrata degli imballaggi e rifiuti di imballaggio” aveva va approvato un Protocollo ollo d’intesa fra i due soggetti etti per il triennio 2006-2009, che ha consentito l’implementazione azione di specifiche attività finalizzate alla riduzione
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della produzione dei rifiuti, alla sensibilizzazione dei cittadini sui temi della raccolta differenziata nonché all’attivazione di progetti pilota inerenti la gestione integrata dei rifiuti di imballaggio per facilitarne l’effettivo recupero ed incrementare i quantitativi delle raccolte differenziate. Proprio in considerazione dei risultati raggiunti, il Servizio Gestione Rifiuti, già in data 5 febbraio 2009 aveva manifestato la volontà di rinnovare la collaborazione con il CONAI, introducendo ai contenuti del precedente accordo, sulla base dell’esperienza operativa attuata, altri innovativi contenuti, in considerazione del fatto che permane la necessità di un impegno a perseguire obiettivi di gestione sostenibile degli imballaggi e rifiuti di imballaggio, fornire una opportuna informazione ai consumatori ed agli operatori interessati e sviluppare livelli quantitativi e qualitativi delle raccolte differenziate. Tali obiettivi sono ritenuti raggiungibili attraverso il rinnovo del Protocollo d’intesa tra la Regione Abruzzo – Servizio
Gestione Rifiuti e CONAI; pertanto si è convenuto sulla necessità ed utilità di dare continuità alle attività ed attuare ulteriori iniziative di implementazione, attraverso la stipula di un nuovo Protocollo d’intesa, anche alla luce del nuovo Accordo Quadro ANCI – CONAI 2009/2013. Il nuovo Protocollo di Intesa è stato approvato dalla Giunta Regionale su proposta dell’Assessore all’Ambiente, Daniela Stati e prevede la realizzazione di molteplici iniziative che coinvolgeranno, a livello regionale, tutti gli stakeholders del sistema di gestione integrata del rifiuti. Il Protocollo delinea le azioni da intraprendere sul territorio della Regione Abruzzo nel settore della riduzione e RD degli imballaggi e rifiuti da imballaggio, provenienti da utenze domestiche e non domestiche, al fine di facilitarne l’avvio al recupero ed al riciclo presso utilizzatori del territorio nazionale. In sostanza il Protocollo persegue le seguenti finalità: 1. incrementare i livelli di raccolta differenziata di imballaggi e dei rifiuti di imballaggio provenienti sia da su superficie pubblica sia prodotti dalla piccola – media industria da e dalla distribuzione, assimilati ai rifiuti urbani nel rispetto dei criteri di assimilazione esistenti e cr conformemente a quanto previsto con dal nuovo n Accordo di Programma Quadro ANCI-CONAI; Qua 2. promuovere, per ciascun 2 materiale, le modalità di raccolta più idonee, secondo i quantitativi stabiliti dalla normativa in vigore, nonché soddisfare i requisiti qualitativi
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come da Allegati tecnici dell’Accordo Quadro ANCI-CONAI; analizzare l’attuale di conferimento dei rifiuti di imballaggio secondari e terziari provenienti dalla grande industria, o comunque non assimilati ai rifiuti urbani, e laddove vengano individuate carenze e margini di miglioramento, sviluppare politiche e realizzare azioni di intervento; promuovere e pubblicizzare i circuiti specifici di adozione del sistema di cauzionamento degli imballaggi al fine di favorirne lo sviluppo; valorizzare la raccolta dei rifiuti per categorie omogenee, attraverso adeguati ed efficaci sistemi di filiera; sviluppare un adeguato sistema di stazioni/piattaforme ecologiche per la valorizzazione/stoccaggio dei rifiuti di imballaggio raccolti in modo differenziato, quale anello di collegamento per il loro avvio al riciclo presso gli utilizzatori del territorio nazionale;
7. favorire e promuovere lo studio e l’avvio di modalità di recupero di materia, anche in forma diversa dal riciclo diretto, nel territorio regionale; 8. favorire e promuovere il mercato della materia e dei prodotti recuperati dai rifiuti, secondo gli indirizzi e le finalita del D. M. n. 203/03 (Green Public Procurement) e relative circolari attuative in materia; 9. limitare la produzione di rifiuti residuali, da avviare a sistemi di trattamento/smaltimento, stabilendo controlli efficaci sulla destinazione dei rifiuti di imballaggio raccolti in modo differenziato; 10. promuovere lo svolgimento di attività formative per operatori pubblici e/o privati del settore, in particolare sull’organizzazione di sistemi di gestione, efficaci, efficienti ed economici, degli imballaggi e rifiuti di imballaggi; 11. organizzare lo scambio di informazioni sulle attività di produzione e raccolta differenziata degli imbal-
laggi, con particolare riferimento alle quantità, qualità merceologica, grado di copertura, modalità e “indici di efficienza” dei sevizi comunali e/o consortili; 12. realizzare il progetto di verifica dei flussi di materiali da imballaggio, attraverso un’analisi del tipo “bottom up”, delle quantità effettive di imballaggi presenti sia nel diversi flussi di rifiuti identificati (es. RD, CDR) sia nel rifiuto indifferenziato, destinato allo smaltimento in discarica con la creazione di una banca-dati coordinata con i dati MUD in possesso dell’ORR; 13. studiare e promuovere politiche di eco-fiscalità.
“Le attività di riciclo deglio imaballaggi e dei rifiuti di imballaggi - ha dichiarato alla stampa l’Assessore regionale all’Ambiente Daniela Stati - nonché la loro riduzione alla fonte, rappresentano una priorità assoluta dell’attività dell’assessorato all’Ambiente, anche per raggiungere gli obiettivi di RD previsti dalla normativa nazionale e dal PRGR”. “La rinnovata collaborazione con il CONAI - ha proseguito - permetterà di continuare a sviluppare le iniziative tese a diffondere le buone pratiche ambientali da parte dei cittadini e degli operatori del settore”. “E in questo senso - ha infine concluso stiamo mettendo a punto una serie di Protocolli di intesa su base territoriale con Comuni e Associazioni”. Ampia soddisfazione per il rinnovo del Protocollo d’Intesa Regine Abruzzo – CONAI, è stata manifestata anche dal Dirigente regionale del Servizio Gestione Rifiuti, Franco Gerardini, che ricorda come: “La Regione Abruzzo ha assunto l’impegno di ridurre la produzione di rifiuti del 5% di qui al 2011 (in riferimento ai dati 2005); con la collaborazione fra i due enti promotori per il triennio 2009-2012, si è compiuto un altro notevole passo nella direzione degli obiettivi previsti dal Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti, verso una gestione sostenibile del territorio e dell’ambiente”.
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SOGESA SPA
LA GESTIONE DEI RIFIUTI IN BUONE MANI
Gabriele Di Pietro, Presidente SOGESA, ci guida alla scoperta della Società di Notaresco (TE) di Alberto Piastrellini
Viaggiando alla scoperta delle imprese che, nella regione Abruzzo, hanno nella gestione del corretto ciclo dei rifiuti il loro core business, accanto ad una visione sostenibile del territorio, in questo numero di Ambiente Abruzzo News, abbiamo voluto conoscere da vicino la realtà di Sogesa Spa, società che opera dal 2000 nel settore delle problematiche ambientali e, in particolare, di quelle relative ai rifiuti solidi urbani e assimilati. Sin dalla sua costituzione, Sogesa si è posta l’obiettivo di diventare una realtà concreta nel settore ambientale e, altresì, costituire un punto di riferimento sia per le aziende private che per gli Enti Locali. Pertanto, partendo dalla gestione delle strutture impiantistiche realizzate dal CIRSU a Casette di Grasciano di Notaresco (TE), Sogesa è tesa alla risoluzione integrale del problema dello smaltimento dei rifiuti prodotti nel territorio (non solo RSU, ma anche tutti gli scarti derivanti dalle attività industriali, agrozootecniche e commerciali), tramite una loro valorizzazione spinta. Attualmente le unità impiantistiche esistenti sono: • linea di preselezione e selezione di rifiuti indifferenziati e differenziati all’origine; • linea di sanificazione della frazione organica preselezionata; • linea di compostaggio di rifiuti organici selezionalti con produzione di ammendanti di grande qualità; • piattaforma di tipo “A” per il recupero di frazioni secche di RD e di rifiuti industriali; • discarica di appoggio per rifiuti non pericolosi. Sin dalla sua costituzione, Sogesa ha creduto nell’importanza di certificare i propri processi, conseguendo, già dal 2002 la certificazione di qualità UNI EN ISO 9001, e dal 2006 la certificazione ambientale ISO 14001. Inoltre, onde offrire alle molteplici utenze la migliore possibilità di dialogo con l’azienda, dal 2000 Sogesa ha attivato un apposito sito on-line, rivolto ai Comuni consorziati ed ai singoli cittadini. Per saperne di più e meglio conoscere le problematiche affrontate e risolte da Sogesa, nonché gli obiettivi futuri, abbiamo intervistato il Presidente, Gabriele Di Pietro.
Balle plastica recuperata
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Dott. Di Pietro, quali sono le problematiche maggiori che vi siete trovati ad affrontare dovendo gestire gli impianti dedicati al trattamento dei rifiuti nel territorio teramano? Per intenderci il nostro bacino d’utenza è quello compreso nel comprensorio del Consorzio CIRSU, il quale comprende 6 Comuni (Notaresco, Roseto, Giulianova, Bellante, Morrodoro, Mosciano S. Angelo). In quest’ambito espletiamo le attività relative: • all’igiene urbana; • raccolta e trasporto RSU; • trattamento dei materiali nel polo tecnologico di Notaresco (trattamento di sopravvaglio e sottovaglio RSU e successivo avvio della frazione secca in discarica; mentre la frazione organica, stabilizzata viene avviata quale ricopertura nelle discariche del gruppo). Inoltre, ci occupiamo della RD (multimateriale) che lavoriamo nella piattaforma di tipo “A” e successivamente, attraverso i Consorzi di smaltimento, ci occupiamo del conferimento degli stessi Abbiamo ottimi risultati in questo senso, con una percentuale di scarto nella raccolta del multimateriale che non supera il 25%, quindi, con una percentuale di recupero del 75%, un ottimo traguardo che ci permette di avere dei costi abbastanza contenuti, perché, ovviamente, più si differenzia, maggiore è il recupero, minore è il conferimento in discarica con conseguente abbattimento dei costi ed allungamento della vita media del sito. Da quanti anni, nei Comuni serviti dal binomio CIRSU - Sogesa, si effettua la RD? Innanzi tutto vorrei specificare che la RD apporta diverse quantità, a seconda che si conferisca nei cassonetti stradali o nei contenitori tramite il “porta a porta”. Quest’ultima dinamica, permette circa il 68% contro il 20% conferito tramite la classica raccolta stradale. Per quanto riguarda la RD “porta a porta”, in alcuni Comuni del comprensorio si effettua dal 2007, nei restanti si è ancora in fase di attivazione del servizio. Abbiamo fatto un progetto dedicato per ogni Comune aderente al Consorzio e, per questo, ci siamo mossi con una tecnologia innovativa e finora mai utilizzata in questo territorio. Utilizzeremo, infatti, il trasponder per i bidoncini e il codice
Lavaggio cassonetti
Vista generale impianto
a barre per le buste distribuite ai cittadini, dando ai comuni serviti la possibilità di controllare immediatamente la quantità, la tipologia e la frequenza del materiale smaltito. In questo modo si supera la tentazione di basare le modalità di raccolta sulla base delle sensazioni degli amministratori, legandola in modo incontrovertibile alla fornitura di dati precisi. L’attivazione del servizio con queste modalità presso il comune di Bellante è prevista per ottobre 2009 e, successivamente, si estenderà a tutti. Quali sono le dimensioni della discarica che gestite? Attualmente, la nostra discarica è autorizzata dalla Regione per 35.000 m3 e, stante il ritmo di conferimento, ha ancora 5 mesi di vita utile. Nel frattempo la Società ha provveduto a redigere e presentare un progetto esecutivo per una nuova discarica per una capienza di circa 500.000 m3 che dovrebbe consentire, non solo al comprensorio del CIRSU, ma anche a tutto il territorio provinciale teramano, stante l’aumento dei servizi di raccolta “porta a porta” ed il conseguente abbattimento delle quantità conferite in discarica, di ottenere una certa tranquillità per i prossimi 7 o 8 anni. L’iter autorizzativo è iniziato da circa un mese e avendo eliminato in fase di progettazione tutti i fattori escludenti, diciamo che in circa 6 mesi dovremmo iniziare la fase realizzativa dell’invaso e, quindi, essere operativi all’abbancamento per il prossimo marzo o aprile 2010. Nel periodo-finestra tra la chiusura della discarica di Notaresco e l’apertura del nuovo sito, ci sarebbe la necessità di far ricorso ad una discarica esterna al territorio, per cui ci siamo convenzionati con il sito di Cerratina.
Selezione vetro e alluminio
Qual è stato il ruolo di Sogesa nell’avviare le attività di RD “porta a porta” presso i comuni serviti? Il nostro obiettivo prioritario è che la RD “porta a porta” si realizzi nel più breve tempo possibile, perché tanto più si conferisce materiale differenziato all’origine, meno Sogesa dovrà intervenire a valle con gli adeguati trattamenti. Si consideri che per il solo trattamento della FOS occorre circa un mese con notevole incidenza sul costo finale presupponen-
do tecnologie apposite, tempistiche adeguate e personale specializzato. Quali sono gli obiettivi futuri che vi siete posti? Innanzitutto quello di dotarci di una nuova discarica al servizio di un polo tecnologico d’avanguardia che ci consenta di adeguare il livello della RD ai limiti previsti dalla normativa. In questo senso, auspichiamo uno sforzo maggiore da parte delle Pubbliche Amministrazioni, affinché comincino a considerare i rifiuti non solo un problema, ma anche una risorsa, che va gestita nel migliore dei modi. Un’altra direzione su cui ci stiamo muovendo è quella del potenziamento della piattaforma di tipo “A” per il multimateriale, piattaforma che già oggi è un punto di riferimento per la provincia di Teramo e per quelle limitrofe, considerando che per il multimateriale serviamo anche la provincia di Pescara. Inoltre, è già in fase di progettazione una linea dedicata alla produzione di compost di qualità e, vorremmo posizionare, a metà della filiera, un impianto dedicato (biodigestore) alla produzione energetica derivante dalla digestione anaerobica della frazione organica. Infine, per quanto riguarda la Frazione Organica Stabilizzata (FOS), stiamo sensibilizzando le Amministrazioni competenti per una normativa che consenta l’utilizzo della FOS per la ricopertura, in parte, di cave attualmente aperte o dimesse, anche perché la percentuale del 10% utilizzata per la ricopertura di discariche non ci consente di smaltire la quantità prodotta senza ricorrere a migrazioni verso siti lontani con aggravio dei costi.
Piattaforma raccolte differenziate
SOGESA spa Società Gestione Salvaguardia Ambientale Località Casette di Grasciano - 64024 Notaresco (TE) Tel. 085 8958003 - fax 085 8959783 www.sogesaspa.com - info@sogesaspa.com
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ACIAM SPA
COMPOST DI QUALITÀ: INIZIA UNA NUOVA ERA Per la Marsica, la Provincia dell’Aquila e per l’Abruzzo intero, con la produzione di compost di qualità dall’impianto di Aielli, inizia una nuova era di Germano Contestabile Ufficio Comunicazione Aciam spa
La linea di qualità, attivata in data 03/04/2009, comincerà a produrre compost nei primi giorni di luglio e farà dell’Impianto di Aielli uno dei più avanzati ed efficaci sistemi di riciclaggio dell’intera Regione. L’impianto ha una capacità di trattamento pari a circa 9.000 tonnellate all’anno di scarti organici e vegetali ed una produzione annua di circa 2.700 tonnellate di compost. In un momento in cui (finalmente) il progresso tecnologico sembra necessariamente dover fare i conti con la sostenibilità ambientale e soprattutto con la salvaguardia della salute umana, nasce per la nostra regione l’opportunità di ridurre sensibilmente l’utilizzo di fertilizzanti chimici in agricoltura. La soluzione semplice ed efficace è la stessa adottata dai nostri antenati fin da-
IL FUTURO ALLE PORTE: LA MARSICA VERSO L’INTRODUZIONE DI SERVIZI DOMICILIARI L’attuale organizzazione dei servizi di raccolta differenziata nella maggior parte dei Comuni italiani prevede lo svuotamento di contenitori stradali di medie-grandi dimensioni. Questa tipologia di raccolta comporta un costo iniziale elevato per l’acquisto dei contenitori, ma costi di gestione piuttosto contenuti. Tali costi si riducono all’aumentare delle dimensioni dei cassonetti, ma si riduce altresì la qualità e la resa dei servizi di raccolta differenziata. Questo stato di cose sta determinan-
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gli albori e cioè il trattamento dei suoli agricoli mediante concime di natura organica per contrastare il naturale e progressivo inaridimento del terreno. Il compost di qualità che verrà prodotto nell’impianto di Aielli recherà il Marchio di Qualità “COMPOST ABRUZZO”, e sarà garantito dall’applicazione del protocollo operativo stilato dalla Regione Abruzzo in accordo con il C.I.C. (Consorzio Italiano Compostatori). La certificazione
do negli ultimi anni una forte spinta al cambiamento, inducendo le amministrazioni comunali ad introdurre servizi mirati più vicini al cittadino. Non fa eccezione il territorio marsicano, in cui i primi servizi domiciliari sono partiti, già nell’anno 2007, nel Comune di Avezzano e nell’Altopiano delle Rocche. Si tratta del cosiddetto sistema “di prossimità”, in cui i contenitori della raccolta differenziata hanno dimensioni minori rispetto al sistema stradale ma sono distribuiti con una maggiore densità sui territori interessati. Le rese in tal caso sono notevolmente migliorate sia in termini di quantità intercettata che di
del prodotto finale permetterà l’utilizzo del compost nelle lavorazioni agricole e florovivaistiche. Di riflesso fiorisce nella Marsica l’interesse dei Comuni verso la raccolta differenziata dell’umido (rifiuti organici da utenze domestiche, da mense e ristoranti; rifiuti verdi da aziende boschive e vivai, scarti dell’industria del legno; residui di produzioni agricole, prodotti agricoli invenduti o deteriorati). I primi servizi di raccolta sono già partiti nei Comuni di Avezzano, Ovindoli, Rocca di Mezzo e Rocca di Cambio; a questi si aggiungeranno a breve quelli di Pescina, Massa d’Albe, Carsoli, Trasacco e Villavallelonga. Sulla progressiva adesione di tutti gli altri Comuni Marsicani c’è da giurarci.
qualità dei materiali. Il sistema attuato comprende servizi dedicati alle imprese (commercianti, piccoli artigiani, uffici) che rappresentano, specie in realtà turistiche, i maggiori produttori di rifiuti riciclabili. La raccolta differenziata ad Avezzano si attesta attorno al 20%, mentre nei Comuni di Ovindoli, Rocca di Mezzo e Rocca di Cambio si sono raggiunte punte del 40%. A questi si aggiungerà a breve, quello di Pescina, in cui si è già dato inizio alla campagna di comunicazione preventiva. Ulteriore passo in avanti è il sistema di raccolta “porta a porta”, che prevede la consegna di secchielli domiciliari per ogni tipologia di rifiuto (carta, plastica, vetro/ metallo, organico e residuo non riciclabile) e l’esposizione a cura dell’utente nei giorni prestabiliti per lo svuotamento.
Tale sistema, se da un lato richiede l’impiego di maggiori risorse umane e mezzi di raccolta (con conseguente lievitazione dei costi di gestione), dall’altro comporta il raggiungimento di ottimi risultati per la raccolta differenziata (anche fino all’80-90%). E’ innegabile dunque il miglioramento della qualità percepita dall’utente che (dopo l’iniziale smarrimento) mostra
di apprezzare la comodità di un ritiro domiciliare e la scomparsa dei contenitori che ingombrano le strade, oltre alla consapevolezza di agire nel rispetto della salute pubblica e dell’ambiente. Ancora più evidenti sono i benefici per l’ambiente; grazie alla raccolta porta a porta si riesce ad avviare a recupero la quasi totalità dei rifiuti prodotti, con il contestuale ridimensionamento della
necessità di realizzare discariche ed altri impianti di smaltimento. Sono in fase di attivazione nella Marsica numerosi servizi di raccolta domiciliare: prima dell’estate è previsto l’avvio della raccolta nel Comune di Massa d’Albe; nel mese di settembre sarà la volta del Comune di Carsoli ed a seguire del Comune di Trasacco.
EMERGENZA TERREMOTO: ACIAM VUOL DIRE SOLIDARIETÀ Nei giorni in cui la nostra regione è scossa dalle tragiche conseguenze del sisma aquilano, Aciam mette in campo le proprie forze e la propria esperienza per garantire assistenza e solidarietà alle popolazioni colpite. Già la mattina successiva all’evento sono stati attivati contatti con l’Azienda Servizi Municipalizzati dell’Aquila (ASM) per concordare tipologie, tempistiche e metodologie di intervento. I primi soccorsi sono partiti alla volta del capoluogo abruzzese il giorno 7 aprile, con la fornitura in comodato gratuito delle seguenti attrezzature: - Camion compattatori; - Attrezzature di raccolta (cestini, cassonetti e bidoncini da ubicare nelle tendopoli); - Macchine operatrici per movimentazione terra nelle discariche; - Bagni chimici; - Officina Mobile. Sin da subito è stato garantito all’ASM, il supporto logistico necessario in merito ad alcune tipologie di raccolta. - raccolta rifiuti ingombranti - raccolta sfalci, potature e rifiuti verdi; - disinfestazione e derattizazione. Aciam ha offerto altresì la disponibilità degli impianti marsicani per accogliere le diverse tipologie di rifiuti dell’aquilano: - Piattaforma ecologica in località Ripa Seminario (Aielli); - Stazione ecologica di Cerchio; - Impianto di compostaggio in località La Stanga (Aielli); - Discarica per inerti di Valle Solegara (Avezzano); - Discarica per rifiuti non pericolosi di S. Lucia (Avezzano). L’azienda è tuttora impegnata in attività operative e con la logistica per contribuire alla risoluzione dell’emergenza.
Azienda Consorziale Igiene Ambientale Marsicana Via Edison 25 (N. Ind.le) 67051 Avezzano (AQ) Tel 0863 441345 - Fax 0863 440651 info@aciam.it - www.aciam.it Numero Verde: 800 220403
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NEWS
100% COMPOSTAGGIO DOMESTICO
Regione Abruzzo e Comune di Giuliano Teatino varano un progetto sperimentale per la realizzazione di un sistema integrato domiciliare di raccolta dei rifiuti urbani
La valorizzazione della frazione organica dei RSU e la promozione e diffusione di attività che mirino ad una gestione integrata dei rifiuti, rientra nelle strategie che la Regione Abruzzo, da diverso tempo sta corteggiando al fine di realizzare, sul proprio territorio, lo sviluppo sostenibile e l’integrazione fra tutela dell’ambiente, minimizzazione degli impatti antropici e garanzia della salute per i propri cittadini. Inoltre, già dalla fine del 2007 è attivo il PRGR, (L. R. n. 45) riferimento puntuale per la gestione integrata dei rifiuti, con precisi obiettivi circa la riduzione degli stessi alla fonte, l’aumento delle raccolte differenziate, la valorizzazione delle diverse frazioni merceologiche in termini di recupero/riciclo. In questo senso, la diffusione del compostaggio domestico, assolve a diversi passaggi virtuosi nel percorso della gestione del rifiuto organico che, praticamente viaggia “dalla terra alla terra”, senza trattamenti e passaggi che, altrimenti, rischierebbero di produrre insidiosi “viaggi” sul territorio. Orbene, il Comune di Giuliano Teatino (CH), coerentemente con gli obiettivi fissati dalla Regine, ha presentato un progetto sperimentale, riferito ad utenze comunali, che prevede un sistema integrato di raccolta, finalizzato all’attuazione di politiche di prevenzione e riduzione dei rifiuti. Il Progetto è denominato: “100% compostaggio domestico -Progetto sperimentale per la realizzazione di un sistema integrato domiciliare di raccolta dei rifiuti urbani” e per la sua attuazione la Regione stessa ha sottoscritto un Protocollo di Intesa, dopo averne valutato positivamente la bontà. Detto Protocollo persegue le seguenti finalità: • attuare il progetto sperimentale “100% compostaggio domestico”, attraverso il quale si intende attuare il compostaggio domestico integrale al 100% delle utenze servite, nell’ambito della diffusione dei sistemi integrati
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di raccolta differenziata; • promuovere l’impegno dei cittadini per la diffusione delle pratiche del “compostaggio domestico” e delle raccolte Differenziate domiciliari; • attuare un’iniziativa sperimentale di riduzione della produzione dei rifiuti integrata nel sistema di raccolta differenziata finalizzata anche alla diminuzione di rifiuti da conferire in discarica; • attuare politiche fiscali che prevedano una sensibile riduzione tariffaria per tutti gli utenti, realizzabile con le economie che si ottengono attraverso la pratica del compostaggio domestico; • ridurre la quantità di rifiuti da smaltire in discarica, in coerenza con gli obiettivi e gli indirizzi della ex L.R. 23.06.2006, n. 22 recante: “Programma regionale per la riduzione dei rifiuti biodegradabili da avviare in discarica Programma RUB” e della L.R. 17.07.07, n. 22 recante: “Promozione dell'utilizzo dei rifiuti compostabili e degli Ammendanti per la tutela della qualità dei suoli”. I precisi impegni sottoscritti dai due enti firmatari, si possono così sintetizzare: Regione Abruzzo • collaborare, tramite l’ORR (Osservatorio Regionale dei Rifiuti), all’attuazione di un progetto sperimentale nel settore della gestione integrata dei rifiuti urbani, finalizzato alla riduzione della produzione degli stessi, in particolare tramite il progetto denominato: “100% compostaggio domestico”; • rendersi disponibile attraverso l’ORR a partecipare ad incontri di sensibilizzazione e seminari informativi per i cittadini. • Compartecipare all’attuazione del progetto sperimentale con proprie risorse, valutabili in 2.000,00 Euro (compreso I.V.A), in particolare per contribuire alla necessaria campagna di informazione fra i cittadini, da corrispondere con le seguenti modalità:
70% all’invio della comunicazione di inizio attività - 30% alla presentazione del rendiconto, al servizio competente della Regione, delle spese sostenute per le iniziative realizzate. • promuovere la diffusione delle esperienze realizzate con il progetto: “100% compostaggio domestico” perché le stesse siano di riferimento per altre realtà. Comune di Giuliano Teatino • finanziare con proprie risorse la realizzazione del progetto: “100% compostaggio domestico”; • individuare i soggetti e le collaborazioni necessarie per l’attuazione dei programmi e dei servizi di compostaggio domestico previsti dal progetto sperimentale; • garantire una costante attività di sensibilizzazione dei cittadini, il monitoraggio delle esperienze di compostaggio domestico, nonché l’introduzione di agevolazioni fiscali alle utenze che aderiranno alle iniziative di compostaggio domestico; • provvedere a redigere, pubblicare un dettagliato “Rapporto finale” delle diverse attività svolte e dei risultati raggiunti (servizi attivati, territori interessati,incremento riduzione produzione rifiuti, unità operative impegnate, attività di comunicazione, …etc), da inviare successivamente ai Comuni interessati ed alla Direzione Parchi Territorio Ambiente Energia Servizio Gestione Rifiuti; • organizzare un evento sul tema del compostaggio domestico che coinvolga, in particolare: gli EE.LL., le Associazioni ambientaliste e dei consumatori, le istituzioni scolastiche. “Prosegue incessante - ha dichiarato il Dirigente regionale del Settore Gestione Rifiuti, Franco Gerardini – il cammino che l’amministrazione regionale ha iniziato tempo fa, volto alla corretta gestione dei rifiuti, alla loro valorizzazione e alla riduzione delle quantità prodotte e stoccate improduttivamente in discarica”.
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