R&A n. 10 ottobre 2009

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n°10 Ottobre 2009 Anno X

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CAMBIAMENTI CLIMATICI

22-24 settembre 2009, Summit dell’ONU a New York Cambiamenti climatici: “andare oltre i cicli elettorali” Le proposte più avanzate sono state fatte dall’UE e dalla Cina

12 G20, Pittsburgh (24-25 settembre 2009) Carbon Tax vs Tax Haven La lotta ai paradisi fiscali ha prevalso su quella contro i cambiamenti climatici

14 State of the Future 2009 “I cambiamenti climatici causeranno il collasso della civiltà” Per evitarlo necessario uno sforzo economico pari a quello del Progamma Apollo

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AMBIENTE E SALUTE

Presentato Rapporto dell’OMS Radon: rischi per la salute Proteggere dai rischi di un gas che è al secondo posto, dopo il fumo, per le cause di cancro al polmone


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EQUITÀ E SOSTENIBILITÀ

25 settembre 2009: Earth Overshoot Day Il consumo di risorse supera la produzione naturale della terra

La pesca mondiale deve prepararsi ad affrontare i cambiamenti climatici L’allarme nell’ultimo Rapporto della FAO “Lo Stato Mondiale della Pesca e dell’Acquacultura” EDUCAZIONE ALLO SVILUPPO SOSTENIBILE

Pesce fuori d’acqua - La gestione marina in un clima che cambia Azioni sul documento

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UNO SPAZIO DEDICATO A...

di Lino Zanichelli

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La Commissione UE ha adottato un Libro Verde Riforma della politica europea della pesca La consultazione si concluderà il 31-12-2009 MANIFESTAZIONI E CONVEGNI

23-25 Settembre 2009 REMTECH EXPO 2009 Si è concluso con successo l’unico evento interamente dedicato alle bonifiche ambientali

AGENDA 21

Dunkerque 19-21 Maggio 2010 Sesta Conferenza Europea delle Città Sostenibili Creare città sostenibili: la sfida delle amministrazioni locali Agricoltura bio per contrastare la perdita di biodiversità a cura della Segreteria del Coordinamento Agende 21 Locali Italiane

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SPECIALE ECOMONDO

Regione Emilia-Romagna Protagonista il consumatore abile

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IL COMMENTO

Scattano dal 9 ottobre 2009 Sanzioni per il mancato rispetto del REACH Ma gli operatori hanno ancora idee “vaghe” su incombenze e scadenze del Regolamento

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BIODIVERSITÀ E CONSERVAZIONE

Strömstad (Svezia), Conferenza “Scenari per la Biodiversità oltre il 2010” Gli investimenti in biodiversità offrono rendimenti potenzialmente assai elevati Presentato il Rapporto di aggiornamento del TEEB



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ENERGIE ALTERNATIVE E RINNOVABILI

“Patto per l’ambiente”: impegno su rinnovabili ed emissioni Accordi volontari Governo-Imprese

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INFORMAZIONE E AGGIORNAMENTO

Arpa Piemonte MED IPPC NET per rafforzare l’attuazione dell’IPPC nei Paesi del Mediterraneo

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AMBIENTE E ARTE

Contemporaneamente proiettato via satellite il film “L’era degli stupidi” “Perché non abbiamo arrestato i cambiamenti climatici quando ne avevamo la possibilità?” Una sollecitazione a raggiungere un accordo a Copenhagen

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€CO-FINANZIAMENTI

di Massimo Boasso

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I QUESITI DEL LETTORE

Davos, 15-16 settembre 2009 - World Resources Forum Governance delle risorse per un pianeta finito Spostare la fiscalità dai prodotti e dal lavoro sulle materie prime

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AGENDA - Eventi e Fiere

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NEWSLETTER 36

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RICERCA E INNOVAZIONE

Il Mediterraneo non è immune dai maremoti “Tsunamometro made in Italy” Dopo le ultime devastanti notizie dello Tsunami nel Pacifico si evidenzia sempre più la necessità di un rapido sistema di allerta

Associazione Nazionale Coordinamento Agende 21 Locali Italiane a cura di Antonio Kaulard

AMBIENTE MARCHE NEWS


CAMBIAMENTI CLIMATICI

22-24 settembre 2009, Summit dell’ONU a New York

CAMBIAMENTI CLIMATICI: “ANDARE OLTRE I CICLI ELETTORALI”

Le proposte più avanzate sono state fatte dall’UE e dalla Cina

“L’obiettivo del vertice sui cambiamenti climatici del 22 settembre è di mobilitare la volontà politica e la visione necessari per raggiungere un risultato ambizioso, basato sulla scienza ai colloqui sul clima di Capenhagen”. Con queste parole il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon annunciava sul sito dell’ONU il Summit di New York da lui convocato. Evidentemente, dopo gli ultimi, deludenti Climate Change Talks di Bonn (Cfr: “Camminando sulla sabbia bagnata. Sconfortanti risultati mettono a rischio la possibilità di raggiungere un accordo a Copenhagen” in Regioni&Ambiente, n. 8/9 agosto-settembre 2009, pagg. 12-13), era maturata in lui la convinzione che senza una accelerazione dei negoziati, difficilmente a Copenhagen sarà possibile un accordo globale. Nell’occasione Ban Ki-moon aveva pure comunicato che la Conferenza ad alto livello sarebbe stata ad impatto zero perché l’ONU avrebbe compensato le sue emissioni acquistando crediti di emissioni (CDM) che produrranno investimenti per la riforestazione ed energie rinnovabili nella regione semiarida di Kolar, nello Stato indiano del Karnataka. Inoltre, lo storico “Palazzo di vetro” sarebbe stato restaurato per ridurre fortemente le emissioni di gas serra.

“Il consumo totale di energia sarà ridotto di oltre il 50% - ha annunciato il Segretario Generale ONU - Le emissioni di gas serra caleranno di oltre il 45%. È un esempio di misure concrete che le organizzazioni, le imprese e gli individui possono prendere per rendere più verde e più prospero il Pianeta”. Nei primi giorni di settembre Ban aveva voluto verificare personalmente quanto asserito dagli scienziati, secondo i quali i ghiacciai si stanno sciogliendo ad un ritmo più veloce del previsto. Sorvolando il Circolo Polare Artico, secondo il portavoce dell’ONU, Farhan Haq, il Segretario Generale ha potuto constatare che lo stato di precarietà dei ghiacciai della regione è “visibile e allarmante”, tanto che, soffermatosi presso la comunità scientifica di Ny Aalesun nell’arcipelago norvegese delle Svalbard, dove si compiono ricerche relative alla fusione del ghiaccio, ha dichiarato: “cercherò di trasmettere un messaggio chiaro e forte della mia visita al Polo Nord”. Riprendendo poi il motto lanciato dalla sua Campagna di sottoscrizione “Seal the Deal”, Ban Ki-moon ha dichiarato che “dobbiamo sigillare un accordo a Copenhagen, globale, equo ed onnicomprensivo per il futuro dell’umanità e del pianeta Terra”.

Foto: UN/Eskinder Debebe

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Prima di lasciare la regione artica per raggiungere Ginevra dove avrebbe aperto la sessione ad alto livello della 3a Conferenza Mondiale sul Clima (31 agosto - 4 settembre 2009; le altre si sono svolte nel 1979 e nel 1990) della World Meteorological Organization (WMO), l’Agenzia dell’ONU che si occupa di tempo, clima e idrologia, Ban ha visitato la Global Seed Vault, nel cui caveau sono custoditi e protetti dal permafrost tutti i campioni dei semi delle colture più importanti del mondo (Cfr: “L’arca della biodiversità. Purché dopo l’Apocalisse ci sia chi sappia coltivarli”, in Regioni&Ambiente n.3 marzo 2008, pag. 28 e segg.).

“i dubbi e le difficoltà per agire subito onde evitare una catastrofe irreversibile”. Dopo aver ricordato che gli USA stanno investendo molto nel settore delle energie rinnovabili e nelle tecnologie di cattura e sequestro del carbonio, applicando nuovi standard di riduzione delle emissioni di gas inquinanti dei veicoli, fornendo assistenza tecnica ai Paesi sottosviluppati, Obama ha sottolineato che “non siamo venuti qui per celebrare i progressi odierni. Noi siamo venuti perché occorre progredire molto di più. Noi siamo venuti perché resta molto da fare”. Nel pur bel discorso del Presidente USA, sono mancati, tuttavia, indicazioni precise circa impegni da prendere nei negoziati, in grado di sbloccare la situazione di stallo che si è determinata. Il passaggio del suo intervento, in cui si sottolinea che al Senato americano è in corso l’esame del testo di Legge sull’energia e il clima (ACESA), già approvato dalla Camera dei Rappresentanti, sta ad indicare che le azioni da intraprendere saranno conseguenti alla legislazione approvata (cfr: “Obama vince la prima partita, ma con grande sofferenza” in Regioni&Ambiente n. 7, luglio 2009, pag. 20 e segg.). Ma i Senatori del suo partito si rifiutano di discutere la pro-

Come promesso, nel suo discorso inaugurale del vertice sui cambiamenti climatici, Ban Ki-moon ha ricordato il suo viaggio: “All’inizio di questo mese sono stato nella regione artica. Ero preoccupato per il veloce incremento dei cambiamenti. L’Artico potrebbe essere privo di ghiacci entro il 2030. Le conseguenze si faranno sentire sugli abitanti di ogni continente. Proprio ieri ho incontrato i leader di molti piccoli Stati insulari, che sono stati molto eloquenti sul modo in cui i cambiamenti climatici stanno riscrivendo il futuro dei loro Paesi…”. Bisogna rammentare che il Vertice che si inseriva nella Global Climate Week densa di altri importanti avvenimenti non era una sessione negoziale, ma un Forum al più alto livello in cui i Capi di Stato hanno avuto la possibilità di esprimere i propri orientamenti per individuare eventuali punti di convergenza su cui i negoziatori potranno trovare terreno comune per i veri e propri negoziati che, secondo il Segretario Generale ONU, “stanno procedendo troppo lentamente. I ghiacciai del mondo si stanno sciogliendo più velocemente di quel che facciamo noi”. Rivolgendosi direttamente ai numerosi Capi di Stato (più di 100 erano presenti) intervenuti, Ban ha ammonito che “i vostri negoziatori hanno bisogno del vostro diretto sostegno politico e orientamento per risolvere i problemi fondamentali, per accelerare il ritmo dei negoziati e per rafforzare l’ambizione di quel che viene proposto. Invece di chiedere concessioni ad altri, chiediamoci come possiamo contribuire al bene più grande. Il successo di un accordo a Copenhagen vuol dire più benessere, più sicurezza, più equità… Eccellenze, vi esorto a suggellare un accordo equo, scientificamente ineccepibile, che rafforzi lo sviluppo sostenibile e dia forza alla crescita verde in ogni Paese. La scienza lo esige. L’economia mondiale ne ha bisogno. Oggi il destino delle future generazioni, le speranze e le condizioni di vita di miliardi di persone pesano letteralmente su di voi. Conto sulla vostra leadership e sul vostro forte impegno”. Come hanno reagito i “potenti” a queste sollecitazioni? Ovviamente molto atteso era l’intervento di Barack Obama. Il Presidente USA ha invitato i leader mondiali a superare

Foto: UN/Marco Castro

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spettiva di una normativa nazionale sui cambiamenti climatici senza l’inclusione di adeguate protezioni commerciali. Peraltro, la risicata maggioranza, conseguita in giugno alla Camera, non sarebbe sufficiente al Senato, dove è necessario per l’approvazione il 60% dei voti. Se si aggiunge, poi che in questo momento al Senato americano è in corso anche l’aspro dibattito sulla revisione del sistema sanitario degli Stati Uniti, è prevedibile che l’ACESA non riuscirà ad essere approvata prima del summit di Copenhagen. Tant’è che Dennis Leaf, Consulente Senior presso l’Agenzia di Protezione Ambientale (EPA) degli USA, di passaggio a Bruxelles il 24 settembre 2009, ha cercato di rassicurare gli europei che qualora la legge non fosse approvata, il Presidente Obama pur “volendo una legislazione completa, nel contempo ha un piano di riserva”. Questa sorta di “Piano B” poggerebbe sulla conferma della proposta dell’EPA, formulata nel mese di aprile u. s., di classificare sei gas-serra come minaccia per la salute e il benessere pubblici (Cfr: “L’EPA dichiara: l’inquinamento atmosferico è dannoso per la salute” in Regioni&Ambiente n. 5 maggio 2009, pagg. 52-53). Se l’EPA confermasse tale proposta, con decisione finale da prendere entro il 2009, l’Agenzia avrebbe la possibilità di imporre limiti vincolanti per questi gas, senza contare che il pubblico potrebbe rivolgere una petizione all’EPA stessa, per regolare le emissioni delle centrali elettriche e delle altre fonti inquinanti industriali. Secondo Leaf, questa opzione costituirebbe anche una leva per spingere i membri del Senato ad approvare il Climate Bill. Confermando, poi, che sussistono differenze tra USA e UE sugli assetti istituzionali del nuovo Trattato, con gli europei che vogliono mantenere l’“architettura” del Protocollo di Kyoto, mentre Obama la vuole cambiare, il Consulente EPA ha osservato che quando si arriverà al punto “ci sarà maggior enfasi sugli aspetti operativi e le ripercussioni potrebbero non soddisfare il vostro obiettivo. Noi spingeremo su molte questioni che probabilmente non piaceranno al Giappone e all’Unione europea” (EurActive.com, 25 september 2009). Dopo qualche giorno (1° ottobre 2009), sul sito dell’EPA è stato pubblicato un articolo di corrispondenza da Los Angeles, secondo il quale la Direttrice dell’EPA, Lisa Jackson, durante un vertice dei Governatori convocato in California da Arnold Schwarzenegger, ha annunciato che sulla base dell’autorità che deriva all’EPA dal Clean Air Act (una serie di atti legislativi sulla qualità dell’aria per difendere la salute dei cittadini), “possiamo cominciare a ridurre le emissioni degli impianti più grandi, quelli che sono responsabili di quasi il 70% dei gas ad effetto serra prodotti dagli USA”. Si tratterebbe di imporre ai grandi impianti industriali che emettono almeno 25.000 tonnellate di gas serra all’anno, l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili e misure adeguate di efficienza energetica per ridurre al minimo le

emissioni, affinché possano ottenere il permesso di costruire o modificare in modo significativo l’impianto. Sono esentate le grandi aziende come le imprese agricole e di ristorazione e quelle di piccole dimensioni. “Questa proposta ci permetterà di raggiungere le finalità del Clean Air Act – ha sottolineato la Jackson – riducendo le emissioni per migliorare la salute umana, innovando la tecnologia per sostenere l’economia, proteggendo l’ambiente per un migliore futuro, senza dover imporre oneri eccessivi alle imprese che costituiscono la parte migliore della nostra economia”. Il giorno successivo la “Zarina dell’Energia”, come viene soprannominata Carol M. Browner per la quale Obama ha creato il ruolo di Assistente del Presidente per l’Energia e i Cambiamenti Climatici, nel corso di un’intervista rilasciata a “The Atlantic” e pubblicata in video sul sito web della rivista, alla domanda su quali fossero le prospettive di approvare la Legge sul Clima prima della Conferenza UNFCCC di Copenhagen, rispondeva “Ovviamente ci piacerebbe concludere il procedimento legislativo, ma è assai improbabile”. “Abbiamo anche l’opportunità che l’EPA intraprenda azioni per ridurre le emissioni”, ha aggiunto l’ex capo dell’EPA, cosa che spingerebbe le imprese a far sentire la loro voce in Congresso, per il timore di una regolamentazione più difficile da rispettare in tutti gli Stati se l’EPA si muove per conto proprio. Ovviamente, sarebbe un modo per aggirare l’ostacolo del Congresso, evento che l’Amminstrazione Obama, secondo la Browner, non caldeggerebbe perché preferisce “assolutamente” il consenso del Congresso rispetto azione dell’EPA. “D’altra parte - ha concluso la “Zarina” - gli USA potrebbero svolgere a Copenhagen un ruolo guida, anche senza una nuova Legge sul clima”. Questo sì che è “gioco di squadra”! Fredrik Reinfeldt, Primo Ministro della Svezia, quale Presidente di turno dell’UE ha rappresentato i 27 Stati membri. Dopo aver ricordato l’importante obiettivo fissato al G8 de L’Aquila, con l’accordo di limitare a 2° C l’aumento del riscaldamento globale entro la fine del secolo, Reinfeldt ha sottolineato che “ora tutti i Paesi debbono accelerare i loro sforzi per cogliere tale obiettivo… I Paesi sviluppati devono ridurre le loro emissioni del 25-40% entro il 2020, rispetto al 1990. I Paesi in via di sviluppo del 15-30%. Affinché ciò accada, abbiamo bisogno di veder impegni concreti [...] L’UE si è impegnata a fare una riduzione del 30% entro il 2020 all’interno di un accordo globale che è più di quanto messo sul tavolo da chiunque altro”. C’è stato un passaggio finale della dichiarazione del Primo Ministro che merita di essere sottolineato: “Signore e signori, ci sono solo 76 giorni dalla riunione di Copenhagen, ma le trattative stanno andando troppo a rilento e non c’è ancora un reale

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progresso. Il nostro compito è quello di sbloccare la situazione, di uscire dalle trincee, di dare chiari orientamenti politici per il processo negoziale. È questo il momento di raccogliere, è questo uno di quei momenti in cui la nostra responsabilità deve essere estesa: Beyond election cycles [oltre i cicli elettorali]”. Già, il problema è che i decisori politici sono guidati per lo più da scadenze elettorali e convenienze di partito, senza preoccuparsi degli effetti a lungo termine che deriveranno dalle loro stesse decisioni. Quando il 1° luglio la Svezia ha assunto la Presidenza UE, nel suo documento programmatico semestrale la questione climatica e il nuovo accordo post-Kyoto erano stati posti tra le priorità e dobbiamo riconoscere che finora sta svolgendo un’azione meritoria come dimostra anche il recente Ecofin di Göteborg, nel corso del quale i Ministri delle Finanze dei 27 Paesi membri, hanno discusso anche di finanziamenti per progetti di adattamento ai cambiamenti climatici nei Paesi in via di sviluppo. A margine dei lavori il ministro svedese delle Finanze ha sollecitato gli USA a definire il suo possibile contributo. “Abbiamo bisogno del sostegno degli stati Uniti e di una sua azione più incisiva in materia di cambiamenti climatici - ha dichiarato Anders Borg, aggiungendo che “finora Washington sul clima ha fatto sentire “buone note”, ma non

le ha ancora tradotte in azione”. Molto atteso era pure l’intervento al suo debutto al’ONU del Presidente della Repubblica di Cina, Hu Jintao che a differenza di Obama ha snocciolato una serie di misure e numeri che il suo Paese sta approntando: “Per primo, la Cina intensificherà gli sforzi per conservare le fonti energetiche, migliorare l’efficienza energetica e ridurre le emissioni di CO2 entro il 2020 di 1 punto percentuale per ogni punto di PIL in crescita, rispetto ai livelli del 2005. Secondo, svilupperemo rigorosamente le energie rinnovabili e l’energia nucleare, in modo da aumentare la produzione di energia da fonti non fossili di circa il 15% entro il 2020. Terzo, la Cina aumenterà la sua capacità di assorbimento di anidride carbonica emessa in atmosfera, incrementando entro il 2020 la sua copertura forestale a 40 milioni di ettari rispetto al 2005. Quarto, accelereremo i nostri sforzi per sviluppare un’economia verde a basso tasso di carbonio, la ricerca, lo sviluppo e la disseminazione delle tecnologie verdi”. Pur riproponendo le responsabilità storiche dei Paesi sviluppati, Jintao “ha aperto”, esortando i Paesi in via di sviluppo “a lavorar duro per adattarsi al cambiamento climatico secondo le condizioni nazionali con il sostegno finanziario

Foto: UN/Ryan Brown

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dei Paesi sviluppati, perché senza lo sviluppo in comune, in particolare lo sviluppo dei Paesi emergenti, non può esservi quella solida e larga base, necessaria per la lotta contro i cambiamenti climatici”. Il Discorso di Jintao ha convinto Al Gore, ma già qualche giorno prima Yvo de Boer, Direttore esecutivo dell’UNFCC, in un’intervista aveva dichiarato che la Cina sta sopravanzando gli USA in termini di piani nazionali per una maggiore efficienza energetica, per gli investimenti nelle fonti energetiche rinnovabili, per i tagli alle emissioni inquinanti degli autoveicoli e per aver deciso la chiusura di alcuni impianti più inquinanti. “Cina e India hanno annunciato ambiziosi piani nazionali sui cambiamenti climatici - ha osservato de Boer - Nel caso della Cina il piano è talmente ambizioso da far diventare il Paese front-runner [il termine anglosassone viene usato in politica per indicare il candidato più accreditato di vincere le elezioni o quello in testa nei sondaggi] dei cambiamenti climatici” (Associated press, 22 september 2009).

tedesca Angela Merkel, avevano inviato una lettera a Ban Ki-moon in cui chiedevano all’ONU di farsi promotrice di un’Organizzazione Mondiale dell’Ambiente, ma il cui vero obiettivo è la proposta di introdurre una “carbon tax” globale sulle importazioni dai Paesi che non rispettaranno o non sottoscriveranno l’accordo post-Kyoto, perché “sarebbe inacettabile che gli sforzi ambizioesi di alcuni Paesi siano compromessi dalle emissioni di carbonio rilasciate da altri paesi per l’assenza di adeguate misure”. Solo con la garanzia di una concorrenza eguale e leale “tra imprese con diversi vincoli di emissioni e quindi con costi operativi diversi - sostengono Sarkozy e Merkel - sarà possibile giungere ad un accordo che consenta di limitare l’incremento delle temperature entro 2 °C rispetto ai livelli pre-industriali”, come è stato stabilito al G8 di luglio a L’Aquila (cfr. “Storico accordo sul clima, ma obiettivi a lungo termine e senza risorse” in Regioni&Ambiente, n. 8/9 agosto-settembre 2009, pag. 6 e segg.).

Rajendra Pachauri, Presidente dell’IPCC ha ricordato, a nome della comunità scientifica mondiale, tutti gli elementi e dati che hanno chiarito come “il riscaldamento del sistema climatico è inequivocabile come è altrettanto evidente dalle osservazioni effettuate che il riscaldamento delle temperature medie dell’aria e dell’oceano, la fusione dei ghiacciai e l’innalzamento del livello dei mari hanno origini antropiche”. Dopo aver rappresentato gli scenari catastrofici che potrebbero verificarsi entro la fine del secolo se non si dovesse agire in modo adeguato, Pachauri ha concluso il suo intervento ammonendo che “tutti noi potremmo diventare leader e cittadini di Paesi falliti, perché siamo venuti meno al sacro dovere di proteggere questo Pianeta su cui tutti noi viviamo. La scienza non ci lascia altra opportunità alla nostra inazione ora”.

“La scienza non ci lascia alcun margine per non agire ora - ha osservato David Waskow, portavoce di Oxfam International - Abbiamo ascoltato tante urgenze nelle parole di leader mondiali ma a coloro che soffrono la fame, la siccità e le inondazioni e le future generazioni che le patiranno non saranno confortati dal sentire riconosciuta l’esistenza del problema, hanno bisogno di azione. Il Presidente Obama ha toccato tutte le note giuste. Il problema è se lui e il Congresso USA sono pronti a suonare nei prossimi mesi”.

Il Presidente delle Maldive, nonché Presidente dell’Alleanza dei Piccoli Stati Insulari (AOSIS), Mohamed Nashed ha ricordato ai leader mondiali che se non abbandonano ogni polemica di carattere politico-economico che ostacola l’accordo sul riscaldamento globale, il suo Paese rischia di scomparire: “Se le cose continuano ad andare business as usual, [espressione anglosassone che potremmo tradurre con “al solito modo”] noi non avremo campo. Noi moriremo. Il nostro Paese non esisterà più”. Il Presidente francese Nicolas Sarkozy ha proposto che i Capi di Stato delle maggiori economie si riuniscano a metà novembre per discutere dei cambiamenti climatici, perché “è necessario un nuovo vertice prima di Copenhagen, in considerazione della complessità di questo negoziato superando il gioco delle parti, i vuoti discorsi e i piccoli guadagni diplomatici per presentare proposte concrete”. Nella settimana precedente il Vertice, Sarkozy e la cancelliera

Il Ministro degli Esteri dell’India Somanahalli Mallah Krishna ha ribadito la posizione del suo Paese già più volte esplicitata: “Quasi 200 milioni di persone vivono con meno di un dollaro al giorno e quasi 500 milioni non hanno accesso alle moderni fonti energetiche. La nostra priorità assoluta, quindi, è l’eliminazione della povertà per contrastare la quale dobbiamo far fronte alla nostra povertà energetica, utilizzando tutte le fonti di energia, compresi i combustibili fossili”. Alla sua prima uscita mondiale, essendosi insediato sei giorni prima, il neo Premier Yukio Hatoyama ha ricevuto le congratulazioni di Ban Ki-moon e di Al Gore per il suo ambizioso impegno di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra del 25% entro il 2020, rispetto ai livelli del 1990 e l’offerta di sostegno tecnologico e finanziario per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad affrontare i cambiamenti climatici, anche se ha tenuto a precisare che “l’impegno del Giappone si fonda sulla prospettiva che anche le altre nazioni dall’economia avanzata raggiungano un ambizioso accordo”. Il suo intervento ha avuto grande risonanza, ma gli analisti avvertono che alcuni imprenditori hanno fatto sapere che saranno costretti a trasferire le proprie aziende all’estero per gli oneri che deriveranno dall’impegno, mentre il costo che graverà sul

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cittadino giapponese sarebbe pari a 4.000 dollari annuali. Per raggiungere l’obiettivo, Hatoyama si è impegnato ad introdurre un sistema interno di scambio delle quote di emissione e di una tariffa agevolata per le energie rinnovabili. “So che alcune industrie hanno dichiarato che è un obiettivo impossibile, ma credo che siamo in grado di raggiungerlo facendo uso della nostra scienza e tecnologia” (AFP, 28 settembre 2009). Al Summit è intervenuto anche il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Stefania Prestigiacomo, che, dopo aver ribadito gli obiettivi sui tagli alle emissioni già esposti dalla Presidenza UE, ha detto: “Dobbiamo trovare il modo per realizzare programmi concreti e comuni di cooperazione tecnologica e finanziaria per sostenere la diffusione delle migliori tecnologie e politiche a livello globale”. “In questa direzione, il lavoro in corso nel MEF è molto promettente - prosegue la nota del MATTM - in questa occasione voglio anche ricordare l’urgenza degli interventi di adattamento ai cambiamenti climatici nei Paesi più esposti e più poveri. Siamo orgogliosi del lavoro avviato dall’Italia, nelle piccole isole del Pacifico. Infine, voglio sottolineare che le strategie e le azioni di mitigazione e adattamento devono essere fortemente integrate con le politiche ambientali e di tutela dei territori; a questo fine è necessario ricondurre ad una matrice unitaria la governance internazionale”. Espressioni del tutto condivisibili, ma ribadiamo quanto già precedentemente osservato in altre circostanze. I nostri governanti nelle grandi assise mondiali fanno una gran bella figura, usando espressioni degne della massima attenzione, salvo poi non tradurre in concrete azioni di governo nazionale quelle indicazioni. Nelle stesse ore di svolgimento della Conferenza sul Clima, l’Italia inviava una lettera alla Presidenza della Commissione UE per sottoporle il problema dei sovraccosti che deriverebbero dal taglio delle emissioni previste nel Piano nazionale di assegnazione delle quote che fu approvato nel 2008 dal precedente Governo sulla base della direttiva Emission Trading, che costringerebbe molte industrie ad acquistare sui mercati le quote da emettere. Le emissioni riguardano gli impianti avviati dopo l’assegnazione delle quote 2008-2012, che sforando le quote dovranno acquistarle per la parte superiore entro il 30 aprile o pagare 100 Euro di multa per ogni tonnellata in più emessa, che sono a carico del sistema pubblico, a differenza degli impianti che erano già in funzione che devono pagare le multe di tasca propria. “Noi abbiamo posto un problema che è quello relativo al regime di CO2 attualmente in vigore - ha dichiarato in merito il Ministro all’Ambiente italiano - dobbiamo aprire questo negoziato con l’Unione Europea, dal momento che l’Italia è stata penalizzata anche perché il vecchio governo ha accetta-

to questa quota di emissioni per il nostro Paese enormemente inferiore rispetto alle sue esigenze”. L’iniziativa dell’Italia è avvenuta a ridosso della sentenza della Corte europea di Giustizia che il 23 settembre, sulla base del ricorso presentato da Polonia ed Estonia che contestavano i tagli imposti da Bruxelles ai loro piani nazionali di riduzione delle emissioni, ha dichiarato che “La Commissione ha oltrepassato le competenze che le sono conferite”. Con questi Paesi la Commissione UE, pur annunciando di valutare un ricorso (soprattutto per salvare il mercato del carbonio) ha annunciato di avviare una rinegoziazione dei Piani di Polonia ed Estonia, nella quale tenta di inserirsi l’Italia. Ma “il raggiungimento dell’obiettivo globale di riduzione delle emissioni (a cui) devono contribuire in primo luogo i Paesi industrializzati, con l’assunzione di un impegno collettivo nel medio periodo nell’ordine del 25-40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020 e impegni individuali confrontabili in termini di riduzione delle emissioni…” deve essere conseguito con gli sforzi degli altri? Vale la pena rammentare che la Svezia, nonostante le sia stato chiesto un taglio del 17% di produzione di CO2, ma porterà le sue emissioni al 2020 ad una riduzione del 40%, che il 50% di tutta l’energia prodotta deriverà da fonti rinnovabili e che entro il 2030 il parco auto svedese sarà indipendente dal petrolio. Noi non abbiamo ancora un Piano energetico nazionale. Nella Sintesi finale a cura del Segretario Generale dell’ONU si osserva che dalle dichiarazioni dei vari leader intervenuti è emersa una sostanziale convergenza su cinque temi-chiave che devono essere affrontati per raggiungere un accordo a Copenhagen: 1) Migliorare l’azione volta ad aiutare i Paesi più vulnerabili e poveri ad adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici; 2) stabilire ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni per i Paesi industrializzati; 3) intraprendere appropriate azioni nazionali di mitigazione da parte dei paesi in via di sviluppo, con il supporto necessario; 4) fornire risorse finanziarie e tecnologiche significative maggiori; 5) predisporre una strutture di governance equa. “Le vostre parole sono state ascoltate in tutto il mondo - conclude il Summary di Ban Ki-moon rivolgendosi ai grandi della Terra - Fate in modo che ora siano seguite dalle azioni. C’è poco tempo a disposizione. L’opportunità e la responsabilità di evitare un catastrofico cambiamento climatico è nelle vostre mani”.

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G20, Pittsburgh (24-25 settembre 2009)

CARBON TAX vs TAX HAVEN

La lotta ai paradisi fiscali ha prevalso su quella contro i cambiamenti climatici

Il G-20 di Pittsburgh (24-25 settembre 2009) avrebbe dovuto avere i riflettori puntati anche sulla lotta ai cambiamenti climatici, ma il tema ha finito per essere oscurato dalle iniziative da intraprendere per la ripresa economica e dalle preoccupazioni per l’annuncio della costruzione di un altro impianto nucleare da parte dell’Iran. La scelta della città della Pennsylvania quale località dove svolgere il vertice aveva fatto sperare ben altre conclusioni. È stato lo stesso Barack Obama a prediligere la località perché era rimasto favorevolmente impressionato dalla città e dai suoi abitanti, durante una visita effettuata nel 2008 nel corso della campagna elettorale per le presidenziali USA, tanto da affermare che “Questa città ha saputo trovare nuove oppurtunità di sviluppo [...] Dobbiamo fare in modo che la capacità e l’ingegno locali si traducono in una strategia nazionale”. Negli untimi 30 anni, infatti, Pittsburgh è divenuta una città modello in termini di trasformazione della vita economica, sociale e ambientale, dando vita ad una economia diversificata e solida sotto la guida attenta della sua cittadinanza che ha immaginato un futuro diverso e ha lavorato coralmente per realizzarlo. Pittsburgh è stata la capitale del commercio mondiale del petrolio, da quando Edwin L. Drake estrasse in una vicina fattoria (Titusville) nel 1859 quello che sarebbe divenuto il principale vettore energetico del XX secolo. Da allora ha saputo innovare la produzione tradizionale di energia, diversificandola verso il gas metano prima e le soluzioni tecnologiche avanzate per le fonti sostenibili, in seguito. Oggi, la città è il secondo mercato statunitense di produzione metallurgica ed uno dei principali centri finanziari mondiali. Vi hanno sede oltre 300 imprese straniere ed è centro di innovazione del settore biomedico e polo di sviluppo tecnologico medico-farmaceutico. Inoltre, è importante luogo di rivitalizzazione e riqualificazione urbana. Il luogo dove si è svolto il Summit (David L. Lawrence Convention Center) è stato il primo Centro Congressi al mondo

“Green”, ottenendo la Certificazione LEED Gold (Leadership in Energy Enviromental Design), il sistema di rating statunitense per l’edilizia sostenibile che si basa sull’attribuzione di crediti-punti (Max 69) per ciascuno dei requisiti previsti all’interno di 6 categorie che caratterizzano la sostenibilità dell’edificio: la somma dei crediti-punti conseguiti determina uno specifico livello di certificazione in cui si articola la LEED: - Basa (26-32 punti); - Argento (33-38 punti); - Oro (29-51 punti); - Platino (oltre 52 punti). Come si accennava, nonostante la sede del vertice costituisse un bell’esempio di come fosse possibile coniugare sviluppo a sostenibilità, viceversa, le decisioni riguardanti la lotta ai cambiamenti climatici sono state poche e vaghe. Dopo il suo discorso alla Conferenza ONU sui cambiamenti climatici di qualche giorno prima (ndr: vedi articolo “Andare oltre i cicli elettorali”, a pag. 6 e segg. di questo stesso numero di Regioni&Ambiente), c’erano maggiori aspettative rispetto per quel che Obama avrebbe detto al G20 di Pittsburgh (il gruppo dei tradizionali G8 più altri 12 paesi emergenti e di un certo peso politico, che complessivamente sommano il 90% della ricchezza globale e i 2/3 della popolazione mondiale). È pur vero che il G20 (presumibilmente verrà istituzionalizzato per le problematiche finanziarie al posto dell’attuale G8), non era un Forum di negoziazione, ma dare grande enfasi alla “lotta senza quartiere ai paradisi fiscali” e relegare il tema della lotta “ai cambiamenti climatici” in un paio di punti finali della Dichiarazione conclusiva, a poco più di due mesi dal vertice UNFCCC di Copenhagen, significa che difficilmente si troverà una soluzione condivisa per un trattato post-Kyoto.

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Tant’è che al termine del Vertice il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha dichiarato che “alla prossima conferenza sul clima di Copenhagen non ci aspettiamo che possa essere definito o uscir fuori un trattato, ma un accordo che potrà essere perfezionato nel tempo”. A guardar bene, l’aspetto più positivo è stato l’accordo raggiunto di eliminare gradualmente i 300 miliardi di dollari di sovvenzioni ai combustibili fossili, che dovrebbe ridurre a regime le emissioni del 12%, anche se non c’è stata alcuna definizione di limiti temporali, ma un generico “medio-termine”. Ci sembra poco per far dichiarare al Presidente Obama che “Questo accordo farà aumentare la sicurezza energetica e contribuirà a trasformare l’economia verso la creazione di posti di lavoro per l’energia pulita del futuro. E ci aiuterà a combattere la sfida posta dai cambiamenti climatici”. Soprattutto, è mancato un accordo per definire gli impegni finanziari per sostenere gli sforzi per le misure di adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici da parte dei Paesi in via di sviluppo, questione che, durante i Climate Change Talks, si era gia rivelata di intralcio rispetto alla possibilità

di raggiungere un nuovo trattato a Copenhagen. Al punto 33 della Dichiarazione finale ci si è limitati ad affermare: “Accogliamo con favore il lavoro svolto dai Ministri delle Finanze diretto a definire per il prossimo incontro una gamma di opzioni per il finanziamento della lotta ai cambiamenti climatici”. Eppure, il Segretario generale ONU Ban Ki-moon, intervenendo nel corso della seduta del 25 settembre aveva rimarcato che, nonostante gli impegni presi, a partire dai 50 miliardi di dollari promessi al G20 di Londra della primavera scorsa e i 20 miliardi di dollari annunciati ai G8 di L’Aquila per la sicurezza alimentare globale, non c’era stato ancora un concreto finanziamento. “Abbiamo bisogno di un accordo sugli importi e sui principi e le opzioni per la gestione ed erogazione di tali fondi – ha dichiarato Ban - Tali opzioni devono essere sviluppate ben prima di Copenhagen”. Mentre si consolida la proposta di far sostituire i temi finanziari del G8 dal G20, come sopra accennato, c’è pure chi auspica che perda presto lo zero per diventare un G2, vista l’intensità dei nuovi rapporti tra USA e Cina.

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State of the Future 2009

“I CAMBIAMENTI CLIMATICI CAUSERANNO IL COLLASSO DELLA CIVILTÀ” Per evitarlo necessario uno sforzo economico pari a quello del Progamma Apollo Il mese scorso è stato presentato a Salisburgo all’interno della Trilogia che va sotto il titolo “Voices for the Future: Global Crises and the Human Potential”, l’importantissimo Rapporto “State of the Future 2009” elaborato dal Millennium Project, l’organizzazione non governativa indipendente, sostenuta dalle Nazioni Unite, che fornisce un “Think Tank” (Serbatoio di pensiero) internazionale per valutare in anticipo i segnali di pericoli ambientali e sociali e per analizzare opportunità e strategie globali a lungo raggio. Il Rapporto, che non ha avuto grande diffusione sui media, almeno in Italia, nonostante il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon avesse dichiarato “esser ricco di preziose indicazioni sul futuro delle Nazioni Unite, dei suoi Stati membri e della società civile”, è stato coordinato da Jerome Glenn, gia consulente di Governi di USA e Canada, nonché della Banca Mondiale e dell’UNESCO, e co-fondatore di Millennium Project, avvalendosi della collaborazione di 2.700 esperti di 30 Paesi. “La metà del mondo appare vulnerabile all’instabilità sociale e alla violenza si legge nella relazione - determinate dalla crescita della disoccupazione e dalla diminuzione di cibo, acqua e fonti energetiche, unitamente agli impatti causati dal riscaldamento globale e dalle migrazioni di massa”. L’assunto che si evidenzia, leggendo il Rapporto di Sintesi (il Rapporto completo consta di 6.700 pagine) è che se l’umanità vuole sopravvivere ai danni dei cambiamenti climatici dovrà compiere uno sforzo notevolissimo, perché senza una crescita sostenibile “miliardi di persone saranno condannate alla povertà e buona parte della civiltà subirà un collasso”. La recessione in atto, secondo i ricerca-

tori che hanno contribuito con le loro analisi alla stesura del Rapporto, ha determinato la riduzione dell’“indice di stato futuro” dei prossimi dieci anni, (ndr: si tratta di un indice costruito con 30 variabili chiave che aggregate indicano la direzione e l’intensità delle variazioni previsionali e l’identificazione dei fattori responsabili), rischiando di determinare rallentamenti nella ricerca globale di energia pulita, di maggior disponibilità di cibo e di far diminuire i livelli di democrazia. “Troppe decisioni sono dettate dall’avidità e dalla disonestà, che portano alla recessione mondiale, dimostrando l’interdipendenza che esiste a livello internazionale tra le economie e le regole etiche”. Il Rapporto incentra la sua analisi su 7 aspetti precipui che costituiscono altrettante sfide per l’umanità nel prossimo decennio. Proponiamo una sintesi attraverso degli highlights su ogni aspetto preso in considerazione dalla relazione. Ambiente Il pericolo più grave è individuato

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nell’inquinamento atmosferico che sta causando un caos climatico. Ogni giorno le acque degli Oceani assorbono trenta milioni di tonnellate di biossido di carbonio che fa aumentare la loro acidità. Il numero delle “dead zones” (ndr: sono le zone di mare prive di ossigeno che impediscono ogni forma di vita marina), come quella di La Jolla, al largo della costa di San Diego (Ca), ad ogni decennio a partire dal 1960 si sono raddoppiate. Il riscaldamento degli Oceani è del 50% più veloce di quello che è stato indicato nel Rapporto 2007 dell’IPCC, mentre la quantità di ghiaccio che si è sciolta in Groenlandia la scorsa estate è stata tripla rispetto alla precedente estate. Il ghiaccio del Mar Glaciale Artico, secondo la relazione, potrebbe scomparire entro il 2030. Più di 36 milioni di ettari di foresta primaria vengono perduti ogni anno, poiché il consumo è maggiore del 30% della capacità della natura di rigenerarsi e la domanda mondiale è più che raddoppiata negli ultimi 45 anni. Le conseguenze globali di questi cambiamenti comprendono inondazioni, siccità e tempeste. “State of the Future” sottolinea che la lotta riscaldamento globale richiederebbe un programma economico decennale da parte di Stati Uniti e Cina pari a quello occorso per la missione Apollo, che mandò l’uomo sulla Luna. “Questo è importante non solo per l’ambiente, ma è anche una strategia per aumentare la concreta possibilità di una pace mondiale. Senza accordi sarà difficile conseguire quella coerenza globale necessaria per affrontare seriamente i cambiamenti climatici”. Tra gli altri problemi ambientali segnalati c’è l’esportazione di rifiuti tossici pericolosi come i RAEE dei quali 50


milioni di tonnellate all’anno ( il 70 % della produzione mondiale) vengono esportati nei Paesi di via di sviluppo in Africa ed Asia, per lo più illegalmente. Inoltre, si evidenzia che il 25% degli stock ittici sono sovrasfruttati e l’80% non può sopportare un aumento della pesca, rispetto agli attuali quantitativi. Alimentazione ed Acqua Secondo il Rapporto, si potrebbe andare incontro ad una crisi alimentare globale a causa di un fungo chiamato Ug99 che minaccia di fare scomparire l’80% delle colture di grano del mondo e che potrebbe richiedere 12 anni di tempo per sviluppare grani resistenti alla malattia. (ndr: si tratta di un ceppo virulento di Puccinia Graminis, ruggine dello stelo, individuato per la prima volta nel 1999 in Uganda. Il premio Nobel per la Pace del 1970, Norman Borlaug, padre della “Rivoluzione Verde”, scomparso il 12 settembre all’età di 95

anni, che introdusse per primo le varietà colturali resistenti alle malattie parassitarie, in una intervista a New Scientist del 3 aprile 2007 aveva dichiarato che “Questa cosa [Ug99] ha un potenziale di distruzione sociale e umana immenso […] nessuno sta prendendo seriamente l’Ug99”, polemizzando anche con la leggerezza con cui erano stati smantellati i programmi di formazione e sperimentazione dopo che erano trascorsi 40 anni senza che ci fossero stati focolai). I prezzi dei prodotti alimentari tra il 2007 e il 2008 sono cresciuti del 52%, si sottolinea nel Rapporto, ed il costo del concime è quasi raddoppiato nel corso degli ultimi anni. Nel frattempo, si è perso in molti Paesi poveri il 30%-40% di prodotti alimentari a causa della mancanza di adeguati impianti di stoccaggio. La popolazione mondiale dovrebbe raggiungere entro il 2050 i 9,2 miliardi, dagli attuali 6,8 miliardi, e potrebbe anche arrivare agli 11 miliardi.

Dal 2025, 3 miliardi di persone potrebbero non avere un’adeguata quantità di acqua, tenendo presente anche la costante crescita della popolazione mondiale. La scarsità d’acqua si è accentuata con l’aumento di consumo mondiale di carne: il Rapporto prevede che la domanda di carne aumenterà del 50% entro il 2025, per raddoppiare entro il 2050. Malattie Ogni anno, secondo il Rapporto, muoiono 17 milioni di persone (più della metà sono bambini) a causa di malattie infettive. La metà della popolazione mondiale è a rischio di malattie endemiche, con tubercolosi, malaria, HIV/AIDS che insieme provocano più di 300 milioni di ammalati e 5 milioni di decessi all’anno. Il numero di individui affetti da HIV/ AIDS è stimato tra 30-36 milioni, due terzi dei quali vivono nell’Africa subsariana.


I pericoli derivanti da altre malattie stanno aumentando. Nel corso degli ultimi 40 anni, sono state scoperte 39 malattie infettive, e negli ultimi 5 anni si sono registrate 1.100 epidemie. Ci sono 20 nuovi ceppi di organismi resistenti agli antibiotici, come gli MRSA. (ndr: l’acronimo sta per Staphilococcus aureus meticillino-resistente, un batterio scoperto nel 1961 responsabile di infezioni difficili da trattare, poiché si è evoluto, aumentando la capacità di sopravvivere alla somministrazione di un folto gruppo di antibiotici chiamati beta-lattimici che comprendono le penicilline e le cefalosporine). “Vecchie malattie come colera, febbre gialla, peste, dengue e difterite stanno riemergendo, per non parlare di nuovi ceppi come il virus influenzale suino H1N1”, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha registrato, dopo 40 anni, come una pandemia. Il Rapporto mette in guardia che la massiccia urbanizzazione, che fa progressivamente mancare i territori per gli animali e la conseguente concentrazione degli allevamenti, fatto che potrebbe innescare nuove pandemie. I cambiamenti climatici, inoltre, stanno modificando i comportamenti degli insetti e delle malattie ad essi correlate. Altri problemi possono insorgere dai laboratori di biologia di sintesi. Guerre e Catastrofi Più di 2 miliardi di individui sono stati colpiti dagli ultimi 9 anni da 35 guerre e 2.500 catastrofi naturali. Nella prima metà del 2009 erano in corso nel mondo 15 conflitti armati, uno in più del 2008: 4 guerre in Africa, 4 in Asia, 4 in Medio Oriente, 2 nelle Americhe e una nei confronti del terrorismo internazionale. In attesa di verificare se l’Iran e la Corea del Nord vogliano davvero intraprendere la corsa agli armamenti nucleari, si legge nel Rapporto, un altro spettro, se pur più remoto ma ben più minaccioso, consiste nell’azione individuale, volta a dar vita e diffondere armi di distruzione di massa. La guerra in Iraq ha lasciato dietro di sé una catastrofe ambientale di 225 milioni di mine sul suolo, una massa di rifiuti pericolosi, l’inquinamento delle acque e la contaminazione di uranio impoverito. “Ci vorrano secoli per ripristinare l’ambiente naturale in Iraq” ha affermato il Ministro dell’Ambiente Narmeen

Othman. Il numero e l’intensità delle catastrofi naturali è in aumento. Nel solo 2008 ve ne sono state 354 che si stima abbiano coinvolto 214 milioni di persone, l’80% dei quali in Asia. Gli effetti dei cambiamenti climatici potrebbero fare aumentare il numero di calamità naturali tale da far crescere entro il 2015 a 375 milioni all’anno il numero degli individui coinvolti, per arrivare a 660 milioni entro il 2030, con una perdita economica di 340 miliardi di dollari all’anno. “Nel mondo si è modificato il concetto di minaccia globale: un tempo era la guerra fredda ora può essere considerata la guerra calda” ha affermato Afelee Pita, Ambasciatore all’ONU di Tuvalu, piccolo stato insulare del Pacifico. Nel Rapporto si fa menzione anche che abbiamo rischiato una catastrofe planetaria allorché nel marzo 2009 un asteroide è passato a 770 chilometri dal pianeta “se avesse colpito la Terra, avrebbe spazzato via ogni forma di vita su un’area di 800 km quadrati. Nessuno ha saputo quel che stava accadendo”. (ndr: per un approfondimento di tali rischi si veda l’articolo “Evento di Tunguska: Cigno Nero del XX secolo”, in Regioni&Ambiente, numero 9, settembre 2008, pag. 35 e segg). Criminalità Il crimine organizzato è un’impresa con un reddito annuale di 3 miliardi di milioni di dollari all’anno, pari al doppio delle spese militari globali, inclusi un miliardo di milioni di dollari di tangenti per corrompere funzionari e altrettanti miliardi, forse, sono quelli dei furti informatici. La contraffazione e la pirateria commerciale assomma a circa 300 miliardi di dollari, il commercio di droghe altri 321 miliardi, 44 miliardi derivano dalla tratta di esseri umani e 10 miliardi dalla vendita illegale di armi. “I governi possono avere intrapreso una serie di decisioni con individui vulnerabili alla corruzione su tali questioni - si legge nel Rapporto - le decisioni potrebbero esser comprate o vendute come l’eroina, facendo della democrazia un’illusione”. Incredibilmente, si calcola che vi siano 14-27 milioni di esseri umani che ancora oggi vivono in condizione di schiavitù, la stragrande maggioranza dei quali in Asia. Un numero superiore a quello registrato al culmine della

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tratta degli schiavi dell’Africa. Nel Rapporto si sostiene che il mondo sta cominciando a prendere coscienza della gravità della minaccia costituita dalla criminalità organizzata internazionale. L’Ufficio ONU per i crimini legati alle droghe ha invitato tutti gli Stati membri a sviluppare adeguate strategie di contrasto, ma le azioni sono ancora frammentarie. Il G8 del 2009 dei Ministri della Giustizia e degli Interni ha esplorato strategie di lotta alla criminalità e nel mese di giugno negli USA è stato lanciato il Centro Internazionale per le Operazioni di Contrasto alla Criminalità Organizzata. Nel frattempo, tuttavia, la criminalità organizzata internazionale continua ad espandersi, sottolinea il Rapporto, in assenza di un approccio globale per contrastarla. Diritti umani La libertà e la democrazia sono in calo per il terzo anno consecutivo, con un peggioramento che si protrae da sette anni per la libertà di stampa. Nel 2008 la democrazia è regredita in 34 Paesi e migliorata in 14. Secondo il Rapporto, solo il 17% della popolazione mondiale vive in 70 paesi con una stampa libera, mentre 42% vive in 64 paesi senza libertà di stampa. L’Economist Intelligence Unit (Società di ricerca e consulenza che fornisce analisi e previsioni economiche dei vari Paesi e che produce relazioni periodiche sulla vivibilità delle principali città del mondo) afferma che solo il 14,4% dell’umanità gode di piena democrazia, mentre il 35% vive sotto regimi autoritari. “Le forze democratiche dovranno lavorare più intensamente per assicurare che vi sia a breve termine, non gia nel lungo periodo, un’inversione di tendenza per la democratizzazione”, si afferma in “State of the Future”. Le donne rappresentano il 40% del mondo del lavoro, ma guadagnano il 25% in meno di salario e solo l’1% ha un’attività in proprio. “Molti paesi hanno ancora oggi leggi e culture che negano i diritti fondamentali alle donne - afferma il Rapporto - l’uguaglianza dei generi è essenziale per lo sviluppo di una società sana ed è uno dei modi più efficaci per affrontare tutte le altre sfide globali”. Amnesty International, l’organizzazione per i diritti umani avverte che la


recessione sta avendo un “impatto devastante” sui poveri di tutto il mondo, accrescendo ulteriormente il numero dei poveri, disoccupati e senza tetto. Scienza e Tecnologia Il Rapporto avverte che a seguito di incredibili processi tecnologici, governi e pubblico debbono dar vita ad un “sistema globale di intelligenza collettiva” per monitorare gli effetti di tali rapidi cambiamenti. Piani di emergenza debbono essere messi a punto dai governi nel caso in cui la velocità di sviluppo abbia “un impatto fortemente negativo” sulla specie umana. Anche se i progressi scientifici e tecnologici stanno aumentando le possibilità di grandi scoperte nel campo della medicina, dell’informatica e delle biotecnologie, tali scoperte possono comportare un rischio per la salute umana dato che non abbiamo certezza di quel che c’è sul “rovescio della medaglia”. Alcuni esperti ipotizzano, che la civiltà

è dovuta alla “singolarità”. Ciò significa che “l’evoluzione tecnologica è così rapida e significativa che oggi siamo incapaci di prevedere come possa essere la vita dopo il 2025”. La società di elettronica IBM ha annunciato entro il 2011 un computer in grado di effettuare 20 mila miliardi di calcoli al secondo: “proprio come HAL faceva nel 2001in Odissea nello Spazio” (ndr: si tratta del computer immaginato dallo scrittore Arthur C.Clarke nel romanzo “2001: A Space Odyssey”, divenuto poi popolare con la trasposizione del romanzo nell’omonimo film di Stanley Kubrick del 1968). È in continuo aumento e senza precendenti la potenza di energia generata da turbine eoliche e da altre fonti rinnovabili. Nel 2008 per la prima volta è avvenuto il maggior incremento nella produzione di elettricità negli USA e nell’UE derivante dalle fonti rinnovabili. Quasi il 25% dell’umanità è collegato ad Internet, percentuale destinata ad

Darfur (Sudan): carestie, siccità e guerre costringono all’esodo forzato di interi gruppi etnici

aumentare per i prossimi 20 anni, facendo emergere nuove forme di potere politico, sempre più al di fuori delle tradizionali strutture gerarchiche “Telefoni cellulari, internet, commercio internazionale, traduzioni in lingua, jet aerei, stanno dando vita ad un umanità interdipendente, in grado di creare ed attuare strategie globali per migliorare le prospettive dell’umanità”. “State of the Future” è stato selezionato 10 volte su 12 edizioni tra i più importanti libri dell’anno da Future Survey (ora World Future Review), specializzata per le pubblicazioni che indicano scenari futuri. Tecnological Forecasting&Social Change Journal ha scritto che “questo incredibile documento dovrebbe essere letto da tutti, ripeto da TUTTI”. Ma siamo sicuri che i decisori politici lo leggeranno e non lo liquideranno come il solito pamphlet catastrofistico?


AMBIENTE E SALUTE

Presentato Rapporto dell’OMS

RADON: RISCHI PER LA SALUTE

Proteggere dai rischi di un gas che è al secondo posto, dopo il fumo, per le cause di cancro al polmone

È stato presentato a Roma il 21 settembre 2009, ma contemporaneamente in altri Paesi (USA, Germania, Irlanda) il “Manuale sul radon negli ambienti chiusi. Una prospettiva di salute pubblica”, promosso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) con lo scopo di analizzare in maniera esaustiva tutte le problematiche (sanitarie, normative, tecniche ed organizzative), connesse all’esposizione nelle abitazioni al radon, gas estremamente pericoloso per la salute umana, tanto da costituire la seconda causa di cancro ai polmoni. La manifestazione, organizzata dall’Istituto Superiore di Sanità - Dipartimento di Tecnologie e Salute, si colloca nell’ambito delle attività del Piano Nazionale Radon (PNR) preparato nel 2002 da una Commissione del Ministero della Salute e comprendente esperti di diversi enti nazionali e regionali. Il coordinatore Francesco Bochicchio ha fatto parte del gruppo di altre 100 esperti di 35 Paesi che hanno partecipato al Progetto Internazionale Radon dell’OMS, avviato nel 2005 e nell’ambito del quale è stato elaborato il Manuale.

Gli studi epidemiologici hanno evidenziato anche che gli effetti del radon si combinano in modo moltiplicativo con quelli del fumo di sigaretta, per cui il rischio di tumore polmonare dovuto ad un determinato livello di radon risulta 20 volte più alto per i fumatori, rispetto a quello dei non fumatori. Il radon è stimato quindi essere la seconda causa di tumore polmonare dopo il fumo, e la prima per i non fumatori. L’OMS raccomanda, quindi, che le politiche per la riduzione dai rischi da radon siano coordinate con quelle sulla lotta al tabagismo. Il Rapporto vuole essere di supporto per un netto miglioramento delle politiche sanitarie dei vari Paesi in tema di protezione dai rischi connessi all’esposizione al radon. Il Rapporto affronta i principali aspetti dei problemi connessi all’esposizione al radon nelle abitazioni, suddivisi in 6 capitoli ciascuno introdotto da messaggi chiave: 1. valutazione degli effetti sanitari del radon; 2. misurazione della concentrazione di radon; 3. interventi di prevenzione e di mitigazione per ridurre la concentrazione di radon; 4. valutazione del rapporto costo/efficacia delle diverse strategie di intervento; 5. strategie di comunicazione dei rischi connessi all’esposizione al radon; 6. programmi nazionali radon.

Il documento si basa sui più recenti risultati di studi epidemiologici, in particolare sull’analisi complessiva di 13 studi condotti in Europa, 7 in America Settentrionale e 2 in Cina e fornisce raccomandazioni per ridurre i rischi sulla salute umana, come indica il sottotitolo del Rapporto. Tali studi hanno messo in evidenza che il rischio di tumore polmonare è evidente anche (per esposizioni prolungate di alcuni decenni) a livelli di concentrazione medio-bassi (inferiori a 200 Bq/m3), e quindi vi è la necessità di aggiornare le strategie di riduzione dei rischi, aggiungendo alla protezione dai valori alti anche una protezione dai valori più bassi di concentrazione di radon. Questa necessità è dovuta anche al fatto che la maggior parte della popolazione è esposta a valori medio-bassi di concentrazione di radon, perciò la maggior parte di casi di tumore polmonare attribuibili al radon è connessa a tali livelli medio-bassi.

Per ognuno di questi aspetti si prevedono raccomandazioni basate, oltre che sulle risultanze epidemiologiche, sull’esperienza complessiva maturata nei 35 Paesi che hanno contribuito con i loro esperti a realizzare il Rapporto. L’OMS raccomanda pure che le azioni siano scelte anche sulla base di una valutazione di efficacia/costo. In questo rapporto si valuta che una delle azioni a migliore efficacia/ costo consiste nell’introdurre semplici ed economici sistemi prevenzione (che riducano l’ingresso di radon) in tutte le nuove costruzioni, e non solo nelle zone a maggiore presenza di radon. Viene inoltre raccomandato di effettuare un’adeguata in-

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formazione sui rischi connessi al radon rivolta sia alla popolazione, ma anche ai governanti per convincerli della necessità di intervenire per ridurre tali rischi. Infine, vengono raccomandati nuovi livelli massimi di concentrazione di radon nelle abitazioni. In particolare si raccomanda di non superare i 100 Bq/ m3 e, solo se tale livello non viene considerato sostenibile, di adottare un valore massimo superiore a 100 Bq/m3 ma non superiore a 300 Bq/ m3. Tali valori sono più bassi rispetto a quelli attualmente raccomandati dall’International Commission on Radiological Protection (valore non superiore a 600 Bq/m3), e dalla Commissione Europea (400 Bq/m3). Va segnalato a questo proposito che sia l’ICRP che la CE stanno elaborando nuove raccomandazioni e direttive in materia. La situazione in Italia Il rischio attribuibile al radon in Italia è stato valutato dall’ISS sulla base dei più recenti studi epidemiologici, dei dati di concentrazione di radon rappresentativi dell’esposizione della popolazione italiana nelle abitazioni e della mortalità per tumore polmonare: 3.200 casi ogni anno (la stima oscilla da un minimo di 1.100 a un massimo di 5.700, in relazione alle incertezze delle stime di rischio). La gran parte di questi casi è previsto coinvolga i fumatori (e in misura minore gli ex-fumatori) a causa dell’effetto moltiplicativo di radon e fumo. Nell’ambito delle attività del PNR, è stata emanata una raccomandazione a fine 2008 per l’adozione di misure preventive in tutti gli edifici di nuova realizzazione, anticipando quindi (insieme alla Gran Bretagna) quanto raccomandato dal Rapporto dell’OMS. L’Italia non ha ancora una normativa sul radon nelle abitazioni, mentre ha una normativa abbastanza avanzata sul radon nei luoghi di lavoro, che però è applicata solo parzialmente a causa della mancata convocazione di una Commissione tecnica, istituita nel 2000 e che avrebbe dovuto iniziare i lavori entro Febbraio 2001. Nell’ambito delle attività del PNR si è comunque iniziato a discutere sulle forme e sui contenuti di una normativa sul radon nelle abitazioni e sulle necessità di adeguare la normativa sul radon nei luoghi di lavoro, anche per cercare di superare lo stallo prodotto dalla mancata convocazione della Commissione sopra citata. Il Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali, Maurizio Sacconi ha annunciato che tutte le nuove ca-

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se potrebbero essere costruire rispettando le misure di prevenzione che consentano di evitare il rischio di esposizione al radon, sollecitando ulteriormente gli uffici della Presidenza del Consiglio a convocare la Sezione speciale della Commissione tecnica per le esposizioni a sorgenti naturali di radiazioni, prevista all’art 10 Septies del D.Lgs 241/00. Il Ministro ha pure garantito per quanto possibile la prosecuzione del finanziamento al Piano Nazionale Radon nell’ambito delle attività del CCM.

RADON Il Radon o Rado è l’elemento chimico che nella tavola periodica viene rappresentato dal simbolo Rn e numero atomico 86. Scoperto nel 1898 da Pierre e Marie Curie, è un gas nobile e radioattivo che si forma dal decadimento del radio, generato a sua volta dal decadimento dell’uranio. Il radon è un gas molto pesante e pericoloso per la salute umana se inalato. Chimicamente inerte in quanto gas nobile è naturalmente radioattivo e a temperatura e pressione standard è inodore e incolore. Il radon a volte viene prodotto da alcuni ospedali per uso terapeutico e viene utilizzato in ricerche idrologiche che valutano le interazioni tra acqua profonda, ruscelli e fiumi, a causa della sua rapida dispersione in aria. Ci sono anche ricerche che utilizzano la misurazione dell’incremento di emissione di radon come precursore sismico (questa applicazione è stata al centro di una polemica nell’ambito delle vicende legate al recente terremoto di L’Aquila). La principale fonte di questo gas risulta essere il terreno (altre fonti possono essere misura minore i materiali di costruzione, specialmente se di origine vulcanica come il tufo o i graniti e l’acqua), dal quale fuoriesce e si disperde nell’ambiente accumulandosi in locali chiusi, dove diventa pericoloso. Un metodo immediato per proteggersi dall’accumulo del gas è una corretta e continua ventilazione degli ambienti, soprattutto nei casi in cui questi siano interrati o a contatto diretto col terreno. Nei casi in cui si sappia di essere in una zona a rischio è opportuno effettuare misurazioni di concentrazione presso la propria abitazione, per verificare se questo problema esista veramente. Per determinare la concentrazione di radon ci si può rivolgere alle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente (ARPA/APPA) oppure ad aziende private che svolgono questo tipo di misurazione tramite appositi rivelatori. Oggi è possibile effettuare uno screening autonomo dei propri locali attraverso dei dosimetri economici. Nel caso in cui dopo aver effettuato una misurazione, si dovesse rivelare una concentrazione di radon superiore ai livelli di riferimento è opportuno effettuare interventi di bonifica.


EQUITÀ E SOSTENIBILITÀ

25 settembre 2009: Earth Overshoot Day

IL CONSUMO DI RISORSE SUPERA LA PRODUZIONE NATURALE DELLA TERRA Global Footprint Network calcola ogni anno l’impronta ecologica dell’umanità, vale a dire la sua necessità di campi, pascoli, foreste, aree di pesca e spazio per le infrastrutture, a fronte della biocapacità degli ecosistemi terrestri di produrre risorse e assorbire rifiuti. Pertanto è possibile determinare il giorno in cui la comunità globale inizia a sovraconsumare (overshooting). Il primo Earth Overshoot Day fu il 31 dicembre 1986. Ad ogni anno successivo la data è arrivata sempre prima. Nel 1987 ha anticipato già al 19 dicembre, nel 1995 è caduto al 21 novembre, nel 2005 è arrivato il 2 ottobre. Quest’anno è arrivato con due giorni di ritardo (25 settembre 2009) rispetto al 2008 a causa della crisi economicofinanziaria mondiale che ha rallentato l’utilizzo delle risorse naturali. “Il fatto è che a dispetto di una grave e dolorosa situazione economica mondiale siamo ancora fortemente oltre il

budget naturale - ha dichiarato Mathis Wackernagel che ha introdotto per primo insieme al collega William Rees, nel 1996 l’impronta ecologica - la sfida consiste nel trovare il modo per ridurre il superamento”. “Come potremo mantenere sane le economie e provvedere al benessere umano in modo che non dipenda dalla liquidazione delle risorse e dall’aumento di CO2 - si chiede il Direttore di Global Footprint Network - Questa sarà la questione fondamentale del XXI secolo”. Anche se non tutte le risorse della terra sono consumate dall’uomo, attualmente, vengono consumati servizi e risorse come se il pianeta fosse più grande, tanto che il loro attuale sovraconsumo è del 14% superiore alla capacità della Terra di riprodurli. Sulla base delle proiezioni delle Nazioni Unite al 2050, il Living Planet Report, redatto ogni due anni dal WWF, con gli attuali consumi, l’umanità avrebbe

bisogno, a quella data, di due pianeti! I calcoli del Global Footprint Network, sull’Impronta Ecologica di ogni nazione (dati 2008), mostrano, comunque, che sono alcuni Stati, con lo stile di vita dei loro abitanti, a consumare più servizi e risorse. Non c’è dubbio che l’aumento di popolazione mondiale ha un peso, ma finora è una minoranza della popolazione mondiale che sta consumando la maggioranza delle risorse della Terra. Questo “prestito”, ovviamente, non può continuare a lungo, e potrebbe risultare fisicamente impossibile, oltre che eticamente insopportabile. Nel Rapporto “The Economics of Ecosystems & Biodiversity”, commissionato dal Ministro dell’Ambiente della Germania, Sigmar Gabriel e dal Commissario UE all’Ambiente, Stavros Dimas, si dimostra che l’impoverimento dei servizi ecosistemici avrà un costo pesantissimo per le popolazioni che basano la propria sussistenza su forme semplici di agricoltura, allevamento, pesca e silvicoltura. (ndr: per un aggiornamento del TEEB, si veda “...” a pag.???? di questo stesso numero di Regioni&Ambiente) Il contributo del carbonio all’Impronta Ecologica, indicatore che tiene conto anche dell’uso dei combustibili fossili, è pari alla metà dell’Impronta Ecologica dell’umanità ed è, secondo Global Footprint, il suo componente che cresce più velocemente, con un incremento, dal 1961, ad oggi, del 700%. Stiamo immettendo tanto carbonio che il pianeta non riesce ad assorbire, così si accumula in atmosfera, contribuendo al cambiamento climatico in atto. Se il global warming rappresenta il sintomo più inquietante dell’overshoot, esso offre anche una grande opportunità per l’inversione di tendenza, poiché ogni iniziativa intrapresa per ridurre il cambiamento climatico riduce anche il sovraconsumo e viceversa. Mitigare il cambiamento climatico senza esaurire altre risorse naturali, contribuisce a bilanciare il “budget”

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del Pianeta. Tuttavia, secondo Global Footprint, alcune strategie messe in cantiere per contrastare il cambiamento climatico, come il ricorso ad alcuni biocombustibili, spostano semplicemente la pressione ai terreni agricoli e non contribuiscono a ridurre il sovraconsumo globale. Altri effetti negativi del sovraconsumo si verificano direttamente per: Foreste La conversione in terreni agricoli continua ad un livello di circa 13 milioni di ettari per anno. Ben 6 milioni di ettari di foresta primaria sono andati perduti o modificati ogni anno, a partire dal 1990 e l’andamento di questo fenomeno non sembra rallentare. Pesca La FAO stima che circa il 75% degli stock ittici è sottoposto ad overfishing o viene pescato in quantità pari alle capacità riproduttive. Alcune specie poi sono collassate, tanto che per loro si è sospesa la pesca. La consuetudine umana della pesca di cattura è in declino a causa della riduzione della produzione e non della domanda. Biodiversità L’ultimo Report del WWF (2008) ha indicato che dal 1970 il Living Planet Index (il Down Jones index delle popolazioni dei vertebrati selvaggi) è sceso del 30%. Ci sono, al momento, 44.838 specie inserite nella Lista Rossa IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) delle specie minacciate e 16.928 di queste rischiano l’estinzione di 5.487 mammiferi sono a rischio 1.141. L’attuale tasso di estinzione di piante e di specie animali è di circa 1.000 volte più veloce di quanto fosse nei tempi “pre-umani” e aumenterebbe fino a 10.000 volte nel 2050. Suolo La salinizzazione dei suoli colpisce 20-30 milioni di ettari degli attuali 260 milioni di ettari di terre irrigate. L’erosione si esercita su 1,1 miliardi di ettari di terra in tutto il mondo ridistribuendo 75 miliardi di tonnellate di suolo su-

perficiale. Le modalità di coltivazione intraprese da alcuni Paesi stanno distruggendo suolo superficiale ad una velocità superiore a quella con la quale può essere ricostituito (negli USA questa velocità è 18 volte più elevata). Siccità Il cambiamento climatico colpisce l’ambiente globale: siccità, inondazioni, mutamenti metereologici stagionali

aumentano con l’incremento della temperatura globale. La percentuale di luoghi del Pianeta colpiti da siccità è più che raddoppiata dal 1970, con variazioni del 10-15% nei primi anni ’70, del 30% nel 2000 e ormai siamo a 5,2 miliardi di ha di terreni aridi o semiaridi (quasi il 40% della superficie terrestre), secondo la FAO, per effetto dell’aumento della temperatura media.

Fonte: www.footprintnetwork.org

COME SI CALCOLA L’IMPRONTA ECOLOGICA È la somma di sei categorie principali di territorio: - terreno agricolo, la superficie di terra utilizzata per produrre alimenti ed altri beni; - pascolo, la superficie di terra destinata agli allevamenti per i prodotti animali; - foreste, la superficie di terra destinata alla produzione di legname e carta; - mare, la superficie marina dedicata alla produzione di risorse per la pesca; - infrastrutture, la superficie di terra che ospita gli insediamenti abitativi, gli impianti industriali, le aree per i servizi, le vie di comunicazione, ecc.; - energia, la superficie di terra necessaria per assorbire la CO2 emessa dai combustibili fossili. Le diverse superfici vengono ridotte ad una misura comune attribuendo a ciascuna un peso proporzionale alla sua produttività media mondiale, individuando l’area equivalente necessaria per produrre quel bene. Disponendo di una quantità sufficiente di dati, attraverso formule matematiche, è possibile calcolare l’impronta ecologica che è la somma di tutte le superfici necessarie per la produzione della totalità dei beni consumati da una persona, una famiglia, una città, una regione, uno stato o del mondo intero. Quantunque l’Impronta Ecologica abbia dei limiti, riconosciuti dagli stessi Autori, poiché riduce tutti i valori ad un’unica unità di misura, la Terra, trova tuttora concrete e diffuse applicazioni, costituendo un buon indicatore di pressione ambientale.

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LA PESCA MONDIALE DEVE PREPARARSI AD AFFRONTARE I CAMBIAMENTI CLIMATICI

L’allarme nell’ultimo Rapporto della FAO “Lo Stato Mondiale della Pesca e dell’Acquacultura”

L’industria ittica e le autorità nazionali per la pesca devono fare di più per capire e prepararsi ad affrontare l’impatto che il cambiamento climatico avrà sulla pesca mondiale, rende noto un nuovo rapporto della FAO. Secondo quanto affermato nell’ultima edizione “The States of World Fisheries and Aquaculture 2009” (SOFIA) pubblicato dalla FAO, le pratiche di pesca responsabili già esistenti devono essere attuate in misura più vasta agli attuali piani di gestione dovrebbero essere ampliati per includere strategie volte a fronteggiare il cambiamento climatico. “Le migliori pratiche, che già si trovano nei libri, ma che spesso non sono attuate, offrono strumenti chiari e consolidati per rendere la pesca meno vulnerabile ai cambiamenti climatici - ha affermato Kevern Cochrane, uno degli autori del SOFIA - Quindi il messaggio per gli addetti e per le autorità del settore ittico è chiaro: attenetevi alle migliori pratiche, come quelle contenute nel Codice di Condotta per una Pesca Responsabile della FAO, e avrete già fatto un passo importante per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici”. Sistemi alimentari e comunità vulnerabili Il Rapporto Stato Mondiale della Pesca e dell’Acquacoltura indica che i cambiamenti climatici stanno già modificando la distribuzione sia delle specie marine sia di quelle d’acqua dolce. Le specie che vivono in acque calde vengono spinte verso i poli e stanno subendo cambiamenti nelle dimensioni degli habitat e nella riproduttività. I cambiamenti climatici stanno, inoltre, influenzando la stagionalità dei processi biologici, alterando i sistemi alimentari ma-

Fonte: FAO

rini e d’acqua dolce, con conseguenze imprevedibili per la produzione di pesce. Per le comunità che dipendono prevalentemente dalla pesca, ogni riduzione della disponibilità locale di pesce o aumento dell’instabilità delle loro condizioni di vita porrà dei seri problemi. “In molte zone la pesca è stata sfruttata fino al massimo della sua capacità produttiva - ha sottolineato Cochrane - Se si guarda all’impatto che il cambiamento climatico potrebbe avere sugli ecosistemi marini, questo solleva dubbi sulla loro sostenibilità”. Sforzi urgenti sono necessari per aiutare le comunità che dipendono dalla pesca e dall’acquacoltura, specie le più vulnerabili, a rafforzare la loro resistenza all’impatto del cambiamento climatico. Le emissioni di carbonio dalla pesca Pesca e acquacoltura contribuiscono in misura minore, ma rilevante, alle emissioni di gas serra durante le operazioni di cattura e nelle fasi di trasporto, lavorazione e stoccaggio del pesce, secondo il Rapporto FAO. Il rapporto medio tra carburante ed emissioni di biossido di carbonio (CO2) per la pesca di cattura è stimato attorno ai 3 teragrammi di CO2 per milione di tonnelate di carburante usato. “Tale rapporto potrebbe migliorare. Una buona gestione della pesca può significativamente accrescere l’efficienza del carburante nel settore - ha aggiunto Cochrane - La capacità eccessiva dei pescherecci significa meno pesce pescato per imbarcazione ovvero, una minore efficienza del carburante, mentre la competizione per le risorse limitate implica che i pescatori

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cercano continuamente di aumentare la potenza del motore, riducendo ulteriormente l’efficienza del carburante”. Comparate alle attuali operazioni di pesca, le emissioni per kilogrammo di prodotti ittici post-raccolta trasportati per via aerea sono piuttosto alte, si legge nel Rapporto SOFIA. I trasporti aerei intercontinentali emettono 8.5 kg di CO2 per chilo di pesce trasportato. Tale rapporto è pari a circa 3 volte e mezzo quello per il trasporto via mare e a circa 90 volte quello per il trasporto locale di pesce quando consumato entro 400 km dal luogo di cattura. Nuovi dati sulla produzione La produzione ittica totale mondiale ha raggiunto il nuovo picco di 143.6 milioni di tonnellate nel 2006 (92 milioni di tonnellate dalla pesca di cattura, 51.7 milioni di tonnellate dall’acquacoltura). Di queste, 110.4 milioni di tonnellate sono state destinate al consumo umano, mentre le restanti sono state impiegate in usi non alimentari (alimentazione animale, farina di pesce per l’acqualcoltura). L’aumento della produzione è dovuto al settore dell’ acquacoltura, che attualmente conta per il 47% di tutto il pesce consumato come cibo dall’uomo. I livelli di produzione

nella pesca da cattura sono invece rimasti stazionari ed è improbabile che aumentino oltre gli attuali livelli. Stato degli stock ittici di mare aperto Il 19% dei principali stock ittici di mare aperto di valore commerciale monitorati dalla FAO sono sfruttati in eccesso (overfishing), l’8% sono depauperati e l’1% è classifiicato come in fase di recupero da una situazione di totale depauperamento, afferma il nuovo SOFIA. Circa metà (il 52%) è classificato come pienamente sfruttato e le relative operazioni di cattura sono vicine al loro livello massimo di sfruttamento giudicato sostenibile. Il 20% degli stock è invece classificato come moderatamente sfruttato o sotto-sfruttato. Le aree con le più alte percentuali di stock eccessivamente sfruttati sono l’Atlantico nord-orientale, l’Oceano Indiano occidentale e il Pacifico nord-occidentale. Il Rapporto identifica nella sovra-capacità (combinazione di eccesso di imbarcazioni e di tecniche di pesca altamente efficienti) un problema chiave che attualmente affligge la pesca. I progressi nell’affrontare questo problema sono stati lenti, afferma il SOFIA, e “ci sono stati solo modesti miglioramenti

Mappa delle zone di pesca FAO. I numeri servono anche per indicare il luogo di provenienza del pescato che deve essere riportato sul prodotto venduto

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per quanto riguarda l’adozione diffusa di approcci precauzionali ed ecologici alla pesca, l’eliminazione delle catture accidentali e degli scarti, la regolamentazione della pesca con reti a strascico, il controllo della caccia degli squali e la lotta alla pesca illegale”. Gli altri punti chiave Il Rapporto FAO delinea un quadro molto chiaro dell’importanza della pesca e dell’acquacoltura per i Paesi in via di sviluppo. Si stima che circa 43.5 milioni di persone partecipino direttamente, a tempo pieno o parziale, ad attività di pesca da cattura o di acquacoltura. La maggior parte di esse (86%) vive in Asia. Altri 4 milioni sono impiegate nel settore su base occasionale. Considerando insieme l’occupazione nei settori della lavorazione, della commercializzazione e dei servizi legati ai prodotti ittici, e aggiungendo le famiglie di tutti coloro che sono impiegati direttamente o indirettamente nelle attività di pesca e dell’acquacoltura, oltre mezzo miliardo di persone nel mondo dipende dal settore ittico. Il pesce fornisce ad oltre 2.9 miliardi di persone almeno il 15% del loro consumo medio pro-capite annuale di proteine animali. Esso contribuisce ad almeno il 50% del consumo totale di proteine animali in molti piccoli Stati insulari ed in molti Paesi in via di sviluppo come il Bangladesh, la Cambogia, la Guinea Equatoriale, la Guinea Francese, il Gambia, il Ghana, l’Indonesia e la Sierra Leone. Sia l’impiego diretto nella pesca che quello nelle industrie ad essa collegate sono ugualmente importanti per i Paesi

in via di sviluppo, e i redditi provenienti dalle esportazioni di prodotti ittici hanno raggiunto i 24.6 milioni di dollari l’anno. Per le comunità che dipendono prevalentemente per il sostentamento sulla pesca, ogni alterazione nella quantità di pesce disponibile diventa un motivo di instabilità sociale. “Molte aree hanno già raggiunto l’apice della loro capacità produttiva - ha detto Cochrane - Ponendo l’attenzione sull’impatto che i cambiamenti climatici possono avere sugli ecosistemi oceanici, la preoccupazione sul loro futuro è grande”. La flotta peschereccia motorizzata mondiale ammonta in totale a 2.1 milioni di imbarcazioni. La maggior parte di esse (90%) è inferiore ai 12 metri di lunghezza. Circa 23.000 sono imbarcazioni “industrializzate” di ampia portata. La nazionalità di molte migliaia di esse è sconosciuta e questa categoria “sconosciuta” è aumentata negli ultimi anni, nonostante gli sforzi condotti a livello mondiale per eliminare la pesca illegale. La FAO ha definito il Codice di Condotta per la Pesca Responsabile (Code of Conduct for Responsible Fisheries), seguendo le quali pratiche si potrebbero compiere importanti passi verso la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici. Il SOFIA include anche dei capitoli sulla sicurezza sul lavoro degli addetti al settore ittico, sugli schemi di certificazione dei prodotti ittici, sulle risorse genetiche marine, sulla pesca dei gamberi,e sull’uso delle risorse ittiche di mare aperto come sementi e foraggio per l’acquacoltura.

Senegal, contrattazione del pescato sbarcato

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EDUCAZIONE ALLO SVILUPPO SOSTENIBILE

PESCE FUORI D’ACQUA - LA GESTIONE MARINA IN UN CLIMA CHE CAMBIA Azioni sul documento

Da “Segnali Ambientali 2009” dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, in questo numero proponiamo “Pesce fuori d’acqua - La gestione marina in un clima che cambia” che costituisce in qualche modo corredo alla Proposta di Riforma della Politica Comune della Pesca (PCP) che la Commissione europea ha lanciato adottando il Libro Verde (cfr: ??????????? a pag. ?????? di questo stesso numero di Regioni&Ambiente). La traduzione del Centro di Traduzione degli organismi dell’Unione europea (CdT).

Una favola di pescatori Nella notte del 6 ottobre 1986 i pescatori di aragoste della cittadina di Gilleleje, a nord di Copenaghen, pescando nel Mar Kattegat, trovarono le loro reti zeppe di aragoste norvegesi. Molti degli animali erano morti o moribondi. Circa la metà aveva uno strano colore. In base ai dati sull’ossigeno dissolto nell’acqua in associazione alla moria di aragoste morte, i ricercatori dell’Istituto nazionale per la ricerca ambientale in Danimarca hanno riscontrato che un’area insolitamente vasta sul fondo del Kattegat meridionale era priva di ossigeno. Gli strani eventi erano causati da “anossia”, vale a dire dalla mancanza di ossigeno sul fondale marino quella notte. Gli scienziati ritengono che le aragoste stessero soffocando! Ventidue anni dopo, zone anossiche o “zone morte” si trovano in ampie parti del Mar Baltico. Crollo delle attività di pesca a Bornhölm Bornhölm, un’idillica isola danese situata all’ingresso del Mar Baltico più o meno tra Svezia, Germania e Polonia, è famosa per le sue aringhe affumicate. Per secoli l’abbondanza di pesci è stata il fondamento dell’economia locale. Negli anni Settanta circa la metà del reddito della pesca veniva dal merluzzo. Entro la fine degli anni Ottanta la pesca del merluzzo era arrivata a coprire l’80% del valore totale. Molti pescatori, immaginando un futuro luminoso, investirono in nuove imbarcazioni. Negli anni Novanta, però, il pescato ha subìto un brusco calo, dal quale non vi è più stata ripresa. Questo crollo ha prodotto un’enorme pressione finanziaria sulla comunità locale. Dinanzi alla portata e alla rapidità del declino degli stock di merluzzo nel Mar Baltico sono state investite molte energie per capire cosa abbia causato dapprima il boom e successivamente il tracollo. La regione è diventata un caso di studio internazionale, da cui altre regioni possono trarre insegnamento. Questa storia baltica non è una storia facile. La complessità della situazione illustra infatti la sfida che i responsabili politici si trovano ad affrontare nell’ambiente marino.

A pesca di dati I pescatori di Bornhölm, proprio come le loro controparti in tutta Europa, sono legalmente vincolati alle severe restrizioni della politica comune della pesca, che stabilisce quanti pesci di quale genere possono essere pescati e dove. Il Consiglio internazionale per l’esplorazione del mare fornisce consulenza scientifica sui livelli biologicamente sicuri. I dati d’indagine sulla pesca, le statistiche sulla cattura di pesci e il monitoraggio ambientale delle condizioni oceanografiche forniscono dati inestimabili in termini di valutazione della salute delle specie commerciali più pescate. In particolare è importante il numero di pesci di una certa età in una data zona. Quanti più pesci giovani sopravvivono in un anno, tanti più pesci saranno probabilmente catturati da due a cinque anni più tardi, quando avranno raggiunto la maturità. Inoltre, quanti più pesci maturi vi saranno, tante più uova verranno deposte. In base alla consulenza scientifica, gli Stati membri dell’UE prendono decisioni sul totale ammissibile di cattura (TAC). Queste decisioni spesso riflettono priorità diverse dalla protezione degli stock. Nel 2006, circa il 45% degli stock ittici valutati nei mari europei veniva pescato al di fuori dei limiti biologici sicuri. Questi livelli di pesca erano stabiliti a livello ministeriale. I pesci respirano l’ossigeno dissolto nell’acqua In particolare dagli anni Sessanta, il maggiore utilizzo di fertilizzanti sintetici in agricoltura e l’urbanizzazione hanno determinato un drastico incremento delle immissioni di nutrienti, vale a dire dell’inquinamento, nel Mar Baltico. Ciò ha provocato una maggiore crescita di fitoplancton e produzione di pesci (più fitoplancton significa più cibo per i pesci). Ha però anche scatenato problemi di anossia nelle profondità marine. Quando l’acqua vicino al fondale marino diventa anossica, l’acido solfidrico viene rilasciato dal fondo del mare nell’acqua. L’acido solfidrico è tossico per la maggior parte delle forme di vita ed è stata probabilmente una combinazione di acido solfidrico e mancanza di ossigeno a uccidere le aragoste norvegesi nel Kattegat quella notte del 1986. Le zone anossiche nel Mar Baltico sono ora così estese da aver causato una riduzione nelle dimensioni delle potenziali zone di deposito delle uova nel Baltico centro-orientale. Questo riduce il successo della riproduzione del merluzzo. Perché l’inizio degli anni Ottanta è stato un periodo così buono per la pesca del merluzzo? L’elevato tasso di sopravvivenza delle uova e delle larve di merluzzo dal 1978 al 1983 è merito di quattro fattori. La spiegazione principale è che verso la fine degli anni Settanta è stata ridotta la pressione esercitata dalla pesca. In secondo luogo, le condizioni climatiche hanno determinato afflussi di

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acqua a salinità elevata dal Mare del Nord. rd Il Baltico era in effetti un lago di acqua dolce, finché i livelli del mare non si innalzarono circa 8000 anni fa, permettendo al Mare del Nord di affluire nel lago. Le “intrusioni” di acqua salata nel Baltico sono ancora importanti in termini di mantenimento della salinità e dei livelli di ossigeno. Questi afflussi hanno determinato concentrazioni maggiori di ossigeno nelle zone di deposito delle uova dei merluzzi e, di conseguenza, un’elevata sopravvivenza delle uova e un numero maggiore di pesci giovani. In terzo luogo, si è registrata un’abbondanza di larve di copepodi (Pseudocalanus acuspes), la principale fonte di nutrimento del merluzzo, e infine vi è stata una carenza di predatori come le papaline e le foche. Le papaline cacciano le uova di merluzzo, mentre le foche cacciano i merluzzi. E cos’è andato storto? Dalla metà degli anni Ottanta vi sono stati minori afflussi di grande portata dal Mare del Nord, che hanno determinato condizioni precarie per la sopravvivenza delle uova e quindi un calo nella popolazione di pesci giovani. La salinità ridotta ha anche provocato una minore abbondanza di copepodi, un alimento base per le larve. Sebbene il limite per i livelli biologicamente sicuri per la pesca sia stato ridotto negli anni seguenti, il totale ammissibile di cattura (TAC) politicamente concordato ha in genere superato questo livello (Figura 1).

La pesca illegale aggrava il problema. È stato stimato che un ulteriore 30% viene pescato illegalmente in questa parte del Mar Baltico. Nell’estate del 2007 la pesca illegale da parte della flotta peschereccia polacca è divenuta un fenomeno così esteso che la Commissione europea ha dovuto intervenire, fermando le attività di pesca della Polonia nel secondo semestre del 2007. E, a peggiorare il quadro, i cambiamenti climatici Il cambiamento climatico sta influendo sia sulla temperatura sia sul bilancio della salinità nel Baltico. L’aumento della temperatura nelle acque profonde farà crescere la richiesta metabolica di ossigeno e ridurrà la solubilità dell’ossigeno nell’acqua. A sua volta, questo contribuirà alla più ampia diffusione geografica dell’anossia. La salinità nel Baltico è scesa costantemente dalla metà degli anni Ottanta a causa delle maggiori piogge e dei flussi minori dal Mare del Nord al Mar Baltico. Entrambi i fattori sono imputabili al clima. Basta una riduzione limitata della salinità per alterare l’equilibrio e cambiare la composizione dell’habitat baltico. Delle tre principali specie pescate (merluzzo, aringa e papalina), il merluzzo è particolarmente sensibile alla minore salinità, in quanto quest’ultima incide sulla sua capacità riproduttiva e sulla disponibilità dell’alimento preferito per le larve di merluzzo. Le previsioni sul futuro clima oceanico del Baltico indicano

Fig. 1 / Livelli di cattura raccomandati scientificamente (in base alla consulenza ICES), il totale ammissibile di cattura (TAC) concordato e la cattura effettiva nelle zone di pesca attorno a Bornhölm, negli anni 1989–2007en. Fonte: AEA, 2008.

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un continuo aumento delle precipitazioni, parallelamente a un calo costante degli afflussi dal Mare del Nord. Ciò significa che probabilmente gli stock di merluzzo e di altri pesci d’acqua salata continueranno a calare, a meno che non venga ridotta la pressione esercitata dalla pesca. Speranza per il futuro In risposta ai gravi e complessi problemi ambientali nel Mar Baltico, i Paesi della regione hanno concordato un “Piano d’azione per il Mar Baltico” al fine di sviluppare azioni nazionali volte a integrare le politiche agricole, della pesca e regionali. Questo piano, adottato nel novembre 2007, costituisce una base importante per un’attuazione più efficace della politica dell’Unione europea nella zona. Questa politica include la nuova direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino, in base alla quale i paesi confinanti dovrebbero raggiungere un “buono stato ecologico” del Mar Baltico entro il 2020, ivi compreso il requisito di riportare le comunità ittiche in “buone condizioni”. Inoltre, la Commissione europea sta sviluppando una strategia regionale per il Mar Baltico che porterà a un piano d’azione in cui saranno definiti gli attori principali, gli strumenti finanziari da utilizzare e un programma di lavoro. L’adozione di questa strategia da parte degli Stati mem-

bri costituisce una delle priorità della Presidenza svedese dell’Unione europea (1° luglio - 31 dicembre 2009). La Svezia ha infatti individuato l’ambiente del Mar Baltico come una delle sue maggiori priorità. La politica comune della pesca (PCP) è stata concepita per disciplinare le attività di pesca da un punto di vista ambientale, economico e sociale. Tuttavia, molte delle specie ittiche più preziose a livello commerciale in Europa sono state eccessivamente sfruttate e le loro popolazioni sono adesso al di sotto delle cifre biologiche sicure. Data la natura della legislazione, è difficile e costoso perseguire con successo gli Stati membri che praticano una pesca eccessiva. L’evidente insuccesso nella gestione sostenibile di molti stock ittici ha indotto gli esperti marittimi a invocare sostanziali revisioni della politica, che è chiaramente il prodotto di un compromesso tra paesi. L’ambiente marino deve essere trattato come un ecosistema e non come un settore da sfruttare. Il commissario dell’Unione europea per la pesca e gli affari marini, Joe Borg, ha addirittura dichiarato che la PCP “non incoraggia un atteggiamento responsabile da parte dei pescatori o dei politici” e ha avviato una revisione immediata della politica nel settembre 2008, con quattro anni di anticipo rispetto al previsto.

Fig. 2 / Stime dell’estensione dell’ipossia (tenore di ossigeno inferiore a 2 ml/l) e dell’anossia (tenore di ossigeno pari a zero; spesso con presenza di acido solfidrico, che reagisce con l’ossigeno per produrre solfato. Quando si verifica questa reazione, le concentrazioni di ossigeno sono considerate negative) nell’autunno 2007en. Fonte: http://www.helcom.fi/environment2/ifs/ifs2007/en_GB/HydrographyOxygenDeep/.

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La Commissione UE ha adottato un Libro Verde

RIFORMA DELLA POLITICA EUROPEA DELLA PESCA La consultazione si concluderà il 31-12-2009 Principale fonte di proteine animali di alta qualità e di grassi sani, il pesce rappresenta nuovamente un mercato fiorente ed è stato reintegrato nella dieta abituale di oltre cinquecento milioni di consumatori europei. Il continuo declino delle catture praticate dalla flotta europea si è arrestato intorno al 2015. Malgrado l’Europa rimanga fortemente dipendente dalle importazioni di prodotti ittici, questa tendenza comincia ad invertirsi. Il pesce catturato o allevato in Europa è apprezzato e riconosciuto dai consumatori come un prodotto di elevata qualità. La pesca eccessiva e indiscriminata, con il vasto impatto che ne deriva per l’economia delle regioni costiere, è ormai un ricordo del passato. Quasi tutti gli stock ittici europei sono stati riportati a livelli atti a garantire il rendimento massimo

sostenibile, cosa che per molti di essi comporta un netto incremento rispetto al 2010. La disponibilità di popolazioni ittiche più abbondanti, composte da esemplari maturi e di taglia più grande, rende più redditizia la pesca, che i giovani delle comunità costiere sono tornati a considerare una professione stabile e interessante [...]

Lo scenario irreale sopra descritto è contenuto nel preambolo del Libro Verde Riforma della Politica Comune della Pesca, adottato dalla Commissione UE proprio per invertire la precaria condizione attuale della pesca in Europa. La crescente consapevolezza del ruolo cruciale svolto dai mari e la necessità sempre più pressante di preservarli e

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di garantirne lo sfruttamento razionale hanno fatto della sostenibilità ecologica della pesca un aspetto fondamentale a livello globale. Il vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile del 2002 ha definito una serie di obiettivi specifici per la gestione della pesca, che tutte le autorità del settore devono impegnarsi ad attuare. Tra questi, l’obiettivo di riportare gli stock ittici a livelli atti a garantire entro il 2015 il rendimento massimo sostenibile (il MSY è il quantitativo massimo di catture che può essere mediamente prelevato ogni anno da uno stock senza pregiudicarne la produttività). Importanti misure, inoltre, sono state adottate dalle Nazioni Unite per mitigare l’impatto della pesca nelle acque d’altura. La crescente preoccupazione per la sicurezza dell’approvvigionamen-


to alimentare, sia nell’UE che nel resto del mondo, rende ancora più urgente preservare le risorse naturali mediante una gestione e uno sfruttamento responsabili. A fronte della necessità di ridurre le emissioni di gas serra, risulta sempre più arduo giustificare alcune pratiche di pesca ad elevato consumo di carburante. I consumatori e i settori della trasformazione e della distribuzione, sempre più sensibili a queste problematiche, vogliono essere certi che il pesce che consumano o che vendono provenga da attività alieutiche sostenibili e gestite in modo razionale. La pesca europea deve essere chiaramente basata su principi razionali sotto il profilo economico e la flotta deve aumentare la propria resilienza economica e adattarsi ai mutamenti dell’ambiente e dei mercati. Un primo passo è stato fatto, ad esempio, con l’introduzione del ritiro volontario delle imbarcazioni e con il ricorso a pratiche di pesca a minor consumo di carburante. Altre iniziative sono state adottate per migliorare la qualità, l’informazione dei consumatori e l’equilibrio tra domanda e offerta, al fine di promuovere la vitalità economica del settore. Queste misure, tuttavia, sono del tutto insufficienti a consentire il necessario adeguamento e a ripristinare la redditività economica del settore. I trattati dell’UE fanno della gestione della pesca una competenza esclusiva della Comunità: le risorse ittiche, infatti, non sono confinate all’interno delle giurisdizioni nazionali e i pescatori hanno dovuto adeguarsi a questa realtà ben prima che fossero istituite le zone economiche esclusive (ZEE) e la politica comune della pesca (PCP). Gli ecosistemi marini da cui dipendono le attività di pesca costituiscono un patrimonio comune. L’attività di una flotta incide quindi in modo diretto sulle future possibilità di pesca delle altre flotte operanti sugli stessi stock e nel medesimo ecosistema. Lo stesso vale per il commercio dei prodotti della pesca. Il Libro Verde (ndr: Comunicazione con la quale la Commissione UE illustra lo stato di un determinato settore che intende disciplinare, chiarendo il suo punto di vista in ordine a certi problemi e sollecitando i portatori di interesse a manifestare le proprie osservazioni

e condivisioni) intende stimolare un dibattito a questo riguardo, dal quale la Commissione UE possa trarre contributi e orientamenti operativi, al fine di porre rimedio alle principali carenze strutturali che affliggono il settore e che sono state individuate in: - sovraccapacità di flotta; - assenza di obiettivi politici precisi e, quindi, di orientamenti chiari per quanti sono chiamati a prendere e ad applicare le decisioni; - sistema decisionale che incoraggia una visione di scarso respiro; - quadro che non responsabilizza il settore in maniera efficiente; - scarsa volontà politica di garantire il rispetto delle norme e basso livello di adempimento da parte del settore. Joe Borg, Commissario per gli Affari marittimi e la Pesca, ha dichiarato al riguardo: “Le questioni sollevate vertono su aspetti fondamentali dell’attuale politica e nulla va lasciato al caso. Non puntiamo semplicemente a realizzare l’ennesima riforma: è giunto il momento di elaborare un sistema moderno, semplice e sostenibile di gestione della pesca nell’UE, in grado di attraversare il XXI secolo.” Il Libro Verde adottato persegue un duplice obiettivo: - far conoscere le sfide che il settore ha dovuto affrontare negli ultimi anni; - suscitare una reazione pubblica che possa contribuire all’elaborazione di un sistema di gestione della pesca basato su un approccio moderno, innovativo e maggiormente basato sul consenso. Il documento solleva questioni quali: - come garantire a lungo termine la sostenibilità e la vitalità del settore della pesca? - come adeguare la capacità globale della flotta senza trascurare i problemi sociali delle comunità costiere? - come promuovere lo sviluppo di una cultura del rispetto delle norme? - come può la PCP contribuire nel modo più efficace alla sostenibilità delle attività di pesca esercitate fuori dalle acque comunitarie? Il Libro Verde analizza tutte le sfaccettature dell’attuale politica della pesca e spiega la ragione per cui determinati problemi persistono malgrado i progressi realizzati dalla riforma del 2002. Un aspetto cruciale è rappresentato dal

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depauperamento degli stock ittici europei: l’88% di essi, infatti, è sottoposto ad eccessivo sfruttamento (contro una media globale del 25%) e il 30% è “al di sotto dei limiti biologici di sicurezza”, e non può quindi riprodursi ad un tasso normale a causa del numero sempre più ridotto di individui in età riproduttiva. Tuttavia in molte attività di pesca continuiamo ad operare a livelli due o tre volte più elevati di quelli che gli stock sarebbero in grado di sostenere. Tale fenomeno, per lo più riconducibile a un eccesso di capacità della flotta, rappresenta in ultima analisi uno svantaggio economico: infatti, non solo contribuisce al depauperamento della risorsa ittica, ma erode progressivamente la redditività del settore. È necessario trovare soluzioni che consentano di ricostituire gli stock più depauperati e di garantire nel contempo che la pesca rimanga una fonte di reddito affidabile per i pescatori. Tutte queste problematiche vanno considerate in un contesto in cui l’Europa importa due terzi del proprio fabbisogno di prodotti della pesca. La Commissione teme che, se nei prossimi anni non si conseguirà una migliore sostenibilità ecologica della pesca, i mari ne risulteranno impoveriti e l’industria alieutica smetterà di essere economicamente redditizia. Invece, se la prossima riforma riuscirà a proiettare la politica comune della pesca nel XXI secolo, i benefici non saranno limitati ai pescatori o alle comunità costiere, ma saranno percepiti da tutti i cittadini europei. Anche se sotto il profilo giuridico la Commissione sarebbe tenuta a rivedere entro il 2012 solo alcune componenti della PCP, la situazione attuale, in particolare per quanto riguarda gli stock e la sovraccapacità della flotta, l’ha convinta della necessità di avviare sin d’ora il processo di riforma. I risultati della consultazione varata oggi, che si concluderà il 31 dicembre 2009, saranno sintetizzati dalla Commissione nel primo semestre del 2010. Dopo un’ulteriore consultazione dei gruppi di interesse, la Commissione preparerà quindi una relazione di valutazione dell’impatto e una proposta di un nuovo regolamento di base. La proposta di Regolamento potrebbe essere presentata al Parlamento europeo e al Consiglio all’inizio del 2011, in vista dell’adozione nel 2012.


Sintesi per i cittadini Consultazione - riforma della politica europea della pesca IL PROBLEMA Le riforme del 2002 hanno reso più sostenibile la politica comune della pesca dell’UE: • le parti interessate hanno ora una maggiore influenza sul processo decisionale; • molti stock ittici sono gestiti in base a piani globali e di lungo termine (diversamente dai precedenti piani annuali). Restano però notevoli problemi: • gli stock sono in calo vertiginoso - circa l’80% di tutte le specie presenti nelle acque dell’UE è attualmente sottoposto a uno sfruttamento eccessivo; • vi è un numero troppo alto di pescherecci rispetto alla quantità di pesce che può essere prelevato in modo sicuro dai nostri mari; • la maggior parte delle flotte da pesca europee sta registrando profitti molto bassi oppure è in perdita, il che è un incentivo in più per lo sfruttamento eccessivo; • le catture sono calate tanto che l’Europa deve ormai ricorrere all’importazione per due terzi del suo consumo di pesce. CHI NE TRARRÀ VANTAGGIO E COME La consultazione s’iscrive in una revisione della politica della pesca mirante a: • facilitare la ripresa delle risorse naturali; • garantire ai pescatori l’accesso a stock più abbondanti; • dare all’industria della lavorazione del pesce un accesso più competitivo alla materia prima; • salvare posti di lavoro nel settore della pesca; • offrire ai consumatori una scelta più vasta di pesce di alta qualità; • dare sicurezza a dettaglianti e consumatori quanto alla provenienza del pesce da una pesca ben gestita e sostenibile; • far sì che le regioni costiere beneficino di un’economia locale più diversificata. PERCHÉ UN INTERVENTO A LIVELLO DELL’UE • Il pesce e chi lo cattura si sposta attraverso le giurisdizioni nazionali e vive in un ecosistema condiviso: i singoli paesi non hanno un’influenza sufficiente sul settore; • in mancanza di un coordinamento, le azioni di alcune parti in causa possono nuocere alle altre… • …per questo i governi dell’UE hanno deciso che il settore della pesca sia gestito in modo centralizzato dalla Commissione europea. COSA CAMBIERÀ ESATTAMENTE Al momento, nulla: il Libro verde si limita a invitare le parti interessate a esprimere il proprio parere su come migliorare la politica della pesca, e i contributi forniti andranno ad alimentare future proposte concrete. L’UE comunque è disposta a cambiamenti sostanziali della propria politica, ossia a modificare, ad es.: • il sistema attuale di gestione degli stock ittici in base a quote fisse per ciascun paese dell’UE; • i sussidi al settore della pesca; • gli accordi coi paesi extra UE; • il modo in cui vengono adottate le decisioni a livello europeo; • le responsabilità del settore della pesca nella gestione delle risorse. QUANDO ENTRERANNO IN VIGORE LE RIFORME • Il 1° gennaio 2013, una volta che il processo di consultazione sarà completato e le norme saranno state approvate dal Parlamento europeo e dal Consiglio.

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MANIFESTAZIONI E CONVEGNI

23-25 Settembre 2009

REMTECH EXPO 2009

Si è concluso con successo l’unico evento interamente dedicato alle bonifiche ambientali

Da mercoledì 23 settembre a venerdì 25 Settembre si è svolta la terza edizione di RemTech Expo 2009 - Salone sulle Bonifiche dei Siti Contaminati e sulla Riqualificazione del Territorio, unico evento italiano interamente dedicato al settore delle bonifiche ambientali, della riqualificazione e della difesa del suolo e del territorio. RemTech Expo si è nuovamente affermato come l’ideale luogo di incontro tra operatori, istituzioni e mondo accademico a livello nazionale. Nella recente edizione la manifestazione si è rivelata un importante momento di dialogo e di crescita anche a livello internazionale, per un confronto coordinato e costruttivo e per condividere obiettivi comuni di organizzazione, controllo e valorizzazione dell‘intero settore. Più di 2.500 visitatori si sono susseguiti durante le tre giornate di apertura, facendo registrare un incremento percentuale del 30% rispetto al 2008. È importante sottolineare inoltre la forte presenza di esponenti delle pubbliche amministrazioni e del settore privato, in particolare di quello petrolifero. All’apertura della terza edizione, sono intervenute le principali autorità istituzionali, i maggiori esperti del settore, i rappresentanti del mondo industriale, dell’università e della pubblica amministrazione, confermando l’evento fieristico RemTech Expo come il vero punto di riferimento del settore. Il Convegno di Apertura dal titolo “Recenti miglioramenti del quadro normativo in funzione di una nuova politica per l ambiente” è stato aperto dal Presidente di Ferrara Fiere Congressi, Nicola Zanardi e coordinato brillantemente dal Coordinatore del Comitato Scientifico e Comitato di Indirizzo, Daniele Cazzuffi (Ismes - CESI, Milano) e da Vincenzo Francani del Politecnico di Milano. Ha annoverato relatori d’eccezione, tra cui Lino Zanichelli, Assessore Ambiente della Regione Emilia Romagna, Aldo Fumagalli, Presidente Commissione Sviluppo Sostenibile di Confindustria e Sergio Polito, Amministratore Delegato di Syndial. Durante questa sessione inaugurale, importanti proposte di modifica e di miglioramento al quadro normativo sono state efficacemente dibattute in un clima di grande concretezza e collaborazione. Al termine del Convegno di Apertura, si è svolta la cerimonia di consegna dei Premi di Laurea RemTech 2009, importante novità istituita a partire da questa edizione. I premi di laurea sono stati assegnati alle migliori tesi, sviluppate nell’ambito della bonifica dei siti e discusse in diverse sedi universitarie italiane e sono stati consegnati dai rappresentanti delle sei Associazioni sponsor: Andis, Federchimica, Unione Petrolifera, Assoreca, Consiglio Nazionale dei Chimici e Federambiente. L’area espositiva di RemTech 2009 ha visto la partecipazione di oltre 110 realtà di diversi settori: caratterizzazione, analisi, bonifica, monitoraggio, demolizioni, dragaggi, vecchie

discariche, geosintetici, gestione dell’amianto, gestione dei rifiuti, riqualificazione, assicurazioni, studi di consulenza e progettazione, servizi e comunicazione ambientale. Nell’area riservata alle Delegazioni Straniere è stato un susseguirsi di numerosi appuntamenti ed incontri bilaterali con gli espositori di RemTech. Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania ed Ungheria sono state le indiscusse protagoniste. I rappresentanti delle quattro delegazioni, quasi tutti ministeriali, hanno dato vita, assieme agli operatori, a momenti dedicati allo sviluppo di solidi e concreti rapporti di collaborazione e relazioni d’affari già sfociati, in alcuni casi, in rapporti professionali bilaterali. Il progetto è stato realizzato, come nella precedente edizione, in collaborazione con la Regione Emilia Romagna. L’ampia e rinnovata area espositiva è stata affiancata dalla sessione congressuale ufficiale nazionale, caratterizzata da circa 10 differenti tematiche, della durata di mezza giornata ciascuna, tutte coordinate dal Comitato Scientifico. Quest’anno, per la prima volta, il Comitato Scientifico è stato affiancato dal Comitato di Indirizzo, con il compito di individuare nuovi settori di interesse e tematiche di particolare attualità e di coinvolgere in maniera propositiva le principali associazioni di riferimento. I Convegni, affollatissimi e molto partecipati, hanno trattato, in particolare gli aspetti normativi, la caratterizzazione, le tecnologie di bonifica, il rischio ambientale, i dragaggi, le demolizioni, le terre e le rocce da scavo e la riqualificazione dei siti. Un’altra importante novità di questa edizione è costituita dal Simposio Internazionale, suddiviso in tre sessioni orali ed una sessione poster. Il simposio, dedicato ai terreni ed ai sedimenti contaminati, è stato coordinato dal Comitato Scientifico Internazionale: gli atti del simposio sono stati raccolti in un CD Rom di più di 330 pagine pubblicato da DEA Edizioni. La sessione congressuale ufficiale è stata affiancata da Incontri Tecnici (circa 30), organizzati delle Aziende Espositrici, ad alto contenuto tecnologico, che hanno approfondito tematiche inerenti i sistemi innovativi di caratterizzazione e di bonifica, la gestione dei prodotti della bonifica e la presentazione di casi applicativi. Gli Eventi Speciali, organizzati dalle associazioni di categoria, hanno coronato le tre giornate di RemTech, con una serie di incontri seguiti da un folto numero di rappresentanze pubbliche e private. Le prestigiose associazioni che, in taluni casi, collaborano con RemTech fin dalla sua prima edizione, hanno dato vita a momenti di vivace dibattito e confronto: si è trattato in particolare di Assoamianto, AssoArpa (in collaborazione con Ministero Ambiente, UPI ed ANCI), Assoreca-Ala, AUDIS e

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Associazione Geologi Ferrara assieme a GeoProCiv (con il patrocinio di Ordine Geologi Emilia Romagna). Altri Eventi Speciali, direttamente coordinati da Ferrara Fiere, hanno contribuito alla definizione del panorama congressuale, come il Convegno “Danno Ambientale, Bonifiche e Soluzioni Assicurative” e la Tavola Rotonda “L. 69/2009: spazi di concertazione possibile - Ministeri, Industria, Sindacati, Ricerca e Ambientalisti, idee a confronto”. Lo Stabilimento Petrolchimico di Ferrara, importante realtà industriale, ha inoltre ospitato, nella seconda giornata, alcuni degli espositori di RemTech all’interno del perimetro produttivo, per una visita guidata nel cuore di una delle più importanti bonifiche del territorio nazionale. Per la prossima edizione, RemTech Expo 2010, che si svolgerà dal 22 al 24 Settembre 2010, sono già molteplici e diversificate le proposte emerse quest’anno, anche dalla stretta collaborazione e dal rapporto di grande sinergia con le realtà aziendali e le pubbliche amministrazioni. Arrivederci a RemTech Expo 2010!


Speciale ECOMONDO

Indice Rimini Fiera, 28-31 ottobre 2009 ECOMONDO: “SOLUZIONI VERDI” Ulteriori novità nella XIII edizione

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ECOMONDO 2009 Programma dei principali eventi

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AREA MARCHE

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La Regione Marche a ECOMONDO LA NUOVA LEGGE RIFIUTI di Marco Amagliani

COSMARI Consorzio Obbligatorio Smaltimento Rifiuti della Provincia Macerata

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Camera di Commercio di Ancona INNOVAZIONE X SOSTENIBILITÀ = SVILUPPO La formula per le imprese di successo

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SO.GE.NU.S. spa INTERAMENTE PUBBLICA AL SERVIZIO DEL SUO TERRITORIO E DEI MARCHIGIANI

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AREA ABRUZZO

Assessorato ai Lavori Pubblici, Edilizia Pubblica e Difesa della Costa della Regione Marche Convegno dedicato alla gestione integrata del mare Mentre uno stand sarà dedicato all’edilizia sostenibile di Gianluca Carrabs 46

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Regione Abruzzo - Assessorato Protezione Civile e Ambiente INSIEME PER LA GOVERNANCE SOSTENIBILE DEL TERRITORIO Nell’Area Abruzzo, Operatori pubblici e Privati propongono un ricco programma di eventi volti alla informazione, formazione, confronto ed innovazione in campo ambientale di Alberto Piastrellini 59

ARPA Marche “IL SISTEMA AGENZIALE: BILANCI E PROSPETTIVE” Agenzie soggetti indispensabili e insostituibili al servizio del territorio a cura di Nazareno Re 47

ACIAM - REGIONE ABRUZZO - CIC: NASCE IL MARCHIO DI QUALITÀ COMPOST ABRUZZO

R.A.O. Srl ALLESTIMENTI ECOLOGICI PER VEICOLI COMMERCIALI Funzionalità, sicurezza e risparmio per il bene dell’ambiente a cura di Alberto Piastrellini 49

AREA RICICLO

Nuove Ora srl SOLUZIONI TECNOLOGICHE D’AVANGUARDIA MADE IN MARCHE L’azienda di Marina di Montemarciano, leader nel settore del sollevamento pesante e dei ribaltabili, presenta, un brevetto internazionale per la raccolta dei RSU differenziati di Alberto Piastrellini 50

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Consorzio PolieCo IL MODELLO POLIECO TRA RISULTATI RAGGIUNTI E NUOVE SFIDE A ECOMONDO 2009, l’occasione per un incontro-confronto con tutti gli stakeholders del settore di Alberto Piastrellini 64

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SPECIALE ECOMONDO Rimini Fiera, 28-31 ottobre 2009

ECOMONDO: “SOLUZIONI VERDI” Ulteriori novità nella XIII edizione La mascotte della XIII edizione di ECOMONDO, la Fiera Internazionale del Recupero di Materia ed Energia e dello Sviluppo Sostenibile, che Rimini Fiera organizza dal 5 all’8 novembre 2008, sarà: il Cavalluccio marino rosa (Hippocampus bargibanti). Come per le precedenti, la mascotte scelta dal Coordinatore scientifico di ECOMONDO, Luciano Morselli, individua un indicatore biologico del degrado ambientale per frenare le attività umane ormai troppo spregiudicate. I cavallucci marini, in generale, sono specie a rischio per effetto del riscaldamento e acidificazione dei mari dovuti, ai cambiamenti climatici in atto, e delle attività di pesca incontrollata. L’Hippocampus bargibanti è ancora più in difficoltà poiché vive nelle barriere coralline del Pacifico occidentale. Si tratta di una specie pigmea (max 3 cm.) di color rosa-viola, con grosse verruche rosse su tutto il corpo che gli deriva, secondo alcuni studiosi dal vivere in simbiosi con i polipi della gorgonia Muricella sp. Come per gli altri individui è in forte regressione e addirittura rischia di scomparire per effetto della situazione difficile che stanno subendo i reefs (cfr: “Sono i coralli le specie più a rischio” in Regioni&Ambiente, n. 7 luglio 2009, pp. 9-11). Il tema della Fiera, quest’anno ruoterà intorno alle “green solutions” per rendere tecnologie, processi, procedure e attività efficaci, ma sostenibili, con la consapevolezza che ogni azione intrapresa deve essere valutata sulla base delle conseguenze che può avere sulle altre, come ben sottolinea l’immagine

della locandina della Manifestazione che propone un gioco ad incastro quasi a richiamare che la risoluzione del puzzle deriverà dalla corretta composizione di tutte le parti interdipendenti. L’autorevolezza di ECOMONDO si evince dalle cifre della precedente edizione: • 64.858 visitatori; • 429 giornalisti italiani ed esteri accreditati all’Ufficio Stampa; • circa 7.000 m2 di area espositiva su cui si sono distribuite 1.000 imprese, dirette e rappresentate; • 250 appuntamenti convegnistici e seminariali, a cui hanno partecipato più di 700 oratori e oltre 100 istituzioni. La manifestazione abbina, quindi, sempre più la vetrina completa di prodotti e tecnologie ad un programma di sensibilizzazione e di aggiornamento attraverso Convegni ed iniziative didattiche sui temi della sostenibilità ambientale e della responsabilità sociale d’impresa. Vengono riproposti e ampliati, perciò, i macrosettori espositivi collaudati nelle precedenti edizioni, con ulteriori progetti e iniziative. CICLO COMPLETO DEL RIFIUTO La Sezione costituisce il cuore espositivo e storico della Manifestazione in cui si mettono in evidenza le tecnologie e i sistemi più innovativi per ottimizzare la gestione gerarchica dei rifiuti. È suddivisa in 2 sub-sezioni: - Trattamento dei rifiuti (Pad. A1, A3, A5) dove vengono presentati i sistemi atti a favorire la prevenzione della creazione del rifiuto, le migliori tecnologie di raccolta e trasporto e la sua movimentazione; - Riciclaggio rifiuti - Recupero di materia - Ecoimballaggi - Prodotto ecocompatibile (Pad. B1, B2, B3, D1) in cui viene dato ampio spazio al trattamento dei rifiuti con un focus speciale sul compostaggio e il tratta-

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mento biologico delle biomasse, al recupero dei materiali e alle soluzioni più adeguate per lo smaltimento e recupero degli imballaggi. Anche INERTECH (Pad. C5) trova conferma nella 3a edizione della Mostra-Convegno sul riciclaggio del mondo delle costruzioni con un focus sul mercato della demolizione e delle grandi riqualificazioni, il riciclaggio dei materiali da costruzione e demolizione, il riciclaggio nel settore delle costruzioni stradali e al loro reimpiego. RECLAIM EXPO (Pad. C2, C3), Salone italiano sulle bonifiche dei siti contaminati, è l’ampia area espositiva, aperta ad Aziende private ed Enti Pubblici, che mette in mostra le più avanzate tecnologie di bonifica dei siti contaminati, le tecniche e la strumentazione per la caratterizzazione ed il monitoraggio, con un focus sulla riqualificazione industriale ed urbana. OROBLU (Pad. C1) il Salone sulle tecnologie per un uso sostenibile dell’acqua, viene riproposto per il secondo anno con l’esposizione di servizi e prodotti legati all’intero ciclo, dalle acque primarie a quelle di scarico, ai trattamenti vari, con un’attenzione particolare alla depurazione e al riuso. Troveranno spazio anche le tecnologie legate sia alla distribuzione efficiente, sia al risparmio idrico, dalla raccolta all’utilizzo finale. In questa macro-area trova collocazione la mostra dei dispositivi per la riduzione delle emissioni, la strumentazione per il monitoraggio dell’Aria e i progetti atti a favorire la tutela della salute umana. CITTÀ SOSTENIBILE (Pad. A7), percorso espositivo di progetti, prodotti, soluzioni, case history e aree dimostrative volte ad identificare una serie di metodologie che permettano a professionisti e amministratori pubblici di pianificare, progettare e realizzare


interventi ed opere basati sulla tutela del paesaggio, il risparmio energetico e lo sviluppo consapevole. In contemporanea a ECOMONDO, si svolgerà la 13a edizione di KEY ENERGY (Pad. D7, B7), la Fiera internazionale per l’energia e la mobilità sostenibile, il clima e le risorse per un nuovo sviluppo. KEY ENERGY intende porre il tema della sostenibilità energetica al centro del dibattito sullo sviluppo industriale del nostro sistema economico-sociale, in linea con il Protocollo di Kyoto e con gli impegni al 2020 del Pacchetto UE Clima-Energia. I problemi energetici e i rapidi cambiamenti climatici che stanno caratterizzando la nostra epoca, infatti, sono strettamente collegati e rappresentano due facce della stessa medaglia. La politica energetica del oggi garantire la sicurezza degli approvvigionamenti e puntare sulla diversificazione delle fonti e sull’efficienza energetica. ENERGYES (Pad. B5). L’urgenza delle problematiche relative all’approvvigio-

namento delle fonti energetiche e l’uso efficiente delle risorse, pone il tema della sostenibilità energetica al centro del dibattito sullo sviluppo industriale del nostro Paese e dell’Unione Europea. ECOMONDO intende focalizzare l’attenzione sulla produzione di energia dalle fonti rinnovabili: il solare termico, il fotovoltaico, l’eolico, la produzione da biomasse e biocambustibili. In particolare occorrerà potenziare il loro ruolo che, secondo la proposta della Commissione UE, dovranno triplicare il loro contributo nei prossimi 13 anni RI 3 RIgenera, RIcarica, RIusa (Pad. D2) Giunta alla 5a edizione, a conferma della crescita del settore, RI 3 è l’unica Fiera, in Italia, specializzata per il mercato europeo della rigenerazione, ricarica e riuso dei supporti per la stampa, hardware e per il recupero di prodotti per l’informatica e le telecomunicazioni. RI 3 un apporto dinamico si a alla ricerca che allo sviluppo delle tecnologie e dei mercati per promuovere l’after-market ed il recycling di materiale per la stam-

pa digitale e di prodotti tecnologici in un’ottica di sviluppo sostenibile e a basso impatto ambientale. In questa macro-area trova collocazione la gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) dove si incontreranno i Consorzi costituiti e nascenti, i produttori e gli importatori di apparecchiature e i soggetti attivi nella raccolta selettiva dei RAEE. ECOBUY (Pad. D1) Area dedicata all’esposizione di prodotti dal riciclo e realizzati con materiali ecocompatibili per dare una piattaforma di grande visibilità a tutte le aziende del settore e creare un importante momento di incontro tra l’offerta di Acquisti Verdi e la domanda da parte della Pubblica Amministrazione e delle Aziende private. SINNOVA (Cupola Hall Sud) Mostra dell’Economia e dell’Ambiente, dove aziende, centri di ricerca, atenei, istituzioni locali presentano innovazione di prodotto e di processo che


SPECIALE ECOMONDO hanno messo al centro del loro operato la risposta ai bisogni umani, senza minacciare la sopravvivenza dell’ambiente naturale e le prospettive delle generazioni future. L’appuntamento con i nuovi materiali, le tecnologie e le materie prime utili ad un’economia conservativa dell’ambiente è evento innovativo di Rimini Fiera, realizzato in collaborazione con Sisifo e Novamont. ISTITUZIONI - ASSOCIAZIONI - RSI RISCHI E DANNO AMBIENTALE (Pad. D3) I governi locali in linea con le direttive nazionali e comunitarie stanno orientando le proprie strategie verso politiche di sviluppo sostenibile. Mission comune l’uso rispettoso delle risorse, il risparmio energetico e idrico, i progetti per la riduzione del traffico e delle emissioni. Ampio spazio è dedicato alle best practices in materia ambientale e vengono presentati i risultati ottenuti dalla Pubblica Amministrazione attraverso la pianificazione coerente del territorio. In questa edizione alle tematiche dei

rischi connessi agli impatti ambientali e quindi al tema del “danno ambientale” con un focus sull’analisi rischio-sicurezza in Italia e in Europa, e ai dispositivi di strumentazione certificati per la prevenzione degli incendi negli ambienti ad uso civile, domestico e industriale. COOPERAMBIENTE (Pad. D5) È la secondaedizione della Fiera dell’offerta cooperativa di energia e servizi per l’ambiente realizzata in collaborazione tra LegaCoop e Rimini Fiera. COOPERAMBIENTE presenterà i servizi e i prodotti delle Cooperative di LegaCoop: dalle case ecosostenibili, ai servizi e alla gestione del ciclo dei rifiuti e della raccolta differenziata; dalla produzione di energie rinnovabili ai servizi di mobilità sostenibile; dalla gestione delle aree verdi e boschive alle politiche per il risparmio energetico della grande distribuzione cooperativa. FORMAZIONE E RICERCA Area dedicata ai saperi, alla formazione professionale e ricerca industriale, aperta a Università, Centri di ricerca pubblici e

privati, Consorzi, Laboratori a rete regionale, Centri di innovazione tecnologica ed aziende, al fine di implementare la collaborazione tra gli attori impegnati nel settore della ricerca e della formazione ambientale. Nell’area espositiva sono previste attività dimostrative su prodotti scientifici e colloqui sui programmi futuri. CAFFÈ SCIENZA (Hall Sud) Luogo dove, fuori dai formalisimi, esperti internazionali e pubblico si incontrano su temi emergenti che la società contemporanea vive. CONVEGNI Anche quest’anno a tracciare le linee guida delle Conferenze, dei Convegni e Seminari di ECOMONDO ha provveduto un autorevole Comitato scientifico. Da segnalare il grande evento di apertura “Green New Deal” a cui parteciperanno tra gli altri Jean Paul Fitoussi, Presidente del Consiglio scientifico dell’Istituto di Studi Politici di Parigi e Christopher Flavin, Presidente del World Watch Institute (ndr: per un esaustivo riassunto di tali eventi si rinvia alle pagine ne successive). e)



SPECIALE ECOMONDO ECOMONDO 2009

Programma dei principali eventi Il rinnovo dell’accordo quadro Anci-Conai

CERIMONIA INAUGURALE

14:30 -18:00 - Sala Reclaim Expò Pad. C3 Bonifiche dei siti inquinati: analisi del mercato tra committenza, progettazione ed esecuzione - L’applicazione della normativa tra sostenibilità e crisi economica

MERCOLEDÌ 28 OTTOBRE ore 10:30 - Hall Sud Taglio del nastro alla presenza delle autorità invitate CONFERENZE, CONVEGNI E SEMINARI MERCOLEDÌ 28 OTTOBRE 11:30 -13:30 - Sala Neri unificata - Hall Sud Forum di apertura. Politiche per il Green New Deal, come la sostenibilità può far ripartire l’economia globale 09:30 -13:30 - Sala Oro Blu pad C1 - Oro Blu Sensori per l’analisi di parametri chimico-fisici, software di controllo e gestione remota

15:00 -18:00 - Sala Diotallevi 2 Hall Sud Energie a raccolta, il Cobat c’è. Pile e Batterie da imputate a protagoniste 15:00 -18:00 - Sala Diotallevi 1 Le tematiche ambientali emergenti - Convegno Finanza e sostenibilità: obiettivo sostenibile

10:00 -14:00 - Sala Reclaim Expò Pad. C3 Caratterizzazione, Analisi di rischio, Validazione

15:00 -16:00 - Sala Acero (pad A6 1° piano) Il trasporto dei rifiuti: obblighi, prescrizioni, sanzioni.

10:30 -18:00 - Sala Inertech Pad C5 Materiali provenienti da demolizioni e terre e rocce da scavo 12:00 -13:00 - Stand AITEC Pad D3 Verso Copenhagen: rifiuti in cementeria. Opportunità per l’ambiente, per la società, per l’industria. Recupero di energia da i fanghi di depurazione delle acque reflue: aspetti tecnici e ambientali. 14:00 -16:00 - Palco Cooperambiente - Pad D5 AbitarEcostruire. I Progetti Legacoop e Legambiente sulla sostenibilità 14:00 -17:00 - Arena Città Sostenibile - Pad B5 Città Sostenibile 2009: progetti e visioni. Inaugurazione dell’evento e presentazione del board scientifico 14:00 -16:00 - Caffè scienza Cupola Hall Sud L’innovazione ambientale motore di una economia sostenibile. Lancio dell’evento Sinnova 2010 14:30 -18:00 - Sala Ravezzi 2 Hall Sud La sicurezza nella gestione del sistema rifiuti: limiti, opportunità e ricadute della normativa. Esperienze a confronto 14:30 -18:00 - Sala Neri 2 Hall Sud Energia rinnovabile da rifiuti: l’incentivazione della produzione di energia elettrica alla luce del DM 18 dicembre 2008 14:30 -18:00 - Sala Ravezzi 1 Hall Sud

14:30 -18:00 Luogo: sala Oro Blu pad C1 Tavola Rotonda: Problemi relativi all’adeguamento della rete degli impianti di depurazione delle acque reflue urbane in attuazione della direttiva 91/271.

15:00 -16:00 - Sala formazione c/o stand Polistudio n° 68 Pad. B3 Seminario: Un modello per il monitoraggio di odori, presentazione di un’esperienza 15:00 -16:00 - Stand Aitec n° 55 Pad. D3 Seminario: “Verso Copenaghen . Rifiuti in cementeria. Opportunità per l’ambiente, per la società, per l’industria. Recupero di energia dai fanghi di depurazione delle acque reflue: aspetti tecnici ed ambientali” 15:00 -17:30 - Sala CIC Pad. A1 XI Conferenza Nazionale sul Compostaggio: Produzione di compost e biogas da biomasse - Sessione Tecnica 1 15:30 -17:00 - Arena Ecobuy - Acquisti Sostenibili Pad D1 Presentazione dell’albo dei fornitori di prodotti ecologici certificati 16:30 -17:30 - Sala formazione c/o stand Polistudio n° 68 Pad. B3 Seminario: “Le principali problematiche della classificazione e dell’analisi di recuperabilità dei rifiuti” 16:30 -18:00 - Caffè Scienza - Cupola Hall Sud Presentazione del volume: INGEGNERIA DEI RIFIUTI SOLIDI di Piero Sirini, George Tchobanoglous, R. Carlo Noto La Diega. Editore McGraw-Hill 16:45 -18:00 - Sala Acero (pad A6 1° piano) Tecnologie per il controllo del rischio Legionella negli ambienti

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di lavoro e negli ambienti domestici. Case history: gestione delle acque in torri evaporative industriali.

XI Conferenza Nazionale sul Compostaggio - Sessione plenaria 09:30 -11:00 - Palco Cooperambiente Pad D5 Tavola Rotonda. Riformulazione codice ambientale

GIOVEDÌ 29 OTTOBRE Ecobuy - Acquisti Sostenibili - Eventi Ecobuy - Acquisti Sostenibili- Green Cafè

09:30 -11:00 - Sala Gardenia Hall Est, lato Pad B7 Direttiva rifiuti e delega al governo

09:00 -18:00 Luogo: Sala Giglio Pad B4 C.A.R. “Rifiuti rappresentati da veicoli fuori uso. Riflessioni per una corretta gestione”

10:00 -13:00 - Sala Ravezzi 2 - Hall Sud III Congresso Nazionale Italiano sul trattamento residuo di sanità

09:00 -13:30 - Sala Abete- Ingresso Ovest - Lato Padiglione A7 La gestione del ciclo integrato dei rifiuti: dalla raccolta alla tariffa puntuale

10:00 -13:00 - Arena Città Sostenibile Pad B5 Verso il Vertice ONU sul clima di Copenhagen: il ruolo delle città e dei territori nella protezione dell’ambiente e nel governo del territorio

09:15 -13:30 - Sala Neri 2 - Hall Sud Forum: Le novità normative in materia di rifiuti: la Direttiva 2008/98/CE e la revisione della Direttiva IPPC - Prima sessione

10:00 -12:30 - Stand Sistema Consorzio Pad. D3 stand 041 Presentazione del terzo Rapporto di Sostenibilità ambientale del Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati

9:15 -13:30 - Sala Reclaim Expò Pad. C3 Le bonifiche in Europa: la situazione italiana è in linea con quella degli altri Stati membri? 9:30 -18:00 - Sala Mimosa ingresso Est pad. B6 Le azioni delle amministrazioni locali per il risparmio energetico in edilizia 9:30 -13:00 - Sala Abete hall Ovest lato Pad A7 Monitoraggi e impatti ambientali nella realizzazione delle grandi infrastrutture 09:30 -18:00 - Sala Diotallevi 1 - Hall Sud Rilancio dell’economia e ambiente: opportunità per gli strumenti volontari tra produzioni verdi e business ambientale 09:30 -18:00 - Sala Mimosa ingresso Est pad. B6 Le azioni delle amministrazioni locali per il risparmio energetico 09:30 -13:30 - Sala Neri 1 - Hall Sud Forum RAEE: Il nuovo sistema RAEE: risultati e prospettive 09:30 -13:30 - Sala Tiglio unificata Pad A6 BioBased Economy e Bioraffinerie 09:30 -14:00 - Sala Oro Blu pad C1 Aspetti della gestione del ciclo idrico integrato, con particolare riferimento alla distribuzione ed al controllo di qualità 09:30 -11:00 - Sala Acero (pad A6 1° piano) Porta a Porta . Release 2.0 09:30 -11:30 - Sala Ravezzi 1 Hall Sud REACH, Registration, Evaluation, Authorization of Chemical: L’attuale percorso istituzionale, la ricerca applicata e gli adempimenti degli operatori economici - I Seminario

10:00 -13:00 - Sala Inertech pad. C5 Gare per la fornitura di attrezzature per l’igiene urbana. Capitolati o libro dei sogni? 11:00 -12:00 - Sala Acero (pad A6 1° piano) DECS, sistema fisso per il campionamento delle diossine 11:00 -12:00 - Sala formazione c/o stand Polistudio n° 68 Pad. B3 Seminario: “La gestione dei rifiuti in funzione della nuova direttiva europea 2008/98/CE” 11:00 -13:00 - Caffè Scienza Cupola - Hall Sud Le imprese per lleco-sostenibilità. Assegnazione del Premio per lo sviluppo sostenibile 2009 11:30 -13:00 - Arena Ecobuy Pad D1 Cerimonia di premiazione ‘’Premio tesi di laurea Acquisti Verdi’’ a cura di Punto 3 Srl e Palm SpA 11:30 -14:00 - Sala Ravezzi 1 - Hall Sud REACH, Registration, Evaluation, Authorization of Chemical: L’attuale percorso istituzionale, la ricerca applicata e gli adempimenti degli operatori economici. II Seminario 12:00 -13:00 - Stand Aitec n° 55 Pad. D3 Seminario: “Verso Copenaghen . Rifiuti in cementeria. Opportunità per l’ambiente, per la società, per l’industria. Utilizzo del CDR in cementeria (Case study 1)” 12:30 -14:00 - Sala Noce - Pad. A 6 Primo incontro nazionale dell’Osservatorio Nazionale sui Rifiuti e degli Osservatori Provinciali sui Rifiuti e Bonifiche dei Siti Contaminati 14:00 -18:00 - Sala Ravezzi 2 Hall Sud First IAMAW International Symposium

09:30 -10:30 - Sala formazione c/o stand Polistudio n° 68 Pad. B3 Seminario: “SGA 14001 ed EMAS: differenze e punti di incontro”

14:15 -18:00 - Sala Neri 2 Hall Sud Le coperture contenenti amianto. Trasformare una criticità ambientale in una reale opportunità di risparmio ed efficienza energetica.

09:30 -13:00 - Sala CIC Pad. A1

14:30 -18:00 - palco Inertech Pad C5

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INVEMET S.r.l. - Sede Legale: Via Carlo Alberto 6 - 10123 Torino - ITALIA Sede Op.: Strada Coasso s.n.c. - Zona Industriale 10073 CiriĂŠ (TO) Tel. +39 0119209630 - 0119228146 - Fax +390119224043 info@invemet.com - www.invemet.com

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Ritiriamo a domicilio con pagamento a vista, ai valori correnti di mercato, qualsiasi quantitativo di catalizzatori per auto esausti, privati, preferibilmente, dei tubi di raccordo

Saremo presenti a ECOMONDO - Pad. B1 Stand 157, per tutta la durata della Fiera. Vi aspettiamo numerosi!


Utilizzo degli aggregati riciclati nelle infrastrutture

pubblici degli Enti aderenti al Protocollo APE . Acquisti Pubblici Ecologici

14:30 -18:00 - Sala Tulipano Pad B6 Monitoraggio delle emissioni di biogas in discariche per rsu

16:45 -18:00 - Sala Acero (pad A6 1° piano) Olio vegetale (anche gas): Dister cogenerazione - Micromineral

14:30 -18:00 - Sala Oro Blu pad C1 Il controllo e l’automazione degli impianti 14:30 -18:00 - Sala Diotallevi 2 - Hall Sud Un confronto nazionale e europeo sull’applicazione della Direttiva Discarica 99/31/CE a dieci anni dalla sua emanazione 14:30 -18:00 - Sala Diotallevi 2 - Hall Sud La raccolta differenziata in Italia: esperienze a confronto 14:30 -18:00 - Sala Neri 2 - Hall Sud Forum: Le novità normative in materia di rifiuti: la Direttiva 2008/98/ CE e la revisione della Direttiva IPPC - Seconda sessione 14:30 -18:00 - Sala Camelia Pad B6 primo piano I Laboratori a Rete Regionale Ambiente ed Energia. Il laboratorio ENVIREN. Le ricerche integrate nel campo dell’atmosfera, dell’acqua, del suolo e dei rifiuti: potenzialità, ricerche attivate ed obiettivi 14:30 -17:30 - Sala Cedro, hall Ovest Pad C7 Sicurezza sul Lavoro: le principali modifiche al Testo Unico 14:30 -18:00 - Sala Noce Pad A6 Workshop: Orientamenti emergenti in campo nazionale e internazionale del monitoraggio dei microinquinanti organici e inorganici alle emissioni 14:30 -15:30 - Caffè Scienza - Cupola Hall Sud La Comunicazione Ambientale per le Pubbliche Amministrazioni

VENERDÌ 30 OTTOBRE 9:00 -18:00 - Sala Diotallevi 2 - Hall Sud International Conference: “WATERPIPE: How innovation can assist in achieving Economic Management of water distribution Assets”. An overview and discussion on the results of the WATERPIPE EC research project 9:00 -13:30 - Caffè Scienza Hall Sud Muoversi in città: prospettive gestionali e modelli di trasporto alternativo 9:15 -18:00 - Sala Tiglio unificata Pad A6 Aspetti sanitari e ambientali nelle valutazioni e autorizzazioni di impianti ed aree industriali 9:15 -16:30 - Sala Cedro - Hall Ovest lato Pad C7 Pronto intervento ambientale 9:30 -18:00 - Sala Oro Blu pad C1 Riciclo e riutilizzo delle acque reflue: problematiche e prospettive per il conseguimento di obiettivi spinti di risanamento delle risorse idriche, per il riuso ed il riciclo, anche in riferimento all’applicazione della disciplina IPPC 9:30 -13:30 - Sala Ravezzi 1 - Hall Sud Albo Nazionale Gestori Ambientali:strumento di qualificazione delle imprese, fattore strategico nel sistema della gestione dei rifiuti 9:30 -13:30 - Sala Neri 1 - Hall Sud Veicoli a Fine Vita. Evoluzione dell’Accordo di Programma: primi risultati raggiunti, potenzialità, criticità e azioni comuni per un raccordo a livello europeo

14:45 -18:00 - Arena Città Sostenibile Pad B5 La rigenerazione urbana: verso nuove vene creative? 15:00 -18:00 - Sala Reclaim Expò Pad. C3 La disciplina delle bonifiche: convergenze o divergenze con la disciplina sui rifiuti e sulla gestione degli appalti 15:00 -17:00 - Palco Cooperambiente Pad D5 Per una società ed una economia ecologica e solidale: Premio Cooperambiente - Vetrina della Sostenibilità Regione Emilia Romagna 15:00 -16:30 - Sala Acero (pad A6 1° piano) Spedizioni transfrontaliere di rifiuti: le importazioni dalla Repubblica di San Marino’’ 15:00 -16:00 - Stand Aitec n° 55 Pad. D3 Seminario: “Verso Copenaghen . Rifiuti in cementeria. Opportunità per l’ambiente, per la società, per l’industria. Utilizzo del CDR in cementeria (Case study 1)”

9:30 -18:00 - Sala Ravezzi 2 - Hall Sud Ricerca nella gestione integrata dei rifiuti attraverso la nuova gerarchia di intervento, ecodesign e gli strumenti di validazione 9:30 -14:00 - Sala Diotallevi 1 - Hall Sud Presentazione FISE UNIRE Rapporto “L’Italia del Recupero 10a Edizione” 9:30 -13:15 - Sala Neri 2 - Hall Sud Dalla Culla alla Culla. Innovazioni, strategie, realtà ed esperienze nazionali ed europee nella prevenzione 9:30 -13:30 - Sala Tulipano Pad B6 Sicurezza sul lavoro per le imprese di gestione dei rifiuti

15:00 -17:30 - Sala CIC Pad. A1 XI Conferenza Nazionale sul Compostaggio: Produzione di compost e biogas da biomasse - Sessione Tecnica 2

9:30 -13:30 - Sala Reclaim Expò Pad. C3 Sedimenti contaminati in Italia: stato dell’arte, strategie di gestione e di bonifica e casi di successo

15:30 -17:00 - Arena Ecobuy Pad D1 Presentazione dei criteri ecologici da inserire negli appalti

9:30 -13:00 - Palco Inertech Pad C5 Abbattere per ricostruire: opportunità e vincoli di un piano di

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demolizione e riciclaggio C&D

14:30 -18:00 - Sala Diotallevi 1 - Hall Sud Gestione dei Pneumatici Fuori Uso: un sistema al nastro di partenza

9:30 -10:30 - Sala formazione c/o stand Polistudio n° 68 Pad. B3 “ADR 2009: cosa cambia”

14:30 -18:00 - Sala Tulipano Pad B6 La valutazione dei rischi nella progettazione, nella realizzazione ed esercizio degli impianti fotovoltaici alla luce del Testo Unico sulla Sicurezza (Dlgs 81/2008) e successivi aggiornamenti

9:30 -12:00 - Sala Noce (Padiglione A6 . Piano Terra) Ecobank: Vuoti pieni di valore 10:00 -11:00 - Sala Acero pad A6 1° piano Il trattamento dei Fanghi di Dragaggio dei Porti Industriali

14:30 -18:00 - Sala Neri 1 Hall Sud ELV: reimpiego, riciclo e recupero.

10:00 -11:00 - Sala formazione c/o stand Polistudio n° 68 Pad. B3 “CLP-Reach: Nuove norme sulla classificazione delle sostanze e le schede di sicurezza” 10:30 -13:00 - Arena Città Sostenibile Pad B5 Città sostenibili e futuro - dalla nuova dimensione urbana alle Vene Creative. talking con l’arch. Stefano Boeri e Studio Mario Cucinella 11:00 -16:30 - Arena Città Sostenibile Pad B5 La scuola in Città: programmi, iniziative per opportunità di crescita reali 11:00 -12:00 - Stand Sistema Consorzio Pad. D3 stand 041 Comunicare l’ambiente attraverso lo sport 11:00 -13:00 - Sala Giglio Pad B4 Vantaggi ambientali delle Cartucce Rigenerate 11:30 -12:30 - palco Cooperambiente Pad. D5 Presentazione del volume “Dalla culla alla culla. Come conciliare tutela dell’ambiente, equità sociale e sviluppo” di Michael Braungart e William McDonough 11:30 -13:00 - Arena Ecobuy Pad D1 Pannello Ecologico e GPP: limiti e possibilità di sviluppo 12:00 -13:00 - stand Aitec n° 55 Pad. D3 “Verso Copenaghen. Rifiuti in cementeria. Opportunità per l’ambiente, per la società, per l’industria. Utilizzo del CDR in cementeria (Case study 2)” 13:00 -18:00 - Sala Neri 2 - Hall sud Ambiente tra moda, strumentalità e rigore. Il ruolo dell’LCA per l’innovazione e la comunicazione ambientale 14:00 -17:00 - Arena Città Sostenibile Pad B5 Verso il COP15: applicazioni delle buone pratiche della sostenibilità nelle nostre città 14:00 -18:00 - Sala Reclaim Expò Pad. C3 “I casi di studio” dalle esperienze delle imprese

14:30 -16:00 - Palco Cooperambiente Pad. D5 Premio Bella Copia 15:00 -17:30 - Sala CIC Pad. A1 Presentazioni Aziendali dei Soci del CIC 15:00 -17:00 - Giglio Pad B4 Aftermarket e GPP in Italia ed Europa 15:00 -16:00 Luogo: sala formazione c/o stand Polistudio n° 68 Pad. B3 “L’avvocato analizza le sentenze: responsabilità dei proprietari e principio di “chi inquina paga” nelle cause di danno ambientale e abbandono di rifiuti.” 15:00 -16:00 Luogo: stand Aitec n° 55 Pad. D3 “Verso Copenaghen . Rifiuti in cementeria. Opportunità per l’ambiente, per la società, per l’industria. Utilizzo del CDR in cementeria (Case study 2)” 15:30 -17:00 - Arena Ecobuy Pad D1 Il Green Public Procurement in Italia 16:00 -18:00 - Palco Cooperambiente Pad. D5 Comunicare ed educare all’ambiente per guidare il cambiamento. I risultati delle azioni di sensibilizzazione di pubbliche amministrazioni ed imprese verso la sostenibilità ambientale 16:30 -17:30 - Sala formazione c/o stand Polistudio n° 68 Pad. B3 “Question point: Polistudio risponde a Ecomondo” SABATO 31 OTTOBRE 10:00 -11:00 - Arena Città Sostenibile Pad B5 La Città va a scuola: l’educazione e la formazione attraverso programmi, iniziative e sperimentazioni a tutto campo 10:00 -11:30 - Sala Ravezzi 2 hall Sud Coordinamento Agende 21 locali Italia, Sistemi regionali INFEA 10:00 -11:30 - Sala Neri 2 Hall Sud Decennio Unesco 2005-2014 per l’educazione alla sostenibilità. Coordinamento Agende 21 locali Italia - Sistemi regionali INFEA

14:00 -16:30 - Sala Noce Pad A6 La Piattaforma Tematica Energia e Ambiente della Regione EmiliaRomagna: l’offerta di ricerca industriale al servizio delle imprese

11:00 -13:00 - Sala Diotallevi 2 Hall Sud AIAT 1999-2009: i primi 10 anni con i professionisti dell’ambiente

14:00 -15:00 - Sala Acero (pad A6 1° piano) Tecnologia e innovazione applicata alla raccolta rifiuti: qualità e minori costi nella raccolta?

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Sala Convegni c/o Area Marche Pad. D3 Stand 007 Quale futuro nelle Marche per le aziende di pubblici servizi dopo la nuova legge regionale sui rifiuti? Promosso da AnconAmbiente

AREA MARCHE MERCOLEDÌ 28 OTTOBRE ORE 10.00-11,00 Sala Convegni c/o Area Marche Pad. D3 Stand 007 I suoli Urbani: una fonte di inquinamento che si può risolvere a seguire: “TecnoSuoli una risposta all’inquinamento” Promosso da Tecnosuoli Sala Convegni c/o Area Marche Pad. D3 Stand 007 Gestione Integrata del Mare. Una soluzione ecocompatibile al dragaggio dei porti Promosso da Assessorato ai LL.PP. e Difesa della Costa Regione Marche GIOVEDÌ 29 OTTOBRE ORE 9.00-09,50 Sala Convegni c/o Area Marche Pad. D3 Stand 007 L’approccio Responsabile alla Qualità Promosso da Fondazione EQI

VENERDÌ 30 OTTOBRE ORE 14.00-17,00 Sala Convegni c/o Area Abruzzo Pad. D3 Stand 074 La nuova legge regionale in materia di gestione dei rifiuti e le scelte impiantistiche del comari conseguenti all’attuazione dei progetti porta a porta Promosso da COSMARI

AREA ABRUZZO VENERDÌ 30 OTTOBRE 2009 ore 9.30 Sala Convegni Area abruzzo (pad. d3 stand 074) “Tra terremoto e nuove strategie finalizzate al recupero/riciclo dei rifiuti urbani” Promosso dalla Regione Abruzzo - Direzione Protezione Civile Ambiente - Servizio Gestione Rifiuti

Sala Convegni c/o Area Marche Pad. D3 Stand 007 INNOVAZIONE X SOSTENIBILITA’ = SVILUPPO La “formula” per le imprese di successo Promosso da Camera di Commercio di Ancona Sala Convegni c/o Area Marche Pad. D3 Stand 007 Tavola Rotonda: Il Sistema Agenziale, bilanci e prospettive Promosso da ARPAM Marche

SABATO 31 OTTOBRE ore 9.30 Sala Convegni c/o Area Abruzzo Pad. D3 Stand 074 “Recupero e discarica. Alternativa immedicabile o convivenza necessaria? Quadro attuale, scenari futuri, soluzioni possibili” a seguire: Presentazione del Progetto “Parco Virtus Lanciano” Promosso da Maio Guglielmo srl

DEL

RICICLO

Pad. A7 - Stand 135

Pad. D3 - Stand 001 Pad. A5 - Stand 104 Pad. D3 - Stand 007

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Pad. D3 - Stand 0074


SPECIALE ECOMONDO

ASS.TO AMBIENTE - SERVIZIO AMBIENTE E PAESAGGIO ASS.TO LAVORI PUBBLICI E DIFESA DEL SUOLO ARPAM ANCONAMBIENTE ANDELINI BRANDONI CAMERA DI COMMERCIO ANCONA CONTROVENTO COSMARI FONDAZIONE EQI FREE SERVICE GEL GRUPPO GOLA DELLA ROSSA METHODO NUOVEORA RAO REGIONE&AMBIENTE SEA AMBIENTE TECNOSUOLI

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La Regione Marche a ECOMONDO

LA NUOVA LEGGE RIFIUTI di Marco Amagliani Assessore all’Ambiente

ECOMONDO è un appuntamento irrinunciabile per la Regione Marche. Anche quest’anno, ottava volta consecutiva, saremo presenti alla Fiera di riferimento per tutti i soggetti e le attività che hanno come comune denominatore l’ambiente. Confermiamo anche la formula dell’“Area Marche” dove soggetti pubblici e privati operanti nel nostro territorio si incontrano e si confrontano sulle principali novità del settore. L’evento costituisce anche il contesto migliore per presentare la nuova Legge regionale in materia di gestione dei rifiuti, approvata all’inizio di ottobre dal Consiglio della Regione Marche, unitamente ad una significativa modifica del Piano regionale di gestione dei rifiuti. La Legge ha avuto un iter lungo e complesso (la proposta era stata adottata dalla Giunta regionale nel settembre 2008) che ha consentito di trovare i ragionevoli equilibri tra le diverse posizioni. Rispetto alla precedente normativa (la Legge precedente risaliva al 1999), la nuova Legge introduce importanti novità sulla traccia delle disposizioni nazionali e comunitarie nel frattempo emanate. La Legge regionale stabilisce innanzitutto che l’Ambito in cui si deve garantire la gestione unitaria dei rifiuti urbani è rappresentato dal territorio provinciale, superando così le attuali frammentazioni. Inoltre il “governato” dell’Ambito è affidato ad una Autorità dove sono presenti, in forma unitaria, sia i comuni che la provincia. In particolare, la Legge ha introdotto un elemento molto importante ai fini dell’effettivo funzionamento del sistema, che è quello di regolamentare, con garanzie per i titolari, il delicato passaggio degli impianti al gestore, condizione questa stabilita dalla norma nazionale. Un’altra importante novità è stata introdotta relativamente alla realizzazione di impianti in territori che confinano tra due province. In questi casi la Regione, assumendo la competenza in materia di Valutazione di Impatto Ambientale e di Autorizzazione dell’impianto, concerterà le decisioni con le province interessate. In generale, la nuova Legge se da un lato riprende e con-

ferma, nella sostanza, i principi fondanti della precedente (sviluppare la prevenzione, la raccolta differenziata spinta e il riciclo al fine di ridurre lo smaltimento), dall’altro introduce però diversi meccanismi e strumenti per meglio raggiungere questi obiettivi. Un’altra importante novità da sottolineare è quella introdotta con la variazione al “Piano rifiuti”, che subordina la scelta di impianti di incenerimento al raggiungimento dei livelli di raccolta differenziata fissati dalle disposizioni nazionali (45% al 2008 e 65% al 2012). In molte aree del nostro territorio la raccolta differenziata ha dimostrato di poter arrivare a livelli fino a qualche tempo fa impensabili (60-70%). L’obiettivo è quello di evitare impianti sovra-dimensionati: una volta che tutto il territorio sarà a regime, si conosceranno le quantità residue che possono essere avviate a termodistruzione. A queste scelte si aggiungono poi le decisioni regionali, prese tra il 2008 e il 2009, che introducono premialità e penalizzazioni finanziarie rispetto ai livelli di raccolta differenziata raggiunti: in sostanza, l’ecotassa regionale per lo smaltimento in discarica è modulata in funzione del livello di raccolta differenziata raggiunto dai Comuni o dai Consorzi. Per gli enti virtuosi che superano gli obiettivi nazionali sono previste riduzioni del tributo, mentre agli altri che non rispettano detti obiettivi, sarà applicata un’addizionale. Nel corso dei quattro giorni di ECOMONDO, nell’Area Marche si svolgeranno Convegni e Incontri dove potranno essere meglio illustrate queste novità e discusse le implicazioni. Quindi non resta che darsi appuntamento a Rimini dal 28 al 31 ottobre.

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SPECIALE ECOMONDO Assessorato ai Lavori Pubblici, Edilizia Pubblica e Difesa della Costa della Regione Marche

CONVEGNO DEDICATO ALLA GESTIONE INTEGRATA DEL MARE Mentre uno stand sarà dedicato all’edilizia sostenibile

di Gianluca Carrabs Assessore ai Lavori Pubblici-Edilizia Pubblica e Difesa della Costa

Anche quest’anno l’Assessorato ai Lavori Pubblici, Edilizia Pubblica e Difesa della Costa della Regione Marche parteciperà alla Fiera ECOMONDO. Per l’edizione 2009, l’Assessorato ha deciso di muoversi secondo due linee d’azione: un Convegno dedicato alla gestione integrata del mare ed uno spazio espositivo ed informativo in cui poter presentare ai visitatori tutte le iniziative fatte dalla Regione Marche in materia di edilizia. Protagonista del Convegno, organizzato dall’Assessorato alla Difesa della Costa, sarà la sicurezza dei porti, un tema delicato e di grande importanza per i suoi innumerevoli risvolti ambientali, economici e turistici. Le problematiche emerse negli ultimi anni in materia hanno sollecitato una riflessione tra i diversi soggetti istituzionali per individuare soluzioni programmatorie e sinergiche a livello regionale in grado di assicurare, a breve e medio termine, il dragaggio delle aree portuali e, quindi, la loro funzionalità, il riutilizzo per il ripascimento delle spiagge dei materiali idonei per granulometria e qualità nonché per avere un’economia di sistema in un quadro di sostenibilità ambientale. Per far fronte a questi disagi la Regione Marche, su proposta dell’Assessorato ai Lavori Pubblici, Edilizia Pubblica e Difesa della Costa, 16 mesi fa ha sottoscritto un Accordo di Programma con il Ministero dell’Ambiente, l’Autorità Portuale di Ancona e i Comuni marchigiani sede di porti, che prevede

l’azione sinergica per la realizzazione di una cassa di colmata all’interno del porto di Ancona su cui far confluire i sedimenti provenienti dagli escavi dei porti minori regionali. Facendo seguito a questo accordo, appena quindici giorni fa si sono conclusi i lavori di dragaggio del porto di Senigallia, depositando 30 mila m3 di materiale nella cassa di colmata di San Benedetto del Tronto. Questo è un grande risultato perché, oltre a far riacquisire piena funzionalità al porto di Senigallia, quello di San Benedetto sarà dotato di un’ulteriore banchina, grazie alla chiusura a norma della cassa di colmata. Questo traguardo si è raggiunto grazie alla sinergia tra Comune, Regione, Provveditorato alle OO.PP. e Ministero delle Infrastrutture. Viste anche le altre urgenze e richieste, presto sarà dragato anche il porto di Fano, con il conferimento del materiale nella cassa di colmata di Ancona. Questo approccio metodologico ha permesso di garantire la navigazione in sicurezza delle aree portuali e nello stesso tempo di gestire i fanghi del dragaggio, coerentemente con la normativa ambientale, confinando i sedimenti in una cassa adeguatamente isolata. Di tutto questo si parlerà mercoledì 28 ottobre, presso la Sala Convegni dell’Area Marche, durante il Convegno: “Gestione integrata del Mare. Una soluzione ecocompatibile al dragaggio dei porti”. Il Convegno, a cui parteciperanno tecnici, professionisti ed esponenti dell’amministrazione regionale marchigiana e di altre Regioni sarà l’occasione per fare il punto della sicurezza portuale nella Regione Marche, nonché di scambio e confronto con altre esperienze regionali. Ad ECOMONDO anche l’edilizia marchigiana troverà il suo giusto spazio. Grazie ad un apposito stand organizzato dall’Assessorato all’Edilizia Pubblica, saranno fruibili a tutti i visitatori iniziative, proposte e esperienze marchigiane.

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L’obiettivo del Governo Regionale è, infatti, quello di alleggerire i cittadini che più soffrono il peso della crisi economico-finanziaria, cioè che non hanno una casa di proprietà e che vivono in affitto. Di qui lo stanziamento di 6,2 milioni di euro da parte della Regione per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione, il blocco per due anni del canone d’affitto degli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica; lo stanziamento di 3 milioni di euro per la riqualificazione e ristrutturazione degli alloggi ERAP; lo stanziamento di 3,6 milioni di euro per la sperimentazione energetica e l’autocostruzione nel settore dell’edilizia residenziale. Proprio in questi giorni, per favorire il rilancio dell’economia e rispondere ai bisogni abitativi delle famiglie, è stata approvata la Legge regionale n. 22/2009 con la quale viene data attuazione all’intesa del 1° aprile 2009 tra Stato, Regioni ed Enti locali, che prevede la possibilità di ampliare la volumetria o di demolire (anche integralmente) e ricostruire gli edifici esistenti in deroga alle previsioni degli strumenti urbanistici e dei regolamenti edilizi. Il tutto al fine di fronteggiare la crisi economica mediante il sostegno diretto dell’attività edilizia favorendo, al contempo, il miglioramento della qualità degli edifici sotto il profilo della sicurezza sismica e della sostenibilità energetico-ambientale. Inoltre, sta prendendo forma il nuovo Piano Casa Regionale volto a consegnare in tempi rapidi un patrimonio immobiliare a canone sostenibile (300400 €), destinato a quella fascia di popolazione che non ha la possibilità di rivolgersi al libero mercato immobiliare e che dopo 25-30 anni avrà la possibilità di riscattare l’immobile acquisendone la proprietà. Queste ed altre iniziative e proposte saranno illustrate dall’Assessorato all’Edilizia Pubblica della Regione Marche nel proprio stand a ECOMONDO.

Assessorato Lavori Pubblici-Edilizia Pubblica e Difesa della Costa


ARPA Marche

“IL SISTEMA AGENZIALE: BILANCI E PROSPETTIVE”

Agenzie soggetti indispensabili e insostituibili al servizio del territorio a cura di Nazareno Re

Il Direttore generale dell’ARPA Marche, Gisberto Paoloni anticipa in questa intervista alcuni dei temi del Convegno che l’Agenzia organizza alla Fiera ECOMONDO di Rimini, dal titolo: “Il Sistema agenziale: bilanci e prospettive”. Direttore Paoloni, come nascono le agenzie ambientali? Partiamo dal 1993, dal referendum che sottrasse alle USL, ovvero al Sistema Sanitario Nazionale la disciplina della tutela ambientale. Quindi, le funzioni di governo dell’ambiente si resero autonome e acquisirono per la prima volta piena dignità di specifiche politiche di settore. Con Legge 61/94, l’appena nato Ministero dell’Ambiente, istituì il Sistema agenziale, la cui entrata in funzione nelle regioni e nelle province autonome si deve ad altrettante leggi regionali. In tale sistema, le politiche di riordino delle attività di controllo e di protezione ambientale e i processi della loro attuazione hanno trovato il necessario autonomo supporto strumentale, fatto di laboratori contenenti tecnologie, competenze, archivi di dati sul monitoraggio, già elaborati e dunque leggibili, che hanno permesso di dare risposte alle richieste delle Pubbliche Amministrazioni, oltre che permettere gli autonomi interventi sul territorio, propri dell’Agenzia. Dalla loro istituzione, le Agenzie ambientali sono state oggetto di varie rivisitazioni normative. Qual è la situazione oggi? Nel corso della precedente legislatura si è interrotto l’iter parlamentare della Proposta di Legge n. 1561, relativa all’Istituzione del Sistema agenziale per

il controllo ambientale, che avrebbe dovuto rendere più forte la sussidiarietà orizzontale tra le diverse Agenzie, investendo in conoscenza e comunicazione ambientale e, soprattutto, rendendo più incisive ed efficienti le attività delle Agenzie regionali e dell’Agenzia Nazionale, a supporto delle Regioni. Con la nuova legislatura si è realizzato l’operazione di trasformazione della Agenzia di Protezione Ambientale e per i servizi Tecnici (APAT), che, fusa con Istituto Centrale per la Ricerca scientifica e tecnologica Applicata al Mare (ICRAM) e con Istituto Nazionale della Fauna Selvatica (INFS) ha originato l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). In attesa che si ricostituisca quello spirito unitario che aveva caratterizzato le attività della precedente Commissione Ambiente della Camera durante l’esame del citato PdL 1561, le Agenzie hanno deciso di intensificare l’attività dell’Associazione Volontaria AssoArpa, proprio per consolidare i rapporti tra le diverse Agenzie, proponendo lo scambio di informazioni, documenti, gruppi di lavoro, stimolando così Ministero dell’Ambiente e ISPRA ad una più stretta collaborazione con le Agenzie regionali. Tutto ciò che si riesce a migliorare a livello nazionale e federativo regionale, attraverso la sussidiarità e l’interscambio, permette alle Agenzie di offrire un servizio più efficiente in termini di comunicazione e controllo ambientali alla propria Regione, di cui sono ente strumentale, e alle comunità su cui insistono che ricevono un efficace servizio di conoscenza e tutela dell’ambiente. Quindi, pur mancando la legge istitutiva del Sistema agenziale, As-

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soArpa non rinuncia a promuovere le sue funzioni di sistema e la sua struttura di rete. È così? A oltre dieci anni dalla sua nascita, si può dire che il Sistema agenziale oggi svolge un ruolo indispensabile nel contesto e a supporto delle politiche di protezione ambientale dello Stato e delle Autonomie locali; ciò si realizza grazie alla strumentazione e alle competenze acquisite e consolidate (in molti casi vere e proprie eccellenze), in coerenza con le più recenti e avanzate frontiere di protezione ambientale. Grazie al Sistema agenziale le odierne strategie di protezione ambientale adottate a livello nazionale, regionale e locale sono in sintonia con le linee di sviluppo sostenibile indicate a livello comunitario. Qual è dunque la mission delle Agenzie? Esse sono i soggetti pubblici ai quali è affidata dal legislatore statale la competenza alle attività tecnico-scientifiche ed operative connesse alle funzioni pubbliche di protezione ambientale a titolarità statale, regionale e locale, svolgendo in tal modo un fondamentale ruolo di supporto alle funzioni di pianificazione, normazione e di istruttoria, necessarie ad esercitare i poteri amministrativi e autorizzativi. Le Agenzie sono dunque soggetti indispensabili e insostituibili: indispensabili perché la normativa del settore prevede sempre, come si è detto, il loro supporto per le procedure autorizzative; insostituibili poiché, pur essendo del tutto aperto il mercato della ricerca per la protezione ambientale, la validazione dei dati è sempre affidata all’organismo scientifico pubblico.


Sicurezza, ricerca e passione per l’ambiente

Piattaforma di trattamento e stoccaggio rifiuti speciali liquidi e solidi Bonifiche di siti inquinati e aree industriali dimesse Bonifiche di serbatoi Analisi di laboratorio Consulenza ambientale


R.A.O. Srl

ALLESTIMENTI ECOLOGICI PER VEICOLI COMMERCIALI

Funzionalità, sicurezza e risparmio per il bene dell’ambiente a cura di Alberto Piastrellini

È noto come il settore dei trasporti pubblici, privati e commerciali, incida notevolmente sul totale delle emissioni climalteranti e di particolato atmosferico (circa il 15%). L’esigenza formulata a più livelli, non solo in Italia, è quella di porre maggior attenzione ai carburanti e ai vettori energetici, nonché di affrontare con più coraggio il problema della mobilità. Tuttavia una ulteriore risposta positiva viene dall’utilizzo di materiali più leggeri (che incidono meno sul lavoro dei motori) e magari riciclabili. In questo settore, da oltre 30 anni opera l’impresa marchigiana: R.A.O. Srl, leader nel mercato degli allestimenti per veicoli industriali e commerciali. Il successo dell’azienda, riconosciuto dai customer privati che da tempo l’hanno eletta quale punto di riferimento per gli Autotrasportatori e le Aziende che hanno necessità di equipaggiamenti particolari, nasce dalla continua attenzione che i progettisti e tecnici R.A.O. rivolgono alle problematiche degli utenti autotrasportatori e all’evoluzione tecnologica del settore trasporti. Nascono così, attraverso un rapporto privilegiato con il cliente, i prodotti targati R.A.O., veri e propri strumenti di lavoro in linea con le diverse esigenze, ma sempre a garanzia di funzionalità, sicurezza e maggiore risparmio . R.A.O. produce allestimenti per ogni tipo di telaio impiegando acciai di qualità o leghe leggere, e basando la

sua attività su elementi di sicurezza e affidabilità. Non solo, ponendosi da sempre come azienda dinamica ed aperta ai cambiamenti del mondo del trasporto, R.A.O. riesce sempre a garantire alla sua clientela prodotti originali, innovativi e competitivi sul mercato. Una particolare attenzione è rivolta alla sostenibilità ambientale dei prodotti che escono dalle officine R.A.O.: infatti, in questi ultimi anni l’azienda ha notevolmente investito in ricerca ed innovazione, progettando allestimenti che hanno il minore impatto sull’ambiente durante l’intero ciclo di vita (Life Cycle Assessment - LCA). Da oltre 20 anni l’azienda realizza soluzioni di trasporto dedicate al settore ecologia e, forte di una grande conoscenza nell’impiego di materiali innovativi come le leghe di alluminio, si pone ai vertici del mercato italiano fregiandosi anche della proprietà di importanti brevetti. In questo senso, tutti i veicoli R.A.O. non solo garantiscono il

minor impatto ambientale, ma offrono al cliente maggiori vantaggi in termini di performance: • peso complessivo nettamente inferiore ad altri veicoli o allestimenti della stessa tipologia attualmente presenti sul mercato; • maggior resistenza all’usura poiché le parti che non sono in lega leggera sono in acciaio inox o acciaio zincato a fuoco. Tutti i prodotti R.A.O. nascono da uno studio dei materiali e della componentistica molto approfondito, infatti tra gli obiettivi principali dell’azienda c’è il traguardo di realizzare allestimenti impiegando materiali totalmente riciclabili senza dimenticare che tutte le fasi di lavorazione per la realizzazione del veicolo stesso non debbono avere nessun impatto sull’ambiente. La scelta di partecipare all’edizione 2009 di ECOMONDO e il posizionamento all’interno dell’Area Marche, intende sottolineare quello che in questi anni è stato l’impegno della RAO nella ricerca e, soprattutto nella progettazione e realizzazione di allestimenti che tengano conto di tutte le istanze ambientali, ribadendo il concetto che: oggi produrre veicoli ed allestimenti con il minimo impatto sull’ambiente è possibile!


SPECIALE ECOMONDO Nuove Ora srl

SOLUZIONI TECNOLOGICHE D’AVANGUARDIA MADE IN MARCHE

L’azienda di Marina di Montemarciano, leader nel settore del sollevamento pesante e dei ribaltabili, presenta, un brevetto internazionale per la raccolta dei RSU differenziati di Alberto Piastrellini

Quello della gestione della raccolta differenziata stradale dei RSU rappresenta uno dei problemi più urgenti per le tante Amministrazioni Pubbliche, soprattutto in un Paese come l’Italia, dove la diffusione e la presenza di piccoli centri urbani segue tipologie urbanistiche spesso vecchie di secoli. Spesso le soluzioni migliori nascono da realtà imprenditoriali che, legate al lavoro quotidiano e ad una sorta di pudore più tipica dell’artigiano, scelgono di non apparire sui grandi mezzi di comunicazione, pur godendo i notevoli frutti di un brand conosciuto ed apprezzato dagli addetti ai lavori. È il caso di Nuove Ora Srl, (Officine Ribaltabili Autocarri), sita in Marina di Montemarciano (AN). La storia dell’azienda inizia 60 anni fa, quando Alfio Centurelli rielabora il meccanismo alla base dei ribaltabili al tempo appannaggio dei mezzi alleati. Prende così il via l’idea di progettare e realizzare i primi ribaltabili e scarrabili made in Italy. Oggi l’azienda vanta ben 8.000 m2 di superficie attrezzata per la progettazione, costruzione ed allestimento di attrezzature mobili per il sollevamento pesante ed una notevole squadra di dipendenti che lavorano alla filiera produttiva, “dalla carta alla strada”di automezzi pensati ed allestiti per servizi ambientali e di pubblica utilità. In questo settore, Nuove Ora Srl ha saputo conquistare una notevole fetta di mercato divenendo fornitore ufficiale di numerosi Enti Pubblici comunali e regionali. Nuovo nato in casa Nuove Ora Srl è “Igenio”, attrezzatura mobile/scarrabile multivasca ribaltabile per la raccolta differenziata stradale dei RSU, il cui brevetto - frutto della collaborazione con AnconAmbiente - è già stato presentato con successo all’Amministrazione del Comune di Ancona e, ad ECOMONDO, viene fatto conoscere alla più folta utenza degli addetti ai lavori. Per saperne di più e meglio conoscere la realtà Nuove Ora Srl, abbiamo intervistato l’AD, Claudia Ballarini, nipote del fondatore.

prodotti sia riservata alla movimentazione di rifiuti e, più in generale, ai servizi ambientali, o sbaglio? Certamente, si! Da quando l’esigenza di rispondere positivamente alle sollecitazioni di amministrazioni pubbliche, circa la movimentazione di rifiuti, s’è fatta sempre più pressante, ci siamo attivati nella costruzione, montaggio e rappresentanza di impianti scarrabili appositi montati su autocarri della portata superiore ai 50 q.li. A questo punto è iniziata una proficua collaborazione con diverse aziende produttrici del Centro e Nord Italia affinché sui nostri mezzi fossero montati i loro scarrabili, ai quali vanno applicate tutte le modifiche del caso e i nostri originali brevetti. Nello specifico delle attrezzature progettate esclusivamente per i servizi di raccolta differenziata stradale, un imput particolare ci è venuto da AnconAmbiente, la municipalizzata del Capoluogo marchigiano che si occupa della gestione dei rifiuti, che, negli ultimi anni ci ha commissionato diversi automezzi, considerandoci suoi fornitori ufficiali, anche in virtù dei servizi di assistenza che siamo in grado di fornire, grazie ai nostri operatori qualificati.

Sig.ra Ballarini qual è il settore di mercato nel quale si muove Nuove Ora Srl? L’azienda attuale prosegue, in parte, la sua storia e, dal momento che la nostra Società è nata a partire dall’esperienza quasi artigianale dell’officina fondata da mio nonno, fra i pionieri della costruzione dei ribaltabili nel dopoguerra. Oggi, Nuove Ora Srl è leader nella costruzione e progettazione di impianti ribaltabili per autocarri, installazione di scarrabili, vendita e assistenza di veicoli speciali per la movimentazione di materiale pesante, oltre ciò siamo rivenditori ufficiali di gru idrauliche per autocarri (rivenditori autorizzati FASSI srl, leader mondiale nel sollevamento), gru speciali come: caricatori per rottame, ragni, cestelli e piattaforme aeree.

Quali sono le caratteristiche fondamentali di “Igenio”? Sintetizzandole: modularità, praticità, versatilità! Le cinque vasche di raccolta dei RSU sono ribaltabili e montate su un telaio non solo completamente scarrabile, ma anche intercambiabile, consentendo l’applicazione della tecnologia anche su altri vettori. Questo prodotto per una amministrazione locale rappresenta l’opportunità di raggiungere il massimo della raccolta differenziata stradale, favorendo il cittadino che così ha la possibilità ogni giorno di conferire cinque tipologie diverse di rifiuti nella stessa area, senza dover fare i conti con antiestetici ed ingombranti raccoglitori diffusi su marciapiedi ed aree di competenza condominiali; contemporaneamente il tessuto urbano si gioverà del notevole impatto estetico derivante dal minor utilizzo di contenitori monomateriali. Anche dal punto di vista igienico il kit raccoglitore multivasca

Mi sembra che un’attenzione particolare nei vostri

E veniamo al nuovo nato in casa Nuove Ora: “Igenio”. Può raccontarci gli step di questa avventura? Innanzi tutto bisogna dire che da tempo ricevevamo segnalazioni circa le difficoltà di raccolta stradale dei RSU differenziati attraverso i bidoncini familiari. A questo punto due nostri collaboratori, hanno raccolto la sfida e, quasi per gioco, hanno progettato un prototipo di attrezzatura mobile/scarrabile multivasca ribaltabile che risponde alle problematiche evidenziate. È nato così, “Igenio”, un’attrezzatura che, a partire dal nome, coniuga i concetti di genialità ed igiene, sottintendendo, da un lato la professionalità e la creatività dei nostri progettisti, dall’altro, l’obiettivo che muove il nostro operare: fornire servizi per l’igiene urbana.

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del sistema Igenio offre i suoi notevoli vantaggi: niente cattivi odori, limitati tempi di stazionamento dell’isola limitato e sanificazione delle vasche dopo ogni svuotamento. Si consideri poi il risparmio economico derivante dal minor numero di personale utilizzato per la raccolta stradale e dal minor acquisto di mezzi, perché un’unica isola mobile è in grado di coprire più zone (ovviamente con tempi diversi) della città. Non solo, siccome il telaio di Igenio è intercambiabile, si può, in teoria, acquistare un solo automezzo e più telai. Quindi, anche dal punto di vista della mobilità urbana, Igenio è in grado di fornire una risposta adeguata… Dirò di più, per i primi automezzi, abbiamo puntato su vettori a metano in modo da ridurre drasticamente le emissioni derivanti dalla circolazione dei mezzi stessi, mentre appositi pannelli solari generano la corrente necessaria al

funzionamento di chiavette elettroniche che, distribuite ai cittadini, offrono la possibilità di censire e tracciare le quantità conferite, al fine di una inprocrastinabile tariffazione del servizio di gestione rifiuti in luogo della tassazione. Cosa si aspetta dalla presentazione del mezzo ad ECOMONDO 2009? Principalmente che gli Amministratori pubblici e i tecnici degli Enti Locali sappiano cogliere appieno le opportunità offerte dal nostro brevetto che, ripeto, è nato per risolvere le problematiche legate alla raccolta stradale, soprattutto nei centri storici e nei luoghi dove l’attività commerciale non consente circolazione di grossi mezzi o diffusione di cassonetti e bidoncini. A ECOMONDO 2009, Nuove Ora srl è al Pad. 7 stand 135

IGENIO La struttura, in acciaio Domex e H111, è dotata di: • 4 cilindri stabilizzatori a salita/discesa idraulica, di cui 2 anteriori estensibili (idraulicamente) e 2 posteriori fissi; • 5 vasche di contenimento indipendenti di varia lunghezza, in lega leggera di alluminio, dotate ai autonomo sistema di ribaltamento. Altre caratteristiche sono: • Dimensioni di ingombro contenute, tali da consentire il posizionamento su spazi riservati al parcheggio di normali autovetture; • Capacità max 8 m2 ca. divisi nei 5 comparti; • Portata 10 q.li ca, suddivisi nei 5 comparti • Impianto a norma CE Le operazioni di carramento/scarramento, nonché quelle di sollevamento/discesa delle singole vasche ribaltabili, sono azionate a distanza con l’utilizzo di un radiocomando on-off palmare multicanale. Ciascuna delle vasche di conferimento è corredata di 2 coperchi simmetrici bilaterali, completi di maniglia per l’apertura manuale, dotati di sistema bloccaggio/bloccaggio elettrico. Tale dispositivo, azionato elettronicamente ed alimentato da una batteria tampone autocaricante con l’ausilio di pannelli solari (installati nella parte superiore fissa centrale delle vasche), si avvale di un software dedicato per l’acquisizione, nonché memorizzazione e scarico finale di dati necessari per il capillare dei singoli conferimenti. L’attrezzatura consente di agevolare le strutture competenti preposte alla raccolta differenziata dei rifiuti, al recupero simultaneo delle varie tipologie di materiale proveniente dalle utenze domestiche e non. Descrizione dell’utilizzo L’operatore addetto parte dalla sede aziendale con l’attrezzatura carrata sull’automezzo preposto al trasporto; giunto presso la sede designata per la presenza a terra dell’attrezzatura effettua l’operazione di scarramento dell’allestimento mobile dall’autocarro con l’ausilio del radiocomando a distanza, fino alla completa messa a terra del piano-mobile multivasca. Effettuata tale operazione, l’operatore rientra presso la sede aziendale con l’automezzo. A questo punto gli utenti autorizzati, con l’ausilio di un dispositivo di riconoscimento fornito in dotazione dall’azienda, possono effettuare l’operazione di conferimento differenziato dei rifiuti, utilizzando separatamente le vasche di contenimento (munite ciascuna di 2 portelli di carico). Terminata la fase di conferimento del materiale, il personale addetto, una volta giunto di nuovo sul luogo ove inizialmente è stato depositato il piano-mobile multivasca, inizia l’operazione di carramento dell’attrezzatura sull’autocarro e provvede a rientrare in sede per le operazioni di scarico. Lo svuotamento delle singole casse avviene con l’ausilio dell’apposito dispositivo di ribaltamento indipendente, azionato a distanza grazie al radiocomando multicanale in dotazione.

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SPECIALE ECOMONDO

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SPECIALE ECOMONDO Camera di Commercio di Ancona

INNOVAZIONE X SOSTENIBILITÀ = SVILUPPO La formula per le imprese di successo La Camera di Commercio di Ancona partecipa per il quarto anno consecutivo alla 13a Edizione di ECOMONDO a sottolineare l’attenzione e l’impegno dedicati dall’Ente Camerale di Ancona alla diffusione della cultura ambientale sul territorio provinciale. Far conoscere i casi di successo del territorio e ricorrere agli imprenditori come testimonial diretti è la strategia seguita dall’Ente per stimolare comportamenti socialmente responsabili ed ambientalmente innovativi, che possono diventare anche fattori di competitività nei mercati internazionali. Quest’anno vengono presentate dodici eccellenze della provincia che si contraddistinguono per progetti imprenditoriali ad alto contenuto innovativo sia dal punto di vista tecnologico che ambientale. Queste realtà imprenditoriali mirano a cogliere i vantaggi competitivi di attente strategie di investimento (nuovi criteri di progettazione, ottimizzazione dei cicli produttivi, ricerca di nuove tecnologie e nuovi prodotti), orientate ai princìpi della tutela ambientale, della sicurezza, della qualità e del benessere sociale. Per approfondire la relazione tra i concetti di sostenibilità, innovazione e sviluppo è stato organizzato per giovedì 29 ottobre (ore 10.00 Sala Meeting - Area Marche - Pad. D3) l’incontro “Innovazione X Sostenibilità = Sviluppo. La formula per le imprese di successo”. Durante il talk-show si approfondirà la relazione tra i tre concetti della formula nella convinzione che gli approcci gestionali fondati sui principi della responsabilità sociale ed ambientale possano “guidare” l’impresa verso l’innovazione e verso il superamento della crisi. Interverranno Michele De Vita, Segretario generale della Camera di Commercio di Ancona, e Antonio Tencati dell’Università Bocconi di Milano. All’incontro prenderanno parte anche i rappresentanti delle imprese che condividono con la Camera di Commercio lo stand. Negli ultimi anni la relazione tra ente e realtà territoriale ha imposto precise responsabilità che si sono state tradotte in scelte e azioni concrete a livello strategico e gestionale. Nel 2001 presso la Camera di Commercio è stata istituita la prima Scuola EMAS

europea per la creazione di figure professionali riconosciute, in grado di assistere le organizzazioni nella implementazione dei Sistemi di Gestione Ambientale. Nel 2005 l’Ente ha costituito lo Sportello CSR dedicato alla realizzazione di iniziative di sensibilizzazione e diffusione della Responsabilità Sociale e delle buone pratiche locali. Uno degli incentivi più importanti offerti dalla Camera di Commercio di Ancona a favore della diffusione di buone pratiche ambientali e sociali è la concessione di contributi alle PMI che decidono di adottare un Sistema di Gestione Ambientale (ISO 14001 e EMAS) e/o sociale (SA8000). Con la realizzazione e la pubblicazione del proprio Bilancio sociale – già a partire dal 2007 - la Camera di Commercio di Ancona si è, inoltre, dotata di un nuovo metodo per rendere conto del proprio operato ai principali stakeholder ed instaurare con essi un dialogo continuo che possa portare, attraverso la concreta conoscibilità delle scelte e dei risultati, all’individuazione di linee di intervento e al miglioramento continuo delle proprie politiche. Un’altra pietra miliare è stata posta, inoltre, con il conseguimento, nel 2008 (unica Camera di Commercio in Italia), della Registrazione EMAS e la pubblicazione della prima Dichiarazione Ambientale: l’implementazione di un sistema di gestione ambientale e l’informazione trasparente e credibile (poiché convalidata da un soggetto terzo) sulle prestazioni ambientali dell’ente, rappresentano ulteriori passi in avanti nella relazione con gli interlocutori. Allo stato attuale è in corso di pubblicazione l’aggiornamento del Bilancio Sociale che va già verso la direzione di un rapporto di sostenibilità, presentando in un unico documento le informazioni relative alle perfomance sociali ed ambientali dell’ente, in un’ottica di integrazione. ANCONAMBIENTE Spa Anconambiente è il maggiore gestore dei servizi di igiene urbana della provincia di Ancona, servendo, oltre al capoluogo, anche i comuni di Fabriano, Camerano, Cerreto d’Esi, Chiaravalle e Castelfidardo. Oltre all’igiene urbana segue e coordina i servizi di pubblica illuminazione e ventilazione delle gallerie, pubbliche affissioni, manutenzione di alcune aree verdi sponsorizzate,

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prevenzione di infestanti, rimozione auto, servizi cimiteriali e lampade votive. Certificata da anni ISO 9001 e 14001, nel 2008 ha completato anche l’iter di Registrazione EMAS. Oggi Anconambiente è una moderna multiutilities in grado di far fronte con professionalità a tutte le esigenze della cittadinanza, supportata da un parco mezzi a basso impatto ambientale estremamente funzionale per impieghi specifici ed eterogenei: dal lavaggio stradale alle video ispezioni per gli interventi ecologicoambientali, fino alla rimozione dei graffiti urbani con moderne apparecchiature. Andelini s.r.l. L’azienda produce buste shoppers e sacchi nettezza in materiale biodegradabile e compostabile. L’impegno, la storia e l’esperienza quarantennale della Andelini sono attualmente proiettate al servizio della ricerca tecnologica con l’obiettivo di sviluppare soluzioni a basso impatto ambientale. Uno dei principali obiettivi dell’azienda è fornire a tutti i clienti le informazioni necessarie, sulla base delle quali ognuno potrà scegliere, negli acquisti e nelle azioni quotidiane, di contribuire al sostegno e al rispetto dell’ambiente. Brandoni S.r.l. Azienda nata nel 1989 e specializzata nella produzione di radiatori d’arredamento in acciaio. Brandoni è stata la prima azienda al mondo ad introdurre il tunnel di saldatura in atmosfera controllata per la saldatura dei radiatori. Nel 2007 è entrata a far parte del gruppo la Brandoni Solare S.p.A., realtà totalmente nuova, esclusivamente dedicata allo studio, alla ricerca, alla progettazione e all’assemblaggio di moduli fotovoltaici in silicio policristallino. La linea di produzione della Brandoni Solare è in grado di assemblare moduli per una potenza complessiva di 20 MW annui espandibile fino a 40 MW. L’integrità dei moduli è garantita dall’assenza di contatto dell’operatore con le celle, nell’arco di tutto il processo produttivo. Controvento Comunicazione Agenzia di comunicazione nata dall’idea di un gruppo di professionisti che, dopo


vent’anni di navigazione nel mondo della comunicazione, dell’editoria e del giornalismo, hanno deciso di iniziare una nuova esperienza, un nuovo viaggio. L’obiettivo perseguito, che si tratti di progetti per singoli eventi o di piani di comunicazione articolati di breve e lungo periodo è quello di ottenere per ogni cliente il massimo possibile nei rapporti e nelle relazioni con il pubblico. Fondazione Eqi La Fondazione Eqi-European quality institute sta lanciando nel mercato uno strumento certificativo del tutto innovativo, appositamente studiato per mettere le piccole e medie imprese nelle condizioni di far emergere, valorizzare e comunicare i “plus in qualità”. Tale strumento permetterà alle imprese di confrontarsi direttamente con il proprio target di mercato e, al tempo stesso, di avviare nuovi percorsi di sostenibilità. Il nuovo sistema è in grado di generare un equilibrio tra il soddisfacimento delle esigenze delle aziende e quelle del cliente. Il tutto, in un contesto dove la richiesta di attenzione al “cosa” viene prodotto e alle sue qualità intrinseche, si affianca sempre più alla sostenibilità dei sistemi e dei processi. GEL Dal 1979, GEL opera nel trattamento delle acque, con esperienza e professionalità, riconosciute dai migliori operatori di settore e studi di progettazione. Le apparecchiature progettate e prodotte, sintesi dell’evoluzione tecnologica e normativa, utilizzano esclusivamente materiali compatibili al contatto con le acque potabili. Vengono realizzati impianti destinati alla potabilizzazione di acque dolci, alla dissalazione di acque salmastre e marine, alla produzione di acqua medicale e, non ultimi, impianti per il trattamento di percolato da discarica. Il Gruppo Gola della Rossa Modernità, lealtà, tradizione, valori, customer care, innovazione tecnologica. Sono i princìpi su cui si fonda la mission del Gruppo: un insieme organico di attività che spaziano dall’attività estrattiva all’edilizia, dal riciclo ambientale al terziario, ed al trasporto merci. Il Gruppo è presente nel centro Italia con vari impianti ed Aziende e, in tutte le sue componenti imprenditoriali, è fortemente radicata l’attenzione allo sviluppo economico ed occupazionale, in armonia con la tutela del territorio e dell’ambiente circostante. Il Gruppo ha conseguito la Certificazione di Qualità UNI EN ISO 9001:2000 ed ambientale UNI EN 14000, rilasciate dall’ente certificatore tedesco TÜV. Methodo srl Nata nel 1997, coagulando le esperien-

ze di geologi e geofisici nel campo delle prospezioni del sottosuolo, della geologia ambientale, della analisi e bonifica di siti contaminati e nella valorizzazione delle risorse ed energie naturali, la Società offre un’ampia gamma di servizi mirati allo studio ed alla soluzione di problematiche afferenti alla geologia applicata, alla progettazione di infrastrutture ed alla gestione ambientale. Methodo garantisce la massima flessibilità ed elevati standard qualitativi, anche grazie alla pluridecennale esperienza in molteplici contesti in Italia ed all’estero. Dal 2000 Methodo srl è dotata di un sistema di gestione della qualità certificato ai sensi della norma UNI EN ISO 9001, è in possesso della Certificazione SOA nella categoria OS21 (classe III), dell’iscrizione all’Albo Nazionale Gestori Rifiuti (cat. 9) e gestisce gli aspetti ambientali e della sicurezza dei suoi processi in accordo con le norme ISO 14000 e OHSAS 18000. Nuove Ora srl Azienda leader del settore del sollevamento pesante e dei ribaltabili, vanta 60 anni di esperienza maturata sul campo e oggi dispone di una superficie di 8.000 m2, attrezzata per la progettazione, costruzione e l’allestimento di attrezzature mobili per il sollevamento pesante. Per rispondere alle istanze relative al problema della gestione della raccolta stradale dei rifiuti solidi urbani provenienti da raccolta differenziata casalinga, Nuove Ora Srl ha recentemente ideato e brevettato a livello nazionale ed europeo, in collaborazione con AnconAmbiente un punto mobile di raccolta dei RSU, posizionabile su spazi appositamente dedicati, caratterizzato da ridotte misure di ingombro e dalla possibilità di modulare le frequenze di conferimento sulla base delle esigenze operative locali. Il prodotto, denominato “Igenio” si configura come la miglior soluzione per superare le difficoltà logistiche legate alla diffusione dei bidoncini familiari in zone densamente popolate, ovvero caratterizzate da numerose attività commerciali o dalle presenza di condomini senza aree di pertinenza, difficilmente raggiungibili dagli automezzi tradizionali. RAO RAO, da oltre 30 anni leader nel mercato degli allestimenti per veicoli industriali e commerciali, rappresenta da sempre un punto di riferimento per gli autotrasportatori e per tutte le aziende che hanno scelto i suoi prodotti per equipaggiare i propri veicoli. La RAO in questi ultimi anni ha investito in ricerca ed innovazione progettando allestimenti che abbiano minore impatto sull’ambiente, a partire dalla realizzazione del veicolo al successivo utilizzo, fino allo smaltimento una volta giunto a fine vita.

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L’azienda crea veicoli che oltre al minimo impatto sull’ambiente, danno all’utilizzatore maggiori vantaggi in quanto possono garantire resistenza nel tempo, poiché le parti non in lega leggera sono in acciaio inox o acciaio zincato a fuoco e, soprattutto, con un peso nettamente inferiore ad altri veicoli o allestimenti della stessa tipologia, attualmente presenti sul mercato. SEA AMBIENTE Azienda che opera da oltre 20 anni nel settore dello smaltimento dei rifiuti, ha conseguito le Certificazioni ISO 14001 e ISO 9001, testimoniando l’attenzione di SEA Ambiente per la qualità. Grazie ad esperienza e professionalità, SEA Ambiente rappresenta una soluzione affidabile e sicura in materia di: - raccolta e trasporto dei rifiuti; - deposito preliminare; - trattamento chimico fisico; - trattamento biologico; - analisi di laboratorio. SEA Ambiente, attraverso impianti di proprietà, è in grado di stoccare e trattare in maniera ecologicamente corretta ogni tipologia di rifiuto industriale pericoloso e non, rappresentando per le aziende un partner sicuro e competente nella gestione e nello smaltimento di tutti gli scarti e i rifiuti prodotti. L’impianto, sito a Camerata Picena e autorizzato dalla Provincia di Ancona, opera su diverse linee di trattamento per gestire in modo professionale rifiuti speciali, liquidi e solidi. TECNOSUOLI S.r.l. TecnoSuoli è uno spin-off accademico dell’Università Politecnica delle Marche. Propone sul mercato soluzioni tecniche che derivano dalla ricerca applicata, in particolare nel settore dei, suoli ricostruiti per massimizzare alcune delle funzioni proprie di un suolo naturale, a seconda della problematica ambientale da affrontare (Technosol). Ne sono esempi: PetrAttiva, la soluzione Ecologica Economica e Definitiva per la depurazione delle acque reflue di origine civile e agricola. Il refluo viene fatto passare attraverso un suolo ricostruito e, grazie all’azione combinata e sinergica dei minerali, dei microrganismi e della rizosfera della vegetazione erbacea ed arbustiva, viene depurato fino a rendere le acque in uscita conformi ai parametri di legge TecnoSUolo, un technosol pensato per i suoli urbani capace di traslocare verso orizzonti sottosuperficiali gli inquinanti di ambiente urbano (Pm5, Pm10, idrocarburi, metalli pesanti) e in questi strati immobilizzarli, grazie all’uso di minerali appropriati. È la soluzione ideale per parchi pubblici e tutti gli ambienti urbani pubblici. Info: Servizio Sviluppo Sostenibile Tel. 071/5898 326 - 336 - csr@an.camcom.it


SPECIALE ECOMONDO SO.GE.NU.S. spa

INTERAMENTE PUBBLICA AL SERVIZIO DEL SUO TERRITORIO E DEI MARCHIGIANI di Paolo Perticaroli Il Presidente della SO.GE.NU.S. SPA

La SO.GE.NU.S spa dal 1989 è impegnata nella tutela dell’ambiente e per fornire ai cittadini, alle imprese e agli enti pubblici un riferimento di primo ordine per la gestione dei rifiuti, principalmente lo smaltimento di rifiuti speciali ed urbani. SO.GE.NU.S. spa ha consolidato il suo sistema di gestione con un percorso che l’ha portata inizialmente ad ottenere la Certificazione ISO 9002, quindi ha certificato il proprio Sistema di Gestione Ambientale ISO 14001, poi la Registrazione EMAS del sito, la Certificazione OHSAS 18001 relativa alla Sicurezza ed Igiene sui luoghi di lavoro e, infine, la Certificazione SA 8000 per la Responsabilità Sociale d’Impresa. A marzo 2007, e successivamente nel 2009 l’intero sistema di qualità integrato è stato nuovamente convalidato, ottenendo la Certificazione Best 4. Con la Registrazione EMAS, SO.GE.NU.S. spa ha voluto dare un’ulteriore conferma della sua affidabilità, trasparenza e piena collaborazione con le autorità e gli organi di controllo. Come Presidente devo riconoscere che essere soci, amministrare e lavorare in un’azienda così, è motivo di orgoglio, soprattutto in un settore particolarmente delicato dove non mancano esempi deplorevoli e situazioni da non imitare. È noto che la SO.GE.NU.S. SPA ha costruito e consolidato nel tempo un rapporto con i Comuni, clienti e fornitori, basato sulla corretta e fattiva collaborazione. Anche in questa occasione ribadisco che il desiderio di SO.GE.NU.S. SPA la cui compagine è diventata interamente pubblica è di operare, anche nel futuro, in armonia e nel rispetto degli interessi pubblici e privati dei produttori e, in modo particolare, delle aziende marchigiane che seriamente lavorano nel ciclo dei rifiuti, pur sapendo che il mercato per sua natura è dinamico e competitivo. È mio intento ribadire che la compagine societaria della SO.GE.NU.S. spa, con totale capitale pubblico dal 1° luglio 2009, è costituita da importanti società ed enti pubblici e

non può essere considerata da alcuno, un ingombro da indebolire per fare posto ad altri soggetti economici che con il nostro territorio non hanno un stretto legame. Qui siamo nati, cresciuti ed intendiamo continuare il nostro lavoro, al servizio dei marchigiani. Guardando al futuro e ai nuovi scenari che si delineano all’orizzonte, peraltro ancora molto indefiniti, la SO.GE.NU.S. spa, con la sua compagine pubblica, saprà considerare con attenzione e rispetto, solo quelle operazioni imprenditoriali di alto profilo ed intellegibili, in grado di offrire al mercato marchigiano, servizi economici ed efficienti, in coerenza con gli interessi dei soci proprietari che per la loro natura pubblica non possono adeguarsi o prestarsi ad operazioni dal carattere confuso o velleitario, in assenza di adeguata trasparenza. SO.GE.NU.S. spa, ormai da molti anni, colloca la sua prospettiva di sviluppo nell’incontro e nella collaborazione con aziende pubbliche e private dalle solide fondamenta, di profilo simile che condividono progetti, obiettivi ed un modo di operare serio, senza pericolose furbizie, basato sul lavoro paziente che produce ricchezza con l’onestà, caratterizzato dall’intraprendenza senza avventure che si traduce in comportamenti equilibrati nella sostanza e discreti nello stile. La SO.GE.NU.S. spa, consapevole dei mutamenti di scenario e di un’incalzante politica di liberalizzazioni e privatizzazioni, cercherà di mantenere il più possibile le sue caratteristiche originarie ed il ruolo avuti finora, nel rispetto delle regole di mercato, della programmazione regionale e provinciale e non strizzerà l’occhio di nascosto, come purtroppo fanno altri soggetti, ai grandi gruppi che da altre Regioni arrivano per “conquistare” le Marche.

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Sede legale ed operativa: via Cornacchia, 12 60030 Moie di Maiolati Spontini (Ancona) Tel. 0731 703418 - 703008 - Fax 0731 703419 Sede amministrativa: via Petrarca, 5-7-9 60030 Moie di Maiolati Spontini (Ancona) Tel. 0731 705088 - Fax 0731 705111 info@sogenus.com - www.sogenus.com


IN VENTI ANNI MIGLIAIA DI STUDENTI HANNO VISITATO GLI IMPIANTI DI SMALTIMENTO DEI RIFIUTI DI SO.GE.NU.S. spa Mauro Ragaini Direttore SO.GE.NU.S. spa

Anche quest’anno con l’inizio dell’anno scolastico avranno luogo le numerose visite di istruzione di tanti studenti presso l’impianto di smaltimento rifiuti gestito da SO.GE.NU.S. spa, che dirigenti ed operatori della Società sono ben lieti, come sempre, di accogliere. Gli Istituti Scolastici di ogni ordine e grado della nostra regione, inseriscono annualmente nelle loro programmazioni didattiche ed educative, le visite agli impianti di Maiolati Spontini, dimostrando massima attenzione ai percorsi formativi che riguardano la tutela ambientale, al fine di accrescere nei giovani il livello di consapevolezza sia del significato di tutela ambientale sia dei percorsi, anche individuali, necessari per realizzarla. In questa logica, le “visite di istruzione” rappresentano indubbiamente un valore aggiunto dell’offerta formativa delle scuole rispetto alla semplice informazione del ciclo dei rifiuti. Dal canto suo, SO.GE.NU.S. spa è sempre più consapevolmente orientata a fornire alla più vasta utenza il massimo della comunicazione e dell’apertura. Per SO.GE.NU.S. spa comunicazione e apertura verso gli utenti (cittadini in generale e studenti in particolare), non rappresenta solo un obbligo di trasparenza che viene esercitato con la più ampia disponibilità, ma anche motivo di grande soddisfazione, che derivano dall’interesse e dalla cu-

riosità che gli studenti manifestano durante le visite, guidate dal nostro personale specializzato, e dalla qualità, dal grado di approfondimento e dalla articolazione dei progetti di studio e ricerca, di analisi e di sintesi, che le scuole sistematicamente attestano, successivamente, quali “prove” del livello raggiunto dagli studenti in termini di consapevolezza. Nelle loro relazioni, gli studenti dimostrano, infatti, di osservare con occhio attento e critico sia l’ambiente a loro circostante sia i processi di lavorazione. Lo spirito critico dei ragazzi e le loro valutazioni costituiscono una sorta di conferma in positivo della qualità del lavoro svolto e dell’impegno profuso da parte di SO.GE.NU.S. spa. Se da questo interagire costruttivo tra utenti produttori di rifiuti ed azienda preposta al loro smaltimento e riciclaggio, basato sulla comunicazione e informazione dei processi lavorativi, dell’organizzazione aziendale, delle modalità di tutela dell’ambiente interno ed esterno all’impianto, dovesse riuscire a favorire una certa consapevolezza della complessità esistente dietro al gesto di gettare il superfluo (i rifiuti), ci si potrà, forse, attendere una maggiore attenzione partecipata verso la tutela del paesaggio, delle città, dei luoghi di lavoro e di studio. La qualità della vita dipende anche dallo stile di vita che individualmente e collettivamente scegliamo di darci. Quale Direttore di SO.GE.NU.S. spa desidero ringraziare le scuole, idirigenti, gli insegnanti per quello che riescono a trasmettere e mettere in campo, ma anche ai giovani ed ai ragazzi va un plauso per l’interesse, l’attenzione e lo scrupolo che hanno manifestato.


SPECIALE ECOMONDO

REGIONE ABRUZZO PROVINCIA CHIETI PROVINCIA DI L’AQUILA PROVINCIA PESCARA PROVINCIA TERAMO ACIAM-TEKNEKO ARTA DECO GRUPPO MAIO

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Regione Abruzzo - Assessorato Protezione Civile e Ambiente

INSIEME PER LA GOVERNANCE SOSTENIBILE DEL TERRITORIO Nell’Area Abruzzo, Operatori pubblici e Privati propongono un ricco programma di eventi volti alla

Regione Abruzzo

informazione, formazione, confronto ed innovazione in campo ambientale. di Alberto Piastrellini

È importante che anche in Abruzzo tutti gli attori facciano la propria parte: cittadini, amministratori e gestori di impianti. Partecipare ad ECOMONDO non rappresenta solo una valida occasione di incontro fra amministratori ed operatori pubblici e privati, che hanno trovato il luogo e il momento più opportuno per condividere strategie politiche, esperienze, competenze maturate, ma rappresenta anche un’opportunità per conoscere le migliori applicazioni tecnologiche e strutturali, proposte dal mondo dell’impresa e della ricerca. Più volte s’è scritto come l’esigenza di una corretta informazione ambientale non sia una attività velleitaria dettata da particolari slanci di sensibilità ecologica, ma risponda, bensì, ad un precis diritto della popolazione europea, compiutamente sancito a livello normativo. Da tempo la Regione Abruzzo sta intraprendendo un cammino integrato volto al superamento di gap storici in materia di gestione dei rifiuti e, pertanto, onde veicolare al meglio lo stato dell’arte, anche attraverso la vetrina offerta dalla manifestazione internazionale ECOMONDO, anche quest’anno ha inteso partecipare alla kermesse riminese attraverso una apposita Area dedicata in cui soggetti pubblici e privati si confronteranno durante i quattro giorni di Fiera, proponendo, al contempo, una serie di eventi volti al dibattito e all’informazione. Su queste questioni abbiamo rivolto alcune domande all’Assessore regionale alla Protezione Civile e Ambiente, Daniela Stati. Assessore, qual è il senso della partecipazione della Regione Abruzzo alla nuova edizione di ECOMONDO? Informazione, formazione, confronto ed innovazione, sono queste le motivazioni di fondo che spingono la Regione Abruzzo a partecipare alla fiera ECOMONDO 2009, importante punto di riferimento per tutti coloro che operano in campo ambientale ed in particolare nel ciclo della gestione dei rifiuti. Vi convergono, convergono soggetti pubblici e privati che si confrontano su importanti temi: il ciclo dei rifiuti e degli imballaggi; la bonifica dei siti contaminati; la qualità dell’aria; l’energia alternativa; l’utilizzo di biomasse; temi questi trattati attraverso l’esposizione e l’organizzazione di iniziative innovative, attraverso conferenze, seminari e forum di approfondimento. La partecipazione, coordinata dal Servizio Gestione Rifiuti - ORR, anche quest’anno vede coinvolti l’ARTA Abruzzo (Agenzia Regionale per la Tutela Ambientale), le Province di L’Aquila, Chieti, Pescara e Teramo ed Operatori pubblici e privati. Lo sforzo che noi tutti stiamo compiendo è proprio quello di fare squadra tra tutti i diversi attori della pubblica amministrazione coinvolti nella gestione del ciclo dei rifiuti. Ma tutto ciò non è sufficiente, la nostra presenza ad ECOMONDO vuole essere un’occasione per creare sinergie, fra tutti i soggetti interessati pubblici e privati, necessarie ad una buona gestione del ciclo del rifiuti.

Nel programma di ECOMONDO 2009, come da collaudata esperienza, stupisce la mole degli appuntamenti convegnistici e di approfondimento. Anche la Regione Abruzzo sarà protagonista con un evento pubblico. Può parlarcene più diffusamente? L’evento sismico del 6 aprile ha segnato tutto l’Abruzzo sul piano sociale, economico e, in particolare, ha sconvolto l’attuazione delle politiche ambientali, interessando specialmente il settore della gestione dei rifiuti. La soluzione dei diversi problemi richiede strategie mirate e condivise tra tutti gli attori istituzionali e gli operatori economici. L’iniziativa che proponiamo nella mattinata di venerdì 30 ha l’obiettivo di offrire agli Enti pubblici (Province, Comuni, Consorzi comprensoriali, ecc.) ed ai Soggetti pubblici e privati impegnati nella gestione del ciclo dei rifiuti, un momento di confronto ed informazione per avviare e migliorare le azioni sul territorio finalizzate alla realizzazione di un sistema integrato delle gestione dei rifiuti come previsto dalla pianificazione regionale. Durante il Forum “Tra terremoto e nuove strategie finalizzate al recupero dei rifiuti” verranno illustrate alcune esperienze positive in corso di attuazione, valutate le esigenze del territorio, le criticità presenti in alcune aree territoriali e verrà svolta un’analisi complessiva delle diverse dinamiche. Ma non si tratta dell’unico evento in cui la Regione Abruzzo è protagonista. Proprio in occasione di ECOMONDO 2009, all’interno del Convegno organizzato dal CIC (Consorzio Italiano Compostatori), la Regione Abruzzo è stata invitata per ricevere un premio che corona il raggiungimento di un obiettivo ambizioso: il marchio di qualità “Compost Abruzzo”, riconosciuto proprio dal Consorzio Italiano Compostatori. Si chiude, positivamente, un lungo percorso che ha portato la Regione Abruzzo ed i gestori dell’impianto di compostaggio di Aielli, ad ottenere, un “compost” di alta qualità che potrà essere utilizzato dal mondo agricolo. Si dimostra, così, come è possibile trasformare il rifiuto in una risorsa per la collettività. Assessore, un altro aspetto che occupa un peso notevole sulla kermesse fieristica riminese è il coinvolgimento e la formazione dei più piccoli: i cittadini di domani. Come si sta muovendo la sua amministrazione per promuovere e diffondere una adeguata coscienza ambientale?

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La nostra Amministrazione ritiene fondamentale e necessario il coinvolgimento di tutta la cittadinanza in azioni che puntino a diffondere una coscienza sempre più attenta e critica nei confronti del territorio, inteso come relazione tra uomo, ambiente e società, coinvolgendo prioritariamente i cittadini più piccoli che sono i protagonisti di molti progetti, attività e iniziative che promuoviamo sia agli Istituti scolastici che agli Enti locali. La partecipazione è sempre più viva e ciò dipende sicuramente dall’attualità della tematica ambientale, oggi al centro di molte questioni, e da una volontà diffusa di voler partecipare direttamente alle politiche d’azione sul territorio. Il risultato delle iniziative promosse ci incoraggia a proseguire, visto l’interesse crescente che si rileva, sia a livello locale che nazionale, verso l’educazione alla sostenibilità. La scuola, in particolare, può fortemente contribuire nella costruzione di una cultura diversa nei confronti del problema rifiuti, non solo al proprio interno, con i ragazzi, studiando e sperimentando il problema, ma anche instaurando un dialogo con le istituzioni e con i cittadini. Voglio ricordare che molti progetti pilota realizzati attraverso la sottoscrizione di Accordi volontari prevedono il coinvolgimento del mondo della scuola. In particolare, stiamo lavorando all’attuazione di uno specifico Protocollo di intesa denominato Isole Ecodidattiche, Progetto di educazione e informazione dedicato alle scuole d’Abruzzo finalizzato alla creazione di una diffusa cultura ambientale tra le nuove generazioni attraverso la definizione di progetti didattici, promuovendo le buone pratiche ambientali e, in particolare, per conoscere e praticare la raccolta differenziata dei materiali riciclabili delle filiere del sistema CONAI. Il protocollo nasce da una collaborazione della Regione Abruzzo con l’Istituto Regionale Scolastico e con il CONAI, e prevede la realizzazione, nelle scuole scelte, di isole ecologiche all’interno di aree di edifici scolastici, con la collaborazione dei soggetti che gestiscono il ciclo dei rifiuti urbani (Consorzi intercomunali, Aziende, Comuni, ecc.) delle istituzioni scolastiche interessate e delle Associazioni ambientaliste che provvederanno a supportare le attività didattiche. La Regione Abruzzo, inoltre, ha varato una direttiva che organizza la: “Rete regionale degli amici del riciclo”. Abbiamo voluto consentire ai Comuni abruzzesi di istituire sul proprio territorio uno strumento atto ad attuare gli aspetti di partecipazione e coinvolgimento dei cittadini e dunque, anche delle scuole. I volontari, di Amici del Riciclo, riuniti in gruppi locali dai Comuni potranno divenire un valido supporto per proposte di eventi e pratiche di sensibilizzazione sui temi della sostenibilità e del ciclo dei rifiuti, favorendo la collaborazione tra volontari, amministrazioni pubbliche e scuole. Tali gruppi di volontari, inoltre, potranno collaborare anche con coloro che sono preposti alla gestione dei servizi di raccolta differenziata dei rifiuti, con la possibilità di diffondere e disseminare, fra i cittadini utenti, operatori economici, buone pratiche ambientali. Questi sono solo alcuni dei nostri progetti che mirano ad una coinvolgimento della scuola e dei ragazzi. Una dimostrazione dell’attenzione che abbiamo verso le nuove generazioni. Assessore, ad ECOMONDO tutti gli Amministratori Pubblici del Paese si interrogano sulle strategie per concretizzare quanto contenuto nell’ultima Direttiva

europea sui rifiuti. Quale messaggio vuole lanciare a tutti i suoi colleghi? La politica dell’Unione europea in materia di protezione dell’ambiente e, in particolare, della gestione dei rifiuti ha assunto un’importanza sempre maggiore. Ciò è dovuto al fatto che le minacce di danno ambientale e di esaurimento delle risorse sono lontane dall’essere sotto controllo e coinvolgono necessariamente tutti i Paesi dell’Unione. Per fortuna, noi tutti (Cittadini, Amministratori ed Operatori del settore), siamo diventati più consapevoli dei pericoli che incorriamo e dobbiamo proporre interventi più decisivi, ognuno per le proprie competenze. Quindi, è necessario potenziare gli investimenti disponibili per le politiche ambientali, se vogliamo che il cosiddetto “sviluppo sostenibile” si trasformi da un semplice proposito ad azioni concrete. Ma non basta! L’attuazione delle politiche ambientali e la realizzazione dei buoni comportamenti passano per una cambiamento culturale ed è necessario investire maggiormente in educazione, informazione e comunicazione. Inoltre, l’altro grande tema, proposto dalla nuova Direttiva, a mio avviso, è il preoccupante aumento della produzione di rifiuti. Negli ultimi sei anni la quantità di rifiuti prodotta dai Paesi dell’Unione è aumentata del 10 % all’anno. In Abruzzo, negli ultimi 3 anni, siamo riusciti a stabilizzare la produzione dei rifiuti che, a differenza di altre regioni, non subisce degli aumenti significativi. Ci attestiamo ad un incremento complessivo di meno di un punto percentuale (+ 0,47% dato 2008). Ma non ci sentiamo soddisfatti: dobbiamo chiaramente arrestare e capovolgere la tendenza di aumentare la produzione dei rifiuti se non vogliamo essere sommersi dalla spazzatura. È necessario definire una strategia che coinvolga anche il singolo cittadino; a tal fine la Regione si è dotata di un programma per la prevenzione di riduzione della produzione dei rifiuti: “Ridurre e riciclare per vivere meglio”. Con tale programma l’Abruzzo è la prima Regione in Italia che approva una strategia complessiva che influisca sulla riduzione dei rifiuti, costituita da 12 progetti finalizzati alla diffusione di politiche di prevenzione e riduzione che coinvolgerà Comuni, Associazioni, ATO e utenti, tutti. Inoltre, abbiamo sottoscritto un Protocollo di Intesa dal nome “Ecospesa”, che impegnerà le aziende della Grande Distribuzione Organizzata (GDO), CONAD-LECLERC, COOP, AUCHAN a mettere in campo azioni volte alla riduzione della produzione dei rifiuti attraverso la sperimentazione di specifiche azioni all’interno dei propri punti vendita. Il progetto sperimentale è coordinato dalla Regione Abruzzo, tramite l’Osservatorio Regionale Rifiuti, in collaborazione con l’Associazione Arcoconsumatori. Attraverso l’Accordo è possibile sperimentare forme concrete di riduzione dei rifiuti, in particolar modo dei rifiuti da imballaggio e si propone di incentivare la raccolta differenziata fra cittadini e nel settore della distribuzione commerciale (GDO). Ritengo, infatti che tale settore economico, possa svolgere un ruolo fondamentale nell’orientare il consumatore verso la scelta di prodotti e stili di vita più sostenibili. L’Accordo rappresenta anche un valido strumento per diffondere una più moderna gestione dei rifiuti tra i soggetti che svolgono attività commerciali, proponendo sistemi alternativi di confezionamento e/o distribuzione delle merci.

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SPECIALE ECOMONDO ACIAM - REGIONE ABRUZZO - CIC: NASCE IL MARCHIO DI QUALITÀ COMPOST ABRUZZO Circa un terzo dei Rifiuti Solidi Urbani, è costituito da materiali organici, che possono essere reintrodotti nei cicli della natura indefinitivamente. Si tratta di sostanze preziose, in quanto utili per la fertilizzazione dei suoli e che, invece, troppo spesso prendono la strada della discarica, generando costi ed inquinamento. Gran parte dei suoli utilizzati per la coltivazione sono carenti di sostanza organica e vengono di norma trattati utilizzando letame o fertilizzanti di origine chimica. Il compost di qualità rappresenta una valida alternativa a questi ultimi, ma è necessario garantire l’affidabilità del prodotto e promuoverne l’utilizzo. Partendo da queste semplici, ma fondamentali considerazioni, ACIAM S.p.A., Regione Abruzzo e CIC, hanno promosso e realizzato un progetto per la creazione del marchio di Qualità “Compost Abruzzo”, con l’intento di certificare la qualità del compost prodotto e la filiera che lo origina. Il sistema prevede un rigido Protocollo Operativo, stilato dal CIC ed avallato dalla Regione Abruzzo, a cui tutte le fasi di lavorazioni devono conformarsi. Il primo impianto in cui è stato applicato il Protocollo Operativo è quello situato nel Comune di Aielli (AQ), nella zona della Marsica Fucense, entrato in funzione nel dicembre 2008 e gestito da ACIAM S.p.A.

LIMITI DI ACCETTABILITÀ PER IL COMPOST ABRUZZO (CA) ELEMENTO pH Umidità Carbonio Organico Azoto Organico

Il “compost” sottoposto alla certificazione di prodotto, potrà essere commerciato con il Marchio “Compost Abruzzo” ed

VALORE LIMITE 6.0 - 8.5

%

≤ 50

% s.s.

≥ 25

% s.t.

≥ 80

Cadmio

mg/Kg s.s.

≤ 1.5

Rame

mg/Kg s.s.

≤ 150

Mercurio

mg/Kg s.s.

≤ 1.5

Nichel

mg/Kg s.s.

≤ 100

Piombo

mg/Kg s.s.

≤ 140

Zinco

mg/Kg s.s.

≤ 500

Cromo VI

mg/Kg s.s.

≤ 0.5

Materiale plastico (≤ 3.33 mm)

% s.s.

≤ 0.45

Materiale plastico (3.33 - 10 mm)

% s.s.

≤ 0.05

Altri inerti - vetro metalli (≤3.33 mm)

% s.s.

≤ 0.9

Rapporto C/N

Il supporto normativo al protocollo è costituito dal D. Lgs. 217/06 (modificato dal DM 22/01/09) e la norma regionale DGR 1528/06 (cosiddetta “Direttiva FOS”). Il primo, norma la produzione e l’utilizzo dei fertilizzanti; la seconda, fissa i criteri qualitativi per i materiali in ingresso ed in uscita al processo di compostaggio ed introduce i princìpi dei sistemi di gestione della qualità dei processi. I limiti di accettabilità del materiale in uscita (compost di qualità), individuati nell’Allegato 1 al DGR 1528/2006, sono riportati nella tabella accanto. Il Protocollo Operativo ha generato un processo virtuoso che coinvolge anche l’ARSSA (Agenzia Regionale per i Servizi di Sviluppo Agricolo). Infatti, ARSSA e ACIAM S.p.A. stanno dando seguito al Protocollo con iniziative concrete. La prossima primavera, infatti, partirà la sperimentazione del Compost di Qualità presso dei “campi dimostrativi”, messi a disposizione da ACIAM S.p.A. e gestiti dall’ARSSA, coinvolgendo anche le Associazioni di categoria degli agricoltori e gli Istituti Tecnici Agrari e Professionali per l’Agricoltura. La sperimentazione avrà lo scopo di validare le metodiche di utilizzo in pieno campo del compost per le diverse colture, nonché di evidenziare le qualità e la valenza di ammendante, oltre, naturalmente, agli scopi didattici e divulgativi.

UNITA’ DI MISURA

≤ 25

Altri inerti - vetro metalli (3.33 - 10 mm)

% s.s.

≤ 0.1

Materiali plastici ed altri inerti(≥ 10mm)

% s.s.

assenti

Acidi Umici e fulvici

% s.s.

≥7

Torba

% t.q.

Salmonelle

n°/25g

assenti

Enterobacteriacee totali

UFC/g

≤ 100

Streptococchi fecali

MPN/g

≤ 1000

Nematodi

n°/50g

assenti

Trematodi

n°/50g

assenti

Cestodi

n°/50g

assenti

impiegato nei settori agricoli, florovivaistici e paesistici, come fertilizzante organico per applicazioni agronomiche. Se si pensa che l’impianto sorge all’interno di una delle zone a più spiccata vocazione agricola dell’intera nazione, si capisce come la scelta di puntare sulla creazione di un ammendante biologico di qualità sia strategica per la Marsica e per l’intero territorio regionale. L’impianto di Aielli è un sistema industriale di trattamento dei rifiuti progettato nel rispetto delle vigenti normative nazionali e comunitarie, con l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili sul mercato, che opera su due linee di lavorazione completamente distinte:

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1) linea di trattamento RSU, che prevede la selezione meccanica del rifiuto indifferenziato e la stabilizzazione della frazione organica con la produzione di FOS (Frazione Organica Stabilizzata). 2) linea del compostaggio di rifiuti organici selezionati FORSU (Frazione Organica Rifiuti Solidi Urbani, verde, legno) con produzione di compost di qualità. La linea del tal quale, autorizzata per complessivi 60.000 tonn./ anno, viene alimentata dal rifiuto solido urbano indifferenziato ed è finalizzata a ridurre il quantitativo di rifiuti da destinare a discarica, eliminandone altresì, le componenti putrescibili. La frazione secca originatasi dalla selezione può essere utilizzata per il recupero energetico, mentre la frazione umida, a seguito della stabilizzazione biologica, può essere impiegata per la ricopertura giornaliera delle discariche. La linea di qualità, invece, ha una potenzialità di 9.000 tonn/anno di rifiuto in ingresso, ma, data la modularità e la versatilità dell’impianto, si punta già ad un ampliamento a scapito della linea del “tal quale”, destinata a ridursi progressivamente con lo sviluppo delle raccolte differenziate. Le fasi del processo di compostaggio presso l’impianto di Aielli sono le seguenti: a) Miscelazione, delle varie componenti per ottenere un

materiale poroso e con il giusto contenuto di sostanza organica ed umidità; b) Ossidazione accelerata (ACT) all’interno delle biocelle. c) Maturazione finale in aia insufflata. d) Vagliatura/raffinazione finale per la creazione del prodotto finito. L’Impianto Aielli, grazie alla sua ambivalenza, intende soddisfare le esigenze di smaltimento del territorio e, allo stesso tempo, proponendosi come “catalizzatore” delle raccolte differenziate dell’umido, darà il via alla filiera di produzione del compost di qualità per il riequilibrio e l’arricchimento dei suoli agricoli del Fucino sottoposti a sfruttamento intensivo.

Azienda Consorziale Igiene Ambientale Marsicana Via Edison 25 (N. Ind.le) 67051 Avezzano (AQ) Tel 0863 441345 - Fax 0863 440651 info@aciam.it - www.aciam.it - Numero Verde: 800 220403

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SPECIALE ECOMONDO Consorzio PolieCo

IL MODELLO POLIECO TRA RISULTATI RAGGIUNTI E NUOVE SFIDE A ECOMONDO 2009, l’occasione per un incontro-confronto con tutti gli stakeholders del settore di Alberto Piastrellini

Avvicinandosi il traguardo di ECOMONDO, appuntamento irrinunciabile per quanti hanno a cuore la maturazione di una diffusa sensibilità nei confronti delle problematiche dei vari stakeholders che operano nel settore ambientale, il Consorzio PolieCo, Consorzio nazionale per il recupero dei rifiuti dei beni a base di polietilene, intende veicolare la bontà del proprio operato divulgando non tanto i dati relativi ai risultati raggiunti nell’ambito precipuo del riciclaggio (dati che di per sé rappresentano un ottimo biglietto di visita), quanto piuttosto quelli relativi all’intenso cammino volto alla formazione degli operatori stessi e al dialogo con le Istituzioni intrapreso durante l’anno. I freddi numeri parlano da soli; nel 2007 su un immesso al consumo pari a 1 milione di tonnellate di polietilene, il sistema consortile afferente al PolieCo era riuscito a riciclarne il 35%, pari a 350.000 tonnellate. Nel 2008, l’effetto negativo della crisi economica avrebbe potuto opporre una pesante resistenza alla volontà di emulare o superare l’obiettivo dell’anno precedente. Tuttavia, mercè la volontà di agire nel rispetto delle istanze normative a tutela dell’ambiente, il PolieCo ha ricalibrato il suo operare nel riciclaggio, indirizzando le sue forze verso settori di mercato considerati di “nicchia”, come: • bossoli delle cartucce utilizzate dai cacciatori nelle riserve di caccia e dai tiratori sportivi negli appositi poligoni di tiro (oltre 400 tonnellate); • giocattoli dismessi (nella fattispecie, si è operato secondo un “doppio canale” attraverso il quale, nel no-

vero dei giocattoli recuperati, quelli in buon stato sono stati destinati ad Istituti per l’assistenza all’infanzia e ad ONG, mentre quelli non più utilizzabili sono stati avviati a riciclo); • reti di delimitazione e protezione delle piste da sci (raccolte, recupe-

rate ed avviate a riciclo piuttosto che destinate all’abbandono in discarica o peggio alla distruzione illegale in situ); La strategia si è rivelata vincente, al punto che non solo è stato raggiunto il più che positivo risultato dell’anno precedente, ma si è addirittura superato: nel 2008, infatti, sono state riciclate ben 359.000 tonnellate, di cui 7.000 destinate al recupero energetico nel pieno

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rispetto della gerarchia delle azioni volte alla gestione sostenibile dei rifiuti, così come indicato precisamente nel dettato normativo europeo (Direttiva 2008/98/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 19/11/2008). E il futuro si apre alla previsione positiva di ulteriori traguardi, qualora dovessero giungere a buon fine ulteriori strategie di captazione dei materiali, come nel caso ipotizzato delle cialde del caffé, il cui recupero e riciclo andrebbe ad ulteriore vantaggio dell’ambiente in quanto non solo il materiale plastico verrebbe strappato alla discarica, ma anche il residuo di caffé potrebbe essere usato come fertilizzante ed ammendante per l’agricoltura. Non solo, al fine di ricoprire sempre più un ruolo di primo piano nella filiera del recupero e riciclo dei rifiuti dei bene a base di polietilene, PolieCo sta stipulando una serie di Accordi e Convenzioni con Enti ed Istituzioni: • Regione Lazio e Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” per il riutilizzo del materiale riciclato (in linea con le strategie di Green Public Procurement); • Organi di gestione dei rifiuti portuali, per avviare a riciclo i rifiuti plastici provenienti dalle navi; • Provincia di Bari, per la corretta gestione dei rifiuti plastici derivanti dall’attività agricola. Su quest’ultimo punto si sottolinea vieppiù la novità rappresentata da un programma di formazione apposito per operatori agricoli, volto alla corretta gestione dei rifiuti derivanti dalla lavorazione dei terreni e dai macchinari utilizzati.


A tutte queste attività, che per un ente che si occupa di gestire il corretto svolgimento dei flussi di materiale, si potrebbero definire curricolari, si è affiancata la volontà di implementare, non solo per i Soci, l’attività di formazione, informazione e dialogo con tutte le Istituzioni pubbliche: Governo, Legislatore, Organi di controllo, Enti locali e territoriali, Associazioni ambientaliste e d’Imprese, per approfondire specifiche problematiche del settore. In questo senso il PolieCo ha promosso la sua azione formativa in due diverse direzioni cercando il coinvolgimento dei diversi stakeholders tanto sul versante interno al Consorzio, quanto su quello esterno. Infatti, anticipato lo scorso anno, proprio ad ECOMONDO, si è voluto proseguire sulla scia dei Corsi di Formazione promossi in collaborazione con la Fondazione Santa Chiara per lo studio del diritto e dell’economia dell’ambiente (ex Centro Studi PolieCo) e “Diritto all’Ambiente - Corsi e Formazione”. Onde conseguire una corretta e sana formazione delle proprie aziende associate ed implementare, nel contempo un dialogo costruttivo con le Amministrazioni Locali e gli Organi di controllo, si è costruito un “pacchetto formativo itinerante” incentrato sui seguenti focus: • nozione di “rifiuto” e “non rifiuto” e la costruzione giuridica della gestione dei rifiuti: confronto con le nuove disposizioni poste dalla direttiva 2008/98/CE; • aspetti penali della nuova Direttiva Europea in materia di rifiuti; • adattamento del diritto nazionale al diritto comunitario in materia di rifiuti, con riguardo alla gestione di

questi, con riferimenti al sistema consortile. Sono 6 gli appuntamenti finora realizzati (Bari, 12 febbraio; Cagliari, 23 aprile; Treviso, 14 maggio; Bologna, 17 giugno; Varese, 9 luglio; Lucca, 17 settembre); ed altri 3 sono in programma entro la fine dell’anno (Napoli, 15 ottobre; Alessandria, 16 novembre; Pesaro, 17 dicembre). Si è cercato di rispettare una logistica degli accessi che tenesse conto dell’ottimizzazione delle distanze per una minimizzazione degli impatti sulla mobilità da parte dei partecipanti (oltre 600 le presenze finora registrate). Inoltre, un discorso a parte meritano i due appuntamenti di rilevanza nazionale che PolieCo e la Fondazione Santa Chiara hanno organizzato per rispondere ad esigenze di rilevanza nazionale e sovranazionale. In questo senso giova ricordare la Tavola Rotonda: “Il diritto penale comunitario in materia di tutela dell’ambiente” - Roma, 25 marzo, presso la Sala delle Conferenze di Piazza Montecitorio e il Forum Nazionale dedicato all’Economia dei Rifiuti, recentemente svolto ad Ischia nei giorni 25 e 26 settembre. Entrambi gli eventi hanno visto ospiti e relatori importanti:professionisti del diritto ambientale, della comunicazione, dell’economia del mondo dell’impresa, accanto alla prestigiosa presenza di un variegato parterre di rappresentanti delle Istituzioni politiche e del Governo del Paese. “Il problema del profilo economico di approccio ai rifiuti - ha recentemente dichiarato il Presidente PolieCo, Enrico Bobbio - nella fattispecie, dalla visione limitata dei rifiuti in quanto tali, dalla prospettiva aperta dei mate-

riali, ci interroga tutti dal punto di vista giuridico, economico, tecnico, sociale ed etico”. “Si sottolinea pertanto - ha proseguito la necessità di un approccio culturale alla gestione dei rifiuti, un approccio che sia soprattutto etico e che contribuisca ad indirizzare precise scelte politiche ed economiche, soprattutto in vista di problematiche quanto mai attuali quali quelle del cambiamento climatico e delle dinamiche volte al suo contenimento”. In questo senso, la presenza di PolieCo ad ECOMONDO 2009, seppur limitata ad uno spazio istituzionale all’interno dell’Area del Riciclo (Pad. D3), dove, pur tuttavia, durante i quattro giorni di Fiera si incontreranno e si confronteranno tutti i soggetti della filiera del riciclo e del recupero, si configura non solo come “vetrina” del fatto e del realizzato, ma come luogo ove impostare il lavoro futuro, sorta di “cantiere aperto” nella prospettiva di un lavoro decennale, da qui alla data fatidica, per l’Europa, del 2020.

Sede Legale - Sede Operativa - Presidenza Piazza di Santa Chiara, 49 - 00186 Roma Sportello Servizi tel. 06 6896368 - fax 06 68809427 www.polieco.it - info@polieco.it Uffici Bruxelles Espace Meeûs - Square de Meeûs, 38/40 1000 Bruxelles Tel. 0032 02 4016174 - fax 0032 02 4016868


UNO SPAZIO DEDICATO A...

Regione Emilia-Romagna

PROTAGONISTA IL CONSUMATORE ABILE di Lino Zanichelli Assessore all’Ambiente e Sviluppo sostenibile RER

La green economy non è più solo un programma politico, ma una realtà che già vive sul territorio grazie all’iniziativa di numerose imprese. La crisi economica mondiale ci ha posto problemi inediti e la necessità di trovare, anche a livello locale, delle risposte più avan-

zate. E la chiave non può che essere l’innovazione. L’efficienza energetica, le fonti rinnovabili, le modalità sostenibili di trasporto, sono settori di enorme potenzialità, nei quali la ricerca applicata mette le imprese nelle condizioni di offrire prodotti altamente competitivi.

Bologna, Sala Borsa, 18 settembre 2009. Lino Zanichelli mostra a Vandana Shiva il folder della campagna ConsumAbile.

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Ecco perché la nostra scelta è stata quella di “seminare” ambiente in tutti i settori e di far procedere di pari passo regole ed incentivi. La politica sui rifiuti, i limiti alle emissioni o la certificazione energetica degli edifici, ad esempio, favoriscono la ricerca di tecnologie più moderne e l’innovazione. Un esempio concreto è la raccolta efficiente e il recupero dei rifiuti, che rappresentano un onere per ogni impresa, ma nel contempo un’opportunità per il mercato. Così come c’è la volontà di ragionare per gruppi unitari (cluster) e filiere produttive quando si tratta di migliorare le prestazioni ambientali delle aziende, evidenziare le produzioni di eccellenza e dare loro visibilità di mercato: penso ad esempio alla Certificazione Ecolabel alla Registrazione EMAS, o alle Dichiarazioni Ambientali di Prodotto, capaci di orientare i consumi alla sostenibilità. Insomma, la Regione Emilia-Romagna è impegnata a fare sempre più sistema tra il settore pubblico e quello privato e a coinvolgere i consumatori in questo processo, proprio per valorizzare e promuovere concretamente un rinnovato sviluppo economico basato sulla sostenibilità delle produzioni e sulla qualità ambientale. “Impariamo a stare al mondo” è lo slogan della nuova campagna regionale di comunicazione ConsumAbile, che vuole inserire i cittadini - tutti noi che consumiamo - in questa strategia. La presentiamo a ECOMONDO 2009, assieme ad alcune tra le esperienze più interessanti della nostra regione che partecipano al Premio Emilia-Romagna sostenibile. Sono tutte iniziative che hanno nel complesso un’ambizione: dare speranza e alternative concrete a quanti vogliono essere protagonisti di un futuro migliore.


La Regione a ECOMONDO con la nuova edizione di ConsumAbile e il Premio Emilia-Romagna Sostenibile Come molti sanno, il 20% della popolazione mondiale consuma oltre l’80% delle risorse. E quel 20% lo fa accumulando, scartando, inquinando. La chiave d’accesso ad un nuovo modello di sviluppo passa quindi attraverso i consumi. Un Consumatore diventa sostenibile quando è prima di tutto consapevole dei limiti fisici dell’ecosistema terrestre. “Abile” nel ricorrere a fonti energetiche rinnovabili, a ridurre la produzione di rifiuti e a sfruttare il riuso di oggetti quotidiani, nell’utilizzo di tecnologie eco-efficienti, abituato, quindi, a “muoversi con la testa”. Un cittadino che abita, si nutre, si cura, si muove e si diverte in modo intelligente. Con la nuova edizione della campagna “ConsumAbile” la Regione Emilia-Romagna rinnova e rilancia il progetto di sensibilizzazione messo a punto per contribuire con consigli semplici e pratici a costruire - partendo dalle scelte di ogni giorno nel proprio stile di vita - un modello di sviluppo “capace di soddisfare i bisogni del presente senza

saranno contraddistinti da un comune denominatore che non è soltanto declinazione grafica o slogan, ma un vero e proprio “libretto di istruzioni” per rinnovare un patto tra istituzioni e cittadini all’insegna della sostenibilità. Ecco quindi: - “RisparmiAbile”, il vademecum che insegna a fare “il pieno di attenzione” riducendo gli sprechi di luce, acqua e gas; - “AbitAbile”, i consigli per riscaldare o raffreddare casa con raziocinio; - “MangiAbile”, ossia saper discernere, a tavola e tra gli scaffali del supermercato, tra ciò che fa bene e ciò che danneggia la salute, preferendo cibi stagionali e magari locali; - “TrasportAbile”, per destreggiarsi tra le tante opzioni di mobilità sostenibile; - “RicaricAbile”, per porre attenzione al proprio impatto ambientale anche quando si va in vacanza.

compromettere quelli del futuro”. Lanciata in occasione di “Pedalando per Kyoto”, la manifestazione organizzata dalla Regione lo scorso 18 e 19 settembre a Bologna nell’ambito della Settimana europea della mobilità sostenibile, ConsumAbile rappresenta il biglietto da visita della Regione per l’edizione 2009 di ECOMONDO: stand, animazioni e incontri

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Consigli, dunque, ma anche partecipazione e campagne, sono gli ingredienti principali con cui la Regione si presenta a ECOMONDO 2009. Nell’occasione la Regione dà anche un riconoscimento tangibile alle “best practices” in materia di sostenibilità con il Premio Emilia-Romagna Sostenibile, la cui cerimonia di premiazione sarà presieduta dall’Assessore all’Ambiente Lino Zanichelli, rivolto ad imprese e organizzazioni del territorio che hanno saputo attivare “in modo sistematico innovazioni nei propri processi e prodotti orientate alla sostenibilità ambientale, economica, sociale e istituzionale”. Il Premio si articola in cinque categorie: - gestione sostenibile della pubblica amministrazione; - educazione alla sostenibilità; - innovazione di prodotto; - innovazione di processo; - responsabilità sociale.


AGENDA 21

Dunkerque 19-21 Maggio 2010 - Sesta Conferenza Europea delle Città Sostenibili

CREARE CITTÀ SOSTENIBILI: LA SFIDA DELLE AMMINISTRAZIONI LOCALI a cura della Segreteria del Coordinamento Agende 21 Locali Italiane

Si terrà dunque a Dunkerque, nel Nord della Francia, il più importante evento europeo del 2010 dedicato allo sviluppo sostenibile locale, strategicamente collocato a qualche mese di distanza dalla COP 15 di Copenhagen, dove tra qualche settimana si verificherà la forza dell’impegno delle nazioni sul contrasto al cambiamento climatico e per le politiche di adattamento e mitigazione. La città prescelta è senz’altro uno scenario azzeccato dove collocare la Conferenza. Area portuale ed industriale tra le più importanti d’Europa, Dunkerque negli ultimi 15 anni ha cercato di mantenere e rafforzare i pilastri della sua economia e nel contempo di aumentare gli sforzi per essere innovativa nella sfera sociale e ambientale, promuovendo politiche ed azioni per uno sviluppo più sostenibile. Il luogo permette, quindi, di misurare se l’intensità dell’impegno profuso per un sistema economico e sociale più sostenibile sia coerente con la velocità di cambiamento richiesta dalla crisi ambientale e climatica: tema alquanto rilevante per la maggior parte delle città del Pianeta. La Conferenza di Dunkerque si propone di esplorare come la sostenibilità locale possa rappresentare una risposta alle attuali sfide economiche, sociali e climatiche. I partecipanti esamineranno anche come uno sviluppo sostenibile possa essere ulteriormente attuato a livello europeo, considerato l’attuale contesto finanziario e politico, alla luce dei risultati dei negoziati sul clima della COP 15. Questo evento offre l’opportunità per valutare e promuovere i progressi e i risultati conseguiti dai governi locali europei nel campo dello sviluppo sostenibile. Dunkerque 2010 è l’ultima di una serie di Conferenze (dopo Aalborg nel 1994, Lisbona nel 1996, Hannover nel 2000,

Aalborg nel 2004 e Siviglia nel 2007) approntate per mettere al centro delle politiche l’azione per la sostenibilità in tutta Europa e consentire, tramite i risultati ottenuti dai governi locali, di influenzare le politiche nazionali per la sostenibilità. Il programma della 3 giorni di Dunkerque prevede 5 conferenze plenarie e 20 sessioni parallele distribuite su due giornate. Ecco i temi di discussione (ancora in bozza) per i quali sarà possibile sottoporre proposte di intervento con una relazione: - Nuove sfide per le città portuali - Scelte di mobilità sostenibile e accessibilità - Edilizia: la sfida del costruito - Qualità della vita - rafforzamento dell’economia locale - Società socialmente inclusive - Incoraggiare il consumo responsabile e la riduzione dei rifiuti nelle aree urbane - Adattamento al cambiamento climatico - costruire strategie locali - Fonti energetiche rinnovabili locali - Biodiversità - Verso una città responsabile nella gestione dell’acqua - Le dinamiche che incidono sul cambiamento del comportamento dei cittadini - Cultura e sviluppo: sfide e pratiche per la città sostenibile - Pianificazione urbana - Cooperazione tra livelli diversi di governo - Strategia europea e opportunità di sostegno finanziario - Acquisti responsabili della pubblica amministrazione - Gestione integrata della sostenibilità - Cooperazione con le imprese - Cooperazione urbana internazionale - Ricerca e innovazione

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La struttura della Conferenza cercherà di massimizzare le occasioni di discussione ed interazione tra i relatori e i partecipanti attraverso sessioni con format e metodologie innovative. Lo spazio Agorà consentirà a un gran numero di partecipanti di condividere le loro esperienze nell’ambito della Conferenza, sfruttando i “tempi morti” delle pause pranzo e dei coffee break. Inoltre, è previsto un evento speciale, organizzato direttamente dalla città di Dunkerque, riservato ai sindaci per favorirne la reciproca conoscenza ed interazione. Si prevede la partecipazione di più di 1.500 rappresentanti di enti locali e territoriali di tutta Europa, oltre a delegati di reti nazionali ed europee di enti locali, istituzioni europee e organizzazioni non governative. Il Coordinamento Agende 21 Locali Italiane, in qualità di membro della Campagna delle Città Sostenibili (Sustainable Cities and Towns Campaign), è uno dei co-organizzatori della Conferenza e sarà presente con un suo spazio espositivo in uno dei padiglioni dell’area congressuale. Lo scopo è di ripetere l’esperienza positiva di Siviglia dove lo stand è diventato immediatamente un punto di riferimento per molti dei delegati presenti: non solo vetrina per conoscere le iniziative dei soci e degli altri partner della “rete italiana per la sostenibilità” attraverso i materiali informativi messi a disposizione, ma anche luogo dove ultimare le presentazioni, organizzare incontri, scambiare punti di vista, allacciare contatti, avvalendosi del supporto dello staff della Segreteria. Per maggiori informazioni e per dettagli logistici e organizzativi (come le tariffe agevolate per accedere alla Conferenza): www.dunkerque2010.org


Benvenuti a Dunkerque!

“Michel DELEBARRE, già ministro della Repubblica francese, sindaco di Dunkerque, presidente del Consiglio Metropolitano di Dunkerque, primo vice-presidente del Comitato delle Regioni”

Nel maggio 2010 Dunkerque avrà l’onore di ospitare questa rinomata conferenza sul futuro delle città sostenibili. Per tre giorni, oltre 1.500 sindaci, amministratori, tecnici, rappresentanti dell’Unione Europea, rappresentanti nazionali, imprese e ONG si incontreranno per discutere, confrontare e scambiare idee ed esperienze sull’essere città sostenibile nel ventunesimo secolo. Sulla scia della COP 15, la conferenza sul clima del prossimo dicembre, questa sarà un’opportunità unica per esaminare gli impegni ad una scala locale ed estrapolare un percorso comune verso una maggiore sostenibilità. Credo fortemente nella partnership pubblico-privato, nella democrazia locale, negli sforzi comuni e nella mobilitazione dei governi locali per vincere in questa sfida. Inoltre, su mandato di tutte le reti francesi ed europee degli amministratori eletti, vi invito a scoprire l’ospitalità del Nord della Francia e della regione di Dunkerque. Vi aspetto a Dunkerque. Michel Delebarre

Gli obiettivi della Conferenza di Dunkerque • Valutare i progressi in materia di sostenibilità locale, 15 anni dopo la carta di Aalborg e 5 anni dopo gli Impegni di Aalborg; • Confrontarsi in una riflessione politica e strategica sulla possibilità di superare gli effetti della crisi economica e sociale a livello locale tramite politiche di sviluppo urbano sostenibile; • Analizzare i campi d’azione e le politiche di governo locali che favoriscono la sostenibilità, anche in relazione alle aree industriali, alle aree portuali, ai piccoli comuni e all’interazione tra diversi livelli di governo; • Esaminare come i governi locali possono collaborare con i cittadini e gli altri stakeholder al fine di promuovere comportamenti responsabili: • Indicare quali sono le soluzioni proposte ai governi locali a livello europeo e globale per i prossimi anni, con particolare attenzione agli esiti della Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (COP 15) del prossimo dicembre a Copenhagen, e a come questi processi possono favorire uno sviluppo locale sostenibile; • Giungere ad una riflessione sugli sviluppi futuri della Campagna delle Città Sostenibili, le metodologie, gli strumenti e le partnership da dedicare per lo sviluppo sostenibile locale.

La Sesta Conferenza Europea delle Città Sostenibili è organizzata da:

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IL COMMENTO

Scattano dal 9 ottobre 2009

SANZIONI PER IL MANCATO RISPETTO DEL REACH Ma gli operatori hanno ancora idee “vaghe” su incombenze e scadenze del Regolamento

Con la pubblicazione, sulla G. U. del 24 settembre 2009 del D. Lgs. n. 133 del 14 settembre 2009, concernente “Disciplina sanzionatoria per la violazione della disposizione del Regolamento CE n. 1907/2006 che stabilisce i principi e i requisiti per la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche”, anche l’Italia ha adempiuto (come al solito con ritardo rispetto alla data di scadenza per la notifica alla Commissione UE che era il 1° dicembre 2008) agli articoli 125 e 126 del REACH che impongono agli Stati membri dell’UE la definizione delle sanzioni per la mancata osservanza del Regolamento (141 articoli e XVII allegati) che disciplina la fabbricazione e l’immissione sul mercato europeo delle sostanze chimiche noto come REACH (Registrazione, Valutazione, Autorizzazione e Restrizione delle Sostanze Chimiche). Il Sistema REACH è entrato in vigore il 1° giugno 2007 (cfr. Regioni&Ambiente, n. 5 maggio 2007, pagg. 21-21) e prevede una sua applicazione scalare e secondo scadenze che dapprima interessano solo alcune parti del Regolamento e successivamente, nell’arco di un triennio, tutte le restanti parti. Dal 1° giugno 2007 sono entrati in vigore: - Titolo IV (Informazioni all’interno della catena di approvvigionamento, artt. 31-36) - Titolo IX (Tariffe e oneri, art. 74) - Titolo X (Agenzia, artt. 75-111) - Titolo XIII (Autorità competenti, artt. 121-124) - Titolo XIV (Applicazione, artt. 125127) - Titolo XV (Disposizioni transitorie e finali, artt. 128-141, escluso art. 136). Dal 1° giugno 2008 sono entrati in vigore:

- Titolo II (Registrazione delle sostanze, artt. 5-4) - Titolo III (Condivisione dei dati, artt. 25-30) e Registrazione preliminare delle sostanze “soggette a regime transitorio” (1° giugno al 1° dicembre 2008, cfr. art. 28) - Titolo V (Utilizzatori a valle, artt. 37-39) - Titolo VI (Valutazione, artt. 4054) - Titolo VII (Autorizzazione, artt. 5566) - Titolo XI (Inventario delle classificazioni, artt. 112-116, escluso art. 113 1° dicembre 2010) - Titolo XII (Informazioni, art. 117120) - Articoli 128: (libera circolazione), 134 (preparativi per l’istituzione dell’Agenzia) e 136 (misure transitorie riguardanti le sostanze esistenti). Proprio la fase prevista dall’art. 136 del Regolamento di pre-Registrazione da parte dei fabbricanti o degli importatori delle sostanze soggette al regime transitorio (la cosiddetta phase-in) che scadeva il 1° dicembre 2008, ha costituito l’aspetto di più difficile interpretazione da parte di aziende ed operatori. La fase di pre-Registrazione era indispensabile affinché le sostanze possano usufruire di un regime transitorio di durata variabile (si passa dal 30/10/2010 al 31/05/2018), a seconda di tipologia e tonnellaggio. Le sostanze soggette a regime transitorio debbono soddisfare una delle seguenti condizioni: - è compresa nell’inventario europeo delle sostanze chimiche esistenti a carattere commerciale (EINECS); - è stata fabbricata nella Comunità o nei Paesi che hanno aderito all’Unione Europea il 1° gennaio 1995 o il 1° maggio 2004, ma non immessa sul mercato dal fabbricante

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o dall’importatore, almeno una volta nei quindici anni precedenti l’entrata in vigore del presente Regolament, a condizione che ne sia fornita la prova documentale; - è stata immessa sul mercato nella Comunità o nei Paesi che hanno aderito all’Unione Europea il 1° gennaio 1995 o il 1° maggio 2004 prima dell’entrata in vigore del presente Regolamento dal fabbricante o dall’importatore ed è stata considerata notificata a norma dell’articolo 8, paragrafo 1, primo trattino della Direttiva 67/548/CEE, ma non corrisponde alla definizione di polimero contenuta nel presente Regolamento, a condizione che ne sia fornita la prova documentale. Già nel corso di un Forum organizzato dall’ECHA (l’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche) svoltosi ad Helsinki dal 2 al 4 dicembre 2008, subito dopo il temine di pre-registrazione, per uno scambio di informazioni tra i Paesi membri dell’UE sull’applicazione del REACH, erano state sollevate questioni relative alla mancata preRegistrazione di sostanze ed imprese, che avrebbe potuto comportare una concorrenza sleale da parte di aziende che non avevano ottemperato agli obblighi normativi. Tant’è che nel comunicato dell’8 dicembre 2008 con il quale l’ECHA dava le risultanze del Forum, dove tra l’altro aveva espresso il rammarico per aver dovuto constatare che ancora 13 Stati membri non avevano definito le sanzioni per inadempienza al REACH, si riferiva della decisione di adottare una strategia per mettere in piedi un sistema efficace di controlli per verificare la conformità delle pre-Registrazioni, Registrazioni e Schede Dati di Sicurezza. D’altra parte è sufficiente osservare il grafico relativo alla distribuzione cro-


nologica della pre-Registrazione per comprendere come, nonostante la corsa finale, possano essere numerosi i fabbricanti e gli importatori che si siano lasciati sfuggire l’opportunità. In particolare, le aziende che recuperano, fabbricano e importano sostanze da rifiuti, secondo la Direttrice di REACHReady, Joanne Lloyd, in un articolo apparso su Materials Recycling Week e riportato il 21 settembre da Environmental Expert.com, che ha osservato come molti riciclatori non conoscono la legislazione sulle sostanze chimiche o non hanno la consapevolezza di rientrarvi, tanto che potrebbero subire sanzioni se non hanno pre-registrato le loro sostanze recuperate. “Le imprese debbono rendersi conto che tale approccio deve essere inteso come un processo di business per continuare l’attività, perché se non si dimostra di essere conformi con il Regolamento c’è il rischio che i clienti smettano di comprare da loro in futuro. Il fatto che si sia perso il treno della pre-Registrazione non vuol dire che si debba rimanere seduti senza far nulla”. Solo, aggiungiamo noi, che la preregistrazione era gratuita!!! “I riciclatori di metalli debbono rendersi conto che metalli e leghe sono sottoposti alla legislazione e i riciclatori che comprano aggregati recuperati da rifiuti debbono essere consapevoli della loro composizione chimica - si legge ancora nell’articolo - Le imprese che si occupano di polimeri recuperabili come i riciclatori di bottiglie di plastica dovrebbero aver pre-registrato il monomero da cui deriva il polimero piuttosto che il polimero stesso”. La Corte europea di Giustizia (Grande Sezione) è dovuta già intervenire sull’interpretazione delle nozioni di “monomeri” e “polimeri”. Con Sentenza 7 luglio 2009 (Causa

558/07) ha dichiarato che “le nozioni di sostanze monometriche di cui all’art.6 n. 3 del Regolamento REACH, riguarda soltanto i monomeri sottoposti a reazione integrati ai polimeri” (punto 38 della Sentenza). In merito alla questione se il Regolamento REACH sia invalido nella parte in cui impone ai fabbricanti e agli importatori di polimeri di presentare domanda di Registrazione per le sostanze monometriche come definite nel precedente punto, la Corte ha sentenziato che “non è riferibile alcuna violazione del principio di parità di trattamento e di conseguenza l’art. n. 3 del Regolamento REACH non è invalido per violazione di tale principio” (punto 80 della Sentenza). In poche parole, l’obbligo di Registrazione non riguarda i polimeri, ma le sostanze monometriche con le proprie caratteristiche, prima della polimerizzazione. Peraltro, la Commissione può sempre apportare modifiche al Regolamento, ai fini dell’adeguamento al progresso tecnico, come è avvenuto in occasione

delle modifiche adottate il 23 luglio 2009 che istituiscono Nuovi metodi di prova per determinare le proprietà fisico-chimiche, la tossicità e l’ecotossicità delle sostanze applicabili al Regolamento (GUUE L220 del 24/08/2009). Più in generale, si deve osservare che manca ancora un’informazione adeguata, se dopo quasi un anno dall’inizio della fase di registrazione (1° giugno 2008), il Direttore esecutivo dell’ECHA, Geert Dancet, ha ammesso che i fascicoli per la registrazione presentati dalla aziende sono “vaghi” (EurActive, 4 maggio 2009). Il processo di Registrazione richiede ai fabbricanti e agli importatori di fornire informazioni circa tutte le sostanze chimiche prodotte o importate nell’Unione Europea in quantitativi pari o superiori ad una tonnellata all’anno. Ai fini della Registrazione essi devono trasmettere un fascicolo contenente le informazioni sulle sostanze e sui rischi che le sostanze comportano, nonché le misure appropriate per la gestione

Il Grafico dell’andamento cronologico delle domande di pre-Registrazione che evidenzia come la maggior parte delle presentazioni siano avvenute negli ultimi giorni prima della scadenza

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dei rischi. Dancet ha osservato che le aziende sbagliano a fare la Registrazione all’ultimo momento perché se “il dossier non è tecnicamente completo, dovranno ritirare i loro prodotti dal mercato fino a quando la registrazione non è completata”. “Un altro elemento che vorrei sottolineare - ha proseguito Dancet - è che le aziende hanno molte difficoltà a scrivere quel che è l’esatta composizione della sostanza, motivo per cui dobbiamo mandare indietro i fascicoli”. In precedenza il Direttore dell’ECHA aveva dichiarato molto diplomaticamente che, “si vuole assolutamente evitare che le imprese registrino in un unico file più sostanze” che può tradursi molto più pedissequamente che alcune aziende non hanno capito ancora uno dei principi più importanti del REACH: una sostanza, una registrazione! Mentre siamo già entrati (1° giugno 2009) nella Fase delle Restrizioni. L’ECHA diventerà Agenzia indipendente dal 2010, basando il suo bilancio sulle entrate che deriveranno dalle tasse pagate dalle imprese per la Registrazione dei prodotti nell’ambito del processo REACH. Nel frattempo, tuttavia, l’Agenzia ha dovuto aumentare il personale portando lo staff necessario per l’implementazione del REACH a fine 2009 ad oltre 300 unità, con una previsione di altre 100 entro il 2010. Il Consiglio UE aveva deciso nel luglio scorso di congelare tutte le assunzioni delle agenzie già esistenti. Questa decisione avrebbe messo in grave difficoltà l’ECHA, tanto che in Settembre è dovuto intervenire presso la Commissione Ambiente del Parlamento europeo, Günther Verheugen il quale, dopo aver dichiarato che il 2010 sarà un anno “critico” per l’attuazione del REACH, per cui l’ECHA avrà

bisogno di risorse per sostenere questo processo, ha osservato: “non possiamo dotare l’Europa di legislazioni a lungo termine e sottrarle poi denaro. Non si può avere obiettivi ambiziosi e poi lesinare i finanziamenti”. Il Parlamento UE che ha il controllo finale di tutte le forme di finanziamento delle agenzie esterne, rispetto alle volontà dei Governi nazionali, ritenendo che non si possono applicare alle Agenzie gli stessi princìpi per la riduzione delle spese amministrative, come alle istituzioni dell’Unione europea in quanto tale, ha votato un emendamento appoggiato da tutti i principali gruppi politici per ripristinare il bilancio dell’ECHA e permetterle così di assumere personale necessario per il 2010.

Tornando al testo del Decreto, si deve riconoscere che è stato rispettato il principio del Regolamento di comminare “un appropriato quadro di sanzioni che permetta di irrogare sanzioni effettive, proporzionate e dissuadive mancato o temperanza”, considerando che dall’inosservanza possono derivare danni per la salute e per l’ambiente. Il Decreto è stato emanato sotto forma di Decreto Legislativo, in base all’Art. 3 della Legge n. 34 del 2008, che delega il Governo ad adottare decreti legislativi relativi alla disciplina sanzionatoria da applicarsi in caso di violazione delle disposizioni di regolamenti comunitari. Oltre a prevedere sanzioni di tipo amministrativo per tutta una serie di condotte violative del Regolamento, vengono introdotte sanzioni di tipo penale, senza per altro che possano esservi forme di riduzioni delle sanzioni previste (Art.19) Articolo 1 Si definisce il Campo di applicazione

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che, ovviamente, sono le violazioni delle disposizioni di cui al regolamento REACH. Articolo 2 Riguarda: - le Definizioni, riproposte quelle contenute nell’Art. 3 del Regolamento; - il Rappresentante esclusivo di un fabbricante non stabilito nella Comunità (Art. 8 del regolamento) che viene equiparato all’importatore; - l’Autorità competente incaricata di esercitare le funzioni ad essa attribuita e di cooperare con la Commissione UE e ECHA (Art. 121 del Regolamento) viene individuata nel Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. Articolo 3 Vengono stabilite le sanzioni per la violazione degli Artt. 6, 7 ,8, 12, 17 e 18 del Regolamento, in materia di Registrazione e notifica del sostanze. Articolo 4 Si definiscono le sanzioni per violazioni degli obblighi derivanti dall’Art. 9 del Regolamento in materia di esenzione per 5 anni dall’obbligo generale di Registrazione all’ECHA per le attività di ricerca e sviluppo, ma che debbano seguire certe prescrizioni. In particolare, viene sanzionato il fabbricante, importatore, legale rappresentante o produttore di articoli e sostanze, che abbia omesso di: - fornire le informazioni di cui all’Art. 9 paragrafo 2; - aspettare 2 settimane dalla notifica delle informazioni (Art. 9 paragrafo 5); - conformarsi alle condizioni imposte dall’ECHA (Art. 9 paragrafo 6) Articolo 5 Vengono previste le sanzioni per inottemperanza agli obblighi derivanti


da: - mancata informazione da comunicare in funzione del tonnellaggio (Art. 12 del Regolamento); - mancata comunicazione di aggiornamenti senza ritardo da parte del dichiarante di nuove informazioni pertinenti la sua registrazione (Art. 22, paragrafo 1); - mancato o tardivo aggiornamento di informazioni richieste da una decisione dell’ECHA (Art. 22, paragrafo 2); - mancata o tardiva o inesatta comunicazione delle informazioni supplementari quali previste all’Art. 24 paragrafo 2.

sperimentazioni su animali vertebrato, ma che rifiuti di fornire prove del costo dello studio. Articolo 10 Si definiscono le sanzioni per inottemperanza agli obblighi derivanti da: - mancate istruzioni per il destinatario dell’articolo circa l’esposizione di persone o dell’ambiente in condizioni di normale uso dell’articolo, anche in fase di smaltimento (Art. 7 paragrafo 3); - mancata ottemperanza alle prescrizioni relative alla Scheda di Sicurezza (Art. 31); - mancata informazione a valle della catena di approvvigionamento per

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le sostanze in quanto tali o in quanto componenti di preparati, per le quali non è prescritta una Scheda di dati di Sicurezza (Art. 32); mancata informazione sulle sostanze presenti nell’articolo (Art. 33); mancata informazione sulle sostanze o sui preparati a monte della catena di approvvigionamento (Art. 34); mancato accesso dei lavoratoti alle informazioni (Art. 35); mancato assolvimento dell’obbligo di conservare le informazioni (Art. 36).

Articolo 11 Sanzioni irrogate per violazioni derivanti da:

Articolo 6 Sono definite le sanzioni per le violazioni di cui all’Art. 14 del Regolamento, inerente la Relazione sulla Sicurezza chimica e obbligo di applicare e raccomandare misure di riduzione dei rischi. Articolo 7 Viene sanzionata la violazione all’indicazione contraria dell’ECHA di avviare o continuare la fabbricazione o l’importazione di una sostanza o la produzione o l’importazione di un articolo o non abbia fatto trascorrere i prescritti termini dopo la dichiarazione (Art. 21). Articolo 8 Si stabiliscono le sanzioni in violazione degli Artt. 25 e 26 del Regolamento sulla condivisione dei dati e disposizioni destinate ad evitare sperimentazioni superflue sugli animali vertebrati. Articolo 9 Viene sanzionato il proprietario di uno studio che fa sperimentazioni su animali vertebrati, che si rifiuti di fornire le informazioni di cui all’Art. 30 paragrafo 3 del Regolamento o il proprietario di uno studio che non fa

Tabella riassuntiva delle principali violazioni e sanzioni per mancato assolvimento del Regolamento REACH come previsto dal D. Lgs. n. 133 del 14 settembre 2009

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- valutazione della sicurezza chimica effettuata dall’utilizzatore a valle ed obbligo di individuare, applicare e raccomandare misure di riduzione dei rischi (Art. 37); - obbligo per gli utilizzatori a valle di comunicare informazioni (Art. 38); - mancato adempimento degli obblighi di cui gli art. 37 e 38 (Art. 39). Articolo 12 Sanzioni previste per mancate informazioni supplementari richieste dall’ECHA sulla valutazione delle sostanze (Art. 46 paragrafo 2) e mancata ottemperanza alle disposizioni riguardanti le misure di riduzione dei rischi, raccomandate dall’autorità competente (nel nostro caso il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali) come previsto nell’Art. 49 lettera B del Regolamento. Articolo 13 Vengono sanzionate le violazioni di cui ai paragrafi 2 e 3 dell’Art. 50 del Regolamento (mancata informazione di cessazione di fabbricazione o importazione della sostanza ovvero di produzione di importazione del prodotto all’Agenzia) e del paragrafo 4 dello stesso articolo (omesse informazioni supplementari richieste dall’autorità competente). Articolo 14 Viene sanzionato con l’arresto, oltre che con ammenda, il fabbricante, l’importatore e il rappresentante esclusivo o l’utilizzatore a valle che immetta sul mercato o utilizzi una sostanza inclusa nell’Allegato XIV, Elenco delle Sostanze soggette ad Autorizzazione, salvo i casi previsti dall’Art. 56 paragrafo 1, o l’utilizzatore a valle che non ottempera alle condizioni previste dall’Autorizzazione per l’uso previsto al paragrafo 1 (Art. 56 paragrafo 2). Articolo 15

Viene sanzionato il titolare dell’autorizzazione che non provveda, nonostante le eventuali condizioni dell’autorizzazione stessa a ridurre l’esposizione a rischi per la salute umana e per l’ambiente al livello più basso tecnicamente e praticamente possibile (Art. 60 paragrafo 10). La stessa sanzione viene comminata al titolare di un’autorizzazione o all’utilizzatore a valle che ometta di indicare il numero dell’autorizzazione sull’etichetta prima di immetere la sostanza o un suo preparato sul mercato (Art. 65). La sanzione viene dimezzata per l’utilizzatore a valle della sostanza che non abbia notificato all’agenzia entro 3 mesi dalla prima fornitura della sostanza. Articolo 16 Viene sanzionata la mancata conformità alle condizioni di restrizione di un preparato o di un articolo previsto nell’Allegato XVII, Restrizioni in materia di fabbricazione, immissione sul mercato e uso di talune sostanze, preparati e articoli pericolosi (Art. 67). Articolo 17 Sono previste sanzioni per il fabbricante, produttore o importatore di articoli che pur contenendo sostanze che rientrano nel campo di applicazione dell’Art. 112 del Regolamento, non comunichi o comunichi in modo inesatto all’Agenzia le informazioni relative a: - identità del fabbricante o produttore o importatore responsabile dell’immissione sul mercato delle sostanze, come specificato nell’Allegato VI, punto 1 dell’Art. 113 del Regolamento; - identità delle sostanze; - classe di pericolo delle sostanze; - eventuali limiti di concentrazioni specifici. La sanzione viene dimezzata nel caso in cui l’omissione riguardi gli eventuali aggiornamenti.

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Entrambe le sanzioni dell’Art. 17 si applicano a decorrere dal 1° Dicembre 2010. Articolo 18 Disposizioni Finanziarie I soggetti pubblici svolgono le attività previste dal Decreto con le risorse umane, finanziarie e strumentali previste. Articolo 19 Disposizione Finale Come sopra accennato non è ammesso il pagamento in misura ridotta delle sanzioni previste dal Decreto stesso. In questa occasione abbiamo omesso l’inserto normativo con il testo del Decreto oggetto di commento, sia per l’esiguità della normativa, nonché per l’esplicitazione del dispositivo condotta nella trattazione.


BIODIVERSITÀ E CONSERVAZIONE

Strömstad (Svezia), Conferenza “Scenari per la Biodiversità oltre il 2010”

GLI INVESTIMENTI IN BIODIVERSITÀ OFFRONO RENDIMENTI POTENZIALMENTE ASSAI ELEVATI Presentato il Rapporto di aggiornamento del TEEB

nia Sigmar Gabriel, con il sostegno del Commissario europeo per l’Ambiente Stavros Dimas, si è assunto l’onere e la responsabilità dell’organizzazione dello Studio la cui direzione è stata affidata, appunto, a Pavan Sukhdev, già consulente economico della Deutsche Bank, esperto di “contabilità verde”.

Pavan Sukhdev, Direttore del TEEB (The Economics of Ecosystem and Biodiversity) foto Gunnar Seijbold/Regeringskansliet

Si è tenuta a Strömstad (Svezia), dal 7 al 9 settembre 2009, la Conferenza ad alto livello “Scenari per la Biodiversità oltre il 2010. Popolazione, Servizi Ecosistemici e Crisi Climatica”. Si è trattato di un evento importante, organizzato in vista della Conferenza di Copenhagen dalla Presidenza svedese dell’Unione europea. Il principale oratore, Pavan Sukhdev, qualche giorno prima aveva presentato il Rapporto di aggiornamento dello Studio TEEB (The Economics of Ecosystems and Biodiversity), progetto lanciato dalla Germania e dalla Commissione Europea, in risposta ad una proposta formulata dai Ministri dell’Ambiente del G8 + 5 (Potsdam 2007); per valutare i riflessi economici della perdita di biodiversità. Il Ministro dell’Ambiente della Germa-

La scienza della biodiversità e degli ecosistemi è in via di sviluppo e i loro servizi all’umanità sono ancora mappati in maniera parziale e non perfettamente compresi, mentre i sistemi economici usati per assegnare loro un valore monetario sono talora controversi. Comunque, già a maggio 2008 era stata pubblicata la I Fase dello Studio, della quale ci siamo occupati (cfr. “Una Natura - Una Terra - Il Nostro Futuro”, in Regioni&Ambiente, n. 6, giugno 2008, pag. 52 segg.), che evidenziava tre aspetti principali del lavoro intrapreso: - il rapporto stretto tra perdita di biodiversità e povertà; - i rischi di compromettere i servizi naturali per le future generazioni; - l’economia della biodiversità e degli ecosistemi deve essere incentrata sull’utente finale, sia esso legislatore, amministratore locale, impresa o cittadino. La Fase II concluderà il lavoro esplorativo e di indagine svolto precedentemente, per conseguire 4 obiettivi: - definire e pubblicare un “quadro scientifico ed economico” in grado

Fonte: TEEB website

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di contribuire alla formulazione di esercizi di valutazione per la maggior parte degli ecosistemi terrestri, includendovi tutti i valori materiali di tutti i biomi più significativi; - valutare ulteriormente e pubblicare una “metodologia di valutazione raccomandata”, includendovi i biomi (ad esempio, gli oceani) e taluni valori (quali valori di opzione e i valori di lascito) non analizzati in dettaglio nel corso della Fase I; - coinvolgere in maniera precoce e dettagliata tutti gli “utenti” chiave, al fine di garantire che i risultati ottenuti siano il più possibile centrati sulle loro esigenze e “intuitivi” in termini di organizzazione, accessibilità, attuabilità e, soprattutto, utilità; - valutare ulteriormente e pubblicare un toolkit, rivolto a legislatori e amministratori, che sostenga le riforme politiche e le valutazioni d’impatto ambientale con l’aiuto di validi princìpi economici, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile e una migliore conservazione degli ecosistemi e della biodiversità. Il fine ultimo, infatti, di questo lavoro (verrà pubblicato nell’autunno del 2010) è dotare i responsabili politici degli strumenti necessari per integrare il valore reale dei servizi ecosistemici nelle loro decisioni. “In particolare, le attuali e le prossime generazioni saranno chiamate a fare scelte etiche e sarà necessario trovare un accordo tra persone che vivono in aree differenti e diversamente sviluppa-


te del mondo - ha sottolineato Sukhdev nell’introduzione - Senza tener conto di questi aspetti, sarà impossibile centrare gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio”.

Un altro aspetto preoccupante che l’aggiornamento TEEB mette in risalto è il rischio delle perdita irreversibile delle barriere coralline (coral reefs) dovuta ai cambiamenti climatici, che provocherà conseguenze pesanti da un punto di vista ecologico, sociale ed economico. L’attuale concentrazione di CO2 di 350 ppm, collegata, oltre che all’aumento delle temperature, all’acidificazione degli oceani, mette a serio rischio questo multisistema. La richiesta di arrivare alla stabilizzazione a 450 ppm, il

“I servizi ecosistemici delle barriere coralline hanno un valore aggiunto fino a 170 miliardi di dollari l’anno - ha sottolineato Sukhdev - Gli obiettivi di stabilizzazione del clima di molti Governi potrebbero risultare sufficienti per la biodiversità di certi ecosistemi, ma ora dobbiamo combattere per la sopravvivenza delle barriere coralline di tutto il mondo, dovunque si trovino questi tesori della natura”.

L’aggiornamento presentato sottolinea che un accordo sul finanziamento per la salvaguardia delle foreste è una priorità fondamentale per i Governi che si riuniranno a Copenhagen. Si stima che 5 miliardi di tonnellate, I risultati del TEEB dimoovvero il 15% delle emisstrano che investire nella sioni mondiali di anidride carbonica vengono assorbiti protezione e nella manuteno “sequestrati” ogni anno dalzione di questo patrimonio le foreste che costituiscono naturale del valore di trilioil motore della “mitigazione” ni di dollari aiuterebbe nella del mondo naturale (forest lotta ai cambiamenti climatici carbon). Investire in misure e si tradurrebbe in un grosdi salvaguardia degli ecosisteso contributo all’economia mi, secondo il Climate Issue globale. Update, quali il finanziamento “Attualmente i Governi stanno per ridurre le emissioni deprendendo in considerazione terminate da deforestazione e investimenti per diversi miliardegrado delle foreste (REED), di di dollari per la cattura e lo non solo assolve al ruolo di stoccaggio del carbonio nelle contrastai cambiamenti clicentrali elettriche - ha ossermatici, ma può divenire una vato Achim Steiner, Direttore misura di contrasto alla poesecutivo UNEP - Forse è giunvertà e di adattamento. to il momento di sottoporre a Inoltre, le foreste forniscono completa analisi di costi-beneservizi come acqua potabile, fici per verificare se l’opzione stabilità dei suoli, nutrienti tecnologica corrisponde alla per l’agricoltura, offerta di capacità della natura che l’ha cibo, fonti energetiche, fibre perfezionata nel corso di mivegetali, eco-turismo, che lioni di anni e con molteplici saranno determinanti per la vantaggi aggiuntivi, come la resistenza delle comunità più fornitura di acqua fino all’invulnerabili ai cambiamenti versione del tasso di perdita climatici già in atto. della biodiversità”. Gli Stati, secondo il TEEB, sarebbero già in grado di adottare Al termine della Confemisure per includere i servizi renza di Strömstad, a cui Copertina del Testo di aggiornamento del TEEB: anche in questo caso l’inclinazione delle immagini, come nel Rapporto presentato a Bonn nel maggio eco sistemici nei loro bilanci hanno partecipato i Ministri 2008, è voluta, come ha rivelato Pavan Sukhdev, perché vuol significare nazionali per “contabilizzare dell’Ambiente dei Paesi UE e che non c’è ancora una “bussola”, un orientamento, una comune consaciò che c’è da gestire”. alti funzionari di Strasburgo pevolezza del valore economico della biodiversità. Mentre il livello preciso dee Bruxelles, la Presidenza gli investimenti necessari per svedese ha presentato delle mantenere e migliorare lo stoccaggio del 16% in più dell’attuale livello, può diven- conclusioni in cui si riconosce che: carbonio e i servizi di adattamento degli tare, secondo il TEEB, una vera e propria - La perdita di biodiversità, così come ecosistemi nella lotta ai cambiamenti cli- condanna per le barriere coralline e per dei servizi e dei valori culturali che matici non è noto, il TEEB afferma che 500 milioni di individui la cui economia e essa ci offre, ci sta portando ad uno investire nelle infrastrutture ecologiche da loro dipendente. dei peggiori periodi di estinzione della Terra ha la potenzialità di offrire Sukhdev ha dichiarato che la perdita nella storia della Terra (punto 1)... un eccellente tasso di rendimento. Per delle barriere coralline pregiudiche- - L’impatto del consumo europeo sulla esempio, un investimento di 45 miliardi rebbe uno degli asset più produttivi biodiversità globale deve essere afdi dollari in aree protette, da solo, po- della natura e uno, di quelli che hanno frontato (punto 18)... trebbe garantire servizi naturali di base un ruolo chiave nel difendere le coste - La perdita della copertura forestaper un valore di circa 5.000 miliardi di dall’aumento previsto di forti maregle dovrebbe essere interrotta al più giate e da altri eventi meteorologici dollari l’anno. tardi entro il 2030. Devono essere estremi dovuti al global warming. accresciuti gli incentivi per le azioni

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di REED (punto 22)... - Un esito positivo della COP 15 dell’UNFCCC di Copenhagen nel dicembre 2009 è fondamentale per garantire la biodiversità e i servizi ecosistemici nel futuro [...]. Una nuova politica per il cambiamento climatico e gli scenari sulla biodiversità devono essere in grado di attuare le sinergie tra lotta al cambiamento climatico, la governance della biodiversità e

l’agenda per lo sviluppo, compresi i diritti delle popolazioni indigene e delle comunità locali (punto 23)... Ci permettiamo di osservare che quelle popolazioni indigene e comunità locali sono riuscite per centinaia di anni a proteggere le foreste senza misurare la biodiversità e i servizi ecosistemici! Rimane, tuttavia, meritoria l’intenzione di valorizzare la biodiversità non come opzione, ma quale necessità per coloro

che sono fortemente dipendenti dalla biodiversità. Questa mossa della Presidenza svedese è incoraggiante e, considerando che è uno dei punti di maggior disaccordo dei negoziati in corso, ci auguriamo che aiuti a sostenere un programma REED, incisivo e sostenibile, sempre che, oltre ai Ministri dell’Ambiente dell’Unione europea, ne siano convinti soprattutto quelli delle Finanze.

CAPITALE DELLA BIODIVERSITÀ Le principali organizzazioni di tutela ambientale di sei stati membri dell’unione Europea (Francia, Germania, Polonia, Slovacchia, Spagna, Ungheria) hanno dato il via al concorso “Capitale della Biodiversità” che mira a sostenere e motivare le iniziative dei enti locali in tema di protezione della natura e della biodiversità. Il progetto, sostenuto finanziariamente dal programma Life + della Commissione Europea, coinvolgerà i comuni dal più piccolo villaggio alle città più grandi, delle sei nazioni coinvolte, suddivisi in base a classi, a seconda della popolazione residente. I Comuni possono fare molto per proteggere la biodiversità e fornire un ambiente sano per i propri cittadini e per le generazioni future. In molti delle metropoli, città e villaggi d’Europa, vi è la possibilità di trovare livelli alti di biodiversità, grazie alla notevole varietà di ecosistemi: parchi e giardini, fiumi e laghi, terreni incolti e boschetti, vecchi ruderi e muri, che offrono ampi spazi di vita. Questa biodiversità non è importante solo per tutelare la natura minacciata, ma per molta parte, di popolazione europea che vive lontano dalle aree rurali o da habitat naturali, costituisce anche il primo, se non ultimo, contatto con la natura. Valorizzare e promuovere le iniziative dalle amministrazioni locali in favore della biodiversità attraverso l’assegnazione di un premio a livello internazionale è un modo per diffondere la creazione di spazi verdi e di rivitalizzazione di habitat naturali nella pianificazione urbanistica e territoriale. Il premio che ha tra i supporter la IUNC (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) e ICLEI - Governi Locali per la Sostenibilità verrà assegnato per la prima volta nel 2010 Anno della Biodiversità, come proclamato dalle Nazioni Unite.

Una coppia di gheppio (falco tinnunculus) appollaiata sulla gargouille di una chiesa in Francia - foto Patrick Kientz

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ENERGIE ALTERNATIVE E RINNOVABILI

“PATTO PER L’AMBIENTE”: IMPEGNO SU RINNOVABILI ED EMISSIONI Accordi volontari Governo-Imprese Ridurre le emissioni di gas serra per contribuire al raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Unione europea nel “Pacchetto Clima-Energia”: è questo il senso degli Accordi volontari sottoscritti dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e da 11 grandi imprese italiane (Autostrade per l’Italia S.p.A., Edipower S.p.A., Edison S.p.A., ENAC, ENEL S.p.A., ENI S.p.A., Finbieticola S.p.A., Ferrovie dello Stato S.p.A., Italcementi S.p.A., Sorgenia S.p.A.,Terna S.p.A.) “È un patto aperto a soggetti pubblici e privati e a disposizione di quanti si vogliono impegnare - ha spiegato il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo - Si tratta di un approccio nuovo dove le aziende sono costrette a mettere sul tavolo i loro progetti che una volta nel patto diventano impegno”. L’iniziativa si inserisce nell’ambito del Patto per l’Ambiente, strategia promossa dallo stesso Ministro e dal Presidente del Consiglio, finalizzata ad orientare gli investimenti all’innovazione dei processi e dei prodotti, con conseguenti positive ricadute ambientali, di formazione del capitale umano e di crescita delle imprese, per favorire il coinvolgimento delle quali è stato elaborato un programma che si articola in: - finanziamento agevolato a favore della diffusione di tecnologie ad alta efficienza e a basse emissioni attraverso un fondo di rotazione di 600 milioni di euro per l’attuazione del protocollo di Kyoto; - sottoscrizione di accordi di programma volontari con le imprese che abbiano ad oggetto interventi ed investimenti su fonti rinnovabili e risparmio energetico. Lo strumento dell’Accordo Volontario fra grandi imprese e Amministrazioni Pubbliche, previsto nella delibera CIPE 19 novembre 1998 sull’attuazione del protocollo di Kyoto e nel “Libro Verde” della Commissione Europea, serve a favorire il raggiungimento degli obiettivi

nazionali in tema di riduzione dei gas clima-alteranti. In questo ambito, con le 11 imprese sopracitate, aderenti al Patto per l’Ambiente, sono stati negoziati accordi che prevedono investimenti complessivi per circa 12 miliardi di euro. “Considerato che il gap dell’Italia rispetto all’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 stabilito dal protocollo di Kyoto - si legge nella nota congiunta Presidenza Consiglio dei Ministri e Ministero dell’Ambiente - è stimato attualmente in circa 30 milioni di tonnellate annue, il fondo di rotazione e gli accordi volontari ridurranno il gap di circa il 25%. Inoltre, tenendo conto che le misure previste dal fondo e dagli accordi volontari sono di tipo strutturale, gli effetti delle misure stesse avranno una lunga durata e contribuiranno dunque al raggiungimento degli obiettivi più ambiziosi al 2020 stabiliti nell’ambito del Pacchetto Clima-Energia”. Comitati misti (Aziende e MATTM), istituiti presso il Ministero dell’Ambiente, avranno il compito di monitorare lo stato di avanzamento dei lavori e sui risultati conseguiti, oltre a fornire un valido supporto nella soluzione di eventuali criticità. Vediamo alcuni dei singoli impegni sottoscritti dalle 11 aziende firmatarie. Ferrovie dello Stato Elaborazione delle linee guida da adottare nella progettazione di impianti e dotazioni ferroviarie più ecosostenibili potendo contare sulla collaborazione di un Gruppo di lavoro di tecnici del Ministero dell’Ambiente e dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). Realizzazione di un piano di investimenti dedicato all’adozione, nei propri impianti ed edifici, di sistemi di produzione energetica rinnovabile e al rinnovo del proprio parco mezzi. A livello di emissioni di CO2 Ferrovie dello Stato calcolano di poter così contenere entro il 2012 oltre 600 tonn/a.

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Italcementi Piano di investimenti, stimato in circa 510 milioni di euro complessivi, che prevede in particolare entro il 2013: - il revamping degli impianti di produzione di energia idroelettrica per il mantenimento della capacità installata; - la realizzazione di impianti solari fotovoltaici; - interventi tecnologici per la sostituzione di una parte di combustibili fossili utilizzati negli impianti di produzione di cemento con combustibili derivati da rifiuti; - riqualificazione energetica delle unità produttive. Dall’attuazione dell’accordo è attesa una riduzione delle emissioni di CO2 pari a circa 760 ktonn/a. Autostrade per l’Italia - Progetti fotovoltaici e di trigenerazione ad alto rendimento nelle aree di competenza, come la costruzione di pensiline fotovoltaiche con la copertura di 3.000 posti auto nelle aree di servizio, per una potenza complessiva di 4 MWp; - illuminazione a basso consumo delle gallerie tramite la sostituzione di 28.000 lampade a vapori di sodio con impianti a LED; - decongestionamento della rete potenziando l’infrastruttura con terze e quarte corsie; - sistemi di pagamento automatizzato (il Telepass); - Safety Tutor. Complessivamente il piano porterà ad abbattimento della CO2 di almeno 40.000 tonn/a, a fronte di investimenti per oltre 80 milioni di euro. Enel - Incremento della potenza installata che usa fonti rinnovabili di ulteriori 4.100 MW entro il 2020; - sostituzione delle vecchie centrali a olio combustibile a bassa efficienza (con rendimento termico del 38%) con nuove centrali a carbone pulito


(rendimento termico 45%), prima fra tutte quella di Porto Tolle (RO); - incremento dell’uso di biomassa vergine e di combustibile da rifiuti (CDR) per la produzione elettrica. Inoltre il Gruppo intende rafforzare il suo impegno: - nell’efficienza, negli usi finali dell’energia con lo sviluppo delle “smart grids”; - nella collaborazione con i clienti industriali con gli audit per ottimizzare i consumi di energia e nell’illuminazione pubblica con l’utilizzo dei led. Entro il 2013 questo tipo di interventi consentirà un risparmio di circa 100 mila tonnellate equivalenti di petrolio per arrivare a 300 mila tonnellate nel 2020. Eni - Incremento dell’energia prodotta da fonti rinnovabili con l’installazione di impianti eolici e solari fotovoltaici per circa 22 MW elettrici complessivi e la realizzazione di una centrale a biomasse di potenza pari a 25 MWe;

- interventi di risparmio ed efficienza energetica negli edifici e nei cicli produttivi dei settori della raffinazione, della produzione di energia elettrica e dell’autotrasporto; - sviluppo della rete di distribuzione del metano per autotrazione - avanzamento di un programma di ricerca e sviluppo a medio-lungo termine nel campo dell’energia solare e dei biocarburanti. L’accordo mira a contribuire al raggiungimento degli obiettivi del 21% di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra rispetto al 2005 e prevede entro il 2013 un investimento totale di circa 450 milioni di euro. Terna Sei opere infrastrutturali strategiche, per le quali ha già presentato richiesta di autorizzazione, per un investimento complessivo di 1.6 miliardi di euro: si tratta di grandi elettrodotti che interessano il nord come il sud Italia. Inoltre, l’Azienda proseguirà gli interventi di razionalizzazione della rete elettrica, smantellando, tra l’altro, nelle

aree protette 60 km di linee elettriche per liberare oltre 500 ettari di terreno. Le opere, che potrebbero essere cantierate in pochi mesi con il via delle autorizzazioni necessarie, contribuirebbero a ridurre di 1 milione di tonnellate le emissioni di CO2 annuali, per effetto di un risparmio energetico di circa 440 milioni di kWh annui, dovuto a minori perdite di rete. Edison Efficientamento energetico dell’attuale parco produttivo e/o sviluppo di nuovi impianti da fonti rinnovabili per un totale di oltre 400 nuovi MW: - centrali mini idro (circa 31 MW); - installazioni eoliche (circa 356 MW) e solari (circa 22 MW). A ciò si aggiunge l’attuazione di interventi di efficienza energetica negli usi finali presso i clienti Edison. Con gli interventi ipotizzati il gruppo si propone di perseguire un risparmio di emissioni di CO2 di circa 1 milione di tonn/a (10% del totale) entro il 2014.

La Centrale ENEL di Porto Tolle (RO), in base all’Accordo sarà la prima ad essere riconvertita (foto Claudio Pedrazzi)

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INFORMAZIONE E AGGIORNAMENTO

Arpa Piemonte

MED IPPC NET PER RAFFORZARE L’ATTUAZIONE DELL’IPPC NEI PAESI DEL MEDITERRANEO di Massimo Boasso

La Direttiva 96/61/CE IPPC (Integrated Prevention Pollution Control), codificata poi con la Direttiva 2008/1/CE, recepita dal Decreto Legislativo 59/2005, e tutta la normativa sulle emissioni industriali svolgono una funzione importante per la tutela e il miglioramento dell’ambiente e della salute dei cittadini europei. Le attività industriali che rientrano nell’ambito di applicazione della Direttiva comunitaria contribuiscono alla crescita e garantiscono un’elevata qualità dell’occupazione, ma possono avere anche un notevole impatto sull’ambiente. I più grandi impianti industriali sono tra i principali responsabili delle emissioni complessive dei più importanti inquinanti presenti in atmosfera (rappresentano infatti l’83% del biossido di zolfo, il 34% degli ossidi di azoto, il 43% delle polveri e il 55% dei composti organici volatili emessi). Le loro ripercussioni ambientali non si limitano, però, all’atmosfera, ma comprendono anche le emissioni nelle acque e nel suolo, la produzione di rifiuti e il consumo di energia. (dal Documento di lavoro dei servizi della Commissione: Sintesi

della valutazione d’impatto che accompagna la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulle emissioni degli impianti industriali (prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento - 2007). In Italia gli impianti rientranti nell’ambito di applicazione della normativa IPPC sono circa 5.600 di questi 560 sono ubicati in Piemonte. La consapevolezza dell’impatto ambientale generato da questi impianti ha portato gli Stati membri a compiere grandi sforzi per l’applicazione della normativa sull’IPPC. Tuttavia la Commissione europea ha rilevato una serie di problemi che stanno limitando una piena ed efficace attuazione della normativa in questione, principalmente rappresentati dai diversi approcci amministrativi e dall’insufficiente applicazione delle migliori tecniche disponibili (BAT). Questa situazione oltre a non sviluppare gli effetti positivi su ambiente e salute, connessi alla strategia dell’IPPC, contribuisce a mantenere distorsioni a livello di concorrenza

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economica. Gli ulteriori elementi critici sono dovuti a definizioni poco chiare in merito alle ispezioni e al riesame delle autorizzazioni, generando tra i vari paesi notevoli differenze a livello di applicazione delle normative. Il processo di attuazione della Direttiva e della sua integrazione nei Paesi dell’Unione, seppur con difficoltà è iniziato ed è pressoché conclusa la fase autorizzativa ed è partita la fase dei controlli. Il raggiungimento degli obiettivi di riduzione ed eliminazione dell’inquinamento richiede sforzi non indifferenti per le aziende, che devono tendere al continuo miglioramento delle proprie prestazioni ambientali, che si deve coniugare con il miglioramento dell’efficienza economica dell’impresa stessa. Anche la Pubblica Amministrazione deve migliorare la propria capacità prescrittiva e di analisi dei cicli produttivi per redigere autorizzazioni conformi alle indicazioni degli organismi comunitari ed in linea con gli obiettivi della normativa, nonché l’efficienza dei controlli. Il processo è costantemente monitorato e studiato dall’Unione europea che con lo strumento dei progetti comunitari finanzia studi che permettono di migliorare, uniformare e rafforzare l’applicazione di questa importante normativa. È in tale contesto che il Progetto, co-finanziato al 75% dalla Commissione UE, di cooperazione interistituzionale mediterranea, denominato Programma MED, ha autorizzato il progetto: “MED-IPPC-NET” (Network for strengthening and improving the implementation of the European Directive 96/61/EC regarding the Integrated Pollution Prevention and Control in the Mediterranean) cui Arpa Piemonte partecipa. Il progetto ha lo scopo di stabilire un insieme di criteri comuni per sostenere un buon recepimento degli indirizzi comunitari nei quadri di riferimento normativi dei Paesi del Mediterraneo. Coordina il progetto l’Instituto Andaluz de Tecnologia (IAT) di Siviglia, con partner appartenenti a 8 regioni europee: la Junta de Andalucia, la Generalitat Valenciana, l’Arpa Piemonte, l’Arpa Sicilia, la Eurobic Toscana Sud S.p.A., la Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento Sant’Anna di Pisa, il Scientific Research Bistra Ptuj (Slovenia), l’Environmental Centre of Kozani (Grecia). È previsto l’ingresso di nuovi membri nella rete, sia durante che dopo il completamento del progetto, consolidando i risultati che saranno presentati in un documento di Linee Guida agli Stati membri, estendendone poi l’applicazione oltre gli attuali orizzonti geografici e temporali.

Attraverso lo studio delle Autorizzazioni Integrate Ambientali (AIA) rilasciate per cinque settori produttivi, individuati come prioritari tra quelli interessati dalla Direttiva IPPC nel Mediterraneo: - combustione; - trattamento di superfici metalliche e di materie plastiche; - fabbricazioni di prodotti ceramici; - discariche; - carta e cartone. Saranno analizzati: - l’applicazione dell’IPPC in funzione del quadro di riferimento normativo; - l’applicazione delle Migliori Tecniche Disponibili (Best Available Techniques); - le procedure amministrative utilizzate per il rilascio delle AIA; - il sistema dei controlli e delle ispezioni; - le prescrizioni contenute nelle singole AIA. Il lavoro sarà poi sviluppato definendo una metodologia comune per l’implementazione dell’IPPC il cui uso sia possibile in tutti i settori industriali, ricompresi nell’ambito di applicazione della normativa in oggetto. La realizzazione di un software informatico garantirà l’applicazione della suddetta metodologia. Il progetto prevede la sperimentazione della metodologia in 10 impianti industriali per ciascuna regione dei Paesi partecipanti al progetto. Notevole importanza è data alla comunicazione e alla diffusione dei risultati del progetto, prevedendo articoli da pubblicare sui giornali e/o siti web locali, workshop e seminari con le autorità competenti e gli stakeholder secondo un rigoroso programma di comunicazione. È intenzione di Arpa Piemonte presentare entro dicembre 2009 il progetto in tutte le sue parti alle Province Piemontesi e alle Associazioni di categoria al fine di ottenere il massimo della collaborazione possibile e stabilire una rete per la costante informazione degli sviluppi e dei risultati dello stesso. Presentazioni che saranno effettuate presso ogni singola Provincia. Il progetto, iniziato il 20 maggio avrà la durata di 30 mesi e sarà realizzato per Arpa Piemonte dai Dipartimenti Provinciali dell’Agenzia sotto la responsabilità della Dott.ssa Annamaria Livraga del Dipartimento Provinciale di Vercelli. Per informazioni e comunicazioni: a.livraga@arpa.piemonte.it - m.boasso@arpa.piemonte.it

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Davos, 15-16 settembre 2009 - World Resources Forum

GOVERNANCE DELLE RISORSE PER UN PIANETA FINITO

Spostare la fiscalità dai prodotti e dal lavoro sulle materie prime

Il 15 e 16 settembre 2009 si è svolto contemporaneamente a Davos (Svizzera) e Nagoya (Giappone) il 1° World Resources Forum (WRF) che ha riunito numerosi esperti internazionali per fare il punto sulle risorse naturali del nostro Pianeta e sui loro flussi. Il WRF è un’organizzazione indipendente senza scopo di lucro, fondata a Ginevra nel 1971 e impegnata a fornire indicazioni e studi ai decisori politici per limitare il consumo delle risorse naturali. Il messaggio che viene da Davos è inequivocabile: la politica deve concordare a livello globale limiti all’estrazione e al consumo di risorse naturali e spostare la fiscalità dai prodotti e dal lavoro direttamente sulle materie prime. Nel Documento approvato si sottolinea che nei Paesi ricchi hanno avuto successo, in molti casi, le politiche ambientali, soprattutto per quanto attiene all’inquinamento delle acque, al riciclaggio dei rifiuti, alla rimozione dal mercato di merci pericolose alla protezione della fascia di ozono, ecc., mentre queste politiche sono “prive di mordente” quando si tratta di combattere l’impoverimento delle risorse naturali. Eppure il problema è ben noto se nel messaggio inviato al WRF, il Ministro dell’Ambiente della Germania, Sigmar Gabriel ha denunciato che “Oggi gli esseri umani estraggono

ogni anno dalla crosta terrestre 60 miliardi di tonnellate di materie prime, più del 50% di quanto si estraeva trent’anni fa. Anche se l’economia mondiale per produrre un Franco svizzero o un Euro di PIL utilizza meno risorse rispetto a trent’anni fa, il dispendio è tuttora in aumento”. “Gli europei, in particolare, usano risorse naturali dieci volte più di un africano o un vietnamita - ha aggiunto Gabriel - Se tutte le persone su questo Pianeta seguissero il nostro modello europeo di consumo, ci sarebbe bisogno di almeno due pianeti entro il 2050”. L’estrazione di risorse globali (minerali, metalli, acque, biomasse) è passata da 40 miliardi di tonnellate del 1980 a circa 55 miliardi di tonnellate del 2002 e dovrebbe crescere secondo l’ultimo Rapporto OCSE (Measuring Material Flows and Resources Productivity - 2008) a 60 miliardi nel 2008, a 80 miliardi entro il 2020 e 100 miliardi nel 2030, con il rischio del cosiddetto overconsumption (sovraconsumo). Se si tiene conto anche dei materiali sottratti all’ambiente naturale, ma non utilizzati nei processi produttivi, le cifre andrebbero più che raddoppiate. Secondo il WRF, dovremmo sforzarci di stabilizzarlo tra 6 e 10 tonnellate pro-capite all’anno entro il 2050, contraendo i consumi di risorse delle società più progredite e

Estrazione globale delle risorse naturali per categorie

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aumentandoli di poco da parte di quelli meno sviluppate. La stima di 6-10 tonnellate è basata sulle conoscenze sin qui acquisite al riguardo sull’uso di risorse diviso per la popolazione mondiale. Ovviamente, la situazione cambia da Continente a Continente, come da Paesi industrializzati a Paesi in Via di Sviluppo. Così, la quota di estrazione delle risorse a livello mondiale dell’Europa è di 1,5 rispetto alla quota dell’Africa, anche se dal 1980 l’estrazione di risorse in Europa è cresciuta solo del 3%. Questo dato indica che le materie prime utilizzate provengono dalle importazioni da altre parti del mondo.

no crescere è vincolata dai limiti fissati dalla dotazione delle risorse della Terra. La tecnologia e l’innovazione in alcuni casi possono estendere tali limiti, ma non di molto. Le tradizionali tecnologie ambientali non sono più sufficienti. Il disaccoppiamento del soddisfacimento dei bisogni umani con l’uso delle risorse della natura richiederà radicalmente nuove infrastrutture, beni, servizi, processi, sistemi e modelli di business. Saranno necessari alcuni cambiamenti nello stile di vita, nei modelli di consumo e nei sistemi di produzione, che siano tecnicamente possibili senza dover abbandonare quel che riteniamo abbia maggior valore.

Importazioni nette di metalli (fonte: worldmapper.org)

Secondo il WRF, la pressione sulle risorse dell’UE rimarrà pressoché costante fino a 2020, ma la sua economia dipenderà sempre più dalle importazioni dagli altri Continenti. La recente crisi finanziaria ha drammaticamente dimostrato come sono fragili le istituzioni bancarie e gli investimenti che avrebbero dovuto essere solidi e come si sono dimostrate vulnerabili le aspettative di una crescita rapida e il conseguente eccessivo utilizzo della leva fiscale e della rendita finanziaria, che fungono da surrogati per l’economia reale. Ciò che vale per il sistema economico è vero anche per l’ecosistema. Al di là di una soglia critica, i servizi che la biosfera ha devoluto e fornito nel corso di milioni di anni non possono essere ripartiti all’infinito. La misura per cui l’economia e la ricchezza materiale posso-

Nonostante gli enormi progressi tecnologici, molti aspetti del benessere umano non sono aumentate nei paesi industrializzati, dopo la metà degli anni ’70, alcuni sono addirittura in calo. Se si continua con il business as usual, lo sviluppo industriale delle varie aree mondiali e la crescita della popolazione porteranno l’annuale consumo di risorse a livello mondiale a più del doppio dell’attuale, con i gravi impatti sull’ecosfera. Soddisfare, quindi, le esigenze di una popolazione mondiale in crescita entro i limiti fisici della Terra è la sfida per i responsabili politici, economici e ambientali. La Globalizzazione del modello tradizionale di crescita economica sta diffondendosi rapidamente, mentre le risorse naturali sono limitate e la loro ulteriore estrazione provocherebbe un aumento del dissesto ecologico. Le attuali politiche

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economiche e ambientali continuano su questa strada con il rischio di compromettere il futuro dell’umanità. Ecco, quindi, il senso della Dichiarazione finale del Forum: “noi sottoscrittori crediamo fermamente che la stabilità economica nel nostro mondo finito dipenda da quanto velocemente possiamo introdurre sistemi di produzione a basso impatto in grado di soddisfare i bisogni umani e portare la qualità della vita a tutti gli uomini”. Secondo il WRF, le opzioni politiche prescelte dovrebbero prevedere l’opportunità di smaterializzare beni e servizi, massimizzando al contempo le opportunità di occupazione, il miglioramento dell’equità a livello globale e il benessere pro-capite. Per questo, nella parte finale della Dichiarazione, si chiede ai decisori politici di tutte le Nazioni (Call for Action) di adottare una strategia di governance delle risorse costituita dai seguenti elementi. 1. Sforzarsi di raggiungere accordi internazionali su target globali pro-capite di estrazione e consumo delle risorse naturali da rendere efficaci al più tardi entro il 2015, con

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l’obiettivo di aumentare la produttività delle risorse. L’innovazione crea spazi per lo sviluppo economico e sociale. Come effetto collaterale, le economie nazionali e le città diventeranno meno dipendenti dalle importazioni di risorse, in particolare di vettori energetici fossili. Ottenere il consenso sociale entro il 2012 sugli indicatori ecologici ed economici (a livello macro, meso e micro) in sintonia con le leggi della natura, che si collochino al di là del PIL. Questi indicatori devono essere applicati dall’industria e dai governi, per conseguire progressi verso la sostenibilità e devono diventare oggetto di processi di apprendimento a tutti i livelli di istruzione. Ridefinire i modelli imprenditoriali affinché tengano conto della scarsità delle risorse naturali e riconoscano la necessità di limitarne l’estrazione e il commercio, promuovendo lo sviluppo ambientale sostenibile dei Paesi dove avvengono. Cercare il dialogo con le imprese per aiutare e ridisegnare modelli di business i cui ricavi siano basati sull’incremento della qualità dei servizi, piuttosto che sulla vendita dei prodotti materiali. Avviare un processo per ripensare gli stili di vita e con-

Depauperamento di minerali (fonte: worldmapper.org)

l’obiettivo principale di realizzare un disaccoppiamento assoluto tra lo sviluppo economico e l’uso delle risorse, il che implica l’utilizzo di meno risorse, ma di maggior valore. 2. Introdurre misure politiche efficaci per migliorare sensibilmente la produttività delle risorse e il contenimento della loro domanda nel corso del tempo, sotto forma di meccanismi di tassazione più elevata per l’uso delle risorse, con la possibilità di riduzione del carico fiscale, tramite meccanismi di scambio e commercio delle emissioni. 3. Introdurre con urgenza nell’uso delle risorse obiettivi in aree di particolare sensibilità, come le acque interne, le risorse marine e le foreste tropicali, per porre fine alla rapida distruzione dei servizi ecosistemici e della biodiversità. 4. Focalizzare la ricerca e lo sviluppo tecnologico su

tribuire allo sviluppo di modelli di consumo basato sulla autosufficienza e sull’uso attento delle risorse naturali. Il sapere tradizionale, la saggezza e l’etica dovrebbero essere di ispirazione per la loro definizione politica. 9. Rafforzare l’educazione per accrescere la consapevolezza dei limiti delle risorse, in particolare tra gli economisti, e stimolare la capacità dei decisori di analizzare le tendenze di sistema a lungo termine e attuare la sostenibilità orientata sull’innovazione.

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RICERCA E INNOVAZIONE

Il Mediterraneo non è immune dai maremoti

“TSUNAMOMETRO MADE IN ITALY”

Dopo le ultime devastanti notizie dello Tsunami nel Pacifico si evidenzia sempre più la necessità di un rapido sistema di allerta

“Poco dopo l’alba, un terremoto scosse la stabilità della terra, preceduto da incessanti e violenti fulmini. Il mare se ne andò lontano e si ritirò volgendo indietro le onde […] molta gente si aggirava tra quel che rimaneva d’acqua per prendere pesci e specie simili, allorché i flutti tumultuosi come se fossero sdegnati per essere stati rimandati indietro, si sollevarono e si abbatterono violentemente su isole e coste della terraferma, spianando numerose città e case ovunque le rinvenissero […] Infatti, refluita la massa d’acqua quando meno te lo saresti aspettato, vi furono migliaia di morti annegati ed alcune navi, in seguito ai vortici delle acque che tornavano indietro, quando la loro collera si esaurì, risultarono affondate e i corpi dei naufraghi giacevano sulla schiena o proni. Altre grandi navi, allontanate in mare aperto dalla violenza dei venti, finirono in cima ai tetti (come avvenne ad Alessandria) ed altre furono portate all’interno fino a due miglia […]”. (Ammianus Marcellinus, “Res Gestae”, Liber XXVI, cap. 10 paragrafi 16-17-18-19, traduzione a cura della Redazione).

È diffusa l’opinione e l’esperienza che i maremoti colpiscano essenzialmente le coste che si affacciano sugli Oceani. Dobbiamo, viceversa, sapere che anche le aree delimitate da mari chiusi possono esserne investite. Certo, le probabilità sono

molto basse, tuttavia è necessario tenere in considerazione l’eventuale pericolo che ne può derivare. Le catastrofiche immagini dello tsunami del dicembre 2004, che si è abbattuto sulle coste dell’Oceano Indiano, nonché quelle più recenti del maremoto che ha investito nel Pacifico gli arcipelaghi delle Samoa, Samoa Americane e Tonga, a seguito del terremoto di magnitudo 8,3 avvenuto il 29 settembre 2009 alle 6 h 48’ 11’’ (ora locale) alla profondità di 18 Km (Lat. Sud 15° 6’; Long. Ovest 172° 1’) e alla distanza di 190 Km a Sud-Ovest delle American Samoa e 200 Km dalle Samoa, rischiano di perpetuare nell’immaginario collettivo che tali eventi coinvolgano le aree oceaniche e non possano interessare le regioni mediterranee. Viceversa, la testimonianza dell’attendibile storico dell’Impero romano, Ammiano Marcellino che ci ha tramandato come la città di Alessandria d’Egitto il 21 luglio del 365 dopo Cristo come fosse stata devastata da un maremoto, conseguente al terremoto che si verificò nel Mediterraneo orientale, provocando devastazioni anche sulle coste della Grecia, della Sicilia e delle regioni adriatiche, fino all’odierna città di Dubrovnik (un altro maremoto disastroso ha investito il Mediterraneo orientale il 18 agosto 1303), ci conferma che anche le nostre coste potrebbero subire eventi simili, con effetti catastrofici non meno gravi, dal momento che nell’ultimo secolo le zone costiere del Mediterraneo hanno

Immagine aerea delle Samoa devastate dallo tsunami (fonte: Royal New Zealand Airforce)

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subìto una forte cementificazione che metterebbero a rischio le residenze e le infrastrutture insediatesi. Se simili eventi non possono essere evitati, il loro impatto potrebbe essere attenuato, preparando le comunità coinvolte con avvertimenti tempestivi. Dopo il 2004, ONU e UE, tramite l’UNESCO e l’ESA (European Space Agency), hanno messo in piedi un Sistema di allarme per il rischio tsunami nell’Atlantico nord-orientale e nel Mediterraneo (NEAMTWS). La Commissione europea nell’ambito del VI Programma quadro “Cambiamento Globale ed Ecosistemi” ha finanziato il Progetto NEAREST (Integrated observations from NEAR shore sourcES of Tsunamis; toward an early warning system) che coinvolge 11 partners da 6 Paesi (Italia, Francia, Germania, Spagna, Portogallo e Marocco). Il coordinamento è stato affidato all’ISMAR - CNR (Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche) affiancato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e dalla Tecnomare - ENI. Si tratta di un Progetto di ricerca specifico che si propone l’identificazione e la caratterizzazione delle sorgenti potenzialmente tsunamigemiche.

A tal fine, nell’agosto 2007 è stata istallata dalla nave oceanografica Urania del CNR la struttura abissale GEOSTAR, ad oltre 3.200 metri di profondità nel golfo di Cadice al largo delle coste portoghesi. Il posizionamento di GEOSTAR da parte della nave oceanografica Urania del CNR è avvenuto su una gigantesca struttura geologica, larga circa 50 km e lunga circa 100, che agendo come una sorta di pistone di roccia può trasferire grandi quantità di energia alla colonna d’acqua, generando così un maremoto. Nel Golfo di Cadice sono state individuate le principali strutture sismotettoniche che potrebbero causare un terremoto tsunamigenico: il tratto di costa che si estende al di fuori delle Colonne d’Ercole nel 1755 fu distrutto da un’onda di maremoto, generata dal più grande terremoto mai avvenuto in Europa occidentale di cui si ha memoria storica. L’obiettivo è collocare i sensori direttamente sulla “sorgente” tettonica per monitorarne i movimenti e riconoscere immediatamente l’eventuale generazione di uno tsunami. “Le strutture tettoniche responsabili di tali eventi sono infatti molto vicine alla linea di costa, ponendo a tutto il Mediterraneo il drammatico problema di allertare in tempi brevi la popolazione, ha dichiarato Nevio Zitellini, Direttore dell’ISMAR-CNR.

Il punto di origine del terremoto che ha determinato lo tsunami (fonte: news.com.au)

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Nel Golfo di Cadice, il tempo che intercorrerebbe tra la generazione di uno tsunami e il suo impatto sulle coste più vicine in Algarve è di soli 15 minuti. Per inviare l’allerta a terra in tempi brevi, l’osservatorio abissale è in collegamento acustico con una boa di superficie attrezzata e i segnali sono ricevuti, oltre che dai computer di controllo di Roma, Bologna e Venezia, dall’Istituto Meteorologico di Lisbona, dal Centro di Geofisica di Granada e dal Consiglio Nazionale per la Ricerca Scientifica di Rabat. Questo “tsunamometro” di nuova concezione “si basa su un doppio controllo del segnale sismico e di pressione e tiene conto dei movimenti del fondo del mare: rileva, misura e registra i cambiamenti che avvengono sul fondo ed è in grado di elaborare i dati per riconoscere variazioni di pressione minori di un centimetro nella colonna d’acqua - ha proseguito Zitellini - Lo studio dell’accoppiamento fra il moto del fondo del mare e la perturbazione della colonna d’acqua da esso generata è, infatti una delle chiavi per comprendere l’irrisolto problema scientifico della generazione degli tsunami in seguito a forti terremoti”. Oltre a questo “tsunamometro” di nuova concezio-

ne, appositamente progettato e costruito per operare in zone di generazione di onde di tsunami e inviare messaggi automatici di allerta, la stazione GEOSTAR è corredata di strumentazione geofisica (sismometro, idrofono, gravimetro) e oceanografica e può ricevere comandi da terra ed essere riprogrammata. “In mare tutto diventa estremamente complicato - ha avvertito Zitellini - l’illuminazione a 3.000 metri di profondità è nulla e anche un riflettore molto potente garantisce pochi metri di visibilità. In acqua, poi, non è possibile trasmettere onde radio e i sistemi di posizionamento si devono avvalere di trasmissioni acustiche, esattamente come fanno le balene per comunicare tra loro”. Alla fine della missione l’osservatorio verrà recuperato da “MODUS” (MObile Docker for Underwater Sciences), un veicolo appositamente sviluppato dai colleghi tedeschi del Politecnico e dell’Università Tecnica di Berlino. L’esperimento è un primo passo verso l’installazione di un osservatorio permanente nel golfo di Cadice, nodo della futura rete sottomarina EMSO (European Multidisciplinary Seafloor Observatory), che la Comunità Europea intende sviluppare dall’Artico al Mediterraneo, fino al Mar Nero.

La stazione abissale GEOSTAR (fonte: ISMAR-CNR)

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AMBIENTE E ARTE

Contemporaneamente proiettato via satellite il film “L’era degli stupidi”

“PERCHÉ NON ABBIAMO ARRESTATO I CAMBIAMENTI CLIMATICI QUANDO NE AVEVAMO LA POSSIBILITÀ?”

Una sollecitazione a raggiungere un accordo a Copenhagen

“Perché non abbiamo arrestato il cambiamento climatico quando ne avevamo la possibilità?”, si chiede l’anziano protagonista del film - documentario - animazione “The Age of Stupid”, che vive in completa solitudine in una fantascientifico grattacielo piantato nell’Artico, rivedendo vecchie immagini e filmati del 2008 nel tentativo di risalire alle cause della tragedia che sta vivendo. Il film che ha richiesto sei anni di lavoro in 7 paesi, ma un budget di soli 450,000 sterline, è stato proiettato contemporaneamente (tecnologia satellitare e alta definizione), in più di 700 sale cinematografiche di 45 paesi il 22 settembre 2009, in concomitanza dell’avvio della Settimana del Clima indetta dall’ONU e svoltasi in una serie di eventi a New York (ndr: per un’analisi dettagliata della conferenza ONU dei cambiamenti climatici, vedi “Cambiamenti climatici: andare oltre i cicli elettorali” in questo stesso numero, alla pag. 6 e segg.). Proprio a New York, il giorno prima si era svolta l’anteprima a cui hanno partecipato tra gli altri Kofi Annan, l’ex Segretario generale delle Nazioni Unite, in video registrato, la regista e scrittrice del film Frammy Armstrong, il protagonista Peter Postelwhite (“Nel nome del padre” e “I soliti sospetti”), nomination all’Oscar. La cerimonia si è svolta sotto un tendone alimentato da pannelli solari ed ha emesso, secondo gli organizzatori, l’1% delle emissioni di CO2, che vengono prodotte in occasione di qualsivoglia altra anteprima mondiale in stile hollywoodiano, grazie alla tecnologia satellitare che consente di risparmiare sulla produzione di pellicole e sulla loro distribuzione. Sempre con collegamento satellitare vi hanno assistito un gruppo di bambini ospitati nella grande sala dove in dicembre si svolgerà la Conferenza UNFCCC che dovrebbe definire un nuovo accordo sulla riduzione delle emissioni di gas serra, dopo che sarà scaduto (2012) il protocollo di Kyoto, come a sottolineare, se ce ne fosse ancora bisogno, la responsabilità

globale e collettiva per fare tutto quello che è possibile per evitare la catastrofe, quale quella proposta nel film: Las Vegas è inclusa nel deserto; Sidney brucia; Londra è sommersa dalle acque; le Alpi sono prive di ghiacciai. “La specie umana non è l’unica ad aver distrutto il suo ambiente, ma è l’unica ad averlo fatto consapevolmente: perché?”, ci si chiede nel film. Nei titoli di testa i produttori avvertono che quanto proposto nel film si basa su previsioni climatiche e ambientali scientifiche documentate, tanto che alcuni hanno proposto un parallelismo con il film “Una scomoda verità” (An inconvenient truth), in cui Al Gore lega le immagini ai report di scienziati e ricercatori. In realtà, “L’era degli stupidi” è ben più allarmante e coinvolgente, perché ci convince che bisogna correggere il nostro modo di vivere, se vogliamo evitare gli effetti più devastanti e incontrollabili del global warming. Se le storie che vengono rivissute nel film sono diverse e lontane tra loro, hanno tuttavia un fil rouge che le lega: il consumo continuo di risorse e servizi del Pianeta. È consumismo l’inquinamento prodotto dai camion nella valle di Chamonix che attraversano il Monte Bianco per “portare latte e uova in Italia e riportare indietro formaggi e maionese”, come lamenta la vecchia guida di montagna francese, memoria storica di come sia cambiato il clima delle Alpi. È consumismo il petrolio che ha causato il disastro ambientale nel delta del Niger, dove vive la ragazza che sogna di diventare dottoressa; che causa la guerra in Iraq da cui sono fuggiti i due fratellini per rifugiarsi in Giordania; che fa riflettere il dipendente della Shell, sopravvissuto all’inondazione di New Orleans. Sono pure emblematiche della nostra “sete” di crescere e del nostro “egoismo”, le altre due storie, seppur più “scomode” e “controverse”. La prima racconta del tentativo di un imprenditore indiano che mette in piedi una compagnia aerea per “permettere a tutti gli indiani di volare low-cost”, senza tener conto delle conseguenze ambientali dovute alle emissioni di gas

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in atmosfera, perché “questo è il progresso”. L’altra propone la battaglia di industriale ecologista inglese che vuole installare impianti eolici, contrastato nella sua azione da gruppi “ambientalisti” che in difesa del paesaggio (quello locale), non vogliono quelle torri. “Abbiamo rotto il patto con i nostri figli - si rammarica nel 2050 il sopravvissuto - con il quale abbiamo premesso di lasciare il mondo migliore di come l’avevamo trovato”. “I nostri figli non erano arrabbiati con noi, perché troppo impegnati a cercare di sopravvivere al disastro che abbiamo causato - continua - Ma i nostri nipoti, loro sì, saranno molto arrabbiati”. Il film è stato finanziato da gruppi indipendenti inglesi

preoccupati per i mutamenti climatici che hanno donato da 500 a 35,000 sterline per girarlo: ognuno di loro (223 persone) riceverà una quota pro rata sui profitti. C’è poi da aggiungere che l’intera toupe di 105 individui ha accettato “salari di sopravvivenza” mentre il brano “Reckoner” della colonna sonora, cantato da Thom York sarà remixato e venduto con la formula “Pay as you want” il cui ricavato andrà per intero a favore delle varie Campagne promosse dal film. “La nostra risposta al mutamento del clima definirà la nostra generazione - ha affermato la regista Amstrong - Allo stesso modo con cui l’abolizone della schiavitù, la fine dell’apartheid o la conquista della luna hanno connotate le generazioni trascorsae. In questo momento stiamo vivendo l’era della stupidità, ma siamo ancora in tempo per ravvederci”.

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REGIONE TOSCANA POR FESR Misura 3 “Competitività e sostenibilità del Sistema energetico” Bando per l’erogazione di contributi per investimenti in fonti di energia rinnovabili, risparmio energetico, cogenerazione e teleriscaldamento

Si tratta della seconda “call” prevista, la prima, infatti, è scaduta il 30 settembre 2009. Finalità Promuovere la produzione e l’utilizzo di energia da fonti energetiche rinnovabili, nonché l’efficienza energetica per concorrere al raggiungimento degli obiettivi del pacchetto Clima-Energia dell’Unione europea, in tema di riduzione di gas ad effetto serra. Beneficiari • Piccole, Medie e Grandi Imprese, così come definite nella raccomandazione della Commissione UE del 6 maggio 2003; • Consorzi o società consortili, anche cooperative; • Enti Locali Territoriali quali Comuni, Province e Comunità Montane o loro Associazioni; • Aziende Sanitarie Locali (ASL); nell’ambito di investimenti strettamente connessi alla tutela ambientale. Risorse finanziarie Le risorse finanziarie disponibili per questa seconda apertura del bando ammontano a euro 7.528.107,64 relative all’annualità di bilancio del 2010, di cui euro ??????????. Contributo Contributo a fondo perduto, fino al 60% dei costi ammissibili. Qualora gli investimenti siano concessi alle PMI l’intensità di aiuto può essere aumentata del 10% per le medie imprese e del 20% per le piccole imprese. Spese ammissibili Le spese ammissibili riguardano gli “investimenti in attivi materiali” ovvero gli investimenti realizzati in: • terreni strettamente necessari per soddisfare obiettivi ambientali; • fabbricati; • impianti e attrezzature; • investimenti volti ad adattare i metodi di produ-

zione. In caso di locazione finanziaria (leasing) nella spesa ammissibile saranno considerati canoni effettivamente esigibili e pagati dal beneficiario per la durata del progetto. Tipologia di aiuti Sono previste le seguenti tipologie di aiuto agli investimenti: a) Aiuti a favore delle fonti energetiche rinnovabili Interventi finanziabili Centrali idroelettriche di piccola e media potenza; impianti solari termici; impianti solari fotovoltaici anche inseriti in contesti di recupero ambientale; impianti eolici; centrali di produzione sia elettrica che termica alimentate a biomasse e biogas e progetti di utilizzo dei fluidi geotermici. Il limite di potenza elettrica ammissibile per i progetti suddetti non dovrà essere superiore a di 10 MW. b) Aiuti per il risparmio energetico Interventi finanziabili Gli interventi ammissibili riguardano in particolare progetti per il risparmio, la riduzione, la stabilizzazione della crescita dei consumi energetici e per la razionalizzazione degli usi finali nella pubblica amministrazione, nei settori previsti dal campo di applicazione della disciplina in vigore. c) Aiuti alla cogenerazione Interventi finanziabili Gli aiuti ambientali agli investimenti a favore della cogenerazione sono riferiti esclusivamente agli interventi di cogenerazione ad alto rendimento e che rispetti la seguente condizione: che una nuova unità di cogenerazione permetta di ottenere un risparmio generalizzato di energia primaria rispetto alla produzione separata secondo la definizione della direttiva 2004/8/CE e della decisione 2007/74/CE. d) Aiuti al teleriscaldamento energeticamente efficiente I costi ammissibili si limitano ai sovraccosti sostenuti dal beneficiario rispetto ai costi caratteristici di una centrale elettrica tradizionale o di un sistema di riscaldamento tradizionale di pari capacità in termini di produzione effettiva di energia. Costi ammissibili I costi ammissibili sono limitati ai sovraccosti d’investimento necessari alla realizzazione di un impianto di teleriscaldamento energeticamente efficiente rispetto all’investimento di riferimento. I costi ammissibili vanno calcolati al netto di qualsiasi profitto e costo operativo connesso con gli investimenti

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supplementari e verificatosi durante i primi cinque anni di vita dell’investimento. Durata del programma e obblighi dei beneficiari I tempi di realizzazione e completamento dei progetti, sia dal punto di vista tecnico economico che in termine di rendicontazione è di 24 mesi dalla concessione dell’aiuto. Sono ammissibili le sole spese sostenute successivamente alla presentazione della domanda. Modalità di presentazione della domanda La domanda va presentata via internet, attraverso il sito www.artea.toscana.it entro il 1° marzo 2010. Per qualsiasi informazione e/o chiarimento scrivere al seguente indirizzo e-mail: porenergia@regione.toscana.it

CONSIP-GSE Bando “Produzione Energia da Fonti Rinnovabili”

commerciali negoziate sulla base di richieste di preventivo inviate a uno o più fornitori. L’Acquisto diretto potrà essere effettuato confrontando le offerte presenti sul MEPA, relative ad una specifica taglia di impianti (potenza di 3 kWp) e l’acquisto sarà subordinato alla verifica di realizzabilità effettuata sul campo da parte del fornitore, durante un sopralluogo obbligatorio. Le Richieste d’Offerta saranno utilizzate qualora l’Amministrazione necessiti di un impianto particolarmente aderente alle proprie esigenze, compresa quindi la richiesta di una taglia dell’impianto diversa da 3 kWp, purché non in contrasto con quanto indicato nel Capitolato Tecnico. Il bando include i prodotti: Impianto fotovoltaico connesso in rete e Impianto fotovoltaico ad isola. La scadenza del bando è fissata al 30 giugno 2010. Tutta la documentazione relativa all’iniziativa è disponibile sul sito www.acquistinretepa.it, nell’area Bandi. Per maggiori informazioni sul Bando: fontirinnovabili@ mkp.acquistinretepa.it Roma 6 ottobre 2009

È stato pubblicato sul MEPA (Mercato Elettrico della Pubblica Amministrazione) il nuovo bando “Beni e servizi per la produzione di energia da fonti rinnovabili”. MEPA è lo strumento telematico a disposizione delle Amministrazioni Pubbliche per gli acquisti di valore inferiore alla soglia di rilievo comunitario (133 mila euro per le amministrazioni centrali, 206 mila euro per quelle locali), e di promuovere la partecipazione delle piccole e medie imprese locali al Programma. È un’iniziativa di CONSIP (Società per Azioni del Ministero dell’Economia e delle Finanze) a cui collabora il GSE (Gestore per i Servizi Elettrici) e rientra nell’“offerta di beni e servizi per una gestione sostenibile degli acquisti” destinati alle Amminstrazioni (GPP). La fornitura inizialmente affrontata è quella degli Impianti fotovoltaici e servizi connessi, il cui acquisto da parte delle Pubbliche Amministrazioni è fortemente sostenuto dal Conto Energia (24 mesi di proroga, al raggiungimento della soglia dei 1.200 MW). I fornitori interessati potranno richiedere l’abilitazione per la fornitura di impianti “chiavi in mano” di taglia medio/ piccola, comprensivi di servizi di supporto tecnico/amministrativi, le cui specifiche tecniche sono dettagliate nel capitolato tecnico allegato al bando. Le Amministrazioni potranno acquistare tali forniture sulla piattaforma MEPA attraverso Ordini Diretti, sulla base di condizioni commerciali (prezzo, modalità di pagamento, tempi di consegna) definite dai fornitori nei propri cataloghi e attraverso Richieste di Offerta (RdO), con condizioni

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i quesiti dei lettori: L’ESPERTO RISPONDE a cura di Leonardo Filippucci

È ammissibile una comunicazione di inizio attività per lo svolgimento di attività di recupero di rifiuti non pericolosi in procedura semplificata qualora l’impianto non sia ancora ultimato? No. Già con circolare n. 1962 del 29/12/2006 il Comitato Nazionale dell’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali aveva chiarito che le comunicazioni di inizio di attività per lo svolgimento delle operazioni di recupero da svolgersi presso impianti non ancora realizzati o parzialmente realizzati al momento della presentazione della comunicazione stessa non rispettano le condizioni previste dagli articoli 214 e 216 del D. Lgs. 152/06 e, pertanto, non possono essere ritenute ammissibili da parte delle Sezioni regionali. L’assunto è stato recentemente ribadito dal T.A.R. Friuli Venezia Giulia (Sez. I, sentenza 24 settembre 2009, n. 670), secondo cui l’inequivoco disposto dell’art. 216 del D. Lgs. 152/2006 postula l’esigenza che l’impianto destinato alle operazioni di recupero dei rifiuti sia pienamente realizzato al momento della comunicazione di inizio attività, in quanto, contrariamente, la Provincia non sarebbe in grado di accertare il mancato rispetto delle norme tecniche e delle condizioni di cui al D.M. 5 febbraio 1998. Nel caso in cui la Pubblica Amministrazione debba procedere alla verifica di rumorosità di un’attività, è obbligatoria la comunicazione di avvio del relativo procedimento amministrativo? No, in quanto la preventiva comunicazione di avvio del procedimento potrebbe nuocere alla genuinità e all’attendi-

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bilità dell’accertamento tecnico fonometrico. Peraltro, secondo una recente sentenza della giurisprudenza amministrativa (T.A.R. Emilia Romagna, Bologna, Sez. II, sentenza 17 settembre 2009, n. 1530), la comunicazione di avvio del procedimento deve essere comunque inviata dopo la conclusione degli accertamenti tecnici fonometrici, allegando ad essa, inoltre, i risultati dei controlli effettuati in assenza degli interessati. Ciò al fine di consentire a questi ultimi di partecipare, almeno a partire da questa fase, al procedimento che li riguarda e, se del caso, di potere contestare la veridicità e/o l’esattezza di tali risultati sotto il profilo tecnico, anche avvalendosi di propri consulenti di fiducia. Nel caso in cui non venga rispettato il termine di 180 giorni per la conclusione del procedimento previsto per il rilascio dell’autorizzazione unica alla costruzione e all’esercizio di un impianto di produzione di energia elettrica alimentato da fonti rinnovabili, bisogna promuovere un giudizio contro tutte le Amministrazioni convocate alla Conferenza di Servizi? No. Come affermato dal T.A.R. Sicilia Palermo (sentenza 25 settembre 2009, n. 1539), “gli enti intervenuti nella conferenza di servizi di cui all’art. 12 del D. Lgs. 29 dicembre 2003, n. 387 non sono legittimati passivi nel giudizio di impugnazione del provvedimento di autorizzazione unica (T.A.R. Umbria, sentenza 13 agosto 2009 n. 483): e dunque, simmetricamente, poiché in caso di giudizio ex art. 21-bis, L. 1034/1971, legittimato passivo non è, evidentemente, l’autorità che ha emanato l’atto, ma quella che avrebbe dovuto emanarlo e non lo ha fatto, ne consegue che oggetto del presente giudizio è l’inadempimento della Giunta regionale, e non degli organi od enti che hanno partecipato alla conferenza di servizi (con ogni consequenziale effetto in punto di legittimazione passiva)”.

Eventi e Fiere

Bologna, 28-31 ottobre 2009 SAIE - Salone Internazionale dell’Edilizia in contemporanea SAIENERGIA - Salone delle Energie rinnovabili e Tecnologie a basso consumo per il Costruire sostenibile Sede: Fiera di Bologna Organizzazione: BolognaFiere spa Viale della Fiera, 20 - 40128 - Bologna Informazioni: Tel. 051 282111 saie@bolognafiere.it - www.saiebolognafiere.it Milano, 3-5 novembre 2009 COM*PA - Salone Europeo della Comunicazione pubblica dei Servizi al Cittadino e alle Imprese

Sede: Fiera Milano Rho - S.S. del Sempione, 28 - 20017 Rho (MI) tel. 02/49971 - fax 02/49977379 - fieramilano@fieramilano.it Organizzazione: Conference Service Srl Via de’ Buttieri, 5/a - 40125 Bologna tel. 051/4298311 - fax 051/4298312 - segreteria@compa.it Bolzano, 24-26 novembre 2009 KLIMAENERGY - 2a fiera internazionale delle energie rinnovabili per usi commerciali e pubblici Sede: Fiera Bolzano Organizzazione: Fiera Bolzano spa P.zza Fiera, 1 - 39100 Bolzano Tel. 0471 516000 - fax 0471 516111 - info@fierabolzano.it

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stampato su carta riciclata

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Settembre 2009. N°36 - Free Service srl Editore - Via del Consorzio, 34 - 60015 Falconara M.ma/AN - tel. 071/9161916 - fax 071/9162289 Supplemento n. 1 al n. 10 Ottobre 2009 di Regioni&Ambiente Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003, art.1, comma 1 (conv. in L.27/02/2004 n.46) - DCB Ancona

Editoriale Dieci anni fa, quando nacque il Coordinamento Nazionale Agende 21 Locali, la sostenibilità era davvero tema per pochi. Oggi che gli effetti del cambiamento climatico cominciano ad essere ben visibili, sistematicamente e non più occasionalmente, s’allarga fra fasce sempre più ampie della cittadinanza la preoccupazione per ciò che sarà se non si fa nulla. Stabilmente, la maggioranza degli intervistati risponde ai sondaggi riconoscendo che occorre fare qualcosa contro il cambiamento climatico. Al tempo stesso, ogni iniziativa pubblica o privata per nuove realizzazioni, anche quelle ambientalmente più sostenibili, incontra la diffidenza e spesso pure la protesta dei cittadini che si organizzano in comitati. Vogliono sapere, capire, discutere, e intanto dicono no. Anche il più giusto dei progetti rischia di fallire se non è sostenuto da un’adeguata condivisione sociale, e diventa quindi fondamentale il ruolo di coloro che più da vicino sono interfaccia con i cittadini, gli Enti Locali. I nostri Enti Locali. Caratteristica peculiare del nostro Coordinamento è l’essere costituito da Comuni, Province, Regioni: abbiamo dunque una dimensione istituzionale che ci evita la deriva verso il perimetro di club. Ciò che ci unisce non è tanto la nostra passione per l’ambiente, pur certamente forte, quanto l’essere istituzioni chiamate a gestire, affrontare, risolvere i tanti tasselli del mosaico chiamato sostenibilità: un’attività amministrativa per cui l’essere rete ci arricchisce a vicenda e ci dà gli strumenti per essere all’altezza delle sfide. Allora il nostro Coordinamento dovrà essere sempre più il luogo dove gli amministratori locali si confrontano, allargano i loro orizzonti, elaborano idee nuove da riportare nella loro dimensione locale per prevenire, gestire e risolvere i conflitti. Sono fondamentali i Gruppi di Lavoro, che dovremo sempre più far lavorare secondo obiettivi e programmi predeterminati, così da valorizzarne al massimo i risultati e la loro rilevanza verso l’esterno. Se i Gruppi di Lavoro sono il sistema portante del Coordinamento, dovremo riuscire a riunirne il Forum con cadenza regolare, magari anche solo annuale, ma sistematica. I Gruppi di Lavoro sono la base su cui costruire e consolidare

reti che diventano soggetto politico. Nella nostra dimensione di rete di amministrazioni ed amministratori, è forte la nostra aspirazione ad essere interlocutori dei livelli istituzionali superiori, in primis del Governo nazionale, e certo non ci arrenderemo di fronte alle difficoltà di questi ultimi mesi. C’è un processo ben avviato, in cui gli Enti Locali, un tempo semplici amministratori della loro Civitas, si consolidano sempre più come soggetto collettivo di politiche generali, transnazionali, financo globali. E d’altra parte non potrebbe non essere così, se c’è un valore (e c’è) nel portare la decisione al livello di chi, di fatto, è chiamato ad attuarla e risponderne de visu ai cittadini. Il nostro Coordinamento aspira ad essere proprio questo, il soggetto che contribuisce e determina le politiche della sostenibilità al livello locale. E’ chiaro che essendo amministrazioni locali, il colore politico non è univoco e può pure cambiare negli anni: ma questa differenza può essere un’opportunità , se tutti quanti la viviamo come una sfida ad essere migliori. Non mi spaventano le diverse appartenenze, anzi la loro coesistenza dentro l’associazione mi appare una grande potenziale ricchezza. Infine: in questi anni, il nostro Coordinamento si è rafforzato notevolmente a livello di network internazionale. Dobbiamo avere caro questo aspetto, raggiunto a un livello davvero eccellente, sia in termini di relazioni, sia di progetti europei. Vorrei poter guardare all’area del Mediterraneo come una nuova frontiera di opportunità e di sostenibilità: è su questa linea che la nostra dimensione italiana ha le maggiori potenzialità da esprimere, in termini di competenze e di leadership. Insomma, a dieci anni dall’avvio, l’importanza del nostro Coordinamento rimane lì, tutta intera. Sta a noi tradurla in azioni, programmi, relazioni… tutto quanto serve per continuare ad avere un ruolo chiave: un soggetto al quale si guardi per imparare, proporre, dialogare, costruire insieme. Partiamo da un livello di assoluta eccellenza, e la sfida per noi è notevole: diamoci tutti quanti una mano per provare a vincerla, nell’interesse del Coordinamento e delle comunità che amministriamo.

Emanuele Burgin Presidente della Associazione Nazionale Coordinamento Agende 21 Locali Italiane

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X Assemblea del Coordinamento Agende 21 Locali Italiane

La Commissione Europea sceglie il Coordinamento come partner in Italia per la lotta ai cambiamenti climatici Si è svolta ad Arenzano (GE) il 18 e 19 settembre l’assemblea del decennale dell’associazione. E, nonostante la pioggia, Arenzano con il suo mare e la sua gente e le due strutture che hanno ospitato le iniziative, il Grand Hotel e il Muvita (edificio storico, ex tessitura, oggi adibito a Centro di Educazione Ambientale), sono stati la suggestiva cornice che ha accompagnato i lavori. Numerosi i partecipanti, sia agli incontri dei Gruppi di Lavoro del venerdì che alla riunione assembleare di sabato mattina: oltre 200 persone suddivise nei 18 Gruppi di Lavoro, alcuni molto affollati, altri molto meno, e circa 100 persone, in rappresentanza di 55 enti locali e territoriali e dei sostenitori dell’associazione all’Assemblea che ha eletto il nuovo Presidente e il Consiglio Direttivo. Per molti dei Gruppi di Lavoro è stata l’occasione per fare il punto sull’attività svolta e per condividere il programma delle iniziative per i prossimi mesi. In alcuni casi, come per il GdL Turismo sostenibile e Agende 21 per Kyoto, sono stati presentati e messi a disposizione nuovi strumenti come il “Report di monitoraggio degli indicatori di sostenibilità nelle principali destinazioni turistiche italiane” e le “Linee guida per la contabilizzazione delle riduzioni di CO2 negli enti locali”. Si è tenuto anche l’incontro sul tema “Pink Public Procurement: idee per declinare insieme ambiente e pari opportunità”, a cura di ARPAT - Comitato pari opportunità e AF Educazione ambientale. Nel pomeriggio di venerdì 18 ha preso il via la predisposizione partecipata dell’Allegato alla Carta delle Città e dei Territori d’Italia per il clima, cui hanno contribuito attivamente 66 rappresentanti di enti locali, segreterie tecniche di GdL e soggetti interessati: i contributi, riordinati e organizzati, sono disponibili sul sito www.a21italy.partecipate.it attraverso il quale prosegue, a distanza, l’attività. Sabato la prima parte della mattinata ha visto l’intervento di Cornelia BaccegaFindeisen, Vicedirettore Generale della Comunità Urbana di Dunkerque, che ospiterà, dal 19 al 21 maggio 2010, la VI Conferenza europea sulle città sostenibili, di Francesco Bicciato, ex Vice Presidente del Coordinamento, in qualità di Direttore del Programma UNDP/ART GOLD Libano, e di Pedro Ballesteros Torres, per la DG Energia e Trasporti della Commissione Europea, sul Patto dei Sindaci. È seguita quindi la firma dell’accordo che individua il Coordinamento come struttura di supporto in Italia per divulgare l’azione sulla lotta ai cambiamenti climatici. Appena il tempo di festeggiare con un applauso la stipula dell’accordo e il decimo compleanno dell’associazione e si è passati all’elezione, all’unanimità, del nuovo presidente, Emanuele Burgin, assessore all’ambiente della Provincia di Bologna, e della nuova compagine del Consiglio Direttivo 2009-2011, formata dai Comuni di Capannori (LU), Casarano (LE), Cesano Maderno (MB), Collegno (TO), Comiso (RG), Ferrara, Mantova, Milano, Padova, Pavia, Roma; dalle Province di Cagliari, Genova, Lucca, Palermo e Salerno; dalle Regioni Emilia-Romagna e Sicilia, dall’Ente Parco dell’Alcantara, (ME) dal past president Emilio D’Alessio. È seguito un ampio dibattito sul futuro dell’associazione. Le presentazioni e altri materiali dell’Assemblea 2009 sono disponibili sul sito www.a21italy.it

Città sostenibile: impresa comune Settimana Unesco per l’educazione allo sviluppo sostenibile 9-15 novembre 2009

a cura del Gruppo di Lavoro del Coordinamento CEA21 e del Coordinamento Interregionale InFEA

Da oltre un decennio i governi e le organizzazioni non governative, in Italia e nel mondo, si stanno impegnando affinché i principi dello sviluppo sostenibile possano trovare concreta applicazione integrando gli aspetti economici, sociali e ambientali. Una delle espressioni più alte di tale impegno è il “Decennio dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile 2005-2014” (DESS), la campagna mondiale proclamata dall’ONU e coordinata dall’UNESCO. Un particolare contributo su questi temi è stato inoltre fornito a livello nazionale dal Coordinamento Agende 21 Locali italiane e dal Coordinamento Interregionale Informazione Formazione Educazione Ambientale (InFEA). Nell’ottica di “fare sistema” queste due realtà ritengono prioritario collaborare per rilanciare e rendere ancora più incisivi i principi profondamente innovatori di cui il Decennio UNESCO è portatore. In particolare, il Gruppo di Lavoro CEA21, interno al Coordinamento Agende 21 Locali italiane, e il Coordinamento Interregionale InFEA, si sono attivati per organizzare insieme la prossima Settimana UNESCO, che si terrà dal 9 al 15 novembre 2009, con l’obiettivo di renderla più incisiva e visibile. La collaborazione ha anche lo scopo di rinnovare l’impegno a favore della sostenibilità, che rischia altrimenti di diventare un semplice slogan e non un processo vasto ed articolato di mutamento dei paradigmi culturali delle società. Esigenza irrinunciabile in considerazione della profonda crisi ambientale, sociale ed economica mondiale. L’obiettivo è di superare la frammentazione, la parzialità e la disorganicità delle iniziative, mirando a migliorare l’interconnessione e la reciprocità delle esperienze e delle competenze che costituiscono un patrimonio insostituibile dal quale attingere per la crescita culturale della sostenibilità e per proporre attività educative nell’ambito del Decennio UNESCO. Uno dei frutti di questa collaborazione è la predisposizione dei materiali che la campagna mette a disposizione dei soci (personalizzabili con i rispettivi loghi locali) e che quest’anno ha come tema conduttore “Città e cittadinanza”: 1) una brochure-libretto che tratta il significato e il ruolo che A21L e INFEA danno al DESS e il contributo che intendono apportarvi; il ruolo delle città e regioni nelle politiche di sostenibilità e per la prevenzione del cambiamento climatico; il perché, il come, il dove partecipare alla costruzione delle politiche di sostenibilità completato da un glossario delle principali metodologie e strumenti partecipativi già attivati in Italia; 2) una locandina in formato elettronico, che potrà essere utilizzata dagli enti promotori per dare visibilità uniforme alle singole iniziative (prevede uno riquadro in basso, lasciato in bianco, dove ognuno potrà inserire titolo e dettagli del proprio evento); 3) un video della durata di circa 6 minuti, che espliciterà in modo semplice e dinamico quanto già descritto nel libretto e che potrà essere facilmente utilizzato durante le iniziative della settimana nonché reso visibile e scaricabile dai siti web di ciascuna organizzazione. L’invito per tutti è a progettare specifici momenti nelle proprie città e territori nell’arco della settimana (ad esempio convocare i Forum A21 o gruppi di lavoro su specifici argomenti), avvalendosi laddove presenti dei Centri di Educazione Ambientale come supporto e facilitazione, e di darne comunicazione alla Segreteria del Coordinamento A21L e al GdL CEA21 (coordinamento.agenda21@provincia.modena.it). Le iniziative progettate vanno altresì documentate presso il sito dell’UNESCO dedicato all’iniziativa (www.unescodess.it)

Dunkerque 2010 VI Conferenza europea sulle città sostenibili Sarà Dunkerque, città portuale del Nord della Francia, ad ospitare, dal 19 al 21 maggio 2010, la VI Conferenza europea sulle città sostenibili. Già fervono i preparativi e trapelano le prime informazioni. 5 le plenarie e 20 le sessioni parallele, distribuite nelle due giornate di mercoledì 19 e giovedì 20. Si prevede la partecipazione di più di 1.000 rappresentanti di enti locali e territoriali di tutta Europa oltre a delegati in rappresentanza di reti nazionali ed europee di enti locali, istituzioni europee e organizzazioni non governative, a questa che è la più importante conferenza europea dedicata al tema dello sviluppo sostenibile locale. La tre giorni di Dunkerque sarà dedicata a una riflessione politica e strategica su come la sostenibilità locale possa essere la soluzione per curare i guasti delle crisi economica, sociale ed ambientale e quali le strade da percorrere nell’ambito dell’attuale quadro politico. Il programma cercherà di massimizzare le occasioni di discussione ed interazione tra i relatori e i partecipanti attraverso sessioni con format e metodologie innovative. L’Agorà consentirà a un gran numero di partecipanti di condividere le loro esperienze nell’ambito della Conferenza. A breve(entro ottobre) il secondo annuncio della Conferenza. Per maggiori informazioni www.dunkerque2010.org

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Il Coordinamento Agende 21 Locali italiane confermato membro della Commissione Mediterranea per lo sviluppo sostenibile Il Coordinamento Agende 21 Locali Italiane è stato confermato, in qualità di rappresentante degli Enti Locali, membro della Commissione Mediterranea per lo Sviluppo Sostenibile, organo consultivo e forum di dialogo del Piano d’Azione del Mediterraneo (MAP) dell’UNEP, per la definizione di una strategia regionale di sviluppo sostenibile nel bacino del Mediterraneo. Il MAP nasce dall’esigenza di tutelare l’ambiente marino dall’inquinamento nel bacino del Mediterraneo in considerazione del degrado ambientale che sempre di più compromette l’area e le sue risorse e coinvolge tutte le 21 nazioni che si affacciano su questo bacino e l’Unione Europea. Il focus del MAP si è gradualmente spostato per includere la pianificazione e gestione integrata delle zone costiere quale strumento chiave per ricercare le soluzioni. I temi sui quali si concentreranno nel prossimo biennio le attività della Commissione e dei Gruppi di lavoro, sono il turismo sostenibile, l’agricoltura sostenibile e i cambiamenti climatici. Le raccomandazioni espresse dalla Commissione vengono presentate ai 21 Paesi che si sono impegnati, sottoscrivendo il protocollo di Barcellona, per il Piano d’Azione Mediterraneo. Inoltre la Commissione produce le indicazioni principali per la Strategia Mediterranea per uno Sviluppo Sostenibile. Maggiori info sul sito www.unepmap.org


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La Carta delle Città e dei Territori d’Italia per il clima

Il documento di impegni degli enti locali e territoriali per il clima, arricchito da un Allegato realizzato con il contributo di decine di soci, dei GdL e di numerosi altri soggetti che condividono gli obiettivi dell’associazione, verrà presentato in un convegno internazionale che si terrà il 29 ottobre a ECOMONDO a cura della Segreteria del Coordinamento Agende 21 Locali italiane

Le politiche e i programmi per lo sviluppo sostenibile, per quanto affermati solennemente nelle carte internazionali, hanno stentato ad affermarsi concretamente in questi anni. Gli obiettivi fissati dal Trattato di Kyoto per la prevenzione del cambiamento climatico e la riduzione delle emissioni climalteranti ne sono un esempio. Oggi siamo in un passaggio storico di enorme importanza con la conferenza di Copenaghen, prevista nel dicembre 2009, nella quale saranno definiti gli obiettivi futuri. Per contribuire attivamente e dal basso alla lotta ai cambiamenti climatici il Coordinamento Agende 21 Locali Italiane ha promosso, in collaborazione con ANCI e UPI, la “Carta delle Città e dei Territori d’Italia per il clima”. Nella Carta i Comuni, le Province e le Regioni si impegnano ad adottare politiche ed azioni integrate di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici che consentano di ridurre di oltre il 20% le emissioni di gas serra. Dalla programmazione urbanistica alla mobilità, dalla pianificazione energetica alla gestione ecoefficiente e sostenibile degli edifici pubblici, sono tanti e importanti, per i risultati che possono dare, gli interventi che ciascun ente può realizzare. Ad Arenzano, nell’ambito dell’annuale Assemblea del Coordinamento, è stata avviata la predisposizione partecipata dell’Allegato alla Carta: un documento che vuole declinare l’impegno dell’ente locale o territoriale che sottoscrive la Carta in una serie di azioni concrete, realizzabili e misurabili, anche perché prendono spunto dalle esperienze di successo pioneristicamente portate avanti da alcuni enti. Il dibattito si è articolato sulle seguenti macro tematiche (riconducibili alle due famiglie di intervento: azioni di mitigazione e di adattamento): • risparmio ed efficienza energetica • promozione delle fonti rinnovabili • creazione di depositi di carbonio • salute e benessere dell’uomo e dell’ambiente • sicurezza (alluvioni, siccità ed eventi meteorologici eccezionali) I contributi discussi e suggeriti ad Arenzano sia da singoli rappresentanti di enti locali e territoriali, sia dalle Segreterie tecniche a nome dei rispettivi Gruppi di Lavoro, sono riportati, accorpati e sistematizzati, nelle relative discussioni tematiche on-line sul sito www.a21italy.partecipate.it. Questo sito, promosso dal Coordinamento A21L e realizzato grazie a Fondazione Rete Civica di Milano, si propone come strumento per facilitare la costruzione condivisa dell’Allegato. Sarà quindi possibile intervenire e fornire commenti e opinioni per quasi tutto il mese di ottobre: sulla base dei materiali inseriti sul sito, il Coordinamento metterà a punto la bozza di Allegato alla Carta che verrà presentata il 29 ottobre a Ecomondo, nello spazio Città Sostenibile, nell’ambito del convegno sul tema “Verso la Conferenza delle Parti (COP 15) di Copenhagen: il ruolo delle città per il clima e la sostenibilità dei territori” e a cui parteciperanno rappresentanti delle città di Stoccolma, Amburgo, Saragozza e Roma. Il documento sarà quindi proposto in bozza in rete per dare a quanti avranno fornito contributi alla sua definizione la possibilità di commentarlo nonché di esprimere il proprio livello di adesione alle politiche ed azioni per il clima proposte. A dicembre, dopo la fase di condivisione, il documento verrà pubblicato nella sua versione definitiva, e sarà pronto per essere portato a Copenaghen quale contributo degli enti locali e territoriali italiani alla roadmap per il clima. Partecipate! www.a21italy.partecipate.it

Terza edizione del Premio nazionale Comuni a 5 stelle

Al premio, promosso dall’Associazione dei Comuni Virtuosi in collaborazione con il Movimento per la Decrescita Felice e Città del Bio, e il patrocinio di diverse reti di enti locali tra cui il Coordinamento Agende 21 Locali italiane, possono concorrere tutti gli enti locali che abbiano avviato politiche (azioni, iniziative, progetti caratterizzati da concretezza ed una verificabile diminuzione dell’impronta ecologica) di sensibilizzazione e di sostegno alle “buone pratiche locali” con particolare riferimento alle seguenti categorie: • gestione del territorio (opzione cementificazione zero, recupero aree dismesse, progettazione partecipata, bioedilizia, ecc.); • impronta ecologica della “macchina comunale” (efficienza energetica, acquisti verdi, mense biologiche, ecc.); • rifiuti (raccolta differenziata porta a porta spinta, progetti per la riduzione dei rifiuti e riuso); • mobilità sostenibile (car-sharing, car-pooling, traporto pubblico integrato, piedibus, biocombustibili, ecc.); • nuovi stili di vita (progetti per stimolare nella cittadinanza scelte quotidiane sobrie e sostenibili, quali: filiera corta, disimballo dei territori, diffusione commercio equo e solidale, autoproduzione, finanza etica, ecc.). Una giuria composta da tecnici e personalità del mondo universitario e scientifico, stilerà una graduatoria finale indicando le progettualità ed esperienze più significative. Il termine per la presentazione dei progetti è fissato per il 25 ottobre. La cerimonia di premiazione avverrà presso il Comune di Camigliano (CE) sabato 21 novembre. Il Comune vincitore riceverà una consulenza gratuita per l’attivazione di un progetto pilota a livello nazionale di mobilità dolce. Per maggiori info: www.comunivirtuosi.org

La posizione degli enti locali sul cambiamento climatico Ancora qualche settimana per contribuire alla COP 15 di Copenhagen

Attraverso il progetto LG-Action tutte le amministrazioni locali europee e le loro associazioni sono invitate a condividere i rispettivi punti di vista, bisogni e sfide riguardanti l’energia e la protezione del clima a livello locale. Un’occasione per far sentire la propria voce alla COP 15 in programma a Copenhagen il prossimo dicembre. Quali ostacoli all’azione locale? Che cosa invece funziona? La tua comunità dispone di adeguate risorse per affrontare i cambiamenti climatici? Rispondi al questionario online nella sezione “Share your needs” (Condividi i tuoi bisogni) su www.lg-action.eu Il progetto LG-Action, di cui il Coordinamento è uno dei partner, è stato pensato con lo scopo di incoraggiare e promuovere il lavoro in rete degli enti locali sulle politiche e le azioni per la protezione del clima, le energie da fonti rinnovabili e l’efficienza energetica attraverso l’informazione, la mobilitazione, la presa di posizione e il riconoscimento. In questo modo il progetto fornirà una voce agli enti locali, migliorerà il dialogo tra livello locale e nazionale e soddisferà la richiesta degli enti locali ad essere messi nelle condizioni di agire a favore del clima e ad essere sostenuti nella loro azione. Per maggiori info: coordinamento.agenda21@provincia.modena.it

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Le iniziative del Coordinamento Agende 21 a Ecomondo 2009

Fiera di Rimini, sostenitore del Coordinamento, mette a disposizione dei soci un canale preferenziale: dal link http://ecomondo.com/pa è possibile registrarsi e stampare il codice a barre che darà diritto ad entrare gratuitamente in Fiera presentandosi direttamente ai tornelli, evitando così la fila alle casse

Numerosi sono infatti gli appuntamenti già fissati a Ecomondo che vedono protagonisti il Coordinamento o suoi Gruppi di Lavoro: • il 29 mattina nell’area dedicata alla Città sostenibile, ovvero a quei progetti che ricercano la qualità urbanistico-costruttiva, verrà presentata la Carta delle Città e dei Territori d’Italia per il clima, nell’ambito del convegno interna zio nale sul tema “Verso la Conferenza delle Parti (COP 15) di Copenhagen: il ruolo delle città per il clima e la sostenibilità dei territori” e a cui interverranno rappresentanti delle città di Stoccolma, Amburgo, Saragozza e Roma.Il 29 si terrà anche, organizzato da ERVET in collaborazione con ENEA, un convegno sul tema “Rilancio dell’economia e ambiente: opportunità per gli strumenti volontari tra produzioni verdi e businnes ambientale”, al quale interverrà il “GdL Tandem”; • Il 30 si svolgerà la riunione del Consiglio Direttivo del Coordinamento mentre nel pomeriggio si terranno gli incontri dei GdL “Agende 21 per Kyoto” e “Agenda 21 e Città mediopiccole”. Sempre il 30 il “GdL Rifiuti 21 Network” sarà impegnato per il lancio della prima edizione ufficiale della “Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti” che si celebrerà dal 21 al 29 novembre 2009. Il “GdL GPPnet la rete degli acquisti verdi” presenterà invece le sue numerose iniziative nell’ambito del Green Cafè, spazio dedicato agli acquisti consapevoli organizzato da Fiera di Rimini e acquistiverdi.it; • Il 31 ottobre, il GdL CEA21, in collaborazione con il Coordinamento Interregionale InFEA, presenta il “Decennio dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile 2005-2014” (DESS), la campagna mondiale proclamata dall’ONU e coordinata dall’UNESCO, il cui tema conduttore quest’anno è “Città e cittadinanza”. Il Coordinamento sarà presente con uno stand nel padiglione D1 per presentare i numerosi progetti europei di cui è partner e per offrire supporto ai soci.

Brevi

Io faccio la spesa giusta 2009. Dal 17 al 25 ottobre settimana del commercio equo e solidale, promossa da Fairtrade Italia. Tantissime iniziative (incontri, concerti, cene, degustazioni, promozioni, presentazioni di libri, …) in tutta la penisola. Per scoprire a quale iniziativa prendere parte e per maggiori informazioni www.fairtradeitalia.it Premio Comuni a 5 stelle 2009. Il termine per la presentazione dei progetti è fissato per il 25 ottobre. La cerimonia di premiazione avverrà presso il Comune di Camigliano (CE) sabato 21 novembre. Verrà presentato ad Ecomondo, 28-31 ottobre, presso lo stand del Coordinamento, il questionario predisposto dal GdL “Contabilità Ambientale degli Enti locali” per effettuare un’indagine-ricerca sulle esperienze di Contabilità ambientale e sui Bilanci Ambientali redatti in Italia in questi ultimi anni dagli Enti locali. Amburgo 16-18 novembre, Conferenza sul clima e Prima Conferenza Annuale del Patto dei Sindaci. Le città del futuro affrontano la sfida del cambiamento climatico: le strategie urbane per promuovere le energie e i trasporti puliti, i meccanismi per disaccoppiare crescita urbana e crescita delle emissioni di CO2, le proposte per scelte urbanistiche di adattamento. Maggiori info su www.city-climate-conference.de Il Comune di Reggio Emilia ospiterà il 18, 19 e 20 novembre, presso il Centro internazionale per l´infanzia Loris Malaguzzi, la nona Conferenza annuale dell´Osservatorio Internazionale di Democrazia Partecipativa sul tema “Giovani, Cittadinanza e Democrazia Partecipativa”. Maggiori info sul sito: www.partecipazione.comune.re.it Numerosi gli appuntamenti che vedono coinvolto nella seconda metà del mese di novembre il GdL del Coordinamento Rifiuti 21 network: - lunedì 23 Terza “Convention sulla prevenzione dei rifiuti dal basso” a Mestre insieme ad AEres e Veritas spa - mercoledì 25 Convegno Nazionale “Costruire il programma nazionale di prevenzione” a Roma insieme a Osservatorio Nazionale Rifiuti e Federambiente

- venerdì 27 Workshop “La prevenzione integrata alla gestione dei rifiuti” (titolo provvisorio) a Genova organizzato dal Comune di Genova Per maggiori informazioni www.a21italy.it/rifiuti21network I Comuni di Cuneo, Vedano al Lambro (MB), Lurate Caccivio (CO) e Pieve di Cento (BO) sono i nuovi “enti equosolidali”, riconosciuti dalla “Campagna Città equosolidali” per l’impegno nella promozione del commercio equo presso la cittadinanza. Inserimento di prodotti equosolidali negli appalti pubblici, iniziative di informazione e formazione, collaborazioni con le Botteghe del mondo locali e con i soggetti del commercio equo, sono le azioni da mettere in pratica per aderire alla Campagna. Particolarmente significativa la richiesta di adesione del Comune di Pieve di Cento, nata dal Consiglio Comunale dei Ragazzi. Con l’ingresso di questi nuovi enti, il numero delle Città equosolidali sale a 40. Per informazioni: www.cittaequosolidali.it 21-29 novembre 2009, prima edizione della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, per promuovere azioni sostenibili volte alla prevenzione dei rifiuti e porre in evidenza l’impatto dei nostri consumi sull’ambiente e sui cambiamenti climatici. Maggiori info su: www.a21italy.it/rifiuti21network

Alcuni numeri su cui riflettere Il 25 settembre è stato l’overshoot day 2009 della terra. Ovvero il giorno in cui l’umanità comincia a vivere al di sopra dei propri mezzi. Oltre tale data ci muoviamo nell’equivalente biologico del deficit economico, utilizzando risorse ad un tasso più veloce rispetto a quanto il pianeta è in grado di rigenerare nell’arco di un anno. Ogni anno l’overshoot day arriva prima … (Fonte: www.footprintnetwork.org)

Supplemento n. 1 al n. 10 ottobre 2009 di

A21 Italy Newsletter Settembre 2009 - N° 36 Coordinamento Agende 21 Locali Italiane

Stampa: Bieffe srl, Zona Ind.le P.I.P. 62019 Recanati / MC

Direttore responsabile: Andrea Massaro

Per collaborazioni alla newsletter: Gli articoli inviati alla Newsletter devono essere al massimo di 1.500 battute (spazi vuoti inclusi). I contributi devono essere inviati a: kaulard.a@provincia.modena.it

a cura di: Antonio Kaulard Progetto grafico, redazione e impaginazione: Free Service srl, Via del Consorzio, 34 - 60015 Falconara M. / AN tel. 071 916 1 916 - fax 071 916 2 289 www.onon.it - info@regionieambiente.it - grafica@regionieambiente.it Aut.Trib. di Ancona n. 1/2000 del 4/1/2000

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La scadenza per l’invio dei contributi per la prossima newsletter è il 10 novembre. La Newsletter è al vostro servizio. Informateci delle vostre attività verso lo sviluppo sostenibile.


Free Service srl Edizioni - Falconara M. (AN) - Supplemento n. 2 al n. 10 Ottobre 2009 di Regioni&Ambiente - Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1, comma 1, DGB Ancona

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OTTOBRE 2009



In copertina: Fermo Est (foto di Luigi Trasatti)

INDICE Regione Marche Edilizia sostenibile - il Sistema ITACA Marche Amagliani: “le Marche all’avanguardia tra le Regioni italiane” a cura della Regione Marche

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Ancona, 27-28-29 novembre 2009 ECO&EQUO a cura della Regione Marche

Aree urbane funzionali delle Marche Atlante n. 1 sul consumo di suolo 1954 - 2007 a cura della Regione Marche

ARPA Marche Energia Ambiente Salute di Gisberto Paoloni

Provincia di Fermo Verso un territorio certificato L’Assessore provinciale al Turismo, Agricoltura, Patrimonio ed Edilizia Scolastica presenta i primi indirizzi verso la sostenibilità della nuova provincia marchigiana di Alberto Piastrellini

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REGIONE MARCHE

EDILIZIA SOSTENIBILE IL SISTEMA ITACA MARCHE Amagliani:“le Marche all’avanguardia tra le Regioni italiane”

a cura della Regione Marche

Edilizia sostenibile L’edilizia sostenibile impiega meno risorse naturali, produce un minore impatto sull’ambiente (nell’aria, nell’acqua, sul suolo) e garantisce un maggiore comfort abitativo rispetto all’edilizia convenzionale. Sempre più attenti ai consumi energetici e alle qualità dell’abitare, chi oggi è alle prese con la scelta della casa non fa attenzione solo al prezzo, ma anche alle caratteristiche energetico-ambientali. Il mondo professionale e imprenditoriale inizia a cogliere questo fenomeno come opportunità e utilizza la qualità edilizia come proprio strumento di marketing. Sia per chi è alla ricerca di una casa “di qualità”, sia per chi intende costruirla e venderla risulta quindi molto utile uno strumento di certificazione delle caratteristiche energetico-ambientali dell’edificio. Su questo fronte la Regione Marche è all’avanguardia nel panorama nazionale. Oltre ad essersi dotata di una innovativa legge sull’edilizia sostenibile, la Regione ha anche adottato il sistema di certificazione denominato ITACAMarche. Tale certificazione è oggi a titolo volontario, ma oltre a valorizzare il prodotto “casa” (una casa certificata ITACA-Marche con punteggio elevato ha un valore di mercato superiore), permette di sostituire l’attestato di qualificazione energetica obbligatorio per legge dal 1° luglio 2009 per tutti gli edifici e necessario, tra l’altro, per accedere ai contributi statali del 55% (detrazione IRPEF) per la riqualificazione energetica degli edifici. La normativa sulla certificazione energetica La normativa europea (Direttiva 91 del 2002) ha richiesto agli Stati membri l’introduzione di un sistema di certificazione del rendimento energetico degli edifici e l’applicazione di norme minime per le nuove costruzione e le ristrutturazioni. In Italia il recepimento è avvenuto con il D.Lgs. 192 del 2005 poi modificato dal D.Lgs. 311/2006. Oggi la normativa prevede che a partire dal 1° luglio 2009 tutti gli edifici, anche le singole unità immobiliari, nel caso di trasferimento a titolo oneroso, devono possedere l’attestato di certificazione energetica. La certificazione energetica obbligatoria è quindi disciplinata dal D.Lgs. 192/2005, dal D.Lgs. 311/2006 e dalle linee guida del DM 26 giugno 2009 del Ministero dello Sviluppo Economico. Il certificato introdotto ITACAMarche è di tipo volontario e, per il fatto di inglobare e andare oltre l’aspetto “energetico”, vale come attestato di certificazione energetica. “Il sistema ITACA-Marche - sottolinea l’Assessore all’Ambiente Marco Amagliani - prende in considerazione sia la progettazione che la realizzazione e la gestione dell’edificio. Il sistema non si limita a valutare i consumi energetici dell’edificio, aspetto questo richiesto dalle direttive europee e dalla normativa nazionale di recepimento, ma prende

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in considerazione anche altri fattori come le emissioni in atmosfera, i consumi idrici, il sito, i rifiuti, che influenzano l’impatto dell’edificio sull’ambiente naturale e sulla salute delle persone che vi abitano o lavorano. Avendo un contenuto più ampio rispetto a quanto richiesto dalla normativa, ha natura volontaria e ricomprende al suo interno la certificazione energetica, proprio perché contiene ed amplia i requisiti richiesti dalla normativa statale.” La legge regionale n. 14/2008 Nel 2008 la Regione Marche si è dotata della legge sull’edilizia sostenibile con la quale intende regolamentare e incentivare la costruzione e la ristrutturazione di opere edilizie sostenibili da un punto di vista energetico e ambientale. Le principali novità introdotte dalla legge sono: Sistema di certificazione La Regione introduce un sistema di certificazione che si basa sul Sistema SBC (Sustainable Building Challenge) sviluppato da un gruppo di ricerca e sviluppo internazionale. Il metodo è un aggiornamento del “Protocollo Itaca” adottato dalla Conferenza delle Regioni e Province autonome nel gennaio 2004. Le linee guida per la certificazione sono state approvate recentemente dalla Giunta regionale (DGR n. 760/2009), di cui si parla più avanti. Modifica del regolamento edilizio tipo La legge regionale prevede che per le nuove costruzioni e le ristrutturazioni, rispettose dei criteri di sostenibilità energetico-ambientali, non vanno considerati nel computo dei volumi, delle superfici e nei rapporti di copertura: il maggior spessore delle murature esterne oltre i trenta centimetri; il maggior spessore dei solai intermedi e di copertura oltre i trenta centimetri; le serre solari e tutti i maggiori volumi e superfici necessari al miglioramento dei livelli di isolamento termico e acustico. Tale modifica è immediatamente attuabile e prevale sui regolamenti edilizi comunali. Capitolato tipo e prezziario La legge prevede l’approvazione di un capitolato tipo prestazionale e di un prezziario per la realizzazione degli interventi di edilizia sostenibile. Nel prezziario verranno individuati i materiali ad elevate prestazioni energetico-ambientali: riciclabili, riciclati, di recupero, di provenienza locale, che contengono materie prime rinnovabili e durevoli nel tempo, caratterizzati da ridotti valori di energia e di emissioni di gas serra inglobati, che rispettino il benessere e la salute degli abitanti. Sportello informativo È prevista l’istituzione di uno sportello informativo con lo


scopo di diffondere la conoscenza dei criteri di sostenibilità energetico-ambientale e delle procedure del rilascio della relativa certificazione. Obbligo per gli Enti locali La legge prevede che la Regione e gli enti locali applichino le tecniche di edilizia sostenibile in caso di realizzazione o completa ristrutturazione di edifici di rispettiva proprietà. Il sistema di certificazione ITACA-Marche La Regione Marche ha prodotto un aggiornamento del sistema di certificazione elaborato nel 2004 dall’Associazione non volontaria delle Regioni e Province autonome denominata ITACA - Istituto per l’innovazione e la trasparenza degli appalti e la qualità ambientale. Le Linee guida, approvate con la DGR 760/2009, contengono le modalità di calcolo di un insieme di 49 criteri di prestazione ambientale degli edifici a cui viene attribuito un punteggio che, opportunamente pesato e sommato, permette ITACA-Marche attribuisce un punteggio che va da -1 a +5. Il punteggio è tanto più elevato quanto più l’edificio ha una prestazione energeticoambientale migliore rispetto alla pratica corrente (la pratica minima nel rispetto delle leggi alla quale viene attribuito il punteggio 0). -1

0

+1

+2

+3

+4

Riscaldamento radiante a pavimento

+5

di giungere a una valutazione finale sintetica. A fianco del metodo generale sono stati predisposti strumenti di calcolo e un software libero che ne facilita l’applicazione. I 49 criteri della metodologia ITACA-Marche sono raggruppate in 5 aree di valutazione: - qualità del sito: permette la valutazione del rapporto dell’edificio rispetto al contesto urbano; - consumo di risorse: valuta gli impatti nei confronti delle risorse non rinnovabili ed è mirato al favorire il conteni-

ITACA-Marche: non solo certificazione energetica Collettori solari a tubi evacuati

I criteri con cui vengono valutati gli edifici secondo la metodologia ITACA Marche prendono in considerazione molteplici aspetti oltre a quelli relativi ai consumi energetici che hanno comunque un peso rilevante nella valutazione complessiva. “Per quanto riguarda ad esempio la qualità del sito - spiega l’Arch. Silvia Catalino, dirigente regionale referente per il sistema - ITACA Marche tende a contrastare la “dispersione insediativa” premiando quelle costruzioni situate all’interno delle aree urbane più dense e più centrali. In altre parole si favoriscono gli interventi che contengono il consumo di nuovo suolo. Altri parametri premiano la vicinanza ai mezzi pubblici (treno, bus) e la vicinanza ai servizi pubblici o commerciali ovvero la possibilità di raggiungere a piedi o in bicicletta gli uffici, le scuole, i centri sportivi, gli esercizi commerciali.” Per quanto riguarda i materiali e i prodotti da costruzione vengono valutati la loro rinnovabilità, riciclabilità o provenienza da riciclo e la loro vicinanza della produzione rispetto al cantiere per ridurre i carichi ambientali dovuti al trasporto. Un altro gruppo di criteri è rivolto alla qualità del comfort interno attraverso l’esame della costanza della temperatura delle pareti interne, della ventilazione e dell’illuminazione naturali, del giusto isolamento acustico e nel contenimento dell’inquinamento elettromagnetico. Riscaldamento radiante a pavimento

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mento delle stesse; - carichi ambientali: considera le immissioni inquinanti che l’edificio scarica in aria, in acqua e sul suolo; - qualità dell’ambiente indoor: riguarda il benessere degli ambienti interni della casa ed è legata all’illuminazione naturale, alla temperatura, all’assenza di inquinamento elettromagnetico, all’assenza di condensa alle pareti, ecc. - qualità del servizio: comprende sia aspetti legati alla domotica sia aspetti legati alla tematica del “libretto del fabbricato”, volti a minimizzare gli interventi di manutenzione. Occorre infine sottolineare che la stessa delibera che ha fissato le linee guida del sistema ITACA-Marche ha anche approvato altri tre importanti documenti: - i criteri per l’erogazione di contributi, per lo sconto sugli oneri di urbanizzazione e l’accesso agli incentivi volumetrici graduati in relazione al livello di prestazione certificato; - i criteri per la formazione professionale: formazione

di base necessaria ai progettisti, ai certificatori e ai tecnici comunali che collaborano ai controlli; la formazione di 1° e 2° livello per ’accreditamento dei certificatori; - l’atto di indirizzo per armonizzare la normativa regionale con quella statale al fine di chiarire dubbi interpretativi che in molti Comuni ha portato alla non applicazione della norma regionale. Contributo agli obiettivi del PEAR e all’occupazione “I consumi nel settore civile - sottolinea Marco Amagliani - sono responsabili nelle Marche per il 30% degli usi finali di energia e gran parte di questi consumi è dovuta al riscaldamento e condizionamento degli edifici.” “La sostenibilità in edilizia - prosegue l’assessore regionale all’ambiente - figura tra le azioni prioritarie del Piano energetico ambientale regionale in tema di risparmio energetico. Sia la legge regionale sull’edilizia sostenibile sia la delibera che fissa il sistema di certificazione ITACA-Marche, permettono di rendere sempre più concreto il contributo che l’edilizia può dare in termini di riduzione delle emissioni di gas serra.” “Stimolare la cosiddetta “green economy” - conclude Amagliani - nella quale rientra a pieno titolo l’edilizia sostenibile, significa anche creare nuove e durature opportunità di lavoro. Un recente studio del WWF stima che un incremento delle prestazioni energetiche degli edifici potrebbe generare in tutta Europa tra 280 e 450mila nuovi posti di lavoro entro il 2020 a tutti i livelli: operai, impiegati, consulenti, sia del settore industriale che di quello artigianale.” Una buona notizia in tal senso viene dall’Unione europea. Un recente provvedimento del Parlamento europeo ha infatti modificato il regolamento del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) consentendo un utilizzo fino al 4% per cofinanziare investimenti per l’efficienza energetica nell’edilizia.

Energicamente è la campagna di comunicazione del PEAR. Tra i prodotti si segnala il manuale sull’Edilizia sostenibile scaricabile dal sito www.ambiente.regione.marche.it

Detrazioni fiscali La legge 26 dicembre 2006 (Legge Finanziaria 2007) ha introdotto una specifica detrazione IRPEF del 55% per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, ovvero di tutti quegli interventi volti a ridurre la dispersione termica o, più in generale, a risparmiare energia. Gli interventi ammessi al contributo statale sono: - interventi volti alla riduzione delle dispersioni termiche; - installazione di pannelli solari; - sostituzione di vecchie caldaie con nuove a condensazione. Gli importi massimi detraibili ammontano a 60mila Euro per i primi due interventi e a 30mila Euro per la sostituzione delle caldaie. Le spese sono detraibili in un periodo che va da 3 a 10 anni.

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Ancona, 27-28-29 novembre 2009

ECO&EQUO “Ce n’è abbastanza per le necessità di tutti, ma non per l’avidità di ciascuno”. La VI edizione di “Eco&Equo”, la Fiera sull’attenzione sociale, ambientale e sull’economia solidale, che si svolgerà dal 27 al 29 novembre ad Ancona, a ingresso gratuito, s’ispira alle parole del Mahatma Gandhi per presentare una proposta culturale ed economica basata sulla sostenibilità, sul rispetto dei diritti umani ed eticamente orientata. “Per dare sempre più importanza ai valori e ai contenuti che hanno sempre contraddistinto Eco&Equo - ha spiegato Marco Amagliani, Assessore regionale ai Servizi sociali, Immigrazione, Cooperazione allo sviluppo e Ambiente quest’anno l’intero evento è co-organizzato dall’Assessorato e da Rees Marche, la Rete dell’economia solidale delle Marche che, in questi anni, ha costruito, con passione e tenacia, una rete per creare, dal basso, un’economia basata sulla solidarietà, sull’ecologia, sugli accordi diretti fra produttori, consumatori, finanziatori, lavoratori, un’economia legata ai territori”. Questo legame sarà approfondito anche con i laboratori per gli adulti e per i bambini, che si svolgeranno ad Eco&Equo, un modo per creare un approccio partecipativo all’evento, che prevede un ricco programma di convegni, g , spettacoli, p , mostre di fotografia, g ,e

a cura della Regione Marche

po di avvicinarli ai valori di equità, giustizia sociale ed economica. Molti gli eventi in programma della Fiera che nel 2008 è stata visitata da 18 mila persone. Tra questi, il 27 novembre, avrà luogo il confronto “Studi e riflessioni sulla sostenibilità ambientale nelle Marche” per presentare tre pubblicazioni inedite del Servizio regionale Ambiente e Paesaggio: “Atlante sul consumo di suolo delle Marche 1954-2007”; “Rapporto stato ambiente 2009”; “Geografia delle pressioni ambientali 2009”. Nello stesso giorno, in anteprima assoluta, andrà in scena lo spettacolo “Identità di carta”, un documento teatrale sul razzismo della Compagnia Itineraria di Milano. Il 29 novembre avrà luogo la III Conferenza regionale sull’Immigrazione. per rendere protagonisti i consumatori e gli espositori che potranno condividere così i valori che ispirano questa fiera. La partecipazione sarà resa possibile a tutti, anche a chi non potrà venire ad Ancona, perché tutti gli appuntamenti saranno trasmessi in diretta sulla rete Internet. A Eco&Equo parteciperanno anche le scuole, prima e durante la Fiera, grazie al progetto “Educ@2009-Preparati al meglio”, un percorso didattico orientato ai temi dell’economia solidale e alla sostenibilità, rivolto agli studenti delle medie inferiori e superiori, p , con lo sco-

“Desideriamo che Eco&Equo - ha aggiunto Amagliani - sia ancora di più la manifestazione di tutti e che i partecipanti, espositori e visitatori, siano sempre più i protagonisti della fiera, nell’inviarci proposte e suggerimenti su ogni aspetto e con un ruolo attivo nei tre giorni di manifestazione. Vogliamo, infatti, creare un grande evento culturale e di relazioni feconde, che cresca, si arricchisca e s’incanali sempre più nel filone giusto, in sintonia con quanto di meglio la società sta realizzando”. Info: www.ecoandequo.it. q

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AREE URBANE FUNZIONALI DELLE MARCHE ATLANTE N. 1 SUL CONSUMO DI SUOLO 1954 - 2007 a cura della Regione Marche

• Una superficie pari a quasi due campi di calcio consumata (edificata) mediamente ogni giorno nelle Marche dal 1954 al 2007. • Risultano edificati al 2007 30 mila ettari di territorio regionale interessato dallo studio, corrispondenti all’8,2% dell’intero territorio delle stesse aree, rispetto ai nemmeno 7 mila ettari del 1954. • L’aumento di superficie edificata è più che tripla (3,2 volte), in nessun modo proporzionale all’aumento

della popolazione residente, che è di 1,4 volte. • Quattro comuni hanno “consumato” oltre il 30% della superficie del loro territorio. Sono questi i principali “pesanti” numeri dello Studio sul consumo di suolo condotto dal Servizio Ambiente e Paesaggio della Regione Marche, a partire da una proposta della Direzione del Servizio e con le professionalità della PF Informazioni territoriali e beni paesaggistici e della PF Aree

Cosa sono le FUAs L’area urbana funzionale è un’area di comuni contigui caratterizzati da una concentrazione di relazioni (afferenti principalmente alle sfere residenziali, lavorative e ricreative) tale da raggiungere un grado di interdipendenza così elevato da identificare un unico sistema socio-territoriale. L’individuazione delle 11 FUAs delle Marche è stata effettuata nei rapporti elaborati dal Prof. A.G. Calafati nell’ambito di un Progetto europeo (Interreg IIIB Cadses “Planet Cense”): queste comprendono 93 dei 246 Comuni delle Marche, hanno una popolazione compresa tra 54mila e 200mila e rappresentano le “nuove città” delle Marche. Pur rappresentando solo il 37% del territorio delle Marche, in esse vive il 71% della popolazione e lavora il 74% degli addetti. Ogni FUA ha un comune “centroide” rispetto al quale le relazioni funzionali interne all’area sono più intense.

Questi nuovi sistemi urbani non sono riconosciuti perché non corrispondenti a unità politico-amministrative. Ciò ha condotto a una mancata percezione o a una sottovalutazione dei rilevanti disequilibri economici, ambientali e sociali ad esse riferibili. Gli strumenti di governo del territorio dovrebbero tener conto di questa dimensione territoriale con riferimento, ad esempio, alla riduzione degli spostamenti mediante un piano della mobilità alla scala dell’area urbana funzionale.

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protette, Protocollo di Kyoto, Riqualificazione urbana. Numeri “pesanti” appunto, specie se si tiene conto di due fattori strutturali: 1. si riferiscono al consumo di una risorsa tanto finita quanto non rinnovabile, il suolo appunto; 2. non esistono, o sono estremamente fragili, efficaci azioni politiche che definiscano e perseguano con determinazione e lungimiranza l’obiettivo del rallentamento della crescita di consumo di suolo in parallelo a processi virtuosi di riqualificazione urbana e di tutela del paesaggio. Lo Studio, denominato “Atlante n. 1 - Ambiente e consumo di suolo nelle aree urbane funzionali delle Marche 1954-2007”, è stato svolto analizzando la dinamica del consumo di suolo tra il 1954 e il 2007 su 93 Comuni, appartenenti alle 11 Aree Urbane Funzionali (di seguito FUAs - Functional Urban Areas) delle Marche (vedi box alla pagina accanto). Il lavoro è stato poi allargato, comprendendo anche 15 Comuni che fungono da “cerniera” tra le FUAs, per un totale di 108 Comuni. In futuro l’analisi proseguirà al fine di coprire l’intero territorio regionale (Atlante n. 2). Metodologia Da un punto di vista metodologico il lavoro parte da dati ISTAT (precisamente le basi territoriali ISTAT del censimento 2001). Il dato risulta quindi sottostimato in quanto non tiene conto delle trasformazioni dell’uso del suolo non riconducibili ai centri e nuclei censiti dall’ISTAT (edifici sparsi in zona agricola, opere infrastrutturali e impiantistiche come strade, autostrade, depuratori, cabine di trasformazione, ecc.). Per ottenere l’“Urbanizzato 2001” i dati ISTAT sono stati confrontati con la Carta tecnica regionale 1:10.000 procedendo con una contrazione e frammentazione dei poligoni di partenza eliminando le aree non propriamente classificabili come “urbanizzato” (es. seminativi e incolti presenti all’interno delle aree urbane). L’“Urbanizzato 1984” è ricavato dalla carta dell’uso del suolo regionale. L’“Urbanizzato 1954” è determinato modificando i perimetri del 1984 sopra la cartografia IGMI in scala 1:25.000”. L’“Urbanizzato 2007” è stato ottenuto sovrapponendo i poligoni 2001 alle ortofoto AGEA 2006-2007. Per una migliore analisi della metodologia si rimanda direttamente allo studio. I numeri I dati riportati nella tabella 1 mostrano che l’urbanizzazione della superficie segue un andamento del tutto indipendente dall’incremento demografico: a fronte di una popolazione che aumenta del 37% tra il 1954 e il 2007, l’urbanizzato nello stesso periodo ha più che triplicato la sua estensione.

muni (Altidona, Monsano e Numana) hanno visto crescere la superficie urbanizzata addirittura di 10 volte. I comuni della “corona” (quelli che circondano il comune centroide) hanno registrato in quasi tutte le 11 FUA crescite percentuali superiori rispetto al comune centroide, a dimostrazione della stretta interdipendenza relazionale all’interno di ciascuna FUA delle scelte localizzative, ove i Comuni a “corona” svolgono un ruolo importante nei processi di “sub-urbanizzazione”.

AREA URBANA FUNZIONALE Pesaro Fano Senigallia Ancona Jesi Fabriano Macerata Civitanova marche Fermo San Benedetto del Tronto Ascoli Piceno TOTALE FUAs

Rapporto popolazione 2007/1954

Rapporto superficie urbanizzata 2007/1954

1,54 1,49 1,07 1,26 1,15 0,90 1,15 1,74 1,17 1,50 1,17 1,37

3,78 3,60 3,08 4,01 3,77 3,87 4,71 5,50 4,88 5,36 4,63 4,58

Tabella 2 - Rapporto della popolazione e della superficie urbanizzata 2007 rispetto al 1954 nelle FUAs

Riflessioni del dirigente del Servizio Ambiente e Paesaggio Arch. Antonio Minetti Come accade anche per altri indicatori ambientali, i dati sull’incremento inarrestabile del consumo di suolo non raggiungono le soglie altissime di altre zone d’Italia, ma restano comunque certamente lontani dagli obiettivi di incremento medio di quei paesi europei che stanno cercando di frenare la tendenza, ritenuta generalmente negativa, procedendo a forti politiche pubbliche di riqualificazione dei tessuti urbani e dell’intero sistema di infrastrutturazione territoriale. È bene ricordare le ricadute, non positive, del fenomeno e le questioni che lascia aperte: - l’innesco di processi negativi, nei quali la ricerca di nuovi suoli da edificare è determinata dai deficit dei bilanci comunali, che possono così alimentarsi grazie alle nuove concessioni ad edificare e agli oneri di urbanizzazione; - il perenne inseguimento dei servizi pubblici - trasporti, reti dei servizi idrici, depurativi, energetici, ora quelli informatici, della pubblica illuminazione, del ciclo dei rifiuti, ecc. - alla crescita edilizia diffusa a bassa densità, senza mai trovare un punto di economica efficiente

1954

1984

2001

2007

Rapporto 2007/1954

Urbanizzato (ha) FUAs

6.970,37

20.201,86

27.398,42

29.259,43

4,20

Incremento % 1954-2007 320%

Popolazione FUAs

802.808

998.620

1.042.433

1.103.131

1,37

37%

Tabella 1 - Andamento dell’urbanizzato e della popolazione nelle aree studiate. Periodo 1954-2007

Nella tabella 2 per ogni FUA vengono riportati i rapporti tra i valori della popolazione e della superficie urbanizzata al 2007 rispetto ai valori del 1954. La FUA che ha registrato un incremento maggiore è quella di “Civitanova Marche” (l’urbanizzato 2007 è 5,5 volte quello del 1954) seguita da quella di San Benedetto del Tronto (5,36 volte). Alcuni Co-

integrazione tra spazi spesso “rur-urbani” e qualità degli stessi servizi; - la grande questione dei paesaggi di qualità medio-alta o di eccellenza, a noi pervenuti dal lavoro umano e dalla storia dei secoli passati, non sempre riconosciuti tali ed ormai spesso isole nel magma edilizio delle conurbazioni

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costiere e vallive o confinati, ancora vasti ed anche ben difesi, prevalentemente nelle aree interne; - il tema, da riprendere in un ragionamento sulle nuove trame larghe di territori intercomunali, del ruolo degli ancora preziosissimi mille centri storici delle Marche; - il tema, poco praticato dalla disciplina urbanistica italiana, degli spazi periurbani; in definitiva di quelle aree più o meno vaste in ordinaria attesa di occupazione edilizia, poco valide sotto il profilo dell’agricoltura tradizionale, ma certamente non ancora città. Utili sarebbero invece in una considerazione ecosistemica del territorio, a maggior ragione in tempi di cambiamenti climatici; - i problemi del trattamento delle acque reflue, del consumo della risorsa idrica, delle emissioni in atmosfera, dell’uso massiccio dell’auto privata, delle tipologie di raccolta dei rifiuti in contesti di forte diffusione edilizio-urbana non possono raggiungere le economie di scala e gli standard di efficienza, possibili in contesti a densità maggiori; - anche i processi di erosione e di impermeabilizzazione dei suoli, ben segnalati in sede europea, presentano caratteri peculiari nella costruzione della città diffusa, soprattutto in territori fragili per ragioni geomorfologiche come sono quelli così largamente diffusi nella nostra regione; - infine, ma tra i principali aspetti da considerare e gestire nelle politiche pubbliche, la necessità di vasti processi di riqualificazione urbana ed edilizia dei patrimoni esistenti; questione che diventerà sempre più rilevante man mano che si avvicinano e si dilatano le soglie di criticità funzionale, costruttiva ed ora energetico-ambientale di quanto costruito soprattutto negli anni sessanta e settanta, ormai sempre più lontani dagli standard minimi richiesti dal mercato. E qui si ritrova anche il tema, inedito per forme e contenuti, di una paradossale nuova questione abitativa in Italia nella società multietnica e dentro processi demografici nuovi per estensione e caratteristiche socio-culturali. La documentazione del fenomeno in atto dovrebbe richiedere prima una riflessione consapevole e pubblica soprattutto nelle sedi istituzionali competenti per la serie numerosa delle politiche attivabili e al più presto scelte appunto politiche, che siano incisive ed utili a modificare le tendenze in atto. Alcuni paesi europei stanno utilizzando anche strumenti

legislativi in tal senso, ottenendo qualche successo. Resta centrale lo strumento della pianificazione pubblica delle trasformazioni territoriali, riconoscendo tuttavia prioritaria una necessaria svolta nell’approccio generale, nelle procedure ed anche nella strumentazione disciplinare, ma soprattutto nei ruoli e nei compiti rispettivi della Regione e degli enti locali. È chiarissimo che i fenomeni in atto e gli esiti non positivi, che li connotano, possono essere governati soltanto ad una scala superiore a quella dei confini comunali, non coincidente tuttavia - qui si propone - con quella provinciale, inadatta per tante ragioni e almeno nelle Marche ai necessari cambi di strategia in ampie aree ben individuate. Ritorna il tema dell’area vasta intercomunale, raccogliendo esempi di collaborazione tra Comuni e Province, già in corso nelle Marche, abbinandovi un ruolo in nessun caso burocratico o autorizzativo della Regione ed un diverso incisivo ruolo delle amministrazioni provinciali. Due occasioni strumentali si presentano in questa fase nell’attività politico-amministrativa regionale per definire la nuova cornice qui sommariamente indicata: la revisione del Piano paesistico e soprattutto la modifica della ormai superatissima legge urbanistica regionale, datata 1992. Il primo strumento deve occuparsi per indirizzo europeo e norma statale anche dei paesaggi ordinari, quelli che non si costituiscono come eccellenza o alto valore storico-culturale; quindi i paesaggi urbani e periurbani, che l’atlante cartografa come FUAs ed anche quelli altrove riconoscibili nel territorio delle Marche. Buona cosa sarebbe allora occuparsene secondo aggregazioni di area vasta, costruendo insieme politiche perequate di trasformazione con alti tassi di innovazione energetico-ambientale e secondo linee di diffusa riqualificazione urbana. Il secondo strumento - la legge - dovrebbe rendere operativa come norma necessaria ed incisiva la regola della pianificazione strategica e strutturale di livello intercomunale, creando interesse concreto e condiviso tra i Comuni che concertano, la Provincia che fornisce un quadro più ampio di assetti e di reti, la Regione che aggiunge informazioni, indirizzi ed opportunità per ottenere il miglior risultato possibile.

Il documento aggiunge un prezioso tassello alla conoscenza del territorio delle Marche. Pur non riguardando l’intero territorio regionale, il documento è già utilissimo per una riflessione culturale e politica volta a riorientare lo sviluppo economico e sociale in una direzione diversa su basi ambientali, energetiche, sociali ed anche di architettura urbana, decisamente migliori delle attuali. Più incisive devono essere le norme e le pratiche urbanistiche di progressiva riduzione degli incrementi nel consumo di suolo, fino all’obiettivo di “zero ettari” di nuovi spazi urbani; più qualità energetico-ambientale va prescritta ed agevolata nelle trasformazioni edilizie; più ampie devono essere le cure del ferro nella mobilità territoriale e del trasporto pubblico nelle città; più risorse finanziarie pubbliche e private devono indirizzarsi all’efficienza delle reti idriche e del ciclo dei rifiuti; devono crescere gli spazi verdi e della forestazione urbana. Marco Amagliani Assessore all’Ambiente della Regione Marche

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Evoluzione del consumo di suolo dal 1954 al 2007 nel Comune “centroide” della FUA di San Benedetto del Tronto Edificato 1954

Edificato 1984

Edificato 2001

Edificato 2007

Lo studio, prodotto totalmente all’interno della struttura tecnica della Regione Marche (Servizio Ambiente e Paesaggio P.F. Informazioni territoriali e beni paesaggistici”), verrà presentato nell’ambito della manifestazione Eco&Equo (www. ecoandequo.it), che si svolgerà ad Ancona i prossimi 27, 28 e 29 novembre, dove sarà possibile anche richiedere una copia della pubblicazione che è stata prodotta. Per informazioni più aggiornate si rimanda al sito.

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ARPAM

ENERGIA AMBIENTE SALUTE di Gisberto Paoloni Direttore Generale ARPA Marche

Il rapporto con l’ambiente è una delle determinanti fondamentali dello stato di salute della popolazione. L’ambiente può influire indirettamente o direttamente sulla salute. Può infatti favorire la circolazione di agenti patogeni e altri fattori biologici, come ad esempio i pollini e altri allergeni, che colpiscono, quando presenti, la popolazione sensibile. Può però anche agire per mezzo di fattori non biologici, come la presenza di contaminanti chimici e fisici: in questo caso, è più difficile determinare una relazione causa-effetto e gli studi epidemiologici cercano di descrivere e quantificare i danni da esposizione, sia acuta che cronica, a diverse sostanze. Nel sito www.arpa.marche.it sono presentati i lavori di ricerca del servizio di epidemiologia ambientale di ARPAM, dai quali si deduce chiaramente la stretta correlazione tra lo stato dell’ambiente, e l’andamento dei dati di mortalità e morbilità nelle città delle Marche prese in esame, sia per quanto riguarda i picchi dell’inquinamento atmosferico, in particolare da polveri fini e ultrafini, che per la presenza nelle aree antropizzate di fonti di emissione di agenti inquinanti. A questo riguardo, si segnala, sempre nel sito web dell’ARPAM, il Rapporto sull’indagine epidemiologica svolta tra le popolazioni dei comuni di Falconara, Chiaravalle e Montemarciano, che vivono nei pressi della raffineria, in relazione alla mortalità per tumore del tessuto emolinfopoietico.

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L’indagine epidemiologica nell’area AERCA (area ad elevato rischio di crisi ambientale, così definita da una legge della Regione Marche), ha provocato un intenso confronto politico, scientifico e tecnico tra gli addetti ai lavori ed ha consentito di giungere, in tempi brevi, all’istituzione, da parte della Regione Marche, del Registro dei Tumori, dell’Osservatorio Epidemiologico Ambientale (OEA) e in ultimo di apportare una modifica alla Legge istitutiva dell’ARPAM, che consentirà all’Agenzia di ripartire con l’indagine epidemiologica e completarla senza gli intralci burocratici del passato. La maggiore integrazione tra le componenti ambientali e sanitarie, garantita dall’istituzione dell’OEA regionale, affronterà in modo più approfondito ed efficace le problematiche di epidemiologia ambientale e sarà di supporto per affrontare anche a livello locale le problematiche legate agli impatti ambientali. I suoi compiti principali saranno: - le valutazioni epidemiologiche e tossicologiche; - la gestione dei dati ambientali e sanitari; - la sorveglianza ambientale delle popolazioni in aree con maggiore pressione ambientale. L’Osservatorio sarà composto da personale sia dell’ARPAM che del Sistema Sanitario Regionale (SSR) e avrà la sede di riferimento presso l’ARPAM. Acclarato dunque lo stretto legame tra ambiente e salute, resta da vedere come ciò si concili con il nostro modo di vivere, abitare, produrre: attività che possiamo definire energivore. Infatti, proprio la produzione di energia, necessaria a soddisfare la domanda civile e industriale, è la prima responsabile dell’inquinamento atmosferico. Nel nostro Paese circa l’85% dell’energia disponibile viene prodotta bruciando combustibili fossili. Nonostante il rapido sviluppo delle fonti rinnovabili come eolico e solare, non è prevedibile che a breve queste fonti diano un con-

tributo sostanzioso al nostro bilancio energetico. Se vogliamo evitare che il rischio sanitario per le popolazioni si innalzi dovremo mettere in campo misure di mitigazione e adattamento. La prima misura di mitigazione che dovremmo incentivare è il risparmio energetico, perché non costa nulla, anzi, la collettività risparmierebbe e si conseguirebbero immediati e rilevanti risultati. Dati ormai consolidati ci dicono che le civili abitazioni sono responsabili del 30% del consumo energetico nazionale e del 25% delle emissioni di CO2. Ma dell’energia richiesta per riscaldare gli ambienti di vita e per produrre acqua calda solo il 65% viene effettivamente utilizzato, il restante 35% si disperde, per cattivo isolamento degli ambienti, per il malfunzionamento delle apparecchiature, per ulteriori banali cause. Dunque, adottando pochi, semplici e, oltretutto, sovvenzionati accorgimenti, si avrebbe immediatamente a disposizione il 35% di energia in più. Se il risparmio è la prima, e più urgente, misura di mitigazione del “danno da produzione di energia”, l’adattamento consiste nel cambiare il modello produttivo. Storicamente la produzione di energia elettrica è stata monopolio di Stato e del gigantismo industriale. Grandi impianti produttivi termoelettrici hanno prodotto grandi quantità di energia elettrica per vaste aree territoriali. Questo sistema ha avuto l’handicap di produrre elevate concentrazioni di inquinamento, specialmente nel passato, quando i controlli e le tecnologie non offrivano grande attenzione all’impatto su ambiente e salute. Dagli anni ’90, le economie occidentali hanno avviato un progressivo processo di privatizzazione del settore energia. Al sistema tradizionale della produzione centralizzata dell’energia si è affiancato quello della generazione distribuita, aumentando il numero degli impianti di piccola-media dimensione, collegati alla rete distributiva o a sistemi di ac-


cumulo. La minore dimensione degli impianti se penalizza le economie di scala, beneficia, tuttavia, di maggiore efficienza produttiva. Una centrale di media dimensione raggiunge l’80% del rendimento rispetto al 35% delle migliori centrali di grandi dimensioni. La vicinanza degli impianti di produzione dell’energia ai punti di consumo finale consente un minore trasporto dell’energia elettrica e una minore dispersione nella rete distributiva (in media il 10% dell’energia prodotta si perde nella rete

di trasmissione e distribuzione). Inoltre, come qualsiasi modello di economia a rete, il sistema “distribuito” garantisce una maggiore capacità di adattamento e flessibilità dei centri di produzione in relazione ai centri di consumo. Infine, la generazione distribuita è perfettamente compatibile con le politiche di risparmio, ne è il corollario, al contrario del modello centralizzato che per sua natura spinge verso l’incremento dei consumi.

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PROVINCIA DI FERMO

VERSO UN TERRITORIO CERTIFICATO L’Assessore provinciale al Turismo, Agricoltura, Patrimonio ed Edilizia Scolastica presenta i primi indirizzi verso la sostenibilità della nuova provincia marchigiana di Alberto Piastrellini

Ultima nata, nel complesso politicoamministrativo della Regione Marche, la Provincia di Fermo (istituita fin dal 2004 con Legge dell’11 giugno n. 147, ma resa operativa solo quest’anno grazie alle elezioni provinciali del 6 e 7 giugno scorso), si estende su una

primo approccio alla nuova realtà istituzionale per conoscere i progetti, le istanze, gli indirizzi e gli obiettivi del nuovo organismo deputato alla gestione del territorio. Ovviamente, data la sensibilità alle tematiche ambientali che caratterizza la nostra pubblicazione, abbiamo contattato, in prima battuta, uno dei protagonisti attivi della nuova Amministrazione, l’Assessore Provinciale Guglielmo Massucci che detiene le deleghe per quanto riguarda Turismo, Agricoltura, Patrimonio e l’Edilizia Scolastica, al quale abbiamo rivolto alcune domande. Prof. Massucci, può dirci quali sono le emergenze ambientali e naturali del territorio? Intanto, ad essere obiettivi, sono fiero di poter affermare che nel nostro ter-

È chiaro che la salute del consumatore finale è garantita dal rispetto delle regole dettate dai disciplinari affinché i prodotti arrivino al mercato a “residuo zero”, però l’ambiente nel suo complesso non può dirsi completamente protetto, dal momento che queste sostanze sparse sul terreno possono filtrare nelle falde acquifere e, attraverso i corsi d’acqua, arrivare fino al mare dove provocano fenomeni di eutrofizzazione. Data la forte vocazione agricola del nostro territorio, considero questa problematica specifica come prioritaria rispetto ad altre azioni. Quali strategie sta ipotizzando la nuova amministrazione provinciale per risolvere questo approccio “tra-

Fermo Est (foto di Luigi Trasatti)

superficie di 859,51 Km² e interessa 176.488 abitanti. Il territorio, scorporato dalla vecchia Provincia di Ascoli Piceno, è compreso fra il mare Adriatico (ad Est), la Provincia di Macerata (a Nord Ovest) e la Provincia di Ascoli (a Sud), e comprende 40 Comuni, alcuni dei quali inseriti all’interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. In occasione della nuova uscita di Ambiente Marche News - Le Istituzioni comunicano, abbiamo voluto compiere un

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ritorio non esistono grosse emergenze ambientali. Tuttavia, non si può non considerare l’uso complessivo che nel tempo si è fatto del territorio stesso; mi riferisco, cioè, al modo di condurre le attività agricole che caratterizzano fortemente il territorio dell’entroterra marchigiano. Purtroppo si continua a coltivare facendo largo uso di sostanze chimiche, quali pesticidi e fitofarmaci che contengono nitrati ed altri composti dannosi in alte concentrazioni.

dizionale” all’agricoltura? Stiamo iniziando un percorso ad hoc attraverso un progetto pilota specifico per la Val d’Aso (Progetto Val d’Aso), che prevede diverse azioni volte al recupero del territorio. Diversi produttori di frutta, circa 107 aziende per un territorio che rientra nelle competenze di 10-11 Comuni, hanno già fatto specifica richiesta alla Regione Marche per poter essere inseriti nelle graduatorie per gli specifici fondi comunitari.


Questo progetto, che ha tra le finalità principali la riconversione dei processi agricoli e l’abbattimento delle sostanze chimiche, è stato accolto favorevolmente e ha già ottenuto un primo finanziamento di 2 milioni di euro. Le imprese agricole che hanno beneficiato del finanziamento stanno già operando per superare i “tradizionali” metodi di produzione frutticola. Assessore, c’è la possibilità che anche nella vostra provincia si compiano scelte volte alla sostenibilità dei processi agricoli, come l’implementazione delle filiere corte, delle colture biologiche, della “blindatura” agli organismi geneticamente modificati? Certamente. Anche se è ancora prematuro parlare di una linea precisa da parte dell’Ente Provincia, dal momento che il progetto amministrativo dovrà necessariamente scaturire dalla partecipazione di tutte le categorie, gli operatori e gli attori principali dei settori strategici; in particolare di turismo e agricoltura. Posso tuttavia garantire che le fondamenta sulle quali poggerà la nostra azione pianificatoria saranno proprio quelle di una agri-

coltura su area vasta (cercheremo di coinvolgere anche la Provincia di Ascoli in questa visione), con la certificazione generale di tutti i prodotti. Tutto dovrà essere prodotto con criteri biologici e a garanzia dell’abbattimento delle emissioni legate al trasporto delle merci, si punterà su prodotti a Km “0”. È un obiettivo ambizioso, quello della certificazione dell’intero territorio provinciale, ma ci crediamo fortemente.

Assessore, il territorio del fermano rappresenta idealmente l’immagine iconica dell’entroterra marchigiano, così caratterizzato dalla frammentazione urbanistica e dal susseguirsi di colline, borghi e castelli di grande impatto e valenza storico-culturale. Come si intenderà implementare l’offerta turistica, garantendo, al contempo, la sostenibilità della gestione dei flussi? Proprio in quest’ambito abbiamo coniato il neologismo turicultura, per sottolineare come il turismo deve necessariamente confrontarsi con l’aspetto culturale e storico dei tanti paesi e comuni. Non solo mare, spiagge e chalet, quindi, ma un notevole e diffuso patrimonio storico che spazia dall’epoca romana sino al Risorgimento, passando per centri medievali quasi intatti ed una fioritura tipicamente marchigiana di teatri storici… Insomma, queste molteplici peculiarità devono assumere un valore da non sottovalutare per gli operatori turistici, che dovrà stimolare noi amministratori per sostenere un lavoro di “messa in rete” delle varie proposte, affinché si

fornire ai turisti le maggiori informazioni possibili per accompagnarli ed indirizzarli al meglio durante i loro tour.

dia la possibilità al territorio di rispondere puntualmente e positivamente a tutte le richieste di un turismo evoluto e sempre meno stanziale. Questa scommessa impegnerà certamente molte risorse, ma non possiamo permetterci di rinunciare a questa opportunità. Ripeto, come Provincia siamo appena nati e molte attività sono ancora alla fase programmatoria. Intanto, a breve, cominceremo con l’aggiornare tutta la cartellonistica del territorio al fine di

recenti e presentano meno problematiche. Per quanto riguarda l’Istituto Alberghiero “Tarantelli” di S. Elpidio a Mare è già previsto un nuovo sito in periferia. Nella Provincia di Fermo l’anno scolastico è partito senza alcun problema, nelle scuole i ragazzi hanno trovato la massima accoglienza e, per quanto riguarda la situazione degli edifici scolastici, ripeto, la situazione è accettabile.

Un’ultima cosa. Sappiamo bene come la vetustà del patrimonio edile, soprattutto per quanto riguarda gli edifici scolastici, sia una delle problematiche più serie che le varie amministrazioni locali sono chiamate a risolvere, tanto più in un territorio sismico come l’Italia laddove il depauperamento del territorio ed il dissesto idrogeologico causano ogni anno diversi problemi. Qual è la situazione nella provincia di Fermo? Potremmo definire la nostra situazione, accettabile. Nel tempo, abbiamo decentrato diversi istituti scolastici dai centri storici, come è avvenuto, ad esempio nella città di Fermo, dove le due uniche eccezioni sono rappresentate dall’Istituto Tecnico “Montani”, una struttura “storica” ma molto solida e dal Liceo Classico sul quale stiamo lavorando intensamente per la sua messa in sicurezza. Altre strutture sono sicuramente più

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