R&A n.9 Settembre 2008

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Free Service Edizioni

n°9 Settembre 2008 Anno IX

Free Service Edizioni - Falconara M. (AN) - Rivista Mensile di Informazione e Aggiornamento di Cultura Ambientale - Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Ancona

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SETTEMBRE

2008

Anno IX

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ciano magenta giallo nero


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Rivista mensile di informazione e aggiornamento di cultura ambientale Edizioni:

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In copertina: Immagini di simulazione di impatto (fonti: www.resonancepub.com e www.gemini.edu)

n°9 SETTEMBRE 2008 anno IX

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CAMBIAMENTI CLIMATICI

Accra Climate Change Talks (21-27 Agosto 2008) “Il ticchettio dell’orologio” che l’Unione Europea non sente Anche in questa occasione dopo Bonn, L’UE non ha avanzato proposte

11 Sondaggio Speciale di Eurobarometro Europei molto preoccupati per i cambiamenti climatici Ma non gli Italiani di Vinicio Ruggiero

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MANIFESTAZIONI E CONVEGNI

L’Aquila, 22-26 Settembre 2008 Aerosol e cambiamenti climatici Un incontro internazionale per chiarire come minuscole particelle impattano il clima di Nico Cimini

16 Verona, 21-23 ottobre 2008 CREA 2008 amplia la sua offerta formativa L’Expo Business Forum Condizionamento, Riscaldamento, Energia, Ambiente ospita diversi appuntamenti specifici dedicati alle problematiche energetiche di Diana Comari


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33° Congresso Internazionale di Geologia a Oslo Onegeology: la Terra come non si era mai vista finora Dalla rivoluzione industriale del XIX secolo alla rivoluzione digitale del XXI di Micaela Conterio

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UNO SPAZIO DEDICATO A...

Regione Liguria “Come conciliare tutela del territorio e sviluppo economico” Intervista all’Assessore all’Ambiente, Franco Zunino

EDUCAZIONE AMBIENTALE

Parigi, Hotel de Ville dal 13 giugno al 17 agosto 2008 “Il giardino (non) effimero” Iniziativa meritevole di diffusione in altre aree urbane di Massimo Lombardi

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IL COMMENTO

Nuova Direttiva sui Rifiuti Un’Europa che ricicla Incenerimento per recupero di energia solo se risponde a requisiti di efficienza

di Fabio Bastianelli

MATERIALE IN INSERTO

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Testo della Nuova Direttiva UE sui Rifiuti Approvato dal Parlamento europeo il 17 giugno 2008

Regione Emilia-Romagna Dall’educazione ambientale all’educazione allo sviluppo sostenibile di Lino Zanichelli

26 Provincia di Genova “Tutte le pratiche messe in atto per la salvaguardia del territorio” Intervista all’Assessore all’Educazione Ambientale, Renata Briano di Fabio Bastianelli

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INFORMAZIONE E AGGIORNAMENTO

Rappresentare i rischi di catastrofi naturali Evento di Tunguska: “cigno nero” del XX secolo Dall’immaginario collettivo ad una corretta informazione



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40 Albo Gestori Ambientali Criteri e requisiti per l’iscrizione all’Albo per lo svolgimento delle attività di gestione dei centri di raccolta RSU Pubblicata sulla G.U. la Deliberazione del 29 luglio 2008 a cura di Stefano Agostinelli

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€CO-FINANZIAMENTI

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I QUESITI DEL LETTORE

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AGENDA - Eventi e Fiere

AMBIENTE E ARTE

Osvaldo Licini: dai paesaggi marchigiani ai paesaggi dell’anima

POLIECO MAGAZINE di Anna Rita Rossi

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AMBIENTE MARCHE NEWS

AGENDA 21

La vetrina della sostenibilità dell’Emilia-Romagna: un progetto per promuovere l’innovazione sostenibile” a cura di Gruppo di lavoro Vetrina della Sostenibilità


CAMBIAMENTI CLIMATICI

Accra Climate Change Talks (21-27 Agosto 2008)

“IL TICCHETTIO DELL’OROLOGIO” CHE L’UNIONE EUROPEA NON SENTE Anche in questa occasione dopo Bonn, l’UE non ha avanzato proposte allargato ad altri Paesi la cui economia è in costante crescita, avvenuto nell’isola di Hokkaido (Giappone) dal 7 al 9 Luglio. In tale occasione era stata adottata una dichiarazione che, riaffermando l’impegno delle principali economie sia dei Paesi industriali che di quelli in via di sviluppo per la lotta al cambiamento climatico, osservava che se “comuni sono le responsabilità, esse debbano essere differenziate secondo le rispettive responsabilità”. Pertanto si riconosceva che le azioni dai Paesi ad economia sviluppata saranno diverse da quelli di economia in via di sviluppo, aggiungendo che “ciascuno di noi [i G8] attuerà obiettivi a medio termine ambiziosi sul piano economico, al fine di conseguire riduzioni delle emissioni, per raggiungere a lungo termine l’obiettivo di almeno il 50% di riduzioni delle emissioni globali entro il 2050”. La dichiarazione ha sottolineato, poi, che questo obiettivo dovrebbe essere condiviso da tutte le Parti della Convenzione UNFCCC, sollecitando il raggiungimento di un accordo post 2012 e continuando “a lavorare costruttivamente insieme per promuovere il successo per la Conferenza sui Cambiamenti Climatici di Copenhagen nel 2009”. Di fatto, non c’è stato alcun accordo sugli obiettivi di riduzione delle emissioni per il medio-lungo termine!

Ha avuto luogo alla fine di Agosto ad Accra (Ghana) la terza ed ultima tornata dell’anno dei Colloqui sui Cambiamenti Climatici, secondo quanto definito dalla road map tracciata a Bali (Indonesia) nel corso della Conferenza ONU sui Cambiamenti Climatici, svoltasi dal 3 al 15 Dicembre 2007 (ndr: per le conclusioni del summit si veda “Bali: avanti con giudizio”, in Regioni&Ambiente, n. 1/2 Gennaio-Febbraio 2008, pag. 8 e segg.). La tabella di marcia prevedeva una serie di negoziati per raggiungere un accordo su un piano di azione a medio termine per il periodo successivo al 2012, quando scadranno gli impegni di riduzione dei gas serra sottoscritti con il Protocollo di Kyoto, che dovrà essere firmato a Copenhagen nel Dicembre 2009. I precedenti incontri preparatori per l’appuntamento di Poznañ (Polonia), 1-2 Dicembre, quando si riunirà la Conferenza dei Paesi firmatari della Convenzione Quadro delle nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), si erano svolti a Bangkok dal 31 marzo al 4 aprile e a Bonn, dal 2 al 13 Giugno (ndr: per un’analisi approfondita delle conclusioni dei negoziati, si veda rispettivamente: “Il treno per Copenhagen ha lasciato la stazione”, in Regioni&Ambiente, n. 5 Maggio 2008, pag. 8 e segg. e “I paesi ricchi non fanno proposte concrete”, in Regioni&Ambiente, n. 7/8 Luglio-Agosto 2008, pagg. 38-39). Nell’aprire i lavori di Accra a cui hanno partecipato 1.600 persone (oltre ai delegati di 160 Paesi, erano presenti rappresentanti di organizzazioni ambientaliste, di imprese e industrie, di istituti di ricerca), il Segretario esecutivo UNFCCC, Yvo de Boer dopo aver ricordato che i lavori si svolgevano in Africa non solo “per la sua ospitalità, la sua amicizia e la sua bellezza naturale. Ma anche perché è il continente che subisce più pesantemente gli effetti del cambiamento climatico”, ha voluto sottolineare la necessità di imprimere un ritmo più accelerato e propositivo ai negoziati, perché il tempo a disposizione prima di Poznañ si sta inesorabilmente assottigliando “chiaramente l’orologio continua il suo ticchettio”. Per de Boer non c’è quindi tempo da perdere ed è giunto il momento di arrivare a qualche conclusione perché “quando la casa brucia la gente non può perdere tempo in discussioni”, ha osservato il Segretario esecutivo UNFCCC, citando un proverbio Ashanti, etnia del Paese ospitante. Poi, quasi ad evidenziare come anche piccole azioni quotidiane assumono un grande valore simbolico, ha esonerato il personale del segretariato dall’indossare giacche e cravatte dopo la cerimonia di apertura, invitando i partecipanti a fare altrettanto, tenuto conto delle condizioni meteorologiche tropicali del Ghana, al fine di condurre le discussioni in ambiente più confortevole, oltre a limitare l’uso di aria condizionata e, quindi, a ridurre le emissioni di gas serra. Anche in questa occasione, come era accaduto a Bonn, l’evento si svolto dopo l’importante Vertice annuale dei G8,

Ad Accra i lavori si sono svolti dopo questo importante antefatto, concentrati sull’attività di due Gruppi di Lavoro (Ad hoc Working Group): • AWG-LCA che ha il mandato per avviare un processo globale per consentire la piena efficace e costante attuazione della Convenzione a lungo termine di un’azione di cooperazione fino a dopo il 2012, su 5 settori chiave: 1. una visione condivisa a lungo termine di un’azione di cooperazione tra cui una prospettiva di riduzione globale delle emissione; 2. potenziamento delle azioni di attenuazione dei cambiamenti climatici; 3. potenziamento delle azioni di adattamento ai cambiamenti climatici; 4. potenziamento delle azioni per lo sviluppo tecnologico e di trasferimento delle tecnologiche; 5. potenziamento delle azioni per la fornitura di risorse finanziare e per gli investimenti. • AWG-KP nell’ambito del Protocollo di Kyoto ha il compito di analizzare i mezzi disponibili per raggiungere obiettivi di riduzione delle emissioni e l’identificazione dei modi per migliorare la loro efficacia contribuendo allo sviluppo sostenibile. Il suo programma di lavoro prevede: 1. meccanismi flessibili; 2. uso del suolo, cambiamenti nell’utilizzo dei suoli e la silvicoltura;

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3. approcci settoriali; 4. settori e categorie di fonti dei gas ad effetto serra.

ropea che contraddice la volontà dichiarata di assunzione di un ruolo leader in tema di contrasto al global warming. “L’UE ha deluso ad Accra come aveva deluso ai precedenti colloqui di Bonn, essendo pervenuta al tavolo negoziale con le mani vuote - ha dichiarato Diane Mc Fadzien, coordinatrice del programma WWF Global Climate Iniziative - Poznañ costituirà l’ultima occasione per mostrare tutto il suo potenziale, al fine di non essere accomunata a Canada, Russia, Giappone, Australia e Stati Uniti nella mancanza di ambizione”. Il gruppo ha pure tenuto due Seminari. Quello sulle Strategie politiche ed incentivi per la riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado delle foreste, ha finalmente riconosciuto che i Paesi in via di sviluppo debbono essere compensati per rallentare o fermare la de-

Per quanto attiene le conclusioni a cui è pervenuto il primo Gruppo i risultati più concreti si sono raggiunti in merito ad accordi istituzionali per l’erogazione di finanziamenti e per il trasferimento di tecnologie per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Le esigenze dei Paesi meno sviluppati sono state prese in adeguata considerazione, anche grazie al ruolo svolto da Norvegia e Svizzera che hanno apportato un loro contributo specifico, come era avvenuto a Bonn, tanto che questi Paesi costituiscono un vero e proprio punto di riferimento per i Paesi in via di sviluppo, mentre anche in questa occasione è risaltata la mancanza di proposte concrete dell’Unione Eu-

Fonte: UNFCCC

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forestazione, mentre i Paesi in cui il patrimonio forestale è in via di esaurimento dovranno essere aiutati finanziariamente per la conservazione e l’espansione della copertura forestale restante. L’altro ha preso in esame i cosiddetti “Approcci settoriali”, per mezzo dei quali i Paesi possono affrontare le emissioni relativamente ad un intero settore della loro economia. Su questo punto, anche in relazione ai lavori dell’altro Gruppo, si è evidenziata una frattura tra i Paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo che ha visto per protagonisti Giappone e India. Il Giappone proponeva che anche le economie emergenti dovessero farsi carico di precisi impegni per la riduzione delle emissioni di gas serra, sulla base dell’approccio settoriale, relativo al consumo energetico delle industrie. Di fronte a questa proposta l’India opponeva obiettivi nazionali di efficienza energetica, giudicando l’approccio settoriale su limiti e criteri dei paesi industrializzati penalizzante per quelli in via di sviluppo. C’è da osservare che i Paesi in via di sviluppo e quelli poveri sono preoccupati che l’approccio settoriale possa preludere all’innalzamento di barriere commerciali per le industrie meno efficienti. Le conclusioni a cui si è pervenuti per un accordo da proporre a Poznañ sulla limitazione delle emissioni di carbonio di industrie specifiche, come quelle dell’acciaio, del cemento e di generazione di energia, non saranno vincolanti per i Paesi in via di sviluppo e sarà il singolo Paese a decidere se inserire o meno le politiche settoriali negli obiettivi nazionali del tetto massimo di emissioni. L’altro Gruppo ha trovato un compromesso propositivo sui Meccanismi flessibili per lo sviluppo “pulito”, che permettono ai Paesi industrializzati di acquisire crediti per coprire parte delle loro riduzioni alle emissioni, secondo gli impegni sottoscritti a Kyoto, tramite progetti di riduzione delle emissioni in Paesi in via di sviluppo (Certified Emission Reductions). Finora questi progetti si sono concentrati essenzialmente nei Paesi emergenti (Cina, India, Brasile e Sud-Africa), lasciando ai margini il Continente africano. Secondo il Gruppo di lavoro non è possibile progettare efficaci progetti di lotta al cambiamento climatico, se non si tiene conto che le esigenze specifiche dell’Africa non solo di adattamento, ma anche di aiuti concreti per una crescita economica “pulita”. Le proposte di miglioramento dei Clean Development Mechanism sarebbero state oggetto di approfondita discussione da parte dei Paesi africani nel corso del Carbon Forum di Dakar (3-5 settembre 2008). Un grande impatto sui partecipanti ha avuto il Rapporto “Reforming Energy Subsides. Opportunities to contri-

bute in the climate change”, presentato per l’occasione dall’UNEP. Nel rapporto viene demolita la convinzione che i meccanismi di sostegno o sovvenzioni alla produzione di energia aiutino soprattutto i più poveri. Nello studio, pur riconoscendo che il sostegno e gli alleggerimenti fiscali possono generare benefici economici, sociali e soprattutto ambientali, tali da ingenerare una “rivoluzione” delle energie rinnovabili, come accaduto in Spagna e Germania, si sottolinea che comunque le buone sovvenzioni hanno raramente un obiettivo economico e affrontano di rado il problema della povertà. Il Direttore dell’UNEP e vice-Segretario ONU, Achim Steiner, intervenendo ad Accra ha ribadito che “molte sovvenzioni alle energie fossili derivano da ragioni politiche e servono a sostenere e perpetuare l’inefficienza all’interno dell’economia mondiale”. A suo avviso i Governi dovrebbero rivedere le sovvenzioni energetiche, per eliminare quelle che sono inefficaci e pregiudiziali a causa delle limitate risorse, perché “ritardano l’introduzione delle energie rinnovabili o di altre forme efficaci di produzione energetica, erigendo varie barriere per i trasporti pubblici e fino al risparmio energetico”. Globalmente, i sussidi energetici ammontano a 300 miliardi di dollari all’anno, all’incirca lo 0,7% del PIL mondiale, mentre l’annullamento di tali sovvenzioni, secondo il Rapporto, ridurrebbe del 6% annuo le emissioni di gas serra e mentre il PIL mondiale si incrementerebbe dello 0,1%. In effetti, la relazione conclude che in molti Paesi in via di sviluppo i vari beneficiari di tali sovvenzioni non sono i poveri e l’ambiente, bensì le famiglie benestanti, i produttori di apparecchiature e coloro che producono i combustibili. Per Yvo de Boer il meeting di Accra è risultato sostanzialmente positivo sia perché i Presidenti dei Gruppi di Lavoro hanno avuto il mandato di compilare proposte, da presentare a Poznañ, sulla base delle conclusioni a cui i rispettivi gruppi sono pervenuti sia perché finalmente si comincia a comprendere il ruolo determinante che può svolgere l’Africa che, attraverso il trasferimento di investimenti, avrà la “golden opportunity” per diventare il continente che contribuirà in modo decisivo nella lotta al global warming. “Siamo ancora sulla buona strada - ha concluso il Segretario UNFCCC - il processo negoziale ha avuto un’accelerazione e i Governi si stanno impegnando seriamente per negoziare un risultato a Copenhagen”. Tuttavia, prima della riunione di Accra in un’intervista a “Times of India” lo stesso de Boer aveva ammesso che difficilmente in Polonia si potrà raggiungere un accordo a medio termine sugli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra “prima che si sia insediata la prossima amministrazione statunitense”.

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Sondaggio Speciale di Eurobarometro

EUROPEI MOLTO PREOCCUPATI PER I CAMBIAMENTI CLIMATICI Ma non gli Italiani

di Vinicio Ruggiero

Eurobarometro ha recentemente pubblicato i risultati del Sondaggio Speciale commissionatogli dal Parlamento europeo e della Commissione UE: “Europeans’ attitudes towards climate change”, inteso a cogliere gli atteggiamenti degli europei nei confronti dei Cambiamenti Climatici. Le interviste sono state realizzate tra Marzo e Maggio 2008, intervistando più di 30.000 cittadini dei 27 Stati membri dell’UE, dei 3 Paesi candidati (Croazia, Turchia e l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia) e della comunità Turco-cipriota. Le conclusioni sono state che gli europei guardano con estrema preoccupazione ai cambiamenti climatici e sono chiaramente disposti a prendere misure per contrastarli, giudicando che gli obiettivi fissati dall’Unione Europea per ridurre le emissioni di gas serra ed aumentare la quota di energie rinnovabili siano adeguati o addirittura troppo limitati. Tuttavia, una percentuale significativa di persone ritiene di essere poco informata sui cambiamenti climatici e su come contribuire a contrastarli.

gennaio, in modo che l’Europa possa raggiungere pienamente i propri obiettivi e soddisfare le aspettative dei cittadini”. In base al sondaggio, i tre quarti dei cittadini prendono molto sul serio il problema dei cambiamenti climatici. In totale, il 62% degli intervistati lo considera uno dei due problemi più gravi che il mondo si trova attualmente ad affrontare. Solo la povertà ha ottenuto un punteggio superiore: il 68% la indica infatti come uno dei due problemi più gravi. La situazione tuttavia varia da paese a paese e a seconda delle aree geografiche. Con il 47% dei cittadini intervistati gli Italiani non sono troppo preoccupati dei cambiamenti climatici, visto che nella relativa graduatoria si collocano al penultimo posto assieme ai Portoghesi, seguiti solo dai Cechi. Il Presidente della Commissione temporanea del Parlamento europeo

sul cambiamento climatico, presente anch’egli alla Conferenza, Guido Sacconi, pensa che ciò dipenda se i singoli paesi abbiano o meno avuto esperienze dirette di disastri ambientali, come è accaduto per Cipro e Grecia che sono alle prese con siccità e incendi boschivi, tali da indurre i cittadini di questi paesi ad avvertire i cambiamenti climatici con punte di preoccupazione rispettivamente del 92% e 90%. Ma, pur essendoci un ampio consenso fra gli europei quanto alla gravità del problema, la maggioranza (il 60%) ritiene sia possibile frenarlo e risolverlo. Una netta maggioranza (il 56%) è convinta che la lotta contro i cambiamenti climatici possa avere un impatto positivo sull’economia. Una consistente maggioranza degli europei ritiene, poi, che gli obiettivi previsti dall’UE con riguardo ai gas serra e alle energie rinnovabili siano adeguati o addirittura troppo limitati.

Secondo voi quale tra i seguenti considerate essere il problema più grave che si affaccia attualmente sul mondo intero? Per primo? Quali altri? - %EU

Alla Conferenza stampa di presentazione dei risultati, la vice Presidente della Commissione europea Margot Wallström ha osservato: “Questo tipo di sondaggi costituisce un elemento importante nel nostro processo di elaborazione delle politiche. Sorprende constatare che i cittadini europei prendano tanto sul serio la questione dei cambiamenti climatici e ciò conferma la nostra convinzione circa la necessità di un’azione comunitaria coerente e costante in quest’ambito”. Il Commissario europeo Responsabile dell’Ambiente, Stavros Dimas ha aggiunto: “Il messaggio è che la maggior parte degli europei sostiene gli obiettivi dell’UE o desidera che venga fatto di più. È essenziale che il Parlamento europeo e il Consiglio approvino le proposte in materia di cambiamenti climatici e di energie rinnovabili presentate dalla Commissione nel mese di

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I tre obiettivi fissati lo scorso anno dai leader europei, da raggiungere entro il 2020, sono i seguenti: una riduzione almeno del 20% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990, una riduzione del 30% se altri paesi sviluppati si impegnano a realizzare analoghe riduzioni nonché un aumento fino al 20% della quota di energie rinnovabili. Questi obiettivi sono ritenuti adeguati o troppo limitati rispettivamente dal 68%, 61% e 69% degli intervistati.

Oltre la metà degli europei interpellati si considera informata circa le cause (56%) e le conseguenze (56%) dei cambiamenti climatici, nonché sui modi per contrastarli (52%). Tuttavia, la percentuale di cittadini che si considera poco informata al riguardo resta significativa (più di quattro intervistati su dieci). La mancanza di informazioni viene indicata come un motivo importante per non agire. “Il fatto che molti europei affermino di non disporre di informazioni sufficienti, in particolare per quanto concerne le azioni

da intraprendere a livello individuale - ha osservato Sacconi - indica chiaramente che occorre riflettere su iniziative e misure volte a dare una maggiore diffusione a queste conoscenze, in particolare tra i gruppi di popolazione più vulnerabili. Il ruolo delle autorità locali e regionali sarà cruciale in questo compito”. Gli europei ritengono che le imprese e l’industria (76%), i cittadini stessi (67%), i loro governi nazionali (64%) e l’UE (58%) non facciano abbastanza per

Secondo voi quale tra i seguenti considerate essere il problema più grave che si affaccia attualmente sul mondo intero? Per primo? Quali altri?

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Personalmente, pensate di essere ben informati o no circa...? - %EU

combattere i cambiamenti climatici. Una netta maggioranza (61%) conferma di aver adottato qualche tipo di misura per far fronte a questo problema. Tuttavia, le misure adottate (separazione dei rifiuti, riduzione del consumo di energia, di acqua o di prodotti usa e getta) presuppongono uno sforzo personale o

finanziario limitato. La ragione principale addotta dagli intervistati per non agire contro i cambiamenti climatici è che essi ritengono che i loro governi, le imprese e le industrie dovrebbero modificare il proprio comportamento. Circa il 44% degli intervistati dichiara che sarebbe disposto a pagare un prezzo piÚ alto per

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un’energia prodotta da fonti con minori emissioni di gas serra, mentre il 30% non lo sarebbe (il 26% non ha risposto). La relazione completa è disponibile in inglese al seguente indirizzo: http://ec.europa.eu/public_opinion/index_en.htm


MANIFESTAZIONI E CONVEGNI

L’Aquila, 22-26 Settembre 2008

AEROSOL E CAMBIAMENTI CLIMATICI Un incontro internazionale per chiarire come minuscole particelle impattano il clima di Nico Cimini

Si parlerà a L’Aquila degli effetti degli aerosol sui cambiamenti climatici nella ottava edizione del International Summer School on Atmospheric and Oceanic Sciences (ISSAOS), organizzata a cadenza annuale dal Centro di Eccellenza CETEMPS dell’Università degli Studi dell’Aquila. L’argomento dell’edizione 2008 è quanto mai “caldo” per la comunità (scientifica e non), in quanto il contributo degli aerosol rimane tra gli anelli più deboli nella catena dei modelli climatici attuali. Vale la pena ricordare che con il termine generale aerosol si intendono le minuscole particelle di materia sospese nell’aria. Queste particelle sono in gran parte di origine naturale ma vengono prodotte anche dalle varie attività umane: le sorgenti naturali (biogeniche) comprendono gli incendi boschivi, le emissioni vulcaniche, le sabbie desertiche, il sale marino, e anche la condensazione di composti volatili emessi dalle piante, mentre le sorgenti dovute all’uomo (antropogeniche) comprendono principalmente la combustione di carburanti (fossili e biomassa), alcune pratiche in agricoltura, ed in generale le attività che inducono la formazione di polveri. Considerando la media globale, gli aerosol antropogenici costituiscono circa il 10% del contenuto totale in atmosfera, emessi soprattutto nelle aree maggiormente sviluppate (Europa, Nord America, e Asia), ma con uno scenario futuro al passo con l’antropizzazione e l’industrializzazione della nuova geoeconomia mondiale. E’ noto che gli aerosol impattano sull’ambiente sia a scala locale che globale: una volta immessi nell’aria, le particelle vengono trasportate dai moti atmosferici fin quando non vengono rimosse da processi di deposizione o dalla interazione con nubi e precipitazione. Un esempio a scala locale sono i fumi di scarico industriale che alterano la visibilità atmosferica

(in alcune zone della Cina la visibilità è diminuita di circa il 30% dal 1960 ad oggi) e costituiscono un pericolo per la salute della biosfera (soprattutto per le vie respiratorie), rappresentando di fatto un agente inquinante. Solo in tempi più recenti però si è cominciato ad apprezzare gli effetti a scala globale degli aerosol sul clima, soprattutto dovuti a particelle solfate (eruzioni vulcaniche e combustione del carbone) o carbonate (fuliggine, fumo) derivati da combustioni di fossili e biomassa. Il meccanismo che lega gli aerosol al clima è molto complesso e ad oggi lontano dall’essere sufficientemente chiaro. Infatti, diversi tipi di aerosol (a seconda delle proprietà fisiche) partecipano in maniera contrastante al bilancio energetico della Terra attraverso processi differenti. In particolare, la maggior parte degli aerosol riflette la radiazione solare che investe il pianeta e partecipa quindi ad un raffreddamento della superficie (cosiddetto effetto diretto). Secondo il rapporto del International Panel on Climate Change (IPCC), all’effetto diretto potrebbe attribuirsi una parziale compensazione del riscaldamento globale forzato dall’aumento dei gas serra. In contrasto, altri tipi di aerosol, come ad esempio la fuliggine, assorbono la radiazione solare incidente, provocando un riscaldamento degli strati dell’atmosfera in cui fluttuano (effetto semidiretto). Infine, si manifestano altri effetti, cosiddetti indiretti, ai quali è associato un elevato grado di incertezza e sono per tanto difficilmente quantificabili. Il primo effetto indiretto consiste nella induzione di nubi con maggiore albedo (più riflettenti): gli aerosol agiscono come nuclei di condensazione per la formazione delle goccioline che costituiscono le nubi, e più aerosol sono a disposizione, più goccioline di piccole dimensioni si formano e più le nubi risultano riflettenti Inquinamento in China

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Sabbia dal Sahara sul Mediterraneo

Inquinamento in Arizona

la radiazione solare. Una ulteriore conseguenza è che un maggior numero di goccioline di piccole dimensioni danno luogo a nubi più estese e con vita media più lunga, ma con minore probabilità di generare precipitazioni (secondo effetto indiretto). In base a queste considerazioni si ritiene che l’interazione aerosol-nubi causi un raffreddamento netto della Terra, ma l’incertezza su una stima quantitativa è pari quasi a tutto il riscaldamento globale attribuito all’effetto serra. Tale incertezza è causata da una conoscenza ancora insufficiente di alcuni parametri fondamentali (formazione, emissione, diffusione elettromagnetica, igroscopicità, etc…) degli aerosol e per tanto l’approfondimento degli effetti climatici degli aerosol rappresenta uno sforzo multidisciplinare, che coinvolge sia lo studio delle proprietà chimiche, fisiche, e biologiche degli aerosol stessi, sia l’integrazione di

tali processi all’interno dei modelli climatici, già complessi e avidi di risorse di calcolo allo stato attuale. L’obiettivo di ISSAOS 2008 e del suo direttore, Prof. Brune (Penn State University, USA), è dunque quello di promuovere una discussione sullo stato dell’arte con alcuni tra i maggiori esperti internazionali, (Dr. Barthia, NASA, USA; Prof. Carslaw, University of Leeds, UK; Prof. Coe, University of Manchester, UK; Prof. Donahue, Carnegie Mellon University, USA; Dr. Feingold, NOAA, USA; Dr. Fuzzi, CNR, Italia; Dr. Menon, LBNL, USA; Dr. Penner, University of Michigan, USA; Dr. Ramaswamy, NOAA, USA; Prof. Rizi, University of L’Aquila, Italia) per individuare le carenze più critiche nella conoscenza dell’interazione aerosol-clima, definendo così le strategie di ricerca per il prossimo futuro. Ulteriori informazioni: www.cetemps.aquila.infn.it/issaos

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Verona, 21-23 ottobre 2008

CREA 2008 AMPLIA LA SUA OFFERTA FORMATIVA L’Expo Business Forum Condizionamento, Riscaldamento, Energia, Ambiente ospita diversi appuntamenti specifici dedicati alle problematiche energetiche di Diana Comari Ufficio Stampa CREA

La seconda edizione di CREA - Expo Business Forum Internazionale Condizionamento, Riscaldamento, Energia, Ambiente, evento progettato da EIOM (Ente Italiano Organizzazione Mostre), in programma a Veronafiere dal 21 al 23 ottobre 2008, si preannuncia occasione ancora più profilata e “verticale”, con appuntamenti specifici pensati per abbinare le aspettative e le esigenze di aziende ed operatori. La Manifestazione si distingue dai tradizionali e similari eventi fieristici grazie al suo format innovativo, che se da un lato abbina l’efficacia e l’immediatezza proprie della mostra-convegno alle dimensioni e al respiro degli eventi internazionali, dall’altro mette in grande risalto i temi della formazione e dell’aggiornamento professionale per gli operatori, andando a costruire insieme alle Associazioni partner e alle Aziende partecipanti un calendario formidabile e completo di appuntamenti dal taglio tecnico-applicativo (Convegni, Seminari, Workshop tecnici). A questo riguardo, anche il target di riferimento della manifestazione la caratterizza, visto che CREA è l’unico evento del settore pensato per un pubblico molto qualificato di progettisti, impiantisti, energy manager, manutentori, periti, prescrittori ecc.

gli argomenti ritenuti più interessanti e illustrare le loro soluzioni ai visitatori. In parallelo si è realizzato il calendario formativo di CREA, concertato con le associazioni di categoria partner della Manifestazione come ATI (Associazione Termotecnica Italiana), CTI (Comitato Termotecnica Italiano), ANIT (Associazione Nazionale Isolamento Termico), FAST (Federazione Nazionale Associazioni Scientifiche e Tecniche), H2IT (Associazione italiana idrogeno e celle a combustibile), AIDIC (Associazione Italiana di Ingegneria Chimica), AIAT (Associazione Ingegneri per l’Ambiente e il Territorio), AIS / ISA Italy Section (Associazione Italiana Strumentisti) ecc. CREA 2008 si svolge in concomitanza con altre manifestazioni internazionali, quali Home and Building (Domotica e Building Technologies), MCM (Manutenzione Industriale), SAVE (Automazione, Strumentazione, Sensori) e Future Lab (Laboratorio Chimico). Ulteriori informazioni sono disponibili al sito: www.expocrea.com

Quest’anno, CREA amplia ulteriormente la sua offerta espositiva, formativa e informativa grazie al focus EA - Energia e Ambiente, pensato per focalizzare ancor meglio l’attenzione degli operatori sulle problematiche della produzione di energia nel rispetto dell’ambiente. Nel contesto della Manifestazione si vanno dunque ad innestare ulteriori momenti di approfondimento, organizzati nella formula della giornata verticale e specifica all’interno della fiera, nella certezza di aumentare ancor più il valore aggiunto per i partecipanti e consentire agli operatori interessati di moltiplicare contatti e riscontri. Le Giornate di approfondimento, definite insieme alle principali Associazioni del settore, sono dedicate alle tematiche più “calde” del momento, quali il solare termico (tecnologie, normativa, applicazioni), le applicazioni della cogenerazione, il solare fotovoltaico e il condizionamento commerciale e industriale (innovazioni tecnologiche e casi applicativi). Le giornate prevedono: - una Sessione congressuale plenaria mattutina, a cura delle principali Associazioni di categoria; - il complemento dell’area espositiva integrata nella manifestazione e dedicata ai contatti fra operatori e produttori; - una serie di approfondimenti specifici grazie a workshop e corsi di formazione delle aziende, dove i partecipanti possono realizzare presentazioni tecniche volte ad approfondire

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33° Congresso Internazionale di Geologia ad Oslo

ONEGEOLOGY: LA TERRA COME NON SI ERA MAI VISTA FINORA Dalla rivoluzione industriale del XIX secolo alla rivoluzione digitale del XXI di Micaela Conterio foto di Paolo Moretti

“Più geologia per tutti!” o “La scienza non va in ferie!”: potrebbero essere questi gli slogan che connotano il periodo estivo. Il motivo è molto semplice: per nove giorni 6.000 scienziati provenienti da 113 Paesi hanno preso parte all’acceso dibattito sugli aspetti salienti e all’avanguardia della geologia. Il 33° Congresso Internazionale di Geologia, svoltosi a Oslo dal 6 al 14 agosto 2008, è stato un successo. Abbracciando l’intero campo delle Scienze della Terra, dalla geofisica, alla geochimica e alle biogeoscienze, sono emerse le questioni-chiave dell’Unione Internazionale delle Scienze Geologiche (IUGS), di numerosi altri enti di ricerca e di quelli che partecipano alle attività dell’Anno Internazionale del Pianeta Terra delle Nazioni Unite.

I temi spaziano dall’origine della vita, ai cambiamenti climatici, dai disastri naturali alle sfide della medicina e al mix delle future forme energetiche. Questo lo scenario in cui, dopo più di un anno di gestazione, ha visto ufficialmente la luce OneGeology, il primo google geologico interattivo e completamente gratuito. In cosa consiste? Si tratta di un portale contenente le carte geologiche digitali provenienti da tutto il mondo, omogeneizzate attraverso un linguaggio web geologico, appositamente creato, che consente alle diverse nazioni la veicolazione e la condivisione di dati e informazioni relative al suolo e al sottosuolo. Il mosaico, cioè, di un quadro esaustivo e tecnologicamente avanzato della conoscenza geologica della Terra.

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I numeri parlano da soli e raccontano l’ampia portata di questo progetto: oltre 80 Nazioni, tra cui l’Italia, rappresentate singolarmente dal proprio Servizio Geologico Nazionale, ossia 102 milioni di Km2 pari a più del 69% dell’intera superficie terrestre e 97 diverse organizzazioni mondiali che globalmente impiegano più di 5.000 scienziati, oltre 170 anni di ricerche geologiche mondiali racchiuse nel nuovo portale. Mappando le formazioni rocciose dalle più antiche (circa 3.000 milioni di anni fa) alle più recenti e ancora in via di formazione, OneGeology costituisce uno strumento essenziale per conoscere a fondo la conformazione e lo stato di salute del suolo e del sottosuolo. Ma perché questo studio si rivela così importante? Basta pensare alla penuria di risorse


naturali in larghe parti del mondo o al loro sfruttamento economico o alle criticità derivanti dagli effetti dei rischi naturali da fronteggiare per capire che la geologia si presenta come il centro nevralgico della maggior parte delle attuali questioni più urgenti legate all’ambiente. Individuazione di risorse idriche sotterranee e di giacimenti e monitoraggio dei pericoli legati a fenomeni franosi, alluvionali e vulcanici, sono solo alcune delle immediate applicazione di OneGeology. E ancora: identificazioni di luoghi idonei per il deposito di rifiuti o per lo stoccaggio della CO2, le sfide del ventunesimo secolo insieme al sollevamento del livello del mare e al cambiamento climatico. La conoscenza, quindi, del tipo di sottosuolo su cui edifichiamo le nostre case

risulta ormai irrinunciabile, visto che i problemi legati alle questioni ambientali non conoscono confini territoriali, non hanno una cittadinanza specifica, ma presentano una portata globale. In questo modo le questioni e le emergenze ambientali potranno essere fronteggiate con un approccio interamente diverso, basato sulla cooperazione fra i Paesi e non più localmente. Questo a livello economico-politico. Ma non finisce qui, perché questo utilissimo strumento può essere impiegato non solo dai politici e dagli addetti ai lavori, ma anche da chi è interessato a scoprire la geomorfologia del proprio territorio, alla ricerca di tracce passate di eventuali frane o alluvioni e potrà, in questo modo, soddisfare la propria curiosità. Consultazione e navigazione semplici e agevoli sia per gli adulti,

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esperti e non, ma anche, e soprattutto, per i bambini che divertendosi viaggeranno alla scoperta del nostro Pianeta. In questo modo, essendo la cittadinanza coinvolta su questioni che la interessano direttamente in prima persona si sente responsabilizzata, stimolando, laddove necessario, le amministrazioni e i politici a intervenire a favore della salvaguardia dell’ambiente e delle risorse. Di questo si rende perfettamente conto il capo delle operazioni per il British Geological Survey e Coordinatore del progetto Jan Jackson che, all’apertura del 33° Congresso, si è dichiarato estremamente soddisfatto: “L’elevato potenziale di Onegeology è stato immediatamente recepito dal grande pubblico. Solo il primo giorno abbiamo registrato 2 milioni di contat-


ti. Gli utenti entrano nel sito ed usano il materiale in modi che noi neanche immaginavamo. Noi dobbiamo solo metterlo a disposizione, loro lo useranno con fantasia”. Patrocinato dall’UNESCO e promosso dal Servizio Geologico Britannico rappresenta il progetto pilota e rappresentativo del 2008: Anno Internazionale del Pianeta Terra (IYPE). Il portale è già on line all’indirizzo http://portal.onegeology.org. Ad oggi sono stati registrati le informazioni riguardanti 30 nazioni, alle quali presto si aggiungeranno anche le altre. Ma questo è evidentemente solo l’inizio. Il progetto, infatti, non consisterà esclusivamente nella “sola” messa on line dell’intera cartografia mondiale, ma sarà costantemente aggiornato e perfezionato attraverso il patrimonio di informazioni e di nuove scoperte relative alle Scienze della Terra. Per la realizzazione del progetto è stato utilizzato un nuovo modello distribuito, decentrato e dinamico, che lascia le informazioni nei siti delle nazioni provider per consentire la continua integrazione dei dati e l’inserimento di quelli nuovi. Il sistema, quindi, si avvale di una tecnologia all’avanguardia (Web

Map Service) con la quale ogni singolo Servizio Geologico gestisce, pubblica e controlla i propri dati sul proprio server, che vengono successivamente ripubblicati sul sito OneGeology. E l’Italia? È stata la prima Nazione a registrare i dati sul portale e coordina i lavori in Europa, tramite il Servizio Geologico Nazionale dell’ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ndr: è il nuovo Istituto che con Legge 133/2008 di conversione con modificazioni del D.L. 25 giugno 2008 svolge le funzioni dell’APAT - Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici, dell’INFS - Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica e dell’ICRAM - Istituto Centrale per la Ricerca scientifica e tecnologica Applicata al Mare, per “la riorganizzazione e l’accorpamento degli Enti al fine di razionalizzare l’attività dei 3 organismi”). “Il Servizio Geologico d’Italia - ha spiegato Luca Demicheli, Segretario generale della Commissione Italiana IYPE - è parte degli 11 componenti dell’Operational Management Group che, in attesa della definizione dei componenti dello Steering Group, svolge il ruolo di co-

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ordinatore della posizione europea. L’Italia, inoltre, si è resa disponibile a gestire, oltre ai propri, anche i dati di altri Paesi mediterranei che richiedano supporto tecnologico. I Paesi europei vi partecipano anche attraverso EuroGeoSurveys, l’associazione dei Servizi Geologici d’Europa, grazie alla quale è stata possibile una maggiore collaborazione internazionale, incrementando le attività collegate al progetto al punto tale da portare la Commissione Europea a finanziare con 3 milioni di euro lo sviluppo di OneGeology Europe”. I dati disponibili concernono oltre 80 mila sondaggi superficiali, 1.200 profondi, 460.000 frane e le proprietà del nostro territorio composto per il 55,5% di rocce sedimentarie, per il 26,5% di depositi non consolidati, per l’11,5% di rocce metamorfiche, per il 5,5% di rocce vulcaniche e per l’1% di ghiacciai e laghi. Il progetto va ben al di là della semplice rappresentazione cartografica, costituendo un approccio globale alle questioni ambientali. L’utilizzazione poi, di una tecnologia d’avanguardia favorisce la comprensione “democratica” e non più élitaria dei risultati ottenuti e della loro diretta applicazione nella quotidianità.


UNO SPAZIO DEDICATO A...

Regione Liguria

“COME CONCILIARE TUTELA DEL TERRITORIO E SVILUPPO ECONOMICO” Intervista all’Assessore all’Ambiente, Franco Zunino di Fabio Bastianelli

L’Assessore all’Ambiente della Regione Liguria, Franco Zunino

La Liguria è una splendida terra, dove, l’azzurro del mare si interseca con il verde della sua ricca vegetazione. Oltre a racchiudere nella sua striscia di terra Parchi ed Aree protette, vanta la presenza di ben 6 Aree marine protette nazionali o regionali: • Portofino; • Cinque Terre, • Isola Gallinara; • Isola di Bergeggi; • Capo Mortola; • Porto Venere. Nel Mar ligure, inoltre, si trova il “Santuario dei Cetacei”, tratto di mare compreso tra Liguria, Corsica e Provenza, con la più alta concentrazione di cetacei del Mediterraneo. È chiaro che una regione così ricca di bellezze naturali deve trovare il giusto equilibrio tra protezione del territorio e normale svolgimento delle attività economiche, turismo compreso. Questo è l’arduo compito che spetta, almeno in parte, all’Assessore all’Ambiente della Regione, Franco Zunino, che siamo andati ad intervistare. Assessore, la Liguria è sicuramente una tra le regioni italiane che ha nella protezione dell’ambiente un volano trainante per l’economia. Qual è la situazione dei Parchi e delle Aree protette nel territorio regionale? La situazione della nostra regione è molto positiva: in questi anni il sistema delle aree protette ha rappresentato per la protezione, ma anche per lo sviluppo del territorio dell’entroterra,

un volano eccezionale. L’alta via dei Monti Liguri rappresenta un importante corridoio ecologico-ambientale che collega questo sistema delle aree protette. Trattandosi, inoltre, di una regione con collegamenti molto rapidi tra costa ed entroterra, i Parchi possono rappresentare una “valvola di sfogo” per un litorale turisticamente molto sfruttato. Peraltro da poco abbiamo istituito il nuovo Parco regionale delle Alpi Liguri, in provincia di Imperia, che collega la Liguria sia con la Francia, attraverso il Parco di Mercantour, sia con il basso Piemonte e che potrebbe diventare un parco non solo interregionale, ma addirittura di valenza internazionale. Infine, la nuova Area marina nazionale Isola di Bergeggi va ad aggiungersi alle altre, confermando, ulteriormente, la presenza di un sistema molto interessante sia nell’entroterra che lungo la costa. Ogni regione deve fare la propria parte per incrementare lo sviluppo delle fonti rinnovabili. In considerazione che da un punto paesaggistico e di accessibilità l’eolico non sembra costituire una scelta felice, quali fonti rinnovabili intende sfruttare la Regione Liguria? La nostra è una regione particolare caratterizzata da una sovrapproduzione di energia, oltre metà della quale viene esportata, però la maggior parte deriva da fonti fossili, mentre occorre incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili, oltre naturalmente all’efficienza e al risparmio energetici. A questo proposito, la Regione ha approvato una legge lo scorso Maggio (Legge 22) che punta soprattutto sulla Certificazione energetica degli edifici con l’obiettivo del risparmio. Per quanto riguarda le energie rinnovabili, non è pensabile installare delle vere e proprie fattorie eoliche per le caratteristiche del nostro terreno. Nonostante questa premessa, cercheremo di incentivare l’eolico, facendo molta attenzione al paesaggio che è di particolare bellezza.

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C’è la possibilità molto reale di costruire piccole centrali, legate al territorio, le biomasse verdi e le agro-forestali. Il nostro territorio è coperto per oltre il 70% da boschi, quindi è possibile costruire piccole centrali di 5 Mgwatt di potenza da utilizzare, anche come azioni di pulizia dei boschi che dal secondo dopoguerra non sono stati più curati e costituirebbero attività di prevenzione di incendi e dissesti idrogeologici in genere. Poi, naturalmente, intendiamo sfruttare anche il solare ed il fotovoltaico. Sempre in tema di energia, quali azioni ha intrapreso la Regione per ridurre i consumi e favorire soluzioni in grado di incentivare il risparmio energetico? In Liguria, come nel resto del Paese, il settore più energivoro (38,4%) è quello civile, perciò come ho già accennato, ci attendiamo che la Legge regionale n. 22 e i decreti attuativi della Legge di recepimento della Direttiva europea sull’efficienza energetica in edilizia, diano un grosso contributo. La legge regionale affronta anche il problema dell’inquinamento luminoso: in alcune ore della notte, pur garantendo la sicurezza, ci sono regolatori di flusso, di potenza, applicati ai lampioni, che riducono il consumo di elettricità di circa il 30%. La Liguria è una delle regioni in cui c’è la più alta produzione di rifiuti urbani. Come intende l’Amministrazione regionale affrontare questo problema, visto che non ci sono aree da adibire a discarica? Obiettivamente, sul fronte rifiuti, siamo in ritardo soprattutto in confronto con le altre regioni del Nord Italia, in particolare per quanto riguarda la riduzione alla fonte della produzione, perché la produzione pro capite è molto alta. A questo scopo è stato instaurato un tavolo di confronto con le Grandi Distribuzioni, con le Aziende e con le Province per iniziare a lavorare sulla


riduzione alla fonte della produzione di rifiuti e sulla Raccolta Differenziata che nella nostra regione è bassa, attestandosi intorno al 20%. Si è deciso, quindi, di incentivare la Raccolta “Porta a porta” che permette la RD spinta e di qualità. Già alcune realtà si stanno attrezzando da questo punto di vista: Genova è partita in due quartieri, mentre nella provincia di Savona dovrebbe partire la città capoluogo. Ad Albenga (SV) in un solo anno, facendo la Raccolta Porta a Porta solo in alcuni quartieri, la Raccolta Differenziata è aumentata dell’11%. Naturalmente nella fase iniziale un po’ di risorse servono. Come Regione intendiamo utilizzare fondi strutturali derivanti da fondi governativi per darli ai Comuni e alle Province che attuano questa politica. Per le sue caratteristiche orografiche e la sua vocazione turistica, l’acqua costituisce per la Liguria una risorsa strategica. Come intende l’Amministrazione regionale far fronte alla necessità di un suo uso sostenibile che poggi sull’efficienza delle reti, sulla qualità del corpo idrico e sull’utilizzo dei rifiuti reflui? Questo è un altro problema che diventerà sempre più importante se è vero che i cambiamenti climatici influiscono anche sulla quantità di pioggia e soprattutto sulla modalità con cui la pioggia cade, spesso per poche ore, in maniera irruenta, non permettendo, quindi, al terreno di trattenere l’acqua. Condivido

il discorso portato avanti, sia a livello nazionale che mondiale, del “Contratto mondiale dell’acqua”, secondo il quale l’acqua deve essere un bene pubblico, quindi, non mercificabile. In concreto, stiamo lavorando affinché i nuovi depuratori, ad esempio quello che verrà costruito a Villanova di Albenga, possano riutilizzare le acque reflue nell’agricoltura. L’altra questione è quella di dover raggiungere gli obiettivi di efficienza delle reti per ridurre le perdite che, seppur inferiori alla media nazionale, si registrano anche nella nostra regione. La Liguria da sempre nei trasporti e nelle comunicazioni marittime ha una tradizione storica. Oggi per adeguarsi alle nuove necessità richiesta dalle nuove infrastrutture le autostrade del mare si rischia di subire contraccolpi ambientali, senza avere tra l’altro come contropartita un’offerta occupazionale. Come intende conciliare l’amministrazione regionale l’esigenza di ulteriori e più efficienti collegamenti con la necessità di conservare la bellezza delle sue coste? Il Mar Ligure è inserito nell’area marina del “Santuario dei cetacei”, quindi di fatto, pur non essendoci ancora norme di gestione, si tratta dell’area protetta più grande dell’emisfero boreale. Bisogna, ora, trovare il modo di conciliare questo aspetto con le autostrade del mare che ritengo siano interessanti

Sede della Regione Liguria

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e positive, in quanto assicurano una riduzione del traffico su gomma e di conseguenza dell’inquinamento. Il Segretariato dei cetacei, con sede a Genova, sta studiando le modalità per evitare che le navi arrechino disturbo o addirittura entrino in collisione con le balene e con i cetacei in generale. È stato istituito un tavolo tecnico dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, insieme agli analoghi Ministeri di Francia e Principato di Monaco per definire queste modalità, alle quali noi ci atterremo. L’addensamento residenziale lungo la fascia costiera è un fenomeno che affligge l’Italia, ma in Liguria è ancora più accentuato. Quali misure intende intraprendere la regione per evitare fenomeni di erosione costiera che con i cambiamenti climatici tra l’altro diventano sempre più minacciosi? Abbiamo avuto una cementificazione eccessiva, soprattutto, negli anni ’60 e ’70 legata ad un turismo residenziale, proveniente in particolare da Piemonte e Lombardia. È evidente che questo fenomeno ha causato una serie di problematiche. Cementificazione della costa significa spesso cementificare anche i fiumi. Tuttora assistiamo ad interventi poco rispettosi dell’ambiente costiero. La Regione Liguria si è dotata, tra le prime Regioni, di un Piano Territoriale della Costa che permette, in qualche modo, una pianificazione,


ma andrebbe rivisto in maniera più rigorosa, per salvaguardare quelle aree di grande valore ambientale, scampate alla cementificazione. Quando parlo di costa non intendo solo la parte emersa, ma anche quella immersa, ad esempio le Praterie di Poseidonia (ndr: è l’unica pianta erbacea che si è adattata a vivere sui fondali marini, raggiungendo fino ad 1 metro di lunghezza. Questa specie colonizza grandi superfici del fondo sabbioso fra i 2 e i 50 metri di profondità), elemento fondamentale non solo da un punto di vista di riproduzione ittica, ma anche di protezione dall’erosione. La Poseidonia, appunto, smorza il modo ondoso determinando, così, un effetto di protezione dall’erosione. È stata realizzata una mappatura molto attenta delle Praterie di Poseidonia ed emanate norme molto rigorose rispetto per la loro protezione. In Estate la Liguria presenta un degrado della qualità dell’aria determinata da un vertiginoso incremento dei mezzi di trasporto. Quali strumenti sono stati adottati per monitorare adeguatamente il fenomeno che incide sulla salute dei cittadini? In questo siamo fortunati perché, a differenza della Pianura Padana che, essendo una conca ed avendo una presenza industriale molto forte, presenta elementi di inquinamento molto pesanti, la Liguria è aiutata dalla brezze e dai venti che portano via una parte dello smog. Tuttavia non siamo esenti dal problema dell’inquinamento dell’aria, soprattutto nelle città capoluogo e nelle aree interessate da un maggior traffico. È stato approvato un Piano di risanamento nel Febbraio 2006 per migliorare la qualità dell’aria e ridurre i gas serra climalteranti, finanziando una dozzina di Comuni con problemi rispetto alla qualità dell’aria o che comunque, poiché le normative prevedono limiti sempre più rigorosi, che li avranno in futuro se non saranno attuati interventi. A questi Comuni che sono in particolare i 3 capoluogo di provincia, Genova, Savona e La Spezia, oltre ad altre realtà minori, sono state erogate delle risorse che si sono aggiunte a quelle che direttamente l’Amministrazione comunale ha messo a disposizione per varie iniziative come: • la rottamazione dei motorini Euro 0; • la messa in opera di filtri nei mezzi

di locomozione pubblica; l’incentivazione di piste ciclabili; • l’uso alternativo della bicicletta. Poi, abbiamo intrapreso l’utilizzo delle energie rinnovabili, incentivato il cambio delle caldaie, soprattutto su Genova, da olio combustibile a metano e in particolare, come ultima iniziativa, stiamo lavorando affinché le navi che arrivano in porto, spengano i loro motori, ricevendo energia elettrica direttamente dalla banchina. Anche le navi inquinano, soprattutto quelle da crociera che sono delle piccole città galleggianti con 5.000/6.000 passeggeri e richiedono, quindi, una notevole quantità di energia. I nostri porti sono direttamente collegati alle città. Si calcola che l’inquinamento dei porti a livello regionale rappresenti in media il 17% del totale. L’altra questione che riguarda soprattutto Genova, ma non solo, è risolvere il problema della centrale a carbone localizzata proprio sotto la lanterna. Di recente è stato deliberato il Piano nazionale degli acquisti verdi per le pubbliche amministrazioni. Come intende la Liguria affrontare la questione della riduzione degli sprechi e la gestione sostenibile delle risorse? Sotto questo profilo, il Parco di Montemarcello Magra è stato un apripista per la nostra regione, poiché ha coinvolto non solo i Comuni della zona dello Spezzino, al confine con la Toscana, ma anche i Comuni limitrofi in un’azione comune legata agli Acquisti Verdi. L’iniziativa, partita un paio d’anni verrà ampliata, in considerazione del fatto che nella nostra regione c’è un numero molto alto di Enti che hanno Certificazioni ISO 14000:1 e Registrazione EMAS e, quindi, avendo già dimostrato un’attenzione alle questioni ambientali nel loro complesso, potrebbero essere coinvolti in questa rete. Le acque di balneazione della Liguria sono buone, salvo nei tratti di foci dei torrenti e dei fiumi. Come avviene nella Riviera di Levante, sono state intraprese attività di bonifica o è stato deciso solo di vietare la balneazione? Proprio in questi giorni (ndr Giugno 2008) sono state attribuite le Bandiere blu della FEE e le Vele di Legambiente che evidenziano, tutto sommato, una

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situazione abbastanza buona per la Liguria. Ci sono, però, delle zone nelle quali è necessario mettere a regime il sistema depurativo, sia nel Ponente ligure, sia nell’area del Tiguglio. Poi c’è tutto il problema del materiale che spesso i fiumi e i torrenti trasportano in mare. A questo proposito, proprio nel 2008 abbiamo avviato un progetto pilota con la collaborazione dell’OLPA (Osservazione Ligure Pesca Ambiente), Associazione che da circa 10 anni esercita un’operazione di mare e fondali puliti, coinvolgendo i cittadini residenti, i turisti ed i pescatori professionisti, che danno un aiuto nella raccolta dei rifiuti galleggianti. Questo progetto pilota consiste nel mettere nei fiumi le cosiddette biopalle, cioè palloncini biodegradabili, per capire qual è il percorso compiuto dai rifiuti e creare, così, delle aree di intercettazione, per poi procedere alla fase della rimozione. Avete problemi anche di reti da pesca scaricate in mare? Cerchiamo di proteggere il mare anche da questo tipo di inquinamento, soprattutto nell’area delle Praterie di Poseidonia, particolarmente delicata, grazie alla collaborazione dei pescatori professionisti e della Capitaneria di Porto. Una regione a forte vocazione marittima che inoltre ospita il Santuario dei Cetacei del Mediterraneo e vanta nel suo territorio numerose riserve marine deve confrontarsi abitualmente con il problema dei trasporti, del turismo e delle attività industriali concentrate soprattutto nella fascia costiera. Come si intende perseguire uno sviluppo sostenibile nel territorio salvaguardando ambiente e attività? Dobbiamo fare in modo che il turismo, attività economica per noi irrinunciabile, non sia concentrato solo in alcuni mesi e solo sulla costa, creando, in questo modo, problemi con le infrastrutture, con le risorse idriche e con lo smaltimento dei rifiuti. Tanto più che l’ entroterra è molto bello, mentre il clima mite permetterebbe di avere una presenza turistica durante tutto l’arco dell’anno. Si cerca, quindi, in collaborazione con l’Assessore al Turismo, Margherita Bozzano, di favorire un turismo alternativo e complementare a quello balneare.


Regione Emilia-Romagna

DALL’EDUCAZIONE AMBIENTALE ALL’EDUCAZIONE ALLO SVILUPPO SOSTENIBILE di Lino Zanichelli Assessore all’Ambiente e Sviluppo sostenibile RER

L’Assessore all’Ambiente, Lino Zanichelli in occasione del suo intervento alla Conferenza sull’Ambiente delle Regioni Europee, svoltasi a Saragozza (Spagna) dal 25 al 27 giugno 2008

Surriscaldamento del pianeta e crisi energetica sono i principali problemi che i Paesi industrializzati si trovano ad affrontare. Il nostro futuro dipende dall’incisività e dalla portata delle politiche che i governi realizzeranno nei prossimi anni per ridurre le emissioni e scegliere fonti pulite, dalla capacità di superare gli indugi che hanno fino ad ora frenato un’ampia e condivisa strategia di sviluppo sostenibile. I costi dell’inerzia, in termini economici, sociali ed ambientali, sono calcolabili e drammatici, come lo sono gli effetti del climate change. Le analisi ed evidenze

scientifiche ci sono, ora è il tempo del cambiamento culturale e dell’azione. È certo infatti che nessuna misura regolativa e strutturale può essere efficace nel lungo periodo se non modifica al contempo comportamenti, orientamenti e convinzioni, se accanto ai vincoli non presenta un’offerta alternativa di sviluppo, su cui un’intera comunità può riorientare le proprie idee e investire per le future generazioni. Ecco perché occorre alimentare una nuova cultura della sostenibilità, capace di formare i cittadini alle scelte consapevoli nei consumi e nella mobilità, al risparmio energetico e allo sviluppo di imprese innovative che fondano la loro competitività sulla qualità ambientale di prodotti e servizi. La Regione EmiliaRomagna ha puntato concretamente sull’Informazione ed Educazione Ambientale, in quanto veicolo di questo cambiamento culturale, sin dal 1996, quando prima in Italia ha approvato una legge regionale dedicata. Grazie alla Legge n. 15 abbiamo finanziato e realizzato tre Programmi INFEA, con un circuito di soggetti istituzionali e sociali che è cresciuto negli anni in quantità e qualità. Fino al Programma regionale INFEA 2008/2010, approvato di recente dalla Giunta a conclusione di un percorso che si è avvalso del contributo di numerose scuole, dei 71 Centri di Educazione Ambientale (CEA), di Associazioni ed Enti Locali. Tra ri-

sorse regionali e statali il programma investirà nel triennio circa 3 milioni di euro, ai quali si aggiungeranno i cofinanziamenti degli enti locali e, per la prima volta, i contributi delle imprese private e pubbliche che hanno scelto la via della sostenibilità. La principale novità è che il programma, in sintonia con gli ultimi documenti internazionali e nazionali (DESS 2005-2014-Decennio dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile, Campagna promossa dall’Unesco), sancisce il passaggio dalla educazione ambientale all’educazione alla sostenibilità: una educazione che si pone al centro delle trasformazioni, diffusa nel territorio (“distretto formante”), creatrice di nuova cittadinanza, anticipatrice e sperimentatrice di futuri sostenibili possibili. Da questo processo di consapevolezza che nasce dal basso, dall’incontro e confronto con le responsabilità di governo, viene la speranza di un utilizzo più saggio e razionale delle risorse naturali da cui dipende la nostra vita.

LA SOSTENIBILITÀ SI PUÒ FARE a ECOMONDO 2008 (Rimini, 7-10 novembre) la Regione Emilia-Romagna sarà presente nella Hall del Padiglione B5-D5 Tema della Rassegna: i consumatori consapevoli si incontreranno con le imprese e le organizzazioni del territorio regionale che hanno scelto la via della sostenibilità. Incontri, dimostrazioni, animazioni, video, aste per acquisti verdi ed un ecomercato virtuale nel quale acquistare prodotti e servizi ecologici. Per informazioni: www.vetrinadellasostenibilita.it - www.consumabile.it

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IL NUOVO PROGRAMMA INFEA 2008-2010 DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA di Paolo Tamburini Responsabile Servizio Comunicazione ed Educazione alla sostenibilità Il IV Programma Regionale INFEA pone l’accento sull’integrazione delle diverse educazioni alla sostenibilità (ambiente, salute, mobilità sostenibile, alimentazione, partecipazione) e indica tre ambiti di intervento: - l’educazione “formale” che comprende il ruolo e la responsabilità delle istituzioni deputate alla formazione ad ogni ordine e grado, che possono assumere il tema della sostenibilità in modo trasversale ai propri curricula; - l’educazione “non formale” che vede protagonisti i CEA e le agenzie educative sul territorio, sempre più attivi nel proporre a scuole e cittadini nuovi stili di vita ecocompatibili; - l’educazione “informale” che promuove la partecipazione diretta e consapevole dei cittadini anche attraverso l’utilizzo di vecchi e nuovi mezzi di comunicazione (sistemi di social network e web 2.0). Il programma si pone anche precisi obiettivi organizzativi per: - migliorare l’offerta dei servizi nella scuola e nel territorio e il loro collegamento e affiancamento ai principali strumenti di programmazione di livello regionale e locale; - ampliare l’utenza dei percorsi educativi verso la popolazione adulta, le professioni, l’associazionismo, le imprese e le comunità locali; - superare quindi i monotematismi (non solo l’ambiente, ma anche gli aspetti sociali ed economici), le buone pratiche (farle divenire “nuovi standard”), la frammentazione e dispersione di attività nei territori. Ai tanti protagonisti sul territorio delle iniziative educative, si propone di rafforzare e consolidare le strutture orientandole verso nuove integrazioni e funzionalità: concorso di enti pubblici e privati nel sostenere il sistema INFEA, aggregazioni territoriali dei CEA, e loro sempre più stretto raccordo con politiche locali e autonomia scolastica, attenzione agli stili di vita in un’ottica di long life learning. Il Programma Regionale INFEA si articola in 10 “Aree di azione”. Tra le novità, nuovi progetti trasversali che proporranno attività educative in ambiti finora non considerati: educazione all’impresa sostenibile; raccordo con ambiente e salute; consumi e stili di vita; energia sostenibile; evoluzione di attività nelle aree protette; mobilità sostenibilee e cittadinanza attiva. Dei Centri di Educazione Ambientale e delle Scuole saranno valorizzate vocazioni e specializzazioni e favorite le gestioni associate, mentre proseguiranno gli annuali Bandi per contributi ai progetti di educazione ambientale. L’informazione e la comunicazione saranno trasversali all’intero programma e in raccordo con le più ampie strategie della Regione. Un ricco menu di iniziative prevede tra l’altro l’evoluzione delle campagne di sensibilizzazione su aria, acqua, energia, così come la progettazione e realizzazione di eventi fieristici e non. Saranno inoltre sviluppati nuovi mediaa (web 2.0), verrà sostenuta l’autonoma capacità creativa dei ragazzi, saranno promosse sinergie con piattaforme partecipative e tv digitale.

Per approfondire: www.ermesambiente.it/infea

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Provincia di Genova

“TUTTE LE PRATICHE MESSE IN ATTO PER LA SALVAGUARDIA DEL TERRITORIO” Intervista all’Assessore all’Educazione Ambientale, Renata Briano di Fabio Bastianelli

proprio per evitare una speculazione edilizia in questa area rurale che noi rivendichiamo diventi pubblica. Sicuramente per la riconversione dell’area si terranno in considerazione gli aspetti sociali, certo non l’edilizia pura, ma luoghi di attività ricreative e sportive, comunque qualcosa che abbia anche valenza produttiva perché dobbiamo occuparci della ricollocazione degli operai. Poi, nel territorio provinciale ci sono varie aree più piccole sulle quali è applicato il Piano Urbanistico della Provincia (PTC), dove i Comuni, in sinergia con la Provincia, controllano affinché siano evitate speculazioni. L’Assessore all’Educazione ambientale Parchi e Aree Protette della Provincia di Genova, Renata Briano

Il territorio della provincia di Genova è paesaggisticamente molto interessante. Al suo interno, infatti, sono presenti quattro Parchi Naturali Regionali: • Parco Naturale Regionale dell'Antola; • Parco Naturale Regionale dell'Aveto; • Parco Naturale Regionale del Beigua; • Parco Naturale Regionale di Portofino e l’Area protetta provinciale Giardino Botanico di Pratorondanino, ubicato nel comune di Campoligure. Complessivamente, le aree del Sistema regionale delle Aree protette si estendono in Provincia di Genova su una superficie di circa 13.026 ettari, quindi un zona protetta che corrisponde al 7,82% del territorio agro-silvo-pastorale provinciale. Nella provincia, infine, è presente anche l’Area naturale marina protetta di Portofino. La Provincia di Genova, molto attenta alla tutela del territorio, fa parte del Coordinamento nazionale di Agenda 21 Locale. Abbiamo incontrato l’Assessore all’Educazione ambientale e naturalistica, Caccia e Pesca, Parchi ed Aree Protette, Renata Briano, per approfondire le tematiche ambientali del territorio. Assessore Briano, nella provincia di Genova ci sono molte aree industriali dismesse, come intende agire l’amministrazione provinciale per bonificarle, evitando una mera speculazione edilizia in un territorio che presenta già un notevole consumo di suolo? Tra le aree industriali dismesse di maggiore rilevanza, c’è un sito di interesse nazionale l’Area della Stoppani, ubicata tra i Comuni di Arenzano e Cogoleto, zona tra l’altro a grandissima vocazione turistica, che per oltre un secolo ha subito la presenza di un’azienda a grande impatto ambientale. Attualmente proprio su quest’area, che si sta riconvertendo, è stato avviato un processo di partecipazione, partito all’inizio di Maggio con il coinvolgimento della popolazione, sia attraverso incontri che interviste mirate ai soggetti interessati, nell’ottica di Agenda 21, per decidere dal basso, insieme ai Comuni, quello che si vuole fare dell’area,

A proposito di suolo, la provincia di Genova ha una buona porzione di territorio di grande interesse paesaggistico, sottoposto a vincolo. Ritiene che potrebbe essere ulteriormente protetto o gli attuali Parchi, Riserve ed Aree protetti siano adeguati a mantenere alto il livello di biodiversità? Su questo argomento ho un’idea un po’ particolare. Nel redigere il piano faunistico-venatorio, abbiamo incaricato l’Università di Genova, non solo la Facoltà di Zoologia, ma anche il Dipartimento di Storia, in particolare il prof. Diego Moreno, di valutare se la biodiversità viene tutelata soltanto dal “non fare niente”, cioè dai vincoli, o anche dall’attività umana. Abbiamo scoperto, con sorpresa, che è vera la seconda ipotesi. Noi abbiamo un territorio con una ricchezza di biodiversità enorme, dovuta innanzitutto al suo clima ed alla sua geologia, cioè ad un intreccio di fattori fisici e naturali, ma anche al fatto che l’uomo ha modificato questi ambienti rendendoli diversi. Credo che le attuali Aree, i Parchi ed i SIC (Siti di Importanza Comunitaria) della Rete Natura 2000, sicuramente un valido strumento per difendere questa biodiversità, siano già abbastanza, mentre, nel resto del territorio, il lavoro dell’uomo, purché portato avanti in un’ottica di sostenibilità, possa contribuire a mantenerla. Ovviamente esistono anche le ZPS (Zone a Protezione Speciale) dove c’è il divieto di caccia, ma gli stessi cacciatori, insieme ad agricoltori e volontari che ripropongono le tecniche agricole del passato, contribuiscono a generare maggiore biodiversità, altrimenti verrebbe tutto invaso dal bosco, con conseguente diminuzione della fauna. Nella provincia di Genova ci sono molte rinomate spiagge, dove sebbene sia generalmente buona la qualità dell’acqua, in prossimità di foci di torrenti e fiumi durante la stagione estiva viene vietata la balneazione. Come affronta l’Amministrazione Provinciale questa emergenza? Sebbene il mio Assessorato abbia competenza sui controlli, della qualità delle acque se ne occupa la Regione attraverso l’ARPAL (Agenzia Regionale Protezione Ambientale Liguria).

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Sul sito dell’ ARPAL, infatti, viene pubblicato lo stato dell’acqua con l’inserimento di segnali di vario colore a seconda del divieto. Per quanto compete alla Provincia, insieme alla fondazione “Acquario” di cui facciamo parte, è stato sviluppato un progetto di cartellonistica, presso gli stabilimenti marini che ne avevano maggior necessità, per comunicare lo stato della qualità dell’area, come indice di informazione trasparente verso turisti e bagnanti in genere. Inoltre, il mio collega Paolo Perfigli, Assessore al Ciclo dell’Acqua, si sta occupando della realizzazione e del miglioramento dei depuratori. Ritengo, comunque, che il divieto di balneazione a Genova sia molto ridotto. Per finire, l’Assessore al Turismo, Anna Maria Dagnino, ha sviluppato un progetto di pulizia dai rifiuti degli specchi d’acqua, che al contrario dell’inquinamento chimico spesso invisibile, si percepiscono procurando un fastidio immediato, come gli oggetti che galleggiano. Nei periodi in cui ci sono molte imbarcazioni, inoltre, vengono messe in atto delle azioni di pulizia mirata. Comunque il fatto che la nostra area marina sia frequentata da migliaia di subacquei è già di per sé indice di qualità delle acque. Nel territorio della provincia, oltre all’inquinamento atmosferico, a minacciare la salute dei cittadini concorre quello acustico a causa dell’intrecciarsi di vari agglomerati urbani, di strade, superstrade ed autostrade. Cosa sta facendo l’Amministrazione Provinciale per eliminare questo fenomeno? Su tutto il territorio provinciale abbiamo realizzato una mappa delle criticità relative all’inquinamento acustico, per ora delle autostrade, ma con l’intenzione di fare la stessa cosa per le strade provinciali di cui siamo direttamente respon-

sabili. Le situazioni più critiche si evidenziano quando le grandi direttrici sono in prossimità delle abitazioni. A Genova, poi, ci sono situazioni molto particolari, tanto che da un po’ di anni è stato costituito un progetto sperimentale dalla commissione prefettizia, “Genova caso pilota”, proprio per studiare insieme alla Società Autostrade gli interventi di mitigazione acustica. Tuttavia il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha recentemente abolito questa Commissione, con nostro grande disappunto. Nel frattempo la Provincia esegue i controlli anche sulle azioni di mitigazione già fatte dalla Società Autostrade, verificando dentro le abitazioni qual è adesso il livello di rumore rispetto a prima. Quali piani e programmi vengono sostenuti dall’Amministrazione provinciale per informare e coinvolgere i cittadini sulla necessità di limitare il consumo di risorse per uno sviluppo sostenibile che consegni alle generazioni future un territorio non irrimediabilmente compromesso? L’informazione e l’educazione ambientale sono il cardine della nostra politica perché solo educando è possibile cambiare i comportamenti sbagliati. L’informazione-educazione avviene sia attraverso la rete di Centri di educazione ambientale, diffusi sul territorio che sviluppano campagne su tematiche inerenti i rifiuti, l’acqua, i consumi, ecc., sia tramite l’Agenzia provinciale Muvita, sita ad Arenzano, una sorta di museo interattivo dedicato ai cambiamenti climatici. In particolare, stiamo realizzando, già dallo scorso anno, una campagna per l’utilizzo dell’acqua del rubinetto, utilizzando brocche di vetro riciclato.

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EDUCAZIONE AMBIENTALE

Parigi, Hotel de Ville, dal 13 giugno al 17 agosto 2008

“IL GIARDINO (NON) EFFIMERO” Iniziativa meritevole di diffusione in altre aree urbane Testo e foto di Massimo Lombardi*

Durante il Rinascimento, in occasione di feste e celebrazioni, era invalsa l’abitudine di approntare giardini ornamentali, definiti “effimeri” poiché, conclusi i divertimenti, venivano smantellati. Effimera o efemera è anche un insetto dell’ordine degli emerotteri, la cui vita da adulto, dopo essere passato dallo stadio di uovo, larva e ninfa, è assai breve, a volte di poche ore. Un tempo assai diffuso attorno a stagni, laghi, torrenti e fiumi, sta ora diventando raro a causa del deterioramento delle acque, tanto che viene preso quale bioindicatore della qualità ambientale. L’uno e l’altro hanno avuto modo di manifestarsi sul piazzale antistante l’Hotel de Ville, sede del Comune di Parigi, nel 4° arrondissement, dove per la maggior parte dell’anno si radunano artisti di strada e musicanti, attirando numerosi passanti e turisti. Dal 13giugno al 17 agosto il parvis ha ospitato “Le jardin éphémère”, iniziativa dell’Amministrazione comunale volta a sensibilizzare la cittadinanza, ma anche i turisti, sul ruolo importante assolto dalla biodiversità per l’ambiente urbano. In verità, anche lo scorso anno era stato allestito un “giardino effimero” con l’obiettivo di mostrare l’evoluzione del giardino nel corso degli anni. Visto il successo che aveva ottenuto, si è ritenuto di ampliarne la durata e di dargli una maggior valenza pedagogica, avendo per tema, appunto, la biodiversità, sottolineando la volontà dichiarata dell’Amministrazione comunale di intraprendere azioni di sostenibilità ecologica. Il Sindaco di Parigi, Bertrand Delanoë, nel corso della cerimonia di inaugurazione ha affermato che l’amministrazione “cerca di promuovere attraverso questo giardino effimero qualcosa di durevole”. “Se ci siamo fortemente impegnati per lo sviluppo sostenibile - ha proseguito il Sindaco - se abbiamo adottato un piano climatico assai esigente, ciò è do-

vuto al fatto che crediamo che si possa progettare e organizzare la nostra vita, in rapporto con le esigenze della flora e della fauna”. Insistendo, quindi, sul carattere pedagogico del giardino, Delanoë ha sottolineato che “esso dovrebbe fare in modo che cittadini abbiano voglia d’una certa città e della sua qualità”. La capitale francese, dove si contano ben 6 milioni di alberi e110.000 specie sono potenzialmente in grado di vivere, come indica la brochure

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dell’avvenimento, vanta numerose aree che possono fregiarsi dell’etichetta di “spazio verde ecologico”, in continuo incremento specie dopo che quattro anni fa, Parigi ha sottoscritto la Carta della biodiversità degli ambienti naturali, in cui si riconosce la necessità di preservare il patrimonio naturale locale. Circa la metà della superficie dedicata al jardin éphémère di quest’anno è stata occupata dalla vegetazione di 80 differenti specie, come una finestra e testimonianza, al contempo, della no-


tevole diversità biologica dei giardini parigini (vedi box). Con l’inizio di “Paris Plages” (21 giugno) evento che da qualche anno permette ai parigini di usufruire durante l’estate di spazi verdi attrezzati dove trascorrere momenti di svago e di riposo, le “isole” centrali di alberi sono state sostituite da un campo di mini-golf dove i più piccoli, ma anche i grandi, hanno potuto cimentarsi con mazze e palline che venivano loro offerte. Nella circostanza, nella sera del solsti-

zio estivo, tra il giardino e la facciata del municipio, l’Ensemble Orchestral de Paris, accompagnata da 120 coristi, ha eseguito gratuitamente per i visitatori la Nona Sinfonia di Beethoven, per celebrare il semestre di Presidenza francese del Consiglio dell’Unione Europea.

Nell’area ha trovato spazio uno stagno con piante acquatiche (papiri, giacinti d’acqua, ninfee ecc.) e “isole” verdeggianti, approntato per informare i visitatori sull’importanza delle zone umide per la conservazione della bio-

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diversità e per la cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica. Realizzato tramite una vasca speciale, poggia sulla pavimentazione tramite una struttura in acciaio con moduli metallici di 3 m, progettata negli uffici di architettura della Direzione degli spazi verdi e dell’ambiente. Per riempirla d’acqua sono occorse 4 ore e l’impiego degli idranti dei Vigili del fuoco di Parigi, più efficaci dei semplici tubi per innaffiare. In 3 chioschi in legno distribuiti strategicamente agli ingressi, personale preparato era a disposizione dei più curiosi che avessero voluto avere maggiori informazioni su stagno e giardino, come sul ruolo della biodiversità per la sostenibilità ambientale, nonché per partecipare attivamente alla vita del giardino e alla sua gestione. Tuttavia vari pannelli informativi permettevano ai di saperne di più sulla flora e la fauna degli ambienti ricostruiti. I collegamenti tra le varie parti erano assicurati da passerelle e terrazze in listoni di legno che si incurvavano, in modo da lasciare filtrare l’aria e trattenere l’umidità. Infatti, secondo il famoso paesaggista Gilles Clément, che ha progettato alcuni rinomati parchi e giardini di Parigi, quali il Parc André Citroen, il giardino de La Défense e quello che circonda


il Musée de Quai Branly (cfr: Massimo Lombardi “La passerella tra le culture”, in Regioni&Ambiente, n. 9 settembre 2006, pag. 44-46), un giardino per essere considerato in armonia con la natura deve rispettare alcuni principi fondamentali: “- non deve ricevere fertilizzanti, né pesticidi, né annaffiature; - non deve essere immutabile ed ogni cambiamento naturale deve essere accolto favorevolmente; - non deve costituire una lotta continua con la natura, tale da trasformare il giardinaggio in un lavoro forzato; - la dinamica naturale di ciò che vive sarà colta per essere indirizzata verso una “forma di giardino”. Rigorosamente in legno erano i banchi e le “sedie a sdraio” dell’area di riposo (anche solarium), dove era possibile abbronzarsi, vagabondando con la mente, immersi in un bagno di frescura. Scaglie e cortecce in legno di alberi parigini, intrise di sabbia, si inserivano tra i vari contenitori di alberi ed arbusti,

formando uno strato uniforme. Non stupisce che in questo “ricostruito” angolo urbano abbia avuto occasione di insediarsi, senza alcun timore per la presenza dell’uomo e del frastuono, una piccola fauna: soprattutto si sono osservati varie specie di uccelli, qualche rettile e numerosi insetti palustri, tra cui le effimere. Sia l’acqua dello stagno e quella piovana sono state recuperate e al fine di sottolineare la necessità di un uso corretto di questo importante elemento, un chiosco di degustazione, collocato accanto al giardino, permetteva ai visitatori di riscoprire la qualità dell’acqua di Parigi, distribuendola gratuitamente in bicchieri di materiale riciclabile. A chiusura del “giardino effimero”, tutte le piante e gli arbusti sono stati reimpiantati nelle aree verdi dei vari arrondissement, mentre le strutture approntate per l’occasione saranno riutilizzate. Effimero è il giardino ed effimere sono le piante, poiché tutto quello che è urbano è in ogni caso effimero, destinato

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inevitabilmente a scomparire un giorno o l’altro, sostituito da nuovi giardini e nuove costruzioni (lo stesso Hotel de Ville ha subìto modificazioni e funzioni nel corso dei secoli); le specie stesse sono effimere, scomparendo o trasformandosi quando le condizioni di vita mutano: è la qualità dell’ambiente urbano che deve essere salvaguardata. * Vive e lavora a Parigi

IL GIARDINO EFFIMERO IN CIFRE Superficie totale del giardino: 2.875 m2; Superficie vegetale: 1.500 m2; Superficie dello stagno: 330 m2; Superficie dellíarea di riposo: 150 m2; Piante acquatiche: 1.765; Piante da bordura: 600; Piante da fiori e vivaci: 3.000; Arbusti: 560; Alberi: 440; Specie di piante acquatiche: 14; Specie di piante da bordura: 5; Specie di piante da fiori e vivaci: 15; Specie da arbusti: 6; Essenze di alberi: 12.


IL COMMENTO

Nuova Direttiva sui Rifiuti

UN’EUROPA CHEi soloRICICLA IIncenerimento i per recupero di energia l se risponde i d a requisiti di efficienza Accogliendo una serie di emendamenti concordati con il Consiglio, il Parlamento europeo ha definitivamente approvato nuova Direttiva Quadro sui Rifiuti, che costituisce il cardine della politica UE di gestione dei rifiuti. La Direttiva, che al momento di andare in stampa non è stata ancora pubblicata sulla GUCE, interviene dopo 33 anni dall’adozione della prima norma in materia (Direttiva n.442 del 1975), rivede regole e principi, con lo scopo di giungere ad una semplificazione del quadro normativo, dal momento che disciplina tutti i rifiuti, abrogando e sostituendo la Direttiva 2006/12/CE relativa ai rifiuti, la Direttiva 91/689/CEE sui rifiuti pericoli e la Direttiva 75/439/ CEE concernente del l’eliminazione degli oli usati. Vi si legge che scopo prioritario è di stabilire “ misure volte a proteggere l’ambiente e la salute umana, prevenendo gli impatti negativi della produzione e della gestione dei rifiuti, riducendo gli impatti complessivi dell’uso delle risorse e migliorandone l’efficienza”. La Direttiva sottolinea, inoltre, che la politica in materia di rifiuti dovrebbe mirare anche ridurre l’uso di risorse e, ricordando che la prevenzione dovrebbe essere una priorità, rileva che il “riutilizzo e il riciclaggio dovrebbero preferirsi alla valutazione energetica dei rifiuti”, in quanto rappresentano la migliore ioni ecologica. Nella misura in cui non sono contemplati da altra normativa comunitaria, sono esclusi dall’ambito di applicazione una serie di rifiuti quali le acque di scarico, taluni sottoprodotti di origine animale e le carcasse di animali morti per cause diverse dalla macellazione, nonché i rifiuti risultanti dalla prospezione, dall’estrazione, dal trattamento è dall’ammasso di risorse minerali o dallo sfruttamento delle cave. Sono inoltre esclusi gli effluenti gassosi emessi in atmosfera, il suolo non contaminato e altro materiale allo stato naturale escavato nel corso di attività di costruzione, i rifiuti radioattivi, i materiali esplosivi

in disuso e la paglia e altro materiale agricolo o forestale naturale non pericoloso, utilizzati nell’attività agricola. Il Commissario UE per l’Ambiente Stavros Dimas, ha dichiarato che “la nuova direttiva produrrà un cambiamento di mentalità nel modo di considerare rifiuti da peso indesiderato a risorsa preziosa - e contribuirà a trasformare l’Europa in una società che ricicla”. “Il testo introduce un approccio moderno alla gestione dei rifiuti - ha osservato Dimas - precisando le definizioni, assegnando maggiore importanza alla prevenzione e fissando nuovi ambiziosi obiettivi in materia di riciclaggio. La maggior chiarezza nelle definizioni e i principi di gestione dei rifiuti enunciati dalla direttiva permetteranno di risolvere i problemi interpretativi, ridurranno il numero dei procedimenti giudiziari e istituiranno una solida base giuridica per il funzionamento del settore del trattamento di rifiuti”. C’è da osservare che il testo approvato è generalmente in linea con quanto previsto dalla normativa italiana quale definita dalla Parte IV del D.Lgs n.152 /2006 come integrato e corretto dal D.Lgs n.4/2008, il cosiddetto Testo Unico Ambientale. Sarebbe inopportuna una nuova rivisitazione della stessa che allungherebbe ulteriormente i tempi di adeguamento degli operatori alle norme. Anche se i due disegni di Legge presentati in agosto dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, prevedono una nuova delega al Governo per allineare il T.U.A. alle norme comunitarie sui reati ambientali e contaminazione dei suoli, l’occasione di modificare altri aspetti normativi introdotti dai precedenti Governi è sempre in agguato, specie in Italia dove la prassi dello spoils system, oltre agli incarichi e alle collaborazioni, si estende alle leggi. Ma vediamo più in dettaglio quali sono le principali novità, anche in relazione

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al testo precedentemente licenziato e alla proposta di Direttiva della Commissione UE. Prevenzione e Riduzione prima di tutto La direttiva stabilisce una “gerarchia dei rifiuti”, intesa come ordine di priorità di ciò che costituisce “la migliore opzione ambientale nella normativa e nella politica dei rifiuti”. In testa alla gerarchia figura la prevenzione, ossia misure, adottate prima che una sostanza, un materiale, o un prodotto sia diventato un rifiuto, che riducono la quantità di rifiuti, anche attraverso il riutilizzo dei prodotti o l’estensione del loro ciclo di vita, gli impatti negativi dei rifiuti prodotti sull’ambiente e la salute umana oppure il contenuto di sostanze pericolose in materiali e prodotti. Segue poi la preparazione per il riutilizzo, ovvero le operazioni di controllo, pulizia e riparazione, attraverso cui i prodotti o componenti di prodotti, diventati rifiuti, sono preparati in modo da poter essere impiegati senza altro e pretrattamento Viene poi il riciclaggio, ossia qualsiasi operazione di recupero attraverso cui i materiali di rifiuto sono ritrattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione originaria o per altri fini. Esso include il ritrattamento di materiale organico, ma non il recupero di energia né il rirattamento per ottenere materiali da utilizzare quali combustibili o in operazioni di riempimento. Segue, poi, il recupero diverso dal riciclaggio, come il recupero di energia o altre operazioni il cui principale risultato sia di “permettere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile sostituendo altri materiali”. A questo proposito la direttiva precisa che gli impianti di incenerimento dei rifiuti solidi urbani possono essere intesi come attività di recupero unicamente se rispondono a determinati requisiti di efficienza energetica fissati dalla direttiva stessa.


Vi è da ultimo lo smaltimento che consiste in qualsiasi operazione diversa del recupero, anche quando l’operazione ha come conseguenza secondaria il recupero di sostanze o di energia, come il deposito in discarica, la biodegradazione di rifiuti liquidi o fanghi nei suoli, l’iniezione dei rifiuti pompabili in pozzi, in cupole saline o in faglie geologiche naturali, l’incenerimento o il deposito permanente (ad es. sistemazione di contenitori in una miniera). Al riguardo, la direttiva sottolinea che gli Stati membri “non dovrebbero promuovere, laddove possibile, lo smaltimento in discarica o l’incenerimento di materiali riciclati”. Nell’applicare questa gerarchia dei rifiuti, precisa la direttiva, gli Stati membri devono adottare misure volte a incoraggiare lo opzioni “che danno il miglior risultato ambientale complessivo”. Devono anche tener conto dei principi generali di precauzione e sostenibilità in materia di protezione dell’ambiente, della fattibilità tecnica e praticabilità economica, della protezione delle risorse, nonché degli impatti complessivi sociali, economici, sanitari e ambientali. Obiettivi di Raccolta Differenziata Dal momento che le previsioni danno un incremento dei RSU nell’Unione Europa del 25% tra il 2005 e il 2020, e che il 45% di questi finisce in discariche, il 18% viene incenerito e solo il 27% viene riciclato, la proposta di compromesso accolta chiede agli Stati membri di adottare le misure necessarie per promuovere il riutilizzo dei prodotti. Si tratta, in particolare, di incoraggiare la costituzione e il sostegno di reti di utilizzo e di riparazione, di ricorrere a strumenti economici e a criteri per l’aggiudicazione degli appalti e di fissare obiettivi quantitativi. Gli Stati membri sono chiamati, inoltre, a prendere misure per promuovere il riciclaggio di alta qualità e, a tal fine, dovranno predisporre regimi di raccolta differen-

ziata dei rifiuti, praticabili dal punto di vista ambientale ed economico, volti a garantire il rispetto dei necessari criteri qualitativi per i pertinenti settori di riciclaggio. Entro il 2015, gli Stati membri dovranno quindi istituire regimi di raccolta differenziata “almeno” per la carta, il metallo, la plastica e vetro. Dovranno, pertanto, adottare le misure necessarie affinché entro il 2020 la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti domestici di carta, metallo, plastica e vetro (e possibilmente di altra origine) sia aumentata complessivamente almeno del 50%, in termini di peso. Entro lo stesso anno, inoltre, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio di altri materiali di recupero, incluse le operazioni di colmatazione che utilizzano i rifiuti in sostituzione di altri materiali, di rifiuti da costruzione e demolizione non pericolosi, dovranno essere aumentate di almeno il 70% in termini di peso. Spetterà alla Commissione stabilire le norme dettagliate di attuazione e di calcolo per verificare il raggiungimento di tali obiettivi e, entro il 2014, dovrà esaminare le misure e gli obiettivi per eventualmente proporne il rafforzamento e l’introduzione di obiettivi per altri flussi di rifiuti. Ogni tre anni, invece, gli Stati dovranno stilare una relazione in merito ai risultati ottenuti e, qualora gli obiettivi non fossero raggiunti, spiegarne le ragioni, illustrando le misure che intendono prendere per porvi rimedio. Prevenzione, Eco-design e Responsabilità estesa a produttori A cinque anni dall’entrata in vigore della direttiva, gli Stati membri dovranno predisporre dei programmi di prevenzione dei rifiuti in cui sono tenuti a fissare “gli obiettivi di prevenzione”, descrivere le misure di prevenzione esistenti e valutare l’utilità degli esempi di misure indicate dalla direttiva. Lo scopo di tali obiettivi e misure, viene precisato, è di “dissociare la crescita

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economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione dei rifiuti”. La Commissione dovrà, inoltre, presentare una serie di relazioni accompagnate, se necessario, da proposte di misure a sostegno delle attività di prevenzione e di attuazione dei programmi Così, entro 2014, dovrà fissare obiettivi di prevenzione e dissociazione dei rifiuti da raggiungere nel 2020, fondati sulle migliori prassi disponibili. Inoltre, entro il 2011, dovrà formulare un piano d’azione per ulteriori misure di sostegno a livello europeo volte, in particolare, “a modificare gli attuali modelli di consumo” e a definire una politica di progettazione ecologica (eco-design) dei prodotti che riduca, al contempo, la produzione di rifiuti si e la presenza in essi di sostanze nocive, favorendo tecnologie incentrate sui prodotti sostenibili, riutilizzabili e riciclabili. In particolare, per rafforzare la prevenzione, il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero dei rifiuti, gli Stati membri potranno adottare misure legislative o non legislative, volte ad assicurare che qualsiasi persona fisica o giuridica che professionalmente sviluppi, fabbriche, trasformi e tratti, venda o importi prodotti (produttore del prodotto) sia soggetto ad una responsabilità estesa. Tali misure, è precisato, potranno includere l’accettazione dei prodotti restituiti e dei rifiuti che restano dopo l’utilizzo di tali prodotti, nonché la successiva gestione dei rifiuti e la responsabilità finanziaria per tale attività. Potranno anche contemplare, come richiesto dai deputati, l’obbligo di mettere a disposizione del pubblico informazioni relative alla misura in cui prodotto è riutilizzabile e riciclabile. Gli Stati membri, inoltre, potranno adottare misure appropriate per incoraggiare una progettazione dei prodotti “volta a ridurre i loro impatti ambientali e la produzione di rifiuti durante la produzione e il successivo utilizzo dei prodotti e ad assicurare che il recupero e lo smaltimento dei prodotti che sono



diventati rifiuti avvengano in conformità alle disposizioni della direttiva”. Tali misure possono incoraggiare, tra l’altro, lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti adatti all’uso multiplo, tecnicamente durevoli e che, dopo esser diventati rifiuti, sono adatti ad un recupero adeguato e sicuro e ad uno smaltimento compatibile con l’ambiente. Nell’applicare la responsabilità estesa del produttore, d’altra parte, gli Stati membri dovranno tener conto “della fattibilità tecnica e della praticabilità economica”, nonché “degli impatti complessivi sociali, sanitari e ambientali”, rispettando l’esigenza di assicurare il corretto funzionamento del mercato interno. Una gestione dei rifiuti che non danneggi la salute e l’ambiente Come principio generale, gli Stati membri devono prendere le misure necessarie per garantire che la gestione dei rifiuti si è effettuata senza danneggiare la salute umana, senza recare pregiudizio all’ambiente e, in particolare, “senza creare rischi per l’acqua l’aria, il suolo, la flora o la fauna, senza causare inconvenienti da rumori od odori e senza danneggiare il paesaggio o i siti di particolare interesse”. Devono inoltre garantire che, all’interno del loro territorio, gli stabilimenti o le imprese che provvedono raccolta o al trasporto di rifiuti a titolo personale “conferiscano i rifiuti raccolti e trasportati agli appositi impianti di trattamento”. In forza della direttiva, secondo il principio “chi inquina paga”, i costi della gestione dei rifiuti devono essere sostenute dal produttore iniziale o dai detentori del momento o dai detentori precedenti dei rifiuti. Gli Stati membri, tuttavia, possono decidere che i costi della gestione dei rifiuti siano sostenuti, parzialmente o interamente, dal produttore del prodotto causa dei rifiuti e che i distributori di tale prodotto possano contribuire alla copertura di tali costi. Gli Stati membri provvedono affin-

ché le rispettive autorità competenti predispongano uno o più piani di gestione dei rifiuti che coprano, singolarmente o in combinazione tra loro, la totalità del loro territorio. Questi dovranno comprendere un’analisi della situazione della gestione dei rifiuti esistenti, nonché le misure da adottare per migliorare una preparazione per il riutilizzo, riciclaggio, recupero e smaltimento dei rifiuti, corretti dal punto di vista ambientale. Più in particolare, dovranno includere almeno tipo, quantità e fonte dei rifiuti prodotti all’interno del territorio. I sistemi di raccolta dei rifiuti e grandi impianti di smaltimento e recupero esistenti, una valutazione della necessità di nuovi sistemi di raccolta, della chiusura degli impianti per i rifiuti esistenti, di ulteriori infrastrutture per gli impianti per rifiuti e, se necessario, degli investimenti correlati, nonché le informazioni sufficienti sui criteri di riferimento per l’individuazione dei siti e la capacità dei futuri impianti di smaltimento o dei grandi impianti di recupero. Autorizzazioni, Responsabilità e Sanzioni La direttiva chiede agli Stati membri di imporre a qualsiasi ente o impresa che intende effettuare il trattamento di rifiuti di ottenere l’Autorizzazione dell’autorità competente. Tale autorizzazione, che può essere concessa per un periodo determinato ed essere rinnovata, dovrà precisare almeno i tipi e i quantitativi di rifiuti che possono essere trattati, i requisiti tecnici e di altro tipo applicabili al sito interessato, le misure precauzionali di sicurezza da prendere, il metodo da utilizzare per ciascun tipo di operazione, le operazioni di monitoraggio e di controllo che si rivelano necessarie e, infine, le disposizioni relative alla chiusura e agli interventi ad essa successivi che si rivelano necessari. L’autorizzazione dovrà essere negata qualora l’autorità competente ritenga che il metodo di trattamento previsto “sia inaccettabile dal punto

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di vista della protezione dell’ambiente”. È poi precisato che le autorizzazioni concernenti l’incenerimento o il coincenerimento con le recupero di energia “sono subordinate alla condizione che recupero avvenga con un livello elevato di efficienza energetica”. Gli enti o le imprese che effettuano operazioni di trattamento dei rifiuti, gli enti o le imprese che raccolgono o trasportano rifiuti a titolo professionale, gli intermediari e i commercianti, nonché gli enti o le imprese che producono rifiuti pericolosi dovranno essere soggetti ad adeguate ispezioni periodiche da parte delle autorità competenti. Le ispezioni relative all’operazione di raccolta e di trasporto dei rifiuti dovranno riguardare “l’origine, la natura, la quantità e la destinazione dei rifiuti raccolti e trasportati. Gli Stati membri potranno precisare le condizioni della responsabilità e decidere in quali casi il produttore originario conserva la responsabilità per l’intera catena di trattamento o in quali casi la responsabilità del produttore e del detentore può essere condivisa o delegata tra diversi soggetti della catena di trattamento. Possono anche decidere che la responsabilità di provvedere alla gestione dei rifiuti sia sostenuta parzialmente o interamente dal produttore del prodotto causa dei rifiuti e che di distributori di tale prodotto possano condividere tale responsabilità. Gli Stati membri saranno, inoltre, tenuti ad adottare le misure necessarie per vietare l’abbandono, lo scarico e la gestione incontrollata dei rifiuti e dovranno emanare le misure relative alle sanzioni da infliggere in caso di violazione delle disposizioni della direttiva e assicurarne l’applicazione. Le sanzioni dovranno essere “efficaci, proporzionate e dissuasive”.


NUOVA DIRETTIVA UE SUI RIFIUTI APPROVATO DAL PARLAMENTO EUROPEO IL 17 GIUGNO 2008

Riportiamo il testo approvato definitivamente dal Parlamento europeo della nuova Direttiva Rifiuti, con l’avvertenza che le seguenti pagine non rivestono carattere di ufficialità e non è sostitutivo in alcun modo della pubblicazione ufficiale cartacea, considerando che non è stato ancora pubblicato al momento di andare in stampa sulla G.U.C.E. Le parti in neretto sono gli emendamenti concordati con il Consiglio ed approvati dal Parlamento europeo. CAPO I Oggetto, ambito di applicazione e definizioni Articolo 1 Oggetto e ambito di applicazione La presente direttiva stabilisce misure volte a proteggere l’ambiente e la salute umana prevenendo o riducendo gli impatti negativi della produzione e della gestione dei rifiuti, riducendo gli impatti complessivi dell’uso delle risorse e migliorandone l’efficacia. Articolo 2 Esclusioni dall’ambito di applicazione 1. Sono esclusi dall’ambito di applicazione della presente direttiva: a) effluenti gassosi emessi in atmosfera; b) terreno (in situ), inclusi il suolo contaminato non escavato e gli edifici collegati permanentemente al terreno; c) suolo non contaminato e altro materiale allo stato naturale escavato nel corso di attività di costruzione, ove sia certo che il materiale sarà utilizzato a fini di costruzione allo stato naturale nello stesso sito in cui è stato escavato; d) rifiuti radioattivi; e) materiali esplosivi in disuso; f) materie fecali, se non contemplate dal paragrafo 2, lettera b), paglia e altro materiale agricolo o forestale naturale non pericoloso utilizzati nell’attività agricola, nella selvicoltura o per la produzione di energia da tale biomassa mediante processi o metodi che non danneggiano l’ambiente né mettono in pericolo la salute umana. 2. Sono esclusi dall’ambito di applicazione della presente direttiva nella misura in cui sono contemplati da altra normativa comunitaria: a) acque di scarico; b) sottoprodotti di origine animale, compresi i prodotti trasformati contemplati dal regolamento (CE) n. 1774/2002, eccetto quelli destinati all’incenerimento, allo smaltimento in discarica o all’utilizzo in un impianto di produzione di biogas o di compostaggio; c) carcasse di animali morti per cause diverse dalla ma-

cellazione, compresi gli animali abbattuti per eradicare epizoozie, e smaltite in conformità del regolamento (CE) n. 1774/2002; d) rifiuti risultanti dalla prospezione, dall’estrazione, dal trattamento e dall’ammasso di risorse minerali o dallo sfruttamento delle cave contemplati dalla direttiva 2006/21/CE. 3. Fatti salvi gli obblighi risultanti da altre normative comunitarie pertinenti, sono esclusi dall’ambito di applicazione della presente direttiva i sedimenti spostati all’interno di acque superficiali ai fini della gestione delle acque e dei corsi d’acqua o della prevenzione di inondazioni o della riduzione degli effetti di inondazioni o siccità o ripristino dei suoli, se è provato che i sedimenti non sono pericolosi. 4. Disposizioni specifiche particolari o complementari a quelle della presente direttiva per disciplinare la gestione di determinate categorie di rifiuti possono essere fissate da direttive particolari. Articolo 3 Definizioni Ai fini della presente direttiva si intende per: 1) “rifiuto” qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione o l’obbligo di disfarsi; 2) “rifiuto pericoloso” rifiuto che presenta una o più caratteristiche pericolose di cui all’allegato III; 3) “oli usati” qualsiasi olio industriale o lubrificante, minerale o sintetico, divenuto improprio all’uso cui era inizialmente destinato, quali gli oli usati dei motori a combustione e dei sistemi di trasmissione, nonché gli oli lubrificanti e gli oli per turbine e comandi idraulici; 4) “rifiuto organico” rifiuti biodegradabili di giardini e parchi, rifiuti alimentari e di cucina prodotti da nuclei domestici, ristoranti, servizi di ristorazione e punti vendita al dettaglio e rifiuti simili prodotti dagli impianti dell’industria alimentare; 5) “produttore di rifiuti” la persona la cui attività produce rifiuti (produttore iniziale di rifiuti) o chiunque effettui operazioni di pretrattamento, miscelazione o altre operazioni che hanno modificato la natura o la composizione di detti rifiuti; 6) “detentore di rifiuti” il produttore dei rifiuti o la persona fisica o giuridica che ne è in possesso; 7) “commerciante” qualsiasi impresa che agisce in qualità di committente al fine di acquistare e successivamente vendere rifiuti, compresi i commercianti che non prendono materialmente possesso dei rifiuti; 8) “intermediario” qualsiasi impresa che dispone il recupero o lo smaltimento dei rifiuti per conto di altri, compresi gli intermediari che non prendono materialmente possesso dei rifiuti;

I

Regioni&Ambiente n° 9 Settembre 2008

INSERTO

Testo della


9) “gestione dei rifiuti” la raccolta, il trasporto, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti, compresi la supervisione di tali operazioni e gli interventi successivi alla chiusura dei siti di smaltimento nonché le operazioni effettuate in qualità di commercianti o intermediari; 10) “raccolta” il prelievo dei rifiuti, compresi la cernita preliminare e il deposito preliminare, ai fini del loro trasporto in un impianto di trattamento; 11) “raccolta differenziata”: la raccolta in cui un flusso di rifiuti è tenuto separato in base al tipo e alla natura dei rifiuti al fine di facilitarne il trattamento specifico; 12) “prevenzione” misure, prese prima che una sostanza, un materiale o un prodotto sia diventato un rifiuto, che riducono: a) la quantità dei rifiuti, anche attraverso il riutilizzo dei prodotti o l’estensione del loro ciclo di vita; b) gli impatti negativi dei rifiuti prodotti sull’ambiente e la salute umana; oppure c) il contenuto di sostanze pericolose in materiali e prodotti; 13) “riutilizzo” qualsiasi operazione attraverso la quale prodotti o componenti che non sono rifiuti sono reimpiegati per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti; 14) “trattamento” operazioni di recupero o smaltimento, inclusa la preparazione prima del recupero o dello smaltimento; 15) “recupero” qualsiasi operazione il cui principale risultato sia di permettere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile sostituendo altri materiali che sarebbero stati altrimenti utilizzati per assolvere una particolare funzione o di prepararli ad assolvere tale funzione, all’interno dell’impianto o nell’economia in generale. L’allegato II riporta un elenco non esaustivo di operazioni di recupero; 16) “preparazione per il riutilizzo” le operazioni di controllo, pulizia e riparazione attraverso cui prodotti o componenti di prodotti diventati rifiuti sono preparati in modo da poter essere reimpiegati senza altro pretrattamento; 17) “riciclaggio” qualsiasi operazione di recupero attraverso cui i materiali di rifiuto sono ritrattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione originaria o per altri fini. Include il ritrattamento di materiale organico ma non il recupero di energia né il ritrattamento per ottenere materiali da utilizzare quali combustibili o in operazioni di riempimento; 18) “rigenerazione di oli usati” qualsiasi operazione di riciclaggio che permetta di produrre oli di base mediante una raffinazione degli oli usati, che comporti in particolare la separazione dei contaminanti, dei prodotti di ossidazione e degli additivi contenuti in tali oli; 19) “smaltimento” qualsiasi operazione diversa dal recupero anche quando l’operazione ha come conseguenza secondaria il recupero di sostanze o di energia. L’allegato I riporta un elenco non esaustivo di operazioni di smaltimento; 20) “migliori tecniche disponibili” le migliori tecniche disponibili quali definite all’articolo 2, paragrafo 11, della direttiva 96/61/CE.

ordine di priorità della normativa e della politica in materia di prevenzione e gestione dei rifiuti: a) prevenzione; b) preparazione per il riutilizzo; c) riciclaggio; d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia; e e) smaltimento. 2. Nell’applicare la gerarchia dei rifiuti di cui al paragrafo 1, gli Stati membri adottano misure volte a incoraggiare le opzioni che danno il miglior risultato ambientale complessivo. A tal fine può essere necessario che flussi di rifiuti specifici si discostino dalla gerarchia laddove ciò sia giustificato dall’impostazione in termini di ciclo di vita in relazione agli impatti complessivi della produzione e della gestione di tali rifiuti. Gli Stati membri garantiscono che l’elaborazione della normativa e della politica dei rifiuti avvenga in modo pienamente trasparente, nel rispetto delle norme nazionali vigenti in materia di consultazione e partecipazione dei cittadini e dei soggetti interessati. Conformemente agli articoli 1 e 13, gli Stati membri tengono conto dei principi generali in materia di protezione dell’ambiente di precauzione e sostenibilità, della fattibilità tecnica e praticabilità economica, della protezione delle risorse nonché degli impatti complessivi sociali, economici, sanitari e ambientali.

Articolo 4 Gerarchia dei rifiuti 1. La seguente gerarchia dei rifiuti si applica quale

Articolo 6 Cessazione della qualifica di rifiuto 1. Taluni rifiuti specifici cessano di essere tali ai sen-

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Articolo 5 Sottoprodotti 1. Una sostanza od oggetto derivante da un processo di produzione il cui scopo primario non è la produzione di tale articolo può non essere considerato rifiuto ai sensi dell’articolo 3, punto 1, bensì sottoprodotto soltanto se sono soddisfatte le seguenti condizioni: a) è certo che la sostanza o l’oggetto sarà ulteriormente utilizzata/o; b) la sostanza o l’oggetto può essere utilizzata/o direttamente senza alcun ulteriore trattamento diverso dalla normale pratica industriale; c) la sostanza o l’oggetto è prodotta/o come parte integrante di un processo di produzione; d) l’ulteriore utilizzo è legale, ossia la sostanza o l’oggetto soddisfa, per l’utilizzo specifico, tutti i requisiti pertinenti riguardanti i prodotti e la protezione della salute e dell’ambiente e non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente o la salute umana. 2. Sulla base delle condizioni previste al paragrafo 1, possono essere adottate misure per stabilire i criteri da soddisfare affinché sostanze o oggetti specifici siano considerati sottoprodotti e non rifiuti ai sensi dell’articolo 3, punto 1. Tali misure, intese a modificare elementi non essenziali della presente direttiva, integrandola, sono adottate secondo la procedura di regolamentazione con controllo di cui all’articolo 39, paragrafo 2.


si dell’articolo 3, punto 1, quando siano sottoposti a un’operazione di recupero , incluso il riciclaggio, e soddisfino criteri specifici da elaborare conformemente alle seguenti condizioni: a) la sostanza o l’oggetto è comunemente utilizzata/o per scopi specifici; b) esiste un mercato o una domanda per tale sostanza od oggetto; c) la sostanza o l’oggetto soddisfa i requisiti tecnici per gli scopi specifici e rispetta la normativa e gli standard esistenti applicabili ai prodotti; e d) l’utilizzo della sostanza o dell’oggetto non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente o sulla salute umana. I criteri includono, se necessario, valori limite per le sostanze inquinanti e tengono conto di tutti i possibili effetti negativi sull’ambiente della sostanza o dell’oggetto. 2. Le misure che riguardano l’adozione di tali criteri e specificano i rifiuti, intese a modificare elementi non essenziali della presente direttiva, integrandola, sono adottate secondo la procedura di regolamentazione con controllo di cui all’articolo 39, paragrafo 2. Criteri volti a definire quando un rifiuto cessa di essere tale dovrebbero essere considerati, tra gli altri, almeno per gli aggregati, i rifiuti di carta e di vetro, i metalli, i pneumatici e i rifiuti tessili. 3. I rifiuti che cessano di essere tali conformemente ai paragrafi 1 e 2 cessano di essere tali anche ai fini dei traguardi di recupero e riciclaggio stabiliti nelle direttive 94/62/CE, 2000/53/CE, 2002/96/CE e 2006/66/CE e nell’altra normativa comunitaria pertinente quando i requisiti in materia di riciclaggio o recupero di tale legislazione sono soddisfatti. 4. Se non sono stati stabiliti criteri a livello comunitario in conformità della procedura di cui ai paragrafi 1 e 2, gli Stati membri possono decidere, caso per caso, se un determinato rifiuto abbia cessato di essere tale tenendo conto della giurisprudenza applicabile. Essi notificano tali decisioni alla Commissione in conformità della direttiva 98/34/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 giugno 1998 che prevede una procedura d’informazione nel settore delle norme e delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell’informazione1, ove quest’ultima lo imponga.

pericolosi. L’inclusione di una sostanza o di un oggetto nell’elenco non significa che esso sia un rifiuto in tutti i casi. Una sostanza o un oggetto è considerato un rifiuto solo se rientra nella definizione di cui all’articolo 3, punto 1. 2. Uno Stato membro può considerare come pericolosi i rifiuti che, pur non figurando come tali nell’elenco dei rifiuti, presentano una o più caratteristiche fra quelle elencate nell’allegato III. Lo Stato membro notifica senza indugio tali casi alla Commissione. Esso li iscrive nella relazione di cui all’articolo 37, paragrafo 1, fornendole tutte le informazioni pertinenti. Alla luce delle notifiche ricevute, l’elenco è riesaminato per deciderne l’eventuale adeguamento. 3. Uno Stato membro può considerare come non pericoloso uno specifico rifiuto che nell’elenco è indicato come pericoloso se dispone di prove che dimostrano che esso non possiede nessuna delle caratteristiche elencate nell’allegato III. Lo Stato membro notifica senza indugio tali casi alla Commissione fornendole tutte le prove necessarie. Alla luce delle notifiche ricevute, l’elenco è riesaminato per deciderne l’eventuale adeguamento. 4. La declassificazione da rifiuto pericoloso a rifiuto non pericoloso non può essere ottenuta attraverso una diluizione o una miscelazione del rifiuto che comporti una riduzione delle concentrazioni iniziali di sostanze pericolose sotto le soglie che definiscono il carattere pericoloso di un rifiuto. 5. Le misure relative al riesame dell’elenco per deciderne l’eventuale adeguamento in conformità dei paragrafi 2 e 3, intese a modificare elementi non essenziali della presente direttiva, sono adottate secondo la procedura di regolamentazione con controllo di cui all’articolo 39, paragrafo 2. 6. Gli Stati membri possono considerare un rifiuto come non pericoloso in base all’elenco di rifiuti di cui al paragrafo 1. 7. La Commissione provvede affinché l’elenco dei rifiuti e ogni suo eventuale riesame rispettino, se del caso, i principi di chiarezza, comprensibilità e accessibilità per gli utenti, in particolare le PMI.

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Articolo 8 Responsabilità estesa del produttore 1. Per rafforzare la prevenzione, il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero dei rifiuti, gli Stati membri possono adottare misure legislative o non legislative volte ad assicurare che qualsiasi persona fisica o giuridica che professionalmente sviluppi, fabbrichi, trasformi, tratti, venda o importi prodotti (produttore del prodotto) sia soggetto ad una responsabilità estesa del produttore. Tali misure possono includere l’accettazione dei prodotti restituiti e dei rifiuti che restano dopo l’utilizzo di tali prodotti, nonché la successiva gestione dei rifiuti e la responsabilità finanziaria per tali attività. Tali misure possono includere l’obbligo di mettere a disposizione del pubblico informazioni relative alla misura in cui il prodotto è riutilizzabile e riciclabile.

GU L 204 del 21.7.1998, pag. 37. Direttiva modificata da ultimo dalla direttiva 2006/96/CE del Consiglio (GU L 363 del 20.12.2006, pag. 81).

Articolo 7 Elenco dei rifiuti 1. Le misure relative all’aggiornamento dell’elenco dei rifiuti istituito dalla decisione 2000/532/CE della Commissione, intese a modificare elementi non essenziali della presente direttiva, sono adottate secondo la procedura di regolamentazione con controllo di cui all’articolo 39, paragrafo 2. L’elenco dei rifiuti include i rifiuti pericolosi e tiene conto dell’origine e della composizione dei rifiuti e, ove necessario, dei valori limite di concentrazione delle sostanze pericolose. Esso è vincolante per quanto concerne la determinazione dei rifiuti da considerare

CAPO II Requisiti generali

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2. Gli Stati membri possono adottare misure appropriate per incoraggiare una progettazione dei prodotti volta a ridurre i loro impatti ambientali e la produzione di rifiuti durante la produzione e il successivo utilizzo dei prodotti e ad assicurare che il recupero e lo smaltimento dei prodotti che sono diventati rifiuti avvengano in conformità degli articoli 4 e 13. Tali misure possono incoraggiare, tra l’altro, lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti adatti all’uso multiplo, tecnicamente durevoli e che, dopo essere diventati rifiuti, sono adatti a un recupero adeguato e sicuro e a uno smaltimento compatibile con l’ambiente. 3. Nell’applicare la responsabilità estesa del produttore, gli Stati membri tengono conto della fattibilità tecnica e della praticabilità economica nonché degli impatti complessivi sociali, sanitari e ambientali, rispettando l’esigenza di assicurare il corretto funzionamento del mercato interno. 4. La responsabilità estesa del produttore è applicata fatta salva la responsabilità della gestione dei rifiuti di cui all’articolo 15, paragrafo 1, e fatta salva la legislazione esistente concernente flussi di rifiuti e prodotti specifici. Articolo 9 Prevenzione dei rifiuti La Commissione, previa consultazione dei soggetti interessati, presenta al Parlamento europeo e al Consiglio le seguenti relazioni corredate, se del caso, da proposte concernenti le misure necessarie a sostegno delle attività di prevenzione e dell’attuazione dei programmi di prevenzione dei rifiuti di cui all’articolo 29 comprendenti: a) entro la fine del 2011, una relazione intermedia sull’evoluzione della produzione dei rifiuti e l’ambito di applicazione della prevenzione dei rifiuti; a bis) entro la fine del 2011, la definizione di una politica di progettazione ecologica dei prodotti che riduca al contempo la produzione di rifiuti e la presenza di sostanze nocive in essi, favorendo tecnologie incentrate su prodotti sostenibili, riutilizzabili e riciclabili; c) entro la fine del 2014 la definizione di obiettivi in materia di prevenzione dei rifiuti e di dissociazione per il 2020, basati sulle migliori prassi disponibili, incluso, se del caso, un riesame degli indicatori di cui all’articolo 29, paragrafo 4; d) entro la fine del 2011, la formulazione di un piano d’azione per ulteriori misure di sostegno a livello europeo volte, in particolare, a modificare gli attuali modelli di consumo. Articolo 10 Recupero 1. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per garantire che i rifiuti siano sottoposti a operazioni di recupero a norma degli articoli 4 e 13. 2. Ove necessario per ottemperare al paragrafo 1 e per facilitare o migliorare il recupero, i rifiuti sono raccolti separatamente, laddove ciò sia realizzabile dal punto di

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vista tecnico, economico e ambientale, e non sono miscelati con altri rifiuti o altri materiali aventi proprietà diverse. Articolo 11 Riutilizzo e riciclaggio 1. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per promuovere il riutilizzo dei prodotti e le misure di preparazione per le attività di riutilizzo, in particolare favorendo la costituzione e il sostegno di reti di riutilizzo e di riparazione, l’uso di strumenti economici, di criteri in materia di appalti, di obiettivi quantitativi o di altre misure. Gli Stati membri adottano misure intese a promuovere il riciclaggio di alta qualità e a tal fine istituiscono la raccolta differenziata dei rifiuti, ove essa sia fattibile sul piano tecnico, ambientale ed economico e al fine di soddisfare i necessari criteri qualitativi per i settori di riciclaggio pertinenti. Fatte salve le disposizioni dell’articolo 10, paragrafo 2, entro il 2015 la raccolta differenziata sarà istituita almeno per i seguenti materiali: carta, metalli, plastica e vetro. 2. Al fine di rispettare gli obiettivi della presente direttiva e di tendere verso una società europea del riciclaggio con un alto livello di efficienza delle risorse, gli Stati membri adottano le misure necessarie per conseguire i seguenti obiettivi: a) entro il 2020, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio di rifiuti quali, come minimo, carta, metalli, plastica e vetro provenienti dai nuclei domestici, e possibilmente di altra origine nella misura in cui tali flussi di rifiuti sono simili a quelli domestici, sarà aumentata complessivamente almeno del 50% in termini di peso; b) entro il 2020 la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio e altri tipi di recupero di materiale, incluse operazioni di colmatazione che utilizzano i rifiuti in sostituzione di altri materiali, di rifiuti da costruzione e demolizione non pericolosi, escluso il materiale allo stato naturale definito alla voce 17 05 04 del catalogo europeo dei rifiuti (CER), sarà aumentata almeno del 70% in termini di peso. 3. La Commissione, secondo la procedura di regolamentazione con controllo di cui all’articolo 39, paragrafo 2, della presente direttiva, definisce modalità dettagliate di attuazione e di calcolo per verificare la conformità con gli obiettivi definiti al paragrafo 2 del presente articolo, tenuto conto del regolamento (CE) n. 2150/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 novembre 2002, relativo alle statistiche sui rifiuti2. Esse possono includere periodi di transizione per gli Stati membri con una quota di riciclaggio inferiore al 5% per una delle due categorie nel 2008. 4. Entro e non oltre il 31 dicembre 2014, la Commissione esamina le misure e gli obiettivi di cui al paragrafo 2 al fine, se necessario, di rafforzare gli obiettivi e di valutare la definizione di obiettivi per altri flussi di rifiuti. La relazione della Commissione, se del caso corredata da una proposta,


è trasmessa al Parlamento europeo e al Consiglio. Nella sua relazione la Commissione tiene conto dell’impatto ambientale, economico e sociale della fissazione degli obiettivi. 5. Ogni tre anni, ai sensi dell’articolo 37, gli Stati membri riferiscono alla Commissione in merito ai risultati relativi al conseguimento degli obiettivi. Qualora gli obiettivi non siano conseguiti, tale relazione include i motivi del mancato conseguimento e le azioni che lo Stato membro intende adottare per porvi rimedio. 2

GU L 332 del 9.12.2002, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1893/2006 (GU L 393 del 30.12.2006, pag. 1).

Articolo 12 Smaltimento Gli Stati membri provvedono affinché, quando non sia effettuato il recupero a norma dell’articolo 10, paragrafo 1, i rifiuti siano sottoposti a operazioni di smaltimento sicure che conseguono gli obiettivi di cui all’articolo 13 in relazione alla protezione della salute umana e dell’ambiente. Articolo 13 Protezione della salute umana e dell’ambiente Gli Stati membri prendono le misure necessarie per garantire che la gestione dei rifiuti sia effettuata senza danneggiare la salute umana, senza recare pregiudizio all’ambiente e, in particolare: a) senza creare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo, la flora o la fauna; b) senza causare inconvenienti da rumori od odori e c) senza danneggiare il paesaggio o i siti di particolare interesse. Articolo 14 Costi 1. Secondo il principio “chi inquina paga”, i costi della gestione dei rifiuti sono sostenuti dal produttore iniziale o dai detentori del momento o dai detentori precedenti dei rifiuti. 2. Gli Stati membri possono decidere che i costi della gestione dei rifiuti siano sostenuti parzialmente o interamente dal produttore del prodotto causa dei rifiuti e che i distributori di tale prodotto possano contribuire alla copertura di tali costi. CAPO III Gestione dei rifiuti Articolo 15 Responsabilità della gestione dei rifiuti 1. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per garantire che ogni produttore iniziale o altro detentore di rifiuti provveda personalmente al loro trattamento oppure li consegni ad un commerciante o ad un ente o a un’impresa che effettua le operazioni di trattamento dei rifiuti o ad un soggetto addetto alla raccolta dei rifiuti pubblico o privato in conformità degli articoli 4 e 13. 2. Quando i rifiuti sono trasferiti per il trattamento pre-

liminare dal produttore iniziale o dal detentore a una delle persone fisiche o giuridiche di cui al paragrafo 1, la responsabilità dell’esecuzione di un’operazione completa di recupero o smaltimento di regola non è assolta. Fatto salvo il regolamento (CE) n. 1013/2006, gli Stati membri possono precisare le condizioni della responsabilità e decidere in quali casi il produttore originario conserva la responsabilità per l’intera catena di trattamento o in quali casi la responsabilità del produttore e del detentore può essere condivisa o delegata tra i diversi soggetti della catena di trattamento. 3. Gli Stati membri possono decidere, a norma dell’articolo 8, che la responsabilità di provvedere alla gestione dei rifiuti sia sostenuta parzialmente o interamente dal produttore del prodotto causa dei rifiuti e che i distributori di tale prodotto possano condividere tale responsabilità. 4. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per garantire che, all’interno del loro territorio, gli stabilimenti o le imprese che provvedono alla raccolta o al trasporto di rifiuti a titolo professionale conferiscano i rifiuti raccolti e trasportati agli appositi impianti di trattamento nel rispetto degli obblighi di cui all’articolo 13. Articolo 16 Principi di autosufficienza e prossimità 1. Gli Stati membri adottano, di concerto con altri Stati membri qualora ciò risulti necessario od opportuno, le misure appropriate per la creazione di una rete integrata e adeguata di impianti di smaltimento dei rifiuti e di impianti per il recupero dei rifiuti urbani non differenziati provenienti dalla raccolta domestica, inclusi i casi in cui detta raccolta comprenda tali rifiuti provenienti da altri produttori, tenendo conto delle migliori tecniche disponibili. In deroga al regolamento (CE) n. 1013/2006, al fine di proteggere la loro rete gli Stati membri possono limitare le spedizioni in entrata di rifiuti destinati ad inceneritori classificati come impianti di recupero, qualora sia stato accertato che tali spedizioni avrebbero come conseguenza la necessità di smaltire i rifiuti nazionali o di trattare i rifiuti in modo non coerente con i loro piani di gestione dei rifiuti. Gli Stati membri notificano siffatta decisione alla Commissione. Gli Stati membri possono altresì limitare le spedizioni in uscita di rifiuti per motivi ambientali come stabilito nel regolamento (CE) n. 1013/2006. 2. La rete è concepita in modo da consentire alla Comunità nel suo insieme di raggiungere l’autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti nonché nel recupero dei rifiuti di cui al paragrafo 1 e da consentire agli Stati membri di mirare individualmente al conseguimento di tale obiettivo, tenendo conto del contesto geografico o della necessità di impianti specializzati per determinati tipi di rifiuti. 3. La rete permette lo smaltimento dei rifiuti o il recupero di quelli menzionati al paragrafo 1 in uno degli impianti appropriati più vicini, grazie all’utilizzazione dei metodi e delle tecnologie più idonei, al fine di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e della salute pubblica. 4. I principi di prossimità e autosufficienza non significano che ciascuno Stato membro debba possedere l’intera

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gamma di impianti di recupero finale al suo interno. Articolo 17 Controllo dei rifiuti pericolosi Gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché la produzione, la raccolta, il trasporto, lo stoccaggio e il trattamento dei rifiuti pericolosi siano eseguiti in condizioni tali da garantire la protezione dell’ambiente e della salute umana, al fine di soddisfare le disposizioni di cui all’articolo 13, comprese misure volte a garantire la tracciabilità dalla produzione alla destinazione finale e il controllo dei rifiuti pericolosi al fine di soddisfare i requisiti di cui agli articoli 35 e 36. Articolo 18 Divieto di miscelazione dei rifiuti pericolosi 1. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per garantire che i rifiuti pericolosi non siano miscelati con altre categorie di rifiuti pericolosi o con altri rifiuti, sostanze o materiali. La miscelazione comprende la diluizione di sostanze pericolose. 2. In deroga al paragrafo 1, gli Stati membri possono permettere la miscelazione a condizione che: a) l’operazione di miscelazione sia effettuata da un ente o da un’impresa che ha ottenuto un’autorizzazione a norma dell’articolo 23; b) le condizioni fissate all’articolo 13 siano soddisfatte e l’impatto negativo della gestione dei rifiuti sulla salute umana e sull’ambiente non risulti accresciuto; e c) l’operazione di miscelazione sia conforme alle migliori tecniche disponibili. 3. Fatti salvi i criteri di fattibilità tecnica ed economica, qualora i rifiuti pericolosi siano stati miscelati senza tener conto di quanto previsto dal paragrafo 1, si procede alla separazione, ove possibile e necessario, per ottemperare all’articolo 13. Articolo 19 Etichettatura dei rifiuti pericolosi 1. Gli Stati membri prendono le misure necessarie affinché, nel corso della raccolta, del trasporto e del deposito temporaneo, i rifiuti pericolosi siano imballati ed etichettati in conformità delle norme internazionali e comunitarie in vigore. 2. In caso di trasferimento all’interno di uno Stato membro, i rifiuti pericolosi sono corredati di un documento di identificazione, eventualmente in formato elettronico, che riporta i dati appropriati specificati all’allegato IB del regolamento (CE) n. 1013/2006. Articolo 20 Rifiuti pericolosi prodotti da nuclei domestici Gli articoli 17, 18, 19 e 35 non si applicano ai rifiuti non differenziati prodotti da nuclei domestici. Gli articoli 19 e 35 non si applicano alle frazioni separate di rifiuti pericolosi prodotti da nuclei domestici fino a che siano accettate per la raccolta, lo smaltimento o il recupero da un ente o un’impresa che abbiano ottenuto l’autorizzazione o siano registrati in conformità degli articoli 23 o 26.

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Articolo 21 Oli usati 1. Fatti salvi gli obblighi riguardanti la gestione dei rifiuti pericolosi di cui agli articoli 18 e 19, gli Stati membri adottano le misure necessarie per garantire che: a) gli oli usati siano raccolti separatamente, laddove ciò sia tecnicamente fattibile; b) gli oli usati siano trattati in conformità degli articoli 4 e 13; c) laddove ciò sia tecnicamente fattibile ed economicamente praticabile, gli oli usati con caratteristiche differenti non siano miscelati e gli oli usati non siano miscelati con altri tipi di rifiuti o di sostanze, se tale miscelazione ne impedisce il trattamento. 2. Ai fini della raccolta separata di oli usati e del loro trattamento adeguato, gli Stati membri possono, conformemente alle loro condizioni nazionali, applicare ulteriori misure quali requisiti tecnici, la responsabilità del produttore, strumenti economici o accordi volontari. 3. Se gli oli usati, conformemente alla legislazione nazionale, devono essere rigenerati, gli Stati membri possono prescrivere che tali oli siano rigenerati se tecnicamente fattibile e, laddove si applichino gli articoli 11 o 12 del regolamento (CE) n. 1013/2006, limitare le spedizioni transfrontaliere di oli usati dal loro territorio agli impianti di incenerimento o coincenerimento al fine di dare priorità alla rigenerazione degli oli usati. Articolo 22 Rifiuti organici Gli Stati membri adottano, se del caso e a norma degli articoli 4 e 13, misure volte a incoraggiare: a) la raccolta separata dei rifiuti organici ai fini del compostaggio e dello smaltimento dei rifiuti organici; b) il trattamento dei rifiuti organici in modo da realizzare un livello elevato di protezione ambientale; c) l’utilizzo di materiali sicuri per l’ambiente ottenuti dai rifiuti organici. La Commissione effettua una valutazione sulla gestione dei rifiuti organici in vista di presentare una proposta, se opportuno. La valutazione esamina l’opportunità di definire requisiti minimi per la gestione dei rifiuti organici e criteri di qualità per il compost e il digestato prodotto dai rifiuti organici, al fine di garantire un livello elevato di protezione per la salute umana e l’ambiente. CAPO IV Autorizzazioni e registrazioni Articolo 23 Rilascio delle autorizzazioni 1. Gli Stati membri impongono a qualsiasi ente o impresa che intende effettuare il trattamento dei rifiuti di ottenere l’autorizzazione dell’autorità competente. Tali autorizzazioni precisano almeno quanto segue: a) i tipi e i quantitativi di rifiuti che possono essere trattati; b) per ciascun tipo di operazione autorizzata, i requisiti


tecnici e di altro tipo applicabili al sito interessato; c) le misure precauzionali e di sicurezza da prendere; d) il metodo da utilizzare per ciascun tipo di operazione; e) le operazioni di monitoraggio e di controllo che si rivelano necessarie; f) le disposizioni relative alla chiusura e agli interventi ad essa successivi che si rivelano necessarie. 2. Le autorizzazioni possono essere concesse per un periodo determinato ed essere rinnovate. 3. L’autorità competente nega l’autorizzazione qualora ritenga che il metodo di trattamento previsto sia inaccettabile dal punto di vista della protezione dell’ambiente, in particolare quando non sia conforme all’articolo 13. 4. Le autorizzazioni concernenti l’incenerimento o il coincenerimento con recupero di energia sono subordinate alla condizione che il recupero avvenga con un livello elevato di efficienza energetica. 5. A condizione che le prescrizioni del presente articolo siano rispettate, l’autorizzazione rilasciata in virtù di un’altra normativa nazionale o comunitaria può essere combinata con l’autorizzazione di cui al paragrafo 1 in un’unica autorizzazione, qualora tale formato permetta di evitare una ripetizione inutile delle informazioni e dei lavori effettuati dall’operatore o dall’autorità competente. Articolo 24 Deroghe all’obbligo di autorizzazione Gli Stati membri possono dispensare dall’obbligo di cui all’articolo 23, paragrafo 1, gli enti o le imprese che effettuano le seguenti operazioni: a) smaltimento dei propri rifiuti non pericolosi nei luoghi di produzione; o b) recupero dei rifiuti. Articolo 25 Condizioni delle deroghe 1. Gli Stati membri che intendono autorizzare una deroga a norma dell’articolo 24 adottano, per ciascun tipo di attività, regole generali che stabiliscano i tipi e i quantitativi di rifiuti che possono essere oggetto di deroga, nonché il metodo di trattamento da utilizzare. Tali regole sono finalizzate a garantire un trattamento dei rifiuti conforme all’articolo 13. Nel caso delle operazioni di smaltimento di cui all’articolo 24, lettera a), tali regole dovrebbero tenere in considerazione le migliori tecniche disponibili. 2. Oltre alle regole generali di cui al paragrafo 1, gli Stati membri stabiliscono condizioni specifiche per le deroghe riguardanti i rifiuti pericolosi, compresi i tipi di attività, e ogni altra prescrizione necessaria per procedere alle varie forme di recupero e, se del caso, i valori limite per il contenuto di sostanze pericolose presenti nei rifiuti nonché i valori limite di emissione. 3. Gli Stati membri informano la Commissione delle regole generali adottate in applicazione dei paragrafi 1 e 2. Articolo 26 Registrazione Qualora i soggetti di seguito elencati non siano sottoposti

all’obbligo di autorizzazione, gli Stati membri provvedono affinché le autorità competenti tengano un registro: a) degli enti o delle imprese che provvedono alla raccolta o al trasporto di rifiuti a titolo professionale; b) dei commercianti o degli intermediari; e c) degli enti o delle imprese cui si applicano le deroghe all’obbligo di autorizzazione a norma dell’articolo 24. Ove possibile, i registri tenuti dalle autorità competenti saranno utilizzati per ottenere le informazioni necessarie per la procedura di registrazione, al fine di ridurre al minimo gli oneri burocratici. Articolo 27 Norme minime 1. Possono essere adottate norme tecniche minime per le attività di trattamento che richiedono un’autorizzazione ai sensi dell’articolo 23 qualora sia dimostrato che dette norme minime produrrebbero un beneficio in termini di protezione della salute umana e dell’ambiente. Tali misure, intese a modificare elementi non essenziali della presente direttiva, integrandola, sono adottate secondo la procedura di regolamentazione con controllo di cui all’articolo 39, paragrafo 2. 2. Tali norme minime riguardano solo le attività di trattamento dei rifiuti che non rientrano nell’ambito di applicazione della direttiva 96/61/CE o non sono atte a rientrarvi. 3. Tali norme minime: a) sono incentrate sui principali impatti ambientali dell’attività di trattamento dei rifiuti; b) assicurano che i rifiuti siano trattati conformemente all’articolo 13; c) tengono in considerazione le migliori tecniche disponibili; e d) includono, se opportuno, elementi riguardanti i requisiti di qualità del trattamento e del processo. 4. Si adottano norme minime per le attività che richiedono una registrazione ai sensi dell’articolo 26, lettere a) e b), qualora sia dimostrato che tali norme minime, compresi elementi riguardanti la qualifica tecnica di addetti alla raccolta e al trasporto, di commercianti o intermediari, produrrebbero un beneficio in termini di protezione della salute umana e dell’ambiente o per evitare perturbazioni del mercato interno. Tali misure, intese a modificare elementi non essenziali della presente direttiva, integrandola, sono adottate secondo la procedura di regolamentazione con controllo di cui all’articolo 39, paragrafo 2. CAPO V Piani e programmi Articolo 28 Piani di gestione dei rifiuti 1. Gli Stati membri provvedono affinché le rispettive autorità competenti predispongano, a norma degli articoli 1, 4, 13 e 16, uno o più piani di gestione dei rifiuti. Tali piani coprono, singolarmente o in combinazione tra loro, l’intero territorio geografico dello Stato membro interessato. 2. I piani di gestione dei rifiuti comprendono un’ana-

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lisi della situazione della gestione dei rifiuti esistente nell’ambito geografico interessato nonché le misure da adottare per migliorare una preparazione per il riutilizzo, un riciclaggio, un recupero e uno smaltimento dei rifiuti corretti dal punto vista ambientale e una valutazione del modo in cui i piani contribuiranno all’attuazione degli obiettivi e delle disposizioni della presente direttiva. 3. I piani di gestione dei rifiuti contengono, se opportuno e tenuto conto del livello e della copertura geografici dell’area oggetto di pianificazione, almeno i seguenti elementi: a) tipo, quantità e fonte dei rifiuti prodotti all’interno del territorio, rifiuti che saranno prevedibilmente spediti da o verso il territorio nazionale e valutazione dell’evoluzione futura dei flussi di rifiuti; b) sistemi di raccolta dei rifiuti e grandi impianti di smaltimento e recupero esistenti, inclusi eventuali sistemi speciali per oli usati, rifiuti pericolosi o flussi di rifiuti disciplinati da una normativa comunitaria specifica; c) una valutazione della necessità di nuovi sistemi di raccolta, della chiusura degli impianti per i rifiuti esistenti, di ulteriori infrastrutture per gli impianti per i rifiuti ai sensi dell’articolo 16 e, se necessario, degli investimenti correlati; d) informazioni sufficienti sui criteri di riferimento per l’individuazione dei siti e la capacità dei futuri impianti di smaltimento o dei grandi impianti di recupero, se necessario; e) politiche generali di gestione dei rifiuti, incluse tecnologie e metodi di gestione pianificata dei rifiuti, o altre politiche per i rifiuti che pongono problemi particolari di gestione. 4. Il piano di gestione dei rifiuti può contenere, tenuto conto del livello e della copertura geografici dell’area oggetto di pianificazione, i seguenti elementi: a) aspetti organizzativi connessi alla gestione dei rifiuti, inclusa una descrizione della ripartizione delle competenze tra i soggetti pubblici e privati che provvedono alla gestione dei rifiuti; b) valutazione dell’utilità e dell’idoneità del ricorso a strumenti economici e di altro tipo per la soluzione di vari problemi riguardanti i rifiuti, tenuto conto della necessità di continuare ad assicurare il buon funzionamento del mercato interno; c) campagne di sensibilizzazione e diffusione di informazioni destinate al pubblico in generale o a specifiche categorie di consumatori; d) siti contaminati, un tempo destinati allo smaltimento dei rifiuti, e misure per la loro bonifica. 5. I piani di gestione dei rifiuti si conformano alle prescrizioni in materia di pianificazione di cui all’articolo 14 della direttiva 94/62/CE e alla strategia al fine di procedere alla riduzione dei rifiuti biodegradabili da collocare a discarica di cui all’articolo 5 della direttiva 1999/31/CE.

dei rifiuti di cui all’articolo 28 o, se opportuno, in altri programmi di politica ambientale oppure costituiscono programmi a sé stanti. In caso di integrazione nel piano di gestione o in altri programmi, vengono chiaramente identificate le misure di prevenzione dei rifiuti. 2. I programmi di cui al paragrafo 1 fissano gli obiettivi di prevenzione. Gli Stati membri descrivono le misure di prevenzione esistenti e valutano l’utilità degli esempi di misure di cui all’allegato IV o di altre misure adeguate. Lo scopo di tali obiettivi e misure è di dissociare la crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione dei rifiuti. 3. Gli Stati membri stabiliscono gli appropriati specifici parametri qualitativi o quantitativi per le misure di prevenzione dei rifiuti, adottate per monitorare e valutare i progressi realizzati nell’attuazione delle misure e possono stabilire specifici traguardi e indicatori qualitativi o quantitativi, diversi da quelli menzionati nel paragrafo 4, per lo stesso scopo. 4. Gli indicatori per le misure di prevenzione dei rifiuti possono essere adottati secondo la procedura di cui all’articolo 39, paragrafo 3. 5. La Commissione crea un sistema per lo scambio di informazioni sulle migliori pratiche in materia di prevenzione dei rifiuti ed elabora orientamenti per assistere gli Stati membri nella preparazione dei programmi.

Articolo 29 Programmi di prevenzione dei rifiuti 1. Gli Stati membri adottano, a norma degli articoli 1 e 4, programmi di prevenzione dei rifiuti entro il …*. Tali programmi sono integrati nei piani di gestione

Articolo 32 Cooperazione Gli Stati membri cooperano, ove opportuno, con gli altri Stati membri interessati e con la Commissione alla predisposizione dei piani di gestione e dei programmi

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* cinque anni dall’entrata in vigore della presente Direttiva.

Articolo 30 Valutazione e riesame dei piani e dei programmi 1. Gli Stati membri provvedono affinché i piani di gestione e i programmi di prevenzione dei rifiuti siano valutati almeno ogni sei anni e, se opportuno, riesaminati ai sensi degli articoli 9 e 11. 2. L’Agenzia europea per l’ambiente è invitata a includere nella sua relazione annuale un riesame dei progressi compiuti nel completamento e nell’attuazione dei programmi di prevenzione dei rifiuti. Articolo 31 Partecipazione del pubblico Gli Stati membri provvedono affinché le pertinenti parti interessate e autorità e il pubblico in generale abbiano la possibilità di partecipare all’elaborazione dei piani di gestione e dei programmi di prevenzione dei rifiuti e di accedervi una volta ultimata la loro elaborazione, come previsto dalla direttiva 2003/35/CE o, se del caso, dalla direttiva 2001/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 giugno 2001, concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente3. Essi pubblicano i piani e programmi su un sito web pubblicamente accessibile. 3

G.U. L 197 del 21/07/2001, pag. 30.


di prevenzione dei rifiuti in conformità degli articoli 28 e 29. Articolo 33 Informazioni da comunicare alla Commissione 1. Gli Stati membri informano la Commissione dei piani di gestione e dei programmi di prevenzione dei rifiuti di cui agli articoli 28 e 29 che sono stati adottati e delle eventuali revisioni sostanziali ad essi apportate. 2. Il formato per la notifica delle informazioni sull’adozione e sulle revisioni sostanziali di tali piani e programmi è adottato secondo la procedura di cui all’articolo 39, paragrafo 3. CAPO VI Ispezioni e registri Articolo 34 Ispezioni 1. Gli enti o le imprese che effettuano operazioni di trattamento dei rifiuti, gli enti o le imprese che raccolgono o trasportano rifiuti a titolo professionale, gli intermediari e i commercianti nonché gli enti o le imprese che producono rifiuti pericolosi sono soggetti ad adeguate ispezioni periodiche da parte delle autorità competenti. 2. Le ispezioni relative alle operazioni di raccolta e di trasporto dei rifiuti riguardano l’origine, la natura, la quantità e la destinazione dei rifiuti raccolti e trasportati. 3. Gli Stati membri possono tenere conto delle registrazioni ottenute nell’ambito del sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS) in particolare per quanto riguarda la frequenza e l’intensità delle ispezioni. Articolo 35 Tenuta di registri 1. Gli enti o le imprese di cui all’articolo 23, paragrafo 1, i produttori di rifiuti pericolosi e gli enti o le imprese che raccolgono o trasportano rifiuti pericolosi a titolo professionale, o che operano in qualità di commercianti e intermediari di rifiuti pericolosi, tengono un registro cronologico in cui sono indicati la quantità, la natura e l’origine dei rifiuti, nonché, se opportuno, la destinazione, la frequenza di raccolta, il mezzo di trasporto e il metodo di trattamento previsti per i rifiuti e forniscono, su richiesta, tali informazioni alle autorità competenti. 2. Per i rifiuti pericolosi i registri sono conservati per un periodo minimo di tre anni, salvo il caso degli enti e delle imprese che trasportano rifiuti pericolosi, che devono conservare tali registri per almeno dodici mesi. I documenti che comprovano l’esecuzione delle operazioni di gestione sono forniti su richiesta delle autorità competenti o dei precedenti detentori. 3. Gli Stati membri possono esigere che i produttori di rifiuti non pericolosi si conformino ai paragrafi 1 e 2. Articolo 36 Applicazione e sanzioni 1. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per vietare l’abbandono, lo scarico e la gestione incontrollata dei rifiuti. 2. Gli Stati membri emanano le disposizioni relative alle sanzioni da irrogare in caso di violazione delle disposi-

zioni della presente direttiva e adottano tutte le misure necessarie per assicurarne l’applicazione. Le sanzioni previste sono efficaci, proporzionate e dissuasive. CAPO VII Disposizioni finali Articolo 37 Relazioni e riesame 1. Ogni tre anni gli Stati membri comunicano alla Commissione informazioni sull’applicazione della presente direttiva inviando una relazione settoriale in formato elettronico. Tale relazione contiene anche informazioni sulla gestione degli oli usati e sui progressi compiuti nell’attuazione dei programmi di prevenzione dei rifiuti e, se del caso, informazioni sulle misure previste dall’articolo 8 sulla responsabilità estesa del produttore. La relazione è redatta sulla base di un questionario o di uno schema elaborato dalla Commissione secondo la procedura di cui all’articolo 6 della direttiva 91/692/ CEE del Consiglio, del 23 dicembre 1991, per la standardizzazione e la razionalizzazione delle relazioni relative all’attuazione di talune direttive concernenti l’ambiente4. La relazione è trasmessa alla Commissione entro nove mesi dalla fine del triennio considerato. 2. La Commissione invia il questionario o lo schema agli Stati membri sei mesi prima dell’inizio del periodo contemplato dalla relazione settoriale. 3. Entro nove mesi dalla data di ricevimento delle relazioni settoriali degli Stati membri in conformità del paragrafo 1, la Commissione pubblica una relazione sull’applicazione della presente direttiva. 4. Nella prima relazione, elaborata entro…*, la Commissione riesamina l’applicazione della presente direttiva, incluse le disposizioni in materia di efficienza energetica, e, ove opportuno, presenta una proposta di revisione. La relazione valuta anche i programmi, gli obiettivi e gli indicatori esistenti negli Stati membri in materia di prevenzione dei rifiuti ed esamina l’opportunità di programmi a livello comunitario, inclusi regimi di responsabilità estesa del produttore per determinati flussi di rifiuti, obiettivi, indicatori e misure correlati al riciclaggio e operazioni di recupero di energia e materiali, che possano contribuire a raggiungere in modo più efficace gli obiettivi di cui agli articoli 1 e 4. 4

GU L 377 del 31.12.1991, pag. 48. Direttiva modificata da ultimo dal regolamento (CE) n. 1882/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio. * ║Sei anni dopo l’entrata in vigore della presente direttiva.

Articolo 38 Interpretazione e adeguamento al progresso tecnico 1. La Commissione può elaborare orientamenti per l’interpretazione delle definizioni di recupero e di smaltimento. Se necessario, l’applicazione della formula per gli impianti di incenerimento di cui all’allegato II, codice R1, è specificata. È possibile considerare le condizioni climatiche locali, ad esempio la rigidità del clima e il bisogno di riscaldamento nella misura in cui influenzano

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i quantitativi di energia che possono essere tecnicamente usati o prodotti sotto forma di energia elettrica, termica, raffreddamento o vapore. Anche le condizioni locali delle regioni ultraperiferiche di cui all’articolo 299, paragrafo 2, quarto comma, del trattato e dei territori di cui all’articolo 25 dell’atto di adesione del 1985 possono essere prese in considerazione. Tale misura, intesa a modificare elementi non essenziali della presente direttiva, è adottata secondo la procedura di regolamentazione con controllo di cui all’articolo 39, paragrafo 2. 2. Gli allegati possono essere modificati per tener conto del progresso scientifico e tecnico. Tali misure, intese a modificare elementi non essenziali della presente direttiva, sono adottate secondo la procedura di regolamentazione con controllo di cui all’articolo 39, paragrafo 2. Articolo 39 Procedura di comitato 1. La Commissione è assistita da un comitato. 2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applicano l’articolo 5 bis, paragrafi da 1 a 4, e l’articolo 7 della decisione 1999/468/CE, tenendo conto delle disposizioni dell’articolo 8 della stessa. 3. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applicano gli articoli 5 e 7 della decisione 1999/468/CE, tenendo conto delle disposizioni dell’articolo 8 della stessa. Il termine di cui all’articolo 5, paragrafo 6, della decisione 1999/468/CE è fissato a tre mesi. 4. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applicano gli articoli 4 e 7 della decisione 1999/468/ CE, tenendo conto delle disposizioni dell’articolo 8 della stessa. Articolo 40 Attuazione 1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il …*. Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni, queste contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di un siffatto riferimento all’atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità di tale riferimento sono decise dagli Stati membri. 2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni essenziali di diritto interno che essi adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva. * Ventiquattro mesi dopo l’entrata in vigore della presente direttiva

Articolo 41 Abrogazione e disposizioni transitorie Le direttive 75/439/CEE, 91/689/CEE e 2006/12/CE sono abrogate con effetto dal…*. (* Ventiquattro mesi dopo l’entrata in vigore della presente direttiva). Tuttavia, dal ...++ (++ GU: si prega di inserire la data di entrata in vigore della presente direttiva) si applicano

le seguenti disposizioni: a) nella direttiva 75/439/CEE, l’articolo 10, pa-

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ragrafo 4 è sostituito dal seguente: “4. Il metodo di riferimento per la misurazione del contenuto di PCB/PCT degli oli usati è fissato dalla Commissione. Tale misura, intesa a modificare elementi non essenziali della presente direttiva completandolo, è adottata secondo la procedura di regolamentazione con controllo di cui all’articolo 18, paragrafo 4 della direttiva 2006/12/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 aprile 2006, relativa ai rifiuti* (*GU L 114 del 27.4.2006, pag. 9.”). b) la direttiva 91/689/CEE è così modificata: i) l’articolo 1, paragrafo 4 è sostituito dal seguente: “ 4. Ai fini della presente direttiva, si intendono per «rifiuti pericolosi»: - rifiuti classificati come pericolosi figuranti nell’elenco stabilito dalla decisione 2000/532/ CE della Commissione* [*GU L 226 del 6.9.2000, pag. 3. Decisone modificata da ultimo dalla decisione 2001/573/CE del Consiglio (GU L 203 del 28.7.2001, pag. 18).] sulla base degli allegati I e

II della presente direttiva. Tali rifiuti devono possedere almeno una delle caratteristiche elencate nell’allegato III. L’elenco tiene conto dell’origine e della composizione dei rifiuti e, ove necessario, dei valori limite di concentrazione. L’elenco è riesaminato periodicamente e, se necessario, riveduto. Tali misure, intese a modificare elementi non essenziali della presente direttiva completandola, sono adottate secondo la procedura di regolamentazione con controllo di cui all’articolo 18, paragrafo 4 della direttiva 2006/12/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 aprile 2006, relativa ai rifiuti** (** GU L 114 del 27.4.2006, pag. 9.”); - qualsiasi altro rifiuto che, secondo uno Stato membro, possiede una delle caratteristiche indicate nell’allegato III. Tali casi sono notificati alla Commissione e riesaminati ai fini dell’adeguamento dell’e enco. Tali misure, intese a modificare elementi non essenziali della presente direttiva, completandola, sono adottate secondo la procedura di regolamentazione con controllo di cui all’articolo 18, paragrafo 4 della direttiva 2006/12/CE. ii) l’articolo 9 è sostituito dal seguente: “Articolo 9 Le modifiche necessarie per adeguare gli allegati della presente direttiva al progresso tecnico e scientifico e per rivedere l’elenco dei rifiuti di cui all’articolo 1, paragrafo 4, intese a modificare elementi non essenziali della presente direttiva, anche completandola, sono adottate secondo la procedura di regolamentazione con controllo di cui all’articolo 18, paragrafo 4 della direttiva 2006/12/CE.”; c) la direttiva 2006/12/CE è modificata come segue. i) all’articolo 1, il paragrafo 2 è sostituito dal


seguente: “2. Ai fini del paragrafo 1, lettera a), si applica la decisione 2000/532/CE* della Commissione* [* GU L 226 del 6.9.2000, pag. 3. Decisione modificata da ultimo dalla decisione 2001/573/CE del Consiglio (GU L 203 del 28.7.2001, pag. 18).”] che riporta

l’elenco dei rifiuti che rientrano nella categorie elencate all’allegato I. L’elenco è riesaminato periodicamente e, se necessario, riveduto. Tali misure, intese a modificare elementi non essenziali della presente direttiva completandola, sono adottate secondo la procedura di regolamentazione con controllo di cui all’articolo 18, paragrafo 4. ii) l’articolo 17 è sostituito dal seguente: “Articolo 17 Le modifiche necessarie per adeguare gli allegati al progresso tecnico e scientifico, intese a modificare elementi non essenziali della presente direttiva, sono adottate secondo la procedura di regolamentazione con controllo di cui all’articolo 18, paragrafo 4.”; iii) l’articolo 18, paragrafo 4, è sostituito dal seguente: “4. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applicano l’articolo 5 bis, paragrafi da 1 a 4, e l’articolo 7 della decisione 1999/468/CE, tenendo conto delle disposizioni dell’articolo 8 della stessa.”. I riferimenti alle direttive abrogate si intendono fatti alla presente direttiva e si leggono secondo la tavola di concordanza di cui all’allegato V. Articolo 42 Entrata in vigore La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. Articolo 43 Destinatari Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva. Fatto a ║, Per il Parlamento europeo Il presidente Per il Consiglio Il presidente

ALLEGATO I Operazioni di smaltimento D 1 Deposito sul o nel suolo (ad es. discarica, ecc.) D 2 Trattamento in ambiente terrestre (ad es. biodegradazione di rifiuti liquidi o fanghi nei suoli, ecc.) D 3 Iniezioni in profondità (ad es. iniezione dei rifiuti pompabili in pozzi, in cupole saline o in faglie geologiche naturali, ecc.) D 4 Lagunaggio (ad es. scarico di rifiuti liquidi o di fanghi in pozzi, stagni o lagune, ecc.) D 5 Messa in discarica specialmente allestita (ad es. sistemazione in alveoli stagni separati, ricoperti e isolati gli uni dagli altri e dall’ambiente, ecc.) D 6 Scarico dei rifiuti solidi nell’ambiente idrico eccetto l’immersione D 7 Immersione, compreso il seppellimento nel sottosuolo marino D 8 Trattamento biologico non specificato altrove nel presente allegato, che dia origine a composti o a miscugli che vengono eliminati secondo uno dei procedimenti indicati da D 1 a D 12 D 9 Trattamento fisico-chimico non specificato altrove nel presente allegato, che dia origine a composti o a miscugli che vengono eliminati secondo uno dei procedimenti indicati da D 1 a D 12 (ad es. evaporazione, essiccazione, calcinazione, ecc.) D 10 Incenerimento a terra D 11 Incenerimento in mare* D 12 Deposito permanente (ad es. sistemazione di contenitori in una miniera) D 13 Raggruppamento preliminare prima di una delle operazioni indicate da D 1 a D 12** D 14 Ricondizionamento preliminare prima di una delle operazioni indicate da D 1 a D 13 D 15 Deposito preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D 1 a D 14 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui i rifiuti sono prodotti)*** _____________ * Questa operazione è vietata dalla normativa UE e dalle convenzioni internazionali. ** In mancanza di un altro codice D appropriato, può comprendere le operazioni preliminari precedenti allo smaltimento, incluso il pretrattamento come, tra l’altro, la cernita, la frammentazione, la compattazione, la pellettizzazione, l’essiccazione, la triturazione, il condizionamento o la separazione prima di una delle operazioni indicate da D 1 a D 12. *** Il deposito temporaneo è il deposito preliminare a norma dell’articolo 3, punto 10.

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ALLEGATO II Operazioni di recupero R 1 Utilizzazione principalmente come combustibile o come altro mezzo per produrre energia* R 2 Recupero/rigenerazione dei solventi R 3 Riciclaggio/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi (comprese le operazioni di compostaggio e altre trasformazioni biologiche)** R 4 Riciclaggio/recupero dei metalli e dei composti metallici R 5 Riciclaggio/recupero di altre sostanze inorganiche*** R 6 Rigenerazione degli acidi o delle basi R 7 Recupero dei prodotti che servono a ridurre l’inquinamento R 8 Recupero dei prodotti provenienti da catalizzatori R 9 Rigenerazione o altri reimpieghi degli oli R 10 Trattamento in ambiente terrestre a beneficio dell’agricoltura o dell’ecologia R 11 Utilizzazione di rifiuti ottenuti da una delle operazioni indicate da R 1 a R 10 R 12 Scambio di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate da R 1 a R 11**** R 13 Messa in riserva di rifiuti in attesa di una delle operazioni indicate da R 1 a R 12 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui i rifiuti sono prodotti).***** ___________ * Gli impianti di incenerimento dei rifiuti solidi urbani sono compresi solo se la loro efficienza energetica è uguale o superiore a: - 0,60 per gli impianti funzionanti e autorizzati in conformità della normativa comunitaria applicabile anteriormente al 1° gennaio 2009; - 0,65 per gli impianti autorizzati dopo il 31 dicembre 2008, calcolata con la seguente formula: Efficienza energetica = (Ep - (Ef + Ei)) / (0,97 x (Ew + Ef)) dove: Ep = energia annua prodotta sotto forma di energia termica o elettrica. È calcolata moltiplicando l’energia sotto forma di elettricità per 2,6 e l’energia termica prodotta per uso commerciale per 1,1 (GJ/anno) Ef = alimentazione annua di energia nel sistema con combustibili che contribuiscono alla produzione di vapore (GJ/anno) Ew = energia annua contenuta nei rifiuti trattati calcolata in base al potere calorifico netto più basso dei rifiuti (GJ/anno) Ei = energia annua importata, escluse Ew ed Ef (GJ/anno) 0,97 = fattore corrispondente alle perdite di energia dovute alle ceneri pesanti (scorie) e alle radiazioni. La formula si applica conformemente al documento di riferimento sulle migliori tecniche disponibili per l’incenerimento dei rifiuti. ** Sono comprese la gassificazione e la pirolisi che utilizzano i componenti come sostanze chimiche. *** È compresa la pulizia del suolo risultante in un recupero del suolo e il riciclaggio dei materiali da costruzione inorganici. **** In mancanza di un altro codice R appropriato, può comprendere le operazioni preliminari precedenti al recupero, incluso il pretrattamento come, tra l’altro, la cernita, la frammentazione, la compattazione, la pellettizzazione, l’essiccazione, la triturazione, il condizionamento, il ricondizionamento, la separazione, il raggruppamento prima di una delle operazioni indicate da R 1 a R 11. ***** Il deposito temporaneo è il deposito preliminare a norma dell’articolo 3, punto 10.

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ALLEGATO III Caratteristiche di pericolo per i rifiuti H 1 “Esplosivo”: sostanze e preparati che possono esplodere per effetto della fiamma o che sono sensibili agli urti e agli attriti più del dinitrobenzene. H 2 “Comburente”: sostanze e preparati che, a contatto con altre sostanze, soprattutto se infiammabili, presentano una forte reazione esotermica. H 3-A “Facilmente infiammabile”: ║sostanze e preparati liquidi il cui punto di infiammabilità è inferiore a 21° C (compresi i liquidi estremamente infiammabili), o ║sostanze e preparati che a contatto con l’aria, a temperatura ambiente e senza apporto di energia, possono riscaldarsi e infiammarsi, o ║sostanze e preparati solidi che possono facilmente infiammarsi per la rapida azione di una sorgente di accensione e che continuano a bruciare o a consumarsi anche dopo l’allontanamento della sorgente di accensione, o ║sostanze e preparati gassosi che si infiammano a contatto con l’aria a pressione normale, o ║sostanze e preparati che, a contatto con l’acqua o con l’aria umida, sprigionano gas facilmente infiammabili in quantità pericolose. H 3-B “Infiammabile”: sostanze e preparati liquidi il cui punto di infiammabilità è pari o superiore a 21°C e inferiore o pari a 55°C. H 4 “Irritante”: sostanze e preparati non corrosivi il cui contatto immediato, prolungato o ripetuto con la pelle o le mucose può provocare una reazione infiammatoria. H 5 “Nocivo”: sostanze e preparati che, per inalazione, ingestione o penetrazione cutanea, possono comportare rischi per la salute di gravità limitata. H 6 “Tossico”: sostanze e preparati (compresi sostanze e preparati molto tossici) che, per inalazione, ingestione o penetrazione cutanea, possono comportare rischi per la salute gravi, acuti o cronici e anche la morte. H 7 “Cancerogeno”: sostanze e preparati che, per inalazione, ingestione o penetrazione cutanea, possono produrre il cancro o aumentarne l’incidenza. H 8 “Corrosivo”: sostanze e preparati che, a contatto con tessuti vivi, possono esercitare su di essi un’azione distruttiva. H 9 “Infettivo”: sostanze e preparati contenenti microrganismi vitali o loro tossine, conosciute o ritenute per buoni motivi come cause di malattie nell’uomo o in altri organismi viventi. H 10 “Tossico per la riproduzione”: sostanze e preparati che, per inalazione, ingestione o penetrazione cutanea, possono produrre malformazioni congenite non ereditarie o aumentarne l’incidenza. H 11 “Mutageno”: sostanze e preparati che, per inalazione, ingestione o penetrazione cutanea, possono produrre difetti genetici ereditari o aumentarne l’incidenza. H 12 Rifiuti che, a contatto con l’acqua, l’aria o un acido, sprigionano un gas tossico o molto tossico. H 13* “Sensibilizzanti”: sostanze e preparati che, per inalazione o penetrazione cutanea, possono dar luogo ad una reazione di ipersensibilizzazione per cui una successiva esposizione alla sostanza o al preparato produce effetti nefasti caratteristici. H 14 “Ecotossico”: rifiuti che presentano o possono presentare rischi immediati o differiti per uno o più comparti ambientali. H 15 Rifiuti suscettibili, dopo eliminazione, di dare origine in qualche modo ad un’altra sostanza, ad esempio a un prodotto di lisciviazione avente una delle caratteristiche sopra elencate. * Se disponibili metodi di prova.

Note 1. L’attribuzione delle caratteristiche di pericolo “tossico” (e “molto tossico”), “nocivo”, “corrosivo”, “irritante”, “cancerogeno”, “tossico per la riproduzione”, “mutageno” ed “ecotossico” è effettuata secondo i criteri stabiliti nell’allegato VI della direttiva 67/548/CEE del Consiglio, del 27 giugno 1967, concernente il ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative relative alla classificazione, all’imballaggio e all’etichettatura delle sostanze pericolose1. 2. Ove pertinente si applicano i valori limite di cui agli allegati II e III della direttiva 1999/45/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 31 maggio 1999 concernente il ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative degli Stati membri relative alla classificazione, all’imballaggio e all’etichettatura dei preparati pericolosi2. Metodi di prova I metodi da utilizzare sono descritti nell’allegato V della direttiva 67/548/CEE e in altre pertinenti note del CEN. 1

GU 196 del 16.8.1967, pag. 1. Direttiva modificata da ultimo dalla direttiva 2006/121/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 396 del 30.12.2006, pag. 850). 2 GU L 200 del 30.7.1999, pag. 1. Direttiva modificata da ultimo dal regolamento (CE) n. 1907/2006 (GU L 396 del 30.12.2006. Rettifica in GU L 136 del 29.5.2007, pag. 3).

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ALLEGATO IV Esempi di misure di prevenzione dei rifiuti di cui all’articolo 29 Misure che possono incidere sulle condizioni generali relative alla produzione di rifiuti. 1. Ricorso a misure di pianificazione o ad altri strumenti economici che promuovono l’uso efficiente delle risorse. 2. Promozione di attività di ricerca e sviluppo finalizzate a realizzare prodotti e tecnologie più puliti e capaci di generare meno rifiuti; diffusione e utilizzo dei risultati di tali attività. 3. Elaborazione di indicatori efficaci e significativi delle pressioni ambientali associate alla produzione di rifiuti volti a contribuire alla prevenzione della produzione di rifiuti a tutti i livelli, dalla comparazione di prodotti a livello comunitario attraverso interventi delle autorità locali fino a misure nazionali. Misure che possono incidere sulla fase di progettazione e produzione e di distribuzione 4. Promozione della progettazione ecologica (cioè l’integrazione sistematica degli aspetti ambientali nella progettazione del prodotto al fine di migliorarne le prestazioni ambientali nel corso dell’intero ciclo di vita). 5. Diffusione di informazioni sulle tecniche di prevenzione dei rifiuti al fine di agevolare l’applicazione delle migliori tecniche disponibili da parte dell’industria. 6. Organizzazione di attività di formazione delle autorità competenti per quanto riguarda l’integrazione delle prescrizioni in materia di prevenzione dei rifiuti nelle autorizzazioni rilasciate a norma della presente direttiva e della direttiva 96/61/CE. 7. Introduzione di misure per prevenire la produzione di rifiuti negli impianti non soggetti alla direttiva 96/61/CE. Tali misure potrebbero eventualmente comprendere valutazioni o piani di prevenzione dei rifiuti. 8. Campagne di sensibilizzazione o interventi per sostenere le imprese a livello finanziario, decisionale o in altro modo. Tali misure possono essere particolarmente efficaci se sono destinate specificamente (e adattate) alle piccole e medie imprese e se operano attraverso reti di imprese già costituite. 9. Ricorso ad accordi volontari, a panel di consumatori e produttori o a negoziati settoriali per incoraggiare le imprese o i settori industriali interessati a predisporre i propri piani o obiettivi di prevenzione dei rifiuti o a modificare prodotti o imballaggi che generano troppi rifiuti. 10. Promozione di sistemi di gestione ambientale affidabili, come l’EMAS e la norma ISO 14001. Misure che possono incidere sulla fase del consumo e dell’utilizzo 11. Ricorso a strumenti economici, ad esempio incentivi per l’acquisto di beni e servizi meno inquinanti o imposizione ai consumatori di un pagamento obbligatorio per un determinato articolo o elemento dell’imballaggio che altrimenti sarebbe fornito gratuitamente. 12. Campagne di sensibilizzazione e diffusione di informazioni destinate al pubblico in generale o a specifiche categorie di consumatori. 13. Promozione di marchi di qualità ecologica affidabili. 14. Accordi con l’industria, ricorrendo ad esempio a gruppi di studio sui prodotti come quelli costituiti nell’ambito delle politiche integrate di prodotto, o accordi con i rivenditori per garantire la disponibilità di informazioni sulla prevenzione dei rifiuti e di prodotti a minor impatto ambientale. 15. Nell’ambito degli appalti pubblici e privati, integrazione dei criteri ambientali e di prevenzione dei rifiuti nei bandi di gara e nei contratti, coerentemente con quanto indicato nel manuale sugli appalti pubblici ecocompatibili pubblicato dalla Commissione il 29 ottobre 2004. 16. Promozione del riutilizzo e/o della riparazione di determinati prodotti scartati, o loro componenti in particolare attraverso misure educative, economiche, logistiche o altro, ad esempio il sostegno o la creazione di centri e reti accreditati di riparazione/riutilizzo, specialmente in regioni densamente popolate. ______________

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ALLEGATO V TAVOLA DI CONCORDANZA Direttiva 2006/12/CE Articolo 1, paragrafo 1, Articolo 1, paragrafo 1, Articolo 1, paragrafo 1, Articolo 1, paragrafo 1, Articolo 1, paragrafo 1, Articolo 1, paragrafo 1, Articolo 1, paragrafo 1, Articolo 1, paragrafo 2 Articolo 2, paragrafo 1 Articolo 2, paragrafo 1, Articolo 2, paragrafo 1, Articolo 2, paragrafo 1, Articolo 2, paragrafo 1, Articolo 2, paragrafo 1,

Articolo 2, paragrafo 1, lettera b), punto iv) Articolo 2, paragrafo 1, lettera b), punto v) Articolo 2, paragrafo 2 Articolo 3, paragrafo 1 Articolo 4, paragrafo 1 Articolo 4 paragrafo 2 Articolo 5 Articolo 6 Articolo 7 Articolo 8 Articolo 9 Articolo 10 Articolo 11 Articolo 12 Articolo 13 Articolo 14 Articolo 15 Articolo 16 Articolo 17 Articolo 18, paragrafo 1 Articolo 18, paragrafo 2 Articolo 18, paragrafo 3 Articolo 19 Articolo 20 Articolo 21 Articolo 22 Allegato I Allegato IIA Allegato IIB

Attuale Direttiva Articolo 3, punto 1 Articolo 3, punto 5 Articolo 3, punto 6 Articolo 3, punto 9 Articolo 3, punto 19 Articolo 3, punto 15 Articolo 3, punto 10 Articolo 7 Articolo 2, paragrafo 1 Articolo 2, paragrafo 1, lettera a) Articolo 2, paragrafo 2 Articolo 2, paragrafo 1, lettera d) Articolo 2, paragrafo 2, lettera d) Articolo 2, paragrafo 1, lettera f), e articolo 2, paragrafo 2, lettera c) Articolo 2, paragrafo 2, lettera a) Articolo 2, paragrafo 1, lettera e) Articolo 2, paragrafo 4 Articolo 4 Articolo 13 Articolo 36 paragrafo 1 Articolo 16 --------Articolo 28 Articolo 15 Articolo 23 Articolo 23 Articoli 24 e 25 Articolo 26 Articolo 34 Articolo 35 Articolo 14 Articolo 37 Articolo 38 Articolo 39, paragrafo 1 - Articolo 39, paragrafo 2 Articolo 39, paragrafo 4 Articolo 39, paragrafo 3 Articolo 40 --------Articolo 42 Articolo 43 --------Allegato I Allegato II

Direttiva 75/439/CEE Articolo 1, paragrafo 1 Articolo 2 Articolo 3, paragrafi 1 e 2 Articolo 3, paragrafo 3 Articolo 4 Articolo 5, paragrafo 1 Articolo 5, paragrafo 2 Articolo 5, paragrafo 3 Articolo 5, paragrafo 4 Articolo 6 Articolo 7, lettera a)

Attuale Direttiva Articolo 3, punto 18 Articoli 13 e 21 --------Articolo 13 Articolo 13 ------------------------Articoli 26 e 34 Articolo 23 Articolo 13

lettera lettera lettera lettera lettera lettera lettera

a) b) c) d) e) f) g)

lettera lettera lettera lettera lettera

a) b) b), punto i) b), punto ii) b), punto iii)

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Articolo 7, lettera b) Articolo 8, paragrafo 1 Articolo 8, paragrafo 2, lettera a) Articolo 8, paragrafo 2, lettera b) Articolo 8, paragrafo 3 Articolo 9 Articolo 10, paragrafo 1 Articolo 10, paragrafo 2 Articolo 10, paragrafi 3 e 4 Articolo 10, paragrafo 5 Articolo 11 Articolo 12 Articolo 13, paragrafo 1 Articolo 13, paragrafo 2 Articolo 14 Articolo 15 Articolo 16 Articolo 17 Articolo 18 Articolo 19 Articolo 20 Articolo 21 Articolo 22 Allegato I

------------------------------------------------Articolo 18 Articolo 13 --------Articoli 19, 21, 25 e35 --------Articolo 35 Articolo 34 ----------------------------------------Articolo 37 -----------------------------------------

Direttiva 91/689/CEE Articolo 1, paragrafo 1 Articolo 1, paragrafo 2 Articolo 1, paragrafo 3 Articolo 1, paragrafo 4 Articolo 1, paragrafo 5 Articolo 2, paragrafo 1 Articolo 2, paragrafi da 2 a 4 Articolo 3 Articolo 4, paragrafo 1 Articolo 4, paragrafi 2 e 3 Articolo 5, paragrafo 1 Articolo 5, paragrafo 2 Articolo 5, paragrafo 3 Articolo 6 Articolo 7 Articolo 8 Articolo 9 Articolo 10 Articolo 11 Articolo 12 Allegati I e II Allegato III

Attuale Direttiva ------------------------Articolo 3, punto 2 e articolo 7 Articolo 20 Articolo 23 Articolo 18 Articoli 24, 25 e 26 Articolo 34 paragrafo 1 Articolo 35 Articolo 19, paragrafo 1 Articolo 34 paragrafo 2 Articolo 19, paragrafo 2 Articolo 28 --------------------------------------------------------Allegato III

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INFORMAZIONE E AGGIORNAMENTO

Rappresentare i rischi di catastrofi naturali

EVENTO DI TUNGUSKA: “CIGNO NERO” DEL XX SECOLO Dall’immaginario collettivo ad una corretta informazione Per Nassim Nicholas Taleb, docente di Scienza dei Rischi (Risk Engineering) presso il New York University’s Polytechnic Institute, meglio noto come saggista ed epistemologo, nel suo ultimo libro, “The Black Swan: The Impact of the Highly Improbable”, best seller del 2007 negli USA, un cigno nero è un evento altamente improbabile, con tre caratteristiche principali: - è isolato e imprevedibile; - ha un impatto enorme; - determina la ricerca giustificativa della sua comparsa. Quando gli europei raggiunsero l’Australia osservarono dei cigni neri, dopo aver creduto, per tanto tempo, sulla base di prove empiriche, che tutti i cigni fossero bianchi. Questo dimostra come la conoscenza basata su esperienza e osservazione è limitata: è sufficiente un solo “black swan event” per invalidare una convinzione millenaria. Ma, secondo Taleb, la maggior parte delle persone cerca di ignorare i “cigni neri”, perché fa più comodo vedere il mondo come qualcosa di strutturato, ordinato e comprensibile. Non casualmente, il libro è dedicato a Benoît Maldelbrot, il più grande matematico vivente, specialista della Geometria frattale, considerato un “visionario”, con il quale Taleb sta collaborando nell’elaborazione di una teoria generale della gestione dei rischi. (ndr: il volume è stato ora tradotto e pubblicato in Italia). L’“evento di Tunguska”, di cui ricorre il centenario, è appunto uno di quei “cigni neri” di cui è cosparsa la storia naturale, sociale ed economica che potrebbe diventare “gri-

gio”, per usare il termine di Taleb, riducendone i rischi, se accettassimo l’idea che possa verificarsi ancora. La mattina del 30 giugno 1908, alle ore 07 e 14 min, nel distretto di Evenkia, nella regione di Krasnojarsk (Siberia Centrale), avvenne un’esplosione che fu udita a 1.000 km di distanza, mentre a 500 km dei testimoni affermarono che, oltre lo scoppio tremendo, videro sollevarsi una nube di fumo all’orizzonte: l’onda d’urto fu tale da far deragliare a 600 km un convoglio della ferrovia Transiberiana. Altre testimonianze di chi si trovava a 200 Km da “Ground Zero” riferirono di aver visto una palla luminosa, 2-3 volte più grande del sole, solcare l’orizzonte prima che si udissero rumori come di cannonate. A 60 km dall’epicentro, alla stazione di scambio di Vanavara, la residenza stabile più vicina, i presenti dichiararono che dopo l’esplosione la terra cominciò a tremare ed un vento caldo li investì, scaraventandoli a qualche metro di distanza. Ben più lontano furono sbattuti dei pastori nomadi di renne, accampati a 15 km dal luogo dell’esplosione, che furono sollevati in aria assieme alla tenda dove dormivano e coloro che sopravvissero, quando ripresero conoscenza, videro la foresta che ardeva: 2.150 km² di tajga vennero devastati e 60 milioni di alberi furono abbattuti! I giornali dell’epoca, poiché l’evento non causò molte vittime essendo accaduto in un’area disabitata, si limitarono a dar notizie di fenomeni insoliti che lo accompagnarono (chiarore in ore notturne, per alcuni giorni, in molte aree dell’emisfero settentrionale, onde sismiche diffuse e tempeste magnetiche), oltre a quelle relative al deragliamento del treno. Allora non

Una delle fotografie aeree scattate da Kulik sul luogo, dopo oltre 20 anni dall’evento, che evidenzia il parallellismo degli alberi abbattuti

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fu possibile avere un quadro esauriente del fenomeno, tale da formulare precise ipotesi sulla sua origine. Solo qualche anno più tardi, un mineralogo russo Leonid Kulik, intraprendendo 4 spedizioni tra il 1927 e il 1939, individuò l’epicentro di una grande esplosione a 60° 53’ 09’’ di Latitudine N e 101° 53’ 40’’ di Longitudine E, lungo il corso del fiume Podkamennaja Tunguska (Tunguska petrosa), affluente dello Jenissei, acquisendo testimonianze oculari e immagine fotografiche aeree che mostrano alberi abbattuti, paralleli tra loro. Ipotizzò che la catastrofe fosse stata causata dall’impatto di un asteroide con la terra, anche se non riuscì ad individuare il cratere che un fenomeno del genere avrebbe dovuto provocare. Fu a seguito della diffusione del romanzo fantascientifico dello scrittore polacco Stanislaw Lem, “Il Pianeta Morto”, (1951) dove si parla del rinvenimento a Tunguska, a seguito di un terremoto, dei resti di un’astronave che, proveniente da Venere, era precipitata sulla Terra nel 1908, che, alla fine degli anni ’50, furono riprese le ricerche. Gli scienziati si convinsero che l’“evento di Tunguska” fu dovuto all’esplosione in atmosfera (a 6-8 km dalla superficie terrestre) di asteroide o cometa. Tra le varie spedizioni allestite, allo scopo di studiare in loco e raccogliere campioni da analizzare in laboratorio, devono essere menzionate quelle organizzate dall’Università di Bologna - Dipartimento di Fisica, coordinate dal Prof. Giuseppe Longo. Ad una di queste, denominata “Tunguska ’99”, ha partecipato l’Istituto di Scienze Marine - CNR che ha condotto rilievi batimetrici nel lago Cheko, distante 8 chilometri dal supposto epicentro, che presenta caratteristiche geomorfologiche diverse dagli altri laghi siberiani e che non era mai stato segnalato, prima del 1908, dalle mappe dei luoghi. Gli studi condotti e le conclusioni a cui si è pervenuti sono stati pubblicati l’anno scorso (L. Gasperini, F. Alvisi, G. Biasini, G. Longo, M. Pipan, M. Ravaioli e R. Serra: “Un possibile cratere d’impatto per l’evento di Tunguska nel 1908”, Terra Nova, Vol. 19, n.4, pagg. 245-251, Blackwell Publishing Ltd 2007, ora disponibile anche rete).

Per la risonanza scientifica avuta dalla ricerca, “la Repubblica” del 30 ottobre 2007 ha dedicato l’articolo: “L’esplosione pari a mille atomiche di Hiroshima del 30 giugno 1908 nella remota località della Siberia sta per avere una spiegazione scientifica. CNR svelato il mistero. Trovato il cratere del meteorite. La deflagrazione di un corpo celeste di circa 80 metri ad un’altezza di 5-10 km . Il piccolo lago Chako può essere stato causato dall’impatto di un ‘frammento’ di 5 metri”. In occasione del centenario dell’evento, celebrato con Convegni ed Articoli, Luca Gasperini del CNR - ISMAR, che alla spedizione “Tunguska ’99” ha preso parte e che da allora se ne occupa attivamente, ha riproposto efficacemente la sintesi di quel che è accaduto quella mattina del 30 giugno 1908: “1) un corpo cosmico delle dimensioni di 50-80 m di diametro esplode tra 5 e 10 Km di altezza; 2) un frammento di dimensioni notevoli (1-5 metri di diametro), sopravvissuto all’esplosione, impatta il terreno ad 8 Km dall’epicentro e forma un piccolo cratere in corrispondenza di un meandro del fiume Kimchu; 3) l’impatto provoca lo scioglimento e la degassificazione del permafrost, allargando notevolmente le dimensioni reali del cratere, facendo altresì sprofondare le strutture primarie; 4) il fiume entra nel cratere riempiendolo e formando il lago Cheko, cancellando così tutte le tracce dell’impatto.” (“Tunguska 1908: una nuova ipotesi”, in l’Astronomia, n. 295, maggio-giugno 2008, pagg.18-26). Come accennato, i media hanno ricordato l’“evento”, attirando l’attenzione di un vasto pubblico tanto che, come riportato dal Magazine del “Corriere della Sera” del 7 luglio, è risultata una delle notizie più lette della settimana, dopo che il quotidiano aveva dedicato alla ricorrenza un articolo il 26 giugno 2008 a firma del giornalista scientifico Franco Foresta Martin. Il fatto non stupisce poiché il mistero su quanto avvenuto non è ancora definitivamente accettato e i dibattiti scientifici continuano: gli scienziati russi propendono ancora per

Il lago Cheko (profondità 50 m. e diametro 450 m.) distante 8 Km dal luogo dell’esplosione e il rendering tridimensionale ricostruito al computer sulla base dei dati topografici e batimetrici. Il livello del lago è tenuto 40 m. più basso dell’attuale per enfatizzare la forma del fondale (fonte: www-th.bo.infn.it/tunguska)

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l’impatto di una cometa; mentre ci sono altri favorevoli a con maggior frequenza la terra, rispetto a quelli di grandi ritenere che si sia trattato della irradiazione e completa eva- dimensioni, dobbiamo fare sforzi maggiori di quanto ha porazione di un “buco nero”, secondo le teorie del celebre fatto finora per rilevare i più piccoli” (New Scientist del 18 cosmologo Stephen Hawking. dicembre 2007). In questi ultimi decenni, inoltre, il fatto che vi si siano ispirati Finora il mondo accademico aveva affermato che gli asteroidi fumetti (Martin Mystère), video-giochi (Secret Files), canzoni di piccole dimensioni non sono pericolosi perché destinati a (“Return to Tunguska” di Alan Parsons) e riferimenti siano consumarsi nel momento di attrito con l’atmosfera. stati inseriti in film (“Ghostbusters”) e serial televisivi (“X- “Qualora le conclusioni di Boslough siano corrette, ci dobFiles”), stanno a testimoniare che l’evento riesce ad avere biamo aspettare molte esplosioni con caratteristiche simili ancora un grande impatto sull’immaginario collettivo. a quelle di Tunguska, forse almeno un paio ogni secolo, Sarebbe augurabile che tale interesse derivasse anche dalla anziché ogni millennio come ipotizzato finora - ha dichiamaggior consapevolezza che fenomeni simili sono tutt’altro rato David Morrison, Scientist senior del Ames Research che improbabili. StudiaCenter-NASA Astrobiolore, chiarire e informare gy Institute - Per questo le grandi catastrofi del motivo è necessario alzapassato possono costituire le barriere di fronte a re occasione per valutare simili oggetti e, quindi, riun reale pericolo ed elasulta indispensabile una borare strategie in grado ricerca approfondita in di prevenirne i disastrosi tale direzione”. effetti. Oggi la scienza è Morrison, a cui è stain grado di affermare che to intestato l’Asteroide nell’universo in continua 2.410, è considerato il evoluzione ci sono oggetti leader della battaglia per potenzialmente pericolosi la corretta informazione per la Terra (Near Earth dei rischi dovuti ai NEO Objects) siano essi asteroie della necessità di mitidi (NEA) o comete (NEC): garne i rischi. qualche migliaio degli oltre 50.000 individuati. Tralasciando Tunguska Non si deve credere, peche costituisce l’esempio raltro, che per provocare più eclatante del secolo catastrofi siano necessari scorso sugli effetti che asteroidi di grandi difenomeni simili sono in mensioni, perchè quello grado di provocare, sorche impattò a Tunguska ge inevitabilmente una “è stato di dimensioni domanda: cosa sarebbe assai inferiori a quelle successo se l’asteroide che avevamo pensato” ha che attraversò l’atmosfera dichiarato il fisico Mark il 13 agosto 1930, deflaBoslough in occasione grando sul rio Curuçá della presentazione il 17 (Amazzonia brasiliana), dicembre 2007, presso o quello che impattò il l’American Geophysical 21 settembre 2007 sull’alUnion a S. Francisco (Ca), topiano andino nei pressi Mark Boslough nel Sandia National Laboratories durante la simulazione al di una ricerca, di cui è stadi Carancas (Perù), forsupercomputer (fonte: Sandia Corporation/foto di Randy Montoya) to coordinatore, condotta mando un cratere di 20 con il supercomputer Red metri, fosse caduto in Storm del laboratorio di Albuquerque (NM), gestito dalla un’area densamente popolata? Sandia Corporation, una società Lockheed-Martin, che per “Ignorance is bliss in that if you don’t know about these things, conto del Dipartimento per l’Energia e la Sicurezza nazio- you just go about your merry way” (L’ignoranza è beatitudine nale nucleare dell’Amministrazione statunitense si occupa di in quanto se non sai nulla di tali argomenti, puoi proseguire ricerche e sviluppo sulle principali responsabilità in materia secondo il tuo felice modo di vivere) ha sarcasticamente dichiadi sicurezza nazionale, energia e tecnologie ambientali e di rato Ed Lu, secondo quanto riportato nell’articolo del numero competitività economica. di Settembre di National Geographic (ndr: l’articolo “Target “Che un tale piccolo oggetto possa fare una simile distruzione Earth” di Richard Stone è stato anticipato sul numero di Agosto costituisce elemento da prendere in seria considerazione - dell’edizione italiana). ha aggiunto Boslough che più di un decennio fa conseguì Lu, ex-astronauta che lavora presso il Lowell Laboratory fama per aver previsto che la “palla di fuoco” (1994) causata dell’Università delle Hawaii sta predisponendo un formidadall’intersezione della cometa Shoemaker-Levy 9 con Giove bile Data-base per il Programma di Ricerca Pan-STARRS in sarebbe stata osservabile dalla Terra - Poiché gli asteroi- grado di monitorare gli asteroidi, potenzialmente pericolosi di più piccoli sono quelli che statisticamente raggiungono per la Terra, prevedendone l’evoluzione in 20-50 anni. Lu,

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assieme al suo collega Stan Love, ha inventato il “Gravity tractor”, un veicolo spaziale che, affiancando l’asteroide, avrebbe il compito di modificarne la traiettoria. Probabilmente sarà questa la soluzione che verrà adottata, secondo quanto precisato dalla NASA in una relazione del 15 ottobre 2005 presentata alla Foundation B612, un ente no-profit statunitense che si occupa di proteggere la Terra da impatti di asteroidi, qualora entro il 2013 le misurazioni della traiettoria dell’asteroide Apophis dovessero confermare la potenzialità di pericolo per il nostro pianeta. L’asteroide 2004 MN4, ribattezzato Apophis (nome greco del Dio egiziano delle tenebre Apep), del diametro di 320-400 m, secondo gli attuali calcoli avrebbe una probabilità su 45.000 di collidere con la Terra il 13 aprile 2036. Quando fu annunciata la sua “pericolosità”, non ebbe un’ampia divulgazione perché l’umanità dovette fare i conti con una catastrofe naturale dal grande impatto mediatico: lo tsunami che il 26 dicembre 2004 investì le coste del Sud-est asiatico, facendo 230 mila vittime. Più in generale, su questo tipo di informazioni scatta una specie di censura preventiva per non essere tacciati di “catastrofismo”, nonostante sia ormai diffusamente accettato che fu l’energia liberata da un asteroide che si inabissò 65 milioni di anni fa nel Golfo del Messico a far scomparire i Dinosauri e altre 3/4 delle forme di vita sulla Terra. Se poi è diffusa l’opinione e l’esperienza che i maremoti colpiscano essenzialmente le coste che si affacciano sugli Oceani, non si deve dimenticare che anche le aree delimitate da mari chiusi possono esserne colpite. Certo le probabilità sono molto basse, tuttavia è necessario tenere in considerazione l’eventuale pericolo che ne può derivare. Dopo il 2004, ONU e UE, tramite l’UNESCO e l’ESA (European Space Agency), hanno messo in piedi un Sistema di allarme per il rischio tsunami nell’Atlantico nord-orientale e nel Mediterraneo (NEAMTWS). Senza ricorrere ai mito degli antichi popoli o alle interpretazioni delle Sacre Scritture, storicamente sappiamo che le coste del mar Mediterraneo hanno subìto in passato la devastazione conseguente a tale fenomeno. L’attendibile storico dell’Impero romano, Ammianus Marcellinus ci ha tramandato che la città di Alessandria d’Egitto il 21 luglio del 365 dopo Cristo fu devastata da un maremoto conseguente al terremoto che si verificò nel Mediterraneo orientale, ma che provocò devastazioni anche sulle coste della Grecia, della Sicilia e delle regioni adriatiche, fino all’odierna città di Dubrovnik (Croazia): “Paulo enim post lucis exortum, densitate praevia fulgorum acrius vibratorum, treme facta concutitur omnis terreni stabilitas ponderis, mareque dispulsum, retro fluctibus evolutis abscessit […] licenter per exiguas undarum reliquias palantibus plurimis, ut pisces manibus colligerent et similia: marini fremitus velut gravati repulsam, versa vice consurgunt, perque vada ferventia insulis ed continentis terre porrectis spatiis violenter illisi, innumera quaedam in civitatibus, et ubi reperta sunt aedificia, complanarunt […] relapsa enim equorum magni-

tudo cum minime speraretur, milia multa necavit hominum et submersit, recurrentiumque aestuum incitata vertigine, quaedam naves, postquam umentis substantiae consenuit tumor, pessum datae visae sunt, exanimataque naufragiis corpora supina iacebant aut pronat. Ingentes aliae naves, extrusae rabidis flatibus, culminibus insedere tectorum (ut Alexandriae contigit) et ad secundum lapidem fere procul a litore contortae sunt aliquae […]”1. (Ammianus Marcellinus, Res Gestae, Liber XXVI, 10, 16-17-18-19). Finora si riteneva che questo terremoto si fosse generato sotto la punta occidentale dell’isola di Creta a seguito dello scorrimento delle zolle tettoniche, una sull’altra (la posizione esatta dell’origine di un terremoto permette ai sismologi di prevedere il lasso di tempo probabile di ripetizione del fenomeno). Pertanto, misurando l’avvicinamento della placca crostale di Creta (pochi centimetri all’anno) si era stimato in circa 5.000 anni la probabile ripetizione di un altro simile terremoto. Orbene, un articolo sul primo numero 2008 di Nature Geoscience, anticipato on line il 9 marzo e recensito dal bollettino scientifico UE-Cordis, ha adombrato nuove previsioni, non certo confortanti. Un gruppo di ricercatori di Università inglesi e francesi, dopo aver effettuato indagini con il metodo del carbonio 14 sui coralli dell’isola di Creta, avrebbe definito in 10 metri l’innalzamento dell’isola a seguito del terremoto. Combinando tali dati, con osservazioni sul campo e modelli di simulazione, hanno individuato che il sisma, di magnitudo 8.3-8.5 della scala Richter, non sarebbe stato causato dalla subsidenza della placca cretese, bensì di quella ellenica. Se queste analisi sono corrette, dei forti terremoti potrebbero aver luogo con una periodicità di 800 anni. Tenendo presente che l’ultimo maremoto che ha investito il Mediterraneo orientale è accaduto l’8 agosto 1303, con epicentro al largo dell’isola di Rodi, “ci possiamo aspettare - si afferma nello studio - di vedere un altro terremoto di intensità simile a quello del 365 d.C. molto prima di quanto si pensava precedentemente” (B. Shaw, N. N. Ambrasys, P. C. England, M. 1

Di seguito, si propone una nostra traduzione dei passi citati: “Poco dopo l’alba, un terremoto scosse la stabilità della terra, preceduto da incessanti e violenti fulmini. Il mare se ne andò lontano e si ritirò volgendo indietro le onde […] molta gente si aggirava tra quel che rimaneva d’acqua per prendere pesci e specie simili, allorché i flutti tumultuosi come se fossero sdegnati per essere stati rimandati indietro, si sollevarono e si abbatterono violentemente su isole e coste della terraferma, spianando numerose città e case ovunque le rinvenissero […] Infatti, rifluita la massa d’acqua quando meno te lo saresti aspettato, vi furono migliaia di morti annegati ed alcune navi, in seguito ai vortici delle acque che tornavano indietro, quando la loro collera si esaurì, risultarono affondate e i corpi dei naufraghi giacevano sulla schiena o proni. Altre grandi navi, allontanate in mare aperto dalla violenza dei venti, finirono in cima ai tetti (come avvenne ad Alessandria) ed altre furono portate all’interno fino a due miglia […]”. (Ammiano Marcellino, Storie, Libro XXVI, cap. 10, paragrafi 16-17-18-19).

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A. Floyd, G. J. Gorman, T. F. G. Higham, J. A. Jackson, J. M. Nocquet, C. C. Pain e M. D. Pigott: “Eastern Mediterranean Tectonics and Tsunami Hazard Inferred from the AD 365 Earthquake”, Nature Geoscience, Vol. I, aprile 2008, pp. 268-276). Non vengono presi in considerazione gli ammonimenti di eccessiva pressione antropica sulle coste del Mediterraneo per l’innalzamento, nel giro di un secolo, del livello medio dei mari fino ad 88 cm, a causa del cambiamento climatico in atto, secondo le ipotesi dell’IPCC che metterà a rischio residenze ed infrastrutture insediatevisi, figuriamoci se si darà peso a questi ipotetici pericoli tutti da verificare! Anzi, c’è il rischio che la divulgazione sensazionalista di scenari catastrofici produca effetti negativi, mettendoli tutti sullo stesso piano (tutti pericolosi, nessun pericolo), impedendo che vengano sollecitate e messe in atto le politiche di mitigazione e prevenzione ad opera dei decisori politici, i cui mandati hanno tempi troppo esigui ed elettoralmente cogenti per prendere decisioni impopolari, in grado di limitare gli effetti “catastrofici” di avvenimenti che sono lontani nel tempo. Altrettanto dannosa risulta la mancanza di informazioni su avvenimenti e notizie che in qualche modo mettono in discussione l’opinione prevalente o l’assetto economicosociale o il modello di sviluppo, che finisce con l’assolvere l’uomo da ogni responsabilità rispetto a fenomeni che non possono essere ascritti ad una evoluzione di sistemi biologici, fisici o economici. “Importante non è essere creduti oggi, ma aver ragione domani” ha sentenziato Michel Alain Combes, conosciuto astronomo parigino che lo scorso anno ha riveduto per la seconda volta (la precedente nel 1998) il suo libro “La terra bombardata” (1982) in cui ha espresso la sua teoria del “catastrofismo cosmico” quale fattore di evoluzionismo. Intanto, però, la sua relazione sul grande impatto che sarebbe avvenuto nel Nord-America alla fine del Pleistocene,

presentata alla “Quantavolution Conference”, tenutasi dall’8 al 10 giugno 2008 a Parigi presso l’Università “Pierre et Marie Curie”, non ha trovato spazio sui media. Eppure, a 150 anni della pubblicazione de “L’origine della specie” (1859) e alla vigilia delle celebrazioni per il bicentenario della nascita del suo autore Charles Darwin, la vecchia querelle tra creazionismo ed evoluzionismo, tra fede e scienza dovrebbe essere ormai superata, nella distinzione tra ambito scientifico e riflessione filosofica. È di questi giorni la notizia che la Chiesa anglicana, lanciando una serie di articoli sul suo sito web, si appresterebbe a riabilitare Darwin, tanto che in un contributo del Rev. Malcom Brown, Responsabile degli affari pubblici, scrive che “La Chiesa ha commesso quell’errore in merito alle teorie astronomiche di Galileo e da allora ha perseverato nell’errore in merito alla Teoria della selezione naturale di Charles Darwin. È importante, quindi, ripensare all’impatto di Darwin sul pensiero religioso, e il bicentenario della sua nascita è una buona opportunità per farlo”. (The Guardian, 15 settembre 2008). Anche la Chiesa cattolica, ha messo in agenda un Convegno sull’Evoluzionismo per la prossima primavera, organizzata dal Pontificio consiglio della cultura, riconoscendo l’importanza di un dibattito sul tema senza chiedere tuttavia scusa a Darwin “perché non è mai stato né condannato né messo all’indice - ha osservato il suo Presidente, Mons. Gianfranco Ravasi - lo stesso Galileo non fu mai condannato davvero, il Pontefice non firmò mai il decreto perché il dibattito sulle sue teorie era vivo anche dentro la Chiesa”. Citando poi un documento redatto dall’allora Cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, Mons. Ravasi ha ribadito che “Le teorie evoluzionistiche delle origini non sono incompatibili a priori con il messaggio della Bibbia e della teologia, né con il Magistero della Chiesa”.

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Albo Gestori Ambientali

CRITERI E REQUISITI PER L’ISCRIZIONE ALL’ALBO PER LO SVOLGIMENTO DELLE ATTIVITÀ DI GESTIONE DEI CENTRI DI RACCOLTA DEI RSU Pubblicata sulla G.U. la Deliberazione del 29 luglio 2008

a cura di Stefano Agostinelli

Il Comitato Nazionale dell’Albo Gestori Ambientali con la deliberazione del 29 Luglio 2008, ha reso noti i criteri e i requisiti per l’iscrizione all’Albo - Categoria 1 “Raccolta e trasporto rifiuti urbani”, per lo svolgimento delle attività di gestione dei Centri, di cui al D.M. 8 Aprile 2008 recante la “Disciplina dei centri di raccolta dei rifiuti urbani conferiti in maniera differenziata”, che aveva finalmente resi univoci su tutto il territorio nazionale i criteri tecnici e giuridici per la loro gestione. Vale la pena rammentare che il Decreto 8 Aprile 2008 definisce i centri di raccolta comunali o intercomunali “aree presidiate ed allestite ove si svolge unicamente l’attività di raccolta, mediante raggruppamento per frazioni omogenee per il trasporto agli impianti di recupero, trattamento e, per le frazioni non recuperabili, di smaltimento dei rifiuti solidi urbani e assimilati, elencati in Allegato I, paragrafo 4.2, conferiti in maniera differenziata, rispettivamente dalle utenze domestiche e non domestiche, nonché dagli altri soggetti tenuti in base alle vigenti normative settoriali al ritiro di specifiche tipologie di rifiuti dalle utenze domestiche” (Art. 1). Si tratta di un servizio volto ad incrementare la raccolta differenziata per agevolare il recupero del rifiuto. Peraltro la nuova Direttiva Quadro sui Rifiuti, recentemente licenziata dal Parlamento Europeo, enfatizza gerarchicamente che dopo la prevenzione dei rifiuti, viene il recupero, soprattutto di materia, quindi di energia (ndr: sulla nuova Direttiva, si veda l’inserto normativo all’interno e il relativo commento di pag. 34 e segg. di questo numero). Il Comitato Nazionale dell’Albo dei Gestori Ambientali è intervenuto, quindi, per definire i requisiti di iscrizione e le garanzie finanziarie per coloro che intendono iscriversi per lo svolgimento delle attività di gestione dei centri di raccolta: a) iscrizione al registro delle imprese o al repertorio economico amministrativo (REA); b) dotazione minima di personale addetto, individuata nell’Allegato 1;

c) dimostrazione di qualificazione e l’addestramento del personale addetto, secondo l’Allegato 2; d) nomina di almeno un responsabile tecnico unico munito dei requisiti stabiliti per la Categoria 1; e) dimostrazione del requisito di idoneità finanziaria con gli importi individuati nell’Allegato 3, ovvero mediante attestazione di affidamento bancario secondo lo schema dell’allegato 4. I soggetti già iscritti all’Albo nella Categoria 1 che, intendano integrare l’iscrizione per lo svolgimento dell’attività di gestione dei centri di raccolta debbono dimostrare i requisiti delle lettere b), c), e), mentre sono esentati ad ulteriori garanzie finanziarie se l’attività di gestione dei centri di raccolta non comporti variazioni della classe di iscrizione. I gestori dei centri di raccolta che intendano proseguire l’attività presentano domande di iscrizione o di integrazione entro il 2 Novembre 2008, previa dichiarazione dell’ente territoriale di competenza dalla quale risulti la data e la durata dell’affidamento, nonché la popolazione da loro servita. Per lo svolgimento di detta attività che deve essere stata iniziata o svolta prima dell’entrata in vigore del Decreto 8 Aprile 2008 ovvero dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà, resa dall’interessato. Per costoro il requisito di formazione degli addetti può essere soddisfatto entro 30 giorni dalla data di presentazione della domanda. Se gestiscono esclusivamente centri di raccolta possono adempiere all’incombenza della nomina del responsabile tecnico entro 3 anni dalla data di iscrizione, nel frattempo può svolgere tale ruolo, il legale rappresentante del soggetto interessato, anche i assenza dei requisiti previsti. Ad ogni buon fine di seguito pubblichiamo alcuni degli allegati alla Deliberazione e i Punti 4 e 5 dell’Allegato I al D.M. 8 aprile 2008, relativo ai requisiti tecnico-gestionali dei Centri di Raccolta dei RSU.

ALLEGATO 1

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ALLEGATO 2 1. Qualificazione degli addetti La formazione e l’addestramento del personale addetto ai centri di raccolta sono garantiti e attestati dal responsabile tecnico. Il requisito della avvenuta formazione deve sussistere al momento della presentazione della domanda d’iscrizione e della domanda di integrazione dell’iscrizione nella categoria 1 per la gestione dei centri di raccolta e deve essere aggiornato nei novanta giorni precedenti la data di presentazione della domanda di revisione dell’iscrizione. La formazione è inoltre effettuata almeno nei casi di: a) nuove assunzioni; b) assegnazione al centro di raccolta di addetti già impiegati presso l’impresa in altre mansioni; c) applicazione di metodologie operative o acquisizione di tecnologie diverse da quelle precedentemente in uso nel centro di raccolta. All’assunzione della gestione dei centri di raccolta, nonché al verificarsi delle condizioni di cui al precedente paragrafo sono effettuate sessioni di informazione e addestramento degli addetti riguardanti le disposizioni in materia sanitaria e di sicurezza sul lavoro, nonché le prassi e le procedure applicate presso il centro di raccolta, con particolare riferimento ai requisiti tecnico gestionali stabiliti all’allegato 1 del decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare 8 aprile 2008. 1.1 Formazione Sono tenuti, a carico del soggetto richiedente l’iscrizione, corsi di formazione degli addetti secondo le seguenti modalità: - contenuti dei corsi di formazione: 1. Cenni sulla normativa in materia di gestione dei rifiuti, di sicurezza sul lavoro e di circolazione dei veicoli 2. Le responsabilità nella gestione dei rifiuti 3. Classificazione dei rifiuti ed elenco europeo dei rifiuti 4. Formulario di identificazione, registro di carico e scarico e dichiarazione MUD. Il bilancio di massa dei rifiuti 5. L’iscrizione all’Albo nazionale gestori ambientali

6. Tecniche di deposito, recupero e smaltimento dei rifiuti 7. I requisiti tecnico gestionali dei centri di raccolta stabiliti dal decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare 8 aprile 2008 8. Compiti dell’addetto al centro di raccolta e rapporti con l’utenza 9. Igiene e sicurezza, procedure di emergenza in caso di incidente 10. Pratiche di disinfestazione - i corsi di formazione sono tenuti dal responsabile tecnico o da docenti in possesso della qualificazione di cui all’articolo 2 della deliberazione del Comitato nazionale dell’Albo 16 luglio 1999, prot. n. 003/CN/ALBO. - i corsi hanno una durata minima di 16 ore e sono ritenuti validi a seguito della frequenza da parte degli addetti di almeno il 75% delle ore previste. - ogni ora di insegnamento deve avere la durata effettiva di almeno 45 minuti. - nell’arco della stessa giornata non devono essere svolte più di 8 ore di insegnamento. - ai partecipanti viene consegnato il materiale didattico e informativo. 2. Attestazioni Le attività di formazione e addestramento sono attestate dal responsabile tecnico utilizzando i modelli di cui all’allegato 2a e 2b. Tali modelli, debitamente compilati e sottoscritti, sono conservati presso la sede legale o presso la sede operativa del soggetto richiedente o iscritto. Alla domanda d’iscrizione, alla domanda di revisione dell’iscrizione e alla domanda di integrazione dell’iscrizione nella categoria 1 per la gestione dei centri di raccolta è allegata dichiarazione sostitutiva dell’ atto di notorietà, resa ai sensi dell’articolo 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, e successive modificazioni e integrazioni, attestante l’avvenuta formazione. A tal fine è utilizzato il modello di cui all’allegato 2c. L’attestazione d’idoneità rilasciata a seguito della frequenza al modulo di base dei corsi di formazione per responsabili tecnici di cui alla deliberazione del Comitato nazionale 16 luglio 1999, prot. n. 003/CN/ALBO, sostituisce la partecipazione ai corsi di formazione di cui al punto 1.1.

ALLEGATO 3

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ALLEGATO I, Punti 4 e 5 (Decreto 8 aprile 2008)

5. Modalità di deposito dei rifiuti nel centro di raccolta

4. Modalità di conferimento e tipologie di rifiuti conferibili al centro di raccolta

5.1. Il deposito dei rifiuti per tipologie omogenee deve essere realizzato secondo modalità appropriate e in condizioni di sicurezza; in particolare, fatte salve eventuali riduzioni volumetriche effettuate su rifiuti solidi non pericolosi per ottimizzarne il trasporto il deposito dei rifiuti recuperabili non deve modificarne le caratteristiche, compromettendone il successivo recupero. 5.2. Le operazioni di deposito devono essere effettuate evitando danni ai componenti che contengono liquidi e fluidi. 5.3. Per i rifiuti pericolosi devono essere rispettate le norme che disciplinano il deposito delle sostanze pericolose in essi contenute. 5.4. I contenitori o i serbatoi fissi o mobili devono possedere adeguati requisiti di resistenza, in relazione alle proprietà chimico-fisiche ed alle caratteristiche di pericolosità dei rifiuti stessi, nonché sistemi di chiusura, accessori e dispositivi atti ad effettuare, in condizioni di sicurezza, le operazioni di riempimento, di travaso e di svuotamento. 5.5. I rifiuti liquidi devono essere depositati, in serbatoi o in contenitori mobili (p.es. fusti o cisternette) dotati di opportuni dispositivi antitraboccamento e contenimento, al coperto. Le manichette ed i raccordi dei tubi utilizzati per il carico e lo scarico dei rifiuti liquidi contenuti nelle cisterne sono mantenuti in perfetta efficienza, al fine di evitare dispersioni nell’ambiente. Sui recipienti fissi e mobili deve essere apposta apposita etichettatura con l’indicazione del rifiuto contenuto, conformemente alle norme vigenti in materia di etichettatura di sostanze pericolose. 5.6. Il deposito di oli minerali usati deve essere realizzato nel rispetto delle disposizioni di cui al Dlgs n. 95/1992 e succ. mod., e al Dm 392/1996. 5.7. Il deposito degli accumulatori deve essere effettuato in appositi contenitori stagni dotati di sistemi di raccolta di eventuali liquidi che possono fuoriuscire dalle batterie stesse. 5.8. I rifiuti pericolosi, nonché i rifiuti in carta e cartone devono essere protetti dagli agenti atmosferici. 5.9. La frazione organica umida deve essere conferita in cassoni a tenuta stagna, dotati di sistema di chiusura. 5.10. I rifiuti infiammabili devono essere depositati in conformità con quanto previsto dalla normativa vigente in materia. 5.11. È necessario adottare idonee procedure per evitare di accatastare rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) senza opportune misure di sicurezza per gli operatori e per la integrità delle stesse apparecchiature. I Raee dovranno essere depositati almeno secondo i raggruppamenti di cui all’Allegato 1 del Dm 185/2007. 5.12. I recipienti, fissi o mobili, utilizzati all’interno del centro di raccolta e non destinati ad essere reimpiegati per le stesse tipologie di rifiuti, devono essere sottoposti a trattamenti idonei a consentire le nuove utilizzazioni.

4.1. I rifiuti conferiti al centro di raccolta, a seguito dell’esame visivo effettuato dall’addetto, devono essere collocati in aree distinte del centro per flussi omogenei, attraverso l’individuazione delle loro caratteristiche e delle diverse tipologie e frazioni merceologiche, separando i rifiuti potenzialmente pericolosi da quelli non pericolosi e quelli da avviare a recupero da quelli destinati allo smaltimento. 4.2. Potranno essere conferite le seguenti tipologie di rifiuti: 1. imballaggi in carta e cartone (codice Cer 15 01 01) 2. imballaggi in plastica (codice Cer 15 01 02) 3. imballaggi in legno (codice Cer 15 01 03) 4. imballaggi in metallo (codice Cer 15 01 04) 5. imballaggi in materiali misti (Cer 15 01 06) 6. imballaggi in vetro (codice Cer 15 01 07) 7. contenitori T/FC (codice Cer 15 01 10* e 15 01 11*) 8. rifiuti di carta e cartone (codice Cer 20 01 01) 9. rifiuti in vetro (codice Cer 20 01 02) 10. frazione organica umida (codice Cer 20 01 08 e 20 03 02) 11. abiti e prodotti tessili (codice Cer 20 01 10 e 20 01 11) 12. solventi (codice Cer 20 01 13*) 13. acidi (codice Cer 20 01 14*) 14. sostanze alcaline (codice Cer 20 01 15*) 15. prodotti fotochimici (20 01 17*) 16. pesticidi (Cer 20 01 19*) 17. tubi fluorescenti ed altri rifiuti contenenti mercurio (codice Cer 20 01 21) 18. rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (codice Cer 20 01 23*, 20 01 35* e 20 01 36) 19. oli e grassi commestibili (codice Cer 20 01 25) 20. oli e grassi diversi da quelli al punto precedente, ad esempio oli minerali esausti (codice Cer 20 01 26*) 21. vernici, inchiostri, adesivi e resine (codice Cer 20 01 27* e 20 01 28) 22. detergenti contenenti sostanze pericolose (codice Cer 20 01 29*) 23. detergenti diversi da quelli al punto precedente (codice Cer 20 01 30) 24. farmaci (codice Cer 20 01 31* e 20 01 32) 25. batterie e accumulatori al piombo derivanti dalla manutenzione dei veicoli ad uso privato, effettuata in proprio dalle utenze domestiche (codice Cer 20 01 33*, 20 01 34) 26. rifiuti legnosi (codice Cer 20 01 37* e 20 01 38) 27. rifiuti plastici (codice Cer 20 01 39) 28. rifiuti metallici (codice Cer 20 01 40) 29. sfalci e potature (codice Cer 20 02 01) 30. ingombranti (codice Cer 20 03 07) 31. cartucce toner esaurite (20 03 99) 32. rifiuti assimilati ai rifiuti urbani sulla base dei regolamenti comunali, fermo restando il disposto di cui all’articolo 195, comma 2, lettera e), del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modifiche. 4.3. Il centro deve garantire: a. la presenza di personale qualificato ed adeguatamente addestrato nel gestire le diverse tipologie di rifiuti conferibili, nonché sulla sicurezza e sulle procedure di emergenza in caso di incidenti; b. la sorveglianza durante le ore di apertura.

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AMBIENTE E ARTE

OSVALDO LICINI: DAI PAESAGGI MARCHIGIANI AI PAESAGGI DELL’ANIMA di Anna Rita Rossi

Nell’ambito del Festival Saggi Paesaggi, vera e propria antologia della terra marchigiana, dove il paesaggio è sviluppato in tutte le sue declinazioni,

in occasione del cinquantenario della morte di Osvaldo Licini (1894-1958), pittore e intellettuale marchigiano che appare come uno dei maggiori interpreti del Novecento, sono state allestite due grandi mostre che resteranno aperte fino al 4 novembre: una presso la Galleria d’Arte Contemporanea Osvaldo Licini ad Ascoli Piceno e l’altra presso il Centro Studi Osvaldo Licini, a Monte Vidon Corrado (AP), luogo di nascita dell’artista che vi farà ritorno negli anni ’40, dopo soggiorni all’estero, e dove in seguito morirà. La mostra di Ascoli Piceno: “Osvaldo Licini dalle Marche all’Europa”, rias-

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sume la produzione pittorica di Licini, riunendo, oltre a quelli già presenti nella Galleria “Licini”, circa 60 dipinti che provengono da numerosi musei italiani e stranieri e da collezioni private e pubbliche. Le 120 opere sono suddivise in base alle diverse fasi di produzione, e in molti casi sono inedite. La seconda mostra al Centro Studi: “Osvaldo Licini da Monte Vidon Corrado: la stagione figurativa, i rapporti con il territorio”, si concentra sul primo Licini, approfondendo, però, anche temi affettivi e personali, che ebbero una certa rilevanza sulla sua opera. Sono 86


opere (23 oli e 63 disegni) di paesaggio, naturale e umano, realizzate dal pittore soprattutto nel primo periodo della sua attività artistica, quello figurativo. Parte integrante dell’esposizione è la collezione di 63 carte liciniane: disegni, schizzi, bozzetti con scritti, annotazioni e poesie dell’artista e anche lettere e cartoline inviate dall’artista al suo amico Felice Catalini. I suoi studi artistici Licini li compie a Bologna, frequentando l’Accademia di Belle Arti. Dopo il conflitto mondiale si trasferisce a Parigi e qui, avvicinando i maggiori artisti italiani e francesi dell’epoca, matura una sua poetica.

Nella seconda metà degli anni ’20, realizza paesaggi, marchigiani e francesi, e ritratti orientati a un naturalismo cromaticamente vivace, poi, negli anni ’30, passerà ad un astrattismo geometrico. Negli anni ’40 e a proseguire in quelli del dopoguerra, Licini, tornato a Monte Vidon Corrado, vede la sua geometria acquistare libertà fantastica per giungere ad una spazialità irreale, dalla quale ammiccano, misteriose e inquietanti le sue famose figure (le Amalassunte, gli Olandesi volanti e gli Angeli ribelli), spinte o confinate ai bordi del quadro, come osservatori muti di un universo ridotto ai minimi termini.

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Il percorso artistico di Licini inizia, quindi, dal paesaggio, influenzato dai quadri di Cezanne e Van Gogh, ma spesso i suoi quadri vengono sottoposti a revisioni e sovrapposizioni pittoriche, alla ricerca continua di un percorso di semplificazione. L’approdo all’astrattismo, ispirato dalle opere di Klee, Mondrian e Leger, rappresenta per Licini la possibilità di esplorare la dimensione esistenziale e il suo spazio diviene luogo dello stupore. Licini mescola geometria ed emotività

e riesce a dimostrare con le sue opere come la geometria possa diventare sentimento. Ma l’astratto non è la tappa finale del suo viaggio. Sul finire degli anni ’30, infatti afferma: “Dall’astratto io me ne vado volando adesso in foglie e fiori, verso lo sconfinato e il soprannaturale”. Il suo viaggio nel tempo e nello spazio, che si conclude con il ritorno a Monte Vidon Corrado, è la conclusione ideale di un cerchio. In questa ultima fase della sua vita e della sua opera, l’artista sembra

aspirare all’infinito, riducendo lo spazio a poche linee essenziali. Ricercare l’anima della pittura ha fatto di Licini un errante che ha sempre desiderato vivere nel contesto europeo da protagonista, ma è rimasto profondamente legato alle sue radici in un continuo interscambio fra la sua opera e il paesaggio marchigiano che ha sempre rappresentato la sua fonte di ispirazione, non solo nella fase figurativa iniziale, ma anche nell’ultima figurativo-fantastica, visto che le sue nuove creature si muovono in un universo rarefatto, di cui però è ancora riconoscibile il profilo: quello delle amate colline marchigiane.


AGENDA 21

LA VETRINA DELLA SOSTENIBILITÀ DELL’EMILIAROMAGNA: UN PROGETTO PER PROMUOVERE “L’INNOVAZIONE SOSTENIBILE” a cura del Gruppo di lavoro Vetrina della Sostenibilità

Ci avete fatto caso? Tutti i computer hanno la stessa disposizione di tasti (denominata QWERTY, che si ottiene leggendo la prima serie di tasti, in alto a sinistra, come se si trattasse di una parola), una disposizione che deriva a sua volta dalla regina delle macchine da scrivere, la Remington, e che risale addirittura al 1873. Il motivo di quest’ordine è molto razionale: la sua completa irrazionalità! Distanziando le lettere a maggiore frequenza d’uso e concentrandole sul lato sinistro della tastiera, si riusciva infatti a rendere meno veloce la battitura e ad evitare gli inceppamenti, usuali con le prime macchine da scrivere, caratterizzate da una meccanica ancora arretrata. Nonostante la sua dimostrata inefficienza - è infatti possibile raggiungere velocità di scrittura anche doppie e di abbattere del 95% la fatica con un’altra disposizione delle lettere - la tastiera QWERTY è giunta fino ai giorni nostri. A favorirne il successo ed il fallimento di ogni sostituzione - l’ultimo

negli scorsi anni ’80, con il tentativo della Apple di rilanciare la tastiera DVORAK, già perfezionata nel 1932 - è stata… l’inerzia. L’inerzia rallenta l’affermarsi delle innovazioni, impedendo il raggiungimento di risultati più efficienti per il sistema nel suo complesso. Quella stessa inerzia che nell’esempio, diventato ormai un classico della letteratura economica, è rappresentata dal non volere abbandonare le abitudini legate all’uso della tastiera QWERTY (in primis l’insegnamento della dattilografia su di essa), si è mostrata nel corso degli anni in numerose altre forme: è stato così per il mercato dei videoregistratori, “bloccato” sulla soluzione dei VHS quando il sistema Betamax era più efficiente (ma senza la forza commerciale necessaria ad emergere), od ogni qualvolta un sistema territoriale esita ad abbandonare un modello di sviluppo che ha ormai mostrato i segni inequivocabili del declino.

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Come contrastare l’inerzia e quindi favorire l’innovazione? L’innovazione è qui intesa non solo - e nemmeno principalmente - come innovazione tecnologica (quella dei brevetti e dei laboratori di ricerca), ma come capacità di applicarsi a nuovi problemi, sviluppare nuovi approcci per superare quelli vecchi, promuovere l’emersione di nuovi attori, consentire e incoraggiare il diffondersi di nuove soluzioni. Questa creatività innovativa avviene nel contesto di relazioni tra i diversi soggetti. È molto difficile guardare il mondo con occhi nuovi, se non si hanno rapporti - anche di apprendimento o, addirittura, imitativi - con altri: l’intuizione innovativa è in genere innescata dal confronto tra persone sufficientemente simili da comunicare molto bene, ma al tempo stesso sufficientemente diverse da generare le une nelle altre “perturbazioni cognitive”, relazioni generative che portano a soluzioni originali. Da qui la rilevanza dei “luoghi” che favoriscono l’incontro e lo scambio tra soggetti che fronteggiano problemi simili, stimolando la ricerca comune di soluzioni: le fiere, i business innovation center, i poli scientifico-tecnologici e le università, ma anche le riviste specializzate, i convegni e altre forme meno strutturate ed ufficiali di interazione, non ultimi i luoghi di ritrovo di ricercatori e manager (la macchinetta del caffé nel corridoio o l’happy hour al pub). La Vetrina della sostenibilità, progetto della Regione Emilia-Romagna a cui ha dato il proprio patrocinio anche il Coordinamento Agende 21 Locali Italiane, nasce proprio come luogo nel quale favorire l’innovazione sostenibile: uno spazio espositivo, sia fisico che virtuale, per dare visibilità a prodotti, tecnologie, processi e servizi sostenibili locali mostrando i progressi e i benefici raggiunti con l’obiettivo di suscitare e sollecitare conoscenza, collaborazione, imitazione, creazione di impresa. Sono circa 250 le buone pratiche di sostenibilità censite nel database della Vetrina, oltre 200 i soggetti coinvolti tra imprese (circa il 70%), enti locali, scuole e associazioni; numerosi gli strumenti e le iniziative messi in campo per favorire le relazioni tra i partecipanti al progetto. A cominciare dal sito dove uno spazio rilevante è dedicato al database di buone pratiche, presentandole ampiamente una per una ed esplicitandone gli effetti quantitativi in termini di ecoefficienza, impatto sociale e istituzionale, risaprmio di risorse ambientali. La Vetrina delle Idee, è invece la sezione dedicata a tutto ciò

che non è ancora una buona pratica, bensì è un progetto o una bella idea, per la quale i promotori sono potenzialmente alla ricerca di partner o di tester, rivolgendosi in primo luogo agli altri “vetrinisti”. Nella convinzione che il sito sia lo strumento per favorire la conoscenza, l’incontro e lo scambio, è stata creata la Bacheca dove incuriosire attraverso annunci legati a tutto ciò che fa sostenibilità. Tra le diverse iniziative nell’ambito del “lavorare con la Vetrina”, ovvero le azioni per rafforzare le reti di relazioni esistenti e incentivare la costruzione di nuove, moltiplicando le occasioni di incontro tra i soggetti impegnati per uno sviluppo sostenibile, vi è il ritorno della Vetrina della sostenibilità a ECOMONDO, la Fiera dello Sviluppo Sostenibile, che si terrà a Rimini dal 5 all’8 novembre. Dopo il grande successo di pubblico registrato dalla Vetrina a ECOMONDO 2006, la dimensione narrativa della partecipazione all’edizione di quest’anno è dare delle vere e proprie “istruzioni per l’uso” ai visitatori: informazioni su come mettere in pratica, nel loro quotidiano, comportamenti e stili di vita sostenibili. Nello stand troveranno così spazio sia i progetti d’eccellenza dei vari settori della Regione che le attività ed iniziative per lo sviluppo sostenibile di alcuni vetrinisti. Ma anche chi non avrà uno spazio fisico sarà comunque presente in Vetrina a ECOMONDO: una delle iniziative che caratterizzeranno la Manifestazione consiste in alcune postazioni Internet per navigare in una sorte di eco-mercato virtuale, dove poter scuriosare tra diversi reparti e scaffali di articoli sostenibili; a margine delle schede descrittive di ogni singolo prodotto e servizio esposto, ci sarà la possibilità di contattare direttamente via mail il produttore per ottenere maggiori informazioni e, perché no, effettuare un acquisto. Altra attrazione saranno i tanti eventi che animeranno lo stand: quiz e giochi a tema, la chiusura in diretta di un’asta on line per acquisti verdi della Regione Emilia-Romagna, biciclette collegate a generatori di corrente per dimostrare empiricamente quanto “costa” produrre l’energia per un caffè o una lampadina… e tanto altro ancora! L’intento è quello di realizzare una partecipazione dinamica, vivace, accattivante e “poco istituzionale”, che dia al cittadino informazioni utili e concrete: imprese e consumatori si incontrano per fare sostenibilità. Per contatti e maggiori informazioni: www.ermesambiente.it/vetrinasostenibilita

LA “VETRINA DELLA SOSTENIBILITÀ”: uno strumento di comunicazione per promuovere tecniche e prodotti che realizzano i principi dello sviluppo sostenibile; uno spazio di interazione per la nascita e la diffusione di nuovi processi di collaborazione, emulazione, creazione di impresa

È un progetto della Regione Emilia-Romagna con il patrocinio di:

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Questo mese la rubrica €COFINANZIAMENTI segnala il bando “LIFE+” con il quale la Commissione europea invita a presentare le proposte per il 2008. LIFE+ è Il Programma comunitario per la conservazione della natura e della biodiversità, in particolare nell’ambito della gestione della Rete Natura 2000. Con uno stanziamento di 2 miliardi di euro per il settennio 2007-2013, rappresenta lo strumento finanziario specifico delle politiche e della legislazione comunitaria in materia di ambiente e per lo sviluppo sostenibile.

COMMISSIONE EUROPEA Bando LIFE+ 2008 presentazione delle proposte (G.U.C.E. 15/07/2008)

Tipologia degli interventi ed obiettivi Il presente avviso riguarda i temi seguenti: 1. LIFE+ Natura e biodiversità Obiettivo principale: proteggere, conservare, ripristinare, monitorare e favorire il funzionamento dei sistemi naturali, degli habitat naturali e della flora e della fauna selvatiche, al fine di arrestare la perdita di biodiversità, inclusa la diversità delle risorse genetiche, all’interno dell’UE entro il 2010. 2. LIFE+ Politica e governance ambientali Obiettivi principali: - Cambiamento climatico: stabilizzare la concentrazione di gas ad effetto serra ad un livello che eviti il surriscaldamento globale oltre i 2 gradi centigradi. - Acque: contribuire al rafforzamento della qualità delle acque attraverso lo sviluppo di misure efficaci sotto il profilo dei costi al fine di raggiungere un “buono stato ecologico” delle acque nell’ottica di sviluppare il primo piano di gestione dei bacini idrografici a norma della direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (direttiva quadro sulle acque) entro il 2009. - Aria: raggiungere livelli di qualità dell’aria che non causino significativi effetti negativi, né rischi per la salute umana e l’ambiente. - Suolo: proteggere il suolo e assicurarne un utilizzo sostenibile, preser vandone le funzioni, prevenendo possibili minacce e attenuandone gli effetti e ripristinando il suolo degradato. - Ambiente urbano: contribuire a migliorare il livello delle

prestazioni ambientali delle aree urbane d’Europa. - Rumore: contribuire allo sviluppo e all’attuazione di politiche sull’inquinamento acustico. - Sostanze chimiche: migliorare, entro il 2020, la protezione dell’ambiente e della salute dai rischi costituiti dalle sostanze chimiche attraverso l’attuazione della normativa in materia di sostanze chimiche, in par ticolare il regolamento (CE) n. 1907/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio (REACH) e la strategia tematica su un utilizzo sostenibile dei pesticidi. - Ambiente e salute: sviluppare l’informazione di base per le politiche in tema di ambiente e salute (Piano d’azione europeo per l’ambiente e la salute 2004-2010). - Risorse naturali e rifiuti: sviluppare e attuare le politiche finalizzate a garantire una gestione e un utilizzo sostenibili delle risorse naturali e dei rifiuti e migliorare il livello di impatto ambientale dei prodotti, modelli di produzione e di consumo sostenibili, prevenzione, recupero e riciclaggio dei rifiuti; contribuire all’effettiva attuazione della strategia tematica sulla prevenzione e sul riciclaggio dei rifiuti. - Foreste: fornire, soprattutto attraverso una rete di coordinamento a livello dell’UE, una base concisa e a largo spettro per le informazioni rilevanti per la definizione e l’attuazione di politiche relativamente alle foreste e ai cambiamenti climatici (impatto sugli ecosistemi forestali, mitigazione, effetti della sostituzione), biodiversità (informazione di base e aree forestali protette), incendi boschivi, condizione di boschi e foreste e funzione protettiva delle foreste (acqua, suolo e infrastrutture) nonché contribuire alla protezione di boschi e foreste contro gli incendi. - Innovazione: contribuire a sviluppare e dimostrare approcci, tecnologie, metodi e strumenti innovativi diretti a facilitare l’attuazione del piano di azione per le tecnologie ambientali (ETAP). - Approcci strategici: promuovere l’attuazione effettiva e il rispetto della normativa comunitaria in materia di ambiente e migliorare la base di conoscenze necessaria per le politiche ambientali; migliorare le prestazioni ambientali delle piccole e medie imprese (PMI). Verranno accettate tutte le proposte di progetto riguardanti i summenzionati obiettivi; tuttavia, la Commissione darà la priorità alle proposte che hanno ad oggetto i cambiamenti climatici. 3. LIFE+ Informazione e comunicazione Obiettivo principale: assicurare la diffusione delle informazioni e sensibilizzare alle tematiche ambientali, inclusa la prevenzione degli

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incendi boschivi; fornire un sostegno alle misure di accompagnamento, come azioni e campagne di informazione e comunicazione, conferenze e formazione, inclusa la formazione in materia di prevenzione degli incendi boschivi. Verranno accettate tutte le proposte di progetto riguardanti il summenzionato obiettivo; tuttavia, la Commissione darà la priorità alle proposte finalizzate ad arrestare la perdita di biodiversità. Tipologia del contributo e percentuali di sostegno finanziario comunitario Le risorse disponibili ammontano a 2 miliardi di euro per il settennio 2007-2013, con stanziamenti su base annua.

proposte di progetto devono essere presentate all’autorità nazionale dello Stato membro nel quale il beneficiario è registrato. Le proposte saranno successivamente trasmesse dalle autorità nazionali alla Commissione entro il 5 gennaio 2009. Gazzetta ufficiale dell’Unione europea Ulteriori informazioni Maggiori informazioni, ivi comprese le linee guida e i moduli di domanda, sono disponibili sul sito Internet LIFE: http://ec.europa.eu/environment/life/funding/lifeplus.htm È anche possibile contattare le autorità nazionali competenti al seguente indirizzo: http://ec.europa.eu/environment/life/contact/nationalcontact/index.htm

1. Progetti LIFE+ Natura e biodiversità: - la percentuale massima del sostegno finanziario comunitario è pari al 50% delle spese ammissibili; - eccezionalmente può essere applicata la percentuale massima di cofinanziamento del 75% delle spese ammissibili ai progetti riguardanti habitat o specie prioritari delle direttive “Uccelli selvatici” e “Habitat”. 2. LIFE+ Politica e governance ambientali: - la percentuale massima del sostegno finanziario comunitario è pari al 50% delle spese ammissibili. 3. LIFE+ Informazione e comunicazione: - la percentuale massima del sostegno finanziario comunitario è pari al 50% delle spese ammissibili. Beneficiari Le proposte devono essere presentate da enti pubblici e/o privati, soggetti e istituzioni registrati negli Stati membri dell’Unione europea. Domande Le proposte devono essere redatte su appositi moduli di domanda. I moduli e la guida alle domande, contenente spiegazioni dettagliate sull’ammissibilità e sulle procedure, sono disponibili sul sito web della Commissione all’indirizzo: http://ec.europa.eu/environment/life/funding/lifeplus. htm Le proposte devono essere trasmesse su CD-ROM o su DVD in formato elettronico PDF a partire dall’originale scansionato dei moduli stampati su fogli A4. Scadenza Le proposte di progetto devono essere presentate alle autorità nazionali competenti entro il 21 novembre 2008. Le

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i quesiti dei lettori: L’ESPERTO RISPONDE La Provincia può costituirsi parte civile nei procedimenti penali relativi a reati venatori? Sì. La giurisprudenza di legittimità già in passato aveva avuto modo di affermare che “la violazione del divieto di cacciare con mezzi vietati comporta danno all’immagine della Provincia cui compete il dovere di assicurare il corretto esercizio della caccia” (Cass. pen., Sez. III, sentenza 1° ottobre 2002 n. 35868, Falconi). Più recentemente la stessa giurisprudenza ha ritenuto sussistente la legittimazione della Provincia a costituirsi parte civile in un procedimento nel quale l’imputato era stato sorpreso in atteggiamento di chi esercita la caccia in periodo vietato (Cass. pen., Sez. III, sentenza 17 marzo 2008 n. 11752). Secondo la Corte, pertanto, il danno all’immagine sussiste a prescindere dal danneggiamento specifico di animali o dall’uso di armi. Cosa rischia chi d’estate lascia un cane chiuso in auto per molto tempo? L’art. 727 del codice penale, così come sostituito dalla Legge 20 luglio 2004 n. 189, stabilisce che chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze, è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro. Il reato è contravvenzionale, per cui è punibile sia a titolo doloso che a titolo colposo.

agenda

Può essere negata un’autorizzazione alle emissioni in atmosfera solo per ragioni di non conformità urbanistica dell’impianto? No. Il T.A.R. Veneto, con sentenza 25 febbraio 2008 n. 443, nell’annullare un diniego di autorizzazione emesso dalla Provincia di Treviso sulla base di un parere urbanistico contrario espresso dal Comune, ha accolto le ragioni del ricorrente, secondo cui la Provincia, nell’esercizio dei propri poteri organizzativi, deve valutare la compatibilità dell’intervento dell’impianto per cui si chiede autorizzazione con le esigenze e gli interessi ambientali.

Eventi e Fiere

Amsterdam, 30 settembre - 3 ottobre 2008 AQUATECH - Fiera Internazionale delle Tecnologie per lavorazione/trasformazione dell’acqua, di trattamento dell’acqua potabile e delle acque reflue Sede: RAI Exibition Center - Hall 1-7 Europaplein 8 - 1078 GZ Amsterdam (Paesi Bassi) Informazioni: www.amsterdam.aquatechtrade.com Roma, 1-4 ottobre 2008 ZERO EMISSION: l’Uomo, l’Energia, il Clima... il futuro della Terra Rassegna di 9 Saloni specializzati connessi al Risparmio energetico e alle Energie alternative Sede: Fiera di Roma Organizzazione: Artenergy Publishing srl Via Gramsci, 57 - 20032 Cormano (MI) Informazioni: Tel. 02 66306866 - fax 02 66305510 info@zeroemissionrome.eu - www.zeroemission.eu Ravenna, 8-10 ottobre 2008 RAVENNA 2008 - Rifiuti, Acqua, Energia: Sviluppo locale e Valorizzazione economica

La Cassazione penale ha avuto occasione di confermare una sentenza di condanna emessa a carico del proprietario di un cane che lo aveva lasciato chiuso all’interno della propria autovettura, posteggiata al sole per oltre un’ora ad una temperatura superiore ai 30 gradi (Cass. pen., Sez. III, sentenza 7 gennaio 2008 n. 175). Ovviamente la pena può essere più grave nel caso in cui sia configurabile un vero e proprio maltrattamento volontario. Infatti l’art. 544-ter del codice penale, introdotto dalla citata Legge n. 189/2004, stabilisce che chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche ecologiche è punito con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro. Inoltre, la stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi.

Sede: Centro storico di Ravenna Segreteria organizzativa: Labelab srl CP Ravenna Centro - 48100 RA - Tel. 366 3805000 Informazioni: www.ravenna2008.it/ Cremona, 9-10 ottobre 2008 CompraVerde BuyGreen - II edizione Forum Internazionale dedicato a Politiche, Progetti, Beni e Servizi di GPP Sede: Fiera di Cremona Organizzazione: Adescoop - Agenzia dell’Economia Sociale sc Via Boscovich, 12 - 35136 Parma - Tel. 049 8726599 - fax 049 8726568 Informazioni: segreteria@forumcompraverde.it - www.forumcompraverde.it/ Vicenza, 9-12 ottobre 2008 ENERGY PLANET - Energia, Energie rinnovabili, Domotica, Edilizia per il risparmio energetico e Building automation Sede: Fiera di Vicenza Organizzazione: Fiera di Vicenza spa Via dell’Oreficieria, 16 - 36100 VI Tel. 0444 969111 - fax 0444 969000 www.vicenzafiere.it - info@vicenzafiere.it

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M A G A Z I N E n. 2 - Settembre 2008


EDITORIALE Appena tre mesi fa, poco prima della stagione estiva, il Consorzio PolieCo, per meglio costruire relazioni di comunicazione biderezionali fra il proprio organismo e la molteplicità dei soggetti riceventi l’oggetto della comunicazione stessa o quanti hanno la necessità di conoscere gli elementi informativi sottesi al messaggio stesso, ha inteso promuovere la redazione di questo Magazine che, se pur piccolo nel formato, si è da subito caratterizzato per la ricchezza dei contenuti e dei contributi. Questa seconda uscita, che inaugura ed apre il lavoro della seconda parte dell’anno, si pone nel solco delle tante iniziative intraprese dal Consorzio, per implementare la propria immagine e garantirsi uno spazio di autonomia informativa in un Paese dove l’informazione ambientale è sempre più settorializzata e distante dalla base della società. I tanti contributi presenti nel Magazine, tra cui si sottolinea una prestigiosa ed originale intervista rilasciataci dal Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, On. Stefania Prestigiacomo ed una pregevole riflessione del dott. Alberto Pierobon, membro della Segreteria Tecnica del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, sull’appli-

cazione della tassa/tariffa sui rifiuti urbani, offrono al lettore una panoramica nazionale delle problematiche inerenti la questione del recupero dei rifiuti. Non solo, a cura del noto Professor Franco Silvano Toni di Cigoli dell’Università di Padova sarà brevemente, ma esaustivamente, presentata una originale riflessione sul diritto ambientale italiano in relazione a quello europeo. Sul fronte della comunicazione interna non si può sottacere della breve sintesi che presenta i più che positivi risultati conseguiti dal Consorzio nel 2007, mentre, sul versante della informazione circa manife-

stazioni ed eventi in tema di protezione dell’ambiente, si rimanda il lettore all’articolo relativo alla giornata di lavoro “Le nuove strategie investigative per il contrasto ai crimini incendiari”, organizzata il 30 luglio, a Cittaducale (RI) dal Corpo Forestale dello Stato, alla presenza del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Guido Bertolaso e del Capo del Corpo Forestale dello Stato, Cesare Patrone. A questo punto, prima di augurare una buona lettura non resta che salutare con un arrivederci a Rimini, dal 5 all’8 novembre, alla 12° edizione della Fiera del Recupero di Materia ed Energia, ECOMONDO 2008, dove, ancora una volta, PolieCo sarà protagonista attraverso una nuova strategia di partecipazione che prevede la sponsorizzazione della prestigiosa Area Caffè Scienza (dove avverranno incontri, dibattiti e tavole rotonde con i più famosi personaggi del settore ambiente); la promozione di un importante Convegno sulla Legislazione nazionale e comunitaria in materia di rifiuti (Sala Neri 1 - Venerdì 7 Novembre - ore 9.00/18.00), e, naturalmente, uno spazio espositivo istituzionale all’interno dell’area dedicata ai Consorzi di recupero/riciclo.

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PolieCo MagazineSOMMARIO GLI OBIETTIVI DEL MINISTRO DELL’AMBIENTE PER IL FUTURO DEL PAESE Intervista all’On. Ministro Stefania Prestigiacomo di Traiano Bertollini

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I RISULTATI 2007: POSITIVO IL BILANCIO DEL RICICLO Ancora una volta superato l’obiettivo nazionale di Enrico Bobbio

IL DIRITTO DELL’AMBIENTE [AL DI LÀ DEL DIRITTO DOMESTICO] IN EUROPA ED IL CORRELATO, CORRISPONDENTE, DEFINITIVO ED INESORABILE DECLINO DEL DIRITTO NAZIONALE IN MATERIA di Franco Silvano Toni di Cigoli

APPLICAZIONE (E RIDUZIONE) DELLA TASSA O TARIFFA PER I SERVIZI DEI RIFIUTI ASSIMILATI AGLI URBANI di Alberto Pierobon

Scuola del Corpo Forestale dello Stato LE NUOVE STRATEGIE PER COMBATTERE I CRIMINI AMBIENTALI di Donatella Mancini

Sede Legale - Sede Operativa - Presidenza Sportello Servizi Piazza di Santa Chiara, 49 - 00186 Roma Tel. 06/68.96.368 - fax. 06/68.80.94.27 www.polieco.it - info@polieco.it

PolieCo Magazine

Uffici Bruxelles Espace Meeûs - Square de Meeûs, 38/40 1000 Bruxelles tel. 0032 02 4016174-fax 0032 02 4016868


Istituzioni n. 2 - Settembre 2008

GLI OBIETTIVI DEL MINISTRO DELL’AMBIENTE PER IL FUTURO DEL PAESE Intervista all’On. Ministro Stefania Prestigiacomo di Traiano Bertollini

Conciliare sviluppo e tutela dell’ambiente è la vera sfida per il presente ed il futuro dei Paesi industrializzati. Fin dal giorno del proprio insediamento il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Stefania Prestigiacomo ha deciso di farsi carico di una politica in grado di uscire dallo stretto recinto del fondamentalismo ambientalista, tenendo comunque alta la guardia rispetto a quanti nell’ambiente individuano irresponsabilmente un tesoro inesauribile da saccheggiare a mani basse. Passare in rassegna nell’arco di un’intervista l’intera materia oggetto del lavoro del dicastero è evidentemente impossibile, ma le dichiarazioni rese dal Ministro Prestigiacomo evidenziano con nitidezza alcuni degli obiettivi considerati strategici dall’attuale governo. Comparazioni con le politiche energetiche dei principali partner europei, ritorno al nuclerare, fonti rinnovabili, riconsiderazione del carbone come vettore energetico, ma prima di tutto alcune considerazioni sullo stato dell’ambiente in Italia. Ministro Prestigiacomo quali sono le emergenze principali che il suo dicastero dovrà affrontare nei prossimi anni? La nostra filosofia è massima severità nella protezione dell’ambiente, - esordisce la titolare del dicastero - ma anche efficienza e tempi ragionevoli per le valutazioni di impatto ambientale. Sono fermamente convinta che si debba aprire una fase in cui sviluppo e ambiente non siano contrapposti, ma siano piuttosto due facce della stessa medaglia. Le emergenze sono, come sempre, molte. Abbiamo superato quella dei rifiuti in Campania ed ora stiamo lavorando per avviare le bonifiche dei siti inquinati e mettere a regime un sistema che funzioni con termovalorizzatori e recupero dei materiali attraverso la raccolta differenziata. Credo però che in prospettiva la vera emergenza ambientale sia quella dei gas serra. La situazione che ho trovato all’atto del mio insediamento è preoccupante: negli ultimi 10 anni anziché ridurre le emissioni di CO2 le abbiamo aumentate. Siamo fuori dei parametri di Kyoto del 18%. Ci sarà molto da lavorare. Guardando fuori dai nostri confini registriamo che la Germania, per il proprio fabbisogno energetico, si basa sul nucleare per il 30%; la Francia per il 30% e l’Inghilterra per il 20%. Perché i nostri partner europei vengono considerati più sensibili alle tematiche ambientali rispetto all’Italia? La Germania, la Francia, l’Inghilterra, così attente all’ambiente, si sono affidate al nucleare e hanno consolidato le loro scelte energetiche con governi di ogni colore. Sono paesi che hanno saputo far prevalere le ragioni degli interessi

complessivi sulle scelte ideologiche (faccio notare che la componente politica degli ambientalisti è spesso più forte rispetto all’Italia). I nostri concorrenti europei e mondiali che hanno adottato il nucleare pagano l’energia molto meno di noi, sia per i consumi privati sia per quelli industriali, mentre l’Italia è gravemente penalizzata. E va ricordato che il nucleare non produce gas serra. Il nostro obiettivo è puntare a un equilibrio energetico che nel medio periodo ci consenta di arrivare al 25 % di rinnovabili, al 25% di nucleare e al 50% di combustibili fossili. Rischiamo di essere irrimediabilmente in ritardo nel tornare sui nostri passi o il nucleare è effettivamente la scelta migliore per consentire all’economia italiana di sottrarsi alla morsa dei continui rincari del settore petrolifero? Prima facevo riferimento al nostro programma di equilibrio energetico, sicuramente non facile da attuare, ma con effetti benefici sull’ambiente e sulla nostra economia. Noi intendiamo tutelare gli interessi dell’Italia e degli italiani e in questo ambito si inserisce l’opzione nucleare. Naturalmente il progetto per il ritorno al nucleare si svolgerà con le massime garanzie e i massimi controlli, nei tempi che la complessità di tale programma richiede.

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Nel quadro di una nuova politica energetica quale ruolo possono giocare le fonti rinnovabili? Scegliere le fonti rinnovabili non è più per l’Italia un’opzione, ma una necessità. Promuovere la ricerca in questo campo, riuscire a elaborare tecnologie capaci di farci sfruttare sole, vento, biomasse in maniera sempre più efficace è essenziale per il futuro del nostro paese, ma è anche una scommessa economica perché queste sono le tecnologie di domani. Deve essere promosso l’uso di fonti rinnovabili e al tempo stesso il potenziamento del comparto che consente lo sfruttamento di questo tipo di energia. Il nostro impegno sarà massimo: fa parte del programma di governo far uscire le rinnovabili dalla nicchia e farne una grande sfida in chiave di sviluppo energetico e industriale. L’aumento del prezzo del petrolio, fra le varie conseguenze, sta determinando una riconsiderazione del carbone quale vettore energetico. Non solo, da più parti si corteggia l’implementazione di tecnologie ibride per quanto riguarda l’utilizzo di biocarburanti. In che misura si intenderà sostenere la ricerca in questo settore strategico? È nostra intenzione sostenere tutte le iniziative finalizzate all’industrializzazione delle soluzioni innovative per l’uso sostenibile delle risorse naturali e per la riduzione delle emissioni. Promuoveremo l’innovazione tecnologica in modo da essere competitivi a livello internazionale. Il Ministero è molto attento alla ricerca, soprattutto nel campo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica. Studieremo e valuteremo tutte le proposte.

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Comunicazione

I RISULTATI 2007: POSITIVO IL BILANCIO DEL RICICLO

Ancora una volta superato l’obiettivo nazionale di Enrico Bobbio Presidente del Consorzio PolieCo

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È con grande orgoglio che, all’apertura della seconda pubblicazione del PolieCo Magazine, questa presidenza si ritrova a fornire all’attenzione dei Lettori, non solo Soci PolieCo, ma a quanti hanno a cuore le sorti dell’ambiente in Italia, i dati relativi ai più che positivi risultati conseguiti nell’anno 2007. Se si fa mente locale e si rammenta il fine istituzionale per il quale in Consorzio è stato creato [regimentare e gestire, anche se sotto forma di agenzia, i rifiuti di beni in polietilene, garantendone annualmente la raccolta, il recupero ed il riciclo per una quantità pari ad almeno il 15% dell’immesso al consumo] allora, possiamo affermare che il 2007 ci ha visto, ancora una volta, superare abbondantemente l’obiettivo imposto: infatti su un immesso stimato di circa 1 milione di tonnellate, PolieCo ha garantito il riciclo di oltre 350.000 ton., raggiungendo, così, ben il 35% dell’immesso al consumo. Ovviamente non intendiamo certo “sederci sugli allori” e, dato che con le tradizionali attività del Consorzio, difficilmente, in futuro, si riuscirebbe a superare questo risultato, a partire dall’anno in corso intendiamo promuovere processi di recupero e riciclo in alcune nicchie particolari del mercato, vale a dire: il recupero e riciclo di bossoli usati (recuperati nelle riserve di caccia e nei poligoni di tiro), il recupero e riciclo di giocattoli dismessi ed infine il recupero e riciclo di reti da sci esauste. Inoltre, ci siamo attivati per siglare un Accordo con le Province delle Regioni Commissariate, per migliorare la raccolta ed il recupero dei rifiuti di beni in polietilene, in particolare quelli provenienti dal comparto agricolo (attivando, per l’occasione, il coinvolgimento delle Associazioni di categoria). Purtroppo, non si può sottacere di come il comparto del recupero e del riciclo, si trovi, in Italia, in un frangente di criticità, dovuto, talvolta anche, alla difficoltà di interpretazione di quelle norme che dovrebbero, viceversa, supportare e garantire il sistema. Tuttavia, consci della situazione attuale, onde garantire alle nostre Imprese la possibilità di avviare forme di collaborazione e nuovi sbocchi di mercato, abbiamo inteso favorire nuove sinergie con i Paesi emergenti dell’Asia (di cui la Cina rappresenta il mercato più appetibile, al momento) e dell’Est europeo. In questo senso, al fine di un completo monitoraggio dei flussi di materiali da e verso Paesi terzi, ci stiamo muovendo per l’istituzione di un Ufficio che si occupi delle pratiche necessarie per l’esportazione legale di rifiuti. Allo stesso tempo, consolidando l’esperienza maturata all’ultima edizione della Fiera Internazionale del Recupero di Materia ed Energia, ECOMONDO 2007, dove il Consorzio si è distinto, non solo per la propria Area istituzionale, ma anche per i prestigiosi Convegni e Corsi di Formazione ivi realizzati, si è inteso attiva-

re una serie di esperienze analoghe in varie regioni d’Italia con l’intento di raggiungere puntualmente tutti i soggetti della filiera dello smaltimento dei rifiuti di beni in polietilene, là dove essi operano. Nate dalle competenze maturate all’interno del Centro Studi PolieCo e dalla collaborazione attiva con “Diritto all’Ambiente - Corsi & Formazione”, le Giornate di Formazione PolieCo, partendo dall’analisi delle normative sia comunitarie che nazionali, hanno posto l’accento sui riferimenti e gli obblighi ai quali le imprese devono conformarsi e le procedure che gli Organi di controllo (Noe, Guardia di Finanza, Corpo Forestale, Province, Polizia Provinciale, rete ARPA/APPA) devono rispettare affinché le verifiche presso le Aziende non compromettano il processo produttivo e, contemporaneamente, affinché le stesse Imprese possano operare al meglio (senza incappare in informazioni incomplete che potrebbero esporle al rischio di sanzioni amministrative e penali). Sono proseguite, inoltre, le attività di contatto con le realtà produttive cinesi per conseguire le autorizzazioni necessarie per l’esportazione legale di rifiuti; il tutto compiuto attraverso la collaborazione di rappresentanti del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e rappresentanti delle Istituzioni Cinesi. In più, si ricorda che nonostante lo stop sopravvenuto con la rivisitazione del Testo Unico ambientale, il Consorzio si sta attivando, con l’Osservatorio preposto, per certificare le Aziende interessate dal processo di Green Public Procurment. In questo senso stiamo lavorando ad un protocollo di intesa che tenda alla certificazione tanto della materia prima e seconda utilizzata nei processi produttivi, quanto dei manufatti con esse realizzati. Già 10 Aziende stanno attendendo la conclusione dell’iter certificativi, altre 40 sono in attesa di iniziare l’iter. Sul settore energia ci piace ricordare che l’attività di sperimentazione delle celle combustibili ad idrogeno (realizzate con Curti Riso e Riso Ticino) sta continuando favorevolmente, così come sta continuando la sperimentale produzione di diesel derivante da scarti misti plastici a prevalenza di polietilene proveniente dalle nostre piattaforme di selezione. Le prossime date di novembre ci vedranno, come sempre, protagonisti della 12° edizione della Fiera internazionale del recupero di materia ed energia, ECOMONDO di Rimini, dove porteremo l’esperienza del Consorzio e delle nostre Aziende, per socializzare insieme le problematiche del comparto e analizzare le prospettive future certi del buon operare delle imprese italiane del recupero e della loro missione ecologica. In particolare, all’interno della manifestazione, si sottolinea l’evento del Convegno sulla Legislazione nazionale e comunitaria in materia di rifiuti che si svolgerà Venerdì 7 Novembre dalle 9.00 alle 18.00 presso la Sala Neri 1.

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Normativa n. 2 - Settembre 2008

IL DIRITTO DELL’AMBIENTE [AL DI LÀ DEL DIRITTO DOMESTICO] IN EUROPA ED IL CORRELATO, CORRISPONDENTE, DEFINITIVO ED INESORABILE DECLINO DEL DIRITTO NAZIONALE IN MATERIA di Franco Silvano Toni di Cigoli Docente di diritto del commercio internazionale nell’Università di Padova - Visiting Fellow at the British Institute on Internazional and Comparative Law (BIICL) in London

Il titolo introduce il tema qui proposto con una duplice affermazione: a) la prima affermazione è quella che induce a sostenere come il diritto dell’ambiente non sia un diritto che possa essere considerato come un diritto di carattere domestico (sia questo il caso di quello italiano, lituano, inglese, e così via) allorquando si faccia riferimento allo spazio giuridico europeo e si tratti, appunto, di uno dei 27 ordinamenti ricompresi nell’ambito comunitario; b) la seconda affermazione, sempre introdotta con il titolo, è quella che induce a sostenere come si possa legittimamente dire che in materia ambientale [rectius, “anche” in materia ambientale] si stia assistendo al definitivo ed inesorabile declino del diritto nazionale, allorquando, parimenti, si faccia riferimento allo spazio giuridico europeo. Le due affermazioni, da leggersi come strettamente correlate, sono anche conseguenti in ragione del fatto che il diritto dell’ambiente è [ormai], e forse da sempre almeno per quanto concerne la sua origine, al di là del diritto domestico così che il diritto nazionale in materia è definitivamente ed inesorabilmente considerabile in via di declino [con ciò appunto recuperandosi l’origine comunitaria cosiccome, del resto, internazionale del diritto dell’ambiente stesso]. Da queste affermazioni discende una prima semplice constatazione: l’atto di tradurre la politica ambientale in diritto ha (sempre più) come sede privilegiata non tanto Roma, ma Brussels e Strasburgo: e ciò anche quando si voglia parlare di diritto ambientale per l’Italia [ammesso, ma non concesso, che si possa parlare in alcun caso di un diritto ambientale, stante la nota diffidenza che in ampi ambiti accademici è riscontrata rispetto ad un diritto che possa dirsi ambientale, se non addirittura rispetto ad una sua possibile esistenza scientificamente parlando]. È a tutti nota la rivoluzione che il diritto nazionale è andato - in Europa, in generale - subendo, stante l’intervenuta erosione di sovranità come subita dagli Stati Membri (Italia, quindi, compresa) i quali hanno - in vaste aree e tra queste quella ambientale - ormai ceduto il proprio “potere” ad altri [nella fattispecie cedendolo all’Unione europea ed alla Comunità Europea, sempre per restare sull’ampio]. Ed anche i più riottosi a comprendere le nuove geometrie del diritto saranno ormai restati senza dubbi dopo gli interventi - specialissimi in materia e giuridicamente godibilissimi - della Corte Costituzionale: interventi che, nell’autunno dello scorso anno, hanno fatto cadere con le “foglie appunto autunnali” anche le ultime attardate resistenze concettuali circa una immediata prevalenza del diritto comunitario ed una conseguente ed altrettanto immediata soccombenza del diritto nazionale (se occorra, anche attraverso una disapplicazione di questo ultimo). Gli ultimi baluardi di resistenza a difesa di una ormai archeologica concezione del diritto (resistenza che potremmo parafrasare con “più Stato più Europa”) sembrerebbero a questo punto attestati sulla distinzione tra regolamenti [su questi, comunque, i resistenti si dichiarano ormai definitivamente sconfitti] e direttive [poichè su queste si vorrebbe fallacemente ancora esercitare qualche

distinzione affinché ciò che è giuridicamente già accaduto altrove - in Italia possa accadere dopo, molto tempo dopo, ed addirittura, non accadere]. A questo proposito si potrebbero invitare i detti “resistenti” a leggere una veramente bella sentenza della Corte di Cassazione italiana [9 novembre 2006, n. 23937] sufficientemente recente ed atta a confermare come consolidato un orientamento di indubbio interesse applicativo [anche perché consente di dare corpo e quindi carne e sangue al profilo teorico-giuridico fin qui, in estrema sintesi, enunciato]. Viene, in detta pronuncia, ribadito come le disposizioni di una direttiva comunitaria non attuata [o non compiutamente e correttamente attuata] abbiano efficacia diretta nell’ordinamento dei singoli Stati membri - sempre che siano sufficientemente precise e lo Stato destinatario sia inadempiente per inutile decorso del termine accordato per dare attuazione alla direttiva - limitatamente ai rapporti tra le Autorità dello Stato inadempiente e i singoli soggetti privati [cosiddetta efficacia verticale]; ciò in quanto esclusivamente in tal senso si è pronunciata la giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea [vincolante per i giudici nazionali]. Stabilito ciò, è il caso, però, di aggiungere, come [nel paesaggio giuridico del diritto comunitario] esistano, o possano esistere, soggetti privati equiparati od equiparabili allo Stato: ed affinché un soggetto privato possa essere equiparato allo Stato, al fine dell’applicabilità nei suoi confronti delle disposizioni di direttive non attuate, è necessario non soltanto che si tratti di un organismo incaricato di un servizio di interesse pubblico, ma anche che esso disponga, a tale scopo, di poteri che eccedono i limiti di quelli risultanti dalle norme che si applicano nei rapporti fra singoli. È chiaro, quindi, che quanto alle direttive comunitarie non attuate [o non compiutamente o correttamente attuate] esistono soggetti privati a cui le dette direttive “in deficit di attuazione” si applicano e tra questi, in Italia, proprio quei soggetti [il rinvio è all’ormai famosa ordinanza della Corte di Cassazione, Sezioni Civili Unite, del 15 febbraio 2006, n. 3275, emessa a favore del PolieCo, ma a valere, ovviamente per tutti i consorzi di gestione dei rifiuti ex Parte IV del d. lgs. del 3 aprile 2006, n. 152 e sue successive modificazioni] che siano depositari di un pubblico servizio ed abbiano autorità riconosciuta in materia [esattamente le stesse parole usate nell’ordinanza citata dallo stesso Giudice della Corte di Cassazione]. Ed a questo punto può essere utile tratteggiare una qualche morale di carattere giuridico circa “la piccola storia” sin qui illustrata: lo Stato-membro Italia ed i Consorzi nazionali in materia di gestione dei rifiuti [il detto PolieCo e gli altri] risultano essere sullo stesso piano giuridico circa le direttive e le loro attuazioni; ed il principio qui enunciato è ovviamente foriero di una qualche rilevanza applicativa [si pensi alla nuova direttiva in materia di rifiuti con cui presto si dovranno fare i conti]. E ci pare il caso, al momento, di non aggiungere altro, salvo una finale precisazione: “se gli Stati Membri non sono tenuti ad adottare le misure di recepimento di una direttiva prima della scadenza del termine previsto a tal fine, gli stessi Stati Membri, in pendenza di tale termine, devono astenersi dall’adottare disposizioni che possano compromettere la realizzazione dello scopo previsto dalla direttiva stessa”, così si è pronunciata la Corte di Giustizia delle Comunità Europee con la sentenza del 14 giugno 2007 nella causa C - 422/05, Commissione delle Comunità Europee contro Regno del Belgio [ed è così disegnabile giuridicamente come inderogabile un “prima del dopo” circa le direttive ed il loro effetto sul diritto ambientale domestico (Italia, quindi, compresa)].

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Normativa

L’APPLICAZIONE (E LA RIDUZIONE) DELLA TASSA O TARIFFA PER I SERVIZI DEI RIFIUTI ASSIMILATI AGLI URBANI di Alberto Pierobon

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La disciplina dei rifiuti speciali assimilabili od assimilati agli urbani assume rilievo sostanzialmente almeno sotto tre profili: a) appartenenza alla gestione del servizio in privativa, per certe fasi, da parte dei Comuni; b) soggezione all’obbligo di pagamento della tassa (TARSU), ovvero della tariffa (TIA), per la fruizione di tale servizio; c) possibilità di smaltimento in discariche di prima categoria e/o in altri impianti destinati ai rifiuti urbani. In base al D.Lgs n. 152/2006 “Ai rifiuti assimilati, entro un anno, si applica esclusivamente una tariffazione per le quantità conferite al servizio di gestione dei rifiuti urbani. La tariffazione per le quantità conferite che deve includere, nel rispetto del principio della copertura integrale dei costi del servizio prestato, una parte fissa ed una variabile e una quota dei costi dello spazzamento stradale, è determinata dall’amministrazione comunale tenendo conto anche della natura dei rifiuti, del tipo, delle dimensioni economiche e operative delle attività che li producono. A tale tariffazione si applica una riduzione, fissata dall’amministrazione comunale, in proporzione alle quantità dei rifiuti assimilati che il produttore dimostri di aver avviato al recupero tramite soggetto diverso dal gestore dei rifiuti urbani”. La riduzione dell’ammontare della TARSU o TIA è prevista da norme di legge, ed è obbligatoria, ma la sua determinazione va disciplinata da una norma regolamentare, non potendo il funzionario responsabile del tributo direttamente determinare la riduzione della tariffa in base ad un criterio meramente proporzionale alla quantità e qualità dei rifiuti assimilati avviati al recupero direttamente dall’operatore (criterio che incide limitatamente alla quota variabile della futura tariffa), in quanto occorre tenere conto dei costi fissi e generali del servizio e dei costi dei servizi collettivi o comuni coperti dalla tassa ed in futuro dalla tariffa (ad esempio, spazzamento della viabilità pubblica, del verde pubblico e dei cimiteri, dei costi di manutenzione delle discariche esaurite e di finanziamento dell’investimento nonché dell’attività di controllo sulla gestione). Tali costi rimangono, sia pure in parte, a carico degli operatori, anche se in ipotesi dimostrino di avere avviato al recupero tutti i rifiuti assimilati (ottenendo la riduzione della tassa o l’esonero completo della quota variabile della tariffa) oltre alla gestione in proprio degli eventuali rifiuti speciali e pericolosi. Circa la misura di riduzione della tassa, la Circolare del Ministero delle Finanze n. 111 del 21.05.1999 ritiene che “la stessa possa essere calcolata in base ad un coefficiente attenuato di proporzionalità ai rifiuti destinati al recupero, eventualmente ancorato alle percentuali obbligatorie di raccolta differenziata e di recupero e riciclo prescritte dalle direttive comunitarie (artt.24 e 37 del D.Lgs. 22/97). Il valore massimo di tale coefficiente va

comunque determinato in modo che, anche nel caso di documentato recupero totale dei rifiuti assimilati, non comporti l’esonero integrale del prelievo per tener conto del residuo carico relativo ai costi comuni e collettivi da coprire con la tassa…”. Si tenga presente che il Comune, una volta adottata la dichiarazione di assimilabilità, ha l’obbligo di provvedere allo smaltimento (anche) dei rifiuti ‘’assimilati’’ ed il correlativo diritto di applicare la tassa o la tariffa con riferimento alla superficie dei locali dove questi si formano. Si badi che nel nuovo Codice ambientale la gestione integrata riguarda le sole attività di smaltimento dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati, non dei rifiuti speciali e nemmeno le attività di recupero. I Comuni hanno però la facoltà di istituire dei servizi integrativi per lo smaltimento dei rifiuti speciali assimilati e non, con conferimento previo convenzionamento da parte dei detentori al gestore di tali servizi, salvo l’autosmaltimento e/o il conferimento a terzi autorizzati. Non esiste un obbligo per il produttore e/o il detentore di conferimento dei propri rifiuti assimilati al servizio pubblico, salvo quelli destinati allo smaltimento, ma questi soggetti potrebbero venire indotti a preferire il conferimento dei rifiuti assimilati al gestore del servizio pubblico (fin dalla fase della raccolta) non soltanto dalla presumibile convenienza economica, ma anche perché, in tale caso, essi si liberano immediatamente da ogni responsabilità in ordine ai rifiuti conferiti (art.188, comma terzo, D.Lgs. n.152/2006) rimanendo esonerati dalla dichiarazione annuale per il catasto dei rifiuti (art.189, comma 5° D.Lgs. cit.). Le stime di riscossione dei proventi tariffari sono poi condizionate dalla previsione dell’art.238, comma 10, del D.Lgs. 152/2006, ove “Alla tariffa è applicato un coefficiente di riduzione proporzionale alle quantità di rifiuti assimilati che il produttore dimostri di aver avviato al recupero mediante attestazione rilasciata dal soggetto che effettua l’attività di recupero dei rifiuti stessi”. Ma il mancato gettito non può essere spalmato sugli altri utenti. La riduzione che, come notato, riveste carattere obbligatorio, opera nella tariffa per la sola parte variabile, con un criterio di proporzionalità, tant’è che sembra essere più che opinabile, sotto vari profili, una determinazione della riduzione che sia meno che proporzionale di questa quota, oppure laddove siano posti dei “limiti”, quali ad esempio: il rimborso non può essere superiore ad una certa percentuale della quota variabile pur versandosi in una situazione di completo mancato conferimento di rifiuti,ecc., oppure, ancora, la riduzione percentuale della quota variabile non potrà comunque essere totale (al 100%) ma, al massimo l’80%, eccezion fatta se i rifiuti vengano ad essere conferiti ai servizi integrativi svolti dal servizio pubblico, nel qual caso la riduzione potrà essere totalitaria, e così via. Diverse sono le considerazioni che riguardano le riduzioni, delle superfici, le esclusioni e le esenzioni (parziali o totali). Inoltre ogni valutazione e scelta in merito richiama degli scenari (o bilanci) di convenienza che vanno formulati caso per caso dai produttori e/o detentori dei rifiuti di cui trattasi.

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Formazione n. 2 - Settembre 2008

Scuola del Corpo Forestale dello Stato LE NUOVE STRATEGIE PER COMBATTERE I CRIMINI AMBIENTALI di Donatella Mancini

I crimini ambientali stanno assumendo vaste proporzioni, destando sempre maggiori preoccupazioni tra coloro i quali sono delegati a contrastrali. La piaga degli incendi, in particolare, tormenta da anni le estati italiane, raggiungendo in alcuni casi, come nella stagione del 2007, livelli di altissima drammaticità, non solo in termini di ettari di vegetazione distrutta, ma anche di vittime umane causate dalla furia incendiaria. Nel 2008, considerando i dati registrati a fine Luglio, gli incendi sono diminuiti, rispetto all’anno precedente, del 60% grazie ad un maggior utilizzo da parte dei Comuni del Catasto delle aree bruciate, al crescente coordinamento tra le Forze di Polizia ed i Vigili del Fuoco ed anche a condizioni climatiche meno a rischio. Ma questo miglioramento non deve spingere ad abbassare la guardia. Lo sanno bene gli operatori del Corpo Forestale dello Stato che il 30 Luglio u.s. hanno organizzato, presso la Scuola del Corpo di Cittaducale (RI), una giornata di lavoro su “Le nuove strategie investigative per il contrasto ai crimini incendiari”, alla presenza del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Guido Bertolaso, e del Capo del Corpo Forestale dello Stato, Cesare Patrone. All’incontro hanno partecipato, inoltre, Gaetano Priori, Comandante delle Scuole del Corpo Forestale dello Stato, e Maurizio Santoloci, Direttore del Centro Studi per la Promozione Scientifica e le Tecniche di Polizia Giudiziaria Ambientale. È stata anche l’occasione, come ha sottolineato il Comandante Priori, per presentare il 1° lavoro prodotto dal Centro Studi diretto da Santoloci, un documento operativo che tratta delle “novità” nel campo degli incendi boschivi e delle conseguenti strategie da mettere in atto per contrastare il fenomeno in evoluzione. Guido Bertolaso ha ricordato il 25° anniversario dell’incendio di Curraggia e Tempio Pausania (Sardegna) in cui persero la vita 9 persone e la recente tragedia di Peschici (Puglia) dello scorso anno. “Venticinque anni fa - ha detto - la Protezione Civile ancora non esisteva, mentre a Peschici ho vissuto in prima persona, insieme a Patrone, il dramma di quei giorni. In quell’occasione venne detto che lo Stato aveva abbandonato i cittadini, ma in

realtà noi eravamo presenti, mentre non ho visto rappresentanti di altre Istituzioni”. “Ritengo necessario - ha concluso - rivedere la Legge 353 (ndr: Legge quadro in materia di incendi boschivi - 21 Novembre 2000) per ridefinire ruoli e competenze”. Di seguito ha preso la parola Maurizio Santoloci, presentando le nuove strategie contro i crimini incendiari. “I crimini ambientali - ha affermato - sono in continua evoluzione, quindi la legge deve evolversi di conseguenza. Nel campo ambientale le leggi sono poco chiare, dunque la Polizia giudiziaria può in alcuni casi fornire elementi per la giurisprudenza: è necessario uno scatto di coraggio nell’interpretazione della legge. Nel caso dei crimini incendiari vanno modificati anche i termini: non si può più parlare di piromane, che è un malato, quando gli incendi, nella quasi totalità dei casi, vengono appiccati da criminali. Anche l’approccio verso l’incendio colposo va rivisto: in alcuni casi di incendio boschivo di natura colposa, messo in atto quando i fattori predisponenti l’incendio, climatici e di stato di vegetazione, sono estremi è possibile configurare l’ipotesi di dolo eventuale, in quanto il reo ha posto in atto la sua condotta senza alcuna preoccupazione per le conseguenze”. Cesare Patrone ha rivendicato la forte presenza dello Stato nelle situazioni di emergenza, bollando le polemiche come derivanti dalla scarsa conoscenza dei fatti. “Bertolaso - ha asserito - ha ragione quando parla della necessità di fare il tagliando alla 353 e l’organo più idoneo a fornire informazioni per eventuali modifiche alla legge sugli incendi boschivi è proprio il Corpo Forestale dello Stato, perché sperimenta sul campo i pregi, ma anche i limiti della normativa”. Interventi successivi da parte di Comandanti regionali e provinciali della Forestale hanno posto il problema delle terre abbandonate dagli agricoltori che prima erano le sentinelle del territorio. La mancanza della presenza umana ha reso il territorio più vulnerabile non solo agli incendi, ma alle aggressioni in genere. Santoloci, infine, ha fatto notare che bruciare residui agricoli, soprattutto da parte di aziende agricole, è un illecito, in quanto il Decreto Ronchi lo vieta. Pertanto sarebbe già sufficiente rispettare la normativa sui rifiuti speciali per evitare incendi di natura colposa.

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Da sx: Gaetano Priori, Cesare Patrone, Guido Bertolaso, Maurizio Santoloci

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N째

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SETTEMBRE 2008



INDICE Regione Marche L’ambiente nella contabilità della Regione Marche a cura della Regione Marche

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Progetto di Rete Ecologica Marchigiana a cura di Claudio Zabaglia e Edoardo Biondi

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Energia: contributi per gli Enti pubblici a cura della Regione Marche

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Provincia di Ancona “Tutte le energie della Marca anconetana” di Leonardo Badioli

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ARPA Marche Il Progetto preliminare redatto dall’ARPAM per la bonifica del basso bacino del fiume Chienti di Gisberto Paoloni p. 14 OMEC srl Azienda leader nel settore del noleggio delle piattaforme aeree p. 17 ASTEA spa Piattaforma per il recupero di rifiuti non pericolosi a cura di Donatella Mancini

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PULI ECOL RECUPERI srl Recupero rifiuti da frigoriferi e materiale elettronico di Duilio Compagnucci

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COSMARI Impianto di produzione di gasolio da rifiuti di Luca Romagnoli

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SOMACIS pcb industries Analisi delle prestazioni ambientali di Paride Piancatelli

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api Benvenuta “Tramontana” di Donatella Mancini

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Convegni e Manifestazioni Registrazione EMAS e Dichiarazione ambientale di Donatella Mancini p. 27 Informazione Nel 2009 il 12% delle acque interne delle Marche sarà fuorilegge

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REGIONE MARCHE

LʼAMBIENTE NELLA CONTABILITÀ DELLA REGIONE MARCHE Calcolo della spesa regionale per la protezione dell’ambiente e per l’uso e la gestione delle risorse naturali a cura della Regione Marche

La Regione Marche ha elaborato e approvato, per prima in Italia, una contabilità ambientale coerente con il sistema europeo di raccolta dell’informazione economica sull’ambiente (SERIEE). La necessità di approvare una contabilità ambientale delle spese regionali è stata sancita dall’articolo 18 della legge regionale n. 19 del 27 dicembre 2007 (legge finanziaria 2008). La contabilità ambientale è stata così inserita nel rendiconto del bilancio 2007, approvato dal Consiglio regionale con legge n. 24 del 29 luglio 2008. Il progetto, realizzato grazie alla preziosa collaborazione con l’Istat, ha riscosso grande attenzione in occasione del Forum P.A. (Roma, maggio 2008) dove è stato presentato come progetto ad alto grado di innovazione. Contabilità ambientale in linea con il sistema europeo Il primo bilancio ambientale della Regione Marche, riferito al 2007, è focalizzato sulle spese ambientali effettuate dall’amministrazione nell’esercizio 2007. Esso si sostanzia nel conto consuntivo economico delle spese ambientali sostenute. È un conto “economico” nel senso che è basato sul principio della competenza economica. Tale principio comporta la rilevazione dei costi intesi come valorizzazione monetaria dell’utilizzazione delle risorse, laddove la contabilità finanziaria dei bilanci pubblici si fonda sul concetto di spesa (più propriamente uscita), ossia l’esborso monetario legato all’acquisizione delle risorse medesime. Il conto consuntivo delle spese ambientali della Regione Marche è quindi coerente con il conto economico delle amministrazioni pubbliche

elaborato dall’Istat e con i regolamenti comunitari che lo disciplinano: il Regolamento UE n. 2223/96, che ha istituito il Sistema europeo dei conti economici nazionali e regionali SEC95, ed il Manuale sul disavanzo e sul debito pubblico, che disciplina il trattamento delle operazioni relative al settore delle amministrazioni pubbliche. In questo modo gli aggregati relativi alle spese ambientali risultano coerenti con le regole contabili previste per il calcolo dei parametri di riferimento per il Patto di stabilità e crescita. Le principali categorie di spesa in cui si articola il conto economico sono riassunte nella tabella a pie’ di pagina. Per quanto riguarda la dimensione “ambientale” della spesa, il punto di riferimento metodologico è costituito dal sistema europeo SERIEE (Système Européen de Rassemblement de l’Information Economique sur l’Environnement), che include conti ambientali di tipo “satellite”, ovvero esterni rispetto al nucleo centrale dei conti economici nazionali ma coerenti con esso. I conti satellite del SERIEE descrivono le spese sostenute dall’economia per la protezione dell’ambiente e per l’uso e la gestione sostenibile delle risorse naturali, fornendo un insieme articolato di aggregati economici che viene generalmente interpretato come descrittivo della “risposta” del sistema socio-economico ai problemi di inquinamento, degrado ambientale ed esaurimento delle risorse naturali. Nel contesto del SERIEE si individuano due distinti conti satellite:

USCITE IN CONTO CAPITALE

USCITE CORRENTI

LE PRINCIPALI CATEGORIE DI SPESA DEL CONTO ECONOMICO DELLE SPESE AMBIENTALI

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Spesa per consumi finali spesa sostenuta dalle Amministrazioni pubbliche per beni e servizi utilizzati per soddisfare i bisogni individuali e collettivi che possono essere prodotti direttamente dalle Amministrazioni pubbliche o acquistati dai altri produttori. Nel caso di beni e servizi prodotti direttamente dalle Amministrazioni pubbliche - come ad esempio i servizi di amministrazione, regolamentazione e controllo nelle varie materie ambientali - la spesa consiste nei vari costi di produzione sostenuti (spese per il personale, acquisto di beni e servizi, ammortamenti, imposte). Le Amministrazioni pubbliche possono acquistare beni e servizi per la collettività prodotti da terzi, come nel caso, ad esempio, di servizi ambientali affidati in outsourcing ad altri soggetti Contributi alla produzione trasferimenti correnti a favore dei produttori residenti allo scopo di influenzarne il livello di produzione, i prezzi, o la remunerazione dei fattori della produzione. Si tratta essenzialmente di trasferimenti alle imprese Trasferimenti correnti Altri trasferimenti correnti trasferimenti correnti diversi dai contributi alla produzione (per settore di contropartita: enti pubblici, famiglie, imprese, istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie) Investimenti fissi lordi acquisizioni, al netto delle cessioni, di capitale fisso che consiste nei beni materiali o immateriali che rappresentano il prodotto dei processi di produzione e sono utilizzati più volte o continuamente nei processi di produzione per più di un anno Trasferimenti in conto capitale contributi agli investimenti alle imprese (costituiscono un sostegno all’ampliamento della capacità produttiva) ed alle famiglie (tipicamente per l’acquisto, costruzione e ristrutturazione di abitazioni) che vengono effettuati allo scopo di finanziare in tutto o in parte i costi per l’acquisizione di capitale fisso e di altri trasferimenti in conto capitale che comprendono tutte le operazioni di trasferimento, operando una redistribuzione del risparmio o della ricchezza verso gli altri settori istituzionali


• il conto satellite delle spese per la “protezione dell’am-

biente” (EPEA - Environmental Protection Expenditure Account), dedicato alle spese per le attività e le azioni il cui scopo principale è la prevenzione, la riduzione e l’eliminazione dell’inquinamento (emissioni atmosferiche, scarichi idrici, rifiuti, inquinamento del suolo, ecc.), così come di ogni altra forma di degrado ambientale (perdita di biodiversità, erosione del suolo, salinizzazione, ecc.); • il conto satellite delle spese per l’“uso e la gestione delle risorse naturali” (RUMEA - Resource Use and Management Expenditure Account), dedicato alle spese per le attività e le azioni finalizzate all’uso e alla gestione delle risorse naturali (acque interne, risorse energetiche, risorse forestali, fauna e flora selvatiche, ecc.) e alla loro tutela da fenomeni di depauperamento ed esaurimento. Nell’ambito del SERIEE viene quindi operata una distinzione netta fra due campi afferenti la salvaguardia dell’ambiente naturale: tutto ciò che riguarda la qualità dell’ambiente, cioè la prevenzione e l’eliminazione dell’inquinamento e degli altri fenomeni di degrado ambientale, viene fatto rientrare nel campo della protezione dell’ambiente (conto satellite EPEA); invece, tutto ciò che riguarda la disponibilità quantitativa delle risorse naturali (acqua, risorse energetiche, fauna e flora selvatiche, ecc.) e, quindi, il loro sfruttamento e le misure finalizzate ad evitare o ad attenuare il loro depauperamento, viene fatto rientrare nel campo dell’uso e gestione delle risorse naturali (vedi conto satellite RUMEA del sistema europeo SERIEE).

Ai fini del bilancio ambientale della Regione Marche, si è fatto riferimento al sistema dei conti del SERIEE per quanto riguarda in particolare la classificazione delle attività e delle spese della Regione secondo le diverse “finalità ambientali”. Le attività e le spese per la “protezione dell’ambiente” oggetto del conto EPEA sono classificate secondo la classificazione internazionale CEPA 2000 (Classification of Environmental Protection Activities and expenditure). Adottata come standard di riferimento dalle Nazioni unite, l’OCSE, l’Unione europea, il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, la CEPA è anche recepita nell’ambito della più ampia classificazione delle funzioni della pubblica amministrazione COFOG (Classification Of Functions Of Government), adottata nell’ambito del regolamento comunitario sul Sistema europeo dei conti SEC95. A livello nazionale inoltre, da alcuni anni, a seguito della riforma del bilancio dello Stato (L. 94/1997), la COFOG è recepita nell’ambito del Rendiconto Generale dell’Amministrazione dello Stato ai fini della classificazione dei capitoli di spesa per funzione-obiettivo. Per il conto RUMEA non è ancora stata definita in ambito internazionale una classificazione di riferimento. In Italia viene adottata la classificazione CRUMA (Classification of Resource Use and Management Activities and expenditure), sviluppata dall’Istat e proposta nelle sedi internazionali competenti. La classificazione delle attività e delle spese ambientali adottata ai fini del bilancio ambientale della Regione Marche si presenta dunque come illustrato nella tabella sottostante.

I CONTI SATELLITE DEL SISTEMA EUROPEO SERIEE Sistema

Conto satellite EPEA Environmental Protection Expenditure Account

SERIEE Système Européen de Rassemblement de l’Information Economique sur RUMEA l’Environnement Resource Use and Management Expenditure Account

Dominio di analisi protezione dell’ambiente tutela da fenomeni di inquinamento e degrado (aspetto qualitativo) uso e gestione delle risorse naturali tutela da fenomeni di esaurimento delle risorse (aspetto quantitativo)

Classificazione CEPA 2000 Classification of Environmental Protection Activities and expenditure CRUMA Classification of Resource Use and Management Activities and expenditure

CLASSIFICAZIONE DELLE ATTIVITÀ E DELLE SPESE AMBIENTALI(*) CEPA, Classificazione delle spese per la protezione dell’ambiente (conto Epea)

CRUMA, Classificazione delle spese per l’uso e la gestione delle risorse naturali (conto Rumea)

1 Protezione dell’aria e del clima

10 Uso e gestione delle acque interne

2 Gestione delle acque reflue

11 Uso e gestione delle foreste

3 Gestione dei rifiuti

12 Uso e gestione della flora e della fauna selvatiche

4 Protezione del suolo delle acque del sottosuolo e delle acque di superficie

13 Uso e gestione delle materie prime energetiche non rinnovabili (combustibili fossili)

5 Abbattimento del rumore e delle vibrazioni

14 Uso e gestione delle materie prime non energetiche

6 Protezione della biodiversità e del paesaggio

15 R&S per l’uso e la gestione delle risorse naturali

7 Protezione dalle radiazioni

16 Altre attività di uso e gestione delle risorse naturali

8 R&S per la protezione dell’ambiente 9 Altre attività per la protezione dell’ambiente (*)

La classificazione è organizzata in modo tale che in ciascuna delle classi 1-7 e 10-14 sono classificate tutte le tipologie di attività di protezione dell’ambiente e di uso e gestione delle risorse naturali nei casi in cui riguardano esclusivamente il singolo problema di inquinamento/degrado o la singola risorsa naturale cui è dedicata la classe, ad eccezione delle attività di Ricerca e Sviluppo che sono tutte raggruppate nelle classi 8 e 15. Le attività di programmazione, pianificazione, regolamentazione e amministrazione nonché quelle di istruzione, formazione e informazione quando riguardano un singolo problema di inquinamento/degrado o una singola risorsa naturale sono classificate nella voce “altre attività” della classe pertinente (fra le classi 1-7 o 10-14); quando riguardano due o più problemi di inquinamento/degrado o due o più risorse naturali sono classificate rispettivamente nella classi 9 e 16.

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Il conto economico delle spese ambientali della Regione Marche si articola dunque secondo due dimensioni fondamentali: • una dimensione economica, costituita dagli aggregati economici calcolati secondo le categorie di spesa del SEC95; • una dimensione funzionale, rappresentata dalle finalità ambientali della spesa, secondo le classificazioni CEPA e CRUMA. La collaborazione tra Regione Marche e Istat L’Istat (Direzione centrale della contabilità nazionale) ha

elaborato le Linee guida per riclassificare i rendiconti delle amministrazioni pubbliche e sta procedendo alla riclassificazione delle spese ambientali di tutte le regioni italiane. Nell’ambito di questa attività si è attivata, per prima in Italia, la collaborazione con la Regione Marche. La Regione ha così fornito all’Istat il rendiconto dettagliato a livello di singolo capitolo di spesa, che l’Istat ha provveduto a riclassificare sulla base delle procedure e delle serie storiche. La costruzione di un conto economico delle spese ambientali richiede infatti una doppia riclassificazione del bilancio: • una riclassificazione economica, finalizzata a selezionare le uscite finanziarie che rientrano nelle categorie di spesa da contabilizzare e all’applicazione del principio della competenza economica; • una riclassificazione funzionale, finalizzata ad individuare, nell’ambito delle uscite selezionate in base alla riclassi-

Categorie di spesa Finalità ambientale della spesa secondo le classificazioni CEPA e CRUMA

Trasferimenti correnti

Investimenti fissi lordi Trasferimenti in conto capitale

Protezione dell’aria e del clima Gestione delle acque reflue Gestione dei rifiuti … Protezione della biodiversità e del paesaggio … Uso e gestione delle acque interne … Uso e gestione delle materie prime energetiche …

Totale uscite - Euro (correnti e investimenti)

Settori ambientali 1

Protezione dell’aria e del clima

3.012.670,29

2

Gestione delle acque reflue

8.849.845,13

3

Gestione dei rifiuti

12.299.199,89

4

Protezione del suolo delle acque del sottosuolo e delle acque di superficie

25.236.584,42

5

Abbattimento del rumore e delle vibrazioni

1.136.880,34

6

Protezione della biodiversità e del paesaggio

6.876.704,79

7

Protezione dalle radiazioni

1.391.634,51

8

R&S per la protezione dell’ambiente

9

Altre attività per la protezione dell’ambiente

2.452.309,38

10

Uso e gestione delle acque interne

8.874.399,25

11

Uso e gestione delle foreste

3.496.426,98

12

Uso e gestione della flora e della fauna selvatiche

1.934.558,55

13

Uso e gestione delle materie prime energetiche non rinnovabili (combustibili fossili)

3.300.876,38

14

Uso e gestione delle materie prime non energetiche

15

R&S per l’uso e la gestione delle risorse naturali

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Altre attività di uso e gestione delle risorse naturali

695.693,42

25.000,00 843.550,39 0,00 Totale

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80.426.333,73


ficazione economica, le spese a finalità ambientale e a classificarle in base alla CEPA e alla CRUMA. Tale processo ha messo in evidenza una serie di capitoli di spesa per i quali il processo di riclassificazione non poteva essere portato a compimento senza l’analisi di informazioni di ulteriore dettaglio in possesso della Regione stessa. Queste ulteriori analisi sono state effettuate direttamente dalla Regione Marche, consentendo di completare il processo di riclassificazione in maniera tempestiva ed accurata e di procedere quindi alla successiva elaborazione del conto economico da parte dell’ISTAT. L’aspetto innovativo è costituito non solo dal fatto che si tratta della prima contabilità ambientale a livello regionale conforme agli standard europei, ma anche nella tempestività dell’operazione che ha consentito di allegare il bilancio ambientale 2007 all’interno del rendiconto relativo al medesimo anno.

I risultati Vengono riportati alcuni valori relativi alla spesa ambientale, in termini assoluti (tabella nella pagina accanto) e in termini percentuali (grafico sottostante), sulla base dei settori di intervento. In questa sede è utile ricordare che le spese ambientali comprendono risorse di origine regionale, statale ed europea, sostenute sia dal Servizio Ambiente e Paesaggio che dalle altre strutture della Regione Marche. Per poterne effettuare un’analisi qualitativa ponderata è necessario attendere l’uscita dei dati relativi ad altri anni o di quelli delle altre Regioni, nonché procedere ad una classificazione più aggregata degli stessi, riferibili ai macroobiettivi programmatici della legislazione regionale. Per chi fosse interessato a un maggior approfondimento del tema, si riporta il collegamento alle linee guida ISTATMATTM per la riclassificazione dei bilanci pubblici: http://www.istat.it/dati/catalogo/20070212_00/

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PROGETTO DI RETE ECOLOGICA MARCHIGIANA

Analisi della Biodiversità e Cartografie della Vegetazione, degli Habitat e del Paesaggio vegetale delle Marche

a cura di Claudio Zabaglia (Dirigente PF Tutela degli animali e Rete ecologica regionale) e Edoardo Biondi (Università politecnica delle Marche, Dip.to Scienze ambientali e Produzioni vegetali)

La Regione Marche a partire dai primi anni del 2000 ha realizzato con la collaborazione dell’Università Politecnica delle Marche, dell’Università degli Studi di Camerino e dell’Università degli Studi di Urbino, approfondimenti considerevoli nella conoscenza del proprio ambiente naturale, ottenendo strumenti di fondamentale importanza per la programmazione e la gestione del territorio che sono ora disponibili per tutti gli enti pubblici e per la comunità regionale. Le cartografie, completamente informatizzate, sono state ottenute mediante complesse analisi condotte a diverse scale di approfondimento e sulla base di definizioni metodologiche integranti vari aspetti delle qualità ambientali; presentano pertanto un’ampia fruibilità per ulteriori elaborazioni ed applicazioni. Le logiche di archiviazione nel database appositamente progettato, costituente il Sistema Informativo Ambientale per la Rete Ecologica delle Marche, permettono inoltre di realizzare cartografie tematiche specifiche correlando diversamente la grande varietà di dati inseriti. È stata questa la fase di avvio del progetto REM, promosso dall’Assessore all’Ambiente Marco Amagliani, e dai dirigenti Arch. Antonio Minetti e il Dr. Claudio Zabaglia del Servizio Ambiente e Paesaggio, mentre altri esperti regionali hanno collaborato nelle fasi di gestione e archiviazione dei dati. Attraverso la conoscenza puntuale del territorio sotto gli aspetti floristici, vegetazionali e di ecologia del paesaggio vegetale, frutto di un percorso scientifico e metodologico condotto ormai da alcuni decenni con assiduità dalle citate Università marchigiane, si è giunti all’acquisizione e alla cartografazione dei dati riguardanti la presenza e la distribuzione delle piante, la loro associazione in comunità (associazioni vegetali) e caratterizzazione in successioni dinamiche correlate all’evoluzione naturale e alla pressione antropica (unità funzionali di paesaggio). Le ricerche analitiche da parte delle

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tre Università hanno ricevuto un forte impulso nel 2004 con il progetto Rete Ecologica Marchigiana (R.E.M.) avviato dalla Regione per conservare la biodiversità regionale in attuazione del progetto europeo Rete Natura 2000 di cui alle Direttive Habitat e Uccelli e di precedenti iniziative legislative di livello regionale, L.R. 52/77 relativa alle Aree floristiche e L.R. 15/94 relativa alle Aree Protette: su tali basi è stato definito il sistema naturalistico marchigiano comprendente i Siti di importanza comunitaria (SIC) e le Zone di protezione speciale (ZPS), le Aree Floristiche Protette, i Parchi e le Riserve Naturali Regionali che in estrema sintesi individuano la struttura delle “core areas” e dei corridoi ecologici della Rete. La Rete Natura 2000 assume un ruolo rilevante con 29 ZPS e 80 SIC che complessivamente ricoprono il 14,1% del territorio regionale, distribuito sia all’interno che al di fuori dei Parchi e delle Riserve naturali. La nostra Regione, considerando anche le caratteristiche geomorfologiche e agronomiche del suo territorio, partecipa in forma equilibrata alla Rete Natura 2000 italiana attualmente costituita da 589 ZPS e 2.283 SIC, che coprono complessivamente il 20,6% dell’intero territorio nazionale. L’analisi dei territori compresi nelle aree SIC e ZPS, così come richiesto dal Ministero dell’Ambiente e dall’U.E., è stata condotta dall’equipe delle università su alcune macro-aree pilota facenti capo alla Rete Natura 2000. Quale elemento preliminare operativo per l’avvio del progetto è stato predisposto un processo metodologico per conseguire l’integrazione dei dati di natura biologica (flora, vegetazione, fauna) e fisica (geomorfologia, clima). Alcuni prodotti derivanti dalle varie fasi di analisi sono entrati nella banca dati della biodiversità ad hoc predisposta (tabelle fitosociologiche, campioni d’erbario, carte distributive delle specie della flora, carte della vegetazione

e carte degli habitat), mentre le elaborazioni cartografiche desumibili dal database possono essere utilizzate per l’esecuzione dei monitoraggi, per la gestione degli habitat e delle specie, per la pianificazione territoriale, ecc. In particolare le carte fitosociologiche, sinfitosociologiche e geosinfitosociologiche descrivono rispettivamente le combinazioni ripetitive di piante in un certo areale (associazioni), l’insieme di tutte le associazioni legate da rapporti dinamici attraverso un processo evolutivo o regressivo (serie di vegetazione), le diverse serie di vegetazione presenti in una unità omogenea di paesaggio. Di particolare importanza per la mappatura, l’archiviazione e l’analisi integrata dei dati vegetazionali è risultato l’ausilio fornito dal Sistema Informativo Geografico (GIS), appositamente predisposto per il progetto REM. La mappatura degli elementi vegetali si è arricchita di un importante elemento qualitativo e quantitativo acquisito non solo dalla mera fotointerpretazione, ma anche da una accurata esplorazione del territorio con la raccolta di dati floristici e vegetazionali seguita da elaborazioni statistiche per il riconoscimento delle associazioni vegetali su base fitosociologica. Dall’interrogazione del sistema informativo territoriale è possibile ottenere una molteplicità di informazioni visualizzabili sia come dato alfanumerico (es. aggregazioni delle superfici secondo tipologie vegetazionali o strutturali, degli habitat comunitari o non comunitari, ecc.) sia cartografico con tematizzazioni diverse. Tra le numerose correlazioni possibili tra i dati e le risposte cartografiche, per ogni SIC e ZPS monitorato sono state prodotte, alla scala 1:10.000, sia su supporto informatico che cartaceo, la Carta della vegetazione (fitosociologica), la Carta del paesaggio vegetale (geosinfitosociologica), la Carta degli Habitat. Le cartografie ricavate dal monitoraggio delle comunità vegetali consentiranno


di rilevare attraverso ulteriori indagini le variazioni che interesseranno i siti nel tempo. Le relazioni descrittive e le cartografie sopra richiamate sono state inserite nel sito della Regione Marche www. ambiente.marche.it - sezione PF Tutela degli animali e Rete ecologica regionale. Alle analisi per il monitoraggio dei siti-pilota (SIC e ZPS) è seguita la produzione di una Carta della vegetazione e di una Carta del paesaggio vegetale dell’intero territorio regionale, prodotte entrambe attraverso analisi speditive e alla scala nominale 1:50.000, al fine di avviare anche un’azione di pianificazione del sistema regionale di Rete Ecologica (R.E.M.). La R.E.M., in quanto strumento che interpreta gli elementi costitutivi dei sistemi di paesaggio in funzione del mantenimento delle sue componenti ecologiche e della riduzione della loro frammentazione, dovrebbe “informare” e permeare tutte le attività di pianificazione territoriale; è quindi evidente

che del mosaico di unità di paesaggio vegetale e della correlata presenza di specie animali si dovrà tener conto nella definizione di strategie pianificatorie e gestionali, integrandole con aspetti diversi concorrenti alla definizione della complessità paesaggistica: storici, economici e insediativi. La carta della vegetazione delle Marche, alla scala di riferimento 1:50.000, è stata realizzata mediante il metodo di studio della fitosociologia integrata con un dettaglio riguardante la superficie minima cartografata di 3 ha. Come nello studio dei SIC e delle ZPS, la realizzazione di una cartografia dinamica della vegetazione dell’intero territorio regionale ha richiesto il riconoscimento delle successioni seriali. Per le correlazioni tra tipologie vegetazionali e geologia ci si è avvalsi della carta geologica delle Marche alla scala 1:10.000, mentre per quella con il clima è stato necessario realizzare la Carta del Bioclima delle Marche. Dall’integrazione tra questi elementi è stata ottenuta la distribuzione degli

elementi di paesaggio o geosigmeti, modelli di paesaggio vegetale ad alta predittività, i quali integrano aspetti diversi di vegetazione reale in funzione della geologia e della bioclimatologia che interessa il territorio. Oltre al valore scientifico di tipo conoscitivo, insito nella Carta della vegetazione reale e nella Carta degli elementi di paesaggio vegetale (geosigmeti) (vedi figura), la realizzazione di questi documenti acquista un significato di particolare importanza in quanto rappresentano il primo vero censimento cartografico delle risorse vegetazionali di tutto il territorio regionale, funzionale alle attività di pianificazione, valutazione e gestione di aspetti qualitativi del territorio regionale. Ai dati sulle comunità vegetali è stato possibile correlare i rilevamenti relativi alla presenza e alla distribuzione dell’avifauna (eseguiti negli anni 2004 e 2005, in SIC e ZPS) ed è quindi stato possibile realizzare per alcune specie di

(omissis) ( i i ) Carta degli elementi di paesaggio (geosigmeti) e stralcio della legenda. Per un'analisi approfondita della carta e per la legenda completa si rimanda al sito internet www.ambiente.marche.it

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interesse comunitario la distribuzione reale all’interno delle aree pilota e collegarla alla variazione e variabilità degli habitat presenti. Mediante la caratterizzazione degli habitat utilizzati per specie, sono stati inoltre studiati gli habitat potenziali delle specie all’interno delle aree indagate. Questo lavoro ha consentito la realizzazione di un confronto tra la distribuzione reale della specie (ottenuta attraverso i dati di monitoraggio) e la disponibilità di habitat utilizzabili per zona, per singola specie. La metodologia ha consentito di realizzare credibili mappe di distribuzione potenziale delle specie di uccelli, perché collegate alla presenza reale della specie e al reale utilizzo degli habitat presenti in relazione alle intrinseche caratteristiche ecologiche ed etologiche delle singole specie valutati in relazione alla bibliografia scientifica.

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Altri esempi dell’utilizzo operativo di queste applicazioni possono essere tratti da progetti attualmente in corso di realizzazione da parte dell’Università di Camerino per il territorio della Provincia di Macerata, come la “Carta della Capacità di Carico Teorica degli Ecosistemi Forestali” in relazione al capriolo (Capreolus capreolus) e le “Carte del Valore pastorale, della Produttività e della Capacità di Carico Teorica dei Sistemi Pastorali dell’Appennino Maceratese e del Parco Nazionale dei Monti Sibillini”. Più in generale la Carta della vegetazione e la Carta degli elementi di paesaggio vegetale (scala 1: 50.000) possono costituire documenti conoscitivi del territorio capaci di orientare la pianificazione a livello di rete ecologica e confluire anche tra gli elementi fondanti del nuovo P.P.A.R. in corso di

aggiornamento. Tali cartografie infatti integrando aspetti diversi di carattere ambientale sono espressione di modelli ad alta predittività, definiti con dati reali e di elevata significatività statistica, capaci di orientare le scelte pianificatorie. Per gli stessi motivi, le cartografie indicate e il ricco database possono rappresentare un fondamentale supporto per la realizzazione dei piani di sviluppo agricolo che sempre più sottolineano l’esigenza di produrre attraverso il rispetto delle risorse ambientali secondo il principio generale dell’eco-condizionalità in agricoltura. La conservazione della biodiversità coinvolge quindi direttamente le attività economiche di tipo agricolo, quale uno dei principali obiettivi della strategia europea, sempre più importante nelle politiche generali dello sviluppo rurale.


Approvato il primo bando regionale del POR 2007-2013 a cura della Regione Marche

Sono pari a 7 milioni di Euro le risorse disponibili per l’uso efficiente dell’energia da parte degli Enti pubblici grazie al nuovo bando emanato dalla Regione Marche. Province, Comuni, Comunità montane, Consorzi ecc. possono ottenere fino all’80% del costo per impianti di cogenerazione (produzione di calore e di elettricità), trigenerazione (elettricità, calore e freddo) e reti di teleriscaldamento. In occasione dell’approvazione del bando, l’assessore all’ambiente Marco Amagliani ha espresso grande soddisfazione: “Siamo certi che il nuovo bando del POR dedicato all’efficienza energetica ripeterà il successo dei precedenti bandi del Docup per interventi simili. Grazie a questa misura, perfettamente in linea con le indicazioni strategiche del Piano energetico ambientale regionale, si produce energia con minor impiego di materie prime esauribili, centrando così il duplice obiettivo del PEAR: la riduzione del deficit elettrico della nostra regione e la riduzione delle emissioni che causano il riscaldamento globale.” Il bando appartiene al più genera-

le Piano operativo regionale per la competitività e l’occupazione POR 2007-2013, in particolare all’asse dedicato all’energia che promuove l’efficienza energetica, il risparmio energetico e l’impiego delle fonti rinnovabili, proprio come indicato negli assi prioritari del PEAR. Possono presentare domanda gli Enti locali (Province, Comuni, Comunità montane) e gli Enti pubblici che svolgono attività di interesse pubblico non economico, sia singoli che associati. Possono essere finanziati gli impianti per la produzione combinata di energia elettrica e di calore (cogenerazione) o per la produzione combinata di energia elettrica, calore e freddo (trigenerazione) con eventuale rete di distribuzione (teleriscaldamento). Possono essere finanziati anche singoli impianti di teleriscaldamento. Altri bandi, volti alla promozione delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica negli usi finali, sono previsti entro i prossimi mesi. “Attraverso il risparmio energetico, l’uso efficiente delle materie prime e l’impiego delle fonti rinnovabili - ha sottolineato l’assessore Amagliani - si

riduce il deficit elettrico della nostra regione. Allo stesso tempo si riduce la nostra dipendenza dalle fonti non rinnovabili e soprattutto ci ripariamo dai contraccolpi dovuti all’inarrestabile aumento del prezzo del petrolio e, conseguentemente, delle altre fonti energetiche esauribili”. “Se davvero vogliamo perseguire la sostenibilità della nostra economia - ha concluso Amagliani - non possiamo allontanarci dalla strada segnata dal PEAR che, in linea con gli indirizzi europei, persegue una gestione dell’energia compatibile con gli obiettivi di Kyoto per contrastare i cambiamenti climatici in atto. Tanto più se si tiene conto che la politica europea è andata oltre Kyoto, fissando l’obiettivo più ambizioso di ridurre le emissioni del 20% entro il 2020”. Il bando è scaricabile dai siti internet www.ambiente.marche.it e www. europa.marche.it ed è stato pubblicato sul BUR del 24 luglio. La scadenza per la presentazione delle domande è il 22 Dicembre 2008.

Lavori di realizzazione della rete di teleriscaldamento a Camerino (MC)

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PROVINCIA DI ANCONA

“TUTTE LE ENERGIE DELLA MARCA ANCONETANA” Intervista a Marcello Mariani, Assessore all’Ambiente ed Energie Rinnovabili della Provincia di Ancona di Leonardo Badioli

Commissionato all’Università Politecnica delle Marche la redazione del Programma Attuativo Provinciale (PAP) del Piano Energetico Ambientale delle Marche (PEAR). Come possiamo trarre il meglio dal risparmio delle energie fossili e dall’investimento sulle rinnovabili. Uno strumento dal carattere marcatamente applicativo per una produzione energetica diversificata e più vicina al luogo del suo utilizzo. Intervista a Marcello Mariani all’assessore all’Ambiente ed Energie rinnovabili della Provincia di Ancona. Assessore Mariani, da qualche tempo il linguaggio amministrativo italiano si è arricchito di una nuova voce: PAP-PEAR. Vuole spiegarne il significato ai nostri lettori e il fondamento legislativo che l’ha generata? L’acronimo “PEAR”, già noto ad esperti e non è il Piano Energetico Ambientale Regionale. Mentre “PAP” sta per Programma Attuativo Provinciale. Quello perciò che abbiamo avviato è il Programma attuativo del piano regionale nella Provincia di Ancona. Allo scopo di metterlo a punto, la Provincia di Ancona ha sottoscritto, usando la mia penna, un accordo con l’Università Politecnica delle Marche. Quali indicazioni la Provincia di Ancona intende trasmettere a chi lavorerà alla redazione del PAP? Il riferimento più alto riguarda l’obiettivo della UE indicato come “20-20-20”: raggiungimento del 20% della produzione energetica da fonti rinnovabili; miglioramento del 20% dell’efficienza nelle fossili; taglio del 20% alle emissioni di anidride carbonica. Obiettivi che dovranno essere conseguiti entro il 2020. Localmente, dovremo attivare tutte le potenzialità energetiche presenti nel territorio e farne un insieme sostenibile che permetta di raggiungere gli obiettivi, producendo vantaggi per l’economia e l’ambiente. Sì, però lo stesso piano energetico regionale PEAR si trova in questo periodo al centro di una serie di considerazioni… ... che sostanzialmente girano intorno alla possibilità di realizzare due centrali elettriche da parte dell’API di Falconara. A meno di un suo stravolgimento, il PEAR non prevede realizzazioni di simile potenza. Il PEAR, infatti, non prevede che la produzione di energia avvenga in modo concentrativo, ma socialmente e territorialmente distribuito. E se anche parte del mondo industriale si dichiara ufficialmente a favore della proposta API, molti imprenditori marchigiani la considerano, come noi, un ritardo rispetto alle prospettive che le forze attive nel nostro territorio sanno di poter aprire. Si può dire che in questo modo i poteri forti cercano di forzare decisioni politiche già assunte? Veramente un buon amministratore pubblico non dovrebbe

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nemmeno conoscere poteri più forti di quelli che rappresentano la collettività. Io mi limito a trattare gli argomenti: non è vero, come alcuni sostengono, che l’elettricità costa nelle Marche più che in altre regioni. Basta guardare i dati. Quelli più recenti sono forniti da Confartigianato di Mestre: le Marche sono quartultime nella graduatoria dei costi per l’energia. Non esiste nella nostra regione una particolare crisi nella produzione di energia. È vero, invece, che a tutti gli italiani l’energia costa molto, anche se in questi anni sono state costruite molte centrali elettriche che vanno a metano, con tutti i vantaggi e tutti i problemi che questa alimentazione comporta. Sta di fatto che nella trasformazione del metano in elettricità adesso siamo leader in Europa... Questo ritratto di un’Italia a tutto gas riesce anche a descrivere la situazione della provincia di Ancona? Direi di sì. Nelle nostra provincia ci sono due centrali elettriche: la Turbogas di Jesi (da 125 MW) e quella di Falconara (da 260 MW), che brucia gli scarti della raffineria), oltre alla centrale di picco ENEL di Camerata Picena. Tra Jesi e Falconara si concentra la gran parte della produzione provinciale e non solo. Se consideriamo che le due centrali richieste dall’API (per complessivi 580 MW elettrici) andrebbero ad insediarsi in un’area AERCA, cioè Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale, è presto individuata una delle ragioni della contrarietà. Lo scopo del PEAR, invece, è di frazionare, diversificare, decentrare le fonti di energia e i luoghi della loro trasformazione sull’intera mappa territoriale, ossia di avvicinare la produzione al suo utilizzo. Allora, se ancora prevale l’uso del metano, servirà anche nelle Marche un rigassificatore... Noi ci muoviamo su due direttrici: usare al meglio le energie rinnovabili; ampliare il più possibile l’accesso a quelle rinnovabili. Se dalle valutazioni emergerà che ci vuole un rigassificatore, e che questo debba essere realizzato off-shore la costa della nostra provincia, ne inseriremo la realizzazione sul PAP. Ma le strategie nazionali sembrano divergere da quelle che prevedono da noi grandi centrali: non per nulla tra poco potrà essere definitivamente approvato il progetto dell’elettrodotto sottomarino che collegherà la Croazia ad Ancona e importerà in Italia 1.100 MW di elettricità prevalentemente di origine idroelettrica. Vedremo, quindi, e valuteremo con spirito pragmatico. Cosa significa allora questo frazionare, diversificare, decentrare di cui ha parlato? Significa redistribuzione di pesi e benefici su tutto il territorio provinciale. Oltre a quello della bassa Vallesina, il distretto industriale di Fabriano è l’altro centro produttivo, che risulta sprovvisto di fonti energetiche autoprodotte. Lì dovremo certamente prevedere interventi. C’è la montagna,


e registriamo grandi interessi per le biomasse. Ma di tutto questo tratteremo, anche coordinandoci coi Piani Energetici Comunali. A proposito di biomasse... A proposito di biomasse, la proposta che ci viene dalla riconversione dello zuccherificio SADAM non ci fa fare salti di gioia. L’idea di utilizzare biomasse prodotte in Indonesia o in Malesia, attraverso l’abbattimento della foresta primaria, non lascia pensare a saldi energetici troppo positivi. Controllare invece la competizione tra agricoltura per fini energetici e agricoltura per fini alimentari in un territorio circoscritto, vicino e ben governato, è un po’ più facile. Il punto di riferimento prevalente resta comunque chiuso nel principio che abbiamo enunciato: non forzare,ma utilizzare quello che abbiamo; scarti agricoli, reflui di stalla e rifiuti umidi domestici compresi. E cosa si prevede dunque per il risparmio delle risorse non rinnovabili? Lavorare su cogenerazione e trigenerazione per teleriscaldamento, raffrescamento e applicazioni connesse. Qui il sostegno pubblico può avere una parte importante. E poi incentivare al massimo le cosiddette buone pratiche, che responsabilizzano tutti i cittadini al bene comune. Tra le rinnovabili, quale spazio può essere riservato al solare, dal momento che il PEAR non ha previsto la

realizzazione di centrali fotovoltaiche nella regione. Il PEAR non aveva previsto centrali solari, perché non erano ancora state approvate le normative che le incentivano. Il PAP, dunque, potrebbe introdurre un’attualizzazione di quel piano. A questo proposito la Provincia sta elaborando le regole che indicheranno dove si potranno realizzare impianti solari di grande taglia (a terra, nelle ex-discariche o cave abbandonate, o meglio integrato nelle coperture artigianali e siti industriali) e dove, al contrario, non potranno essere insediati. I mezzi finanziari per la realizzazione ? Anche lo stimolo di accordi con le banche può essere previsto nel piano. E la ricerca? Difficile parlare di ricerca in presenza di un piano attuativo; anche perché ci sono sponde temporali al nostro operare, mentre la ricerca vuole essere libera e comprovata. Ma certo il compito di chi attua è cercare soluzioni. Ne troveremo di sicuro. Compreso l’idrogeno? Su questo punto, la pensiamo come Jeremy Rifkin. Il sole è il nostro petrolio e l’idrogeno rappresenta il futuro. Fin d’ora possiamo dire che è il vettore migliore. Se le esperienze di Pisa e Arezzo daranno risultati incoraggianti, saremo pronti a seguirne l’esempio.

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ARPA MARCHE

IL PROGETTO PRELIMINARE REDATTO DALL’ARPAM PER LA BONIFICA DEL BASSO BACINO DEL FIUME CHIENTI di Gisberto Paoloni Direttore generale dell’ARPAM

Nel 1991 il Servizio multizonale della Asl n. 15 di Macerata - ora ARPAM - evidenziava per la prima volta l’inquinamento della falda idrica della bassa valle del fiume Chienti, causato da tricloroetano e percloroetilene. Dal 1997, a seguito di una convenzione con la Provincia di Macerata, il monitoraggio dell’inquinamento è diventato costante e sistematico. Nel 2001 l’area è stata inserita tra i “siti inquinati di interesse nazionale” con un decreto del Ministero dell’Ambiente.

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Nel 2003, con un successivo decreto, il Ministero dell’Ambiente fissava la perimetrazione del sito inquinato (fig 1). L’area perimetrata del sito è situata nel territorio delle province di Macerata e Ascoli Piceno (ora Fermo) e comprende in totale una porzione di territorio di 26 kmq: • una zona di sinistra idrografica di 16 kmq ricade nei territori di Morrovalle, Montecosaro e Civitanova Marche; • zona di destra idrografica di 10 kmq


si colloca nei territori dei comuni di Porto Sant’Elpidio e Sant’Elpidio a Mare. Nella perimetrazione è inclusa anche l’area marina prospiciente quella terrestre, che ha un’ampiezza complessiva di 1200 ha e si estende, partendo da sud, dall’estremità del centro abitato di Porto Sant’Elpidio fino al porto di Civitanova Marche, per una lunghezza di circa 4 km lungo la costa e di 3 km verso il largo. Del lungo e complesso iter amministrativo che dovrà concludersi con l’avvio della bonifica del sito, vanno segnalate le tappe principali. Nel corso della Conferenza dei Servizi del 22 febbraio 2006 il Ministero dell’Ambiente richiedeva formalmente alla Regione Marche, alle Province di Macerata e Ascoli Piceno, ai Comuni interessati e all’ARPAM di far conoscere “la propria disponibilità per la predisposizione di progetti unitari di messa in sicurezza d’emergenza e successiva bonifica delle acque di falda e per il relativo coordinamento in fase di esecuzione”. Grazie alle competenze tecniche e scientifiche del Dipartimento di Macerata, l’ARPAM, partecipava, con Provincia e Regione, alla redazione del progetto preliminare di bonifica della falda che qui si illustra per sommi capi. Indispensabili per la stesura del piano sono stati i dati ottenuti dal monitoraggio della falda effettuato dall’ARPAM dal 1997 al 2005, dalle analisi delle acque sotterranee eseguite dall’Agenzia su richiesta del Ministero dell’Ambiente,

del Consorzio di Bonifica delle valli del Potenza, Musone, Alto Nera e Fiastrone e della Provincia di Macerata, relativamente ai pozzi ad uso irriguo nonchè dai risultati delle attività di

validazione effettuate dall’ARPAM sui campioni di controllo prelevati durante le attività di caratterizzazione svolte dai soggetti privati obbligati. Tenuto conto del fatto che lo stato delle cono-

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scenze in merito alla contaminazione del sito è in continua evoluzione, il progetto preliminare è stato aggiornato sulla base degli ulteriori elementi disponibili derivanti dall’attività di caratterizzazione. È previsto, infine, che progetto preliminare e progetto definitivo da esso derivante siano oggetto dell’Accordo di Programma pubblico/ privato (Regione Marche, Province di Macerata e Ascoli Piceno, Comuni interessati e Associazioni di categoria in rappresentanza dei soggetti privati obbligati), finalizzato alla bonifica della falda del basso bacino del Chienti. Tale accordo è ad oggi in discussione tra le parti interessate. Il progetto prevede la suddivisione del sito in 4 aree di intervento, in relazione al tipo di contaminanti riscontrati. L’Area 1 corrisponde a tutte le zone risultate sorgenti di contaminazione da idrocarburi alogenati. L’intervento che si prevede di attuare consiste nell’installazione di 8 barriere idrauliche attraverso le quali emungere l’acqua da inviare a un impianto di trattamento a carboni attivi.(fig 2). L’Area 2 è rappresentata dalle zone a contaminazione passiva in cui risulta presente un inquinamento diffuso da idrocarburi clorurati derivante dal trasporto in falda delle sostanze inquinanti, a valle idrogeologica delle sorgenti di contaminazione. Per tale area si prevede l’applicazione della tecnologia basata sull’uso di pozzi-barriera idraulica collegati a un impianto di trattamento delle acque di falda emunte. L’Area 3 corrisponde alla zona caratterizzata da inquinamento da idrocarburi di origine petrolifera. Le azioni di messa in sicurezza di emergenza che si prevede di attuare consistono nell’asportazione dell’eventuale fase libera presente in falda e nell’installazione di un sistema Pump&Treat (fig. 3). L’Area 4 è formata dalle tre discariche

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di Montecosaro, Civitanova Marche e Sant’Elpidio a Mare. Sulla base dei dati forniti dalla caratterizzazione, si prevede un intervento esclusivamente a valle della discarica di Sant’Elpidio a Mare, con un sistema di messa in sicurezza d’emergenza costituito da una trincea drenante collegata a un impianto di trattamento chimico fisico. In sintesi, è prevista l’installazione di barriere idrauliche, per un totale di 3690 m di lunghezza, costituite da 62 pozzi di emungimento delle acque contaminate da inviare a impianti che tratteranno dai 450mila ai 550mila mc/ anno. Per quanto riguarda le acque trattate, queste potranno subire una diversa destinazione a seconda delle necessità locali e di conservazione della risorsa, sulla base dei sondaggi freatimetrici condotti periodicamente. Relativamente agli emungimenti nell’Area 2, dove sono presenti acquedotti comunali, le acque trattate potranno essere reimmesse, viste le esigenze dei gestori del servizio idrico, nella rete acquedottistica, fermi restando i requisiti previsti dalla vigente normativa per le acque destinate al consumo umano. Le acque emunte dalle barriere idrauliche nell’Area 1 potranno essere, soprattutto nei periodi estivi di siccità, utilizzate in agricoltura a fini irrigui, nel rispetto delle specifiche normative di settore; stesso discorso vale per le aziende del comprensorio, che potranno utilizzare le acque trattate per usi igienici e/o industriali. Ai fini della tutela della risorsa idrica e del mantenimento dell’equilibrio idrogeologico, l’esubero di acqua derivante dal trattamento può essere reimmesso a monte del punto di prelievo, nel senso di flusso della falda. I vantaggi di tale tecnica definita di presa-resa, sono: • a monte della sorgente inquinante si diluisce l’inquinamento sia per l’arrivo di acqua nuova più pulita

sia per la maggiore dispersione provocata dal crearsi di un gradiente inverso; • a valle si crea una depressione piezometrica che diminuisce la dispersione trasversale del flusso inquinante e funge da barriera idraulica alla propagazione della contaminazione. Va inoltre precisato che le barriere idrauliche sono previste anche a valle delle aziende che attuano autonomamente la messa in sicurezza della falda, allo scopo di favorire e accelerare la decontaminazione delle acque sotterranee. L’avvio della realizzazione di questo progetto di bonifica ha un costo stimabile attorno ai 3 milioni di Euro e la ripartizione di tale somma tra i soggetti interessati è uno dei nodi dell’Accordo di Programma.

ARPA Marche Via Caduti del Lavoro, 40 int. 6 60131 Ancona Tel. 071 2132720 - fax 071 2132740 arpa.direzionegenerale@ambiente.marche.it www.arpa.marche.it


OMEC SRL

AZIENDA LEADER NEL SETTORE DEL NOLEGGIO DELLE PIATTAFORME AEREE OMEC, società con sede ad Ancona, fondata nel 1989 da Gianfranco Bronzini, che ne è Amministratore unico, opera nel settore della manutenzione di macchinari ed apparecchiature costituenti impianti chimica, alimentari, petrolchimici, saccariferi, dell’industria cartaria e dei cantieri navali. L’Azienda fa parte del C.I.M. Gianfranco Bronzini Amministratore unico della OMEC srl srl, società consortile costituita nel 1985 per favorire e coordinare le attività delle aziende socie, nei rapporti con Enti e Aziende, sia pubblici che privati, e in particolare con l’Api Raffineria di Falconara Marittima. Attività primarie della OMEC, per le quali l’azienda vanta esperienza e specializzazione ventennali, sono: la manutenzione di macchine rotanti e parti automatizzate di impianti industriali, la loro modifica e revisione, nonché la realizzazione di particolari componenti specifici. Inoltre, la sua struttura organizzativa e operativa permette di garantire al cliente, in caso di stati di emergenza, risposte rapide ed efficaci capaci di ridurre al minimo il tempo di fermo macchina. Altra attività in cui la OMEC negli ultimi 9 anni ha investito tempo, risorse e know-how, è la “divisione noleggi” di macchinari, attrezzature per lavorazioni specifiche, soprattutto di Piattaforme Aeree e macchine per il sollevamento di cose. Lo sviluppo di tale settore è stato tale che in meno di 8 an-ni, l’azienda ha decuplicato ill proprio parco macchine, forte e

delle 800 unità attuali, ed è in continua e rapida espansione. Oggi, la OMEC è in grado di offrire ai propri clienti una scelta completa ed esauriente per tutte le tipologie di intervento richieste. La Sociètà prevede, proprio nel settore del noleggio macchinari, una netta crescita del valore dell’attività grazie ad una forte diffusione su tutto il territorio nazionale. Tra i clienti che si pregia di annoverare c’è il Gruppo Cosmi di Ravenna, azienda che opera nel campo della progettazione, realizzazione, riammodernamento e manutenzione di impianti petroliferi. Tutte le piattaforme aeree JLG (Indutries Italia Srl) utilizzate dal Gruppo Cosmi nei suoi cantieri, infatti, sono state noleggiate dalla OMEC. Vogliamo sottolineare che recentemente, è stato siglato un accordo di partnership, che le ha coinvolte in una relazione molto stretta, orientata ad una logica di sinergia, affinché entrambe possano crescere grazie al reciproco contributo sul piano dell’assistenza, della gestione ricambi e della formazione. L’attività della OMEC è al momento così fiorente che per il 2009 è prevista l’apertura di 3 nuove filiali, mentre per il 2010 l’ampliamento del parco macchine raggiungerà le 1.000 unità. “La scelta logistica di creare più sedi - ha detto Bronzini punta a migliorare la rete dei servizi per il cliente ed anche ad ottimizzare i flussi organizzativi interni proprio tra OMEC e JLG (il più grande produttore di piattaforme americano)”.

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ASTEA SPA

PIATTAFORMA PER IL RECUPERO DI RIFIUTI NON PERICOLOSI a cura di Donatella Mancini

Astea Spa ha presentato un progetto relativo ad un piattaforma adibita all’attività di recupero di rifiuti non pericolosi. La piattaforma sarà realizzata su un’area delimitata all’interno del Centro Ambiente già autorizzato dalla Provincia di Ancona (Aut. N. 96/2007 del 18/09/2007) e sarà attrezzata al fine di svolgere attività di recupero dei rifiuti (R3-R4-R5 e R13) conferiti direttamente dall’Astea o da terzi. I rifiuti conferiti alla piattaforma potranno provenire da raccolte differenziate degli urbani e assimilati e da attività produttive e commerciali (rifiuti speciali). La piattaforma effettuerà l’attività di recupero su rifiuti provenienti, per la maggior parte, dalla Provincia di Ancona. Tale attività resterà ben distinta da quella del Centro Ambiente e il conferimento dei rifiuti raccolti presso quest’ultimo, sia dalle utenze domestiche sia dagli operatori, alla piattaforma sarà sempre accompagnato da uno specifico documento. Ognuno dei due settori registrerà i propri flussi di rifiuti. La piattaforma sarà dotata delle attrezzature e degli impianti necessari a garantirne l’agibilità, la sicurezza e l’igiene nel rispetto delle norme vigenti. L’attività della piattaforma si concentrerà sulla selezione dei rifiuti solidi non pericolosi e sulla valorizzazione delle varie componenti quali carta, plastica, legno, metalli ferrosi e non ferrosi, macerie, ecc. Nel caso della carta e della plastica (per quest’ultima esclusi i rifiuti da imballaggi in plastica provenienti da raccolte differenziate e inseriti nel circuito Corepla) si arriverà a produrre Materie Prime Secondarie da inviare all’utilizzatore finale: alle cartiere, nel caso della carta; ai granulatori nel caso della plastica. Nel caso, invece, del legno, dei metalli e delle macerie l’attività di recupero sarà limitata ad una sele-

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zione per tipologia consegnando, poi, i rifiuti ottenuti a centri specializzati nel loro recupero. Per quanto riguarda il ciclo produttivo possiamo distinguere fondamentalmente le seguenti fasi: - selezione; - confezionamento; - stoccaggio. Nella figura che segue abbiamo una sintesi dell’attività che la piattaforma andrà a svolgere.

La piattaforma sorgerà su una parte dell’area di 16.500 mq già dedicata a piazzola ecologica ed autorizzata dalla Provincia di Ancona. Dell’area dedicata alla piattaforma di recupero 1.380 mq circa saranno occupati da una struttura prefabbricata (m. 46x30) alta circa 10 metri, all’interno della quale saranno posizionati l’impianto di cernita e la pressa, l’area di lavorazione dei rifiuti in ingresso e parte dei prodotti della selezione. La scelta degli impianti e del loro posizionamento tiene conto di possibili ampliamenti e/o integrazioni future. Tutte le attrezzature sono nuove di fabbrica e costruite nel rispetto della normativa CE. Per l’impianto di cernita si è scelto un sistema di selezione di tipo manuale

adatto ai rifiuti speciali, in quanto è la tipologia che presenta le maggiori quantità sul mercato. In ogni caso se aumenteranno le raccolte differenziate multi materiali sarà possibile integrare l’impianto con i macchinari per la selezione automatica di alcune componenti. Nell’impianto previsto l’unico flusso intercettato in automatico sarà quello delle parti ferrose che verranno captate dal deferrizzatore. La seconda attrezzatura specifica per questa attività è la pressa per imballare

alcuni materiali come la carta, il cartone, la plastica. È il macchinario più importante dell’impianto: completamente automatico, gestisce il flusso dei materiali immessi nella tramoggia, la compattazione, la legatura e l’espulsione della balla. L’impianto può lavorare circa 25.000 ton all’anno di rifiuti. Il quantitativo massimo di rifiuti in giacenza può essere previsto in: - 100 ton in ingresso; - 120 ton in uscita destinati sia allo smaltimento (sovvalli di cernita) sia al recupero in altri impianti specializzati nei singoli materiali (metalli, legno, ecc) Per quanto riguarda le MPS può essere previsto un quantitativo massimo in giacenza di 500 ton., anche in consi-


derazione di periodi particolari come Agosto e Dicembre. I rifiuti che arrivano all’impianto possono essere conferiti sia dall’Astea sia da terzi (direttamente o tramite vettori). In entrambi i casi possono essere rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata degli urbani e assimilati o rifiuti speciali raccolti non in regime di privativa. Quando arrivano alla piattaforma i rifiuti vengono pesati e controllati al fine di stabilirne l’accettabilità o meno. Se accettati, vengono destinati alle aree di lavorazione. Possiamo distinguere i rifiuti in ingresso in due tipologie principali: • i rifiuti già distinti per tipologia (carta, cartone, plastica). Tra questi particolare è il percorso dei rifiuti di imballaggi in plastica provenienti dalla raccolta differenziata e destinati al circuito del Corepla che devono subire solo un processo di pressatura. Sulle balle che escono dalla pressa viene attaccata un’etichetta che riporta il nome del convenzionato COREPLA; • i rifiuti misti che vanno distinti tra: 1. rifiuti di diversa natura che vengono mescolati per esigenza del produttore e/o del trasportatore; 2. rifiuti composti, per loro natura, da materiali diversi.

Minime sono le quantità di rifiuti pericolosi derivanti dalla manutenzione dei macchinari: olio, filtri e batterie che vengono stoccati su un bacino di contenimento. In ogni caso si seguono i limiti posti dalla normativa. Usciranno dall’impianto come Materia Prima Secondaria: • la carta da macero che sarà destinata alle cartiere o ad altri impianti che la utilizzeranno come materia prima per produrre altri beni (ad esempio cartongesso, pannelli, solette, ecc.); • la plastica da macero che sarà destinata ai granulatori. Usciranno dall’impianto, ancora classificati come rifiuti e destinati ad altri centri di recupero specializzati nei singoli materiali: • metalli ferrosi; • metalli non ferrosi; • legno • vetro

I rifiuti, dal momento dell’ingresso in piattaforma al momento dell’uscita ancora come rifiuto o come MPS, saranno sempre controllati. Accertata la qualità del rifiuto in ingresso e stabilito il tipo di lavorazione da effettuare, tutte le operazioni di trattamento e movimentazione saranno eseguite con il duplice obiettivo della massima sicurezza per gli operatori e per l’ambiente. La movimentazione e lo stoccaggio dei rifiuti solidi o liquidi saranno effettuati con cautela onde evitare contaminazione del suolo o dei contenitori in caso di rottura o sversamento. Il personale addetto alla gestione del Centro verrà dotato dei dispositivi di protezione a norma.

ASTEA spa Sede amministrativa Via Guazzatore, 163 60027 Osimo (AN) Tel. 071 72471 - fax 071 7247214 Sede legale Via Lorenzo Gigli, 32 (Zona Chiarino) 62019 Recanati Tel. 071 711131 - fax 071 7247214

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PULI ECOL RECUPERI SRL

RECUPERO RIFIUTI DA FRIGORIFERI E MATERIALE ELETTRONICO di Duilio Compagnucci

Puli Ecol recuperi srl, con sede a San Severino Marche (MC), costituita nel 2000 come soggetto addetto alla raccolta, trattamento rifiuti e servizi aggiuntivi, si colloca tra le aziende che si adoperano per il trattamento dei rifiuti con il recupero di materie prime seconde al fine di diminuire i rifiuti che finiscono in discarica ed ottimizzare il recupero dei materiali, secondo quanto previsto dal T.U.A. 152/06 e successive modifiche ed integrazioni. A tal fine, l’Azienda si è dotata di: • un centro presso cui operare il disassemblaggio manuale dei rifiuti obsoleti con lo scopo di separare i materiali recuperabili (ferro, legno, plastica, carta, …) con conseguente diminuzione dei materiali da avviare in discarica; • un impianto a ciclo completo per il trattamento delle apparecchiature contenenti CFC; • un impianto per la separazione dei cavi elettrici (plasticarame; rame-alluminio); • una attrezzatura per il trattamento dei tubi catodici provenienti dal disassemblaggio di televisori e monitors; • Un impianto per la triturazione della plastica. L’azienda, certificata UNI ENI ISO 14001 e UNI ENI ISO 9001 dal Gennaio 2006, svolge la sua attività su un’area complessiva di 5.500 mq con un organico di 14 operai generici, 5 autisti e 3 impiegate, oltre al titolare che presta la sua opera in maniera continuativa. Per quanto riguarda le pratiche autorizzative e contabili si avvale di due studi esterni. La ditta ha in essere una convenzione con il Consorzio RILEGNO, di cui è piattaforma di conferimento, per il ritiro e trattamento imballaggi e rifiuti in legno.

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L’azienda è inserita nell’elenco dei centri di raccolta autorizzati per CFC/HCFC all’interno del sito del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del Mare in base ad un Accordo di Programma stipulato nel 2002. Descrizione del processo produttivo: Con l’entrata in vigore del D.lgs 151/05(RAEE) l’impianto della Puli Ecol Recuperi srl è diventato ancora più efficiente poiché si è immediatamente adeguato alle prescrizione dettate dalla nuova legge. I rifiuti quando arrivano all’impianto sono già separati per tipologia, vengono pesati e messi in riserva in attesa del trattamento. Frigoriferi Si passa poi alla successiva fase la “messa in sicurezza” con l’asportazione delle componenti ambientalmente critiche che per i frigoriferi sono principalmente 2: la canaletta di rame contenente CFC e il compressore il cui interno e pieno di olio clorurato. Il CFC/HCFC viene aspirato tramite impianto e stoccato su apposite bombole, il compressore viene bonificato e l’olio recuperato. Manualmente vengono anche asportate tutte quelle cosiddette parti mobili quali ad esempio griglie, cassetti o sportelli in legno. a questo punto il frigo che è diventato carcassa viene avviato all’impianto di triturazione, il quale provvederà a sminuzzare e separare i vari componenti rimasti e soprattutto a recuperare tutto il freon contenuto all’interno delle schiume poliuretaniche tramite criogenerazione. Alla fine di tutto il procedimento avremo i seguenti materiali con all’incirca queste percentuali


Ferro (lamierino) Ferro (parti mobili) Plastica (polistirolo) Rame e alluminio Poliuretano Vetro Cavi elettrici Compressori Olio CFC

MPS

MPS

46,0% 3,0% 10,5% 4,0% 12,0% 1,5% 2,0% 19,0% 1,2% 0,8%

Tutti questi materiali, fatta eccezione del poliuretano che smaltiamo , vanno a recupero. Nello specifico, i cavi vengono ancora lavorati per ottenere un prodotto privo di scarti e molto più appetibile nel mercato delle materie prime seconde . Materiale elettronico Al momento dell’entrata in impianto, i televisori e le altre apparecchiature elettroniche, quali ad es. videoregistratori, stampanti, fotocopiatrici etc., vengono stoccati in appositi contenitori prima di subire un disassemblaggio . Il disassemblagggio consiste nella separazione manuale dei vari componenti presenti nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche quali plastica (avviata poi ad ulteriore trattamento nell’impianto della plastica), metalli ferrosi, alluminio, cavi elettrici, vetro, schede, legno. Il tubo catodico intero, subisce un ulteriore trattamento in quanto la ditta è dotata di un impianto che separa il vetro anteriore dal vero posteriore potendo così aspirare le polveri pesanti contenute al suo interno e smaltirle in modo corretto. Nel corso del 2006 sono stati trattati 2.237.788 kg di frigoriferi e 564.164 kg di apparecchiature elettriche ed elettroniche

dei rifiuti, ha inoltre in essere rapporti con i più importanti sistemi collettivi di sviluppo venutisi a creare dopo l’entrata in vigore del D.Lgs. 152/06. Trasporto La ditta Puli Ecol ha un esperienza decennale sul trasporto dei rifiuti e si avvale di personale molto qualificato. L’azienda ha le autorizzazioni necessarie per il trasporto di rifiuti sia pericolosi che non. Ha mezzi di proprietà con cui gestisce il servizio di logistica dei propri clienti per tutte le tipologie di rifiuti in autorizzazione.

AUTORIZZAZIONI •

• •

• •

La ditta è iscritta alla C.C.I.A.A. di Macerata al n. 01391280433 per i servizi di nettezza urbana e collaterali e trasporto di cose conto terzi. CODICE ISTAT 37.202. È in possesso dell’autorizzazione Prov.le ai sensi dell’art. 33 del D.Lgs. 22/97 all’attività di recupero di rifiuti non pericolosi n. 82 SUCCESSIVE MODIFICHE ED INTEGRAZIONI DEL 22.01.04. È in possesso dell’autorizzazione Prov.le ai sensi dell’art. 27 e 28 del D.Lgs. 22/97 all’attività di trattamento e recupero dei materiali e rifiuti pericolosi D.D. 336 del 13.12.07 È in possesso di autorizzazione al trasporto per le categorie 2;4;5; classe D. n. AN 902/O/S del 14.02.06. È in possesso dell dell’autorizzazione autorizzazione al trasporto per la cat.1 classe D n. AN902/O/S del 03.11. 06.

Puli Ecol recuperi srl ha in essere numerose Convenzioni ed Accordi commerciali con Enti pubblici, Società miste ed Aziende private che operano nel settore della raccolta Puli Ecol recuperi srl via A. Merloni, sn Zona ind.le Taccoli 62027 San Severino Marche (MC) Tel. 0733 645643 - info@pulirec.it

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COSMARI

Convenzione tra COSMARI e CNR

IMPIANTO DI PRODUZIONE DI GASOLIO DA RIFIUTI di Luca Romagnoli

COSMARI ha firmato una convenzione con il CNR, su richiesta di questo stesso ente, per la sperimentazione di un impianto di produzione di gasolio da rifiuti solidi urbani. Nell’incontro tenutosi a Roma presso la Direzione Generale del Comitato Nazionale Ricerche, il Presidente Ing. Fabio Eusebi ed il Direttore Ing. Giuseppe Giampaoli hanno avuto un lungo colloquio di carattere tecnico con il Dott. Bruno Commini, coordinatore del progetto. Il processo industriale proposto e valutato nelle precedenti settimane dal COSMARI, consiste nella demolizione a temperature relativamente basse di molecole organiche di varia natura (conosciuto come craking) è stato ottimizzato a livello sperimentale per la produzione di carburante da rifiuti e, successivamente, industrializzato con la realizzazione di un primo impianto di produzione che deve ora essere opportunamente testato. Il CNR è fortemente interessato a COSMARI affinché il consorzio installi il primo impianto da testare, poiché ritiene che COSMARI abbia maturato un’ampia esperienza nelle tecniche di trattamento, disponendo contestualmente ad oggi delle conoscenze necessarie per effettuare prove nelle condizioni di carico più varie e aven-

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do a disposizione diverse tipologie di materiale organico derivato da rifiuti (frazione organica stabilizzata, compost, combustibile da rifiuti, rifiuto tal quale). Il processo sembrerebbe avere impatti ambientali assolutamente trascurabili e rappresenta di fatto la possibile applicazione di processi chimico fisici realizzati solo in laboratorio, considerati favorevolmente dagli ambientalisti e conosciuti sino ad oggi come “dissociazione molecolare”. Nei prossimi giorni verranno intensificati i rapporti tra i due enti al fine della stipula di una convenzione che regoli procedure e relative responsabilità anche al fine di giungere velocemente al conseguimento della necessaria autorizzazione regionale. Con ogni probabilità nel progetto entrerà quanto prima anche l’ENEA (Ente Nazionale Energie Alternative). È forte la soddisfazione del COSMARI per un’attività scientifica che il Consorzio si appresta a svolgere congiuntamente a due enti che rappresentano l’eccellenza nazionale nella sperimentazione scientifica e nelle energie alternative. Sul fronte della raccolta differenziata, COSMARI prosegue a registrare ampi margini di crescita anche in virtù dei

diversi Comuni maceratesi che stanno aderendo, in maniera volontaria, al progetto di raccolta differenziata domiciliare, denominato “Porta a porta”. Sono sempre di più i cittadini maceratesi che, ogni giorno, sono coinvolti in una gestione particolare del rifiuto che prevede la separazione spinta della frazione organica, della carta, del cartone, del vetro, della plastica, dei materiali poliaccoppiati come il tetrapak, dell’alluminio e del barattolame metallico, dai rifiuti solidi urbani. Nei mesi estivi il trend di crescita della raccolta differenziata è stato costante tanto che a giugno è salito al 35,88% (28.08%), nel giugno del 2007) e nel mese di luglio ha raggiunto il 39,63% (28,11%, a luglio del 2007) su base provinciale. Tanti sono ormai i Comuni che viaggiano sopra il 60% di raccolta differenziata, con punte stabilmente vicine in alcuni mesi all’80%. Tra i numerosi vantaggi che si sono registrati: • maggior coinvolgimento della popolazione, sia in ambito familiare che per quanto riguarda le utenze non domestiche; • minor produzione di rifiuti (smaltire costa anche fatica); • inversione delle percentuali di rifiuti da portare in discarica in confronto


a quanto differenziato (ora si conferisce in maniera separata e quindi si recupera e ricicla quella parte che invece fino a qualche mese fa veniva portata in discarica). A tutto questo vanno aggiunte le economie di scala offerte dal recupero economico delle materie riciclabili e del minor utilizzo della discarica, oltre agli innegabili vantaggi ambientali e di decoro pubblico nelle città dove sono praticamente scomparsi i cassonetti ed i raccoglitori stradali di grande dimensione. Il prossimo 27 ottobre il servizio sarà esteso a Porto Recanati ed alle frazioni di Colbuccaro e San Claudio di Corridonia, mentre nel mese di dicembre sarà completato il servizio nel territorio di Civitanova Marche.

Il Direttore Giampaoli, invece, ha approfondito tutte le tematiche inerenti le procedure sostenute dal Consorzio per il rilascio della Registrazione EMAS e della Certificazione ISO 14001. Inoltre molto spazio nel workshop è stato dedicato a presentare il progetto di raccolta differenziata “Porta a porta” ed i risultati sinora raggiunti. Continuano le iniziative promozionali avviate dal COSMARI con l’intento di sensibilizzare ed educare i cittadini, specialmente i giovani. Con lo slogan “Aiutaci a fare la diffe-

renza! Perchè noi abbiamo a cuore il nostro territorio”, il COSMARI parteciperà a diverse manifestazioni fieristiche tra cui “Carta Canta”, in programma dall’8 al 12 ottobre a Civitanova Marche, ripetendo la positiva esperienza di scambio “carta = piantina fiorita” (chi porta carta e cartone da riciclare riceve in cambio una piantina), a “Tolentino Expo”, dal 16 al 19 ottobre, la Rassegna dedicata alle eccellenze del territorio ed ovviamente ad ECOMONDO, la Fiera Internazionale dell’Ambiente e dell’Energia che si terrà a Rimini all’inizio del mese di novembre.

Il Presidente del COSMARI Fabio Eusebi ed il Direttore Giuseppe Giampaoli sono stati invitati dall’Università di Foggia a tenere una lezione al Master della Scuola EMAS all’interno del corso di “Management delle imprese di servizi energetici ed ambientali”, riservato a laureati in ingegneria ed economia. La collaborazione tra l’Università di Foggia ed il COSMARI è stata avviata già lo scorso anno con l’applicazione di un progetto che ha consentito a due giovani studenti di effettuare un periodo di stage all’interno del Consorzio tolentinate. Nella lezione tenuta, il Presidente Eusebi ha illustrato la storia del COSMARI, i servizi offerti e le diverse problematiche che vengono normalmente affrontate nell’erogazione dei servizi ai Comuni soci.

Consorzio Obbligatorio Smaltimento Rifiuti Sede legale e operativa Loc. Piane di Chienti - 62029 Tolentino (MC) Tel. 0733 203504 - fax 0733 204014 cosmari@cosmari.sinp.net - www.cosmari.sinp.net

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SOMACIS pcb industries

ANALISI DELLE PRESTAZIONI AMBIENTALI Dentro la politica verde di una società del settore elettronico leader nella produzione di circuiti stampati di Paride Piancatelli Responsabile Ambiente & Sicurezza SOMACIS pcb industries

La società SOMACIS pcb industries, il cui quartier generale è a Castelfidardo (pr. di Ancona), è giunta al suo sesto anno di Certificazione Ambientale, in accordo con la norma UNI EN ISO 14001:04. Nel giugno 2008, l’Ente certificatore (TÜV Italia) ha sottoposto l’azienda all’audit per il secondo rinnovo (ndr: il certificato ha validità 3 anni) che ha comportato la verifica del 100% dei punti norma. Si è trattato di fatto di un vero e proprio screening di tutto il lavoro compiuto fino ad oggi, dei risultati conseguiti nel tempo, degli obiettivi di miglioramento perseguiti e centrati e dei nuovi ancora in via di definizione. Desideriamo ora proporre all’attenzione un particolare aspetto dell’audit, che ha avuto al centro l’analisi delle prestazioni ambientali, intese come consumo di risorse naturali.

(utilizzata come lavaggi in tutti i processi ad umido) rappresenta una risorsa naturale fondamentale, con un consumo che nel 2007 è stato di 75.500 mc, circa 340-350 mc al giorno. Da questi dati si evince che, anche migliorando il consumo di pochi punti percentuali, si possono ottenere vantaggi e benefici sia a livello ambientale che economico; nel 2007 il fabbisogno di acqua per la produzione si è ulteriormente abbassato sia come valore assoluto che come valore indicizzato alla produzione. Il grafico sottostante, relativo all’indice di prestazione, dimostra e rafforza il principio teorico che si possono ottenere buoni risultati solo attraverso controlli semplici ma puntuali (come il costante controllo dei flussimetri a bordo linea), senza dover cercare soluzioni tecnologiche che, pur ingegnose, non sono economicamente vantaggiose.

CONSUMO DI RISORSE NATURALI Acqua emunta da pozzo artesiano Per il processo di costruzione dei circuiti stampati, l’acqua

É da sottolineare che nel 2001 si è proceduto al primo controllo relativo ai flussimetri mentre nel 2004 sono state aggiunte delle nuove linee di produzione

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Energia elettrica L’energia elettrica è la voce dei consumi più onerosa, con costi che superano il milione di euro l’anno e un consumo che nel 2007 è stato di circa 8,5 milioni di KWh. Purtroppo, è anche la voce rispetto a cui, anche attraverso la buona prassi o i piccoli accorgimenti per il suo risparmio, si può fare relativamente poco in quanto i macchinari dell’azienda hanno un proprio consumo energetico e le ore di funzionamento sono vincolate alla produzione. Perciò, solo attraverso il miglioramento degli ON/OFF degli

Gas metano Per il consumo di gas metano, c’è da considerare che l’indice di prestazione non rappresenta da solo un valore assoluto da poter riferire alla sola produzione, in quanto il suo utilizzo e consumo è strettamente collegato alle diverse condizioni meteorologiche stagionali che variano di anno in anno. Per esempio, nel corso dell’inverno 2005 (uno degli inverni più freddi e nevosi degli ultimi 10 anni) l’aumento di metano per il solo riscaldamento degli ambienti interni subì un aumento di circa il 15%.

Da notare che nel 2000 è stato costruito un nuovo stabilimento produttivo e nel 2001 c’è stato il primo controllo relativo ai consumi energetici

impianti produttivi e l’accurata gestione della temperatura degli ambienti interni, si è potuto intervenire, ottenendo un risultato soddisfacente. Anche nel 2007, così come accaduto negli ultimi anni, il trend dei consumi ha registrato un ulteriore piccolo miglioramento che ha portato l’azienda al risparmio di circa 0,5 milioni di KWh l’anno e di qualche decina di migliaia di euro.

Tra il 2001 e il 2007 (in condizioni meteo standard) l’indice di consumo è passato da 3,8 mc di metano per ogni mq di prodotto costruito, a 3,4 con un decremento di circa il 10%. Il consumo del 2007 è stato di circa 245.000 mc. Conclusioni I dati raccolti testimoniano ulteriormente il costante impegno di SOMACIS nel perseguire una politica verde rispettosa dell’integrità dell’ambiente esterno e attenta alla sicurezza dell’ambiente di lavoro interno.

Via Jesina, 17 - 60022 Castelfidardo (AN) - Italia Tel. (+39) 071721531 - Fax (+39) 07172153239/ 07172153242 www.somacis.com

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api

BENVENUTA “TRAMONTANA” La nuova motonave al servizio dell’ambiente di Donatella Mancini

Dal Nord viene il suo armatore l’olandese Peter Vroon, ma per il resto l’imbarcazione “Vos Tramontana”, nonostante il nome che rievoca l’omonimo vento proveniente da settentrione, è un “prodotto” assolutamente locale. Si tratta del nuovo mezzo natante, costruito dal Cantiere C.P.N. di Ancona per conto di Vroon Offshore Italia, che l’Api di Falconara Marittima utilizzerà per le operazioni di recupero in mare di oil spill. Il varo si è svolto Giovedì 11 Settembre presso il Porto Turistico Marina Dorica di Ancona: dopo la benedizione del parroco don Davide Duca, la madrina Cristiana Belardinelli, Amministratore del Cantiere che ha realizzato la motonave, ha “tenuto a battesimo” Tramontana con il classico rituale del lancio della bottiglia di champagne. Vos Tramontana è un battello polifunzionale che garantisce assistenza e sicurezza sia alle navi, sia alle piattaforme nelle manovre di carico e scarico, oltre ad essere impiegata per l’assistenza ai terminali petroliferi dell’impianto Api e per il servizio Rec-Oil e antinquinamento.

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È dotata di casse riscaldate per il recupero dei prodotti con una capacità di trasporto di circa 75 tonnellate. Questa motonave non si limita, quindi, alla rimozione dalla superficie del mare degli oli minerali, ma li trasporta fino al rientro alla base, fungendo, così, da discarica. A fare gli onori di casa è stato Ennio Molinelli, Amministratore delegato di Marina Dorica, il quale ha ricordato che Tramontana va a sostituire Grecale I, la gloriosa imbarcazione di proprietà della S.A.L.M. (Società Armamento Lavori Marittimi) di Ancona, che ha prestato servizio fin dal 1976. “Tramontana è la prima imbarcazione recoil costruita in Italia - ha detto Elisa Manetti, Amministratore delegato di Vroon Italia - dalla Società armatrice che rappresento. Rispetto al nostro standard, la nave è di piccole dimensioni, ma dotata di impianti sofisticati e tecnologicamente avanzati”. Erano presenti alla cerimonia del varo, oltre al Presidente Peter Vroon: • Ing. Mario Citrolo, Direttore generale Api Falconara

• l’On. Renato Galeazzi, Presidente di Marina Dorica; • Ing. Alberto Mori, realizzatore del progetto. • Pierfrancesco Benadduci, Assessore alle Attività portuali del Comune di Ancona; • Matteo Astolfi, Assessore Lavori pubblici e Ambiente del Comune di Falconara M.; • Loredana Pistelli, Assessore regionale Marche alle Attività marittime; • Ammiraglio Antonio Pasetti, Comandante della Capitaneria di Porto di Ancona; • Gisberto Paoloni, Direttore generale ARPAM.

CARATTERISTICHE PRINCIPALI Lunghezza Larghezza Altezza Alt 3.50 m

32.40 m 7.90 m

Stazza lorda internazionale: 199 GT Navigazione: Internazionale (entro 20 miglia) Equipaggio: 6 persone Trasportabili: 12 persone Velocità massima: 13.75 kN


CONVEGNI E MANIFESTAZIONI

Camera di Commercio Ancona

REGISTRAZIONE EMAS E DICHIARAZIONE AMBIENTALE di Donatella Mancini

La Camera di Commercio di Ancona ha presentato ufficialmente, presso la sede della Loggia dei Mercanti il 3 Luglio u.s., l’avvenuta Registrazione EMAS e la Dichiarazione Ambientale, documento convalidato da Certiquality che fornisce informazioni circa lo status degli indicatori e dei progetti ambientali, nonché i risultati conseguiti dall’Ente in questo ambito. Ricordiamo, inoltre, che lo stesso Ente, oltre ad essere la prima Camera di Commercio ad aver ottenuto la Registrazione EMAS, aveva costituito per primo in Europa nel 2001 la scuola EMAS per consulenti e revisori ambientali. Il Presidente della Camera di Commercio, Giampaolo Giampaoli, portando i suoi saluti al pubblico presente in sala, ha dichiarato che “l’ente si sta trasformando e questa trasformazione va comunicata all’esterno”. “La Registrazione EMAS - ha aggiunto - oltre a portare dei vantaggi dal punto di vista ambientale, fa risparmiare sul piano economico”. Il Vicepresidente Rodolfo Giampieri ha detto che per ottenere la Registrazione EMAS è necessario dimostrare una maggiore efficienza organizzativa dell’azienda, conseguibile anche attraverso una razionalizzazione dei comportamenti dei dipendenti. Di seguito ha preso la parola Michele De Vita, Segretario generale della Camera di Commercio che ha presentato una relazione sul percorso compiuto per ottenere la Registrazione. “La Camera di Commercio - ha detto - all’inizio si è posta alcune domande:

• cosa possiamo fare per migliorare la sostenibilità del nostro territorio? • quale può essere il nostro ruolo come ente pubblico? • come possiamo accompagnare le imprese nel percorso della sostenibilità ambientale? Secondo i dati Unioncamere, di 324 realtà imprenditoriali socialmente responsabili, 30 si trovano nella provincia di Ancona. Le aziende del territorio anconetano registrate ISO 14001 sono 149, a fronte di un valore medio regionale di 79 unità per provincia”. “La Camera di Commercio di Ancona - ha continuato De Vita - ha intrapreso il percorso di sostenibilità attraverso la creazione di: • Scuola EMAS (2001); • Sportello di Responsabilità Sociale (2005); • Bilancio Sociale (2007)”. “Nel 2000 in Italia c’erano 42 organizzazioni registrate EMAS di cui nessuna nelle Marche - ha osservato il Segretario - Nel 2008 risultano 910 organizzazioni registrate EMAS di cui 25 nelle Marche. Dal 2001 si sono svolte 3 edizioni dei corsi di scuola EMAS dai quali sono usciti 67 diplomati, ora è in corso la 4a edizione”. “La Camera di Commercio, inoltre, eroga contributi alle piccole e medie imprese della Provincia di Ancona per l’adozione di

Da sinistra Massimo Sbriscia, Achille Napolitano, Giampaolo Giampaoli, Michele De Vita e Gisberto Paoloni

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Sistemi di Gestione ambientale - ha affermato con orgoglio De Vita - Dal 2005 sono pervenute 29 richieste di contributo delle quali ne sono state finanziate 15, per un totale di 72.000 Euro. Dal 2004, ogni edizione del Premio Unioncamere nazionale per le imprese innovative di successo ed attente allo sviluppo sostenibile, ha visto premiate le imprese della Provincia di Ancona”. Dopo aver rammentato che la Camera di Commercio di Ancona è giunta alla 4a edizione di “Impronta d’impresa”, concorso che premia le aziende femminili che con le loro scelte virtuose contribuiscono ad innalzare gli standard di qualità, De Vita ha osservato come la presenza per il secondo anno consecutivo alla Fiera ECOMONDO di Rimini conferma l’impegno e l’attenzione della Camera di Commercio di Ancona al tema della sostenibilità del modello di sviluppo locale, indicandone i principali obiettivi:

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• la riduzione di tutti i consumi (acqua, elettricità, carta, ecc.); • la propensione agli acquisti di prodotti verdi ; • la diffusione di comportamenti virtuosi sul territorio provinciale e nel sistema camerale; • la creazione di un Osservatorio Brevetti Ambientali”. “La Registrazione EMAS - ha concluso De Vita - non rappresenta un punto di arrivo, ma di partenza e sarà fondamentale sul piano della competitività tra le imprese”. Achille Napolitano, Responsabile Ambiente-Sicurezza Certiquality, dopo aver presentato la sua Azienda, ha dichiarato che Certiquality ha verificato la completezza e la veridicità dei dati presenti nella Dichiarazione Ambientale, ricordando che, una volta ottenuta la Registrazione, si devono superare, poi, le verifiche ispettive.


Per Antonio Tencati dell’Università Bocconi di Milano, “l’intervento della Camera di Commercio di Ancona ha coinvolto l’intero territorio, promuovendo un modello di sviluppo diverso da quello tradizionale”. “La Camera di Commercio anconetana - ha detto - ha individuato una responsabilità più ampia rispetto al proprio mandato per rispondere alle esigenze di un contesto locale in forte evoluzione, quindi ha introdotto il Bilancio Sociale per una politica etica ed impegnata nei confronti dell’ambiente”. “Il passo successivo sarà quello della realizzazione e presentazione, nel 2009, del Bilancio di Sostenibilità, sintesi strategica - ha concluso -tra il bilancio sociale e la Registrazione EMAS”. Gisberto Paoloni, Direttore ARPAM, si è complimentato con la Camera di Commercio per il fatto di essere l’unica in Italia ad aver creato una scuola EMAS.

“Nelle Marche - ha sottolineato - esistono 28 Organizzazioni e 37 Siti registrati EMAS (vedi tabelle) e 3 pratiche in corso. Registrarsi EMAS è conveniente perché fa risparmiare. Ormai le aziende non possono più basarsi solo sulle regole del mercato, ma devono mirare anche alla sostenibilità, perché da un ambiente sano possono nascere degli ottimi prodotti”. All’incontro era presente anche Massimo Sbriscia, Dirigente Provincia Ancona, per il quale “il concetto di crescita legato al PIL è limitato perché considera soltanto l’aspetto economico di una società”. “Il livello di benessere percepito dai cittadini - ha continuato - è diverso da quello che emerge dal PIL. Se facciamo riferimento al PIL, la quantità di territorio pro capite per sostenere il livello di vita degli italiani dovrebbe essere di 5 volte superiore rispetto a quella reale”.

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INFORMAZIONE

Dossier sullo stato di salute dei fiumi marchigiani

NEL 2009 IL 12% DELLE ACQUE INTERNE DELLE MARCHE SARÀ FUORILEGGE

L’indagine rientra nell’ambito di “Fiumi Informa Marche 2008”, la campagna per la qualità delle acque di Legambiente Marche Il 12% delle acque dei fiumi marchigiani sarà fuorilegge nel 2009. Questo è quanto emerge dal DOSSIER FIUMI INFORMA MARCHE 2008 di Legambiente sullo stato di salute delle acque marchigiane. L’indagine, rientra nell’ambito di “Fiumi Informa Marche 2008”, la campagna per la qualità delle acque presentata a Luglio nel corso di una conferenza stampa presso la sede del Circolo “Il Pettirosso” di Tolentino a cui hanno preso parte: • Carlo Migliorelli, Assessore all’Ambiente della Provincia di Macerata; • Alessandro Bruni, Assessore all’Ambiente del Comune di Tolentino; • Fabiola Serenelli, Responsabile del Servizio acqua del Dipartimento di Macerata dell’ARPAM; • Andrea Gismondi, socio del “May Fay Club” di Corridonia (MC); • Marina Benadduci, Presidente del circolo “Il Pettirosso” di Tolentino; • Leonello Negozi, Responsabile settore fiumi di Legambiente Marche.

tro il 31 Dicembre 2016 raggiungere o mantenere lo stato ambientale “buono” e mantenere, ove già esistente, lo stato di qualità ambientale “elevato”. Con la situazione attuale (nessun corso d’acqua con giudizio elevato, 29 con giudizio buono, 59 con voto sufficiente, 6 scadente e 6 pessimo) è facile prevedere che al 1° Gennaio 2009 il 12% delle acque saranno fuori norma; mentre al 1° Gennaio 2016 questa percentuale salirà al 71%! Nella classifica dello stato ambientale dei 28 corsi d’acqua presi in esame nel Dossier di Legambiente, quelli con il giudizio migliore sono il Burano, Fiastra, Fiastrone, Fluvione, Nera, Sentino e Tennacola (classe media 2,0) mentre il Tavollo (PU) e l’Ete Vivo sono a i peggiori - classe media 5,0.

Per quanto riguarda l’idoneità dei fiumi alla via dei pesci salmonicoli o ciprinicoli, 13 Comuni della regione Marche non hanno corsi d’acqua idonei alla vita dei pesci: • Arzilla (Fano); • Aso (Pedaso); • Conca (Sassofeltrio); • Giano (Fabriano); • Ete Vivo (Fermo); • Foglia (Pesaro); • Nevola (Rosora); • Aspio (Numana); • Musone (Numana); • Tavolo (Gabicce Mare); • Tenna (Fermo e Porto Sant’Elpidio); • Tesino (Grottammare); • Tronto (Monsampietro, Morico e San Benedetto del Tronto).

Il dato allarmante è stato evidenziato dalla rete dei monitoraggi effettuati dall’ARPAM sulle acque superficiali interne, che comprende 60 stazioni di campionamento posizionate sui principali corsi d’acqua e 3 stazioni collocate sui laghi più rilevanti: Gerosa, Fiastrone e Castreccioni. La normativa del Piano di Tutela delle Acque prevede che entro il 31 Dicembre 2008 ogni tratto debba rientrare almeno nella classe “sufficiente” ed enLeonello Negozi consegna la targa all’Assessore Carlo Migliorelli

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Nelle Marche una Provincia sembra aver imboccato la strada giusta grazie al miglior livello, incrementandolo pure, di qualità ambientale delle acque nel 2007: Macerata, premiata con una targa consegnata all’Assessore all’Ambiente Carlo Migliorelli.

“I corsi d’acqua rappresentano un patrimonio importantissimo per la nostra regione - ha detto Leonello Negozi - che, purtroppo, sono sempre più trascurati”. “Confesso - ha concluso Negozi - che il mio sogno è quello di poter ritorna-

re a fare il bagno al fiume: in questo senso la campagna “Fiumi Informa”, che riporta l’attenzione proprio verso gli ecosistemi fluviali ed il loro stato di salute può essere un primo passo”.

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ENTE MARCHE NEWS


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Free Service Edizioni

n°9 Settembre 2008 Anno IX

Free Service Edizioni - Falconara M. (AN) - Rivista Mensile di Informazione e Aggiornamento di Cultura Ambientale - Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Ancona

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2008

Anno IX

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