Regioni&Ambiente Mag-Giu 2011

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In copertina: Ebocha (Nigeria). Le fiamme del gas flaring foto di Michael Kamber (2005) - fonte: GE Report

N° 5/6 MAGGIO-GIUGNO 2011 ANNO XII

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SOMMARIO

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CAMBIAMENTI CLIMATICI

Bangkok, Climate Change Talks (3-8 aprile 2011) Alla ricerca di un improbabile compromesso

9 La rivoluzione “pulita” dell’India Entro un decennio previsto un ruolo di primo piano del Paese nelle tecnologie green

12 Documento FAO in vista dei prossimi Climate Change Talks “Potenzialmente catastrofico” l’impatto dei cambiamenti climatici sulla sicurezza alimentare

14 Rapporto IPCC certifica le potenzialità delle energie pulite per le azioni di mitigazione del clima Al 2050 l’80% del fabbisogno energetico mondiale soddisfatto dalle rinnovabili

16 Presentato un Rapporto dalla Pontificia Accademia delle Scienze Il “triste” destino dei ghiacciai di montagna nell’antropocene Gli scienziati sottolineano l’impegno morale per affrontare le problematiche ambientali


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MATERIALE IN INSERTO MANIFESTAZIONI E CONVEGNI

Decreto Interministeriale 5 maggio 2011 (G.U. n. 109 del 12 maggio 2011) Incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici

31 marzo 2011, INEA, Roma Foreste e mercato volontario: connubio per la compensazione della CO2

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di Micaela Conterio

ENERGIE ALTERNATIVE E RINNOVABILI

Chi sta vincendo la corsa dell’energia pulita? L’Italia meridionale avrebbe raggiunto la grid parity per il fotovoltaico

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INFORMAZIONE E AGGIORNAMENTO

Pubblicati i criteri ambientali minimi per altri “appalti verdi” GPP: tessili, arredi, illuminazione e apparecchiature informatiche

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II Conferenza nazionale sulle rinnovabili termiche Opportunità e prospettive di valorizzazione del comparto termico di Agnese Mengarelli

La Commissione UE avvia una pubblica consultazione Quali scelte a livello UE per ridurre l’uso degli shopper? La partecipazione è aperta fino al 9 agosto 2011

26 Meno tasse per efficienza energetica e prodottI ecosostenibili Avviata la Consultazione pubblica dal MEF- Dipartimento Finanze

38 SISTRI: al via il 1° giugno, anzi no! Sono previste ulteriori proroghe a seconda delle categorie

28 Il 2012 sarà l’Anno Internazionale dell’Energia Sostenibile per Tutti La povertà energetica: Obiettivo mancante tra quelli di Sviluppo del Millennio?

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IL COMMENTO

Dal 1° giugno 2011 prende avvio il nuovo regime di programmazione degli incentivi IV Conto Energia per il fotovoltaico: si parte! Ma non si placano le polemiche

40 Il Consiglio UE approva le conclusioni della Commissione Una strategia per garantire energia competitiva sostenibile e sicura

44 Presentato lo Studio sulla situazione economica del nostro Paese L’OCSE valuta la politica ambientale dell’Italia Giudicato inefficiente un sistema di incentivi tariffari basato su fonti e tecnologie anziché sui risultati



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Rapporto annuale dei RAEE in Italia Raccolta in crescita in tutte le Regioni Permangono tuttavia le differenze di risultato tra Nord e Sud

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Studio di General Electric ne mette in evidenza gli sprechi economici e i danni ambientali Gas Flaring: pratica sprecona e disastrosa Molti i dubbi sulla proposta di includerne la riduzione nel CDM

50 Rapporto 2011 sul Consumo di Suolo La cementificazione continua a erodere suolo agricolo e naturale Mancano le politiche ambientali ed urbanistiche per contrastare il fenomeno A COME AGRICOLTURA, ALIMENTAZIONE, AMBIENTE

A Roma, Convegno dell’Istituto Superiore della Sanità, in collaborazione con INEA Agricoltura e salute: connubio vincente Risorse agricole per favorire la salute fisica e mentale di Micaela Conterio

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5 giugno 2011, Giornata Mondiale dell’Ambiente “Foreste: la natura al vostro servizio” L’India è il Paese ospite del WED di quest’anno

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QUALITÀ E AMBIENTE

Assegnati i riconoscimenti della FEE Bandiere Blu 2011 In aumento candidature e assegnazioni

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EQUITÀ E SOSTENIBILITÀ

AGENDA 21

Grazie a Sustainable Now un nuovo software permette di migliorare il risparmio energetico e ridurre la CO2 Il nuovo strumento on line è stato presentato per la prima volta alla XII Assemblea del Coordinamento Agende 21 Locali Italiane di Elisabetta Mutto Accordi

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€CO-FINANZIAMENTI

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I QUESITI DEL LETTORE

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AGENDA - Eventi e Fiere MATERIALE IN INSERTO

DM Ambiente 22 febbraio 2011 (S.O. n. 74 alla GU 19 marzo 2011 n. 64) Criteri minimi per gli appalti “verdi” della Pubblica Amministrazione per l’acquisto di prodotti tessili, arredi per ufficio, illuminazione pubblica, apparecchiature informatiche AMBIENTE MARCHE NEWS


CAMBIAMENTI CLIMATICI

Bangkok, Climate Change Talks (3-8 aprile 2011)

ALLA RICERCA DI UN IMPROBABILE COMPROMESSO La Cina ribadisce l'opzione di un Kyoto 2 “Un secondo periodo di impegni del Protocollo di Kyoto deve essere assolutamente previsto - ha dichiarato al termine dei Colloqui sui Cambiamenti Climatici di Bangkok, il delegato cinese senior Huang Huikang - Dal mio punto di vista non c’è spazio per alcun compromesso”. Queste affermazioni

testimoniano il senso dei “non risultati” conseguenti alla 16a sessione del Gruppo ad hoc sugli ulteriori impegni per le Parti dell’Allegato I del Protocollo di Kyoto (AWG-KP 16), e alla 14a sessione del Gruppo ad hoc sulla Cooperazione per le Azioni a Lungo termine (AWG-LCA 14), e ai tre Seminari di pre-sessione, che si sono svolti in Thailandia dal 3 all’8 aprile 2011. Il primo dei tre round negoziali previsti prima della Conferenza di Durban di fine

Il festone beneaugurante posto alla reception della Conferenza di Bangkok

anno, non ha sbloccato la situazione di stallo che la dichiarazione finale di Cancún aveva sottaciuto (cfr: “Durban: ultima spiaggia”, in Regioni&Ambiente, n.1-2 gennaio-febbraio 2011, pagg. 6-9). Già allora si era palesato che il proseguimento di un accordo vincolante quale quello di Kyoto era un punto di divergenza difficilmente sanabile, nonostante Los Acuerdos de Cancún non siano stati firmati solo dalla Bolivia. In particolare, vi si oppone la maggior parte delle nazioni ricche, affermando

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che il protocollo firmato nel lontano 1997 non riflette più la situazione attuale, dal momento che alcuni Paesi che ne erano stati esentati sono divenuti tra i più grandi emettitori di gas ad effetto serra. Il negoziatore USA Todd Stern ha dichiarato che gli Stati Uniti non si oppongono ad un eventuale futuro piano che includa obblighi vincolanti di tagliare le emissioni “purché si applichino effettivamente per tutti i principali attori”. Resta il fatto che gli USA vengono accusati di porre ostacoli insormontabili ai colloqui a causa della loro incapacità a far approvare dal Congresso una legge sul clima e di un Partito Repubblicano che


si è rafforzato e che impedisce al Governo di andare oltre la promessa di un taglio delle emissioni di carbonio del 17% entro il 2020, rispetto ai livelli del 2005. Tra l’altro, l’Energy Information Administration (EIA) statunitense ha segnalato il 29 marzo 2011 che le emissioni di CO2 da combustibili fossili negli USA sono fortemente aumentate nel 2010, dopo essere scese per due anni consecutivi a seguito della crisi economica. Anche altri Paesi (Canada, Australia, Russia) non sono disponibili ad aumentare la riduzione volontaria delle emissioni preannunciate, nonostante la Segretaria UNFCCC Christiana Figueres nel suo discorso di apertura dei negoziati avesse avvertito che gli attuali impegni volontari, quali quelli derivanti dagli Accordi di Cancún, fornirebbero solo il 60% dei tagli necessari per raggiungere l’obiettivo concordato di limitare l’aumento della temperatura media globale entro i 2 °C per la fine del secolo. La Figures aveva anche invitato i 1.500 Ministri e Diplomatici presenti ai colloqui a trovare una via d’uscita al problema sospeso sul futuro del Pro.

tocollo di Kyoto, facendo notare che il periodo di validità termina nel 2012, eliminando altresì l’unico limite sulle emissioni di carbonio giuridicamente vincolante per i Paesi industrializzati e minando il quadro giuridico dell’ONU sul commercio del carbonio. “Occorre che i Governi sappiano come affrontare questo problema e come risolverlo in modo collettivo e solidale aveva affermato la Figueres - La sua soluzione contribuirà a dare maggior solidità per una più grande ambizione collettiva di ridurre le emissioni”. In aggiunta, la Segretaria UNFCCC aveva sollecitato i negoziatori a dare prova tangibile di ottemperare agli impegni concordati lo scorso anno al Vertice di Cancún, in particolare per quel che attiene l’istituzione del nuovo Green Climate Fund, i 100 miliardi di dollari che i Paesi sviluppati consegneranno entro il 2020 per le azioni di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, e di accelerare il trasferimento delle tecnologie pulite ai Paesi in via di sviluppo. “È importante che le azioni e gli organismi concordati siano svolti in tempo e secondo le scadenze fissate a Cancún aveva dichiarato la Figueres - in modo

Bangkok dimostrazione di ambientalisti di fronte alla sede dei Climate Change Talks

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che il regime climatico mondiale sia il più ampio e funzioni già nel 2012”. Commentando il discorso della Figueres, il Direttore per la Strategia climatica e i negoziati internazionali della Commissione europea, Artur Runge-Metzger ha ribadito che l’assoluta priorità per le trattative consiste nella piena attuazione degli Accordi di Cancún: “Vogliamo che le decisioni che sono state prese a Cancún, con particolare riguardo agli impegni che sono stati assunti dai Paesi, siano attuati ed inseriti nelle legislazioni nazionali”. L’Unione europea si è presentata all’appuntamento dopo che la Commissione UE aveva adottato una Comunicazione che definisce una Roadmap per passare a un’economia competitiva a basse emissioni di carbonio nel 2050 che prevederebbe il conseguimento di un ulteriore taglio del 5% al 2020, rispetto all’obiettivo del 20%, se venisse rispettato quello del 20% di miglioramento dell’efficienza energetica (cfr: “Innalzata al 25% la riduzione delle emissioni”, in Regioni&Ambiente, n. 4 aprile 2010, pag. 17 e segg.). Tuttavia, anche tale soglia è ben al di sotto del taglio del 40% che sarebbe


Christiana Figueres

necessario, secondo molti analisti e che è stata anticipata volontariamente dalla Germania. Peraltro, una riduzione volontaria di almeno il 40%, entro il 2020, rispetto al 2005, è stata formalizzata dalla Cina. L’Indonesia, 5° emettitore mondiale di gas serra, ha annunciato che sarebbe in grado di ridurre del 40% le sue emissioni (al momento i suoi impegni sono del 26%) se ricevesse la dovuta assistenza finanziaria dai Paesi industrializzati, come previsto dagli Accordi di Cancún. C’è da aggiungere, poi, che il disastro nucleare di Fukushima avrà pesanti ripercussioni sui negoziati climatici. Il Giappone, probabilmente, rivedrà la propria strategia energetica e climatica e gli impegni assunti di riduzione delle emissioni (taglio del 25% entro il 2020, rispetto ai livelli del 1990). “Ci piacerebbe mantenerlo”, aveva affermato il Ministro dell’Ambiente giapponese Ruy Matsumoto, dal momento, però, che l’obiettivo annunciato dipendeva essenzialmente dal contributo cospicuo del nucleare nel ridurre le emissioni di carbonio, è del tutto plausibile un riesame, tant’è che, parlando con i giornalisti a Bangkok alla vigilia dei Climate Change Talks, il suo Vice Hikedi Minamikawa ha dichiarato: “È vero che il nostro obiettivo di riduzione sarà influenzato in modo significativo. L’obiettivo dell’anno e la dimensione della riduzione sarà oggetto di revisione”. Il Gruppo di Lavoro sulle Azioni di Cooperazione a Lungo Termine ha superato l’impasse durata tutta la setti-

mana solo quando il Presidente Daniel A. Reifsnyder ha presentato una nuova agenda provvisoria che le Parti hanno adottato. Il programma prevede delle sotto-rubriche, che investono principalmente: - la predisposizione di una conclusione globale ed equilibrata per consentire l’attuazione completa, efficace e duratura della Convenzione attraverso un’azione cooperativa a lungo termine da ora, fino ed oltre il 2012; - la revisione della definizione dei suoi scopi e lo sviluppo delle sue modalità; - il proseguimento della discussione delle opzioni legali, con l’obiettivo di portare a termine un risultato concordato; - altre questioni, incluse quelle relative ai Paesi con economie in transizione e a quelli con situazioni particolari. Il Gruppo di Lavoro sul Protocollo di Kyoto si è riunito tre volte per discutere degli ulteriori impegni delle Parti di cui all’Allegato I, incentrando, come già anticipato, il dibattito su come affrontare le questioni politiche e tecniche che devono essere risolte, al fine di raggiungere un accordo su un secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto. Nel Comunicato stampa diffuso a conclusione della riunione di Bangkok, il Segretario Esecutivo dell’UNFCCC Christiana Figueres ha esortato i Paesi a portare avanti il lavoro fin qui svolto per affrontare i cambiamenti climatici a livello globale nel 2011.

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Commentando l’ordine del giorno approvato dal Gruppo di lavoro AWGLCA, ha detto: “Credo che ora abbiamo una base solida per andare avanti collettivamente e che i Governi possano produrre risultati buoni già quest’anno, a condizione che venga fatto ogni sforzo per giungere al compromesso e mostrare la flessibilità necessaria per realizzare tale obiettivo”. Sul futuro del Protocollo di Kyoto la Figueres ha notato che “C’è un forte desiderio di tutelare e valorizzare le regole del Protocollo di Kyoto e la volontà di trovare una soluzione politica entro l’anno, dal momento che in questa settimana si è constatato che non c’è alcun Paese che sia fondamentalmente contrario ad un secondo periodo di impegni”. Più esplicito è risultato l’intervento del rappresentante dell’Unione europea nella Conferenza stampa finale, RungeMetzger che ha sottolineato come l’UE stia prendendo in considerazione una seconda fase degli impegni del Protocollo di Kyoto, ma preferirebbe che tutti i Paesi rispettassero lo stesso quadro nella lotta ai cambiamenti climatici: “Abbiamo bisogno di rassicurazioni che i nostri partner siano pronti ad impegnarsi. Se c’è un gruppo, in particolare i Paesi industrializzati, che non vuol firmare il secondo periodo di impegni, allora ci deve essere qualcos’altro perché senza di loro non penso che possano essere risolte le questioni legate ai cambiamenti climatici”. Vedremo se a Bonn, dove sono previsti i prossimi Climate Change Talks dal 6 al 17 giugno 2011, si giungerà alla definizione di un quadro più concreto dal momento che i tempi si accorciano e Durban non è poi così lontana. Desta preoccupazione, tuttavia, lo scarso interesse che in questa occasione hanno dimostrato i media, come a dar per scontato che si è ancora lontani da soluzioni impegnative.


Un Rapporto mette in evidenza i consistenti investimenti per un’economia low carbon

LA RIVOLUZIONE “PULITA” DELL’INDIA Entro un decennio previsto un ruolo di primo piano del Paese nelle tecnologie green

Nel numero precedente avevamo analizzato gli sforzi della Cina per ridurre le emissioni di carbonio della sua economia e gli investimenti previsti nel Piano quinquennale di sviluppo per le tecnologie pulite (cfr: “Il Dragone si fa più verde”, in Regioni&Ambiente n. 4 Aprile, pagg. 10-11).

In questa circostanza la presentazione di un nuovo Rapporto ci offre la possibilità di cogliere alcuni punti salienti delle prospettive di crescita di un’economia a basso livello di carbonio di un altro “gigante” asiatico, qual è l’ India, che ne prossimi anni avrà anch’esso un ruolo di primo piano nello sviluppo delle clean technologies. L’India potrebbe divenire una super potenza “verde” in grado di rivaleggiare con Cina, Stati Uniti ed Unione europea, qualora capitalizzasse su un mercato di prodotti sostenibili che potrebbero valere fino a 135 miliardi di dollari entro il 2020. È questa la conclusione principale di un nuovo Rapporto “India’s Clean Revolution”, pubblicato da The Climate Group, una Organizzazione no-profit a livello internazionale che lavora a supporto di politici e imprenditori per promuovere le tecnologie pulite e le politiche per ridurre le emissioni globali di gas serra, accelerando lo sviluppo di un’economia low carbon, con la previsione che il Paese potrebbe dar vita ad oltre 10 milioni di nuovi posti di lavoro green entro la fine del decennio, conformemente all’aumento degli investimenti in efficienza energetica e nelle tecnologie per le energie rinnovabili. Le case blu di Jodhpur nel Rajasthan, India (fonte: India’s Clean Revolution)

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Secondo il report, gli investimenti privati dell’India per l’energia pulita aumenteranno del 736% nei prossimi 10 anni, tre volte il tasso atteso negli Stati Uniti o in Cina. Anche il mercato interno per l’efficienza energetica triplicherà fino a 77 miliardi di dollari alla fine del decennio, atteso che le comunità abbraccino le tecnologie rinnovabili in loco, come i pannelli solari e le turbine eoliche di piccola scala. “Non c’è contraddizione tra gli imperativi ambientali e quelli per lo sviluppo dell’India - ha dichiarato Jairam Ramesh, Ministro indiano per l’Ambiente e le Foreste - Questo nuovo Rapporto registra i progressi del Paese verso uno sviluppo decarbonizzato e indica le entusiasmanti possibilità di nuovi partenariati, di crescita e di occupazioni. Viene posto in evidenza che vi sono molti settori in cui le imprese indiane, in partenariati con il Governo e con la società civile a tutti i livelli, possono già trarre vantaggi dalle opportunità di un’economia a bassi livelli di carbonio”. Nel Rapporto si mette in evidenza come in India siano presenti alcune delle più importanti imprese di clean tech del mondo, osservando, per esempio, che la società Suzlon ha contribuito a trasformare il Paese nel quinto maggior produttore di energia eolica, mentre l’auto elettrica REva, internazionalmente nota come G-Wiz, aprirà un nuovo stabilimento a Bangalore entro l’anno per una produzione annua di 30.000 auto a zero emissioni sia per il mercato interno che per l’esportazione. Inoltre, lo Stato occidentale del Gujarat, che si affaccia sul Mar Arabico, ha annunciato l’intenzione di costruire il primo grande impianto per l’energia mareomotrice dell’Asia nel sito del Golfo di Kutch, noto per avere notevole ampiezza di maree, in grado di generare più di 100 MW (energia in

grado di soddisfare le esigenze di 40.000 famiglie), e la costruzione del più grande parco fotovoltaico del mondo, presso la località di Charanka dove il sole splende per 330 giorni all’anno ad una intensità di 6 kilowatt per m2, in grado di produrre 500 MW, con un investimento di 2,3 miliardi di dollari. The Climate Group osserva che l’International Energy Agency (IEA) prevede che le importazioni di carbone dell’India entro il 2030 aumenteranno di sette volte, rendendo il Paese vulnerabile alle variazioni dei prezzi esterni ed esortando il Governo a dare priorità alla crescente industria per l’energia pulita che sta fiorendo in India, se vuole avere la garanzia di approvvigionamento energetico in futuro. Il 12° Piano quinquennale prevede che il Paese investirà 1.000 miliardi di dollari e il Rapporto sottolinea che tale somma è necessaria “per evitare il modello dei Paesi sviluppati dagli alti costi, lo sviluppo ad alto tenore di carbonio e di tracciare invece un nuovo percorso basato sulle basse emissioni di CO2 legato all’efficienza e alla sicurezza energetiche”. “Il passaggio è obbligato, non esiste in futuro qualcosa di sicuro, ad alto tenore di carbonio e a basso costo in India, come in qualsivoglia parte del mondo - ha dichiarato Mark Kenber, Direttore generale di The Climate Group - Solo una rivoluzione industriale pulita può garantire prosperità a lungo termine per ogni nazione e questo vale ancor di più per l’India. La buona notizia consiste che un’economia a basse emissioni di carbonio offre enormi opportunità economiche e che i leader politici ed imprenditoriali stanno già lavorando reciprocamente affinché prenda avvio una rivoluzione indiana pulita”.

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ANCHE IL TAJ MAHAL SOFFRE PER INQUINAMENTO E SICCITÀ Secondo quanto riportato da una corrispondenza da Agra (India) dell’Agenzia Indo-Asian News Service, il Taj Mahal è in pericolo a causa della siccità e dell’inquinamento: “È semplice, normale e logico supporre che il Taj Mahal non può rimanere a lungo in buona salute se la forza che lo sostiene, il fiume Yamuna è in cattive condizioni”. Anche se l’inquinamento atmosferico intorno al famoso monumento è diminuito, soprattutto per i biossidi di zolfo i cui livelli si sono abbassati, l’utilizzo massiccio per sbiancare il marmo di terra di Fuller, un decolorante a base di argilla ampiamente usato in Europa prima di tosare le pecore, ha eroso la superficie. Inoltre, il livello di particelle di sabbia che l’azione deflattiva del vento trasporta verso il monumento, svolgendovi un ruolo abrasivo, sarebbe decisamente inferiore se la portata del fiume non fosse così ridotta a causa di una crescente siccità. Il monumento, una delle meraviglie del mondo e sito UNESCO Patrimonio dell’Umanità, sorge infatti sulle rive del fiume Yamuna nei pressi della città di Agra (nello Stato settentrionale dell’Uttar Pradesh) che fu capitale dell’Impero Mughal dal XVI al XVIII secolo. “La luce del palazzo”, questo vuol dire in persiano taj mahal, è di fatto la tomba meglio conservata del mondo. Venne fatta costruire dal quinto imperatore mughal Shah Jahan, in memoria della sua seconda moglie Muntaz Mahal originaria della Persia, morta mentre accompagnava il marito in una campagna militare per reprimere una ribellione nella lontana regione dell’Orissa. La sua tomba vi venne trasferita nel 1653, quando venne completata la costruzione che era iniziata ben ventidue anni prima e richiesto l’impiego di ventimila persone. Il Taj Mahal sorge su una base di pietra arenaria rossa sormontata da un enorme terrazzo di marmo bianco sul quale poggia la famosa cupola affiancata da quattro minareti affusolati. La cupola è di marmo bianco, ma la sua posizione vicino al fiume fa sì che per un magico gioco di colori che cambiano durante le ore del giorno e a seconda delle stagioni, diano al monumento riflessi che lo rendono unico, ma sempre diverso: rosato il mattino, bianco latteo la sera e d’oro quando splende la luna. “Se nel piano originario fiume e architettura erano integrati, sia per la sicurezza del Taj Mahal che per la scenografia ambientale offerta - si è chiesto provocatoriamente Ram Nath, studioso di fama internazionale di Architettura Antica e Medievale Indiana e docente al Dipartimento di Belle Arti dell’Università di Harvard - l’obiettivo più soddisfacente è quello di avere un fiume inquinato e in secca?”.

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Documento FAO in vista dei prossimi Climate Change Talks

“POTENZIALMENTE CATASTROFICO” L’IMPATTO DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI SULLA SICUREZZA ALIMENTARE Le Parti invitate ad assumere iniziative a medio-lungo termine

“Potenziamente catastrofico”: è questo il giudizio dell’impatto sulla sicurezza alimentare nel mondo, conseguente ai cambiamenti climatici in atto, contenuto nel Documento “Climate Change and Food Security in the Context of the Cancun Agreements” che la FAO ha notificato all’UNFCCC, in vista dei prossimi Colloqui di Bonn (6-17 giugno 2011). “Attualmente il mondo si sta concentrando sugli impatti climatici a breve termine, causati principalmente da eventi meteorologici estremi - ha dichiarato Alexander Müller, Direttore Generale per le Risorse Naturali della FAO - Questo è assolutamente necessario, ma si prevede che la lenta insorgenza degli impatti provochi cambiamenti più profondi che sfidano i servizi ecosistemici necessari per l’agricoltura, con conseguenze potenzialmente disastrose per la sicurezza alimentare nel periodo 2050-2100. Affrontare i cambiamenti a lungo termine dopo che sono avvenuti non ha molto senso. Dobbiamo già oggi sostenere l’agricoltura nei Paesi in via di sviluppo affinché diventi più resiliente, modificando l’abituale tendenza ad assumere una prospettiva a breve termine e investire invece nel lungo termine”. L’articolo 2 della Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) ha definito che la stabilizzazione delle concentrazioni di gas a effetto serra in atmosfera deve avvenire entro un determinato lasso di tempo, in modo di “assicurare che la produzione alimentare non sia minacciata”. Eppure la variabilità e i cambiamenti del clima sono stati e sono in procinto di essere più rapidi e intensi di quanto si pensasse, tali da richiedere per entrambi azioni di adattamento più profonde e veloci. L’agricoltura, la pesca, le foreste e le risorse naturali da cui esse dipendono, saranno chiamate a garantire la sicurezza alimentare di un numero crescente di persone nel corso di questo secolo (sono previsti altri 3 miliardi di individui entro il 2050, che richiedono un aumento stimato del 70% della produzione alimentare mondiale). Questo risultato dovra essere conseguito in condizioni climatiche mutevoli che si prevede renderanno tale compito ancora più gravoso, specialmente in quelle aree più vulnerabili del mondo in via di sviluppo, dove le misure di adattamento dell’agricoltura, della pesca e del settore forestale non sono un’opzione, ma un imperativo per la sopravvivenza. Il Comitato sulla Sicurezza Alimentare Mondiale (CFS), nella sua ultima seduta, ha chiesto al Gruppo ad alto livello di esperti sulla sicurezza alimentare e la nutrizione (HLPE) di “esaminare le valutazioni e le iniziative in atto degli effetti dei cambiamenti climatici sulla sicurezza alimentare e la nutrizione, con un focus sulle regioni e popolazioni più colpite e vulnerabili, e di fare un confronto tra cambiamenti climatici e produzione agricola, comprese le sfide e le opportunità delle politiche di adattamento e mitigazione e le azioni per la sicurezza alimentare e la nutrizione”.

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Le considerazioni conclusive di questo confronto tra CFS e UNFCCC potrebbero, secondo la FAO, contribuire a dare maggior coerenza alle azioni politiche di questi due settori. Le Parti dovranno impegnarsi da ora ad un ulteriore lavoro sulla progettazione e governance nell’ambito dell’architettura internazionale sui cambiamenti climatici decisa a Cancun, che prevede di intensificare l’azione e il sostegno per adattamento e mitigazione. Tali lavori potrebbero essere utilmente informati dalla comprensione delle interconnessioni tra i cambiamenti climatici e la sicurezza, che sono messi in evidenza nel Documento. Rispetto a precedenti interventi, incentrati sulla necessità di includere l’agricoltura nel pacchetto clima, quest’ultimo submission della FAO delinea più specificatamente i passi che i Governi potrebbero prendere in considerazione nei negoziati sui cambiamenti climatici per garantire la sicurezza alimentare. La FAO raccomanda che si riconosca nell’insicurezza alimentare un indicatore per valutare la vulnerabilità ai cambiamenti climatici. I sistemi di produzione alimentare e gli ecosistemi da cui dipendono sono estremamente sensibili alla variabilità del clima e ai cambiamenti climatici. Le variazioni di temperatura, precipitazioni e conseguenti focolai di parassiti e malattie possono ridurre la produzione. I poveri dei Paesi che dipendono dalle importazioni alimentari sono particolarmente vulnerabili a tali effetti. “Se stiamo cercando di valutare la vulnerabilità nel contesto dei cambiamenti climatici - ha aggiunto Müller - perché è di buon senso individuare nella sicurezza alimentare un indicatore importante”. La FAO suggerisce, inoltre, che, all’interno dell’architettura globale per le attività di adattamento, assumano maggiore spazio i rischi legati agli impatti a lenta insorgenza dei cambiamenti climatici, in particolare quelli per la sicurezza alimentare, che finora hanno ricevuto scarsa attenzione all’interno dell’ordine del giorno sui cambiamenti climatici. Del tutto innovativo è l’approccio legato allo sviluppo di varietà alimentari di base che si adattino meglio alle future ed attese condizioni climatiche. A tal fine, secondo la FAO,

il materiale vegetale genetico conservato nelle banche del germoplasma dovrebbe essere sottoposto a screening per le esigenze future. Ulteriori risorse genetiche vegetali - comprese quelle di piante selvatiche apparentate con quelle delle colture alimentari - devono essere raccolte e studiate per evitare il rischio che scompaiano. Possono essere coltivate, per esempio, varietà dei più importanti cereali che siano resistenti al caldo, alla siccità, alla sommersione e all’acqua salata. La FAO ha sottolineato, tuttavia, che ciò deve essere fatto in modo che siano rispettati i diritti degli allevatori e agricoltori, in conformità con il trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche. La FAO raccomanda che i Paesi considerino la sicurezza alimentare come una salvaguardia socio-economica per le azioni di mitigazione. Soddisfare la domanda crescente di carburante, di cibo e di stoccaggio del carbonio sarà la sfida che i responsabili delle politiche nazionali dovranno affrontare per cogliere le sinergie e gestire le conseguenze tra i diversi usi del suolo. Già la produzione di biocarburanti (una misura volta alla mitigazione) è stata associata al picco dei prezzi per prodotti alimentari nel 2007-2008. Inoltre, ci sono segnali che indicano che il successo del REDD + (l’iniziativa volta a ridurre le emissioni da deforestazione e degrado forestale e aumentare lo stock di carbonio nelle foreste), dipenderà dalla gestione con successo delle connessioni con l’agricoltura. Un’accresciuta consapevolezza all’interno delle agende politiche dei legami tra cambiamenti climatici e sicurezza alimentare, conclude il Documento della FAO, può costituire un primo passo per aiutare i Paesi a massimizzare le potenziali sinergie e ridurre al minimo le conseguenze e gli esiti nefasti. L’articolo 2 della Convenzione UNFCCC soprarichiamato, pone in evidenza questa interrelazione, e il rapporto tra gli attuali aumenti dei prezzi dei prodotti alimentari e gli eventi meteorologici estremi sottolineano l’urgenza di questo passaggio. Perciò le Parti possono prendere in considerazione le positive e negative conseguenze socio-economiche delle azioni di risposta per la sicurezza alimentare in un eventuale Convegno sull’impatto delle iniziative di attuazione.

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Rapporto IPCC certifica le potenzialità delle energie pulite per le azioni di mitigazione del clima

AL 2050 L’80% DEL FABBISOGNO ENERGETICO MONDIALE SODDISFATTO DALLE RINNOVABILI Sottolineato pure uno scenario mondiale di maggiore democrazia ed equità

“Quasi l’80% delle forniture di energia del mondo potrebbe essere coperto da fonti rinnovabili entro la metà del secolo, qualora fossero adeguatamente sostenute da politiche pubbliche”: è questa la conclusione dello Studio condotto dall’Interngovernmental Panel on Climate Change (IPPC) - Working Group III (WGIII) “Mitigation of Climate Change” ed approvato a conclusione dei lavori svoltisi ad Abu Dhabi (Emirati Arabi) dal 5 all’8 maggio 2011 e alla vigilia della 33a Sessione plenaria dell’IPCC (10-13 maggio 2011), di cui fanno parte 194 Paesi membri della Nazioni Unite, che ha discusso, tra l’altro, del V Rapporto sui Cambiamenti Climatici (Fifth Assessment Report - AR5), la cui sintesi dovrebbe essere disponibile a settembre 2014. Anche in questo caso, prima della corposa (oltre 900 pagine) pubblicazione che sarà disponibile dal 31 maggio 2011, dal titolo “Special Report on Renewable Energy Sources and Climate Mitigation” è stata diffusa la Sintesi per i decisori politici (Summary for Policymakers) che dopo la pubblicazione dell’AR4 (2007) avevano richiesto ulteriori sostanziali informazioni e più ampia copertura di tutte le questioni riguardanti l’utilizzo delle energie rinnovabili: questo “Rapporto Speciale sulle Fonti Energetiche Rinnovabili e di Mitigazione del Clima (SRREN)” ne costituisce una adeguata risposta. Il Presidente dell’IPCC, Rajendra Pachauri, ha dichiarato in occasione del lancio del SRREN che “L’IPCC ha riunito le informazioni più importanti e disponibili per offrire al mondo questa valutazione scientifica relativa al potenziale delle fonti energetiche rinnovabili per mitigare i cambiamenti climatici. Il Rapporto può costituire una solida base di conoscenza per i responsabili politici per affrontare questa grande sfida del 21° secolo”. I 126 ricercatori che vi hanno lavorato hanno preso in considerazione ben 164

scenari sulle possibilità di penetrazione delle rinnovabili al 2050, comprese le relative implicazioni di ordine sociale ed ambientale, prescegliendone 4 che sono stati analizzati con maggiori approfondimenti, e da cui si evidenzia che gli investimenti globali richiesti andranno da 1.360 miliardi di dollari a 5.100 miliardi, nel periodo 2010-2020, e da 1.490 miliardi di dollari a 7.180 miliardi, nel decennio successivo, a seconda degli scenari. Tuttavia, viene messo in risalto che l’attesa di ulteriori diminuzioni dei costi delle tecnologie utilizzate dovrebbe favorire il processo di espansione delle fonti di energia rinnovabile, anche indipendentemente dalle politiche adottate per contrastare i cambiamenti climatici. In particolare, secondo il Rapporto, sono previste riduzioni importanti dei costi per i biocarburanti di 2a generazione e per l’eolico off-shore. Queste le tecnologie analizzate: - Bioenergie, comprese le colture energetiche, le foreste, i residui agricoli e i cosiddetti biocarburanti di 2a generazione; - Energia Solare Diretta, inclusi il fotovoltaico e il solare a concentrazione. - Geotermia; - Idroelettrico, comprensivo sia di

grandi progetti per dighe e serbatoi, sia di piccoli progetti per mini-idrico da fiumi; - Energia degli Oceani, inclusa quella delle correnti e delle maree, nonché quella derivante dalle differenze di temperatura e salinità dell’acqua di mare, anche se sono attualmente in fase di progettazione e di studi-pilota; - Eolico, sia on-shore che off-shore. Attualmente le energie rinnovabili ricoprono il 13% del fabbisogno mondiale con punte del 19% per la produzione di elettricità, ma secondo il Rapporto “il potenziale tecnico delle energie rinnovabili (che è inferiore a quello teorico in quanto include già alcuni vincoli) supera di gran lunga la domanda attuale e futura dell’energia elettrica e termica a livello globale”. Solo utilizzando il 2,5% del potenziale energetico disponibile e le tecnologie attualmente in uso, si potrebbe soddisfare al 2050 la domanda energetica globale per circa l’80%. In generale, per l’IPCC le energie rinnovabili sono, tra tutte, la fonte energetica in crescita, al punto da superare in fatto di disponibilità quelle fossili sia a livello regionale che globale visto che “tutti i Paesi hanno accesso a una o più fonti di energia rinnovabile, a differen-

Ripartizione di fonti di energia nel rifornimento totale di energia primaria nel 2008. Le attuali biomasse contribuiscono per il 38% sulla quota totale di biomasse.

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za dei combustibili fossili e nucleari”, tanto che attualmente i Paesi in via di sviluppo ospitano il 50% della capacità globale di energia rinnovabile. Ne deriva, quindi, uno scenario energetico mondiale di maggior democrazia ed equità, che non deve essere trascurato. “Il ruolo potenziale delle tecnologie delle energie rinnovabili nel soddisfare i bisogni dei poveri e nell’alimentare la crescita sostenibile dei Paesi in via di sviluppo e delle economie sviluppate può innescare punti di vista fortemente polarizzati - ha dichiarato Youba Sokona, uno dei tre co-Presidenti dell’AWG III - Questo Rapporto IPCC per alcuni di questi offre molta della chiarezza necessaria a questo dibattito, al fine di informare i Governi sulle opzioni e le decisioni che saranno necessarie. Se si vuole realizzare collettivamente un mondo a basso tenore di carbonio, si deve sviluppare un percorso molto più equo ed efficiente delle risorse”. Inoltre, non deve essere trascurato l’enorme potenziale di mitigazione delle emissioni di gas serra: si può evitare l’immissione in atmosfera di più di 560 miliardi di tonnellate di CO2 tra il 2010 e il 2050 (per confronto: la Cina, il maggior inquinatore mondiale, emette ogni anno circa 7 miliardi e 700 milioni di tonnellate di CO2), un taglio che, secondo gli scienziati IPCC, consentirebbe di mantenere il livello di concentrazione di gas serra a 450 parti per milione, permettendo così di contenere l’aumento della temperatura globale entro i 2 °C, come stabilito dagli Accordi di Cancún “Con una coerente politica energetica e climatica a sostegno delle fonti energetiche rinnovabili si può contribuire sostanzialmente al benessere umano, sia con la fornitura di energia sostenibile che con la stabilizzazione del clima - ha ribadito Ottmar Edenhofer, un altro co-Presidente dell’AWG III - Tuttavia, il notevole aumento delle energie rinnovabili è tecnicamente e politica-

mente molto impegnativo”. Il Rapporto dell’IPCC sembrerebbe discostarsi dai risultati a cui è pervenuto il Rapporto pubblicato recentemente dal WWF International, con la collaborazione di ECOFYS e OMA, per il quale al 2050 tutta la domanda di energia globale potrebbe essere assicurata dalle fonti rinnovabili (cfr: “Nel 2050 il 100% di energia da fonti rinnovabili? È possibile!”, in Regioni&Ambiente, n.3 marzo 2011, pag. 48 e segg.). Ma, il Direttore Global Energy Policy del WWF International, Stephan Sin-

ger chiarisce che “L’IPCC fornisce un rapporto storico che dimostra la crescita rapida e il potenziale basso costo delle energie rinnovabili, ma purtroppo non conferma un percorso al 100% di energie rinnovabili entro il 2050. Il Rapporto del WWF aggiunge un pezzo mancante: una visione audace, con un calendario chiaro. Abbiamo la necessità di essere veloci se vogliamo affrontare i diversi e pressanti problemi, quali la sicurezza e l’efficienza energetica e, al contempo, mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto della soglia di pericolo di 2 °C”.

Sviluppo storico del rifornimento globale di energia primaria da energia rinnovabile dal 1971 al 2008. Nota: le tecnologie si riferiscono a unità verticali separate solo per motivi grafici. I dati sottostanti per figura sono stati convertiti con il metodo “equivalente diretto” di conteggio per il rifornimento di energia primaria, eccetto per il contenuto di energia di biocarburanti che è definito in termini di energia secondaria (la biomassa primaria utilizzata per produrre i biocarburanti sarebbe più elevata a causa delle perdite di conversione.

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Presentato un Rapporto dalla Pontificia Accademia delle Scienze

IL “TRISTE” DESTINO DEI GHIACCIAI DI MONTAGNA NELL’ANTROPOCENE Gli scienziati sottolineano l’impegno morale per affrontare le problematiche ambientali

“Noi invitiamo tutti i popoli e le nazioni ad una nuova consapevolezza degli impatti, gravi e potenzialmente irreversibili, del riscaldamento globale causato dall’emissione di gas serra e di altri inquinanti da parte dell’uomo e dai cambiamenti nell’uso del territorio. Invitiamo tutte le nazioni a sviluppare e ad implementare, senza ritardi, politiche efficienti ed eque per ridurre le cause e gli impatti del cambiamento climatico sulle comunità e sugli ecosistemi, compresi i ghiacciai di montagna ed i loro bacini, consapevoli che viviamo tutti in una stessa casa. Agendo subito, nello spirito di una responsabilità comune ma diversificata, accettiamo il nostro dovere verso il prossimo e verso la custodia di un pianeta benedetto dal dono della vita. Siamo tenuti ad assicurare che tutti gli abitanti del pianeta abbiano accesso al loro pane quotidiano, ad aria pulita da respirare ed acqua pulita da bere, essendo noi consapevoli che, se vogliamo giustizia e pace, dobbiamo proteggere l’habitat che ci sostiene. I credenti fra noi chiedono a Dio di esaudire questo nostro auspicio”.

La Pontificia Accademia delle Scienze ha presentato “Fate of Mountains Glaciers in the Anthropocene” (Il destino dei ghiacciai di montagna nell’Antropocene) che costituisce il risultato di un Workshop dallo stesso titolo svoltosi in Vaticano dal 2 al 4 aprile 2011. Il Rapporto, che prossimamente verrà presentato a Papa Benedetto XVI, è stato commissionato ad un gruppo internazionale di scienziati, esperti di glaciologia, climatologia, meteorologia, idrologia, fisica, chimica, alpinismo e giurisprudenza, che hanno sottoscritto la Dichiarazione che abbiamo riportato in epigrafe. Il gruppo di lavoro è stato presieduto dal Premio Nobel per la Chimica ed uno dei massimi esperti di Chimica dell’atmosfera Paul Crutzen e tra i suoi componenti vantava due italiani: il Premio Nobel per la Fisica, Carlo Rubbia e Sandro Fuzzi, esperto sui processi del clima dell’Istituto di Scienza dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISAC-CNR).

(Ajai, L. Bengtsson, D. Breashears, P.J. Crutzen, S. Fuzzi, W. Haeberli, W.W. Immerzeel, G. Kaser, C. Kennel, A. Kulkarni, R. Pachauri, T. Painter, J. Rabassa, V. Ramanathan, A. Robock, C. Rubbia, L. Russell, M. Sánchez Sorondo, H.J. Schellnhuber, S. Sorooshian, T. F. Stocker, L.G. Thompson, O.B. Toon, D. Zaelke)

Il Rapporto si incentra sui cambiamenti climatici e lo scioglimento dei ghiacciai, evidenziando come vi sia uno stretto collegamento di causa-effetto, indotto dalle attività dell’uomo: “gli impatti climatici ed ecologici di questa interferenza umana sul sistema Terra si protrarranno per molti millenni, tanto da far coniare un nuovo nome, Antropocene [ndr: il termine fu coniato nel 2000 da Crutzen per indicare una nuova epoca geologica in

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cui l’impatto delle attività umane è scientificamente equivalente a quello delle altre forze che hanno plasmato la superficie della Terra], per la nuova era geologica influenzata dall’attività umana nella quale viviamo”. I redattori scienziati hanno confermato che il volume dei ghiacciai si sta riducendo su tutto il Pianeta, con velocità più elevate alle quote più basse. La grande perdita di massa dei ghiacciai nelle regioni tropicali, temperate e polari è una delle evidenze più chiare di un cambiamento in atto nel sistema climatico, molto rapido ed esteso su scala globale. Lunghe serie temporali di misure indicano che la velocità di scioglimento è più che raddoppiata dall’inizio del secolo, contribuendo significativamente all’innalzamento del livello del mare. Il regresso dei ghiacciai nelle Alpi è stato osservato dalla fine della “piccola era glaciale” (prima parte del XIX secolo), ma la sua velocità, si afferma nel Rapporto, è aumentata notevolmente dagli anni ’80 e i ghiacciai alpini hanno già perso più del 50% della loro massa. Anche nella regione Hindukush-Himalaya-Tibet, migliaia di piccoli ghiacciai continuano a disgregarsi e costituiscono un pericolo per le comunità locali e per il numero ancora maggiore di coloro che dipendono dalle risorse idriche della montagna. Comunque, in tutte le catene montuose del mondo proiezioni attendibili indicano chiaramente che molte catene montuose in tutto il mondo potrebbero perdere frazioni rilevanti dei loro ghiacciai entro i prossimi decenni. “Il fenomeno dello scioglimento dei ghiacciai è tra le più visibili e rapide manifestazioni del cambiamento climatico e a esserne minacciati sono soprattutto i ghiacciai del Sud America e dell’Himalaya - ha osservato il Prof. Sandro Fuzzi - La situazione pone in pericolo la sopravvivenza delle popolazioni che dipendono da questa riserva di acqua dolce e impone azioni immediate per mitigare gli effetti dei cambiamenti e

per adottare appropriate strategie di adattamento ai fenomeni già in atto e a quelli dell’immediato futuro”. Ricordiamo che il CNR partecipa attivamente agli studi sugli effetti del global warming sui ghiacciai nell’ambito del Progetto SHARE (Stations at High Altitude for Research on the Environment), finanziato dal Ministero della Ricerca, in particolare con il laboratorio-osservatorio, installato sul monte Everest a quota 5.079 metri s.l.m. I cambiamenti osservati nelle caratteristiche dei ghiacciai sono dovuti, si legge nel Rapporto, ad una complessa serie di fattori causali che includono il forcing dovuto ai gas serra, insieme alle emissioni su larga scala di particelle carboniose e polveri che formano le cosiddette brown clouds, e ai cambiamenti associati del contenuto di energia e umidità dell’atmosfera su scala regionale, che determinano un significativo riscaldamento ad elevate altitudini. Gli autori del documento, sottolineano l’imperativo morale per la nostra società di affrontare le problematiche ambientali, raccomandando le azioni che possono contribuire a ridurre il fenomeno: I. Ridurre senza ulteriori indugi le emissioni di biossido di carbonio, usando tutti i mezzi possibili per conseguire gli ambiziosi obiettivi internazionali sui livelli tollerabili di aumento della temperatura globale per assicurare la stabilità del sistema climatico nel lungo periodo. II. Ridurre per lo meno del 50% la concentrazione Di inquinanti atmosferici che contribuiscono al riscaldamento globale (particelle carboniose, metano, ozono troposferico e idrofluorocarburi). III. Prepararsi ad adattarsi ai cambiamenti climatici, sia graduali che improvvisi, che la società non sarà in grado di mitigare.

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MANIFESTAZIONI E CONVEGNI

31 marzo 2011, INEA, Roma

FORESTE E MERCATO VOLONTARIO: CONNUBIO PER LA COMPENSAZIONE DELLA CO2

Opportunità per lo sviluppo economico e per il contenimento dei cambiamenti climatici di Micaela Conterio

dall’altro di carbon source, quando la respirazione e l’ossidazione delle piante supera la produttività primaria netta. Gli impegni internazionali assunti dal Governo italiano da un lato e il crescente interesse dell’opinione pubblica hanno favorito la nascita e lo sviluppo del Mercato Regolamentato delle Emissioni dai dettami di Kyoto, ma anche il parallelo Mercato Volontario delle Compensazioni.

Raoul Romano, Osservatorio Foreste INEA

Riflettori puntati sul sistema agro-forestale e il mercato volontario della compensazione della CO2 lo scorso 31 marzo a Roma in occasione del Convegno organizzato dall’Osservatorio Foreste dell’INEA, (Istituto Nazionale di Economia Agraria), dal titolo: “Mercato volontario per la compensazione della CO2: Opportunità per il settore agro-forestale?”. Che gli ecosistemi forestali rappresentino uno strumento indispensabile per la lotta al cambiamento climatico è ormai un fatto, non solo nel mondo accademico, scientifico e politico, ma anche presso il grande pubblico e i media. Questo perché il ruolo delle foreste all’interno del ciclo del carbonio è centrale, non solo in quanto magazzino terrestre per il carbonio, ma anche perché la loro estensione è pari a circa 4 miliardi di ettari. In base ai dati dell’Intergovernamental Panel on Climate Change (IPCC, 2007), infatti, nel 2005 le foreste contenevano 638.100 miliardi di tonnellate (Gt) di carbonio, quantitativo superiore a quello contenuto in atmosfera: 282.6000 Gt nella biomassa viva; 248.860 Gt nel suolo; 106.640 Gt nella lettiera. Senza trascurare il fatto non irrilevante che le foreste scambiano ingenti volumi di carbonio con l’atmosfera grazie alla fotosintesi e al rilascio di CO2 e altri gas (metano, ossido di carbonio e ossidi di azoto). Svolgono, quindi, un duplice ruolo: da un lato di carbon sink, quando il bilancio fra la CO2 emessa e assorbita è positivo;

In quest’ottica deve essere letta la Manifestazione organizzata dall’INEA, che ha rappresentato un momento di incontro per far il punto della situazione ed elaborare proposte e strategie per la lotta al cambiamento climatico. Grazie al Mercato volontario dei crediti di carbonio sorgono nuovi protocolli, alleanze, e progetti con grandi potenzialità di sviluppo. Ma procediamo con ordine: Cosa si intende per credito di carbonio? È il corrispettivo d’una tonnellata di anidride carbonica equivalente (tCO2eq), non emessa in atmosfera, da qualsiasi attività realizzata attraverso investimenti specifici, contrattabile sul mercato. Sembrerebbe molto complicato, ma in realtà è reso possibile sia con progetti mirati alla riduzione delle proprie emissioni (emissione di CO2 evitata) sia con la compensazione della parte in esubero con azioni di assorbimento di CO2 (forestazione, riduzione della deforestazione e della degradazione delle foreste). Nonostante le enormi potenzialità, sono presenti numerosi criticità derivanti da una scarsa regolamentazione di riferimento, standard e certificazioni univoche per tutto il territorio nazionale. Proprio per questo motivo esistono diverse tipologie di credito: sette riconosciute dal Protocollo di Kyoto, distinte in base alla provenienza, alla computabilità rispetto all’obiettivo di riduzione del CO2 ed alla scambiabilità e trasferibilità al successivo periodo di adempimento. Quelli derivanti da progetti volontari, invece, vengono definiti Voluntary Emissions Reductions (VERs) o Emission Reduction, se non verificati da un ente terzo, o diversamente, se verificati, Verified Emission Reduction (VER). Per quanto riguarda le transazioni dei crediti del Mercato volontario globale bisogna tener presente che si inseriscono sia nel sistema statunitense Chicago Climate Exchange (CCX), cui partecipano imprese, associazioni, università, municipalità, grazie all’adesione a impegni di riduzione, sia nel sistema Over The Counter (OTC), comprendente quei soggetti che non rispondono a regole comuni. In questo modo le organizzazioni, le imprese e i singoli cittadini possono investire in progetti, centrando l’obiettivo del contenimento delle emissioni. “L’azzeramento totale o parziale delle proprie emissioni - ha dichiarato Raoul Romano, ricercatore dell’Osservatorio Foreste INEA e coordinatore del Convegno - rappresenta per imprese e aziende un fattore sempre più importante di mar-

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keting e competitività, potendo diventare, nel medio-lungo periodo, anche una strategia di riduzione dei costi di produzione. Nel mondo imprenditoriale l’incremento dell’interesse registrato negli ultimi anni per azzerare volontariamente le proprie emissioni permette di qualificare l’investitore o i prodotti e servizi da questi forniti, con riconoscimenti di mercato rientranti negli strumenti di green marketing”. Inoltre, va menzionata l’ipotesi di un reddito aggiuntivo per gli imprenditori e/o proprietari agricoli e/o forestali, derivante dal servizio ecosistemico fornito e dalla conseguente vendita dei crediti prodotti grazie al loro lavoro di gestione che garantisce un aumento dello stock di carbonio nella biomassa epigea, ipogea, nella lettiera e nel suolo. La Manifestazione ha posto l’accento sulla situazione in Italia: dal 2003 ad oggi, infatti, è cresciuto notevolmente il numero degli accordi volontari sottoscritti tra chi fornisce crediti di carbonio e chi vuole ridurre e/o compensare le proprie emissioni. Questo accade grazie alle numerose iniziative avviate da diversi soggetti privati ed enti locali. Nonostante tutto, la situazione però è alquanto complicata e poco chiara, a causa della mancanza di un sistema di regole universalmente condivise e in linea con gli obblighi assunti a livello internazionale. Riforestazione e gestione forestale, ad esempio, vengono sfruttati dal Governo italiano esclusivamente per adempiere agli impegni di Kyoto. Nell’ottica del post 2012, sarebbe opportuno che il Mercato

volontario ricevesse, da parte degli organismi politici un maggiore riconoscimento, come efficace strumento per la gestione attiva del patrimonio forestale e del territorio e per la tutela e conservazione ambientale. Nel concreto quali interventi sarebbe utile attuare? È essenziale, quindi, prima di tutto, elaborare delle linee guida nazionali, sulla normativa per il Mercato degli Accordi Volontari, che da un lato siano condivise da tutti i soggetti interessati e coinvolti e dall’altro siano conformi a quelle internazionali. Diventa, quindi, indispensabile favorire presso imprenditori la produzione di crediti di carbonio da vendere sul Mercato volontario, con il ritorno di un consistente reddito aggiuntivo. È implicita in quest’ottica anche la creazione di un sistema di registrazione unico e univoco dei crediti di carbonio, onde evitare le doppie contabilizzazioni. La diretta conseguenza è la promozione dell’etica dell’azzeramento e del green marketing, attraverso l’aumento del numero di accordi volontari stipulati. Diventa essenziale, quindi, continuare nell’opera di sensibilizzazione delle amministrazioni, del mondo produttivo e della società civile sulla indispensabilità di comportamenti responsabili e sulla possibilità di avviare azioni volontarie per la compensazione delle proprie emissioni. Alla luce di queste considerazioni si fa pressante l’esigenza di una maggiore consapevolezza da parte di amministrazioni, proprietari e gestori di foreste del ruolo ricoperto dal Mercato volontario nella lotta ai cambiamenti climatici.

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ENERGIE ALTERNATIVE E RINNOVABILI

Presentato il Rapporto 2010 di The Pew Charitable Trusts

CHI STA VINCENDO LA CORSA DELL’ENERGIA PULITA?

L’Italia meridionale avrebbe raggiunto la grid parity per il fotovoltaico

In meno di un decennio, l’energia pulita si è sviluppata da piccolo settore di nicchia a significativa fonte di commerci, investimenti, produzioni e posti di lavoro. “Il settore dell’energia pulita sta emergendo come uno dei più dinamici e competitivi del mondo, testimoniando un incremento dal 2004 del 630% in termini di finanziamenti ed investimenti - ha dichiarato Phyllis Cuttino, Direttrice del Pew’s Clean Energy Program Nel 2010 i finanziamenti e gli investimenti hanno raggiunto la cifra record di 243 miliardi di dollari, con il 30% in più rispetto al 2009”. Tali considerazioni emergono, infatti, dal Rapporto 2010 “Who’s Winning the Clean Energy Race?” (Chi sta vincendo la corsa dell’energia pulita?) presentato il 29 marzo da The Pew Charitable Trusts, Organizzazione indipendente senza scopo di lucro e ONG, fondata nel 1948, la cui attuale missione è di servire il pubblico interesse, “migliorando la politica pubblica, informando l’opinione pubblica e stimolando la vita civile”. Il Report ha esaminato gli aspetti legati ai finanziamenti, agli investimenti e alle tendenze tecnologiche relativamente alla produzione di energia pulita nei 20 Paesi facenti parte del G20, che sono i maggiori sostenitori delle energie pulite dal momento che vi hanno investito nel 2010 la cifra di 198 miliardi di dollari, pari a circa il 90% degli investimenti globali, con il 48% di questi che sono stati attratti entro i confini dell’Unione europea che si è confermata la regione leader per i finanziamenti all’energia pulita, soprattutto per gli investimenti in impianti solari di piccola taglia che sono raddoppiati rispetto al 2009.

La regione Asiatica, tuttavia, sta colmando rapidamente il divario e si prevede che nei prossimi anni, se non addirittura mesi, diventerà il centro di gravità per gli investimenti nell’energia pulita, avendo avuto già nel 2010 un aumento del 33% di investimenti pari a 82 miliardi di dollari. Anche l’America Latina sta mostrando una certa vivacità, con Argentina (115%) e Brasile (81%) a guidare la corsa. Secondo il Rapporto, Cina, Germania, Italia ed India sono risultati i Paesi che hanno attirato maggiormente i finanziamenti a seguito delle loro politiche nazionali di supporto degli standard di energia rinnovabile, degli obiettivi di riduzione del carbonio e/o degli incentivi per gli investimenti e la produzione che danno certezza a lungo termine agli investitori, mentre vi è una certa ambiguità nelle politiche per l’energia pulita negli USA e in Gran Bretagna che ha indotto gli investitori a cercare

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opportunità altrove. La Cina, come nel 2009, è risultato il Paese che ha attratto maggiormente gli investitori con 54,4 miliardi di dollari, portando in borsa le società produttrici di energia pulita (il 50% dei componenti per turbine eoliche e pannelli solari è prodotto in Cina). Un esempio illustre dell’impegno delle Autorità cinesi per una conversione per le energie pulite, oltre all’adozione recente del Piano di sviluppo quinquennale (cfr: “Il Dragone si fa più verde”, in Regioni&Ambiente, n. 4 aprile 2011, pagg. 10-11) viene offerto da Rizhao, città di 3 milioni di abitanti nella provincia settentrionale dello Shandong, dove l’amministrazione locale si è convertita radicalmente al solare, sostenuta anche da incentivi privati e grazie a facilitazioni alle imprese. Nella “Città del futuro”, come è stata ribattezzata Rizhao, il 99% degli edifici cittadini è dotato di pannelli fotovoltaici e solari termici per il riscaldamento; 6.000 abitazioni usano l’energia solare per cucinare; 60.000 fattorie ne usufruiscono per la produzione rurale; l’illuminazione e la segnaletica stradale sono alimentate dall’energia solare. La Germania è passata al secondo posto, con 41,2 miliardi di dollari, soprattutto grazie alla forte performance degli impianti di distribuzione dell’energia solare. Gli Stati Uniti con 34 miliardi di dollari di investimenti totali sono scesi al terzo posto per gli investimenti totali (erano al primo nel 2008), con una contrazione del 50% nella produzione di energia eolica. Secondo Michael Liebreich, Amministratore delegato di Bloomberg New Energy Finance “Gli USA, che rimangono leader mondiale per gli investimenti nell’innovazione e nell’efficienza


I PAESI AL TOP DEGLI INVESTIMENTI NELL’ENERGIA PULITA

Fonte: Pew Report 2010

energetica, non hanno creato una domanda per lo sviluppo dell’energia pulita, perdendo così terreno nelle opportunità di attrarre investimenti, di creare capacità produttive e di stimolare la crescita di posti di lavoro”. Quindi, l’Italia è balzata al quarto posto dall’ottavo che occupava nel 2009, con 13,9 miliardi di dollari di investimenti di cui 6,47 miliardi nel fotovoltaico (+100%) e 3,38 nell’eolico. Colpisce che, secondo The Pew Charitable Trusts, l’Italia avrebbe colto, primo Paese al mondo, “la grid parity del fotovoltaico nelle regioni meridionali, a seguito dei prezzi elevati dell’elettricità e della buona insolazione” (ndr: Ricordiamo che la grid parity è il momento in cui il costo dell’energia fotovoltaica eguaglia o è minore di quella prodotta da fonti tradizionali). Allora, è molto più vicina la cessazione del Conto Energia per il settore di quanto non sia stata prevista? Tra le varie tecnologie, il Fotovoltaico con un totale di 79 miliardi di dollari è cresciuto di più (53%), trainato da progetti residenziali di piccole dimensioni (meno di 1 MW) e da tariffe incentivanti che garantiscono il pagamento di

un tasso fisso dei prezzi per l’energia prodotta da fonti pulite. Anche l’Eolico ha mantenuto una buona crescita (34%), mentre i Biocarburanti hanno avuto i minori investimenti dal 2005, a seguito di una produzione di biocarburanti tradizionali superiore alla capacità di assorbimento del mercato e di una nuova generazione di biocarburanti non ancora pronta. Non sono stati presi in considerazione gli altri settori delle rinnovabili, così come efficienza energetica e trasporti hanno avuto solo qualche cenno nella relazione, ma i numeri erano incompleti per le dichiarate difficoltà a determinarne le spese ed investimenti, che erano l’oggetto principale del Rapporto.

DISTRIBUZIONE DEGLI INVESTIMENTI IN ITALIA PER SETTORI (2005-2010)

Fonte: Pew Report 2010

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Roma, 18-19 aprile 2011

II CONFERENZA NAZIONALE SULLE RINNOVABILI TERMICHE Opportunità e prospettive di valorizzazione del comparto termico di Agnese Mengarelli

Riformare il sostegno alle rinnovabili e all’efficienza energetica per raggiungere gli obiettivi europei; alleggerire la bolletta energetica; creare occupazione senza distruggere l’agricoltura e il paesaggio: sono stati questi gli argomenti affrontati durante la II Conferenza Nazionale sulle Rinnovabili Termiche, che si è tenuta a Roma con lo scopo di sollecitare il dibattito su un settore ancora poco noto all’opinione pubblica, ma che, secondo i piani del Governo, deve contribuire per il 44% all’obiettivo nazionale di energia da rinnovabili al 2020. Il Convegno, al quale sono intervenuti i rappresentanti del Governo, del Parlamento, le Aziende e le principali Associazioni del settore, è stato organizzato da Amici della Terra, la rappresentanza italiana di Friends of the Earth International, uno dei network ambientalisti più diffusi nel mondo, attivo in Italia dal 1978 e riconosciuto dal Ministero dell’Ambiente, che promuove politiche e comportamenti orientati alla protezione dell’ambiente e allo sviluppo sostenibile, attraverso campagne di opinione, convegni, progetti di educazione ambientale e iniziative sul territorio. L’Associazione si distingue per un approccio razionale ai problemi, affrontandoli in modo non dogmatico e libero da pregiudizi ideologici o da interessi particolari. Secondo Amici della Terra, la produzione e il recupero di calore sono destinati a fornire il contributo più rilevante per il raggiungimento dell’obiettivo del 44% di energia rinnovabile al 2020, con importanti ricadute economiche, ambientali e sociali. Per questo motivo la II Conferenza Nazionale sulle Rinnovabili Termiche, suddivisa in due giornate, è stata l’occasione per promuovere questo tipo di energie in un contesto di accelerazione degli interventi di efficienza e risparmio energetico. La prima giornata del Convegno, attraverso l’illustrazione di oltre 50 casi

studio, ha cercato di diffondere la conoscenza delle principali tecnologie a rinnovabili termiche, evidenziando il loro potenziale applicativo, la loro convenienza economica e i benefici per gli utenti e per la collettività. In particolare, è stata posta attenzione sui casi studio legati all’agricoltura, per il suo ruolo chiave nel favorire uno sviluppo delle energie rinnovabili basato sul recupero e valorizzazione energetica dei residui agricoli, piuttosto che sulla diffusione incontrollata di impianti industriali incompatibili con le caratteristiche del territorio agricolo e del paesaggio nazionale. La seconda giornata, con un’ottica più politica e meno tecnica, è stata invece dedicata alle novità introdotte dal nuovo Decreto Legislativo 28/2011 di recepimento della direttiva 2009/28/CE sulle fonti rinnovabili, con particolare riferimento alle rinnovabili termiche e all’efficienza energetica. Le principali Associazioni del settore hanno espresso la loro opinione sulle nuove norme e hanno presentato le loro proposte per i decreti attuativi del Governo. Sebbene i dati ufficiali al momento disponibili si basino su stime, il settore

delle rinnovabili termiche è in continua crescita. “Il Piano Nazionale per le Fonti Rinnovabili (PAN 2010) riporta consumi di rinnovabili termiche nel 2009 per 3,4 Mtep (rinnovabili elettriche 5,4 Mtep, biocarburanti 1,0 Mtep) con un contributo del 34% rispetto al totale delle rinnovabili. - ha sottolineato il Responsabile Studi degli Amici della Terra, Andrea Molocchi - La Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia (FIRE) ritiene che questo dato sia sottostimato per almeno 5 Mtep (a causa dell’autoconsumo di legna da ardere) e che l’Italia dovrà necessariamente correggere questa sottostima nei prossimi anni, così come hanno già fatto Germania e Francia. Tenuto conto di un incremento di 0,5 Mtep fra il 2009 e il 2010, l’attuale stima dei consumi delle rinnovabili termiche nel 2010 è di 9,5 Mtep, di cui 7,9 Mtep per le biomasse, 1,3 Mtep per le pompe di calore, 0,23 Mtep per la geotermia e 0,11 Mtep per il solare termico. Il consumo di energia rinnovabile per il riscaldamento nel 2010 è pertanto oltre il doppio di quello riportato dal PAN (3,9 Mtep) e inficia la credibilità dell’obiettivo indicato per le rinnovabili termiche (10,5 Mtep), che è praticamente quasi raggiunto.”

RINNOVABILI TERMICHE AL 2020: Confronto fra il potenziale secondo l’industria (19,6 Mtep) e il PAN (10,5 Mtep)

Fonte: amici della Terra - Seconda Conferenza Nazionale sulle Rinnovabili Termiche, 19 - 20 Aprile 2011, in base a dati UGI, FIRE, Coldiretti, CoAer e Assolterm

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Il potenziale applicativo e di penetrazione delle principali tecnologie a rinnovabili termiche è particolarmente elevato ed è dimostrato dalle best practices e dai casi studio nazionali legati a solare termico, geotermia e pompe di calore. Dai dati delle aziende del settore, un impianto solare termico per la produzione di acqua calda sanitaria può permettere risparmi di energia che si aggirano in genere sul 70 - 80 %. La solarizzazione decennale dell’Italia attraverso l’installazione di 20 milioni di mq di impianti solari termici (pari a circa 500 mila impianti all’anno) eviterebbe 3,85 milioni di tonnellate di emissioni di CO2, senza contare il risparmio economico in bolletta (si produrrebbero gratis circa 14.000 MWh all’anno) e un rilancio occupazionale del settore pari a circa 50.000 unità in 10 anni. Il solare termico è oggi utilizzato quasi esclusivamente per la produzione di acqua calda sanitaria ad uso residenziale, ma esistono numerose altre applicazioni della tecnologia solare, ad oggi poco diffuse, come il riscaldamento delle piscine, l’integrazione nelle reti di teleriscaldamento e teleraffrescamento, la climatizzazione estiva e il riscaldamento o la refrigerazione per usi industriali. Anche le potenzialità delle pompe di calore sono molto elevate nell’ambito dell’efficienza energetica e nell’utilizzo ottimale dell’energia rinnovabile. I casi presentati hanno illustrato delle eccellenti realizzazioni a pompa di calore, attuate sull’intero territorio nazionale, e come questa eclettica tecnologia può essere abbinata e dialogare con sistemi energetici complessi che ne amplificano le rese, aumentando il comfort e abbattendo sensibilmente le emissioni di CO2 che spesso affliggono i nostri centri urbani. L’aspetto più innovativo di questi impianti è rappresentato dall’integrazione tra il solare termico e il geotermico. Un impianto geotermico consente di

utilizzare il calore naturale immagazzinato sotto la superficie terrestre per riscaldare e/o raffreddare gli edifici. Grazie a una pompa di calore è infatti possibile estrarre calore dal terreno durante l’inverno per riscaldare degli ambienti e, per converso, cedere calore d’estate per raffrescare gli stessi ambienti. In questo modo il naturale gradiente del terreno non subisce particolari modifiche in quanto il calore prelevato in inverno viene bilanciato da quello ceduto in estate. L’agricoltura, attraverso il recupero energetico dei residui delle proprie attività e dei reflui zootecnici, e la crescita delle attività forestali, è il primo settore che può ambire all’autosufficienza energetica mediante l’uso delle rinnovabili e in particolare delle biomasse. Su questo argomento si focalizza, tra l’altro, la revisione della PAC (Politica Agricola Comunitaria) per il periodo di programmazione successivo al 2013. Occorre sottolineare che la grande discriminante è la filiera corta, ossia un ambito locale di produzione ed utilizzo delle biomasse; in questo contesto, infatti, occorre limitare i trasporti del biocombustibile: il consumo di combustibile fossile per autotrasporto non dovrebbe essere superiore al 2 % del contenuto energetico della biomassa! I sistemi di cogenerazione di piccola taglia alimentati a biomassa solida possono concretamente essere inseriti in una logica di filiera corta che va dal legno all’energia (elettrica e termica); si pensi, ad esempio, alla valorizzazione di biomasse di scarto di origine agricola o forestali e provenienti da piantagioni dedicate (short rotation forestry), per soddisfare una rete di utenze locali per uso termico ed elettrico. Per quanto concerne l’efficienza delle conversioni energetiche, si deve promuovere l’aumento del rendimento complessivo degli usi termici della biomassa, soprattutto in ambito civile e domestico, elevandolo significativamente dal suo valore medio attuale del 25%. In questo ambito è indispensabi-

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le diffondere tecnologie efficienti, ed anche integrare le tecniche di impiego delle biomasse legnose con quelle che utilizzano fonti fisiche come il solare termico e le pompe di calore. Durante la seconda giornata, l’attenzione si è focalizzata sulle proposte delle principali Associazioni delle rinnovabili termiche per i meccanismi di incentivazione che saranno oggetto dei Decreti Attuativi da varare nei prossimi mesi. “Al centro del dibattito della Conferenza sono gli incentivi per le rinnovabili termiche e per gli interventi di efficienza energetica necessari per realizzare gli obiettivi al 2020 di rinnovabili e di risparmio energetico dell’Italia. - ha dichiarato il Presidente di “Amici della Terra”, Rosa Filippini - In particolare, il contenimento della domanda di energia, qualunque sia la modalità per soddisfarla, è diventato prioritario nel nuovo scenario energetico mondiale emergente dopo il disastro nucleare in Giappone. Ci troviamo tuttavia in una situazione paradossale dove, su tavoli separati col Governo, l’industria del fotovoltaico chiede sacrifici ai consumatori per i prossimi 25 anni dell’ordine di 116 miliardi, cioè quasi 2.000 Euro per abitante, per realizzare installazioni energetiche principalmente di tipo speculativo, a bassa intensità occupazionale e con un impatto sulla qualità del paesaggio. La Seconda Conferenza Nazionale sulle Rinnovabili Termiche ha invece evidenziato che sono a portata di mano alternative tecnologiche in campo energetico, che possono offrire opportunità di un reale sviluppo per l’economia italiana, basate sulle rinnovabili termiche e sull’efficienza energetica, settori in cui l’industria italiana presenta posizioni di primato. Investire in Italia su queste soluzioni significa offrire opportunità competitive in ambito mondiale.” Inevitabile, quindi, la polemica sulla questione del finanziamento dei provvedimenti di incentivazioni, sollevata dal dibattito sul rapporto costo/efficacia


delle diverse opzioni di sviluppo basate sulle rinnovabili e sull’efficienza energetica. Le detrazioni fiscali del 55% costituiscono il più generoso strumento di incentivazione mai messo in campo dal Governo, per promuovere l’efficienza energetica e lo sviluppo economico sostenibile nel sistema immobiliare italiano. Il gradimento del pubblico è stato superiore ad ogni aspettativa, tanto che dal 2007 al 2010, quindi in quattro anni, hanno beneficiato della detrazione del 55% circa un milione di cittadini. Eppure, da una valutazione di prima approssimazione, dei costi cumulati per l’incentivazione delle fonti energetiche rinnovabili, si evince che le rinnovabili termiche sono ancora “trascurate”. Ipotizzando che gli obiettivi previsti dal Piano di Azione Nazionale vengano raggiunti senza variare sostanzialmente i meccanismi di incentivazione attivi nel 2010 (certificati verdi, tariffa onnicomprensiva, conto energia per le fonti energetiche rinnovabili elettriche e detrazione del 55% per le fonti energetiche rinnovabili termiche) il costo complessivo di incentivazione risulterebbe prossimo ai 200 miliardi di Euro. “Oltre a trattarsi di una cifra ingente risulta palesemente mal distribuita, vengono infatti premiate le fonti energetiche rinnovabili che comportano elevati costi per l’importazione dei componenti (fotovoltaico ed eolico), mentre le risorse destinate alle fonti energetiche rinnovabili termiche, che potrebbero vedere l’industria nazionale in prima fila, sono insignificanti - ha sottolineato Alberto Rota, Docente al Dipartimento di Energia del Politecnico di Milano L’attuale “pausa di riflessione” potrebbe quindi rivelarsi molto utile se contribuirà a rivedere profondamente l’intero sistema di incentivazione, bilanciando la situazione attuale e tenendo conto in primo luogo degli interessi dell’utente del sistema energetico e, in secondo, quelli dell’industria italiana.”

PIANO DI AZIONE NAZIONALE. Contributi delle varie FER e stima degli incentivi

Fonte: amici della Terra - Seconda Conferenza Nazionale sulle Rinnovabili Termiche, 19 - 20 Aprile 2011, in base a dati UGI, FIRE, Coldiretti, CoAer e Assolterm

Dai dati, presentati alla Conferenza da Ricerche per l’economia e la finanza Srl (REF), Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia (FIRE) e Ricerca sul Sistema Energetico Spa (RSE), emerge che l’Italia può ampiamente realizzare l’obiettivo delle rinnovabili, puntando principalmente su quelle termiche che, presentando un indicatore di resa di energia rinnovabile per ogni euro di incentivo circa otto volte superiore alla resa energetica del fotovoltaico (4,0 kg equivalenti al petrolio contro 0,5 kg equivalenti al petrolio/euro), e appena inferiore alla resa energetica unitaria degli interventi di efficienza (4,5 kg equivalenti al petrolio risparmiati per ogni euro di incentivo), rimangono i più convenienti di tutti. Anche per quanto riguarda i benefici occupazionali attesi, i dati sulle rinnovabili termiche (300.000 addetti diretti, inclusi quelli in agricoltura per

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l’approvvigionamento delle biomasse + almeno altrettanti di indotto) evidenziano un indicatore di 85 addetti per ogni milione di Euro di incentivo, contro i 68 addetti delle misure di efficienza energetica (dati del pacchetto Confindustria) e appena 1,3 addetti per il fotovoltaico (dati Assosolare). Per quanto riguarda la produzione di energia da biomasse, secondo la Federazione Italiana Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili (FIPER), esse rappresentano una fonte programmabile nell’uso, ma non vanno sprecate impiegandole, ad esempio, in impianti di produzione di sola energia elettrica, che rappresentano un assurdo, dal momento che per ogni kW/ora di energia elettrica prodotto se ne generano comunque 4 di energia termica. “Si tratta di uno spreco inaccettabile che per altro è figlio degli incentivi erogati a favore della produzione di


energia elettrica da fonte rinnovabile che, qualora venissero meno, renderebbero l’attività di impresa antieconomica per l’insostenibilità dei costi di approvvigionamento della biomassa legnosa. - ha affermato il Presidente FIPER, Walter Righini - Per noi la parola chiave è la cogenerazione di energia elettrica e termica al contempo”. Con l’approvazione del Decreto Legislativo n. 28 del 2011, il legislatore ha dato finalmente il giusto peso alle rinnovabili termiche e al contributo significativo che possono dare al raggiungimento degli obiettivi al 2020. In particolare, il Decreto introduce esplicitamente un incentivo strutturale per gli impianti di piccola taglia alimentati da fonti rinnovabili termiche. Tale incentivo, una sorta di “conto energia termico”, non è stato ancora definito nei suoi dettagli (valore, requisiti tecnici, monitoraggio, erogazione, ecc.); questi saranno, infatti, oggetto di successivi decreti attuativi, che saranno

emanati entro sei mesi dall’entrata in vigore del decreto. Secondo il Presidente di ASSOLTERM, Sergio D’Alessandris, “i prossimi mesi saranno cruciali per definire modalità di implementazione che rendano il meccanismo di incentivazione semplice e appetibile per l’utente finale, di facile applicazione per gli amministratori pubblici, affidabile e che garantisca il raggiungimento degli obiettivi al 2020 che, lo ricordiamo, per il solare termico sono pari a 1,6 Mtep.” Della stessa opinione anche Rosa Filippini, Presidente degli Amici della Terra, secondo la quale “il Governo deve porsi il problema della regia, a partire dagli incentivi, perché nell’attuale quadro di crisi economica ed energetica non è possibile accontentare tutti. Occorre applicare dei criteri di costo/beneficio. Dall’analisi dei dati disponibili, peraltro forniti dalle stesse Associazioni industriali, che sostengono le proposte in discussione, si evince che la

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priorità dovrebbe essere il contenimento dei consumi di combustibili fossili attraverso l’accelerazione degli investimenti di efficienza energetica e la diffusione delle rinnovabili per il riscaldamento; se poi avanzerà disponibilità a pagare da parte dei consumatori, si potranno anche incentivare ulteriori pannelli fotovoltaici, purché integrati sui tetti degli edifici.” Lo sviluppo di tecnologie che possono rendere economico l’uso di rinnovabili termiche è un settore della ricerca molto attivo e che, negli ultimi decenni, ha avuto risultati rivoluzionari. L’elaborazione dei decreti attuativi del D.Lgs 28/2011 può rappresentare l’occasione per delineare una strategia energetica di qualità, che apra finalmente la strada all’uso razionale e sostenibile dell’energia e che tenga conto del potenziale effettivo delle diverse fonti e dell’impatto sul territorio, limitando il rischio di speculazioni a spese di utenti e consumatori.


La Commisione UE propone la revisione della Direttiva sulla tassazione dell’Energia

MENO TASSE PER EFFICIENZA ENERGETICA E PRODOTTI ECOSOSTENIBILI Avviata la Consultazione pubblica dal MEF- Dipartimento Finanze

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze - Dipartimento Finanze ha aperto l’11 maggio 2011 una Consultazione pubblica sulla proposta della Commissione UE di rivedere la Direttiva 2003/96/CE sulle modalità di tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità, invitando tutti gli interessati ad inviare contributi ed osservazioni ritenuti utili entro il 20 giugno 2011, che non devono necessariamente riguardare tutti gli aspetti della proposta, ma possono essere limitati a quelli di interesse personale. Nel caso in cui il contributo riguardi più aspetti, fa sapere il Dipartimento delle Finanze, è preferibile indicarne l’ordine di importanza. Si richiede, inoltre, di specificare gli argomenti a cui i contributi si riferiscono, il punto della

relazione, il considerando o l’articolo di riferimento. Rinviando il lettore al sito: www.finanze.it/export/finanze/Per conoscere il fisco/consultazione/index.htm, sia per inviare un contributo che per scaricare la proposta di revisione della Direttiva, in questa sede ci limitiamo ad un’analisi sommaria delle motivazioni sottese e degli aspetti caratterizzanti della stessa. La Proposta di Direttiva di modifica della Direttiva 2003/96/CE sulla tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità che la Commissione europea ha presentato il 13 aprile 2011, si è resa necessaria per ristrutturare i regimi fiscali per i prodotti energetici, eliminando gli attuali squilibri e tenen-

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do conto sia delle emissioni di CO2 ad essi imputabili, sia del loro contenuto energetico. Le imposte vigenti sull’energia sarebbero divise in due componenti che, insieme, andrebbero a determinare l’aliquota d’imposta totale da applicare al prodotto. La Commissione intende in tal modo promuovere l’efficienza energetica e il consumo di prodotti più compatibili con l’ambiente, oltre ad evitare distorsioni della concorrenza nel mercato unico. Grazie alla proposta, gli Stati membri potranno ridefinire i loro regimi tributari in modo da concorrere alla crescita e all’occupazione, trasferendo il carico fiscale dal lavoro al consumo. “La riforma del sistema di tassazione dell’energia giunge proprio al momen-


to opportuno, quando gli Stati membri, nel definire le proprie strategie per uscire dalla crisi e conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020, esortano ad agire per ridurre la dipendenza dai combustibili e dai carburanti fossili - ha dichiarato Algirdas Šemeta, Commissario UE per la fiscalità e l’unione doganale, l’audit e la lotta antifrode Per raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati in materia di clima ed energia è necessario praticare una tassazione equa e trasparente dell’energia. Questa proposta, vista sullo sfondo della nostra meta comune, vale a dire la realizzazione di un’economia dell’UE più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitiva, dà un forte segnale del prezzo del carbonio alle imprese e ai consumatori e offre peraltro l’opportunità di spostare la pressione fiscale dal lavoro al consumo, per favorire una tassazione foriera di crescita”. Per allineare completamente la tassazione del contenuto energetico sono previsti lunghi periodi transitori, fino al 2023, in modo da lasciar tempo al settore di adeguarsi al nuovo regime. La tassazione dei prodotti energetici è in certa misura armonizzata a livello dell’UE, in quanto la Direttiva in vigore fissa già ora aliquote minime per i prodotti energetici utilizzati come carburanti per motori e come combustibili per riscaldamento e per l’elettricità, ma è divenuta obsoleta e incoerente. La tassazione basata sulla quantità dei prodotti energetici consumati non può servire a far realizzare gli obiettivi dell’UE in fatto di clima ed energia, né offre incentivi economici che stimolino la crescita e la creazione di posti di lavoro. La tassazione dei prodotti energetici deve piuttosto considerare il loro contenuto energetico e l’impatto che essi hanno sull’ambiente. La Direttiva riveduta sulla tassazione dell’energia consentirà agli Stati membri di avvalersi al meglio della tassazione e, in ultima istanza, favorire la “crescita sostenibile”. A tal fine la Commissione propone di scindere l’aliquota minima in due parti: - una parte, basata sulle emissioni di CO2 rilasciate dal prodotto energetico, ammonterebbe a 20 euro per tonnellata di CO2; - l’altra sarebbe basata sul contenuto energetico, ossia sull’energia effettiva generata dal prodotto misurata in gigajoule (GJ), e corrisponderebbe a 9,6 euro/GJ per i carburanti per motori, e 0,15 euro/GJ per i combustibili per riscaldamento, che si

applicherebbe a tutti i carburanti e combustibili utilizzati per i trasporti e il riscaldamento. Secondo quanto previsto dalla proposta di modifica verranno rivisitati i livelli minimi di imposizione per garantire che riflettano le emissioni di CO2 e il potere calorifico netto in modo uniforme per le diverse fonti di energia. La proposta precisa che nel fissare i livelli di tassazione nazionali, gli Stati membri riproducano il rapporto esistente tra i livelli minimi di imposizione fissati nella Direttiva sulla tassazione dell’energia per le diverse fonti di energia. Secondo quanto chiarito dalla Commissione europea questo requisito è inteso ad assicurare che il trattamento uniforme delle fonti di energia si applichi anche ai livelli di tassazione fissati a livello nazionale. Con la proposta di modifica viene abolita l’attuale distinzione tra usi commerciali e usi privati dei prodotti energetici utilizzati per il riscaldamento e l’elettricità. Fra le intenzioni dichiarate dalla Commissione vi è quella di ridurre l’esenzione fiscale di cui all’articolo 14, paragrafo 1, lettera a) della Direttiva 2003/96/CE secondo cui: “comma 1: […] gli Stati membri esentano dalla tassazione i prodotti elencati in appresso, alle condizioni da essi stabilite al fine di garantire un’agevole e corretta applicazione delle esenzioni stesse e di evitare frodi, evasioni o abusi: a) i prodotti energetici e l’elettricità utilizzati per produrre elettricità e l’elettricità utilizzata per mantenere la capacità di produrre l’elettricità stessa. Gli Stati membri hanno tuttavia la facoltà di tassare questi prodotti per motivi di politica ambientale, prescindendo dai livelli minimi di tassazione stabiliti nella presente direttiva. In tal caso l’imposta su detti prodotti non rientra nel calcolo del livello minimo di tassazione sull’elettricità stabilito all’articolo 10”. Tale previsione verrebbe parzialmente compensata dall’aggiunta di un nuovo punto all’articolo 14 della stessa Direttiva che introduce un’esenzione fiscale temporanea di 8 anni per l’elettricità prodotta sulla costa e direttamente erogata alle imbarcazioni ormeggiate in un porto. La Commissione intende introdurre un credito d’imposta relativo alla tassazione legata alla CO2 per gli impianti appartenenti a settori o sottosettori considerati esposti a un rischio significativo di rilocalizzazione. La nuova proposta prende in con-

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siderazione anche gli aspetti sociali conseguenti, lasciando agli Stati membri la facoltà di esentare interamente da imposte l’energia consumata dai nuclei famigliari a fini di riscaldamento, indipendentemente dal prodotto energetico utilizzato. Secondo la Commissione UE, molteplici sarebbero i benefici derivanti dalla revisione della tassazione dell’energia, tra cui: - Promozione del ricorso alle fonti rinnovabili di energia e incoraggiamento al consumo di energia da fonti che rilasciano meno emissioni di CO2. Attualmente le fonti più inquinanti sono, paradossalmente, quelle meno tassate, mentre sui biocarburanti, al contrario, gravano le imposte più pesanti, malgrado l’impegno dell’UE di aumentare la quota delle rinnovabili nei trasporti. La nuova proposta eliminerà queste incongruenze. - Introduzione di un approccio più coerente alla tassazione dell’energia in tutta l’UE, evitando il moltiplicarsi di singole politiche nazionali e concorrendo a creare condizioni di parità per le imprese nell’UE. Si presenta, inoltre, un’opportunità per gli Stati membri che potranno ridefinire le proprie politiche tributarie in modo da promuovere l’occupazione e creare posti di lavoro. - Riduzione delle emissioni di gas serra, visto che la revisione della Direttiva punta a integrare il sistema dell’UE di scambio delle quote di emissioni applicando una tassa sul CO2 ai settori che non rientrano in tale sistema (trasporti, nuclei famigliari, agricoltura e piccoli impianti industriali) e che sono responsabili della metà delle emissioni di questo gas. È importante che anche questi settori ricevano un segnale del prezzo del CO2. - Adeguamento all’esito della Conferenza ONU sui Cambiamenti Climatici tenutasi a Cancún, in Messico, nel dicembre 2010, oltre ad aiutare l’UE a conseguire i propri obiettivi in materia di energia e cambiamenti climatici, come richiesto nelle conclusioni del Consiglio europeo del marzo 2008. La proposta sarà discussa dal Parlamento europeo e dal Consiglio e dovrebbe entrare in vigore a partire dal 2013. È previsto, laddove necessario, che il nuovo regime di tassazione sia introdotto gradualmente.


Il 2012 sarà l’Anno Internazionale dell’Energia Sostenibile per Tutti

LA POVERTÀ ENERGETICA: OBIETTIVO MANCANTE TRA QUELLI DI SVILUPPO DEL MILLENNIO? Più di 1,4 miliardi di persone in tutto il mondo non hanno accesso all’elettricità, secondo l’analisi dell’IEA

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha deciso di proclamare il 2012 “Anno Internazionale dell’Energia Sostenibile per Tutti” (International Year of Sustainable Energy for All), iniziativa volta al miglioramento della qualità della vita di milioni di persone che vivono nei Paesi in via di sviluppo e che ancora non hanno accesso all’elettricità, una rivoluzione globale al fine di consentire un accesso universale all’energia pulita a tutti entro il 2030, oltre ad un 40% di aumento dell’efficienza energetica. “La nostra sfida - ha spiegato Ban Kimoon - è la trasformazione. Abbiamo bisogno di una rivoluzione globale per l’energia pulita, una rivoluzione che renda l’energia disponibile e accessibile a tutti. È essenziale per rendere minimi i rischi climatici, per ridurre la povertà e migliorare la salute del Pianeta, la crescita economica, la pace e la sicurezza”. In piena fase di crescita delle esigenze globali di energia, il Segretario generale dell’ONU invita i Paesi a maturare scelte accurate che portino nel lungo periodo all’abbandono dei carburanti fossili, ancora prevalenti e dannosi, visto contribuiscono ai cambiamenti climatici. Nel corso di 20 anni, il consumo di energia aumenterà del 40%, specie nei Paesi in via di sviluppo, dove vive

più di un miliardo di persone che non hanno l’elettricità e 3 miliardi si affidano a biomasse tradizionali per scaldarsi, cucinare e altre esigenze domestiche di base. Inoltre, due milioni di persone, specie donne e bambini, muoiono ogni anno a causa dell’inquinamento in casa, quasi il doppio del numero di morti per malaria a livello mondiale. “È inaccettabile - ha continuato Ban Kimoon - ed evitabile. È il momento di chiudere questo gap globale per l’accesso alle nuove energie. Per raggiungere l’obiettivo fissato al 2030 dobbiamo investire in capitale intellettuale che creerà nuove tecnologie verdi. Abbiamo bisogno di aumentare la spesa pubblica e privata in ricerca e sviluppo e che i governi diano i giusti incentivi”. Al fine di definire un percorso di sensibilizzazione e di gestione dei fondi necessari richiesti per fornire l’accesso all’energia per chi ne ha bisogno, il World Energy Outlook 2011 redatto dall’International Energy Agency (IEA) contiene un estratto speciale che presenta una nuova architettura di finanziamento per l’accesso universale all’energia, che costituirà occasione di confronti e discussioni per definire le necessarie tappe intermedie nell’incontro ad alto livello di Oslo, organizzato

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dal Governo norvegese per il mese di ottobre. “Oggi, quasi un quinto degli abitanti del mondo non ha accesso all’elettricità. Questo è assolutamente inaccettabile e non deve essere sopportato ulteriormente - ha dichiarato Fatih Birol, Capo Economista dell’Agenzia - Una famiglia che non ha accesso all’elettricità patisce ogni giorno gravi svantaggi e cambiamenti nel modo di vivere. I bambini non possono fare i compiti una volta che si fa buio e coloro che sono malati non sono in grado di detenere i medicinali perché non hanno un frigorifero: sono questi due tra i più eclatanti ostacoli”. Nel corso degli ultimi anni, vi è stata una maggiore sensibilità internazionale sul tema dell’accesso all’energia. I prezzi elevati a livello mondiale dell’energia e dei generi alimentari hanno indotto ad una maggiore attenzione sugli impatti che ne derivano sia sull’economia globale che sulla povertà nel mondo. Oltre alla proclamazione dell’ Anno Internazionale dell’Energia, il Gruppo consultivo per l’Energia ha chiesto un accesso universale ai moderni servizi energetici entro il 2030. “Accolgo con favore queste decisioni delle Nazioni Unite per richiamare l’attenzione e cercare di garantire l’accesso all’energia per tutti - ha sottolineato


Birol - Queste mosse dimostrano un’evoluzione positiva, nonostante la decisione di non includere nel 2000 l’energia negli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. È necessario agire ora, al fine di tradurre l’obiettivo dell’accesso universale all’energia moderna in progressi concreti sostenuti da adeguati finanziamenti”. Secondo l’analisi della IEA, attualmente ci sono 1,4 miliardi di persone - oltre il 20% della popolazione mondiale - che non hanno accesso all’elettricità. Di queste, 585 milioni si trovano nell’Africa sub-sahariana, con oltre 76 milioni in Nigeria e 69 milioni in Etiopia. Le restanti vivono in Asia, di cui 400 milioni in India e 96 milioni in Bangladesh. Secondo le proiezioni dell’IEA questo problema persisterà per lungo tempo. Il Rapporto World Energy Outlook che è la pubblicazione più importante dell’Agenzia - dimostra che nel 2030 vi saranno ancora 1,2 miliardi di persone senza accesso all’elettricità, l’87% delle quali residente nelle aree rurali. “Questo dato è un quadro allarmante che il futuro sia simile alla attuale situazione, indicando, al contempo, che la comunità internazionale deve lavorare unitariamente per contrastarlo”, ha affermato Birol. Per portare i servizi energetici moderni a questi 1,2 miliardi di persone che non hanno accesso all’elettricità e permette-

re alle famiglie di poter cucinare senza provocare inquinamento indoor, se le politiche governative rimanessero come sono attualmente l’IEA ha calcolato che sarebbe necessario un ulteriore investimento per complessivi 700 miliardi di dollari nel periodo 2010-2030, pari a circa 33 miliardi di dollari statunitensi all’anno. Una critica diffusa contro l’accesso universale all’energia elettrica è che tale evento comporterebbe un notevole aumento delle emissioni di gas a effetto serra. “Questo è semplicemente falso”, ha sostenuto il Capo Economista dell’IEA, aggiungendo che “l’aumento delle emissioni di CO2 sarebbe in realtà meno dell’1%”, mentre l’impatto dell’accesso a servizi energetici moderni avrà un significativo effetto positivo sulla lotta contro la povertà. Sempre in merito all’accesso all’energia elettrica, il World Energy Outlook ha messo in evidenzia che il ricorso all’uso tradizionale della biomassa per cucinare è un altro aspetto della povertà energetica. Il numero di persone che usano la biomassa tradizionale, come il legno e il letame, viene previsto in crescita: dalle attuali 2,7 miliardi ai 2,8 miliardi nel 2030. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e sulla base delle proiezioni dell’IEA, si stima

che l’inquinamento atmosferico in casa, che consegue all’uso di fonti tradizionali di biomassa nelle stufe senza adeguata ventilazione, provocherebbe al 2030 oltre 1,5 milioni di morti premature ogni anno. Così, mentre l’OMS prevede che il numero di morti premature causate dalla malaria, tubercolosi e HIV/AIDS si ridurrà nel corso dello stesso periodo, il numero delle morti dovute agli effetti del fumo respirato dalla combustione di biomasse tradizionali è destinato a salire nei prossimi due decenni. Al fine di contrastare questo problema e raggiungere l’accesso universale ad angoli di cottura adeguati per circa 2,8 miliardi di persone, l’analisi dell’IEA ha evidenziato che sono necessari ulteriori investimenti nei prossimi 20 anni per 56 miliardi di dollari statunitensi. Unendo questo dato, con la somma necessaria per raggiungere l’accesso universale all’energia elettrica, l’investimento totale necessario da qui al 2030 è di 756 miliardi di dollari. “Mentre a primo acchito questa sembra essere una somma impossibile da trovare - ha spiegato Birol - in realtà è superiore solo del 3% rispetto agli investimenti mondiali previsti per energia di oltre 26.000 miliardi di dollari che saranno spesi tra il 2010 e il 2030”.

Numero di persone senza accesso all’elettricità in aree urbane e rurali secondo lo Scenario delle Nuove Politiche (in milioni), che tiene conto degli impegni di programmazione generale che sono già stati annunciati; mentre lo Scenario 450 ipotizza un percorso per il 2035 con l’obiettivo di limitare nel lungo periodo la concentrazione in atmosfera di gas serra a 450 parti per milione di CO2-eq. Le proiezioni al 2030 dell’IEA indicano che il problema persisterà e addirittura si aggraverà nel lungo periodo: secondo lo Scenario delle Nuove Politiche, le persone che non avranno ancora accesso all’elettricità nel 2030 saranno 1,2 miliardi, di cui l’87% nelle aree rurali. L’edizione 2010 del World Energy Outlook ha definito 3 scenari per il 2035. Lo Scenario delle Politiche Attuali prende in considerazione solo quelle politiche e misure che sono state ufficialmente adottate dalla metà del 2010. (fonte: IEA)

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IL COMMENTO

Dal 1° giugno 2011 prende avvio il nuovo regime di programmazione degli incentivi

IV CONTO ENERGIA PER IL FOTOVOLTAICO: SI PARTE!

Ma non si placano le polemiche

Sulla Gazzetta Ufficiale n. 109 del 12 maggio 2011 è stato pubblicato il Decreto Interministeriale -Sviluppo Economico e Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare - approvato dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 5 maggio 2011, recante “Incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici” che introduce il IV Conto Energia ovvero il nuovo regime degli incentivi che entra in vigore il 1° giugno 2011, fatti salvi gli impianti ricadenti nel “famoso” emendamento al Decreto “salva-Alcoa” (dichiarazione di “fine lavori” entro il 31 dicembre 2010 ed entrata in esercizio entro il 30 giugno 2011), per i quali resteranno valide le tariffe del II Conto energia che era stato emanato lo scorso anno. Quell’emendamento aveva fatto esplodere il settore del fotovoltaico con 58.000 impianti che avevano fatto richiesta dei lauti incentivi prorogati, bloccando di fatto il III Conto che è durato appena due mesi. Come noto, il provvedimento del IV Conto Energia avrebbe dovuto esser licenziato a fine Aprile, ma c’erano state delle tensioni tra il Ministro Paolo Romani e la sua collega titolare del Dicastero dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, in merito alla certezza dell’investimento collegata all’allacciamento alla rete, controversia che si è risolta con un compromesso, concretizzatosi con l’Articolo 7 “Indennizzo nel caso di perdita del diritto ad una determinata tariffa incentivante” qualora l’allaccio avvenga dopo i 30 giorni. Il IV Conto Energia dovrebbe rimanere in vigore fino al 2016, visto che entro tale data è previsto il raggiungimento della la grid parity, il momento, cioè, in cui il costo dell’energia fotovoltaica eguaglia o è minore di quella ottenuta da fonti tradizionali. Tuttavia, secondo un Rapporto di cui diamo una sintesi in altro articolo di questo stesso numero di Regioni&Ambiente, l’Italia è già il 1° Paese al mondo ad aver raggiunto la grid parity del fotovoltaico, almeno nelle regioni dell’Italia meridionale (cfr: “Chi sta vincendo la corsa dell’energia pulita?”, a pag. 20). A Verona, poi, durante la 3a edizione dell’Italian PV Summit che ha preceduto SOLAREXPO - Mostra e Convegno Internazione su Energie Rinnovabili e Generazione distribuita (4-6 maggio 2011), Ingmar Wilhelm, illustrando uno Studio fatto dall’EPIA (European Photovoltaic Industry Association) di cui è Presidente, ha affermato che in Italia sarà più conveniente produrre elettricità con il fotovoltaico anziché acquistarla dalla rete già nel 2013 per impianti da 100 KWp, mentre per quelli di taglia di dimensione famigliare (3kWp) la convenienza avverrà due anni dopo (2015). Se così fosse non ci stupirebbe che nel corso dei prossimi anni gli incentivi al settore dovessero essere rivisti. Non sarebbe la prima volta che certe previsioni vengono smentite. L’anno scorso il Piano di Azione Nazionale per le Rinnovabi-

li, presentato alla Commissione UE, prevedeva che il nostro Paese avrebbe prodotto, al 2020, 8 GW dal fotovoltaico: ora il IV Conto Energia si pone l’obiettivo dei 23 GW al 2016, con la probabilità indicata dallo stesso Wilhelm che al 2020 si supereranno i 30 GW. “Questo importante provvedimento - ha dichiarato il Ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani - consente finalmente di dare stabilità e prospettive di lungo periodo al mercato fino al raggiungimento della competitività”. “Per il futuro energetico del Paese - ha aggiunto il Ministro siamo impegnati a raggiungere e superare gli obiettivi di Europa 2020. Attraverso la competizione tra diverse fonti di produzione, potremo garantire la copertura del fabbisogno energetico nazionale sfruttando tutti i vantaggi dell’innovazione tecnologica. Le energie rinnovabili avranno, assieme all’efficienza energetica e alle reti intelligenti, un ruolo fondamentale nella nuova strategia energetica nazionale che presenteremo nella Conferenza Nazionale per l’Energia”. Anche il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo ha espresso la sua soddisfazione per il testo licenziato dal Consiglio dei Ministri. “Il provvedimento sulle rinnovabili rappresenta una grande vittoria per l’ambiente e una grande sfida di sviluppo sostenibile. È un intervento che sostiene un settore strategicamente decisivo per il futuro dell’energia, rafforzando le prospettive di crescita di un comparto in espansione - ha dichiarato la Prestigiacomo - Abbiamo anche dato un sostegno serio alla diffusione di quel piccolo solare diffuso che punta all’autonomia energetica di aziende e abitazioni e che rappresenta un importante elemento nella strategia di riqualificazione del territorio e dei centri urbani. Il provvedimento, assicurando certezze per gli investimenti nel breve e nel lungo periodo, alimenterà la spinta virtuosa verso nuove tecnologie energetiche amiche dell’ambiente e aiuterà in maniera decisiva l’Italia a raggiungere i target di riduzione di C02 fissati a livello internazionale. È un obiettivo, raggiunto attraverso un confronto schietto e serrato a tutti i livelli, che alla fine premia il futuro dell’Italia”. Non altrettanto soddisfatte le Associazioni e le Imprese di Categoria, anche se si deve constatare che non c’è unanimità di giudizio e si sono espressi numerosi “distinguo”. Tra le più critiche le imprese che hanno aderito all’Associazione SOS Rinnovabili, già promotrice di numerose iniziative di contestazione al Decreto “Rinnovabili” del 3 marzo 2011, che hanno affidato mandato per avviare contro lo stesso un’azione legale collettiva (Class Action), da presentare al Corte europea di Giustizia, “perché il decreto non recepisce la Direttiva europea che prevede lo sviluppo delle rinnovabili, ma anzi limita lo sviluppo delle energie dal sole”. Hanno espresso parere negativo anche imprese aderenti ad Assolare, tramite le dichirazioni del suo Presidente

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Francesca Marchini: “Esprimiamo con grande forza tutte le criticità riguardanti il testo. Il Governo ci è venuto incontro con quello che possiamo definire un aperitivo, ma in realtà non ha cambiato la sostanza. Sono state ignorate alcune delle posizioni delle Regioni, ma soprattutto non sono stati ascoltati gli operatori del settore”. Posizione favorevole, invece, ha espresso il Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane di Confindustria (GIFI-ANIE) per questo IV Conto il cui “testo condiviso e approvato garantisce un futuro importante e sostenibile all’intero settore, fornendo i presupposti per uno sviluppo industriale di medio-lungo periodo”. Anche le Associazioni ambientaliste non sono concordi nel giudicare il IV Conto Energia. “Prendiamo le distanze dal fatto che il decreto venga presentato per quello che non è, un successo per l’ambiente, pur avendo apprezzato i tentativi di miglioramento da parte del Ministro Prestigiacomo - ha affermato in una nota il WWF - I toni trionfalistici di alcuni esponenti del Governo sul provvedimento che definisce il quarto Conto Energia ci paiono decisamente fuori luogo”. Diverso, invece, è il pensiero di Legambiente: “Il nuovo sistema di incentivi creerà ancora problemi alle imprese per gli interventi nel 2011 e 2012 con tetti di spesa e decrementi mensili delle tariffe, mentre a partire dall’anno successivo entrerà in vigore il cosiddetto sistema tedesco con maggiore trasparenza e certezze - ha dichiarato il responsabile scientifico dell’Associazione Edoardo Zanchini - L’importante, è che ora ci siano le condizioni per far ripartire gli investimenti e rafforzare un settore energetico, motore di economia e innovazione. Un settore che ora il Governo ha la responsabilità di accompagnare nella sua crescita con una concreta politica industriale”. Sottolinea di più l’aspetto discriminatorio tra le tecnologie incentivate Amici della Terra, secondo la quale Associazione nel IV Conto Energia appena definito, manca la parte del solare termico, in particolare, e delle rinnovabili termiche che vengono stimate avere un potenziale sviluppabile al 2020 di 19,6 milioni di tep, il doppio dei 10,5 milioni previsti dal PAN e pari al 91% dell’obiettivo nazionale di produzione interna da fonti rinnovabili (cfr: Agnese Mengarelli “II Conferenza Nazionale sulle Rinnovabili Termiche”, a pag. 22 di questo stesso numero di Regioni&Ambiente). Secondo il Presidente di “Amici della Terra - Italia”, Rosa Filippini “Il Governo deve porsi il problema della regia, a partire dagli incentivi, perché nell’attuale quadro di crisi economica ed energetica non è possibile accontentare tutti”. Al di là delle diverse considerazioni che sul IV Conto Energia per il Fotovoltaico possono essere espresse, gli obiettivi di regolamentare entro livelli definiti e controllabili gli aumenti della potenza installata, di favorire gli impianti sugli edifici

anziché sui terreni e, più in generale le installazioni per l’autoconsumo e per lo scambio sul posto, sono del tutto condivisibili. Vediamo le principali caratteristiche del provvedimento • Nel decreto non c’è traccia della proroga al 31 agosto 2011 della scadenza del terzo Conto Energia annunciata dal Ministro dell’Ambiente Prestigiacomo: il provvedimento infatti “si applica agli impianti fotovoltaici che entrano in esercizio in data successiva al 31 maggio 2011 e fino al 31 dicembre 2016, per un obiettivo indicativo di potenza installata a livello nazionale di circa 23.000 MW, corrispondente ad un costo indicativo cumulato annuo degli incentivi stimabile tra 6 e 7 miliardi di euro”. • il testo elimina ogni limite alla produzione con un nuovo sistema di regolazione automatica del livello degli incentivi in relazione alla potenza installata che entrerà a regime a partire dal 2013. Nel periodo transitorio, fino al 2013, è prevista una diminuzione graduale degli incentivi per allineare il nostro Paese ai livelli comunitari, con punte del 20% al dicembre 2011. Per questo primo periodo, le tariffe sono fissate di mese in mese con una forchetta che va dai 38,7 cent. di euro al kW/h di giugno ai 29,8 cent./kW/h di dicembre per i piccoli impianti tra 1 e 3 kW sugli edifici fino a scendere all’interno di una forchetta compresa tra i 23,1 cent./kW/h a giugno e i 17,2 cent./ kW/h a dicembre per i grandi impianti oltre i 5 MW non realizzati su edifici. • Inoltre, vengono introdotti un tetto di spesa massima ed un registro tenuto dal GSE, solo sui grandi impianti (superiori a 1 MW su tetto e 200 kW a terra), consentiranno di limitare i fenomeni speculativi. A partire dal primo semestre 2013 il costo indicativo del IV Conto Energia sarà pari a 240 milioni di euro per arrivare nel secondo semestre 2016 a quota 86 milioni. L’obiettivo di potenza sarà nello stesso periodo e cioè il primo semestre 2013 di 1.115 MW fino ad arrivare a 1.480 MW nel secondo semestre 2016. Si tratta dell’adozione del modello tedesco che prevede tetti di spesa al raggiungimento dei quali viene rimodulata la tariffa nel periodo-semestre a quello analizzato. I cali sono stimati all’interno di una forbice del 9-30%. Per i “piccoli impianti” (“realizzati su edifici che hanno una potenza non superiore a 1.000 kW, gli altri impianti fotovoltaici con potenza non superiore a 200 kW operanti in regime di scambio sul posto, nonché gli impianti fotovoltaici di potenza qualsiasi realizzati su edifici ed aree delle Amministrazioni pubbliche di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n.165 del 2001”) non è previsto alcun tetto di spesa.

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Peraltro, il Gestore per i Servizi Energetici (GSE) ha subito provveduto, ai sensi dell’art. 8 comma 9, a pubblicare il 15 maggio 2011 le “Regole Tecniche per l’iscrizione al Registro per i grandi impianti fotovoltaici”. Quelli, di potenza maggiore a 1 MW se realizzati sugli edifici e gli altri impianti (non realizzati cioè su edifici) non operanti in regime di scambio sul posto (non rientrano invece nella categoria di grandi impianti fotovoltaici quelli di qualunque potenza realizzati su edifici e aree delle Amministrazioni pubbliche), che entrano in esercizio entro il 31 agosto 2011 possono accedere direttamente alle tariffe incentivanti, previa comunicazione al GSE dell’entrata in esercizio. I “grandi impianti” che entrano in esercizio dopo il 31 agosto 2011 e fino a tutto il 2012, per accedere alle tariffe incentivanti dovranno invece necessariamente essere iscritti nell’apposito Registro informatico del GSE in posizione tale da rientrare nei limiti di costo fissati dal Decreto per il periodo di riferimento. L’iscrizione al Registro è possibile esclusivamente entro finestre temporali prestabilite, relative al: primo periodo di applicazione del Decreto fino a fine anno; primo semestre e secondo semestre 2012. Per il primo periodo le iscrizioni sono consentite dal 20 maggio al 30 giugno 2011 e il GSE pubblicherà sul proprio sito le graduatorie entro il 15 luglio 2011. La graduatoria non è soggetta a scorrimento, salvo cancellazioni a cura del GSE di impianti iscritti che entrino in esercizio entro il 31 agosto 2011 e lo comunichino entro il 15 settembre 2011. L’iscrizione al Registro non è inoltre cedibile a terzi. Ulteriore condizione per l’ammissione agli incentivi è l’invio al GSE della certificazione di fine lavori dell’impianto che deve pervenire entro 7 mesi (9 mesi per gli impianti oltre 1 MW) dalla data di pubblicazione della graduatoria. Il mancato rispetto di tale termine comporta la decadenza di iscrizione al Registro. Inoltre, il soggetto responsabile dovrà anche trasmettere copia della certificazione di fine lavori al gestore di rete competente, che, entro 30 giorni, effettuerà la verifica di rispondenza tra quanto effettivamente realizzato e quanto dichiarato, come previsto nell’apposito protocollo tra il GSE e i gestori di rete. • La tariffa percepita viene determinata dal momento dell’entrata in esercizio dell’impianto, con la garanzia del rispetto dell’iter di connessione da parte del gestore di rete, in conformità con i tempi e le relative sanzioni previste dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas. Nel caso in cui i ritardi facessero perdere il diritto a una determinata tariffa incentivante, come sopra già indicato, il proprietario dell’impianto avrà diritto a ricevere

un indennizzo. La tariffa incentivante, differenziata per potenza dell’impianto e per periodo temporale, secondo le tabelle di cui all’Allegato 5, è riconosciuta per 20 anni dall’entrata in esercizio dell’impianto ed è costante in moneta corrente per tutto il periodo di incentivazione. Il Decreto prevede, inoltre, una serie di incentivi, quali: - introduzione di un premio (5 cent. di euro/kWh), per chi installa pannelli la cui produzione (relativamente ai materiali) sia riconducibile per non meno del 60% all’interno dell’Unione europea; - stessa premialità (5 cent. di euro/kWh): - per l’installazione di moduli fotovoltaici con contestuale bonifica dall’amianto; - per la realizzazione di impianti fotovoltaici in zone industriali, cave o discariche esaurite, aree di pertinenza di discariche o di siti contaminati; - per i piccoli impianti realizzati da Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti; - per i condomini fino a 20 kW di potenza. Sono state introdotte misure incentivanti anche per requisiti di garanzia, efficienza e innovazione degli impianti, al rispetto dei quali sono previsti livelli di incentivazione più elevati. Sono innovativi, ad esempio, gli impianti fotovoltaici tra 1 kW e 5 MW che utilizzano moduli non convenzionali e componenti speciali, sviluppati specificatamente per integrarsi e sostituire elementi architettonici. Sarà il GSE che entro il 30 giugno 2011 aggiornerà la Guida a questa tipologia di impianti, mentre un successivo Decreto del Ministro dello Sviluppo economico stabilirà le caratteristiche e i requisiti tecnici per gli impianti fotovoltaici con innovazione tecnologica e ne definirà le tariffe incentivanti. Bisognerà, invece, dotarsi in un Attestato di Certificazione energetica dell’edificio su cui è ubicato l’impianto per godere del premio maggiorativo per la contestuale riduzione del fabbisogno termico dell’involucro dell’edificio, che dovrà essere di almeno il 10%. Il premio, che non deve eccedere il 30% e va riconosciuto nell’anno solare successivo, è pari alla “metà della percentuale di riduzione del fabbisogno di energia conseguita”. Infine, il Decreto attribuisce al produttore la responsabilità dello smaltimento dei moduli una volta che questi siano giunti a fine vita. Per ulteriori approfondimenti si rinvia al testo del Decreto pubblicato nell’Inserto normativo alle successive pagine.

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INCENTIVAZIONE DELLA PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA DA IMPIANTI SOLARI FOTOVOLTAICI (ndr: Si avverte che il testo del Decreto inserito nelle pagine di questo Inserto non riveste carattere di ufficialità e non è sostitutivo in alcun modo della pubblicazione ufficiale cartacea).

Il MINISTRO DELLO SVILUPPO ECONOMICO di concerto con Il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare VISTO (omissis...) emana il seguente decreto TITOLO I DISPOSIZIONI COMUNI Art. 1 (Finalità e campo di applicazione) 1. Il presente decreto stabilisce i criteri per incentivare la produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici e lo sviluppo di tecnologie innovative per la conversione fotovoltaica. 2. Fatto salvo quanto previsto dall’articolo 2-sexies del decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 3, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 marzo 2010, n. 41, il presente decreto si applica agli impianti fotovoltaici che entrano in esercizio in data successiva al 31 maggio 2011 e fino al 31 dicembre 2016, per un obiettivo indicativo di potenza installata a livello nazionale di circa 23.000 MW, corrispondente ad un costo indicativo cumulato annuo degli incentivi stimabile tra 6 e 7 miliardi di euro. Art. 2 (Criteri generali del regime di sostegno) 1. Il regime di sostegno è assicurato secondo obiettivi indicativi di progressione temporale della potenza installata coerenti con previsioni annuali di spesa. 2. Fatte salve le disposizioni transitorie per l’accesso agli incentivi definite per gli anni 2011 e 2012, il superamento dei costi annui indicativi definiti per ciascun anno o frazione di anno non limita l’accesso alle tariffe incentivanti, ma determina una riduzione aggiuntiva delle stesse per il periodo successivo, tenuto conto del costo indicativo cumulato annuo di cui all’articolo 1, comma 2. 3. Al raggiungimento del minore dei valori di costo indicativo cumulato annuo di cui all’articolo 1, comma 2, con decreto del Ministro dello sviluppo economico di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la Conferenza unificata, possono essere riviste le modalità di incentivazione di cui

al presente decreto, favorendo in ogni caso l’ulteriore sviluppo del settore. Art. 3 (Definizioni) 1. Ai fini del presente decreto si applicano le seguenti definizioni: a) “condizioni nominali”: sono le condizioni di prova dei moduli fotovoltaici, piani o a concentrazione solare, nelle quali sono rilevate le prestazioni dei moduli stessi, secondo protocolli definiti dalle pertinenti norme CEI e indicati nella Guida CEI 82-25 e successivi aggiornamenti; b) “costo di investimento”: totale dei costi strettamente necessari per la realizzazione a regola d’arte dell’impianto fotovoltaico; c)“data di entrata in esercizio di un impianto fotovoltaico”: è la prima data utile a decorrere dalla quale sono verificate tutte le seguenti condizioni: c1) l’impianto è collegato in parallelo con il sistema elettrico; c2) risultano installati tutti i contatori necessari per la contabilizzazione dell’energia prodotta e scambiata o ceduta con la rete; c3) risultano assolti tutti gli eventuali obblighi relativi alla regolazione dell’accesso alle reti; d) “energia elettrica prodotta da un impianto fotovoltaico” è: d1) per impianti connessi a reti elettriche in media o alta tensione, l’energia elettrica misurata all’uscita del gruppo di conversione della corrente continua in corrente alternata in bassa tensione, prima che essa sia resa disponibile alle eventuali utenze elettriche del soggetto responsabile e prima che sia effettuata la trasformazione in media o alta tensione per l’immissione nella rete elettrica; d2) per impianti connessi a reti elettriche in bassa tensione, l’energia elettrica misurata all’uscita del gruppo di conversione della corrente continua in corrente alternata, ivi incluso l’eventuale trasformatore di isolamento o adattamento, prima che essa sia resa disponibile alle eventuali utenze elettriche del soggetto responsabile e immessa nella rete elettrica; e) “impianto fotovoltaico” o “sistema solare fotovoltaico”: è un impianto di produzione di energia elettrica mediante conversione diretta della radiazione solare, tramite l’effetto fotovoltaico; esso è composto principalmente da un insieme di moduli fotovoltaici piani, nel seguito denominati moduli, uno o più gruppi di conversione della corrente continua in corrente alternata e altri componenti elettrici minori;

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Regioni&Ambiente n° 5/6 Maggio-Giugno 2011

INSERTO

Decreto Interministeriale 5 maggio 2011 (G.U. n. 109 del 12 maggio 2011)


f) “impianto fotovoltaico integrato con caratteristiche innovative”: è l’impianto fotovoltaico che utilizza moduli non convenzionali e componenti speciali, sviluppati specificatamente per sostituire elementi architettonici, e che risponde ai requisiti costruttivi e alle modalità di installazione indicate in allegato 4; g) “impianto fotovoltaico realizzato su un edificio”: è l’impianto i cui moduli sono posizionati sugli edifici secondo le modalità individuate in allegato 2; h) “potenza nominale (o massima, o di picco, o di targa) dell’impianto fotovoltaico”: è la potenza elettrica dell’impianto, determinata dalla somma delle singole potenze nominali (o massime, o di picco, o di targa) di ciascun modulo fotovoltaico facente parte del medesimo impianto, misurate alle condizioni nominali, come definite alla lettera a); i) “potenziamento”: è l’intervento tecnologico eseguito su un impianto entrato in esercizio da almeno due anni, consistente in un incremento della potenza nominale dell’impianto, mediante aggiunta di moduli fotovoltaici la cui potenza nominale complessiva sia non inferiore a 1 kW, in modo da consentire una produzione aggiuntiva dell’impianto medesimo, come definita alla lettera l); l) “produzione aggiuntiva di un impianto”: è l’aumento, ottenuto a seguito di un potenziamento ed espresso in kWh, dell’energia elettrica prodotta annualmente, rispetto alla produzione annua media prima dell’intervento; per i soli interventi di potenziamento su impianti non muniti del gruppo di misura dell’energia prodotta, la produzione aggiuntiva è pari all’energia elettrica prodotta dall’impianto a seguito dell’intervento di potenziamento, moltiplicata per il rapporto tra l’incremento di potenza nominale dell’impianto e la potenza nominale complessiva dell’impianto a seguito dell’intervento di potenziamento; m) “produzione annua media di un impianto”: è la media aritmetica, espressa in kWh, dei valori dell’energia elettrica effettivamente prodotta negli ultimi due anni solari, al netto di eventuali periodi di fermata dell’impianto eccedenti le ordinarie esigenze manutentive; n) “punto di connessione”: è il punto della rete elettrica, di competenza del gestore di rete, nel quale l’impianto fotovoltaico viene collegato alla rete elettrica; o) “rifacimento totale”: è l’intervento impiantistico-tecnologico eseguito su un impianto entrato in esercizio da almeno venti anni che comporta la sostituzione con componenti nuovi di almeno tutti i moduli e del gruppo di conversione della corrente continua in corrente alternata; p) “servizio di scambio sul posto”: è il servizio di cui all’articolo 6 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 e successive modifiche ed integrazioni; q) “GSE”: è il Gestore dei servizi energetici - GSE S.p.a.; r) “sistema solare fotovoltaico a concentrazione o impianto fotovoltaico a concentrazione”: è un impianto di produzione di energia elettrica mediante conversione diretta della radiazione solare, tramite l’effetto fotovoltaico; esso è composto principalmente da un insieme di moduli in cui la luce solare è concentrata, tramite sistemi ottici, su celle fotovoltaiche, da uno o più gruppi di conversione della corrente continua in corrente alternata e da altri componenti elettrici minori;

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s) “soggetto responsabile”: è il soggetto responsabile dell’esercizio e della manutenzione dell’impianto, e che ha diritto a richiedere e ottenere le tariffe incentivanti, nonché il soggetto che richiede l’iscrizione ai registri di cui all’articolo 7; t) “impianto fotovoltaico con innovazione tecnologica”: è un impianto fotovoltaico che utilizza moduli e componenti caratterizzati da significative innovazioni tecnologiche; u) “piccoli impianti”: sono gli impianti fotovoltaici realizzati su edifici che hanno una potenza non superiore a 1000 kW, gli altri impianti fotovoltaici con potenza non superiore a 200 kW operanti in regime di scambio sul posto, nonché gli impianti fotovoltaici di potenza qualsiasi realizzati su edifici ed aree delle Amministrazioni pubbliche di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n.165 del 2001; v) “grande impianto”: è un impianto fotovoltaico diverso da quello di cui alla lettera u); z) “costo indicativo cumulato annuo degli incentivi”o “costo indicativo cumulato degli incentivi”: è la sommatoria dei prodotti della potenza di ciascun impianto fotovoltaico ammesso alle incentivazioni, di qualunque potenza e tipologia, ivi inclusi gli impianti realizzati nell’ambito dei regimi attuativi dell’articolo 7 del decreto legislativo n. 387 del 2003 e di quelli di cui all’articolo 2-sexies del decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 3, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 marzo 2010, n. 41, per la componente incentivante riconosciuta o prevista per la produzione annua effettiva, laddove disponibile, o per la producibilità annua dell’impianto calcolata dal GSE sulla base dell’insolazione media del sito in cui è ubicato l’impianto, della tipologia di installazione e di quanto dichiarato dal soggetto responsabile; aa) “costo annuo indicativo degli incentivi nel periodo”o “costo indicativo degli incentivi nel periodo”: è il costo, calcolato con le modalità di cui alla lettera z), in riferimento alla potenza dei piccoli e grandi impianti fotovoltaici ammessi alle incentivazioni nei periodi di riferimento stabiliti dell’articolo 4; ab) “componente incentivante delle tariffe”: fino al 31 dicembre 2012 è il valore delle tariffe incentivanti; successivamente a tale data, è convenzionalmente assunta pari al valore della tariffa premio sull’autoconsumo. 2. Ai fini del presente decreto, le cave, le discariche esaurite, le area di pertinenza di discariche o di siti contaminati non sono considerate aree agricole, anche se ricadenti in aree classificate agricole dal pertinente strumento urbanistico. 3. Valgono inoltre le definizioni di cui all’articolo 2 del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, escluso il comma 15, e all’articolo 2 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387. Art. 4 (Obiettivi dell’incentivazione dell’energia elettrica prodotta da impianti fotovoltaici) 1. I limiti di incentivazione dell’energia prodotta da impianti fotovoltaici sono determinati sulla base del costo annuo indicativo degli incentivi con riferimento a ciascun periodo e per la seguente tipologia di impianti: a) impianti fotovoltaici, di cui al Titolo II, a loro volta


distinti in piccoli impianti e grandi impianti; b) impianti fotovoltaici integrati con caratteristiche innovative, di cui al Titolo III; c) impianti a concentrazione, di cui al Titolo IV. 2. Limitatamente al periodo 1° giugno 2011 - 31 dicembre 2011 e a tutto l’anno 2012 i grandi impianti di cui alla lettera a) del comma 1 sono ammessi al regime di sostegno nei limiti di costo annuo individuati dalla tabella 1.1. Nella medesima tabella sono riportati anche i relativi obiettivi indicativi di potenza.

3. Limitatamente al periodo 1° giugno 2011 - 31 dicembre 2011 e a tutto l’anno 2012 i piccoli impianti di cui alla lettera a) del comma 1 sono ammessi all’incentivo senza limiti di costo annuo, fatte salve le riduzioni tariffarie programmate stabilite dall’allegato 5. 4. Per gli anni dal 2013 al 2016, per gli impianti di cui alla lettera a) del comma 1 il superamento dei costi indicativi definiti dalla tabella 1.2 non limita l’accesso alle tariffe incentivanti, ma determina una riduzione aggiuntiva delle stesse per il periodo successivo, sulla base di quanto stabilito dall’allegato 5. Nella tabella 1.2 sono individuati altresì i relativi obiettivi indicativi di potenza. Tali valori possono essere aggiornati sulla base di quanto stabilito dall’articolo 7, comma 5.

5. Limitatamente al periodo 1° giugno 2011 - 31 dicembre 2011 e a tutto l’anno 2012 agli impianti di cui alle lettere b) e c) del comma 1 si applicano le riduzioni tariffarie programmate stabilite dall’allegato 5. 6. Per gli anni dal 2013 al 2016, per gli impianti di cui alla lettere b) e c) del comma 1 il superamento dei costi indicativi definiti dalla tabella 1.3 non limita l’accesso alle tariffe incentivanti, ma determina una riduzione aggiuntiva delle stesse per il periodo successivo, sulla base di quanto stabilito dall’allegato 5.

Art. 5 (Cumulabilità degli incentivi e dei meccanismi di valo-

rizzazione dell’energia elettrica prodotta) 1. Fatto salvo quanto previsto all’articolo 5, comma 4, del decreto ministeriale 6 agosto 2010 e quanto previsto al comma 4, le tariffe incentivanti di cui al presente decreto sono cumulabili esclusivamente con i seguenti benefici e contributi pubblici finalizzati alla realizzazione dell’impianto: a) contributi in conto capitale in misura non superiore al 30% del costo di investimento per impianti fotovoltaici realizzati su edifici aventi potenza nominale non superiore a 20 kW; b) contributi in conto capitale fino al 60% del costo di investimento per impianti fotovoltaici che siano realizzati su scuole pubbliche o paritarie di qualunque ordine e grado ed il cui il soggetto responsabile sia la scuola ovvero il soggetto proprietario dell’edificio scolastico, nonché su strutture sanitarie pubbliche e su superfici ed immobili di strutture militari e penitenziarie, ovvero su superfici e immobili o loro pertinenze di proprietà di enti locali o di regioni e province autonome; c) contributi in conto capitale in misura non superiore al 30% del costo di investimento per impianti fotovoltaici che siano realizzati su edifici pubblici diversi da quelli di cui alle lettera a) e b), ovvero su edifici di proprietà di organizzazioni non lucrative di utilità sociale che provvedono alla prestazione di servizi sociali affidati da enti locali, ed il cui soggetto responsabile sia l’ente pubblico o l’organizzazione non lucrativa di utilità sociale; d) contributi in conto capitale in misura non superiore al 30% del costo di investimento per impianti fotovoltaici realizzati su aree oggetto di interventi di bonifica, ubicate all’interno di siti contaminati come definiti dall’articolo 240 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e successive modificazioni, purché il soggetto responsabile dell’impianto assuma la diretta responsabilità delle preventive operazioni di bonifica; i predetti contributi non sono cumulabili con il premio di cui all’articolo 13, comma 1, lettera a); e) contributi in conto capitale in misura non superiore al 30% del costo di investimento per impianti fotovoltaici integrati con caratteristiche innovative; f) contributi in conto capitale in misura non superiore al 30% del costo di investimento per impianti fotovoltaici a concentrazione; g) finanziamenti a tasso agevolato erogati in attuazione dell’articolo 1, comma 1111, della legge 27 dicembre 2006, n. 296; h) benefici conseguenti all’accesso a fondi di garanzia e di rotazione istituiti da enti locali o regioni e province autonome. 2. Fermo restando il diritto al beneficio della riduzione dell’imposta sul valore aggiunto per gli impianti facenti uso di energia solare per la produzione di calore o energia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e al decreto del Ministro delle finanze 29 dicembre 1999, le tariffe incentivanti di cui al presente decreto non sono applicabili qualora, in relazione all’impianto fotovoltaico, siano state riconosciute o richieste detrazioni fiscali.

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3. Non possono accedere alle tariffe di cui al presente decreto gli impianti che hanno beneficiato delle tariffe incentivanti introdotte dai decreti interministeriali 28 luglio 2005, 6 febbraio 2006, 19 febbraio 2007 e 6 agosto 2010. 4. Dal 1° gennaio 2013, si applicano le condizioni di cumulabilità degli incentivi secondo le modalità di cui all’articolo 26 del decreto legislativo n. 28 del 2011, come definite con i decreti attuativi di cui all’articolo 24, comma 5, dello stesso decreto. 5. Per gli impianti di cui ai titoli II, III e IV le tariffe incentivanti sono aggiuntive ai seguenti benefici, alternativi fra loro: a) il meccanismo dello scambio sul posto per gli impianti ammessi, ferma restando la deroga di cui all’articolo 355, comma 7, del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, e le modalità e condizioni di cui alla deliberazione dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas ARG/elt 186/09 del 9 dicembre 2009. Tale disciplina continua ad applicarsi anche dopo il termine del periodo di diritto alle tariffe incentivanti di cui al presente decreto; b) il ritiro con le modalità e alle condizioni fissate dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas ai sensi dell’art. 13, comma 3, del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, ovvero la cessione al mercato. 6. Le tariffe incentivanti sono aggiuntive ai benefici di cui alle lettera a) e b) del comma 6, limitatamente agli impianti che entrano in esercizio entro il 31 dicembre 2012. Art. 6 (Condizioni per l’accesso alle tariffe incentivanti) 1. Gli impianti accedono alle tariffe incentivanti con le modalità e nel rispetto delle condizioni fissate dal presente decreto. 2. I grandi impianti che entrano in esercizio entro il 31 agosto 2011 accedono direttamente alle tariffe incentivanti, fatto salvo l’onere di comunicazione al GSE dell’avvenuta entrata in esercizio entro 15 giorni solari dalla stessa. 3. Per gli anni 2011 e 2012 i grandi impianti che non ricadono tra quelli di cui al comma 2 accedono alle tariffe incentivanti qualora ricorrano entrambe le seguenti ulteriori condizioni: a) l’impianto è stato iscritto nel registro di cui all’articolo 7, in posizione tale da rientrare nei limiti specifici di costo definiti per ciascuno dei periodi di riferimento di cui all’articolo 4, comma 2. A tal fine, il limite di costo per il 2011 è inclusivo dei costi connessi all’incentivazione dei grandi impianti entrati in esercizio entro il 31 agosto 2011. Qualora l’insieme dei costi di incentivazione per i grandi impianti entrati in esercizio entro il 31 agosto 2011 e degli iscritti al registro per l’anno 2011 determini il superamento del limite di costo previsto per lo stesso periodo, l’eccedenza comporta una riduzione di pari importo del limite di costo relativo al secondo semestre 2012; b) la certificazione di fine lavori dell’impianto perviene al GSE entro sette mesi dalla data di pubblicazione della graduatoria di cui all’articolo 7, comma 3; il predetto termine è incrementato a nove mesi per gli impianti di potenza superiore a 1 MW. 4. In tutti i casi la tariffa incentivante spettante è quella

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vigente alla data di entrata in esercizio dell’impianto. 5. Lo spostamento di un impianto fotovoltaico in un sito diverso da quello di prima installazione comporta la decadenza dal diritto alla tariffa incentivante. Eventuali modifiche, sullo stesso sito, della configurazione dell’impianto non possono comportare un incremento della tariffa incentivante. Art. 7 (Indennizzo nel caso di perdita del diritto a una determinata tariffa incentivante) 1. Nei casi in cui il mancato rispetto, da parte del gestore di rete, dei tempi per il completamento della realizzazione della connessione e per l’attivazione della connessione, previsti dalla deliberazione dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas del 23 luglio 2008, ARG/elt 99/08 e il relativo Allegato A, comporti la perdita del diritto a una determinata tariffa incentivante, si applicano le misure di indennizzo previste e disciplinate dalla delibera dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas ARG/elt 181/10 e relativo Allegato A, e successive modifiche e integrazioni. Art. 8 (Iscrizione al registro per i grandi impianti) 1. Per gli anni 2011 e 2012 i soggetti responsabili di grandi impianti devono richiedere al GSE l’iscrizione all’apposito registro informatico, inviando la documentazione di cui all’allegato 3-A. 2. Per l’anno 2011 le richieste di iscrizione al registro devono pervenire al GSE dal 20 maggio al 30 giugno 2011. Per lo stesso anno, il periodo per l’iscrizione al registro è riaperto, nel caso di ulteriore disponibilità nell’ambito del limite di costo di cui all’articolo 4, comma 2, dal 15 settembre al 30 settembre 2011. Per il primo semestre dell’anno 2012 il periodo per l’iscrizione al registro decorre dal 1° al 30 novembre 2011 e viene successivamente riaperto, nel caso di ulteriori disponibilità, nell’ambito del limite di costo di cui all’articolo 4, comma 2, dal 1° al 31 gennaio 2012. Per il secondo semestre dell’anno 2012 il periodo per l’iscrizione al registro decorre dal 1° al 28 febbraio 2012 e viene successivamente riaperto, nel caso di ulteriori disponibilità, nell’ambito del limite di costo di cui all’articolo 4, comma 2 dal 1° al 31 maggio 2012, tenuto conto di quanto stabilito dall’articolo 6, comma 3, lettera a), terzo periodo. 3. Il GSE forma la graduatoria degli impianti iscritti al registro e la pubblica sul proprio sito entro quindici giorni dalla data di chiusura del relativo periodo, secondo i seguenti criteri di priorità, da applicare in ordine gerarchico: a) impianti entrati in esercizio alla data di presentazione della richiesta di iscrizione; b) impianti per i quali sono stati terminati i lavori di realizzazione alla data di presentazione della richiesta di iscrizione; in tal caso, fermo restando quanto previsto all’articolo 8; c) precedenza della data del pertinente titolo autorizzativo; d) minore potenza dell’impianto; e) precedenza della data della richiesta di iscrizione al registro.


4. Qualora per un impianto iscritto al registro in posizione tale da rientrare nei limiti di costo di cui all’articolo 4, comma 2, non sia prodotta la certificazione della fine dei lavori entro il termine indicato all’articolo 6, comma 1, lettera b), l’iscrizione dello stesso impianto decade. Nel caso in cui tale impianto sia comunque completato e acceda, in un periodo successivo, alle tariffe incentivanti con le modalità e nei limiti di cui al presente decreto, ad esso spetta la tariffa vigente alla data di entrata in esercizio ridotta del 20%. 5. La graduatoria formata a seguito dell’iscrizione al registro non è soggetta a scorrimento, fatto salvo il caso di cancellazioni a cura del GSE di impianti iscritti che entrino in esercizio entro il 31 agosto 2011. Le eventuali risorse liberatesi a seguito di rinuncia o decadenza dal diritto sono allocate sul primo periodo utile successivo. Il GSE provvede alla ricognizione delle predette risorse e a comunicare il periodo della relativa allocazione. 6. Qualora un impianto iscritto al registro nell’anno 2011 in posizione tale da non rientrare nel limite di costo di cui all’articolo 4, comma 2, intenda accedere alle tariffe incentivanti nell’anno 2012 deve inoltrare al GSE una nuova richiesta di iscrizione con le modalità di cui ai precedenti commi. 7. Il comma 4 non si applica nei casi di mancato rispetto del termine di cui all’articolo 6, comma 1, lettera b), dovuto a eventi calamitosi riconosciuti come tali dalle competenti autorità. In tal caso, l’impianto mantiene il diritto di accesso alle tariffe incentivanti, fermo restando quanto stabilito dall’articolo 6, comma 2. 8. L’iscrizione al registro non è cedibile a terzi. 9. Il GSE pubblica le regole tecniche per l’iscrizione al registro di cui al presente decreto entro e non oltre il 15 maggio 2011. Art. 9 (Certificazione di fine lavori per i grandi impianti) 1. Per gli anni 2011 e 2012 il soggetto titolare di un impianto iscritto al registro di cui all’articolo 7 comunica al GSE il termine dei lavori di realizzazione dell’impianto, allegando perizia asseverata che certifichi il rispetto di quanto previsto all’Allegato 3-B, e trasmette copia della comunicazione e della perizia al gestore di rete. 2. Entro 30 giorni dalla comunicazione di cui al comma 1, il gestore di rete verifica la rispondenza di quanto dichiarato nella perizia asseverata dandone comunicazione al GSE. 3. Nell’ambito delle regole tecniche di cui all’articolo 7, comma 9, il GSE redige un apposito protocollo sulla base del quale i gestori di rete provvedono alla verifica di quanto dichiarato nella perizia asseverata, di cui al comma 1. 4. Per gli impianti di cui all’articolo 7, comma 3, lettera b), la comunicazione del termine dei lavori di realizzazione dell’impianto corredata dalla perizia asseverata di cui al comma 1 è allegata alla richiesta di iscrizione al registro. Art. 10 (Trasmissione della documentazione di entrata in esercizio e accesso alle tariffe incentivanti)

1. Entro quindici giorni solari dalla data di entrata in esercizio dell’impianto, il soggetto responsabile è tenuto a far pervenire al GSE la richiesta di concessione della pertinente tariffa incentivante, completa di tutta la documentazione prevista dall’allegato 3-C. Il mancato rispetto dei termini di cui al presente comma comporta il mancato riconoscimento delle tariffe incentivanti per il periodo intercorrente fra la data di entrata in esercizio e la data della comunicazione al GSE, fermo restando il diritto alla tariffa vigente alla data di entrata in esercizio. 2. Ai fini di cui al comma 1, è fatto obbligo ai gestori di rete di provvedere alla connessione degli impianti alla rete elettrica nei termini stabiliti dalla deliberazione dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas n. ARG/elt 99/08 e successive modificazioni. 3. Il GSE, verificato il rispetto delle disposizioni del presente decreto, determina e assicura al soggetto responsabile l’erogazione della tariffa spettante entro centoventi giorni dalla data di ricevimento della medesima richiesta, al netto dei tempi imputabili al soggetto responsabile. 4. La cessione dell’impianto fotovoltaico, ovvero dell’edificio o unità immobiliare su cui è ubicato l’impianto fotovoltaico congiuntamente all’impianto stesso, deve essere comunicata al GSE entro 30 giorni dalla data di registrazione dell’atto di cessione. 5. Il periodo di diritto alle tariffe incentivanti di cui al presente decreto è considerato al netto di eventuali fermate disposte a seguito di problematiche connesse alla sicurezza della rete ovvero a seguito di eventi calamitosi riconosciuti come tali dalle competenti autorità. TITOLO II IMPIANTI SOLARI FOTOVOLTAICI Art. 11 (Requisiti dei soggetti e degli impianti) 1. Possono beneficiare delle tariffe incentivanti di cui al presente titolo i seguenti soggetti: a) le persone fisiche; b) le persone giuridiche; c) i soggetti pubblici; d) i condomini di unità immobiliari ovvero di edifici. 2. Possono beneficiare delle tariffe incentivanti di cui al presente titolo, gli impianti fotovoltaici in possesso dei seguenti requisiti: a) potenza nominale non inferiore a 1 kW; b) conformità alle pertinenti norme tecniche richiamate nell’allegato 1 e alle disposizioni di cui all’articolo 10 del decreto legislativo n. 28 del 2011, ove applicabili; in particolare i moduli fotovoltaici dovranno essere certificati in accordo con la norma CEI EN 61215 se realizzati con silicio cristallino, con la norma CEI EN 61646, se realizzati con film sottili; c) realizzati con componenti di nuova costruzione o comunque non già impiegati in altri impianti così come stabilito dal decreto ministeriale 2 marzo 2009; d) collegati alla rete elettrica o a piccole reti isolate, in modo tale che ogni singolo impianto fotovoltaico sia caratterizzato da un unico punto di connessione alla rete, non condiviso con altri impianti fotovoltaici; e) che rispettano le condizioni stabilite dall’articolo

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10, comma 4, del decreto legislativo n. 28 del 2011, qualora realizzati con moduli collocati a terra in aree agricole, fatto salvo quanto previsto ai commi 5 e 6 dello stesso articolo 10; f) che rispettano gli ulteriori requisiti e specifiche tecniche di cui all’articolo 10 del decreto legislativo n. 28 del 2011, a decorrere dalla data ivi indicata. 3. Gli inverter utilizzati in impianti fotovoltaici che entrano in esercizio successivamente al 31 dicembre 2012 devono tener conto delle esigenze della rete elettrica, prestando i seguenti servizi e protezioni: a) mantenere insensibilità a rapidi abbassamenti di tensione; b) consentire la disconnessione dalla rete a seguito di un comando da remoto; c) aumentare la selettività delle protezioni, al fine di evitare fenomeni di disconnessione intempestiva dell’impianto fotovoltaico; d) consentire l’erogazione o l’assorbimento di energia reattiva; e) limitare la potenza immessa in rete (per ridurre le variazioni di tensione della rete); f) evitare la possibilità che gli inverter possano alimentare i carichi elettrici della rete in assenza di tensione sulla cabina della rete. 4. Ai fini dell’attuazione di quanto previsto al comma 3, il CEI - Comitato Elettrotecnico Italiano, sentita l’Autorità per l’energia elettrica e il gas, definisce apposite norme tecniche. 5. Per gli impianti che entrano in esercizio dopo un anno dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 28 del 2011, in aggiunta alla documentazione prevista per gli impianti che entrano in esercizio prima della medesima data, il soggetto responsabile è tenuto a trasmettere al GSE, ai sensi dell’allegato 2, comma 4, lettera b), del medesimo decreto legislativo, certificato rilasciato dal produttore dei moduli fotovoltaici, con il quale viene attestato che i moduli fotovoltaici utilizzati godono per almeno dieci anni di garanzia di prodotto contro il difetto di fabbricazione. 6. Per gli impianti che entrano in esercizio successivamente al 30 giugno 2012, il soggetto responsabile è tenuto a trasmettere al GSE, in aggiunta alla documentazione prevista per gli impianti che entrano in esercizio prima della medesima data, la seguente ulteriore documentazione: a) certificato rilasciato dal produttore dei moduli fotovoltaici, attestante l’adesione dello stesso a un sistema o consorzio europeo che garantisca, a cura del medesimo produttore, il riciclo dei moduli fotovoltaici utilizzati al termine della vita utile dei moduli; b) certificato rilasciato dal produttore dei moduli fotovoltaici, attestante che l’azienda produttrice dei moduli stessi possiede le certificazioni ISO 9001:2008 (Sistema di gestione della qualità), OHSAS 18001 (Sistema di gestione della salute e sicurezza del lavoro) e ISO 14000 (Sistema di gestione ambientale); c) certificato di ispezione di fabbrica rilasciato da ente terzo notificato a livello europeo o nazionale, a verifica del rispetto della qualità del processo produttivo e dei materiali utilizzati e degli altri criteri riportati alle precedenti lettere a) e b) e all’articolo 13, comma 1, lettera d).

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Art. 12 (Tariffe incentivanti) 1. Per l’energia elettrica prodotta dagli impianti fotovoltaici di cui al presente titolo, il soggetto responsabile ha diritto a una tariffa individuata sulla base di quanto disposto dall’allegato 5. 2. La tariffa incentivante è riconosciuta per un periodo di venti anni a decorrere dalla data di entrata in esercizio dell’impianto ed è costante in moneta corrente per tutto il periodo di incentivazione. 3. Le tariffe di cui al presente articolo possono essere incrementate con le modalità e alle condizioni previste dagli articoli 12 e 13. Ogni singolo incremento è da intendersi non cumulabile con gli altri. A decorrere dal 2013 la tariffa a cui è applicato l’incremento è pari alla componente incentivante. Il premio è riconosciuto sull’intera energia elettrica prodotta dall’impianto fotovoltaico. 4. Gli impianti entrati in esercizio a seguito di potenziamento possono accedere alle tariffe incentivanti limitatamente alla produzione aggiuntiva, fermo restando quanto stabilito dall’articolo 24, comma 2, lettera i), punto ii, del decreto legislativo n. 28 del 2011. 5. Ai fini dell’attribuzione delle tariffe incentivanti, più impianti fotovoltaici realizzati dal medesimo soggetto responsabile o riconducibili a un unico soggetto responsabile e localizzati nella medesima particella catastale o su particelle catastali contigue si intendono come unico impianto di potenza cumulativa pari alla somma dei singoli impianti. Entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore del presente provvedimento, il GSE definisce e pubblica ulteriori requisiti e regole tecniche volti ad evitare il frazionamento di un impianto in più impianti di ridotta potenza. 6. Sono fatti salvi gli obblighi previsti dalla normativa fiscale in materia di produzione di energia elettrica. Art. 13 (Premio per impianti fotovoltaici abbinati ad un uso efficiente dell’energia) 1. I piccoli impianti sugli edifici possono beneficiare di un premio aggiuntivo rispetto alle tariffe previste dal presente titolo, qualora abbinati ad un uso efficiente dell’energia. 2. Per accedere al premio di cui al comma 1 il soggetto responsabile: a) si dota di un attestato di certificazione energetica relativo all’edificio o unità immobiliare su cui è ubicato l’impianto, comprendente anche l’indicazione di possibili interventi migliorativi delle prestazioni energetiche dell’edificio o dell’unità immobiliare; b) successivamente alla data di entrata in esercizio dell’impianto fotovoltaico, effettua interventi sull’involucro edilizio tra quelli individuati nella medesima certificazione energetica che conseguano una riduzione di almeno il 10% di entrambi gli indici di prestazione energetica estiva e invernale dell’involucro edilizio relativi all’edificio o all’unità immobiliare rispetto ai medesimi indici come individuati nella certificazione energetica; c) si dota di una nuova certificazione energetica dell’edificio o unità immobiliare al fine di dimostrare l’avvenuta esecuzione degli interventi e l’ottenimento della riduzione


del fabbisogno di energia come individuato nella certificazione energetica di cui al punto a). 3. A seguito dell’esecuzione degli interventi, il soggetto responsabile presenta istanza per il riconoscimento del premio al GSE corredata delle certificazioni energetiche dell’edificio o unità immobiliare, di cui al comma 2, lettere a) e c). 4. Il premio è riconosciuto a decorrere dall’anno solare successivo alla data di ricevimento dell’istanza e consiste in una maggiorazione percentuale applicata con le modalità di cui all’articolo 11, comma 3, in misura pari alla metà della percentuale di riduzione del fabbisogno di energia conseguita con arrotondamento commerciale alla terza cifra decimale. Il premio è riconosciuto per il periodo residuo di diritto alla tariffa incentivante. La maggiorazione predetta non può in ogni caso eccedere il 30% della componente incentivante della tariffa riconosciuta alla data di entrata in esercizio dell’impianto fotovoltaico. 5. L’esecuzione di nuovi interventi sull’involucro edilizio che conseguano una ulteriore riduzione di almeno il 10% di entrambi gli indici di prestazione energetica estiva e invernale dell’edificio o unità immobiliare, certificata con le modalità di cui al comma 2, è presupposto per il riconoscimento di un ulteriore premio, determinato in riferimento alla somma delle riduzioni ottenute ai sensi del comma 4, fermo restando il limite massimo del 30%. 6. Per i piccoli impianti realizzati su edifici di nuova costruzione, ovvero per i quali sia stato ottenuto il pertinente titolo edilizio in data successiva alla data di entrata in vigore del presente decreto, il premio di cui al presente articolo consiste in una maggiorazione del 30%, applicata con le modalità di cui all’articolo 11, comma 3, qualora sia conseguita una prestazione energetica per il raffrescamento estivo dell’involucro di almeno il 50% inferiore ai valori minimi di cui all’articolo 4, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 2 aprile 2009, n. 59, nonché una prestazione energetica per la climatizzazione invernale di almeno il 50% inferiore ai valori minimi di cui all’articolo 4, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 2 aprile 2009, n. 59. Il conseguimento di detti valori è attestato da certificazione energetica. 7. Per gli edifici parzialmente climatizzati, la produzione dell’impianto fotovoltaico che può accedere al premio di cui al presente articolo è quella riferibile all’impianto o porzione di impianto che sottende l’equivalente della superficie utile climatizzata. 8. L’accesso al premio di cui al presente articolo è alternativo all’accesso ad altre forme di incentivazione riconosciute per i medesimi interventi che danno diritto al premio. Art. 14 (Premi per specifiche tipologie e applicazioni di impianti fotovoltaici) 1 La componente incentivante della tariffa individuata sulla base dell’allegato 5 è incrementata con le modalità di cui all’articolo 11, comma 3, e con arrotondamento commerciale alla terza cifra decimale: a) del 5% per gli impianti fotovoltaici diversi da quelli di cui all’articolo 3, comma 1, lettera g), qualora i

medesimi impianti siano ubicati in zone classificate alla data di entrata in vigore del presente decreto dal pertinente strumento urbanistico come industriali, cave o discariche esaurite, area di pertinenza di discariche o di siti contaminati come definiti dall’articolo 240 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e successive modificazioni; b) del 5% per i piccoli impianti, realizzati da comuni con popolazione inferiore a 5000 abitanti sulla base dell’ultimo censimento Istat effettuato prima della data di entrata in esercizio dei medesimi impianti, dei quali i predetti comuni siano soggetti responsabili; c) di 5 centesimi di euro/kWh per gli impianti di cui all’articolo 3, comma 1, lettera g), installati in sostituzione di coperture in eternit o comunque contenenti amianto; d) del 5% per gli impianti il cui costo di investimento di cui all’articolo 3, comma 1, lettera b) per quanto riguarda i componenti diversi dal lavoro, sia per non meno del 60% riconducibile ad una produzione realizzata all’interno della Unione Europea.” 2. Fatte salve le disposizioni interpretative di cui all’articolo 20 del decreto ministeriale 6 agosto 2010, commi 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, gli impianti i cui moduli costituiscono elementi costruttivi di pergole, serre, barriere acustiche, tettoie e pensiline hanno diritto a una tariffa pari alla media aritmetica fra la tariffa spettante per “impianti fotovoltaici realizzati su edifici” e la tariffa spettante per “altri impianti fotovoltaici”. Al fine di garantire la coltivazione sottostante, le serre a seguito dell’intervento devono presentare un rapporto tra la superficie totale dei moduli fotovoltaici installati sulla serra e la superficie totale esterna della serra stessa ad almeno il 50%. Ai soli fini di cui al presente decreto, i fabbricati rurali sono equiparati agli edifici, sempreché accatastati prima della data di entrata in esercizio dell’impianto fotovoltaico. TITOLO III IMPIANTI FOTOVOLTAICI INTEGRATI CON CARATTERISTICHE INNOVATIVE Art. 15 (Requisiti dei soggetti e degli impianti) 1. Possono beneficiare delle tariffe incentivanti di cui al presente titolo, con le modalità e alle condizioni da esso previste, i seguenti soggetti: a) le persone fisiche; b) le persone giuridiche; c) i soggetti pubblici; d) i condomini di unità immobiliari ovvero di edifici. 2. Possono beneficiare delle tariffe incentivanti di cui al presente titolo gli impianti fotovoltaici che utilizzano moduli non convenzionali e componenti speciali, sviluppati specificatamente per integrarsi e sostituire elementi architettonici, aventi i seguenti requisiti: a) potenza nominale non inferiore a 1 kW e non superiore a 5 MW; b) conformità alle pertinenti norme tecniche richiamate nell’allegato 1 e alle disposizioni di cui all’articolo 10 del decreto legislativo n. 28 del 2011, ove applicabili; in particolare i moduli fotovoltaici dovranno essere

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certificati in accordo con la norma CEI EN 61215 se realizzati con silicio cristallino, con la norma CEI EN 61646, se realizzati con film sottili; c) realizzati con moduli e componenti che rispondono ai requisiti costruttivi e alle modalità di installazione indicate in allegato 4; d) realizzati con componenti di nuova costruzione o comunque non già impiegati in altri impianti così come stabilito dal decreto ministeriale 2 marzo 2009; e) collegati alla rete elettrica o a piccole reti isolate, in modo tale che ogni singolo impianto fotovoltaico sia caratterizzato da un unico punto di connessione alla rete, non condiviso con altri impianti fotovoltaici. 3. Ai fini dell’attribuzione delle tariffe di cui al presente titolo, entro il 30 giugno 2011 il GSE aggiorna la guida sugli impianti fotovoltaici integrati con caratteristiche innovative, contenente schede di dettaglio che indicano, in riferimento alle singole applicazioni, le modalità con cui sono rispettate le prescrizioni di cui all’allegato 4. 4. Agli impianti di cui al presente titolo si applicano le disposizioni di cui all’articolo 10, commi 3, 4 e 5. Art. 16 (Tariffe incentivanti) 1. Per l’energia elettrica prodotta dagli impianti fotovoltaici di cui al presente titolo, il soggetto responsabile ha diritto a una tariffa individuata sulla base di quanto disposto dall’allegato 5. 2. La tariffa incentivante è riconosciuta per un periodo di venti anni a decorrere dalla data di entrata in esercizio dell’impianto ed è costante in moneta corrente per tutto il periodo di incentivazione. 3. Gli impianti fotovoltaici di cui al presente titolo hanno diritto al premio di cui all’articolo 12 con le modalità e alle condizioni ivi previste. 4. Gli impianti entrati in esercizio a seguito di potenziamento possono accedere alle tariffe incentivanti limitatamente alla produzione aggiuntiva, fermo restando quanto stabilito dall’articolo 24, comma 2, lettera i), punto ii, del decreto legislativo n. 28 del 2011. 5. Sono fatti salvi gli obblighi previsti dalla normativa fiscale in materia di produzione di energia elettrica. TITOLO IV IMPIANTI A CONCENTRAZIONE Art. 17 (Requisiti dei soggetti e degli impianti) 1. Possono beneficiare delle tariffe incentivanti di cui al presente titolo i seguenti soggetti: a) le persone giuridiche; b) i soggetti pubblici. 2. Possono beneficiare delle tariffe incentivanti di cui al presente decreto gli impianti fotovoltaici aventi i seguenti requisiti: a) abbiano potenza nominale non inferiore a 1 kW e non superiore a 5 MW; b) siano conformi alle pertinenti norme tecniche richiamate nell’allegato 1 e alle disposizioni di cui all’articolo 10 del decreto legislativo n. 28 del 2011, ove applicabili; in particolare i moduli fotovoltaici dovranno essere

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certificati in accordo con la norma CEI EN 62108; c) siano realizzati con componenti di nuova costruzione o comunque non già impiegati in altri impianti così come stabilito dal decreto ministeriale 2 marzo 2009; d) siano collegati alla rete elettrica o a piccole reti isolate, in modo tale che ogni singolo impianto fotovoltaico sia caratterizzato da un unico punto di connessione alla rete, non condiviso con altri impianti fotovoltaici. 3. Agli impianti di cui al presente titolo si applicano le disposizioni di cui all’articolo 10, commi 3 e 4. Art. 18 (Tariffe incentivanti) 1. Per l’energia elettrica prodotta dagli impianti fotovoltaici di cui al presente titolo, il soggetto responsabile ha diritto a una tariffa individuata sulla base di quanto disposto dall’allegato 5. 2. La tariffa incentivante è riconosciuta per un periodo di venti anni a decorrere dalla data di entrata in esercizio dell’impianto ed è costante in moneta corrente per tutto il periodo di incentivazione. 3. Gli impianti entrati in esercizio a seguito di potenziamento possono accedere alle tariffe incentivanti limitatamente alla produzione aggiuntiva, fermo restando quanto stabilito dall’articolo 24, comma 2, lettera i), punto ii, del decreto legislativo n. 28 del 2011. 4. Sono fatti salvi gli obblighi previsti dalla normativa fiscale in materia di produzione di energia elettrica. Art. 19 (Impianti fotovoltaici con innovazione tecnologica) 1. Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e d’intesa con la Conferenza unificata, sono definite le caratteristiche di innovazione tecnologica e i requisiti tecnici degli impianti con innovazione tecnologica di cui all’articolo 3, comma 1, lettera t). 2. Con il decreto di cui al comma 1, vengono definite le tariffe incentivanti spettanti agli impianti fotovoltaici con innovazione tecnologica ed i requisiti per l’accesso. TITOLO V DISPOSIZIONI FINALI Art. 20 (Compiti dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas) 1. Con uno o più provvedimenti emanati entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, l’Autorità per l’energia elettrica e il gas aggiorna ed integra, laddove necessario, i provvedimenti già emanati. L’Autorità per l’energia elettrica e il gas provvede inoltre a: a) determinare le modalità con le quali le risorse per l’erogazione delle tariffe incentivanti, nonché per la gestione delle attività previste dal presente decreto, trovano copertura nel gettito della componente tariffaria A3 delle tariffe dell’energia elettrica; b) aggiornare i provvedimenti relativi all’erogazione del servizio di misura dell’energia elettrica prodotta, prevedendo che la responsabilità di tale servizio sia, in ogni caso, posta in capo ai gestori di rete cui gli impianti risultano essere collegati;


c) determinare le modalità con le quali sono remunerate le attività di certificazione di fine lavori eseguite dai gestori di rete in attuazione delle disposizioni di cui all’articolo 8, nonché quelle di cui alla lettera b); d) aggiornare ed integrare i propri provvedimenti in materia di connessione alla rete elettrica con particolare riguardo all’applicazione dell’articolo 2, comma 12, lettera g), della legge 14 novembre 1995, n. 481, nei casi in cui il mancato rispetto dei tempi per la connessione da parte del gestore di rete comporti la perdita del diritto a una determinata tariffa incentivante, ferma restando il potere di eventuale applicazione delle sanzioni previste dall’articolo 2, comma 20, lettera c) della medesima legge. Art. 21 (Verifiche e controlli) 1. Il GSE, nelle more dell’emanazione della disciplina organica sui controlli disposta dall’articolo 42 del decreto legislativo n. 28 del 2011, definisce modalità per lo svolgimento dei controlli che prevedono anche ispezioni sugli impianti, anche al fine di verificare la veridicità di quanto dichiarato dai soggetti responsabili. 2. Ferme restando le altre conseguenze disposte dalla legge, l’accertamento della non veridicità di dati e documenti o della falsità di dichiarazioni, resi dai soggetti responsabili ai fini dell’ottenimento delle tariffe incentivanti di cui al presente decreto comporta, ai sensi dell’articolo 23 comma 3 del decreto legislativo n. 28 del 2011, la decadenza dal diritto alla tariffa incentivante e ad eventuali premi concessi ai sensi degli articolo 12 e 13, nonché la ripetizione dell’indebito da parte del GSE, nel caso di incentivi già percepiti, e l’esclusione dagli incentivi, per dieci anni dalla data dell’accertamento, per le persone fisiche e giuridiche che hanno presentato la richiesta di incentivo e per gli ulteriori soggetti indicati al citato articolo 23. Art. 22 (Monitoraggio della diffusione, divulgazione dei risultati e attività di informazione) 1. Entro il 31 marzo di ogni anno, il GSE trasmette al Ministero dello sviluppo economico, al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, alle Regioni e Province autonome, all’Autorità per l’energia elettrica e il gas un rapporto relativo all’attività svolta e ai risultati conseguiti a seguito dell’applicazione del presente decreto e dei decreti interministeriali attuativi dell’articolo 7 del decreto legislativo n. 387 del 2003. 2. Con separato riferimento ai decreti interministeriali 28 luglio 2005, 6 febbraio 2006, 19 febbraio 2007, 6 agosto 2010 e al presente decreto, il rapporto di cui al comma 1 fornisce, per ciascuna regione e provincia autonoma e per ciascuna tipologia di impianto e di ubicazione, la potenza annualmente entrata in esercizio, la relativa produzione energetica, i valori delle tariffe incentivanti erogate, l’entità cumulata delle tariffe incentivanti erogate in ciascuno degli anni precedenti e ogni altro dato ritenuto utile. 3. Decorsi trenta giorni dalla data di trasmissione del rapporto, il GSE, in assenza di osservazioni del Ministero dello sviluppo economico o del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, pubblica il rapporto medesimo sul suo sito internet.

4. Il GSE pubblica sul proprio sito una raccolta fotografica esemplificativa degli impianti fotovoltaici entrati in esercizio, avvalendosi delle foto trasmesse dai soggetti responsabili. 5. Il GSE e l’ENEA organizzano, su un campione significativo di impianti i cui soggetti responsabili sono soggetti pubblici e in modo da rappresentare le diverse tecnologie e applicazioni, un sistema di rilevazione dei dati tecnologici e di funzionamento. 6. Il GSE promuove azioni informative finalizzate a favorire la conoscenza del meccanismo di incentivazione e relative modalità e condizioni di accesso, rivolte anche ai soggetti pubblici e ai soggetti che possono finanziare gli impianti. 7. Il GSE predispone un’anagrafica unica per gli impianti fotovoltaici. Per tale finalità, a seguito dell’accettazione del preventivo per la connessione e alla conclusione dell’iter autorizzativo e comunque prima dell’entrata in esercizio dell’impianto, il soggetto responsabile è tenuto a censire il proprio impianto presso il GSE ottenendo un codice univoco identificativo del medesimo. 8. Nell’ambito delle regole tecniche di cui all’articolo 7, comma 9, il GSE individua le informazioni relative agli impianti necessarie al fine del censimento di cui al comma 7, nonché le modalità procedurali per la trasmissione delle medesime informazioni. Il soggetto responsabile risponde comunque della correttezza e veridicità delle informazioni dichiarate. Entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, i gestori di rete sono tenuti a comunicare le informazioni in loro possesso necessarie per il popolamento dell’anagrafica di cui al comma 7 anche per impianti già entrati in esercizio, secondo le modalità definite e rese pubbliche dal medesimo GSE. Art. 23 (Monitoraggio tecnologico e promozione dello sviluppo delle tecnologie) 1. L’ENEA, coordinandosi con il GSE, effettua un monitoraggio tecnologico al fine di individuare le prestazioni delle tecnologie impiegate negli impianti fotovoltaici già realizzati ovvero realizzati nell’ambito delle disponibilità del presente decreto. 2. Sulla base delle risultanze del monitoraggio di cui al comma 1, entro il 31 marzo di ogni anno, l’ENEA trasmette al Ministero dello sviluppo economico e al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, un rapporto recante l’analisi, riferita a ciascuna tipologia di impianto, degli indici di prestazione degli impianti aggregati per zone, per tecnologia dei moduli fotovoltaici e del gruppo di conversione, segnalando le eventuali ulteriori esigenze di innovazione tecnologica. Art. 24 (Pubblicizzazione dei dati sulle potenze cumulate e sui costi) 1. Il GSE pubblica sul proprio sito internet e aggiorna con continuità i dati, ripartiti per classe di potenza e tipologia di impianto, relativi a: a) impianti che entrano in esercizio ricadenti nelle disponibilità di cui al presente decreto; b) impianti che comunicano la fine lavori certificata; c) impianti iscritti al registro di cui all’articolo 7. 2. Il GSE pubblica sul proprio sito internet e aggiorna

IX


con continuità il valore dei costi degli incentivi di cui all’articolo 3, comma 1, lettere z) e aa), nonché i valori delle tariffe applicabili in ciascun periodo. Art. 25 (Attuazione delle disposizioni di cui all’articolo 2, comma 173, della legge n. 244/07) 1. Ai fini dell’applicazione dell’articolo 2, comma 173, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 e successive modificazioni, gli impianti fotovoltaici di cui al titolo II i cui soggetti pubblici responsabili sono enti locali, così come definiti dall’articolo 2, commi 1 e 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000 n. 267, ovvero regioni, sono considerati rientranti nella tipologia dell’impianto di cui all’articolo 3, comma 1, lettera g), del presente decreto. 2. Al fine di rispettare le disposizioni generali in materia di libera concorrenza e parità di condizioni nell’accesso al mercato dell’energia elettrica, le disposizioni di cui al comma 1 si applicano agli impianti operanti in regime di scambio sul posto ovvero che effettuano cessione parziale, nonché agli impianti i cui soggetti responsabili sono enti locali, che entrano in esercizio entro il 2011 e per i quali le procedure di gara si sono concluse con l’assegnazione prima dell’entrata in vigore del presente decreto. Art. 26 (Disposizioni finali) 1. Il presente decreto, di cui gli allegati sono parte integrante, non comporta nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato ed entra in vigore il giorno successivo alla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.

ALLEGATO 1 I moduli fotovoltaici devono essere provati e verificati da laboratori accreditati, per le specifiche prove necessarie alla verifica dei moduli, in conformità alla norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025. Tali laboratori devono essere accreditati da Organismi di certificazione appartenenti all’EA (European Accreditation Agreement) o che abbiano stabilito accordi di mutuo riconoscimento con EA o in ambito ILAC (International Laboratory Accreditation Cooperation). Gli impianti fotovoltaici devono essere realizzati con componenti che assicurino l’osservanza delle prestazioni descritte nella Guida CEI 82-25. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il CEI aggiorna i parametri prestazionali indicati in tale Guida per tener conto dell’evoluzione tecnologica dei componenti fotovoltaici. In particolare, l’aggiornamento assicura che, in fase di avvio dell’impianto fotovoltaico, il rapporto fra l’energia o la potenza prodotta in corrente alternata e l’energia o la potenza producibile in corrente alternata (determinata in funzione dell’irraggiamento solare incidente sul piano dei moduli, della potenza nominale dell’impianto e della temperatura di funzionamento dei moduli) sia almeno superiore a 0, 78 nel caso di utilizzo di inverter di potenza fino a 20 kW e 0,8 nel caso di utilizzo di inverter di potenza superiore, nel rispetto delle condizioni di misura e dei metodi di calcolo descritti nella medesima Guida CEI 82-25.

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Gli impianti fotovoltaici e i relativi componenti, le cui tipologie sono contemplate nel presente decreto, devono rispettare, ove di pertinenza, le prescrizioni contenute nelle seguenti norme tecniche, comprese eventuali varianti, aggiornamenti ed estensioni emanate successivamente dagli organismi di normazione citati: 1) Normativa fotovoltaica - CEI 82-25: Guida alla realizzazione di sistemi di generazione fotovoltaica collegati alle reti elettriche di Media e Bassa tensione; - UNI 10349: Riscaldamento e raffrescamento degli edifici. Dati climatici; - UNI 8477: Energia solare - Calcolo degli apporti per applicazioni in edilizia - Valutazione dell’energia raggiante ricevuta; - CEI EN 60904: Dispositivi fotovoltaici – Serie; - CEI EN 61215 (CEI 82-8): Moduli fotovoltaici in silicio cristallino per applicazioni terrestri. Qualifica del progetto e omologazione del tipo; - CEI EN 61646 (CEI 82-12): Moduli fotovoltaici (FV) a film sottile per usi terrestri - Qualifica del progetto e approvazione di tipo; - CEI EN 61724 (CEI 82-15): Rilievo delle prestazioni dei sistemi fotovoltaici - Linee guida per la misura, lo scambio e l’analisi dei dati; - CEI EN 61730-1 (CEI 82-27) Qualificazione per la sicurezza dei moduli fotovoltaici (FV) - Parte 1: Prescrizioni per la costruzione; - CEI EN 61730-2 (CEI 82-28) Qualificazione per la sicurezza dei moduli fotovoltaici (FV) - Parte 2: Prescrizioni per le prove; - CEI EN 62108 (CEI 82-30): Moduli e sistemi fotovoltaici a concentrazione (CPV) - Qualifica di progetto e approvazione di tipo; - CEI EN 62093 (CEI 82-24): Componenti di sistemi fotovoltaici - moduli esclusi (BOS) - Qualifica di progetto in condizioni ambientali naturali; - EN 62116 Test procedure of islanding prevention measures for utility-interconnected photovoltaic inverters; - CEI EN 50380 (CEI 82-22): Fogli informativi e dati di targa per moduli fotovoltaici; - CEI EN 50521 (CEI 82-31) Connettori per sistemi fotovoltaici - Prescrizioni di sicurezza e prove; - CEI EN 50524 (CEI 82-34) Fogli informativi e dati di targa dei convertitori fotovoltaici; - CEI EN 50530 (CEI 82-35) Rendimento globale degli inverter per impianti fotovoltaici collegati alla rete elettrica; - EN 62446 (CEI 82-38) Grid connected photovoltaic systems - Minimum requirements for system documentation, commissioning tests and inspection; - CEI 20-91 Cavi elettrici con isolamento e guaina elastomerici senza alogeni non propaganti la fiamma con tensione nominale non superiore a 1 000 V in corrente alternata e 1 500 V in corrente continua per applicazioni in impianti fotovoltaici. 2) Altra Normativa sugli impianti elettrici - CEI 0-2: Guida per la definizione della documentazione di progetto per impianti elettrici; - CEI 0-16 : Regola tecnica di riferimento per la connessione di utenti attivi e passivi alle reti AT ed MT delle


imprese distributrici di energia elettrica; - CEI 11-20: Impianti di produzione di energia elettrica e gruppi di continuità collegati a reti di I e II categoria; - CEI EN 50438 (CEI 311-1) Prescrizioni per la connessione di micro-generatori in parallelo alle reti di distribuzione pubblica in bassa tensione; - CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente continua; - CEI EN 60099-1 (CEI 37-1): Scaricatori - Parte 1: Scaricatori a resistori non lineari con spinterometri per sistemi a corrente alternata; - CEI EN 60439 (CEI 17-13): Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra per bassa tensione (quadri BT), serie; - CEI EN 60445 (CEI 16-2): Principi base e di sicurezza per l’interfaccia uomo-macchina, marcatura e identificazione - Individuazione dei morsetti e degli apparecchi e delle estremità dei conduttori designati e regole generali per un sistema alfanumerico; - CEI EN 60529 (CEI 70-1): Gradi di protezione degli involucri (codice IP); - CEI EN 60555-1 (CEI 77-2): Disturbi nelle reti di alimentazione prodotti da apparecchi elettrodomestici e da equipaggiamenti elettrici simili - Parte 1: Definizioni; - CEI EN 61000-3-2 (CEI 110-31): Compatibilità elettromagnetica (EMC) - Parte 3: Limiti - Sezione 2: Limiti per le emissioni di corrente armonica (apparecchiature con corrente di ingresso < = 16 A per fase); - CEI EN 62053-21 (CEI 13-43): Apparati per la misura dell’energia elettrica (c.a.) – Prescrizioni particolari Parte 21: Contatori statici di energia attiva (classe 1 e 2); - CEI EN 62053-23 (CEI 13-45): Apparati per la misura dell’energia elettrica (c.a.) - Prescrizioni particolari - Parte 23: Contatori statici di energia reattiva (classe 2 e 3); - CEI EN 50470-1 (CEI 13-52) Apparati per la misura dell’energia elettrica (c.a.) - Parte 1: Prescrizioni generali, prove e condizioni di prova - Apparato di misura (indici di classe A, B e C) - CEI EN 50470-3 (CEI 13-54) Apparati per la misura dell’energia elettrica (c.a.) - Parte 3: Prescrizioni particolari - Contatori statici per energia attiva (indici di classe A, B e C); - CEI EN 62305 (CEI 81-10): Protezione contro i fulmini, serie; - CEI 81-3: Valori medi del numero di fulmini a terra per anno e per chilometro quadrato; - CEI 20-19: Cavi isolati con gomma con tensione nominale non superiore a 450/750 V; - CEI 20-20: Cavi isolati con polivinilcloruro con tensione nominale non superiore a 450/750 V; - CEI 13-4: Sistemi di misura dell’energia elettrica - Composizione, precisione e verifica; - CEI UNI EN ISO/IEC 17025:2008 Requisiti generali per la competenza dei laboratori di prova e di taratura. Nel caso di impianti fotovoltaici di cui all’articolo 3, comma 1, lettera f), in deroga alle certificazioni sopra richieste, sono ammessi moduli fotovoltaici non certificati secondo le norme CEI EN 61215 (per moduli in silicio cristallino) o CEI EN 61646 (per moduli a film sottile) solo se non siano commercialmente

disponibili prodotti certificati che consentano di realizzare il tipo di integrazione progettato per lo specifico impianto. In questo caso è richiesta una dichiarazione del costruttore che il prodotto è progettato e realizzato per poter superare le prove richieste dalla norma CEI EN 61215 o CEI EN 61646. La dichiarazione dovrà essere supportata da certificazioni rilasciate da un laboratorio accreditato, ottenute su moduli similari. Tale laboratorio dovrà essere accreditato EA (European Accreditation Agreement) o dovrà aver stabilito accordi di mutuo riconoscimento con EA o in ambito ILAC. Nel caso di impianti fotovoltaici di cui all’articolo 3, comma 1, lettera r), in deroga alle certificazioni sopra richieste e fino al 31 Dicembre 2012, sono ammessi moduli e assiemi di moduli fotovoltaici a concentrazione non certificati secondo la norma CEI EN 62108 nel solo caso in cui sia stato avviato il processo di certificazione e gli stessi abbiano già superato con successo le prove essenziali della Guida CEI 82-25 al fine di assicurare il rispetto dei requisiti tecnici minimi di sicurezza e qualità del prodotto ivi indicati. In questo caso è richiesta una dichiarazione del costruttore che il prodotto è in corso di certificazione ai sensi della CEI EN 62108. La dichiarazione dovrà essere supportata da certificazioni rilasciate da un laboratorio accreditato, attestanti il superamento dei Requisiti tecnici minimi di sicurezza e qualità del prodotto indicati nella Guida CEI 82-25. Tale laboratorio dovrà essere accreditato EA (European Accreditation Agreement) o dovrà aver stabilito accordi di mutuo riconoscimento con EA o in ambito ILAC. Per la connessione degli impianti fotovoltaici alla rete elettrica si applica quanto prescritto nella Deliberazione n. 99/08 (Testi Integrato delle Connessioni Attive) dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas e successive modificazioni. Si applicano inoltre, per quanto compatibili con le norme sopra citate, i documenti tecnici emanati dai gestori di rete.

ALLEGATO 2 MODALITÀ DI POSIZIONAMENTO DEI MODULI SUGLI EDIFICI ai fini dell’accesso alla corrispondente tariffa 1. Ai fini dell’accesso alla tariffa pertinente, i moduli devono essere posizioni su un edificio così come definito dall’articolo 1, comma 1, lettera a), del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412 e successive modificazioni, e ricadente in una delle categorie di cui all’articolo 3 del medesimo decreto secondo le seguenti modalità:

XI


2. Non rientrano nella definizione di edificio le pergole, le serre, le tettoie, le pensiline, le barriere acustiche e le strutture temporanee comunque denominate. 3. Il GSE aggiorna entro il 1 luglio 2011 la guida di dettaglio sulle modalità di posizionamento dei moduli fotovoltaici sugli edifici.

La richiesta di iscrizione al registro e la richiesta per la concessione della tariffa incentivante, unitamente alla documentazione specifica prevista ai paragrafi successivi, deve essere firmata dal soggetto responsabile, e inviata al GSE esclusivamente tramite il portale informatico predisposto dal GSE sul proprio sito www.gse.it.

f1) documentazione idonea a dimostrare quale sia la superficie del terreno agricolo nella disponibilità del proponente e quale sia la superficie dello stesso terreno destinata all’installazione dei moduli fotovoltaici, intentendosi per tale la superficie individuata dal perimetro al cui interno ricadono i moduli fotovoltaici; f2) nel caso in cui su un terreno appartenente al medesimo proprietario, ovvero a un soggetto che ne ha la disponibilità, siano installati più impianti, dovrà essere altresì prodotta documentazione idonea a dimostrare che la distanza minima tra i punti più vicini dei perimetri al cui interno ricadono i moduli fotovoltaici è non inferiore a 2 km; g) nel caso di applicazione del comma 5 dell’articolo 10 del decreto legislativo n. 28 del 2011, la classificazione di terreno abbandonato da almeno cinque anni deve essere dimostrata mediante esibizione della notifica ai proprietari effettuata dalla regione ai sensi dell’articolo 4 della legge 4 agosto 1978, n. 440; h) data presunta di entrata in esercizio dell’impianto.

ALLEGATO 3-A

ALLEGATO 3-B

1. Documentazione per la richiesta di iscrizione al registro a) progetto definitivo dell’impianto; b) copia del pertinente titolo autorizzativo, vale a dire di uno dei seguenti titoli: b1) autorizzazione unica di cui all’articolo 12 del decreto legislativo n. 387 del 2003; b2) denuncia di inizio attività conforme all’articolo 23, comma 5, del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 ove applicabile, ovvero dichiarazione di procedura abilitativa semplificata conforme all’articolo 6, comma 7, del decreto legislativo n. 28 del 2011, entrambi recanti data antecedente di almeno 30 giorni rispetto a quella di invio; b3) copia della comunicazione relativa alle attività in edilizia libera, di cui ai paragrafi 11 e 12 delle linee guida adottate ai sensi dell’articolo 12, comma 10, del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387; b4) copia del provvedimento autorizzativo rilasciato ai sensi del secondo periodo del comma 7 dell’articolo 5 del decreto interministeriale 19 febbraio 2007, come vigente fino alla data di entrata in vigore del decreto interministeriale 6 agosto 2010; b5) copia della Segnalazione certificata di inizio attività - Scia di cui all’articolo 49 della legge 30 luglio 2010, n. 122. c) dichiarazione del comune competente, attestante che la denuncia di inizio attività o dichiarazione di procedura abilitativa semplificata di cui al punto b2), ovvero la comunicazione di cui al punto b3), costituisce titolo idoneo alla realizzazione dell’impianto; d) copia della soluzione di connessione dell’impianto alla rete elettrica, redatta dal gestore di rete e accettata dal soggetto interessato; e) certificato di destinazione d’uso del terreno con indicazione delle particelle catastali interessate, qualora i moduli dell’impianto siano collocati a terra; f) nel caso di impianti con moduli collocati a terra in aree agricole per i quali non trova applicazione il comma 6 dell’articolo 10 del decreto legislativo n. 28 del 2011:

Di seguito vengono riportate le condizioni che andranno verificate e certificate dal gestore di rete.

ALLEGATO 3 MODALITÀ DI RICHIESTA DI ISCRIZIONE AL REGISTRO, DI CERTIFICAZIONE DI FINE LAVORI E DI CONCESSIONE DELLA TARIFFA INCENTIVANTE

XII

Definizione di fine lavori per l’impianto fotovoltaico 1. Fine lavori dal punto di vista strutturale Oltre ai lavori che determinano la funzionalità elettrica, nel seguito descritti dettagliatamente, è necessario che siano completate tutte le opere edili e architettoniche connesse all’integrazione tra l’impianto e il manufatto in cui esso è inserito, in riferimento alla specifica tipologia installativa per la quale sarà richiesta al GSE la pertinente tariffa. L’impianto deve possedere già al momento della dichiarazione di fine lavori le caratteristiche necessarie per il riconoscimento di impianto su edificio, così come indicato nelle regole tecniche del GSE. 2 Fine lavori dal punto di vista elettrico Si adottano le definizioni di impianto di produzione e di impianto per la connessione del Testo Integrato delle Connessioni Attive (TICA) - delibera AEEG ARG/elt 125/10 e con il suo allegato A - recante “Modifiche e integrazioni alla deliberazione dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas ARG/elt 99/08 in materia di condizioni tecniche ed economiche per la connessione alle reti con obbligo di connessione di terzi degli impianti di produzione”. Impianto di produzione è l’insieme delle apparecchiature destinate alla conversione dell’energia fornita da una qualsiasi fonte di energia primaria in energia elettrica. Esso comprende l’edificio o gli edifici relativi a detto complesso di attività e l’insieme, funzionalmente interconnesso: - delle opere e dei macchinari che consentono la produzione di energia elettrica; - dei gruppi di generazione dell’energia elettrica, dei servizi ausiliari di impianto e dei trasformatori posti a monte del/dei punto/punti di connessione alla rete con obbligo di connessione di terzi. L’interconnessione funzionale consiste nella presenza e


nell’utilizzo di opere, sistemi e componenti comuni finalizzati all’esercizio combinato e/o integrato degli elementi interconnessi, quale a titolo esemplificativo convertitori di tensione, trasformatori di adattamento/isolamento, eventuali trasformatori elevatori, cavi di collegamento, etc. In particolare per un impianto fotovoltaico devono risultare installati ed elettricamente collegati i seguenti componenti: moduli fotovoltaici, strutture di sostegno, convertitori di tensione, cavi di collegamento tra i componenti d’impianto, dispositivi di protezione, quadri elettrici, dispositivi di isolamento, adattamento e sezionamento, quadro per la posa del misuratore di produzione. Ciascun impianto può a sua volta essere suddiviso in una o più sezioni. Queste, a loro volta, sono composte da uno o più gruppi di generazione. Inoltre è possibile distinguere, con riferimento all’impianto per la connessione: - impianto di rete per la connessione è la porzione d’impianto per la connessione di competenza del gestore di rete, compresa tra il punto d’inserimento sulla rete esistente e il punto di connessione; - impianto di utenza per la connessione è la porzione d’impianto per la connessione la cui realizzazione, gestione, esercizio e manutenzione rimangono di competenza del richiedente. L’impianto d’utenza per la connessione, a sua volta, può essere distinto in: - una parte interna al confine di proprietà dell’utente a cui è asservita la connessione fino al medesimo confine di proprietà o al punto di connessione qualora interno al predetto confine di proprietà; - una parte compresa tra il confine di proprietà dell’utente a cui è asservita la connessione e il punto di connessione. Nel caso il punto in cui il punto di connessione è interno al confine di proprietà, tale parte non è presente. Per gli impianti che possono essere connessi sulla rete di bassa tensione, il Soggetto Responsabile predispone l’uscita del/dei convertitori o trasformatori di adattamento/ isolamento per il collegamento alla rete. Per gli impianti di taglia superiore, collegati alla media o alta tensione, è necessario includere nelle attività di fine lavori anche la/e cabina/e di trasformazione utili per l’elevazione di tensione. Dovranno, pertanto, essere completati tutti i locali misure, i locali inverter e tutte le opere edili correlate alle cabine di trasformazione. Deve, infine, essere stato realizzato l’impianto di utenza per la connessione di competenza del richiedente. La definizione di fine lavori non comprende l’impianto di rete per la connessione.

a2) documentazione di cui all’allegato 3-A; tale documentazione non è dovuta qualora sia già stata trasmessa ai fini della iscrizione ai registri; a3) certificato antimafia del soggetto responsabile; b) Scheda Tecnica Finale d’Impianto; c) Elenco dei moduli fotovoltaici, con relativi numeri di serie, e dei convertitori (inverter) CC/CA; d) 5 diverse fotografie volte a fornire, attraverso diverse inquadrature, una visione completa dell’impianto, dei suoi particolari e del quadro di insieme in cui si inserisce; e) Schema elettrico unifilare dell’impianto con indicazioni di: • numero delle stringhe e numero dei moduli per stringa; • eventuali dispositivi di protezione lato corrente continua esterni all’inverter; • numero di inverter e modalità di collegamento delle uscite degli inverter; • eventuali dispositivi di protezione lato corrente alternata esterni all’inverter; • contatori dell’energia prodotta e/o prelevata/immessa dalla rete elettrica di distribuzione; • punto di collegamento alla rete indicando in dettaglio gli organi di manovra e protezione presenti nonché gli eventuali punti di derivazione dei carichi; • presenza di gruppi elettrogeni, gruppi di continuità (UPS), sistemi di accumulo e di eventuali altre fonti di generazione. f) Copia della comunicazione con la quale il gestore della rete ha notificato al soggetto responsabile il codice POD; g) Copia dei verbali di attivazione dei contatori di misura dell’energia prodotta e di connessione alla rete elettrica; h) Esclusivamente per impianti di potenza superiore a 20 kW, l’impegno a trasmettere al GSE, secondo modalità previste nelle regole tecniche di cui all’articolo 7, comma 9, copia del Verbale di Verifica di Primo Impianto rilasciato dall’Agenzia delle Dogane oppure, se l’impianto immette tutta l’energia prodotta nella rete, copia della comunicazione fatta all’Agenzia delle Dogane sulle caratteristiche dell’impianto (circolare 17/D del 28 maggio 2007 dell’Agenzia delle Dogane: disposizione applicative del decreto legislativo 2 febbraio 2007, n. 26). Tale comunicazione può essere trasmessa anche nei tre mesi successivi alla data di entrata in esercizio. i) Esclusivamente per impianti di potenza superiore a 6 kW: − relazione generale, che descriva i criteri progettuali e le caratteristiche dell’impianto; − almeno un disegno planimetrico atto ad identificare con chiarezza la disposizione dell’impianto, dei principali tracciati elettrici e delle principali apparecchiature.

ALLEGATO 3-C ALLEGATO 4 2. Documentazione da trasmettere alla data di entrata in esercizio a) Domanda di concessione della tariffa incentivante con dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà; a1) una relazione contenente tutte le informazioni tecniche e documentali necessarie a valutare la conformità dei componenti e dell’impianto agli allegati 1 e 2 al presente decreto;

Caratteristiche e modalità di installazione per l’accesso al premio per applicazioni innovative finalizzate all’integrazione architettonica 1. CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE Al fine di accedere alla tariffa di cui al titolo III del presente decreto, i moduli e i componenti dovranno avere,

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almeno, tutte le seguenti caratteristiche: 1. moduli non convenzionali e componenti speciali, sviluppati specificatamente per integrarsi e sostituire elementi architettonici di edifici quali: a) coperture degli edifici, b) superfici opache verticali; b) superfici trasparenti o semitrasparenti sulle coperture; c) superfici apribili e assimilabili quali porte, finestre e vetrine anche se non apribili comprensive degli infissi. 2. moduli e componenti che abbiano significative innovazioni di carattere tecnologico; 3. moduli progettati e realizzati industrialmente per svolgere, oltre alla produzione di energia elettrica, funzioni architettoniche fondamentali quali: a. protezione o regolazione termica dell’edificio. Ovvero il componente deve garantire il mantenimento dei livelli di fabbisogno energetico dell’edificio ed essere caratterizzato da trasmittanza termica comparabile con quella del componente architettonico sostituito; b. moduli progettati per garantire tenuta all’acqua e conseguente impermeabilizzazione della struttura edilizia sottesa; c. moduli progettati per garantire tenuta meccanica comparabile con l’elemento edilizio sostituito. 2. MODALITÀ DI INSTALLAZIONE Al fine di accedere alla tariffa di cui al titolo III del presente decreto, i moduli e i componenti dovranno, almeno, essere installati secondo le seguenti modalità: 1. i moduli devono sostituire componenti architettonici degli edifici; 2. i moduli devono comunque svolgere una funzione di rivestimento di parti dell’edificio, altrimenti svolta da componenti edilizi non finalizzati alla produzione di energia elettrica; 3. da un punto di vista estetico, il sistema fotovoltaico deve comunque inserirsi armoniosamente nel disegno architettonico dell’edificio.

ALLEGATO 5 IMPIANTI DI CUI AL TITOLO II TARIFFE PER L’ANNO 2011 1. Per i mesi di giugno, luglio e agosto 2011 le tariffe sono individuate dalla tabella 1.

2. Per i mesi da settembre a dicembre 2011 le tariffe sono individuate dalla tabella 2.

TARIFFE PER L’ANNO 2012 3. Per il primo e secondo semestre 2012 le tariffe sono individuate dalla tabella 3:

TARIFFE PER L’ANNO 2013 e per i periodi successivi 4. A decorrere dal primo semestre 2013 le tariffe assumono valore onnicomprensivo sull’energia immessa nel sistema elettrico. Sulla quota di energia autoconsumata è attribuita una tariffa specifica. Le nuove tariffe sono individuate dalla tabella 4.

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5. Le riduzione programmate per i semestri successivi sono individuate dalla tabella 5 e sono applicate alle tariffe vigenti nel semestre precedente.

6. Le tariffe di ciascun semestre possono essere ulteriormente ridotte rispetto a quanto previsto dalla tabella 5 sulla base del costo annuo imputabile agli impianti che entrano in esercizio nel periodo di osservazione. La riduzione aggiuntiva eventualmente applicata è stabilita, nel solo caso in cui risulti C>C0, sulla base della formula riportata:

TARIFFE PER L’ANNO 2013 e per i periodi successivi 11. A decorrere dal primo semestre 2013 le tariffe assumono valore onnicomprensivo sull’energia immessa nel sistema elettrico. Sulla quota di energia autoconsumata è attribuita una tariffa specifica. Le nuove tariffe sono individuate dalla tabella 8.

7. Il periodo di osservazione è il periodo di 6 mesi antecedenti, rispettivamente, il 1°maggio per il 1° semestre di ciascun anno e il 1° novembre per il 2° semestre di ciascun anno. 8. Il GSE comunica, entro 3 giorni dalla fine di ciascun periodo di osservazione, le riduzioni per il semestre successivo.

12. Le riduzione programmate per i semestri successivi sono individuate dalla tabella 9 e sono applicate alle tariffe vigenti nel semestre precedente.

IMPIANTI DI CUI AL TITOLO III TARIFFE PER L’ANNO 2011 9. Le tariffe per gli impianti che entrano in esercizio a decorrere dal 1° giugno 2011 sono individuate dalla tabella 6.

13. Le tariffe di ciascun semestre possono essere ulteriormente ridotte rispetto a quanto previsto dalla tabella 9 sulla base del costo annuo imputabile agli impianti che entrano in esercizio nel periodo di osservazione. La riduzione aggiuntiva eventualmente applicata è stabilita, nel solo caso in cui risulti C>C0 , sulla base della formula riportata:

TARIFFE PER L’ANNO 2012 10. Le tariffe per il primo e secondo semestre del 2012 sono individuate dalla tabella 7. 14. Il periodo di osservazione è il periodo di 6 mesi antecedenti, rispettivamente, il 1°maggio per il 1° semestre di ciascun anno e il 1° novembre per il 2° semestre di ciascun anno.

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15. Il GSE comunica, entro 3 giorni dalla fine di ciascun periodo di osservazione, le riduzioni per il semestre successivo. 16. A decorrere dal 2015 gli impianti di cui al Titolo III accedono alle tariffe previste per gli impianti di cui al Titolo II, concorrendo alla formazione dei livelli di costo e degli obiettivi indicativi di potenza di cui alla tabella 1.3 dell’articolo 4. Resta fermo il rispetto delle condizioni individuate dallo stesso Titolo III. IMPIANTI DI CUI AL TITOLO IV TARIFFE PER L’ANNO 2011 17. Le tariffe per gli impianti che entrano in esercizio a decorrere dal 1° giugno 2011 sono individuate dalla tabella 10.

TARIFFE PER L’ANNO 2012 18. Le tariffe per il primo e secondo semestre del 2012 sono individuate dalla tabella 11.

21. Le tariffe di ciascun semestre possono essere ulteriormente ridotte rispetto a quanto previsto dalla tabella 13 sulla base del costo annuo imputabile agli impianti che entrano in esercizio nel periodo di osservazione. La riduzione aggiuntiva eventualmente applicata è stabilita, nel solo caso in cui risulti C>C0 , sulla base della formula riportata:

22. Il periodo di osservazione è il periodo di 6 mesi antecedenti, rispettivamente, il 1°maggio per il 1° semestre di ciascun anno e il 1° novembre per il 2° semestre di ciascun anno. 23. Il GSE comunica, entro 3 giorni dalla fine di ciascun periodo di osservazione, le riduzioni per il semestre successivo. 24. 16. A decorrere dal 2015 gli impianti di cui al Titolo IV accedono alle tariffe previste per gli impianti di cui al Titolo II, concorrendo alla formazione dei livelli di costo e degli obiettivi indicativi di potenza di cui alla tabella 1.3 dell’articolo 4. Resta fermo il rispetto delle condizioni individuate dallo stesso Titolo III.

TARIFFE PER L’ANNO 2013 e per i periodi successivi 19. A decorrere dal primo semestre 2013 le tariffe assumono valore onnicomprensivo sull’energia immessa nel sistema elettrico. Sulla quota di energia autoconsumata è attribuita una tariffa specifica. Le nuove tariffe sono individuate dalla tabella 12.

20. Le riduzione programmate per i semestri successivi sono individuate dalla tabella 13 e sono applicate alle tariffe vigenti nel semestre precedente.

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INFORMAZIONE E AGGIORNAMENTO

Pubblicati i criteri ambientali minimi per altri “appalti verdi”

GPP: TESSILI, ARREDI, ILLUMINAZIONE E APPARECCHIATURE INFORMATICHE La PA è ora in grado di svolgere un ruolo fondamentale in difesa dell’ambiente e nel premiare i prodotti sostenibili

Nel Supplemento Ordinario n. 74 alla Gazzetta Ufficiale n. 64 del 19 marzo 2011 è stato pubblicato il Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare n. 21 del 22 febbraio 2011, con cui vengono adottati i Criteri ambientali minimi da utilizzare nei Bandi di gara per gli acquisti di beni e servizi da parte della Pubblica Amministrazione (vedi l’Inserto Normativo dopo pag. 64 di questo stesso numero). Questo Decreto, che segue quello emanato il 12 ottobre 2009 che adottava i criteri per ammendanti e carta in risme (cfr: “Inserto normativo” in Regioni&Ambiente, n. 12 dicembre 2009), implementa il “Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione” meglio noto come Piano d’Azione Nazionale sul Green Public Procurement (PAN GPP), approvato con Decreto Interministeriale n. 135 dell’11 aprile 2008. Tale Piano avrebbe dovuto essere approvato entro il 2006, tanto che già nel 2005 la Commissione UE aveva sollecitato gli Stati membri ad adempiervi. Con un comunicato dell’ estate 2009, la Commissione, quindi, aveva chiesto (non obbligato) agli Stati membri di inserire i criteri del GPP sino al 50% delle gare di appalto della Pubblica Amministrazione. Il Piano ha come obiettivi, attraverso l’unione delle esigenze di sostenibilità e dell’interesse all’acquisto di beni e servizi, la riduzione dell’uso delle risorse naturali, la sostituzione delle fonti energetiche non rinnovabili con quelle rinnovabili, la riduzione della produzione di rifiuti, delle emissioni inquinanti e dei rischi ambientali. Per l’attuazione del Piano emanato nel 2008 dovevano essere emanati i “criteri ambientali minimi” per Acquisti Verdi di 11 categorie merceologiche, individuate tenendo conto degli impatti ambientali e dei volumi di spesa

pubblica coinvolti. I criteri sono definiti “minimi” in quanto elementi “base” per poter qualificare come “verdi”, le procedure di acquisto che le integrano tra gli altri criteri, garantendo un’adeguata risposta da parte dell’offerta di mercato. Le tipologie previste dal PAN comprendono tutti i beni e servizi acquistabili dalla pubblica amministrazione: - Arredi (mobili per ufficio, arredi scolastici per sale di archiviazione e sale lettura); - Edilizia (costruzioni e ristrutturazioni di edifici con particolare attenzione ai materiali da costruzione e manutenzione di strade); - Gestione rifiuti; - Servizi urbani e al territorio (gestione del verde pubblico, arredo urbano); - Servizi energetici (illuminazione, riscaldamento e raffrescamento degli edifici, illuminazione pubblica e segnaletica luminosa); - Elettronica (attrezzature elettriche ed elettroniche d’ufficio e relativi materiali di consumo, apparati di telecomunicazione); - Prodotti tessili e calzature; - Cancelleria (carta e materiali di consumo); - Ristorazione (servizio mensa e forniture alimenti); - Servizi di gestione degli edifici (servizi di pulizia e materiali per l’igiene); - Trasporti (mezzi e servizi di trasporto, sistemi di mobilità sostenibile). Le Pubbliche Amministrazioni devono individuare: - le funzioni coinvolte nelle procedure di acquisto e i responsabili del GPP;

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- definire obiettivi specifici, prevedendo forme di incentivazione del personale in modo da favorirne il raggiungimento; - programmare ed effettuare momenti di formazione e divulgazione. Il Decreto 22 febbraio 2011 adotta i principi minimi per 4 categorie merceologiche: • Prodotti tessili, rientranti nella categoria G “prodotti tessili e calzature” di cui al punto 3.6 del PAN GPP. L’Allegato n. 1 al Decreto definisce i criteri per i prodotti tessili che possono essere oggetti di appalto pubblico: articoli di abbigliamento ed accessori, fibre, filati e tessuti destinati alla produzione di articoli di abbigliamento e accessori tessili


o di prodotti tessili per interni. I criteri riguardano i principali aspetti ambientali connessi ai prodotti tessili e identificano le relative prestazioni, tra cui, ad esempio: - fibre tessili: limiti di sostanze pericolose per i prodotti in cotone e fibre di cellulosa naturali; - coloranti: divieto di utilizzo di coloranti classificati come sensibilizzanti/allergenici, cancerogeni, mutageni o tossici per la riproduzione; - formaldeide: limiti alla formaldeide libera e idrolizzata; - metalli pesanti: limiti al contenuto; - imballaggi: requisiti per la riduzione dei rifiuti, il riutilizzo, il riciclaggio; - migliori prestazioni complessive: rispetto di tutti i criteri stabiliti per l’ottenimento dell’Ecolabel Europeo; - fibre riciclate: contenuto minimo di fibre riciclate; - cotone o altre fibre naturali di produzione biologica: criteri premianti per i prodotti che hanno contenuto minimo di fibre prodotte con metodo biologico.

a tutti gli usi oggetto di acquisti pubblici (mobili per ufficio, arredi scolastici, arredi per sale archiviazione e sale lettura), prodotti con materiali e processi produttivi a ridotto impatto ambientale. I criteri riguardano i principali componenti degli arredi e identificano le relative prestazioni, tra cui, ad esempio: - legno e materiali a base di legno: la provenienza del legname; - legno riciclato: il livello di contenuto di specifiche sostanze pericolose; - plastica: l’identificazione della tipologia delle parti in plastica per facilitarne il riciclaggio; - rivestimenti superficiali con prodotti vernicianti: pericolosità delle sostanze e contenuto di Composti Organici Volatili (COV) nelle vernici utilizzate;

- adesivi e colle: il contenuto di COV negli adesivi pronti all’uso utilizzati tilizzati per assemblare gli arredi; i; - imballaggi: requisiti per er la riduzione dei rifiuti, il riutilizzo, utilizzo, il riciclaggio; - disassemblabilità: la a proettere il gettazione deve permettere disassemblaggio, con particolaarticolare attenzione per le componenti ponenti (metalli, legno, plastica);; - forniture di divani, sedie, poltrone: criteri premianti anti per le caratteristiche dei tessuti ssuti di rivestimento e delle imbottiture ottiture in schiume poliuretaniche; he; - prodotti vernicianti: contenuto ntenuto di sostanze pericolose e COV; - disponibilità parti di ricambio: garanzia di disponibilita nibilita delle parti di ricambio per almeno cinque anni dalla la data dell’acquisto. • Illuminazione pubblica (acquisto di lampade, corpi illuminanti inanti e impianti di illuminazione pubblica), bblica), rientranti nella categoria E “servizi energetici” di cui al punto 3.6 del PAN GPP. L’Allegato n. 3 al Decreto definisce i criteri per le lampade adee (sia scharge HID - “High Intensity Discharge lamps” ossia le lampade all sodio ad alta pressione e lampade de agli stemi a alogenuri metallici, sia sistemi LED - “Light Emitting Diode”), ee”), per i corpi illuminanti e gli impianti ianti di illuminazione pubblica. I criteri riguardano i principali aspetti ambientali degli apparati di illuminazione e identificano cano le relative prestazioni, tra cui, ad esempio: - efficacia luminosa delle le lampade: efficacia non inferiore eriore a certi livelli; - fattori di mantenimento nto del flusso luminoso e di sopravvipravvivenza per lampade al sodio odio ad

• Arredi per ufficio, rientranti nella categoria A “arredi” di cui al punto 3.6 del PAN GPP. L’Allegato n. 2 al Decreto definisce i criteri per gli arredi, che possono essere applicati a tutti i tipi di arredi per interni destinati

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alta pressione e agli alogenuri metallici: livelli minimi dei fattori; prestazioni dei corpi illuminanti per illuminazione stradale, nei percorsi ciclopedonali e nelle aree verdi e parchi: livelli minimi del grado di protezione (IP) del vano ottico, della classe di intensità luminosa, ecc; - contenuto di mercurio in lampade HID: contenuto massimo di mercurio; - ritiro e gestione degli imballaggi: requisiti per la riduzione dei rifiuti, il riutilizzo, il riciclaggio. • Apparecchiature informatiche (computer da scrivania, computer portatili, stampanti, fotocopiatrici e apparecchi multifunzione), rientranti nella categoria F “elettronica” di cui al punto 3.6 del PAN GPP L’Allegato n. 4 al Decreto definisce i criteri per PC portatili, PC da tavolo, stampanti, apparecchi multifunzione e fotocopiatrici. I criteri riguardano i principali aspetti ambientali degli apparecchi e identificano le relative prestazioni, tra cui, ad esempio: - consumo energetico: conforrmi ai criteri di assegnazione dal al marchio Energy Star (o inferiori ri ad essi - criterio premiante); - emissioni sonore: vari limiti ti massimi di rumore, definiti sia come specifica tecnica di base che come criterio premiante; - aggiornabilità dei componenti dei PC: possibilita di accedere, aggiornare o potennziare i principali componenti ti (almeno la memoria RAM, il disco rigido e, dove presente, il lettore/masterizzatore CD o DVD). - requisiti dell’imballaggio: requisiti per la riduzione dei rii-

fiuti, il riutilizzo, il riciclaggio; - contenuto di mercurio nei monitor LCD: limiti massimi di contenuto di mercurio per ogni lampada; - sostanze pericolose: ad esempio, il divieto di contenere specifiche sostanze o preparati ritardanti di fiamma nelle parti in plastica dei PC; - disassemblaggio: facilità di separabilità delle parti in plastica; - emissioni di composti organici volatili di stampanti, apparecchi multifunzione e fotocopiatrici: criteri premianti per emissioni di COV totali inferiori a specifiche soglie. Sul sito internet del Ministero dell’Ambiente dedicato al GPP sono disponibili anche le “relazioni di accompagnamento” (background document) ai criteri ambientali minimi adottati. Nelle relazioni sono citati i riferimenti normativi su cui si è basata la costruzione dei criteri e sono approfonditi i metodi di prova per la verifica di conformità delle offerte. Sono anche descritti gli eventuali criteri avanzati che costituiscono un’anticipazione di quella che sarà una succes-

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siva revisione dei criteri, che possono comunque essere già utilizzati dalle stazioni appaltanti Con questo ulteriore Decreto le Pubbliche Amministrazioni hanno ormai a disposizione un buon numero di Criteri ambientali che possono esser facilmente utilizzati nelle diverse procedure di acquisto di beni e servizi. In tal modo le amministrazioni pubbliche possono svolgere un ruolo fondamentale, tanto nella difesa dell’ambiente, contribuendo alla riduzione degli impatti ambientali derivanti dalla produzione e dall’uso di molti prodotti, quanto nell’incentivare e premiare quei produttori impegnati nell’introduzione dell’innovazione tecnologica ed ambientale e nella difesa dell’ambiente. Il Ministero dell’Ambiente ha segnalato che sono in via di adozione i criteri ambientali per i servizi di ristorazione collettiva, mentre sono in corso i lavori per quelli relativi ai: servizi di pulizia, trasporti, servizi di gestione rifiuti, arredo urbano e costruzione manutenzione strade, nonché l’elaborazione anche di criteri di tipo sociale che riguardano le condizioni in cui si svolgono le attività produttive nelle diverse filiere di prodotto in coerenza con i 3 pilastri dello sviluppo sostenibile (ambientale, sociale, economico).


La Commissione UE avvia una pubblica consultazione

QUALI SCELTE A LIVELLO UE PER RIDURRE L’USO DEGLI SHOPPER? La partecipazione è aperta fino al 9 agosto 2011

La Commissione europea ha avviato il 17 maggio 2011 una Consultazione online tra i cittadini dei Paesi membri per individuare quale sia il modo migliore di ridurre l’uso delle borse di plastica per la spesa. Sebbene la maggior parte delle borse di plastica siano, in teoria, riciclabili, molte sono ancora collocate in discarica. Inoltre, a causa del loro scarso peso e delle piccole dimensioni, possono facilmente sfuggire al processo di gestione dei rifiuti e finiscono in mare o nei fiumi, dove rappresentano una grave minaccia per la fauna selvatica e possono contaminare i corsi d’acqua e il suolo. La loro longevità, inoltre, fa sì che solo nel Mediterraneo oggi galleggino circa 250 miliardi di particelle di plastica, per un peso complessivo di 500 tonnellate, che possono soffocare animali marini che le ingeriscono accidentalmente o le scambiano per cibo. La plastica si disgrega in particelle minuscole e possiede un elevato potenziale di contaminazione del suolo e dell’acqua perché può contenere additivi quali inquinanti organici persistenti. “Cinquant’anni fa, le borse di plastica monouso quasi non esistevano, mentre oggi ce ne serviamo per pochi minuti e poi lasciamo che inquinino il nostro ambiente per decenni - ha dichiarato il Commissario europeo responsabile per l’Ambiente Janez Potočnik - Ma gli atteggiamenti sociali stanno mutando ed esiste un diffuso desiderio di cambiamento. Per questo stiamo esaminando tutte le possibilità, fra cui quella di vietare le borse di plastica per la spesa in tutta Europa. Abbiamo bisogno dei pareri del maggior numero possibile di persone per arricchire le nostre analisi scientifiche e contribuire a definire la nostra strategia su una questione che sta soffocando il nostro ambiente”. Ogni anno, il cittadino medio dell’Unione europea consuma circa 500 borse di plastica per la spesa, usandole quasi sempre

un’unica volta, per un volume complessivo che in Europa nel 2008 è stato di 3,4 milioni di tonnellate, pari al peso di più di due milioni di automobili. Alcuni Stati membri hanno già adottato provvedimenti per ridurre l’uso delle borse di plastica: rendendole a pagamento (per es. Belgio, Irlanda, Danimarca) o concludendo accordi con i dettaglianti (per es. Gran Bretagna). In Irlanda la tassa sulle borse di plastica è stata introdotta nel 2002 ed ha subito sortito effetti immediati su comportamenti dei consumatori, tanto che da un consumo stimato di 328 borse a persona si è passati subito a 21. Altri Paesi hanno adottato un approccio più drastico, mettendo al bando certi tipi di borse per la spesa in plastica, come è il caso dell’Italia (cfr: “Addio al vecchio shopper, ma attenzione alle soluzioni alternative”, in Regioni&Ambiente, n. 1-2 gennaio-febbraio 2011, pp. 34-36). Al riguardo, si segnala che il Governo italiano nel Consiglio dei Ministri del 5 maggio 2011 ha presentato un ddl in materia di divieto di commercializzazione di sacchetti non biodegradabili per asporto merci che mira a definire il campo di applicazione della norma dell’art. 1 della Legge 296/2006, precisando che i “sacchetti bio” per l’asporto merci di cui è consentito l’uso devono essere conformi alla norma UNI 13432:2002, escludendo i sacchetti di spessore superiore a 400 micron, idonei al riutilizzo. Non esiste, tuttavia, alcuna misura specifica a livello dell’Unione europea. Nel Consiglio Ambiente di marzo, i Ministri hanno discusso l’impatto ambientale delle borse di plastica per la spesa e le preoccupazioni emerse hanno evidenziato la necessità di un intervento efficace dell’UE (cfr: “Un comune orientamento: integrare le politiche ambientali in tutti i settori economici”, in Regioni&Ambiente, n. 4 aprile 2011, pp 20-22). La Consultazione mira a raccogliere punti di vista sull’adeguatezza de-

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gli attuali requisiti di compostabilità e biodegradabilità previsti dalla Direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e rifiuti da imballaggi, che non opera una distinzione chiara fra i prodotti biodegradabili che si decompongono naturalmente nell’ambiente e i prodotti compostabili che si decompongono solamente in impianti industriali di compostaggio. Il fatto di pubblicizzare un prodotto di imballaggio come biodegradabile, mentre in realtà non si decompone in condizioni naturali, può essere fuorviante e contribuire alla proliferazione dei rifiuti. La Consultazione raccoglie anche pareri sugli impatti ambientali, sociali ed economici che potranno derivare da misure volte a migliorare i requisiti di biodegradabilità dei prodotti di imballaggio, fra cui la visibilità degli imballaggi biodegradabili per i consumatori. “La decisione del Commissario UE Janez Potočnik di indire una consultazione popolare europea via internet sulle scelte da assumere per limitare l’impatto dei sacchetti di plastica non biodegradabili sull’ambiente, è un positivo colpo d’ala - ha commentato il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Stefania Prestigiacomo - Sono convinta che l’opinione pubblica europea, come ha dimostrato in questi mesi quella italiana che ha accolto con favore l’eliminazione degli shopper dannosi per l’ambiente, abbia ben chiaro quanto grave sia il danno all’ecosistema dei sacchetti di plastica e si pronuncerà a favore della loro eliminazione. L’Italia, primo paese europeo “plastic bag free” ha fatto da battistrada, da avanguardia in questo campo, ponendo il tema al centro del dibattito degli organismi comunitari e stimolando una più ampia informazione e assunzione di responsabilità. Credo che siamo sulla strada giusta per mettere definitivamente al bando prodotti che inquinano e sono un pericoloso e riconosciuto killer della nostra fauna ittica”.


Per partecipare alla Consultazione in inglese, aperta fino al 9 agosto 2011, occorre accedere alla pagina: http:// ec.europa.eu/environment/waste/ packaging/index_en.htm. La Commissione UE pubblicherà in un link i contributi ricevuti, senza l’indicazione dell’identità dello stakeholder.

sacchetti di plastica della spesa?: (a schema chiuso)

sociali, economici e ambientali, a supporto della tua risposta (a schema aperto)

2.1.3 Dal tuo punto di vista, come dovrebbero essere definiti tali obiettivi? (a schema aperto)

3.1 Secondo te, sono adeguati gli attuali requisiti sulla compostabilità e biodegradabilità della Direttiva sugli imballaggi?: (a schema chiuso)

Di seguito riportiamo le domande tradotte in italiano con l’avvertenza che alcune, obbligatorie, sono a risposta chiusa (a scelta multipla, per una sola risposta); altre, facoltative, a schema aperto (un breve saggio per integrare la precedente risposta).

2.2.2 Per favore, fornisci, per quanto possibile, elementi quantitativi in relazione agli impatti sociali, economici e ambientali, a supporto della tua risposta, come pure, sulla necessità di definire delle specifiche eccezioni (a schema aperto)

1.1 Rispondi in qualità di: (a schema chiuso) 2.1 A tuo parere, è necessario adottare azioni a livello europeo per ridurre l’uso dei sacchetti di plastica per la spesa?: (a schema chiuso) 2.2 Per favore, fornisci, per quanto possibile, elementi quantitativi in relazione agli impatti sociali, economici e ambientali, a supporto della tua risposta. (a schema aperto) 2.1.1 Sei d’accordo che la creazione di obiettivi di prevenzione dei rifiuti relativi ai sacchetti di plastica per la spesa ne determinano una significativa riduzione? (a schema chiuso) 2.1.2 A quale livello dovrebbero essere posti gli obiettivi di prevenzione dei rifiuti per i

2.2.1 Sei d’accordo sulla necessità di mettere al bando in Europa i sacchetti di plastica per la spesa?: (a schema chiuso)

2.3.1 Secondo il tuo punto di vista, introdurre delle misure di tassazione può efficacemente ridurre l’uso dei sacchetti di plastica per la spesa?: (a schema chiuso) 2.3.2 Secondo il tuo punto di vista, a che livello dovrebbero essere meglio definite le misure di tassazione per l’uso dei sacchetti di plastica per la spesa?: (a schema chiuso) 2.3.3 Secondo te, quali sono le condizioni ottimali per tali misure affinché si raggiunga l’obiettivo di riduzione dei rifiuti? (a schema aperto) 2.4.1 Le misure per ridurre l’uso dei sacchetti di plastica per la spesa dovrebbe fare una distinzione fra: (a schema chiuso) 2.4.2 Per favore, fornisci, per quanto possibile, elementi quantitativi in relazione agli impatti

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3.2 Ritieni che dovrebbe essere definito chiaramente che solo quei materiali che si degradano naturalmente (per esempio sul suolo, nelle acque e/o nel mare) siano chiamate biodegradabili?: (a schema chiuso) 3.3 Per favore, fornisci, per quanto possibile, elementi quantitativi in relazione agli impatti sociali, economici e ambientali, a supporto della tua risposta (a schema aperto) 3.4 In quale altro modo potrebbero essere migliorati tali requisiti? (a schema aperto) 3.5 Sei d’accordo sull’introduzione obbligatoria di un’etichettatura o un sistema di marcatura europea per aumentare la visibilità ai consumatori dei prodotti di imballaggio biodegradabili?: (a schema chiuso) 3.6 Come dovrebbe essere indicata l’etichettatura o la marcatura europea obbligatoria?: (a schema chiuso) 4.1 Ulteriori commenti (a schema aperto)


Dopo l’avvenuta pubblicazione del cosiddetto Testo Unico

SISTRI: AL VIA IL 1° GIUGNO, ANZI NO! Sono previste ulteriori proroghe a seconda delle categorie

Questo numero di Regioni&Ambiente era in corso di stampa, quando in data 26 maggio sul sito del Ministero dell’Ambiente è comparso un Comunicato con cui si dà notizia che è stato concessa un’ulteriore proroga all’operatività del SISTRI. Per enfatizzare come ormai siamo a livelli di farsa, non abbiamo ritenuto di modificare il testo dell’articolo predisposto. Tuttavia, per offrire adeguata informazione, riportiamo stralcio del comunicato da cui si evidenziano le nuove scadenze. “Abbiamo cercato e trovato una soluzione condivisa - afferma il Ministro Stefania Prestigiacomo - nel comune intento di mettere in campo un sistema capace di coniugare trasparenza, semplificazione amministrativa, tutela della legalità. Un sistema che è stato pensato per agevolare il lavoro delle imprese non certo per complicarlo. Credo che la rimodulazione in chiave di progressività dell’entrata in vigore del Sistri sarà utile a collaudare al meglio il sistema e aiuterà le aziende a prendere confidenza con le nuove procedure elettroniche”. Secondo l’intesa raggiunta Il SISTRI entrerà in vigore: - il 1° settembre 2011 per produttori di rifiuti che abbiano più di 500 dipendenti, per gli impianti di smaltimento, incenerimento, etc. (circa 5.000) e per i trasportatori che sono autorizzati per trasporti annui superiori alle 3.000 tonnellate (circa 10.000); - il 1° ottobre 2011 produttori di rifiuti che abbiano da 250 a 500 dipendenti e “Comuni, Enti ed Imprese che gestiscono i rifiuti urbani della Regione Campania”; - il 1° novembre 2011 per produttori di rifiuti che abbiano da 50 a 249 dipendenti; - il 1° dicembre 2011 per produttori di rifiuti che abbiano da 10 a 49 dipendenti e i trasportatori che sono autorizzati per trasporti annui fino a 3.000 tonnellate (circa 10.000); - il 1° gennaio 2012 per produttori di rifiuti pericolosi che abbiano fino a 10 dipendenti. Sono inoltre previste procedure di salvaguardia in caso di rallentamenti del sistema ed una attenuazione delle sanzioni nella prima fase dell’operatività del sistema.

Salvo ripensamenti dell’ultimo momento, non ci sarà un’ulteriore proroga, dopo le due concesse nel 2010, per l’avvio del nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti, meglio conosciuto con l’acronimo SISTRI. Lo ha annunciato, di fatto, il Ministro dei Rapporti con il Parlamento Elio Vito che, in sostituzione del Ministro competente, rispondendo ad una interrogazione presentata alla Camera dei Deputati nella seduta del 18 maggio 2011, ha confermato che “Il sistema, in base a quanto disposto dal decreto ministeriale 22 dicembre 2010, sarà pienamente operativo a partire dal prossimo 1o giugno. [...] Sul piano operativo vi sono stati ritardi sia nella fase di iscrizione dei soggetti obbligati al Sistri, sia nella successiva fase di distribuzione dei dispositivi elettronici che, in diversi casi, hanno scontato malfunzionamenti, anche se, ad onor del vero, va detto che non sono mancati episodi di vera e propria, deliberata, resistenza al cambiamento. Tenendo conto di queste situazioni nel loro complesso, il Governo ha mostrato senso di responsabilità, concedendo proroghe che si sono succedute nel tempo. Non vi è dunque stata una carenza di attenzione per le esigenze poste dagli operatori tramite le organizzazioni imprenditoriali di appartenenza che sono state, anzi, direttamente coinvolte nel processo di costruzione e di attuazione del nuovo sistema di controllo della tracciabilità”. L’interrogazione era intervenuta dopo che le imprese facenti capo a RETE Imprese Italia (Confcommercio, Confartigianato, Confesercenti, CNA e Casartigiani), insieme a Confindustria e Alleanza delle Cooperative Italiane (Agci, Confcooperative e Legacoop), avevano emesso un Comunicato con cui chiedevano la sospensione dell’entrata in vigore del SISTRI e un ripensamento dell’intero sistema, dopo che nel ClickDay dell’11 maggio (una specie di prova generale chiesta da alcune Associazioni di categoria per “testare” l’impianto e la sua operatività), “La grande maggioranza degli operatori ha registrato rilevanti malfunzionamenti e che il sistema informatico per il servizio ha mostrato gravi carenze”. Non la pensa così il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. In un Comunicato diffuso al termine del test si afferma che dalla mezzanotte alle 17.00 dell’11 maggio sono avvenuti 121.991 accessi da parte di 65.985 utenti, che hanno svolto 21.762 operazioni di movimentazione. “Dal punto di vista della funzionalità del sistema il SISTRI ha superato la prova nonostante un picco di oltre 20 mila accessi contemporanei a metà mattinata - recita la nota ministeriale - Tali accessi peraltro nella stragrande maggioranza non erano destinati a testare la funzionalità del sistema, ma riguardavano procedure d’attivazione da parte d’imprese che non si erano mai connesse al SISTRI. Da ciò alcuni ritardi registrati nella connessione al sistema”.

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Secondo il Ministero, sono stati 37.000 gli accessi non riusciti da parte di 18.000 imprese: per 11.000 si è trattato di un rinvio in automatico per aggiornare il software; per 4.367 di inserimento errato della password da parte degli utenti; per 2.314 il mancato accesso è stato causato dal disallineamento dei dati delle chiavette USB agli aggiornamenti dei dati amministrativi delle imprese. “Complessivamente, quindi, su 83.000 coinvolte, i problemi hanno riguardato meno del 3% dell’utenza che ha partecipato al Click-Day, il che può definirsi un pieno successo”. In verità, un’ulteriore proroga degli adempimenti al SISTRI è già intervenuta e si è trattato di quella relativa al pagamento dei contributi, slittato dal 31 gennaio al 30 aprile 2011, come stabilito dal D.M. 18 febbraio 2011 n. 52 che ha unificato in un unico provvedimento i precedenti decreti emanati in materia di tracciabilità dei rifiuti. Pubblicato sulla G.U. n. 95 del 26 aprile 2011 - S.O. n.107, il cosiddetto “Testo Unico SISTRI” è entrato in vigore l’11 maggio 2011 e da tale data sono decadute le norme contenute nel D.M. 17 dicembre 2009 e successive modifiche ed integrazioni, ad esclusione “dei termini indicati all’articolo 12, commi 1 e 2, del 15 febbraio 2010, del 9 luglio 2010, del 22 settembre 2010 e del 22 dicembre 2010 citati in preambolo”. Per cui restano immutate le proroghe relative all’avvio operativo del SISTRI (1° giugno 2011), alla trasmissione di quanto prodotto e smaltito e recuperato nel 2010 e 2011 (rispettivamente 30 aprile e 31 dicembre 2011), nonché restano validi gli obblighi di tenuta di Registri e Formulari fino alla piena funzionalità del sistema. Non sono mancate nel nuovo testo precisazioni e novità, tra cui: - all’art. 3 e Allegato II, relativamente all’obbligo di iscrizione, si stabilisce che le imprese e gli enti che effettuano operazioni di recupero o smaltimento e sono produttori di rifiuti derivanti da tali attività devono iscriversi anche come produttori di rifiuti stessi; - all’art. 7 - comma 3, in merito al termine entro il quale effettuare il pagamento del contributo annuale, si precisa che “il contributo si riferisce all’anno solare di competenza, indipendentemente dal periodo di effettiva fruizione del servizio, e deve essere versato al momento dell’iscrizione. Negli anni successivi il contributo è versato entro il 30 aprile dell’anno al quale i contributi si riferiscono”; - all’art. 10, commi 1, 2, 3, per la videosorveglianza si chiarisce che gli “impianti di discarica, di incenerimento e di coincenerimento dei rifiuti destinati esclusivamente a recupero energetico […] sono dotati di apparecchiature idonee a monitorare l’ingresso e l’uscita di automezzi dai predetti impianti (comma 1). L’installazione, la manutenzione e l’accesso alle [predette] apparecchiature sono riservati al personale del SISTRI” che si accolla i relativi oneri (comma2), ma se non vi sono le condizioni per l’accesso ai servizi di rete per il funzionamento delle suddette apparecchiature di monitoraggio, “il SISTRI, a seguito di una valutazione effettuata da personale del SISTRI, può decidere di non procedere all’installazione delle stesse apparecchiature”, fermo restando l’obbligo per il gestore dell’impianto di dare comunicazione al SISTRI delle eventuali variazioni che possano permettere di dotare il relativo impianto delle apparecchiature (comma 3);

- all’art. 11 “Informazioni da fornire al SISTRI” si precisa che “La persona fisica, cui è associato il certificato elettronico contenuto nel dispositivo USB, è il titolare della firma elettronica ed è responsabile della veridicità dei dati inseriti” (comma 2); - all’art. 15, “Rifiuti prodotti da attività di manutenzione e da attività sanitaria”, si prevede che “Nel caso di rifiuti prodotti da attività di manutenzione o da altra attività svolta fuori dalla sede dell’unità locale, la Scheda SISTRI - AREA REGISTRO CRONOLOGICO è compilata dal delegato della sede legale dell’ente o impresa o dal delegato dell’unità locale che gestisce l’attività manutentiva” (comma 1), fermo restando che “per i materiali tolti d’opera per i quali deve essere effettuata la valutazione tecnica della riutilizzabilità, qualora dall’attività di manutenzione derivino rifiuti pericolosi, la movimentazione dei rifiuti dal luogo di effettiva produzione alla sede legale o dell’unità locale dell’ente o impresa effettuata dal manutentore è accompagnata da una copia cartacea della Scheda SISTRI - AREA MOVIMENTAZIONE, da scaricarsi dal sito www. sistri.it, debitamente compilata e sottoscritta dal soggetto che ha effettuato la manutenzione” (comma 2); - all’art. 18 “Trasportatori - disposizioni specifiche” si prevede, in combinato disposto con l’art. 15, che il termine dilatorio di 2 ore che deve intercorrere tra l’accesso al SISTRI del trasportatore e l’operazione di movimentazione non si applica “all’attività di raccolta dei rifiuti prodotti da attività di movimentazione di cui all’articolo 15, commi 1 e 2, qualora i rifiuti siano trasportati direttamente all’impianto di recupero o smaltimento dal soggetto che ha effettuato la manutenzione, fermo restando l’obbligo per il trasportatore di compilare la Scheda SISTRI - AREA MOVIMENTAZIONE prima della movimentazione dei rifiuti” (comma 2). Comunque, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha pubblicato sul sito SISTRI un prospetto di confronto tra gli articoli del Testo Unico e quelli dei precedenti decreti a cui rinviamo per ulteriori approfondimenti in merito, nonché una tabella che evidenzia in modo analitico le differenze tra i singoli articoli.


Il Consiglio UE approva le conclusioni della Commissione

UNA STRATEGIA PER GARANTIRE ENERGIA COMPETITIVA, SOSTENIBILE E SICURA Pur essendo state approvate qualche tempo fa, per le importanti ripercussioni politiche, economiche e sociali che ne conseguono, riteniamo opportuno dare ampia informazione alle conclusioni sulla “Strategia Energia 2020” a cui è pervenuto il Consiglio europeo Trasporti, Telecomunicazioni ed Energia. Sotto la Presidenza ungherese di turno del Ministro per lo Sviluppo Nazionale Tamás Fellegi, si è riunito il 28 febbraio 2011 il Consiglio europeo Trasporti, Telecomunicazioni ed Energia (l’Italia era rappresentata dal Sottosegretario allo Sviluppo economico, On. Stefano Saglia) che ha adottato, tra l’altro, le conclusioni sulla Comunicazione della Commissione UE “Energia 2020: Strategia per garantire una energia competitiva, sostenibile e sicura”, che dovrebbe, appunto, contribuire a promuovere in Europa più risorse energetiche, efficienti, a basso tenore di carbonio, sicure, interconnesse e competitive, coerentemente con gli obiettivi dell’UE di lotta ai cambiamenti climatici, protezione dell’ambiente, sicurezza degli approvvigionamenti e competitività, definendone le priorità a breve e medio termine e le prospettive a lungo termine. I. PRIORITÀ A BREVE E MEDIO TERMINE 1. Mercato interno dell’energia a. L’attuazione integrale e tempestiva del terzo pacchetto legislativo relativo al mercato interno dell’energia, che comprende il lavoro di regolamentazione, è un prerequisito per il successo della strategia. b. La cooperazione tra i regolatori nazionali, in particolare nel quadro dell’ACER (Agency for the Cooperation of Energy Regulators), è essenziale a tal fine e deve essere rafforzata. c. Mentre il terzo pacchetto sul mercato interno dell’energia rafforzerà ulteriormente la posizione dei

consumatori, delle iniziative non legislative a sostegno dei diritti dei consumatori potrebbero essere richieste per far sì che questi usino al massimo del mercato interno, come rilevato nelle conclusioni in sede di Consiglio “Una politica energetica al servizio dei consumatori” del 3 dicembre 2010. d. Questa implementazione sarà ulteriormente facilitata se sarà utilizzata pienamente dalla rafforzata cooperazione regionale, anche attraverso l’accoppiamento di mercato. 2. Efficienza energetica a. Sulla base del ruolo chiave che deve essere svolto dall’efficienza energetica rispetto a tutti gli obiettivi della Strategia è richiesta la tempestiva presentazione di un ampio e ambizioso nuovo Piano di Efficienza Energetica (EEP 2011) nonché adeguate misure di sostegno alle concrete attività di promozione dell’efficienza energetica sia a livello nazionale che a livello UE. Mettendo a fuoco le azioni con cui l’adozione di misure a livello europeo apportano un valore aggiunto, l’EEP dovrà: • sviluppare in coerenza e sinergia con l’iniziativa guida “Un’Europa efficiente nell’uso delle risorse” e con le iniziative correlate, in linea con l’obiettivo UE del 20% di efficienza energetica per il 2020, tenendo conto delle differenze in merito alle situazioni di partenza, i contesti nazionali e le potenzialità degli Stati membri; • basare sugli insegnamenti tratti dal Piano d’Azione sull’Efficienza Energetica (EEAP) del 2006, mettendo l’accento su: i. misure di miglioramento dell’efficienza energetica, in un modo economicamente efficiente, nell’insieme del sistema energetico, della produzione e trasporto alla distribuzione e all’uso finale, e

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ii. ruolo del settore pubblico, compresi i trasporti pubblici e le loro infrastrutture, sia come utenti di soluzioni efficienti energeticamente che come promotori di efficienza energetica. A questo proposito, gli standard di efficienza energetica dovranno essere inclusi negli appalti pubblici per gli edifici e i relativi servizi pubblici e servizi; indirizzare, in questo contesto, su settori specifici nei quali siano possibili ulteriori azioni, in particolare i settori delle costruzioni, dei trasporti e dell’industria, evitando al contempo obiettivi settoriali; proporre una implementazione ambiziosa di altre disposizioni legislative nel quadro delle direttive di eco-design e di etichettatura, durante il periodo 2011-2015; prevedere la revisione della normativa sull’eco-design e sull’etichettatura energetica in vigore, qualora sia giustificata, in modo che sia orientata verso un approccio che faccia appello a delle norme minimali basate sui recenti sviluppi tecnologici, dopo aver valutato la portata potenziale e il valore aggiunto di tale revisione e i benefici che se ne potrebbero trarre; prevedere la revisione della direttiva sui servizi energetici, nonché della direttiva sulla produzione di calore ed elettricità. Una revisione eventuale della direttiva Energy Service dovrebbe tenere pienamente conto dei risultati della sua valutazione a medio termine e della valutazione del suo impatto; integrare il ruolo dei consumatori nella gestione della domanda di energia e definire soluzioni efficaci per incentivare l’efficienza energetica. A questo proposito il Consiglio prende atto che la Commissione ha intenzione di presentare una proposta per la revisione della direttiva sulla tassazione dell’energia.


b. L’attuazione dell’EEP 2011 e degli strumenti connessi negli Stati membri sarebbe più facilmente raggiunta se potesse essere sviluppata una metodologia comune, semplice e praticabile, per monitorare lo sviluppo dell’efficienza energetica. Non è giustificata attualmente l’attuazione di ulteriori obiettivi. La messa in opera degli obiettivi dell’UE in materia di efficienza energetica sarà rivista entro il 2013 e ulteriori misure saranno considerate, se necessarie. c. Dovrebbe essere garantita, nei tempi previsti, la piena attuazione della legislazione pertinente (eco-design, etichettatura, prestazione energetica degli edifici, ecc.), tenendo debitamente conto del ruolo dei Paesi membri nel portare avanti la legislazione vigente e del ruolo della Commissione nel proporre ulteriori ambiziose e dinamiche norme di prodotto. d. Data l’importanza dell’efficienza energetica sarà affrontata la questione del sostegno finanziario e la messa in opera dell’EEP 2011. 3. Infrastrutture a. Dovrebbe essere mantenuto il ruolo primario del mercato e dei suoi operatori per lo sviluppo e il finanziamento di infrastrutture (es. reti, stoccaggio, impianti GNL). La piena ed adeguata attuazione del terzo pacchetto sul mercato interno sarà il principale motore degli investimenti nelle necessarie infrastrutture. Ulteriori misure dovrebbero, pertanto, essere complementari ai mezzi previsti da questo pacchetto. b. La Rete Europea dei Gestori di rete dei sistemi di trasmissione per l’Elettricità (ENTSO-E) e per il Gas (ENTSO-G), per la messa in atto dei piani decennali di sviluppo della rete (TYNDP) hanno un ruolo importante da svolgere per lo sviluppo delle infrastrutture per la politica energetica europea. c. Fatta salva la selezione di progetti individuali o in corso di completamento: • Le aree (reti intelligenti) e corridoi per l’energia elettrica (reti in mare nel Mari del nord e le loro connessioni alle reti terrestri e alle aree di stoccaggio, interconnessioni nell’Europa Sudoccidentale, raccordi in Europa

Centro-orientale e Sud-orientale e Occidentale - BEMIP) e per il gas (corridoio meridionale, corridoi Nord-Sud nell’Europa Centrale) e per il petrolio (oleodotti nell’Europa Centro-orientale), individuati nella Comunicazione della Commissione UE “Infrastrutture prioritarie per il 2020 ed oltre”. • La Commissione è invitata ad elaborare, in stretta cooperazione con gli Stati membri e tutti i soggetti interessati, un’analisi completa per ciascuna di queste priorità, individuando gli ostacoli al completamento del progetto e tenendo conto degli ostacoli che hanno impatti transfrontalieri e, nel caso, proponendo piani di azione per la loro realizzazione. • Dovrebbe essere sviluppata, in stretta collaborazione con gli Stati membri e tutte le parti interessate, tenendo conto delle caratteristiche dei mercati nazionali e regionali dell’elettricità e del gas, una chiara metodologia di selezione dei progetti, sulla base di criteri oggettivi e trasparenti, quali il contributo agli obiettivi per il 2020, all’integrazione del mercato e alla sicurezza dell’approvvigionamento. Bisognerebbe, inoltre, rivedere ad intervalli regolari la lista dei progetti prioritari. d. Le future infrastrutture e i piani decennali non vincolanti di sviluppo della rete (TYNDPs) dovrebbero essere coerenti e tenere nel debito conto gli obiettivi di diversificazione delle fonti, dei percorsi e delle contropartite, in particolare del ruolo crescente dell’energia da fonti rinnovabili e dell’adeguatezza dell’offerta. e. La cooperazione regionale dovrebbe essere rafforzata per realizzare le priorità individuate e contribuire ulteriormente al completamento del mercato interno dell’energia, sulla base di esistenti iniziative e di possibili future iniziative regionali, nonché sulle perimetrazioni della cooperazione regionale. f. Si dovrebbe garantire che nessuno Stato membro resti isolato dalle reti europee di elettricità e gas dopo il 2015 o che veda compromessa la sua sicurezza energetica per la man-

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canza di appropriate connessioni. Le iniziative regionali e l’individuazione di progetti adeguati dovrebbe contribuire a ciò. In questo contesto, deve essere prestata particolare attenzione alla parte delle infrastrutture che, all’interno degli Stati membri, svolgono un ruolo nella trasmissione transnazionale e per quanto riguarda la situazione delle isole. g. La Commissione è invitata a presentare, nell’autunno 2011, una iniziativa che copra le principali aree di intervento previste nella Comunicazione “Infrastrutture prioritarie per il 2020 ed oltre”. Tale iniziativa, in particolare, avrà lo scopo di: • razionalizzare e migliorare le procedure di autorizzazione, facilitare l’adesione del pubblico ad investimenti in infrastrutture e al miglioramento, all’accelerazione e al coordinamento delle procedure di pianificazione e di consultazione, nel rispetto delle competenze nazionali degli Stati membri, tenendo debito conto della diversità delle loro pratiche amministrative; • Creare il quadro e gli incentivi necessari per la realizzazione dei progetti infrastrutturali nell’ambito delle priorità individuate, con particolare riguardo alla cooperazione transfrontaliera dei costi e dei benefici e al loro riflesso nelle tariffe. Questo quadro dovrebbe essere definito a seguito di una attenta valutazione di ciò che può già essere realizzato nel quadro della vigente legislazione relativa al mercato interno, ai meccanismi esistenti, quali il meccanismo di compensazione tra gestori delle reti di trasporto e tenendo pienamente conto degli investimenti realizzati in precedenza. h. La maggior parte delle spese di finanziamento per gli investimenti infrastrutturali dovranno essere sostenuti dal mercato, con costi recuperati attraverso le tariffe. E’ essenziale favorire l’attuazione di un quadro normativo attraente per gli investimenti. Particolare attenzione dovrebbe essere posta a che le tariffe siano definite in modo trasparente e non discriminatorio, a livelli coerenti con le esigenze di


finanziamento e che per questo, per gli investimenti transnazionali, i costi siano correttamente imputati, in modo da rafforzare la concorrenza e la competitività, tenendo conto dell’impatto sui consumatori. Tuttavia, alcuni progetti che si giustificherebbero dal punto di vista della sicurezza degli approvvigionamenti o della solidarietà, ma che non sono in grado di attirare sufficiente finanziamento dal mercato, potrebbe richiedere finanziamento pubblico limitato per far leva sul finanziamento privato. Tali progetti dovrebbero essere selezionati sulla base di criteri chiari e trasparenti. A questo riguardo, si è preso atto del ruolo importante dei fondi di coesione e di quelli strutturali, in particolare per quanto riguarda i progetti con una dimensione regionale o europea. i. La mobilitazione di mezzi esistenti potrebbe essere facilitata, facendo uso di meccanismi di finanziamento innovativi che tengano conto, senza discriminazione e distorsione della concorrenza, del ventaglio dei rischi e dei bisogni finanziari dei progetti infrastrutturali. Potrebbe essere necessaria un’analisi ulteriore degli eventuali strumenti di finanziamento innovativi, che dovrà essere flessibile al fine di soddisfare le circostanze nazionali. La Commissione è invitata a riferire, entro giugno 2011 al Consiglio, le cifre degli investimenti che possono essere necessari, come dei suggerimenti per rispondere alle esigenze di finanziamento e su come affrontare i possibili ostacoli agli investimenti nelle infrastrutture. L’identificazione di questi ostacoli trarrebbe vantaggio dalla cooperazione di ENTSO-E e ENTSO-G degli Stati membri. 4. Ricerca e Innovazione nelle Tecnologie per l’Energia a basse emissioni di carbonio a. Data l’importanza delle tecnologie energetiche per soddisfare gli obiettivi dell’UE in materia di energia e clima al 2020 e al 2050 e il clima e per migliorare la competitività, dovrebbe essere incoraggiati tutti i piani adeguati, dando priorità alla implementazione del piano SET (Iniziative Industriali Europee), già avviato alla fine del 2010, e alla messa in opera dello Spazio euro-

peo di ricerca energetica (EERA). b. Sulla base del prolungamento delle azioni previste dal Piano per sviluppo di tecnologie a basse emissioni di carbonio (SET-Plan) e della riserva di un controllo accurato dei progetti proposti e delle disponibilità di risorse, dovrebbero essere avviate le iniziative in materia di tecnologie nuove o d’avanguardia in relazione ai quattro grandi progetti su scala europea di cui alla Comunicazione della Commissione “Energia 2020” (stoccaggio elettricità, biocarburanti sostenibili, reti intelligenti, e città intelligenti) come pure i veicoli puliti e l’energia marina). c. Le iniziative e i programmi europei futuri di R&D dovrebbero fornire una vasta gamma di opzioni tecnologiche sicure e sostenibili, per esempio per quanto riguarda l’efficienza energetica, le fonti rinnovabili e le tecnologie atte a ridurre le emissioni da combustibili fossili, come il carbone pulito, di cui dovrebbero beneficiare tutte le regioni dell’UE. d. C’è la necessità di valutare con regolarità i bisogni futuri in materia di infrastrutture, nel quadro dello sviluppo delle tecnologie energetiche, su di un periodo coerente con la dimostrazione e la diffusione e in stretta cooperazione con tutti i soggetti interessati. e. Deve essere tenuta in conto, sulla base degli impegni finanziari dell’industria così come dei programmi di finanziamento pubblico, l’importanza della ricerca e dell’innovazione per la futura politica energetica, climatica e di crescita, nonché per la posizione competitiva dell’UE, che la ricerca e l’innovazione dovrebbero beneficiare di tutta una gamma di strumenti finanziari. Ricerca, sviluppo e implementazione delle tecnologie sostenibili a basse emissioni di carbonio dovrebbero essere prioritari nei futuri programmi. f. Affinché queste tecnologie possano svilupparsi e diffondersi, ci sarebbe bisogno che il mondo del lavoro disponesse delle necessarie competenze. g. Nel corso della diffusione delle nuove tecnologie, si dovrebbe dare risposta alle preoccupazioni dei consumatori, alle fasi di progetta-

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zione, all’interno di un quadro ben definito di regolamentazione. 5. Fonti e produzioni energetiche interne a. Mentre il rapido spiegamento di infrastrutture sosterrà la politica di diversificazione dell’UE, converrebbe accordare la dovuta importanza alla produzione interna, ad iniziare dalle fonti energetiche rinnovabili, dai combustibili fossili e, nei Paesi che scelgono di farlo, dall’energia nucleare, all’interno del quadro normativo esistente. b. La legislazione in materia di energia da fonti rinnovabili dovrebbe essere attuata in modo tempestivo, facendo buon uso dei meccanismi di cooperazione per raggiungere gli obiettivi previsti dalla Direttiva 2009/28/CE e, in generale, per sostenere la politica ambiziosa dell’UE in materia di energie rinnovabili. c. Pur riconoscendo la necessità di continui e coerenti regimi di sostegno nazionali per le energie rinnovabili, dovrebbero essere affrontati gli ostacoli che si frappongono al loro utilizzo ed eliminarli, in vista della loro redditizia diffusione. Questo non implica che debbano essere armonizzate i regimi nazionali di sostegno, bensì di rafforzare lo scambio delle migliori pratiche tra gli Stati membri, che sarà agevolato dalla identificazione degli ostacoli persistenti. d. Al fine di migliorare ulteriormente la sicurezza dell’approvvigionamento dell’UE, bisognerebbe valutare le potenzialità in materia di estrazione ed utilizzo sostenibile delle risorse di combustibili convenzionali e non (es. gas da scisti bituminosi), in conformità con la vigente normativa in materia di protezione dell’ambiente. A questo proposito, una dovuta attenzione dovrebbe essere prestata anche alle sfide con cui si misura il settore della raffinazione, che potrebbero comportare a maggiore dipendenza da un numero ridotto di fornitori. e. Si dovrebbe evitare che la sicurezza dell’approvvigionamenti non sia raggiunta a spese delle attività per le forniture di energia: di conseguenza, bisogna dar seguito alle conclusioni del Consiglio del 3 dicembre 2010, in merito alla messa in sicurezza delle attività petrolifere


e gasiere offshore, completando il quadro normativo previsto per la sicurezza nucleare. 6. Relazioni esterne nel settore dell’energia Nel perseguire il dialogo, i partenariati e le altre iniziative in corso con i principali partner e le regioni-chiave, nel rispetto delle rispettive competenze degli Stati membri e dell’Unione, bisognerebbe migliorare la trasparenza, la coerenza, l’unità e la credibilità dell’azione esterna nel settore energetico a) attraverso: I. la creazione di un mercato integrato dell’energia a livello dell’UE, attuando la legislazione europea in materia di energie rinnovabili, di efficienza energetica e di sicurezza energetica; II. l’invio ai Paesi fornitori, di transito e di consumo di messaggi coerenti e coordinati tra il livello comunitario e quello degli Stati membri; III. migliore e tempestivo scambio di informazioni tra la Commissione e gli Stati membri, soprattutto quelle riguardanti gli accordi bilaterali in materia di energia, nuovi ed esistenti, che siano conclusi con Paesi terzi, vigilando affinché abbiano luogo nei tempi opportuni; IV. valutazione comune dei rischi per la sicurezza energetica dell’UE, specialmente in materia di sicurezza energetica nella politica di vicinato; V. diversificazione delle rotte e fonti di approvvigionamento dell’Europa, continuando negli sforzi miranti a facilitare lo sviluppo di corridoi strategici per il trasporto di volumi importanti di gas, quale il Corridoio Sud-europeo del gas; VI. definizione di alleanze strategiche e di cooperazione globale con i principali Paesi e le principali regioni di rifornimento, di transito e di consumo. Queste partnership non dovrebbero limitarsi alle questioni relative al gas, al petrolio e all’elettricità, ma riguardare altri settori di interesse comune, quali la sicurezza energetica, le tecnologie sicure e sostenibile a basse emissioni di CO2 e le condizioni

di investimento. Esse dovrebbero mirare in particolare: • promuovere l’efficienza energetica e la produzione di energia da fonti rinnovabili; • facilitare la convergenza delle normative, soprattutto attraverso la messa in opera nei Paesi vicini, della legislazione dell’UE riguardante il mercato dell’energia, per promuovere il ricorso a regole basate sul mercato e per elaborare le misure eque necessarie per garantire ai produttori di elettricità dell’UE condizioni di concorrenza eque in rapporto ai produttori situati al di fuori dello Spazio economico europeo (SEE); • preservare e promuovere le norme di sicurezza più elevate nel settore nucleare; • sostenere le ambizioni dell’UE nei processi internazionali, per esempio nei negoziati relativi al clima. VII. Un maggior coordinamento tra gli Stati membri degli sforzi che Unione dispiega per tutelare e promuovere gli interessi collettivi in materia energetica; potrebbe far sfruttare al meglio tali sinergie. b) Facendo pieno uso delle sedi multilaterali dedicate all’energia o interessandosi da vicino a questo settore, sarebbe possibile sfruttare al meglio tali sinergie (Agenzia Internazionale dell’Energia - IEA, Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica - IAEA, Partenariato Internazionale per la Cooperazione in materia di Efficienza Energetica - IPEEC, Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili - IRENA, Carta dell’Energia, Comunità dell’Energia, Unione per il Mediterraneo, Partenariato orientale, ecc.). c) L’integrazione dei punti sopra evocati in un unico documento di politica globale, come la prossima Comunicazione della Commissione sulla sicurezza energetica e la cooperazione internazionale, permetterebbe di migliorare ancora la coerenza, la trasparenza e l’unitarietà delle azioni estere dell’UE nel settore energetico.

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II. PROSPETTIVE A LUNGO TERMINE Valutazione e rapporti a) L’intera strategia dovrebbe essere sostenuta da una chiara visione di un sistema energetico efficiente, sicuro ecostenibile al 2050 e avanzare progressivamente verso tale data con tappe intermedie che rispecchino adeguatamente l’accelerazione verso la decarbonizzazione dei sistemi energetici, da raggiungere secondo modalità sostenibili ed economicamente vantaggiose. b. Il rilascio anticipato di una Energy Roadmap 2050 che illustri in modo tecnologicamente neutro che fissi gli orientamenti durante tale periodo gli scenari al 2050 e metta l’accento sull’efficienza energetica, lasciando intravedere la possibile combinazione energetica di combustibili in Europa e le azioni da intraprendere per arrivarci, sarebbe oltremodo utile. c. Occorrerebbe vigilare perché questa road map, nella sua progettazione, sia compatibile con la road map dell’UE per un’economia a basse emissioni di carbonio entro il 2050 e con il Libro Bianco sull’avvenire della politica dei trasporti e che siano stabilite delle sinergie tra questi due documenti.. Devono essere prese in considerazione anche le tabelle di marcia e gli scenari nazionali esistenti. d. Questa prospettiva di lungo termine e la tabella di marcia al 2050 dovranno servire a definire ed elaborare le future priorità a lungo termine in materia di infrastrutture di cui alla Comunicazione sulle priorità le infrastrutture energetiche per il 2020 e oltre e degli strumenti attualmente in fase di sviluppo a tal fine. In questo contesto, si è tenuto ben conto dei lavori preparatori previsti per “autostrade dell’elettricità” e le infrastrutture di trasporto della CO2. e. La strategia e gli strumenti accompagnatori dovrebbero essere accolti con urgenza e adeguatezza, nonché con un buon rapporto costo-efficacia, per ciò che concerne l’elaborazione dei rapporti e il monitoraggio, come pure i meccanismi di revisione al fine di agevolare la politica di adattamento delle misure che tenga debitamente conto dell’evoluzione tecnologica.


Presentato lo Studio sulla situazione economica del nostro Paese

L’OCSE VALUTA LA POLITICA AMBIENTALE DELL’ITALIA

Giudicato inefficiente un sistema di incentivi tariffari basato su fonti e tecnologie anziché sui risultati

Intervenuto il 9 maggio 2011 a Milano per presentare lo Studio dell’OCSE sulla Situazione Economica dell’Italia 2011 (Economic Survey of Italy 2011), il Segretario generale Angel Gurría ha fatto il punto dell’economia italiana confermando che essa continua a recuperare dopo la gravissima recessione in cui era entrata e nel 2012 la crescita sarà migliore di quest’anno, benché non superiore all’1,5%. Tuttavia, ha osservato Gurría, lo Studio sostiene che si può fare di più per migliorare in modo duraturo la situazione dell’economia italiana. Dopo aver passato in rassegna gli aspetti più salienti dei vari capitoli in cui si articola lo Studio, Gurría si è soffermato sul Capitolo dedicato alla Politica Ambientale del nostro Paese. Occupa il 30% del rapporto, infatti, l’analisi delle questioni ambientali legate all’energia, i rifiuti e l’acqua. Un’analisi argomentata ed interessante che però non si sbilancia con nessuna raccomandazione specifica tranne una: la necessità della totale privatizzazione dell’acqua e della sua gestione da effettuare quanto prima. Il capitolo dedicato si concentra sulla compatibilità tra crescita e protezione dell’ambiente, affrontando, come ha anticipato nel suo discorso di presentazione Gurría, “una serie articolata di aspetti, dall’energia ai rifiuti urbani. Anche in questo caso vorrei concentrarmi su due esempi. Il primo concerne gli strumenti di valutazione delle politiche. La Valutazione d’impatto ambientale e la Valutazione ambientale strategica sono sotto utilizzate in Italia. Dietro queste denominazioni un po’ tecniche, forse, si celano procedure importanti che garantiscono che le eventuali conseguenze negative per l’ambiente di certi progetti o interventi siano più che compensati dai benefici. Tali procedure devono però essere impiegate con giudizio onde evitare che si traducano in inutili ostacoli. Esse sono tuttavia importanti al fine di promuovere il benessere dei cittadini italiani. In secondo luogo, vorrei richiamare l’attenzione su un dettaglio istruttivo del capitolo. Sono stato attirato in particolare da un aspetto che illustra bene l’importanza della capacità innovativa nel disegno delle politiche ambientali. Come è noto, la gestione dei rifiuti fa spesso notizia in senso negativo in Italia. Fuori dall’Italia, però, chi ha mai sentito parlare dei consorzi per il riciclo degli imballaggi commerciali? Questo sistema innovativo costituisce un esempio molto interessante di utilizzo di incentivi economici ben strutturati per il raggiungimento di obiettivi ambientali. Fornisce tra l’altro un’indicazione degli insegnamenti che gli altri paesi membri dell’OCSE possono trarre dalle politiche attuate in Italia”.

Più in generale, si dice nello Studio, le politiche ambientali dovrebbero focalizzarsi maggiormente sullo sviluppo di metodi economicamente efficienti per conseguire gli obiettivi ambientali. Ciò può essere raggiunto anche attraverso maggiori e migliori tasse e imposte o con un uso maggiore della valutazione di costi-benefici per selezionale politiche appropriate e valutare quelle già in atto. Gli incentivi economici possono essere meglio utilizzati nella gestione dell’acqua e dei rifiuti, su cui sarebbe necessario un intervento di riforma della governance. La completa privatizzazione di questi servizi locali abbinata all’’istituzione di una forte autorità di regolamentazione nazionale potrebbe migliorare sia i risultati che l’efficienza economica. Le politiche possono incoraggiare l’innovazione nelle tecnologie ecosostenibili, aumentando la capacità dell’economia di fornire “crescita verde”, al contempo i Governanti devono incoraggiare l’innovazione incentrata sui risultati ambientali, piuttosto che su specifiche tecnologie. L’integrazione della problematiche ambientali e dei cambiamenti climatici nelle altre politiche, come quelle dell’energia e dei trasporti, rimane fondamentale, secondo l’Organizzazione per lo Sviluppo e la Cooperazione. In particolare, al paragrafo “Le politiche per una crescita verde dovrebbero essere chiare circa i fini e i mezzi, specialmente in merito alla politica energetica” si dà un giudizio positivo su strumenti come i Certificati verdi, perché tengono conto del raggiungimento degli obiettivi al minor costo. Viceversa, viene giudicato poco efficiente un sistema di incentivi tariffari diversificati per fonti, così come strumenti pensati per incentivare una particolare tecnologia. “Per esempio, fornire un livello di incentivi tariffari per il solare più alti rispetto a quelli per l’eolico, può incoraggiare la ricerca e lo sviluppo dell’energia solare, ma, se i sussidi vengono garantiti per troppo tempo, possono risultare troppo costosi a fronte di piccole riduzioni delle emissioni”. Poi, al paragrafo dedicato al Servizio Idrico si indica che la sua privatizzazione “è una riforma necessaria”, sottolineando che “aprire alla competizione e allo stesso tempo permettere la fusione tra società, potrebbe ridurre i costi” e garantire maggiori investimenti visti gli “scarsi” fondi a disposizione del settore pubblico. Nel report viene espresso anche l’auspicio che la normativa nazionale sulla struttura dei prezzi dell’acqua venga rivista. I prezzi - sempre secondo l’OCSE - devono essere impostati in funzione dei costi di approvvigionamento e del livello della domanda, e non in funzione della natura

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del consumatore e dovrebbe, inoltre, riflettere appieno il principio chi inquina paga. Anche per quel che riguarda il settore della Gestione dei rifiuti, che “ha sofferto di una carenza di pianificazione, ma ha conseguito anche qualche successo”, l’OCSE indica che “dove possibile è necessario privatizzare le compagnie pubbliche e al tempo stesso bisogna attivare con fermezza le regole che determinano le gare per la fornitura dei servizi di raccolta dell’immondizia a livello locale”, aggiungendo che “la fase di gara, il risultato e le operazioni successive devono essere monitorate dall’Antitrust che potrebbe di conseguenza avere bisogno di più risorse o dell’aiuto di un ente indipendente per espletare il compito in modo più efficace”. Il ricorso a commissari esterni straordinari è necessario “in casi estremi, come incompetenza o corruzione, e non per superare conflitti di interesse” o problemi legati al fenomeno NIMBY. Si raccomanda, poi, la creazione di un organismo regolatorio o il rafforzamento delle competenze nel settore da parte dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato

per verificare in maniera sempre più incisiva potenziali restrizioni della concorrenza che possono compromettere l’efficienza del servizio. Per l’OCSE è necessario incoraggiare la differenziata, anche aumentando a monte la tassazione su prodotti di consumo e degli imballaggi, in funzione della costi economici e ambientali, di smaltimento, “scoraggiando il conferimento in discarica e l’incenerimento tramite opprtune tasse”.. Un paragrafo a parte è dedicato ai rifiuti in Campania “problema ricorrente”, determinato dalla mancata pianificazione degli interventi, dall’alta densità della popolazione, “dall’influenza della criminalità organizzata e dalla debole consapevolezza ambientale”. Nel mirino l’importazione spesso illegale di rifiuti da altre regioni d’Italia che ha probabilmente accelerato l’esaurimento della capacità di discarica esistente e la mancata pianificazione dei termovalorizzatori: dei tre inizialmente previsti ne è stato realizzato solo uno che “non riesce a funzionare a tempo pieno”.

Napoli. Il “problema ricorrente” dell’emergenza rifiuti

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Rapporto annuale dei RAEE in Italia

RACCOLTA IN CRESCITA IN TUTTE LE REGIONI Permangono tuttavia le differenze di risultato tra Nord e Sud È stato presentato il 22 marzo il “ Rapporto Annuale 2010 sul sistema di ritiro e trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche in Italia (RAEE)”, edito dal Centro di Coordinamento RAEE. “È con grande soddisfazione che presentiamo il terzo Rapporto Annuale del Centro di Coordinamento RAEE - ha dichiarato Danilo Bonato, Presidente del CdC RAEE - alla luce del fatto che proprio il 2010 ha rappresentato un anno di svolta per tutti i protagonisti del sistema nazionale di gestione dei rifiuti elettrici ed elettronici. Il valore non solo simbolico, ma anche concreto, del raggiungimento dell’obiettivo europeo consente infatti di accogliere positivamente il successo di un modello innovativo che in soli tre anni di attività ha più che raddoppiato i risultati di raccolta e riciclo di una tipologia di rifiuti su cui c’è grande attenzione a livello mondiale”.

tivo di 4 kg/ab. fissato dalla normativa europea. Le missioni di ritiro dei RAEE presso i Centri di Raccolta che i Sistemi Collettivi hanno effettuato nel corso del 2010 sono state complessivamente 139.867, anche in questo caso il 27% in più rispetto al 2009. I Centri di Raccolta, presenti sul territorio nazionale, raggiungono quota 3.564, con un +17% rispetto all’anno precedente e offrono i propri servizi a 6.246 Comuni con una popolazione servita pari all’89,62% della popolazione totale.

I dati contenuti indicano come in Italia siano stati raccolti complessivamente 245.350.782 kg di RAEE, nel corso dell’anno con un aumento di oltre il 27% su base annua rispetto al 2009, con una media pro-capite pari al 4,07 kg per abitante, centrando quindi l’obiet-

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Nella raccolta, il Raggruppamento R3, costituito da TV e monitor, ha rafforzato ulteriormente la propria quota pari al 33,03% rispetto al totale dei RAEE raccolti. Questo incremento, pari al 40% rispetto al 2009, è dovuto in gran parte al passaggio al digitale terrestre e alla sostituzione dei vecchi televisori, mentre il dato in crescita di tutti i raggruppamenti


RAEE ha visto dinamiche meno esplosive nel Raggruppamento R1 (Apparecchiature refrigeranti). I Raggruppamenti R2 (Grandi bianchi), R4 (Piccoli elettrodomestici) e R5 (Sorgenti luminose) hanno registrato un aumento rispettivamente del 29%, del 21% e del 23% rispetto al 2009. C’è da osservare che il 2010 è stato anche l’anno che ha visto l’entrata in vigore del Decreto ministeriale denominato “one to one”, che obbliga i commercianti a ritirare dai consumatori il vecchio apparecchio elettrico o elettronico al momento dell’acquisto di un prodotto nuovo equivalente. Al termine dell’anno, comunque, erano 1.355 i Centri di Raccolta che hanno dato la disponibilità a ricevere i RAEE dalla distribuzione. A questi vanno aggiunti 41 Luoghi di Raggruppamento, piazzole di stoccaggio che gli esercizi commerciali hanno allestito autonomamente e che sono servite direttamente dai Sistemi Collettivi. Il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Stefania Prestigiacomo nell’introduzione alla pubblicazione, ha tenuto a sottolineare che “nel corso degli ultimi tre anni il Rapporto sulla Gestione dei RAEE ha sempre riservato sorprese e dati incoraggianti. Il 2010 ha confermato questa tendenza positiva registrando trend di crescita eccezionali nella raccolta sia a livello nazionale che regionale”.

“Lo scorso anno è stato segnato anche dal nostro Decreto Ministeriale che introduce il cosiddetto ritiro uno contro uno. Nei prossimi mesi il Ministero dell’Ambiente - ha detto il Ministro conta di proseguire il percorso di sostegno e promozione della raccolta dei RAEE con l’obiettivo di incrementare ulteriormente i quantitativi raccolti e diffondere tra i cittadini la consapevolezza che questa tipologia di rifiuti”.

nazionale, fermandosi a 3,71 kg/ab.. Ancora in forte ritardo le regioni del Sud che, sebbene registrino un forte incremento medio nella raccolta (+45%), restano ancora molto al di sotto della media nazionale (2,53 kg/ab.). Da ricordare, comunque, alcuni casi di eccellenza come la Sardegna, che ha una raccolta pro-capite del 5,76 kg/ab., e la Sicilia, che, in un solo anno, ha quasi triplicato le quantità raccolte.

Dal Rapporto 2010 emerge che in tutte le Regioni italiane si è registrato un trend di crescita positivo nella raccolta dei RAEE nonostante persistano delle differenze. Le regioni del Nord hanno raggiunto risultati migliori soprattutto in termini di media pro-capite. Tutte, infatti, si trovano al di sopra della media nazionale di 4,07 kg/ab., ad esempio il Trentino Alto Adige, che quest’anno si aggiudica la medaglia d’argento come Regione più virtuosa, raggiunge una media pro-capite di 6,92 kg/ab.. La Lombardia raccoglie più RAEE in termini assoluti con 47.101.503 kg, la Valle d’Aosta e l’Emilia Romagna, infine, riescono a servire il 100% della popolazione residente in Regione.

“Il 2010 è stato un anno di conferma - ha sostenuto Filippo Bernocchi, Vicepresidente ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) - della stretta collaborazione tra l’Associazione Nazionale Comuni Italiani e il Centro di Coordinamento RAEE. Grazie, infatti, alle modifiche dell’Accordo di Programma decise lo scorso luglio dal Comitato Guida ANCI - CdC RAEE, è stato anche rivisto il sistema delle premialità, al fine di incentivare ulteriormente i Centri di Raccolta comunali più virtuosi: i premi di efficienza erogati dai Sistemi Collettivi hanno così registrato un incremento significativo, sia in valore assoluto che per il numero di soggetti che vi hanno acceduto”.

Nel Centro Italia restano ancora delle difficoltà nonostante sia la zona d’Italia che ospita la Regione più virtuosa del 2010: l’Umbria, che ha una raccolta procapite pari a 7,16 kg/ab., il dato più alto d’Italia. Questo non permette alla zona del Centro Italia di superare la media

“Il Sistema RAEE si conferma - ha concluso Bernocchi - efficiente ed efficace, oltre che sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico, grazie alla proficua collaborazione di tutti i soggetti della filiera in un quadro di trasparenza ed equità”.

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QUALITÀ E AMBIENTE

Assegnati i riconoscimenti della FEE

BANDIERE BLU 2011 In aumento candidature e assegnazioni Sono complessivamente 233 (2 in più rispetto allo scorso anno) le Bandiere Blu assegnate alle spiagge italiane dalla FEE (Foundation for Environmental Education) per il 2011. Istituita nel 1987, l’Anno europeo per l’Ambiente, la Campagna è curata in tutti gli Stati europei dagli organi nazionali della FEE Internazionale che ha sede in Danimarca ed è presente in 59 Paesi. Attraverso Comitati nazionali di giuria, le FEE nazionali effettuano visite di controllo alle varie località candidate per poi proporre alla FEE Internazionale le candidature delle singole Nazioni. “Annunciamo con soddisfazione anche per l’anno 2011 un aumento di Bandiere Blu, dimostrando così l’efficacia di un

New entry lacustre - Gardone Riviera

percorso virtuoso per le località rivierasche basato sul miglioramento continuo - ha affermato il Presidente di FEE Italia, Claudio Mazza - Le Amministrazioni che non si orientano nella direzione di un turismo sostenibile nelle proprie località si precludono la possibilità di sviluppare turismo di qualità in futuro”. In rapporto con gli altri Paesi del Mediterraneo, l’Italia si trova al 5° posto dopo Spagna, Grecia, Turchia e Francia.

Distribuite sulle località balneari di 125 comuni (+8 rispetto all’anno precedente) e 62 approdi turistici (+1), dislocati su tutto il territorio nazionale, le Bandiere blu della 24a edizione hanno premiato le località marine (solo 2 lacustri) che si sono impegnate concretamente nel miglioramento dello stato dell’ambiente, promuovendo un turismo sostenibile. Il primato, anche quest’anno, è andato alla Liguria con 17 bandiere, seguita da

Principali criteri per assegnare questo importante riconoscimento alle spiagge: - assoluta validità delle acque di balneazione; - nessuno scarico di acque industriali e fognarie nei pressi delle spiagge; - elaborazione da parte dei Comuni di un piano per eventuale emergenza ambientale; - elaborazione da parte del Comune di un piano ambientale per lo sviluppo costiero; - acque senza vistose tracce superficiali di inquinamento (chiazze oleose, sporcizia, ecc.); - spiagge allestite con contenitori per rifiuti in numero adeguato; - spiaggia tenuta costantemente pulita; - dati delle analisi delle acque di balneazione a disposizione; - facile reperibilità delle informazioni sulla Campagna Bandiere Blu d’Europa; - iniziative ambientali che coinvolgano turisti e residenti - servizi igienici in numero adeguato nei pressi della spiaggia; - collocamento di salvagenti ed imbarcazioni di salvataggio; - assoluto divieto di accesso alle auto sulla spiaggia; - assoluto divieto di campeggio non autorizzato; - divieto di portare cani sulla spiaggia; - facile accesso alla spiaggia; - rispetto del divieto di attività che costituiscono pericolo per i bagnanti; - equilibrio tra attività balneari e rispetto della natura; - servizi di spiaggia efficienti; - accessi facilitati per disabili; - fontanelle di acqua potabile; - telefoni pubblici dislocati vicino alla spiaggia.

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Toscana e Marche, stabili con 16 bandiere ciascuna e dall’Abruzzo con 14 (+1). Non sono mancate polemiche da parte di alcune Regioni che si sono lamentate per la ridotta presenza delle loro pur note e apprezzate località, o per esserne state escluse altre che si erano candidate (in totale sono state 166), ma i criteri per ottenere il vessillo non si basano solo sulla bellezza paesaggistica e il colore del mare. “In questa edizione, nella presentazione delle candidature, i Comuni sono stati agevolati dal fatto che i criteri adottati da Bandiera Blu per la valutazione delle acque di balneazione, in relazione al numero dei campionamenti, sono gli stessi della nuova Direttiva europea - ha osservato Carla Creo, Ricercatrice dell’ENEA che è tra i principali sponsor dell’iniziativa - Ciò ha comportato un notevole aumento del numero dei candidati: è bene sottolineare però che, tra questi, solo le località le cui acque sono state valutate come “eccellenti”, secondo i risultati ottenuti su almeno 20 campioni negli ultimi 4 anni di campionamento, hanno potuto accedere alle fasi successive di valutazione da parte della Giuria Nazionale e di quella Internazionale”. La Creo ha poi ricordato come l’assegnazione di Bandiera Blu viene effettuata ogni anno sulla base di un’approfondita analisi che prende in esame non solo i dati relativi alla qualità delle acque di balneazione (che rimangono comunque fondamentali per accedere alle successive fasi di valutazione), ma anche la gestione sostenibile del territorio (che comprende fra l’altro la depurazione delle acque reflue e la raccolta differenziata dei rifiuti), i servizi e la sicurezza delle spiagge, e un ampio spazio dedicato all’educazione ambientale. È per questo motivo che le regioni meridionali, pur meta per le sue spiagge paesaggisticamente rinomate, si trovano agli ultimi posti della graduatoria, anche se sono risultate in crescita rispetto

all’anno scorso: la Sicilia con 6 bandiere blu, la Calabria e la Sardegna con 5. Al fine della valutazione, sono stati presi in considerazione: - i dati sulle acque di balneazione; - l’esistenza ed il grado di funzionalità degli impianti di depurazione; - un regolare smaltimento dei rifiuti con particolare riguardo alle raccolte differenziate e relativo riciclaggio; - le iniziative ambientali promosse dalle amministrazioni; - la cura dell’arredo urbano e delle spiagge; - il sostegno a programmi di educazione ambientale diretti alle scuole ed ai cittadini con l’organizzazione di convegni, mostre e formazione attinenti problematiche ambientali.

Per la scelta delle località, alle quali assegnare la Bandiera Blu 2011, la FEE Italia ha operato attraverso una giuria composta da Rappresentanti del COBAT (Consorzio Nazionale Batterie Esauste), di Funzionari ed Esperti della Direzione del Turismo, del Ministero delle Attività Produttive, del Comando dei Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente, del Comando Generale delle Capitanerie di Porto, dell’ENEA, dell’ISPRA, dei Sindacati balneari SIBConfcommercio e FIBA-Confesercenti, dell’Associazione Nazionale Approdi Turistici (ASSONAT-Federnautica). Per gli approdi turistici la Regione con il maggior numero di vessilli conseguiti è la Liguria con 14 (+1 rispetto all’anno precedente), seguita con 12 dal Friuli Venezia Giulia (+3) e con 8 dalla Sardegna (-1).

Principali criteri per gli approdi turistici: - le acque del porto e quelle prospicienti non sono visivamente inquinate; - fognature non sversano nel porto; - presenza di attrezzature per la raccolta di residui di olio, vernici e prodotti chimici; - salvagenti e attrezzature di pronto intervento; - informazioni ambientali fornite dalla Direzione; - informazioni relative alla Campagna Bandiere Blu fornite dalla Direzione; - possibilià di smaltire le acque di sentina e delle toilettes delle imbarcazioni; - accorgimenti per lo smaltimento dei residui di lavorazione cantieristica; - luci ed acqua potabile in banchina.

New entry approdi turistici Marina dei Cesari - Fano (PU)

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Rapporto 2011 sul Consumo di Suolo

LA CEMENTIFICAZIONE CONTINUA A ERODERE SUOLO AGRICOLO E NATURALE Mancano le politiche ambientali ed urbanistiche per contrastare il fenomeno

Che il cemento continui a cambiare il paesaggio e ad erodere la ricchezza naturale del nostro Paese è sotto gli occhi di tutti, ma vedere il fenomeno certificato con dati e numeri è ancora più impressionante! Secondo il Rapporto 2011 sul Consumo di Suolo, presentato il 6 aprile 2011 dall’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) e da Legambiente, Lombardia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Sardegna ogni anno assistono complessivamente alla cementificazione di circa 10mila ettari di territorio, una superficie grande due volte la città di Brescia. Di questo suolo cancellato, ben 5mila ettari sono ambienti naturali, coperte da vegetazione spontanea. Un dato che riguarda soprattutto la Sardegna, dove gran parte dei nuovi edifici sorge su aree coperte da vegetazione mediterranea, e in misura minore le province pedemontane dell’ovest Lombardia, che subiscono la perdita di preziose foreste collinari e di pianura. Il consumo di suolo non produce solo ferite al paesaggio, ma una vera e propria patologia del territorio, fino ad oggi sottovalutata sia dalle politiche di controllo e prevenzione, sia dal necessario lavoro di monitoraggio e analisi, tanto che mancano in Italia stime attendibili e aggiornate circa la dimensione assunta dal consumo di suolo. È questa la ragione che ha spinto INU e Legambiente a costituire a Milano il Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo (CRCS) che, grazie ad un progetto di ricerca portato avanti con la collaborazione scientifica del Dipartimento di Architettura e Pianificazione del Politecnico di Milano e sostenuto da Fondazione Cariplo, ha consentito di raccogliere informazioni, dati e metodi di misura prodotti da studiosi e istituzioni regionali. “Il rapporto restituisce un quadro del consumo di suolo agricolo e naturale che non è rallentato ed è avvenuto a velocità differenti, in modo sempre più

disperso sul territorio - ha dichiarato Paolo Pileri del Politecnico di Milano, uno dei curatori del Rapporto - Ad essere erose sono le risorse agricole e di biodiversità che costituiscono uno dei beni comuni più importanti, oltre ad essere un fattore competitivo nel rapporto con altri Paesi europei nei quali sono in atto da tempo politiche ambientali ed urbanistiche incisive contro il consumo di suolo e i suoi costi sociali. Per questa ragione, contabilità come questa risultano indispensabili per comprendere quanto sia opportuno ed urgente frenare la perdita di suoli liberi”. Uno degli effetti più rilevanti del consumo di suolo è la perdita di superfici agricole per un Paese quale l’Italia la cui immagine è così fortemente ancorata alla produzione agricola: si tratta di una minaccia incombente sul nostro futuro produttivo, considerando che la filiera alimentare rappresenta il 15% del PIL nazionale e produce esportazioni nell’ordine dei 26 miliardi annui. Nella sola Lombardia le urbanizzazioni hanno già causato la perdita di un quarto delle superfici agricole produttive, e la costruzione di nuove autostrade, centri commerciali e capannoni non sembra ancora arrestarsi, nonostante la crisi. Eclatanti sono i dati delle province dell’area metropolitana lombarda, dove le superfici urbanizzate hanno già superato in estensione le aree agricole (è il caso di Monza, Varese, Como) o sembrano destinate a farlo entro breve (le province di Lecco e Milano), complici anche le nuove rilevanti previsioni di grandi infrastrutture di trasporto stradale. Il record assoluto spetta alla provincia di Monza e Brianza, con una superficie urbanizzata che supera il 50% del territorio provinciale. Si segnala però che la pressione insediativa non è più limitata all’area milanese: la velocità del consumo di suolo è molto maggiore nei territori della bassa Padana, dove i capannoni sono sempre più protagonisti del paesaggio agricolo. “Il territorio italiano si sta rapidamente

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metropolizzando - ha rilevato il Presidente INU, Federico Oliva - Alla città tradizionale si sta sostituendo una nuova città nella quale accanto alla periferia si sono sviluppate aree a bassa densità sollecitate da motivazioni economiche (il minor costo delle aree) e dalla ricerca di una miglior qualità della vita. Questa nuova città, in cui vive oltre il 60% dell’intera popolazione italiana, presenta una generale condizione di insostenibilità: per l’elevato consumo di suolo, per l’aumento del traffico motorizzato individuale che sollecita, per i nuovi squilibri e le nuove forme di congestione che determina, per la mancanza di spazio pubblico. Contenere la metropolizzazione del territorio e il crescente consumo di suolo deve dunque essere una priorità per le politiche territoriali del nostro Paese”. Nella visione delle organizzazioni fondatrici di CRCS c’è la necessità di affermare, attraverso una riforma normativa, capisaldi giuridici che stabiliscano lo status di “bene comune” per il suolo, e ne facciano discendere norme che disincentivino l’urbanizzazione espansiva. “Nella legislazione italiana, e in quella delle Regioni, mancano ancora regole efficaci sulle facoltà di trasformazione dei suoli - ha osservato Damiano Di Simine, Presidente di Legambiente Lombardia - è questo che ci ha spinto a farci promotori di un progetto di legge popolare, che introduce oneri a carico di chi, potendo riutilizzare aree dismesse della città, decida invece di costruire in aree aperte. Qualunque sia la politica che una regione attua per il governo del territorio, riteniamo irrinunciabile che essa sia confortata da un’attività di verifica e monitoraggio, oggi estremamente lacunosa, e questa è una delle ragioni che ci ha spinto ad impegnarci nell’elaborazione del rapporto”. Ad incidere sulle dinamiche di consumo di suolo c’è anche il fenomeno turistico: è il caso della provincia di Rimini, che con il 21% di aree urbaniz-


zate ha un indice di copertura più che doppio rispetto alla media della regione Emilia Romagna, ma spicca anche la provincia sarda di Olbia Tempio, non tanto per il dato di copertura, che è pur sempre quello di una regione a bassa densità di urbanizzazione, quanto per la velocità con cui il cemento divora fette di territorio. Con 25,1 mq/ab all’anno la provincia del nord-est sardo presenta la più alta velocità di urbanizzazione pro-capite, un dato doppio di quello medio regionale e ben 6 volte più alto di quello di una regione come la Lombardia. La popolazione sarda, complessivamente, è cresciuta pochissimo: solo 12.000 abitanti in cinque anni, un dato che certo non giustifica l’urbanizzazione avvenuta per 3.000 ettari, un’area grande quasi quattro volte la città di Nuoro. Per quanto riguarda le altre regioni italiane, i contributi forniti dai circa 30 autori del Rapporto hanno permesso di introdurre nuovi elementi di cono-

scenza, che dovrebbero spingere a sviluppare una più sistematica attività di monitoraggio delle trasformazioni del suolo, come auspicato dai ricercatori del JRC (Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea) e di ISPRA (Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione ambientale), le cui analisi evidenziano come il problema sia comune a tutti gli Stati europei, sebbene l’Italia risulti tra i Paesi in cui più vistoso è il sacrificio di superfici agricole. Gli studiosi dell’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica), in particolare, mettono in guardia circa la crescita delle superfici edificate in alcune regioni del Centro-Sud (Marche, Molise, Puglia e Basilicata), mentre lo IUAV (Istituto Universitario di Architettura di Venezia) espone dati estremamente allarmanti dell’espansione del cemento nell’area della pianura veneta centrale, tra Venezia, Padova, Vicenza e Treviso, dove il 22% del territorio è coperto di

cemento, con gravi e inevitabili ripercussioni idrogeologiche. Non sfuggono nemmeno le verdi province alpine: è il caso dell’Alto Adige che, in termini di territorio effettivamente insediabile (quindi, in sostanza, le aree di fondovalle), ha già sacrificato oltre il 28% dei suoi terreni, mentre in una situazione leggermente migliore si colloca la Toscana che, nonostante la forte concentrazione urbana nella fascia tra Firenze, Livorno e la Versilia, presenta un indice medio di copertura del 7,4%. Complessivamente, però, si rileva una grave carenza di informazioni che riguarda gran parte delle regioni italiane, anche tra quelle interessate da grandi concentrazioni urbane (Lazio, Campania, Sicilia, Calabria), il che è motivo di forte preoccupazione circa l’effettiva volontà e possibilità di governare le trasformazioni in corso, per ridurre la grave malattia per un Paese come l’Italia: il consumo di suolo.

Caratino (TO). Panorama del Belvedere dal Castello di Masino che domina dall’alto di una collina il paesaggio miracolosamente ancora intatto del Canadese. L’ellisse rossa delimita l’area su cui dovrebbe sorgere Mediapolis, una specie di Gardaland affiancata da 3 centri commerciali, il cui progetto (rendering in alto) è tenacemente contrastato dalle Associazioni Ambientaliste e Culturali.


A COME AGRICOLTURA, ALIMENTAZIONE, AMBIENTE

A Roma, Convegno dell’Istituto Superiore della Sanità, in collaborazione con INEA

AGRICOLTURA E SALUTE: CONNUBIO VINCENTE Risorse agricole per favorire la salute fisica e mentale di Micaela Conterio

Il tema dell’agricoltura sociale è stato al centro del Convegno “Agricoltura sociale come opportunità di sviluppo rurale sostenibile: prospettive di applicazione nel campo della salute mentale” organizzato a Roma, lo scorso 19 aprile dall’Istituto Superiore della Sanità (ISI), in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Economia Agraria (INEA). Ma cosa si intende per agricoltura sociale? Tematica articolata, legata all’approccio multifunzionale dell’agricoltura, indica la propensione di integrare all’interno dell’agricoltura servizi orientati al mercato del lavoro, che creino in aggiunta benefici per fasce vulnerabili e svantaggiate. Nel concreto si tratta di coniugare all’interno della tradizionale funzione produttiva dell’agricoltura un insieme di pratiche tipiche della terapia e della riabilitazione dei diversamente abili, con lo scopo dell’inserimento lavorativo e la conseguente indipendenza economica e inclusione sociale, con la diretta conseguenza, in termini di innovazione aziendale, di arricchimento di offerta del welfare sul territorio. La specificità di tali pratiche risiede nel fatto che nascono con l’intento di favorire la salute e le cure per particolari gruppi di soggetti: in alcuni casi si tratta di programmi terapeutici strutturati (è il caso ad esempio delle terapie assistite con gli animali) con obiettivi orientati al paziente; in altri, hanno prospettive più ampie, anch’esse orientate a gruppi specifici di soggetti, piuttosto che a partecipanti occasionali. Molte aziende agricole, quindi, dislocate su tutto il territorio europeo, ricoprono la funzione di fattorie sociali, in cui le risorse dell’agricoltura sono impiegate per favorire la salute fisica e mentale: disabilità fisica e psichica; problemi di dipendenza e di emarginazione; effetti da stress; problemi di obesità. Le attività offerte agli utenti possono spaziare da quelle connesse alla partecipazione diretta all’attività agricola, legate quindi alla produzione commerciale, a quelle collegate alla terapia orticolturale o assistita con gli animali presenti nelle aziende. Ciò che accomuna le diverse esperienze è, da un lato, l’apertura al territorio e il successivo network di rapporti che si è andato sviluppando, dall’altro la presenza di metodi di coltivazioni biologici ad indicare la corrispondenza fra rispetto della natura e dell’uomo. “L’agricoltura sociale - ha dichiarato Francesca Giarè, Ricercatrice dell’INEA - si configura come un contenitore di risposte differenti a problematiche ed esigenze locali, contestuali e specifiche. Rappresenta oggi un segmento piccolo nell’ambito delle pratiche agricole e socio-sanitarie, ma le attività sviluppate possono risultare interessanti come laboratorio di innovazione, indicante nuove tendenze sia per la produzione agricola e l’offerta di servizi sia per il significato delle azioni realizzate e delle strategie adattate”. Questo fenomeno si sta affermando sempre più in tutta

Europa, anche se con modalità profondamente diverse l’una dall’altra, in termini di strutture, di tipologie di intervento, di diffusione, di finalità e di utenza. Regno Unito, Irlanda e Slovenia privilegiano gli aspetti terapeutici-riabilitativi in aziende agricole istituzionalizzate, inserite cioè nel circuito dei reparti ospedalieri, di istituzioni sanitarie e associazioni di carità; Olanda, Belgio e Norvegia, invece, si concentrano sulle aziende agricole private. Italia, Francia e Germania si limitano a sviluppare iniziative di volontariato, anche se nel nostro Paese si stanno diffondendo sempre più pratiche di agricoltura sociale, anche presso le aziende private. Dati alla mano, la medaglia d’oro per iniziative di agricoltura sociale spetta all’Olanda (839 fra aziende istituzionalizzate e private), che già a partire dagli anni ’90 registrava un’ampia diffusione del fenomeno grazie al riconoscimento da parte dei servizi sanitari delle imprese agricole come fornitori di servizi socio-sanitari, integrando considerevolmente il reddito aziendale. Il Belgio (Fiandre) registra una presenza pari a 308, ma il fenomeno è in crescita in quanto il PSR 2007-2013 prevede aiuti sia per la riorganizzazioni di strutture e il riconoscimento di impegni lavorativi. In Germania (220) si tratta in particolare di strutture pubbliche e private con finalità di integrazione di soggetti disabili o con problemi sociali, mentre il fenomeno si presenta in Irlanda (94) in maniera episodica e in Slovenia (15) legato a strutture pubbliche. Un discorso a parte deve essere fatto per la Francia (2100), atteso che i dati risultano sovrastimati, in quanto sono stati censiti i canali organizzativi delle aziende che possono aderire a più di uno di essi. Ma qual è la situazione in Italia? Il nostro Paese si è mostrata particolarmente sensibile al tema dell’agricoltura sociale con le sue 796 esperienze, in cui il modello basato sulla cooperazione sociale comincia ad essere affiancato da un numero crescente di aziende private. È ormai risaputo quanto positivi siano gli effetti dell’attività fisica sulla salute è il benessere generale in termini di riduzione di livello di stress e di miglioramento dell’umore, di aumento della stima di sé e di riduzione della pressione arteriosa. Riuscire a valutare l’efficacia di tali approcci risulta estremamente complicata, sia per le difficoltà derivanti dal rapportarsi a contesti e pratiche eterogenei sia per la tempistica richiesta dalla raccolta di dati scientificamente validi. “La valutazione delle pratiche di agricoltura sociale - ha concluso Francesca Giarè - può contribuire ad individuare un nuovo paradigma per l’agricoltura europea, capace di garantire processi produttivi multifunzionali e di rispondere alla crescente richiesta di valore non solo economico dei prodotti che emerge dalle società postmoderne”.

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L’agricoltura sociale si pone, quindi, come momento di rottura rispetto sia al tradizionale paradigma della produzione di massa, riconoscendo il valore delle specificità dei fattori produttivi, connessi ai contesti e alle persone, sia al paradigma della salute, riconoscendo valore al benessere e alla qualità della vita, ripensando le terapie alla luce di sistemi di intervento più complessi. Ma è inconfutabile che l’impiego di nuove strategie non medicalizzate consentirebbe di rispondere efficacemente all’esigenza di individuare nuove modalità operative per ridurre i costi causati dal progressivo invecchiamento della popolazione. Per fare questo è necessario documentare l’efficacia delle azioni terapeutiche effettuate nelle aree rurali. In quest’ottica dev’essere letto il progetto dell’INEA Valutazione delle pratiche innovative di agricoltura sociale,

teso a sottolineare, all’interno delle pratiche di agricoltura sociale, gli elementi innovativi in base sia al contesto socio-economico sia alle persone direttamente coinvolte in pratiche terapeutiche. Sono stati individuati 5 casi studio dislocati in contesti profondamente diversi: la Cooperativa sociale “Agricoltura Capodarco” (Grottaferrata, Roma), la Fattoria Solidale del Circeo (Pontinia, Latina) l’Associazione “Conca d’Oro” (Bassano del Grappa, Vicenza), l’Azienda Bio Colombini (Valdera, Pisa) e la Cooperativa Sociale “Il Seme” (Fiume Veneto, Pordenone). In conclusione è opportuno adottare una prospettiva sociale più ampia, che tenga in considerazione anche gli effetti sul benessere e sulla qualità della vita delle persone, superando la visione settoriale.

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AGENDA 21

GRAZIE A SUSTAINABLE NOW UN NUOVO SSOFTWARE PERMETTE DI MIGLIORARE IL RISPARMIO ENERGETICO E RIDURRE LA CO2 R Il nuovo strumento on line è stato presentato per la prima volta alla XII Assemblea del Coordinamento Agende 21 Locali Italiane di Elisabetta Mutto Accordi Coordinamento Agende 21 Locali Italiane

Si chiama Wizard ed è stato presentato per la prima volta alla XII Assemblea del Coordinamento Agende 21 Locali Italiane che si è tenuta a Siena l’8 ed il 9 aprile 2011. Si tratta di un nuovo software che permette di ridurre le emissioni di CO2 aiutando ad individuare le azioni da mettere in campo nelle singole città per migliorare il risparmio energetico. Realizzato nell’ambito del progetto europeo Sustainable Now, lo strumento è accessibile liberamente all’indirizzo http://wizard.sustainable-now.eu. Il suo compito è rendere più semplice, grazie ad una procedura guidata, la strutturazione dei Piani di Azione per l’Energia Sostenibile (vedi scheda)

In questo modo il software, grazie ad una comparazione di casistiche simili, catalogate in un database programmato appositamente, è in grado di fornire un prospetto delle azioni da adottare e della corrispettiva riduzione di CO2. Ne deriva quindi una vera e propria scheda che non solo indica l’impostazione generale della strategia energetica ma identifica anche i passaggi intermedi da seguire e i principali attori da coinvolgere nel processo. Le potenzialità quindi sono notevoli e maggiore sarà il numero di enti locali che si affideranno a Wizard e più capillari potranno diventare le risposte che lo strumento sarà in grado di fornire, potendo attingere ad un vasto bacino di esperienze già collaudate.

SUSTAINABLE NOW Il progetto Sustainable Now, co-finanziato dal Programma Energia Intelligente della Commissione Europea, intende rafforzare il ruolo degli enti locali nella loro veste di amministratori e decisori politici di un territorio, sostenere il loro impegno ad agire diventando dei punti di riferimento per altre comunità, ispirandole nel percorso verso l’energia sostenibile. I principali benefici per le comunità (enti locali e stakeholders di un territorio) consistono nell’aumento delle competenze e nell’impiego di nuovi strumenti per lo sviluppo, l’attuazione e la valutazione del concetto di comunità energeticamente sostenibili. Lo scopo è quello di aumentare le capacità operative degli enti locali, attraverso interazioni costruttive tra “comunità in fase di apprendimento” e “comunità più avanzate”, predisporre una “Cassetta degli attrezzi” sull’energia che presenta vari strumenti di supporto allo sviluppo ed attuazione dei Piani di Azione per l’Energia Sostenibile (PAES), attuare 5 PAES in altrettante realtà, aumentare la consapevolezza dei cittadini e dei politici locali sui temi dell’energia sostenibile e sul ruolo degli enti locali e disseminare i risultati a livello europeo con un focus su Bulgaria, Ungheria, Italia, Germania e Regno Unito. Sito del progetto: www.sustainable-now.eu

che riuniscono gli interventi necessari a migliorare l’efficienza energetica nei singoli comuni e nelle province. L’ente locale interessato può infatti avere accesso alle informazioni che desidera ottenere compilando un questionario on line che identifica le caratteristiche della singola città ad esempio in termini di popolazione, di collocazione geografica, di investimenti sul fronte dei cambiamenti climatici.

Per quanto concerne l’Italia, tra i 15 partner europei che hanno scelto di partecipare a Sustainable Now, figurano: il Comune di Bologna; la Provincia di Siena; il Comune di Rosignano Marittimo; la Comunità Montana Associazione dei Comuni “Trasimeno Medio Tevere”; il Coordinamento Agende 21 Locali Italiane e Banca Popolare Etica. L’impostazione generale del progetto prevede che ciascun soggetto coinvolto

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contribuisca con le proprie competenze assumendo un ruolo specifico. In particolare il gruppo di enti locali (Comuni e Province), proprio perché rappresentano le istituzioni più vicine ai cittadini, sono state le protagoniste dell’avvio di azioni a livello territoriale per l’energia sostenibile. Lavorando a stretto contatto, le città coinvolte hanno potuto quindi supportarsi a vicenda e imparare dalle reciproche esperienze. I partner selezionati per il progetto in particolare si contraddistinguono in quanto presentano situazioni energetiche peculiari ed è per questa ragione che sono stati creati due gruppi. Uno rappresentato dal Circolo dell’Apprendimento (Circle of Learning - COL), composto da città che vogliono progredire in questo campo e il secondo dal Circolo dell’Eccellenza (Circle of Excellence - COE), formato da città che vantano già una notevole esperienza nel settore energetico. In generale Sustainable Now intende infatti rafforzare il ruolo degli enti locali, sostenere il loro impegno ad agire diventando dei punti di riferimento per altre comunità, ispirandole nel percorso verso l’energia sostenibile. Lo scopo è quello di aumentare le capacità operative, attraverso interazioni costruttive tra “comunità in fase di apprendimento” e “comunità più avanzate”, predisporre una “Cassetta degli attrezzi” sull’energia che presenta vari strumenti di supporto allo sviluppo ed attuazione dei Piani di Azione per l’Energia Sostenibile (PAES), attuare 5 PAES in altrettante realtà, aumentare la consapevolezza dei cittadini e dei politici locali sui temi dell’energia sostenibile e sul ruolo degli enti locali e disseminare i risultati a livello europeo con un focus su Bulgaria, Ungheria, Italia, Germania e Regno Unito. Per quanto riguarda Wizard, il software ancora in fase sperimentale, verrà reso disponibile a partire da luglio 2011.


COS’È IL PIANO D’AZIONE PER L’ENERGIA SOSTENIBILE Il Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES) è un documento che indica come gli enti locali che hanno firmato il Patto dei Sindaci rispetteranno gli obiettivi che si sono prefissati per il 2020. Partendo dai dati riportati nell’Inventario di Base delle Emissioni, che costituisce una fotografia della situazione energetica comunale rispetto all’anno di riferimento adottato, individua i settori da coinvolgere e gli interventi più appropriati per raggiungere l’obiettivo di riduzione di CO2. Va consegnato entro un anno dall’adesione al Patto dei Sindaci. Il PAES in particolare definisce le misure concrete di riduzione e le tempistiche. L’obiettivo è quello di tradurre la strategia di lungo termine in singole azioni. Il documento tuttavia non deve essere considerato uno strumento rigido e vincolante. Il Piano può infatti essere rivisto in base alle informazioni che vengono raccolte man mano che gli interventi forniscono dei risultati. È importante considerare che ogni nuovo progetto di sviluppo approvato dall’autorità locale rappresenta un’opportunità per ridurre il livello di emissioni. Per questa ragione è importante valutare l’efficienza energetica e la riduzione delle emissioni per tutti i nuovi progetti, anche in caso il PAES non sia stato ancora finalizzato o approvato. In linea di principio, i Piani possono includere iniziative in questi settori: ambiente urbanizzato, inclusi edifici di nuova costruzione e ristrutturazioni di grandi dimensioni, infrastrutture urbane (teleriscaldamento, illuminazione pubblica, reti elettriche intelligenti ecc.), pianificazione urbana e territoriale, fonti di energia rinnovabile decentrate, politiche per il trasporto pubblico e privato e mobilità urbana.

IL CONSORZIO SUSTAINABLE NOW Il consorzio Sustainable NOW, composto da 15 partner di 6 Paesi europei, coordinati da ICLEI Europe, è rappresentato da comunità esperte e meno esperte nel campo dell’energia, network di enti locali ed esperti tecnici. Comunità nel Circolo dell’Apprendimento Burgas, Bulgaria: www.burgas.bg Miskolc, Ungheria: www.miskolc.hu Rosignano Marittimo, Italia: www.energeticamenterosignano.it e www.ealp.it Comunità nel Circolo dell’Apprendimento e dell’Eccellenza Ludwigsburg, Germania: www.ludwigsburg.de Comunità Montana ‘Trasimeno Medio Tevere’, Italia: www.cmtrasimeno.it Circolo dell’Eccellenza Bologna, Italia: www.comune.bologna.it/ iperbole/unamb/primopiano Monaco di Baviera, Germania: www.muenchen.de Provincia di Siena, Italia: www.provincia.siena.it Woking, Gran Bretagna: www.woking.gov.uk/environment/climate Esperti tecnici Ecovision Gmbh, Germania: www.kate.stuttgart.org Trecodome, Olanda: www.trecodome.com Banca Popolare Etica, Italia: www.bancaetica.com Network di enti locali ICLEI- Governi Locali per la Sostenibilità, Germania: www.iclei-europe.org e www.iclei-europe.org/ccp Climate Alliance (CA), Germania: www.klimabuendnis.org Coordinamento Agende 21 Locali Italiane (CA21L), Italia: www.a21italy.it


EQUITÀ E SOSTENIBILITÀ

5 giugno 2011, Giornata Mondiale dell’Ambiente

“FORESTE: LA NATURA AL VOSTRO SERVIZIO”

L’India è il Paese ospite del WED di quest’anno

“Sebbene le decisioni individuali possano sembrare ben poca cosa di fronte alle minacce e tensioni globali, quando miliardi di persone si uniscono per uno scopo comune, possono fare una differenza enorme” (Ban Ki-Moon, Segretario generale delle Nazioni Unite) Il 5 giugno 2011 sarà celebrata per la 39a volta la Giornata Mondiale dell’Ambiente (World Environmental Day), la giornata voluta dall’ONU per stimolare la consapevolezza e migliorare l’attenzione pubblica sulla questione ambientale. Tramite il WED, l’UNEP (United Nations Environment Programme) personalizza le questioni ambientali, consentendo ad ognuno di acquisire la consapevolezza non solo della propria responsabilità, ma anche della capacità di diventare attore del cambiamento a sostegno di uno sviluppo equo e sostenibile. Il tema di quest’anno è “Foreste: la natura al vostro servizio” che, sottolineando il legame intrinseco tra la qualità della vita e la salute delle foreste e degli ecosistemi forestali, di fatto rafforza ed integra l’obiettivo dell’Anno Internazionale delle Foreste. Le foreste coprono un terzo delle terre emerse, svolgendo funzioni e servizi essenziali che permettono al nostro pianeta di mantenersi in vita, tanto che a tutt’oggi 1,6 miliardi di persone dipendono dalle foreste per la propria sussistenza. Esse svolgono anche un ruolo chiave nella nostra battaglia contro i cambiamenti climatici, rilasciando ossigeno nell’atmosfera e immagazzinando anidride carbonica.

Le foreste alimentano i nostri grandi fiumi e sono essenziali per il rifornimento idrico per circa il 50% delle nostre più grandi città. Esse creano e mantengono la fertilità del terreno e aiutano a regolare gli effetti spesso devastanti di tempeste, inondazioni e incendi. Gli ecosistemi forestali sono tesori di biodiversità ed ospitano oltre la metà delle specie terrestri di animali, piante e insetti. Le foreste incarnano tutto quel che c’è di buono e forte nelle nostre vite. Eppure, nonostante tutti questi vantaggi inestimabili dal punto di vista ecologico, economico, sociale e sanitario, stiamo distruggendo le foreste di cui abbiamo bisogno per vivere e respirare. Da qui la decisione di individuare l’India come ospite. Il Paese con 1,2 miliardi di persone continua a premere sulle foreste soprattutto nelle zone densamente popolate dove si coltiva su terreni marginali e dove pascolo sta contribuendo alla desertificazione. Ciò nonostante, il Governo indiano ha anche trovato soluzioni che si stanno dimostrando efficaci, avviando programmi di forestazione ed istituendo un sistema di piantumazione degli alberi per combattere il degrado del suolo e la desertificazione, e di quinte arboree come frangivento per proteggere i terreni agricoli. Per preservare il suo ecosistema “critico”, l’India - si legge nelle motivazioni - ha introdotto con successo progetti di monitoraggio sullo stato di salute delle piante, degli animali, dell’acqua e delle altre risorse naturali, comprese le isole

56 Tigre tra le mangrovie delle isole Sunderbans (foto di Geoffrey Horton)


Sunderbans, dove c’è la più grande foresta deltizia di mangrovie del mondo e vive una delle specie-icona della fauna selvatica indiana: la tigre. “Durante la pressoché quarantennale storia del WED, le città e le comunità indiane sono state tra le più attive, con una miriade di iniziative intraprese in tutto il Paese ogni anno - ha osservato il Direttore esecutivo UNEP, Achim Steiner nel corso dell’annuncio della scelta dell’India come Paese che avrebbe ospitato le manifestazioni ufficiali del WED - È giusto, quindi, giusto che questa economia in rapido sviluppo sia l’ospite del 2011”. “Se l’India è famosa per la sua cultura, per l’arte, per la produzione cinematografica e per l’industria IT che la pone ormai ai vertici mondiali, tuttavia sta sempre più emergendo come leader della green economy - ha proseguito Steiner - Dalla sua produzione di energia tramite turbine eoliche e impianti solari [ndr: su questo aspetto dell’economia dell’India si veda l’articolo di approfondimento “????” a pagina ??? di questo stesso numero] al Rural Employment Guarantee Act che garantisce lavoro retribuito a milioni di famiglie attraverso investimenti in aree rurali per la salvaguardia delle acque e la gestione sostenibile del territorio, sono testimonianze della volontà di questo Paese nell’intraprendere un nuovo modello di sviluppo”.

Le celebrazioni in India vedranno due tra le più importanti città del Paese (Mumbai e Delhi) impegnate a dar vita ad una serie di attività e manifestazioni nell’arco di più giorni per sollecitare gli indiani, ma anche tutta la popolazione mondiale a prendersi cura dell’Ambiente. Le celebrazioni in India del 5 giugno 2011, tuttavia, costituiranno solo una parte delle migliaia di eventi che si svolgeranno in tutto il mondo, attraverso azioni individuali che hanno, comunque, una impatto esponenziale: dalla piantumazione di alberi alla decisione di non usare l’auto; dai concorsi fotografici dedicati alle più belle immagini di boschi e foreste locali alle escursioni per attività di bird-watching: dalle iniziative di pulire parchi ai mercatini a km zero; e molto altro ancora! L’UNEP ha previsto che quest’anno la celebrazione del WED avrà un successo superiore a quello registrato l’anno scorso, allorché si registrarono sul suo sito www.unep.org_WED enti ed individui di ben 112 che annunciavano le iniziative che avevano deciso di intraprendere, dal momento che chiunque può organizzare un evento e registrarlo. Ognuna di queste singole attività costituirà collettivamente un buon percorso per garantire gli importanti servizi ecosistemici delle foreste alle generazioni future.

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Studio di General Electric ne mette in evidenza gli sprechi economici e i danni ambientali

GAS FLARING:

PRATICA SPRECONA E DISASTROSA Molti i dubbi sulla proposta di includerne la riduzione nel CDM

Viene denominata “gas flaring” la pratica di bruciare a cielo aperto il gas naturale collegato all’estrazione del petrolio che, quando fuoriesce dal terreno, raramente si presenta da solo, bensì più di frequente è associato a del gas che sotto la superficie è dissolto nel petrolio che poi quando viene pompato fuori ritorna alla forma gassosa e che non è “conveniente” recuperare. Tale “sconvenienza”, tuttavia si traduce in “Uno spreco multi-miliardario, una tragedia ambientale a livello locale e globale, un problema energetico che può essere risolto”, come si legge nello studio “Flare gas reduction: recent global trends and policy consideration”, presentato il 4 aprile 2011 dalla multinazionale General Electric e che segnala anche le possibili soluzioni. I numeri sentenziano la gravità del problema: - il 5% della produzione mondiale di gas naturale, pari a 150 miliardi di m3, viene sprecato ogni anno mediante tale pratica, quantitativo equivalente al 30% del consumo dell’Unione europea e al 23% di quello degli Stati Uniti; - il 2% del totale annuale delle emissioni del settore energetico, pari a 400 milioni di tonnellate di CO2, tante quante sono all’incirca quelle provocate da 77 milioni di automobili, è dovuto a tale spreco; - quasi 20 miliardi di dollari all’anno vengono così bruciati che, viceversa, si potrebbero risparmiare per generare elettricità e aumentare la produzione economica mondiale. Lo studio rileva che le tecnologie necessarie per una soluzione esistono già ora. A seconda della regione, queste possono includere la cattura del gas per generare energia elettrica, la re-iniezione nel sottosuolo (per migliorare l’estrazione e il trattamento del petrolio); lo sviluppo di condotte

e di soluzioni energetiche distribuite. “Il problema non è dovuto a mancanza di soluzioni tecnologiche; il gas flaring può essere affrontato oggi attraverso una varietà di tecnologie esistenti a costi ragionevoli. Tuttavia, spesso le complessità politiche regionali e la mancanza di sistemi infrastrutturali induce alla decisione di bruciarlo - si legge nel Rapporto - È sempre più chiaro che la prossima fase per sradicare la pratica di bruciare il gas presupporrà un grande e coordinato sforzo da parte delle amministrazioni centrali e regionali, dei produttori di petrolio e gas, dei fornitori di tecnologia e della comunità internazionale. Il ruolo giocato da ognuna di queste parti differisce in base alle regioni”. Lo studio fornisce un’analisi delle tendenze al gas flaring regione per regione. Per esempio, all’interno della Federazione russa, il maggior Paese al mondo per emissioni da gas flaring, si sprecano ogni anno fino a 50 miliardi di m3 di gas naturale. Se la metà di questo gas bruciato (25 miliardi di metri cubi all’anno) venisse catturato e venduto ai prezzi di mercato in Russia, si potrebbero recuperare oltre 2 miliardi dollari (65 miliardi di rubli). Una parte significativa di questo spreco potrebbe essere evitata con modesti sforzi politici e una maggiore propensione ad investimenti nella generazione di energia elettrica e in tecnologie per la lavorazione del gas. In Nigeria, sebbene le emissioni di gas bruciato siano diminuite del 28% rispetto al 2000, l’industria petrolifera dissipa ancora 50 miliardi di m3 di gas naturale ogni anno. Mentre quasi la metà della popolazione non ha accesso all’elettricità, il Paese spende circa 13 miliardi dollari all’anno per produrla con motori diesel e, forse, 10 GW di potenziale energia elettrica è bruciata altrove. Il successo della cattura

fonte: GE Report

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e dell’utilizzo di gas flaring potrebbe triplicare potenzialmente il consumo pro capite di energia elettrica per questa nazione che conta 155 milioni di individui. In altri Paesi dell’Africa occidentale, in Angola, Guinea Equatoriale, Gabon, Congo e Camerun collettivamente si brucia 10 miliardi di m3 di gas ogni anno. I bassi prezzi del gas naturale e gli alti costi connessi alla cattura di gas flaring nel Medio Oriente inopinatamente incoraggiano la combustione del gas inutilizzato. “Sfruttare meglio il gas estratto e combusto è una grande opportunità - ha dichiarato David Victor, Direttore del Laboratorio sulla Legislazione e Regolamentazione internazionale presso l’Università di San Diego/Ca) - Si contribuirà così a rallentare il riscaldamento globale e, al contempo, il risparmio di risorse naturali scarse. Anche se questo problema è stato in evidenza per qualche tempo, molti Paesi stanno ancora bruciando e disperdendo enormi quantità di gas”. Lo studio mette in evidenza le seguenti raccomandazioni per ridurre il gas flaring: - Rafforzare gli accordi internazionali. Come sopra accennato, la fase successiva per sradicare la pratica di bruciare il gas richiede uno sforzo coordinato da parte dei Governi centrali e regionali, dei produttori di petrolio e gas, dei fornitori di tecnologie e della comunità internazionale. Questi sforzi devono includere anche azioni punitive per le inadempienze e incentivi per incoraggiare gli investimenti. - Far progredire soluzioni locali. Gli sforzi a livello locale sono fondamentali per ridurre il fenomeno del gas flaring. I Governi, i produttori e di fornitori di tecnologie di tutto il mondo devono partecipare

5599 Ebocha (Nigeria). Le fiamme del gas flaring - foto di Michael Kamber (2005) - fonte: GE Report


per: comunicare il valore del gas, tra cui una maggiore efficienza; evidenziare i benefici finanziari connessi alla riduzione del gas flaring; garantire il sostegno del Governo locale al controllo e all’applicazione delle relative normative; implementare la capacità degli investitori e appaltatori locali a gestire e servire la produzione di energia distribuita. - Ampliare l’accesso ai finanziamenti. Gli sforzi a livello locale richiedono il supporto di capitali, compresi gli investimenti in gasdotti, lavorazioni e riserve, che rendano economicamente vantaggioso lo stoccaggio e l’utilizzo del gas che, altresì, sarebbe destinato ad essere bruciato. per raccogliere e utilizzare gas bruciato in torcia. Il rafforzamento di varie forme del credito, incluse le garanzie di rischio parziale, sono uno dei modi per sostenere gli investimenti, mentre sono in corso le riforme politiche. Fondi per lo sviluppo delle tecnologie mirate e partnership per la riduzione della CO2 possono favorire dei progetti, relativi al finanziamento per la riduzione del carbonio e l’ammissibilità di includere la riduzione del gas flaring all’interno del Clean Development Mechanism (CDM) previsto dal Protocollo di Kyoto, che fornisce crediti ai progetti che riducono le emissioni climalteranti, a cui per ora non è possibile accedere per l’assenza del criterio dell’addizionalità, cioè della dimostrazione che quella riduzione non si sarebbe potuta ottenere, se non grazie al CDM.

“Con una maggiore attenzione globale e sforzi concertati, compresi i partenariati, le politiche programmate e le innovative tecnologie, la pratica del gas flaring su larga scala potrebbe essere in gran parte eliminato in soli cinque anni ha dichiarato Michael Farina, Responsabile del programma di GE Energy di GE - Si tratta di un esito win-win”. Che sia una soluzione in cui tutti ne traggono giovamento non c’è alcun dubbio, ma la prospettiva di estendere il gas flaring all’interno del CDM non convince gli ambientalisti, in particolare Nnimmo Bassey, Presidente di Friends of the Earth International e nominato dal Time “Hero of the Environment 2009” per il suo ruolo attivo nel denunciare le violazioni dei diritti umani e ambientali da parte delle compagnie petrolifere nel delta del Niger, intervenuto a Roma nel luglio scorso alla Conferenza Stampa di “Amici della Terra - Italia”, per denunciare il fenomeno degli sversamenti di petrolio e del gas flaring che si protrae in Nigeria da anni, contribuendo ad un disastro ambientale e sociale di enormi proporzioni, nonostante quel Paese avesse dichiarato ufficialmente illegale tale pratica sin dal 1979, concedendo un periodo di cinque anni alle imprese per mettersi in regola. Secondo Bassey, sarebbe come se un ladro venisse pagato per smettere di rubare: “Se io fossi un rapinatore di banche ed un giorno decidessi di rapinarne una soltanto anziché dieci, dovrei ricevere un premio? Ciò è quel che accadrebbe se alle compagnie petrolifere venisse estesa l’opportunità di accedere al Meccanismo di Sviluppo Pulito”.

Delta del Niger. Donne mettono a repentaglio la loro salute e sicurezza per essiccare del cibo presso la torcia poiché nelle loro abitazioni manca l’elettricità foto di Steve Omajugho - Environmental Rights Action/Friends of the Earth Nigeria - fonte justiceinnigeriannow.org

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Nel presentare alcuni bandi per finanziamenti di progetti da parte della CommissioneUE, riteniamo opportuno segnalare il Comunicato stampa del 4 maggio 2011 dell’Ufficio Europeo per la lotta Anti-Frode (OLAF) con il quale si dà notizia che la Guardia di Finanzia in collaborazione con la Magistratura italiana ha concluso un’indagine penale nei confronti di 23 soggetti, 7 dei quali denunciati per il reato di “associazione a delinquere”, sospettati di truffa aggravata nei confronti dell’Unione europea per aver percepito oltre 53 milioni di euro relativi a 22 progetti di Innovazione Tecnologica e Ricerca. “Grazie alla collaborazione intensa in diversi anni tra OLAF, la Commissione UE, la Magistratura e la Guardia di Finanza, è stata eliminata una rete fraudolenta molto sofisticata che incideva sul bilanci della Ricerca nell’Unione europea - ha dichiarato il Direttore generale OLAf, il Magistrato italiano Giovanni Kessler - Questo caso dimostra che OLAF e Commissione UE, lavorando a stretto contatto con le autorità degli Stati membri, possono combattere efficacemente contro le frodi al bilancio dell’Unione europea”. Secondo il Comando Provinciale di Milano della Guardia di Finanza, per ottenere il finanziamento era richiesto dal bando una partnership tra società di diversi Stati membri, ma alcune di queste sono risultate fittizie. Le condotte delittuose individuate nel corso delle indagini vanno dalla predisposizione di proposte riportanti informazioni non veritiere, alla rendicontazione di spese inesistenti ovvero “gonfiate” attraverso l’utilizzo di falsa documentazione contabile relativa a società italiane ed estere (alcune delle quali delle “scatole vuote”), fino all’inserimento in rendicontazione quali”ricercatori” di soggetti inesistenti o del tutto ignari. Grazie alle truffe i progetti non vedevano apporti finanziari privati: i contributi Comunitari venivano distratti dagli indagati e destinati ad altri fini, mentre le attività di ricerca sono risultate esser “fasulle” e/o comunque prive di applicazioni concrete.

COMMISSIONE UE - EACI Bando “ECO-INNOVATION 2011”

Finalità L’Agenzia Esecutiva per la Competitività e l’Innovazione (EACI) ha pubblicato il 13 aprile 2011 il IV bando Eco-Innovation che finanzia le idee innovative per prodotti, servizi e processi che tutelano l’ambiente, diventando prospettive commerciali a tutti gli effetti, pronti per l’uso da parte delle imprese e dell’industria e creando al contempo un più ampio mercato delle tecnologie, dei metodi gestionali, dei prodotti e dei servizi green.. L’obiettivo è di promuovere un uso più efficiente delle risorse e ridurre l’impatto ambientale: “Si parla di nuovi prodotti, nuovi servizi, nuovi modelli di business - ha dichiarato Janez Potocnik - Abbiamo bisogno di nuove logiche e modi di pensare nell’approccio alla vita ordinaria, sia nella produzione sia nei consumi”. Sebbene la pubblicazione dei vincitori del Bando 2010 sia prevista per la fine di maggio 2011, il fatto che su 895 aziende partecipanti e provenienti da 33 Paesi, ben il 18% delle iscrizioni sono state italiane sta a significare l’interesse e la sensibilità delle nostre imprese a voler coniugare ambiente e innovazione. Settori di intervento I settori di attività previsti dal Bando 2011 sono 5: - Riciclaggio dei materiali. Questa linea d’azione è volta a migliorare la qualità dei materiali da riciclo attraverso trattamenti di separazione e gestione, ottenendo la produzione di prodotti innovativi con materiali riciclati. - Prodotti sostenibili per l’edilizia. Questa linea d’azione prevede di innescare innovazione di processo e di prodotto per ridurre l’uso di risorse e materie prime nel settore. - Produzione di cibi e bevande sostenibili.

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Questa linea d’azione prevede la valutazione di innovazione nelle metodologie di imballaggio, nell’efficienza energetica, nella riduzione dei rifiuti, nella riduzione del consumo d’acqua, nella riduzione dell’impatto ambientale per servizi di distribuzione e logistica. - Gestione dell’acqua. Linea d’azione per progetti che riducono fino al 30% i consumi idrici in processi, prodotti e tecnologie, che gestiscono in modo efficiente i reflui e che distribuiscono intelligentemente la risorsa. - Rendere “verdi” alcune produzioni e ambiti professionali. Linea d’azione per progetti volti a creare prodotti e servizi a basso impatto ambientale e professioni in grado di svolgere azioni di adattamento ai cambiamenti climatici. Stanziamento disponibile Il Bando 2011 dedica indicativamente 36 milioni di euro a coprire al 50% i costi ammissibili, sufficienti sulla base delle passate esperienze a finanziare circa 50 progetti, comprese le attrezzature e le infrastrutture, così come i materiali, i processi, le tecnologie e le metodologie collegate con l’azione innovativa. Beneficiari Sono ammessi a presentare progetti uno o più soggetti, pubblici o privati, ma la priorità verrà data alle proposte presentate dalle PMI. Durata I progetti, che saranno valutati entro valutati entro gennaio 2012 e partiranno concretamente dall’aprile, dovranno avere una durata massima di 3 anni. Presentazione delle domande e scadenze La presentazione delle domande in lingua inglese potrà avvenire solo on line all’indirizzo web dell’Agenzia Esecutiva per la Competitività e l’Innovazione entro le ore 17.00 (ora locale di Bruxelles) dell’8 settembre 2011. Per maggiori informazioni, consultare il link: http://ec.europa.eu/environment/ecoinnovation/gettingfunds/call-for-proposals/index_en.htm. Prima di presentare la domanda con la documentazione necessaria, che deve essere accurata, seguendo in maniera puntuale le regole indicate, si consiglia di leggere attentamente il bando in modo da controllare se il progetto che si intende presentare possieda tutte le caratteristiche richieste, oltre a valutare la sua fattibilità sul mercato.

COMMISSIONE UE - AUTORITÀ DI GESTIONE COMUNE (AGC) Bando per la presentazione di Progetti strategici del “Programma ENPI CBC-MED 2007-2013”. (Pubblicato il 5 maggio 2011) Obiettivi L’obiettivo generale del programma ENPI CBC-MED, il Programma europeo di Vicinato e Partenariato tra i Paesi del Mediterraneo, è quello di rendere lo spazio mediterraneo un territorio in grado di concorrere a livello internazionale, in modo di assicurare crescita e occupazione per le prossime generazioni, sostenere la coesione territoriale e intervenire attivamente per la protezione ambientale in una logica di sviluppo sostenibile. Questi aspetti non possono essere portati avanti in modo efficace né a livello regionale, né a livello nazionale: hanno bisogno di un significativo sforzo in termini di coordinamento transnazionale. L’obiettivo del Programma è articolato in 4 priorità: 1. Promozione dello sviluppo socio-economico e rafforzamento del territorio; 2. Promozione della sostenibilità ambientale a livello di bacino; 3. Promozione di migliori condizioni e modalità per garantire la mobilità delle persone, delle merci e dei capitali; 4. Promozione del dialogo culturale e della governance a livello locale. Azioni L’invito alla presentazione di Progetti Strategici si riferisce ai primi due. Nell’ambito dell’Obiettivo 1.Promozione dello sviluppo socio-economico e rafforzamento del territorio, sono finanziati Nell’ambito di questo obiettivo sono finanziati i progetti che rientrino in uno dei seguenti settori: • Agro-alimentare: iniziative pilota per sostenere la ricerca, l’innovazione e il trasferimento tecnologico, con particolare attenzione alle PMI, e la promozione di cluster innovativi delle PMI nel settore agro-alimentare;

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• Turismo Sostenibile: iniziative pilota per sostenere la ricerca, l’innovazione e il trasferimento tecnologico, con particolare attenzione alle PMI, e la promozione di cluster innovativi delle PMI nel campo del turismo sostenibile basato sulla salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale e naturale; • Gestione integrata delle zone costiere: promozione di metodologie di pianificazione congiunta per quanto riguarda la gestione integrata delle zone costiere. Nell’ambito dell’Obiettivo 2. Promozione della sostenibilità ambientale sono finanziati progetti che rientrino in uno dei seguenti settori: • Trattamento dei rifiuti e riciclaggio: iniziative pilota per sostenere la ricerca, l’innovazione e il trasferimento tecnologico, con particolare attenzione alle PMI, in relazione al trattamento dei rifiuti e del riciclaggio; • Gestione delle acque: iniziative pilota concentrate sulle risorse idriche alternative, il riutilizzo delle acque reflue e l’uso efficiente delle risorse idriche; • Energia solare: iniziative pilota per sostenere la ricerca, l’innovazione e il trasferimento tecnologico, con particolare attenzione alle PMI, in relazione all’energia solare.

caso svolgere il ruolo di capofila. Beneficiari Autorità pubbliche locali e regionali, Associazioni no-profit, Agenzie di sviluppo, Università ed Enti di Ricerca, Operatori privati locali e regionali operanti nei settori di intervento del Programma, ecc. Durata La durata prevista dei Progetti deve essere compresa tra 24 e 36 mesi. Presentazione delle proposte e scadenza Le domande redatte in lingua inglese o francese dovranno essere presentate entro il 14 luglio 2011, ne farà fede la ricevuta del timbro postale; in caso di consegna a mano, il termine di ricevimento è fissato alla ore 16.00 (ora italiana) del 14 luglio 2011. Il termine per la presentazione completa dei progetti sarà comunicata dal Comitato di controllo ai candidati selezionati. Per ulteriori informazioni e per scaricare le linee guida, la documentazione e la scheda tecnica, consultare il sito del Programma: http://www.enpicbcmed.eu/calls-for-proposals/ first-call-strategic-projects/how-to-apply

Stanziamento Il budget a disposizione è di 62.400.000 euro, cosi suddiviso: • 37.440.000 euro per l’Obiettivo 1; • 24.960.000 euro per l’Obiettivo 2. Finanziamento Il cofinanziamento UE copre fino al 90% del totale dei costi ammissibili, ma il budget complessivo dei progetti deve essere compreso tra i 2 e i 5 milioni di euro. Progetti ammissibili Per poter essere ammessi al finanziamento i progetti devono essere presentati da partenariati composti da candidati provenienti da almeno 4 Paesi diversi, di cui almeno 1 dell’area mediterranea extra-UE, del Programma ENPI CBC-ME. Ricordiamo che i Paesi europei che fanno parte del Programma sono: Cipro, Francia, Grecia, Italia, Malta, Portogallo e Spagna; mentre i Paesi partner non UE sono: Egitto, Israele, Giordania, Libano, Autorità Palestinese, Siria e Tunisia. I territori italiani eleggibili sono: Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana. E’ ammessa, comunque, la partecipazione di soggetti provenienti da regioni adiacenti a quelle eleggibili, entro i limiti del 20% del budget di un progetto, ma non possono in ogni

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i quesiti dei lettori: L’ESPERTO RISPONDE a cura di Leonardo Filippucci

Nei siti contaminati di interesse nazionale, l’ordinanza con la quale si diffida il responsabile della contaminazione a provvedere ai sensi del titolo V della parte IV del D. Lgs. 152/2006 compete alla Provincia o al Ministero dell’ambiente? Secondo un recente pronunciamento della Sesta Sezione del Consiglio di Stato (sentenza n. 2249 del 12 aprile 2011), la competenza spetta comunque alla Provincia, anche quando si tratta di un sito contaminato di interesse nazionale. A sostegno di tale indirizzo interpretativo, i Giudici Palazzo Spada hanno addotto le seguenti argomentazioni: «Il Collegio … ritiene che l’art. 252 d.lgs. n. 152/2006, in relazione ai siti di interesse nazionale, devolva al Ministero dell’Ambiente la sola competenza in merito alle procedure di bonifica, lasciando, invece, inalterata la competenza della Provincia, desumibile dall’art. 244 cit., ad ordinare l’adozione delle misure ritenute, in via provvisoria necessarie per la messa in sicurezza di emergenza, in attesa di eventuali ulteriori interventi di bonifica o di messa in sicurezza operativa o permanente del sito di competenza statale. A favore di tale conclusione, secondo cui, anche nei siti di interesse nazionale l’esclusiva competenza ministeriale di cui all’art. 252 cit. comprende soltanto le misure di bonifica e di messa in sicurezza permanente, ma non anche quelle di prevenzione e di messa in sicurezza d’emergenza depongono le seguenti considerazioni. Sul piano letterale, tale tesi trova riscontro nell’art. 252, il quale, nel rinviare all’art. 242, devolve al ministero dell’Ambiente la sola competenza in relazione a procedure di bonifica, in relazione ai siti di interesse nazionale, senza però menzionare i provvedimenti espressamente attribuiti alla competenza provinciale dall’art. 244. Per meglio delimitare il contenuto dei provvedimenti che rientrano nella competenza provinciale occorre rapidamente ripercorrere i tratti salienti della procedura di bonifica descritta dagli artt. 242 e ss. Queste norme prevedono che, in presenza di un evento potenzialmente in grado di contaminare il sito, il procedimento amministrativo relativo alla bonifica possa iniziare o su iniziativa del soggetto privato responsabile dell’inquinamento o su iniziativa dell’Amministrazione. Nel primo caso, il responsabile dell’inquinamento, attuate le necessarie misure di prevenzione, svolge, nelle zone interessate dalla contaminazione, un’indagine preliminare sui parametri oggetto dell’inquinamento e, ove accerti che il livello

agenda

delle concentrazioni soglia di contaminazione (CSC) non sia stato superato, provvede al ripristino della zona contaminata, dandone notizia, con apposita autocertificazione, al comune ed alla provincia competenti per territorio entro quarantotto ore dalla comunicazione. Qualora l’indagine preliminare accerti l’avvenuto superamento delle CSC anche per un solo parametro, il responsabile dell’inquinamento ne dà immediata notizia al comune ed alle province competenti per territorio con la descrizione delle misure di prevenzione e di messa in sicurezza di emergenza adottate In tal senso, si esprime chiaramente l’art. 242, commi 2, e 3, il quale, quindi, prevede l’obbligo del privato di responsabile, nelle more del procedimento di bonifica, di adottare le necessarie misure di prevenzione e di messa in sicurezza d’emergenza, dandone comunicazione all’Amministrazione. Nel caso in cui, invece, in assenza di una segnalazione del privato, il procedimento inizi d’ufficio viene in rilievo l’art. 244, il quale prevede che, la Provincia, “dopo aver svolto le opportune indagini volte ad identificare il responsabile dell’evento di superamento e sentito il comune, diffida con ordinanza motivata il responsabile della potenziale contaminazione a provvedere ai sensi del presente titolo”. Tale norma deve essere letta nel senso che la Provincia abbia il potere di ordinare al responsabile dell’inquinamento l’adozione di quelle misure, preventive e di messa in sicurezza d’emergenza, che egli, ai sensi dell’art. 242, commi 1 e 2, avrebbe già dovuto adottare di sua iniziative. Tale competenza provinciale permane anche in presenza di un sito di interesse nazionale. Va, infatti, evidenziato che: a) l’art. 244 non distingue tra siti di interesse nazionale e siti diversi; b) l’art. 252 riserva al Ministero soltanto le procedure di bonifica di cui all’art. 242, facendo riferimento ad una fase del procedimento certamente successiva rispetto a quella in cui si innesta la competenza provinciale; c) nel momento in cui la Provincia adotta l’ordinanza di cui all’art. 244 non è nemmeno certo che il sito necessiti di bonifica (perché non è stato ancora accertato il superamento delle soglie di cui all’art. 242, comma 2); d) sul piano della ratio, del resto, tale interpretazione trova ulteriore conferma nella considerazione che la messa in sicurezza d’emergenza presuppone esigenze di celerità che possono certamente giustificare la deroga alla competenza ministeriale a favore dell’Amministrazione più vicina al territorio contaminato e, quindi, presumibilmente meglio in grado di intervenire rapidamente».

Eventi e Fiere

Monaco di Baviera, 8-10 giugno 2011 INTERSOLAR 12° Salone specializzato dell’Energia e della Tecnologia Solare Sede: Nuovo Centro Fieristico Organizzazione: Solar Promotion GmbH Tel. 49 7231 58598-0 Fax 49 7231 58598-28 Informazioni: www.intersolar.de/en/

Torino, 30 giugno - 2 luglio 2011 PROTECH - 1° Salone su Tecnologie e Servizi per la Protezione Civile e Ambientale Sede: Lingotto Fiere - Via Nizza, 254 Organizzazione: GL Events - Italia S.p.A. -Via Marconi, 13 Tel. +39 051 6451011 - Fax +39 051 6451099 - 40122 Bologna info@gl-events.it - www.gl-events.it

Milano, 10-11 giugno 2011 XIV Convegno europeo “Le innovazioni tecnologiche nel freddo e nel condizionamento” Sede: Politecnico Piazza L. da Vinci, 32 - 20133 Milano Organizzazione: Centro Studi Galileo srl Informazioni: Tel 01 42452403 www.centrogalileo.it - conferencecentrogalileo.it

Roma, 14-16 settembre 2011 SOLARTECH Salone Internazionale dell’Energia Solare Termica e a Concentrazione All’interno di ZERO Emission Rome Sede: Fiera di Roma Organizzazione: Artenergy Publishing Via Antonio Gramsci, 57 - 20032 Cormano (MI) Italy tel. +39 0266306866 fax +39 026630551 info@zeroemissionrome.eu

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CRITERI MINIMI PER GLI APPALTI “VERDI” DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE PER L’ACQUISTO DI PRODOTTI TESSILI, ARREDI PER UFFICIO, ILLUMINAZIONE PUBBLICA, APPARECCHIATURE INFORMATICHE (ndr: Si avverte che il testo del Decreto inserito nelle pagine di questo Inserto non riveste carattere di ufficialità e non è sostitutivo in alcun modo della pubblicazione ufficiale cartacea). Il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare Visto l’articolo 1, comma 1126, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 che prevede la predisposizione da parte del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, con il concerto dei Ministri dell’economia e delle finanze e dello sviluppo economico, e con l’intesa delle Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, del “Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione” (di seguito Pan Gpp); Visti i commi 1126 e 1127 dell’articolo 1 della citata legge n. 296/2006 che stabiliscono che detto Piano adotti le misure volte all’integrazione delle esigenze di sostenibilità ambientale nelle procedure d’acquisto pubblico in determinate categorie merceologiche oggetto di procedure di acquisti pubblici; Visto il decreto interministeriale n. 135 dell’11 aprile 2008 del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con i Ministri dello sviluppo economico e dell’economia e finanze che, ai sensi del citato articolo 1, comma 1126, della citata legge n. 296/2006, ha adottato il Pan Gpp individuando, ai sensi dell’articolo 1, comma 1127, della legge n. 296/2006, 11 categorie di prodotti e servizi da affrontare prioritariamente ai fini del raggiungimento di obiettivi di sostenibilità ambientale; Visto il decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare Gab/Dec/185/2007 del 18 ottobre 2007, modificato dal successivo DM Gab/Dec/33/2009 del 14 aprile 2009, che secondo quanto indicato al punto 6. del citato Pan Gpp, ha istituito un comitato interministeriale (denominato Comitato di gestione) per la gestione del Pan Gpp che vede, la presenza di funzionari del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e dei Ministeri dello sviluppo economico e dell’economia e finanze, nonché di funzionari di enti ricerca e rappresentanti delle Regioni; Visti i documenti tecnici, allegati al presente decreto, relativi ai “Criteri ambientali minimi per i prodotti tessili”, “Criteri ambientali minimi per gli arredi per ufficio”, “Criteri ambientali minimi per l’illuminazione pubblica” e “Criteri ambientali minimi per le apparecchiature informatiche” (computer da scrivania, computer portatili, stampanti, fotocopiatrici e apparecchi multifunzione) che sono stati elaborati nell’ambito del citato Comitato di gestione, secondo quanto previsto dal punto 4.4 del citato

Pan Gpp, e condivisi con le parti interessate attraverso le procedure di confronto previste dal Piano stesso; Visto quanto indicato dall’articolo 2 del citato decreto interministeriale n. 135 dell’11 aprile 2008 dove si prevede l’emanazione di “criteri ambientali minimi” per le categorie merceologiche indicate al punto 3.6 Pan Gpp tramite decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentiti i Ministri dello sviluppo economico e dell’economia e finanze; Preso atto che, in ottemperanza a quanto disposto dal citato articolo 2 del decreto interministeriale n. 135 dell’11 aprile 2008, con note GAB-2010-33916 e GAB-2010-33923 del 22 ottobre 2010 è stato chiesto ai Ministeri sviluppo economico e economia e finanze di formulare eventuali osservazioni documenti relativi a citati criteri relativi ai prodotti: tessili, arredi per ufficio, illuminazione pubblica e apparecchiature informatiche; Considerato che entro il termine di “trenta giorni dalla ricezione della presente nota” così come indicato nelle citate note non sono pervenute osservazioni dal Ministero sviluppo economico; Considerato che con nota prot. GAB -2010-40215 del 30 dicembre 2010 il Ministero economia e finanze ha fatto pervenire le proprie osservazioni; Ritenuto, tenuto conto delle osservazioni formulate dal Ministero economia e finanze, necessario adottare i criteri ambientali di cui ai documenti tecnici sopra citati; Decreta: Articolo 1 Criteri ambientali minimi Ai sensi dell’articolo 2 del decreto interministeriale n. 135 dell’11 aprile 2008, citato in premessa, dove si prevede l’emanazione di “criteri ambientali minimi” per le diverse categorie merceologiche indicate al punto 3.6 Pan Gpp, sono adottati i criteri ambientali di cui agli allegati tecnici del presente decreto, facenti parte integrante del decreto stesso, per i prodotti di seguito indicati: Tessili, rientranti nella categoria G “prodotti tessili e calzature” di cui al punto 3.6 del Pan Gpp (Allegato 1); Arredi per ufficio, rientranti nella categoria A “arredi” di cui al punto 3.6 del Pan Gpp) (Allegato 2); Illuminazione pubblica (acquisto di lampade Hid e sistemi a Led, corpi illuminanti e impianti di illuminazione pubblica), rientranti nella categoria E “servizi energetici” di cui al punto 3.6 del Pan Gpp (Allegato 3); Apparecchiature informatiche (computer da scrivania, computer portatili, stampanti, fotocopiatrici e apparecchi multifunzione), rientranti nella categoria F “elettronica” di cui al punto 3.6 del Pan Gpp (Allegato 4).

I

Regioni&Ambiente n° 5/6 Maggio-Giugno 2011

INSERTO

DM Ambiente 22 febbraio 2011 (S.O. n. 74 alla GU 19 marzo 2011 n. 64)


Articolo 2 Modifiche I criteri verranno aggiornati alla luce delle dell’evoluzione tecnologica del mercato e delle indicazioni della Commissione europea, con cadenza almeno biennale.

ALLEGATO 1 Criteri ambientali minimi per l’acquisto di prodotti tessili 1 Premessa Questo documento è parte integrante del Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione, di seguito Pan Gpp1 ed inoltre tiene conto di quanto proposto nelle Comunicazioni su consumo e produzione sostenibile (COM (2008) 397) e sul Gpp (COM (2008) 400), adottate dal Consiglio dei Ministri dell’Unione europea. In relazione a quanto indicato al punto 4.2 “obiettivo nazionale” del Pan Gpp e nella comunicazione (COM (2008) 400 par. 5.1), l’obiettivo proposto è di raggiungere entro il 2011, la quota del 50% di appalti verdi sul totale degli appalti aggiudicati per tale categoria merceologia. Tale percentuale verrà valutata sia sulla base del numero che del valore totale degli stessi. Così come previsto dal Pan Gpp sarà monitorata l’applicazione delle indicazioni del piano. 2 Oggetto e struttura del documento Questo documento contiene i “criteri ambientali minimi” elaborati nell’ambito del Pan Gpp per le forniture di prodotti tessili, prodotto che rientra nella categoria di cui al paragrafo 3.6 lettera G) del Piano medesimo e alcune indicazioni di carattere generale. Le indicazioni di carattere generale riguardano i suggerimenti finalizzati alla razionalizzazione degli acquisti per tale categoria merceologica, la normativa ambientale ed eventualmente sociale di riferimento ed ulteriori suggerimenti proposti alle stazioni appaltanti in relazione all’espletamento della relativa gara d’appalto. I criteri si suddividono in criteri ambientali “di base” e “premianti”. Essi sono infatti collegati alle singole fasi di definizione dell’appalto in modo da facilitare il compito della stazione appaltante che può introdurli nelle proprie gare attraverso un semplice “copia ed incolla” essendo stati selezionati in ossequio di quanto stabilito nel codice dei contratti pubblici, in relazione anche alla tutela della normativa sulla concorrenza e par condicio. Le stazioni appaltanti che seguono le indicazioni per la razionalizzazione dei fabbisogni e che introducono i “criteri ambientali minimi” indicati nel presente documento nelle proprie procedure d’appalto, sono in linea con i principi del Pan Gpp e contribuiscono a raggiungere gli obiettivi ambientali dallo stesso definiti. Un appalto è “verde” se integra tutti i criteri “di base”. Le stazioni appaltanti sono comunque invitate ad utilizzare anche quelli “premianti” quando aggiudica la gara d’appalto all’offerta economicamente più vantaggiosa. Le fasi della procedura d’acquisto per le quali sono stati identificati i criteri sono:

II

- Oggetto dell’appalto: è descritto l’oggetto dell’appalto evidenziandone la sostenibilità ambientale e, ove presente, sociale in modo da segnalare la presenza di requisiti ambientali ed eventualmente sociali, nella procedura di gara. Le stazioni appaltanti dovranno indicare nell’oggetto dell’appalto il decreto ministeriale di approvazione dei criteri ambientali utilizzati. - Selezione dei candidati: sono riportati i requisiti di qualificazione soggettiva atti a provare la capacità tecnica del candidato ad eseguire l’appalto in modo di recare i minori danni possibili sull’ambiente. - Specifiche tecniche di base: in questa parte del documento sono riportate le specifiche tecniche di carattere ambientale che, unitamente alle “condizioni di esecuzione-criteri di base”, devono essere rispettate per poter qualificare l’appalto come “verde”. Questi criteri ambientali costituiscono un riferimento per le stazioni appaltanti che vogliano ottemperare a quanto previsto dall’articolo 68, comma 1, del D. Lgs. 163/2006 “Specifiche tecniche” che stabilisce che le specifiche tecniche, “Ogniqualvolta sia possibile, devono essere definite in modo da tenere conto ...”omissis”..., della tutela ambientale”. - Specifiche tecniche premianti: in questa parte del documento sono indicate le specifiche tecniche di carattere ambientale atte a selezionare prodotti/servizi con prestazioni ambientali migliori di quelle garantite dal rispetto dei soli criteri di base. Tali criteri potranno essere utilizzati nei casi di aggiudicazione secondo il criterio dell’offerta “economicamente più vantaggiosa. - Condizioni di esecuzione/clausole contrattuali: in questa parte del documento sono descritte le condizioni di esecuzione/clausole contrattuali dell’appalto di carattere ambientale che, unitamente alle “specifiche tecniche di base”, devono essere rispettate per poter qualificare l’appalto come “verde”. Tale conformità deve essere mantenuta per tutta la durata del contratto. Per ogni criterio ambientale sono indicate le “verifiche” ovvero: - la documentazione che l’offerente o il fornitore è tenuto a presentare per comprovare la conformità del prodotto o del servizio al requisito cui si riferisce - ove esistenti, i mezzi di presunzione di conformità che la stazione appaltante può accettare al posto delle prove dirette. Laddove trattasi di impegni futuri, si fa riferimento alla “dichiarazione semplice del legale rappresentante” dell’offerente. In quest’ultimo caso, qualora non fosse già prassi contrattuale della stazione appaltante, si suggerisce di collegare sempre l’inadempimento di quanto dichiarato a sanzioni e, se del caso, alla previsione di risoluzione del contratto. In relazione al punto a) fra i “mezzi di prova”, che, come previsto dall’articolo 68 comma 10 del D. Lgs. 163/2006, possono essere rappresentati “anche da una documentazione tecnica del fabbricante o da una relazione di prova di un organismo riconosciuto”, si precisa che, per ‘organismo riconosciuto’ si intendono, secondo quanto previsto dal successivo c.11 del medesimo art 68 i “laboratori di prova, di calibratura e gli organismi di ispezione


e certificazione conformi alle norme europee”. Per quanto concerne i laboratori di prova, in particolare, ci si riferisce a quelli accreditati in base alla norma ISO 17025. 3 Relazione di accompagnamento (background document) Per un approfondimento degli aspetti metodologici, tecnici e normativi seguiti per la redazione del presente documento, si rinvia alla relazione di accompagnamento (background document), disponibile sul sito www.dsa. minambiente.it/gpp, (www.minambiente.it, sezione “argomenti”, link: Gpp - acquisti verdi). Nella relazione sono descritti gli aspetti e gli impatti ambientali della categoria di cui è oggetto, sono citati i riferimenti normativi, le altre fonti informative su cui si è basata la definizione dei criteri e sono approfonditi, ove necessario, gli aspetti relativi ai metodi di prova e ai documenti di prova per la verifica di conformità ai criteri. Sono altresì fornite le indicazioni sulla prevista evoluzione dei criteri che sarà recepita nella prossima versione dei criteri ambientali minimi. Il background document può essere soggetto ad aggiornamenti qualora, in sede di applicazione dei Criteri ambientali minimi, si rendesse opportuno approfondire ulteriori aspetti. 4 Indicazioni di carattere generale relative all’appalto 4.1 Riferimenti normativi I criteri ambientali, anche quelli “di base”, corrispondono a caratteristiche e prestazioni superiori a quelle previste dalle leggi nazionali e regionali vigenti il cui rispetto deve comunque essere assicurato. Le principali norme ambientali che disciplinano i prodotti/servizi oggetto dell’appalto e che si consiglia di richiamare nel capitolato di gara, sono riportate nella relazione di accompagnamento. In particolare si segnalano: - Il regolamento (Ce) n. 1907/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 concernente la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (Reach), che istituisce un’Agenzia europea per le sostanze chimiche, che modifica la direttiva 1999/45/Ce e che abroga il regolamento (Cee) n. 793/93 del Consiglio e il regolamento (Ce) n. 1488/94 della Commissione, nonché la direttiva 76/769/Cee del Consiglio e le direttive della Commissione 91/155/Cee, 93/67/Cee, 93/105/Ce e 2000/21/Ce - La decisione della Commissione europea (2009/251/Ce) del 17 marzo 2009 che impone agli Stati membri di garantire che non vengano immessi o messi a disposizione sul mercato prodotti contenenti il biocida dimetilfumarato - Il regolamento (Ce) n. 834/2007 del Consiglio del 28 giugno 2007 relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici e che abroga il regolamento (Cee) n. 2092/91 Il regolamento (Ce) n. 889/2008 della Commissione europea del 5 settembre 2008 recante modalità di applicazione del regolamento (Ce) n. 834/2007 del Consiglio relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei

prodotti biologici, per quanto riguarda la produzione biologica, l’etichettatura e i controlli. 4.2 Criterio dell’offerta “economicamente più vantaggiosa” In linea con le indicazioni del Pan Gpp al fine di tenere nel massimo conto gli aspetti della sostenibilità (ambientali, economici e sociali) la forma di aggiudicazione preferibile è quella dell’offerta economicamente più vantaggiosa prevista dal Codice dei contratti pubblici2 . Tale sistema consente di qualificare ulteriormente l’offerta rispetto a quanto indicato come requisito base attribuendo un punteggio tecnico a prestazioni ambientali e, ove possibile, sociali, più elevate, tipiche di prodotti meno diffusi e talvolta più costosi, senza compromettere l’esito della gara. In questo modo si favorisce e si premia l’ecoinnovazione del mercato. Secondo le indicazioni della Commissione europea, allo scopo di fornire al mercato un segnale adeguato, è opportuno che le stazioni appaltanti assegnino ai criteri premianti punti in misura non inferiore al 15% del punteggio totale. 4.3 Analisi e riduzione dei fabbisogni Prima della definizione di un appalto, la stazione appaltante deve fare un’attenta analisi delle proprie esigenze per valutare l’effettiva consistenza e le possibilità di razionalizzazione del fabbisogno tenendo in considerazione le indicazioni del Pan Gpp3 . Nel caso dei prodotti tessili si suggerisce alla stazione appaltante di: - Cercare di acquistare capi di buona qualità sia nel tessuto che nella manifattura perché durano più a lungo - Fare in modo che il lavaggio sia effettuato limitando per quanto possibile l’uso di detersivo, attenendosi alle dosi consigliate nell’etichetta dell’imballaggio dello stesso, sia per ridurre l’impatto sull’ambiente che per mantenere l’integrità dei tessuti introducendo specifiche indicazioni nel capitolato d’appalto del servizio, se il lavaggio è esternalizzato; - Fare in modo che il lavaggio sia eseguito in conformità delle specifiche istruzioni contenute nell’etichetta dei capi d’abbigliamento. 5 Criteri ambientali per le forniture/noleggio di articoli tessili 5.1 Oggetto dell’appalto 5.1.1 In caso di appalti di fornitura “Acquisto di articoli tessili derivanti da processi di produzione a ridotto impatto ambientale” 5.1.2 In caso di appalti di prestazione di servizi “Noleggio di articoli tessili derivanti da processi di produzione a ridotto impatto ambientale”. 5.2 Specifiche tecniche di base 5.2.1 Fibre tessili: Cotone e fibre di cellulosa naturali, limiti di sostanze pericolose Pesticidi: nel caso di prodotti fatti di fibre naturali, il prodotto finale non deve contenere in totale più di 1 ppm (parti per milione) delle seguenti sostanze:

III


Sostanza

Nr. Cas

C.I. Disperso blu 102

-

12222-97-8 12223-01-7

2,4,5-T

93-76-5

C.I. Disperso blu 106

-

Aldrina

309-00-2

C.I. Disperso blu 124

-

61951-51-7

Captafol

2425-06-1

C.I. Disperso marrone 1

-

23355-64-8

Clordane

57-74-9

C.I. Disperso arancio 1

C.I. 11 080

2581-69-3

Clordimeform

6164-98-3

C.I. Disperso arancio 3

C.I. 11 005

730-40-5

DDT

50-29-3, 789-02-6

C.I. Disperso arancio 37

C.I. 11132

13301-61-6

Dieldrina

60-57-1

dinoseb e Sali

88-85-7

13301-61-6

Endrina

72-20-8

C.I. Disperso arancio 76 (denominazione precedente: C.I. 11132 arancio 37)

Eptacloro

76-44-8

C.I. Disperso rosso 1

C.I. 11 110

2872-52-8

Esaclorobenzene

118-74-1

C.I. Disperso rosso 11

C.I. 62 015

2872-48-2

319-84-6

C.I. Disperso rosso 17

C.I. 11 210

3179-89-3

319-85-7

C.I. Disperso giallo 1

C.I. 10 345

119-15-3

esa clorocicloesano, δ

319-86-8

C.I. Disperso giallo 9

C.I. 10 375

6373-73-5

metamidofo

10265-92-6

C.I. Disperso giallo 39

-

12236-29-2

Monocrotofo

6923-22-4

C.I. Disperso giallo 49

-

54824-37-2

Paratione

56-38-2

paration-metile

298-00-0

Propetamphos

31218-83-4

Toxafene

8001-35-2

esa clorocicloesano, α esa clorocicloaseno, β

Verifica: per dimostrare la conformità al criterio, deve essere fornita idonea documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto, quale un laboratorio accreditato in base alla norma ISO 17025. I metodi di prova di riferimento sono: - pesticidi organo clorurati: Us Epa 808 - erbicidi clorurati: Us Epa 8151 A - estrazione in metanolo; - composti organo-fosforati: Us Epa 8141 B* - composti organici semivolatili: Us Epa 8270 D* 5.2.2 Coloranti classificati come sensibilizzanti/allergenici, cancerogeni, mutageni o tossici per la riproduzione I coloranti indicati di seguito non devono essere utilizzati: Coloranti cancerogeni

Nr. Color Index

Nr. Cas

C.I. rosso basico 9

C.I. 42 500

569-61-9

C.I. rosso acido 26

C.I. 16 150

3761-53-3

C.I. viola basico 14

C.I. 42 510

632-99-5

C.I. nero diretto 38

C.I. 30 235

1937-37-7

C.I. blu diretto 6

C.I. 22 610

2602-46-2

C.I. rosso diretto 28

C.I. 22 120

573-58-0

C.I. Disperso blu 1

C.I. 64 500

2475-45-8

C.I. Disperso giallo 3

C.I. 11 855

2832-40-8

C.I. Disperso arancio 11

C.I. 60 700

82-28-0

Coloranti sensibilizzanti/ allergenici

Nr. Color Index

Nr. Cas

C.I. Disperso blu 7

C.I. 62 500

C.I. Disperso blu 26

C.I. 63 305

3860-63-7

C.I. Disperso blu 35

-

12222-75-2

IV

3179-90-6

Verifica: per dimostrare la conformità al criterio deve essere fornita idonea documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto, quale un laboratorio accreditato in base alla norma ISO 17025. Il metodo di riferimento per la determinazione prevede l’estrazione totale in solvente organico e la determinazione mediante LC-MS/LC-DAD (cromatografia liquida e spettrometria di massa/cromatografia liquida e rilevatore a serie di diodi). Il requisito si intende rispettato per risultati inferiori alla concentrazione di 50 mg/kg, al di sotto della quale la misura può ritenersi non significativa per i limiti di rilevazione strumentali. 5.2.3 Arilammine: divieto di utilizzo di determinati coloranti azoici. Non possono essere utilizzati coloranti azoici che per scissione riduttiva possono dare origine ad una delle seguenti ammine aromatiche: 4-amminodifenile (n. Cas 92-67-1) Benzidina (n. Cas 92-87-5) 4-cloro-o-toluidina (n. Cas 95-69-2) 2-naftilammina (n. Cas 91-59-8) o-ammino-azotoluene (n. Cas 97-56-3) 2-ammino-4-nitrotoluene (n. Cas 99-55-8) p-cloroanilina (n. Cas 106-47-8) 2,4-diamminoanisolo (n. Cas 615-05-4) 4,4’-diamminodifenilmetano (n. Cas 101-77-9) 3,3’-diclorobenzidina (n. Cas 91-94-1) 3,3’-dimetossibenzidina (n. Cas 119-90-4) 3,3’-dimetilbenzidina (n. Cas 119-93-7) 3,3’-dimetil-4,4’-diaminodifenilmetano (n. Cas 838-88-0) p-cresidina (n. Cas 120-71-8) 4,4’-metilen-bis-(2-cloranilina) (n. Cas 101-14-4) 4,4’-ossidianilina (n. Cas 101-80-4) 4,4’-tiodianilina (n. Cas 139-65-1) o-toluidina (n. Cas 95-53-4) 2,4-diamminotoluene (n. Cas 95-80-7) 2,4,5-trimetilanilina (n. Cas 137-17-7) 4-aminoazobenzene (n. Cas 60-09-3) o-anisidina (n. Cas 90-04-0)


2,4-Xylidine (n. Cas 87-62-7) 2,6-Xylidine (n. Cas 95-68-1) Verifica: per dimostrare la conformità al criterio deve essere fornita idonea documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto, quale un laboratorio accreditato in base alla norma ISO 17025. Il contenuto di ammine aromatiche può essere determinato mediante uno dei metodi descritti in: - En 14362-1 (Tessili: metodo di estrazione per fibre cellulosiche e proteiche) - En 14362-2 [Tessili: metodo di estrazione per fibre sintetiche (es. poliestere)] Il requisito si intende rispettato per risultati inferiori alla concentrazione di 20 mg/kg, al di sotto della quale la misura può ritenersi non significativa per i limiti di rilevazione strumentali. 5.2.4 Ritardanti di fiamma Il prodotto finale non deve contenere i seguenti ritardanti di fiamma: - PBB (polibrominato bifenile) n. Cas 59536-65-1 - TRIS [fosfato di tri(2,3-dibromo-propile)] n. Cas 126-72-7 - TEPA (ossido di trisaziridinilfosfina) n. Cas 545-55-1 - pentaBDE (pentabromodifeniletere) n. Cas 32534-81-9 - octaBDE (ottabromodifenil etere) n. Cas 32536-52-0 - HBCDD (esabromociclododecano) n. Cas 25637-99-4 e 3194-55-6 Verifica: per dimostrare la conformità al criterio deve essere fornita idonea documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto, quale un laboratorio accreditato in base alla norma ISO 17025. I ritardanti di fiamma contenuti possono essere determinati mediante estrazione delle sostanze dal campione e determinazione GC-MS (gas cromatografia e spettrometria di massa) o LC-MS (cromatografia liquida e spettrometria di massa). 5.2.5 Pentaclorofenolo (n. Cas 87-86-5) e tetraclorofenoli Nel caso di prodotti composti da cotone o altre fibre cellulosiche naturali e loro miste, il prodotto finale non deve contenere più di: - pentaclorofenolo: 0,5 ppm - tetraclorofenoli (somma) 0,5 ppm Verifica: l’offerente deve presentare una dichiarazione attestante il rispetto del criterio. L’aggiudicatario provvisorio deve dimostrare il rispetto del criterio attraverso la documentazione tecnica del produttore o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. I policlorofenoli possono essere determinati mediante il metodo descritto in: - Us Epa 8081 B - UNI 11057 - Tessili - Prove chimiche - Determinazione del pentaclorofenolo - tetraclorofenolo e relativi sali ed esteri nei tessili 5.2.6 Ftalati Nel caso di prodotti che vanno a diretto contatto con la pelle, i rivestimenti, i laminati e le membrane del prodotto finale non devono contenere più dello 0,1% in termini di peso di ftalati:

- DEHP (di-(2-etilesil)-ftalato) n. Cas 117-81-7 - BBP (butilbenzilftalato) n. Cas 85-68-7 - DBP (dibutilftalato) n. Cas 84-74-2 - DIBP (diisobutilftalato) n. Cas 84-69-5 Verifica: l’offerente deve presentare una dichiarazione attestante il rispetto del criterio. L’aggiudicatario provvisorio deve dimostrare il rispetto del criterio attraverso la documentazione tecnica del produttore o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. Gli ftalati possono essere determinati secondo il metodo descritto dalla norma UNI 15777. 5.2.7 Formaldeide La quantità di formaldeide libera e parzialmente idrolizzabile nel prodotto finale non deve superare 30 ppm nel caso di prodotti che vanno a diretto contatto con la pelle e non deve superare 75 ppm nel caso di tutti gli altri prodotti. Verifica: l’offerente deve presentare una dichiarazione attestante il rispetto del criterio. L’aggiudicatario provvisorio deve dimostrare il rispetto del criterio attraverso la documentazione tecnica del produttore o una relazione di prova di un organismo riconosciuto, attraverso il metodo riportato nella norma UNI EN ISO 14184-1 - Tessili - Determinazione della formaldeide - Formaldeide libera e idrolizzata (metodo per estrazione acquosa). Presunzione di conformità per i criteri di cui ai punti 5.2.1; 5.2.2; 5.2.3; 5.2.4; 5.2.7: Tutti i prodotti muniti dell’etichetta ecologica europea (Ecolabel europeo) per i prodotti tessili (Decisione 2009/567/Ce) sono considerati conformi. Possono essere ammesse anche altre etichette nazionali o internazionali per prodotti tessili che soddisfano i suddetti criteri. La presunzione di conformità vale anche per i pentaclorofenoli indicati al punto 5.3.5. 5.2.8 Metalli pesanti estraibili La quantità dei seguenti metalli pesanti nel prodotto finale non deve superare i valori indicati di seguito: Sostanza

Nr. Cas

Limite

Antimonio (Sb)

7440-36-0

30 ppm

Arsenico (As)

7440-38-2

1 ppm

Piombo (Pb)

7439-92-1

1,0 ppm

Cadmio (Cd)

7440-43-9

0,1 ppm

Cromo (Cr)

7440-47-3

2,0 ppm

Cobalto (Co)

7440-48-4

4,0 ppm

Rame (Cu)

7440-50-8

50,0 ppm

Nichel (Ni)

7440-02-0

4,0 ppm

Mercurio (Hg)

7439-97.6

0,02 ppm

Verifica: per dimostrare la conformità al criterio deve essere fornita idonea documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto, quale un laboratorio accreditato in base alla norma ISO 17025. Il metodo di riferimento è quello dell’estrazione da soluzione di sudore acido e successiva determinazione quantitativa. 5.2.9 Requisiti dell’imballaggio

V


L’imballaggio (primario, secondario e terziario) deve: a) rispondere ai requisiti di cui all’allegato F, della parte IV “Rifiuti” del D. Lgs. 152/2006 e s.m.i., così come più specificatamente descritto nelle pertinenti norme tecniche, in particolare: - UNI EN 13427:2005 Imballaggi - Requisiti per l’utilizzo di norme europee nel campo degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio - UNI EN 13428:2005 Imballaggi - Requisiti specifici per la fabbricazione e la composizione - Prevenzione per riduzione alla fonte - UNI EN 13429:2005 Imballaggi - Riutilizzo - UNI EN 13430:2005 Imballaggi - Requisiti per imballaggi recuperabili per riciclo di materiali - UNI EN 13431:2005 Imballaggi - Requisiti per imballaggi recuperabili sotto forma di recupero energetico compresa la specifica del potere calorico inferiore minimo - UNI EN 13432:2002 Requisiti per imballaggi recuperabili attraverso compostaggio e biodegradazione -Schema di prova e criteri di valutazione per l’accettazione finale degli imballaggi. b) essere costituito, se in carta o cartone per almeno il 90% in peso da materiale riciclato, se in plastica, per almeno il 60%. Verifica: l’offerente deve descrivere l’imballaggio che utilizzerà, indicando a quale delle norme tecniche sopra richiamate è conforme (riportare il tipo di materiale o di materiali con cui è costituito, le quantità utilizzate, le misure intraprese per ridurre al minimo il volume dell’imballaggio, come è realizzato l’assemblaggio fra materiali diversi e come si possono separare ecc.) e dichiarare il contenuto di riciclato. Per quanto riguarda il requisito di cui alla lettera b), si presume conforme l’imballaggio che riporta tale indicazione minima di contenuto di riciclato, fornita in conformità alla norma UNI EN ISO 14021 “Asserzioni ambientali autodichiarate” (ad esempio il simbolo del ciclo di Moebius) o alla norma UNI EN ISO 14024 “Etichettatura ambientale di tipo I” (ad esempio “Plastica seconda vita” ed equivalenti). 5.3 Specifiche tecniche premianti Nel caso di appalti aggiudicati secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, saranno attribuiti punti supplementari nei casi seguenti: 5.3.1 Rispetto di tutti i criteri stabiliti per l’ottenimento dell’Ecolabel europeo (Decisione 2009/567/Ce) Verifica: tutti i prodotti muniti dell’etichetta ecologica europea per i prodotti tessili sono considerati conformi. È altresì ammesso qualsiasi altro mezzo di prova idoneo, come la documentazione tecnica del produttore o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 5.3.2 Fibre riciclate I prodotti devono contenere almeno il 30% in peso di fibre riciclate pre-consumo e/o post-consumo. Verifica: Gli offerenti devono dichiarare, per ciascun prodotto, il contenuto di fibre riciclate preconsumo e/o post-consumo espresso in percentuale sul peso totale del prodotto stesso. L’aggiudicatario provvisorio deve fornire la documentazione attestante l’esatta composizione del prodotto finito

VI

indicando l’origine delle fibre riciclate utilizzate, verificata e certificata da un ente terzo indipendente. 5.3.3 Cotone o altre fibre naturali di produzione biologica I prodotti devono contenere almeno il 50% in peso del materiale tessile, di fibre naturali da agricoltura biologica certificate in accordo al regolamento (Ce) n. 834/2007 e (Ce) n 889/2008. Nella composizione di un prodotto, non è ammesso avere fibre naturali biologiche certificate e fibre naturali convenzionali dello stesso tipo. Verifica: Gli offerenti devono specificare, per ciascun prodotto, il contenuto delle fibre naturali da agricoltura biologica espresso in percentuale sul peso totale del materiale tessile stesso. L’aggiudicatario provvisorio è tenuto a dimostrare la composizione del prodotto e la conformità dei metodi di coltivazione delle fibre utilizzate a quanto stabilito nei regolamenti Ce 834/2007 e Ce 889/2008, tramite controlli di processo effettuati e certificati da enti terzi indipendenti.

ALLEGATO 2 Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della Pubblica amministrazione ovvero Piano d’azione nazionale sul Green Public Procurement (Pan Gpp) Criteri ambientali minimi per l’acquisto di arredi 1 Premessa Questo documento è parte integrante del Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione, di seguito Pan Gpp4 ed inoltre tiene conto di quanto proposto nelle Comunicazioni su Consumo e produzione sostenibile (COM (2008) 397) e sul Gpp (COM (2008) 400), adottate dal Consiglio dei Ministri dell’Unione europea. In relazione a quanto indicato al punto 4.2 “obiettivo nazionale” del Pan Gpp e nella comunicazione (COM (2008) 400 par. 5.1), l’obiettivo proposto è di raggiungere entro il 2011, la quota del 50% di appalti verdi sul totale degli appalti pubblici stipulati per le forniture di questa categoria di prodotti. Tale percentuale verrà valutata sia sulla base del numero che del valore totale degli stessi. Così come previsto dal Pan Gpp sarà monitorata l’applicazione delle indicazioni del piano. 2 Oggetto e struttura del documento Questo documento contiene i “criteri ambientali minimi” elaborati nell’ambito del Pan Gpp per l’acquisto di arredi (mobili per ufficio, arredi scolastici, arredi per sale archiviazione e sale lettura) di cui al paragrafo 3.6 lettera A) del Pan Gpp e alcune indicazioni di carattere generale. Le indicazioni di carattere generale riguardano i suggerimenti finalizzati alla razionalizzazione degli acquisti per tale categoria merceologica, la normativa ambientale ed eventualmente sociale di riferimento ed ulteriori eventuali suggerimenti proposti alle stazioni appaltanti in relazione all’espletamento della relativa gara d’appalto, all’esecuzione del contratto e/o alla gestione del prodotto o servizio oggetto dello stesso.


I criteri si suddividono in criteri ambientali “di base” e “premianti”. Essi sono infatti collegati alle singole fasi di definizione dell’appalto in modo da facilitare il compito della stazione appaltante che può introdurli nelle proprie gare attraverso un “copia ed incolla”, essendo stati selezionati in ossequio di quanto stabilito nel codice dei contratti pubblici, anche a riguardo della normativa di tutela della concorrenza e di parità di trattamento. Le stazioni appaltanti che seguono le indicazioni per la razionalizzazione dei fabbisogni e che introducono i “criteri ambientali” indicati nel presente documento nelle proprie procedure d’appalto sono in linea con i principi del Pan Gpp e contribuiscono a raggiungere gli obiettivi ambientali dallo stesso definiti. Un appalto è “verde” se integra tutti i criteri ambientali “di base”. Le stazioni appaltanti sono comunque invitate ad utilizzare anche i criteri “premianti” quando aggiudicano la gara d’appalto all’offerta economicamente più vantaggiosa. Le fasi della procedura d’acquisto per le quali sono stati identificati i criteri sono: - Oggetto dell’appalto: è descritto l’oggetto dell’appalto evidenziandone la sostenibilità ambientale e, ove presente, sociale in modo da segnalare la presenza di requisiti ambientali ed eventualmente sociali, nella procedura di gara. Le stazioni appaltanti dovranno indicare nell’oggetto dell’appalto il decreto ministeriale di approvazione dei criteri ambientali utilizzati. - Selezione dei candidati: sono riportati i requisiti di qualificazione soggettiva atti a provare la capacità tecnica del candidato ad eseguire l’appalto in modo di recare i minori danni possibili sull’ambiente. - Specifiche tecniche di base: in questa parte del documento sono riportate le specifiche tecniche di carattere ambientale che, unitamente alle “condizioni di esecuzione-criteri di base”, devono essere rispettate per poter qualificare l’appalto come “verde”. Questi criteri ambientali costituiscono un riferimento per le stazioni appaltanti che vogliano ottemperare a quanto previsto dall’articolo 68, comma 1, del D. Lgs. 163/2006 “Specifiche tecniche” che stabilisce che le specifiche tecniche, “Ogniqualvolta sia possibile, devono essere definite in modo da tenere conto ...”omissis”..., della tutela ambientale”. - Specifiche tecniche premianti: in questa parte del documento sono indicate le specifiche tecniche di carattere ambientale atte a selezionare prodotti/servizi con prestazioni ambientali migliori di quelle garantite dal rispetto dei soli criteri di base. Tali criteri potranno essere utilizzati nei casi di aggiudicazione secondo il criterio dell’offerta “economicamente più vantaggiosa. - Condizioni di esecuzione/clausole contrattuali: in questa parte del documento sono descritte le condizioni di esecuzione/ clausole contrattuali dell’appalto di carattere ambientale che, unitamente alle “specifiche tecniche di base”, devono essere rispettate per poter qualificare l’appalto come “verde”. Per ogni criterio ambientale sono indicate le “verifiche” ovvero: a) la documentazione che l’offerente o l’aggiudicatario provvisorio o il fornitore è tenuto a presentare per comprovare la conformità del prodotto o del servizio al

requisito cui si riferisce; b) ove esistenti, i mezzi di presunzione di conformità che la stazione appaltante può accettare al posto delle prove dirette. Laddove trattasi di impegni futuri, si fa riferimento alla “dichiarazione semplice del legale rappresentante” dell’offerente. In quest’ultimo caso, qualora non fosse già prassi contrattuale della stazione appaltante, si suggerisce di collegare sempre l’inadempimento di quanto dichiarato a sanzioni e, se del caso, alla previsione di risoluzione del contratto. In relazione al punto a) fra i “mezzi di prova”, che, come previsto dall’articolo 68 comma 10 del D. Lgs. 163/2006, possono essere rappresentati “anche da una documentazione tecnica del fabbricante o da una relazione di prova di un organismo riconosciuto”, si precisa che, per ‘organismo riconosciuto’ si intendono, secondo quanto previsto dal successivo comma 11 del medesimo articolo 68 i “laboratori di prova, di calibratura e gli organismi di ispezione e certificazione conformi alle norme europee”. 3 Relazione di accompagnamento (Background document) Per un approfondimento degli aspetti metodologici, tecnici e normativi seguiti per la redazione del presente documento, si rinvia alla relazione di accompagnamento (background document), disponibile sul sito www.dsa. minambiente.it/gpp, (www.minambiente.it, sezione “argomenti”, link: Gpp – acquisti verdi). Nella relazione sono descritti gli aspetti e gli impatti ambientali della categoria di cui è oggetto, sono citati i riferimenti normativi, le altre fonti informative su cui si è basata la definizione dei criteri e sono approfonditi, ove necessario, gli aspetti relativi ai metodi di prova e ai documenti di prova per la verifica di conformità degli stessi. Sono altresì fornite le indicazioni sulla prevista evoluzione dei criteri che sarà recepita nella prossima versione di questo documento. Il background document può essere soggetto ad aggiornamenti qualora, in sede di applicazione dei Criteri ambientali minimi, si rendesse opportuno approfondire ulteriori aspetti. 4 Indicazioni di carattere generale relative all’appalto 4.1 Riferimenti normativi I criteri ambientali, anche quelli “di base”, corrispondono a caratteristiche e prestazioni superiori a quelle previste dalle leggi nazionali e regionali vigenti il cui rispetto deve comunque essere assicurato. Le principali norme ambientali che disciplinano tale categoria di prodotti, sono riportate nella relazione di accompagnamento. Si ritiene opportuno comunque segnalare il Decreto ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali del 10 ottobre 2008 “Disposizioni atte a regolamentare l’emissione di aldeide formica da pannelli a base di legno e manufatti con essi realizzati in ambienti di vita e soggiorno”, (G.U. 288 del 10 dicembre 2008), che impone il divieto di commercializzazione di pannelli a base di legno e manufatti con essi realizzati, “se la concentrazione di equilibrio di formaldeide, che essi provocano nell’aria”

VII


...omissis... “supera il valore di 0,1 ppm (0,124 mg/m3)”. 4.2 Criteri dell’offerta “economicamente più vantaggiosa” In linea con le indicazioni del Pan Gpp al fine di tenere nel massimo conto gli aspetti della sostenibilità (ambientali, economici e sociali) la forma di aggiudicazione preferibile è quella dell’offerta economicamente più vantaggiosa prevista dal Codice dei contratti pubblici. Tale sistema consente di qualificare ulteriormente l’offerta rispetto a quanto indicato come requisito base attribuendo un punteggio tecnico a prestazioni ambientali e, ove possibile, sociali più elevate, tipiche di prodotti meno diffusi e talvolta più costosi, senza compromettere l’esito della gara. In questo modo si favorisce e si premia l’ecoinnovazione del mercato. Secondo le indicazioni della Commissione europea, allo scopo di fornire al mercato un segnale adeguato, è opportuno che le stazioni appaltanti assegnino ai criteri premianti punti in misura non inferiore al 15% del punteggio totale. 4.3 Analisi e riduzione dei fabbisogni Prima della definizione di un appalto, la stazione appaltante deve fare un’attenta analisi delle proprie esigenze per valutare l’effettiva consistenza e le possibilità di razionalizzazione del fabbisogno tenendo in considerazione le indicazioni del Pan Gpp6 . Per quanto riguarda questa categoria merceologica, le stazioni appaltanti sono invitate a: - Evitare la sostituzione di mobili e altri elementi d’arredo (sedie, poltrone, divani ecc.) ai soli fini estetici - Qualora si rendesse necessario sostituire dei mobili (ad esempio in vista di un trasferimento di sede), cercare soluzioni per consentirne il riuso in altri uffici pubblici locali - Favorire l’allungamento della vita media del mobile (riparazione, sostituzione di pezzi usurati ecc.) - Introdurre i requisiti ergonomici nella decisione d’acquisto. 5 Criteri ambientali per forniture di arredi 5.1 Oggetto dell’appalto Acquisto di arredi “ambientalmente sostenibili”: tutti i tipi di arredi per interni destinati a tutti gli usi oggetto di acquisti pubblici (ad esempio: mobili per ufficio, arredi scolastici, arredi per sale archiviazione e sale lettura), prodotti con materiali e processi produttivi a ridotto impatto ambientale. 5.2 Specifiche tecniche di base 5.2.1 Legno e materiali a base di legno Il legno e i materiali a base di legno devono essere ottenuti da legname proveniente da fonti legali. Verifica: Gli offerenti devono presentare adeguati attestati di conformità al requisito. Tali attestati devono essere riferiti alle parti in legno significative del prodotto finito7 . Ai fine di dimostrare il soddisfacimento di questo requisito, valgono come attestati di conformità: - i certificati di catena di custodia rilasciati seguendo schemi riconosciuti a livello internazionale (per es.: FSC, PEFC o equivalente).

VIII

- Le certificazioni di legalità, riconosciute a livello internazionale rilasciate da organismi di certificazione o da competenti autorità governative8 - le attestazioni governative, quali: licenze di gestione o piani di gestione approvati e documentazione che dimostri la tracciabilità della filiera; - La certificazione di legalità rilasciata ai sensi del “Regolamento (Ce) n. 2173/2005 del Consiglio relativo all’istituzione di un sistema di licenze Flegt per le importazioni di legname nella Comunità europea” e del successivo “Regolamento (Ce) n. 1024/2008 della Commissione, recante modalità d’applicazione del regolamento (Ce) n. 2173/2005 del Consiglio, in caso di legname proveniente da un paese sottoscrittore di un accordo di partenariato con l’Unione europea. In alternativa, gli offerenti devono indicare i tipi (specie), le quantità e le origini (provenienza) del legno utilizzato nella produzione, allegando una dichiarazione di legalità, che garantisca la tracciabilità del legno lungo l’intera catena produttiva, dalla foresta al prodotto finale. In questo caso, se le prove fornite non sono ritenute sufficienti a dimostrare la conformità al requisito di legalità, le amministrazioni contraenti possono chiedere ai fornitori ulteriori chiarimenti o elementi di prova. 5.2.2 Legno riciclato Il legno riciclato, quando utilizzato per la produzione dei pannelli a base di legno costituenti il prodotto finito, non deve contenere le sostanze di seguito elencate in quantità maggiore a quella specificata. Elemento/composto Arsenico

mg/kg di legno riciclato 25

Cadmio

50

Cromo

25

Rame

40

Piombo

90

Mercurio

25

Cloro

1000

Fluoro

100

Pentaclorofenolo

5

Creosoto

0,5

Verifica: Documentazione tecnica del produttore di pannelli a base di legno, basata su rapporti di prova eseguiti da un organismo riconosciuto, quale un laboratorio accreditato in base alla norma UNI EN ISO 17025, secondo i metodi raccomandati nell’appendice A. Sono ammesse come strumenti di verifica le Dichiarazioni ambientali di prodotto redatte secondo le norme ISO 14025:2006. Si presume conforme al requisito il prodotto in possesso dell’etichetta Eu Ecolabel 2009/894. 5.2.3 Plastica Tutte le parti di plastica di peso ≥ 50 g, ad esclusione dei rivestimenti in film o laminati di materiale sintetico, devono essere contrassegnate con un marchio di identificazione che consenta il riciclaggio in conformità della norma UNI EN ISO 11469 “Materie plastiche - Identificazione generica e marcatura di prodotti di materie plastiche”. Verifica: I prodotti devono rispondere al requisito con la presenza del marchio di identificazione.


5.2.4 Rivestimenti superficiali con prodotti vernicianti I prodotti vernicianti usati per il rivestimento delle superfici non devono essere etichettati con le seguenti frasi: R45, R49, R60, R61, R61, R62, R46, R68, R23, R24, R25, R26, R27, R28, R46, R48, R50, R50/53, R51, R51/53, e R68, sulla base dei criteri di classificazione riportati nelle direttive 67/548/Ce e 99/45/Ce, sostituite dal regolamento Clp n. 1272/2008. Il contenuto di composti organici volatili (Cov) nelle vernici utilizzate nel prodotto9 fornito dal fabbricante non deve superare il limite del 60% in peso. Verifica: Gli offerenti devono presentare l’elenco dei prodotti usati per il trattamento delle superfici di ciascun materiale presente nei mobili, allegando la relativa scheda tecnica informativa in materia di sicurezza o documentazione equivalente (ad esempio: rapporti di prova del produttore di vernici) attestante la conformità ai suddetti criteri . Il contenuto di Cov nelle vernici deve essere determinato con i metodi descritti nella UNI EN ISO 11890-1 per i prodotti bicomponenti o UNI EN ISO 11890-2 per i prodotti monocomponente. Il possesso dell’etichetta Eu Ecolabel 2009/894 Cee, o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, vale come mezzo di presunzione di conformità. 5.2.5 Adesivi e colle Il contenuto di Cov negli adesivi pronti all’uso utilizzati per assemblare il mobile non deve superare il 10% in peso nei prodotti a base acqua e il 30% nei prodotti a base solvente10 . Verifica: L’offerente deve presentare un elenco di tutti gli adesivi utilizzati per assemblare il mobile allegando le relative schede di sicurezza o documentazione equivalente (ad esempio: rapporti di prova del produttore di adesivi e colle) che indichi il contenuto di Cov e dimostri il soddisfacimento del requisito. La percentuale di Cov negli adesivi deve essere determinata con i metodi descritti nelle parti appropriate della norma UNI EN ISO 11890. Il possesso dell’etichetta Eu Ecolabel 2009/894 Cee, o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, vale come mezzo di presunzione di conformità. 5.2.6 Requisiti dell’imballaggio L’imballaggio (primario, secondario e terziario) deve: a) rispondere ai requisiti di cui all’allegato F, della parte IV “Rifiuti” del D. Lgs. 152/2006 e s.m.i., così come più specificatamente descritto nelle pertinenti norme tecniche, in particolare: - UNI EN 13427:2005 Imballaggi - Requisiti per l’utilizzo di norme europee nel campo degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio - UNI EN 13428:2005 Imballaggi - Requisiti specifici per la fabbricazione e la composizione - Prevenzione per riduzione alla fonte - UNI EN 13429:2005 Imballaggi – Riutilizzo - UNI EN 13430:2005 Imballaggi - Requisiti per imballaggi recuperabili per riciclo di materiali - UNI EN 13431:2005 Imballaggi - Requisiti per imballaggi recuperabili sotto forma di recupero energetico compresa la specifica del potere calorico inferiore minimo

- UNI EN 13432:2002 Requisiti per imballaggi recuperabili attraverso compostaggio e biodegradazione -Schema di prova e criteri di valutazione per l’accettazione finale degli imballaggi. b) essere costituito, se in carta o cartone per almeno il 90% in peso da materiale riciclato, se in plastica, per almeno il 60%. In particolare, gli adesivi a solvente vengono impiegati nella laminazione di mobili tondi e negli imbottiti (sedie ufficio, divani). Nel primo caso la forma del substrato richiede impiego di un adesivo a contatto; nel secondo caso il tipo di lavorazione e il tipo di materiali da accoppiare (materia plastici) costringono all’impiego di adesivi base solvente (aggrediscono meglio e in tempi più brevi i supporti) Verifica: l’offerente deve descrivere l’imballaggio che utilizzerà, indicando a quale delle norme tecniche sopra richiamate è conforme (riportare il tipo di materiale o di materiali con cui è costituito, le quantità utilizzate, le misure intraprese per ridurre al minimo il volume dell’imballaggio, come è realizzato l’assemblaggio fra materiali diversi e come si possono separare) e dichiarare il contenuto di riciclato. Per quanto riguarda il requisito di cui alla lett. b), si presume conforme l’imballaggio che riporta tale indicazione minima di contenuto di riciclato, fornita in conformità alla norma UNI EN ISO 14021 “Asserzioni Ambientali Autodichiarate” (ad esempio il simbolo del ciclo di Moebius) o alla norma UNI EN ISO 14024 “Etichettatura ambientale di tipo I” (ad esempio “Plastica seconda vita” ed equivalenti). 5.2.7 Disassemblabilità Il mobile deve essere progettato in modo tale da permetterne il disassemblaggio al termine della vita utile, affinché le sue parti e componenti possano essere riutilizzati, riciclati o recuperati a fini energetici. In particolare, materiali come alluminio, acciaio e vetro, legno e plastica (ad esclusione dei rivestimenti in film o laminati), devono essere separabili. Verifica: L’offerente deve fornire una scheda tecnica esplicativa (schema di disassemblaggio) che specifichi il procedimento da seguire per il disassemblaggio, che deve consentire la separabilità manuale degli elementi costituiti da materiali diversi. 5.3 Specifiche tecniche premianti Nel caso di appalti aggiudicati secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, saranno attribuiti punti supplementari nei casi seguenti 5.3.1 Legno e materiali a base di legno - Gestione sostenibile delle foreste I prodotti sono costituiti da parti in legno o materiali a base di legno provenienti da foreste gestite in modo sostenibile per almeno il 70%. Verifica: Presentazione della documentazione utile a tracciare l’intera filiera produttiva (dalla foresta al prodotto) dei “passaggi di custodia” e delle quantità utilizzate nel prodotto finito. In particolare: - Indicazione del tipo di legname utilizzato, dell’origine del legname, dell’annessa documentazione che attesti la gestione sostenibile della foresta di cui è origine, della

IX


quantità media utilizzata sul prodotto finito espressa in percentuale in peso sul totale. - Documentazione fiscale utile alla tracciabilità sopra riferita Il prodotto è ritenuto conforme se in possesso del certificato di catena di custodia riconosciuto a livello internazionale (per esempio Forest Stewardship Council (FSC) puro o Programme for Endorsement of Forest Certification schemes (PEFC), con attestazione del rispetto della percentuale minima del 70% di presenza effettiva di materia prima proveniente da foreste gestite in maniera sostenibile nel prodotto certificato, o equivalenti. 5.3.2 Contenuto di materiale riciclato I prodotti devono essere costituiti prevalentemente da materiale riciclato, in misura almeno pari al 70% del peso complessivo del materiale a base di legno, metallo o vetro che costituisce il mobile finito. Verifica: Gli offerenti devono fornire documentazione appropriata da cui risulti il contenuto in percentuale sul peso di materiale riciclato. Le certificazioni (ad esempio, per le parti in legno: FSC recycled; PEFC, ecc.) che attestano la presenza di una determinata percentuale di legno riciclato possono essere usate a questo scopo. Nel caso di altri materiali costituenti i mobili (metalli e vetro) che, pur essendo frequentemente costituiti da percentuali elevate di riciclato, non dispongono di strumenti simili, possono essere utilizzate delle asserzioni ambientali auto-dichiarate (secondo la UNI EN ISO 14021). 5.3.3 Forniture di divani, sedie, poltrone: tessuti di rivestimento Le parti tessili presentano le caratteristiche ambientali indicate come “specifiche tecniche di base” dei “Criteri ambientali minimi” della categoria “prodotti tessili”, prima edizione, allegato del presente decreto. Verifica: Valgono i mezzi di prova o di presunzione di conformità ivi richiamati. 5.3.4 Forniture di divani, sedie, poltrone: imbottiture in schiume poliuretaniche I prodotti sono imbottiti utilizzando schiume poliuretaniche che rispettano tutti i criteri dell’etichetta CertiPUR o di altra certificazione equivalente. Il documento completo con i requisiti su cui si basa il etichetta CertiPUR può essere consultato al seguente indirizzo internet: www. europur.com. Verifica: il rispetto dei requisiti è comprovato con il possesso dell’etichetta CertiPUR. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 5.3.5 Prodotti vernicianti I prodotti usati per il rivestimento delle superfici non devono contenere: - sostanze pericolose classificate in conformità della direttiva 1999/45/Ce come cancerogene (R40, R45, R49), pericolose per il sistema riproduttivo (R60, R61, R62, R63), mutagene (R46, R68), tossiche (R23, R24, R25, R26, R27, R28, R51), allergeniche se inalate (R42) o dannose per l’ambiente (R50, R50/53, R51/53, R52, R52/53, R53), che causano danni genetici ereditabili (R46), che comportano il rischio di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata (R48), che possono comportare

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il rischio di effetti irreversibili (R68); - composti organici volatili (Cov) in misura superiore al 5% del loro peso; - ftalati che, al momento della domanda, soddisfino i criteri di classificazione di qualsiasi delle seguenti frasi di rischio (e relative combinazioni): R60, R61, R62, in conformità della direttiva 67/548/CEE e successive modifiche. Verifica: gli offerenti devono presentare un elenco di tutte le sostanze usate per il trattamento delle superfici di ciascun materiale presente nei mobili, allegando la relativa scheda tecnica informativa in materia di sicurezza o documentazione equivalente attestante la conformità ai suddetti criteri. Il possesso dell’etichetta Eu Ecolabel 2009/894 Cee, o di qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto a tali criteri vale come mezzo di presunzione di conformità. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 5.4 Condizioni di esecuzione/clausole contrattuali 5.4.1 Disponibilità parti di ricambio L’offerente deve garantire la disponibilità delle parti di ricambio del mobile che ne assicurano la funzionalità, per almeno cinque anni dalla data dell’acquisto. Le parti di ricambio, per essere considerate tali, devono svolgere la stessa funzione degli elementi sostituiti, ma non necessariamente essere identiche al componente da sostituire. Questo requisito non si applica alle finiture del mobile. Verifica: dichiarazione del legale rappresentante dell’azienda produttrice. 5.5 Appendice A - Metodi di prova di riferimento per l’analisi del legno riciclato Nota: Il testo di questa appendice è tratto dalla norma industriale “EPF standard for delivery conditions of recycled wood” della federazione europea dei produttori di pannelli a base di legno (European Panel Federation). La preparazione dei campioni, le procedure di digestione e distruzione e i metodi di analisi devono essere eseguiti seguendo procedure riconosciute e calibrate. Le esigenze di accuratezza per ogni analisi devono essere bilanciate con i costi. Per tutte le determinazioni, sono indicate delle tecniche analitiche di riferimento, è fatta comunque salva la possibilità di effettuare l’analisi con metodologie equivalenti. A.1 Cadmio (CD), Cromo (CR), Rame (CU) and Piombo (PB) Distruzione tramite incenerimento e soluzione delle polveri in HNO3 o, preferibilmente, tramite soluzione acida in forno a microonde. La determinazione è effettuata tramite Induction Coupled Plasma (Icp), Flame Atomic Absorption Spectrometry (Faas) o Electro Thermal Atomic Absorption Spectrometry (Etaas), a seconda della concentrazione nell’estratto. A.2 Mercurio (HG) Distruzione umida in HCl, con aggiunta di H2SO4, seguita da riduzione della soluzione per formare vapore di mercurio. La determinazione deve essere effettuata tramite Cold Vapour Atomic Absorption Spectroscopy (Cvaas).


A.3 Arsenico (AS) Distruzione umida tramite H2SO4 con aggiunta di HNO3 e H2O2 finché non si ottiene una soluzione chiara. La determinazione è effettuata con Hydride Flame Atomic Absorption Spectrometry (Hfms), mentre si riduce la soluzione per formare AsH3. A.4 Fluoro (F) e Cloro (CL) Può essere utilizzato il metodo descritto nella UNI EN 24260 “Metodo di combustione Wickbold”. A.5 Pentaclorofenolo (PCP) Può essere utilizzato il metodo descritto nella Cen/Tr 14823:2003 che prevede una estrazione a caldo con Metanolo, successiva acetilazione dell’analita e determinazione dello stesso mediante Gascromatografia o con detector di massa o con Ecd. A.6 Creosoto (Benzo-A-Pirene) Per il campionamento, usare la UNI EN 1014-2 “Preservanti del legno. Creosoto e legno trattato con creosoto - Metodi di campionamento e analisi. Procedura per l’ottenimento di un campione di creosoto da legno trattato con creosoto per successive analisi”. Usare esano invece del toluene come reagente. Per la determinazione, usare la UNI EN 1014-3 “Preservanti del legno - Creosoto e legno trattato con creosoto - Metodi di campionamento ed analisi - Determinazione del contenuto di benzo(a)pirene nel creosoto”. Usare cromatografia in fase liquida ad alta risoluzione (HPLC). A.7 Contenuto di graniglia Determinare il contenuto di graniglia secondo la ISO 3340.

ALLEGATO 3 Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della Pubblica amministrazione ovvero Piano d’azione nazionale sul Green Public Procurement (Pan Gpp) Criteri ambientali minimi per l’acquisto di lampade Hid e sistemi a Led corpi illuminanti impianti di illuminazione pubblica 1 Premessa Questo documento è parte integrante del Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione, di seguito Pan Gpp11 ed inoltre tiene conto di quanto proposto nelle comunicazioni su consumo e produzione sostenibile (COM (2008) 397) e sul Gpp (COM (2008) 400), adottate dal Consiglio dei Ministri dell’Unione europea. In relazione a quanto indicato al punto 4.2 “obiettivo nazionale” del Pan Gpp e nella comunicazione (COM (2008) 400 par. 5.1), l’obiettivo proposto è di raggiungere entro il 2011 la quota del 50% di appalti verdi sul totale degli appalti stipulati per questa categoria di forniture. Tale percentuale verrà valutata sia sulla base del numero che del valore totale degli stessi. Così come previsto dal Pan Gpp sarà monitorata l’applicazione delle indicazioni del piano. 2 Oggetto e struttura del documento Questo documento contiene i “criteri ambientali minimi”

e alcune indicazioni di carattere generale per l’acquisto di apparecchiature, impianti e materiale di consumo per illuminazione pubblica. In particolare riguarda le forniture di lampade (Hid e sistemi a Led), di corpi illuminanti e di impianti per l’illuminazione pubblica. Tali prodotti rientrano nella categoria E, “servizi energetici”, prevista dal Pan Gpp12 . Le indicazioni di carattere generale riguardano i suggerimenti finalizzati alla razionalizzazione degli acquisti per tale categoria merceologica, la normativa ambientale ed eventualmente sociale di riferimento ed ulteriori eventuali suggerimenti proposti alle stazioni appaltanti in relazione all’espletamento della relativa gara d’appalto. I criteri, selezionati in ossequio di quanto stabilito nel codice degli appalti in relazione anche alla tutela della normativa sulla concorrenza e par condicio, si suddividono in criteri ambientali “di base” e “premianti”. Sono infatti collegati alle singole fasi di definizione dell’appalto, in modo da facilitare il compito della stazione appaltante, che può introdurli nelle proprie gare attraverso un “copia ed incolla”. Le stazioni appaltanti che introducono i “criteri ambientali” indicati nel presente documento nelle proprie procedure d’appalto sono in linea con i principi del Pan Gpp e contribuiscono a raggiungere gli obiettivi ambientali dallo stesso definiti. Un appalto è “verde” se integra tutti i criteri “di base”. Le stazioni appaltanti sono comunque invitate ad utilizzare anche i criteri “premianti”. Le fasi della procedura d’acquisto per le quali sono stati identificati i criteri sono: - Oggetto dell’appalto: è descritto l’oggetto dell’appalto evidenziandone la sostenibilità ambientale e, ove presente, sociale in modo da segnalare la presenza di requisiti ambientali ed eventualmente sociali, nella procedura di gara. Le stazioni appaltanti dovranno indicare nell’oggetto dell’appalto il decreto ministeriale di approvazione dei criteri ambientali utilizzati. - Selezione dei candidati: sono riportati i requisiti di qualificazione soggettiva atti a provare la capacità tecnica del candidato ad eseguire l’appalto in modo di recare i minori danni possibili sull’ambiente. - Specifiche tecniche di base: in questa parte del documento sono riportate le specifiche tecniche di carattere ambientale che, unitamente alle “condizioni di esecuzione-criteri di base”, devono essere rispettate per poter qualificare l’appalto come “verde”. Per ogni criterio è indicata la documentazione che il fornitore dovrà presentare per comprovarne la conformità. Questi criteri ambientali costituiscono un riferimento per le stazioni appaltanti che vogliano ottemperare a quanto previsto dall’articolo 68, comma 1, del D. Lgs. 163/2006 “Specifiche tecniche” che stabilisce che le specifiche tecniche, “Ogniqualvolta sia possibile, devono essere definite in modo da tenere conto ...”omissis”..., della tutela ambientale”. - Specifiche tecniche premianti: in questa parte del documento sono indicate le specifiche tecniche di carattere ambientale atte a selezionare prodotti/servizi con prestazioni ambientali migliori di quelle garantite dal rispetto dei soli criteri di base. Tali criteri potranno essere

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utilizzati nei casi di aggiudicazione secondo il criterio dell’offerta “economicamente più vantaggiosa. - Condizioni di esecuzione/clausole contrattuali: in questa parte del documento sono descritte le condizioni di esecuzione/clausole contrattuali dell’appalto di carattere ambientale che, unitamente alle “specifiche tecniche di base”, devono essere rispettate per poter qualificare l’appalto come “verde”. Tale conformità deve essere mantenuta per tutta la durata del contratto. Per ogni criterio ambientale è indicata una “verifica” ovvero: - la documentazione che l’offerente o il fornitore è tenuto a presentare per comprovare la conformità del prodotto o del servizio al requisito richiesto - ove esistenti, i mezzi di presunzione di conformità che la stazione appaltante può accettare al posto degli altri mezzi di prova. Laddove trattasi di impegni futuri, si fa riferimento alla “dichiarazione semplice del legale rappresentante” dell’offerente. In quest’ultimo caso, qualora non fosse già prassi contrattuale della stazione appaltante, si suggerisce di collegare sempre l’inadempimento di quanto dichiarato a sanzioni e/o se del caso, alla previsione di risoluzione del contratto. In relazione al punto a) fra i “mezzi di prova”, che, come previsto dall’articolo 68 comma 10 del D. Lgs. 163/2006, possono essere rappresentati “anche da una documentazione tecnica del fabbricante o da una relazione di prova di un organismo riconosciuto”, si precisa che, per “organismo riconosciuto” si intendono, secondo quanto previsto dal successivo comma 11 del medesimo articolo 68 i “laboratori di prova, di calibratura e gli organismi di ispezione e certificazione conformi alle norme europee”. 3 Relazione di accompagnamento (Background document) Per un approfondimento degli aspetti metodologici, tecnici e normativi seguiti per la redazione del presente documento, si rinvia alla relazione di accompagnamento (background document). Nella relazione sono citate le leggi e i riferimenti normativi su cui si è basata la costruzione dei criteri e sono approfonditi, ove necessario, gli aspetti relativi ai metodi di prova e ai documenti di prova per la verifica di conformità ai criteri. Sono anche fornite indicazioni sulla prevista evoluzione dei criteri che sarà recepita nella prossima versione dei presenti criteri ambientali minimi. 4 Indicazioni di carattere generale relative all’appalto 4.1 Riferimenti normativi I criteri ambientali, anche quelli “di base”, corrispondono a caratteristiche e prestazioni superiori a quelle previste dalle leggi nazionali e regionali vigenti il cui rispetto deve comunque essere assicurato. Le principali norme legislative, regolamentari e tecniche che disciplinano tali prodotti sono riportate nella relazione di accompagnamento a questo documento. È opportuno che la stazione appaltante le richiami nel capitolato d’appalto.

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4.2 Criterio dell’offerta “economicamente più vantaggiosa” In linea con le indicazioni del Pan Gpp al fine di tenere nel massimo conto gli aspetti della sostenibilità (ambientali, economici e sociali) la forma di aggiudicazione preferibile è quella dell’offerta economicamente più vantaggiosa prevista dal Codice dei contratti pubblici13 . Tale sistema consente di qualificare ulteriormente l’offerta rispetto a quanto indicato come requisito base, attribuendo un punteggio tecnico a prestazioni ambientali più elevate, tipiche di prodotti meno diffusi e talvolta più costosi. In questo modo è possibile dunque favorire e premiare l’ecoinnovazione del mercato, senza compromettere l’esito della gara. Secondo le indicazioni della Commissione europea, allo scopo di fornire al mercato un segnale adeguato, è opportuno che le stazioni appaltanti assegnino ai criteri premianti punti in misura non inferiore al 15% del punteggio totale. 4.3 Analisi e riduzione dei fabbisogni Prima della definizione di un appalto, la stazione appaltante deve fare un’attenta analisi delle proprie esigenze per valutare l’effettiva consistenza e le possibilità di razionalizzazione del fabbisogno tenendo in considerazione le indicazioni del Pan Gpp14 . Ad esempio la decisione se adeguare l’impianto di illuminazione pubblica, o sostituirlo, va presa caso per caso valutando le condizioni di utilizzo, i risparmi energetici conseguibili e l’impatto ambientale delle diverse alternative lungo l’intero ciclo di vita dei prodotti. Per ottimizzare il rendimento energetico e conseguire risparmi di risorse finanziarie, va considerato che: - un impianto di illuminazione deve essere ben progettato utile non solo a favorire il contenimento dei consumi energetici ma anche per aumentare la vita media dei componenti e ridurre gli interventi di manutenzione; - il progetto, l’installazione e la gestione dei componenti e degli impianti devono essere eseguiti da personale qualificato e debbono consentire una facile manutenzione; - ove possibile, è opportuno valutare l’opportunità di installare sistemi automatici di gestione. 4.4 Indicazioni specifiche per la stazione appaltante Nel caso di sostituzione di componenti di impianti di illuminazione pubblica esistenti, la stazione appaltante deve verificare che i componenti che si intende acquistare siano compatibili con gli impianti stessi e che le modifiche da realizzare non comportino la perdita del marchio Ce, con le conseguenti responsabilità civili e i problemi per la sicurezza degli utenti; In caso di sostituzione di lampade in corpi illuminanti preesistenti, o di modifiche a sistemi a led o modifiche ai corpi illuminanti stessi che influiscono sulla dichiarazione di conformità Ce, è necessario sottoporre impianti ed apparati alle necessarie verifiche per l’ottenimento di una nuova dichiarazione di conformità Ce. Si invitano le stazioni appaltanti a installare lampade, compresi i Led e corpi illuminanti caratterizzati da ridotto impatto ambientale in tutti gli impianti di nuova realizzazione.


5 Criteri ambientali 5.1 Acquisto di lampade Hid e sistemi a Led 5.1.1 Oggetto dell’appalto Acquisto di: lampade Hid (high intensity discharge lamps - lampade al sodio ad alta pressione e lampade agli alogenuri metallici) e sistemi a Led (che possono essere costituiti da: moduli Led con alimentatore incorporato; moduli Led indipendenti con alimentatore incorporato; moduli Led da incorporare con alimentatore incorporato) con ridotto impatto ambientale in un’ottica di ciclo di vita, in ottemperanza al Dm 11 aprile 2008 – approvazione del Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione (Pan Gpp). 5.1.2 Specifiche tecniche di base 5.1.2.1 Efficacia luminosa minima per le lampade al sodio ad alta pressione Le Lampade al sodio ad alta pressione con una resa di colore Ra ≤ 60 devono avere efficacia non inferiore a quella indicata nella tabella: Potenza nominale lampada (W) W ≤ 45 45 < W ≤ 55 55 < W ≤ 75 75 < W ≤ 105 105 < W ≤ 155 155 < W ≤ 255 255 < W ≤ 605

Criteri minimi Efficacia lampada Efficacia lampada (lm/W) – (lm/W) – lampade lampade chiare opali ≥ 60 ≥ 60 ≥ 80 ≥ 70 ≥ 90 ≥ 80 ≥ 100 ≥ 95 ≥ 110 ≥ 105 ≥ 125 ≥ 115 ≥ 135 ≥ 130

Lampade al sodio ad alta pressione con una resa di colore Ra > 60 debbono avere almeno l’efficienza energetica indicata nel seguito per le lampade agli alogenuri metallici. Verifica: l’offerente deve dimostrare il soddisfacimento del criterio mediante un mezzo di prova appropriato, quale una scheda tecnica della lampada, altra documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 5.1.2.2 Fattori di mantenimento del flusso luminoso Llmf e failure rate Fr minimi per lampade al sodio ad alta pressione Per ottimizzare i costi di manutenzione le lampade al sodio ad alta pressione debbono avere le seguenti caratteristiche: Criteri minimi Ore di funzionamento

12.000 (P≤75 W) 12.000 (P≤75 W)

Fattori di Fattori di mantenimento sopravvivenza RA ≤ 60 RA > 60

> 0,80 > 0,75

> 0,90 > 0,75

12.000 (P≤75 W)

16.000 (P>75 W) 16.000 (P>75 W)

16.000 (P>75 W)

Tutte le lampade a retro adattamento progettate per funzionare con alimentatori a vapore di mercurio ad alta pressione RA ≤ 60 RA > 60 Tutte le lampade a retro adattamento progettate per funzionare con alimentatori a vapore di mercurio ad alta pressione

> 0,75

> 0,80

> 0,85 > 0,70

> 0,90 > 0,65

> 0,75

> 0,55

Verifica: l’offerente deve dimostrare il soddisfacimento del criterio mediante un mezzo di prova appropriato, quale una scheda tecnica della lampada, altra documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto, indicando le metodologie di prova e/o le astrazioni statistiche impiegate per fornire tali dati. 5.1.2.3 Efficacia luminosa per lampade ad alogenuri metallici Le lampade ad alogenuri metallici e le lampade al sodio alta pressione con Ra > 60, devono avere almeno l’efficacia luminosa indicata nella tabella che segue Criteri minimi Potenza nominale lampada (W) W ≤ 55 55 < W ≤ 75 75 < W ≤ 105 105 < W ≤ 155 155 < W ≤ 255 255 < W ≤ 405

Efficacia lampada (lm/W) – lampade chiare ≥ 60 ≥ 75 ≥ 80 ≥ 80 ≥ 80 ≥ 85

Efficacia lampada (lm/W) – lampade opali ≥ ≥ ≥ ≥ ≥ ≥

60 70 75 75 75 75

Verifica: l’offerente deve dimostrare il soddisfacimento del criterio mediante un mezzo di prova appropriato, quale una scheda tecnica della lampada, altra documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 5.1.2.4 Fattori di mantenimento del flusso luminoso Llmf e failure rate Fr minimi per lampade agli alogenuri metallici Per ottimizzare i costi di manutenzione le lampade agli alogenuri metallici debbono avere le seguenti caratteristiche: Criteri minimi Fattori di Failure rate mantenimento 12.000 (P ≤ 150 W) ≥ 0,55 ≤ 20% 12.000 (P > 75 W) ≥ 0,60 ≤ 50% Ore di funzionamento

XIII


Verifica: l’offerente deve dimostrare il soddisfacimento del criterio mediante un mezzo di prova appropriato, quale una scheda tecnica della lampada, altra documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto, indicando le metodologie di prova e/o le astrazioni statistiche impiegate per fornire tali dati. 5.1.2.5 Efficienza minima degli alimentatori per lampade Hid Gli alimentatori per lampade Hid (high intensity discharge lamps - lampade al sodio ad alta pressione e lampade agli alogenuri metallici) devono raggiungere almeno i seguenti requisiti di efficienza: Criteri minimi Failure rate Potenza nominale Efficienza massimi per di lampada (P) [W] alimentatore 50.000 h di (ηballast) % funzionamento (*) P < 30 ≥ 78 ≤ 12% 30 < P ≤ 75 ≥ 80 ≤ 12% 75 < P ≤ 105 ≥ 85 ≤ 12% 105 < P ≤ 405 ≥ 87 ≤ 12% P > 405 ≥ 92 ≤ 12% (*) Questo requisito è da intendersi soddisfatto in caso di alimentatori elettromagnetici con marcatura “tw” conformi alla norma En 61347-2-9. Per gli alimentatori elettronici si accetta la dichiarazione fornita dal fabbricante. Verifica: l’offerente deve dimostrare il soddisfacimento del criterio mediante un mezzo di prova appropriato, quale una scheda tecnica della lampada, altra documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 5.1.2.6 Efficacia luminosa minima del sistema a Led I sistemi a Led, devono raggiungere, in funzione della temperatura di colore della luce emessa, almeno i seguenti requisiti di efficacia luminosa: Temperatura di colore [K] K ≤ 3.000 3.0000 < K ≤ 4.000 K > 4.000

Criteri minimi Efficacia luminosa sistema a Led [lm/W] ≥ 45 ≥ 60 ≥ 65

Verifica: l’offerente deve dimostrare il soddisfacimento del criterio mediante un mezzo di prova appropriato, quale una scheda tecnica della lampada, altra documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto, sulla base delle definizioni e i principi generali per la misurazione indicati dalla UNI 11356. 5.1.2.7 Fattore di mantenimento del flusso luminoso Mf e failure rate Fr minimi dei sistemi a Led Per ottimizzare i costi di manutenzione i sistemi Led debbono avere le seguenti caratteristiche: Ore di funzionamento 50.000

XIV

Criteri minimi Fattori di Failure rate mantenimento ≥ 0,70 ≤ 50%

Il fattore di mantenimento è relativo ad un funzionamento in buone condizioni di pulizia dell’ambiente in cui viene inserito il modulo. Il Failure rate (Fr) è la percentuale del numero di Led o moduli Led dello stesso tipo che, alla loro durata di vita nominale, rappresenta la difettosità. Per difettosità del Led o del modulo Led si intende la combinazione della percentuale dei Led che non emettono alcuna luce e la percentuale dei Led che emettono un valore di flusso inferiore al valore di mantenimento dichiarato. Verifica: l’offerente deve dimostrare il soddisfacimento del criterio mediante un mezzo di prova appropriato, quale una scheda tecnica della lampada, altra documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto, indicando le metodologie di prova e/o le astrazioni statistiche impiegate per fornire tali dati. 5.1.2.8 Contenuto di mercurio in lampade Hid Le lampade Hid a scarica ad alta intensità (lampade al sodio ad alta pressione e lampade agli alogenuri metallici) e ad elevata efficacia energetica non devono contenere più di 12 mg di mercurio. Verifica: l’offerente deve dimostrare il soddisfacimento del criterio mediante un mezzo di prova appropriato, quale una scheda tecnica della lampada, altra documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto, che attesti il contenuto di mercurio all’interno delle lampade Hid. 5.1.2.9 Informazioni sulle lampade Hid L’aggiudicatario deve fornire, per ogni tipo di lampada a scarica ad alta intensità (lampade al sodio ad alta pressione e lampade agli alogenuri metallici), oltre a quanto richiesto dal regolamento 245/2009 Ce allegato III punto 1.3, almeno le seguenti informazioni: - istruzioni di manutenzione per assicurare che la lampada conservi, per quanto possibile, la sua qualità iniziale per tutta la durata di vita; - istruzioni di installazione ed uso corretto della lampada; - istruzioni per la corretta rimozione e smaltimento. Verifica: i dati debbono essere forniti presentando adeguata documentazione tecnica del fabbricante. 5.1.2.10 Informazioni sui sistemi a Led Il fornitore deve presentare per i sistemi a Led almeno le seguenti informazioni: - parametri prestazionali caratteristici del sistema Led con indicazione dell’incertezza di misura; - flusso luminoso nominale complessivo del sistema Led; - efficacia luminosa (lm/W) iniziale in condizioni normali (alla temperatura di funzionamento prevista nelle condizioni di funzionamento all’interno dell’apparecchio); - fattore di mantenimento del flusso a 50.000h, indicando quale modalità di funzionamento della lampada è stata utilizzata per la prova; - failure rate a 50.000h, indicando quale modalità di funzionamento del sistema è stata utilizzata per la prova; - indice di resa cromatica (Ra); - temperatura di colore; - temperatura ambiente alla quale il sistema Led emette il massimo flusso luminoso; - parametri caratteristici dell’alimentatore elettronico


del sistema Led; - rilievi fotometrici del sistema Led, sia in forma tabellare numerica su supporto cartaceo, sia sotto forma di file standard normalizzato (tipo “Eulumdat”, Iesna 86, 91, 95 ecc.) - istruzioni di manutenzione per assicurare che il sistema Led conservi, per quanto possibile, la sua qualità iniziale per tutta la durata di vita; - istruzioni di installazione ed uso corretto del sistema; - istruzioni per la corretta rimozione e smaltimento. Verifica: i dati debbono essere forniti presentando adeguata documentazione tecnica del fabbricante. 5.1.2.11 Requisiti dell’imballaggio L’imballaggio (primario, secondario e terziario) deve: a) rispondere ai requisiti di cui all’allegato F, della parte IV “Rifiuti” del D. Lgs. 152/2006 e s.m.i., così come più specificatamente descritto nelle pertinenti norme tecniche, in particolare: UNI EN 13427:2005 Imballaggi - Requisiti per l’utilizzo di norme europee nel campo degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio UNI EN 13428:2005 Imballaggi - Requisiti specifici per la fabbricazione e la composizione - Prevenzione per riduzione alla fonte UNI EN 13429:2005 Imballaggi – Riutilizzo UNI EN 13430:2005 Imballaggi - Requisiti per imballaggi recuperabili per riciclo di materiali UNI EN 13431:2005 Imballaggi - Requisiti per imballaggi recuperabili sotto forma di recupero energetico compresa la specifica del potere calorico inferiore minimo UNI EN 13432:2002 Requisiti per imballaggi recuperabili attraverso compostaggio e biodegradazione - Schema di prova e criteri di valutazione per l’accettazione finale degli imballaggi. b) essere costituito, se in carta o cartone del 90% in peso da materiale riciclato, se in plastica, per almeno il 60%. Verifica: l’offerente deve descrivere l’imballaggio che utilizzerà, indicando a quale delle norme tecniche sopra richiamate è conforme (riportare il tipo di materiale o di materiali con cui è costituito, le quantità utilizzate, le misure intraprese per ridurre al minimo il volume dell’imballaggio, come è realizzato l’assemblaggio fra materiali diversi e come si possono separare ecc.) e dichiarare il contenuto di riciclato. Per quanto riguarda il requisito di cui alla lett. b), si presume conforme l’imballaggio che riporta tale indicazione minima di contenuto di riciclato, fornita in conformità alla norma UNI EN ISO 14021 “Asserzioni ambientali autodichiarate” (ad esempio il simbolo del ciclo di Moebius) o alla norma UNI EN ISO 14024 “Etichettatura ambientale di tipo I” (ad esempio “Plastica seconda vita” ed equivalenti). 5.1.3 Specifiche tecniche premianti 5.1.3.1 Efficacia luminosa per lampade al sodio ad alta pressione Vengono assegnati punteggi aggiuntivi per lampade al sodio ad alta pressione (chiare o opali) con una resa di colore Ra ≤ 60 aventi almeno l’efficacia luminosa indicata nella tabella che segue:

Criteri premianti

Criteri premianti Potenza nominale Efficacia lampada lampada (W) Efficacia (lm/W) - Hps lampada (lm/W) opali W ≤ 55 ≥ 88 ≥ 76 55 < W ≤ 75 ≥ 91 ≥ 90 75 < W ≤ 105 ≥ 107 ≥ 102 105 < W ≤ 155 ≥ 110 ≥ 110 155 < W ≤ 255 ≥ 128 ≥ 124 255 < W ≤ 405 ≥ 138 ≥ 138 Verifica: l’offerente deve dimostrare il soddisfacimento del criterio mediante un mezzo di prova appropriato, quale una scheda tecnica della lampada, altra documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 5.1.3.2 Fattori di mantenimento del flusso luminoso Llmf e failure rate Fr migliorativi per lampade al sodio ad alta pressione Vengono assegnati punteggi tecnici per lampade al sodio ad alta pressione che abbiano le seguenti caratteristiche: Ore di funzionamento 16.000

Criteri premianti Fattori di Failure rate mantenimento > 0,94 < 8%

Verifica: l’offerente deve dimostrare il soddisfacimento del criterio mediante un mezzo di prova appropriato, quale una scheda tecnica della lampada, altra documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto, indicando le metodologie di prova e/o le astrazioni statistiche impiegate per fornire tali dati. 5.1.3.3 Efficacia luminosa per lampade ad alogenuri metallici Vengono assegnati punteggi tecnici per le lampade ad alogenuri metallici (chiare o opali) e le lampade al sodio alta pressione con Ra > 60 che abbiano almeno i seguenti requisiti di efficacia luminosa: Potenza nominale lampada (W) chiara W ≤ 55 55 < W ≤ 75 75 < W ≤ 105 105 < W ≤ 155 155 < W ≤ 255 255 < W ≤ 405 Potenza nominale lampada (W) opali W ≤ 55 55 < W ≤ 75 75 < W ≤ 105 105 < W ≤ 155 155 < W ≤ 255 255 < W ≤ 405

Efficacia luminosa (lm/W) MH ≥ 90 ≥ 90 ≥ 90 ≥ 92 ≥ 95 ≥ 100 Efficacia luminosa (lm/W) MH ≥ 75 ≥ 75 ≥ 85 ≥ 85 ≥ 90 ≥ 95

Efficacia luminosa (lm/W) - Hps > 60 ≥ 95 ≥ 113 ≥ 116 ≥ 117 ≥ 117 ≥ 117 Efficacia luminosa (lm/W) - Hps > 60 ≥ 75 ≥ 75 ≥ 81 ≥ 83 ≥ 88 ≥ 92

XV


Verifica: l’offerente deve dimostrare il soddisfacimento del criterio mediante un mezzo di prova appropriato, quale una scheda tecnica della lampada, altra documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 5.1.3.4 Fattori di mantenimento del flusso luminoso Llmf e failure rate Fr migliorativi per lampade agli alogenuri metallici Vengono assegnati punteggi tecnici per lampade agli alogenuri metallici aventi le seguenti caratteristiche: Ore di funzionamento 12.000

Criteri premianti Fattori di Failure rate mantenimento > 0,75 < 20%

Verifica: l’offerente deve dimostrare il soddisfacimento del criterio mediante scheda tecnica della lampada, o qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto, indicando le metodologie di prova e/o le astrazioni statistiche impiegate per fornire tali dati. 5.1.3.5 Efficacia luminosa per sistemi a Led Vengono assegnati punteggi tecnici ai sistemi a Led che, alla potenza nominale di alimentazione, raggiungono, in funzione della temperatura di colore della luce emessa, almeno i seguenti requisiti di efficacia luminosa: Temperatura di colore [K] K ≤ 3.000 3.0000 < P ≤ 4.000 K > 4.000

Criteri premianti Efficacia luminosa [lm/W] ≥ 50 ≥ 70 ≥ 80

Verifica: l’offerente deve dimostrare il soddisfacimento del criterio mediante un mezzo di prova appropriato, quale una scheda tecnica della lampada, altra documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto, sulla base delle definizioni e i principi generali per la misurazione indicati dalla UNI 11356. 5.1.3.6 Contenuto di mercurio in lampade Hid Vengono assegnati punteggi tecnici in proporzione ad una riduzione del contenuto di mercurio delle lampade Hid a scarica ad alta intensità (lampade al sodio ad alta pressione e lampade agli alogenuri metallici) e ad elevata efficacia energetica, rispetto al valore indicato nel criterio di base relativo al contenuto di mercurio e che non porti pregiudizio alla loro prestazione e durata. Verifica: l’offerente deve dimostrare il soddisfacimento del criterio mediante scheda tecnica della lampada o con una dichiarazione che attesti il contenuto di mercurio all’interno delle lampade Hid. 5.1.4 Condizioni di esecuzione/clausole contrattuali 5.1.4.1 Garanzia La garanzia deve essere assicurata dal fornitore a partire dalla data di consegna della fornitura per un periodo di 3 anni. Verifica: Presentazione di un certificato di garanzia. 5.1.4.2 Gestione rifiuti elettrici ed elettronici

XVI

L’offerente deve assicurare il ritiro e trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Può essere richiesto il servizio aggiuntivo di ritiro di RAEE storici presso l’Amministrazione Verifica: Dichiarazione del legale rappresentante dell’offerente. 5.2 Acquisto di corpi illuminanti 5.2.1 Oggetto dell’appalto Acquisto di corpi illuminanti, per illuminazione pubblica, con ridotto impatto ambientale in un’ottica di ciclo di vita in ottemperanza al Dm 11 aprile 2008 - approvazione del Piano d’Azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione (Pan Gpp). 5.2.2 Specifiche tecniche di base 5.2.2.1 Lampade Hid e sistemi a Led Si applicano i criteri di base descritti nel Capitolo 5.1.2 relativo alle Lampade Hid e sistemi a Led. 5.2.2.2 Corpi illuminanti per illuminazione stradale posti sul lato della strada I corpi illuminanti impiegati per illuminazione stradale devono raggiungere almeno le seguenti prestazioni: Proprietà apparecchio illuminazione stradale IP vano ottico IP vano cablaggi Marcatura DLOR C.U. lato marciapiede C.U. lato strada Spread Throw SLI (specific lantern index) Classe intensità luminosa

Criteri minimi IP65 IP43 Ce 60 0.16 0.44 35° ≤ γ 90° ≤ 60° 35° ≤ γ max ≤ 60° ≥4 ≥ G3

Verifica: L’offerente deve dimostrare il soddisfacimento dei criteri elencati attraverso adeguata documentazione tecnica del fabbricante o relazioni di prova di un organismo riconosciuto, che consenta di valutare la conformità del materiale elettrico ai requisiti delle direttive europee applicabili ai fini della marcatura Ce, in particolare: - rapporti fotometrici redatti in conformità alla norma En 13032 più le eventuali parti seconde applicabili; - rapporti di conformità alle Norme Cei En 60598-1, Cei En 60598-2-3, En 61000-3-2, En 61000-3-3, En 55015 e En 61547; - scheda tecnica del corpo illuminante. 5.2.2.3 Corpi illuminanti per illuminazione stradale posti al centro della strada I corpi illuminanti impiegati per illuminazione stradale in installazioni centro strada (tesata o similare) devono raggiungere almeno le seguenti prestazioni: Proprietà apparecchio illuminazione stradale IP vano ottico IP vano cablaggi

Criteri minimi IP65 IP43


Marcatura DLOR Spread Throw SLI (specific lantern index) Classe intensità luminosa

Ce 60 γ 90° ≤ 40° 55° ≤ γ max ≤ 65° ≥4 ≥ G3

Verifica: L’offerente deve dimostrare il soddisfacimento dei criteri elencati attraverso documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto, che consenta di valutare la conformità del materiale elettrico ai requisiti delle direttive europee applicabili ai fini della marcatura Ce; in particolare: - rapporti fotometrici in conformità alla norma En 13032 più le eventuali parti seconde applicabili; - rapporti di conformità alle Norme Cei En 60598-1, Cei En 60598-2-3, En 61000-3-2, En 61000-3-3, En 55015 e En 61547; - scheda tecnica del corpo illuminante. 5.2.2.4 Corpi illuminanti per illuminazione di percorsi ciclopedonali I corpi illuminanti impiegati per illuminazione di tratti ciclopedonali devono raggiungere almeno le seguenti prestazioni Proprietà apparecchio illuminazione stradale IP vano ottico IP vano cablaggi Marcatura DLOR Spread Throw

Criteri minimi IP65 IP43 Ce 68 γ 90° ≤ 40° 60° ≤ γ max ≤ 70°

SLI (specific lantern index)

≥4

Classe intensità luminosa

≥ G2

Verifica: L’offerente deve dimostrare il soddisfacimento dei criteri elencati attraverso adeguata documentazione tecnica del fabbricante o attraverso relazioni di prova di un organismo riconosciuto, che consenta di valutare la conformità del materiale elettrico ai requisiti delle direttive europee applicabili ai fini della marcatura Ce; in particolare: - rapporti fotometrici in conformità alla norma En 13032 più le eventuali parti seconde applicabili; - rapporti di conformità alle Norme Cei En 60598-1, Cei En 60598-2-3, En 61000-3-2, En 61000-3-3, En 55015 e En 61547; - scheda tecnica del corpo illuminante. 5.2.2.5 Corpi illuminanti per illuminazione di aree verdi e parchi I corpi illuminanti impiegati per illuminazione di aree verdi e parchi devono raggiungere almeno le seguenti prestazioni: Proprietà apparecchio illuminazione stradale IP vano ottico

Criteri minimi IP65

IP vano cablaggi

IP43

Marcatura

Ce

DLOR

65

Spread

55° ≤ γ 90° ≤ 65°

Throw

60° ≤ γ max ≤ 70°

SLI (specific lantern index)

≥4

Classe intensità luminosa

≥ G3

Verifica: L’offerente deve dimostrare il soddisfacimento dei criteri elencati attraverso adeguata documentazione tecnica del fabbricante o attraverso relazioni di prova di un organismo riconosciuto, che consenta di valutare la conformità del materiale elettrico ai requisiti delle direttive europee applicabili ai fini della marcatura Ce; in particolare: - rapporti fotometrici in conformità alla norma En 13032 più le eventuali parti seconde applicabili; - rapporti di conformità alle Norme Cei En 60598-1, Cei En 60598-2-3, En 61000-3-2, En 61000-3-3, En 55015 e En 61547; 5.2.2.6 Quantità di luce massima emessa direttamente dal corpo illuminante versi l’emisfero superiore (luce al di sopra dell’orizzonte - Γ > 90°) Fatta salva la legislazione locale sull’inquinamento luminoso, i corpi illuminanti devono essere scelti ed installati in modo da assicurare che la porzione di luce emessa dal corpo al di sopra dall’orizzonte sia limitata come indicato nella tabella seguente. Classe Illuminotecnica UNI 11248 Classi da ME1 a ME5 e da MEW1 a MEW5 per qualsiasi sorgente luminosa Classi da CE0 a CE5, da S1 a S6, ES, EV ed A 12.000 lm ≤ sorgente luminosa 8.500 lm ≤ sorgente luminosa < 12.000 lm 3.300 lm ≤ sorgente luminosa < 8.500 lm sorgente luminosa < 3.300 lm

Criteri minimi Ulor

≤ 3%

≤ 5% ≤ 10% ≤ 15% ≤ 20%

Verifica: L’aggiudicatario deve dimostrare il soddisfacimento del criterio attraverso rapporti fotometrici redatti in conformità alla norma En 13032 più le eventuali parti seconde applicabili, eseguiti da un organismo riconosciuto. 5.2.2.7 Efficacia luminosa per corpi illuminanti a Led In relazione alla temperatura di colore della luce emessa, qualunque sia la potenza nominale di alimentazione, gli apparecchi di illuminazione a Led devono soddisfare almeno i seguenti requisiti minimi di efficacia luminosa: Temperatura di colore [K] K ≤ 3.000

Criteri minimi Efficacia luminosa [lm/W] ≥ 42

XVII


3.000 < K ≤ 4.000 K > 4.000

≥ 57 ≥ 62

Verifica: L’offerente deve dimostrare il soddisfacimento del criterio mediante qualsiasi mezzo di prova appropriato, quale una scheda tecnica del corpo illuminante, altra documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 5.2.2.8 Fattori di mantenimento del flusso luminoso Mf e failure rate Fr per corpi illuminanti a Led Per ottimizzare i costi di manutenzione i sistemi Led debbono avere le seguenti caratteristiche: Ore di funzionamento 50.000

Criteri minimi Fattori di Failure rate mantenimento ≥ 0,70 ≤ 50%

Il fattore di mantenimento è relativo ad un funzionamento in buone condizioni di pulizia dell’ambiente in cui viene inserito il modulo. Il Failure rate (Fy) è la percentuale del numero di Led o moduli Led dello stesso tipo che, alla loro durata di vita nominale, rappresenta la difettosità. Per difettosità del Led o del modulo Led si intende la combinazione della percentuale dei Led che non emettono alcuna luce e la percentuale dei Led che emettono un valore di flusso inferiore al valore di mantenimento dichiarato. Verifica: l’offerente deve dimostrare il soddisfacimento del criterio mediante un mezzo di prova appropriato, quale una scheda tecnica della lampada, altra documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto, indicando le metodologie di prova e/o le astrazioni statistiche impiegate per fornire tali dati. 5.2.2.9 Sistema di regolazione del flusso luminoso e relativo failure rate Fr Il sistema di regolazione del flusso luminoso, se le condizioni di sicurezza dell’utente lo permettono, deve essere interno al corpo illuminante ed il suo funzionamento deve essere autonomo senza l’utilizzo di cavi aggiuntivi lungo l’impianto di alimentazione. Gli alimentatori possono essere di tipo elettronico o elettromagnetico (che consentono una riduzione della potenza di funzionamento ad uno o più livelli). Il sistema di regolazione deve soddisfare almeno i requisiti indicati in tabella: Ore di funzionamento 50.000

Criteri minimi Failure rate ≤ 12%

Verifica: l’offerente deve documentare le caratteristiche del sistema di riduzione di flusso luminoso, integrato nel corpo illuminante presentando qualsiasi mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto, indicando le metodologie di prova e/o le astrazioni statistiche impiegate per fornire tali dati. 5.2.2.10 Informazioni sui corpi illuminanti per lampade Hid L’aggiudicatario deve rilasciare le seguenti informazioni sui corpi illuminanti per lampade Hid:

XVIII

- efficienza dell’alimentatore, sulla base dei dati del fabbricante dell’alimentatore, se l’apparecchio di illuminazione è immesso sul mercato insieme con l’alimentatore; - efficacia della lampada (lm/W), sulla base dei dati del produttore, se l’apparecchio di illuminazione è immesso sul mercato insieme con la lampada; - dati di efficienza della lampada o dell’alimentatore utilizzati per scegliere i corpi illuminanti (per esempio il codice Ilcos per le lampade) se l’alimentatore o la lampada non sono immessi sul mercato insieme con l’apparecchio di illuminazione; - rilievi fotometrici degli apparecchio di illuminazione, sia in forma tabellare numerico su supporto cartaceo, sia sotto forma di file standard normalizzato (tipo “Eulumdat”, Iesna 86, 91, 95 ecc.). Tali dati debbono essere riportati in adeguata documentazione tecnica del fabbricante o in un rapporto di prova redatto da un organismo riconosciuto. In tale documentazione di prova devono essere fornite ulteriori indicazioni, in particolare: - l’identificazione del laboratorio di misura ed il nominativo del responsabile tecnico; - le specifiche della lampada (sorgente luminosa) utilizzata per la prova e la stima dell’incertezza di misura; - la posizione dell’apparecchio durante la misurazione con la chiara indicazione del centro fotometrico, tensione e frequenza di rete; - il tipo di apparecchiatura utilizzata per la misura e la relativa incertezza di misura; - la firma dal responsabile tecnico di laboratorio sul rapporto di prova. - istruzioni di manutenzione per assicurare che l’apparecchio di illuminazione conservi, per quanto possibile, la sua qualità iniziale per tutta la durata di vita; - istruzioni di installazione e uso corretto dell’apparecchio; - istruzioni per la corretta rimozione e smaltimento: - identificazione di componenti e parti di ricambio. 5.2.2.11 Informazioni sui corpi illuminanti a Led L’aggiudicatario deve presentare per gli apparecchi di illuminazione a Led almeno le seguenti informazioni: - parametri prestazionali caratteristici dell’apparecchio di illuminazione a Led con indicazione dell’incertezza di misura; - flusso luminoso nominale complessivo uscente dall’apparecchio; - efficacia luminosa (lm/W) iniziale dell’apparecchio in condizioni normali (a temperatura ambiente 25°C); - fattore di mantenimento del flusso a 50.000h dell’apparecchio, indicando quale modalità di funzionamento è stata utilizzata per la prova; - failure rate a 50.000h dell’apparecchio, indicando quale modalità di funzionamento è stata utilizzato per la prova; - indice di resa cromatica (Ra); - temperatura di colore; - temperatura ambiente alla quale l’apparecchio di illuminazione a Led emette il massimo flusso luminoso; - informazioni e parametri caratteristici dell’alimentatore elettronico dell’apparecchio;


- rilievi fotometrici degli apparecchio di illuminazione, sia in forma tabellare numerica su supporto cartaceo, sia sotto forma di file standard normalizzato (tipo “Eulumdat”, Iesna 86, 91, 95 ecc.), - istruzioni di manutenzione per assicurare che l’apparecchio di illuminazione a Led conservi, per quanto possibile, la sua qualità iniziale per tutta la durata di vita; - istruzioni di installazione e uso corretto dell’apparecchio; - istruzioni per la corretta rimozione e smaltimento - identificazione di componenti e parti di ricambio; Verifica: tali dati debbono essere riportati in una documentazione tecnica del fabbricante e/o in rapporti di prova di un organismo riconosciuto. 5.2.2.12 Istruzioni sul sistema di regolazione del flusso L’aggiudicatario deve fornire, per ogni tipo di corpo illuminante, almeno le seguenti informazioni: - istruzioni di installazione; - istruzioni per l’uso corretto del sistema di regolazione del flusso luminoso. Verifica: schede tecniche di installazione e di gestione del produttore del corpo illuminante. 5.2.2.13 Trattamenti superficiali I prodotti forniti devono avere le seguenti caratteristiche: - i trattamenti chimici ed i prodotti impregnanti non sono classificati come cancerogeni, teratogenici, allergenici o dannosi per il sistema riproduttivo secondo la direttiva 76/769/Cee e ss.mm.ii.; - resistenza della verniciatura alla nebbia salina; - resistenza alla corrosione; - quadrettatura ed adesione della vernice; - resistenza alla luce mediante esposizione alle radiazioni UV; - resistenza all’umidità; Verifica: L’offerente dimostra il soddisfacimento del criterio tramite adeguata documentazione tecnica del fabbricante o tramite da test di prova eseguiti da un organismo riconosciuto. Le norme tecniche di riferimento sono: - per la resistenza della verniciatura alla nebbia salina la Astmb 117-1997 o equivalente; - per la resistenza alla corrosione la UNI ISO 9227 in camera nebbia salina (Nss) o equivalente; - per la quadrettatura ed adesione della vernice la UNI EN ISO 2409 - 1996 o equivalente; - per la resistenza alla luce mediante esposizione alle radiazioni UV la ISO 11507 o equivalente; - per la resistenza all’umidità la UNI EN ISO 6270-1 o equivalente. 5.2.2.14 Requisiti degli imballaggi L’imballaggio (primario, secondario e terziario) deve: a) rispondere ai requisiti di cui all’allegato F, della parte IV “Rifiuti” del D. Lgs. 152/2006 e s.m.i., così come più specificatamente descritto nelle pertinenti norme tecniche, in particolare: UNI EN 13427:2005 Imballaggi - Requisiti per l’utilizzo di norme europee nel campo degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio UNI EN 13428:2005 Imballaggi - Requisiti specifici per la fabbricazione e la composizione - Prevenzione per riduzione alla fonte

UNI EN 13429:2005 Imballaggi – Riutilizzo UNI EN 13430:2005 Imballaggi - Requisiti per imballaggi recuperabili per riciclo di materiali UNI EN 13431:2005 Imballaggi - Requisiti per imballaggi recuperabili sotto forma di recupero energetico compresa la specifica del potere calorico inferiore minimo UNI EN 13432:2002 Requisiti per imballaggi recuperabili attraverso compostaggio e biodegradazione - Schema di prova e criteri di valutazione per l’accettazione finale degli imballaggi. b) essere costituito, se in carta o cartone del 90% in peso da materiale riciclato, se in plastica, per almeno il 60%. Verifica: l’offerente deve descrivere l’imballaggio che utilizzerà, indicando a quale delle norme tecniche sopra richiamate è conforme (riportare il tipo di materiale o di materiali con cui è costituito, le quantità utilizzate, le misure intraprese per ridurre al minimo il volume dell’imballaggio, come è realizzato l’assemblaggio fra materiali diversi e come si possono separare ecc.) e dichiarare il contenuto di riciclato. Per quanto riguarda il requisito di cui alla lettera b), si presume conforme l’imballaggio che riporta tale indicazione minima di contenuto di riciclato, fornita in conformità alla norma UNI EN ISO 14021 “Asserzioni ambientali autodichiarate” (ad esempio il simbolo del ciclo di Moebius) o alla norma UNI EN ISO 14024 “Etichettatura ambientale di tipo I” (ad esempio “Plastica seconda vita” ed equivalenti). 5.2.3 Specifiche tecniche premianti 5.2.3.1 Lampade Hid e sistemi Led Si applicano i criteri premianti del Capitolo 5.1.3 le Lampade Hid e sistemi a Led. 5.2.3.2 Corpi illuminanti per illuminazione posti sul lato della strada Vengono assegnati punteggi tecnici ai corpi illuminanti impiegati per illuminazione stradale che soddisfano almeno i seguenti requisiti: Proprietà apparecchio illuminazione stradale IP vano ottico IP vano cablaggi Certificazione DLOR C.U. lato marciapiede C.U. lato strada

Criteri minimi IP66 IP66 Enec o equivalente 78 0.20 0.59

Verifica: L’offerente deve dimostrare il soddisfacimento dei criteri elencati attraverso adeguata documentazione tecnica del fabbricante o attraverso relazioni di prova di un organismo riconosciuto, che consenta di valutare la conformità del materiale elettrico ai requisiti delle direttive europee applicabili ai fini della marcatura Ce; in particolare: - rapporti fotometrici in conformità alla norma EN 13032 più le eventuali parti seconde applicabili; - rapporti di conformità alle Norme Cei EN 60598-1, Cei EN 60598-2-3, EN 61000-3-2, EN 61000-3-3, EN 55015 e EN 61547 5.2.3.3 Corpi illuminanti per illuminazione stradale posti al centro della strada Vengono assegnati punteggi tecnici ai corpi illuminanti

XIX


che, impiegati in installazioni centro strada (tesata o similare), soddisfano almeno i seguenti requisiti: Proprietà apparecchio illuminazione stradale IP vano ottico IP vano cablaggi Certificazione DLOR

Criteri minimi IP66 IP66 Enec o equivalente 78

Verifica: L’offerente deve dimostrare il soddisfacimento dei criteri elencati attraverso adeguata documentazione tecnica del fabbricante o da rapporti di prova di organismi riconosciuti, che consenta di valutare la conformità del materiale elettrico ai requisiti delle direttive europee applicabili ai fini della marcatura Ce; in particolare: - rapporti fotometrici in conformità alla norma En 13032 più le eventuali parti seconde applicabili - rapporti di conformità alle Norme Cei EN 60598-1, Cei EN 60598-2-3, EN 61000-3-2, EN 61000-3-3, EN 55015 e EN 61547. 5.2.3.4 Corpi illuminanti per illuminazione di percorsi ciclopedonali Vengono assegnati punteggi tecnici ai corpi illuminanti che, impiegati per l’illuminazione di tratti ciclopedonali, soddisfano almeno i seguenti requisiti: Proprietà apparecchio illuminazione stradale IP vano ottico IP vano cablaggi Certificazione DLOR

Criteri minimi IP66 IP65 Enec o equivalente 75

Verifica: L’offerente deve dimostrare il soddisfacimento dei criteri elencati attraverso adeguata documentazione tecnica del fabbricante o da rapporti di prova di organismi riconosciuti, che consenta di valutare la conformità del materiale elettrico ai requisiti delle direttive europee applicabili ai fini della marcatura Ce; in particolare: - rapporti fotometrici in conformità alla norma En 13032 più le eventuali parti seconde applicabili - rapporti di conformità alle Norme Cei EN 60598-1, Cei EN 60598-2-3, EN 61000-3-2, EN 61000-3-3, EN 55015 e EN 61547. 5.2.3.5 Corpi illuminanti per illuminazione di aree verdi e parchi Vengono assegnati punteggi tecnici ai corpi illuminanti che, impiegati per illuminazione di aree verdi e parchi, soddisfano almeno i seguenti requisiti: Proprietà apparecchio illuminazione stradale IP vano ottico IP vano cablaggi Certificazione DLOR

Criteri minimi IP66 IP65 Enec o equivalente 70

Verifica: L’offerente deve dimostrare il soddisfacimento dei criteri elencati attraverso adeguata documentazione tecnica del fabbricante o da rapporti di prova di organi-

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smi riconosciuti, che consenta di valutare la conformità del materiale elettrico ai requisiti delle direttive europee applicabili ai fini della marcatura Ce; in particolare: - rapporti fotometrici in conformità alla norma En 13032 più le eventuali parti seconde applicabili - rapporti di conformità alle Norme Cei EN 60598-1, Cei EN 60598-2-3, EN 61000-3-2, EN 61000-3-3, EN 55015 e EN 61547 5.2.3.6 Quantità di luce emessa direttamente dal corpo illuminante verso l’emisfero superiore (luce al di sopra dell’orizzone - Γ > 90°) Fatta salva la legislazione locale in materia di riduzione dell’inquinamento luminoso, vengono assegnati punteggi tecnici in relazione ad ulteriori riduzioni della quantità di luce emessa al di sopra dell’orizzonte rispetto al criterio di base corrispondente, ove possibile. Verifica: L’offerente deve dimostrare la conformità al criterio attraverso rapporti fotometrici redatti in conformità alla norma En 13032 più le eventuali parti seconde applicabili, eseguiti da un organismo riconosciuto. È altresì possibile presentare qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante. 5.2.3.7 Efficacia luminosa per corpi illuminanti a Led Vengono assegnati punteggi tecnici agli apparecchi equipaggiati con sorgenti luminose Led che, in relazione alla temperatura di colore della luce emessa, qualunque sia la potenza nominale di alimentazione, soddisfano i seguenti requisiti di efficacia luminosa: Temperatura di colore [K] K ≤ 3.000 3.0000 < P ≤ 4.000 K > 4.000

Criteri premianti Efficacia luminosa [lm/W] ≥ 48 ≥ 65 ≥ 75

Verifica: l’offerente deve dimostrare il soddisfacimento del criterio mediante documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 5.2.3.8 Sistema di regolazione del flusso luminoso e relativo failure rate Fr Il sistema di regolazione del flusso luminoso, se le condizioni di sicurezza dell’utente lo permettono, deve essere interno al corpo illuminante ed il suo funzionamento deve essere autonomo senza l’utilizzo di cavi aggiuntivi lungo l’impianto di alimentazione. Gli alimentatori possono essere di tipo elettronico o elettromagnetico (che consentono una riduzione della potenza di funzionamento ad uno o più livelli). Vengono assegnati punteggi tecnici se il sistema di regolazione soddisfa per ogni sua parte almeno i requisiti indicati in tabella: Ore di funzionamento 50.000

Criteri premianti Failure rate ≤ 8%

Verifica: l’offerente deve documentare le caratteristiche del sistema di riduzione di flusso luminoso, integrato nel corpo illuminante presentando qualsiasi mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica


del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 5.2.4 Condizioni di esecuzione/clausole contrattuali 5.2.4.1 Garanzia La garanzia deve essere assicurata dal fornitore a partire dalla data di consegna della fornitura per un periodo di 3 anni, durante i quali dovranno essere disponibili anche le parti di ricambio. La garanzia deve includere anche il funzionamento del sistema di regolazione del flusso luminoso, ove presente. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato con la presentazione di un certificato di garanzia Si presume conformità al requisito il possesso, per prodotti ancora in produzione, di una eco-etichetta ISO 14024 (tipo I) che prevede il rispetto dello stesso. 5.2.4.2 Gestione rifiuti elettrici ed elettronici L’offerente deve assicurare il ritiro e trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Può essere richiesto il servizio aggiuntivo di ritiro di RAEE storici presso l’Amministrazione. Verifica: Dichiarazione del legale rappresentante dell’offerente. 5.2.4.3 Ritiro e gestione degli imballaggi L’offerente deve assicurare il ritiro di tutti gli imballaggi e della loro corretta gestione. Verifica: Dichiarazione del legale rappresentante/dichiarazione sostitutiva di atto notorio del legale rappresentante dell’offerente. 5.2.4.4 Formazione del personale della stazione appaltante L’offerente, ove richiesto, deve garantire la formazione del personale della stazione appaltante in merito: - funzionamento e caratteristiche dell’apparecchio; - regolazione dell’apparecchio e impostazioni rispettose dell’ambiente; - conoscenza e gestione dei sistemi di regolazione del flusso luminoso; - conoscenza e pratica dei metodi di misura del flusso luminoso; - installazione; - ricerca e soluzione dei guasti Verifica: Dichiarazione del legale rappresentante dell’offerente. 5.3 Acquisto di impianti di illuminazione 5.3.1 Oggetto dell’appalto Realizzazione di un impianto di illuminazione pubblica a ridotto impatto ambientale in un’ottica di ciclo di vita, in ottemperanza al Dm 11 aprile 2008 – approvazione del Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi del settore della pubblica amministrazione (Pan Gpp). 5.3.2 Selezione dei candidati 5.3.2.1 Qualificazione dei fornitori I candidati ammessi debbono disporre di personale con le competenze tecniche necessarie a scegliere, dimensionare, progettare e ove richiesto installare e mantenere correttamente gli apparecchi e l’impianto nel suo insieme, forniti, al fine di ridurne gli impatti ambientali. In particolare l’offerente deve presentare l’elenco del personale dedicato alla installazione specificatamente formato almeno in merito a:

- installazione - funzionamento e caratteristiche degli apparecchi; - regolazione degli apparecchi e impostazioni rispettose dell’ambiente; - conoscenza e gestione dei sistemi di regolazione del flusso luminoso; - conoscenza e pratica dei metodi di misura del flusso luminoso; Verifica: L’offerente deve esibire la documentazione attestante la qualificazione richiesta (dichiarazioni, certificazioni, attestazioni). 5.3.3 Specifiche tecniche di base 5.3.3.1 Lampade Hid, sistemi a Led e corpi illuminanti Si applicano i criteri minimi descritti nel capitolo 5.1.2 – Lampade Hid e sistemi a Led e nel capitolo 5.2.2.2 Corpi illuminanti. 5.3.3.2 Efficacia energetica dell’impianto di illuminazione pubblica L’intero impianto di pubblica illuminazione, in funzione della classe di illuminazione individuata per il compito visivo (UNI 11248) e le relative prescrizioni illuminotecniche minime indicate per garantire sicurezza agli utenti (EN 13201-2), deve quantomeno rispettare i requisiti minimi di efficacia energetica, espressi con il parametro Sleec (Sl per progettazione illuminotecnica in luminanza, Se per progettazione illuminotecnica in illuminamento), previsti dalla tabella che segue. Tipologia classe

Criteri minimi SL massimo

ME1…ME6 MEW1…MEW6

1 1

CE0…CE5 S1…S6

0.07 0.2

Unità di misura W/cdm-2/m2 W/cdm-2/m2

SE massimo W/lx/m2 W/lx/m2

Verifica: Il soddisfacimento del criterio è dimostrato da una relazione scritta del progettista in cui è descritto in sintesi il progetto e sono indicati i valori di Sleec previsti, sulla base della documentazione tecnica fornita dalle case costruttrici, importatrici e fornitrici, per i prodotti scelti. Dichiarazione di conformità dell’installazione al progetto illuminotecnico rilasciata dall’installatore. 5.3.3.3 Sistema di regolazione del flusso luminoso e relativo failure rate Fr I sistemi di regolazione del flusso luminoso possono essere: - con riduttore di flusso da quadro (regolatore di tensione della linea); - con riduttore di flusso puntuale (regolazione di potenza a gradini all’interno del corpo illuminante in modo autonomo); - con riduzione gestita puntualmente attraverso un sistema di monitoraggio a monte (dimmerizzazione lineare, regolazione a gradini) che comunichi con i dispositivi alloggiati all’interno dei corpi illuminanti, e devono rispettare i seguenti criteri minimi: Ore di funzionamento 50.000

Criteri minimi Failure rate ≤ 12%

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Verifica: L’offerente deve documentare le caratteristiche del sistema di riduzione di flusso luminoso e le prestazioni attese in materia di risparmio energetico. L’offerente deve rilasciare una dichiarazione del legale rappresentante di impegno a verificare successivamente le prestazioni, con misure realizzate sull’impianto funzionante. Per quanto riguarda il Fr il soddisfacimento del criterio è dimostrato da un test eseguito sull’impianto funzionante da un organismo riconosciuto. È altresì possibile presentare qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una relazione di prova di un organismo riconosciuto che indichi la metodologia utilizzata. 5.3.3.4 Informazioni sull’impianto I fornitori, oltre alle informazioni sulle lampade e sugli apparecchi di cui ai capitoli 1 e 2 devono fornire le informazioni relative alla corretta gestione ed uso dell’impianto. Verifica: L’offerente fornisce una dichiarazione del legale rappresentante di impegno a produrre la documentazione richiesta. 5.3.3.5 Trattamenti superficiali L’impianto fornito deve essere costituito da prodotti con le seguenti caratteristiche: - i trattamenti chimici ed i prodotti impregnanti non sono classificati come cancerogeni, teratogenici, allergenici o dannosi per il sistema riproduttivo secondo la direttiva 76/769/Cee e ss.mm.ii.; - resistenza della verniciatura alla nebbia salina; - resistenza alla corrosione; - quadrettatura ed adesione della vernice; - resistenza alla luce mediante esposizione alle radiazioni UV; - resistenza all’umidità; Verifica: Il soddisfacimento del criterio è dimostrato da test eseguiti da un organismo riconosciuto in base alle seguenti norme tecniche: - per la resistenza della verniciatura alla nebbia salina la Astmb 117-1997 o equivalente; - per la resistenza alla corrosione la UNI ISO 9227 in camera nebbia salina (Nss) o equivalente; - per la quadrettatura ed adesione della vernice la UNI EN ISO 2409 - 1996 o equivalente; - per la resistenza alla luce mediante esposizione alle radiazioni UV la ISO 11507 o equivalente; - per la resistenza all’umidità la UNI EN ISO 6270-1 o equivalente. 5.3.3.6 Requisiti dell’imballaggio L’imballaggio (primario, secondario e terziario) deve: a) rispondere ai requisiti di cui all’allegato F, della parte IV “Rifiuti” del D. Lgs. 152/2006 e s.m.i., così come più specificatamente descritto nelle pertinenti norme tecniche, in particolare: UNI EN 13427:2005 Imballaggi - Requisiti per l’utilizzo di norme europee nel campo degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio UNI EN 13428:2005 Imballaggi - Requisiti specifici per la fabbricazione e la composizione - Prevenzione per riduzione alla fonte UNI EN 13429:2005 Imballaggi - Riutilizzo UNI EN 13430:2005 Imballaggi - Requisiti per imballaggi recuperabili per riciclo di materiali UNI EN 13431:2005 Imballaggi - Requisiti per imballaggi

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recuperabili sotto forma di recupero energetico compresa la specifica del potere calorico inferiore minimo UNI EN 13432:2002 Requisiti per imballaggi recuperabili attraverso compostaggio e biodegradazione - Schema di prova e criteri di valutazione per l’accettazione finale degli imballaggi. b) essere costituito, se in carta o cartone del 90% in peso da materiale riciclato, se in plastica, per almeno il 60%. Verifica: l’offerente deve descrivere l’imballaggio che utilizzerà, indicando a quale delle norme tecniche sopra richiamate è conforme (riportare il tipo di materiale o di materiali con cui è costituito, le quantità utilizzate, le misure intraprese per ridurre al minimo il volume dell’imballaggio, come è realizzato l’assemblaggio fra materiali diversi e come si possono separare ecc.) e dichiarare il contenuto di riciclato. Per quanto riguarda il requisito di cui alla lettera b), si presume conforme l’imballaggio che riporta tale indicazione minima di contenuto di riciclato, fornita in conformità alla norma UNI EN ISO 14021 “Asserzioni ambientali autodichiarate” (ad esempio il simbolo del ciclo di Moebius) o alla norma UNI EN ISO 14024 “Etichettatura ambientale di tipo I” (ad esempio “Plastica seconda vita” ed equivalenti). 5.3.4 Specifiche tecniche premianti 5.3.4.1 Lampade Hid, sistemi a Led e corpi illuminanti Si applicano i criteri premianti descritti nel capitolo 5.1.3 – Lampade Hid e Sistemi e Led e nel capitolo 5.2.3 Corpi illuminanti. 5.3.4.2 Efficienza energetica dell’impianto di illuminazione pubblica Vengono assegnati punteggi tecnici in proporzione alla riduzione del valore dell’indice di consumo energetico Ice - definito dalla stazione appaltante rispetto ai limiti definiti per il criterio minimo (v. punto 3.3.2.) L’Ice è dato dal rapporto tra lo Sleec di progetto e lo Sleec di riferimento di cui alle tabelle A e B che seguono. Per tratti stradali prevalentemente motorizzati, in cui viene richiesto dalla normativa UNI 11248 un calcolo che tenga conto della luminanza, occorre considerare lo Sleec per luminanza SL; per tratti misti, in cui viene richiesto dalla normativa UNI 11248 un calcolo che tenga conto dell’illuminamento, occorre considerare lo Sleec per illuminamento Se. In entrambi i casi occorre calcolare il valore di Sleec di progetto (Sl) o (Se), in funzione della classe illuminotecnica di progetto, e dividerlo per il valore di Sleec di riferimento (Slr) o (Ser) scelto dalla tabella A o dalla tabella B per la stessa classe illuminotecnica. Il rapporto tra i due valori (Sl/Slr o Se/Ser) è l’Ice dell’impianto e ne determina la classe energetica (tabella C). Nelle tabelle che seguono sono riportati: Tabella A: valori di Sleec di riferimento (in rapporto alla luminanza) in funzione delle classi di illuminazione (norme UNI 11248 ed EN 13201): Tabella B: valori di Sleec di riferimento (in rapporto all’illuminamento) in funzione delle classi di illuminazione (norme UNI 11248 ed EN 13201): Tabella A Illuminazione stradale Classi illuminotecniche ME ed MEW Sleec di riferimento SLR Classe illuminotecnica [W/cdm-2/m2] ME1 / MEW1 0.55


ME2 / MEW2 ME3a ME3b / MEW3 ME3c ME4a / MEW4 ME4b ME5 / MEW5 ME6

0.58 0.74 0.77 0.79 0.83 0.87 0.93 1.00

Tabella B Illuminazione intersezioni, centri storici Classi illuminotecniche Ce Sleec di riferimento SER Classe illuminotecnica [W/lx/m2] CE0 0.039 CE1 0.045 CE2 0.048 CE3 0.056 CE4 0.062 CE5 0.070 Illuminazione marciapiedi, piste ciclopedonali, parcheggi Classi illuminotecniche S Sleec di riferimento SER Classe illuminotecnica [W/lx/m2] S1 0,09 S2 0,11 S3 0,14 S4 0,16 S5 0,18 S6 0,19 S7 0,20 Tabella C: classificazione energetica dell’impianto in funzione del valore di Ice. Tabella C - Classificazione energetica Indice di consumo energetico ICE = SE/SER per calcolo in illuminamento oppure ICE = SL/SLR per calcolo in luminanza ICE < 0,91 Alta efficienza 0,91 ≤ ICE < 1,09 1,09 ≤ ICE < 1,35 1,35 ≤ ICE < 1,79 1,79 ≤ ICE < 2,63 2,63 ≤ ICE < 3,10 ICE ≥ 3,10 Bassa efficienza Verifica: Il soddisfacimento del criterio è dimostrato da una relazione scritta del progettista in cui è descritto in sintesi il progetto e sono indicati i valori di Sleec previsti, sulla base della documentazione tecnica fornita dalle case costruttrici, importatrici e fornitrici, per i prodotti scelti. Dichiarazione di conformità dell’installazione al progetto illuminotecnico. 5.3.4.3 Sistema di regolazione del flusso luminoso e relativo failure rate Fr Vengono assegnati punti tecnici, in caso di rispetto dei seguenti valori:

Ore di funzionamento 50.000

Criteri premianti Failure rate ≤ 8%

La stazione appaltante può assegnare altri punti tecnici anche in relazione alle seguenti caratteristiche: - percentuale di dimmerizzazione in relazione alla potenza di lampada; - variazioni rispetto alle curve di mantenimento del flusso luminoso rispetto all’impiego a potenza nominale; - variazioni rispetto alle curve di sopravvivenza delle sorgenti luminose rispetto all’impiego a potenza nominale; - variazioni rispetto alla temperatura di colore ed all’indice di resa cromatica delle sorgenti luminose rispetto all’impiego a potenza nominale. Verifica: l’offerente deve documentare le caratteristiche del sistema di riduzione di flusso luminoso e le prestazioni attese in materia di risparmio energetico. L’offerente deve rilasciare una dichiarazione del legale rappresentante di impegno a verificare successivamente le prestazioni, con misure realizzate sull’impianto funzionante. Per quanto riguarda il Fr il soddisfacimento del criterio è dimostrato da un test eseguito sull’impianto funzionante da un organismo riconosciuto. È altresì possibile presentare qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una relazione di prova di un organismo riconosciuto che indichi la metodologia utilizzata. 5.3.5 Condizioni di esecuzione/clausole contrattuali 5.3.5.1 Lampade, sistemi a Led e corpi illuminanti Si applicano le clausole contrattuali previste per la fornitura delle lampade e dei sistemi a Led e dei corpi illuminanti. 5.3.5.2 Garanzia La garanzia deve essere assicurata dal fornitore a partire dalla data di consegna della fornitura per un periodo minimo di 10 anni, durante i quali dovranno essere disponibili anche le parti di ricambio. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato con la presentazione di un certificato di garanzia. 5.3.5.3 Ritiro e gestione degli imballaggi L’offerente deve assicurare il ritiro di tutti gli imballaggi e della loro corretta gestione. Verifica: Dichiarazione del legale rappresentante dell’offerente. 5.3.5.4 Formazione del personale della stazione appaltante L’offerente, ove richiesto, deve garantire la formazione del personale della stazione appaltante in merito: - funzionamento e caratteristiche dell’apparecchio; - regolazione dell’apparecchio e impostazioni rispettose dell’ambiente; - conoscenza e gestione dei sistemi di regolazione del flusso luminoso; - conoscenza e pratica dei metodi di misura del flusso luminoso; - installazione; - ricerca e soluzione dei guasti Verifica: Dichiarazione del legale rappresentante dell’offerente.

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Allegato 4 Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione ovvero Piano d’azione nazionale sul Green Public Procurement (Pan Gpp) Criteri ambientali minimi per l’acquisto di attrezzature elettriche ed elettroniche d’ufficio: pc portatili, pc da tavolo, stampanti, apparecchi multifunzione e fotocopiatrici 1 Premessa Questo documento è parte integrante del Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione, di seguito Pan Gpp15 e tiene conto di quanto proposto nelle comunicazioni su consumo e produzione sostenibile (COM (2008) 397) e sul Gpp (COM (2008) 400), adottate dal Consiglio dei Ministri dell’Unione europea. In relazione a quanto indicato al punto 4.2 “obiettivo nazionale” del Pan Gpp e nella comunicazione (COM (2008) 400 par. 5.1), l’obiettivo proposto è di raggiungere entro il 2011, la quota del 50% di appalti verdi sul totale degli appalti pubblici aggiudicati su tali categorie di forniture. Tale percentuale verrà valutata sia sulla base del numero che del valore totale degli stessi. Così come previsto dal Pan Gpp sarà monitorata l’applicazione delle indicazioni del piano. 2 Oggetto e struttura del documento Questo documento contiene i “criteri ambientali minimi” e alcune considerazioni di carattere generale per l’acquisto di attrezzature elettriche ed elettroniche da ufficio, categoria di cui alla lettera F “elettronica”, del paragrafo 3.6 del Pan Gpp, che comprende Pc da tavolo, Pc portatili, stampanti, fotocopiatrici e apparecchiature multifunzione. Le indicazioni di carattere generale riguardano i suggerimenti finalizzati alla razionalizzazione degli acquisti e dei consumi correlati a tali prodotti, la normativa ambientale di riferimento ed ulteriori eventuali suggerimenti proposti alle stazioni appaltanti in relazione all’espletamento della relativa gara d’appalto, all’esecuzione del contratto e/o alla gestione del prodotto o servizio oggetto dello stesso. I criteri si suddividono in criteri ambientali “di base” e “premianti”. Essi sono infatti collegati alle singole fasi di definizione dell’appalto in modo da facilitare il compito della stazione appaltante che può introdurli nelle proprie gare attraverso un “copia ed incolla”, essendo stati selezionati in ossequio di quanto stabilito nel codice dei contratti pubblici, in relazione anche alla tutela della normativa sulla concorrenza e par condicio. Le stazioni appaltanti che seguono le indicazioni per la razionalizzazione dei fabbisogni e che introducono i “criteri ambientali minimi” indicati nel presente documento nelle proprie procedure d’appalto, sono in linea con i principi del Pan Gpp e contribuiscono a raggiungere gli obiettivi ambientali dallo stesso definiti. Un appalto è “verde” se integra tutti i criteri “di base”. Le stazioni appaltanti sono comunque invitate ad utilizzare anche i criteri “premianti” quando aggiudica l’appalto all’offerta economicamente più vantaggiosa.

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Le fasi della procedura d’acquisto per le quali sono stati identificati i criteri sono: - Oggetto dell’appalto: è descritto l’oggetto dell’appalto evidenziandone la sostenibilità ambientale e, ove presente, sociale in modo da segnalare la presenza di requisiti ambientali ed eventualmente sociali, nella procedura di gara. Le stazioni appaltanti dovranno indicare nell’oggetto dell’appalto il decreto ministeriale di approvazione dei criteri ambientali utilizzati. - Selezione dei candidati: sono riportati i requisiti di qualificazione soggettiva atti a provare la capacità tecnica del candidato ad eseguire l’appalto in modo di recare i minori danni possibili sull’ambiente. - Specifiche tecniche di base: in questa parte del documento sono riportate le specifiche tecniche di carattere ambientale che, unitamente alle “condizioni di esecuzione-criteri di base”, devono essere rispettate per poter qualificare l’appalto come “verde”. Per ogni criterio è indicata la documentazione che il fornitore dovrà presentare per comprovarne la conformità. Questi criteri ambientali costituiscono un riferimento per le stazioni appaltanti che vogliano ottemperare a quanto previsto dall’articoli 68, comma 1, del D. Lgs. 163/2006 “Specifiche tecniche” che stabilisce che le specifiche tecniche, “Ogniqualvolta sia possibile, devono essere definite in modo da tenere conto ...”omissis”..., della tutela ambientale”. - Specifiche tecniche premianti: in questa parte del documento sono indicate le specifiche tecniche di carattere ambientale atte a selezionare prodotti/servizi con prestazioni ambientali migliori di quelle garantite dal rispetto dei soli criteri di base. - Condizioni di esecuzione/clausole contrattuali: in questa parte del documento sono descritte le condizioni di esecuzione/clausole contrattuali dell’appalto di carattere ambientale che, unitamente alle “specifiche tecniche di base”, devono essere rispettate per poter qualificare l’appalto come “verde”. Tale conformità deve essere mantenuta per tutta la durata del contratto. Per ogni criterio ambientale è indicata una “verifica” ovvero: - la documentazione che l’offerente o il fornitore è tenuto a presentare per comprovare la conformità del prodotto o del servizio al requisito richiesto. - ove esistenti, i mezzi di presunzione di conformità che la stazione appaltante può accettare al posto delle prove dirette. Laddove trattasi di impegni futuri, si fa riferimento alla “dichiarazione semplice del legale rappresentante” dell’offerente. In quest’ultimo caso, qualora non fosse già prassi contrattuale della stazione appaltante, si suggerisce di collegare sempre l’inadempimento di quanto dichiarato a sanzioni e, se del caso, alla previsione di risoluzione del contratto. In relazione al punto a) fra i “mezzi di prova”, che, come previsto dall’articolo 68 comma 10 del D. Lgs. 163/2006, possono essere rappresentati “anche da una documentazione tecnica del fabbricante o da una relazione di prova di un organismo riconosciuto”, si precisa che, per ‘organismo riconosciuto’ si intendono, secondo quanto previsto


dal successivo comma 11 del medesimo articolo 68 i “laboratori di prova, di calibratura e gli organismi di ispezione e certificazione conformi alle norme europee”. 3 Relazione di accompagnamento (background document) Per un approfondimento degli aspetti metodologici, tecnici e normativi seguiti per la redazione del presente documento, si rinvia alla relazione di accompagnamento (background document), disponibile sul sito www.dsa. minambiente.it/gpp, (www.minambiente.it, sezione “argomenti”, link: Gpp – acquisti verdi). Nella relazione sono descritti gli aspetti e gli impatti ambientali della categoria di cui è oggetto, sono citati i riferimenti normativi, le altre fonti informative su cui si è basata la definizione dei criteri e sono approfonditi, ove necessario, gli aspetti relativi ai metodi di prova e ai documenti di prova per la verifica di conformità ai criteri. Sono altresì fornite le indicazioni sulla prevista evoluzione dei criteri che sarà recepita nella prossima versione dei criteri ambientali minimi relativi a questa categoria di forniture. Il background document può essere soggetto ad aggiornamenti qualora, in sede di applicazione dei Criteri ambientali minimi, si rendesse opportuno approfondire ulteriori aspetti. 4 Indicazioni di carattere generale relative all’appalto 4.1 Riferimenti normativi I criteri ambientali, anche quelli “di base”, corrispondono a caratteristiche e prestazioni superiori a quelle previste dalle leggi nazionali e regionali vigenti il cui rispetto deve comunque essere assicurato. Le principali norme ambientali che disciplinano i prodotti/servizi oggetto dell’appalto sono riportate nella relazione di accompagnamento a questo documento. È opportuno che la stazione appaltante le richiami nel capitolato. In particolare si segnalano: - Il D. Lgs. n. 151/2005 recante “Attuazione delle direttive 2002/95/Ce, 2002/96/Ce e 2003/108/Ce, relative alla riduzione dell’uso di sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche, nonché allo smaltimento dei rifiuti” e s.m.i.; - La direttiva 2004/108/Ce sulla compatibilità elettromagnetica (Emc), così come recepita con D. Lgs. 194/2007. In particolare le apparecchiature fornite dovranno recare la marcatura Ce attestante la conformità a tale normativa; - Il D. Lgs. 188/2008 inerente le attività di raccolta, trattamento, riciclaggio e smaltimento dei rifiuti di pile e accumulatori. 4.1 Criteri dell’offerta “economicamente più vantaggiosa” In linea con le indicazioni del Pan Gpp al fine di tenere nel massimo conto gli aspetti della sostenibilità (ambientali, economici e sociali) la forma di aggiudicazione preferibile è quella dell’offerta economicamente più vantaggiosa prevista dal Codice dei contratti pubblici.

Tale modalità di aggiudicazione consente di qualificare ulteriormente l’offerta rispetto a quanto indicato come requisito base, attribuendo un punteggio tecnico a prestazioni ambientali più elevate, tipiche di prodotti meno diffusi e talvolta più costosi senza compromettere l’esito della gara. In questo modo si favorisce e si premia l’ecoinnovazione del mercato. Secondo le indicazioni della Commissione europea, allo scopo di fornire al mercato un segnale adeguato, è opportuno che le stazioni appaltanti assegnino ai criteri premianti punti in misura non inferiore al 15% del punteggio totale. 4.2 Analisi e riduzione dei fabbisogni Prima della definizione dell’oggetto di un appalto, la stazione appaltante deve fare un’attenta analisi delle proprie esigenze per valutare l’effettiva consistenza e le possibilità di razionalizzazione del fabbisogno tenendo in considerazione le indicazioni del Pan Gpp16 . Prima dell’acquisto di un nuovo computer per esempio, occorre considerare la possibilità alternativa di aggiornamento delle componenti e valutare l’opportunità di sostituzione in funzione del profilo di utilizzo e dei potenziali risparmi energetici ottenibili grazie all’uso di un nuovo e più efficiente prodotto. Riguardo le apparecchiature di stampa e copia, va considerata l’opportunità di razionalizzarne l’acquisto valutando l’opportunità di predisporre un sistema a rete o, eventualmente di avvalersi per talune attività, di un servizio copie. Circa le modalità di utilizzo invece è necessario porsi l’obiettivo di eliminare le stampe e le copie inutili responsabilizzando i dipendenti in modo da favorire la trasmissione telematica dei documenti e la lettura e archiviazione digitale degli stessi. Con riferimento alle fotocopiatrici, alle stampanti e alle apparecchiature multifunzione inoltre se si preferisse il noleggio all’acquisto, si favorirebbe l’estensione della vita utile del bene, in quanto il fornitore del servizio, proprietario delle macchine, avrebbe un diretto interesse al mantenimento dell’efficienza e all’allungamento della durata del bene. Parallelamente, l’ente committente avrebbe una garanzia di assistenza e manutenzione per l’intera durata contrattuale e, nella gestione del fine vita un ulteriore vantaggio di non dover effettuare alcuna procedura di dismissione del bene, che talvolta, ne ha ostacolato l’invio a smaltimento. 4.3 Indicazioni per l’uso delle attrezzature It Le modalità di utilizzo di questa macrocategoria di prodotti incidono in maniera significativa sugli impatti ambientali generati. Ad esempio, i maggiori impatti sull’ambiente connessi ai Pc (siano essi desktop o portatili) derivano dai consumi energetici in fase di utilizzo: un uso razionale di queste apparecchiature, mirato a limitare gli sprechi di energia è, quindi, fondamentale per ridurre i carichi ambientali collegati a tali prodotti. Gli enti sono invitati ad adottare e diffondere presso il proprio personale indicazioni per l’uso corretto degli apparati anche attraverso campagne di sensibilizzazione ed informazione, assicurando che: - siano attivate le opzioni di risparmio energetico previste

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dal sistema operativo; - siano spenti e staccati dalla presa di corrente alla fine della giornata di lavoro e se non si utilizzano per un lungo periodo. Si auspica l’utilizzo di una “ciabatta” con interruttore per ciascuna postazione di lavoro. Per ridurre gli impatti ambientali di tutte le apparecchiature di stampa e copia è necessario che l’Ente, oltre a procedere all’acquisto, integrando i criteri ambientali minimi descritti nel presente documento, si attivi per: - sostituire apparecchiature ad uso personale con soluzioni di workgroup; - implementare corrette modalità di utilizzo delle stesse dell’apparecchiatura in questione da parte dell’organizzazione personale (es. stampa in differita; archiviazione elettronica; flusso digitale del documento; gestione documentale informatizzata). L’impiego razionale di tali apparecchiature consente notevoli vantaggi ambientali ed economici legati al risparmio energetico e alla conseguente riduzione di emissioni di CO2, alla riduzione del consumo di carta e di toner e alla maggiore durata della vita utile del prodotto. Per facilitare le azioni di sensibilizzazione del personale, si forniscono nei paragrafi successivi alcune indicazioni su azioni mirate a modificare i comportamenti e razionalizzare l’uso dei prodotti. L’Ente può veicolare tali indicazioni nella forma che ritiene più appropriata alla propria struttura e dimensione, ad esempio attraverso campagne di sensibilizzazione e informazione o tramite apposite circolari. 4.3.1 Razionalizzazione dell’uso delle apparecchiature - limitare il numero di copie, incrementando l’utilizzo della posta elettronica per la diffusione e la condivisione dei documenti ed evitare la copia di documenti che possono essere consultati a video; - adottare la modalità di fronte/retro e preferire la stampa/copia di più pagine per foglio; - utilizzare, quando possibile, la modalità di copia/stampa in “bozza” e adottare il carattere c.d. “Eco-font”; - utilizzare formati ridotti; - limitare l’uso del colore ove non strettamente necessario; - assicurarsi che l’apparecchio non rimanga collegato alla rete elettrica (per esempio spegnendo l’interruttore a muro o la multipresa a cui è collegato o, in assenza di questi, scollegando il cavo dell’alimentazione) al termine dell’orario di lavoro; - impostare la funzione di risparmio energetico. 4.3.2 Raccolta differenziata - predisporre ed utilizzare cestini per la raccolta separata della carta nelle vicinanze degli apparecchi; - predisporre ed utilizzare contenitori per la raccolta differenziata dei toner esausti; - garantire la corretta gestione dei rifiuti da parte della ditta affidataria del servizio di pulizie o tramite procedure ad hoc, opportunamente e periodicamente monitorate. 4.3.3 Sicurezza del personale Individuare il locale idoneo all’alloggiamento delle apparecchiature dipartimentali, provvisto di corretta aerazione. 4.3.4 Indicazioni sulla sicurezza Ai sensi del D. Lgs. 81/2008 (articolo 26 comma 3-ter) l’Amministrazione integrerà, se esistenti, indicazioni relative ai

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rischi specifici da interferenza presenti nei luoghi in cui verrà espletato l’appalto nell’ambito del “Documento di valutazione dei potenziali rischi da interferenze”. Tali indicazioni, che dovranno essere sottoscritte per accettazione dall’affidatario, costituiranno integrazione degli atti contrattuali. 5 Criteri ambientali per personal computer portatili 5.1 Oggetto dell’appalto Acquisto di Pc Portatili “a ridotto impatto ambientale”. 5.2 Specifiche tecniche di base 5.2.1 Consumo energetico Le apparecchiature devono essere conformi allo standard Energy Star nella versione vigente. Verifica: il possesso dell’etichetta Energy Star oppure Nordic Swan o di qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, vale come mezzo di presunzione di conformità. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 5.2.2 Emissioni sonore Le apparecchiature fornite dovranno avere un livello di potenza sonora emessa (LwAd) non superiore a 45 db(A), in modalità hard disk attivo ovvero accesso ad un disco rigido (misurata in conformità alla EN ISO 7779:2001, No. C.9.3.2o C.15.3.2) e LWAd non superiore a 40 db(A) in fase “idle” (misurata in conformità alla EN ISO 7779:2001, No. C.15.3.1). Verifica: il rispetto dei requisiti relativi alla potenza sonora in modalità hard disk attivo ovvero accesso ad un disco rigido ed in fase “idle” è comprovato attraverso una relazione, predisposta da un laboratorio di prova accreditato in base alla norma EN ISO 17025, in cui si attesti che i livelli delle emissioni acustiche sono stati misurati in conformità alla norma EN ISO 7779:2001 e dichiarati in conformità alla norma ISO 9296. I valori ottenuti dalla misurazione delle emissioni acustiche sia nella fase “idle” che in modalità hard disk attivo ovvero accesso ad un disco rigido devono essere dichiarati in detta relazione in conformità a quanto disposto nel paragrafo 3.2.5 della norma ISO 9296. Il possesso dell’etichetta Eu Ecolabel o Nordic Swan o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio vale come mezzo di presunzione di conformità. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 5.2.3 Aggiornabilità delle componenti L’apparecchiatura deve consentire la possibilità di accedere, aggiornare o potenziare i principali componenti (almeno la memoria Ram, il disco rigido e, dove presente, il lettore/masterizzatore Cd o Dvd). Il limite temporale di tale requisito si allinea con la durata della garanzia. Verifica: Il possesso dell’etichetta Eu Ecolabel, o Der Blaue Engel, o Nordic Swan o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, vale come mezzo di presunzione di conformità. In alternativa il rispetto del requisito è comprovato da


una dichiarazione dell’azienda che ha assemblato il prodotto e dalla documentazione di accompagnamento al prodotto destinata all’utente (Manuale d’uso, altri documenti di prodotto) contenente tale indicazione. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 5.2.4 Manuale di istruzioni L’apparecchiatura offerta deve essere fornita di un manuale di istruzioni, o altra documentazione di accompagnamento al prodotto, in italiano, che informi sul corretto uso (con riferimento agli impatti ambientali) delle apparecchiature che includa: - informazioni sulle opzioni attivabili per un ridotto consumo di energia; - informazioni sul corretto utilizzo dell’apparecchiatura; Il manuale di istruzioni può essere fornito in formato elettronico. In tal caso dovrà essere fornito in formato cartaceo un estratto del manuale contenente almeno le istruzioni necessarie: - all’accensione, alla connessione e alla risoluzione dei più comuni problemi relativi all’accensione; - alla stampa di una versione cartacea del manuale di istruzioni. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato dalla presentazione di una copia del manuale di istruzione (cartacea o eventualmente elettronica) e del suo estratto (nel caso venga fornita all’utente una versione elettronica) o di un indice esemplificativo dei contenuti, che verranno dati al momento della fornitura. Il possesso dell’etichetta Eu Ecolabel, o Der Blaue Engel, o Nordic Swan o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, vale come mezzo di presunzione di conformità. La documentazione deve essere disponibile in italiano. 5.2.5 Informazioni sul prodotto Al fine di semplificare l’uso delle apparecchiature e/o le funzioni opzionali, l’offerente dovrà fornire puntuali istruzioni agli utenti volte a chiarire: - l’entità del risparmio energetico annuo medio conseguibile disconnettendo l’apparecchio dalla rete elettrica (calcolando anche lo scollegamento durante le notti dei giorni feriali, i weekend e i festivi). Tali informazioni potranno essere rese attraverso un incontro presso la sede dell’Amministrazione o attraverso la distribuzione di uno specifico opuscolo informativo. - modalità del ritiro e trattamento RAEE. - modalità dell’estensione di assistenza e manutenzione, laddove offerto. Verifica: l’offerente dovrà fornire copia del materiale informativo contenente le informazioni sopra citate che sarà presente in dotazione ai prodotti. 5.2.6 Requisiti dell’imballaggio L’imballaggio (primario, secondario e terziario) deve: a) rispondere ai requisiti di cui all’allegato F, della parte IV “Rifiuti” del D. Lgs. 152/2006 e s.m.i., così come più specificatamente descritto nelle pertinenti norme tecniche, in particolare: - UNI EN 13427:2005 Imballaggi - Requisiti per l’utilizzo di norme europee nel campo degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio

- UNI EN 13428:2005 Imballaggi - Requisiti specifici per la fabbricazione e la composizione - Prevenzione per riduzione alla fonte - UNI EN 13429:2005 Imballaggi – Riutilizzo - UNI EN 13430:2005 Imballaggi - Requisiti per imballaggi recuperabili per riciclo di materiali - UNI EN 13431:2005 Imballaggi - Requisiti per imballaggi recuperabili sotto forma di recupero energetico compresa la specifica del potere calorico inferiore minimo - UNI EN 13432:2002 Requisiti per imballaggi recuperabili attraverso compostaggio e biodegradazione -Schema di prova e criteri di valutazione per l’accettazione finale degli imballaggi. b) essere costituito, se in carta o cartone per almeno il 90% in peso da materiale riciclato, se in plastica, per almeno il 60%. Verifica: l’offerente deve descrivere l’imballaggio che utilizzerà, indicando a quale delle norme tecniche sopra richiamate è conforme (riportare il tipo di materiale o di materiali con cui è costituito, le quantità utilizzate, le misure intraprese per ridurre al minimo il volume dell’imballaggio, come è realizzato l’assemblaggio fra materiali diversi e come si possono separare ecc.) e dichiarare il contenuto di riciclato. Per quanto riguarda il requisito di cui alla lettera b), si presume conforme l’imballaggio che riporta tale indicazione minima di contenuto di riciclato, fornita in conformità alla norma UNI EN ISO 14021 “Asserzioni ambientali autodichiarate” (ad esempio il simbolo del ciclo di Moebius) o alla norma UNI EN ISO 14024 “Etichettatura ambientale di tipo I” (ad esempio “Plastica seconda vita” ed equivalenti). 5.3 Specifiche tecniche premianti 5.3.1 Consumo energetico Il consumo energetico delle apparecchiature offerte deve essere inferiore ai valori stabiliti dall’etichetta Energy Star nella versione vigente. Di seguito è riportato un esempio di attribuzione di punteggio che si basa sulla determinazione del Consumo energetico tipico [Typical Energy Consumption (Etec)] cui si fa riferimento nelle linee guida Energy Star 5.0 (Energy Star® Program Requirements for Computers - Appendix A - Section III). In tale ipotesi esemplificativa, se il valore di Tec misurato è inferiore al valore di soglia previsto nelle linee guida (Tec requirement) i punti saranno assegnati secondo la seguente tabella: Valore di consumo misurato (ETEC) 95% TEC > ETEC requirement >= 90% TEC > ETEC requirement >= 80% TEC > ETEC requirement

Punteggio attribuito * 90% TEC requirement 80% TEC requirement

X X*2 X*3

* Punteggi crescenti, autonomamente determinabili in funzione del valore del punteggio tecnico. La tabella presenta un esempio di progressività attribuibile al punteggio tecnico in funzione del valore di consumo misurato (Etec) rilevato.

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Verifica: Il rispetto del criterio è comprovato da una dichiarazione del produttore e dalla documentazione di accompagnamento al prodotto destinata all’utente (Manuale d’uso, altri documenti di prodotto) contenente il valore di Etec, secondo quanto indicato nelle linee guida Energy Star, che dovrà essere misurato in relazione alla categoria di appartenenza dell’apparecchiatura offerta, applicando i “capability adjustments” relativi all’apparecchiatura offerta e l’“operational mode weighting” convenzionale. Tali misurazioni devono essere svolte da un organismo riconosciuto. 5.3.2 Emissioni sonore Le apparecchiature devono avere una potenza sonora LWAd rientrante nei seguenti limiti: LWAd ≤ 40 db(A) in modalità hard disk attivo ovvero accesso ad un disco rigido (misurati in conformità alla EN ISO 7779:2001, No. C.9.3.2 o C.15.3.2); LWAd ≤ 35 db(A) in fase “idle” (misurati in conformità alla EN ISO 7779:2001, No. C.15.3.1) Verifica: il rispetto del requisito è comprovato attraverso una relazione, predisposta da un laboratorio di prova riconosciuto accreditato in base alla norma EN ISO 17025, in cui si attesti che i livelli delle emissioni acustiche sono stati misurati in conformità alla norma EN ISO 7779:2001 e dichiarati in conformità alla norma ISO 9296. I valori ottenuti dalla misurazione delle emissioni acustiche sia nella fase “idle” che in modalità hard disk attivo ovvero accesso ad un disco rigido devono essere dichiarati in detta relazione in conformità a quanto disposto nel paragrafo 3.2.5 della norma ISO 9296. Il possesso dell’etichetta Eu Ecolabel o Nordic Swan o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, nell’ultima versione approvata vale come mezzo di presunzione di conformità. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 5.3.3 Peso Il peso del Pc portatile non può essere superiore a 3 kg (2 kg per gli ultraportatili con diagonale schermo di 13-15 pollici 17 ) in configurazione base completa, comprensiva di unità disco ottico, disco rigido, Ram e 1 batteria installata. La caratteristica migliorativa non si applica ai portatili considerati come sostituti di computer desktop (desktop replacement). Il punteggio deve essere distribuito in proporzione alla diminuzione del peso dell’apparecchiatura18 . Verifica: l’apparecchiatura deve essere sottoposta a Verifica di peso con una bilancia di precisione con tolleranza pari a 1 gr. 5.3.4 Durata delle batterie Le batterie, conformi alla direttiva 2006/66/Ec, devono consentire un autonomia maggiore di 3 ore e 30 minuti. Il punteggio deve essere distribuito in proporzione all’aumento della durata della batteria. La caratteristica migliorativa non si applica ai portatili considerati come sostituti di computer desktop (desktop replacement). Verifica: Il rispetto del requisito è comprovato con la presentazione di un rapporto sulla misurazione delle prestazioni del Pc e della batteria effettuata a cura del

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fornitore utilizzando il benchmark Bapco, nell’ultima versione disponibile. Tali misurazioni devono essere svolte da un organismo riconosciuto e verrà riscontrata in sede di verifica di conformità o di collaudo delle apparecchiature. 5.3.5 Contenuto di mercurio nei monitor Lcd Il sistema di retroilluminazione dello schermo Lcd non deve contenere in media più di 3 mg di mercurio per lampada. Verifica: Il possesso dell’etichetta Eu Ecolabel o Der Blaue Engel o Tco o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, nell’ultima versione approvata vale come mezzo di presunzione di conformità. Alternativamente è accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 5.3.6 Sostanze pericolose Le componenti in plastica di peso superiore a 25 grammi non devono contenere sostanze o preparati ritardanti di fiamma con una delle seguenti frasi di rischio, come definite dalla direttiva 67/548/Cee: Pericoloso per la salute: R45 (può provocare il cancro) R46 (può provocare alterazioni genetiche ereditarie) R60 (può ridurre la fertilità) R61 (può provocare danni al feto) Verifica: il possesso dell’etichetta Eu Ecolabel o Nordic Swan o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio vale come mezzo di presunzione di conformità. Alternativamente è accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 5.3.7 Sostanze pericolose nella batteria La batteria fornita con l’apparecchiatura, deve rispettare i seguenti limiti: - mercurio non superiore allo 0,0001% del peso della batteria; - cadmio non superiore allo 0,001% del peso della batteria; - piombo non superiore allo 0,01% del peso della batteria. Verifica: il possesso dell’etichetta Eu Ecolabel o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, nell’ultima versione approvata vale come mezzo di presunzione di conformità. Alternativamente è accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 5.3.8 Disassemblaggio Le parti costituenti l’apparecchiatura devono essere facilmente separabili. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato con la presentazione di una relazione sul disassemblaggio che attesti il possesso del requisito o da qualsiasi mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. Il possesso dell’etichetta Nordic Swan o Der Blaue Engel o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, vale come mezzo di presunzione di


conformità. 5.3.9 Parti in plastica Le parti in plastica con un peso superiore a 25 gr e una superficie pari o superiore a 200 mm2 devono presentare una marcatura permanente che ne identifichi il materiale, in conformità alle norme ISO 11469 e ISO 1043. Verifica: il possesso dell’etichetta Eu Ecolabel o Der Blaue Engel o Nordic Swan o Tco o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, vale come mezzo di presunzione di conformità. Alternativamente è accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 5.3.10 Riciclabilità Il 90% in peso dei materiali plastici e metallici della custodia e del telaio deve essere riciclabili. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato con la presentazione di una relazione sul disassemblaggio che attesti il possesso del requisito o con il possesso dell’etichetta Eu Ecolabel o Der Blaue Engel o Nordic Swan o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 5.4 Condizioni di esecuzione/clausole contrattuali 5.4.1 Garanzia La garanzia deve essere assicurata dal fornitore a partire dalla data di consegna della fornitura per un periodo minimo di 5 anni, durante i quali dovranno essere disponibili anche le parti di ricambio. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato con la presentazione di un certificato di garanzia. Si presume conformità al requisito il possesso, per prodotti ancora in produzione, di una eco-etichetta ISO 14024 (tipo I) che ne prevede il rispetto. 5.4.2 Gestione rifiuti elettrici ed elettronici Il fornitore deve assicurare il ritiro e trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Può essere richiesto il servizio aggiuntivo di ritiro di RAEE storici presso l’Amministrazione. Verifica: Dichiarazione del legale rappresentante dell’offerente. L’Amministrazione, verificherà che il fornitore assicuri il ritiro ed il trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). 5.4.3 Imballaggio all’ingrosso Il fornitore deve assicurare che l’imballaggio della merce venga effettuato all’ingrosso anziché per singola unità. Verifica: Dichiarazione del legale rappresentante/ dichiarazione sostitutiva di atto notorio del legale rappresentante. 5.4.4 Ritiro e gestione degli imballaggi Il fornitore deve assicurare il ritiro di tutti gli imballaggi e della loro corretta gestione. Verifica: Dichiarazione del legale rappresentante/ dichiarazione sostitutiva di atto notorio del legale rappresentante. 6 Criteri ambientali per personal computer da tavolo 6.1 Oggetto dell’appalto

Acquisto di computer desktop “a ridotto impatto ambientale”. 6.2 Specifiche tecniche di base 6.2.1 Consumo energetico Le apparecchiature devono essere conformi allo standard Energy Star nella versione vigente. Verifica: il possesso dell’etichetta Energy Star oppure Nordic Swan o di qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente, vale come mezzo di presunzione di conformità. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 6.2.2 Consumo energetico dei monitor Lcd I monitor devono essere conformi allo standard Energy Star nella versione vigente. Verifica: il possesso dell’etichetta Energy Star oppure Tco o di qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, vale come mezzo di presunzione di conformità. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 6.2.3 Emissioni sonore Le apparecchiature devono avere una potenza sonora LWAd rientrante nei seguenti limiti: LWAd ≤ 50 db(A) in modalità hard disk attivo ovvero accesso ad un disco rigido (misurati in conformità alla EN ISO 7779:2001, No. C.9.3.2 o C.15.3.2); LWAd ≤ 45 db(A) in fase “idle” (misurati in conformità alla EN ISO 7779:2001, No.C.15.3.1) Verifica: il rispetto dei requisiti relativi alla potenza sonora in modalità hard disk attivo ovvero accesso ad un disco rigido ed in fase “idle” è comprovato attraverso una relazione, predisposta da un organismo riconosciuto, in cui si attesti che i livelli delle emissioni acustiche sono stati misurati in conformità alla norma EN ISO 7779:2001 e dichiarati in conformità alla norma ISO 9296. I valori ottenuti dalla misurazione delle emissioni acustiche sia nella fase “idle” che in modalità hard disk attivo ovvero accesso ad un disco rigido devono essere dichiarati in detta relazione in conformità a quanto disposto nel paragrafo 3.2.5 della norma ISO 9296. Il possesso dell’etichetta Eu Ecolabel o Nordic Swan o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, vale come mezzo di presunzione di conformità. 6.2.4 Aggiornabilità delle componenti L’apparecchiatura deve consentire la possibilità di accedere, aggiornare o potenziare i principali componenti (almeno la memoria Ram, il disco rigido e, dove presente, il lettore/masterizzatore Cd o Dvd). Il limite temporale di tale requisito si allinea con la durata della garanzia. Verifica: Il possesso dell’etichetta Eu Ecolabel, o Der Blaue Engel, o Nordic Swan o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, vale come mezzo di presunzione di conformità. In alternativa il rispetto del requisito è comprovato da una dichiarazione dell’azienda che ha assemblato il prodotto e dalla documentazione di accompagnamento al prodotto destinata all’utente (Manuale d’uso, altri documenti di

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prodotto) È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 6.2.5 Manuale di istruzioni L’apparecchiatura offerta deve essere fornita di un manuale di istruzioni, o altra documentazione di accompagnamento al prodotto, in italiano, che informi sul corretto uso (con riferimento agli impatti ambientali) delle apparecchiature che includa: - informazioni sulle opzioni attivabili per un ridotto consumo di energia; - informazioni sul corretto utilizzo dell’apparecchiatura; Il manuale di istruzioni può essere fornito in formato elettronico. In tal caso dovrà essere fornito in formato cartaceo un estratto del manuale contenente almeno le istruzioni necessarie: - all’accensione, alla connessione e alla risoluzione dei più comuni problemi relativi all’accensione; - alla stampa di una versione cartacea del manuale di istruzioni. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato dalla presentazione di una copia del manuale di istruzione (cartacea o eventualmente elettronica) e del suo estratto (nel caso venga fornita all’utente una versione elettronica) o di un indice esemplificativo dei contenuti, che verranno dati al momento della fornitura. Il possesso dell’etichetta Eu Ecolabel, o Der Blaue Engel, o Nordic Swan o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, vale come mezzo di presunzione di conformità. 6.2.6 Informazioni sul prodotto Al fine di semplificare l’uso delle apparecchiature e/o le funzioni opzionali, l’offerente dovrà fornire puntuali istruzioni agli utenti volte a chiarire: - l’entità del risparmio energetico annuo medio conseguibile disconnettendo l’apparecchio dalla rete elettrica (calcolando anche lo scollegamento durante le notti dei giorni feriali, i weekend e i festivi). Tali informazioni potranno essere rese attraverso un incontro presso la sede dell’Amministrazione o attraverso la distribuzione di uno specifico opuscolo informativo. - modalità di ritiro e trattamento RAEE. - modalità dell’estensione di assistenza e manutenzione, laddove offerto. Verifica: l’offerente dovrà fornire copia del materiale informativo contenente le informazioni sopracitate che sarà presente in dotazione ai prodotti. 6.2.7 Requisiti dell’imballaggio L’imballaggio (primario, secondario e terziario) deve: a) rispondere ai requisiti di cui all’allegato F, della parte IV “Rifiuti” del D. Lgs. 152/2006 e s.m.i., così come più specificatamente descritto nelle pertinenti norme tecniche, in particolare: - UNI EN 13427:2005 Imballaggi - Requisiti per l’utilizzo di norme europee nel campo degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio - UNI EN 13428:2005 Imballaggi - Requisiti specifici per la fabbricazione e la composizione - Prevenzione per riduzione alla fonte - UNI EN 13429:2005 Imballaggi - Riutilizzo - UNI En

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13430:2005 Imballaggi - Requisiti per imballaggi recuperabili per riciclo di materiali - UNI EN 13431:2005 Imballaggi - Requisiti per imballaggi recuperabili sotto forma di recupero energetico compresa la specifica del potere calorico inferiore minimo - UNI EN 13432:2002 Requisiti per imballaggi recuperabili attraverso compostaggio e biodegradazione - Schema di prova e criteri di valutazione per l’accettazione finale degli imballaggi. b) essere costituito, se in carta o cartone per almeno il 90% in peso da materiale riciclato, se in plastica, per almeno il 60%. Verifica: l’offerente deve descrivere l’imballaggio che utilizzerà, indicando a quale delle norme tecniche sopra richiamate è conforme (riportare il tipo di materiale o di materiali con cui è costituito, le quantità utilizzate, le misure intraprese per ridurre al minimo il volume dell’imballaggio, come è realizzato l’assemblaggio fra materiali diversi e come si possono separare ecc.) e dichiarare il contenuto di riciclato. Per quanto riguarda il requisito di cui alla lettera b), si presume conforme l’imballaggio che riporta tale indicazione minima di contenuto di riciclato, fornita in conformità alla norma UNI EN ISO 14021 “Asserzioni ambientali autodichiarate” (ad esempio il simbolo del ciclo di Moebius) o alla norma UNI EN ISO 14024 “Etichettatura ambientale di tipo I” (ad esempio “Plastica seconda vita” ed equivalenti). 6.3 Specifiche tecniche premianti 6.3.1 Consumo energetico Il consumo energetico delle apparecchiature offerte deve essere inferiore ai valori stabiliti dall’etichetta Energy Star nella versione vigente. Di seguito è riportato un esempio di attribuzione di punteggio che si basa sulla determinazione del Consumo energetico tipico [Typical Energy Consumption (Etec)] cui si fa riferimento nelle linee guida Energy Star 5.0 (Energy Star® Program Requirements for Computers - Appendix A-Section III). In tale ipotesi esemplificativa, se il valore di Tec misurato è inferiore al valore di soglia previsto nelle linee guida (Tec requirement) i punti saranno assegnati secondo la seguente tabella: Valore di consumo misurato (ETEC)

Punteggio attribuito *

90% TEC 95% TEC X > ETEC >= requirement requirement 80% TEC 90% TEC X*2 > ETEC >= requirement requirement 80% TEC X*3 > ETEC requirement * Punteggi crescenti, autonomamente determinabili in funzione del valore del punteggio tecnico. La tabella presenta un esempio di progressività attribuibile al punteggio tecnico in funzione del valore di consumo misurato (Etec) rilevato. Verifica: Il rispetto del criterio è comprovato da una dichiarazione del produttore e dalla documentazione di accompagnamento al prodotto destinata all’utente (Ma-


nuale d’uso, altri documenti di prodotto) contenente il valore di Etec, secondo quanto indicato nelle linee guida Energy Star, che dovrà essere misurato in relazione alla categoria di appartenenza dell’apparecchiatura offerta, applicando i “capability adjustments” relativi all’apparecchiatura offerta e l’“operational mode weighting” convenzionale. Tali misurazioni devono essere svolte da un organismo riconosciuto. 6.3.2 Emissioni sonore Le apparecchiature devono avere una potenza sonora LWAd rientrante nei seguenti limiti: LWAd ≤ 45 db(A) in modalità hard disk attivo ovvero accesso ad un disco rigido (misurati in conformità alla EN ISO 7779:2001, No. C.9.3.2 o C.9.3.2 o C.15.3.2); LWAd ≤ 40 db(A) in fase “idle” (misurati in conformità alla EN ISO 7779:2001, No. C.15.3.1) Verifica: il rispetto dei requisiti relativi alla potenza sonora in modalità hard disk attivo ovvero accesso ad un disco rigido ed in fase “idle” è comprovato attraverso una relazione, predisposta da un organismo riconosciuto, in cui si attesti che i livelli delle emissioni acustiche sono stati misurati in conformità alla norma EN ISO 7779:2001 e dichiarati in conformità alla norma ISO 9296. I valori ottenuti dalla misurazione delle emissioni acustiche sia nella fase “idle” che in modalità hard disk attivo ovvero accesso ad un disco rigido devono essere dichiarati in detta relazione in conformità a quanto disposto nel paragrafo 3.2.5 della norma ISO 9296. Il possesso dell’etichetta Eu Ecolabel o Nordic Swan o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, vale come mezzo di presunzione di conformità. 6.3.3 Contenuto di mercurio nei monitor Lcd Il sistema di retroilluminazione dello schermo Lcd non deve contenere in media più di 3 mg di mercurio per lampada. Verifica: il possesso dell’etichetta Eu Ecolabel o Der Blaue Engel o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio vale come mezzo di presunzione di conformità. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 6.3.4 Ergonomia dei monitor Lcd Per i monitor di grandezza inferiore o uguale ai 26 pollici, il fornitore deve assicurare la regolabilità in altezza e l’inclinabilità sul piano verticale. Verifica: il possesso dell’etichetta Tco o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio vale come mezzo di presunzione di conformità. In alternativa il rispetto del requisito è comprovato da una dichiarazione dell’azienda che ha assemblato il prodotto e dalla documentazione di accompagnamento al prodotto destinata all’utente (Manuale d’uso, altri documenti di prodotto) contenente tale indicazione. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 6.3.5 Disassemblaggio Le parti costituenti l’apparecchiatura devono essere facilmente separabili. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato con la

presentazione di una relazione sul disassemblaggio che attesti il possesso del requisito o da qualsiasi mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. Il possesso dell’etichetta Nordic Swan o Der Blaue Engel o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I)equivalente rispetto al criterio vale come mezzo di presunzione di conformità. 6.3.6 Parti in plastica Le parti in plastica con un peso superiore a 25 gr e una superficie pari o superiore a 200 mm2 devono presentare una marcatura permanente che ne identifichi il materiale, in conformità alle norme ISO 11469 e ISO 1043. Verifica: il possesso dell’etichetta Eu Ecolabel o Der Blaue Engel o Nordic Swan o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, vale come mezzo di presunzione di conformità. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 6.3.7 Sostanze pericolose Le componenti in plastica di peso superiore a 25 grammi non devono contenere sostanze o preparati ritardanti di fiamma con una delle seguenti frasi di rischio, come definite direttiva 67/548/Cee: Pericoloso per la salute: R45 (può provocare il cancro) R46 (può provocare alterazioni genetiche ereditarie) R60 (può ridurre la fertilità) R61 (può provocare danni al feto) Verifica: il possesso dell’etichetta Eu Ecolabel o Nordic Swan o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio vale come mezzo di presunzione di conformità. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 6.3.8 Riciclabilità Il 90% in peso dei materiali plastici e metallici della custodia e del telaio deve essere riciclabile. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato con la presentazione di una relazione sul disassemblaggio che attesti il possesso del requisito o con il possesso dell’etichetta Eu Ecolabel o Der Blaue Engel o Nordic Swan o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, nell’ultima versione approvata. Alternativamente è accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 6.4 Condizioni di esecuzione/clausole contrattuali 6.4.1 Garanzia La garanzia deve essere assicurata dal fornitore a partire dalla data di consegna della fornitura per un periodo minimo di 5 anni, durante i quali dovranno essere disponibili anche le parti di ricambio. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato con la presentazione di un certificato di garanzia Si presume conformità al requisito il possesso, per prodotti ancora

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in produzione, di una eco-etichetta ISO 14024 (tipo I) che prevede il rispetto delle suddette specifiche. 6.4.2 Gestione rifiuti elettrici ed elettronici Il fornitore deve assicurare il ritiro e trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Può essere richiesto il servizio aggiuntivo di ritiro di RAEE storici presso l’Amministrazione Verifica: Dichiarazione del legale rappresentante dell’offerente. L’Amministrazione, verificherà che il fornitore assicuri il ritiro ed il trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). 6.4.3 Imballaggi all’ingrosso Il fornitore deve assicurare che l’imballaggio della merce venga effettuato all’ingrosso anziché per singola unità Verifica: Dichiarazione del legale rappresentante/ dichiarazione sostitutiva di atto notorio del legale rappresentante. 6.4.4 Ritiro e gestione degli imballaggi Il fornitore deve assicurare il ritiro di tutti gli imballaggi e della loro corretta gestione. Verifica: Dichiarazione del legale rappresentante/ dichiarazione sostitutiva di atto notorio del legale rappresentante. 7 Criteri ambientali per stampanti 7.1 Oggetto dell’appalto Noleggio o acquisto di stampanti a ridotto impatto ambientale. 7.2 Specifiche tecniche di base 7.2.1 Consumo energetico Le apparecchiature devono essere conformi allo standard Energy Star nella versione vigente. Verifica: il possesso dell’etichetta Energy Star o di qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio vale come mezzo di presunzione di conformità. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 7.2.2 Carta La stampante deve supportare l’uso di carta riciclata al 100%, anche in caso di stampa in modalità fronte-retro automatica. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato da una dichiarazione del produttore e dalla documentazione di accompagnamento al prodotto destinata all’utente (Manuale d’uso, altri documenti di prodotto). Alternativamente è accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 7.2.3 Funzionalità fronte-retro Deve essere obbligatoriamente presente l’unità duplex e garantita la funzionalità di stampa fronte-retro. Verifica: In caso di velocità di stampa superiore o uguale alle 45 pagine/minuto il possesso dell’etichetta Der Blaue Engel, o Nordic Swan o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio vale come mezzo di presunzione di conformità. Il rispetto del requisito è comprovato da una dichiarazione del

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produttore e dalla documentazione di accompagnamento al prodotto destinata all’utente (Manuale d’uso, altri documenti di prodotto) o da qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 7.2.4 Manuale di istruzioni L’apparecchiatura offerta deve essere fornita di un manuale di istruzioni, o altra documentazione di accompagnamento al prodotto, in italiano, che informi sul corretto uso (con riferimento agli impatti ambientali) delle apparecchiature che includa: - le procedure per la soluzione degli inconvenienti più frequenti (inceppamento carta, ecc.), per la stampa fronte-retro (con l’utilizzo dell’unità duplex se prevista), per la stampa in formato due pagine per foglio, per la stampa in formato ridotto ecc.; - la gestione operativa quotidiana (caricamento carta, sostituzione materiali di consumo in particolare sul recupero e riciclo dei toner, ecc.); - le modalità di chiamata per richiesta di assistenza tecnica; - il corretto posizionamento dell’apparecchio nei locali di lavoro al fine di ridurre l’esposizione alle emissioni nocive del personale. - informazioni sulle opzioni attivabili per un ridotto consumo di energia. Il manuale di istruzioni può essere fornito in formato elettronico. In tal caso dovrà essere fornito in formato cartaceo un estratto del manuale contenente almeno le istruzioni necessarie: - all’accensione, alla connessione e alla risoluzione dei più comuni problemi relativi all’accensione; - alla stampa di una versione cartacea del manuale di istruzioni. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato dalla presentazione di una copia del manuale di istruzione (cartacea o eventualmente elettronica) e del suo estratto (nel caso venga fornita all’utente una versione elettronica) o di un indice esemplificativo dei contenuti, che verranno dati al momento della fornitura. Il possesso dell’etichetta Der Blaue Engel, o Nordic Swan o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio vale come mezzo di presunzione di conformità. 7.2.5 Informazioni sul prodotto Al fine di semplificare l’uso delle apparecchiature e/o le funzioni opzionali, l’offerente dovrà fornire puntuali istruzioni agli utenti volte a chiarire: - l’entità del risparmio energetico annuo medio conseguibile disconnettendo l’apparecchio dalla rete elettrica (calcolando anche lo scollegamento durante le notti dei giorni feriali, i weekend e i festivi). Tali informazioni potranno essere rese attraverso un incontro presso la sede dell’Amministrazione o attraverso la distribuzione di uno specifico opuscolo informativo. - modalità del servizio di ritiro e trattamento RAEE. - modalità dell’estensione del servizio di assistenza e manutenzione, laddove offerto. Verifica: l’offerente dovrà fornire copia del materiale informativo contenente le informazioni sopra citate che sarà presente in dotazione ai prodotti.


7.2.6 Requisiti dell’imballaggio L’imballaggio (primario, secondario e terziario) deve: a) rispondere ai requisiti di cui all’allegato F, della parte IV “Rifiuti” del D. Lgs. 152/2006 e s.m.i., così come più specificatamente descritto nelle pertinenti norme tecniche, in particolare: - UNI EN 13427:2005 Imballaggi - Requisiti per l’utilizzo di norme europee nel campo degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio - UNI EN 13428:2005 Imballaggi - Requisiti specifici per la fabbricazione e la composizione - Prevenzione per riduzione alla fonte - UNI EN 13429:2005 Imballaggi - Riutilizzo - UNI EN 13430:2005 Imballaggi - Requisiti per imballaggi recuperabili per riciclo di materiali - UNI EN 13431:2005 Imballaggi - Requisiti per imballaggi recuperabili sotto forma di recupero energetico compresa la specifica del potere calorico inferiore minimo - UNI EN 13432:2002 Requisiti per imballaggi recuperabili attraverso compostaggio e biodegradazione -Schema di prova e criteri di valutazione per l’accettazione finale degli imballaggi. b) essere costituito, se in carta o cartone per almeno il 90% in peso da materiale riciclato, se in plastica, per almeno il 60%. Verifica: l’offerente deve descrivere l’imballaggio che utilizzerà, indicando a quale delle norme tecniche sopra richiamate è conforme (riportare il tipo di materiale o di materiali con cui è costituito, le quantità utilizzate, le misure intraprese per ridurre al minimo il volume dell’imballaggio, come è realizzato l’assemblaggio fra materiali diversi e come si possono separare ecc.) e dichiarare il contenuto di riciclato. Per quanto riguarda il requisito di cui alla lettera b), si presume conforme l’imballaggio che riporta tale indicazione minima di contenuto di riciclato, fornita in conformità alla norma UNI EN ISO 14021 “Asserzioni ambientali autodichiarate” (ad esempio il simbolo del ciclo di Moebius) o alla norma UNI EN ISO 14024 “Etichettatura ambientale di tipo I” (ad esempio “Plastica seconda vita” ed equivalenti). 7.3 Specifiche tecniche premianti 7.3.1 Consumo energetico Il consumo energetico delle apparecchiature offerte deve essere inferiore ai valori stabiliti dall’etichetta Energy Star nella versione vigente. Di seguito è riportato un esempio di attribuzione di punteggio che si basa sulla determinazione del Consumo energetico tipico [Typical Electricity Consumption (Etec)] cui si fa riferimento nelle linee guida Energy Star 1.1 (Energy Star® Program Requirements for Imaging Equipment). In tale ipotesi esemplificativa, se il valore di Tec misurato è inferiore al valore di soglia previsto nelle linee guida (Tec requirement) i punti saranno assegnati secondo la seguente tabella: Valore di consumo misurato (TEC massimo kWh/settimana) 90% TEC > TEC kWh/settimana >= massimo

Punteggio attribuito (Ptp) * 80% TEC X massimo

80% TEC 70% TEC > TEC kWh/settimana >= X*2 massimo massimo 70% TEC > TEC kWh/settimana X*3 massimo * Punteggi crescenti, autonomamente determinabili in funzione del valore del punteggio tecnico. La tabella presenta un esempio di progressività attribuibile al punteggio tecnico in funzione del valore di consumo misurato (Etec) rilevato. Verifica: Il rispetto del criterio è comprovato da una dichiarazione del produttore e dalla documentazione di accompagnamento al prodotto destinata all’utente (Manuale d’uso, altri documenti di prodotto) contenente il valore di consumo (Tec KWh/settimana) misurato secondo quanto indicato nelle linee guida Energy Star, che dovrà essere confrontato con il valore di Tec massimo (Tec massimo KWh/settimana) in relazione alla categoria di appartenenza dell’apparecchiatura e alla velocità in monocromia del prodotto, come previsto nelle linee guida Energy Star. Tali misurazioni devono essere svolte da un organismo riconosciuto. 7.3.2 Emissioni sonore Le emissioni sonore devono essere entro i limiti di LWAd = (5.9 + 0.35 x Sbw) dB(A) per la modalità di stampa monocromatica, laddove: LWAd = il livello di emissioni sonore espresso in dB(A) Sbw = velocità di stampa espresso in termini di pagine per minuto per la modalità di stampa monocromatica Verifica: il rispetto dei requisiti relativi alle emissioni sonore è comprovato attraverso una relazione, predisposta da un laboratorio di prova accreditato in base alla norma EN ISO 17025, in cui si attesti che i livelli delle emissioni acustiche sono stati misurati in conformità alla norma EN ISO 7779:2001 dichiarati in conformità alla norma ISO 9296:1988. Il possesso dell’etichetta Nordic Swan o Der Blaue Engel o Eco Mark o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, vale come mezzo di presunzione di conformità. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 7.3.3 Sostanze pericolose Il toner e le cartucce di inchiostro non devono contenere come parte costitutiva nessuna sostanza che sia cancerogena, teratogena, mutagena, ai sensi della direttiva 67/548/Cee e successive modifiche, in particolare, sostanze cui risulti associabile una delle seguenti frasi di rischio, come definite dalla direttiva 67/548/Cee: R40, R45, R46, R49, R60, R61, R62, R63, R68. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato attraverso una relazione predisposta da un organismo riconosciuto, in cui si attesti che il toner e la cartuccia di inchiostro non contengono nessuna sostanza pericolosa come prima specificato. Deve inoltre essere allegata la scheda dati di sicurezza da cui non deve emergere un risultato negativo del Test di Ames e il Test Ames condotto. Alternativamente il rispetto del requisito è comprovato con il possesso dell’etichetta Der Blaue Engel o qualsiasi

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altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, nell’ultima versione approvata. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 7.3.4 Emissioni di ozono Le emissioni di ozono devono essere ≤ 1,5 mg/h. Per stampanti a colori il limite deve essere ≤ 3 mg/h. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato con la presentazione di opportuna documentazione attestante i risultati dei test previsti in Der Blaue Engel Ral Uz 122, ed. 2009 - Appendix 2 - Test method for the determination of emissions from hardcopy devices. Il possesso dell’etichetta Der Blaue Engel o Eco Mark (per le sole stampanti elettrofotografiche), o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, vale come mezzo di presunzione di conformità. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 7.3.5 Emissioni di composti organici volatili Le emissioni di Cov totali devono essere ≤ 10 mg/h. Per stampanti (elettrofotografiche laser o Led e ink jet) a colori, tale limite deve essere ≤ 18 mg/h. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato con la presentazione di opportuna documentazione attestante i risultati dei test previsti in Der Blaue Engel RAL UZ 122, ed. 2009 - Appendix 2 - “Test method for the determination of emissions from hardcopy devices”,.. Il possesso dell’etichetta Der Blaue Engel o Eco Mark (per le sole stampanti elettrofotografiche), o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, vale come mezzo di presunzione di conformità. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 7.3.6 Emissioni di polveri Le emissioni di polveri devono essere ≤ 4mg/h per stampanti elettrofotografiche laser o led e ink jet. Verifica: il rispetto del requisito relativo alle emissioni di polveri è comprovato con la presentazione di opportuna documentazione attestante i risultati dei test previsti in Der Blaue Engel (Ral Uz 122, ed. 2009 - Appendix 2) -” Test method for the determination of emissions from hardcopy devices”, nell’ultima versione approvata. Il possesso dell’etichetta Der Blaue Engel o Eco Mark (per le sole stampanti elettrofotografiche), o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio vale come mezzo di presunzione di conformità. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 7.3.7 Disassemblaggio Le parti costituenti l’apparecchiatura devono essere facilmente separabili. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato con la presentazione di una relazione sul disassemblaggio che attesti il possesso del requisito o da qualsiasi mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto.

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Il possesso dell’etichetta Nordic Swan o Der Blaue Engel o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio vale come mezzo di presunzione di conformità. 7.3.8 Parti in plastica Le parti in plastica con un peso superiore a 25 gr e una superficie pari o superiore a 200 mm2 devono presentare una marcatura permanente che ne identifichi il materiale, in conformità alle norme ISO 11469 e ISO 1043. Verifica: il possesso dell’etichetta Der Blaue Engel o Nordic Swan o Tco o Eco Mark o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio vale come mezzo di presunzione di conformità. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 7.3.9 Riciclabilità Il 90% in peso dei materiali plastici e metallici della custodia e del telaio deve essere riciclabili. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato con la presentazione di una relazione sul disassemblaggio che attesti il possesso del requisito o con il possesso dell’etichetta Eu Ecolabel o Nordic Swan o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, nell’ultima versione approvata. Alternativamente è accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 7.4 Condizioni di esecuzione/clausole contrattuali 7.4.1 Garanzia La garanzia deve essere assicurata dal fornitore a partire dalla data di consegna della fornitura per un periodo minimo di 5 anni, durante i quali dovranno essere disponibili anche le parti di ricambio. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato con la presentazione di un certificato di garanzia Si presume conformità al requisito il possesso, per prodotti ancora in produzione, di una eco-etichetta ISO 14024 (tipo I) che prevede il rispetto delle suddette specifiche. 7.4.2 Gestione rifiuti elettrici ed elettronici Il fornitore deve assicurare il ritiro e trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Può essere richiesto il servizio aggiuntivo di ritiro di RAEE storici presso l’Amministrazione. Verifica: Dichiarazione del legale rappresentante dell’offerente. L’Amministrazione, verificherà che il fornitore assicuri il ritiro ed il trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). 7.4.3 Imballaggi all’ingrosso Il fornitore deve assicurare che l’imballaggio della merce venga effettuato all’ingrosso anziché per singola unità Verifica: Dichiarazione del legale rappresentante/ dichiarazione sostitutiva di atto notorio del legale rappresentante. 7.4.4 Ritiro e gestione degli imballaggi Il fornitore deve assicurare il ritiro di tutti gli imballaggi e della loro corretta gestione. Verifica: Dichiarazione del legale rappresentante/ dichiarazione sostitutiva di atto notorio del legale rappresentante.


8 Criteri ambientali per apparecchiature multifunzione 8.1 Oggetto dell’appalto Noleggio o acquisto di apparecchiature multifunzione a ridotto impatto ambientale. 8.2 Specifiche tecniche di base 8.2.1 Consumo energetico Le apparecchiature devono essere conformi allo standard Energy Star nella versione vigente. Verifica: il possesso dell’etichetta Energy Star oppure di qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al requisito, nelle ultime versioni approvate vale come mezzo di presunzione di conformità. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 8.2.2 Carta La stampante deve supportare l’uso di carta riciclata al 100%, anche in caso di stampa in modalità fronte-retro automatica. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato da una dichiarazione del produttore e dalla documentazione di accompagnamento al prodotto destinata all’utente (Manuale d’uso, altri documenti di prodotto). Alternativamente è accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 8.2.3 Funzionalità fronte-retro Deve essere obbligatoriamente presente l’unità duplex e garantita la funzionalità di stampa fronte-retro. Verifica: Il rispetto del requisito è comprovato da una dichiarazione del produttore e dalla documentazione di accompagnamento al prodotto destinata all’utente (Manuale d’uso, altri documenti di prodotto) contenente esplicita indicazione delle modalità di impostazione della funzionalità di stampa/copia fronte-retro. Alternativamente è accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. In caso di velocità di stampa superiore o uguale alle 45 pagine/minuto il possesso dell’etichetta Der Blaue Engel, o Nordic Swan o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio vale come mezzo di presunzione di conformità. 8.2.4 Manuale di istruzioni L’apparecchiatura offerta deve essere fornita di un manuale di istruzioni, o altra documentazione di accompagnamento al prodotto, in italiano, che informi sul corretto uso (con riferimento agli impatti ambientali) delle apparecchiature che includa: - le procedure per la soluzione degli inconvenienti più frequenti (inceppamento carta, ecc.), per la stampa fronte-retro (con l’utilizzo dell’unità duplex se prevista), per la stampa in formato due pagine per foglio, per la stampa in formato ridotto ecc.; - la gestione operativa quotidiana (caricamento carta,

sostituzione materiali di consumo in particolare sul recupero e riciclo dei toner, ecc.; - le modalità di chiamata per richiesta di assistenza tecnica; - il corretto posizionamento dell’apparecchio nei locali di lavoro al fine di ridurre l’esposizione alle emissioni nocive del personale. - informazioni sulle opzioni attivabili per un ridotto consumo di energia; Il manuale di istruzioni può essere fornito in formato elettronico. In tal caso dovrà essere fornito in formato cartaceo un estratto del manuale contenente almeno le istruzioni necessarie: - all’accensione, alla connessione e alla risoluzione dei più comuni problemi relativi all’accensione; - alla stampa di una versione cartacea del manuale di istruzioni. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato dalla presentazione di una copia del manuale di istruzione (cartacea o eventualmente elettronica) e del suo estratto (nel caso venga fornita all’utente una versione elettronica) o di un indice esemplificativo dei contenuti, che verranno dati al momento della fornitura. Il possesso dell’etichetta Der Blaue Engel, o Nordic Swan o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio vale come mezzo di presunzione di conformità. 8.2.5 Informazioni sul prodotto Al fine di semplificare l’uso delle apparecchiature e/o le funzioni opzionali, l’offerente dovrà fornire puntuali istruzioni agli utenti volte a chiarire: - l’entità del risparmio energetico annuo medio conseguibile disconnettendo l’apparecchio dalla rete elettrica (calcolando anche lo scollegamento durante le notti dei giorni feriali, i weekend e i festivi). Tali informazioni potranno essere rese attraverso un incontro presso la sede dell’Amministrazione o attraverso la distribuzione di uno specifico opuscolo informativo. - modalità del servizio di ritiro e trattamento RAEE. - modalità dell’estensione del servizio di assistenza e manutenzione, laddove offerto. Verifica: l’offerente dovrà fornire copia del materiale informativo contenente le informazioni sopra citate. 8.2.6 Requisiti dell’imballaggio L’imballaggio (primario, secondario e terziario) deve: a) rispondere ai requisiti di cui all’allegato F, della parte IV “Rifiuti” del D. Lgs. 152/2006 e s.m.i., così come più specificatamente descritto nelle pertinenti norme tecniche, in particolare: - UNI EN 13427:2005 Imballaggi - Requisiti per l’utilizzo di norme europee nel campo degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio - UNI EN 13428:2005 Imballaggi - Requisiti specifici per la fabbricazione e la composizione - Prevenzione per riduzione alla fonte - UNI EN 13429:2005 Imballaggi – Riutilizzo - UNI EN 13430:2005 Imballaggi - Requisiti per imballaggi recuperabili per riciclo di materiali - UNI EN 13431:2005 Imballaggi - Requisiti per imballaggi recuperabili sotto forma di recupero energetico compresa la specifica del potere calorico inferiore minimo

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- UNI EN 13432:2002 Requisiti per imballaggi recuperabili attraverso compostaggio e biodegradazione - Schema di prova e criteri di valutazione per l’accettazione finale degli imballaggi. b) essere costituito, se in carta o cartone per almeno il 90% in peso da materiale riciclato, se in plastica, per almeno il 60%. Verifica: l’offerente deve descrivere l’imballaggio che utilizzerà, indicando a quale delle norme tecniche sopra richiamate è conforme (riportare il tipo di materiale o di materiali con cui è costituito, le quantità utilizzate, le misure intraprese per ridurre al minimo il volume dell’imballaggio, come è realizzato l’assemblaggio fra materiali diversi e come si possono separare ecc.) e dichiarare il contenuto di riciclato. Per quanto riguarda il requisito di cui alla lettera b), si presume conforme l’imballaggio che riporta tale indicazione minima di contenuto di riciclato, fornita in conformità alla norma UNI EN ISO 14021 “Asserzioni ambientali autodichiarate” (ad esempio il simbolo del ciclo di Moebius) o alla norma UNI EN ISO 14024 “Etichettatura ambientale di tipo I” (ad esempio “Plastica seconda vita” ed equivalenti). 8.3 Specifiche tecniche premianti 8.3.1 Consumo energetico Il consumo energetico delle apparecchiature offerte deve essere inferiore ai valori stabiliti dall’etichetta Energy Star nella versione vigente. Di seguito è riportato un esempio di attribuzione di punteggio che si basa sulla determinazione del Consumo energetico tipico [Typical Electricity Consumption (Etec)] cui si fa riferimento nelle linee guida Energy Star 1.1 (Energy Star® Program Requirements for Imaging Equipment). In tale ipotesi esemplificativa, se il valore di Tec misurato è inferiore al valore di soglia previsto nelle linee guida (Tec requirement) i punti saranno assegnati secondo la seguente tabella: Punteggio Valore di consumo misurato (TEC massimo attribuito kWh/settimana) (Ptp) * 90% TEC 80% TEC > TEC kWh/settimana >= X massimo massimo 80% TEC 70% TEC > TEC kWh/settimana >= X*2 massimo massimo 70% TEC > TEC kWh/settimana X*3 massimo * Punteggi crescenti, autonomamente determinabili in funzione del valore del punteggio tecnico. La tabella presenta un esempio di progressività attribuibile al punteggio tecnico in funzione del valore di consumo misurato (Etec) rilevato. Verifica: Il rispetto del criterio è comprovato da una dichiarazione del produttore e dalla documentazione di accompagnamento al prodotto destinata all’utente (Manuale d’uso, altri documenti di prodotto) contenente il valore di consumo (Tec KWh/settimana) misurato secondo quanto indicato nelle linee guida Energy Star, che dovrà essere confrontato con il valore di Tec massimo (Tec massimo KWh/settimana) in relazione alla categoria

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di appartenenza dell’apparecchiatura e alla velocità in monocromia del prodotto, come previsto nelle linee guida Energy Star. Tali misurazioni devono essere svolte da un organismo riconosciuto. 8.3.2 Emissioni sonore Le emissioni sonore devono essere entro i limiti di LWAd - (5.9 + 0.35 x Sbw) dB(A) per la modalità di stampa monocromatica, laddove: - LWAd = il livello di emissioni sonore espresso in dB(A). - Sbw = velocità di stampa espresso in termini di pagine per minuto per la modalità di stampa monocromatica Verifica: il rispetto dei requisiti relativi alle emissioni sonore è comprovato attraverso una relazione, predisposta da un organismo riconosciuto, in cui si attesti che i livelli delle emissioni acustiche sono stati misurati in conformità alla norma EN ISO 7779:2001 e s.m.i. e dichiarati in conformità alla norma ISO 9296:1988. Il possesso dell’etichetta Nordic Swan o Der Blaue Engel o Eco Mark o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, vale come mezzo di presunzione di conformità. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 8.3.3 Sostanze pericolose Il toner e le cartucce di inchiostro non devono contenere come parte costitutiva nessuna sostanza che sia cancerogena, teratogena, mutagena, ai sensi della direttiva 67/548/Cee e successive modifiche, in particolare, sostanze cui risulti associabile una delle seguenti frasi di rischio, come definite dalla direttiva 67/548/Cee: R40, R45, R46, R49, R60, R61, R62, R63, R68. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato attraverso una relazione predisposta da un organismo riconosciuto, in cui si attesti che il toner e la cartuccia di inchiostro non contengono nessuna sostanza pericolosa come prima specificato. Deve inoltre essere allegata la scheda dati di sicurezza da cui non deve emergere un risultato negativo del Test di Ames e il Test Ames condotto. Il possesso dell’etichetta Der Blaue Engel o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, vale come mezzo di presunzione di conformità. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 8.3.4 Emissioni di ozono Le emissioni di ozono devono essere ≤ 1,5 mg/h. Per apparecchi multifunzione a colori il limite deve essere ≤ 3 mg/h. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato con la presentazione di opportuna documentazione attestante i risultati dei test previsti in Der Blaue Engel Ral Uz 122, ed. 2009 - Appendix 2 - Test method for the determination of emissions from hardcopy devices. Il possesso dell’etichetta Der Blaue Engel o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, vale come mezzo di presunzione di conformità. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto.


8.3.5 Emissioni di composti organici volatili Le emissioni di Cov totali devono essere ≤ 10 mg/h. Per stampanti (elettrofotografiche laser o Led e ink jet) a colori, tale limite deve essere ≤ 18 mg/h. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato con la presentazione di opportuna documentazione attestante i risultati dei test previsti in Der Blaue Engel Ral Uz 122, ed. 2009 - Appendix 2 - “Test method for the determination of emissions from hardcopy devices”. Il possesso dell’etichetta Der Blaue Engel o Eco Mark (per le sole stampanti elettrofotografiche), o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, vale come mezzo di presunzione di conformità. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 8.3.6 Emissioni di polveri Le emissioni di polveri devono essere ≤ 4mg/h per stampanti elettrofotografiche laser o led e ink jet. Verifica: il rispetto del requisito relativo alle emissioni di polveri è comprovato con la presentazione di opportuna documentazione attestante i risultati dei test previsti in Der Blaue Engel Ral Uz 122, ed. 2009 - Appendix 2 “Test method for the determination of emissions from hardcopy devices”, nell’ultima versione approvata. Il possesso dell’etichetta Der Blaue Engel o Eco Mark (per le sole stampanti elettrofotografiche), o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio vale come mezzo di presunzione di conformità. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 8.3.7 Disassemblaggio Le parti costituenti l’apparecchiatura devono essere facilmente separabili. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato con la presentazione di una relazione sul disassemblaggio che attesti il possesso del requisito o da qualsiasi mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. Il possesso dell’etichetta Nordic Swan o Der Blaue Engel o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio vale come mezzo di presunzione di conformità. 8.3.8 Parti in plastica Le parti in plastica con un peso superiore a 25 gr e una superficie pari o superiore a 200 mm2 devono presentare una marcatura permanente che ne identifichi il materiale, in conformità alle norme ISO 11469 e ISO 1043. Verifica: il possesso dell’etichetta Eu Ecolabel o Der Blaue Engel o Nordic Swan o Tco o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio vale come mezzo di presunzione di conformità. Alternativamente è accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 8.3.9 Riciclabilità Il 90% in peso dei materiali plastici e metallici della custodia e del telaio deve essere riciclabili.

Verifica: il rispetto del requisito è comprovato con la presentazione di una relazione sul disassemblaggio che attesti il possesso del requisito o con il possesso dell’etichetta Eu Ecolabel o Nordic Swan o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, vale come mezzo di presunzione di conformità. Alternativamente è accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 8.4 Condizioni di esecuzione/clausole contrattuali 8.4.1 Garanzia La garanzia deve essere assicurata dal fornitore a partire dalla data di consegna della fornitura per un periodo minimo di 5 anni, durante i quali dovranno essere disponibili anche le parti di ricambio. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato con la presentazione di un certificato di garanzia. Si presume conformità al requisito il possesso, per prodotti ancora in produzione, di una eco-etichetta ISO 14024 (tipo I) che prevede il rispetto delle suddette specifiche. 8.4.2 Gestione rifiuti elettrici ed elettronici Il fornitore deve assicurare il ritiro e trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Può essere richiesto il servizio aggiuntivo di ritiro di RAEE storici presso l’Amministrazione Verifica: Dichiarazione del legale rappresentante dell’offerente. L’Amministrazione, verificherà che il fornitore assicuri il ritiro ed il trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). 8.4.3 Imballaggi all’ingrosso Il fornitore deve assicurare che l’imballaggio della merce venga effettuato all’ingrosso anziché per singola unità Verifica: Dichiarazione del legale rappresentante/ dichiarazione sostitutiva di atto notorio del legale rappresentante. 8.4.4 Ritiro e gestione degli imballaggi Il fornitore deve assicurare il ritiro di tutti gli imballaggi e della loro corretta gestione. Verifica: Dichiarazione del legale rappresentante/ dichiarazione sostitutiva di atto notorio del legale rappresentante. 9 Criteri ambientali per fotocopiatrici 9.1 Oggetto dell’appalto Noleggio o acquisto di fotocopiatrici a “ridotto impatto ambientale”. 9.2 Specifiche tecniche di base 9.2.1 Consumo energetico Le apparecchiature devono essere conformi allo standard Energy Star nella versione vigente. Verifica: il possesso dell’etichetta Energy Star o di qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente, nell’ultima versione approvata vale come mezzo di presunzione di conformità. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto.

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9.2.2 Carta La fotocopiatrice deve supportare l’uso di carta riciclata al 100%, anche in caso di stampa in modalità fronteretro automatica. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato da una dichiarazione del produttore e dalla documentazione di accompagnamento al prodotto destinata all’utente (Manuale d’uso, altri documenti di prodotto). È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 9.2.3 Funzionalità fronte-retro Deve essere obbligatoriamente presente l’unità duplex e garantita la funzionalità di stampa fronte-retro. Verifica: Il rispetto del requisito è comprovato da una dichiarazione del produttore e dalla documentazione di accompagnamento al prodotto destinata all’utente (Manuale d’uso, altri documenti di prodotto). Alternativamente è accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. In caso di velocità di stampa superiore o uguale alle 45 pagine/minuto il possesso dell’etichetta Der Blaue Engel, o Nordic Swan o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio vale come mezzo di presunzione di conformità. 9.2.4 Manuale di istruzioni L’apparecchiatura offerta deve essere fornita di un manuale di istruzioni, o altra documentazione di accompagnamento al prodotto, in italiano, che informi sul corretto uso (con riferimento agli impatti ambientali) delle apparecchiature che includa: - le procedure per la soluzione degli inconvenienti più frequenti (inceppamento carta, ecc...), per la stampa fronte-retro, per la stampa in formato due pagine per foglio, per la stampa in formato ridotto ecc.; - la gestione operativa quotidiana (caricamento carta, sostituzione materiali di consumo in particolare sul recupero e riciclo dei toner, ecc.); - le modalità di chiamata per richiesta di assistenza tecnica; - il corretto posizionamento dell’apparecchio nei locali di lavoro al fine di ridurre l’esposizione alle emissioni nocive del personale; - informazioni sulle opzioni attivabili per un ridotto consumo di energia. Il manuale di istruzioni può essere fornito in formato elettronico. In tal caso dovrà essere fornito in formato cartaceo un estratto del manuale contenente almeno le istruzioni necessarie: - all’accensione, alla connessione e alla risoluzione dei più comuni problemi relativi all’accensione; - alla stampa di una versione cartacea del manuale di istruzioni. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato dalla presentazione di una copia del manuale di istruzione (cartacea o eventualmente elettronica) e del suo estratto (nel caso venga fornita all’utente una versione elettronica) o di un indice esemplificativo dei contenuti, che

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verranno dati al momento della fornitura. Il possesso dell’etichetta Der Blaue Engel, o Nordic Swan o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio vale come mezzo di presunzione di conformità. 9.2.5 Requisiti dell’imballaggio L’imballaggio (primario, secondario e terziario) deve: a) rispondere ai requisiti di cui all’allegato F, della parte IV “Rifiuti” del D. Lgs. 152/2006 e s.m.i., così come più specificatamente descritto nelle pertinenti norme tecniche, in particolare: - UNI EN 13427:2005 Imballaggi - Requisiti per l’utilizzo di norme europee nel campo degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio - UNI EN 13428:2005 Imballaggi - Requisiti specifici per la fabbricazione e la composizione - Prevenzione per riduzione alla fonte - UNI EN 13429:2005 Imballaggi – Riutilizzo - UNI EN 13430:2005 Imballaggi - Requisiti per imballaggi recuperabili per riciclo di materiali - UNI EN 13431:2005 Imballaggi - Requisiti per imballaggi recuperabili sotto forma di recupero energetico compresa la specifica del potere calorico inferiore minimo - UNI EN 13432:2002 Requisiti per imballaggi recuperabili attraverso compostaggio e biodegradazione -Schema di prova e criteri di valutazione per l’accettazione finale degli imballaggi. b) essere costituito, se in carta o cartone per almeno il 90% in peso da materiale riciclato, se in plastica, per almeno il 60%. Verifica: l’offerente deve descrivere l’imballaggio che utilizzerà, indicando a quale delle norme tecniche sopra richiamate è conforme (riportare il tipo di materiale o di materiali con cui è costituito, le quantità utilizzate, le misure intraprese per ridurre al minimo il volume dell’imballaggio, come è realizzato l’assemblaggio fra materiali diversi e come si possono separare ecc.) e dichiarare il contenuto di riciclato. Per quanto riguarda il requisito di cui alla lettera b), si presume conforme l’imballaggio che riporta tale indicazione minima di contenuto di riciclato, fornita in conformità alla norma UNI EN ISO 14021 “Asserzioni ambientali autodichiarate” (ad esempio il simbolo del ciclo di Moebius) o alla norma UNI EN ISO 14024 “Etichettatura ambientale di tipo I” (ad esempio “Plastica seconda vita” ed equivalenti). 9.2.6 Informazioni sul prodotto Al fine di semplificare l’uso delle apparecchiature e/o le funzioni opzionali, l’offerente dovrà fornire puntuali istruzioni agli utenti volte a chiarire: - l’entità del risparmio energetico annuo medio conseguibile disconnettendo l’apparecchio dalla rete elettrica (calcolando anche lo scollegamento durante le notti dei giorni feriali, i weekend e i festivi). Tali informazioni potranno essere rese attraverso un incontro presso la sede dell’Amministrazione o attraverso la distribuzione di uno specifico opuscolo informativo. - modalità del servizio di ritiro e trattamento RAEE. - modalità dell’estensione del servizio di assistenza e manutenzione, laddove offerto. Verifica: l’offerente dovrà fornire copia del materiale


informativo contenente le informazioni sopra citate che sarà presente in dotazione ai prodotti. 9.3 Specifiche tecniche premianti 9.3.1 Consumo energetico Il consumo energetico delle apparecchiature offerte deve essere inferiore ai valori stabiliti dall’etichetta Energy Star nella versione vigente. Di seguito è riportato un esempio di attribuzione di punteggio che si basa sulla determinazione del Consumo energetico tipico [Typical Electricity Consumption (Etec)] cui si fa riferimento nelle linee guida Energy Star 1.1 (Energy Star® Program Requirements for Imaging Equipment). In tale ipotesi esemplificativa, se il valore di Tec misurato è inferiore al valore di soglia previsto nelle linee guida (Tec requirement) i punti saranno assegnati secondo la seguente tabella: Punteggio Valore di consumo misurato (TEC massimo attribuito kWh/settimana) (Ptp) * 90% TEC 80% TEC > TEC kWh/settimana >= X massimo massimo 80% TEC 70% TEC > TEC kWh/settimana >= X*2 massimo massimo 70% TEC > TEC kWh/settimana X*3 massimo * Punteggi crescenti, autonomamente determinabili in funzione del valore del punteggio tecnico. La tabella presenta un esempio di progressività attribuibile al punteggio tecnico in funzione del valore di consumo misurato (Etec) rilevato. Verifica: Il rispetto del criterio è comprovato da una dichiarazione del produttore e dalla documentazione di accompagnamento al prodotto destinata all’utente (Manuale d’uso, altri documenti di prodotto) contenente il valore di consumo (Tec KWh/settimana) misurato secondo quanto indicato nelle linee guida Energy Star, che dovrà essere confrontato con il valore di Tec massimo (Tec massimo KWh/settimana) in relazione alla categoria di appartenenza dell’apparecchiatura e alla velocità in monocromia del prodotto, come previsto nelle linee guida Energy Star. Tali misurazioni devono essere svolte da un organismo riconosciuto. 9.3.2 Emissioni sonore Le emissioni sonore devono essere entro i limiti di LWAd - (5.9 + 0.35 x Sbw) dB(A) per la modalità di stampa monocromatica, laddove: LWAd = il livello di emissioni sonore espresso in dB(A) Sbw = velocità di stampa espresso in termini di pagine per minuto per la modalità di stampa monocromatica Verifica: il rispetto dei requisiti relativi alle emissioni sonore dovrà essere comprovato attraverso una relazione, predisposta da un laboratorio di prova accreditato in base alla norme ISO 17025, in cui si attesti che i livelli delle emissioni acustiche sono stati misurati in conformità alla norma EN ISO 7779:2001 e s.m.i. e dichiarati in conformità alla norma ISO 9296:1988. Il possesso dell’etichetta Nordic Swan o Der Blaue Engel o Eco Mark o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al

criterio vale come mezzo di presunzione di conformità. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 9.3.3 Sostanze pericolose Il toner e le cartucce di inchiostro non devono contenere come parte costitutiva nessuna sostanza che sia cancerogena, teratogena, mutagena, ai sensi della direttiva 67/548/Cee e successive modifiche, in particolare, sostanze cui risulti associabile una delle seguenti frasi di rischio, come definite dalla direttiva 67/548/Cee : R40, R45, R46, R49, R60, R61, R62, R63, R68. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato attraverso una relazione predisposta da un organismo riconosciuto, in cui si attesti che il toner e la cartuccia di inchiostro non contengono nessuna sostanza pericolosa come prima specificato. Deve inoltre essere allegata la scheda dati di sicurezza da cui non deve emergere un risultato negativo del Test di Ames e il Test Ames condotto. Il possesso dell’etichetta Der Blaue Engel o qualsiasi altra etichetta Iso 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio vale come mezzo di presunzione di conformità. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 9.3.4 Emissioni di ozono Le emissioni di ozono devono essere ≤ 1,5 mg/h. Per le fotocopiatrici a colori il limite deve essere ≤ 3 mg/h. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato con la presentazione di opportuna documentazione attestante i risultati dei test previsti in Der Blaue Engel Ral Uz 122, ed. 2009 - Appendix 2 - Test method for the determination of emissions from hardcopy devices. Il possesso dell’etichetta Der Blaue Engel o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio nell’ultima versione approvata, vale come mezzo di presunzione di conformità. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 9.3.5 Emissioni di composti organici volatili Le emissioni di Cov totali devono essere ≤ 10 mg/h. Per fotocopiatrici a colori tale limite deve essere ≤ 18 mg/h. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato con la presentazione di opportuna documentazione attestante i risultati dei test previsti in Der Blaue Engel Ral Uz 122, ed. 2009 - Appendix 2 - “Test method for the determination of emissions from hardcopy devices”. Il possesso dell’etichetta Der Blaue Engel o Eco Mark, o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio nell’ultima versione approvata, vale come mezzo di presunzione di conformità. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 9.3.6 Emissioni di polveri Le emissioni di polveri devono essere ≤ 4mg/h per fotocopiatrici elettrofotografiche laser o Led e ink jet. Verifica: il rispetto del requisito relativo alle emissioni di polveri è comprovato con la presentazione di opportuna

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documentazione attestante i risultati dei test previsti in Der Blaue Engel - “Test method for the determination of emissions from hardcopy devices”, nell’ultima versione approvata. Il possesso dell’etichetta Der Blaue Engel o Eco Mark (per le sole stampanti elettrofotografiche), o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, nell’ultima versione approvata vale come mezzo di presunzione di conformità. È accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 9.3.7 Disassemblaggio Le parti costituenti l’apparecchiatura devono essere facilmente separabili. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato con la presentazione di una relazione sul disassemblaggio che attesti il possesso del requisito o da qualsiasi mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. Il possesso dell’etichetta Nordic Swan o Der Blaue Engel o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, vale come mezzo di presunzione di conformità. 9.3.8 Parti in plastica Le parti in plastica con un peso superiore a 25 gr e una superficie pari o superiore a 200 mm2 devono presentare una marcatura permanente che ne identifichi il materiale, in conformità alle norme ISO 11469 e ISO 1043. Verifica: il possesso dell’etichetta Eu Ecolabel o Der Blaue Engel o Nordic Swan o Tco o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio, vale come mezzo di presunzione di conformità. Alternativamente è accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 9.3.9 Riciclabilità Il 90% in peso dei materiali plastici e metallici della custodia e del telaio deve essere riciclabile. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato con la presentazione di una relazione sul disassemblaggio che attesti il possesso del requisito o con il possesso dell’etichetta Eu Ecolabel o Nordic Swan o qualsiasi altra etichetta ISO 14024 (tipo I) equivalente rispetto al criterio. Alternativamente è accettato qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 9.4 Condizioni di esecuzione/clausole contrattuali 9.4.1 Garanzia La garanzia deve essere assicurata dal fornitore a partire dalla data di consegna della fornitura per un periodo minimo di 5 anni, durante i quali dovranno essere disponibili anche le parti di ricambio. Verifica: il rispetto del requisito è comprovato con la presentazione di un certificato di garanzia Si presume conformità al requisito il possesso, per prodotti ancora in produzione, di una eco-etichetta ISO 14024 (tipo I)

XL

che prevede il rispetto delle suddette specifiche. 9.4.2 Gestione rifiuti elettrici ed elettronici Il fornitore deve assicurare il ritiro e trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Può essere richiesto il servizio aggiuntivo di ritiro di RAEE storici presso l’Amministrazione Verifica: Dichiarazione del legale rappresentante dell’offerente. L’Amministrazione, verificherà che il fornitore assicuri il ritiro ed il trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). 9.4.3 Imballaggi all’ingrosso Il fornitore deve assicurare che l’imballaggio della merce venga effettuato all’ingrosso anziché per singola unità Verifica: Dichiarazione del legale rappresentante/ dichiarazione sostitutiva di atto notorio del legale rappresentante. 9.4.4 Ritiro e gestione degli imballaggi Il fornitore deve assicurare il ritiro di tutti gli imballaggi e della loro corretta gestione. Verifica: Dichiarazione del legale rappresentante/ dichiarazione sostitutiva di atto notorio del legale rappresentante.


N째

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MAGGIO-GIUGNO 2011


Macero Maceratese HDAJO>DC> :8DAD<>8=:

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INDICE Regione Marche Rifiuti urbani 2010 nelle Marche Cala la produzione, aumenta la differenziata: 48 Comuni oltre gli obiettivi di legge a cura della Regione Marche p. 4 Contributi regionali per la bonifica dei siti inquinati Aperti i termini per la presentazione delle domande da parte dei Comuni a cura della Regione Marche p.

5

Lo stato dell’ambiente delle Marche Presentati a Grottammare i dati del report “RSA MARCHE - FOCUS 2010” a cura della Regione Marche p.

6

20 Domande sulla Mobilità Dolce La Regione lancia un sondaggio rivolto agli eco-turisti di Alfredo Fermanelli

p.

8

Per una economia competitiva a basse emissioni di carbonio Verso una Roadmap regionale al 2050? di Cinzia Colangelo p.

9

La Regione Marche al Forum PA 2011 Ambiente e green economy in primo piano a cura della Regione Marche

p.

10

Rifiuti: via libera alla prevenzione La fotografia del modello marchigiano di gestione dei rifiuti nell’analisi puntuale dell’Assessore regionale all’Ambiente Sandro Donati di Silvia Barchiesi

p.

12

Rifiuti: oltre la discarica, verso la gestione integrata Tendenze e strategie di una gestione che punta a superare la discarica. A delinearle è il Dirigente P.F. Ciclo dei rifiuti della Regione Marche, il Dott. Piergiorgio Carrescia di Silvia Barchiesi p. 14 ARPAM La gestione dei rifiuti urbani nelle Marche, il ruolo dell’ARPAM di Massimo Mariani e Massimiliano Boccarossa

p.

16

COSMARI Il Consorzio incrementa i servizi offerti e i successi conseguiti Avviata importante sperimentazione per l’identificazione dei sacchetti conferiti di Luca Romagnoli p. 18 PicenAmbiente spa San Benedetto del Tronto verso Rifiuti Zero Attuare una politica ambientale che porti la città verso il traguardo del 100% del riciclaggio di Agnese Mengarelli

p.

20

SOGENUS spa Interamente pubblica al servizio del suo territorio e del marchigiani di Edy Ceccarelli p.

22

SUBISSATI srl Spazi da sognare e da vivere Case in legno sin dagli anni ‘80 di Silvia Angeloni

p.

23

Salvaguardia della biodiversità Herpethon: maratona erpetologica Tappa all’Orto Botanico della Selva di Gallignano (AN) di Agnese Mengarelli

p.

27

Manifestazioni e Convegni Grottammare, 19-21 maggio 2011 “Nuove energie” La Regione Marche protagonista della 9a Edizione della Rassegna di Agnese Mengarelli p.

29


REGIONE MARCHE

RIFIUTI URBANI 2010 NELLE MARCHE Cala la produzione, aumenta la differenziata: 48 Comuni oltre gli obiettivi di legge a cura della Regione Marche

La politica regionale e l’impegno degli Enti locali per il passaggio alla raccolta “porta a porta” dei rifiuti stanno dando i loro frutti. Ne sono la conferma i dati ufficiali sulla raccolta differenziata registrata nel 2010 dai Comuni delle Marche presentati in una Conferenza stampa lo scorso 9 maggio. I Comuni che hanno superato la soglia minima richiesta dalla legge per il 2010 sono 48. Questi potranno beneficiare della riduzione del tributo speciale per il conferimento in discarica, mentre gli altri, quelli che non hanno raggiunto l’obiettivo, si vedranno applicata una penalità del 20%. Oltre all’incremento della raccolta differenziata, passata dal 26,53% del 2008 al 41,24% del 2010, i dati presentati mostrano anche l’incoraggiante diminuzione della produzione dei rifiuti. Da 854.000 tonnellate di rifiuti urbani prodotti nel 2008 si è infatti passati a 816.000 tonnellate. In termini procapite la diminuzione è stata di 20 kg in due anni: dai 544 kg/abitante del 2008 ai 524 kg/ abitante del 2010. Grazie alla riduzione della produzione da un lato e all’aumento della raccolta differenziata dall’altro, la quantità di rifiuti indifferenziati, smaltiti in discarica, è in costante diminuzione. Analizzando la situazione a livello provinciale, si registrano consistenti differenze: mentre da un lato si registrano punte di eccellenza per la provincia di Macerata (oltre il limite di legge con il 56,5% di raccolta differenziata) e per la provincia di Ancona (45,06%); dall’altro lato si registrano dati inferiori al 35%: Pesaro e Urbino con il 34,18%, Fermo con il 33,41% e Ascoli Piceno con il 32,04%. I Comuni virtuosi appartengono quasi esclusivamente alle province di Macerata (25) e Ancona (18), dove i Comuni si sono consorziati (COSMARI in provincia di Macerata, CIR33 e Conero Ambiente in provincia di Ancona). I restanti Comuni virtuosi si trovano in provincia di Fermo (4) e in provincia di Ascoli Piceno (1). Nessun comune della provincia di Pesaro e Urbino ha superato la soglia del 50%. “Non abbiamo ancora raggiunto l’obiettivo del 50% a livello regionale - ha affermato in conferenza l’Assessore all’AmbienImpianto di compostaggio di Corinaldo (AN) gestito dal Consorzio CIR 33

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te Sandro Donati - ma ci stiamo gradualmente avvicinando, tenendo comunque presente che la normativa prevede un innalzamento al 60% nel 2011 e al 65% nel 2012. Il “porta a porta” è risultato vincente per migliorare i risultati e non è un caso se la maggior parte dei Comuni che hanno superato l’obiettivo del 50% appartiene ai Consorzi che hanno attivato la raccolta differenziata spinta e a quelli che hanno potenziato il trattamento della frazione umida.” L’elenco dei 48 comuni marchigiani che hanno superato nel 2010 l’obiettivo del 50% di raccolta differenziata è scaricabile dal sito www.ambiente.regione.marche.it

AN AP MC PU FM Regione

Produzione procapite (kg/ab.) 2008 2009 2010 534 520 505 524 548 543 515 484 477 603 580 599 * 494 480 544 528 524

% raccolta differenziata 2008 2009 2010 28,86 36,81 45,06 20,46 29,65 32,04 34,88 49,02 56,50 23,33 29,35 34,18 * 26,92 33,41 26,53 35,17 41,24

* Il dato per la provincia di Fermo (di recente costituzione) è disponibile solo a partire dal 2009.

Obiettivi minimi di legge per la raccolta differenziata: 45% al 2008 50% al 2009 50% al 2010 60% al 2011 65% al 2012 Per incentivare i Comuni a passare al “porta a porta”, unica modalità di raccolta che permette di raggiungere i risultati richiesti dalla legge, la Regione ha modulato l’ecotassa per lo smaltimento in discarica. I Comuni che superano gli obiettivi di legge ottengono quindi consistenti risparmi perché: - smaltiscono meno rifiuti in discarica; - ottengono lo sconto sull’ecotassa applicata ai rifiuti smaltiti; - ottengono ricavi dalla vendita dai materiali raccolti in modo differenziato destinati al riciclo.


CONTRIBUTI REGIONALI PER LA BONIFICA DEI SITI INQUINATI Aperti i termini per la presentazione delle domande da parte dei Comuni a cura della Regione Marche

La Regione Marche ha recentemente emanato un Bando per la concessione di contributi rivolto ai Comuni per la bonifica dei siti inquinati. Le azioni di bonifica (messa in sicurezza di emergenza, caratterizzazione e bonifica) sono in capo ai Comuni nei siti inquinati di proprietà degli stessi e in quelli per i quali non sia stato individuato il responsabile dell’inquinamento o il proprietario o terzi coinvolti che non siano intervenuti. Con l’approvazione del Piano regionale per la bonifica delle aree inquinate (DACR n. 11/2010), la Regione ha individuato i siti di interesse pubblico. Il bando si rivolge a quei Comuni dove ricadono i siti individuati nel Piano che non abbiano già usufruito di nessun tipo di cofinanziamento e che non siano inseriti in liste di attesa per l’assegnazione di fondi regionali, statali o comunitari. Sono ammissibili a contributo solo i progetti che rientrano tra le seguenti

tipologie di intervento: misure di riparazione; misure di caratterizzazione (con esclusione delle analisi di laboratorio); misure di messa in sicurezza permanente (comprensiva dell’analisi di rischio); progetto operativo di bonifica (comprensivo dell’analisi di rischio). L’intervento dovrà comunque avere la caratteristica di uno stralcio funzionale e pertanto, al termine delle azioni individuate, dovrà essere raggiunto un obiettivo definito e verificabile. L’entità del contributo è fino all’80% delle spese ammissibili relative all’intervento: lavori, forniture, direzione lavori, collaudo, progettazione (per un importo non superiore al 10% del costo dell’intervento). Le risorse disponibili ammontano a 663.000 Euro. Le domande possono essere presentate entro il 1° settembre 2011. Il bando può essere scaricato dal sito www.ambiente.regione.marche.it

Piano regionale per la bonifica delle aree inquinate Il Piano bonifiche è stato adottato dalla Regione Marche nel 2010 con DACR n. 11. Grazie ad esso è stato possibile aggiornare l’Anagrafe dei siti da bonificare. Secondo il principio comunitario “chi inquina paga”, il responsabile dell’inquinamento è obbligato a intervenire per la bonifica. Nel Piano si distinguono i siti pubblici e/o di interesse pubblico dagli altri di titolarità privata. Tra i primi rientrano anche quelli in cui il soggetto pubblico (solitamente il Comune) si è sostituito al responsabile inadempiente. Per tutti i siti di titolarità o interesse pubblico è stata elaborata l’analisi di rischio relativo, che ha generato una graduatoria di priorità degli interventi di bonifica da effettuare. In questo modo il PRB ha delineato un efficace programma d’intervento e delle possibili fonti di finanziamento. Al fine di rendere più “fluida” la procedura per la bonifica dei siti inquinati, dove intervengono a vario titolo tanti soggetti sia pubblici che privati, la Regione Marche ha approvato (DGR 329/2011), dopo una fase di consultazione con gli Enti locali, apposite linee guida relative, in particolare, all’istruttoria dei rapporti tecnici dei siti inquinati, con l’obiettivo di assicurare una maggiore omogeneizzazione e semplificazione della procedura. Le linee guida non si applicano ai Siti di Interesse Nazionale (SIN), per i quali la competenza per i procedimenti di bonifica è del Ministero dell’Ambiente.


LO STATO DELL’AMBIENTE DELLE MARCHE Presentati a Grottammare i dati del report “RSA MARCHE – FOCUS 2010” a cura della Regione Marche

Il 20 maggio 2011 a Grottammare, in occasione del Convegno “Stato dell’Ambiente, Governo del Territorio, Energia Sostenibile” è stato presentato l’ultimo report ambientale prodotto dal Servizio Territorio Ambiente Energia della Regione Marche. La pubblicazione “RSA Marche - Focus 2010” costituisce l’aggiornamento del Terzo rapporto sullo stato dell’ambiente delle Marche pubblicato nel 2009, interessando 17 dei 72 indicatori del Rapporto 2009. Gli indicatori presi in esame sono quelli aggiornabili con periodicità annuale e rappresentativi di fenomeni la cui variazione è significativa nel lasso temporale di un anno: Mobilità, Energia, Aria, Acqua e Rifiuti. Di seguito si riporta la Relazione generale che introduce il Focus 2010, rimandando alle singole schede per un esame più approfondito e ricordando che la pubblicazione è disponibile anche sul sito www. ambiente.regione.marche.it sezione “Reporting ambientale”. I dati mostrano una situazione critica per quanto riguarda la mobilità dei marchigiani, ancora troppo sbilanciata sul mezzo privato, che si ripercuote sulla qualità dell’aria, i cui livelli sono critici proprio nelle aree caratterizzate da alta densità abitativa e di traffico. Migliore invece la situazione sul fronte energia e rifiuti, dove la Regione è intervenuta con azioni di sostegno amministrativo-finanziario. Pur rimanendo ancora forte la dipendenza dalle fonti fossili, si registra una riduzione della produzione di energia da termoelettrico a favore di un incremento della produzione di energia elettrica da rinnovabili. Relativamente ai rifiuti, si evidenzia una riduzione della produzione procapite dei rifiuti negli ultimi tre anni e un deciso aumento delle raccolta differenziata grazie al maggior numero dei Comuni che sono passati alla modalità di raccolta “porta a porta”. Ciò ha anche determinato la riduzione della quantità dei rifiuti smaltiti in discarica. Situazione pressoché invariata quella delle acque con livelli qualitativi buoni per le acque di balneazione e verso il raggiungimento dei limiti di legge per le acque superficiali e sotterranee. Entrando nel dettaglio dell’analisi, nelle Marche crescono troppo lentamente le forme di mobilità sostenibile di merci e persone, con valori molto bassi e lontani dal dato italiano; le persone e le merci si muovono prevalentemente tramite mobilità privata, con uno scarso ruolo dell’utilizzo dei mezzi pubblici e in particolare della ferrovia.

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Nel 2008 la mobilità delle persone è costituita solo per il 14,2% da mobilità sostenibile contro il 27,4% dell’Italia. Il fenomeno è confermato anche dall’elevatissimo tasso di motorizzazione privata (628 auto ogni 1.000 abitanti), che solo negli ultimi due anni mostra una tendenza alla diminuzione. L’elevato livello di motorizzazione è in parte controbilanciato dal fatto che le Marche siano la seconda regione con la maggiore diffusione di veicoli ecologici dopo l’Emilia Romagna. Tra il 2008 e il 2009 si è assistito a un incremento del 41% della produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, attribuibile in gran parte alla ripresa della produzione idroelettrica e allo sviluppo delle biomasse (con particolare riferimento al biogas), e in misura minore del fotovoltaico. La quota di energia elettrica da rinnovabili rimane tuttavia inferiore alla media nazionale e fortemente condizionata dalla disponibilità della fonte idroelettrica. L’analisi del bilancio elettrico regionale nel 2009 mostra che le Marche continuano a registrare un deficit della produzione di energia elettrica rispetto alla richiesta, sebbene negli ultimi 10 anni si sia ridotto notevolmente fino a raggiungere quota 50,9%. Nel 2009 la domanda di energia elettrica riprende a crescere con una minore intensità e con una diversa composizione settoriale. Per effetto della crisi economica si evidenziano, infatti, una contrazione dei consumi di energia elettrica nel settore dei trasporti e dell’industria, nonostante quest’ultimo continui a rappresentare il settore più energivoro con il 44,2% dei consumi finali totali, e un incremento dei consumi del settore terziario e residenziale. Dal lato della produzione si registra nel 2009 una riduzione della produzione interna totale dovuta alla riduzione della produzione termoelettrica; riduzione quest’ultima non adeguatamente compensata dalla crescita della produzione da fonti rinnovabili. È evidente come senza un rafforzamento della politica energetica volta al perseguimento dell’efficienza e del risparmio energetico nel settore industriale ed edilizio e allo sviluppo in particolare dell’eolico, il cui contributo nella regione Marche risulta ancora nullo, sarà difficile perseguire gli obiettivi europei della Strategia 20-20-20 (seppure ad oggi non sia ancora stata definita la ripartizione degli obiettivi europei su scala regionale burden sharing); obiettivo che per altro sarebbe vanificato dalla costruzione di nuove grandi centrali a combustibili fossili.


La qualità dell’aria nel 2009 presenta un peggioramento rispetto alla situazione monitorata nell’anno precedente. La centralina classificata come “centro città”, rappresentativa di tutte le situazioni ad alta densità abitativa e di traffico, presenta valori superiori ai limiti di legge, sia per il PM10 che per il PM 2,5; si registra invece una diminuzione dei superamenti in tutte le altre zone monitorate: aree montane, rurali, aree verdi urbane e aree urbane non centrali. La concentrazione di biossido di azoto (NO2) rimane al di sotto degli obiettivi di legge tranne che per le aree urbane non centrali dove il valore è di 44,5 μg/mc contro il limite annuale di 44 μg/mc. L’analisi triennale (2007-2009) per il PM10, PM2,5 e NO2 mostra invece un andamento discontinuo. La concentrazione di ozono rimane critica, soprattutto nelle zone costiere, pur diminuendo il numero di aree in cui si registrano i superamenti. La qualità delle acque nel 2009 si mantiene su valori buoni, in particolare se raffrontati con il livello nazionale. L’analisi della qualità delle acque superficiali dal 2003 al 2009 mostra una lieve tendenza al miglioramento anche se l’obiettivo di legge non viene raggiunto (nel 2009 84% dei punti monitorati hanno un valore almeno sufficiente contro il 100% richiesto al 2008). Nel 2009 tutti e tre gli invasi artificiali monitorati (Lago di Castreccioni, Fiastrone e Gerosa) raggiungono la classe di qualità buona. La buona qualità delle acque superficiali si riflette anche sulla qualità delle acque di balneazione: il 94% della costa è idonea e le non idoneità sono circoscritte alle foci dei fiumi; le non idoneità sono aumentate in particolare nella provincia di Macerata. Particolare attenzione però deve essere posta alle condizioni di trofia delle acque costiere e allo stato chimico delle acque sotterranee. L’indice della trofia (TRIX) mostra nel 2009 una generale tendenza al peggioramento, più accentuato nella fascia entro 500 metri dalla costa e con particolare riferimento alla fascia dei fiumi Musone, Potenza, Esino e Tenna; migliora invece la fascia antistante il fiume Tronto. Per quanto riguarda lo stato chimico delle acque sotterranee, l’indice SCAS evidenzia un peggioramento rispetto

al perseguimento dell’obiettivo di legge di raggiungere o mantenere lo stato di qualità buono. In generale occorre sottolineare che negli ultimi anni si è riscontrata un’elevata incidenza delle condizioni meteo climatiche sulla qualità delle acque, in gran parte a causa dei cambiamenti climatici (incremento dei periodi di siccità e dei fenomeni pluviometrici intensi), a cui è possibile in gran parte imputare la variabilità annuale dei vari indicatori. Nel 2008 ogni marchigiano ha prodotto 551 kg di rifiuti urbani, un valore di poco superiore alla media italiana. Dopo la forte crescita degli anni precedenti, negli ultimi tre anni il valore è in diminuzione, con una tendenza all’allineamento al dato nazionale. Nel presente rapporto si conferma un giudizio di incertezza sulla tendenza dell’indicatore; non è ancora chiaro cioè se la riduzione sia congiunturale, legata alla crisi economica, o sia invece strutturale, frutto dell’efficacia delle politiche regionali e degli enti locali. La raccolta differenziata raggiunge il 26%, con un incremento annuo che è il maggiore tra le Regioni del Centro Italia. Il valore rimane tuttavia al di sotto sia della media nazionale che degli obiettivi di legge (45% nel 2008). Il sistema regionale risponde, ma a “macchia di leopardo”: alcuni Comuni superano il 70%, altri non hanno adottato politiche efficaci per la raccolta differenziata. Il ricorso alla discarica rimane la modalità più diffusa di gestione del rifiuto urbano: nonostante si riduca lievemente rispetto al 2007, riguarda quasi i due terzi dei rifiuti prodotti. Il report è stato elaborato negli ultimi mesi del 2010, per cui si evidenzia che per alcuni indicatori i dati sono ulteriormente aggiornabili. In uno degli articoli dell’inserto vengono ad esempio riportati i nuovi dati sulla produzione di rifiuti urbani e sulla raccolta differenziata.

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20 DOMANDE SULLA “MOBILITÀ DOLCE” La Regione lancia un sondaggio rivolto agli eco-turisti di Alfredo Fermanelli Dirigente Rete Escursionistica Marche

Da alcuni giorni è disponibile nel sito web della Regione Marche all’indirizzo www.ambiente.regione.marche.it un questionario sulla “Mobilità Dolce” nelle Marche. Il questionario si pone come obiettivo quello di comprendere le esigenze dei turisti che vogliono visitare le Marche a piedi, in bicicletta o a cavallo. In particolare, si chiedono informazioni sulle motivazioni e le aspettative della visita, sulle ricadute economiche possibili per il territorio e sugli aspetti connessi alla fruizione da parte dei diversamente abili o alla necessità di tutelare le aree naturalisticamente più fragili. La Mobilità Dolce si sta affermando in tutta Europa come modello di turismo sempre più importante che, oltre a permettere di scoprire i valori più segreti e straordinari di una regione, contribuisce a ridurre l’inquinamento (riducendo la produzione di anidride carbonica), a sostenere l’economia delle aree più fragili, in particolare di quelle montane, e consente di vivere a più stretto contatto con la natura, la storia e la cultura locale. È peraltro interessante ricordare che proprio su queste linee, l’Unione Europea ha finanziato alla Regione il progetto LIFE TASMAC, finalizzato a trovare soluzioni per garantire una accessibilità dolce e alternativa nei piccoli centri urbani. È proprio per tutti questi importanti motivi che nel delicato processo di costituzione della Rete, oltre al confronto con i soggetti istituzionalmente preposti con i quali sono stati attivati specifici momenti di dialogo, è apparso importante capire le esigenze dei visitatori. La Rete per la “Mobilità Dolce”, in corso di realizzazione, deve essere vista anche quale elemento fondamentale di una più generale Infrastruttura Verde Regionale che si vuole porre, così come quelle di comunicazione, quelle elettriche, ecc, come realtà essenziale per il benessere e la vitalità sociale ed economica della nostra regione. I percorsi della mobilità dolce, in questo contesto, saranno quindi delle vere e proprie greenway che dovranno muoversi in un paesaggio sostenibile, di cui la società odierna sente sempre più forte il bisogno. Promuovere la “mobilità dolce” nelle Marche vuol dire quindi promuovere una Green Economy, tutelare la bellezza e la peculiarità dei luoghi e la salute di chi li percorre, nonché offrire nuove speranze e possibilità di lavoro ai nostri giovani.

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La Legge di istituzione della rete escursionistica delle Marche La Legge regionale n. 2/2010, modificata dalla Legge n. 18/2010, stabilisce che per “escursionismo si intende l’attività turistica, ricreativa e sportiva che, prevalentemente al di fuori dei centri urbani, si realizza nella visita o nella esplorazione degli ambienti naturali, anche antropizzati, senza l’ausilio di mezzi a motore”. La legge prevede che entro il mese di giugno del 2011 la Regione dovrà approvare i criteri e le linee guida per la presentazione delle proposte di percorsi escursionistici da parte delle amministrazioni locali. Sarà, quindi, compito delle Aree Protette e delle Province presentare alla Regione (art. 4, comma 2), entro il mese di dicembre di ciascun anno solare, le proposte di inserimento di percorsi nel catasto regionale, formulate sulla base delle indicazioni fornite dai Comuni, dalle Comunità montane, dalla rete INFEA, dalle Associazioni di guide ambientali escursionistiche presenti nel territorio regionale, nonché dal gruppo regionale Marche del Club Alpino Italiano (CAI). Il principale merito di questa legge è quello di aver avviato un processo per la creazione di un sistema di “mobilità dolce” regionale, al fine di garantire una scoperta del territorio a piedi, in bicicletta o a cavallo. Una legge, quindi, che apre anche per le Marche nuove possibilità per valorizzare appieno l’offerta del territorio, i suoi valori paesaggisitici, storici e culturali e che vuole legare la natura ai centri storici, riducendo l’inquinamento e migliorando al contempo l’esperienza di visita dei turisti.

Il logo del progetto, una “M” stilizzata che ricorda le alte montagne dell’Appennino, è formato da differenti tratti colorati che, a loro volta, simboleggiano i mille diversi paesaggi che compongono la realtà delle Marche. Esso si chiude con una freccia che vuole ricordare a tutti il “Giusto cammino” da seguire.


PER UNA ECONOMIA COMPETITIVA A BASSE EMISSIONI DI CARBONIO Verso una Roadmap regionale al 2050? di Cinzia Colangelo

È in dirittura d’arrivo il Progetto RSC (Regions for Sustainable Change), finanziatato dal programma europeo INTERREG IVC, di cui il Servizio Territorio Ambiente Energia della Regione Marche è partner. Il prossimo autunno si concluderanno, infatti, le attività con l’organizzazione della Conferenza finale che si terrà in Cornovaglia, altra regione partecipante al progetto, dove saranno illustrati i risultati più importanti raggiunti dai 12 partner sotto la guida del REC (Regional Environmental Centre for Central and Eastern Europe). Tra le attività del Progetto spicca lo Studio condotto su tre regioni partecipanti, Cornovaglia (Gran Bretagna), Burgenland (Austria) e Marche, mirato all’analisi degli aspetti relativi alle emissioni di carbonio sull’economia delle tre regioni. Il lavoro, coordinato dalla Cornovaglia, è eseguito dalle società SQW, ICLEI Europe e Mercados EMI. Lo Studio, attualmente in fase di ultimazione, partendo dall’analisi delle emissioni di carbonio delle tre regioni selezionate, mira ad individuare costi e benefici di uno spostamento verso un’economia a basse emissioni di carbonio, sviluppando uno schema analitico, metodologie e strumenti trasferibili. Come possono quindi in concreto contribuire le regioni europee all’obiettivo di separare la crescita economica dalle emissioni di carbonio? Il proposito centrale dello Studio è stato quello di sviluppare uno strumento di analisi quantitativa per mettere a confronto una serie di misure regionali “low carbon” in termini di costi, emissioni di carbonio e creazione di posti lavoro. Il risultato è stato uno strumento denominato PACE (Prioritarization of Actions for a Low Carbon Economy) che potrà essere di aiuto per la definizione di strategie e piani di azione per una economia regionale a bassa emissione di carbonio. Lo strumento PACE è strutturato in modo da poter mettere a confronto un’ampia gamma di misure che una regione può

prendere in considerazione per la mitigazione delle emissioni di carbonio, azioni relative a: energia rinnovabile; efficienza energetica; trasporti; cambiamenti nell’uso del suolo; ecc. PACE è uno strumento flessibile, capace cioè di tener conto di nuovi dati o cambiamenti negli obiettivi politici che di volta in volta possono presentarsi. Una volta che i dati necessari e disponibili vengono inseriti, PACE dà la possibilità di mettere a confronto le misure selezionate per ciascuna regione in termini di costi-efficacia, di impatto sulle emissioni di carbonio e di creazione di posti di lavoro, producendo tabelle e grafici semplificati in modo da mostrare ai decisori quali misure possono considerarsi prioritarie da cofinanziare o su cui investire, con una proiezione temporale al 2050. Le misure in corso di analisi per le Marche riguardano: efficienza energetica negli edifici pubblici; cogenerazione; minieolico; fotovoltaico; trasporto urbano; intermodalità; produzione di biogas da impianti di compostaggio; illuminazione pubblica; cattura del carbonio; efficienza energetica nelle imprese. La Regione Marche quindi, grazie al Progetto europeo RSC e, in particolare, a questo Studio e al suo strumento di analisi quantitativa, contribuisce all’attuazione della recente Roadmap europea per una economia competitiva a basse emissioni di carbonio al 2050.


LA REGIONE MARCHE AL FORUM PA 2011 Ambiente e green economy in primo piano a cura della Regione Marche

Innovazione ambientale nelle infrastrutture stradali; impiego delle energie rinnovabili; prevenzione nella produzione di rifiuti; risanamento di aree critiche: sono queste le tematiche dei principali progetti regionali presentati alla XXII edizione del “FORUM PA 2011” di Roma, l’appuntamento tradizionale per le Pubbliche amministrazioni che si è tenuta a Roma dal 9 al 12 maggio. L’edizione 2011 del FORUM ha messo al centro dei suoi lavori la rete come metafora e pista di lavoro, nella convinzione che il gap di innovazione del Paese nasca anche dall’impoverimento delle reti relazionali tra i soggetti coinvolti: imprese, amministrazioni pubbliche, mondo della ricerca, terzo settore, cittadini. L’invito alle Regioni è stato, quindi, quello di far conoscere: la rete delle aziende innovative del territorio; le alleanze tra soggetti pubblici, imprese, università e mondo della ricerca; i progetti che hanno costruito reti interregionali. Di seguito vengono brevemente presentati i principali progetti con cui la Regione Marche ha raccolto l’invito del “FORUM PA 2011”. Laboratorio Ambiente Marche nell’ampliamento dell’autostrada A14 Il cantiere per la realizzazione della terza corsia della A14 nel tratto marchigiano si sta rivelando un vero e proprio “laboratorio dell’innovazione tecnico-ambientale nelle grandi infrastrutture viarie” nel quale, grazie alla stretta collaborazione tra il Servizio Territorio Ambiente ed Energia della Regione Marche e la Società Autostrade, si stanno sperimentando materiali e tecniche innovative che tendono a ridurre l’impatto dell’infrastruttura sull’ambiente. Il “Laboratorio Ambiente Marche” vede la partecipazione dell’Università Politecnica delle Marche e dell’ARPAM, quali importanti partner tecnicoscientifici. Le linee di attività sono rappresentate principalmente: - dal riciclo dei materiali provenienti da scavi e demolizioni e di quelli provenienti dalle pavimentazioni stradali; - dall’utilizzo dei materiali fotocatalitici per la riduzione degli inquinanti atmosferici; - dai sistemi di monitoraggio; - dal piano di riforestazione, che si pone l’obiettivo di ridurre la CO2 mediante aumento della superficie forestale regionale, in linea con il protocollo di Kyoto. Nel laboratorio è alta l’attenzione della Regione anche verso il paesaggio. Con il determinante contributo della Soprintendenza al Paesaggio delle Marche, si è studiata infatti una diversa soluzione sia in termini di materiale che di scelta cromatica a proposito di barriere fonoassorbenti in fase di installazione nel tratto Fano - Senigallia. Le barriere, come del resto anche i nuovi cavalcavia che scavalcano l’autostrada, presentano quale elemento di novità l’utilizzo dell’acciaio Cor-Ten, al

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posto dell’acciaio tradizionale colorato d’azzurro. La scelta è dovuta, oltre all’aspetto cromatico, alla volontà di utilizzare un materiale significativamente meno impattante rispetto all’alluminio. Il Cor-Ten è un materiale integralmente riciclabile, che non necessita di verniciature e non richiede interventi di manutenzione. Per la parte trasparente della barriera è stato scelto il vetro al posto del PMMA, materiale plastico certamente non facilmente riciclabile come il vetro. “Nuove energie” per le aree protette Il Progetto mira a promuovere l’efficienza energetica e l’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile nelle Aree protette delle Marche. La programmazione del Settore parchi e riserve naturali regionali ha individuato tra le priorità di intervento, sia nell’attuale programma triennale 2010-2012 che in quello relativo al triennio precedente, oltre a quelle legate ai classici temi relativi alla conservazione della natura, il ricorso alle fonti energetiche rinnovabili e all’efficienza energetica. In particolare, la Regione ha indirizzato gli organismi gestori delle aree naturali protette ad investire direttamente in progetti legati all’efficienza e alle rinnovabili e ad essere promotori di azioni di incentivazione verso altri soggetti pubblici o privati. Una buona parte degli interventi è già stata realizzata; altri interventi sono in corso di attuazione, indirizzati principalmente all’implementazione di impianti solari, sia termici che fotovoltaici, presso le strutture ricettive locali o le sedi delle stesse Aree protette, come nel caso dei Parchi Naturali della “Gola della Rossa e di Frasassi”, del “Sasso Simone e Simoncello” o nella Riserva Naturale di “Ripa Bianca”. In altri casi, l’intervento prevede la concessione di incentivi per lo sviluppo di tali tecnologie, come nel caso Parco Naturale del “Monte Conero”. Rete regionale del riuso Il Progetto, avviato nel 2000, mira a costituire una rete regionale del riuso in due fasi di attuazione: - una prima fase, con la finalità di promuovere e sensibilizzare alla cultura del riuso; - una seconda, di concreta attuazione della pratica diffusa del riuso in ambito domestico. La prima fase si è già concretizzata attraverso la realizzazione della Rete delle ludoteche regionali del Riuso, denominate RiÙ, con la quale si è inteso privilegiare un investimento di lungo periodo, scegliendo il target di utenza delle giovani generazioni. Ad oggi, le ludoteche RiÙ sono cinque: Pesaro (operativa dal 1999), Fermo (dal 2000), Santa Maria Nuova (dal 2001), Tolentino (dal 2003) e Ascoli Piceno (dal 2009). La seconda fase, in corso di attuazione, prevede invece l’estensione della rete sul canale dell’utenza domestica dif-


fusa attraverso la realizzazione della Rete dei Centri del Riuso. Infatti, sulla base delle esperienze positive di alcune realtà locali (4 Centri del riuso operativi: Castelleone di Suasa, Jesi, Moie di Maiolati Spontini e Serra De’ Conti), la Regione Marche sta costituendo la rete che collega fra loro i centri dove si svolgono attività di consegna e di prelievo di beni usati ancora utilizzabili. A tale scopo è stato elaborato ed approvato un apposito documento di indirizzo che definisce le caratteristiche e le dotazioni tecniche del Centro e costituisce la base per realizzare una rete omogenea ed efficace. Inoltre, saranno indirizzate specifiche risorse regionali a favore degli enti locali con lo scopo di rafforzare la rete, costituendo nuovi Centri o adeguando quelli esistenti in coerenza con gli indirizzi regionali. Grazie alla collaborazione e al lavoro in rete con i Comuni, i Consorzi per la gestione dei rifiuti e le Ludoteche RiÙ, la rete consente di contrastare la cultura dell’“usa e getta” e di ridurre la quantità di rifiuti da avviare a trattamento/ smaltimento. Il Progetto consente anche di sostenere le fasce deboli della popolazione, come i cittadini meno abbienti, rendendo disponibile a titolo gratuito un bene dimesso, ma ancora funzionante. Piano di risanamento dell’AERCA L’individuazione nel 2000 da parte della Regione Marche dell’Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale (AERCA) di Ancona - Falconara - Bassa valle dell’Esino, ha segnato l’inizio di un lungo percorso di confronto e dialogo con le Amministrazioni e le Comunità locali. L’estensione dell’area dichiarata ad elevato rischio deriva direttamente dalle problematiche ambientali esistenti quali: presenza di tutte le principali modalità di trasporto e delle infrastrutture correlate (Porto di Ancona, Aereoporto e Interporto); presenza di attività economiche e produttive di rilevanza nazionale e di industrie a rischio (es. raffineria petrolifera); consistente traffico ferroviario e di mezzi pesanti gommati per il trasporto di merci pericolose; presenza di emergenze idrogeologiche, come la “grande frana di Ancona” e diverse aree soggette ad esondazione (Esino); elevato grado di inquinamento ambientale; un SIN (Sito Interesse Nazionale) di area da bonificare. Una tappa importante del percorso per il risanamento è rappresentata dall’approvazione nel 2005 del Piano di risanamento dell’AERCA, che ha individuato 15 obiettivi di sostenibilità ambientale da perseguire, tutti finalizzati a mitigare le criticità con specifiche linee d’azione ed interventi. La concertazione istituzionale tra gli Enti locali che hanno giurisdizione in AERCA è risultato il metodo migliore per l’ottimizzazione dell’uso delle risorse e per un più efficace perseguimento degli obiettivi da raggiungere. Ciò ha permesso, per esempio, di dare la precedenza agli interventi con il più alto grado di fattibilità e la cui realizzazione può contribuire nel modo più soddisfacente al raggiungimento dei risultati condivisi. La Regione Marche in questi anni ha contribuito al finanziamento sia di varie iniziative puntuali (bonifiche, piste ciclabili, recupero di aree degradate, ecc.) sia di iniziative di più ampio respiro territoriale come lo sviluppo di un sistema informativo integrato, collegato ad un sistema GIS, necessario al monitoraggio degli interventi previsti nel Piano.

Barriere fonoassorbenti in acciaio Cor-Ten

Energie rinnovabili nel campeggio del Parco della Gola della Rossa e di Frasassi

Centro del riuso di Moie di Maiolati Spontini (AN)

Foce dell’Esino nell’area ad elevato rischio di crisi ambientale

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RIFIUTI: VIA LIBERA ALLA PREVENZIONE La fotografia del modello marchigiano di gestione dei rifiuti nell’analisi puntuale dell’Assessore regionale all’Ambiente Sandro Donati di Silvia Barchiesi

Estraneo all’emergenza e lontano dalle criticità che invece aleggiano su altre regioni, il modello marchigiano relativo alla gestione dei rifiuti tiene e piace anche in Europa. Il progetto “Pre-waste”, elaborato dalla Regione Marche in tema di prevenzione di rifiuti è stato infatti selezionato a Bruxelles tra le migliori pratiche in ambito europeo. Così mentre la cronaca nostrana parla di smaltimento e porta alla ribalta i problemi di molte regioni connessi alla fase più “nera” della gestione dei rifiuti, le Marche guardano oltre la discarica e al di l° dei propri confini regionali, ipotizzando una serie di politiche preventive volte a ridurre la produzione dei rifiuti su scala regionale, nonché europea. Prevenzione è, infatti, la parola d’ordine al centro della strategia regionale in materia di gestione dei rifiuti, oltre che l’obiettivo di molte dei progetti e delle iniziative in atto. La realizzazione dei Centri e delle Ludoteche del Riuso, nonché la promozione della raccolta differenziata e della raccolta “porta a porta” spingono in questa direzione. A parlare sono i dati. Stando a quelli riportati nel “Rapporto 2009 sulla produzione e gestione dei rifiuti nella Regione Marche”, elaborato dall’ARPAM, la produzione regionale di rifiuti pro-capite nel biennio 2007-2008 si è mantenuta sostanzialmente stabile, registrando un lieve calo dello 0,7%: dai 548 kg/abitante del 2007 ai 544 kg/abitante del 2008. La strada è ancora lunga, ma le Marche sembrano aver imboccato quella giusta. Infatti, nonostante il dato regionale sulla raccolta differenziata sia ancora lontano dagli standard di legge, le Marche vantano realtà virtuose, esemplari a livello nazionale. Sono, infatti, 48 i Comuni che hanno superato l’obiettivo di raccolta differenziata del 50%. Secondo il “Rapporto Rifiuti Urbani 2009” dell’ISPRA, è inoltre marchigiano il primato della miglior performance

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fra le regioni del Centro Italia (+5,3 punti percentuali). A scattare la fotografia dell’attuale modello marchigiano di gestione dei rifiuti urbani è lo stesso Assessore regionale all’Ambiente Sandro Donati, che ne illustra i punti di forza e le criticità, delineandone gli scenari futuri, tra nuove strategie e opportunità. In molte regioni italiane quando si accenna ai rifiuti si parla di emergenza o comunque di criticità. Qual è la realtà dei rifiuti nella nostra regione? Le Marche hanno sostenuto sempre le situazioni di emergenza, soprattutto quelle relative al drammatico caso della Campania. La situazione nelle Marche è sotto controllo, perché al manifestarsi di criticità locali, il sistema regionale è in grado contare sull’ampia collaborazione di tutti i soggetti istituzionali. Quali sono i punti di forza della gestione dei rifiuti a livello regionale e quali le criticità? I punti di forza sono un sistema di raccolta differenziata diffusa e in fase di estensione nei territori ed un sistema impiantistico che, seppure da completare, finora ha garantito l’autosufficienza per la gestione dei rifiuti urbani. È necessario quindi continuare nell’azione di incremento della raccolta differenziata delle frazioni solide, ma soprattutto potenziare il trattamento della frazione umida. Secondo il Rapporto ISPRA Rifiuti 2009 nelle Marche la produzione di rifiuti solidi urbani nel 2008 era superiore alla media italiana (551 kg/ab. contro i 541 Kg/ab). In che modo la Regione ha lavorato e sta lavorando per invertire la tendenza? Dal Decreto Ronchi alla fine degli anni ’90, la Regione ha fermamente e decisamente perseguito le politiche più avanzate nella riorganizzazione della raccolta e recupero dei rifiuti. Gli impianti più obsoleti sono in fase di revisione tecnologica al fine di poter garantire sempre maggiori quote di recupero e minore quantità in conferimento nelle discariche; la realizzazione di una rete di “Centri del riuso” che si affiancheranno a quella dei “Centri di raccolta” (i cosiddetti ecocentri) darà un grande impulso ad un trend che è comunque positivo se solo si pensa che dal 2009 al 2010 la raccolta differenziata è passata dal 27% al 36% con un incremento di circa il 25%.


Rifiuti Lo scambio di best-practices in materia di gestione ecosostenibile dei rifiuti tra autorità locali e regionali europee è ormai per la nostra Regione una realtà consolidata, di cui ne è esempio il progetto “GODEM”. Cosa prevede tale progetto che coinvolge le autorità del bacino meridionale del Mediterraneo (Libano, Marocco, Tunisia)? Il progetto “GODEM” (Ottimizzazione della Gestione dei Rifiuti nel Mediterraneo) ha il compito di creare una rete permanente di scambio di informazioni e di esperienze sulla gestione sostenibile dei rifiuti tra le autorità locali e regionali europee e quelle della sponda meridionale del bacino del Mediterraneo. L’obiettivo generale del progetto è quello di stabilire una migliore comprensione reciproca, un dialogo aperto e una cooperazione tra gli attori locali dell’UE ed Paesi partner della regione mediterranea, attraverso un programma di rafforzamento delle capacità innovative per i governi locali e regionali con particolare riferimento all’applicazione di un sistema di gestione integrata dei rifiuti. L’obiettivo specifico è quello di migliorare, attraverso l’utilizzo di un approccio partecipativo e integrato e l’attuazione di progetti pilota a livello locale, la capacità delle Autorità Locali/Regionali per l’applicazione di una gestione sostenibile dei rifiuti nel Mediterraneo. Insomma, il progetto “GODEM” mira a gettare le basi per una rete di scambio delle informazioni ed esperienze nel settore, su cui puntiamo molto.

Il riutilizzo, reimpiego e riciclaggio a differenza della riduzione alla fonte, costituiscono interventi di riduzione a valle della produzione di rifiuti. Come intende la Regione incentivare queste pratiche virtuose? Siamo impegnati da anni con Legambiente nella campagna “Comuni Ricicloni”. L’obiettivo di premiare i Comuni più virtuosi nella raccolta differenziata ha creato una sana competizione, dal momento che i Comuni vi partecipano molto attivamente. Inoltre, l’iniziativa si configura allo stesso tempo come uno strumento di monitoraggio utile alla Regione anche per definire e migliorare alcuni obiettivi di programmazione. Recentemente la Regione Marche è stata invitata in più occasioni a presentare pubblicamente, anche a livello internazionale, l’esperienza delle “Ludoteche del Riuso”. Nel 2011 la Regione, in piena coerenza con i nuovi obiettivi comunitari focalizzati sulla prevenzione, finanzierà oltre una decina di Centri per il riuso dove potranno essere intercettati materiali ancora riutilizzabili evitando che finiscano in discarica. Il Decreto Milleproroghe ha posticipato al 1° gennaio 2012 la soppressione degli A.A.T.O., le Autorità d’Ambito Territoriali Ottimali per il controllo della gestione dell’acqua e dei rifiuti. Toccherà ora alle Regioni decidere a chi trasferire le competenze. Come si sta muovendo la Regione Marche? È in avanzata fase di elaborazione una proposta di legge che l’Assessorato proporrà alla Giunta per garantire un ruolo fondamentale a Comuni e Province e che si fonda su quei principi di sussidiarietà, di economicità, di efficienza e di efficacia che la normativa nazionale ci richiede. Per concludere… rifiuti: problema da “smaltire” o opportunità da “cogliere”? Opportunità da cogliere, senza dubbio. La cultura della raccolta differenziata è uno degli aspetti più importanti della consapevolezza che il tema della sostenibilità ambientale è proprio di ogni cittadino. Spesso i cittadini richiamano le istituzioni ad assunzioni di responsabilità sempre maggiori a dimostrazione che, avviato un processo di conoscenza/consapevolezza, si può contare su una risposta civica molto forte.

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Speciale

La Regione Marche è oggi all’avanguardia nel settore della sostenibilità ambientale e, in particolare, nel campo della prevenzione dei rifiuti, anche a livello internazionale. La nostra Regione è infatti capofila del Progetto “Pre-Waste”. Quanto pesa l’esempio marchigiano nella definizione di politiche europee per la riduzione della produzione di rifiuti? “Pre-Waste” è una’ importantissima esperienza di progettazione europea che ci permette di evidenziare le nostre politiche nel settore dei rifiuti. L’obiettivo è quello di migliorare l’efficacia delle politiche locali/regionali per un’efficiente riduzione delle quantità e pericolosità dei rifiuti, in stretta collaborazione con tutti i livelli istituzionali, oltre che con i portatori di interesse pubblici e privati. La Regione crede molto nella sinergia tra i vari soggetti e livelli istituzionali. Peraltro, le Marche hanno acquisito un’autorevolezza nel contesto delle relazioni comunitarie in materia di rifiuti che è attestata sia dal suo ruolo in “Pre-Waste”, sia dalla continua richieste di parternariato in progetti con realtà avanzate dei Paesi dell’Unione Europea.


RIFIUTI: OLTRE LA DISCARICA, VERSO LA GESTIONE INTEGRATA Tendenze e strategie di una gestione che punta a superare la discarica. A delinearle è il Dirigente P.F. Ciclo dei rifiuti della Regione Marche, il Dott. Piergiorgio Carrescia di Silvia Barchiesi

Meno rifiuti prodotti, più raccolta differenziata: meno rifiuti in discarica. Punta sulla prevenzione la formula scelta dalla Regione Marche per affrancarsi dalla discarica e superarla. Insomma, piuttosto che preoccuparsi del mero smaltimento, le Marche mirano più in alto, o meglio a monte del “problema rifiuti” e puntano alla loro gestione integrata. Ad illustrare le strategie, oltre che i progetti e le iniziative in corso per superare la discarica, è il Dirigente P.F. Ciclo dei rifiuti della Regione Marche, il Dott. Piergiorgio Carrescia. Il sistema marchigiano di gestione dei rifiuti è ancora largamente basato sulle discariche. Qual è la capacità di abbancamento residua delle discariche marchigiane e quale il loro “tempo di vita”? Le discariche presso le quali vengono smaltiti i rifiuti solidi urbani sono 12 con una buona capacità residua di abbancamento. Al 31 dicembre 2010 le volumetrie autorizzate erano le seguenti:

A tale disponibilità bisogna aggiungere le capacità derivanti dai progetti di ampliamento già autorizzati ma non ancora operativi e quelle di diversi progetti per i quali i procedimenti sono in itinere, il tutto stimabile, complessivamente, in alcuni milioni di metri cubi. Al momento esiste un unico caso di criticità di smaltimento di R.U. ed è nell’ATO 3 - Provincia di Macerata che non ha discarica. Grazie ad un Accordo con la Provincia di Fermo i rifiuti prodotti sul territorio vengono temporaneamente smaltiti in impianti di quella Provincia, in attesa della realizzazione della nuova discarica di appoggio al COSMARI. Quali strategie sta perseguendo la Regione Marche per affrancarsi dalle discariche? Dal Decreto Ronchi (fine anni 90) ad oggi la Regione ha fermamente e tenacemente perseguito le politiche più avanzate nella prevenzione e nella riorganizzazione della raccolta differenziata. La cultura della raccolta differenziata è senza dubbio una grande opportunità economica e ambientale da cogliere. Favorire la pratica della raccolta differenziata rende il rifiuto non più un problema, ma una risorsa. Sempre più numerose sono le Amministrazioni locali che decidono di adottare la pratica della raccolta “porta a porta” con ottimi risultati in termini di raggiungimento degli obiettivi di RD e, quindi,

Prov

Localizzazione impianto: Comune/località

PU PU PU PU PU PU AN AN FM FM FM AP

Tavullia/ Cà Asprete Fano/ Monte Schiantello Montecalvo/ Cà Mascio Urbino/ Cà Lucio Barchi/ Rafaneto Cagli/Cà Guglielmo Corinaldo/ San Vincenzo Maiolati Spontini/ Cornacchia Porto Sant’Elpidio/ Castellano Torre San Patrizio/ San Pietro Fermo/ San Biagio Ascoli Piceno/ Relluce Totale

1 14

Volumi autorizzati ma non ancora utilizzati (mc) al 31/12/2010 60.000 776.000 27.100 60.000 13.900 19.200 107.000 491.500 87.000 2.000 112.700 310.000 2.066.400

anche di riduzione della cosiddetta “ecotassa” che grava sui cittadini. La prevenzione è la migliore possibile tra le opzioni di gestione del ciclo dei rifiuti, in quanto elimina le necessità di raccolta, trasporto, riciclaggio e smaltimento garantendo così il più alto livello di tutela dell’ambiente ed ottimizzando l’uso delle risorse. Grande impulso ha avuto nel territorio regionale la pratica dell’autocompostaggio domestico grazie alla distribuzione, a titolo gratuito, alle famiglie che ne hanno fatto richiesta, di compostiere. Sempre in termini di politiche di disincentivo allo smaltimento in discarica e di potenziamento della RD, si è intervenuti sul tributo speciale per il conferimento in discarica dei rifiuti solidi (LR n.15/97). In particolare, si è proceduto alla rideterminazione in aumento dell’ammontare del tributo speciale e contestualmente all’introduzione di un meccanismo premiale in relazione ai risultati della raccolta differenziata, prevedendo un pagamento ridotto in funzione della percentuale di superamento del livello di RD rispetto alla normativa statale. Ciò ha determinato evidenti vantaggi economici per i Comuni più virtuosi. Dal 2010 è stata, inoltre, introdotta, in applicazione della normativa nazionale, l’addizionale del 20% al tributo nel caso di mancato raggiungimento degli obiettivi minimi di raccolta differenziata. Nonostante il dato regionale sulla raccolta differenziata sia ancora basso e lontano dagli obiettivi di legge esistono nella nostra regione realtà virtuose. Quali sono? Per l’anno 2010 sono 48 i Comuni che hanno superato l’obiettivo di raccolta differenziata del 50% con importanti vantaggi economici (nel caso di raggiungimento dell’obiettivo di RD l’ammontare del tributo è inferiore a 0,020 €/Kg). Tra i più virtuosi Montelupone (80,75% di RD), Appignano (77,05%) e Montecosaro (76,61%). Qual è la fotografia del flusso dei rifiuti in entrata e in uscita dalla nostra regione? Per i rifiuti urbani non c’è flusso in usci-


Rifiuti Per una corretta gestione integrata dei rifiuti è necessario anche un efficace sistema impiantistico. Qual è lo stato dell’arte circa il patrimonio impiantistico nella nostra regione? Il sistema impiantistico per i rifiuti urbani della Regione Marche è basato su impianti di trattamento e smaltimento. Esistono due diverse tipologie di trattamento: - quello finalizzato ad ottenere materia prima seconda dai rifiuti selezionati - (selezione del “secco” come carta, vetro, plastica ecc.; trattamento della frazione organica, il cosiddetto “Compostaggio”); - quello finalizzato a rendere ammissibile in discarica il rifiuto indifferenziato - Trattamento Meccanico Biologico (TMB). Gli impianti di compostaggio trattano rifiuti selezionati (la frazione organica del rifiuti raccolta in modo differenziato, il verde da sfalci e potature, ecc.) portando alla produzione di compost

utilizzabile come ammendante in agricoltura. Nella Regione Marche sono attivi cinque impianti di compostaggio, distribuiti su quattro Province, con una capacità di trattamento complessiva pari a circa 82.400 t/a. Gli impianti di trattamento meccanicobiologico (TMB) stabilizzano la frazione indifferenziata dei rifiuti urbani prima del loro conferimento in discarica. Nella Regione Marche sono attivi tre impianti di trattamento meccanico biologico (TMB) e sono localizzati nelle Province di Macerata, Fermo ed Ascoli Piceno. Nella Regione Marche è inoltre presente un impianto di trattamento termico, localizzato a Tolentino (MC), con capacità nominale di trattamento pari a 60 t/g. Attualmente sono attive 12 discariche presso le quali vengono smaltiti i rifiuti solidi urbani. A Maiolati Spontini è in esercizio anche una discarica dedicata esclusivamente allo smaltimento dei rifiuti speciali non pericolosi. Vi è inoltre una discarica, in provincia di Ascoli Piceno, dove vengono smaltiti esclusivamente rifiuti speciali pericolosi. A fronte di queste disponibilità vi è un fabbisogno di smaltimento di rifiuti urbani, su base regionale, di circa 550.000 ton./anno e di circa 240.000 ton./anno di rifiuti speciali non pericolosi. È chiaro che aumentando la raccolta differenziata e investendo sulla riduzione della produzione di rifiuti e nel riuso, sia a livello domestico che delle imprese, questo fabbisogno andrà a diminuire. A tal proposito, quale prima esperienza a livello nazionale, la Regione Marche finanzierà la realizzazione di Centri del Riuso che si affiancheranno ai Centri comunali o intercomunali di raccolta e che andranno a costituire una vera e propria “rete” impiantistica finalizzata a prevenire la produzione dei rifiuti e ad allungare la vita di tanti beni di uso comune che sono ancora utilizzabili. Il Progetto è presentato, in questi giorni, al Forum Nazionale della Pubblica Amministrazione come esperienza pilota di condivisione fra Comuni, Province e

Regione per dare concreta attuazione a quello che la recente modifica del cosiddetto Codice dell’Ambiente ha indicato come priorità in materia di rifiuti, cioè la “prevenzione”. Dopo la proroga degli A.A.T.O. (Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale), questi possono sicuramente tirare un sospiro di sollievo fino al 31 dicembre. La “palla” è passata ora alle Regioni. Che faranno le Marche? È in avanzata fase di elaborazione una PdL che l’Assessore all’Ambiente proporrà prossimamente alla Giunta e che garantirà un ruolo fondamentale a Comuni e Province nella governance dei rifiuti, una proposta che si fonda su quei principi di sussidiarietà, di economicità, di efficienza e di efficacia che la normativa nazionale ci richiede. Con l’estate alle porte occorre programmare una gestione ottimale dei rifiuti prodotti nelle zone di maggior affluenza (spiagge, litorali, Parchi, ecc.). Quali sono le iniziative in cantiere? Ormai da anni sulle nostre coste i Comuni potenziano la raccolta differenziata sia presso le strutture alberghiere, sia presso gli stabilimenti balneari. I dati di raccolta differenziata che si registrano nel periodo estivo lo dimostrano in modo efficace. Così come lo dimostra il fatto che l’Unione Europea abbia deciso di finanziare un Progetto (GODEM) finalizzato a mettere a punto le “buone pratiche” nella gestione dei rifiuti nell’Area del Mediterraneo. È inoltre importante segnalare il progetto di Raccolta Differenziata per le spiagge di Porto Recanati, Porto Potenza Picena e Civitanova Marche promosso dal COSMARI, che prevede la distribuzione lungo i litorali di apposite strutture multifunzionali per il conferimento differenziato delle principali frazioni secche dei rifiuti. L’iniziativa si realizza con la collaborazione degli operatori balneari, agevolando l’attività di ritiro e di raccolta da parte del COSMARI.

15

Speciale

ta: la Regione Marche è autosufficiente e mantenere questa situazione è uno degli obiettivi prioritari. Nell’ottica di solidarietà verso le popolazioni della Campania colpite dalla situazione di emergenza per lo smaltimento dei rifiuti, in considerazione della quantità dei conferimenti previsti, della disponibilità degli impianti e del consenso della Provincia di Pesaro e Urbino, la Giunta Regionale delle Marche si è resa disponibile alla sottoscrizione di un Accordo interregionale. Il quantitativo da smaltire è di 1.500 tonnellate a fronte di circa 570.000 tonnellate di RU conferiti annualmente nelle discariche delle Marche. Si tratta quindi di un quantitativo che incide in modo minimale sull’autosufficienza locale, visto che sfiora appena l’1% dei rifiuti urbani smaltiti nelle discariche della regione. L’Accordo sarà sottoposto all’approvazione della Giunta solo dopo che gli Enti Locali interessati e l’ARPAM avranno avuto tutte le garanzie tecniche, ambientali ed economiche richieste.


ARPAM

LA GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI NELLE MARCHE, IL RUOLO DELL’ARPAM di Massimo Mariani e Massimiliano Boccarossa, ARPAM Sezione regionale Catasto rifiuti

Il Catasto rifiuti, la cui sezione regionale per le Marche è gestita da ARPAM, è un sistema di banche dati che consente agli Enti e agli operatori interessati l’implementazione e la conoscenza in tempo reale dei dati sulla produzione/gestione dei rifiuti urbani nel territorio regionale. Il sistema si basa su un applicativo web based, denominato O.R.So., anch’esso gestito da ARPAM e popolato dai Comuni e/o dagli enti gestori, dapprima sperimentato dalla Regione Lombardia, successivamente da altre regioni tra cui le Marche e ora riconosciuto come sistema ufficiale per la raccolta dei dati sulla produzione/gestione dei rifiuti. Il report che segue è il frutto del lavoro della Sezione regionale del Catasto rifiuti.

Produzione totale di rifiuti urbani (tonnellate/anno) nella Regione Marche. Anni 2001-2010

PRODUZIONE DI RIFIUTI URBANI Nel 2010 sono stati prodotti nella regione Marche 816.675.124 tonnellate di rifiuti urbani e assimilati pari a 524 kg/ab/an, contro le 818.538 tonnellate di rifiuti urbani prodotti nel 2009, pari a 528 kg/ab/an. L’ultimo dato disponibile a livello italiano è relativo al 2008 con una produzione procapite del centro Italia di 619 kg/ab/an e quella dell’Italia di 541 kg/ab/an. Nel 2010 la produzione è inferiore a quella del 2009 di circa 1.860 t, corrispondenti ad un decremento percentuale di circa lo 0,2%. Tale diminuzione è dovuta alla contrazione dei consumi delle famiglie e alla diminuzione delle attività economiche, che influenzano la produzione dei rifiuti urbani per la parte dei rifiuti assimilati; non è da sottovalutare l’ef-

Fonte: anni 2001 - 2007: elaborazione su dati ISPRA. Rapporto Rifiuti-anni 2003-

900.000 875.000 850.000 825.000 800.000 775.000 750.000 725.000 2001

Abitanti

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2006. Anni 2008-2010: dati Catasto regionale rifiuti, applicativo O.R.So

Nel 2010 il 30% dei rifiuti prodotti deriva dalla Provincia di Ancona, con una produzione procapite di 505 kg/ab/an, il 27% dalla Provincia di Pesaro e Urbino, con una produzione procapite di 599 kg/ab/an, mentre quantità inferiori caratterizzano Macerata (19%), Ascoli Piceno (14%), Fermo (10%) con una produzione procapite rispettivamente di 477 kg/ab/an, 543 kg/ab/an e 480 kg/ab/an. Produzione totale e procapite rifiuti urbani per Provincia nella Regione Marche. Anni 2008- 2010 Produzione totale (Kg) 2010

Produzione procapite (Kg/ab*anno) 2008 2009 2010

Prov.

2008

2009

2010

2008

2009

PU

381.730

363.529

365.788

230.196.707

210.916.075

218.941.558

603

580

599

AN

476.016

476.016

478.319

254.233.395

247.509.115

241.763.606

534

520

505

MC

322.498

322.498

324.369

166.159.297

156.204.289

154.657.741

515

484

477

FM

/

176.488

177.480

/

87.220.752

85.239.730

/

494

480

AP

389.334

212.846

213.586

204.018.339

116.688.544

116.072.489

524

548

543

Regione

1.569.578

1.551.377

1.559.542

854.607.738

818.538.361

816.675.124

544

528

524

fetto trascinamento esercitato dall’introduzione del metodo di raccolta domiciliare in diversi Comuni marchigiani. Tale modalità di raccolta crea maggiore consapevolezza nei cittadini determinando atteggiamenti virtuosi. Il territorio amministrativo della Regione Marche ha subito alcuni cambiamenti nell’anno 2009, con il distacco di n. 7 Comuni e la operatività della nuova Provincia di Fermo. I dati dei rifiuti urbani dal 2009 sono calcolati con l’esclusione dei 7 Comuni della Valmarecchia. La Provincia di Fermo, istituita nel 2004 e divenuta operativa nel 2009, è composta da n. 40 Comuni che nel 2008 appartenevano al territorio della Provincia di Ascoli Piceno. I dati dei rifiuti urbani dal 2009 sono suddivisi nelle 5 Province.

1 16

Fonte: dati Catasto regionale rifiuti, applicativo O.R.So

L’esame dei dati di produzione procapite a livello comunale evidenzia notevoli differenza tra Comune e Comune, ascrivibili ad una serie di motivazioni come il computo fra gli urbani dei rifiuti spiaggiati, il verde in Comuni sedi di parco, l’alto tasso turistico in Comuni di piccole dimensioni. I Comuni con il pro-capite più elevato sono in genere quelli costieri o di montagna ad elevata presenza turistica con basso numero di abitanti residenti stabilmente. Fra questi si possono citare i casi di Gabicce Mare, Ussita e Numana che hanno una produzione pro-capite superiore ai 1000 kg/ab/an.


Confronto tra rifiuto urbano raccolto in modo differenziato con relativa percentuale e rifiuto raccolto in modo indifferenziato (tonnellate). Anni 2001-2010 800.000 700.000 600.000 500.000 400.000

35, 17% 300.000 200.000

11, 9

14, 9

21%

17, 6 19, 5% 14, 9% 16, 2%

41, 30

2008

2009

2010

45%

50%

50%

N. Comuni della Prov. PU

0

0

0

N. Comuni della Prov. AN

14

10

18

N. Comuni della Prov. MC

11

14

25

N. Comuni della Prov. AP

1

2

1

N. Comuni della Prov. FM

0

1

4

N. Comuni della Regione Marche

26

27

48

Obiettivo da superare

Rifiuto indiff. RD

N. Comuni appartenenti ai Consorzi anno 2010

13 (CIR 33)

5 Coneroambiente 25 (COSMARI)

26, 53%

Fonte: Regione Marche

100.000

2006. Anni 2008-2010: dati Catasto regionale rifiuti, applicativo O.R.So.

Nel 2010, la Provincia di Macerata ha superato il valore obiettivo del 50%, fissato dalla Regione Marche per il 2010, raggiungendo il 56,50%, segue la Provincia di Ancona con il 45,06%, la Provincia di Pesaro e Urbino con il 34,18%, la Provincia di Fermo con il 33,41% e la Provincia di Ascoli Piceno con il 32,04%.

Variazioni annue della percentuale di RD. Anni 2001-2010

L’esame dei dati di RD a livello comunale mostra che la maggior parte dei Comuni non ha raggiunto gli obiettivi fissati

0 2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

Fonte: anni 2001 - 2007: elaborazione su dati ISPRA. Rapporto Rifiuti-anni 2003-

Variazione 01-02

Variazione 02-03

Variazione 03-04

Variazione 04-05

Variazione 05-06

Variazione 06-07

Variazione 07-08

Variazione 08-09

Variazione 09-10

3,0%

0,0%

1,3%

1,4%

1,9%

1,5%

5,5%

8,6%

6,10%

Fonte: elaborazione dati Regione Marche.

% RD e procapite per Provincia nella Regione Marche. Anni 2008- 2009

Pesaro Urbino

RD 2009 (%) 29,35

RD 2010 (%) 34,18

Totale RD (t) 2009 61.823

Totale RD (t) 2010 74.836

RD Procapite 2009 (Kg/ab*anno) 170

RD Procapite 2010 (Kg/ab*anno) 205

Ancona

36,81

45,06

90.258

108.936

190

228

Macerata

49,02

56,50

72.065

87.383

223

269

Fermo

26,92

33,41

23.178

28.481

131

160

Ascoli Piceno

29,65

32,04

32.839

37.194

154

174

Regione Marche

35,15

41,24

280.163

336.830

181

216

Provincia

Fonte: dati Catasto regionale rifiuti, applicativo O.R.So

L’incremento della RD negli ultimi anni può essere spiegato da una molteplicità di fattori: una maggiore consapevolezza dei Comuni, l’avvio di metodi di raccolta domiciliare e non da ultimo la modifica della L.R. n. 15/97 relativa alla “Disciplina del tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi”. Nel 2009 è stato, infatti, introdotto un meccanismo premiale attraverso la modulazione del tributo in funzione dei risultati della raccolta differenziata; in particolare si prevede il pagamento ridotto del tributo in funzione della percentuale di superamento del livello di RD rispetto alla normativa statale, con evidenti vantaggi economici per i Comuni più virtuosi. Dal 2010 è stata, invece, introdotta l’applicazione dell’addizionale del 20% al tributo, nel caso di mancato raggiungimento degli obiettivi minimi di raccolta differenziata.

dalla normativa statale in materia di raccolta differenziata. Bisogna, però, evidenziare l’impegno di molti Comuni, spesso supportati dalla politica del Consorzio di riferimento, che avendo attivato la raccolta domiciliare (porta a porta) hanno raggiunto e superato i valori obiettivo stabiliti dalla normativa, e in alcuni casi hanno superato il valore obiettivo del 65%, previsto per il 2012.

ARPA Marche Via Caduti del Lavoro, 40 int. 5 60131 Ancona Tel. 071 2132720 - fax 071 2132740 arpam.direzionegenerale@ambiente.marche.it www.arpa.marche.it

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Rifiuti

Numero Comuni che hanno superato l’obiettivo di RD per Provincia. Anni 2008- 2010

Speciale

RACCOLTA DIFFERENZIATA DEI RIFIUTI URBANI La RD nel 2010 ha raggiunto a livello regionale una percentuale pari al 41,24%, con un trend crescente rispetto agli anni precedenti; in particolare nel 2009 la RD è stata del 35,17%, nel 2008 era del 26,53%, dato leggermente superiore al valore del Centro Italia pari al 22,9%. In termini assoluti, nel 2010, la raccolta differenziata è stata di 336.829 t ed è aumentata di circa 56.660 t rispetto al 2009, rimanendo comunque al di sotto dei valori stabiliti dalla normativa nazionale/regionale pari al 50% entro il 31/12/2009 e pari al 50% entro il 31/12/2010.


COSMARI

IL CONSORZIO INCREMENTA I SERVIZI OFFERTI E I SUCCESSI CONSEGUITI Avviata importante sperimentazione per l’identificazione dei sacchetti conferiti di Luca Romagnoli

Non si fermano le attività del COSMARI, Consorzio Obbligatorio per il trattamento, smaltimento e riciclo dei rifiuti dei 57 Comuni della provincia di Macerata. Con la percentuale media del 70,05% (dato del mese di aprile 2011), il COSMARI si conferma “Consorzio Riciclone delle Marche” e tra i primi in Italia. Le sue attività, recentemente, sono state oggetto di una diretta televisiva da parte del programma televisivo “Buongiorno Regione” del TG3 delle Marche e di un articolo pubblicato su “Panorama Economy” dove si parla diffusamente degli importanti risultati raggiunti dal Consorzio sia per la qualità dei servizi che per l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia, nonché per le percentuali di raccolta differenziata. Panorama ha anche intervistato il Presidente Fabio Eusebi e il Direttore Giuseppe Giampaoli. Sul fronte dei servizi il prossimo 27 giugno il “Porta a Porta” sarà avviato anche a Pioraco e nel mese di luglio interesserà anche le famiglie e le attività economiche di Gualdo, Penna San Giovanni, Sant’Angelo in Pontano e Monte San Martino. Da sottolineare che il COSMARI è stato scelto dal Comune di Riccia, nel Molise, in provincia di Campobasso, per elaborare un progetto specifico di raccolta differenziata “spinta”. Infatti, a segui-

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to degli incontri avvenuti in occasione di ECOMONDO 2010, gli Amministratori riccesi hanno scelto il format del COSMARI per avviare la raccolta differenziata sul proprio territorio. Inoltre, a seguito di questi contatti, anche l’Unione dei Comuni del Tappino (composta da Campodipietra, Gildone, Jelsi e San Giovanni in Galdo) hanno deciso di aderire al progetto. Quindi, grazie al COSMARI, il “Porta a Porta” sarà, a tutti gli effetti, operativo anche in Molise, coinvolgendo oltre 12 mila cittadini. Le prime azioni di comunicazione saranno avviate già subito dopo l’estate con l’intento di coinvolgere i cittadini nella raccolta differenziata domiciliare. Anche i Comuni di Peschici, Rodi Garganico e Vico del Gargano, in provincia di Foggia, vogliono adottare il sistema del “Porta a Porta” del COSMARI ed hanno chiesto al Direttore Giuseppe Giampaoli di predisporre una specifica progettazione da adattare anche in Puglia. Entro l’estate il COSMARI, in accordo con il Comune di Tolentino, attiverà la prima “Ricicleria” della provincia di Macerata e tra le prime delle Marche e del centro Italia. Si tratta di una struttura attrezzata che andrà ad affiancare il già esistente Centro di raccolta, che sarà organizzata in maniera tale da ricevere, selezionare e valorizzare i materiali di scarto derivanti da attività domestiche

con l’intento di avviarli al riuso. Infatti, imitando altre sperimentazioni del genere, l’intento è quello di favorire il riutilizzo di ingombranti, ad esempio mobili, sedie oppure piccoli elettrodomestici o computer ancora funzionanti. In accordo e stretta sinergia con il COSMARI le famiglie di Petriolo (sono escluse le attività economiche) sperimenteranno, tra le prime in Italia ed Europa, un nuovo sistema di identificazione dei sacchetti conferiti. Questo progetto, fortemente tecnologico ed all’avanguardia è stato studiato appositamente per COSMARI dalla società Strim ed è stato brevettato insieme alla società Gar Bage. In pratica ad ogni famiglia verranno consegnati dei sacchetti “personalizzati” mediante l’applicazione di etichette identificative elettroniche “rfid”, per conferire i rifiuti secondo la metodologia finora utilizzata che non subirà nessuna modifica. All’atto della consegna, verrà richiesta la tessera sanitaria dell’intestatario della posizione TARSU o, comunque, di altro componente della famiglia. È importante l’associazione tra utenza e sacchetti che avviene mediante un apposito dispositivo portatile, in grado di leggere sia il codice dell’utente (rilevato dalla tessera sanitaria) sia tutte le etichette presenti nel rotolo del sac-


Nel mese di aprile 2011 sono stati raccolti in totale 9.962.522 kg di rifiuti di cui 6.978.426 kg di materiale differenziato e 2.984.096 kg di indifferenziato per una percentuale del 70,05%. Questi alcuni dei materiali recuperabili: carta 755.910 kg; cartone 665.160 kg; metalli 91.210 kg; indumenti usati 46.000 kg; ingombranti 360.993 kg; legnosi 190.850 kg; oli vegetali 8.410 kg; organico 2.778.390 kg; plastica 52.060 kg; scarti informatici 708 kg; verde 730.840 kg; vetro 651.300 kg; multimateriale 636.080 kg. Per aiutare tutte le famiglie servite dal COSMARI, è stato realizzato un nuovo ed utile glossario che nelle prossime settimane sarà distribuito in tutti i comuni. L’obiettivo del Consorzio è di rendere ancora più efficiente la raccolta differenziata effettuata dai cittadini. Nel glossario sono state indicate tutte le tipologie di rifiuti, che comunemente vengono prodotte nelle case, ordinate per ordine alfabetico, indicando accanto ad ogni voce il sacchetto corrispondente o, comunque, il luogo dove conferirle. Infine, il COSMARI ha espresso grande soddisfazione per la conferma delle “Bandiere Blu 2011” ai Comuni di Civitanova Marche, Porto Potenza Picena e Porto Recanati, risultato che è stato conseguito anche grazie ai parametri raggiunti dal servizio “Porta a Porta” ed alle percentuali della raccolta differenziata.

chetto. La sperimentazione riguarderà, per il momento, solo ed esclusivamente i sacchetti blu per il multimateriale leggero (plastica, alluminio, barattolame metallico) ed i sacchetti gialli per i rifiuti indifferenziati. I sacchetti che saranno consegnati alle utenze domestiche, sono uguali a quelli sinora utilizzati, completamente anonimi. L’operatore preleverà il sacchetto davanti le porte, come fa attualmente, per raccoglierlo all’interno di un automezzo che andrà a registrare, tramite apposite apparecchiature elettroniche, l’avvenuto conferimento. A questo punto, dopo lo scarico dei dati, il sistema centrale potrà effettuare tutte le elaborazioni del caso. Le finalità di questo importante ed innovativo

progetto sono molteplici. Innanzitutto, consente una verifica puntuale sulla produzione, sul conferimento e, quindi, sulla qualità dei rifiuti raccolti. Da non sottovalutare, poi, il fatto che tutte le informazioni consentiranno, una volta rielaborate, di migliorare ulteriormente il servizio del “Porta a Porta”. Inoltre, il progetto permette di ottenere la riduzione dei volumi e dei relativi costi di prelievo e trasporti, con l’ottimizzazione dell’utilizzo degli operatori e spinge noi tutti verso una produzione minore dei rifiuti, incentivando consumi domestici ecosostenibili. Infine, puntando sul senso civico di ognuno, si vuole aiutare l’utenza ad effettuare in modo più efficiente la differenziazione dei rifiuti e,

se possibile, a riconoscere i comportamenti virtuosi e rispettosi delle regole e dell’ambiente, garantendo una maggiore equità sociale.

Consorzio Obbligatorio Smaltimento Rifiuti Sede legale e operativa Loc. Piane di Chienti - 62029 Tolentino (MC) Tel. 0733 203504 - fax 0733 204014 cosmari@cosmari.sinp.net - www.cosmari.sinp.net

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Rifiuti

Fiordimonte, 86,13%; Esanatoglia, 84,36%; Apiro, 83,60%; Pievebovigliana, 83,31%; Montelupone, 82,41%; Belforte del Chienti, 81,08%; Appignano, 80,63%; San Severino Marche, 80,52%; Camporotondo, 79,88%; Matelica, 79,29%; Montecosaro, 78,52%; Castelraimondo, 78,47%; Potenza Picena, 78,04%; Petriolo, 77,85%; Recanati, 77,40%; Urbisaglia, 77,33%; Montefano, 77,14%; Morrovalle, 76,98%; Treia, 76,29%; Serrapetrona, 76,23%; Corridonia, 76,05%; Caldarola, 75,68%; Gagliole, 72,90%; Monte San Giusto, 71,90%; Ripe San Ginesio 74,98%; San Ginesio, 71,84%; Camerino, 71,13%; Sarnano, 71,04%; Tolentino, 70,47%; Mogliano, 68,59%; Colmurano, 67,88%; Loro Piceno, 67,83%; Civitanova Marche, 67,30%; Porto Recanati, 61,97%.

Speciale

Quando i numeri fanno la differenza Le percentuali di raccolta differenziata “Porta a Porta” raggiunte nel mese di aprile 2011 dai cittadini dei “Comuni Ricicloni” del COSMARI, mentre la media provinciale si è attestata al 70,05%.


PICENAMBIENTE SPA

SAN BENEDETTO DEL TRONTO VERSO RIFIUTI ZERO

Attuare una politica ambientale che porti la città verso il traguardo del 100% del riciclaggio di Agnese Mengarelli

A San Benedetto del Tronto la campagna messa in atto dall’Amministrazione Comunale insieme a PicenAmbiente Spa contro i rifiuti comincia a registrare ottimi risultati, lavorando su due binari: il primo riguarda il Porta a Porta, il secondo, la riduzione alla fonte dei rifiuti con i prodotti non imballati, ma inseriti all’interno dei distributori per eliminare plastiche e cartoni. Attualmente la differenziata è al 42%, un dato raddoppiato dal 2006 quando si attestava attorno al 21%. Per il futuro l’obiettivo è ancora più ambizioso: la città lancia la sfida dei “Rifiuti Zero”. Tra tre anni in città, infatti, i cassonetti verranno eliminati per portare la raccolta differenziata al 65%. Nel centro cittadino e sul lungomare sono già presenti le cosiddette “gabbianelle”, ossia dei punti di raccolta gestiti da PicenAmbiente, dove quotidianamente i cittadini di San Benedetto del Tronto conferiscono la propria spazzatura. Nelle intenzioni dell’Amministrazione Comunale la riduzione dei cassonetti sarà progressiva, fino all’eliminazione totale. Si tratta di un programma avviato dalla PicenAmbiente per migliorare la raccolta differenziata dei rifiuti urbani e ottimizzare il sistema di riciclo. “Il nostro territorio si muove bene nella gestione dei rifiuti, non a caso una trentina di comuni, che a breve diventeranno 60, hanno raggiunto la soglia imposta dall’Unione Europea di andare oltre il 50% di raccolta differenziata - ha dichiarato l’Assessore all’Ambiente della Regione Marche, Sandro Donati - Abbiamo istituito il Premio dei Comuni Ricicloni proprio per incentivare la raccolta differenziata e lo smaltimento sostenibile dei rifiuti in modo da utilizzare meno discariche e allo stesso tempo creare meno “ferite” sul territorio. È necessario coinvolgere continuamente il cittadino con campagne di comunicazione, convegni e campagne di ascolto - ha continuato l’Assessore - San Benedetto del Tronto ha una percentuale di raccolta differenziata attorno al 42% ed è un ottimo risultato. Raggiungere il 100% è un obiettivo molto ambizioso, ma raggiungere il 55 - 60% è sicuramente un

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risultato più accessibile e realizzabile in breve tempo.” Raggiungere l’obiettivo “Rifiuti Zero” è una sfida fondamentalmente culturale per il territorio di San Benedetto del Tronto. “Dobbiamo introdurre degli elementi in grado di modificare le nostre abitudini, perché troppo spesso non ci preoccupiamo del processo - a valle o a monte - della gestione dei rifiuti. Solo se avremo consapevolezza delle problematiche, saremo in grado di modificare i nostri comportamenti; ma per fare questo c’è bisogno di una crescita collettiva culturale della città - ha sottolineato il Sindaco di San Benedetto del Tronto, Giovanni Gaspari - Abbiamo raddoppiato la percentuale di raccolta differenziata, passando dal 21% del 2006 di RD al 42% dei primi mesi del 2011 e quindi raddoppiando la quantità in soli 5 anni da 7.000 a 14.000 Tonnellate. Questo risultato ha evitato che ben 800.000 Euro finissero in discarica, contribuendo a far girare l’economia attraverso nuovi posti di lavoro e ulteriori servizi per i cittadini. Oltre alle questioni culturali, esistono degli obblighi di legge a cui dobbiamo attenerci per non incorrere in sanzioni a carico di contribuenti e amministratori. PicenAmbiente Spa e i Comuni ad essa associati hanno fatto negli ultimi 12 anni un percorso notevole, ora siamo vicini a una svolta importante per rilanciare questo territorio. Dobbiamo essere capaci di raccogliere le sfide dell’innovazione, trovare nuove soluzioni per dare una risposta importante alla questione della gestione dei rifiuti, trovando il coraggio di osare, perché restare fermi significherebbe tornare indietro in modo irreversibile.” Lo smaltimento dei rifiuti è un problema molto sentito dalle Amministrazioni Pubbliche in termini sia di costi sia di gestione. È necessario trovare sempre nuove soluzioni che permettano di garantire una gestione sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico, senza rivolgersi necessariamente alle discariche o agli inceneritori.


Rifiuti

questi passaggi partecipativi, è il momento di introdurre il nuovo sistema di raccolta e nell’arco di 6 o 8 mesi intervenire nelle criticità che si sono rivelate nel corso dell’esecuzione del progetto”.

Speciale

Ne è convinto Paolo Canducci, Assessore alle Politiche Ambientali di San Benedetto del Tronto. È necessario ridurre i rifiuti alla fonte, cooperando in modo proficuo con le imprese e la grande distribuzione del territorio, per dare spazio a tutti quegli accorgimenti eco-sostenibili che consentono di ridurre la quantità e l’impatto ambientale dei packaging, nonché dei materiali e componenti stessi dei prodotti, soprattutto di quelli di largo consumo - ha osservato Canducci - Il cittadino non deve sentirsi “vittima” di un nuovo sistema di raccolta, ma “protagonista” soddisfatto e gratificato dai risultati del nuovo modo di gestire i rifiuti. Per questo motivo, prima di partire con qualsiasi innovazione, è fondamentale la comunicazione: coinvolgere la cittadinanza con riunioni e assemblee costanti e porre in essere progetti di educazione ambientale nelle scuole. Una volta eseguiti

Contrada Monte Renzo, 25 63039 S. Benedetto del Tronto - Ascoli Piceno Tel. 0735 757077 - fax 0735 652654 www.picenambiente.it - info@picenambiente.it

La PicenAmbiente Spa è una azienda mista (pubblico-privata) a maggioranza pubblica, costituita nel 1998, ai sensi della Legge 142/90, a seguito di una gara ad evidenza pubblica, dotata di propria personalità giuridica nonché di autonomia funzionale, organizzativa e gestionale. La Società, diventata operativa nel Luglio 1998 e acquisendo tutte le autorizzazioni e le iscrizioni necessarie per effettuare la gestione dei servizi pubblici locali per conto dei comuni soci, nel corso degli anni ha avuto un processo di veloce crescita dimensionale, produttiva, trasformandosi in una azienda multiutility, con l’assunzione progressiva di ulteriori attività connesse e correlate a quelle principali, tanto che oggi la PicenAmbiente svolge le proprie attività di gestione integrata dei rifiuti in 37 Comuni “Piceni”, per una popolazione complessivamente servita di oltre 160.000 abitanti residenti, raggiungendo così in breve tempo una dimensione adeguata rispetto al progetto economico che ne ha ispirato la sua costituzione, con un organico tra i 180 e i 250 dipendenti, una dislocazione delle attività in 11 sedi e unità locali e un parco automezzi specifici di oltre 170 unità. Le principali aree d’intervento e attività sono rappresentate dai servizi legati: • al servizio di gestione integrata dei rifiuti e dei servizi ambientali (raccolte dei rifiuti, igiene urbana, trasporto, stoccaggio, trattamento, recupero e smaltimento dei rifiuti urbani e speciali); • alla depurazione e trattamento delle acque reflue civili ed industriali e gestione di impianti di sollevamento fognario; • altre attività minori quali la gestione di impianti di pubblica illuminazione e la gestione comprensoriale di un rifugio comprensoriale per cani. Mission La PicenAmbiente opera nella prospettiva di garantire uno sviluppo sostenibile coniugando la crescita economica con le aspettative legittime dei diversi interlocutori, rappresentando oggi uno dei principali “player” regionali leader nella gestione integrata dei servizi pubblici ambientali, con forte connotazione di impresa industriale radicata su tutto il territorio del Piceno, e che intende rappresentare un valido “partner” operativo nella gestione dei servizi pubblici locali e per la realizzazione di progetti, anche ambiziosi e qualificanti, per le Amministrazioni socie sui settori dell’Ambiente, dell’Energia, della gestione del Ciclo Integrato delle Acque e dei servizi in Global Service. Questa filosofia di fondo è espressa nella missione della società secondo le seguenti linee di sviluppo: - Conquistare una posizione di mercato che valorizzi il patrimonio di impianti, reti ed esperienza nei settori ambientali di riferimento, incrementare il valore della società e la sua capacità competitiva, cogliendo le opportunità che si presentano con la liberalizzazione dei mercati; - Realizzare un sistema innovativo di gestione dei servizi, creando sinergie, ottimizzando le risorse all’interno di un miglior rapporto costi/ qualità e assicurando ulteriori margini di crescita e sviluppo; - Coniugare la capacità di rispondere positivamente alle aspettative del mercato con l’obiettivo di fornire sempre risposte adeguate ai bisogni dei propri interlocutori, garantendo la qualità, la continuità e la sicurezza dei servizi, il rispetto dell’ambiente e un rapporto costante col territorio. - Sviluppare le attività “core business” in territori limitrofi all’area di riferimento, che presentino le potenzialità per il conseguimento di economie di scala e sinergie di scopo in un orizzonte di breve- medio periodo. Aree di attività Le aree di attività di PicenAmbiente Spazzatura sono organizzate in 4 Divisioni Operative riferite a: 1. Divisione Servizi Ecologici Integrati con riferimento alle attività di gestione integrata dei rifiuti urbani e alle attività di gestione dei rifiuti speciali e bonifiche ambientali. 2. Divisione Depurazione e fognatura 3. Energia 4. Gestione Canile Comprensoriale Nel settore della Gestione integrata dei rifiuti, PicenAmbiente Spa opera con un rilevante know how tecnico-organizzativo e gestionale svolgendo tutte le attività di: - Servizi di igiene e pulizia urbana - Servizi di raccolta e trasporto di rifiuti urbani assimilati, sia in modo differenziato che indifferenziato, attraverso l’impianto di sistemi di raccolta “Porta a Porta” domiciliare e stradale, nonché attività dirette di lavaggio e sanificazione dei contenitori per rifiuti. - Servizi di gestione di Eco Centri/Centri Comunali di Raccolta/Riciclerie/Centri di trasferenza dei Rifiuti urbani. - Attività di gestione e trattamento di impianti per rifiuti non pericolosi per la selezione, la cernita, la pressatura e l’avvio a recupero di materiali provenienti dai circuiti di raccolta differenziata dei rifiuti urbani e assimilati.

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INTERAMENTE PUBBLICA AL SERVIZIO DEL SUO TERRITORIO E DEL MARCHIGIANI

Speciale

Rifiuti

SOGENUS SPA

di Edy Ceccarelli Presidente SO.GE.NU.S spa

nel futuro, in armonia e nel rispetto degli interessi pubblici e privati dei produttori, in modo particolare delle aziende marchigiane che seriamente lavorano nel ciclo dei rifiuti, pur sapendo che il mercato per sua natura è dinamico e competitivo.

SO.GE.NU.S spa dal 1989 è impegnata nella tutela dell’ambiente e per fornire a cittadini, imprese ed enti pubblici un riferimento di primo ordine per la gestione dei rifiuti, principalmente lo smaltimento di rifiuti speciali ed urbani. SO.GE.NU.S spa ha consolidato lo sviluppo del suo sistema di gestione con un percorso di eccellenza che l’ha portata inizialmente ad ottenere la certificazione ISO 9002, poi ha certificato il proprio sistema di Gestione Ambientale ISO 14001, quindi la registrazione EMAS del sito, la certificazione OHSAS 18001 relativa alla Sicurezza ed Igiene sul lavoro e, per ultimo, la certificazione SA 8000 per la responsabilità sociale d’impresa. A marzo 2007 e nel 2009 l’intero sistema di qualità integrato è stato nuovamente convalidato ottenendo la certificazione Best 4. Con la registrazione EMAS, SO.GE.NU.S spa ha voluto dare un’ulteriore conferma della sua affidabilità, trasparenza e piena collaborazione con le autorità e gli organi di controllo. Poche aziende delle Marche hanno fatto lo stesso con tanta determinazione e impegno. Come Presidente devo riconoscere che essere soci, amministrare e lavorare in un’azienda così è motivo di orgoglio, soprattutto in un settore particolarmente delicato dove non mancano esempi deplorevoli e situazioni da non imitare. È noto che SO.GE.NU.S spa ha costruito e consolidato nel tempo un rapporto con i Comuni, clienti e fornitori basato sulla collaborazione corretta e concreta. Con compagine societaria interamente pubblica dal 1° luglio 2009, essendo costituita dai Comuni di Maiolati Spontini (socio e proprietario degli impianti), Castelplanio, Castelbellino, Cupramontana, Mergo, Montecarotto, Monteroberto, Poggio S. Marcello, Rosora, Serra S. Quirico, Staffolo, Jesi, CIS srl e Anconambiente spa, SO.GE.NU.S spa desidera operare anche

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Una così importante realtà non può in alcuna maniera essere considerata un ingombro da indebolire o spazzar via per far posto a soggetti economici che con il nostro territorio non hanno un intimo legame. Qui siamo nati, cresciuti e intendiamo continuare il nostro lavoro al servizio dei marchigiani. Guardando al futuro, ai nuovi scenari all’orizzonte, ancora molto indefiniti, SO.GE.NU.S spa saprà considerare con attenzione e rispetto solo le operazioni imprenditoriali di alto profilo, in grado di offrire al mercato marchigiano servizi economici ed efficienti, in coerenza con gli interessi dei soci proprietari che per la loro natura pubblica non possono prestarsi ad operazioni confuse o velleitarie. Il settore dei rifiuti vuole trasparenza, per questo SO.GE. NU.S spa colloca la sua prospettiva di sviluppo nell’incontro e collaborazione con aziende dalle solide fondamenta che condividono progetti, obiettivi e un modo di operare serio, senza pericolose furbizie, basato sul lavoro paziente che produce ricchezza con l’onestà, caratterizzato da intraprendenza senza avventure che si traduce in comportamenti equilibrati nella sostanza, discreti nello stile. Consapevole dei mutamenti di scenario e di un’incalzante politica di liberalizzazioni e privatizzazioni, SO.GE.NU.S spa vuole mantenere il più possibile le sue caratteristiche genetiche e il ruolo avuto finora nel rispetto delle regole di mercato, della programmazione regionale e provinciale. Non strizzerà l’occhio di nascosto, come purtroppo fanno altri soggetti, ai grandi gruppi che da altre Regioni arrivano per “conquistare” le Marche.

Sede legale ed operativa: via Cornacchia, 12 60030 Moie di Maiolati Spontini (Ancona) Tel. 0731 703418 - Fax 0731 703419 Sede amministrativa: via Petrarca, 5-7-9 60030 Moie di Maiolati Spontini (Ancona) Tel. 0731 705088 - Fax 0731 705111 info@sogenus.com - www.sogenus.com


SUBISSATI SRL

SPAZI DA SOGNARE E DA VIVERE Strutture in legno sin dagli anni ’80 di Silvia Angeloni

Quando entri nell’azienda Subissati s.rl. ad Ostra Vetere (AN), hai la sensazione di trovarti in un ambiente naturale. L’intenso profumo di legno tagliato che accoglie il visitatore fa rievocare sinesteticamente immagini di boschi e foreste incontaminate. Nel viaggio che ha preceduto l’incontro si deve attraversare un buon tratto di mare azzurro, accanto agli arenili della “spiaggia di velluto” di Senigallia, per poi immergersi nelle verdi e ondeggianti colline marchigiane. L’impresa a conduzione familiare è nata nel 1963, dedicandosi alla realizzazione di strutture e coperture militari e civili. Negli anni ‘80 già indirizzava la sua attività verso le strutture in legno. Ci ha accolto Andrea Subissati, il più giovane dei quattro fratelli titolari dell’azienda, con il quale abbiamo parlato delle case in legno. Un approfondimento per capire come lavora e come questa azienda, pensa, progetta e realizza quelli che sono “sogni da vivere”. Raccontare la storia, l’evoluzione, la produzione di questa realtà è un’impresa ardua. Vanta, infatti, tra la sua produzione non solo la realizzazione di abitazioni in legno, ma molto altro. Si occupa di strutture per esterno come: gazebo; verande; pergole; capriate; portici realizzati in pino lamellare

scandinavo con coperture in tela; PVC; vetro o veri e propri solai di copertura; strutture commerciali e sportive in legno. Ha altresì avuto il copyright “Jwood” depositato dopo un intenso lavoro di ricerca dall’ing. Alberto Romagnoli e dall’Ufficio Tecnico Subissati. È un sistema in grado di collegare in modo alquanto economico e veloce le travi dei solai in legno alle travi perimetrali in calcestruzzo armato. Ha tutte le caratteristiche per fornire un nuovo standard nel montaggio dei solai in legno. Questo sistema rappresenta una grande innovazione, poiché tramite questo brevetto, si è creata una soluzione ideale al problema di base di ogni costruzione che abbina legno e cemento, fornendo una risposta certa e calcolabile alla domanda di chiarezza nel settore delle coperture e delle costruzioni di legno in genere. Ma il cuore pulsante di questa azienda rimane la casa in legno sulla quale abbiamo puntato la nostra attenzione parlandone con Andrea, cercando di cogliere le motivazioni che stanno alla base del successo aziendale. Quali sono i vantaggi di una casa in legno? Ha molteplici vantaggi rispetto agli edifici costruiti in edilizia “tradizionale”.

Il primo riguarda l’ambito ecologia e salute. La casa in legno è rispettosa dell’ambiente e delle persone che la abitano, perché il legno è l’unico materiale da costruzione che “respira”, garantendo assenza di ponti termici e rischi di condensa, grazie all’elevata permeabilità al vapore. Inoltre, può essere realizzata completamente secondo i canoni della bioedilizia, scegliendo i materiali adatti. L’altro vantaggio va individuato nelle proprietà meccaniche del legno. In particolare il legno lamellare composto da legno naturale, altresì essendo un prodotto che subisce un processo tecnologico di incollaggio a pressione che ne elimina i difetti propri del legno; è uno straordinario materiale da costruzione in quanto presenta elevata resistenza a trazione, compressione e flessione, è elastico, ha un basso peso specifico, e possiede delle ottime caratteristiche termo-acustiche, oltre ad essere di facile lavorazione. Infine, la casa in legno, se ben realizzata, è una costruzione che dura per secoli. Ne sono una testimonianza le tantissime costruzioni in legno sparse in tutto il mondo, che ancora si conservano perfettamente integre, nonostante abbiano attraversato nel corso dei secoli chissà quali avversità. La resistenza al tempo dell’edificio è strettamente connessa


ai trattamenti che vengono effettuati su quelle parti lignee che rimangono direttamente a contatto con gli agenti atmosferici e patogeni. Pertanto con piccoli e semplici accorgimenti si può tranquillamente allungare la vita di quelle parti che rimangono esposte. Inoltre le case in legno sono ignifughe e antisismiche. La resistenza del legno ai terremoti è stata più volte collaudata in Paesi ad elevato rischio sismico dell’America Latina e dell’Estremo Oriente, dove si costruisce abitualmente in legno. Le sue caratteristiche lo rendono in grado di resistere alle forze telluriche e ne fanno, per certi aspetti, il surrogato ideale dell’acciaio. A differenza di quest’ultimo, però, il legno presenta, contrariamente all’opinione comune, anche un’ottima risposta al fuoco. Anche i timori per il rischio incendi che erano ritenuti maggiori per le case in legno prefabbricate, sono ormai del tutto dissipati. È stato ampiamente dimostrato che queste abitazioni molto spesso hanno caratteristiche ignifughe superiori alle abitazioni tradizionali in calcestruzzo. L’altro aspetto da non sottovalutare è l’ottimo rapporto qualità-prezzo della casa in legno. Essa garantisce massima convenienza rispetto ad una abitazione tradizionale, sia in relazione al livello tecnologico offerto sia in fase di realizzazione ovvero per quanto riguarda i costi di manutenzione. Da non sottovalutare i vantaggi economici e la rapidità di montaggio. L’edificio in legno offre un risparmio energetico non indifferente in quanto si raggiungono tranquillamente valori di trasmittanza (0.18 W/mq K) ed elevatissimi valori di sfasamento (12/16 ore); da cui consegue che la casa risulta fresca d’estate e calda d’inverno, evitando inutili spese di

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riscaldamento e raffrescamento. Fattore non secondario è la rapidità di esecuzione e la posa in opera della casa in legno poiché la durata media di un cantiere è di soli 90 giorni. Quali sono le caratteristiche di una casa Subissati? Una casa Subissati, è una casa che viene realizzata in base alle esigenze del cliente, al quale viene affiancato un progettista architettonico. L’edificio ha una struttura portante in legno lamellare di tipo “Platform Frame” che è la tecnologia di costruzioni in legno più utilizzata e affidabile del mondo, tipica della casa americana: la costruzione procede per piani. La nostra azienda sceglie i migliori materiali in base alle prestazioni termiche che deve avere l’edificio nella zona climatica di realizzazione, per avere ottime risposte dall’involucro sia nel periodo invernale che in quello estivo, specialmente nelle nostre zone climatiche. Il prodotto offerto, i materiali usati, le modalità di lavoro e le garanzie date, costituiscono informazioni fondamentali per chi deve affidarsi ad un’azienda per un investimento importante. Tutto il processo, dalla progettazione alla realizzazione esecutiva, è sotto il

nostro controllo. L’elaborazione del progetto strutturale viene fatta in base al progetto architettonico ed è realizzata esclusivamente su misura, tenendo conto delle particolarità della struttura. Il cliente, supportato dalla nostra esperienza e dai nostri consigli, è parte attiva, anche per quanto concerne la scelta del materiale di coibentazione e delle finiture sia esterne che interne. Per quanto riguarda la durabilità, le travi che costituiscono il telaio delle pareti che saranno poi completamente rivestite da altri componenti e, quindi, non facilmente ispezionabili e controllabili, vengono sottoposte ad un trattamento in autoclave di impregnazione con sali ecologici, esenti da cromo e arsenico. Questo processo viene eseguito solitamente su travi destinate all’utilizzo esterno, garantendo pertanto l’inattaccabilità da funghi, parassiti e marcescenza che possono aggredire il legno. Prima della messa in produzione, viene elaborato un disegno esecutivo perfettamente fedele alla realizzazione futura, dove vengono evidenziati tutti i singoli particolari costruttivi. Solamente dopo l’approvazione del cliente, si procede alla lavorazione. Scegliendo una struttura Subissati, inoltre, c’è la possibilità di eseguire la pratica di deposito presso l’Ufficio sismica (ex Genio Civile Sismica) da parte di tecnici interni abilitati, e di decidere il livello costruttivo, partendo dalla struttura fornita al “grezzo” fino alla casa “chiavi in mano”. Rispetto alle Norme Tecniche di Costruzione (NTC 2008), quali sono le garanzie che deve offrire un costruttore di case in legno? Finalmente, la nuova Normativa Tecnica delle Costruzioni (NTC 2008), ha definito tutti i criteri per la progetta-


zione ed il calcolo delle strutture in legno, colmando il vuoto normativo del precedente DM del 1996 e parificando il legno a tutti gli altri materiali da costruzione come l’acciaio, il calcestruzzo ecc. Altro aspetto molto importante è che la normativa ha anche definito l’obbligo di certificazione alle aziende che progettano, producono ed installano strutture in legno, per poter garantire, identificazione, rintracciabilità e qualità dei materiali impiegati. Inoltre, sul sito del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (link http:// www.cslp.it/cslp/index.php?option=com_ sobi2&catid=25&Itemid=61)è possibile consultare tutte quelle che sono le aziende che sono possesso di tale qualificazione. Chi investe in una casa in legno, fra 10 20 anni vedrà incrementato il suo valore come quelle di mattone? Uno dei dubbi che potrebbero avere i possibili acquirenti di una casa in legno è la tenuta del valore nel tempo. Contrariamente a quanto si è soliti pensare, il valore di una casa in legno è destinato ad aumentare nel tempo. Una “preoccupazione” abbastanza diffusa è che al momento di rivendere l’abitazione, il fatto di mettere sul mercato una casa in legno al posto di un’abitazione di tipo “tradizionale” possa comportare degli svantaggi economici sostanziosi o, addirittura, una notevole difficoltà nel rivendere l’immobile. Tale timore è del tutto infondato. Anche se in Italia non esistono parametri di riferimento o studi, in altri paesi europei o extraeuropei le case in legno, vantano un grado di efficienza energetica dell’involucro decisamente superiore alla media, e questo sembra essere uno dei principali motivi per cui risultano particolarmente appetibili sul mercato immobiliare. Vendere una casa che presenta un ottimo isolamento acustico, e, quindi, capace di consumare poca energia per il riscaldamento e per il raffrescamento, è indubbiamente molto più spendibile rispetto ad un edificio che non presenta queste caratteristiche prestazionali. Del resto l’attenzione degli acquirenti ormai si sta decisamente orientando verso case capaci di ridurre drasticamente o, addirittura, azzerare i fabbisogni energetici. In tal senso, le case in legno Subissati sono da sempre in prima linea su questo fronte. Se si considera, infatti, la continua vo-

latilità dei prezzi dei combustibili da fonti fossili, generata essenzialmente dalla loro esauribilità, oltre al rischio di approvvigionamento in conseguenza delle politiche protezionistiche imposte dai Paesi produttori, si può affermare che vendere una casa in legno sarà, quindi, più facile che venderne una realizzata con sistema costruttivo di tipo normale. Ciò anche in considerazione del fatto che l’iniziale diffidenza del mercato in Italia verso queste tipologie costruttive sembra quasi definitivamente superata. Negli ultimi anni la percezione del valore delle case in legno è aumentata sensibilmente in Italia, se si pensa che fino a non molto tempo fa era difficile anche solo ottenere un’assicurazione o un mutuo per una casa in legno. Ora non è più un problema neppure in Italia, anche se ancora la cultura delle costruzioni in legno non è così diffusa come in Francia, Germania nei Paesi del nord Europa. Mi piace sottolineare che la dicitura “casa in legno” è un’espressione che non identifica un prodotto economico di scarso pregio, anzi sono molti gli esempi di abitazioni di lusso costruite utilizzando questa tecnologia che ha dimostrato di poter offrire flessibilità e grandi caratteristiche di abitabilità e salubrità. Quanto incidono le case in legno nelle riduzione delle emissioni presentate dal protocollo di Kyoto? Il protocollo di Kyoto siglato nel 2007 dalla maggioranza degli Stati per l’abbattimento dei consumi energetici e delle emissioni di gas inquinanti, impone agli Stati sottoscrittori di ridurre le emissioni di CO2. Sotto questo aspetto le case Subissati risultano essere all’avanguardia, essendo edifici che hanno un impatto energetico ridotto e, con pochi piccoli accorgimenti, possono diventare“Case Attive” ovvero edifici che producono più energia di quanta ne consumino. Dal profilo aziendale diffuso da alcuni media si rileva che gli stabilimenti Subissati sono all’avanguardia in termini di risparmio ed efficienza energetica, me ne parla sinteticamente? La nostra azienda possiede tre stabilimenti produttivi per oltre 10.000 mq di copertura: uno stabilimento è interamente dedicato alla produzione, lavorazione e finitura del legno; un

altro è preposto al taglio, alla saldatura ed alla lavorazione di elementi di carpenteria metallica; mentre l’ultimo è, adibito in parte a magazzino ed in parte alla produzione di coperture a tenda. I tre stabilimenti sono quasi autosufficienti, grazie all’impianto fotovoltaico da circa 70 Kwh recentemente installato che copre circa l’80% dei costi energetici. Obiettivo e impegno della nostra azienda è quello di riuscire entro qualche anno ad essere energeticamente autosufficienti. Quali progetti avete realizzato di recente? Negli ultimi anni la nostra azienda si è distinta per alcune costruzioni che hanno avuto particolare risalto per la loro destinazione e qualità. In particolare l’Asilo Nido di Corinaldo, da noi realizzato nel 2008, è stato premiato come il “Miglior Asilo Regionale” per la qualità dei materiali impiegati, dell’impiantistica e, principalmente, per il basso consumo energetico. Dopo il terribile sisma in Abruzzo del 4 aprile 2009, abbiamo costruito, lo scorso anno la Scuola materna “Nino Sospiri” a Villa Sant’Angelo, primo edificio scolastico costruito ed inaugurato dal Presidente della Camera Gianfranco Fini il 14 Settembre scorso. Attualmente è in corso di realizzazione, sempre in Abruzzo, un’altra struttura da adibirsi a Poliambulatorio. Avete nuove iniziative o progetti? La nostra azienda in futuro sta progettando la realizzazione dell’ampliamento degli uffici e di uno showroom di circa 600 mq: il tutto nell’ottica della ecocompatibilità e dell’autosufficienza energetica. Guardando oltre, immaginiamo che la nostra Società possa diventare sempre di più un punto di riferimento nel mercato edilizio nazionale, mantenendo però quell’attenzione al cliente e quella cura dei dettagli che da sempre ci contraddistinguono. Al momento del congedo, dopo aver effettuato l’intervista, Andrea Subissati, ha salutato frettolosamente, dovendo certamente correre verso nuove mete, nuovi progetti, per una nuova casa calda accogliente, avvolgente e soprattutto ecologica. Chi avesse in mente di progettare una casa in legno può visitare il sito: www. subissati.it.

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SALVAGUARDIA DELLA BIODIVERSITÀ

HERPETHON: MARATONA ERPETOLOGICA Tappa all’Orto Botanico della Selva di Gallignano (AN) di Agnese Mengarelli

Da sempre l’Uomo è spaventato da ciò che non conosce: l’ignoto genera paura. Ci sono animali che, loro malgrado, rappresentano e determinano sensazioni spiacevoli e piuttosto negative. Rettili e anfibi sono i primi nelle classifiche delle zoofobie, proprio perché ricchi di significati simbolici, culturali e religiosi. Per superare le paure è necessario, però, affrontarle attraverso la conoscenza. Nonostante siano fra i più importanti rappresentanti della biodiversità animale, e spesso siano anche rilevanti indicatori ambientali, questi vertebrati sono spesso oggetto di vere e proprie persecuzioni, nonché di catture, stermini e commerci per gli usi più disparati. La Societas Herpetologica Italica ha organizzato un ciclo di conferenze in collaborazione con il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, dal titolo HerpeThon, per far conoscere al grande pubblico la bellezza e l’importanza di rane, rospi, raganelle, salamandre, serpenti, lucertole, testuggini e coccodrilli, descrivendone le gesta e le peculiarità attraverso il racconto e la viva voce di ricercatori erpetologi impegnati sul campo. L’iniziativa, che prevede 34 conferenze per tutto il 2011 in gran parte delle

regioni italiane, ha fatto tappa anche nelle Marche. La Sezione regionale dell’Associazione Nazionale degli Insegnanti di Scienze Naturali (ANISN), in collaborazione con i docenti della Facoltà di Scienze e della Facoltà di Agraria dell’Università Politecnica delle Marche ha aderito all’iniziativa, coinvolgendo gli studenti dell’ITIS “G. e M. Montani” di Fermo in un “incontro ravvicinato” con rettili e anfibi all’Orto Botanico della Selva di Gallignano, l’area faunistica protetta di circa 5 ettari che si trova ai piedi del piccolo centro abitato di Gallignano di Ancona. L’incontro, che si è tenuto lo scorso 29 Aprile, in occasione del “Save the Frogs Day”, è stato un momento significativo di conoscenza e di riflessione nel quadro dell’educazione ambientale. Secondo la teoria evoluzionistica anfibi e rettili possono essere considerati i nostri progenitori. Circa 400 milioni di anni fa i vertebrati vivevano esclusivamente in acqua, poi man mano si sono adattati a vivere sulla terra e in aria e gli anfibi sono stati tra i primi animali a modificare la propria struttura interna. Ancora oggi, infatti, gli anfibi nascono nell’acqua per poi vivere sia in acqua che in terra.

Si hanno le prime notizie degli anfibi circa 370 milioni di anni fa grazie ai fossili rinvenuti nei fondali palustri. Già a quell’epoca si differenziano dai pesci in quanto erano in grado di salire sulla terra ferma mediante quattro arti rudimentali. Da questo momento la loro evoluzione fu incessante, favorendo la nascita di nuove specie sempre più specializzate, presenti in numero elevatissimo e con dimensioni che potevano toccare i 4 metri. Nel Carbonifero, grazie allo sviluppo della vegetazione, gli anfibi occuparono tutte le terre e iniziarono a deporre uova sulla terra ferma, portando alla nascita i primi rettili, che si espansero sia a livello numerico che di specie, in quanto privi di rivali sulla terra ferma. Con il raffreddamento della temperatura molte specie morirono e resistettero solo quelle in grado, almeno in parte, di regolare la propria temperatura. La maggiore conquista fu, infatti, il raggiungimento dell’omeotermia, ovvero la facoltà di termoregolarsi autonomamente. Nell’Era Mesozoica rettili, pterosauri e dinosauri ebbero il maggior splendore, mentre alla fine del Cretaceo molte specie si estinsero e dopo le glaciazioni

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solo le 6.000 specie, che resistono ancora oggi, sopravvissero. Nel corso della conferenza, il Prof. Vincenzo Caputo, Docente di Anatomia Comparata e Citologia presso l’Università Politecnica delle Marche, ha presentato le specie più significative degli anfibi e dei rettili delle Marche, sottolineando l’importanza della loro conservazione per la salvaguardia della biodiversità. Da questo punto di vista, l’Italia è molto ricca di specie endemiche a causa della sua complessa storia paleo-geografica e paleo-climatica; le Marche, in particolare, occupano un ruolo chiave come snodo biogeografico fra le regioni settentrionali e meridionali della nostra Penisola. “A tutt’oggi, però, mancano strumenti essenziali per una corretta conservazione della fauna erpetologica regionale, quali un atlante di distribuzione e una legge a tutela della “piccola fauna” - sostiene il Prof. Caputo - Sarà dunque cruciale promuovere una capillare conoscenza della biodiversità di questi vertebrati, anche allo scopo di individuare le aree e gli habitat che richiedono una parti-

colare protezione.” Grazie alle loro peculiarità biologiche, gli anfibi e i rettili sono ottimi indicatori ecologici e biogeografici di cui è indispensabile tener conto in qualsiasi analisi ambientale. La particolare biologia rende questi vertebrati sensibili alle alterazioni del proprio habitat, tanto da far temere per una loro sopravvivenza a lungo termine. Anche zone di distribuzione di ridotta estensione o frammentate rendono questi animali particolarmente vulnerabili. Ciononostante, sono fra i vertebrati con il maggior numero di strategie riproduttive e rappresentano una parte rilevante, talora maggioritaria, di interi ecosistemi. La scoperta di nuove specie di anfibi e di rettili continua tutt’oggi, anche se spesso è accompagnata dalla constatazione di preoccupanti fenomeni di estinzione. La Rana Italica e l’Ululone dal Ventre Giallo sono due specie molto preziose dal punto di vista della biodiversità, proprio perché uniche e presenti solo nelle nostre terre. Una volta perse in Italia, saranno perse in tutto il pianeta. La divulgazione naturalistica e l’edu-

cazione ambientale diventano, quindi, strumenti di conservazione indispensabili, al pari di una legislazione più adeguata e di azioni dirette sul territorio. La parte che ha riscosso più successo tra i ragazzi è stata sicuramente l’attività sul campo, svolta presso lo stagno dell’Orto Botanico di Gallignano, dove è stato possibile verificare e riflettere sulle strette relazioni ecologiche che si stabiliscono negli eco-sistemi, di cui anfibi e rettili sono una componente essenziale. Iniziative come queste sono fondamentali per sfatare i falsi miti che circondano animali particolari come rettili e anfibi, sottolineandone nel contempo l’importanza per la conservazione. È indispensabile, infatti, suscitare interesse e curiosità, poiché il coinvolgimento emotivo è una leva importante per rendere partecipi cittadini e studenti della necessità di diventare soggetti attivi nei confronti della tutela della biodiversità.

Save the Frogs Day. Salviamo le rane! Il 29 aprile scorso è stata la giornata mondiale degli anfibi, gli animali più a rischio del pianeta. Il declino delle popolazioni è inarrestabile, 6.485 specie sono sull’orlo dell’estinzione e dal 1980 il pianeta ha perso circa 200 specie. La distruzione e l’alterazione delle zone umide, l’inquinamento, l’introduzione di specie esotiche, la diffusione di malattie specifiche e la scarsità dei siti di riproduzione sono solo alcune delle cause che ne stanno determinando la scomparsa. Per quanto riguarda l’Italia, secondo la Lista Rossa dell’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUNC), l’11% delle specie rientra nella categoria “minacciato criticamente”, l’11% nella categoria “minacciato” ed il 21% nella categoria “vulnerabile”. “Save the Frogs Day” è un evento organizzato in tutto il mondo proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle problematiche e sulla situazione attuale di questo gruppo di vertebrati. Salvare questi animali è fondamentale per la biodiversità. Oltre a pulire l’acqua dalle alghe, infatti, le rane e gli altri anfibi mangiano diversi tipi di insetti e sono essi stessi un importante anello della catena alimentare. Inoltre, grazie alla loro pelle che assorbe facilmente sostanze chimiche potenzialmente dannose, sono degli ottimi bio-indicatori degli equilibri dell’ambiente che li circonda.

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MANIFESTAZIONI E CONVEGNI

Grottammare, 19-21 maggio 2011

“NUOVE ENERGIE” La Regione Marche protagonista della 9a Edizione della Rassegna di Agnese Mengarelli

È stato un grande successo di pubblico le 4 giornate dedicate alle fonti di energia rinnovabile, all’efficienza e alla sostenibilità, che si sono tenute a Grottammare (AP) dal 19 al 21 Maggio. Giunta alla 9a edizione, la rassegna “Nuove Energie” è stata un’occasione di conoscenza e di confronto sulle nuove tecnologie energetiche. “Grottammare delle Nuove Energie” nasce nel 2003 da un’idea di Claudio Ciavaroli, il presidente dell’Osservatorio Nazionale Nuove Energie (ONNE) scomparso nel 2006, con lo scopo di diffondere soluzioni per la produzione di energia da fonti rinnovabili e per l’efficienza negli usi finali. Sono convenuti oltre una trentina gli esperti, circa 300 i partecipanti ai panel di discussione e nell’ordine di diverse centinaia le visite alla Sala del “Kursaal” sul Lungomare Nord di Grottammare dove hanno avuto luogo numerosi incontri, dibattiti e mostre, durante i 4 giorni dell’evento. La Regione Marche è stata protagonista della seconda giornata, che è stata dedicata ai temi dell’ambiente e delle energie rinnovabili nel territorio marchigiano. Durante la Conferenza Regionale “Stato dell’ambiente, governo del territorio, energia sostenibile” è stato tracciato lo stato dell’arte della situazione energetica della Regione Marche. Dopo i saluti del Sindaco di Grottammare Luigi Merli, la dottoressa Katiuscia Grassi del Servizio Territorio Energia della Regione Marche, ha presentato il “Rapporto sullo stato dell’ambiente delle Marche. Focus 2010 su mobilità, aria, energia, acqua, rifiuti”. (Per un’analisi più approfondita di tale Rapporto si veda l’articolo di pag. 6 di questo numero

Ambiente Marche News.) Il dottor Maurizio Ferretti del Dipartimento per le Politiche integrate per Sicurezza e Protezione Civile della Regione Marche, ha trattato il tema dei cambiamenti climatici nel territorio, ponendo l’attenzione sugli eventi meteorologici estremi e sulla gestione dell’emergenza. A livello nazionale sono state registrate delle tendenze che non possono essere sottovalutate, come: - Temperature medie, minime e massime tutte in deciso aumento; - Precipitazione totale in lieve diminuzione (forse maggiore al nord), ma “tropicalizzazione” dei regimi di pioggia; - Aumento del rischio di periodi siccitosi, soprattutto se si tiene conto dei fabbisogni irrigui, sempre in aumento; - Ghiacciai alpini in decisa diminuzione, sia per l’aumento della temperatura che per la diminuzione della precipitazione. Le stesse tendenze, pur con particolarità di carattere regionale sono state riscontrate anche nel nostro territorio, infatti si confermano: - l’aumento delle concentrazioni di CO2; - l’aumento delle temperature; - la diminuzione delle precipitazioni; - la “tropicalizzazione” dei regimi di pioggia. I principali fattori di emissione di CO2 sono dovuti al trasporto su strada, alla produzione di energia e al riscaldamento domestico. Da un confronto tra i dati annuali di precipitazione dal 1950 al 1989, invece, si è notato un trend significativo decrescente, nella maggior parte dei casi tra il 10% e il 30%.

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A partire dagli anni ’90, nelle Marche si è registrato un notevole aumento per quantità e per estensione di fenomeni meteorologici estremi, basti pensare all’ondata di calore dell’estate 2003, durante la quale un aumento anomalo delle temperatura in Europa, rispetto alla media del periodo 1961-1990, ha causato l’aumento del 30% dei decessi tra gli over 75. Anche il 2007 è stato un anno particolarmente caldo, in quanto ha visto un’anomalia di precipitazioni durante l’autunno e l’inverno rispetto al trentennio 1961-1990. Per studiare i cambiamenti climatici a livello numerico si usano i Modelli Climatologici Globali (AOGCM), che sono composti dai Modelli di Circolazione Generale dell’Atmosfera (AGCM) e dai Modelli di Circolazione Generale dell’Oceano (OGCM). Questi modelli presentano una risoluzione orizzontale di circa 300 km ed una risoluzione verticale di 1 km; le versioni più aggiornate arrivano fino a 100 km. Vi sono poi Modelli Regionali (RCM), che sono modelli a fisica più completa innestati sui modelli di scala globale, la cui risoluzione sale a 25-50 Km. I modelli climatici, per poter simulare degli scenari futuri necessitano: - del bilancio energetico del sistema climatico; - delle emissioni di CO2 globali; - della crescita demografica; - del tipo di economia; - degli scambi commerciali; - delle fonti di energia più utilizzate. I modelli climatici rappresentano strumenti preziosi per capire i cambiamenti in atto, rispondere con prontezza alle emergenze e adattarsi alle nuove situazioni. La velocità con cui stanno avvenendo i cambiamenti climatici è notevole: gli ultimi decenni appena trascorsi e le proiezioni per i prossimi anni evidenziano sia un progressivo peggioramento della situazione sia l’intensificarsi di eventi estremi, per la cui velocità servono risposte significative immediate. Inoltre, vi è un importante aspetto di percezione: la forte antropizzazione, le esigenze e le aspettative sempre crescenti della popolazione stanno aumentando la differenza tra percezione dell’evento ed l’evento oggettivo stesso. La migliore gestione dell’emergenza rimane comunque la mitigazione del rischio attraverso la prevenzione, che si costruisce attraverso il rispetto delle normative, la consapevolezza e la cultura del territorio da parte delle istituzioni e dei cittadini. La relazione del Dottor Mario Smargiasso, Dirigente Regionale di Difesa del suolo e Risorse idriche, ha posto l’attenzione sulla drammatica situazione dei fiumi della nostra Regione. L’accentuato sviluppo edilizio nelle aree prossime ai corsi d’acqua ha causato una forte limitazione delle aree di po-

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tenziale allagamento controllato e forte alterazione delle dinamiche idrologiche naturali. Inoltre è stata segnalata negli anni una progressiva rarefazione del presidio minuto del corpo fluviale e dei versanti prospicienti. In altre parole il fiume non riesce più ad esprimersi. Con la Delibera della Giunta Regionale n. 548 del 16 Aprile scorso, recante le linee guida per la gestione dei corsi d’acqua, si è voluto dare una risposta concreta alle problematiche che insistono sulla rete idrografica regionale, attraverso: - l’individuazione dell’unità omogenea; - interventi di tipo selvicolturale (vegetazione riparia specializzata); - la manutenzione delle opere idrauliche longitudinali e trasversali; - la manutenzione delle altre opere in concessione; - la manutenzione delle sponde naturali; - la valorizzazione del materiale litoide e della massa legnosa residuale provenienti dalla manutenzione; - l’attività di controllo e di polizia idraulica. Per quanto riguarda l’aspetto urbanistico, è necessario l’accertamento della “compatibilità” idraulica delle trasformazioni territoriali (anche per le aree di recupero e riqualificazione urbana nell’ottica di una progressiva riduzione o diminuzione dello specifico rischio) per le quali è richiesto il controllo del carico idraulico in modo da evitarne l’incremento rispetto allo stato attuale e un pregiudizio per la sua riduzione, anche futura, prendendo in considerazione una preventiva valutazione della necessità di realizzare opere “strutturali” di mitigazione a beneficio anche del costruito attuale. Nella progettazione, inoltre, dovrebbe essere sempre presente il principio di “invarianza idraulica” delle trasformazioni territoriali (anche derivanti da recupero e riqualificazione urbana) per le quali sono richieste misure compensative rivolte ad assorbire o compensare la “perturbazione/incremento” dei deflussi superficiali derivanti dalla maggiore o comunque diversa impermeabilizzazione delle superfici. L’intervento di Antonio Minetti, Dirigente Regionale del Servizio Territorio Ambiente, ha sottolineato l’importanza di un nuovo tipo di Governo del Territorio, in quanto il modello attuale presenta troppe criticità che ci allontanano dagli standard europei. Il paesaggio, nonostante rappresenti un ottimo motore per lo sviluppo turistico della Regione, viene continuamente deturpato, con la più totale indifferenza per la biodiversità e la bassa qualità architettonica delle costruzioni, sia pubbliche che private. Le infrastrutture per il trasporto non sono sufficienti alla mole di traffico che dovrebbero sostenere e i sistemi urbani presentano una preoccupante inefficienza energetica. Per tutti questi motivi è necessaria una serie di interventi che


preveda una riqualificazione urbana in grado di consumare meno suolo e di dare una risposta al “mercato grigio” delle abitazioni, attraverso il social housing. Efficienza energetica, verde urbano e qualità architettonica sono solo alcuni degli interventi per tutelare le nostre eccellenze paesaggistiche. La Riforma del Governo del Territorio necessita di un forte cambiamento culturale e di un approccio multidisciplinare per elevare la qualità con scenari nuovi, prodotti da modelli vincenti. Fondamentale è anche il reperimento di risorse finanziarie, per le quali sono necessarie manovre di “ingegneria finanziaria” per la riqualificazione urbana. Il tutto dovrà avere un’ottica europea attraverso la concentrazione e l’aggregazione di molti Comuni, in grado di superare il campanilismo tipico dei territori marchigiani. Nel pomeriggio il tavolo mattutino è stato arricchito dalla discussione su “Le politiche energetiche regionali: attuazioni e prospettive”, alla quale hanno preso parte il Dirigente Regionale del Servizio Territorio Ambiente Energia, Antonio Minetti; il Consulente Green economy della Regione Marche, Raffaele Cerulli; l’Amministratore Unico di Sviluppo Marche SpA, Fabrizio Costa, che ha illustrato la via per un progetto di rete europea nel campo delle politiche energetiche sostenibili, e Alessia Del Mastro dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE)della Provincia di Ancona, che ha spiegato le opportunità nel settore edilizio del Protocollo Itaca, strumento di certificazione energeticoambientale della Regione Marche. I lavori della giornata sono stati chiusi dall’Assessore regionale all’Ambiente, Sandro Donati, che non ha nascosto le

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difficoltà di rapporto politico con il Governo nazionale, sia in merito ai finanziamenti per i recenti danni dell’alluvione, sia in relazione al Decreto Romani per ciò che riguarda gli incentivi alle fonti rinnovabili. “Affrontare e superare la crisi attuale significa progettare e creare un nuovo modello economico capace di dare risposte alle nuove domande, rafforzare la coesione sociale e valorizzare i territori e le sue produzioni: tutto ciò si chiama Green Economy. - ha affermato Donati - Che nei giorni scorsi sulla stampa si parlasse di un distretto della Green Economy qui nell’ascolano assume quindi un significato ancora più positivo”. Citando poi i casi di API, Sadam di Jesi e Fincantieri, l’Assessore ha ricordato il ruolo economico chiave in termini di ripresa per queste politiche energetiche, “affinché l’economia verde sia volano di ripresa occupazionale”. La Rassegna con il passare degli anni ha creato un coinvolgimento crescente di istituzioni, attori economici, associazionismo e cittadinanza, tessendo reti, diffondendo informazioni e saperi e offrendo un contributo, al servizio di tutto il territorio, per il radicamento di un nuovo modello energetico e sociale. L’obiettivo, quindi, è di darsi appuntamento già in autunno con un nuovo meeting dedicato alla cosiddetta “democrazia energetica”, con interessanti esperienze di gruppi d’acquisto energetico e di autoconsumo organizzati dal basso, iniziando a lavorare già nelle prossime settimane per l’edizione 2012, per poter festeggiare degnamente il proprio decennale, con sempre maggiori e appassionanti stimoli per il buon governo del territorio in tema di ambiente, risparmio energetico e sostenibilità.

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