Free Service Edizioni
n°10 Ottobre 2010 Anno XI
SPECIALE ECOMONDO2010
Free Service Edizioni - Falconara M. (AN) - Rivista Mensile di Informazione e Aggiornamento di Cultura Ambientale - Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Ancona
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n° OTTOBRE
10 2010
Anno XI €
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In copertina: La Locandina della Mostra di Liegi SOS Planet
n°10 Ottobre 2010 anno XI
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CAMBIAMENTI CLIMATICI
Per i diplomatici ONU i negoziati sul clima sono ad un punto morto Se “le imprese debbano guidare la danza”, non si rischia di “ballare al buio”? Destano perplessità le aperture al business del Direttore UNFCCC
8 Aperta a Liegi la grande Mostra dedicata agli effetti del Global Warming SOS Planet Tradotto in immagini e grafici l’allarme degli scienziati
11 Le difficoltà dei “Venditori del dubbio” di fronte all’evidenza Un’estate di fenomeni meteorologici estremi Ma in Italia si continua a gestire l’emergenza anziché la prevenzione
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ENERGIE ALTERNATIVE E RINNOVABILI
Rapporto UNEP su REN21 Gli investimenti nelle rinnovabili superano quelli per le fonti fossili Siamo ancora lontani, tuttavia, da quel che sarebbe necessario per la transizione energetica
17 Presentato dal Centro Comune di Ricerca dell’UE “PV Status Report 2010”: installato nell’UE il 70% di capacità fotovoltaica mondiale Le Rinnovabili nel complesso hanno rappresentato il 62% di nuova capacità di generazione di energia i
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La Pubblicazione del “Rapporto Charpin” mette in allarme la filiera In Francia il fotovoltaico corre troppo, ha costi eccessivi sulla bolletta dei consumatori, utilizza tecnologie poco efficienti
22 Da UniVerde la proposta di un Tavolo di concertazione tra imprenditori agricoli e quelli del fotovoltaico “Laudato sie mi’ Signore… per messer lo frate Sole…” ma anche… “per sora nostra matre terra”! La Francia ha limitato a suoli non più agricoli i parchi fotovoltaici e la Germania abolisce gli incentivi per gli impianti su suoli agricoli
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EQUITÀ E SOSTENIBILITÀ
La Francia ha adottato la “Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile” Un modello di sviluppo economico “verde ed equo” Nessuna nuova spesa che non corrisponda ad un investimento redditizio per le generazioni future di Massimo Lombardi
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INFORMAZIONE E AGGIORNAMENTO
Al via il Progetto europeo SEBE Biogas per il futuro dell’Europa! Grandi potenzialità dalle biomasse di origine agro-forestale e zootecnica
67 Ulteriore proroga all’avvio del Sistema SISTRI quater Solo con le sanzioni la piena operatività
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AMBIENTE E SALUTE
Presentato da EU-OSHA un interessante Rapporto Gli incentivi per la sicurezza migliorano l’ambiente di lavoro e la salute Opzione conveniente per i Governi che riducono così le spese per malattie
72 Un nuovo studio conferma i benefici sulla salute dalla riduzione delle emissioni climalteranti nell’UE Adottare subito il target del 30% al 2020 Visto che quello del 20% è, praticamente, già in atto
MANIFESTAZIONI E CONVEGNI
Ferrara, 21-23 settembre 2010 REMTECH EXPO 2010 di Silvia Paparella
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Relatori di fama mondiale per tematiche di stringente attualità Record di partecipazione e interesse per “Ravenna2010” di Gian Maria Brega
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SPECIALE ECOMONDO 2010
EDUCAZIONE ALLO SVILUPPO SOSTENIBILE
Settimana DESS-UNESCO: 8-14 novembre 2010 Sensibilizzare la cittadinanza verso forme alternative e più sostenibili di trasporto
VENITE A SCOPRIRE LA NUOVA STRADA DEI PNEUMATICI FUORI USO.
Vi aspettiamo nel nostro stand per incontrarvi e darvi aggiornamenti sul nuovo Sistema di gestione dei Pneumatici Fuori Uso, di cui Ecopneus sarà uno dei principali protagonisti dopo la prossima emanazione del Decreto attuativo dell’art. 228 del D.Lgs. 152/06. Il Sistema dovrà garantire raccolta, recupero e monitoraggio dei PFU su tutto il territorio nazionale, a beneficio delle aziende del settore e contro ogni abbandono illegale di PFU. Ne parleremo anche nel nostro convegno “DA COPERTONE SELVAGGIO A RISORSA PREZIOSA Una fotografia inedita dei traffici illegali nel settore dei PFU e le risposte gestionali del modello Ecopneus” che si terrà giovedì 4 novembre alle ore 14,00, Sala Neri I – Hall Sud. Ecopneus: IL FUTURO DEL PNEUMATICO FUORI USO OGGI Stand 135 - Pad. B1
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16 ottobre 2010
Giornata mondiale dell’alimentazione
FIRMA LA PETIZIONE PER SCONFIGGERE LA FAME
Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura www.fao.org
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Al via la Campagna per la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti 2010 Più è vuoto il bidone, più forte suona! Per la giornata inaugurale proposta una “batucada” europea
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AMBIENTE E ARTE
Conclusa la Mostra multimediale di Yann Arthus-Bertrand 6 miliardi di “altri”... che sono come noi! “Bisogna agire, è troppo tardi per essere pessimisti”
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BIODIVERSITÀ E CONSERVAZIONE
New York, Assemblea ONU sulla Biodiversità Per chi suona la campana?
88 Presentato il TEEB per i decisori locali e regionali Dagli enti locali l’importante contributo per un uso efficiente delle risorse Pagare per tutelare i servizi ecosistemici
90 A COME AGRICOLTURA, ALIMENTAZIONE, AMBIENTE
Giornata Mondiale dell’Alimentazione, 16 ottobre 2010 Uniti contro la fame Ma “Chi la combatte reaImente?”
82 Le nuove regole europee in materia di coltivazione di OGM: costruire un sistema agricolo italiano libero da OGM
Dal Carnegie Institution for Science le proiezioni sul futuro degli ecosistemi umidi Deforestazione e cambiamenti climatici ridurranno le specie tropicali tra il 18 e il 45% entro il 2100 Una svolta nella mappatura del carbonio di biomasse contribuirà a dare nuovo slancio all’iniziativa REED
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€CO-FINANZIAMENTI
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I QUESITI DEL LETTORE
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AGENDA - Eventi e Fiere
di Natalia Marzia Gusmerotti
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AGENDA 21
Città sostenibile: spazio alle idee Il Coordinamento A21 Locali Italiane parte attiva all’apposita sezione di ECOMONDO 2010 di Elisabetta Mutto Accordi
POLIECO MAGAZINE
CAMBIAMENTI CLIMATICI
Per i diplomatici ONU i negoziati sul clima sono ad un punto morto
SE “LE IMPRESE DEBBANO GUIDARE LA DANZA”, NON SI RISCHIA DI “BALLARE AL BUIO”? Destano perplessità le aperture al business del Direttore UNFCCC
In attesa di conoscere gli esiti del prossimo round dei Climate Change Talks di Tianjin, in Cina (4-9 ottobre 2010), l’attenzione degli osservatori si è focalizzata su alcune sortite dei dirigenti ONU a più alto livello, dalle quali emergono ben poche speranze che nel breve periodo si possa raggiungere un accordo globale e, di certo, non a Cancún. Partecipando il 23 settembre 2010 alla Conferenza “Clima: il futuro in un mondo dopo Copenhagen”, tenutasi presso la Chatman House di Londra, prestigioso Think tank indipendente di questioni internazionali, Halldor Thorgeirsson , Direttore del team UNFCCC a supporto della Road Map di Bali, ha dichiarato che “Gli ostacoli che si frappongono al conseguimento di risultati significativi a Cancùn rimangono elevati e c’è il rischio concreto di uno stallo”. Thorgeirsson è stato l’oratore principale della Sessione relativa al Processo ONU in atto, che doveva prendere in esame le risposte a due principali domande: - il Copenhagen Accord può diventare un compiuto trattato legale nel 2010? - quali questioni chiave faranno progressi da Copenhagen a Cancún? “Un nuovo trattato non è l’unico mezzo per misurare il successo dei negoziati - ha affermato Thorgeirsson - Le parti sembrano aver accettato che la Conferenza di Cancún non fornirà uno strumento giuridicamente vincolante, anche se non si può escludere che possa emergere in futuro”. Thorgeirsson ha poi individuato 7 azioni su cui potrebbe essere trovato un Accordo: 1) formalizzare gli impegni per mitigare i cambiamenti climatici, quali quelli previsti dal Copenhagen Accord; 2) progettare un sistema di monitoraggio, reporting e verifica degli sforzi per mitigare le emissioni e quelli per il loro supporto finanziari;
3) sottoscrivere un convenzione per l’adattamento; 4) concordare un Fondo per le azioni di mitigazione e adattamento a lungo termine; 5) implementare le infrastrutture necessarie per dar vita a tale Fondo e definire un Registro per le azioni di mitigazione razionalmente assunte; 6) definire l’obiettivo globale per limitare l’aumento della temperatura entro i 2 °C; 7) lanciare progetti pilota per la promozione e salvaguardia delle foreste tropicali. Più preoccupanti ci sono sembrate le affermazioni di Christiana Figueres, Direttore esecutivo dell’UNFCCC, che in un focus su “Energia e Ambiente” dell’annuale incontro Clinton Global Iniziative, svoltosi a NewYork (21-23 settembre 2010), ha fatto il punto della situazione, individuando due delle principali ragioni per le quali l’Organismo da lei attualmente guidato non ha finora conseguito i risultati attesi: - l’aspettativa da “big bang”per un accordo globale post-Kyoto; - lo scarso impegno del mondo degli affari a svolgere un ruolo attivo. Secondo la Figueres sarebbe irragionevole pensare che solo un Accordo Globale sulla riduzione delle emissioni possa risolvere le questioni legate alle conseguenze dei cambiamenti climatici in atto: “La Terra non sarà salvata da un semplice Accordo che non si è raggiunto a Copenhagen, che non ci sarà quest’anno, né l’anno prossimo. Non si può pensare di riuscire a modificare di colpo situazioni che si sono evolute in più di cento anni”. In altre parole, si sarebbe creata una aspettativa per qualcosa che non è praticamente possibile e politicamente praticabile. Secondo il Direttore esecutivo UNFCCC sarebbe di buon auspicio che a Cancún, dove ha promesso “non ci sarà il caos logistico che si è verificato a Copenhagen”
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(le ONG e le Associazioni ambientaliste sono avvisate!), si metta in piedi un approccio “realistico e progressista” sulle questioni aperte, ben sapendo che si tratta di un primo passo lungo un cammino futuro, ancora molto arduo: “Un approccio sensato e graduale, anche se appare in netto contrasto con l’urgenza del problema”. Ha poi osservato che deve essere modificata, più in generale, la “psicodinamica” delle trattative che si sta concentrando troppo sui costi per le azioni di adattamento e mitigazione e sulla responsabilità morale ed economica dei Paesi sviluppati, tralasciando così le opportunità emergenti e la possibilità di includere regole di negoziato in collegamento tra i vari sistemi di governance emergenti. Per esempio, quali siano i criteri e i meccanismi attraverso i quali le azioni intraprese attraverso altri sistemi di governance possano essere accettate; come gli impegni nazionali di un Paese possano essere soddisfatti attraverso azioni realizzate con un altro sistema; quali regole definire affinché i crediti di un certo sistema possano essere convalidati da un altro sistema. In questa fase, secondo la Figueres, le condizioni sono più favorevoli perché i geopolitici scettici sono in ritirata (geopolitics skeptics are recedine). Sono in difficoltà, aggiungiamo noi, anche gli “scettici del clima”, dopo che il “Climategate” si è rivelato una “bufala”. Il 31 agosto, infatti, sono state pubblicate le conclusioni dell’InterAcademy Council che riunisce Accademici scientifici indipendenti di 15 Paesi, a cui il Segretario generale delle Nazioni Uniti, Ban Kimoon aveva commissionato nel marzo scorso la revisione delle procedure e delle metodologie utilizzate dall’IPCC per redigere il 4° Rapporto sui Cambiamenti Climatici (AR4), dopo che la stampa internazionale si era occupata in modo eccessivo e strumentale, di alcuni errori che vi sono contenuti (cfr: “Climategate, Ghiacciai himalayani e… Olanda
sott’acqua”, in Regioni&Ambiente, n. 3 marzo 2010, pagg 9-11). I revisori hanno dichiarato che “Il metodo utilizzato dall’IPCC per produrre le sue valutazioni periodiche è stato coronato da successo (… e le sue principali affermazioni) sono correttamente fondate e nessuna contiene errori significativi”. Poiché lo IAC per bocca del suo Presidente Harold Shapiro, Preside dell’Università statunitense di Princeton, ha aggiunto che “per far fronte a valutazioni climatiche sempre più complesse, l’IPCC deve riformare profondamente la sua struttura direttiva e rafforzare le sue procedure”, tanto è bastato a certa stampa italiana per diffondere la notizia che il Presidente dell’IPCC, Rajendra Pachauri “sarebbe stato invitato a dimettersi”; qual giornale ha addirittura riportato che “ha rimesso il mandato dopo essere stato criticato per aver commesso deplorevoli errori”. Interrogato al riguardo, il Presidente IPCC ha ribadito di voler rimanere al suo posto fino alla stesura del 5° Rapporto (AR5), prevista per il 2013-2014 e che, comunque, “Il problema sarà eventualmente discusso da tutti i Governi delle Parti, durante la Riunione dell’IPCC di Pusan in Corea del Sud” (ndr: 11-14 ottobre 2010).
Per tornare alle considerazioni della Figueres, il neo Direttore UNFCCC, dando ulteriore prova di prediligere un linguaggio metaforico (cfr: “Ora c’è la pentola ma non si sa ancora cosa cucinare”, in Regioni&Ambiente, n. 8/9, agosto-settembre 2010, pp. 6-8), ha paragonato la situazione ad un ballo che nessuno si decide ad iniziare, aspettando che sia l’altro a prendere l’iniziativa. La coppia in questione sarebbe costituita dal “Government” che si guarda nervosamente i piedi, quasi a rammaricarsi di non essere stato ancora sollecitato, mentre l’altro, il “Business”, non si decide, perché attende di avere un quadro normativo globale. Chi dovrebbe fare il primo passo? “Molto opportunamente, io credo che debbano essere le imprese a guidare le danze”, ha dichiarato la Figures che per avvalorare questa sua opinione, ha portato l’esempio del telefonino portatile che ha modificato e diffuso la moderna comunicazione: “Il primo cellulare costruito nel 1973 pesava oltre 1 Kg., ora nel 2010 ci sono sul mercato 5 miliardi di telefonini di vari modelli che superano di poco il peso di 1hg.”. Video e registrazione del Forum diffusi sul web non ha mancato di suscitare qualche perplessità e critica. Tra le altre, riportiamo quelle di un blogger che su TreeHugger,
uno dei siti principali dedicati alla sostenibilità, riprendendo l’esempio dei telefonini osserva che proprio a causa della mancanza di un quadro normativo globale nella gestione dei RAEE, i Paesi in via di sviluppo rischiano di diventare la pattumiera dei rifiuti elettronici con gravi ripercussioni per la salute umana. Solo l’India produrrà quest’anno circa 1.700 tonnellate di e-waste che il Programma ambientale dell’ONU (UNEP) prevede che si incrementerà di 18 volte nel prossimo decennio, con il rischio che assurga a “problema”, simile a quello dello smaltimento delle scorie derivanti dagli impianti di produzione di energia elettrica dall’atomo. Abdicare, perciò, alla responsabilità di proteggere il clima, delegandola al mercato rischia di immetterla sul cammino impervio delle logiche imprenditoriali che sono inevitabilmente più concentrate suì loro ricavi trimestrali che non sul futuro del Pianeta: sarebbe, afferma l’autore del blog come “dancing in the dark”, ballare al buio. A questo punto, ci esponiamo ad affermare che anziché perdere tempo a seguire la Conferenza di Cancùn in dicembre, dallo scontato risultato, varrebbe la pena spostare l’attenzione dal mese di dicembre al successivo gennaio, quando dal 26 al 30 gennaio 2011 avrà luogo a Davos (Svizzera) l’annuale Meeting del World Economic Forum.
Christiana Figueres al Clinton Global Initiative, tra Richard Branson, a destra della foto, titolare del marchio Virgin e il fratello ex Presidente del Costa Rica ed attuale Presidente della Fundacion Costa Rica para el Desorollo Sostenibile, José Maria Figueres (foto: CGI)
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Aperta a Liegi la grande Mostra dedicata agli effetti del Global Warming
SOS PLANET
Tradotto in immagini e grafici l’allarme degli scienziati di Massimo Lombardi
Si è aperta ufficialmente al pubblico il 4 settembre 2010, la più grande esposizione mai realizzata sui cambiamenti climatici “SOS Planet”. Organizzata da “Collections & Patrimoines” e “Europa 50”, sotto la Direzione artistica delle storico dell’arte, JeanChristophe Hubert, la Mostra è ospitata all’interno della Stazione “Guillemins” di Liegi (Belgio), importante nodo della rete europea ad velocità (TGV) che collega fra loro Londra, Parigi, Bruxelles e la Germania, la cui costruzione avveniristica è stata completata lo scorso anno, su progetto dell’architetto Santiago Calatrava. “I cambiamenti climatici costituiscono una delle sfide prioritarie con cui deve confrontarsi il Pianeta - ha affermato il Presidente di turno del Consiglio europeo il bega Herman Van Rompuy, durante la cerimonia di inaugurazione per le autorità, avvenuta qualche giorno prima - e mettono a grave rischio la nostra sopravvivenza. Chiedo agli uomini politici e alla società di prendere coscienza della necessità di agire. Siamo al contempo vittime e responsabili del nostro destino”. Per questo, il percorso espositivo che si snoda per circa 1 km nel parcheggio adiacente all’ingresso del primo dei cinque livelli su cui è articolata la stazione, mette al centro del
dibattito l’Umanità, suddividendosi in quattro sezioni, tante quante sono le tappe naturali dello spirito umano nella sua volontà di conquistare il mondo e di padroneggiare la conoscenza.
Immagini e grafici mostrano la velocità impressionante con cui il Pianeta si sta riscaldando, tra cui foto inedite di grande impatto della Fondazione Nicolas Hulot e di Yann Arthus-Bertrand.
La prima sezione, “L’umanità osserva”, mette in luce la bellezza del nostro Pianeta, come un gioiello che deve essere preservato. Un ritorno al suo passato attraverso le fasi delle glaciazioni, intervallate dai riscaldamenti, e durate più di 4,6 miliardi di anni, che ci permette di osservare come i cambiamenti climatici in atto non siano paragonabili a quelli precedenti.
Alla seconda sezione, “L’umanità si allarma”, si accede attraversando un tunnel di ghiaccio sul punto di fondersi, che sfocia su una banchisa che si stacca dalla costa. È dedicata agli impatti attuali e futuri in quattro principali settori: - acqua, la cui riduzione determinata dallo scioglimento dei ghiacciai e delle nevi per effetto del riscaldamento globale, colpirà le popolazioni, con la prospettiva da incubo di una mancanza di acqua potabile e della salinizzazione delle acque sotterranee per l’innalzamento dei livelli dei mari; - cibo, messo a grave rischio dalla perdita dei terreni coltivabili, dal calo delle rese delle colture e dalla riduzione dei pascoli, dall’aumento dei periodi di siccità, a causa dell’esaurimento delle falde acquifere, dalle difficoltà per agricoltori e pescatori che praticano un’agricoltura di sussistenza e una pesca per sostentamento, da carestie e incendi; - ecosistemi, compromessi per la grave perdita di biodiversità (l’estinzione delle specie, le minacce al plancton a causa dell’acidificazione degli oceani,
lo sbiancamento e la morte delle barriere coralline, le modifiche alle aree condivise dalle specie, gli incendi incontrollati, le migrazioni delle popolazioni); - salute, sempre più a rischio per malnutrizione, diarrea, malattie cardio-respiratorie e infettive, migrazione di alcuni vettori patogeni e deterioramento della qualità dell’aria, quali conseguenze dirette e indirette dei cambiamenti climatici. In questa sezione i visitatori potranno guardare per la prima volta video tele-
visivi in 3 D senza l’uso di occhiali. La terza sezione, “L’umanità riflette”, consente di comprendere i meccanismi (sono individuati ben 27 cause principali) che inducono ai cambiamenti climatici (il ciclo del carbonio, l’effetto serra, la riflessione dei raggi del sole, ecc.) e il loro legame con le attività umane, cioè il percorso evolutivo dello sviluppo socio-economico delle nostre società industrializzate, fonte di ingiustizie globali.
L’ultima sezione della mostra, “L’umanità agisce”, indica le soluzioni per ridurre il riscaldamento globale e per adattarsi in materia di energia, sanità, acqua, ecosistemi, cibo e abitazioni. Un grande affresco del giovane artista contemporaneo Rexha Kresh, nativo di Liegi, illustra in modo originale i comportamenti da condannare e le abitudini da adottare. Questa sezione presenta lo stato dell’arte delle tecnologie più avanzate, con un focus particolare sulle previsioni climatiche, valutando i comportamenti da assumere e mettendo
La stazione “Guillmins” di Liegi, progettata dall’architetto Santiago Calatrava e completata nel 2009, sede della Mostra.
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in risalto la necessità che i governanti adottino misure strutturali. Spezzoni del nuovo film d’animazione in 3 D “Le voyage extraordinaire de Samy” del belga Ben Stassen, specialista mondiale della tecnologia IMAX, che racconta il viaggio di una coinvolgente tartaruga marina, sono indirizzati soprattutto alle giovani generazioni che vengono colpite e allarmate dalle conseguenze dei cambiamenti attuali. “Il merito di tale evento è quello di aver tradotto per il grande pubblico i contenuti dell’ultimo Rapporto dell’IPCC che, secondo alcuni critici, non è di facile lettura - ha dichiarato il climatologo Jean-Pascal Van Ypersele, Vice-direttore dell’Intergovernmental Panel on Climate Change e Direttore
scientifico della Mostra - Le semplificazioni allestite sono fedeli alle sintesi delle conoscenze scientifiche del rapporto, relativamente ai cambiamenti, alle cause, alle conseguenze, che possono essere comprese sia da scolari che da decisori politici, avendo un solido fondamento scientifico”. La realizzazione di questo progetto ha richiesto 2 anni di preparazione e 5 mesi di lavori senza sosta su un cantiere di 6.000 m2, a cui hanno concorso 150 persone, per un budget finale che si aggira su 6-7 milioni di euro, coperto per lo più da sponsorizzazioni e partenariati. Sono 250 gli oggetti rari presentati, provenienti da musei e collezioni private che sono esposti al pubblico. Lungo il percorso ben 70
Il tunnel di ghiaccio che introduce alla seconda sezione dell’itinerario espositivo, “L’umanità si allarma”
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pannelli didattici sono affissi alle pareti in modo da fornire il maggior numero possibile di informazioni al visitatore, mentre 20 installazioni multimediali offrono la visione di 120 filmati, alcuni dei quali alcuni realizzati per l’occasione. Sono attesi nel corso degli 8 mesi di apertura, non meno di 350.000 visitatori provenienti da ogni parte, che potranno usufruire di didascalie e guide-video in 4 lingue: oltre al neerlandese, francese, inglese e tedesco. In parallelo a questa Mostra, si svolgeranno alcuni grandi eventi che tratteranno il problema dei cambiamenti climatici che avranno luogo a Liegi nel corso del 2010 e 2011, tra cui spicca una Riunione dell’IPCC.
Le difficoltà dei “Venditori del dubbio” di fronte all’evidenza
UN’ESTATE DI FENOMENI METEOROLOGICI ESTREMI Ma in Italia si continua a gestire l’emergenza anziché la prevenzione Secondo quanto riportato in un comunicato stampa rilasciato il 27 settembre 2010 da Munich Re, Compagnia leader mondiale nel ramo delle riassicurazioni, le perdite finora accumulate nel corso del 2010 a seguito di catastrofi naturali sono più che raddoppiate rispetto alla media dell’ultimo decennio. In special modo, i danni causati dagli eventi meteorologici una avuto un’impennata, passando dai 22 miliardi di dollari del 2009, ai 18 miliardi dei primi 8 mesi del 2010. “È come se la macchina del tempo avesse invertito il senso di marcia - ha dichiarato il Prof. Peter Höppe, a capo del settore Geo Risks Research di Munich Re - Salvo obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni di carbonio che sono in agenda, le future generazioni ne subiranno le conseguenze”. In allegato al comunicato, l’elenco delle aree geografiche più colpite dalle
principali catastrofi da eventi meteorologici includeva, oltre a Pakistan e Cina che in agosto erano state investite da disastrose alluvioni delle cui immagini i media avevano dato ampia diffusione, anche il Messico che fino a quel momento non era stato assunto agli onori delle cronache catastrofiche e che ospiterà nei prossimi mesai la Conferenza delle Parti dell’UNFCCC sui Cambiamenti Climatici. Il giorno seguente si è avuta una clamorosa conferma dei gravi rischi che il Paese latino-americano corre e per i quali era stato incluso nell’elenco sopramenzionato, attraverso le immagini del fiume d’acqua e di fango che si era formato per le piogge torrenziali e che attraversava Tlahuiltoltepec di Santa María (Stato di Oaxaca), provocando 11 morti. Come se non bastasse, il 29 settembre
altre immagini delle devastazioni, causate da eccezionali precipitazioni che erano avvenute nella regione hanno fatto il giro del mondo: ad Amatan (Stato di Chiapas) una frana, staccatasi dalla sovrastante montagna sulla quale erano caduti in poche ore 300 mm di pioggia, si era abbattuta sulla cittadina, mietendo 16 vittime, oltre a 4 dispersi. Tali situazioni si sono associate a quelle ancora più gravi registrate in Asia nel corso dell’estate, allorché piogge monsoniche di insolita violenza hanno devastate: - le province nord-occidentali del Pakistan (Khyber - Pukhtunkhwa e Jammu - Kashmir), facendo 1.200 morti e 14 milioni di sfollati; - le regioni settentrionali dell’India (Kashmir e Ladakh), con 143 morti
Tlahuiltoltepec di Santa María (Messico), la disastrosa frana del 17 settembre 2010 che ha investito la cittadina
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e 400 dispersi; - le province cinesi sud-orientali del Sichuan e dello Yunnan (in luglio, 1.110 tra morti e dispersi)) e la provincia settentrionale del Gansu (agosto, 1.239 morti e 505 dispersi). Eventi meteorologici estremi hanno toccato in agosto anche il Continente africano. Gli agricoltori di Gatimu (Central Province, in Kenya) hanno perduto i raccolti che sono stati ricoperti da una coltre di neve il 19 agosto, dopo esser stati devastati da continue piogge torrenziali. Le grandinate non sono insolite nella regione, ma la neve veniva intravista finora, seppur sempre più ridotta, sulle cime dei monti Kenya e Kilimanjaro. Nevicate inconsuete sono cadute in Sud-America, dove le temperature sono scese molto al di sotto delle medie stagionali (inverno), con una pampa argentina gelata e un manto bianco calato sugli Stati meridionali costieri del Brasile (Rio Grande do Sul e Santa Caterina), tale da far porre sulle relative immagini dei giornali locali la didascalia: “Frio histórico”. Nonostante il freddo invernale fuori del comune dell’emisfero australe, la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), l’Agenzia federale statunitense che si interessa di meteorologia, basandosi sui dati riferiti ai primi 6 mesi del 2010, ha avanzato l’ipotesi che, a livello globale, l’anno in corso sarà uno dei più caldi da quando si fanno le misurazioni. Non è andata meglio all’Europa che ha visto contemporaneamente siccità e caldo asfissiante in Russia, con temperature superiori di 10°-15° alle medie storiche, tali da determinare incendi di proporzioni enormi, e alluvioni nella regione mittleuropea (Germania, Cekia, Slovacchia, Polonia, Austria) che hanno causato morti e danni ingenti. “Gli eventi meteorologici fuori dal comune che si stanno verificando in questi giorni - ha dichiarato il 6 agosto, a margine dei Climate Change Talks di Bonn, Jonathan Pershing, Capo negoziatore degli Stati Uniti - sono perfettamente coerenti con quello che possiamo aspettarci dai cambiamenti climatici e che peggiorerà se non agiremo in fretta”. Il 6 settembre 2010 al “Kavli Prize Sciente Forum” di Oslo (iniziativa internazionale a cadenza biennale per
facilitare la discussione ad alto livello in materia di scienza e di politica scientifica, a cui, inopinatamente, i nostri media non hanno riservato alcuna citazione), il Consigliere Scientifico del Presidente USA Barack Obama e Direttore dell’Ufficio delle Politiche Scientifiche e Tecnologiche della Casa Bianca, John P. Holdren (ndr.: per un profilo biografico, vedi “Sto lavorando ad un sogno anche se è molto lontano…Più di quanto si immagini!”, in Regioni&Ambiente, n1/2 gennaio-febbraio 2009, pag. 36 e segg.), intervenendo con una Keynote dal titolo “Scienza e Governo dei Cambiamenti Climatici: cosa dobbiamo sapere? Cosa dovremmo fare” ha osservato che “la maggior parte della gente non è sufficientemente consapevole dei tanti modi con cui il clima influenza il nostro benessere”. Dopo aver smantellato ad uno ad uno i “5 miti” diffusi dai negazionisti dei cambiamenti climatici, definiti “the merchants of doubt”, riprendendo la frase pronunciata poco prima dal Ministro degli Esteri norvegese, Holdren ha riassunto così la questione: “Stiamo osservando in varie parti del mondo fenomeni di più diffuse inondazioni, di incendi di più ampie dimensioni, di più prolungate siccità, di più frequenti ondate di calore, di epidemie più virulente, di più intenso sbiancamento dei coralli, di progressivo aumento della potenza distruttrice di uragani e cicloni, di una più ampia distribuzione di malattie tropicali. Tutti questi fenomeni sono plausibilmente riferibili alla teoria dei cambiamenti climatici, quali osservati dai modelli simulativi e dalla cosiddetta impronta ecologica, che si incrociano con quel che ci si attenderebbe se la causa fossero i cambiamenti climatici”. “Abbiamo bisogno di promuovere la consapevolezza che il problema è reale - ha proseguito Holdren Parlare dei rischi e degli impatti dei cambiamenti climatici probabilmente ci fa andare avanti nella sfida che ci si prospetta, ma poi occorre andare un po’ più in profondità per individuare quel che dovremmo fare: le opzioni a nostra disposizione; quel che serve in termini di mitigazione - il quanto e quanto velocemente; valutare le implicazioni delle opzioni delle politiche di mitigazione per poterle diffondere”. Anche in Italia negli ultimi mesi si sono registrati vari fenomeni alluvionali e
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franosi, connessi a precipitazioni intense, i cui effetti sono stati accentuati per il grave dissesto idrogeologico di cui il nostro Paese soffre per decenni di incuria dei bacini idrici e di cementificazione dei suoli. Per ultimo ad Atrani (SA), sulla costiera amalfitana, il torrente Dragone è straripato il 9 settembre, trascinando via tutto quel che ha trovato sulla sua strada, compresa una giovane barista, tuttora dispersa. In precedenza, a Baselga di Piné (TN), in località Campolongo, le forti piogge che si sono concentrate nella notte tra sabato 14 e domenica 15 agosto (130 mm), hanno causato una colata detritica torrentizia (“debris flow”) che si è abbattuta su alcune abitazioni del luogo. Fortunatamente non ci sono state vittime, anche se ingenti sono risultati i danni. L’eccezionalità dell’evento pluviometrico è stato tale da non aver riscontri storici, negli ultimi 200 ultimi, da quando cioè sono iniziate le misurazioni delle precipitazioni: “In sei ore è caduta un quantitativo di pioggia che cade mediamente in più di un mese ed in tre giorni quel che mediamente cade in due mesi” (Meteotrentino). Ancor prima, nella notte tra il 30 e il 31 luglio il maltempo aveva colpito la provincia di Perugia su cui si era abbattuta una tempesta con ben 1.508 fulmini, secondo i dati forniti dal Centro operativo ENEL di Perugia che ha monitorato la situazione per evitare significative interruzioni dell’energia elettrica. Tali accadimenti ci predicono che è ormai tempo di passare dalla gestione delle emergenze alla fase della prevenzione, perché non è più tollerabile che ad ogni periodo di maltempo conseguono danni e vittime. Soprattutto i piccoli corsi d’acqua imbrigliati o intubati, quando non si è costruito ai loro margini, sono quelli più soggetti a rischio di esondazione per effetto dei fenomeni meteorologici estremi che saranno sempre più frequenti. Tuttavia, non pare che i nostri politici siano propensi a mettere in atto quelle azioni di adattamento e mitigazione, pur raccomandate dall’ONU e dall’UE, a giudicare dalla mozione approvata prima dell’estate dal Senato della Repubblica, con cui si chiede al Governo di rinunciare all’obiettivo del “triplo 20”, sul quale si era raggiunto un tribolato accordo in sede europea, che aveva
portato all’adozione del “Pacchetto Clima-Energia”. Per paura che i costi per la riduzione del 20% al 2020 dei gas ad effetto serra, possano compromettere la competitività delle nostre imprese si è richiesto di “dichiarare decaduto, in quanto non più utile, l’Accordo del 20-20-20 e chiederne la sostituzione con un nuovo accordo che meglio risponda al dato scientifico, che riveda gli impegni di riduzione delle emissioni di CO2 su livelli per l'Italia più equilibrati rispetto a quelli assunti dagli altri Stati membri aderenti ed in linea con quelli assunti autonomamente da USA, Cina, India, Sudafrica, Brasile e Messico, Paesi maggiormente protagonisti dei consumi di energia mondiali e che certamente possono essere coinvolti con nuove modalità di intesa, e che riveda altresì i gravosissimi impegni connessi con gli obiettivi di sviluppo delle fonti rinnovabili”e di “valutare l’opportunità di sospendere, promuovendo una fase di comune riflessione, alcuni progetti internazionali di particolare impegno di spesa, tanto nell’attivazione quanto nella gestione, che sono stati presenta-
ti sulla base dei dati e delle previsioni fornite dall'IPCC al contesto politico internazionale, dati rivelatisi poi errati se non addirittura infondati”. Già l’anno prima, era stata approvata un’altra mozione similare che di fatto sconfessava i risultati cui era giunto il Panel di scienziati incaricati dalle Nazioni Unite, che nel suo ultimo Rapporto sui Cambiamenti Climatici (AR4), aveva affermato che al 90% delle probabilità il global warming in atto è causato dalle attività umana. Quand’è che la politica comincerà ad usare il “linguaggio comune della scienza”, come auspicato dal Ministro francese dell’Ecologia, dello Sviluppo Sostenibile e del Mare, Jean-Louis Borloo in occasione delle celebrazioni dell’Anno Internazionale della Biodiversità? Certo, la scienza dei cambiamenti climatici, come di altri campi, ha margini di incertezza tali che non tutti gli scienziati si trovino unanimemente d’accordo, ma come ha scritto il filosofo e matematico Bertrand Russell “Anche quando tutti gli esperti concordano, può darsi benissi-
mo che si sbaglino… Tuttavia l’opinione degli esperti, quando è pressoché unanime deve essere accolta dai non esperti come giusta con maggior probabilità rispetto all’opinione contraria” (da Introduzione a “Sceptical Essays” - 1928, traduzione a cura della redazione). Viene alla mente pure l’aneddoto, riportato da Plinio il Vecchio, del pittore greco Apelle che, recatosi da un calzolaio, fu da questi criticato per come aveva dipinto una scarpa in un quadro, estendendo poi le censure ad altre parti del dipinto. Tant’è, l’artista più famoso del suo tempo, indignato, intimò “che il ciabattino non dovesse giudicare oltre la scarpa” (“[...] ne supra crepidam sutor iudicaret [...]” in Caius Plinius Secundus, “Naturalis Historia”, Liber XXXV, 85), risposta che è divenuta proverbiale come “ad ognuno il suo mestiere” ovvero non bisogna formulare giudizi o consigli quando non si hanno competenze specifiche sull’oggetto del contendere.
Campolongo di Baselga di Pinè (TN), la frana staccatasi dal monte Costalta che ha investito alcune abitazioni della frazione il 15 agosto 2010 (foto: www.altopianodipine.com)
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ENERGIE ALTERNATIVE E RINNOVABILI
Rapporto UNEP su REN21
GLI INVESTIMENTI NELLE RINNOVABILI SUPERANO QUELLI PER LE FONTI FOSSILI
Siamo ancora lontani, tuttavia, da quel che sarebbe necessario per la transizione energetica
REN21 (Renewable Energy Policy Network for the 21st Century), la rete politica globale di UNEP e IEA, che fornisce un forum per la leadership internazionale sulle energie rinnovabili e che ha come obiettivo quello di sostenere lo sviluppo delle politiche per la rapida espansione delle energie rinnovabili nei Paesi in via di sviluppo e nelle economie industrializzate) ha rilasciato la sua pubblicazione annuale “Global Renewables Status Report 2010”. Nella relazione si sottolinea che il 2009 è stato un anno senza precedenti nella storia delle energie rinnovabili, nonostante l’aggravarsi delle turbolenze poste dalla crisi finanziaria globale, i prezzi del petrolio più bassi e la lentezza nei progressi della politica del clima. “La performance di relativa tenuta del settore durante la crisi economica dimostra che l’energia pulita non è stata una bolla creata dal boom dei finanziamenti degli ultimi tempi - ha dichiarato Michael Liebrich, Amministratore delegato di Bloomberg New Energy Finance, leader mondiale sulle informazioni e analisi su energia pulita, tecnologie a basse emissioni e mercato del carbonio - ma è invece un tema di investimento che rimarrà importante per i prossimi anni”. Infatti, mentre altri settori economici hanno visto un peggioramento dei dati in tutto il mondo, il settore delle rinnovabili ha continuato a crescere a tassi vicini a quelli degli anni precedenti, come è avvenuto per le connessioni in rete del solare fotovoltaico (53%), dell’eolico (32%), del solare termico ( 21%), del geotermico (4%) e dell’idroelettrico (3%). La produzione annuale di etanolo e biodiesel è aumentato rispettivamente del 10% e il 9%, nonostante licenziamenti e chiusure di impianti di etanolo negli Stati Uniti e in Brasile. Dal Report si evidenzia che per il secondo anno consecutivo, sia negli Stati Uniti che in Europa, è stata aggiunta più capacità di energia rinnovabile rispetto a quella convenzionale (carbone, gas, nucleare). Le fonti rinnovabili hanno rappresentato il 60% della ca-
pacità di nuova potenza installata in Europa nel 2009, e quasi il 20% di produzione elettrica annuale. È la Cina il Paese che più di ogni altro ha avuto la maggiore capacità di energia rinnovabile (37 GW), raggiungendo i 226 GW di capacità totale. A livello globale, si sono aggiunti circa 80 GW di capacità rinnovabile, di cui 31 GW di origine idroelettrica e 48 GW da altre fonti. L’energia eolica ha raggiunto il livello record di 38 GW, con la Cina che, avendo aggiunto 13,8 GW ha costituito oltre un terzo del mercato mondiale, mentre nel 2004 era pari al solo 2%. Gli Stati Uniti è risultato il secondo Paese, con una capacità aggiunta di 10 GW. La quota di produzione di energia eolica in molti Paesi ha raggiunto livelli record (tra il 6,5% in Germania e il 14% in Spagna). Il solare fotovoltaico installato ha raggiunto la cifra record di 7 GW. La Germania è stata il primo mercato, con 3,8 GW installato (più della metà del mercato globale). Altri grandi mercati sono risultati, l’Italia, il Giappone, gli Stati Uniti, la Repubblica Ceca e il Belgio. La Spagna, leader mondiale nel 2008, ha visto precipitare le installazioni ad un basso livello basso nel 2009 dopo che era stato superato un tetto politico. Molti Paesi ha avuto record dall’uso delle biomasse. Notevole è stata la performance della Svezia, dove la produzione di energia da biomasse ha superato per la prima volta la percentuale di quella prodotta dal petrolio. La produzione di energia da biocarburanti ha contribuito al 5% della produzione mondiale di carburante per autotrazione. Quasi tutte le industrie energetiche rinnovabili hanno registrato una crescita di produzione nel 2009, nonostante la continua crisi economica globale ed anche se molti piani di espansione del capitale siano stati ridimensionati o rinviati. Il ridotto ricorso ai mercati azionari, la difficoltà ad ottenere finanziamenti, e il consolidamento industriale si sono ripercossi negativamente su quasi tutte le società. Sono stati prodotti quasi 11 GW di energia solare fotovol-
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taica con un aumento del 50% rispetto al 2008. First Solar (USA) è diventata la prima azienda a produrre più di 1 GW in un solo anno. I maggiori ribassi di prezzo del modulo cristallino hanno toccato il 50-60%, secondo alcune stime, da picchi di 3,50 dollari per watt nel 2008 si è raggiunto un minimo di 2 dollari per watt. Gli investimenti totali sul solare fotovoltaico sono diminuiti rispetto al 2008, in parte per grosse cadute nei costi di produzione. Tuttavia, questo calo è stato compensato dagli investimenti record per progetti di solare fotovoltaico a piccola scala (sui tetti). Gli investimenti in nuovi impianti di biocarburanti sono diminuiti rispetto al 2008, dal momento che la capacità di produzione di etanolo dal mais non è stata pienamente utilizzata negli Stati Uniti perché numerose imprese sono fallite. Anche l’industria brasiliana di produzione di etanolo dallo zucchero ha avuto problemi economici, determinando uno stallo, nonostante i piani di espansione in corso. L’Europa ha affrontato un’assenza di crescita similare per il biodiesel, con bassa percentuale di utilizzo della capacità produttiva. Gli sforzi di “Green stimulus” fatti sin dalla fine del 2008 da molte delle principali economie mondiali ammontava a circa 200 miliardi dollari, sebbene la maggior parte siano
stati lenti ad essere avviati e meno del 10% dei fondi sia stato speso nel corso del 2009. Al 2009, più di 85 Paesi avevano in merito un qualche tipo di obiettivo politico, rispetto ai 45 Paesi del 2005. Molti sono gli obiettivi nazionali per la quota di elettricità prodotta, in genere dal 5% al 30%, ma varia fino al 90%. Altri obiettivi si riferiscono alle percentuali sul totale di fornitura di energia primaria o finale (in genere 10-20%), a specifiche capacità di installazione da varie tecnologie o sulla quantità di energia prodotta dalle rinnovabili. I più recenti obiettivi mirano al 2020 e oltre, altri si riferiscono ad obiettivi di livello statale, provinciale e locale. Almeno 83 Paesi hanno un qualche tipo di politica di promozione per produrre energia rinnovabile. La politica più comune è il conto energia che è stato adottato negli ultimi anni in molti nuovi Paesi e Regioni. All’inizio del 2010, sono 50 i Paesi e 25 le Regioni / Province che avevano tariffe di incentivazione, più della metà di questi le avevano adottate solo dal 2005. Il forte impulso per il conto energia continua in tutto il mondo, dal momento che i Paesi continuano a dar vita o a modificare le proprie politiche. Le energie rinnovabili avranno un ruolo importante nel fornire un accesso moderno all’energia per miliardi di persone nei Paesi in via di sviluppo che continuano a dipendere
I cinque Paesi che hanno maggiormente implementato impianti di energia rinnovabile (fonte: REN21)
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sempre più da fonti di energia tradizionali, sia per le famiglie che per le piccole industrie. Il numero delle famiglie rurali servite da energia rinnovabile è difficile da stimare, ma si stima in decine di milioni, considerazione tutte le forme di energia rinnovabile. Il mini-idraulico si configura a scala di villaggio o contea serviti da mini-reti. Più di 30 milioni di famiglie hanno potuto essere illuminate o cucinare dal biogas derivante da digestori a scala familiare, mentre sono stimate in 3 milioni le famiglie che producono energia da piccoli impianti solari fotovoltaici e il 40% della popolazione mondiale utilizza la stufa a legna per cucinare. “Le attuali politiche favorevoli in oltre 100 Paesi hanno giocato un ruolo determinante nella capacità di investire recentemente nell’energia rinnovabile - ha osservato Mohamed El-Ashry, a Capo del Comitato Direttivo di REN21 - Per far sì che la tendenza di crescita delle energie rinnovabili continui, occorre che ora siano fatti sforzi politici al livello successivo e siano incoraggiati massicciamente gli investimenti per le tecnologie”. Contemporaneamente al Rapporto di REN21, l’UNEP (United Nations Environmental Programme) ha diffuso quello “gemello”: Global Trends in Sustainable Energy Investment 2010 che si concentra sulle tendenze globali degli investimenti nelle energie rinnovabili e nel settore dell’efficienza energetica. I nuovi investimenti in energia sostenibile nel 2009 sono stati pari a 162 miliardi dollari, in calo del 7% rispetto al 2008, riflettendo l’impatto della recessione sugli investimenti in Europa e Nord America in particolare, con molti sotto-settori
che hanno subito una significativa riduzione, in particolare per gli impianti di grandi dimensioni di energia solare e per i biocarburanti. Al contrario, altri settori, in specie quello dell’eolico ha conseguito investimenti record, soprattutto ad opera della Cina, avendo goduto di più del 60% degli investimenti per energie rinnovabili nel 2009 (esclusi i progetti di piccole dimensioni). “Gli investimenti del 2009 nel settore energetico sostenibile rivelano uno stato di resilienza, frustrazione e determinazione - ha dichiarato il Direttore dell’UNEP, Achim Steiner - Resilienza alla crisi finanziaria che ha colpito tutti i settori dell’economia globale; frustrazione in quanto la Conferenza ONU sul Clima di Copenhagen non ha conseguito i risultati attesi; infine, determinazione quale quella mostrata da una parte di industrie e governi di trasformare la crisi finanziaria ed economica in un’opportunità di una crescita più verde”. “Tuttavia, rimane una grave divario tra quel che viene fatto e quello che la scienza richiede che venga fatto da qui al 2020 per evitare pericolosi cambiamenti climatici - ha osservato Steiner - Ma quel che la ricerca in questi 5 anni ha evidenziato, tale scollamento non è incolmabile. Infatti, l’energia rinnovabile è consistentemente e pervicacemente in controtendenza e può fare la sua parte nella realizzazione della Green Economy, a basso tasso di carbonio e di uso efficiente delle risorse, sempre che le politiche dei Governi inviino segnali ad un mercato sempre più difficile per gli investitori”.
Ripartizione dell’energia rinnovabile sul consumo globale finale di energia (fonte: REN21)
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Presentato dal Centro Comune di Ricerca dell’UE
“PV STATUS REPORT 2010”: INSTALLATO NELL’UE IL 70% DI CAPACITÀ FOTOVOLTAICA MONDIALE
Le Rinnovabili nel complesso hanno rappresentato il 62% di nuova capacità di generazione di energia
Nel corso della 25a Conferenza Europa dell’Energia Solare Fotovoltaica, svoltasi a Valencia (Spagna) dal 6 al 10 settembre 2010, l’Istituto per l’Energia del Centro Comune di Ricerca (Joint Research Center) dell’Unione europea, che ha sede ad Ispra (VA), ha presentato
(GW) di energia, contro una produzione mondiale di energia elettrica stimata di 7,4 GW. Secondo il Rapporto, la capacità complessiva installata di produzione di energia fotovoltaica (sia nuova che già esistente) al 31 dicembre si trovava a 16
GW. In effetti, circa 2,3 GW sono stati connessi alla rete da ottobre a dicembre. L’Italia si è classificata al secondo posto con 0,73 GW, seguita dal Giappone (0,48 GW), la Repubblica ceca (0,41 GW) e il Belgio (0,3 GW). La Germania è anche in cima alla lista mondiale per
la IX edizione del suo annuale “Photovoltaics Status Report” che sintetizza e valuta i risultati di un sondaggio di oltre 300 aziende in tutto il mondo. Analogamente agli anni precedenti, il Rapporto evidenzia la posizione dominante in questo settore dell’UE, dove sono stati installati nel 2009 più di tre quarti di nuovi moduli fotovoltaici del mondo. Le cellule FV installate nel 2009 in Europa, infatti, hanno generato 5,8 gigawatt
GW, il che rappresenta circa il 70% dei 22 GW di capacità mondiale. Un’analisi mostra che circa un quarto di un milione di case in Europa può essere alimentato con appena 1 GW per un anno. Dei 27,5 GW di capacità nuova di produzione di energia sviluppata solo nel 2009, oltre il 20% era basata sull’energia FV. La cifra è aumentata di 0,7 GW fino a 5,8 GW nel corso dell’anno. Il mercato che ha registrato la crescita maggiore è stata la Germania con 3,8
la capacità complessiva installata (9,8 GW), seguita dalla Spagna (3,5 GW). In questi paesi, la legislazione sull’energia rinnovabile ha contribuito a far crescere queste cifre. Il fiorente mercato del FV ha, comunque, spazio per crescere ancora, vi si afferma, nonostante le cifre di cui sopra, vi si afferma. Il FV ha rappresentato lo 0,4% dell’elettricità totale fornita nell’UE nel 2009, mentre costituiva appena lo 0,1% a livello mondiale.
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Il rapporto dell’Istituto per l’Energia stima che la produzione mondiale delle cellule FV è aumentata del 56% fino a 11,5 GW da un anno all’altro, e dello 0,1% fino a 2 GW nell’UE. I leader mondiali per il 2009 sono stati la Cina (4,4 GW), seguita da Taiwan (1,6 GW) e dalla Malesia (0,72 GW). Nel frattempo, sebbene alcune aziende abbiano deciso di concentrare o annullare i loro piani di espansione, nuovi operatori sono entrati in scena e hanno dato una spinta al settore del fotovoltaico, compensando efficacemente le potenziali perdite. Nel Rapporto si sottolinea anche che i cambiamenti del mercato, che si è spostato da “una logica basata sull’offerta a una logica basata sulla domanda e la conseguente capacità eccessiva per i moduli solari”, ha provocato una consistente discesa dei prezzi di circa il 50% in un periodo di 2 anni, con un prezzo medio di vendita di circa 1,5 euro per Watt. Sul fronte della tecnologia, il CCR nota
che il silicio a base di wafer ha conquistato la parte più grande del mercato nel 2009, assicurandosi un sensazionale 80%. I prodotti solari a pellicola sottile hanno aumentato la loro quota di mercato al 16%-20% nello stesso anno. “Il mix di tecnologia FV esistente è un fondamento solido per la crescita futura del settore, visto che nessuna tecnologia singola è in grado di soddisfare tutte le diverse esigenze dei consumatori - afferma il CCR - La varietà di tecnologie FV è un’assicurazione contro un blocco per l’implementazione dell’elettricità solare FV se limitazioni materiali o ostacoli tecnici dovessero restringere l’ulteriore sviluppo o la crescita di un singolo percorso tecnologico”. Come accennato, i dati stilati da oltre 300 aziende sui mercati internazionali, riguardavano in particolare il mercato dell’UE, nonché la Cina, l’India, il Giappone, Taiwan e gli Stati Uniti. Lo studio fornisce, inoltre, informazioni su cosa sta attualmente succedendo in questo settore in termini di ricerca, produzione e dell’avvicinamento
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dell’energia fotovoltaica al mercato. È necessario precisare, avverte il Rapporto, che a causa della difficile situazione del mercato e del sempre minor numero di aziende propense a rivelare dati confidenziali, i dati del 2009 potrebbero comportare una maggiore incertezza rispetto a quelli degli anni precedenti.
Nel corso dell’estate, il Centro Comune di Ricerca della Commissione UE aveva pubblicato il Rapporto “Renewable Energy Snapshots” in cui si evidenziava che le fonti energetiche rinnovabili hanno rappresentano il 62% (17GW) della nuova capacità di generazione di energia elettrica installata nell’UE-27 nel 2009 (nel 2008 la percentuale era stata del 57%). Nel 2009, in termini assoluti, circa il 19,9% (608 TWh) del consumo totale di energia elettrica in Europa (3.042 TWh) proveniva da fonti energetiche rinnovabili, con l’idroelettrico che vi ha contribuito con la quota maggiore (11,6%), seguito da eolico (4,2%), biomasse (3,5%) e solare (0,4%).
Per quanto riguarda la nuova capacità di costruzione nello stesso anno (27,5 GW), tra le fonti rinnovabili, il 37,1% è dovuta all’energia eolica, il 21% al fotovoltaica (PV), il 2,1% alla biomassa, l’1,4%all’idroelettrico e lo 0,4% all’energia solare a concentrazione; mentre il resto è derivato dalle centrali elettriche a gas (24%), a carbone (8,7%), a petrolio (2,1%), a incenerimento dei rifiuti (1,6%) e nucleare (1,6%). Secondo il Rapporto, se i tassi di cre-
scita attuali saranno mantenuti, nel 2020 potrebbero essere prodotti da fonti rinnovabili fino a 1.400 TWh di elettricità, vale a dire circa il 35%-40% del consumo complessivo di elettricità nell’UE, a seconda del successo delle politiche comunitarie in materia di efficienza di elettricità, e contribuirebbe in modo significativo al raggiungimento dell’obiettivo del 20% di produzione di energia da fonti rinnovabili. Tuttavia, ha concluso il Rapporto, do-
vranno essere risolte alcune questioni per poter raggiungere gli obiettivi, in particolare per quanto concerne l’accesso equo alle reti, il rilevante sostegno pubblico per Ricerca e Sviluppo e l’adeguamento delle attuali reti elettriche per la connessione dell’elettricità prodotta da fonti rinnovabili. Lo studio, inoltre, ha evidenziato che la riduzione dei costi e l’accelerazione dell’implementazione dipenderanno dal volume della produzione e non dai tempi.
Traiettoria per raggiungere la percentuale di energia da fonti rinnovabili nell’UE al 2020 (fonte: JRC)
Capacità da nuove installazioni o dismissioni nel 2009 (fonte: JRC)
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La Pubblicazione del “Rapporto Charpin” mette in allarme la filiera
IN FRANCIA IL FOTOVOLTAICO CORRE TROPPO, HA COSTI ECCESSIVI SULLA BOLLETTA DEI CONSUMATORI, UTILIZZA TECNOLOGIE POCO EFFICIENTI Richiesto un tetto di 300-500 MW alla capacità produttiva di elettricità del settore
L’Ispettorato Generale delle Finanze (IGF) ha pubblicato il 3 settembre 2010 l’atteso “Rapporto Charpin”, dal nome di JeanMichel Charpin, Direttore dell’Istituto Francese di Statistica e di Studi Economici (INSEE), corrispondente al nostro ISTAT. Il Rapporto era stato commissionato dal Ministro dell’Economia, Industria e Lavoro Christine Lagarde, e da quello del Bilancio, dei Conti pubblici e della Riforma dello Stato François Baroin, allo scopo di valutare lo stato di salute della filiera fotovoltaica in Francia (“Mission relative à la règulation et au développement de la filière photovoltaïque en France”), dopo che EdF (Électricité de France) aveva ricevuto nel 2009 più di un quadruplo di domande, rispetto al 2008, per nuove installazioni (un terzo delle quali nel mese di dicembre), per quasi 4,7 GW, corrispondenti al 90% dell’obiettivo al 2020 fissato dalla legge “Grenelle de l’Environnement”, approvata definitivamente nel maggio scorso, che definisce, tra l’altro, le indicazioni prioritarie per l’energia francese e descrive le azioni concrete da intraprendere per il raggiungimento degli obiettivi.
A sintetizzare i risultati del Rapporto, può servire la citazione di una frase messa in evidenza a pie’ di pagina 38 ( il Rapporto consta di 70 pagine e di un Allegato “Le développement de la filière photovoltaïque française” di 43 pagine): “Non fare troppo oggi permette qualche margine di manovra per poter fare di più in futuro con tecnologie più economiche, più efficienti e pulite”. Come a dire che in Francia, il fotovoltaico sta correndo troppo rispetto alle reali capacità dell’industria nazionale, costa troppo e utilizza tecnologie poco efficienti. Nel Rapporto si osserva che a tutt’oggi l’energia fotovoltaica da impianti a terra è la più costosa tra le fonti rinnovabili (200 euro/MWh, contro i 60 euro dell’idroelettrico e i 70 dell’eolico onshore). In giugno 2010, EdF ha pagato ai gestori degli impianti fotovoltaici tra i 314 e i 580 euro per MWh, quando il prezzo medio dell’energia elettrica in Francia era di 56 euro per MWh. Ricordiamo che tale differenza viene pagata dai consuma-
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tori, attraverso un contributo aggiunto sulle bollette, come avviene in Italia. Per il Rapporto queste spese sono considerate “sproporzionate rispetto alla quantità di energia prodotta” e che sussiste “una questione di scala macroeconomica”. Gli autori indicano che stante “l’assenza di cambiamenti, l’introduzione di impianti fotovoltaici è destinata a proseguire a rapidi ritmi con conseguente significativi costi per i consumatori di energia elettrica”, con un costo aggiuntivo annuale di 3 miliardi di euro, rispetto alla traiettoria di riferimento basata sulla programmazione pluriennale degli investimenti. Il rapporto chiede, al di là della riduzione del 12% delle tariffe incentivanti di acquisto in vigore dal 1° settembre 2010 (la seconda dell’anno!), che venga meglio definita la strategia e gli obiettivi della politica fotovoltaica in Francia, con un obiettivo annuale compreso tra una capacità di 300 MW (qual è la capacità produttiva attuale della Francia) e i 500 MW (in modo da non destabilizzare la nascente filiera e permetta di gestire la coda delle richieste del 2009), e che, al contempo, venga elargito di meno per gli incentivi e di più per la ricerca, con investimenti in grado di spendere fino a 150 milioni di euro. Nel Rapporto si sottolinea infatti che, nonostante l’entità degli sforzi finanziari per lo sviluppo di un mercato interno, l’industria fotovoltaica francese non è decollata. Si sono creati solo posti di lavoro a valle della filiera (assemblaggio, installazione e funzionamento), mentre “la produzione industriale è assai limitata, provocando un deficit di bilancia commerciale (800 milioni di euro nel 2009)”. Il Rapporto, comunque, critica anche l’operato dell’esecutivo nella gestione 2009 per il ritardo nella riduzione delle tariffe incentivanti, tanto che il Decreto del 12 gennaio 2010 con i suoi tagli retroattivi presenta dubbi di legalità, invitando il Governo a non seguire la stessa prassi in futuro. Da qui la tempestività del Decreto 31 agosto 2010 (qualche giorno prima della diffusione del Rapporto), con cui si è operato il secondo taglio, “per evitare gli effetti della bolla speculativa”, secondo le dichiarazioni rese dal Ministro per l’Ecologia l’Energia lo Sviluppo Sostenibile e il Mare JeanLouis Borloo. Il Rapporto osserva, inoltre, che la filiera è bloccata (bouchée) sul silicio cristallino (85% del mercato), a causa della concorrenza della Cina, dove i prezzi sono più bassi ed enorme è la capacità di produzione. Solo la tecnologia a “film sottile” ad alta efficienza potrebbe avere un ruolo nella partita, offrendo la prospettiva di uno sviluppo industriale a breve termine e, soprattutto, la possibilità che emerga un attore francese nel medio termine. Infine, secondo il Rapporto, l’energia elettrica da solare rappresenta soltanto “lo 0,4% rispetto all’obiettivo del 23% di energia prodotta da rinnovabile al 2020”. Tal che, il fotovoltaico, quantunque rimanesse fortemente sovvenzio-
nato fino al 2020, “non sarebbe in grado di assolvere ad una quota rilevante del mix delle rinnovabili, anche se gli obiettivi iniziali fossero superati”. Non si sono fatte attendere le reazioni delle Associazioni imprenditoriali di settore, anche se ci sono sembrate meno scomposte di quelle intervenute in Italia dopo la relazione annuale del Presidente dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, Alessandro Ortis, che sostanzialmente giungeva alle stesse conclusioni, riferendosi alla filiera italiana (cfr: “Le Linee Guida Nazionali per le Rinnovabili”, in Regioni&Ambiente, n. 8/9, agosto-settembre 2010, pagg. 32-34). Apesi (Associazione dei produttori di elettricità solare), Photosol (Associazione dei Produttori Fotovoltaici), Enerplan (Associazione professionale dell’Energia Solare) e RES - Soler (Sindacato Energie Rinnovabili - Gruppo Professionisti del Solare Fotovoltaico), hanno criticato, pur con sfumature diverse, i risultati dello Studio, che costituirebbero un’ecatombe per le piccole e medie imprese del solare fotovoltaico francesi. In particolare, sono stati contestati i costi e l’incidenza del fotovoltaico sulle bollette dei consumatori, nonché la definizione del tetto a 300-500 MW di capacità annuale di produzione, con l’“eventualità di ridurre drasticamente od annullare i progetti di impianti fotovoltaici a terra” (il Rapporto propone di assegnare a tale segmento una capacità da 0 a 150 MW). Qualche Associazione (Photosol) ha criticato anche la scelta di affidare a Jean-Michel Charpin la realizzazione del Rapporto, tirando in ballo il suo passato di amministratore di EdF e di autore di un Rapporto nel 2000 dal titolo “Studio sulle Prospettive Economiche della Filiera Elettrica Nucleare”; altre (RES - Soler) hanno espresso, comunque, soddisfazione per veder per la prima volta riconosciuto il potenziale industriale della filiera del solare ai più alti livelli, garantendo il proprio contributo al consultazione tra tutti i portatori di interesse, preannunciato per l’autunno dal Ministro Borloo, per la quale il “Rapporto Charpin” costituirà, presumibilmente, l’introduzione al dibattito. Come si può constatare le polemiche sul fotovoltaico sembrano tener banco anche in Francia come in Italia, forse influenzate in ambedue i Paesi da quella che potrebbe essere definita la “Sindrome del Nucleare”, con la differenza che: - in Francia, si tenderebbe ad ostacolare i concorrenti alla produzione di energia elettrica dall’atomo, che nel Paese transalpino ha una posizione dominante (80% di produzione elettrica), anche se non verranno più costruiti nuovi impianti, se non quelli programmati dal precedente Governo; - in Italia, per paura di vedere installate (inopinatamente e costosamente) centrali nucleari per la produzione di energia elettrica, si minimizzerebbero le distorsioni e le speculazioni che sottendono all’allargamento indiscriminato della filiera fotovoltaica non integrata.
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Da UniVerde la proposta di un Tavolo di concertazione tra imprenditori agricoli e quelli del fotovoltaico
“LAUDATO SIE MI’ SIGNORE… PER MESSER LO FRATE SOLE…” MA ANCHE… “PER SORA NOSTRA MATRE TERRA”! La Francia ha limitato a suoli non più agricoli i parchi fotovoltaici e la Germania abolisce gli incentivi per gli impianti su suoli agricoli
Su “Avvenire” del 7 settembre è apparso un articolo dal titolo “L’oasi di San Francesco? Un parco fotovoltaico”. In verità, la notizia è stata ampiamente diffusa, anche con maggior enfasi, da altri quotidiani, riproponendo all’attenzione dell’opinione pubblica l’impatto
degli impianti fotovoltaici a terra su un territorio ricco di tradizioni storiche, culturali, paesaggistiche ed agro-alimentari, qual è quello italiano. Secondo quanto riportato dal quotidiano della CEI, la comunità francescana
Assisi (PG), Basilica superiore, Giotto, La predica agli uccelli (affresco 230 cm x 270 cm)
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di Assisi avrebbe espresso “perplessità e contrarietà” per il progetto di un impianto fotovoltaico a terra di 2-3 ettari per complessivi 4.312 pannelli, che dovrebbe essere installato in località Piandarca nel comune di Cannara (PG), nei luoghi dove S. Francesco, secondo
la tradizione agiografica, tenne la celebre “Predica agli uccelli”. “La Comunità Francescana del Sacro Convento - ha scritto il Custode, padre Giuseppe Genovese - valuta favorevolmente ogni sforzo che si sta compiendo nel nostro tempo per la ricerca e la realizzazione di fonti alternative di energia, ma non può accettare che gli strumenti tecnologici che la producono vengano a deturpare ambienti che da secoli rappresentano la bellezza del creato, così tanto amato e cantato da San Francesco”. Il progetto, sostenuto dal Sindaco di Cannara e avversato dal Presidente della Provincia di Perugia (entrambi dello stesso partito, a dimostrazione di come l’argomento sia dirimente non solo tra maggioranze e minoranze, ma all’interno dei vari schieramenti politici), ricorda le polemiche che si erano scatenate tre anni fa per un grosso insediamento immobiliare alle pendici del colle Montichiello, in Val d’Orcia (SI). Anche allora era stato un articolo sul quotidiano “La Repubblica” del Prof. Alberto Asor Rosa a denunciare la scarsa attenzione al paesaggio dei policy makers, nonostante il sito fosse stato dichiarato dall’UNESCO “Patrimonio dell’Umanità”, proprio come la Basilica di Assisi e il paesaggio culturale circostante. Siamo di fronte ad una delle tante opere infrastrutturale per la produzione di energia pulita che si collocano nel discrimine tra: - la necessità di rispettare gli impegni internazionali sottoscritti per la riduzione delle emissioni climalteranti e di conseguire gli obiettivi ed i target delle Direttive UE; - un’operazione di puro e semplice business as usual. Tant’è che il giornale dei Vescovi sottolinea che “l’apparente paradosso è solo questione di fatturato; se il progetto fosse approvato entro il 31 dicembre, Frate Sole renderebbe 110.000 euro all’anno, più 550.000 euro di contributi pubblici. Moltiplicato per vent’anni, significherebbe più dei 3,5 milioni di euro che costa il parco fotovoltaico, chiavi in mano. Se però la Conferenza dei servizi non autorizzasse il progetto entro la fine dell’anno, salterebbe il contributo in Conto energia e (forse) l’intero business Piandarca”.
Nemmeno le “Linee Guida Nazionali”, recentemente approvate, (cfr.: “Le Linee Guida Nazionali per le Rinnovabili. Più deregulation che vincoli”, in Regioni&Ambiente, n.8/9 agosto - settembre 2010, pagg. 32-34) risolveranno tali e analoghe situazioni che inevitabilmente si riproporranno, stante la tendenza tutta italiana a diffondere tali impianti sui suoli agricoli, magari con minor veemenza per la scarsa notorietà dei luoghi. Solo il “buon senso” potrà costituire il punto di equilibrio per ridurre al minimo gli impatti sul territorio di tali progetti, sempre che tutti i portatori di interessi rammentino che nel “Cantico delle Creature”, il più antico e uno dei più bei testi della letteratura italiana, S. Francesco, oltre lodare “frate Sole, bellu e radiante cum grande splendore”, non dimentica “sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba”!
Ovviamente, la notizia ha avuto risonanza anche all’interno del Convegno “Solare, Agricoltura e Territorio: opportunità e precauzioni” che si è svolto alla Fiera di Roma, all’interno di “Zero Emission 2010”, il Salone dedicato alle energie rinnovabili. “Occorre adottare un principio di precauzione - ha affermato l’ex-Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Alfonso Pecoraro Scanio, attuale Presidente della Fondazione “UniVerde” che ha promosso l’iniziativa - perché non ci siano conflitti tra mondo agricolo e solare”. Secondo Pecoraro Scanio, fotovoltaico e agricoltura sono due mondi che possono e devono procedere insieme nel rispetto delle reciproche esigenze di crescita. Lo sviluppo impetuoso che il settore solare ha fatto registrare in Italia nel corso degli ultimi anni pone infatti l’esigenza di arrivare a un giusto equilibrio tra aumento delle installazioni e utilizzo del territorio, in particolare delle aree agricole spesso e a torto considerate di scarso valore. “Proprio per porre preventivamente un freno a possibili distorsioni che non farebbero bene ad alcuno - ha sottolineato l’ex-Ministro - è necessario giungere a regole condivise che individuino quali terreni possano ospitare gli impianti e quelli assolutamente da preservare, nel rispetto della grande tra-
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dizione agroalimentare italiana”. L’obiettivo strategico è l’apertura di un tavolo tra imprenditori del settore fotovoltaico e di quello agricolo, per privilegiare le installazioni sulle coperture e i suoli marginali, salvaguardando le aree agricole. La proposta ha trovato appoggio convinto nella Coldiretti, l’Associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana che raccoglie circa 568.000 imprese del settore, pari al 52% di quelle censite dalle Camere di Commercio. “È necessario porre dei limiti a potenziali speculazioni - ha dichiarato Stefano Masini, Responsabile dell’Area Ambiente e Territorio di Coldiretti - i danni causati da un utilizzo scriteriato dei terreni agricoli si ripercuotono negativamente su tutto il territorio, non solo da un punto di vista paesaggistico, ma anche economico. L’agricoltura italiana è un patrimonio da salvaguardare, basti pensare che nel nostro Paese si producono oltre 450 prodotti iscritti nell’Atlante del patrimonio italiano. Il fotovoltaico è una risorsa imprescindibile per una politica energetica sostenibile, ma non deve mettere a rischio questo patrimonio”. Ma qual è la posizione delle aziende del settore, peraltro presenti al Convegno? “Il solare rappresenta una diversificazione per terreni poco produttivi o incolti - ha spiegato l’Amministratore delegato di Fotowatio Renewable Ventures Italia, Andrea Fontana - L’installazione di pannelli fotovoltaici se è fatta osservando le norme ambientali, rappresenta un’importante alternativa per diversificare i redditi provenienti dall’agricoltura. Anche nell’ipotesi in cui tutti i 3.000 MW del nuovo Conto energia fossero implementati su terreno agricolo, si occuperebbero circa 6.000 ettari a livello nazionale, quando, secondo dati ISTAT, la superficie agricola totale è di 3.200.000 ettari: il fotovoltaico occuperebbe, quindi, lo 0,045% della superficie agricola. Valori marginali, soprattutto se si tiene conto che oltre 6 milioni di ettari agricoli non sono utilizzati”. C’è da osservare, tuttavia che tale tecnologia, nata essenzialmente per essere collocata sui tetti o integrata agli edifici, in Italia sta conoscendo notevole diffu-
sione a terra, con circa il 44% del totale al 2009 (percentuale che a nostro avviso è destinata ad aumentare ulteriormente stante quel che vediamo sui campi di varie regioni italiane), come, peraltro, testimoniato dai dati di una Ricerca condotta dal CIRPS (Centro Interuniversitario di Ricerca Per lo Sviluppo Sostenibile) dell’Università “La Sapienza” di Roma e diffusi per l’occasione. “Quello che emerge è una forte discrepanza nella tipologia di impianti tra Nord e Sud della Penisola - ha spiegato Luca Rubini, Coordinatore dell’Unità Pro.Ene.R-CIRPS dell’Ateneo romano Mentre nelle regioni settentrionali c’è un certo equilibrio tra installazioni integrate e a terra, in quelle meridionali vi è una netta prevalenza di queste ultime. Un andamento che davvero ha generato qualche preoccupazione, data la concentrazione delle installazioni non integrate in regioni come la Puglia”. “Abbiamo calcolato - ha aggiunto Rubini - che semplicemente sfruttando le strutture presenti sui campi, come stalle, capannoni, magazzini, e scremando le superfici meno e poco adatte alle installazioni, si ha un’area adatta ad ospitare 1,6 GWp fotovoltaici. Se a questa cifra aggiungiamo gli spazi come pensiline, parcheggi, strutture di arredo urbano, costruzioni periferiche,
si ottiene spazio sufficiente per altri 6 GW. Sommando queste due cifre vediamo che puntando sull’integrazione si arriva a un totale di 7,6 GWp installabili senza occupare un centimetro di terreno, quota molto vicina agli 8 GWp destinati al fotovoltaico dal Piano per lo sviluppo delle rinnovabili presentato dal Governo nell’ambito degli impegni assunti in sede europea per la riduzione delle emissioni inquinanti”. La vicina Francia ha risolto con semplicità la querelle. Per preservare il suolo agricolo (si ricorda che con una popolazione leggermente superiore a quella italiana, la Francia possiede una SAU quasi doppia!), la Circolare del 18 dicembre 2009 del Ministero per l’Ecologia, l’Energia, lo Sviluppo sostenibile e il Mare, interpretativa del Decreto 9 dicembre 2009 relativo alle procedure amministrative da applicare a certe opere di produzione elettrica, ha limitato di molto l’installazione di impianti fotovoltaici a terra. Vi si legge, infatti, che: “I progetti di parchi fotovoltaici a terra non possono essere installati in aree agricole, coltivate o utilizzate per l’allevamento del bestiame. Quindi, l’installazione di una centrale solare su un terreno situato in una zona agricola
[…] in generale non è idonea, data la necessità di preservare l’uso agricolo del terreno in questione. Tuttavia, l’installazione di impianti solari al suolo può essere prevista su terreni che, pur collocati su aree classificate agricole, non siano state utilizzate per uso agricolo negli ultimi tempi. Per cui è necessaria una modifica della destinazione d’uso del terreno”. In Germania, la Camera alta del Parlamento ha approvato la proposta di rivedere i sussidi per l’energia prodotta dal solare tra cui l’abolizione dal 1° luglio 2010 degli incentivi per gli impianti solari collocati su suolo agricolo. Evidentemente, alla base di queste decisioni c’è la consapevolezza condivisa e partecipativa che il suolo agricolo è un “bene comune”, mentre in Italia è tuttora considerato un “bene di consumo”, di cui la proprietà può disporre senza limitazione alcuna. O meglio, una limitazione ci sarebbe ed è quella contenuta nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, là dove si richiama la necessità di prescrizioni e previsioni per la “salvaguardia delle caratteristiche paesaggistiche degli altri ambiti territoriali, assicurando al contempo il minor consumo di suolo” (art. 135, comma 4°, lettera c). Ma il paesaggio è “strategico”?
Il tavolo dei relatori al Convegno “Solare, Agricoltura e Territorio: opportunità e precauzioni” che si è svolto alla Fiera di Roma, all’interno di “Zero Emission 2010”, il Salone dedicato alle energie rinnovabili, organizzato dalla Fondazione Univerde.
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EQUITÀ E SOSTENIBILITÀ
La Francia ha adottato la “Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile”
UN MODELLO DI SVILUPPO ECONOMICO “VERDE ED EQUO”
Nessuna nuova spesa che non corrisponda ad un investimento redditizio per le generazioni future di Massimo Lombardi
“D’où le théorème que l’on pourrait dire de droit naturel j’entends ici par “naturel” une conduite générale chez les espèces vivantes -: le propre s’acquiert et se conserve par le sale. Mieux: le propre, c’est le sale” (Michel Serres, “Le mal propre. Polluer pour s’approprier?”, Editions Le Pommier, Paris 2008, p. 7) Secondo Michel Serres, filosofo e Accademico di Francia, “la proprietà si acquista e si conserva con la sporcizia. O meglio la proprietà è ciò che è sporco”. Non diversamente da qualsiasi animale, afferma l’autore di “Biogée” ( termine da lui usato per indicare la Terra e tutti i suoi elementi), l’uomo inquina per possedere, ovvero lascia la sua traccia impura sull’oggetto di cui intende appropriarsi. “Dobbiamo lasciare a poco a poco la condizione animale, quella dei mammiferi o dei carnivori che orinano ai confini della loro tana […] non dobbiamo più dichiararci padroni e proprietari della natura. Il nuovo Contratto diventa contratto d’affitto. Quando diventeremo semplici inquilini, potremmo concepire la pace, pace con gli uomini perché pace con il mondo”. Non sarà il nuovo “Contrat naturel” di Serres e nemmeno il “Pacte écologique” di Nicolas Hulot, ma non c’è dubbio che la nuova Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, adottata dalla Francia, segna un passa importante verso una società che cerca un compromesso tra i suoi componenti e l’ambiente in cui vivono.
Con l’adozione della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (Stratégie Nationale de Développement Durable-SNDD) da parte del Comitato Interministeriale per lo Sviluppo Sostenibile (CIDD), presieduto dal Ministro per l’Ecologia, dell’Energia, dello Sviluppo Sostenibile e del Mare, Jean-Lois Borloo, la Francia ha posto le basi per un modello nazionale di sviluppo economico a basse emissioni di carbonio e a limitato consumo di risorse naturali, per divenire uno dei principali attori di una green economy compatibile con lo sviluppo dei Paesi emergenti, garantendo coerenza e complementarietà con gli impegni internazionali sottoscritti e le politiche dell’Unione europea. La SNDD 2010-2013 fornisce un’architettura comune a tutte le parti interessate, pubbliche e private, per aiutarle a strutturare i propri progetti e le proprie politiche sulla base di scelte strategiche e di indicatori dello sviluppo sostenibile che sono stati elaborati dopo un ampio dibattito. L’adozione della Strategia è il risultato di un lungo processo consultivo e legislativo, conclusosi con l’approvazione definitiva della Legge nel maggio u. s. che era iniziato 3 anni fa, allorché il neo-Presidente Nicolas Sarkozy, rispettando gli impegni assunti durante la campagna elettorale, convocò gli Stati Generali dell’Ambiente, da lui ribattezzati “Grenelle de l’environnement” per analogia con un altro storico accordo tra le parti sociali, che nel 1968 rivoluzionò il mercato del lavoro, riducendo l’orario a 40
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ore settimali ed aumentando il salario minimo del 25%, (cfr.: “Grenelle dell’Ambiente”, in Regioni&Ambiente, n. 11 novembre 2007, pp. 8-12). La Strategia 2010-2013, intitolata “Verso un’economia verde ed equa”, che mira ad astenersi “da qualsiasi nuova spesa che non corrisponda ad un investimento redditizio per le generazioni future”, è strutturata su nove sfide strategiche, con i loro obiettivi, secondo la sintesi sottostante. 1) Consumo e produzione sostenibili, grazie alle azioni di consumatori e produttori responsabili che tengono conto dell’intero ciclo di vita dei prodotti e servizi: - entro il 2012, raddoppiare il volume delle vendite di prodotti con un marchio di qualità ecologica (Ecolabel o altre etichette europee); - ridurre, entro il 2013, del 7% pro-capite la produzione di elettrodomestici e assimilati o di 25 kg pro capite nei prossimi cinque anni; - riciclare, nel 2012, il 35% dei rifiuti domestici e assimilati e del 45% nel 2015; - riciclare, nel 2012, il 75% gli imballaggi domestici contro il 60% del 2006; - riciclare, nel 2012, il 75% dei rifiuti provenienti dalle aziende, dal settore delle costruzioni e dall’agricoltura, contro il 68% del 2004; - estendere l’agricoltura biologica al 6% della superficie agricola utilizzata (SAU) al 2012 e raggiungere il 20% nel 2020; - realizzare, entro il 2012, l’obiettivo del 20% di prodotti biologici nella ristorazione; - avere, nel 2012, il 50% delle aziende agricole impegnate in un processo di certificazione ambientale e il 30% con bassa dipendenza energetica entro il 2013; - ridurre, entro il 2018, del 50% l’uso dei prodotti fitosanitari contenenti sostanze potenzialmente pericolose e senza alternative; - portare al 100% entro il 2010 gli acquisti di prodotti provenienti da foreste gestite in modo sostenibile (ecocertified).
2) Società della conoscenza, mediante lo sviluppo dell’informazione, della formazione, dell’istruzione lungo tutto l’arco della vita, con un accresciuto sostegno alla ricerca e all’innovazione, condizione della competitività e, quindi, della sostenibilità del modello sociale ed economico proposto. In prospettiva europea al 2020: - il 15% degli adulti, partecipino ad attività di formazione per tutta la vita; - gli abbandoni scolastici si riducano a meno del 10%. A livello nazionale, entro il 2013: - tra il 20-25% la quota di bambini e adolescenti che riceveranno attività educative e culturali; - ridurre al 25% la quota di popolazione che non ha mai partecipato ad un incontro culturale o frequentato un luogo di cultura; - entro il 2010, la spesa per ricerca e sviluppo sarà pari al 3% del PIL; - entro il 2010, due terzi dei fondi per ricerca e sviluppo saranno assegnati alle imprese; - mobilitare, entro il 2012, un miliardo di euro nella ricerca, in aggiunta alla spesa per la ricerca sullo sviluppo sostenibile, sulle tecnologie pulite e sulla prevenzione dei danni causati all’ambiente, che sarà gradualmente aumentata fino ad arrivare, alla fine del 2012, al livello di spesa per la ricerca sul nucleare civile. 3) Governance, che deve facilitare l’adattamento al cambiamento ed aiutare la società ad evolversi, insieme a tutte le parti interessate: - attuare gli impegni della Grenelle sulla creazione di una democrazia ecologica; - fare della produzione e accesso alle informazioni sullo sviluppo sostenibile una priorità; - applicare metodi di lavoro trasversali per coinvolgere le parti interessate nel processo decisionale; - portare nel 2013 a 1.000 gli enti territoriali di Agenda 21 Locale; - realizzare, entro il 2013, i criteri
del patto di stabilità (deficit sotto il 3% del PIL). 4) Cambiamento climatico ed energia, che esigono un maggior rigore e sobrietà nei consumi, lo sviluppo delle energie rinnovabili, l’adattamento dei territori, garantendo persone e attività vulnerabili: - raggiungere l’obiettivo comunitario del 20% di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2020 rispetto al 1990. Per la Francia, i settori coperti dal sistema di scambio comunitario (EU ETS), come cementifici, metallurgia, cartario, chimica, parteciperanno agli sforzi europei per ridurre le emissioni del 21% tra il 2005 e il 2020, mentre i settori esclusi dal ETS (tra cui agricoltura, edilizia, trasporti) lo ridurrano del 14%; - portare al 23% nel 2020 in Francia la quota del consumo finale di energia prodotto da energie rinnovabili nei consumi finali di energia; - nei Dipartimenti d’oltremare tale quota sarà del 50%. 5) Trasporti e Mobilità Sostenibile, si favorirà il trasporto intermodale, la complementarietà e i trasporti meno inquinanti, con particolare attenzione a ridurre gli spostamenti e a sviluppare sistemi innovativi che soddisfino performance economiche, ambientali e di coesione sociale: - entro il 2012, dovrà aumentare del 25% la quota di merci trasportate su strada e per via aerea; - entro il 2015, dovrà essere raddoppiata la percentuali di merci sbarcate o imbarcate dai porti: - entro il 2020, sarà raggiunta la quota del 10% di biocarburanti addizionati a benzina e gasolio; - entro il 2020, ridurre le emissioni medie dei nuovi veicoli nuovi saranno ridotte a 95 g/Km di CO2; - entro il 2020 si raggiungerà il 10% di energie rinnovabili nei trasporti. 6) Conservazione e gestione sostenibile della biodiversità e delle risorse naturali, facendo leva su una maggiore consapevolezza - e riconoscimento - del loro contributo alle fondamentali necessità degli individui, su un’economia, urbanizzazione e organizzazione più sobrie ed ecoefficienti: - arrestare la perdita di biodiversità; - entro il 2012, garantire la tutela dei cinquecento bacini più a rischio di inquinamento diffuso, compresi quello derivante da nitrati e pesticidi; - entro il 2012, creare una rete coerente di zone marine protette pari al 10% delle acque territoriali sotto la giurisdizione francese e al 20% entro il 2020, secondo la Convenzione internazionale sulla diversità biologica; - entro il 2015, raggiungere un buono stato ecologico per il 66% dei corpi idrici; - prima del 2020, mettere sotto forte protezione almeno il 2% del territorio metropolitano; - acquisire e conservare 20.000 ettari di zone umide; - nel periodo 2020-2030, rinaturalizzare un terzo delle coste. 7) Salute pubblica, prevenzione e gestione del rischi, con particolare attenzione alla qualità ambientale ed alle potenziali diseguaglianze sociali: - entro il 2015 si deve raggiungere l’obiettivo di 15 microgrammi per m3 (15 ug/m3) di polveri sottili nell’aria ; - entro il 2012, devono essere ridotti i rumori più pericolosi per la salute;
- entro il 2012, si dovrà sviluppare 2.500 nuovi piani per la prevenzione dei rischi naturali. - entro il 2013, ridurre del 30% le emissioni di polveri sottili nell’aria e la riduzione delle emissioni in aria e acqua di sei sostanze tossiche: mercurio, arsenico, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), benzene, PERC e PCB e diossine. 8) Demografia, immigrazione, l’inclusione sociale, il cui impatto sull’economia e sull’equilibrio dei sistemi di protezione sociale è determinante, lottando contro tutte le esclusioni causate particolarmente dall’età, dalla povertà, dall’insufficiente istruzione e formazione, sulla base della dimensione multi-culturale della società: - innalzare al 6% il numero dei lavoratori disabili nelle imprese con più di 20 dipendenti; - entro il 2012, ridurre la povertà nazionale di un terzo; - entro il 2020, rendere energeticamente efficienti 800.000 abitazioni che consumano molta energia. 9) Sfide internazionali per lo sviluppo sostenibile e la lotta contro la povertà nel mondo, sostenendo il rafforzamento della governance internazionale per meglio integrare le esigenze dello sviluppo sostenibile, e contribuendo alla sicurezza alimentare ed energetica dei Paesi più poveri: - sostenere lo sviluppo con aiuti pubblici pari allo 0,7% del reddito nazionale lordo entro il 2015, contro lo 0,39% del 2008; - ridurre le emissioni di gas serra (GHG); - stanziare un miliardo di euro per l’agricoltura e la sicurezza alimentare in Africa, per 5 anni; - mobilitare in 5 anni, 2,5 miliardi di euro di finanziamenti per il settore privato africano; - aumentare il sostegno per gli aiuti al commercio (infrastrutture di produzione e di trasporto, assistenza tecnica) attraverso la mobilitazione di 250 milioni di euro all’anno a partire dal 2010. Nel corso del 2009, la Strategia, come pure i suoi 19 indicatori, in armonia con le conclusioni del Rapporto “Il PIL, il Benessere e le Politiche”, redatto dalla Commisione Sen-Stiglitz-Fitoussi (commissionato nel febbraio 2008 dal Presidente Sarkozy e consegnata a settembre 2009), sono stati oggetto di un’ampia concertazione con tutti i Ministeri e con tutti gli attori socio-economici, per poi allargare le consultazioni ad Internet e a una serie di seminari di consultazione, in particolare quelli del Comitato di Sorveglianza della Grenelle e del Consiglio Economico, Sociale e Ambientale. Ogni anno tale Strategia sarà oggetto di un Rapporto al Parlamento per verificare il suo stato di attuazione all’interno delle politiche nazionali, secondo quanto previsto dall’articolo 1 della Legge di programmazione relativa alla messa in opera della Grenelle de l’Environnement. “Questa strategia che è stata adottata appartiene a tutti - ha dichiarato il Ministro Jean-Louis Borloo - protagonisti pubblici, economici ed associativi, che se ne devono appropriare per costruire collettivamente i percorsi di un’economia più verde e più equa, la sola risposta positiva alle crisi cui la nostra società deve affrontare per preparare l’avvenire”.
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MANIFESTAZIONI E CONVEGNI
Ferrara, 21-23 settembre 2010
REMTECH EXPO 2010
La Manifestazione si conferma evento di importanza nazionale per il settore delle Bonifiche ambientali di Silvia Paparella Project Manager RemTech
Si è conclusa con successo la 4a Edizione di RemTech Expo, il Salone sulle Bonifiche dei Siti contaminati e sulla Riqualificazione del territorio. Oltre 100 aziende espositrici, più di 2.000 visitatori altamente qualificati, un ricco programma congressuale e una sessione internazionale, 20 convegni ed eventi speciali, 20 incontri tecnici di approfondimento, un nuovo salone espositivo dedicato alla difesa della fascia costiera: sono questi i numeri che testimoniano del successo che la Manifestazione, svoltasi presso il Centro fieristico di Ferrara dal 21 al 23 settembre 2010, ha riscosso tra gli operatori del settore, confermandola come un evento di importanza nazionale per il settore delle bonifiche ambientali. La presenza di 110 aziende italiane e straniere, la partecipazione di 2.400 visitatori qualificati, un programma congressuale di alto livello scientifico sia per i relatori intervenuti sia per le tematiche trattate, hanno dimostrato come RemTech sia un appuntamento fondamentale per un settore specialistico, ma strategicamente importante, nel campo
della tutela e della bonifica del territorio. Sul versante industriale, erano presenti, tra gli altri: Saipem-ENI, sponsor della Manifestazione, Syndial-ENI che ha preso parte al Convegno di apertura, Confindustria, che ha scelto RemTech come tappa del suo Safety Tour nazionale. Tra le rappresentanze istituzionali, era presente al convegno di apertura Marco Lupo Direttore Generale per la Tutela del Territorio e delle Risorse idriche del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. L’attenzione nei confronti dei giovani laureati e ricercatori del nostro Paese ha avuto il suo momento conclusivo nella cerimonia di consegna dei premi di laurea a 6 dottori provenienti da alcuni dei più prestigiosi atenei italiani (Politecnico di Milano, Università di Napoli “Federico II”, Università di Salerno, Università di Milano “Bicocca”, Università “La Sapienza” di Roma, Università di Pa-
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dova, Università di Firenze, Università di Cagliari, Università di Siena). I premi sono stati banditi da RemTech 2010, con il contributo di ANDIS, Unione Petrolifera, ALA, Assoreca, Consiglio Nazionale dei Chimici e Federambiente. Durante RemTech, sono state organizzate, in parallelo, 20 sessioni congressuali, suddivise in convegni ufficiali, sessione internazionale ed eventi speciali, coordinate dal Comitato Scientifico e Comitato di Indirizzo, e 20 incontri tecnici di approfondimento, organizzati direttamente dalle aziende espositrici. Gli atti dei convegni ufficiali, raccolti in un volume di oltre 450 pagine, sono pubblicati da DEA Edizioni main media partner. CONVEGNI ED EVENTI SPECIALI 2010 La prima giornata si è caratterizzata per Convegni di altissimo livello. Ricordiamo, tra i tanti, il convegno nazionale sulle Attività illecite connesse alle bonifiche dei siti contaminati, organizzato in collaborazione con la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, coordinato dall’On. Prof. Gaetano Pecorella. Citiamo, inoltre, la sessione internazionale dal titolo “Esperienze internazionali a confronto nella bonifica dei siti contaminati” con la partecipazione di relatori stranieri di fama mondiale: Carlos Pachon dell’EPA’s Office of Superfund Remediation and Technology Innovation (USA) e Martin Bittens di UFZ di Lipsia (Germania). Da sottolineare, infine, il 1° Forum della Pubblica Amministrazione Italiana sulla bonifica di siti contaminati, a cura di Gabriella Dugoni, Igor Villani, Gaia Boldrini della Provincia di Ferrara. COAST EXPO 2010 Elemento qualificante di questa edizione è stata sicuramente la sezione speciale Coast Expo 2010, la 1a Edizione del Salone dedicato alla tutela della costa. Durante Coast Expo, sono state sviluppate tre sessioni congressuali di grande interesse e partecipazione: La gestione
dei rischi costieri, il 21 settembre, coordinato da Paolo Ciavola e Giorgio Fontolan; “Riuso di materiali da dragaggio”, il 22 settembre, coordinato da Pier Luigi Aminti e Claudio Miccoli; “Ricerca e monitoraggio per la gestione della costa”, il 23 settembre, coordinato da Anna Correggiari e Diego Vicinanza. L’area espositiva era composta da Aziende private ed Istituzioni, tra le quali la Regione Emilia-Romagna, la Regione Marche, il CNR-ISMAR. INTERNAZIONALIZZAZIONE La componente internazionale ha avuto un ruolo fondamentale e trasversale all’interno della programmazione congressuale di RemTech con la presenza di James Peale - Maul Foster & Alogi Inc., Oregon (USA), Jim Mueller - Adventus Americas Inc., Illinois (USA), Elli Argyrou - Adventus Europe GmbH, Oberhausen (Germania), Matteo Biancardo - Plougmann & Vingtoft, Copenhagen (Danimarca; di Neil Dixon - Loughborough University (UK) ed infine di Robert Colangelo - National Brownfields Association (USA) e Eric Pringle - Hemmera (Canada). Le delegazioni straniere, giunte a Ferrara grazie al supporto della Regione Emilia-Romagna - SPRINT, allo scopo di incontrare in meeting bilaterali gli espositori, sono state rappresentate da Robert Colangelo, Presidente della NBA (National Brownfields Association) degli Stati Uniti, Eric Pringle, Vice-Presidente di Hemmera Envirochem del Canada e Matteo Biancardo della danese Plougman&Vingtoft Intellectual property Consulting. Con il supporto dell’ICE (Istituto per il Commercio Estero) e della Regione Emilia-Romagna - SPRINT, RemTech 2010 ha ospitato inoltre delegazioni provenienti da Algeria, Marocco, Tunisia e Israele, composte da rappresentanti governativi di alto profilo per incontri B2B con gli espositori allo scopo di verificare la possibilità e lo sviluppo di progetti di collaborazione e di business.
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Relatori di fama mondiale per tematiche di stringente attualità
RECORD DI PARTECIPAZIONE E INTERESSE PER “RAVENNA2010” Coinvolgimento dell’intera Città e supporto da parte delle organizzazioni e delle istituzioni locali di Gian Maria Brega pr manager/labelab
“Ravenna2010”, la tre giorni di iniziative e di eventi che ha coinvolto l’intera Città di Ravenna sui temi dell’ambiente, della sostenibilità, delle politiche di utilizzo e riciclaggio delle risorse, della comunicazione ambientale, ha chiuso i battenti con un bilancio fortemente positivo sotto ogni profilo, segnando un successo che va al di là delle più rosee aspettative. Alimentata dal prestigio internazionale dei relatori, dalla ricchezza e completezza del programma (4 Conferenze, 27 Workshop, 16 labMeeting, 8 Eventi Culturali) e dalla tradizionale capacità di accoglienza di Ravenna, gioiello storico-architettonico ma anche seducente attrattiva gastronomica, la presenza di operatori e di esperti nelle 12 sale che hanno ospitato le iniziative di carattere tecnicoscientifico ha superato le 2.000 unità, con provenienza da tutta Italia, mentre le manifestazioni di piazza e gli eventi culturali hanno coinvolto l’intera cittadinanza e i turisti. La trasmissione in diretta web in modalità video-streaming delle principali conferenze, ha consentito di raggiungere per la prima volta anche gli operatori impossibilitati a venire a Ravenna, registrando picchi di 1.500 accessi per evento. Progettata e coordinata da Labelab - laboratorio di professionisti delle tematiche ambientali che opera in tutta Italia dal 2001 - Ravenna2010 testimonia sia la forte attenzione suscitata dagli argomenti affrontati, sia la validità della formula organizzativa basata su un ampio coinvolgimento degli operatori pubblici e privati e degli enti locali, che hanno saputo “fare rete” e lavorare insieme per gli obiettivi di successo di Ravenna e del suo territorio, come accade nelle più riuscite esperienze di marketing urbano.
Giovanni Montresori, Presidente di Labelab. “L’edizione 2010 ha evidenziato inoltre la vocazione internazionale dell’iniziativa, confermata anche dai contributi portati da relatori di grande prestigio”. “Tra le ragioni di questo successo c’è sicuramente la particolare struttura organizzativa di Labelab, consistente in un network che raggruppa 50 professionisti con esperienza tecnica specifica, operanti su tutto il territorio nazionale, da anni impegnati su tali tematiche a livello universitario e di operatività sul territorio. Determinante parimenti il contributo sia di partner e sponsor di rilievo nazionale, sia delle istituzioni locali, in primis del Comune di Ravenna, che hanno accettato insieme a noi questa sfida, a testimonianza di come nella realtà le tematiche dell’ambiente siano considerate di primaria importanza”, continua l’ing. Montresori. Oltre agli eventi tecnico-scientifici, ha destato interesse anche il programma di eventi culturali che svoltisi in parallelo in Piazza del Popolo e in altri luoghi della città. Tra di essi: la mostra di Public Art riguardante opere d’arte, anch’esse legate ai temi rifiuti, acqua ed energia, visibili in luoghi strategici di Ravenna; i laboratori di riciclo creativo, tenuti da artisti italiani e internazionali coinvolti in un progetto di creazione di opere di arredo urbano riciclando i materiali recuperati localmente; una selezione dei migliori cortometraggi presentati nelle ultime edizioni del Festival di Torino sui temi energia, rifiuti, acqua, cambiamenti climatici, sostenibilità. I cortometraggi, selezionati a livello internazionale e rivolti a un pubblico di adulti e di bambini, illustrano, attraverso un’eterogeneità di linguaggi (animazione, finzione, documentario), i temi dell’evento. Di particolare rilievo inoltre il “Premio Ambiente 2010”, istituito dalla Camera di Commercio di Ravenna e quest’anno per la prima volta abbinato alla manifestazione Ravenna2010. Presentato dal conduttore televisivo Patrizio Roversi, il Premio ha costituito l’occasione per una tavola
“Il successo registrato da Ravenna2010 conferma il trend crescente dei due anni precedenti e colloca di fatto questa manifestazione tra le più importanti, complete e specializzate esistenti oggi in Italia sui temi dell’ambiente e della gestione sostenibile delle risorse e dei rifiuti”, dice l’ing.
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rotonda dal titolo “Salvaguardia dell’ambiente e sviluppo economico: la sfida della sostenibilità”, alla quale hanno partecipato tra gli altri il Sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci, il Presidente della Camera di Commercio di Ravenna Gianfranco Bessi e il Presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani.
Labelab, il laboratorio per la gestione dei rifiuti, dellíacqua, dellíenergia, opera dal 2001 nel settore dei servizi pubblici locali, raggruppa 50 professionisti operanti a livello nazionale con esperienza decennale nel settore dei rifiuti, acqua, energia. Le principali iniziative di Labelab riguardano la realizzazione e gestione dei portali internet Rifiutilab (www.rifiutilab.it), Acqualab (www.acqualab.it) ed Energialab (www.energialab.it). Il progetto è nato con líobiettivo di offrire un contributo allíinnovazione del settore della gestione dei rifiuti, dellíacqua e dellíenergia attraverso la condivisione della conoscenza e la creazione di una rete di tecnici (progettisti, gestori, fornitori di attrezzature e di servizi, comunità scientifica) diffusa su tutto il territorio nazionale ed internazionale. Le raccolte ed elaborazioni di dati, la diffusione delle informazioni permetteranno infatti il confronto, al fine dellíinnovazione, dei settori. Il successo del sito www.rifiutilab.it, attivo dal settembre 2001, e degli altri portali, è testimoniato dallíelevato interesse degli addetti del settore e della comunità scientifica, dai quali viene considerato come lo strumento tecnico privilegiato per líaccesso alle informazioni in rete sui rifiuti. In coincidenza con la partecipazione italiana allíExpo 2010 di Shanghai dedicata al tema ìBetter City, better lifeî, Labelab con i suoi software per la gestione dei servizi ambientali è stata inclusa nellíiniziativa ìItalia degli Innovatoriî www.italianvalley.it, iniziativa dedicata alle eccellenze tecnologiche del nostro Paese."
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SPECIALE ECOMONDO
INDICE Rimini Fiera, 3-6 novembre 2010 ECOMONDO 2010: “ORA”
p. 34
REGIONI&AMBIENTE A ECOMONDO 2010
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ARPA Marche A SERVIZIO DELL’AMBIENTE PER LA PREVENZIONE DEI RISCHI di Alberto Piastrellini
p. 41
Camera di Commercio di Ancona SOSTENIBILITÀ PER LA RIPRESA ECONOMICA a cura dell’Ufficio Comunicazione della Camera di Commercio di Ancona
p. 42
COSMARI GREEN PHILOSOPHY
p. 45
SO.GE.NU.S. SPA: INTERAMENTE PUBBLICA E MARCHIGIANA
p. 48
RAEcycle Adriatica Spa IL PUNTO DI RIFERIMENTO PER IL TRATTAMENTO RAAE NEL CENTRO ITALIA di Alberto Piastrellini
p. 50
RAO srl INNOVAZIONE, RICERCA E QUALITÀ di Agnese Mengarelli
p. 51
DomSolution & E.r.i.c.a. SIRENIA = LUXURY SAVING ENERGY di Alberto Piastrellini
p. 52
SEA di Agnese Mengarelli
p. 53
Euro Verniciatura DALLA TRADIZIONE ARTIGIANA, L’AMORE PER IL LEGNO E L’AMBIENTE di Alberto Piastrellini
p. 54
CAR.DA. Energia Srl DAL SOLE L’ENERGIA PER IL FUTURO di Alberto Piastrellini
p. 56
Ecosol Friuli S.r.l. RECUPERO RIFIUTI INDUSTRIALI di Agnese Mengarelli
p. 59
Di Gennaro Spa TRADIZIONE E INNOVAZIONE PER IL TRATTAMENTO, RECUPERO E SMALTIMENTO DEI RIFIUTI di Alberto Piastrellini p. 60 Consorzio PolieCo IL MODELLO POLIECO ALLA SFIDA DELLA INTERNAZIONALIZZAZIONE DEL MERCATO di Alberto Piastrellini
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SPECIALE ECOMONDO
Rimini Fiera, 3-6 novembre 2010
ECOMONDO 2010: “ORA” Non più procastinabili le scelte per un corretto uso delle risorse Sarà l’Anatra dal becco blu (Oxyura leucocephala) la mascotte di ECOMONDO 2010. Come nella tradizione, il professor Luciano Morselli, Responsabile Scientifico di ECOMONDO, pone ogni anno l’accento su una delle numerose specie a rischio. Per la XIV Edizione della Fiera internazionale del recupero di materia ed energia e dello sviluppo sostenibile di Rimini Fiera (3-6 novembre 2010), la piccola anatra tuffatrice, oltre che trasformata in un gadget in ecoallene, sarà riprodotta su diversi oggetti in carta latte e carta frutta, tutti prodotti derivati dal riciclo, attraverso la realizzazione grafica di Morselli che è anche apprezzato artista. Il gobbo rugginoso, come è altrimenti chiamato questo animale schivo e silenzioso, vive negli ambienti palustri delle zone aride e semiaride euroasiatiche, prediligendo gli specchi d’acqua poco profondi, sgombri dalla vegetazione. Riconoscerlo è facile per la coda rigida, tenuta rialzata, e per la particolare struttura del becco che nel periodo riproduttivo, nel maschio, oltre ad essere rigonfio alla base, è di un intenso colore azzurro che contrasta con le guance bianche. Nel secolo scorso è arrivato sull’orlo dell’estinzione ed e tuttora incluso nella Red List dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). In Italia è in corso un programma di reintroduzione nel Parco Nazionale del Gargano. Il 2010 è anche l’Anno Internazionale della Biodiversità, tal che ECOMONDO vuol sottolineare che tutelare la biodiversità vuol dire mantenere la funzionalità degli ecosistemi attraverso il corretto uso delle risorse e le politiche mirate ad azioni e comportamenti etici e responsabili. La head line, “now” della brochure per l’edizione 2010 afferma con decisione che questo è il momento ormai non più procrastinabile delle opportunità e delle scelte; mentre il colore verde di fondo definisce in maniera inequivocabile l’ambito di interesse della Manifestazione. ECOMONDO, da quattordici anni punto di riferimento della Green Economy, è il Salone leader in Italia e fra i principali
appuntamenti europei nel quale annualmente si misura il livello di crescita della cultura e dell’innovazione in campo ambientale, per l’agire umano e il sistema produttivo. “Raggiunta una leadership europea - ha dichiarato Alessandra Astolfi, project manager di ECOMONDO - abbiamo deciso di aggiungere alla formula espositiva tradizionale un plus in termini di progetti e di relazioni made in ECOMONDO. Crediamo infatti sia questa la nuova sfida di una manifestazione che ha raggiunto il vertice del successo, quella cioè di aggiungere più valore alle relazioni”. L’autorevolezza di ECOMONDO si evince dalle cifre della precedente edizione: 63.332 visitatori, di cui 5.066 stranieri; 110.000 mq di esposizione; 1.500 aziende presenti o rappresentate; 240 relazioni scientifiche; 650 relatori; 443 giornalisti accreditati. LE MACRO AREE ESPOSITIVE DI ECOMONDO
Questa è la nuova denominazione che aggiorna l’approccio al cuore espositivo storico della Manifestazione: il ciclo completo dei rifiuti, dalla raccolta al prodotto realizzato con materia riciclata. Gestire i rifiuti in modo corretto richiede una strategia complessa volta a ridurre la quantità da smaltire e il loro potenziale nocivo coinvolgendo il sistema produttivo, le amministrazioni e i cittadini. In mostra le soluzioni tecnologiche più efficienti per trattare tutte le tipologie di rifiuto. Novità 2010: Focus sul settore dell’Autodemolizione e dello smaltimento dei veicoli a fine vita, sulle migliori tecnologie e strumentazione per il recupero dei componenti dell’auto e linee guida per un’efficace applicazione della normativa relativa all’ELV. Focus sulla Componentisca per macchine trattamento rifiuti e movimento terra: - Meccanica di precisione engineering e tecnologie, elettronica; - motoriduttori (forniture per automazione).
Anatra dal becco blu (Oxyura leucocephala), la mascotte di ECOMONDO 2010
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abbandonati, vuoti urbani, passività urbanistiche. All’interno del Salone vi sarà un’area di incontri B2B nella quale sviluppatori, imprese di demolizione, società di progettazione ed enti pubblici potranno creare nuove sinergie e possibilità di collaborazioni. Un focus speciale sul ciclo completo del RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche). Quest’anno il forum offrirà il confronto con altre esperienze significative a livello internazionale, oltre che costituire occasione di dibattito tra le istituzioni preposte al controllo ed al coordinamento del sistema nazionale di gestione dei RAEE ed i vari attori della filiera (comuni, distributori, gestori della raccolta, aziende di recupero, ecc.). per evidenziare le problematiche generali e specifiche e le prospettive di sviluppo del settore.
Giunge alla quarta edizione il “Salone sulle demolizioni e il riciclaggio nel mondo delle costruzioni”, il progetto espositivo di Rimini Fiera dedicato alla demolizione, al riciclaggio dei materiali da C&D e stradali, e al loro reimpiego. Forte dei rapporti instaurati con le Associazioni di categoria e con le aziende leader del settore movimento terra e frantumazione,che ne hanno riconosciuto qualità e valore, Inertech punta quest’anno a consolidare la propria posizione di nicchia nel mercato italiano e di vetrina privilegiata per il mercato estero. In evidenza: ruoli, tecnologie e competenze dei settori Macchine movimento terra, Macchine ed attrezzature per la demolizione, Impianti e attrezzature per il riciclaggio degli inerti, Impianti e attrezzature per il riciclaggio del conglomerato bituminoso.
Si consolida l’appuntamento con la terza edizione di RECLAIMexpo “Salone Internazionale sulle più avanzate tecnologie di Bonifica dei Siti Contaminati”. All’esposizione verrà affiancato la costituzione di un board industriale per definire le strategie e le linee guida di sviluppo. Obiettivo di questa edizione è quello di creare momenti di attrazione e di appeal per gli operatori attraverso exhibit sui siti modello, e siti da realizzare, video e filmati di grandi opere di recupero e le migliori tecniche e tecnologie utilizzate, dibattiti e confronti fra i tecnici del real estate con i tecnici e progettisti del mondo delle bonifiche sulla riconversione e riqualificazione delle aree portuali a uso commerciale, militare dismesse o in procinto di esserlo.
Rassegna Internazionale delle reti idriche, del recupero acque civili e industriali e del trattamento aria. Obiettivo di “Oro Blu” è di divenire l’appuntamento più rilevante per la depurazione e riuso delle acque, trattamenti terziari e risanamento delle acque inquinate, creando momenti di confronto ad alto contenuto tecnico sulle migliori tecnologie per la costruzione degli impianti, fra gestori e tecnici, progettisti e studi di ingegneria, e costruttori edili. Workshop e seminari tematici studiati con le aziende saranno a disposizione per la formazione degli operatori sulle tematiche del risparmio idrico nell’industria Novità 2010: formula Workshop. Si terranno Workshop connessi al risparmio idrico, alla gestione efficiente dei sistemi idrici nell’industria, agricoltura, distribuzione e consumatore, nonché quelli relativi alla pratica applicazione sulla telemisura nel settore Gas a seguito dell’emissione della raccomandazione ARC GAS 155.
È un’area espositiva di 1000 mq nel cuore di ECOMONDO di prodotti ecologici , luogo privilegiato per le aziende che hanno fatto dell’ambiente una chiave di competitività. Produrre e consumare sostenibile sono le parole chiave di questa iniziativa. L’iniziativa nasce da Rimini Fiera in collaborazione con Punto 3 Srl, società che nel 2005 ha creato il portale AcquistiVerdi.it. Verrà focalizzata l’attenzione su differenti settori produttivi: arredamento, cartiere, cosmetico, tessile, abbigliamento, elettrodomestici, prodotti di consumo (GDO), arredamento di interni ed esterni, cancelleria, pitture e vernici, contenitori per rifiuti, ecc. A fianco dell’area espositiva il GREEN CAFÈ, un’area convegni che ospiterà, ogni giorno, eventi in grado di catalizzare l’attenzione del pubblico di riferimento. Inoltre, ECOSHOP è la riproduzione fedele di un supermercato dedicato ai prodotti ecologici che sono ospitati su scaffali e raggruppati per settori merceologici. Ancora, la LIBRERIA DELL’AMBIENTE è il luogo della consultazione e informazione sulla sostenibilità, dove protagonisti saranno imprese, enti locali, grande distribuzione, retailer, istituzioni, comunità, gruppi di acquisto sostenibile.
Novità del 2010, è il focus sul Decommissioning dedicato al processo di risanamento dei brownfields, ovvero, il riutilizzo di: aree industriali dismesse, quartieri degradati ed
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2010: risorse, riciclo materiali, energia, inquinamento e biodiversità.
Mostra finalizzata ad individuare ed esporre le migliori innovazioni ambientali sviluppate dal sistema Paese intendendo sia le realtà di ricerca (Fondazioni, Università, Centri di ricerca) sia le migliori espressioni del tessuto imprenditoriale nei diversi settori industriali nei quali l’Italia continua a vantare primati di qualità. SINNOVA, in collaborazione con associazioni di categoria e intercategoriali, intende identificare le innovazioni che abbiano superato la fase pilota e possano già presentarsi al pubblico come proposte concrete. L’attività di scouting riguarda tutti i principali settori, dal chimico al tessile, dal comparto metalmeccanico a quello energetico, privilegiando le aree di intervento definite dall’Unione Europea sia con le Lead Market Initiative sia con i programmi di ricerca e innovazione ambientale.
Anche quest’anno Rimini Fiera SpA in partnership con eAmbiente srl dopo il successo della passata edizione, ripropone, un’ampia Mostra di progetti internazionali prodotti, soluzioni, case history il cui obiettivo è quello di rappresentare in modo originale le visioni più rappresentative sulla ricerca della qualità urbanistico-costruttiva, le buone pratiche per una progettazione sostenibile delle “CITTÀ DEL FUTURO”. Alcuni focus: le città e il climate change; interventi relativi alla gestione di servizi e di infrastrutture ambientali ed energetiche della città; pianificazione urbanistica e qualità architettonica; edilizia, costruttiva e funzionale degli insediamenti. Un’area workshop posizionata al centro del percorso espositivo verrà animata da dibattiti a tema.
Al via anche quest’anno, la rassegna di attività educative, animazioni e spettacoli sui temi dell’ecologia che Ecomondo, in collaborazione con Ambiente Festival, propone alle scuole. Un’area espositiva dedicata all’education, informazione e formazione professionale, ricerca industriale sui temi ambientali emergenti relativi al rifiuto, bonifica, acqua, aria, energia. Il quartierino è aperto a Università, Centri di Ricerca pubblici e privati, Consorzi, Laboratori a Rete Regionale, Centri di Innovazione Tecnologica Poli tecnologici ed Aziende, al fine di implementare la collaborazione tra gli attori impegnati nel settore della ricerca e della formazione per la sostenibilità ambientale e per l’energia. All’interno della sezione espositiva sono previste attività dimostrative sui prodotti scientifici ottenuti e colloqui sui programmi futuri. Novità 2010: focus sulle Green Jobs , le professioni “verdi” che risultano essere in continuo aumento aumento. Tra i principali temi che saranno affrontati affrontati nell´edizione
CONVEGNI Anche quest’anno a tracciare le linee guida dell’attività Convegnistica e Seminariale, che sarà svolta durante la Manifestazione, ha provveduto il Comitato scientifico composto dai più autorevoli esponenti del mondo dell’ambiente. è presieduto dal. “Per grandi titoli - ha dichiarato Prof. Luciano Morselli, Presidente del Comitato scientifico - declineremo il tema dell’ambiente come motore della green economy: le innovazioni tecnologiche e le ricerche industriali verso la sostenibilità dei prodotti, processi e sistemi di gestione; i nuovi modelli di sviluppo sociali e la formazione per professioni sempre più intersettoriali. Le recenti criticità ambientali, siano esse a carattere naturale che di natura antropica, si aggiungono a quelle delle crisi climatico-ecologica e finanziaria-economica di interesse ai settori produttivi, sociali ed anche culturali. Le soluzioni passano attraverso una economia sobria e consapevole, con strategie efficaci per uno sviluppo di Sostenibilità e di Ecoefficienza con un disegno ecologico del tutto innovativo dei processi, prodotti e sistemi dedicati al mondo produttivo e dei servizi che prendono origine dal pensiero filosofico della cultura della Responsabilità per trovare applicazione nelle strategie dettate dagli economisti”. In concomitanza con ECOMONDO 2010
La “Fiera dell’offerta cooperativa di energia e servizi per l’ambiente”, svolta in collaborazione con Legacoop presenterà le eccellenze della cooperazione italiana: dalle case ecosostenibili, ai servizi e alla gestione del ciclo dei rifiuti e della raccolta differenziata, alla produzione di energie rinnovabili, ai servizi di mobilità sostenibile, alla gestione delle aree verdi e boschive, alle politiche per il risparmio energetico della grande distribuzione cooperative e per i milioni di soci cooperatori.
Ri3 riproporrà per il 2010, su un’area espositiva di circa 1.000 mq (Padiglione D2), le tecnologie ed i prodotti dedicati alla rigenerazione dei supporti di stampa, rivolgendosi ad un sistema composto da 2.500 imprese impegnate nel trasmettere al mercato un messaggio ecologico, ovvero lo stimolo ad utilizzare cartucce rigenerate e di totale affidabilità. Il contributo competente degli operatori del settore sarà quest’anno veicolato verso i consumatori, siano essi pubblici o privati, attraverso l’adozione di metodi oggettivi di valutazione della qualità ora condivisi e riconoscibili. La novità sarà quindi quella di far incontrare le grandi aziende, utilizzatrici di consumabili di stampa ed anche ogni
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privato Cittadino, sensibile alle tematiche ecologiche, con i Produttori delle cartucce di stampa che oggi hanno un motivo in più per essere apprezzate ed usate, o meglio Riusate. Il mercato del toner è comunque in continuo sviluppo e si stima che nel 2010 saranno operative al mondo ben 130 milioni di stampanti monocromatiche, 30 milioni a colori e 400 milioni ink-jet. In Italia vengono stimate essere 6 milioni le cartucce laser toner consumate e solo 600.000 quelle riciclate, delle quali la metà provenienti dall’estero.
Il quarto “Salone Internazionale dell’Energia e della Mobilità sostenibile” vuole rappresentare la sede in cui tecnici e rappresentanti di enti locali hanno l’opportunità di approfondire, presentare e conoscere l’evoluzione delle tecnologie e normative in tal senso. Il ventaglio delle offerte va dalle rinnovabili agli usi efficienti dell’energia passando per le società grandi e piccole e che si affacciano sempre più numerose sul mercato. Proprio l’efficienza energetica sarà la novità di Keyenergy 2010, dove verranno presentati prodotti e soluzioni in grado di ottenere vantaggi economici interessanti e saranno organizzati convegni e seminari per approfondire le novità normative e sul fronte degli incentivi.
Promosso dall’Assessorato alle Politiche Ambientali ed Energetiche del Comune di Rimini, vuol essere uno strumento di crescita (qualitativa e sostenibile) del territorio, per il territorio, a cura del territorio, coinvolto sin dalla programmazione. Biodiversiamoci è il focus dell’edizione 2010, l’anno dedicato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite alla Biodiversità, l’insieme di tutte le forme viventi, geneticamente dissimili e degli ecosistemi ad esse correlati, base della vita sulla Terra. Dal 29 ottobre al 7 novembre “Biodiversiamoci” terza edizione di Ambiente Festival, torna quindi a “invadere” pacificamente il centro storico di Rimini e a proporre insieme a ECOMONDO un percorso informativo e didattico focalizzato sulle tematiche legate alla biodiversità e alle energie sostenibili, dedicato non solo al mondo della scuola, ma alla città intera, con laboratori, spettacoli teatrali, incontri con esperti, presentazione di libri e riviste, dibattiti, happening, installazioni e mostre.
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SPECIALE ECOMONDO
REGIONI&AMBIENTE A ECOMONDO 2010 Il Programma degli eventi Legenda Area Abruzzo Area Marche
DEL
RICICLO 1) Fondazione UniVerde
con il patrocinio della:
Regione Marche
2) Furia srl
1) Area Break
3) Programma Ambiente Apuane SpA
Area del Riciclo
2) Nuove Ora srl
4) Area Bar Degustazione
Aree Comuni
3) German Plast srl
Sala Convegni
4) Brandoni Solare SpA
5) PolieCo Consorzio Nazionale per il riciclaggio dei rifiuti dei beni a base di polietilene
5) GEL SpA 6) SEA srl 7) Camera di Commercio di Ancona - AEA SpA (Gruppo Loccioni)
1) Regione Abruzzo - ARTA
8) RAO srl
- Parco Nazionale dâ&#x20AC;&#x2122;Abruzzo Lazio e Molise
9) Dom Solution
- Provincia di Teramo - Provincia di Pescara
10) Euro Verniciatura
2) Car.da. Energia srl 11) Tecnoprint srl
3) Deco SpA
12) RAEcycle Adriatica SpA
- Ecologica Sangro SpA
13) Blu Pura srl
4) Teckneco srl - Aciam Spa
14) Free Service srl - Regioni e Ambiente 15) CO.SMA.RI.
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BAR/DEGUSTAZIONE
4 Magazzino comune
1 Area Break
Sala Convegni 2
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Angolo Interviste 3
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Anche per la 14a edizione di ECOMONDO, Free Service srl, Società di Servizi e di Editoria di Falconara M.ma (AN), gestisce ed organizza un’area all’interno dell’evento riminese, dove Istituzioni, Enti ed Imprese mettono in evidenza best practices e prodotti innovativi. Alla luce delle esperienze maturate nelle ultime edizioni della manifestazione, Free Service srl vuole rendere ancor più proficuo tale scambio, apportando modifiche all’allestimento degli spazi in modo da “socializzarli” anche sotto l’aspetto fisico, e facilitando, al contempo, comunicazione e informazione sulle comuni tematiche di salvaguardia dell’ambiente e sviluppo sostenibile. Infatti, non è casuale che proprio prendendo atto anche della condivisione degli spazi, Regione Abruzzo (presente anche con alcune Province) e Regione Marche (ha concesso il patrocinio all’Area ad essa dedicata) abbiano ritenuto di organizzare un Workshop sulle rispettive attività di gestione del ciclo dei rifiuti, che si svolgerà nella Sala Convegni di Regioni&Ambiente, di cui Free Service è editrice, nella convinzione che solo uno scambio proficuo di idee ed esperienze tra le due contigue realtà territoriali, potrà far superare le criticità riscontrate. Oltre all’Area Marche e all’Area Abruzzo, completa lo Stand l’Area del Riciclo con la tradizionale presenza del Consorzio Nazionale per il riciclaggio dei rifiuti dei beni a base di polietilene (PolieCo) che proprio a Free Service srl affida da un decennio la comunicazione istituzionale e l’organizzazione sul territorio nazionale di eventi, promossi dal Consorzio stesso.
PROGRAMMA DEGLI EVENTI SALA CONVEGNI REGIONI&AMBIENTE (PAD.D5 STAND 013) MERCOLEDÌ 3 NOVEMBRE
Videomessaggio di Carlo Petrini Presidente Slow Food International Andrea Fontana Amministratore Delegato Fotowatio Renewable Ventures Italia Robert Niederkofler Amministratore Delegato Ropatec
Pomeriggio Inizio lavori ore 15,30 “Green Economy - New Society” Ecologia è Economia: un mondo migliore è in costruzione (a cura di UniVerde) Presentazione 3° Rapporto sul Solare Apre i lavori: Alfonso Pecoraro Scanio Presidente della Fondazione UniVerde Presentazione del Rapporto: “Gli italiani, l’energia dal sole e la green economy” Antonio Noto Direttore di IPR Marketing Moderatore Elisabetta Guidobaldi Responsabile Ambiente dell’ANSA Angelo Consoli Direttore Ufficio UE di Jeremy Rifkin Paolo Corchia Vice Presidente Nazionale Federalberghi Roberto Danovaro Presidente eletto Società Italiana di Ecologia e Direttore Dip. Scienze del Mare dell’Università Politecnica delle Marche Elena Dell’Agnese - Coordinatrice Corso di Laurea in Turismo, Territorio e Sviluppo Locale dell’Univ. di Milano - Bicocca Gianluca Esposito Direttore Generale per l’incentivazione delle attività imprenditoriali del Ministero dello Sviluppo Economico Giorgio Natalino Guerrini Presidente Nazionale Confartigianato
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Fabio Patti Sales Manager Yingli Green Energy Italia Roberto Sacco Amministratore Unico Ago Energia Ottaviano Sanseverino Partner dello Studio Legale Gianni, Origoni, Grippo & Partners Gianfranco Schiava Amministratore Delegato di Electrolux Stefano Tersigni Amministratore Unico Bross - Redais Si ringrazia: IPR Marketing Con il sostegno di: Ago Energia Electrolux Fotowatio Renewable Ventures Gianni - Origoni - Grippo & Partners Ropatec Yingli Termine dei lavori ore 17,30
GIOVEDÌ 4 NOVEMBRE Mattino Inizio lavori ore 9,30 “In House providing dei servizi pubblici: come salvaguardare le esperienze pubbliche delle Marche. Case History COSMARI” (a cura di COSMARI)
SPECIALE ECOMONDO
Quarto rapporto raccolta differenziata “Porta a porta” Premiazioni Comuni Virtuosi Consegna all’Ambalt degli utili derivati dalla raccolta differenziata degli oli vegetali a cura della Adriatica Oli e COSMARI Intervengono Ing. Fabio Eusebi Presidente COSMARI Avv. Daniele Spinelli Studio Legale Spinelli
Per la Regione Abruzzo Dott. Franco Gerardini Dirigente Servizio Gestione Rifiuti della Regione Abruzzo Dott.ssa Donatella Memmo Comune di Ortona (CH) Dott. Valerio Bisegna Segen SpA Dott. Armando Petrella Segen SpA
Paolo Pacini Assessore all’Agricoltura, Turismo e Pesca della Provincia di Livorno Gennaro Cefola Assessore “Risorse naturali, politiche ambientali, difesa del suolo” della Provincia di Barletta-Andria-Trani Andrea Pugliese Presidente Confcooperative Provincia di Barletta-Andria-Trani Roberto Sacco Amministratore unico Ago Energia
Termine dei lavori ore 13,00 Ing. Giuseppe Giampaoli Direttore COSMARI Termine dei lavori ore 13,00
Alfonso Pecoraro Scanio Presidente Fondazione UniVerde Pomeriggio Ore 17.00
Dibattito
Inizio lavori ore 14,30
VENERDÌ 5 NOVEMBRE Mattino Inizio lavori ore 10,00 Le attività di riciclo dei rifiuti urbani: tra criticità e buone pratiche ambientali. Due Regioni a confronto (a cura di Regione Abruzzo e Regione Marche) Intervengono: per la Regione Marche Dott. Piergiorgio Carrescia Dirigente P.F. Ciclo dei rifiuti” della Regione Marche Dott. Giuseppe Giampaoli Direttore COSMARI, Consorzio Smaltimento Rifiuti della Provincia di Macerata Dott.ssa Laura Filonzi Direttrice CIR 33, Consorzio Intercomunale Rifiuti, Vallesina - Misa
“Energia da Biomasse. Prospettive economiche di sviluppo sostenibile” (a cura di GF International, in collaborazione con Regioni&Ambiente) Ore 14.15 panti
Registrazione dei parteci-
Ore 14.30
Inizio lavori
Moderatore Alberto Piastrellini Giornalista Regioni&Ambiente Ore 14.45
Relazioni:
On. Paolo Russo Presidente Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati Daniele Montecchio Osservatorio Nazionale dei Rifiuti Roberto Jodice Presidente Consorzio Cortea
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Termine dei lavori ore 17.30
ARPA Marche
A SERVIZIO DELL’AMBIENTE PER LA PREVENZIONE DEI RISCHI Intervista al nuovo Direttore Generale, Roberto Oreficini Rosi
di Alberto Piastrellini
Vigilanza, monitoraggio ed ispezione, sono i compiti che la legge assegna alle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente. Supporto tecnico-scientifico agli enti di governo del territorio e punto di riferimento per la cittadinanza che ha diritto alla corretta informazione sui temi ambientali, sono i servizi che le stesse Agenzie apportano alla comunità. Da poco insediato alla Direzione Generale di Arpa Marche, Roberto Oreficini Rosi, vanta una più che decennale esperienza in qualità di Capo del Dipartimento di Protezione Civile della Regione Marche e, come tale, apporta all’ARPA Marche un notevole know-how di conoscenze specifiche nella gestione delle emergenze e dei rischi. Il territorio della regione è da tempo caratterizzato da fenomeni di rischio idrogeologico, annose problematiche per quanto riguarda la salute dei corsi d’acqua, irrisolte questioni relative alla concentrazione di particolato atmosferico nell’aria, senza contare la bonifica di due Siti di importanza nazionale che si protrae da tempo. Abbiamo voluto rivolgere alcune domande al nuovo D. G. ARPAM per conoscerlo meglio ed apprezzare il suo modus operandi.
Direttore, cosa si aspetta da questa nuova esperienza alla guida di ARPA Marche? Spero di poter contribuire ad un ulteriore sviluppo degli apprezzati servizi che l’Agenzia rende alle istituzioni ed alla popolazione delle Marche. Credo anche che uno dei compiti che mi è stato assegnato sia quello di favorire l’integrazione tra l’Agenzia e le altre Strutture in cui si articola la Regione Marche, allo scopo di migliorare le attività di previsione e prevenzione per tentare di mitigare i rischi e quindi: ridurne le situazioni emergenziali. Qual è lo stato di salute ambientale, in generale, delle Marche? La nostra Regione è conosciuta ed apprezzata per la elevata qualità ambientale e per la salubrità della vita. Dobbiamo preservare questi valori e, se possibile, essere anche anticipatori di una nuova politica ambientale basata sulla corretta gestione del territorio, delle risorse e dell’energia.
Entrando nello specifico, quali sono le principali problematiche legate ai filoni di interesse: aria, acqua, stato dei suoli e bonifiche dei siti inquinati? Credo che le riforme normative intervenute in quest’ultimo periodo ci impongono di ridurre la presenza delle polveri sottili, di attenuare gli sprechi dell’acqua potabile, di bonificare i luoghi che nel corso degli ultimi decenni si sono “imbottiti” di sostanze non compatibili. In che maniera ARPAM intende rafforzare il proprio ruolo di braccio tecnico della Regione a tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente? Lavorando sempre più sulla conoscenza delle notizie che possono essere utili per programmare le azioni istituzionali a tutela della salute della persona e della integrità dell’ambiente. Negli ultimi anni si assiste ad un crescente aumento di fenomeni metereologici estremi con conseguenze disastrose per cittadini, patrimonio edilizio, imprese ed ambiente. Nel suo doppio ruolo di Direttore Generale ARPA Marche e Dirigente della Protezione Civile Regionale, come intenderà operare per prevenire rischi di questo tipo e garantire, al contempo, adeguati servizi di assistenza in caso di calamità naturali? È una domanda che comporta qualche precisazione, perché la corretta gestione del territorio per evitare disastri nelle situazioni di condizioni meteorologiche avverse non è attribuito alla protezione civile, ma agli enti locali, alle società che erogano i servizi pubblici, che assicurano la transitabilità delle strade ecc. La Protezione Civile assicura invece la elaborazione di modelli previsionali ed interviene nelle situazioni di allarme ed emergenza. Il mio sogno è quello perciò di riscontrare un maggior impegno da parte dei soggetti incaricati della prevenzione, con conseguente drastica riduzione del lavoro del sistema di protezione civile per le emergenze. Speriamo che ciò accada in fretta!
ARPA Marche Via Caduti del Lavoro, 40 int. 5 - 60131 Ancona Tel. 071 2132720 - fax 071 2132740 arpa.direzionegenerale@ambiente.marche.it - www.arpa.marche.it
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SPECIALE ECOMONDO
Camera di Commercio di Ancona
SOSTENIBILITÀ PER LA RIPRESA ECONOMICA a cura dell’Ufficio Comunicazione della Camera di Commercio di Ancona
La Camera di Commercio di Ancona parteciperà per il quarto anno consecutivo alla Fiera ECOMONDO che si terrà a Rimini dal 3 al 6 novembre. La partecipazione al più importante evento fieristico internazionale in tema di Recupero di Materia ed Energia e dello Sviluppo Sostenibile, sottolinea l’attenzione e l’impegno dedicati dall’Ente camerale di Ancona alla diffusione della cultura ambientale sul territorio provinciale che hanno portato a risultati e applicazioni molto concrete. Nel 2001 infatti presso la Camera di Commercio di Ancona è stata istituita la prima Scuola EMAS europea per la creazione di figure professionali riconosciute in grado di assistere le organizzazioni nella implementazione dei Sistemi di Gestione Ambientali e nel 2005 l’Ente ha costituito uno Sportello CSR dedicato alla realizzazione di iniziative di sensibilizzazione e dif-
diventi un processo regolato, che si rinnovi continuamente attraverso una pluralità di momenti di confronto e si migliori nel tempo. In linea con tale convinzione si è proceduto tre anni fa alla pubblicazione di un documento di Bilancio Sociale, periodicamente aggiornato, per dare conto - in maniera snella (anche attraverso il ricorso ad indicatori chiave) - dei principali risultati ottenuti nei vari ambiti di competenza e degli effetti prodotti a favore degli stakeholder di riferimento. Un’altra pietra miliare è stata posta, inoltre, con il conseguimento, nel 2008, della Registrazione EMAS e la pubblicazione della Dichiarazione Ambientale: l’implementazione di un sistema di gestione ambientale e l’informazione trasparente e credibile (poiché convalidata da un soggetto terzo) sulle prestazioni ambientali dell’ente, rappresentano ulteriori passi in avanti nella
nea con le azioni sin qui intraprese e le scelte di struttura organizzativa adottate. Si è operato, pertanto, per arrivare alla costruzione di una metodologia (il Sistema di Bilancio/Bilancio di Sostenibilità), che rappresenta una sintesi strategica delle iniziative realizzate e un perno fondamentale dei sistemi di controllo di gestione e di comunicazione integrata dell’Ente. Il documento riporta, quindi, in un’unica sede, le informazioni relative all’aggiornamento del Bilancio Sociale all’anno 2009 e, per la prima volta, tutte le azioni della gestione ambientale dell’ente proprie della Dichiarazione Ambientale. La realizzazione del Bilancio di Sostenibilità, apre e connota il mandato della nuova Giunta camerale che si è data, tra i primi obbiettivi strategici del proprio programma pluriennale,
fusione della responsabilità sociale e delle buone pratiche locali. Uno degli incentivi più importanti offerti dalla Camera di Commercio di Ancona a favore della diffusione di buone pratiche ambientali e sociali è la concessione di contributi alle PMI che decidono di adottare un Sistema di Gestione Ambientale (ISO 14001 e EMAS) e/o Sociale (SA8000). Affinché il dialogo non resti una mera dichiarazione d’intenti o, come talvolta succede, un’occasione esclusivamente formale, è necessario che lo stesso
relazione con gli interlocutori. Anche il 2010 è stato l’anno di traguardi importanti: il rinnovo triennale della registrazione EMAS (con un’ampia rivisitazione degli obiettivi ambientali) e la realizzazione del Bilancio di Sostenibilità, documento unico di rendicontazione di tutte le perfomance dell’ente. Con questo ulteriore sforzo d’integrazione, la Camera ha puntato, nelle politiche di controllo strategico e di comunicazione, all’implementazione di soluzioni ancor più avanzate, in li-
quello di rendere lo sviluppo sostenibile e la “green economy” un modello di competitività e crescita del sistema economico locale; questo nella convinzione che alle politiche attive per la promozione dello Sviluppo Sostenibile debba corrispondere un sempre più forte adeguamento delle politiche gestionali dell’organizzazione camerale, nonché delle attività istituzionali di comunicazione e di rendicontazione delle perfomance secondo la logica del “buon esempio”. Da questo punto di vista, l’ente si pone
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già oggi in una posizione d’avanguardia rispetto al panorama non solo delle istituzioni pubbliche (e, più nello specifico, del sistema camerale) ma anche delle realtà private dove non si è sperimentato fino ad ora un’analoga sintesi delle rendicontazioni. Il tutto, peraltro, in un’ottica di effettiva e crescente integrazione con i sistemi di controllo interno.
anni ha, dunque, consentito alla Camera di rendere la responsabilità sociale e le politiche di sostenibilità strumenti concreti di sviluppo territoriale e di supporto alla promozione dell’economia e della comunità locale, secondo un approccio innovativo che è oggetto di crescenti attenzioni anche a livello nazionale, nell’ambito del panorama degli enti camerali.
L’operazione va di pari passo con alcune altri importanti linee d’azione perseguite dall’ente camerale che, da diverso tempo, è impegnato - anche mediante la creazione di un unico ambito organizzativo (“Servizi per lo
Far conoscere i casi di successo del territorio e ricorrere agli imprenditori come testimonial diretti è la strategia seguita dall’ente per stimolare comportamenti eticamente ed ambientalmente innovativi che possono diventare anche
con Unioncamere e Fondazione Symbola nell’ambito del progetto road show GreenItaly, giovedi 4 Novembre, alle 15.00, presso l’Area Sinnova Hall Sud della Fiera di Rimini. Nel corso dell’incontro si parlerà di eccellenze imprenditoriali, partnership innovative, governance pubblica e si rifletterà sulla costruzione modello marchigiano di sviluppo sostenibile e collaborativo con Domenico Mauriello - Unioncamere, Fabio Renzi - Fondazione per le Qualità Italiane Symbola, Antonio Tencati - Centro di Ricerche Sostenibilità e Valore "CReSv” - Università Bocconi e Rodolfo Giampieri - Camera di Commercio
Sviluppo Sostenibile”, che vede collaborare in maniera trasversale personale dei Servizi Promozionali, del Marketing Territoriale, della Regolazione del Mercato ed i tecnici della Scuola EMAS) - in un’ampia diffusione sul territorio dei concetti di responsabilità sociale e sostenibilità. Il lavoro condotto in questi
fattori di competitività nei mercati internazionali. Con questa convinzione la Camera di Commercio di Ancona partecipa anche quest’anno ad ECOMONDO, dando ulteriore visibilità alle aziende ospiti coinvolgendole in un evento dedicato: si tratta del talk show, organizzato in collaborazione
di Ancona. Nel corso del Talk Show, coordinato dal giornalista Luca Pagliari, verrà presentata una video-inchiesta sulla Green Economy realizzata dalla Camera di Commercio di Ancona con interviste a protagonisti dell’economia locale e nazionale.
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SPECIALE ECOMONDO
Le imprese a ECOMONDO con la Camera di Commercio di Ancona BLUPURA srl Progetta ed assembla refrigeratori d’acqua con un refrigeratore a basso impatto ambientale. Castelfidardo (AN) www.blupura.com BRANDONI SOLARE spa Azienda produttrice di moduli fotovoltaici in silicio policristallino, certificata ISO14001 e in via di registrazione EMAS Castelfidardo (AN) www.brandonisolare.com DOMSOLUTION Azienda specializzata nell’automazione domestica orientata al comfort, alla sicurezza, alla praticità e risparmio energetico: la casa diventa intelligente. Falconara Marittima (AN) www.domsolution.it EURO VERNICIATURA Azienda di verniciatura del legno con tinte e finiture ad acqua , certificata FSC, PFC e ISO14001 RIPE (AN) Fraz. Ponte Lucerta www.euro2l.it GEL spa Si occupa del trattamento dell’acqua a 360° realizzando impianti destinati alla potabilizzazione di acque dolci, alla dissalazione di acque salmastre e marine, alla produzione di acqua medicale e impianti per il trattamento del percolato da discarica. Castelfidardo (AN) www.gel.it GERMAN PLAST L’azienda opera nel settore dello stampaggio e dell’estrusione delle materie plastiche, produzione di articoli eco-compatibili. Camerano (AN) www.germanplast.it NUOVE OFFICINE RIBALTABILI AUTOCARRI Azienda che opera nella costruzione di impianti ribaltabili per autocarri e vendita gru di sollevamento e negli ultimi anni specializzata nel settore trasporto rifiuti e lancio di un nuovo prodotto IGENIO con marchio e brevetto depositati a livello mondiale Montemarciano (AN) www.igenio.it - www.nuoveora.it R.A.O. srl Azienda dedita alla costruzione di veicoli con prodotti zincati, in acciaio inox e con materiali non inquinanti e completamente riciclabili Montemarciano (AN) www.rao.it RAECYCLE ADRIATICA spa Sistema colletivo per la gestione di apparecchiature elettriche ed elettroniche dismesse (RAEE), pile e accumulatori Agugliano (AN) www.raecycle.it SEA SERVIZI ECOLOGICI AMBIENTALI srl Opera nel settore dello smaltimento dei rifiuti industriali pericolosi e non, sia solidi che liquidi; si occupa della raccolta e trasporto, deposito, trattamento chimico fisico, biologico, analisi di laboratorio. È certificata ISO14001. Camerata Picena (AN) www.seaambiente.it TECNOPRINT srl Azienda tipografica di produzione di stampati su materiali cartaceo. Certificata FSC e ISO14001, l’azienda ha realizzato un impianto fotovoltaico per la produzione di energia di 200Kw. Ancona www.tecnoprint.it GRUPPO LOCCIONI Il Gruppo sviluppa sistemi automatici di misura e controllo, finalizzati al miglioramento della qualità di prodotti e processi, con la massima attenzione e competenza per la sostenibilità e il risparmio energetico dei building nei quali vengono sviluppati. Nello specifico presentano il progetto “Leaf Meter”: il misuratore di sostenibilità. Angeli di Rosora (AN) www.loccioni.com
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COSMARI
GREEN PHILOSOPHY COSMARI vuole contribuire in maniera innovativa ed efficace allo sviluppo delle priorità dettate dal “sistema globale di amministrazione del territorio”, con particolare riferimento nel campo del controllo eco-compatibile del sistema integrato di gestione dei rifiuti, privilegiando differenziazione spinta mediante il “porta a porta”, riduzione, riuso e riciclo dei rifiuti. Il progetto COSMARI persegue anche alcuni obiettivi specifici come la realizzazione di un ciclo integrato e sostenibile per la gestione dei rifiuti nei Comuni soci, anche mediante una impiantistica di qualità e tecnologicamente avanzata e la diffusione di buone prassi nel campo della gestione dei rifiuti con speciale attenzione a differenziazione e quindi a riduzione, riuso e riciclo. Servizi di qualità per rispondere alle esigenze dei cittadini e degli utenti.
Il Gruppo COSMARI COSMARI (Consorzio Obbligatorio ATO n. 3 Provincia di Macerata), è il primo consorzio costituito nella Regione Marche nel quadro della programmazione regionale e provinciale di attuazione del decreto Ronchi. Il COSMARI nel rispetto dell’attuazione della riforma dei servizi pubblici locali ed in conformità alla normativa regionale del settore, esplica sia la funzione di programmazione propria dell’Ambito Territoriale Ottimale - comprende 57 comuni, l’intera provincia di Macerata, per una popolazione di circa 320.000 abitanti - sia quella di gestione per i servizi affidati dai Comuni in privativa (recupero smaltimento RSU) o in forma volontaria (raccolte RSU e differenziate). Le attività del Consorzio sono oggi distinte secondo le seguenti direttrici: • servizi di raccolta differenziata e indifferenziata dei RSU, sia tradizionale con i cassonetti stradali che domiciliare “porta a porta”; • gestione dell’impianto smaltimento e recupero RSU; • gestione dell’impianto di compostaggio; • gestione dell’impianto di selezione; gestione delle discariche di appoggio. Ogni giorno negli impianti consortili vengono trattate 250 tonnellate di rifiuti e vengono erogati servizi mediante l’utilizzo di 150 automezzi, con 250 dipendenti tra impiegati, autisti mezzi complessi, operai ed addetti alle varie linee, compresi quelli della società controllata Sintegra. Il bilancio del 2010 ammonta ad oltre 30 milioni di Euro. Attualmente si occupa della raccolta differenziata e dei servizi per oltre 260 mila cittadini maceratesi sui circa 320 mila totali e del recupero e smaltimento dei rifiuti per l’intero ambito provinciale. Oltre 240 mila abitanti sono coinvolti nella raccolta differenziata domiciliare “porta a porta”. La raccolta differenziata è in costante crescita, attestata su valori vicini, su base provinciale, al 65%, con la maggior parte dei Comuni che sono oltre il 70%, con punte di eccellenza che, in alcuni mesi, superano l’80%. In virtù di questi risultati la provincia di Macerata è al 1° posto nella raccolta differenziata nelle Marche. Inoltre, grazie al grado di eccellenza dei servizi, congiuntamente al trend positivo di crescita degli impianti, sempre più tecnologicamente avanzati ed al costante aumento del riuso e del riciclo dei rifiuti, il Gruppo COSMARI dimostra, in modo pratico, che una adeguata sensibilizzazione sul “sistema ambiente” ed una visione complessiva dei problemi, consente la diffusione di quelle “buone pratiche” che, se adottate da tutti i cittadini, permettono una corretta gestione dei rifiuti, favorendo un giusto riutilizzo, un equo impiego dei consumi e quindi uno sviluppo sostenibile, rispettoso dell’individuo e della natura. Il COSMARI ed i cittadini maceratesi hanno un unico obiettivo: migliorare e preservare l’ambiente.
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SPECIALE ECOMONDO
I Comuni Virtuosi del “porta a porta” Oramai da diversi anni, il COSMARI ha attivato il servizio di raccolta domiciliare “porta a porta”. Il servizio prevede che i cittadini mettano fuori della propria abitazione: i sacchetti blu con il multimateriale leggero (plastica, alluminio e barattolame metallico); il sacchetto di carta (carta, cartone e imballaggi per bevande); il sacchetto giallo (rifiuti indifferenziati e non riciclabili). Il format prevede anche la differenziazione dell’umido mediante: - sacchetti in mater-bi dedicati, da conferire, liberamente, nel contenitore stradale di colore marrone; - del vetro da conferire sempre liberamente nel contenitore stradale di colore verde; - per i pannolini, pannoloni e presidi medici non pericolosi (come siringhe, sacche per urine, ecc.) da gettare nei contenitori stradali di colore giallo. Il servizio viene effettuato domiciliarmente anche nelle zone rurali e prevede particolare attenzione per le attività economiche. Molto curata è la comunicazione con materiale informativo, incontri e banchetti pubblici, lezioni frontali presso le scuole, campagne comunicative. A disposizione degli utenti c’è anche un numero verde gratuito. Questi i Comuni Ricicloni: (dati riferiti al mese di settembre 2010): Montelupone (79,28%), Appignano (77,47%), Montecosaro (77,15%), Castelraimondo (77,52%), Recanati (77,71%), Urbisaglia (74,18%), Treia (73,60%), Ripe San Ginesio (73,72%), Potenza Picena (71,98%), Corridonia (73,03%), Tolentino (70,13%), San Ginesio (71,94%), Loro Piceno (67,36%), San Severino Marche (74,52%), Civitanova Marche (66,39%), Camerino (67,67%), Montefano (75,54%), Monte San Giusto (74,78%), Belforte del Chienti (77,29%), Caldarola (75,29%), Serrapetrona (77,35%), Colmurano (72,50%), Camporotondo sul Fiastrone (73,75%), Porto Recanati (59,86%), Morrovalle (75,55%), Mogliano (72,12%), Petriolo (79,78%). Sono in fase di attivazione i Comuni di Pievebovigliana, Fiordimonte, Sarnano, Matelica, Gagliole, Esanatoglia e Apiro.
Il COSMARI a ECOMONDO Nell’ambito di ECOMONDO 2010, il COSMAR come nelle precedenti edizioni, vuole favorire un momento di incontro e di studio insieme a tutti i Sindaci, Assessori e Responsabili del settore Ambiente sia dei Comuni maceratesi che di quelli marchigiani in generale. Giovedì 4 Novembre, alle ore 10.00, nella Sala Convegni “Regioni & Ambiente”, presso l’Area Marche si terrà un incontro avente per argomento: “In House providing dei servizi pubblici: come salvaguardare le esperienze pubbliche delle Marche”. Case History COSMARI. Seguiranno l’illustrazione del quarto rapporto raccolta differenziata “porta a porta”, le premiazioni Comuni Virtuosi maceratesi e la consegna all’Ambalt degli utili derivati dalla raccolta differenziata degli oli vegetali a cura di Adriatica Oli e COSMARI. Interverranno: Ing. Fabio Eusebi Presidente COSMARI, Avv. Daniele Spinelli, Ing. Giuseppe Giampaoli Direttore COSMARI. Sono invitati a partecipare: Fabrizio Cesetti, Presidente Provincia di Fermo e PierGiorgio Carrescia, Dirigente PF Ciclio dei Rifiuti -Regione Marche. Inoltre il COSMARI sarà presente con un proprio stand, dal 3 al 6 novembre all’interno dell’Area Marche.
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ANCI, Ancitel Energia e ambiente e il Centro di Coordinamento RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) con il patrocinio della Provincia di Macerata e in collaborazione con il COSMARI hanno promosso un Seminario informativo e formativo avente per argomento “La gestione dei Raee e il ritiro “uno contro uno” nella Regione Marche”. In pratica, a partire dallo scorso giugno, il cittadino che acquista qualsiasi apparecchiatura elettrica ed elettronica per uso domestico può chiedere al negoziante di ritirare gratis il vecchio apparecchio equivalente, ad esempio se compro un frigo il negoziante dovrà ritirare senza spese il frigo vecchio, o presso il punto vendita o presso il domicilio del cliente. L’incontro si è tenuto a Tolentino, nella sala riunioni del COSMARI, giovedì 21 ottobre ed ha registrato la partecipazione di tecnici ed esperti del settore provenienti da tutte le Marche. Da segnalare, tra gli altri, anche la partecipazione di Marcello Emiliani Assessore all’Ambiente della Provincia di Ancona e di Renzo Vallesi Assessore all’Ambiente della Provincia di Fermo. Ad aprire i lavori il Sindaco di Tolentino, Luciano Ruffini che ha anche portato il saluto dell’ANCI Marche e il Presidente COSMARI, Fabio Eusebi. Di seguito sono intervenuti Davide Donadio di Ancitel Energia e Ambiente, che ha illustrato la revisione dell’Accordo di Programma ANCI-CdC RAEE e le nuove condizioni generali di ritiro, spiegando cosa cambia per i sottoscrittori a livello tecnico operativo ed economico, e Luca Lorusso del Centro di Coordinamento RAEE che ha parlato del protocollo d’intesa ANCI – Distribuzione – CdC RAEE con particolare riferimento alle attività operative per i centri di raccolta e per la distribuzione. Nella seconda parte del Seminario sono intervenuti Luca Addei, funzionario della Provincia di Macerata e Giuseppe Giampaoli Direttore COSMARI. Molti i quesiti e le richieste di chiarimenti che sono stati portati all’attenzione degli esperti intervenuti da parte dei tanti partecipanti all’evento e che erano inerenti sia agli aspetti tecnici che alla normativa. COSMARI è stato ben felice di ospitare un così importante seminario – hanno sottolineato il Presidente ed il Direttore del COSMARI Eusebi e Giampaoli - che ha trattato temi particolarmente attuali e che riguardano una specifica categoria di rifiuti quali quelli derivati da apparecchiature elettriche ed elettroniche, i quali aumentano sempre di più e contemporaneamente devono essere smaltiti con attenzione e nel pieno rispetto delle norme. Per questo il COSMARI, già da tempo, si è attivato per essere un centro di raccolta di bacino intercomunale, fungendo da punto di riferimento per l’intero ambito territoriale, gestendo direttamente sei centri di raccolta e coordinando il resto nell’ambito del piano che la Provincia ha stilato nel rispetto della regolamentazione del settore. Luca Lo russo, Centro di Coordinamento RAEE ha ricordato che in soli due anni, il Centro ha più che raddoppiato i quantitativi raccolti ed entro la fine di questo 2010 è previsto di centrare l’obiettivo previsto dalla normativa fino ad arrivare in Italia ad una raccolta media pro capite di oltre 4 kg ad abitante. Molti sono i passi avanti da fare, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo del sistema di raccolta con la distribuzione, attualmente in fase di implementazione, con qualche difficoltà dovuta ad una mancata attuazione della normativa ed a carenze infrastrutturali, soprattutto nel sud Italia. Davide Donadio, Ancitel Energia e Ambiente, membro del tavolo tecnico di monitoraggio ANCI-CdC RAEE, ha salutato con favore l’iniziativa della Provincia di Macerata e del COSMARI di definire un documento di pianificazione ed orientamento a livello provinciale sui RAEE, in quanto esso potrà costituire la base per realizzare in modo più efficace il sistema di ritiro “uno contro uno” da parte della distribuzione. La cooperazione tra tutti gli attori coinvolti nella filiera è un presupposto indispensabile per intercettare sempre maggiori quantità di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche.
I Comuni Ricicloni delle Marche sono maceratesi. Consorzio Riciclone: COSMARI “Ancora tanti riconoscimenti e premi. È questa la migliore testimonianza della grande attenzione che i cittadini dei nostri Comuni hanno, ogni giorno, nel differenziare i rifiuti e nell’applicare tutte quelle buone pratiche che ci consentono di avere risultati importanti, come confermato in questa edizione 2010 dei Comuni Ricicloni delle Marche. Infatti ai nostri servizi ed impianti di qualità, alla professionalità dei nostri operatori ed alle piene identità di vedute sulle strategie di gestione del ciclo integrato dei rifiuti con le Amministrazione comunali, il valore aggiunto è rappresentato dalla grande partecipazione attiva dei nostri cittadini – utenti”. Queste parole di soddisfazione sono state espresse dal Direttore del COSMARI, Giuseppe Giampaoli al termine della cerimonia di premiazione dell’edizione 2010 del Premio Comuni Ricicloni per la regione Marche, promosso da Legambiente Marche, Arpam e Regione Marche. Il COSMARI ha ricevuto il premio quale “Consorzio Riciclone 2010” per la percentuale media di raccolta differenziata ottenuta nel corso dei primi mesi di questo anno. Inoltre, al COSMARI è stato assegnato un riconoscimento speciale per la “Gestione RAEE” che prevede un piano d’ambito consortile per la raccolta e gestione degli rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche di provenienza domestica. Durante la manifestazione sono stati anche premiati i Comuni marchigiani che nel 2009 hanno superato il 50% di raccolta differenziata. Dei 27 Comuni classificati, ai primi posti ben 14 sono maceratesi: Appignano con il 78,7%, Montelupone 77,7%, Montecosaro 75,9%, Urbisaglia 72,5%, Corridonia 71,5%, Tolentino 71,4%, Ripe San Ginesio 70,4%, Potenza Picena 70,1%, Loro Piceno 69,3%, San Severino Marche 67%, Civitanova Marche 66,4%, San Ginesio 65,9%, Camerino 61,9%, Recanati 59,7%. Sono state conferite anche le Menzioni “Start up” ai Comuni che recentemente hanno attivato il servizio di raccolta differenziata “porta a porta”.
Consorzio Obbligatorio Smaltimento Rifiuti Sede legale e operativa Loc. Piane di Chienti - 62029 Tolentino (MC) Tel. 0733 203504 - fax 0733 204014 cosmari@cosmari.sinp.net - www.cosmari.sinp.net
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SPECIALE ECOMONDO
SO.GE.NU.S. spa: INTERAMENTE PUBBLICA E MARCHIGIANA Ci occupiamo di gestione rifiuti dal 1989 e lavoriamo da sempre nel rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini. Il nostro lavoro ha fatto della discarica di Maiolati Spontini un fiore all’occhiello nel panorama nazionale, un esempio di eco sostenibilità registrato EMAS. In un settore delicato e importante come la gestione dei rifiuti, SOGENUS si è sempre distinta per la sua trasparenza e la massima apertura agli organi di controllo, alle Autorità e ai cittadini. Il nostro è il miracolo quotidiano dell’operosità e dell’onestà di un’organizzazione che crede profondamente nel proprio lavoro e sente con coscienza la responsabilità nei confronti del proprio territorio. SOGENUS è una società interamente pubblica che ama e custodisce la sua identità marchigiana perché appartiene ai marchigiani e non teme la concorrenza esterna alla realtà regionale che non ha legami col territorio e cerca soltanto il profitto. La garanzia delle certificazioni Abbiamo scelto di far riconoscere la qualità e la sicurezza del nostro lavoro dagli Organismi di certificazione: un percorso volontario che va ben oltre il semplice rispetto della normativa vigente. • Dal 2000 SOGENUS è certificata ISO 9001: con questa certificazione SOGENUS garantisce la qualità dei propri servizi di raccolta, trasporto, stoccaggio, smaltimento e riciclaggio rifiuti. • Dal 2002 SOGENUS è certificata ISO 14001: questa certificazione garantisce che SOGENUS ha un sistema di gestione adeguato a tenere sotto controllo gli impatti ambientali delle proprie attività e ne ricerca sistematicamente il miglioramento in modo coerente, efficace e soprattutto sostenibile. • Dal 2004 la discarica di Maiolati Spontini è registrata EMAS: la registrazione europea EMAS della discarica di via Cornacchia garantisce l’impegno di SOGENUS nella gestione eco-sostenibile dell’impianto e nella massima trasparenza e comunicazione nei riguardi dei cittadini,
delle autorità e degli organi di controllo. • Dal 2005 SOGENUS è certificata OHSAS 18001: la certificazione OHSAS garantisce l’applicazione volontaria da parte di SOGENUS di un sistema che permette di garantire adeguato controllo della Sicurezza e della Salute dei lavoratori, oltre al rispetto delle norme vigenti. • Dal 2007 SOGENUS è certificata SA 8000: la certificazione SA 8000 garantisce l’adesione di SOGENUS a particolari aspetti della responsabilità sociale d’impresa, ovvero: - il rispetto dei diritti umani; - il rispetto dei diritti dei lavoratori; - la tutela contro lo sfruttamento dei minori; - le garanzie di sicurezza e salubrità sul posto di lavoro. A marzo 2007 e successivamente nel 2009 l’intero Sistema di Qualità integrato è stato nuovamente convalidato, ottenendo la Certificazione BEST4. La sicurezza I nostri impianti sono costantemente sorvegliati da un apparato di videosorveglianza che effettua registrazioni notturne dalla chiusura alla riapertura. L’impianto di videosorveglianza insieme con tutti gli altri sistemi anti-intrusione e di allarme sono collegati 24 ore su 24 con i competenti Uffici della Provincia di Ancona, del Comune di Maiolati Spontini e con la centrale operativa dell’Istituto di vigilanza privato che sorveglia l’impianto negli orari di chiusura e nelle festività. I nostri servizi Raccolta e trasporto in discarica di rifiuti urbani indifferenziati e speciali non pericolosi: gestiamo il servizio di raccolta e trasporto di rifiuti solidi urbani per i 12 Comuni soci del CIS srl. Lo stoccaggio e lo smaltimento per interramento avvengono nel rigoroso rispetto delle procedure e dei controlli necessari a garantire la sicurezza e la qualità del servizio. Per i rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi derivanti da attività produttive, prima dell’accettazione,
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facciamo accurate analisi di compatibilità del rifiuto con il nostro impianto di smaltimento: in caso di esito negativo respingiamo il carico. Raccolta di rifiuti urbani differenziati da avviare a recupero presso impianti specializzati: raccogliamo separatamente plastica, carta e cartone, vetro e alluminio, organico, batterie e pile, medicinali scaduti, rifiuti ingombranti e potature. Recupero e riciclaggio: all’interno della discarica di Maiolati Spontini gestiamo l’impianto di compostaggio per il recupero dei materiali organici provenienti da potature e scarti agroalimentari. Produciamo compost di qualità (ammendante compostato verde e ammendante compostato misto), un concime naturale dalle elevate proprietà nutritive per il terreno, consigliato per l’impiego in vivaistica e in agricoltura biologica. Recuperiamo il biogas proveniente dai rifiuti e ne ricaviamo energia elettrica: il nostro impianto per la captazione e produzione di energia elettrica da Biogas produce energia elettrica equivalente al consumo medio di circa 2.000 famiglie. Il recupero ambientale La nostra gestione scrupolosa e responsabile della discarica di Maiolati Spontini e l’attenzione all’impatto ambientale del-
le nostre attività (come la piantumazione delle aree esaurite e il rivestimento delle vasche con guaine di colore verde, in accordo cromatico con il paesaggio), consentiranno il completo recupero dell’area nel contesto ambientale circostante.
Sede legale ed operativa: via Cornacchia, 12 60030 Moie di Maiolati Spontini (Ancona) Tel. 0731 703418 - Fax 0731 703419 Sede amministrativa: via Petrarca, 5-7-9 60030 Moie di Maiolati Spontini (Ancona) Tel. 0731 705088 - Fax 0731 705111 info@sogenus.com - www.sogenus.com
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SPECIALE ECOMONDO
RAEcycle Adriatica Spa
IL PUNTO DI RIFERIMENTO PER IL TRATTAMENTO RAAE NEL CENTRO ITALIA di Alberto Piastrellini
Nuovissima realtà, nel comparto industriale del riciclo marchigiano, RAEcycle Adriatica Spa, sorge presso Agugliano (AN) su un’area di oltre 20.000 m2 di cui 3.000 al coperto. L’impianto, che è autorizzato allo stoccaggio e al trattamento di tutte le 5 tipologie di Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, nonché allo stoccaggio di pile, batterie ed accumulatori esausti, dispone delle più avanzate ed efficienti tecnologie per il recupero ed il riciclo e si candida ad essere, a breve, ad “impatto zero” (è prevista entro il 2011 l’installazione di un apposito impianto fotovoltaico da 350 kW che dovrebbe coprire 1/3 del fabbisogno energetico dell’impianto). RAEcycle Adriatica SpA offre anche un servizio di trasporto RAEE avvalendosi di una Società di trasporto con sedi a Bologna, Cattolica e Agugliano, che effettua il ritiro dei RAEE domestici dai Centri di Raccolta comunali e dalla Grande Distribuzione, conferendoli poi all’impianto di Agugliano. Per saperne di più, abbiamo intervistato Simone Brunetti, Direttore Generale di RAEcycle Adriatica Spa. Sig. Brunetti, cos’è RAEcycle Adriatica Spa? Siamo un centro di trattamento di apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso o dismesse appartenente al sistema collettivo nazionale RAEcycle S.C.p.A. Il nostro impianto è il primo per attrezzature e tecnologie utilizzate, non solo nelle Marche, ma in tutto il Centro Italia. Il Centro è autorizzato a trattare tutti i tipi di raggruppamenti, dal frigorifero alla lampadina. Da quando è operativa questa realtà? Veramente da poco tempo, più precisamente da aprile 2010. Nel giro di pochi mesi saremo operativi su tutti i 5 raggruppamenti. Precedentemente esisteva una diversa configurazione societaria che, in seguito, ha ceduto, per vultura, le autorizzazioni per i trattamenti al nuovo assetto.
volta, delle necessarie protezioni.
A quali problematiche deve rispondere un centro di trattamento come questo di Agugliano (AN)? Al momento della ricezione del materiale, siccome non conosciamo l’ambito di produzione, dopo le fasi di pesatura, occorre procedere con un’indagine analitica per determinare la presenza o meno di sostanze e componenti ambientalmente critici, quali: condensatori o relé a mercurio. Questo tipo di operazione, se è relativamente facile allorquando ci si confronta con un “grande bianco”, diventa sostanzialmente più difficoltosa in presenza di piccoli elettrodomestici. Per quest’ultima tipologia di rifiuti la tecnologia impiantistica ci viene in aiuto consentendo di separare e vagliare automaticamente tutte le frazioni merceologiche (schede elettroniche, rame, ferro, plastiche, schermi lcd, ecc.). Quindi il processo di separazione avviene nella totale garanzia della sicurezza dei lavoratori impiegati? Certo, l’unica separazione manuale è quella delle pile e batterie per le quali abbiamo una autorizzazione a parte, rientrando nella grande famiglia del Centro di Coordinamento Pile e Accumulatori in Italia. Queste, dopo la separazione, vengono spedite in un apposito centro di trattamento in Francia. Ad ogni modo, tutti i lavoratori, a seconda della tipologia di materiale che stanno trattando, sono dotati, di volta in
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Quanto, delle sostanze che riuscite a recuperare, è avviato a riciclo e quali sono i quantitativi recuperati? Mediamente riusciamo a recuperare circa il 90% di quello che trattiamo: ferro, acciaio, rame, gomma, plastica, schermi lcd, cemento… insomma, riusciamo a recuperare oltre la soglia prevista dalla normativa europea che indica il 75% in peso del totale. Tuttavia, la soglia del 90% raggiunto scende leggermente quando si trattano i frigoriferi in quanto occorre tener conto della massa rappresentata dal poliuretano. Dal punto di vista dei quantitativi, abbiamo una capacità di trattamento di 50.000 tonnellate/anno e considerato che in Italia ne vengono ritirate annualmente circa 380.000 tonnellate che corrispondono a circa 14 Kg/ab., posso affermare che il nostro impianto si posiziona fra i maggiori operanti sul territorio nazionale. Qual è il vostro bacino di utenza? Per tutti gli impianti esistenti il raggio di convenienza è pari a circa 200 Km. Tuttavia RAEcycle Adriatica Spa tratta RAEE provenienti prevalentemente da Centri di raccolta di: Marche, Abruzzo, Toscana, Puglia, Emilia-Romagna, consideri che lungo la costa adriatica è l’unico impianto autorizzato al trattamento delle lampade, per cui qui pervengono tali materiali sin dalle province di Roma e di Lecce. Anche per quanto riguarda i piccoli elettrodomestici trattiamo materiali che arrivano da fuori regione.
RAEcycle Adriatica spa Contrada Molino, 9 60020 Agugliano Ancona Tel. 071 9207840 - fax 071 9203405 www.raecycle.it
RAO srl
INNOVAZIONE, RICERCA E QUALITÀ Allestimenti ecologici per veicoli industriali di Agnese Mengarelli
Nell’attuale periodo di crisi molte aziende hanno dovuto ridurre il numero dei propri dipendenti o ricorrere alla cassa integrazione straordinaria. Non è sempre facile far quadrare i bilanci aziendali, soprattutto quando le prospettive per un futuro meno incerto sembrano ancora lontane. Sebbene la forte recessione che ha investito l'economia a livello internazionale abbia provocato un forte terremoto nel tessuto industriale, esistono anche realtà marchigiane in controtendenza. La RAO S.r.l di Montemarciano (AN) è una di queste. “In un momento del genere - dichiara il titolare Dino Rossi - abbiamo seguito la strada della qualità e dell'innovazione, e il mercato ci ha dato ragione!” La RAO prevede a breve l’assunzione di oltre 10 dipendenti da un’azienda specializzata nella costruzione di componentistica e semi-lavorati operante nel nostro territorio che purtroppo non è stata risparmiata dal particolare momento congiunturale. La RAO S.r.l. produce allestimenti per veicoli industriali e commerciali e realizza da sempre soluzioni efficaci per la movimentazione di materiali, in un'ottica di costante ricerca tecnologica in materia ambientale. Ponendosi da sempre come azienda dinamica ed aperta alla ricerca nel mondo del trasporto, RAO riesce da sempre a garantire alla sua clientela prodotti innovativi e di qualità, che riescono a competere sui mercati. Le Officine RAO producono, in particolare, rimorchi e semirimorchi in acciaio e lega leggera; la cui ultima generazione di prodotti rappresenta il vero "fiore all'occhiello" in casa RAO, poiché è stata rivolta particolare attenzione a
settori in espansione come l'ecologia e il trasporto intermodale. Inoltre, l'impiego di materiali innovativi come le leghe di alluminio, pone l'Azienda ai vertici del mercato italiano, che si può fregiare anche della proprietà di importanti brevetti. In questo senso, tutti i veicoli RAO non solo garantiscono il minor impatto ambientale, ma offrono al cliente maggiori vantaggi in termini di performance: • peso complessivo nettamente inferiore ad altri veicoli o allestimenti della stessa tipologia attualmente presenti sul mercato, con conseguente risparmio di carburante; • maggior resistenza all’usura poiché le parti che non sono in lega leggera sono in acciaio inox o acciaio zincato a fuoco. Secondo il figlio di Dino, Maurizio Rossi, anche lui alla guida della RAO, “i prodotti della nostra azienda assicurano un trasporto di qualità e rispettosi dell'ambiente, che per gli autotrasportatori italiani vuol dire sicurezza e certezza di un prodotto sempre all'avanguardia e resistente nel tempo”. Nata nel 1971 in una piccola officina, oggi la RAO è una solida realtà con un'elevata potenzialità produttiva, che, grazie all'organizzazione di cui dispone, è in grado di svolgere studi di materiali e della componentistica molto approfonditi. Tra gli obiettivi principali dell’azienda c’è la realizzazione di allestimenti con l'impiego di materiali totalmente riciclabili, senza dimenticare che tutte le fasi di lavorazione per la realizzazione del veicolo stesso non debbono avere alcun impatto sull’ambiente.
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Possiede tali caratteristiche il nuovo rimorchio super leggero zincato a 2 assi, il cui telaio è privo di verniciatura perché viene trattato con una particolare zincatura a fuoco che garantisce una notevole resistenza agli agenti atmosferici e alla corrosione. In questo modo è stato abbattuto l’impatto sull’ambiente dovuto proprio alla fase di verniciatura e conseguente smaltimento. Ultimamente la RAO ha raggiunto un importante accordo con l’azienda olandese Cargo Floor B.V., produttrice di sistemi orizzontali di carico e scarico. In stretto rapporto e sapendo ascoltare le esigenze degli utilizzatori è stata creata una cassa ribaltabile in lega di alluminio resistente e a chiusura stagna idonea al trasporto di rifiuti solidi e scarti di macellazione. Anche quest’anno RAO sarà presente ad ECOMONDO all’interno dell’Area Marche, dove presenterà appunto questi ultimi prodotti: il nuovo rimorchio zincato e la vasca impermeabile. La loro presenza alla Fiera di Rimini è anche importante per sottolineare quello che in questi anni è stato l’impegno della RAO nella ricerca e, soprattutto, nella progettazione e realizzazione di allestimenti che tengano conto di tutte le istanze ambientali, ribadendo il concetto che: oggi produrre veicoli ed allestimenti con il minimo impatto sull’ambiente non solo è possibile, ma permette di affrontare la crisi con idee e strategie vincenti.
SPECIALE ECOMONDO
DomSolution & E.r.i.c.a.
SIRENIA = LUXURY SAVING ENERGY Domsolution, storica azienda nell’Integrazione di Sistemi (domotica) ed E.r.i.c.a (produzione di energia con fonti rinnovabili), presentano Sirenia ad ECOMONDO di Alberto Piastrellini
Postulata agli albori della Terza rivoluzione industriale ed applicata con successo a partire dagli anni ‘80, la domotica è finalmente apprezzata non solo per l’aspetto ludico ma soprattutto per il comfort. Infatti opportunamente progettata e realizzata, contribuisce sensibilmente a: • migliorare la qualità dell’ambiente in cui si lavora o vive rendendolo più salubre (assenza di campi elettromagnetici); • ridurre il consumo energetico evitando sprechi ed ottimizzando i consumi; • rendere l’utilizzo dell’immobile più flessibile; • convertire manufatti edili e vecchi impianti in soluzioni innovative, aumentando il valore dell’immobile. Conseguente al concetto di domotica, da diversi anni, è nata la cultura della “casa intelligente”, ovvero, un ambiente domestico debitamente attrezzato e tecnologicamente avanzato, in grado di dialogare con l’utente fornendo il controllo e la gestione di tutti gli ambienti ed impianti (automazione, climatizzazione, idrico, gas, termico, sicurezza, videocitofonia, audio, video, spa etc.). Una bussola per orientarsi nella giungla di informazioni e possibilità offerte dalla tecnologia e presenti nel mercato, è DomSolution. Per saperne di più abbiamo intervistato Andrea Pascucci, Amministratore dell’impresa marchigiana. Sig. Pascucci, può raccontarci com’è nata DomSolution e in quale settore del mercato offre i suoi servizi? DomSolution è un marchio del Gruppo FIME-IMAC, nato dall’esperienza maturata in oltre 30 anni nella progettazione e realizzazione di impianti elettrici ed automazioni. Un nostro cliente storico molto conosciuto a livello locale è l’api Raffineria a Falconara Marittima (AN). Grazie alla professionalità maturata negli anni, per una mia passione e grazie all’aiuto dei miei collaboratori, abbiamo dato vita ad una realtà che 10 anni fa aveva del pioneristico. Cosa offre DomSolution? Siamo un’azienda che ha un approccio diverso rispetto ai tanti che si cimentano in questo settore. Partiamo sempre dallo stretto rapporto con il cliente che ci richiede la massima semplicità anche nella gestione del controllo più complicato. Le nostre soluzioni sono necessariamente personalizzate anche nella parte grafica. Forse è per questo che ci definiscono “gli architetti della tecnologia”. Investiamo tantissimo nel cliente tanto da presentare un progetto di massima molto dettagliato ancor prima di ricevere l’incarico. Da noi, professionalità e trasparenza sono sempre garantiti. Non parliamo poi del tempo che investiamo nella formazione continua sia con corsi tecnici, sia con visite alle fiere di settore per essere sempre all’avanguardia nell’universo tecnologico. Ad esempio ultimamente i clienti stessi ci chiedono di usare I-phone per controllare tutta la casa e lo facciamo senza nessun problema.
nel mercato nascente degli impianti solari fotovoltaici, sia come commerciale che come società di ingegneria, rivolta essenzialmente sia ad impianti residenziali che di media taglia (200 kW). Lo slancio conseguito da questo mercato in rapida espansione è stato reinvestito nel finanziamento di importanti progetti e ricerca nell’ambito dell’automazione e cogenerazione da fonti rinnovabili, avvalendosi sia della propria esperienza decennale nello sviluppo di logiche di controllo e supervisione di processi petrolchimici e di generazione elettrica, che di una collaborazione attiva da anni con l’Università Politecnica delle Marche. Quale prodotto innovativo presenterete ad ECOMONDO? Dalla collaborazione con E.R.I.C.A. ed unitamente all’Università Politecnica delle Marche, è nato SIRENIA, un sistema unico nel suo genere. Infatti partendo dallo status-quo dell’immobile, da alcune dotazioni minime che l’edificio deve avere dal punto di vista domotico (controllo di tende o brisoleil, luci e temperature), il sistema porta l’edificio al minor consumo possibile attraverso l’analisi continua di tutti i parametri in gioco. Faccio un esempio, immagini una giornata invernale, il sistema “consiglia” di tenere chiuse le tende o brisoleil per non avere dispersione termica e richiede più luce artificiale. Ma se la temperatura è gradevole, o se alcuni ambienti sono favorevolmente esposti a luce naturale, il sistema calcola da solo la situazione più conveniente ed autonomamente apri o chiude le tende, alza o abbassa il livello dell’illuminazione artificiale e lo stato dell’impianto termico. Ovviamente il cliente sceglie dei limiti da porre al sistema poiché la personalizzazione, anche di questo sistema, è un elemento imprescindibile. I parametri che il sistema tiene in considerazione per offrire il minor consumo sono molti, perché ogni immobile è diverso da un altro per posizione, esposizione solare, materiali utilizzati, numerosità e dimensioni parti finestrate etc. Questi sono tutti aspetti di cui teniamo conto. Avete in mente altri progetti nel settore energetico? Sì, sempre insieme a E.R.I.C.A., stiamo lavorando molto intensamente su un progetto nell’ambito della cogenerazione. Riteniamo infatti che la produzione energetica attraverso l’utilizzo delle matrici biologiche di scarto, costituirà uno dei settori di più grande sviluppo nell’ambito dell’energia rinnovabile. Nel frattempo, stiamo già installando Sirenia in un edificio di circa 1.400 mq adibiti ad ufficio.
Cosa ci dice della E.R.I.C.A? E.R.I.C.A. è un’azienda giovane, che si è inserita prontamente
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Domsolution Via della Tecnica, 16 - 60015 Falconara Marittima, AN tel. 071.911308 - Fax 071.9164372 info@domsolution.it - www.domsolution.it
SEA
SERVIZI ECOLOGICI AMBIENTALI S.R.L. di Agnese Mengarelli
Secondo Alessandro Massi, titolare di SEA Ambiente S.r.l., “quando si parla di rifiuti, generalmente si fa riferimento ai RSU, che in realtà rappresentano solo una parte del totale dei rifiuti in Italia. Al contrario i rifiuti industriali e quelli speciali hanno un volume considerevole e le normative sempre più rigorose hanno reso necessari continui investimenti sempre più consistenti per la loro messa in sicurezza e recupero/smaltimento”. Sea Ambiente di Camerata Picena (AN), attraverso impianti di proprietà, è in grado di stoccare e trattare in maniera ecologicamente corretta ogni tipologia di rifiuti industriali pericolosi e non pericolosi, rappresentando per le aziende marchigiane, un partner sicuro e competente nella gestione e nello smaltimento di tutti gli scarti e i rifiuti prodotti, nel massimo rispetto della normativa e dell’ambiente in cui viviamo. L’impianto, che si estende su un’area di circa 20.000 m2, tratta circa 40.000 tonnellate di rifiuti ogni anno e può contare sulla professionalità e l'esperienza di 28 dipendenti, specificamente formati e specializzati, e di consulenti esterni provenienti dal mondo accademico. Da oltre 10 anni, infatti, Sea Ambiente è partner di ricerca della Facoltà di Ingegneria dell’Università Politecnica delle Marche, con risultati innovativi nella progettazione dei layout di processo, riduzione degli inquinanti e controllo della tossicità dei reflui. L’Azienda serve direttamente numerose industrie marchigiane, offrendo servizi specializzati e personalizzati nei seguenti settori. Stoccaggio e smaltimento rifiuti: gestione e trattamento rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, liquidi, solidi e fangosi; gestione spedizioni transfrontaliere.
Bonifiche di siti inquinati e aree industriali dismesse: messa in sicurezza, progettazione e gestione professionale dell’intervento di bonifica con tecnici preparati e competenti; rimozione e smaltimento rifiuti all’interno di aree industriali dismesse, con successiva bonifica dell’area. Bonifiche di serbatoi: bonifica e pulizia serbatoi, tubazioni e condotte da prodotti petroliferi e chimici, in condizioni di massima sicurezza sia degli operatori che dell’ambiente circostante. Analisi di laboratorio e consulenza ambientale: tramite moderna struttura per analisi chimiche ed elaborazione dati, che si avvale di professionisti competenti e strumentazione avanzata, fornite per una maggiore tutela del cliente e per controlli interni all’Azienda. Il trattamento dei rifiuti, offerto da Sea Ambiente, garantisce al cliente competenza ed affidabilità, requisiti che si fondano sulla continua innovazione dei suoi impianti. Trattamento Chimico Fisico: dopo una prima suddivisione per tipologia d’inquinante, i reflui vengono depurati grazie all’aggiunta di particolari sostanze chimiche che trasformano i composti tossici in altri composti meno pericolosi e più facilmente rimovibili dall’acqua con meccanismi fisici. Trattamento Biologico: le acque industriali, dopo i pre-trattamenti chimici e chimico-fisici, confluiscono negli impianti di depurazione biologica costituiti da un doppio stadio di ossidazione a fanghi attivi, ottimizzato con le fasi di nitrificazione e denitrificazione che sono gestite direttamente tramite computer. Trattamento Fanghi: i fanghi prodotti dagli impianti di depurazione della SEA, unitamente a quelli pre-
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levati da impianti di terzi, vengono trattati in maniera tale da essere idonei per il conferimento in impianto di smaltimento finale autorizzato. Mezzi: la Sea Ambiente garantisce, a richiesta, anche il servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti tramite l’utilizzo di propri automezzi con le più moderne dotazioni di sicurezza. “Anche quest’anno - dichiara Alessandro Massi - Sea Ambiente è lieta di presentare ad ECOMONDO la sua struttura, frutto di esperienza e tecnologia in un'area sempre più sensibile qual è lo smaltimento dei rifiuti speciali e la gestione delle scorie aziendali”. L’azienda sarà presente con il suo Stand nell'Area Marche per portare ad un pubblico - sempre più attento ed esigente - il servizio a 360° per quel che riguarda i rifiuti industriali, servizio nato nel 1980 e cresciuto negli anni con lo scopo di seguire le industrie marchigiane. “La nostra azienda è un anello obbligatorio della produzione industriale locale - continua il titolare di SEA - garantendo esperienza e professionalità al cliente e alle sue esigenze che in questo settore sono necessariamente molto specifiche e richiedono preparazione e mai improvvisazione”.
SEA SERVIZI ECOLOGICI AMBIENTALI S.R.L. Località Saline 60020 Camerata Picena (AN) Italy Tel. 071 744840 - Fax 071 7450138 www.seaambiente.it - info@seaambiente.it
SPECIALE ECOMONDO
Euro Verniciatura
DALLA TRADIZIONE ARTIGIANA, L’AMORE PER IL LEGNO E L’AMBIENTE Scelte etiche e ricerca di percorsi sostenibili per l’azienda marchigiana leader nella produzione di profili in legno di Alberto Piastrellini
“Dimmi come arredi e… ti dirò chi sei”. Da sempre la casa rispecchia la personalità, i desideri, i sogni e le aspettative di chi ci vive e oggi, sempre più, si configura come un rifugio dall’ambiente esterno, purtroppo inquinato ed insalubre soprattutto nelle grandi città. Di qui la scelta crescente di preferire materiali ecocompatibili e certificati, anche a partire da piccoli particolari come, nel caso del legno: provenienza, qualità delle essenze e tipologia di verniciatura. In questo settore specifico, a Ripe (AN), Frazione Ponte Lucerta, opera Euro Verniciatura che si occupa di verniciatura e rivestitura in carte laminate di profili in legno: battiscopa, coprifili, paraspigoli, cornici, angolari. L’azienda nasce nel 2002 come “costola” della 2L Cornici ed attualmente si sviluppa su un’area coperta di circa 2.500 m2. Con una produzione che supera i 7 milioni di metri lineari di prodotti/anno, Euro Verniciatura si configura quale azienda giovane e dinamica, attenta alle scelte etiche e capace di rispondere alle sollecitazioni del mercato attraverso continui investimenti tecnologici per garantire la massima qualità dei prodotti e la minimizzazione degli impatti ambientali del ciclo produttivo. Per questo, da alcuni anni a questa parte, la società si è dotata di Certificazioni FSC e UNI EN ISO 14001:2004. A parlarcene è Gianni Gori, Responsabile dell’Azienda. “Per i supporti di un nostro particolare battiscopa, abbiamo puntato sul prodotto MDF (Medium-Density Fibreboard) certificato FSC (Forest Stewardship Council)”. “Scegliere un prodotto a marchio FSC - spiega il Responsabile - significa contribuire attivamente al mantenimento delle foreste e all’equilibrio della natura, perché garantisce la provenienza da foreste gestite responsabilmente secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici, come ad esempio, la ciclicità dei tagli e delle ripiantumazioni o la scelta di tagli che rispettano e favoriscono la naturale ricrescita”. Nel cammino verso la sostenibilità dei processi produttivi, inoltre, Euro Verniciatura, ha puntato sulla Certificazione Ambientale UNI EN ISO 14001:2004.
“Il nostro ciclo produttivo prevede l’utilizzo di tinte e finiture ad acqua in luogo dei tradizionali solventi chimici - prosegue Gori - consentendoci di rimanere entro i parametri ambientali richiesti dalla Legge per le emissioni in atmosfera”. “Questa scelta ha influito sull’intero ciclo di produzione - osserva con soddisfazione - poiché è stato necessario investire su diverse tecnologie che prevedessero l’utilizzo dell’acqua e, nel contempo, abbiamo dovuto dotarci di una precisa gestione interna della problematica dei rifiuti”. Sul fronte dei servizi offerti alla clientela, Euro Verniciatura ha deciso di applicare il Codice a barre (European Article Number) per l’identificazione univoca dei prodotti destinati al consumatore finale. Euro Verniciatura garantisce, inoltre, la massima efficienza e sicurezza durante il trasporto grazie alla precisione e all’impegno profusi nelle operazioni di stoccaggio e preparazione dei bancali finiti da parte del reparto imballaggi. Grazie, quindi, alla disponibilità di ampi spazi all’interno dell’impianto di produzione, è garantita la possibilità di stoccare gli articoli grezzi che vengono consegnati direttamente dai clienti in conto lavorazione, mentre la massima disponibilità degli articoli richiesti e le consegne in tempi brevi sono assicurati dal magazzino interno sempre fornito di prodotti finiti. “Malgrado il mercato italiano non sia ancora molto attento alla scelta dei prodotti ecocompatibili - confessa Gianni Gori - crediamo che il futuro della produzione vada in questa direzione e, pertanto, già da tempo ci siamo adeguatamente attrezzati; non è un caso, infatti, che alcuni gruppi della Grande Distribuzione abbiano scelto i nostri prodotti per il proprio mercato e confidiamo che la vetrina internazionale di ECOMONDO, ci consenta di veicolare al meglio la nostra immagine e la gamma dei nostri prodotti ambientalmente compatibili”.
60010 RIPE (AN) Fraz. Ponte Lucerta, Via Maestri del Lavoro, s.n. Tel. 071 7958606 - Fax. 071 7957700 www.euro2l.it - euroverniciatura@euro2l.it
SPECIALE ECOMONDO
CAR.DA. Energia Srl
DAL SOLE L’ENERGIA PER IL FUTURO Competenza, qualità ed etica a servizio della clientela di Alberto Piastrellini
È indubbio che dalla sottoscrizione del Protocollo di Kyoto, alla ratifica del Pacchetto Clima-Energia per il 2020, la coscienza ambientale di cittadini ed imprenditori ha subìto un balzo in avanti. In più, mercé la possibilità di accedere a finanziamenti pubblici, ciò che un tempo era appannaggio di pochi, fortunati investitori, oggi è, quasi, alla portata di tutti. Stiamo parlando, ovviamente, della produzione energetica a partire dall’energia solare, una modalità economica, conveniente, di scarso impatto sul paesaggio, in grado di soddisfare il bisogno di piccole utenze domestiche, così come per più importanti esigenze industriali. Tuttavia, non è facile, per il privato e per il Pubblico, orientarsi nella giungla di finanziamenti, contratti con il Gestore Unico, imprese di progettazione ed installazione, manutenzione ordinaria, ecc. Una bussola è offerta da CAR. DA Energia Srl, giovane Società di Pescara, che in appena tre anni ha saputo guadagnarsi un posto di tutto rilievo in un mercato in continua espansione. Per saperne di più, e meglio apprezzare i servizi offerti dalla Società, abbiamo intervistato il Presidente di CAR.DA. Energia, Bruno D’Antonio. Presidente, può raccontarci come nasce CAR. DA. Energia Srl? Sicuramente dall’unione di competenze diverse e da una comune voglia di fare. Per parte mia, ho un bagaglio di esperienza trentennale come amministratore della Società Elettrica Abruzzese. Dopo questa esperienza e raggiunti i 63 anni di età, ho voluto scommettere di nuovo sulla professionalità e, grazie ad un Socio proveniente dal medesimo settore, abbiamo voluto dare vita, tre anni fa, ad un’impresa che guardasse al futuro dell’approvvigionamento e della produzione energetica per uso industriale e domestico. Quali ragioni l’hanno spinta in questa direzione? La semplice considerazione dell’importanza che, nel tempo, stavano assumendo le fonti energetiche rinnovabili: eolico, biomassa e fotovoltaico. La scelta è caduta su quest’ultima per la sua versatilità, la sua semplicità di utilizzo/sfruttamento e per la poca invasività sul
territorio (mi riferisco, ovviamente, al fotovoltaico installato sui tetti dal momento che trovo immorale sottrarre terra coltivabile per risorse alimentari, destinandola ad attività industriale quale la produzione di energia). Dal punto di vista dell’impresa si è trattato di un percorso agevole sin dall’inizio, oppure vi sono state difficoltà? Consideri che appena tre anni fa il livello di conoscenza negli utenti e nel mercato era ancora piuttosto scarso, mancava una visione prospettica verso le possibilità offerte dalle nuove energie e i consumatori si scontravano con la difficoltà di interpretare le norme relative al meccanismo di incentivazione. Inoltre, la diffidenza dei semplici cittadini si sommava a quella degli imprenditori che non erano in grado di percepire, dal ricorso al fotovoltaico, un vantaggio economico. Poi il settore è letteralmente esploso e anche la nostra Società se ne è giovata in termini di commesse ed impianti installati ed, in questo senso, devo dire che la clientela ha saputo premiare le aziende serie come la nostra. Che cosa rappresenta, per lei, il fotovoltatico? Certamente non una moda, ma un modo per guardare ad un futuro migliore; una finestra che spalanchiamo e che, speriamo, sia aperta anche da altre realtà imprenditoriali. Qual è il fabbisogno energetico della Regione Abruzzo e in che maniera il fotovoltaico riesce ad incidere positivamente per la soddisfazione di questo bisogno? L’Abruzzo non presenta un consistente fabbisogno energetico; diciamo che si posiziona tra il 2% e il 3% del fabbisogno nazionale, tuttavia paghiamo un gap notevole per quanto riguarda la produzione da energie rinnovabili, anche se, storicamente e per la conformazione geomorfologia del territorio, l’idroelettrico ha avuto un buon sviluppo. Se guardiamo all’intero sistema nazionale, vediamo che nella corsa all’obiettivo del 20% di energie rinnovabili come da “Pacchetto UE”, l’Italia parte avvantaggiata con un buon 10% rappresentato dall’idroelettrico. La regione Abruzzo sta lavorando per raggiungere una produzione da energie
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rinnovabili che consenta di confrontarsi con le regioni del Nord, sicuramente più evolute in questo settore. Qual è la molla che fa scattare in un imprenditore la voglia di scommettere sull’energia solare? Chiaramente quella economica. Quando dimostriamo che il conto economico di un’azienda riesce ad avere dei vantaggi considerevoli dovuti all’utilizzo della propria energia (prodotta gratuitamente), immediatamente sono proprio gli imprenditori a diventare i maggiori fans del solare. A chi si rivolge la vostra Società e quali servizi è in grado di offrire? Nella statistica dei nostri clienti abbiamo, principalmente, privati cittadini che richiedono piccoli impianti dai 2 ai 6 kW; poi le piccole aziende che richiedono potenze dai 10 ai 30 kW, infine le grandi aziende, per le quali sono necessari impianti oltre 50 kW. Una tipologia particolare di cliente è rappresentato dagli Enti Pubblici; cito a titolo di esempio un impianto costruito su un tetto di un istituto scolastico a Collecorvino (PE). A tutti garantiamo assistenza lungo l’intero percorso dell’impianto stesso: dalla fase consultiva con il cliente fino al momento in cui riusciamo ad ottenere dal GSE le tariffe incentivanti, essendo in grado di seguire tutti gli aspetti commerciali, tecnici, finanziari e amministrativi relativi all’impianto richiesto. Quanto è importante, nel vostro settore, la formazione e l’informazione degli utenti? Molto, consideri che i primi a dover essere informati sono proprio i cittadini di domani, quelli che, a differenza degli adulti attuali, devono avere sin da oggi le informazioni necessarie per poter effettuare scelte ambientalmente consapevoli. Faccio un esempio, ritornando all’impianto realizzato a Collecorvino. Basta un contatore nell’atrio della scuola per rendere noto in tempo reale quanto sta producendo l’impianto e quanta CO2 corrispondente non viene emessa in atmosfera. Un ragazzino abituato ad osservare questi dati tutti i giorni, sicuramente ragionerà allo stesso modo da adulto. Per questo è importante che siano proprio le scuole a dotarsi di impianti fotovoltaici; non è solo un’opportunità economica che pure di questi tempi non andrebbe sottovalutata - ma anche, e soprattutto, una opportunità educativa. Quanto hanno inciso, nella crescita del mercato, i finanziamenti erogati dal Governo? Il Conto energia è stata la molla che ha messo in moto tutto il sistema, giacché senza il contributo dello Stato, oggi, non sarebbe possibile fare impianti. Questo perché, tutt’ora, il costo del kW prodotto è nettamente superiore a quello di acquisto prodotto da fonti non rinnovabili. È chiaro che all’aumentare della diffusione degli impianti, le industrie che producono componenti per impianti e pannelli aumenteranno la produzione e, contestualmente, diminuiranno i prezzi. Uno studio recente, redatto dall’Università di Padova, dimostra che la parità di prezzo fra energia prodotta con fonti tradizionali e quella prodotta dal fotovoltaico sarà raggiunta nell’arco di cinque anni. È altresì ovvio che all’aumento di conoscenza da parte degli
operatori economici, si riscontra un’analoga crescita circa la necessità di produrre nuovi impianti nel futuro, quindi il mercato è chiaramente in espansione. Oggi la consapevolezza è sicuramente maggiore rispetto a pochi anni fa ed il meccanismo incentivante ha contribuito a fugare dubbi e perplessità. Mi consenta un piccolo appunto: l’espressione comune continua ad individuare nello Stato la fonte degli incentivi; in realtà è la componente A3 della tariffa che ogni cittadino paga per l’acquisto di energia, che sommata al totale delle fatture pagate dagli utenti italiani va ad alimentare il Fondo per le energie rinnovabili da cui attinge il Conto energia. Poi, il meccanismo dello scambio sul posto consente di non avere residui positivi o negativi nella produzione dell’impianto; infatti, l’energia prodotta dal sole che non viene direttamente consumata dal produttore viene immessa in rete e da qui prelevata nel momento del bisogno. Un’ultima domanda: perché rivolgersi a CAR. DA. ENERGIA? Perché la nostra Società ha una competenza maturata e riconosciuta dai più che non si riscontra in altre realtà. Inoltre, la nostra Società è completamente integrata nel processo e assiste il cliente nella manutenzione dell’impianto, per i successivi 20 anni dall’installazione. Noi cerchiamo di metterci dalla parte del cliente, al quale non vendiamo semplicemente un impianto fotovoltaico, ma offriamo consulenza e sincera valutazione affinché la nostra proposta sia “tagliata su misura” per le esigenze del singolo cliente. Anche nella fase di finanziamento siamo in grado di assistere chi si rivolge alla nostra professionalità con soluzioni adeguate e rispettose delle diverse esigenze. Ad esempio, in qualità di fiduciari della Banca dell’Adriatico, grazie ad un accordo commerciale, possiamo ottenere linee privilegiate di finanziamento, favorendo i clienti ed evitando loro una estenuante ricerca di risorse economiche sul mercato finanziario. Abbiamo a disposizione un settore tecnico interno molto sviluppato ed, infine, un settore amministrativo che segue il cliente nella fase post-realizzazione dell’impianto: comunicazione dell’avvenuta fine dei lavori all’Enel; istanza al GSE per l’ottenimento della tariffa incentivante; formalizzazione dei contratti relativi al conto energia; formalizzazione dello “scambio sul posto”. Insomma, il nostro è un po’ il lavoro del sarto che “cuce” il vestito addosso al cliente… e il nostro vestito è fatto di sole, energia, risparmio e tutela dell’ambiente attuale e futuro.
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Ecosol Friuli S.r.l.
RECUPERO RIFIUTI INDUSTRIALI
Qualità e innovazione per garantire elevati standard ambientali e far fronte alla crisi di Agnese Mengarelli
Tutto ciò che l’uomo costruisce e poi utilizza è destinato, prima o poi, a diventare un rifiuto. Nella nostra attuale società, basata sul consumismo e su un utilizzo sfrenato dei beni di consumo e di risorse, il problema dello smaltimento, soprattutto dei rifiuti industriali, è diventato uno dei più difficili da risolvere. Negli ultimi anni, però, i rifiuti hanno acquisito una dignità di merce, vengono anche chiamati materie prime seconde, hanno un loro prezzo e un loro mercato. Considerare i rifiuti come risorsa non è soltanto una visione più corretta dello sviluppo compatibile con l’ambiente, ma è anche positivo dal punto di vista economico. Ecosol Friuli S.r.l., situata in Provincia di Pordenone e precisamente nel comune di San Quirino in Via Roiata 19, è un’azienda che da anni considera il rifiuto come risorsa e opera in questo settore da tre generazioni, cercando nuovi sistemi e nuove tecnologie per valorizzare al massimo il rifiuto. Abbiamo intervistato Ugo Sandre, titolare della Società, per conoscere meglio l’Azienda e la sua storia.
L’obiettivo della Ecosol Friuli è quello di valorizzare al massimo il rifiuto cercando nuovi sistemi e nuove tecnologie.
Sig. Sandre, può raccontarci la storia, l’attività e la mission della sua Azienda? La Ecosol Friuli S.r.l. è nata nel 2002 dalla volontà del Sig. Ugo Sandre contitolare della Ecosand Recuperi e del Sig. Antonio Puiatti titolare della Friulana Rottami (deceduto due anni fa a seguito di una malattia) per passare da un’attività strettamente familiare a un’attività imprenditoriale organizzata. I fondatori della Ecosol Friuli hanno sempre esercitato l’attività di recupero rifiuti da tre generazioni. I propri nonni hanno iniziato nel dopoguerra con l’ausilio di una bicicletta. Oggi la Ecosol Friuli è situata a San Quirino in Provincia di Pordenone in un impianto di 8.000 m2 circa. L’attività si svolge in un impianto autorizzato dalla Provincia di Pordenone con impianti di imballaggio. Per la raccolta è dotata di un parco mezzi specificatamente attrezzato e delle più moderne tecnologie quali: containers, press-containers, posizionati presso fornitori-produttori allo scopo di agevolare il recupero ed ottimizzare i trasporti. L’Ecosol Friuli è in grado di recuperare, selezionare e avviare a riciclo gli scarti di attività industriali, artigianali, commerciali e di servizio. Il mercato a cui oggi fa riferimento è quello asiatico e precisamente Cina. L’Ecosol Friuli è in possesso dell’ AQSIQ, licenza data dal Governo cinese per esportare i rifiuti direttamente dall’Italia verso la Cina. Inoltre, Ecosol Friuli è partner di un gruppo cinese che ricicla materiali di recupero quali, carta, plastica e metallo.
Come ha reagito il mercato della carta da macero e riciclata alla crisi economica e quali sono le prospettive del mercato? A seguito della diminuzione dei consumi, la raccolta della carta da macero è diminuita obbligando le aziende del settore a puntare sulla qualità del prodotto fornito alle cartiere.
Quali tipologie di materiale trattate nei i vostri impianti? Le tipologie trattate sono plastica, carta da macero, legno e rottami ferrosi. Quali sono i quantitativi avviati ogni anno a riciclo dalla Ecosol Friuli ? Quest’anno prevediamo un quantitativo avviato a riciclo di circa 30.000 tonnellate. Nel vostro ciclo industriale in che misura è riscontrabile l’attenzione all’ambiente e alla minimizzazione degli impatti antropici? La passione per il nostro lavoro ci porta a recuperare il più possibile per avviare a seconda vita tutto quello che si spreca.
Quali sono le problematiche principali del settore e quali soluzioni vi aspettate dalle Istituzioni? Le problematiche principali del settore sono molteplici. Per esempio la troppa burocrazia e la mancanza di comunicazione tra imprenditori dello stesso settore. Dalle istituzioni mi aspetto più chiarezza e semplicità nell’emanare le leggi. Anche quest’anno sarete presenti a ECOMONDO, cosa vi aspettate dalla partecipazione a questa Fiera? Sì, anche quest’anno abbiamo deciso di partecipare alla Fiera di Rimini con l’obiettivo di aumentare la collaborazione con le imprese dello stesso settore.
33080 San Quirino (PN) - 19, v. Roiata Tel. 0434 91081 - fax: 0434 91082 ecosolfriuli@libero.it
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SPECIALE ECOMONDO
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SPECIALE ECOMONDO
Consorzio PolieCo
IL MODELLO POLIECO ALLA SFIDA DELLA INTERNAZIONALIZZAZIONE DEL MERCATO Prosegue ad ECOMONDO 2010 il dibattito fra Aziende, Ente consortile ed Istituzioni per promuovere una cultura positiva dell’economia dei rifiuti di Alberto Piastrellini
Mentre l’Italia si appresta a recepire nel proprio ordinamento la nuova Direttiva Europea 2008/98/CE sui rifiuti, proseguendo il cammino di riscrittura e riallineamento delle varie parti del D. Lgs. 152/2006 (Testo Unico Ambientale), Operatori, Aziende, Società ed Istituzioni sono ancora alle prese con una crisi economica di proporzioni globali che ha avuto pesanti effetti anche sul comparto del riciclo e del mercato delle materie prime seconde. Inoltre, da tempo il mercato europeo dei materiali da riciclare assiste a fenomeni di internazionalizzazione, di per sé non del tutto negativi quando avvengono in presenza di regole chiare e condivise. Tuttavia è proprio la sostanza sottile di queste regole e la presenza di troppi “buchi” nella rete dei controlli trasfrontalieri a ingenerare e favorire dinamiche poco virtuose che determinano il tour dei rifiuti dall’occidente industrializzato verso i Paesi in via di sviluppo dell’estremo Oriente. Tali dinamiche hanno effetti molteplici, tanto sull’ambiente, quanto sull’economia di tutti i territori e le realtà coinvolte. Per l’Italia, ad esempio, che tradizionalmente ha basato i suoi cicli produttivi tenendo conto di una connaturata mancanza di materie prime, il riciclo e le potenzialità dei rifiuti sono state esplorate con successo; prova ne sia il primato europeo per quanto riguarda il riciclo della carta, delle fibre tessili, dei metalli. E che l’Italia abbia accumulato, nel tempo, un bagaglio considerevole di know-how e tecnologia per conseguire risultati sempre più favorevoli nel settore del riciclo, è dimostrato dal fatto che le nostre apparecchiature ed i nostri impianti sono esportati e presi a modello in tutto il mondo. Tuttavia, benché il sapere industriale occidentale sia evoluto in forme sempre più raffinate (dal semplice saper fare, al saper vendere, passando poi al saper gestire il mercato finanziario tenendo conto delle responsabilità sociali, prima, ed ambientali, poi), è evidente che la crisi economica in atto ha contribuito a mostrare apertamente alcuni bug del sistema, evidenziando punti nodali non risolti e nervi scoperti in perenne vibrazione. Uno di questi è rappresentato proprio dal traffico illecito di materiali che prendono la via di improbabili impianti di riciclaggio all’estero, quando, in realtà, per lo più, vengono solo trattati in strutture poco idonee e comunque non rispettose degli standard nazionali ed europei (tra l’altro favorendo, al contempo, il proliferare di economie sotterranee e delittuose che nuocciono all’ambiente locale, laddove avvengono gli improbabili trattamenti e nel resto del mondo, dove vengono esportati i prodotti ottenuti dal maldestro riciclo dei suddetti materiali, spesso inquinati o non correttamente separati da sostanze pericolose).
Su questo fronte il Consorzio PolieCo Consorzio nazionale per il recupero dei rifiuti dei beni a base di polietilene, da tempo ha proposto una riflessione a livello nazionale, allertando gli Organi e le Istituzioni preposte e mettendo a disposizione le proprie energie e competenze a favore di un approccio virtuoso e laico della problematica del riciclo dei rifiuti. Ferma restando la mera enunciazione dei numeri che dimostrano la bontà dei quantitativi annui avviati a riciclo dal sistema PolieCo e la necessità di implementarne la quota onde reperire il polimero PE sul mercato senza dover obbligare aziende e produttori all’acquisto di materia prima vergine (favorendo, quindi, l’estrazione e la successiva trasformazione di petrolio greggio con ulteriori emissioni di gas serra), il PolieCo ha inteso, da molto tempo, investire risorse e professionalità interdisciplinari per agevolare la crescita del settore, non solo dal punto di vista delle performance industriali e dei risultati economici, ma anche da quello culturale. In questo senso vanno valutati i tanti Seminari e Corsi di formazione ed aggiornamento che, in collaborazione con la Fondazione Santa Chiara per lo Studio del Diritto e dell’Economia dell’Ambiente, il Consorzio ha voluto promuovere a livello nazionale coinvolgendo la base associativa e la rete di Enti Locali e Territoriali, Organi di controllo e Associazioni ambientaliste onde favorire la circuitazione di informazioni oggettive e conoscenze tecnico-giuridiche per la giusta applicazione di norme e regole a favore di un’imprenditoria evoluta che guarda alla tutela dell’ambiente come opportunità di sviluppo e non con il sospetto e la perplessità di chi vede solo i costi derivanti da lacci e laccioli. Sempre in questo quadro vanno esaminati i numerosi Accordi di Programma con Enti ed Istituzioni che il PolieCo ha inteso sottoscrivere per favorire la massima captazione in loco dei materiali che vanno a riciclo, possibilmente prima che questi vengano considerati rifiuti. Basti citare, a titolo di esempio, quello siglato con l’Agenzia delle Dogane, i cui frutti, in termini di positività sono stati riconosciuti a livello nazionale anche nella letteratura specializzata. Si veda, appunto l’ampia trattazione contenuta nel volume: “Ecomafia 2010 – Le storie e i numeri della criminalità ambientale”(Edizioni Ambiente), a cura dell’Osservatorio Ambiente e Legalità – di Legambiente, che si fregia della prestigiosa prefazione di Roberto Saviano e dell’introduzione del Procuratore Nazionale Antimafia, Piero Grasso, laddove, alle pagine 378 e 379 del volume, si legge che: “… A livello operativo, inoltre, è stato predisposto un Accordo con il Consorzio PolieCo (Consorzio nazionale per il riciclaggio di rifiuti di beni a base di polietilene) i cui tecnici, in molteplici occasioni, sono stati impegnati al
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Legambiente e conferito, quest’anno al Direttore PolieCo, Claudia Salvestrini, “per la coraggiosa e documentata attività di denuncia condotta nella qualità dei traffici illegali di rifiuti plastici, soprattutto di polietilene, contaminati da sostanze pericolose che dal nostro Paese vengono esportati, in particolare verso la Cina”.
fianco dei funzionari doganali, fornendo supporto tecnico in attività di controllo e analisi delle merci trasportate”. “Nell’ambito dello stesso accordo di collaborazione e con il prezioso contributo della Fondazione Santa Chiara, di professori universitari, e di magistrati, è stato realizzato un corso di formazione per i responsabili degli Uffici di Controllo e dei Servizi Antifrode degli uffici Doganali finora interessati dai maggiori flussi a rischio specifico, che sarà esteso a livello nazionale nei prossimi anni. Tale collaborazione ha già consentito di sviluppare migliori competenze tecniche da parte dei funzionari impegnati nei controlli. Le quantità sequestrate di rifiuti di materiali plastici “mascherati” da materie prime secondarie rappresentano bene la misura del valore dell’impegno sinergico profuso”. Oppure, il riconoscimento della positiva collaborazione offerta dal Consorzio PolieCo alla Guardia di Finanza durante alcuni step delle indagini in corso nella zona di Taranto relativamente al problema rifiuti, così come sottolineato recentemente il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Bari, Francesco Sebastio, durante l’audizione tenuta presso la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. E come non ricordare, altresì, il prestigioso Premio Ambiente e Legalità istituito dall’Associazione Libera e
Avvicinandosi al traguardo annuale di ECOMONDO, Fiera Internazionale del Recupero di Materie e di Energia e dello Sviluppo Sostenibile, PolieCo intende confermare la propria presenza attiva, seppur limitatamente ad uno spazio istituzionale all’interno dell’Area del Riciclo (Pad. D5 - Stand 013), dove, durante i quattro giorni di Fiera si incontreranno e si confronteranno tutti i soggetti della filiera del riciclo e del recupero, configurando tale spazio non tanto come “vetrina” del fatto e del realizzato, ma come luogo ove impostare il lavoro futuro, sorta di “cantiere aperto” nella prospettiva di un lavoro decennale, da qui alla data fatidica, per l’Europa, del 2020. “In questo senso - dichiara il Presidente PolieCo, Enrico Bobbio - si vuole proseguire idealmente il discorso iniziato ad Ischia durante il II Forum Nazionale: “L’Economia dei Rifiuti”, promuovendo un dibattito serio sulla problematica dei rifiuti e dei materiali da riciclo che prescinda da un approccio etico, fortemente legato alla legalità e ad una visione economica della gestione dei rifiuti, quali materie prime del futuro”. “Allo stesso modo - conclude il Presidente Bobbio - si intende favorire un dialogo costruttivo con quelle realtà imprenditoriali estere che dimostrano competenza e affidabilità per ricevere materiali da riciclare e sono in grado di certificare il proprio operato a favore della green economy”.
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INFORMAZIONE E AGGIORNAMENTO
Al via il Progetto europeo SEBE
BIOGAS PER IL FUTURO DELL’EUROPA! Grandi potenzialità dalle biomasse di origine agro-forestale e zootecnica
Ha preso il via con grandi ambizioni il Progetto europeo SEBE (Sustainable and Innovative European Biogas Environment), attuato nell’ambito del Programma europeo Central Europe, nuovo programma nell’ambito della cooperazione transnazionale, il cui obiettivo generale consiste nel rafforzare la coesione territoriale, promuovere l’integrazione interna e stimolare la competitività nell’Europa centrale. Nell’ambito di questo ampio obiettivo generale si iscrivono due obiettivi strategici: - migliorare la competitività dell’Europa centrale rafforzando l’innovazione e le strutture di accessibilità; - migliorare lo sviluppo territoriale in maniera equilibrata e sostenibile sviluppando la qualità dell’ambiente e migliorando l’attrattiva delle regioni e delle città.
L’obiettivo generale e i due obiettivi strategici sono stati tradotti in cinque priorità tematiche, ognuna delle quali è destinata a settori diversi di operatori socio-professionali attivi nella zona. Il Progetto SEBE si inserisce all’interno della Priority 3: Un uso responsabile dell’ambiente. La regione interessata dal programma è caratterizzata da zone ad alto rischio in termini di disastri naturali, quali inondazioni o incidenti causati dall’uomo. Essa presenta inoltre un importante patrimonio naturale e culturale che deve essere protetto e gestito in collaborazione. Questa priorità fornirà un finanziamento a progetti nel settore della gestione dei rischi e della prevenzione, della gestione delle risorse, dell’efficienza energetica, ecc.
Fonte: FIPER
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Sostenuto dal FESR con 2,6 milioni di euro, il SEBE ha lo scopo di contribuire a produrre entro il 2020 il 20% di energia da fonti rinnovabili, come previsto dal “Pacchetto Clima-Energia” e di rendere i Paesi coinvolti meno dipendenti dalle importazioni per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico, riducendo nel contempo le emissioni di gas ad effetto serra. Il biogas è uno dei vettori energetici più versatili e può essere usato per generare elettricità, calore e refrigerazione. Allo stesso tempo, può soddisfare i requisiti di eco-carburante per i trasporti e, miscelato al metano, può essere immesso nella rete nazionale del gas. La produzione di biogas si avvale di un prosegue a pag. 66
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continua da pag. 64 processo anaerobico che avviene in natura e fornisce un ambiente controllato tecnicamente che consente la cattura e l’utilizzo dei gas prodotti. Il processo biologico anaerobico degrada e stabilizza il materiale organico attraverso microrganismi e porta alla formazione di metano e di prodotti inorganici tra cui l’anidride carbonica. Quantunque in Germania ne siano già stati installati quasi 5.000 e c’è il potenziale di un’ulteriore diffusione, in molti altri Paesi membri dell’UE sussistono perplessità, in particolare sulla sostenibilità economica di questi impianti. Proprio per dare una risposta convincente agli scettici, il Progetto SEBE si propone di fare chiarezza con dati certi che confermino le possibilità e potenzionalità del prodotto, individuando le strategie più adatte nel riuscire a questo ambizioso obiettivo. In questo contesto il Progetto SEBE mira al coordinamento delle attività necessarie allo sviluppo della produzio-
ne e dell’utilizzo del biogas attraverso la formazione di un Centro di Competenza Internazionale (TCM) nell’area dell’Europa centrale. Utilizzando un approccio transnazionale il Consorzio di progetto prevede di stabilire strategie comuni a tutta l’area di progetto in merito a possibilità politiche e contesti legali, economici e tecnici, coordinate attraverso il Transnational Knowledge Management Tool che stabilirà le linee guida a livello tecnico e a livello di formazione per il futuro del biogas. Secondo i ricercatori coinvolti nel Progetto, infatti, “questa energia ha la potenzialità di sostituire altre fonti di energia fossile, riducendo le emissioni di gas ad effetto serra e contribuendo alla formazione di un concetto di energia più sostenibile”. Al Progetto, coordinato dall’Internationalisierung Center Steiermark di Graz (Austria), sono coinvolti 14 organismi di Paesi del Programma Central Europe che include anche l’Italia settentrionale. Attualmente ne fanno parte per l’Italia, l’Environment Park (Parco Scientifico e
Stazione di rifornimento di biogas per autotrazione a Lüchow in Bassa Sassonia (Germania)
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Tecnologico per l’Ambiente) di Torino e il CRPA (Centro Ricerche Produzioni Animali) di Reggio Emilia. Il CRPA, che da oltre 10 anni svolge attività di indagine sugli impianti di digestione anaerobica operativi sul territorio nazionale, con particolare attenzione al settore agricolo, zootecnico e agroindustriale, ha recentemente aggiornato i dati del censimento operato nel 2007, contando 319 impianti di biogas, dei quali 273 operano con effluenti zootecnici, colture energetiche e sottoprodotti agroindustriali, con un aumento in 3 anni del 77%, per un totale di 140MWe. Rispetto al precedente censimento del 2007 si è rilevato un significativo spostamento delle potenze elettriche installate nella classe compresa tra i 500 e i 1.000 kWe, passando da 19 a 100 impianti, con un aumento del 426%. È stato possibile analizzare anche il rapporto fra il volume dei digestori presenti e la potenza elettrica installata, con una produzione di biogas per m3 di digestore, più alta nel caso di utilizzo di biomassa con elevata densità energetica e scarsa umidità.
Ulteriore proroga all’avvio del Sistema
SISTRI QUATER Solo con le sanzioni la piena operatività
Con la pubblicazione sulla G. U. n. 230 del 1° ottobre 2010 (ultimo giorno utile) del Decreto Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 28 settembre 2010 avente ad oggetto “Modifiche ed integrazioni al decreto 17 dicembre 2009, recante l’istituzione del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti” siamo entrati nel “SISTRI quater” ovvero di un ulteriore differimento di termini. Nei due articoli di cui consta il summenzionato Decreto (in pratica uno soltanto, visto che l’altro si riferisce alla sua entrata in vigore), vengono prorogati i tempi per: - la distribuzione dei dispositivi elettronici USB e Black box agli aventi titolo che, prevista entro il 12 settembre, viene procrastinata al 30 novembre 2010; - l’allungamento al 31 dicembre 2010 della fase sperimentale di uso del SISTRI assieme alla tenuta dei tradizionali registri di carico e scarico e dei formulari, che avrebbe dovuto concludersi entro il 1° novembre 2010. In sostanza, quindi, non c’è una proroga del SISTRI la cui data di operatività (formale) viene confermata dal 1° ottobre 2010, ma di fatto tutto slitterà al 1° gennaio 2011. Se il nuovo Decreto risponde alla necessità di un superamento delle difficoltà connesse alla distribuzione e configurazione dei dispositivi elettronici, dal momento che “nemmeno un terzo dei vettori specializzati ha potuto ritirare le chiavette USB e soltanto un automezzo su dieci si è potuto equipaggiare con la scatola nera (black box) necessaria per effettuare il controllo satellitare dei rifiuti”, come aveva denunziato in una nota l’UNATRAS (Unione delle Associazioni dell’Autotrasporto), non c’è dubbio che l’assenza di specifiche sanzioni, visto che “le fattispecie sanzionabili restano esclusivamente quelle relative alla violazione dei medesimi articoli 190 e 193” del D.lgs. n. 152/2006 (il cosiddetto Te-
sto Unico Ambientale) ovvero quelle relative alla violazione degli obblighi di tenuta del Registro e del Formulario, non costituisce di certo una sollecitazione alla piena operatività. Infatti, le sanzioni per inottemperanza al SISTRI, che non potevano essere contenute nel Decreto istitutivo del Sistema, sono inserite nello schema di Decreto di recepimento della nuova Direttiva quadro sui Rifiuti (2008/98/CE) che deve essere trasposta nelle legislazioni nazionali entro il 12 dicembre 2010. Seppure l’iter di formazione del testo legislativo è iniziato con anticipo, dal momento che il Governo ne aveva approvato lo schema nell’aprile u. s., attualmente è sottoposto a parere delle competenti Commissioni parlamentari che dovranno pronunciasi entro il 24 ottobre p. v. In particolare, è previsto l’arresto da tre mesi a un anno o l’ammenda da 2.000 euro a 26.000 euro se si tratta di rifiuti non pericolosi per chi omette di iscriversi al SISTRI; sono contemplate pene drasticamente più severe per l’omissione nel caso di rifiuti pericolosi: l’arresto passa da 6 mesi a 2 anni, a cui si aggiunge l’ammenda da 2.000 euro a 26.000 euro. Viene sanzionata molto severamente anche la mera omissione del pagamento del contributo annuale al SISTRI: sanzione amministrativa da 500 euro a 2.500 euro, aumentata di un terzo in caso di rifiuti pericolosi. Nel testo si annuncia anche l’estensione della responsabilità amministrativa degli enti alle violazioni commesse. Comunque, sul sito del SISTRI, oltre alla pubblicazione di una nuova versione del Manuale Operativo Utente e la Guida all’utilizzo della USB, è stata pubblicata una Nota esplicativa che riteniamo opportuno riportare per intero. Nota esplicativa IV Decreto SISTRI Il quarto decreto SISTRI, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 1° ottobre 2010: - conferma la data di operatività del
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SISTRI, stabilita per il 1° ottobre 2010; - proroga al 30 novembre 2010 il termine per la consegna dei dispositivi USB e black box agli aventi titolo; - proroga al 31 dicembre 2010 il termine previsto dall’art. 12, comma 2, del DM 17 dicembre 2009, ossia il periodo nel quale, oltre agli adempimenti SISTRI, dovranno essere osservati gli obblighi di tenuta dei registri di carico e scarico e del formulario. Il quadro derivante dalle predette disposizioni è quindi il seguente: a) utilizzo dei dispositivi elettronici Gli iscritti al SISTRI che, alla data di avvio dell’operatività dello stesso, fissata per il 1° ottobre 2010, sono in possesso dei dispositivi elettronici, utilizzano i medesimi dispositivi a decorrere da tale data. Per quanto riguarda la compilazione del Registro cronologico, gli utenti inseriranno “in carico” le informazioni relative ai rifiuti prodotti/trasportati/ gestiti a decorrere dal primo ottobre. Lo “scarico” di rifiuti caricati nel Registro di cui all’articolo 190 del d.lgs. n. 152/2006 nel periodo antecedente all’operatività del SISTRI potrà, sino al 31 dicembre 2010, essere riportato solo in tale Registro. Tuttavia, entro tale data, i soggetti tenuti dovranno “caricare” nel Registro cronologico i dati relativi a tutti i rifiuti “in giacenza” nel Registro di cui all’articolo 190. Dal momento che non tutti gli iscritti sono, alla data del 1° ottobre, dotati dei dispositivi, fino al 30 novembre 2010 potrebbe verificarsi che non tutti i soggetti interessati dalla movimentazione di un rifiuto siano in condizione di compilare il Registro cronologico e la scheda SISTRI- AREA MOVIMENTAZIONE. In tale ipotesi, al fine di garantire il necessario flusso di informazioni al sistema, si applicherà quanto previsto all’articolo 6, comma 4, del DM 17 dicembre 2009 per i casi di indisponibilità temporanea dei dispositivi. Si sottolinea l’estrema rilevanza che
l’utilizzo immediato e costante dei dispositivi riveste al fine di acquisire la dovuta padronanza nell’impiego del nuovo sistema e, al tempo stesso, testarne la funzionalità, anche al fine di consentire di apportare le migliorie o modifiche la cui necessità dovesse evidenziarsi a seguito dell’effettivo e capillare utilizzo del sistema stesso. b) soggetti iscritti al SISTRI che alla data del 1° ottobre 2010 non sono in possesso dei dispositivi elettronici I soggetti iscritti al SISTRI ai quali, alla data del 1° ottobre 2010, non sono stati ancora consegnati i dispositivi, continuano a compilare unicamente il registro di carico e scarico e il formulario di identificazione dei rifiuti di cui agli articoli 190 e 193 del d.lgs. n. 152/2006. Dal momento della consegna dei dispositivi, tali soggetti utilizzeranno altresì i dispositivi medesimi secondo quanto sopra riportato. Si evidenzia l’estrema utilità dell’utilizzo immediato dei dispositivi, una volta che gli stessi siano disponibili, al fine di poter usufruire della possibilità di prendere dimestichezza con il nuovo sistema in questa prima fase di avvio dell’operatività. c) regime sanzionatorio applicabile sino al 31 dicembre 2010 L’articolo 12, comma 2, del DM 17 dicembre 2009 consente ai soggetti tenuti ad aderire al SISTRI di usufruire di una fase di applicazione dello stesso, ora prorogata sino al 31 dicembre 2010, finalizzata alla verifica della piena fun-
zionalità del SISTRI e anche ad acquisire la necessaria padronanza nell’utilizzo dei dispositivi medesimi. Il medesimo articolo specifica infatti che, al fine di garantire che non vi sia soluzione di continuità per quanto riguarda l’adempimento degli obblighi di legge relativi alla tracciabilità dei rifiuti in tale fase di prima applicazione del SISTRI, i soggetti iscritti al SISTRI rimangono tenuti agli adempimenti di cui agli articoli 190 e 193 del d.lgs. n. 152/2006. Pertanto, fino al 31 dicembre 2010, solo la compilazione del registro di carico e scarico e del formulario di cui alla citata normativa garantisce l’adempimento degli obblighi di legge, e solo la violazione delle disposizioni dei predetti articoli darà luogo alla comminazione delle specifiche sanzioni previste dal decreto legislativo 152 del 2006. Per completare le informazioni in merito alla gestione del ciclo dei rifiuti, segnaliamo che il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, rispondendo ad un quesito proposto dalla Provincia di Treviso, in merito alla possibilità di applicazione della SCIA alle procedure semplificate per il recupero dei rifiuti, ha espresso il 9 settembre 2010 parere sulla sua inapplicabilità. La Legge n. 122/2010 di conversione, con modificazioni, del D. L. 31 maggio 2010, n. 78 relativo a “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica” ha introdotto la Segnalazione Certificata di Inizio Attività, in sostituzione della Di-
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chiarazione Inizio Attività (DIA), da cui la richiesta di un chiarimento in merito alla sua eventuale applicazione al regime autorizzatorio semplificato relativo alle attività di trattamento dei rifiuti ex art. 214 del D. lgs. N. 152/2006. “Il dettato dell’art. 214 del D. Lgs. 152/2006, nonché la disciplina stabilita dai decreti ministeriali 5 febbraio 1998 e 12 giugno 2002 n. 161, relativamente ai limiti, i quantitativi massimi e i metodi di trattamento dei rifiuti non pericolosi e pericolosi che è possibile ammettere alle procedure semplificate - si osserva nel succitato parere - costituiscono recepimento di direttive comunitaria (74/442/CEE e 91/156/CEE) le quali hanno disposto, appunto, una deroga al regime ordinario delle autorizzazioni relativamente ad alcune attività di gestione dei rifiuti. Il legislatore comunitario, quindi, ha contemplato la possibilità di dispensare gli operatori del settore dalla procedura autorizzativa ordinaria per lo svolgimento di determinate attività di recupero di rifiuti dettando, tuttavia, i contenuti minimi e le condizioni di tali deroghe. Si ritiene, pertanto, che le citate disposizioni relative al recupero dei rifiuti in procedura semplificata configurino come lex specialis rispetto alla generale e novellata disciplina di cui all’articolo 19 della legge 241/1990 che potrà essere applicata, come previsto dal citato comma 9 dell’art. 214, solo per le parti compatibili con le specifiche disposizioni settoriali contenute nell’articolo medesimo”.
AMBIENTE E SALUTE
Presentato da EU-OSHA un interessante Rapporto
GLI INCENTIVI PER LA SICUREZZA MIGLIORANO L’AMBIENTE DI LAVORO E LA SALUTE Opzione conveniente per i Governi che riducono così le spese per malattie
Nel corso della Conferenza Internazionale “Salute, Lavoro e Responsabilità Sociale” (Roma, 28 settembre - 2 ottobre 2010), l’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro (EU-OSHA) ha presentato il Rapporto “Economic Incentives to Improve Occupational Saftey and Healt: a Review from the European Perspective” nel quale si dimostra che gli incentivi economici volti ad incoraggiare le imprese ad investire nella prevenzione dei rischi costituiscono un’opzione conveniente per i Governi che vedono ridursi il numero degli infortuni e le malattie. “Il nostro progetto di incentivi economici ha già incoraggiato diversi Stati membri dell’UE a prender esempio gli uni dagli altri, tramite la diffusione di buone pratiche nella implementazione dei sistemi di incentivazione - ha dichiarato Jukka Takala, Direttore EU-OSHA - In definitiva, il Rapporto mostra che gli incentivi economici possono essere efficaci in tutti gli Stati membri, indipendentemente dalle ampie differenze esistenti in termini di sistemi di sicurezza sociale e di assicurazione contro gli infortuni”. Il Rapporto contiene la revisione delle attuali ricerche sugli incentivi economici, una panoramica sulle politiche di governo nei diversi Stati membri dell’UE per quel che concerne i sistemi dei premi assicurativi e una raccolta di case-history con dettagli sulle modalità con cui sono stati utilizzati gli incentivi e la varia gamma di settori in cui si è intervenuti, individuando una serie di fattori di successo. Introduzione Per incentivi economici nel campo della Sicurezza e Salute sul Lavoro (SSL) si intendono processi che premiano le organizzazioni che sviluppano e mantengono un ambiente di lavoro sano e sicuro. Tali processi possono compren-
dere, per esempio, il collegamento dei risultati di un’organizzazione nel campo della SSL a incentivi fiscali quali la riduzione dei premi assicurativi o delle aliquote fiscali. Cresce l’interesse nei
normativa. Come si afferma nella strategia: “Peraltro, la sensibilizzazione, in particolare quella delle PMI, può essere rafforzata mediante incentivi economici diretti e indiretti per la prevenzione. Queste misure d’incentivazione potrebbero comprendere un’eventuale riduzione dei contribuiti sociali o dei premi assicurativi in funzione degli investimenti relativi al miglioramento dell’ambiente di lavoro e/o della riduzione degli infortuni, aiuti economici per la messa a punto di sistemi di gestione della salute e della sicurezza, l’introduzione nelle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di criteri relativi alla salute e alla sicurezza” (Strategia comunitaria 2007-2012 per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro, Commissione europea, Bruxelles, 21.2.2007). Il rapporto comprende una rassegna della letteratura sugli incentivi economici, una descrizione delle politiche in materia e una raccolta di studi di casi concreti che fornisce informazioni sulla riuscita attuazione di tali incentivi.
riguardi degli incentivi economici quali strumenti atti a incoraggiare le organizzazioni a investire nella SSL, perché le sole imposizioni normative spesso non sono sufficienti a persuaderle dell’importanza di questo aspetto. Gli incentivi economici possono servire da complemento alle imposizioni normative, in quanto stimolano le organizzazioni a livello finanziario e corroborano l’argomento economico a favore di buone condizioni di SSL, secondo modalità che possono essere facilmente comprese dai dirigenti d’impresa in tutti gli Stati membri.
Rassegna della letteratura sugli incentivi economici Nel complesso, emerge un solido argomento a favore dei vantaggi degli incentivi economici provenienti da fonti esterne all’impresa per migliorare la salute e la sicurezza sul lavoro. Questa conclusione è mitigata dalle difficoltà metodologiche inerenti alla valutazione dell’efficacia di vari regimi di incentivi, e si ritiene necessario condurre ulteriori ricerche per chiarire i risultati ambigui nella letteratura in materia.
La strategia comunitaria per la salute e la sicurezza conferma l’importanza degli incentivi economici ai fini della sensibilizzazione e della conformità alla
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Per quanto riguarda l’applicazione degli incentivi economici, è stato riscontrato che i deterrenti specifici hanno un impatto notevolmente maggiore sui congedi per malattia rispetto a quelli più generici. L’efficacia degli incentivi
pubblici specifici (esterni), invece, non è sempre chiara. Dalle conclusioni si evince che: 1) gli sgravi fiscali possono essere efficaci per aiutare un’impresa a effettuare maggiori investimenti nella SSL. È chiaro che questo tipo di incentivo può essere efficace soltanto nel caso delle organizzazioni che pagano l’imposta sulle società; 2) collegare gli incentivi economici ai programmi di verifica/intervento è un’altra soluzione promettente per migliorare la SSL; 3) i regimi di cofinanziamento (matching funds) - il Governo eroga una sovvenzione in proporzione all’importo speso da un’organizzazione per la salute sul lavoro - sono un metodo potenzialmente atto a migliorare la SSL. Questo tipo di incentivo economico comporta costi amministrativi elevati sia per l’organizzazione interessata sia per il governo. Gli incentivi economici legati all’assicurazione sono un metodo efficace per motivare le organizzazioni a investire nella SSL. I dati inducono a ritenere che gli incentivi economici modifichino il comportamento dei lavoratori o i tassi di infortunio delle organizzazioni. È disponibile un discreto numero di studi relativi alla valutazione dell’esperienza in termini di risarcimento dei lavoratori, che di norma consiste in un sistema bonus-malus applicato ai premi assicurativi, basato sui tassi di infortunio individuali di un’impresa. La rassegna della letteratura analizza diversi studi riguardanti l’efficacia della valutazione dell’esperienza e trova almeno modeste conferme di una riduzione delle domande di risarcimento. Descrizione delle politiche in materia di incentivi economici Per quanto riguarda i criteri di base dei sistemi di previdenza sociale e i metodi di risarcimento dei lavoratori in caso di infortunio, non si evidenziano grandi differenze in Europa. La maggior parte
dei paesi ha pianificato il proprio sistema di sicurezza sociale, seguendo la tradizione bismarckiana e gli enti di assicurazione contro gli infortuni si basano su un monopolio di Stato. Un gruppo significativo di Paesi ha optato per un mercato concorrenziale e un sistema beveridgeano e due gruppi più modesti di paesi hanno adottato forme miste. La varietà dei sistemi di assicurazione contro gli infortuni e di previdenza sociale è quindi abbastanza limitata per quanto riguarda i criteri di base, anche se le differenze nei dettagli probabilmente sono molto più numerose. Queste differenze tra i vari Paesi e i vari regimi di incentivi economici naturalmente influiscono sulla potenziale trasferibilità dei modelli di incentivi nel campo della SSL. In teoria è possibile introdurre regimi di sussidi, incentivi fiscali e incentivi non finanziari in tutti i paesi dell’Unione europea. I metodi basati sulla valutazione dell’esperienza sono presenti sia sui mercati concorrenziali sia su quelli monopolistici. Emergono tuttavia delle differenze quando si tratta di finanziare sforzi di prevenzione orientati al futuro, per esempio la formazione o gli investimenti nella SSL. Questo non dovrebbe essere un problema per i sistemi monopolistici, perché l’ente assicurativo può essere certo che trarrà vantaggi dall’effetto positivo che gli investimenti produrranno sul tasso di domande di risarcimento. In un mercato concorrenziale, invece, la Compagnia di assicurazione corre il rischio che l’impresa cambi assicuratore con un breve preavviso e gli investimenti negli sforzi di prevenzione vadano quindi a vantaggio dei concorrenti, anziché dell’assicuratore iniziale. Una soluzione per i mercati concorrenziali può essere l’introduzione di contratti a lungo termine con una durata di diversi anni, oppure la creazione di un fondo di prevenzione comune finanziato equamente da tutti gli assicuratori.
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Quasi tutti gli Stati membri dell’UE di grandi dimensioni sono abbastanza attivi nell’offerta di incentivi economici. Germania, Francia, Italia e Polonia offrono vari incentivi attraverso il regime di assicurazione pubblico, spesso non solo sotto forma di modifica dei premi assicurativi, ma anche tramite programmi di sussidi a favore di investimenti specifici nella SSL. In Spagna gli incentivi assicurativi sono previsti dalla strategia nazionale in materia di SSL ed esiste una grande varietà di programmi di sussidi a favore della SSL offerti a livello sia nazionale sia regionale. I più attivi tra gli Stati membri di minori dimensioni sono il Belgio, la Finlandia e i Paesi Bassi, nei quali si trova conferma del fatto che è possibile introdurre incentivi economici anche nei sistemi privati di assicurazione contro gli infortuni. Nel complesso le politiche descritte dimostrano che gli incentivi economici possono essere offerti in tutti gli Stati membri, a prescindere dalle tradizioni in materia di sistemi di previdenza sociale e dalla natura pubblica o privata del sistema di assicurazione contro gli infortuni. Studi di casi concreti La raccolta di studi rivela che gli incentivi economici possono essere efficaci per promuovere la SSL in una grande varietà di contesti. Tutti i regimi di incentivi presentati sono gestiti in modo efficiente e sono sottoposti a qualche forma di valutazione. In sei dei casi esaminati sono anche disponibili indicatori quantitativi degli effetti positivi sulle condizioni di lavoro presso le imprese partecipanti: - Nel settore tedesco della macelleriasalumeria, in seguito all’introduzione del regime di incentivi nel 2001, le imprese partecipanti hanno registrato un calo del 25 % degli infortuni da notificare. - Nel settore agricolo finlandese il tasso di infortuni è diminuito di oltre il 10%.
- Tra le imprese polacche che hanno introdotto un sistema finanziato di gestione della SSL, il 70% ha riportato meno infortuni e premi assicurativi più bassi, mentre il 50% ha indicato una riduzione del numero di lavoratori che operano in condizioni pericolose. - In Italia, l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL) sovvenziona crediti bancari per incoraggiare gli investimenti nella SSL da parte delle PMI; le imprese partecipanti hanno registrato una diminuzione degli infortuni del 1325% rispetto a imprese comparabili. - In un regime di incentivi tedesco relativo all’assicurazione sanitaria, le indennità di malattia e l’assenteismo sono diminuiti in misura significativa quando le imprese hanno introdotto un moderno sistema di gestione della salute. - Il programma olandese di sussidi per gli investimenti in nuovi macchinari
e attrezzature atti a garantire la SSL ha determinato un miglioramento delle condizioni di lavoro nel 76% delle imprese (il 40% dei datori di lavoro ha affermato che le nuove attrezzature sono molto utili, il 36% che sono ragionevolmente utili). Fattori di successo per gli incentivi economici Riepilogando le tre parti in cui si articola il rapporto, si possono individuare i seguenti fattori di successo: 1. Il regime di incentivi non deve premiare soltanto i risultati già conseguiti in termini di buona gestione della SSL, cioè i tassi di infortunio pregressi, ma anche gli sforzi specifici di prevenzione mirati a ridurre gli infortuni e le malattie in futuro. 2. Il regime di incentivi deve essere aperto alle imprese di tutte le dimensioni, prestando particolare attenzione alle esigenze specifiche delle PMI.
3. Gli incentivi devono essere di entità sufficiente a incoraggiare la partecipazione delle imprese. 4. Deve esistere una relazione chiara e diretta tra l’attività di prevenzione auspicata e l’agevolazione. 5. Il sistema di incentivi deve prevedere chiari criteri di assegnazione ed essere concepito in modo da rendere il più possibile semplice farvi ricorso, al fine di limitare gli oneri amministrativi a carico sia delle imprese partecipanti sia delle organizzazioni che offrono gli incentivi. 6. Se gli incentivi devono essere rivolti a un gran numero di imprese, la soluzione più efficace è fornita dagli incentivi assicurativi o fiscali con criteri ben definiti (sistema chiuso). 7. Se l’intenzione è promuovere soluzioni innovative per settori specifici, la maggiore efficacia si ottiene con i regimi di sussidi (sistema aperto).
Schema dei molteplici fattori che influenzano i meccanismi sottesi a costi e benefici degli incentivi nazionali (fonte: EU-OSHA)
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Un nuovo studio conferma i benefici sulla salute dalla riduzione delle emissioni climalteranti nell’UE
ADOTTARE SUBITO IL TARGET DEL 30% AL 2020
Visto che quello del 20% è, praticamente, già in atto
Il 14 Settembre 2010 è stato pubblicato a Bruxelles lo Studio “Acting NOW for better health: A 30% reduction target for EU climate policy”, commissionato da Health and Environment Alliance (HEAL) e Health Care Without Arm (HCWH), due organizzazioni attive sul fronte della protezione della salute attraverso la riduzione dell’inquinamento e la lotta ai cambiamenti climatici. Il Dossier apporta nuove prove di come obiettivi più elevati di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nell’Unione europea, quale parte delle politiche di mitigazione dei cambiamenti climatici, comporterebbero benefici per la salute dei cittadini europei e quella (economica, ovviamente!) degli Stati membri. I benefici sulla salute, conseguenti all’attuazione delle politiche per il clima, si verificano perché con un calo delle emissioni, si riducono anche alcuni inquinanti atmosferici (polveri sottili, ossidi di azoto e anidride solforosa), associati alla produzione di energia e ai trasporti. Di conseguenza, l’ambiente-aria è più sano e si riduce l’incidenza di malattie respiratorie e cardiache, connesse all’esposizione ad aria inquinata. Dal momento che queste condizioni sono entrambe tra le principali cause di morbilità e mortalità in Europa, l’impatto è molto significativo sia per la salute della popolazione sia per il rallentamento della tendenza al rialzo dei bilanci sanitari. La relazione giunge opportunamente perché gli Stati membri dell’UE stanno valutando la posizione dell’Unione europea in materia di politica climatica, che attualmente prevede una riduzione delle emissioni climalteranti al 2020 del 20%. Il passaggio ad un obiettivo del 30% è sostenuto da diversi Paesi
e sono in corso discussioni che potrebbero avere il loro esito durante la riunione del Consiglio Ambiente del 14 ottobre 2010 o, eventualmente, in quella del Consiglio dei Capi di Stato e di Governo, prevista per il 28-29 ottobre 2010 (cfr: “Ancora divisioni sui limiti della CO2” in Regioni&Ambiente, n. 7, luglio 2010, pag. 9 e segg.). Inoltre, l’UE si sta preparando per i negoziati internazionali sui cambiamenti climatici di Cancún in Messico, nel dicembre 2010. Il Rapporto ha quantificato i benefici per la salute da un’aria più pulita, associati al passaggio ad un obiettivo del 30% di riduzione delle emissioni. I calcoli sono fatti sia per l’obiettivo del 30% “con flessibilità”, ossia per quello che l’Unione europea intende per “30%”, sia per il più ambizioso obiettivo del 30% “interno”, che non consente una compensazione in Paesi terzi, che comporterebbe benefici per la salute molto più elevati per l’Europa. Secondo il Rapporto, qualora l’Unione europea dimostrasse la sua leadership mediante l’innalzamento del suo attuale obiettivo del 20% di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2020 (rispetto al 1990) fino ad un obiettivo del 30% “interno”, si riuscirebbe a risparmiare, nel complesso, fino a 30,5 miliardi di euro all’anno fino al 2020, cifra ben più alta di quella di 16,7 miliardi di euro prevista nella Comunicazione di maggio 2010 dalla Commissione UE, cifra quest’ultima che si riferiva solo alla perdita della vita, associata con l’esposizione alla qualità dell’aria. La revisione della stima è dovuta al fatto che, oltre alla mortalità, si è
Benefici economici, in miliardi di euro, per i Paesi UE 27, passando dal 20% al 30% di taglio delle emissioni al 2020. Scenario: 30% “interno” di riduzione in Europa dei gas climalteranti.
Fonte: Health and Environment Alliance (HEAL) e Health Care Without Arm (HCWH)
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Tabella dei benefici sanitari per l’Italia derivanti dalla riduzione delle emissioni in UE al 2020 sia con l’obiettivo del 30% “flessibile” che del 30% “interno”
Fonte: Health and Environment Alliance (HEAL) e Health Care Without Arm (HCWH)
tenuto conto tiene conto della morbilità (malattie). I costi aggiuntivi stimati dallo Studio sono legati a: - casi di bronchite cronica; - ricoveri ospedalieri per insufficienze cardiache e respiratorie; - giornate lavorative perdute a causa della cattiva qualità dell’aria; - analisi e visite per diagnosticare asma e sintomatologie a carico dell’apparato respiratorio; - giorni di uso di farmaci respiratori da parte di adulti e bambini. Il risparmio di 30,5 milioni di euro di costi sanitari andrebbero ad aggiungersi ai benefici per la salute pubblica previsti in associazione all’obiettivo attuale dell’UE del 20% di riduzione delle emissioni, stimati in 52 miliardi di euro all’anno fino al 2020. I risparmi annuali sui costi per le spese sanitarie legate all’effetto serra e all’inquinamento atmosferico con l’obiettivo del 30% potrebbero arrivare, secondo il Rapporto, fino a 8,1 miliardi di euro per la Germania, 4 miliardi per la Polonia, 3,5 miliardi per la Francia e 3,4 miliardi per l’Italia. I vantaggi pro-capite sarebbero, invece, maggiori per Lussemburgo, Slovacchia, Repubblica Ceca e Ungheria. I vantaggi sulla salute calcolati nello studio rappresentano solo la punta dell’iceberg dei benefici complessivi. Essi non tengono conto, infatti, degli impatti più ampi dovuti ai cambiamenti climatici, causati da fenomeni come ondate di calore, inondazioni, siccità e ridotta produzione alimentare. Né sono stati calcolati gli altri co-benefici sulla salute, come quelli connessi con politiche climatiche volte a ridurre l’uso dell’auto privata e promuovere la mobilità a piedi e in bicicletta, pratiche che, migliorando la forma fisica, riducono le malattie cardiovascolari, il diabete, il cancro e la depressione. Tuttavia, le stime dei risparmi sono significative rispetto ai costi di attuazione per raggiungere l’obiettivo del 30%. La Comunicazione della Commissione europea aveva stimato costi aggiuntivi per l’obiettivo del 30% “interno” pari a 46 miliardi di euro entro il 2020 (lo 0,3% del PIL), che deve tener conto, poi, dei benefici stimati nello studio. Allo stesso modo, la Commissione europea ha stimato i costi di un passaggio ad un 30% “flessibile” in 33 miliardi di euro, a fronte di benefici previsti dallo Studio in 14,6
miliardi di euro. Lo studio ha dimostrato anche che agire immediatamente sulla politica del clima produrrà maggiori benefici per la salute. A titolo illustrativo, il Rapporto include un grafico che mette a confronto i vantaggi cumulativi previsti al 2020 sia agendo ora che ritardando l’azione al 2015. In esso si evidenzia che i benefici sono superiori del 250% se il passaggio al target del 30% “interno” avviene subito, piuttosto che con un ritardo di cinque anni. Se l’azione comincia “oggi” i benefici cumulativi sono stimati fino ad un massimo di 163 miliardi di euro rispetto a un massimo di 63 miliardi di euro se il procedimento iniziasse nel 2015. “I risparmi sulle prestazioni sanitarie che, potranno derivare da un’azione incisiva per il clima, quale dimostrato nello Studio, costituiscono una buona notizia per i Governi - ha dichiarato Anja Leetz, Direttore esecutivo di HCWH Europe - I dati dimostrano che intervenendo ora significherebbe oltre 140.000 analisi e visite per asma e patologie respiratorie di meno all’anno”. “Questo Studio fornisce prove inconfutabili che l’energia pulita e più pulita aria, conseguenziali ad un’azione immediata di riduzione dei gas ad effetto serra del 30% entro il 2020, garantiranno una migliore salute ai cittadini europei - ha affermato a sua volta, Genon K. Jensen, Direttore esecutivo di HEAL - Le conclusioni di questo Report costituiscono una più che necessaria boccata d’ossigeno per i colloqui sul clima del prossimo mese [il riferimento era ai colloqui di Tianjin, in Cina, dal 4 al 9 ottobre] Avremmo piacere di vedere che questi nuovi dati sugli impatti sanitari inducano ad un corso tale che l’Europa si muova immediatamente e unilateralmente per un impegno di riduzione delle emissioni del 30% “interno” prima della Conferenza di Cancún in dicembre”. Stante le ultime stime dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, rese note il 10 settembre 2010 (“Recession accelerates the decline in EU greenhouse gas emissions”), le emissioni climalteranti dell’UE sono diminuite del 6,9% rispetto al 2008 e del 17,3% rispetto al 1990, raggiungendo, presumibilmente, già nel 2010 l’obiettivo del 20% al 2020. Da qui ne deriva che l’obiettivo del 30% non sarebbe difficile né esoso da sostenere. Ma l’Italia...
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EDUCAZIONE ALLO SVILUPPO SOSTENIBILE
Settimana DESS-UNESCO: 8-14 novembre 2010
SENSIBILIZZARE LA CITTADINANZA VERSO FORME ALTERNATIVE E PIÙ SOSTENIBILI DI TRASPORTO Ma la governance deve elaborare le politiche di pianificazione della mobilità
Le esigenze della mobilità, dentro e fuori le nostre città, possono conciliarsi con il rispetto dell’ambiente, della salute e della qualità della vita? Quale contributo può provenire dalle politiche dei trasporti pubblici, dagli strumenti di pianificazione urbana, dalla ricerca e l’innovazione nel settore automobilistico, dai modelli di consumo e dalla gestione dei flussi turistici? È davvero possibile promuovere forme alternative e salutari di mobilità? Alla luce di queste e altre domande si svolgerà la V edizione della Settimana UNESCO di Educazione allo Sviluppo Sostenibile, che si terrà dall’8 al 14 novembre 2010 e sarà dedicata proprio al tema della Mobilità. Anche quest’anno, sotto l’egida e il coordinamento della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, scenderanno in campo centinaia e centinaia di realtà, dalle istituzioni alle scuole,dalle associazioni alle imprese, dalle fondazioni alle università, dando vita a una fitta rete di eventi del genere più diverso: convegni, giochi, escursioni, mostre, laboratori, spettacoli, dimostrazioni... Scopo della manifestazione è diffondere le competenze, le sensibilità, le conoscenze e le capacità necessarie a costruire nuovi modi di interpretare e vivere gli spazi collettivi che riescano a soddisfare le esigenze di spostamento e di fruizione delle società contemporanee senza compromettere la vivibilità, la salute e le risorse vitali per l’umanità. Inquinamento, pianificazione urbana, cambiamenti climatici, veicoli ecologici, aree pedonali e ciclabili, trasporti intermodali, pedaggi urbani, democrazia partecipata, sicurezza, consumi e alimentazione a “chilometri zero”, salute: sono solo alcune delle tematiche che saranno affrontate per cercare e incoraggiare risposte e soluzioni innovative, immaginando
scenari possibili per uno sviluppo sostenibile. Gli appuntamenti potranno essere organizzati in qualsiasi regione italiana: tutti coloro che sono a vario livello impegnati nell’educazione alla sostenibilità sul territorio sono invitati ad aderire promuovendo iniziative da inserire nel programma nazionale e curandone la realizzazione. La Settimana s’inquadra nel “DESS - Decennio dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile 2005 - 2014”, Campagna mondiale proclamata dall’ONU e coordinata dall’UNESCO, allo scopo di diffondere valori, conoscenze e stili di vita orientati al rispetto del bene comune e delle risorse del pianeta. A scegliere il tema dell’anno è il Comitato Nazionale DESS che si compone di tutte le principali realtà che operano a ogni livello in Italia per promuovere la “cultura della sostenibilità”: istituzioni, associazioni, rappresentanze socio-economiche, ONG, centri di ricerca e formazione, reti di scuole, agenzie ambientali… Le precedenti edizioni della Settimana di Educazione allo Sviluppo Sostenibile sono state dedicate ai temi dell’Energia (2006), dei Cambiamenti Climatici (2007), della Riduzione e Riciclaggio dei Rifiuti (2008) e della Città e Cittadinanza (2009) ed hanno avuto uno straordinario e crescente successo di partecipazione. Criteri per l’adesione Gli aderenti dovranno impegnarsi affinché le iniziative proposte risultino conformi alla maggior parte dei requisiti indicati, pur nel rispetto delle specificità, capacità e risorse delle organizzazioni promotrici. 1) finalità educativo-formativa dell’attività proposta, che non dovrà essere meramente informativa ma orientata a diffondere saperi, sensibilità e tecniche, promuovere valori, formare competenze, incoraggiare l’assunzione di comportamenti virtuosi;
Fonte: Educazione Sostenibile.it
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2) carattere innovativo-interattivo delle metodologie e degli strumenti utilizzati, che dovranno prevedere tecnologie comunicative/informatiche, stimolare la creatività, coinvolgere attivamente i destinatari attraverso meccanismi partecipativi; includere attività pratiche e dimostrative; 3) legame con il contesto culturale e territoriale di riferimento, nell’ottica di comprendere e valorizzare le specificità culturali, ambientali, e storiche che lo caratterizzano; 4) capacità di affrontare le diverse dimensioni (economiche, sociali, ambientali e culturali) dei temi trattati evidenziandone l’interdipendenza e secondo un approccio multi-disciplinare; 5) coinvolgimento di diversi attori (istituzioni, privati, società civile, associazioni, scuole, università) ai fini di costruire percorsi educativi e formativi orientati a principi di partecipazione, condivisione, integrazione tra saperi e competenze diverse; 6) presenza di meccanismi di verifica e monitoraggio degli esiti dell’iniziativa, sotto il profilo quantitativo e qualitativo (in aggiunta alla scheda di valutazione che la CNI Unesco chiederà di compilare per verificare l’impatto delle manifestazioni); 7) presenza di attività di comunicazione e diffusione dell’iniziativa; 8) limitazione dell’impatto ecologico e sociale dell’iniziativa: prevenzione dei rifiuti prodotti nel corso dello svolgimento dell’iniziativa stessa, riduzione degli sprechi, utilizzo di fonti energetiche pulite, incoraggiamento di forme di mobilità sostenibile, compensazione delle emissioni di CO2 prodotte, utilizzo di prodotti certificati, alimenti biologici e a “chilometri 0”, assenza di discriminazioni etniche, religiose, di genere ecc.; 9) assenza di fini pubblicitari e di lucro e partecipazione a titolo gratuito dei destinatari. Orientamenti tematici Le iniziative proposte potranno affrontare uno o più dei seguenti aspetti: • promozione di forme di mobilità alternativa: aree ciclabili, promozione dell’uso della bicicletta, bike-sharing, aree pedonali, scuolabus a piedi ecc; • riduzione della congestione: pedaggi urbani, limitazioni della circolazione, tariffazioni, car sharing, car pooling, piani aziendali di spostamento casa/lavoro, tecnologie per la gestione dei flussi veicolari, trasporto inter-modale ecc; • promozione e potenziamento del trasporto pubblico/ collettivo pulito, ivi incluso quello ferroviario e marittimo; • veicoli ecologici, nuove tecnologie e fonti energetiche alternative; • salute e sicurezza: rapporto tra traffico, inquinamento e salute, percorsi sicuri casa-scuola e casa-lavoro, riduzione
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dell’incidentalità, benefici salutari del trasporto non motorizzato, protezione dall’inquinamento delle aree pedonali e ciclabili ecc; pianificazione urbana/territoriale integrata e governance partecipata; gestione e razionalizzazione dei flussi turistici nei centri storici e in aree ad elevato ecologico e/o culturale; ecoturismo; escursionismo urbano; sistemi di telelavoro; consumi e alimentazione a “chilometri 0”; cambiamenti climatici e riduzione CO2.
L’UNESCO, come indicato nel documento guida internazionale, pone l’accento sull’importanza di attivare partenariati a tutti i livelli e chiama alla collaborazione tutti i soggetti interessati, istituzionali e non, sottolineando in particolare il ruolo delle rappresentanze della società civile, del settore privato, dei media e delle istituzioni deputate alla ricerca L’educazione allo sviluppo sostenibile, in tutti i contesti in cui opera, formali o informali che siano, si caratterizza per i seguenti elementi: • Interdisciplinarietà: lo sviluppo sostenibile deve inserirsi nell’intero programma didattico – non costituisce materia di insegnamento a sé; • Acquisizione di valori: più che trasmettere passivamente nozioni, è importante in via prioritaria puntare a far comprendere i valori che sono alla base dello sviluppo sostenibile; • Sviluppo del pensiero critico e ricerca della risoluzione dei problemi: lo scopo dell’educazione è portare l’individuo a credere in se stesso di fronte ai problemi e alle sfide sempre nuove poste dallo sviluppo sostenibile, e in questo modo fornirgli gli strumenti per ricercare risposte concrete da applicare nella vita quotidiana e professionale; • Molteplicità di metodologie: è necessario utilizzare metodologie didattiche stimolanti e innovative, e soprattutto interattive, quali le esperienze pratiche, le attività all’aria aperta, i giochi, e far uso di materiali multi-mediali, artistici… tutti strumenti a supporto di un’educazione che sia davvero di qualità; • Decisioni condivise e “partecipate”: i discenti devono essere invitati a partecipare attivamente non solo nella pratica, ma anche nella programmazione dell’apprendimento; • Importanza del contesto locale: attenzione particolare va riservata alle problematiche locali; ed anche le questioni globali vanno trattate utilizzando il linguaggio più familiare al discente. L’educazione alla sostenibilità non è dunque volta a fornire risposte puntuali a problemi specifici, quanto piuttosto a stimolare il pensiero critico, il senso d’incertezza e del limite riferito agli effetti del nostro agire quotidiano, indurre il senso di collettività e responsabilità nei confronti del mondo in cui viviamo.
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Al via la Campagna per la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti 2010
PIÙ È VUOTO IL BIDONE, PIÙ FORTE SUONA! Per la giornata inaugurale proposta una “batucada” europea Sulla scorta del successo dello scorso anno (circa 3.000 eventi e iniziative in tutta Europa), mercoledì 8 settembre 2010 è stata lanciata la 2a edizione della “Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (European Week for Waste Reduction)”. L’elaborata Campagna di Comunicazione Ambientale, promossa dall’Unione Europea, con il supporto del programma LIFE+ e coordinata da ADEME (l’Agenzia francese dell’Energia e dell’Ambiente), si svolgerà dal 20 al 28 novembre 2010 in diversi Stati dell’Unione Europea tra cui Francia, Belgio, Portogallo, Spagna, Gran Bretagna, Svezia, Estonia. Anche l’Italia,
attraverso il suo Comitato promotore formato da Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Federambiente, Rifiuti 21 Network, Provincia di Torino, Legambiente, AICA, E.R.I.C.A. Soc. Coop., Eco dalle Città, rinnova la sua presenza. Il Comitato intende riconfermare e superare gli ottimi risultati della scorsa edizione, con ben 420 azioni convalidate (secondo Paese in Europa), un’estesa diffusione mediatica su tutto il territorio nazionale e un’azione vincitrice dei Premi europei. Lo scopo principale dell’iniziativa è di sensibilizzare il maggior numero possibile di
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persone alla prevenzione dei rifiuti. “Ogni singolo gesto quotidiano, anche apparentemente insignificante, incide sull’equilibrio dell’ambiente. E ognuno di noi può, con un comportamento attento e consapevole, contribuire a preservare questo prezioso equilibrio - ha osservato Stefania Prestigiacomo, Ministro dell’Ambiente - È dunque fondamentale veicolare il messaggio di quanto sia importante e necessario il contributo di tutti per la salvaguardia dell’ecosistema. La consapevolezza dell’impatto dei nostri consumi sull’ambiente e la necessità di ridurli drasticamente rappresentano un messaggio chiave per la conservazione del nostro habitat”.
La campagna comunicativa è rivolta in modo particolare a Pubbliche Amministrazioni, Enti locali, Associazioni e ONG, Produttori, Industria e mondo delle imprese, Istituti scolastici. Chiunque tra questi soggetti decida di partecipare attivamente alla “Settimana” promuovendo e organizzando un’azione virtuosa volta alla riduzione dei rifiuti o al riutilizzo dei beni diventerà “project developer”, cioè portatore di progetto. Le azioni proposte dai project developer, se rispondenti ai criteri europei, saranno validate dal Comitato promotore e potranno quindi ricevere la denominazione ufficiale di azione per la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, il kit completo della campagna e la possibilità di utilizzare il logo europeo. Infine per premiare le azioni che si sono particolarmente distinte a livello europeo, è prevista la consegna degli “European Waste Reduction Awards” che si svolgerà a Bruxelles a febbraio 2011. “La Settimana Europea della Riduzione dei Rifiuti, è un’iniziativa che, attraverso il coinvolgimento di più soggetti, dal settore pubblico a quello privato, realizza sull’intero territorio nazionale un’azione di sensibilizzazione su un tema strategico per l’ambiente quale è il ciclo dei rifiuti attraverso la realizzazione di comportamenti volti proprio alla riduzione degli stessi - ha proseguito il Ministro dell’Ambiente -
Un’azione dunque che si inserisce, in un’ottica di sviluppo sostenibile, tra le politiche di prevenzione dei rifiuti messe in atto dall’Unione Europea, ma che rappresenta anche una vera e propria campagna congiunta di formazione e informazione con l’obiettivo di accrescere la sensibilità dei cittadini verso una produzione eco-compatibile e un consumo responsabile”. La carta di partecipazione e la scheda di adesione dovranno essere inviate entro il 29 ottobre 2010. Tutti gli impegni e le azioni proposti per la “Settimana” dovranno ispirarsi a 5 principali tematiche. 1. Troppi rifiuti: azioni che mirano a creare una coscienza condivisa sulla necessità e urgenza di ridurre la quantità di rifiuti prodotti, a porre l’accento sulla prevenzione dei rifiuti e sul suo impatto in termini ambientali, sociologici ed economici, in particolare per evitare la confusione tra l’azione di prevenzione e la raccolta differenziata. 2. Produzione eco-compatibile: azioni volte a diffondere la conoscenza di misure alla portata delle aziende e dell’industria che permettono di ridurre la quantità di rifiuti generati dalla loro attività economica, non solamente attraverso la riduzione dei rifiuti prodotti negli uffici, attraverso ad esempio la sensibilizzazione dei fornitori, ma anche integrando la prevenzione dei rifiuti all’interno dei criteri
di ideazione dei prodotti e del ciclo di fabbricazione (eco-design). 3. Consumi attenti e responsabili: azioni di incentivo ai consumatori affinché riflettano sulle conseguenze che le proprie scelte di acquisto e consumo possono avere sull’ambiente: scegliere prodotti riutilizzabili, con poco o nessun imballaggio, aventi marchi ambientali; noleggiare piuttosto che acquistare; preferire l’acqua del rubinetto all’acqua imbottigliata; comprare all’ingrosso; pensare alla dematerializzazione; ecc. 4. Prolungare la vita dei prodotti: azioni che cercano di ricordare che i prodotti possono avere una seconda vita, che convincano a ritardare nel tempo l’acquisto di beni nuovi, ricorrendo invece alla loro riparazione e al loro reimpiego, incoraggiare a regalare i prodotti che non servono più. 5. Meno rifiuti gettati via: azioni che aspirano a diffondere semplici soluzioni per diminuire la quantità di rifiuti gettati nella pattumiera: attenzione alle date di scadenza, produzione domestica del compost, rifiuto della pubblicità in buca, ecc. Per informazioni più dettagliate e scoprire come partecipare attivamente alla “Settimana”, è possibile visitare il sito ufficiale italiano www.menorifiuti.org, che per l’occasione è stato rinnovato e reso più fruibile, e il sito ufficiale www.ewwr. eu per i dettagli a livello europeo.
NOTRASH MOB Per poter raggiungere il proprio scopo, il Comitato europeo della EWWR propone di organizzare un lancio unificato su tutto il territorio europeo, denominato “Flash Mob”, ribattezzato dal Comitato nazionale italiano “NoTrash Mob”. Il flash mob è un raduno di un gruppo di persone che si incontrano in un luogo pubblico, per effettuare un’azione concordata precedentemente, al fine di mobilitare la gente attorno ad una buona causa, dopo la quale si disperdono. Più partecipanti ci sono, maggiore è l’impatto visivo e migliore è il messaggio che viene trasmesso. Non necessita, o quasi, di alcuna risorsa finanziaria. Non inquina. È facile da realizzare e può essere ripetuto in diversi punti che sono indipendenti l’uno dall’altro e geograficamente lontani. Il lancio del “NoTrash Mob” della EWWR si ispirerà alla “Batucada”, in brasiliano “batteria”, suonata anziché con i tradizionali strumenti a percussione, su bidoni, contenitori in plastica, bottiglie vuote, cestini per carta, ecc., tutti quegli oggetti, cioè, che sono il simbolo della riduzione dei rifiuti e che indicano azioni o cambiamenti nel comportamento per limitare la produzione di rifiuti. I partecipanti saranno invitati ad incontrarsi in uno spazio pubblico accessibile e visibile (piazze, scuole, teatri, centri polivalenti, ecc.), per suonare con tali strumenti. Si tratta di un evento originale e dinamico, che avrà un potenziale elevato di copertura mediatici, trascinato dalla parola d’ordine: più è vuoto il bidone, più forte suona! Il BatucaMob sarà organizzato il primo giorno della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti 2010: sabato 20 novembre, con i inizio alle ore 11:00 del mattino, ora locale. Il NoTrash Mob può anche costituire una delle azioni della Settimana, in tal caso i project developer che intendono proporlo devono quindi inviare al Comitato promotore italiano la scheda di adesione debitamente compilata con la descrizione dell’evento.
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AMBIENTE E ARTE
Conclusa la Mostra multimediale di Yann Arthus-Bertrand
6 MILIARDI DI “ALTRI”... CHE SONO COME NOI!
“Bisogna agire, è troppo tardi per essere pessimisti”
“Ho guardato in lontananza. Ho visto qualcosa che si muoveva. Mi sono avvicinato. Ho visto un animale. Mi sono ulteriormente avvicinato. Ho visto un uomo. Mi sono avvicinato ancora di più. E ho visto che era mio fratello”. (Favola tibetana). I passi sopraccitati, posti in epigrafe al testo di presentazione della Mostra multimediale “6 miliardi di Altri”, riassume la weltanshauung che sottende a quest’ultimo progetto della Fondazione Goodplanet, creata nel 2005 dal celebre fotografo e ambientalista francese Yann ArthusBertrand, il cui obiettivo è quello di educare allo sviluppo sostenibile, chiedendo alle singole persone di assumersi le proprie responsabilità per il futuro del Pianeta e di tutti i suoi abitanti. Qualche anno fa avevamo pubblicato alcune sue stupende foto aeree in occasione di un’altra Mostra (cfr: “La Terra vista
dal cielo è bellissima... ma fragile” in Regioni&Ambiente, n. 12, dicembre 2004, pagg. 56-58), ora ritorniamo a parlare di lui per l’evento che esposto per la prima volta l’anno scorso al Grand Palais di Parigi, è approdato a Roma, dove ai Mercati di Traiano - Museo dei Fori Imperiali è stato in mostra al pubblico per tutta l’estate fino al 26 settembre 2010. Il suggestivo sito archeologico romano ha accresciuto l’impatto emotivo che i visitatori hanno avuto, ascoltando storie di vita differenti in un’atmosfera antica che ha fatto da ponte invisibile tra tempo e spazio, tra diversità e somiglianza. Si è trattato di 5.600 video-interviste, realizzate da 6 registi in 78 Paesi, per un totale di 4.500 ore di riprese, che raccontano le esperienze di vita, sentimenti e valori degli “Altri”: dal pescatore brasiliano al negoziante cinese; dall’attore tedesco al contadino afgano; dall’avvocatessa australiana alla ruandese scampata al genocidio. Tutti hanno risposto nella loro lingua originale, ovviamente tradotta per i visitatori (francese, inglese, italiano, spagnolo) alle stesse 40
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Nato in Francia nel 1946, Yann Arthus-Bertrand ha sempre avuto una grande passione per la natura e, all’età di 30 anni, si è trasferito in Kenya con la moglie Anne, per studiare il comportamento dei leoni nella Riserva del Masai Mara. Lì ha scoperto un modo unico di catturare - attraverso la fotografia paesaggi mozzafiato, volando su una mongolfiera. Nel 1991 ha fondato Altitudine, agenzia fotografica specializzata in fotografia aerea. Nel 1999 ha pubblicato il libro “La Terra vista dal cielo”, seguito l’anno successivo da una grande mostra pubblica a Parigi. Entrambe hanno avuto un successo senza precedenti. Ad oggi il libro ha venduto 3 milioni di copie in tutto il mondo, tradotto in 21 lingue, e la mostra ha viaggiato intorno al mondo fino a raggiungere oltre 130 milioni di visitatori. L’idea era quella di esortare le persone a pensare globalmente sull’opportunità di vivere in maniera sostenibile, ammirando le foto aree che mostrano il nostro Pianeta in tutto il suo fragile ed incantevole splendore. Nel 2005 ha creato GoodPlanet e nel 2009 è stato designato Goodwill Ambassador per il Programma Ambientale delle Nazioni Unite sull’Earth Day come riconoscimento del suo impegno per l’ambiente, e proclamato Champion of the Earth dall’UNEP 2009 nella categoria “Ispirazione e azione”. Nel film “Home”, del 2009 ha illustrato la bellezza del nostro pianeta, le sue problematiche sociali ed ecologiche e la necessità impellente per l’umanità di cambiare rotta. Il film non ha ancora trovato un distributore in Italia.
Yann Arthus-Bertrand con il gadget del logo “10:10”, Campagna volta a ridurre del 10% le emissioni nel 2010, a cui Goodplanet ha aderito. Nata in Gran Bretagna, l’iniziativa si è trasformata in campagna globale con l’adesione volontaria di di oltre 30.000 amministrazioni, imprese, associazioni e 80.000 semplici cittadini, di 128 Paesi, a cui si sono aggiunti 10 Governi. Secondo quanto appare sul sito www.1010global.org, l’Italia è uno dei pochi Paesi europei (assieme ad Austria, Belgio, Cekia e Finlandia) da cui non è pervenuta alcuna adesione.
domande sulle loro paure, i loro sogni, le loro difficoltà, le loro speranze, dando testimonianza dell’universalità e dell’individualità che caratterizzano tutti gli uomini. Sono occorsi quattro anni di intenso lavoro che hanno indotto l’équipe, coordinata da Sybille d’Orgeval e Baptiste Rouget-Luchaire, ad incontrare e conoscere le persone e ad indagare le differenze che non dividono, anzi consentono la comprensione e la condivisione, elementi necessari alla sopravvivenza dell’umanità del XXI secolo. I filmati, realizzati in primo piano e tutti eguali per forma e tipo di ripresa, e visibili da vari spazi di proiezione, creano intimità e coinvolgimento nello spettatore che, pur notando le differenze, si immedesima nello stato d’animo di chi parla e lo spinge alla riflessione. “Sono un inguaribile, eterno ottimista - ha dichiarato ArthusBertrand in un’intervista rilasciata a “Sguardi”, in occasione dell’inaugurazione della Mostra - Cerco di dare il mio contributo per migliorare il mondo. Bisogna agire, è troppo tardi per essere pessimisti”. Poi, alla domanda se si ritenesse un ambientalista, più che un fotografo, ha risposto: “Sinceramente più un umanista.
Nel mio lavoro di ecologista-ambientalista ho capito che la chiave di tutto è la coesistenza, cercare di vivere bene insieme. Attraverso le mie immagini, provo a comprendere il mondo e a farlo comprendere. “La Terra vista dal cielo” o “6 miliardi di Altri”, in fondo sono la stessa cosa, sono molto vicini. Prima, parlavo dell’impatto dell’uomo sulla Terra, mostravo il Pianeta nel suo fragile splendore, esortavo indirettamente a vivere in maniera sostenibile. In “6 miliardi di Altri “parlo sempre dell’uomo, do la parola agli altri”. Anche i visitatori possono esser parte integrante del progetto, arricchendolo della loro testimonianza. Collegandosi in modo interattivo al sito www.6miliardsdautres.org si può ascoltare le testimonianze che hanno fatto parte della mostra od inserire un video making of di risposta alle stesse domande formulate agli “Altri”. Goodplanet informa che l’ultima ripresa “Testimoni del Clima” costituisce un appello lanciato da coloro la cui vita è già stata sconvolta dalle conseguenze dei cambiamenti climatici, ma è anche un segnale di allarme della comunità scientifica.
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A COME AGRICOLTURA, ALIMENTAZIONE, AMBIENTE
Giornata Mondiale dell’Alimentazione, 16 ottobre 2010
UNITI CONTRO LA FAME
Ma “Chi la combatte reaImente?”
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Dal 1981, la Giornata Mondiale dell’Alimentazione viene celebrata il 16 ottobre, giorno e mese di fondazione nel 1945 della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura), con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema della fame e della malnutrizione nel mondo e con l’obiettivo principale di incoraggiare le persone, a livello globale, ad agire contro questi problemi. 16 ottobre 2010 Il tema scelto per quest’anno è “Uniti contro la FIRMA LA PETIZIONE PER fame” per riconoscere la SCONFIGGERE LA FAME necessità di sforzi congiunti contro la fame nel mondo a livello nazionale, regionale e internazionale. Di certo povertà e sicurezza alimentare costituiscono due dei più gravi problemi che affliggono tuttora l’umanità, sì che entrambi sono stati inclusi tra gli 8 Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals) che, sottoscritti nel settembre del 2000, impegnano i 191 Stati membri dell’ONU al loro conseguimento entro il 2015.
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Nel Vertice ad alto livello di New York (20-22 settembre 2010), convocato dal Segretario ONU Ban Ki-moon per valutarne lo stato dei progressi compiuti, si è rimarcato che, nonostante la crisi economica che ha colpito le economie mondiali, alcuni significativi passi sono stati compiuti sulla sicurezza alimentare che nel 2009 aveva raggiunto la soglia critica di un miliardo di persone che soffrivano di fame nel mondo. Ma molto resta ancora da fare se il Presidente degli USA Barack Obama ha potuto affermare “facciamola finita con le finte promesse” e Ban Ki-moon nel suo discorso conclusivo, pur lanciando un messaggio di speranza per i nuovi impegni presi per 40 miliardi di dollari, è costretto ad affermare che “di qui al 2015 dobbiamo fare in modo che le promesse siano mantenute, altrimenti le conseguenze sarebbero disastrose: morte, malattie e disperazione, sofferenze inaudite e la perdita di occasioni per milioni e milioni di individui”. La Dichiarazione finale dal titolo “Manteniamo le nostre promesse!” vuole cogliere l’invito, ma non c’è da essere troppo ottimisti sulla possibilità che gli Stati inadempienti riescano nei 5 anni restanti a realizzare quanto non sono
riusciti a mantenere fede nei precedenti 10 anni.
I dubbi si avvalorano alla luce del Rapporto “Who’s Really Fighting Hunger”, presentato alla vigilia del Summit da ActionAid, una ONG impegnata nella lotta alle cause della povertà, attraverso un approccio di connessione tra povertà e diritti umani: la povertà non è infatti una condizione naturale né un fallimento personale, ma la conseguenza della Giornata mondiale negazione e della violadell’alimentazione zione dei diritti umani Organizzazione delle Nazioni Unite fondamentali, perpetrate per l’alimentazione e l’agricoltura www.fao.org da chi ha più potere su chi ne ha meno. Rispetto all’obiettivo di dimezzare il numero di affamati, nel Rapporto si afferma “l’amara verità che sulla fame il mondo sta andando indietro”, perché nel 2009 siamo ritornati al livello del 1990, ossia siamo indietro di 500 milioni di persone che soffrono per fame e malnutrizione. Le due regioni che ospitano il maggior numero di affamati (Asia meridionale e Africa sub-sahariana) sono anche quelle che sono rimaste più addietro, sulla scia della crisi alimentare e finanziaria. Nell’Asia meridionale la diffusione della fame ha superato i livelli del 1990, con 1 persona su 5 che ne soffre e quasi la metà dei bambini sono malnutriti, nonostante il PIL della regione sia triplicato. Nell’Africa sub-sahariana nel 2009 poco meno di un terzo della popolazione era affamato cronico, con una previsione allarmante che nel 2020 possano salire al 50%. Dei 28 Paesi in via di sviluppo monitorati, solo 8 sono sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo, tra questi: - il Brasile che ha più che dimezzato il numero dei bambini sottopeso che hanno meno di 10 anni e che è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo prima del 2015, grazie all’impegno della nuova amministrazione sul fronte della lotta alla povertà, attraverso il Programma “Fame Zero”; - la Cina che è riuscita a raggiungere l’obiettivo, secondo il Rapporto, grazie agli investimenti governativi a favore di piccoli proprietari terrieri e di contadini poveri, nonché tramite una più equa ridistribuzione delle terre; - altri, come l’India, pur avendo un’economia in grande espansione come gli altri due Paesi, è inopinatamente
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indietro, tanto che tra il 1990 e il 2005 il numero degli affamati è aumentato di 53 milioni di individui e il 43% dei bambini sotto i 5 anni sono malnutriti. In fondo alla graduatoria si collocano: Repubblica Democratica del Congo (ultima), Burundi e Sierra Leone. Nel Rapporto si sottolinea che se si vuol raggiungere gli Obiettivi del Millennio, bisogna che i Paesi ricchi taglino le loro emissioni del 40% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990, perché è proprio l’agricoltura il settore più colpito dal riscaldamento globale. Secondo ActionAid è necessario che i Paesi ricchi destinino risorse pari a 200 miliardi di dollari l’anno per le azioni di adattamento ai cambiamenti climatici dei Paesi poveri. Un’altra questione che viene rimarcata è la questione dei biocarburanti che, secondo l’ONG, sono controproducenti per la riduzione delle emissioni e faranno aumentare la fame nel mondo. Dopo aver citato i dati OCSE secondo i quali l’uso dei biocarburanti determinerà entro il 2020 un aumento del prezzo delle derrate alimentari, il Rapporto sottolinea che in Africa i biocarburanti hanno già sottratto alle colture alimentari più di un milione di ettari, mentre altri 5 milioni di ettari stanno per essere acquisiti da aziende, soprattutto europee, per soddisfare il target del 10% di energia da rinnovabili nei trasporti, fissato nel Pacchetto Clima-Energia dell’Unione europea.
ActionAid ha stilato anche una classifica dei Paesi che danno un contributo all’Obiettivo di riduzione della Fame, avendo un importante ruolo da svolgere per non aggravare la situazione nei Paesi più poveri. Sono state analizzate le politiche di finanziamento per gli impegni di riduzione della fame nel mondo di 22 Paesi, sulla base di determinati indicatori. Il punteggio conseguito ha permesso di inserirli in un grado di contributo che va dalla A alla E. Ebbene nessun Paese ha raggiunto la classe A, solo il Lussemburgo (B) vi si è avvicinato, mentre i Paesi che seguono sono nella classe C (Finlandia, Irlanda, Norvegia). L’Italia si colloca al 14° posto, primo tra i Paesi della classe E che vede in fondo Nuova Zelanda, Stati Uniti e Giappone. Una scheda per ognuno di questi Paesi chiarisce e motiva la classifica. La bassa posizione dell’Italia, come si evidenzia nella tavola riportata, è determinata soprattutto dalla scarsità degli aiuti, nonostante le promesse fatte dal Governo. C’era già stato, comunque, il Fondatore di Microsoft, l’uomo più ricco del mondo, ma anche noto filantropo, Bill Gates che in gennaio aveva espresso critiche in questo senso, dichiarando che “L’Italia era nella fascia bassa dei donatori europei prima ancora che il governo Berlusconi entrasse in carica e tagliasse gli aiuti di oltre la metà, facendolo divenire l’unico avaro tra i Paesi donatori d’Europa” (Reuters, 25 January, 2010).
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LE NUOVE REGOLE EUROPEE IN MATERIA DI COLTIVAZIONE DI OGM: COSTRUIRE UN SISTEMA AGRICOLO ITALIANO LIBERO DA OGM di Natalia Marzia Gusmerotti Giurista ambientale - Area Ambiente e Territorio - Coldiretti
La Commissione Politiche Agricole della Conferenza delle Regioni, nella seduta del 30 settembre 2010, alla luce del nuovo quadro di riferimento comunitario in materia di coltivazione di Organismi Geneticamente Modificati (OGM), ha deciso di non esprimersi sul testo delle Linee guida sulla coesistenza tra coltivazioni GM, convenzionali e biologiche, che era chiamata ad esaminare, considerando questo documento, nel merito tecnico e giuridico, superato dai nuovi orientamenti proposti dalla Commissione Europea. Inoltre, tenuto conto delle competenze riconosciute, in materia, dalla Carta Costituzionale, la Commissione impegna il Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali a rappresentare, anche in occasione delle riunioni in sede comunitaria, la posizione unanime delle Regioni e delle Province autonome di assoluta contrarietà rispetto alla autorizzazione della coltivazione degli OGM sul territorio nazionale. Infatti, la coltivazione di OGM deve essere valutata, oggi, alla luce del nuovo orientamento comunitario, che fa capo alla Comunicazione della Commissione sulla libertà per gli Stati membri di decidere in merito alla coltivazione di colture geneticamente modificate1; alla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2001/18/CE, per quanto concerne la possibilità per gli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di OGM sul loro territorio2; ed alla Raccomandazione della Commissione recante orientamenti per l’elaborazione di misure nazionali in materia di coesistenza per evitare la presenza involontaria di OGM nelle colture convenzionali e biologiche3. Questo quadro sembra aprire due percorsi distinti: - uno che si sostanzia nella scelta di un modello di agricoltura libero da OGM; - ed un altro che apre alla coesistenza.
Sotto il primo profilo, la proposta di modifica della direttiva 2001/18/CE4, che mira ad introdurre - con regolamento5 - un nuovo articolo 26 ter, rappresenta la base giuridica per l’adozione di misure che limitino o vietino la coltivazione di tutti o di determinati OGM in tutto il territorio o in parte di esso per ragioni diverse da quelle di carattere ambientale, sanitario e di coesistenza. Quando tale proposta sarà perfezionata ed entrerà in vigore sarà possibile per gli Stati membri adottare, in maniera motivata, misure idonee a difendere specifici interessi, tra cui spicca, legittimamente, la difesa di un modello di agricoltura libero da OGM. Perciò, oggi, è il momento di scegliere se si vogliono coltivare o meno, in Italia, gli OGM. La coesistenza non rappresenta più un passaggio obbligato, ma una delle opzioni che, in materia di OGM, gli Stati membri hanno facoltà di adottare. La Commissione Politiche Agricole della Conferenza delle Regioni ha ben inteso che procedere, adesso, in tal senso, avrebbe la conseguenza di escludere, a priori, una scelta realmente alternativa, che in passato non era possibile nemmeno considerare. Nella stessa direzione va la Risoluzione approvata all’unanimità dalla Commissione agricoltura e produzione alimentare del Senato, durante la seduta del 29 settembre 2010, nell’esaminare, proprio, la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio di modifica della direttiva 2001/18/CE. Tale documento afferma la piena convinzione che l'Italia voglia avvalersi della facoltà di escludere la coltivazione, sul territorio nazionale, di OGM autorizzati dall’Unione europea, alla luce dei potenziali effetti socio-economici negativi delle colture transgeniche sui vari sistemi agricoli locali, caratterizzati dalla tipicità e qualità dei prodotti e dal collegamento degli stessi col territorio. Inoltre, la Risoluzione prospetta l'esigenza che la facoltà, riconosciuta ai singoli Stati, di
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limitare la coltivazione di OGM venga estesa anche alle situazioni suffragate da motivazioni di carattere sanitario o ambientale. Si tratta di fondamentali affermazioni circa la possibilità che l’Italia divenga, a tutti gli effetti, un Paese libero da OGM. Per quanto riguarda la coesistenza, il nuovo quadro europeo assicura un grado di flessibilità sufficiente a garantire una presenza il più ridotta possibile di OGM nelle colture biologiche e di altro tipo, alla luce delle rispettive esigenze regionali e locali specifiche. Diviene centrale, da questo punto di vista, il grado di commistione perseguito da ciascun Paese membro, in ordine al quale si ammette la possibilità di escludere la coltivazione di OGM da vaste zone del territorio, quando si possa dimostrare che non è possibile raggiungere un livello sufficiente di purezza con altri mezzi. L’opportunità di regolare in modo rigoroso la coesistenza potrebbe anche far valere la volontà di ammettere, nel nostro Paese, la coltivazione di OGM con una serie di limiti e divieti, con l’obiettivo tutelare l’agricoltura tradizionale e biologica, ma, di fronte alla possibilità di escludere la coltivazione di tali organismi tout court e su tutto il territorio nazionale, essa si pone, inevitabilmente, in secondo piano. In attesa che il nuovo assetto comunitario giunga a completa definizione sarebbe, comunque, opportuno attivare la clausola di salvaguardia, ai sensi dell’articolo 23 della direttiva 2001/18/ CE. Il decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 224, che recepisce, all’articolo 25, la clausola di salvaguardia, consente, disgiuntamente, al Ministro delle Politiche Agricole e Forestali, al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ed al Ministro della Salute, per quanto di rispettiva competenza, di limitare o vietare temporaneamente l’impiego sul territorio nazionale di un OGM autorizzato a livello comunitario, con un provvedimento d’urgenza. Tale
provvedimento deve essere motivato dalla acquisizione di nuove e ulteriori informazioni riguardanti la valutazione di rischi ambientali ovvero dalla nuova valutazione di informazioni esistenti per tener conto di sopravvenute conoscenze scientifiche e deve, altresì, fondarsi sulle ragioni di rischio per la salute umana, animale e per l’ambiente. Si tratta di una misura efficace, capace di garantire, nelle more del completamento delle nuove regole comunitarie, l’agricoltura ed il territorio italiano dall’inquinamento genetico, salvaguardando, così, la competitività della nostra produzione agroalimentare e l’integrità dell’ambiente. Proprio grazie alla clausola di salvaguardia, l’Austria, l’Ungheria, il Lussemburgo, la Grecia, la Francia e la Germania hanno vietato il mais MON 810. Inoltre, con il medesimo mezzo giuridico l’Austria ha vietato il mais T 25 e la patata Amflora. La clausola di salvaguardia è stata utilizzata anche dall’Ungheria e dal Lussemburgo, sempre in relazione alla patata Amflora. La mancata approvazione delle linee guida in materia di coesistenza, peraltro, non espone l’Italia a nessun rischio di infrazione del diritto comunitario. È importante ricordare come, con la
sentenza della Corte Costituzionale n. 116/2006, sia stata riconosciuta la competenza delle Regioni a disciplinare con legge i piani di coesistenza. La Corte, infatti, ha stabilito che spetta ad esse definire le modalità di applicazione del principio di coesistenza nei diversi territori regionali, che sono notoriamente diversi tra loro da un punto di vista morfologico e produttivo. Ebbene, come evidenziato dal Consiglio di Stato, con la sentenza n. 183/2010, considerati i profili prettamente economici che devono essere regolamentati dai piani di coesistenza e considerato che, a tali piani, sono estranei i profili ambientali e sanitari, pur in loro assenza, risulta pienamente operativo, nel nostro Paese, il principio comunitario della coltivabilità degli OGM se autorizzati. Il rilascio dell’autorizzazione alla messa in coltura - la cui obbligatorietà è sancita dal decreto legislativo 24 aprile 2001, n. 2126 - non è, dunque, in alcun modo, condizionato dalla previa adozione dei piani di coesistenza. Essendosi aperta la possibilità di identificare il nostro modello di produzione agroalimentare come libero da OGM, è necessario proseguire fino in fondo a questo percorso, anche per rispettare la volontà dei consumatori, che, più volte,
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hanno mostrato la loro contrarietà a tali prodotti. Inoltre, si tratta di una scelta destinata a rafforzare l’identità e la distintività del made in Italy e l’immagine del nostro territorio.
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COM(2010) 380 definitivo, Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni, sulla libertà per gli Stati membri di decidere in merito alla coltivazione di colture geneticamente modificati. 2 COM(2010) 375 definitivo, Proposta di Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio, che modifica la direttiva 2001/18/ CE per quanto concerne la possibilità per gli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di OGM sul loro territorio. 3 Raccomandazione della Commissione del 13 luglio 2010 recante orientamenti per l’elaborazione di misure nazionali in materia di coesistenza per evitare la presenza involontaria di OGM nelle colture convenzionali e biologiche (2010/C 200/01). 4 Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 marzo 2001, sull’emissione deliberata nell’ambiente di organismi geneticamente modificati e che abroga la direttiva 90/220/CE del Consiglio. 5 Quindi direttamente applicabile ed obbligatorio in tutti i suoi elementi. 6 Articolo 1, comma 2.
AGENDA 21
CITTÀ SOSTENIBILE: SPAZIO ALLE IDEE Il Coordinamento A21 Locali Italiane parte attiva all’apposita sezione di ECOMONDO 2010 di Elisabetta Mutto Accordi
stato impegnato - prosegue Burgin - nel favorire lo scambio di informazioni attraverso le buone pratiche e l’incontro tra pubblico e privato, per questo abbiamo scelto di renderci parte ancora più attiva ad ECOMONDO.” Dal 3 al 6 novembre Città Sostenibile dunque farà da scenario alla presentazione di progetti, approfondimenti, prodotti e ricerche all’avanguardia, mutuabili e realizzabili nei diversi territori, perché già sperimentati in altri contesti.
Emanuele Burgin, Presidente del Coordinamento Agende 21 Locali Italiane e Assessore all’Ambiente della Provincia di Bologna
È un momento cruciale per le città e più in generale per gli enti locali. I tagli alla disponibilità di risorse si fanno sentire, ma allo stesso tempo la domanda dei cittadini per una migliore qualità della vita si amplifica e richiede risposte sempre più efficaci e rapide. Per questa ragione, per agevolare ulteriormente il confronto fra gli attori chiamati in causa, il Coordinamento Agende 21 Locali Italiane ha deciso di essere parte attiva nella realizzazione dell’edizione 2010 di “Città Sostenibile”, all’interno della Fiera ECOMONDO di Rimini, collaborando nella progettazione dei programmi di workshop e conferenze. Gli amministratori quindi, di enti locali grandi, medi e piccoli, sono chiamati a raccolta per cogliere l’opportunità di partecipare a questo momento di approfondimento di altissimo livello. “Lo scopo - sottolinea Emanuele Burgin, Presidente del Coordinamento Agende 21 Locali Italiane - sarà quello di fornire risposte concrete, garantire uno spazio per le nuove idee, per dare un’importante occasione di confronto agli operatori del settore alla ricerca di soluzioni funzionali e di proposte innovative”. Per quattro giorni infatti professionisti, amministratori, cittadini, imprese, urbanisti ed esperti del risparmio energetico animeranno il dibattito.
“L’obiettivo - sottolinea il Presidente del Coordinamento Agende 21 Locali Italiane - è fornire gli strumenti adeguati alle specifiche azioni da mettere in campo nei diversi territori”. Le città, le province e le regioni sono infatti ormai i primi attori pubblici a dover dare delle risposte non solo per il cambiamento climatico e quindi per la riduzione di CO2, ma anche per una qualità della vita migliore. “Abbiamo pensato a Città Sostenibile - chiarisce Burgin come ad un grande occasione di incontro dalla quale gli amministratori torneranno a casa, indipendentemente dalle dimensioni dell’ente locale che rappresentano, con gli ingredienti necessari ad intervenire.” Il dibattito del resto non si soffermerà solo su aspetti di tipo concreto. “Quello che serve in questo momento al paese - conclude l’Assessore all’Ambiente della Provincia di Bologna - è un cambiamento culturale forte che porti gli amministratori ad essere sempre più orientati a scelte sostenibili. Per questa ragione ECOMONDO dovrà fungere anche da fucina delle idee e luogo di coinvolgimento di coloro che ancora non si sono avvicinati a questi temi.”
“Il Coordinamento Agende 21 Locali Italiane è sempre
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PROGRAMMA CITTÀ SOSTENIBILE (Area Convegni Città Sostenibile D3) Mercoledì 3 Novembre 2010 Corso di formazione di 6 ore ore 9.30-17.00 Quota di partecipazione 50 euro e gratuito per gli Associati AG21 Per iscrizioni e informazioni scrivere a info@eambiente.it Mattino Gli strumenti cogenti e volontari per la pianificazione ambientale delle città: dalla VAS all’EMAS passando per i Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile ed il Clima Pomeriggio Meccanismi e strumenti finanziari a disposizione degli enti locali per finanziare le azioni del Piano Clima.
Giovedì 4 Novembre 2010 Conferenza nazionale ore 09.30-11.45 Progetti e strategie urbane per città sostenibili Rassegna di impegni e buone esperienze delle città nel climate change Saranno ospitate in primo luogo le città e le imprese (utilities, costruzione, etc.) coinvolte nei progetti presenti nella mostra di Città sostenibile, comprendendo i piani e gli interventi urbanistici, le infrastrutture ambientali ed energetiche della città. Le esperienze e i temi saranno commentati da protagonisti della cultura e della progettazione urbana e ambientale.
Tavola Rotonda ore 12.00-14.00 Città europee e progetti urbani nel climate change L'evento inaugurale di Città Sostenibile è volutamente organizzato come tavola rotonda cui prenderanno parte i rappresentanti delle città in lotta contro i cambiamenti climatici a livello europeo e italiano. Lo scopo è quello di promuovere il dialogo e lo scambio fra i "primi cittadini" di alcune città italiane ed europee scelte in rappresentanza di tutti i comuni attivamente impegnati a contrastare con le proprie scelte gli effetti delle attività antropiche sul clima. Saranno invitati a scambiarsi esperienze, difficoltà e successi ottenuti e attesi all'interno del proprio Comune. Convegno Nazionale ore 15.00-17.00 I Piani Clima delle città. Esperienze a confronto. Incontro nazionale tra città, sullo stato della pianificazione climatica in ambito urbano. A sei mesi dalla Conferenza di Modena, Agenda 21 Italia, con la rete degli aderenti alla Covenant of Mayors le strutture di supporto e i partner dell’Associazione, propone un confronto sullo stato di avanzamento dei Piani d’azione per l’energia e il clima previsti dal Patto dei Sindaci. Sarà presentato il Documento d’indirizzo elaborato dal Coordinamento per la redazione del Piano Clima, integrando quanto previsto dal Patto. Saranno proposte inoltre le attività di amministrazioni provinciali nell’assistenza ai comuni aderenti al Patto e gli iter seguiti da città di diverse dimensioni e aree del Paese, per uno scambio di esperienze e risultati. In collaborazione con ANCI, UPI, Covenant of Mayors, SCTC, ICLEI, INU, ISPRA, AMBIENTE ITALIA.
Venerdì 5 Novembre 2010 Convegno internazionale ore 9.30-13.00 La gestione dei rifiuti nelle strategie di mitigazione del climate change. Progetti europei ed esperienze nell’area del Mediterraneo Convegno nazionale ore 13.30-14.45 Legambiente presenta la rassegna dei comuni italiani più virtuosi. I progetti e le realizzazioni d’eccellenza nel panorama nazionale 2009 Convegno nazionale ore 15.00-17.00 Progettazione, realizzazione e introduzione di sistemi di certificazione degli edifici. Il Green Building Council si confronta con i nuovi obiettivi dell’edilizia sostenibile per migliorare la qualità della vita dei cittadini
Sabato 6 Novembre 2010 ore 10.00-13.00 Le città ai cittadini Appuntamento interattivo dedicato ai cittadini per la diffusione del vademecum delle buone pratiche per città più sostenibili
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BIODIVERSITÀ E CONSERVAZIONE
New York, Assemblea ONU sulla Biodiversità (22-23 settembre 2010)
PER CHI SUONA LA CAMPANA? La Chiesa Anglicana promotrice del Progetto MEMO sull’Isola di Portland “Nessun uomo è un’Isola, intera per se stessa; ogni uomo è un pezzo del Continente, una parte del tutto; se una Zolla venisse lavata via dal Mare, all’Europa mancherebbe qualcosa, come se non ci fosse più un Promontorio, venisse meno la Dimora dei tuoi amici o la tua stessa; ogni morte di uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’Umanità; e quindi non mandare a chiedere per chi suoni la campana; essa suona per te”. (John Donne, “Nunc lento sonitu dicunt, Morieris”, XVII Meditazione in “Devozioni su eventi contingenti” - 1624, traduzione a cura della redazione).
gli altri che voi, Capi di Stato e di Governo, dovete fare per consolidare la crescita e il benessere umano nei vostri Paesi”. Era stato il Segretariato della CBD a lanciare un appello il 10 agosto affinché venissero suonate tutte le campane del mondo tra le 12.00 e le 14.00 del 22 settembre 2010.
Sono stati 492 i rintocchi delle Chiese anglicane, numero corrispondente alle specie che sono scomparse nel Paese negli ultimi due secoli, secondo una ricerca di Natural England, Organizzazione indipendente pubblica il cui scopo è di proteggere e migliorare l’ambiente naturale dell’Inghilterra e incoraggiare la gente a goderne e a lasciarsi coinvolgere da quello che le sta attorno. “Le campane che hanno suonato - ha dichiarato Pete Brotherton, Capo della sezione Biodiversità di Natural England - sono un monito per quel che è attualmente in gioco e una riflessione sulla necessità che si faccia tutto il possibile per evitare che perdite di tale portata si verifichino in futuro”.
La Cattedrale di St. Paul di Londra, di cui il grande poeta metafisico inglese è stato decano, dopo la sua conversione alla Chiesa Anglicana, il 22 settembre a mezzogiorno ha fatto suonare “The Great Paul”, la campana di 16,5 tonnellate di peso, più grande del Big Ben. L’occasione è stata l’apertura a New York della 1a riunione ad alto livello all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dei Paesi firmatari della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD), svoltasi a conclusione di quella sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, di cui l’arresto della perdita di biodiversità è stato uno degli impegni non rispettati. “Aver disatteso tale obiettivo è stato come buttare i soldi dalla finestra - ha sottolineato il Segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ai rappresentanti delle Parti della Convenzione CDB Dobbiamo smettere di pensare che la tutela ambientale sia un costo. È un investimento che va di pari passo con
“Come cristiani crediamo che sia importante prendersi cura della creazione di Dio e del nostro mondo naturale, che soffre a causa delle nostre azioni - aveva dichiarato David Shreeve, Consigliere nazionale per l’ambiente della Chiesa d’Inghilterra - Molti dei nostri circa 10.000 cimiteri parrocchiali sono pieni di biodiversità spesso rara e anche quelli urbani e di città supportano un numero inferiore, ma altrettanto importante di fauna selvatica”.
La Chiesa Anglicana, uno dei partner ufficiali dell’iniziativa ONU “2010 Anno Internazionale della Biodiversità (IYB)” (cfr.: “La biodiversità è vita. La biodiversità è la nostra vita”, in Regioni&Ambiente, n. 1-2 gennaio-febbraio 2010, pag. 40 e segg.), ha accolto favorevolmente l’invito.
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Peraltro, l’iniziativa di suonare le campane si inserisce nel “Progetto MEMO”, sostenuto oltre che dalla Chiesa d’Inghilterra da IYBUnited Kingdom, che ha per obiettivo di erigere una scultura in pietra sulle scogliere dell’isola di Portland, di fronte alle coste del Dorset, nel sud dell’Inghilterra, con le immagini scolpite delle specie minacciate, e una grande cam-
pana (“Hooke Bell”) rintoccherà ogni volta che una specie verrà dichiarata estinta. La scelta è caduta sull’isola di Portand che fa parte della “Jurassic Coast”, dichiarato patrimonio mondiale dall’UNESCO, dove 95 miglia di scogliere sono ricche di fossili di animali estintisi 185 milioni di anni nni fa.
collaborava per la ricostruzione di alcuni importanti edifici di Londra, dopo il devastante incendio del 1666 (Wren scelse proprio la pietra di Portland per la ricostruzione dellacattedrale di St. Paul, il cui progetto di cupola si deve ad Hooke), avanzò per primo l’ipotesi che i fossili incastonati nelle rocce, in
Il grande scienziato inglese nglese Robert Hooke, visitando do quest’isola per il reperimento di materiali lapidei, assieme al suo amico architetto Christopher Wren, con il qualee
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Portland Island (Inghilterra). Veduta dell’Isola, teatro delle gare veliche alle prossime Olimpiadi del 2012, dalla collina dove dovrebbe sorgere il Biodiversity Memorial
un’epoca in cui erano ancora generalmente considerati “scherzi di natura”, fossero i resti di specie estinte e che la loro distribuzione attuale potesse fornire indicazioni sui mutamenti geologici della Terra. In attesa che il progetto giunga a conclusione, una copia ridotta della Hooke Belll costruita su u uno stampo di calcare fossilifero di Portland Po è stato esposto al Central Pa Park Zoo di New York, inaugurato alla a vigilia della Riunione CBD al Palazzo di vetro, la cui facciata f è fatta proprio con c la pietra, estratta dalle cave di Portland. Portlan
Presentato il TEEB per i decisori locali e regionali
DAGLI ENTI LOCALI L’IMPORTANTE CONTRIBUTO PER UN USO EFFICIENTE DELLE RISORSE Pagare per tutelare i servizi ecosistemici “La biodiversità non è solo un lusso per ricchi, ma una necessità per i poveri”. Pavan Sukhdev In attesa che venga pubblicata una Sintesi del Rapporto finale “Economia degli Ecosistemi e della Biodiversità (TEEB)”, prevista per l’occasione della 10a Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica di Nagoya (18-29 ottobre 2010), è stato diffuso il Rapporto “TEEB per i Responsabili degli Enti Locali e Regionali”. Il patrimonio naturale del Pianeta - da singole specie a ecosistemi come le foreste, le barriere coralline, i bacini idrici e i suoli - si sta riducendo ad un ritmo allarmante. La perdita di biodiversità costa ogni anno miliardi all'economia mondiale, danneggiando e compromettendo le prospettive economiche e le possibilità di combattere la povertà. Il progetto TEEB, finanziato dalla Commissione europea e da Paesi come la Germania, il Regno Unito, i Paesi Bassi, la Svezia, la Norvegia, il Belgio e il Giappone, è finalizzato a individuare le ragioni economiche che dovrebbero indurci a cambiare il modo in cui valutiamo e gestiamo le risorse naturali. Dopo le precedenti relazioni dedicate ai responsabili politici nazionali e alle imprese (cfr.: “Il Business sarà solo green”, in Regioni&Ambiente, n. 8-9, agosto-settembre 2010, pp. 56-57), questo nuovo Rapporto è stato presentato nel corso della Conferenza “Biodiversity in a Changing World” che si è svolta a Gand (8-10 settembre 2010), organizzata dalla Presidenza belga del Consiglio UE nell’ambito delle celebrazioni per l’Anno Internazionale della Biodiversità, come Forum per uno scambio di
esperienze, idee e soluzioni innovative tra leader politici, membri delle istituzioni, ONG, scienziati e tutte le altre parti interessate dell’Unione europea, al fine approntare una strategia europea post-2010, sulla quale la Commissione ha avviato una pubblica consultazione, aperta fino al 22 ottobre 2010. “I responsabili della pianificazione locali e regionali detengono un potere enorme che può tradursi in realizzazioni altamente positive - ha dichiarato il Commissario UE per l’Ambiente Janez Potočnik - La relazione in parola illustra numerosi esempi a livello mondiale di integrazione positiva tra la tutela della biodiversità e la pianificazione di interventi a livello locale e ne elenca in modo dettagliato i benefici per i cittadini. Si tratta in molti casi di un vademecum per garantire la tutela dell’ambiente”.
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Più di 140 esperti del mondo scientifico, economico e politico provenienti da più di 140 paesi hanno partecipato alla ricerca, all’analisi e alla stesura della relazione TEEB per i responsabili degli enti locali e regionali, che contiene studi di casi relativi a molti Paesi quali il Sudafrica, l’India, l’Australia, il Vietnam e il Perù. Oltre a rimarcare l’importanza di una valutazione dei servizi ecosistemici. Il responsabile dello studio TEEB, Pavan Sukhdev, ha affermato: “I valori molteplici e complessi della natura hanno un impatto economico diretto sul benessere delle persone e sulla spesa pubblica a livello sia locale che nazionale. Concentrandoci sui diversi aspetti benefici della natura ci rendiamo conto di quanto siamo dipendenti, in modo diretto e indiretto, dall’ambiente naturale e questa convinzione può essere di notevole aiuto per la definizione delle politiche locali e la gestione della cosa pubblica. Esortiamo le autorità locali a leggere questa relazione e a prendere atto dei benefici che la natura può apportare e della dimensione economica del capitale naturale che è a loro disposizione". “TEEB for Local and Regional Policy Makers”, illustra in che misura le città dipendano dalla natura e come i servizi ecosistemici possano offrire soluzioni economiche ed efficaci per i servizi municipali. Lo studio dimostra, ad esempio, come Roma stia cogliendo i benefici derivanti da 5.000 ettari di verde pubblico e come le autorità locali del Galles siano riuscite a migliorare la salute dei cittadini grazie ad un aumento degli spazi verdi. Tra le raccomandazioni formulate rientrano i regimi di pagamento per i servizi ecosistemici (PES - Payments
for Ecosystem Services), “un approccio basato sugli incentivi per tutelare i servizi ecosistemici, compensando i proprietari dei terreni e i manager che adottano pratiche che sono favorevoli ad un ecosistema”. Inoltre, si dovrebbe introdurre un “accantonamento conservativo” (conservation banking) per attenuare la perdita dic comportamenti unici, come risultato dello sviluppo economico, mediante compensazione dei danni con benefici nel resto della regione. Il termine “accantonamento conservativo” riguarda sia gli habitat che le specie, a seconda che l’obiettivo sia di preservare un tipo di ambiente o di aumentare la popolazione di una specie particolare. Oltre a rimarcare l'importanza di una valutazione dei servizi ecosistemici, la
relazione sottolinea anche tre aspetti fondamentali di cui tenere conto se si vuole mettere il capitale naturale al servizio dello sviluppo locale: 1. un’equa distribuzione dei diritti ai benefici della natura; i cambiamenti di politica incidono spesso sulla distribuzione o sull’accesso ai servizi e di ciò si deve tenere conto a livello decisionale; 2. un uso massimo delle conoscenze scientifiche ed empiriche disponibili per giungere alla definizione di un linguaggio comune che permetta di dare espressione a visioni diverse; 3. l’impegno delle parti interessate durante tutto il processo per definire le priorità e mettere in atto interventi a livello locale fattibili ed efficaci. Achim Steiner, Direttore Esecutivo del Programma Ambientale delle Nazioni
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Unite (UNEP), presso la cui sede è ospitato il team di studiosi e collaboratori del TEEB, ha dichiarato che “I Governi nazionali e provinciali, gli enti locali, i consigli municipali e comunali, e il pubblico oggi possono dare un grande contributo agli sforzi globali per una transizione verso un basso tenore di carbonio e un uso efficiente delle risorse. Questa possibilità discende dal fatto che circa il 70% dell’impronta ecologica dell’umanità deriva dal modo in cui vengono consumate le risorse nelle città. Alcuni governi locali stanno già affrontando la sfida come dimostra la vasta gamma di case-history e di soluzioni approntate nella pianificazione territoriale, che includono i benefici dei servizi ecosistemici e i pagamenti per i servizi ecosistemici. Ora, abbiamo bisogno che molti di più salgano a bordo”.
Dal Carnegie Institution for Science le proiezioni sul futuro degli ecosistemi umidi
DEFORESTAZIONE E CAMBIAMENTI CLIMATICI RIDURRANNO LE SPECIE TROPICALI TRA IL 18 E IL 45% ENTRO IL 2100
Una svolta nella mappatura del carbonio di biomasse contribuirà a dare nuovo slancio all’iniziativa REED
È stato pubblicato su “Conservation Letters”, la Rivista della Society for Conservation Biology, lo Studio “Effetti combinati del clima e dei cambiamenti di destinazione dei suoli sul futuro delle foreste tropicali umide” (P. Gregory Asner, Scott R. Loarie, Ursula Heyder. “Combined effects of climate and land-use change on the future of humid tropical forestsCombined effects of climate and land-use change on the future of humid tropical forests”, Conservation Letters, 2010; DOI: 10.1111/j.1755-263X.2010.00133.x,), condotto dal Dipartimento di Ecologia Globale della prestigiosa Carnegie Institution for Science di Washington. “Questa è la prima elaborazione combinata degli impatti sull’ecosistema globale delle foreste umide tropicali interessate da deforestazione ed effetti dei cambiamenti climatici - ha sottolineato Greg Asner - Per tali aree del globo che si prevede esser destinate a soffrire di più ad opera del cambiamenti climatici, i gestori del territorio dovrebbero concentrare i loro sforzi per ridurre la pressione esercitata dalla defore-
stazione, aiutando le specie ad adattarsi o potenziando la loro capacità di muoversi in tempo per tenere il passo con i cambiamenti climatici. Dall’altro lato, le regioni del mondo dove si prevede che la deforestazione subirà meno gli effetti dei cambiamenti climatici potrebbero essere oggetto di recupero”. Le foreste tropicali contengono più della metà di tutte le piante e specie animali sulla Terra, ma l’effetto combinato dei cambiamenti climatici, l’evidente taglio delle foreste e le concessioni forestali possono costringerli all’adattamento, a spostarsi o estinguersi. Gli scienziati hanno esaminato l’utilizzo del territorio e i cambiamenti climatici, integrando le mappe della deforestazione globale e dei tagli a dati e immagini satellitari ad alta risoluzione con proiezioni sui futuri cambiamenti nella vegetazione sulla base di 16 diversi modelli climatici globali. Da questo lavoro sono emersi gli scenari di distribuzione geografica entro il 2100 dei differenti tipi di specie. Al fine di prevedere i possibili cambiamenti
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della biodiversità, gli scienziati hanno preso in considerazione la riorganizzazione delle classi di piante, come gli alberi sempreverdi di latifoglie tropicali, i decidui delle zone aride e i vari tipi di erbe ed arbusti., Secondo gli studiosi, nell’America centrale e meridionale, il cambiamento climatico potrebbe alterare circa i due terzi della biodiversità delle foreste tropicali umide e la varietà ed abbondanza di piante e animali dell’ecosistema. La combinazione di questo scenario con gli attuali modelli di cambiamento d’uso del suolo, fa sì che nel solo bacino amazzonico possa avvenire cambiamenti nella sua biodiversità di oltre l’80% della regione. Nel bacino del fiume Congo, in Africa, la maggior parte dei cambiamenti sarà prodotta dal disboscamento e dai cambiamenti climatici, che potrebbero influire negativamente tra il 35% e il 74% della biodiversità di quella regione. Su scala continentale, circa il 70% della biodiversità delle foreste tropicali dell’Africa ne sarebbe probabilmente influenzato se non venissero limitate le pratiche attuali. In Asia e nelle isole del Pacifico centrale e meridionale, la deforestazione e le concessioni sono i driver principali dei cambiamenti degli ecosistemi. Le proiezioni del modello suggeriscono che in questa regione i cambiamenti climatici potrebbero avere un ruolo minore rispetto a quello svolto in America Latina o in Africa. Detto questo, la ricerca ha dimostrato comunque che tra il 60% e il 77% della superficie è soggetta a perdita di biodiversità attraverso i massicci cambiamenti in corso dell’utilizzazione del suolo nella regione. “Questo studio è la prova più evidente ancora che gli ecosistemi naturali del mondo subiranno profondi cambiamenti, tra cui gravi alterazioni nella loro composizione delle specie, attraverso l’influenza combinata dei cambiamenti climatici e di uso del territorio - ha sottolineato Daniel Nepstad, scienziato senior presso il Woods Hole Research Center - La protezione della flora e fauna del mondo, quale noi le co-
nosciamo, dipenderà da un rapido e vertiginoso calo delle emissioni di gas serra”. Gli stessi scienziati del Carnegie Institution Department of Global Ecology, in collaborazione con colleghi del World Wildlife Fund e col coordinamento del Ministero dell’Ambiente del Perù, hanno messo a punto delle mappe ad alta risoluzione che rivelano la quantità di carbonio racchiusa nella foresta tropicale dell’Amazzonia peruviana e quella che viene emessa dall’uso dei suoli. Lo studio, pubblicato sull’ultimo numero di Proceedings of the National Academy of Science (Gregory P. Asner, George V. N. Powell, Joseph Mascaro, David E. Knapp, John K. Clark, James Jacobson, Ty Kennedy-Bowdoin, Aravindh Balaji, Guayana Paez-Acosta, Eloy Victoria, Laura Secada, Michael Valqui, and R. Flint Hughes “High-resolution forest carbon stocks and emissions in the Amazon PNAS September 7, 2010, doi:10.1073/pnas.1004875107), ha riguardato il monitoraggio di 4,3 milioni di ettari di foreste (un’estensione pari alla superficie della Svizzera) integrando la cartografia satellitare del suolo con la mappatura della struttura vegetazionale con il sistema LiDAR (Light Detection and Ranging), tecnologia che, secondo la NASA, “fornisce una panoramica completa del tessuto della struttura verticale di una foreste”. Di recente, Michael Lefsky, uno specialista di telerilevamento dell’Università del Colorado, ha pubblicato uno Studio, da lui definito “proprio una prima bozza che dovrà essere raffinata in futuro”, in cui viene offerta una mappa delle altezze delle foreste della Terra, unendo i dati multi-spettrali ed elettromagnetici (MODIS) generati dai satelliti Terra e Aqua, alle misurazioni altimetriche LiDAR, generati dagli strumenti di bordo del satellite ICESat. Le mappe di biomassa permetterà di comprendere meglio il ciclo del carbonio,
La mappa prodotta da Michael Lefsky mostra che le foreste più elevate sono quelle tropicali del Sud-est asiatico e quelle pluviali temperate dell’America Nord Occidentale. Larghe foreste di bassa statura dominano l’emisfero settentrionale, dal Canada agli Stati Uniti orientali, all’Europa, alla Siberia. Foreste di media altezza occupano le regioni tropicali del Sud America, dell’Africa e dell’Asia Meridionale. (fonte: Micahel Lefsky).
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migliorando anche l’inventario di quello sequestrato e di quello che ritorna in atmosfera, essenziale per creare simulazioni delle possibili variazioni delle temperature globali (“A global forest canopy height map from MODIS and the Geoscience Laser Altimeter System”, in Geophysical Research Letters, Vol. 37, n. 14) Tornando allo Studio su PNAS, “Abbiamo scoperto che la capacità totale di stoccaggio del carbonio delle foreste della regione è di circa 395 milioni di tonnellate e che le emissioni del periodo 1999-2009 hanno raggiunto circa 630 mila tonnellate annue - ha spiegato Greg Asner - Ma ciò che ci ha maggiormente sorpreso è stato che lo stoccaggio del carbonio differiva a seconda delle tipologie forestali e della geologia alla base. Ad esempio, dove la geologia locale risale fino a 60 milioni di anni fa, la vegetazione trattiene circa il 25% di carbonio in meno rispetto a quella che poggia su strati geologicamente più giovani e fertili. Abbiamo anche rilevato un’importante interazione tra geologia, uso dei suoli ed emissioni”. Gli scienziati hanno appurato, infatti, che il lastricato dell’Autostrada Interoceanica, costruita per il taglio del legname e per l’estrazione dell’oro, ha determinato un aumento delle emissioni da deforestazione di oltre il 61% nel 2009, mentre
le emissioni da degrado forestale sono raddoppiate rispetto a quelle derivanti dalla sola deforestazione. Questo nuovo approccio fornirà al prezioso contributo all’iniziativa delle Nazioni Uniti per la riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado (REED) che si è arenata per mancanza di informazioni accurate sulla quantità di carbonio in grado di essere trattenuta dalla vegetazione e quella rilasciata a seguito di deforestazione, abbattimenti selettivi ed altre azioni di utilizzo dei suoli. Proprio la questione REED e i relativi incentivi per rallentare la deforestazione e il degrado erano stati motivo di scontro durante la Conferenza UNFCCC sui Cambiamenti Climatici di Copenhagen (cfr: “Le Major Countries dettano le condizioni”, in Regioni&Ambiente, n.1/2, gennaio-febbraio 2010, pag. 6 e segg.). Proprio per sostenere il meccanismo REED, il Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) aveva pubblicato le linee guida per calcolare le stime sulla densità del carbonio dei differenti biomi del Pianeta, promuovendo comunque più approfonditi approcci (per esempio, per l’area in questione le stime dell’IPCC davano una capacità di stoccaggio del carbonio di 587 milioni di tonnellate, quando lo studio, come sopra riportato ne ha calcolate 395 milioni).
Un nuovo approccio di mappatura aerea e satellitare fornisce informazioni dettagliate sulle riserve di carbonio in Amazzonia. Questa immagine mostra la zona di costruzione di una strada e lo sviluppo adiacente alla foresta primaria (tonalità rossa) e la ricrescita delle foreste secondarie (tonalità verde). (fonte: Carnegie Airborne Observatory, Carnegie Institution for Science).
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bilità. Selezioneremo le migliori proposte giunte in risposta a questo invito con l’obiettivo di far progredire l’Europa in settori quali la produzione di energia in mare e le blue biotechnologies”.
COMMISSIONE EUROPEA Direzione Generale Ricerca Bando “7PQ Oceano 2011” (GUUE C 196 del 20 luglio 2010)
Nel Corso di un Info Day, svoltosi a Bruxelles il 9 settembre 2010, la Commissione UE ha presentato alle Parti interessate ed ai potenziali candidati ai finanziamenti, l’iniziativa “The Ocean of Tomorrow 2011” che allocherà 45 milioni di euro a progetti di ricerca pluridisciplinari basati su partenariati tra Stati membri dell’UE e Paesi terzi, miranti a sfruttare al massimo il potenziale dei mari e degli oceani con approcci innovativi, improntati al futuro e sostenibili. Obiettivi L’invito a presentare proposte, lanciato il 20 luglio2010, con la pubblicazione sulla GUUE C 196 “Inviti a presentare proposte nell’ambito dei programmi di lavoro 2010 e 2011 del Settimo programma quadro di azioni comunitarie di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione”, è imperniato sul Mediterraneo e il Mar Nero, incoraggiando la cooperazione con i Paesi limitrofi. Hanno introdotto la giornata informativa le Commissarie UE Máire Geoghegan-Quinn, responsabile della Ricerca, e Maria Damanaki, responsabile per gli Affari marittimi e Pesca, le quali hanno spiegato che “Gli oceani coprono il 70% della superficie terrestre e sono imprescindibili per il nostro ecosistema, ma non solo: infatti, sono essenziali anche per la nostra economia attuale e futura. Una gestione intelligente dei mari ci aiuterà, nel corso di questo XXI secolo, a superare le difficoltà nella creazione di posti di lavoro e favorire la crescita, mirando alla sosteni-
Progetti finanziabili L’appello si articola su 4 temi, 2 generali e 2 espressamente dedicati al Mediterraneo e al Mar Nero: - Progettazione innovativa di piattaforme marine multifunzionali e, segnatamente, il loro interesse economico ed ambientale; - Approcci bioinformatici volti a favorire l’acquisizione di conoscenze sul funzionamento degli ecosistemi marini e sul loro potenziale biotecnologico; - Studio dell’effetto combinato delle pressioni esercitate dalla natura e dall’uomo sull’ambiente marino nel Mediterraneo e nel Mar Nero, e il modo in cui vi si adattano gli ecosistemi; - Gestione integrata delle reti di zone marine protette e le possibilità offerte dall’energia eolica. Per ciascun tema i progetti approfondiranno i seguenti aspetti (congiunti): - Prodotti alimentari, agricoltura, pesca e biotecnologie; - Energia; - Ambiente (compresi i cambiamenti climatici); - Trasporti (compresa l’aeronautica). Al bando sono stati aggiunti suggerimenti che propongono la progettazione di una piccola nave laboratorio adatta ad acque poco profonde o l’ideazione di piattaforme marine multiuso. Soggetti interessati Istituti e Centri di Ricerca e singoli Ricercatori, Università,
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Industrie, PMI, Organizzazioni della società civile e punti di contatto nazionali. Finanziamento Sono stati destinati 45 milioni di euro (il budget è indicativo e potrà variare di più o meno del 10%), così suddivisi: - al Tema 1), 14 milioni di euro (budget indicativo); - al Tema 2), 9 milioni di euro (budget indicativo); - al Tema 3), 13 milioni di euro (budget indicativo); - al Tema 4), 9 milioni di euro (budget indicativo). Scadenze Le proposte dovranno pervenire, con sistema Electronic Proposal Submission Service (EPSS) entro le ore 17.00, ora locale di Bruxelles, del 18 gennaio 2010.
Sempre sulla GUUE del 20 luglio C196 sono stati pubblicati ulteriori Bandi, all’interno del Programma specifico Cooperazione del 7PQ, che riportiamo di seguito suddivisi per tematica, codici identificativi e scadenze. Tema 1. Salute - FP7-HEALTH-2011-single-stage scadenza 10/11/2010; - FP7-HEALTH-2011-two-stage scadenza 13/10/2010. 2. Prodotti alimentari, agricoltura, pesca e biotecnologie - FP7-KBBE-2011-5 (FP7-KBBE-2011-5-CP-CSA e FP7-KBBE2011-5-SME) scadenza 25/01/2011 3. Tecnologie dell’informazione e della comunicazione - FP7-ICT-2011-ICT-FI “Future Internet” scadenza 2/12/2010 - FP7-2011-ICT-GC “ICT for Green Cars” scadenza 02/12/2010 - FP7-ICT-2011-FET-F “FET Flagship Initiative” scadenza 02/12/2010 - FP7-ICT-2011-C “FET Open” scadenza 12/03/2013 - FP7-ICT-2011-EU-RUSSIA scadenza 14/09/2010 4. Nanoscienze, nanotecnologie, materiali e nuove tecnologie di produzione - FP7-NMP-2011-LARGE-5 scadenza 04/11/2010 - FP7-NMP-2011-SMALL-5 scadenza 04/11/2010 - FP7-NMP-2011-SME-5 scadenza 04/11/2010 - FP7-NMP-2011-CSA-5 scadenza 01/02/2011 - FP7-NMP-2011-EU-RUSSIA scadenza 31/03/2011 - FP7-NMP-2011-EU-JAPAN scadenza 17/11/2010
5. Energia - FP7-ENERGY-2011-1 scadenza 16/11/2010 - FP7-ENERGY-2011-2 scadenza 07/04/2011 -FP7-ENERGY-2011-EXCHANGE scadenza 16/11/2010 - FP7-ENERGY-2011-JAPAN scadenza 25/11/2010 6. Ambiente (ivi compresi i cambiamenti climatici) - FP7-ENV-2011 scadenza 16/11/2010 - F P 7 - E N V - 2 0 1 1 - E C O - I N N O VAT I O N (FP7-ENV-2011-ECO-INNOVATION-OneStage e FP7-ENV2011-ECO-INNOVATION-TwoStage) scadenza 16/11/2010 7. Trasporti (compresi i trasporti aerei) - FP7-AAT-2011-RTD-1 “Aeronautics and Air Transport” scadenza 02/12/2010 - FP7-SST-2011-RTD-1 “Sustainable Surface Transport” scadenza 02/12/2010 - FP7-TPT-2011-RTD-1 scadenza 02/12/2010 - FP7-GALILEO-2011-GSA-1° scadenza 16/12/2010 - FP7-GALILEO-2011-GSA-1b scadenza 05/10/2010 - FP7-GALILEO-2011-ENTR-1 scadenza 16/12/2010 8. Scienze socioeconomiche e scienze umanistiche - FP7-SSH-2011-1 Collaborative projects (large scale integrating research projects) scadenza 02/02/2011 - FP7-SSH-2011-2 Collaborative projects (small or medium scale focused research projects) scadenza 13/10/2010 - FP7-SSH-2011-3 Coordination and support actions scadenza 02/02/2011 9. Spazio - FP7-SPACE-2011-1 scadenza 25/11/2010 10. Sicurezza - FP7-SEC-2011-1 scadenza 02/12/2010 Approcci congiunti multi tematici Temi: 1. Salute; 2. Prodotti alimentari, agricoltura, pesca e biotecnologie 4. Nanoscienze, nanotecnologie, materiali e nuove tecnologie di produzione 5. Energia 7. Trasporti (ivi compresa l’aeronautica) e 8. Scienze socioeconomiche e scienze umane (coordinati) - FP7- ERANET-2011-RTD scadenza 22/02/2011 Temi: 2. Prodotti alimentari, agricoltura, pesca e biotecnologie e 6. Ambiente (ivi compresi i cambiamenti climatici) (coordinati) - FP7 JPROG-2011-RTD Joint Programming Coordination scadenza 05/10/2010 Temi: 3. Tecnologie dell’informazione e della comunicazione; 4. Nanoscienze, nanotecnologie, materiali e nuove tecnologie di produzione; 5. Energia e 6. Ambiente (ivi com-
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presi i cambiamenti climatici) (coordinati) - FP7-2011-NMP-ENV-ENERGY-ICT-EeB “Energy-efficient Buildings” scadenza 02/12/2010 Temi: 3. Tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni e 4. Nanoscienze, nanotecnologie, materiali e nuove tecnologie di produzione (coordinati) - FP7-2011-NMP-ICT-FoF “Factories of the Future” scadenza 02/12/2010 Temi: 4. Nanoscienze, nanotecnologie, materiali e nuove tecnologie di produzione e 6. Ambiente (ivi compresi i cambiamenti climatici) (congiunti) - FP7-ENV-NMP-2011 scadenza 16/11/2010 Temi: 4. Nanoscienze, nanotecnologie, materiali e nuove tecnologie di produzione e 5 Energia (congiunti) - FP7-NMP-ENERGY-2011 scadenza 25/11/2010 Temi: 4. Nanoscienze, nanotecnologie, materiali e nuove tecnologie di produzione; 6. Ambiente (ivi compresi i cambiamenti climatici) e 7 Trasporti (congiunti) -FP7-2011-GC-ELECTROCHEMICAL-STORAGE scadenza 02/12/2010
- FP7-REGIONS-2011-1 “Transnational cooperation of regional research-driven clusters” scadenza 09/12/2010 4. Potenziale di ricerca - FP7-REGPOT-2011-1 scadenza 7/12/2010 5. Scienza e società - FP7-SCIENCE-IN-SOCIETY-2011-1 scadenza 20/01/2011 - FP7-SCIENCE-IN-SOCIETY-2011-EVENTS scadenza 25/11/2010 6. Attività di cooperazione internazionale - FP7-INCO-2011-6 ”ERA-wide activity” scadenza 15/03/2011 - FP7-INCO-2011-7 “INCO-HOUSE” scadenza 15/03/2011 - FP7-INCO-2011-8 “INCO-HOUSE” scadenza 15/03/2011 Informazioni Per le informazioni su inviti, programmi di lavoro e indicazioni destinate ai proponenti, modalità per la presentazione delle proposte, consultare il sito web di Cordis, nelle rispettive pagine dedicate: http://cordis.europa.eu/fp7/find-doc_en.html.
Programma di lavoro «Idee»: - Sovvenzioni CER a favore di ricercatori indipendenti all’inizio della carriera - ERC-2011-StG , suddiviso in 3 sub calls: - ERC-2011-StG_20101014 (Physical Sciences & Engineering), scadenza 14/10/2010 - ERC-2011-StG_20101109 (Life Sciences) scadenza 09/11/2010 - ERC-2011-StG_20101124 (Social Sciences & Humanities, Panels), scadenza 24/11/2010 Programma specifico «Persone»: - Reti per la formazione iniziale «Marie Curie» - FP7-PEOPLE-2011-ITN scadenza 26/01/2011 - Partenariati e percorsi “Marie Curie” industria-Università - FP7-PEOPLE-2011-IAPP scadenza 07/12/2010 Programma specifico «Capacità»: 1. Infrastrutture di ricerca -FP7-INFRASTRUCTURES-2011-1 scadenza 25/11/2010 -FP7-INFRASTRUCTURES-2011-2 scadenza 23/11/2010 2. Ricerca a favore delle PMI - FP7-SME-2011-BSG scadenza 08/12/2010 - FP7-SME-2011-CP scadenza 08/12/2010 3. Regioni della conoscenza
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i quesiti dei lettori: L’ESPERTO RISPONDE a cura di Leonardo Filippucci
È vero che il traffico illecito di rifiuti è ora di competenza delle Procure distrettuali antimafia? L’art. 11, comma 1 della Legge 13 agosto 2010, n. 136 (recante “Piano straordinario contro le mafie, nonché delega al Governo in materia di normativa antimafia”) ha modificato l’art. 51, comma 3-bis del codice di procedura penale, attraendo nella competenza della Procure distrettuali anche il reato di cui all’art. 260 del D. Lgs. 152/2006. Quest’ultima disposizione, sotto la rubrica “Attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti” sanziona con la reclusione da uno a sei anni chiunque, al fine di conseguire un ingiusto profitto, con più operazioni e attraverso l’allestimento di mezzi e attività continuative organizzate, cede, riceve, trasporta, esporta, importa, o comunque gestisce abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti. La citata Legge n. 136/2010 non contiene disposizioni transitorie, per cui, in base al generale principio tempus regit actum, la nuova norma è applicabile a tutti i procedimenti nei quali non sia stata ancora esercitata l’azione penale. Va opportunamente chiarito che per “traffico illecito di rifiuti” si intende più propriamente il reato di cui all’art. 259 del D. Lgs. 152/2006, che sanziona “chiunque effettua una spedizione di rifiuti costituente traffico illecito ai sensi dell’articolo 26 del regolamento (CEE) 1° febbraio 1993, n. 259, o effettua una spedizione di rifiuti elencati nell’Allegato II del citato regolamento in violazione dell’articolo 1, comma 3, lettere a), b), c) e d), del regolamento stesso”. Il reato di cui all’art. 259 del D. Lgs. 152/2006 non risulta interessato dal sopra richiamato art. 11 L. 136/2010. La competenza ad adottare il provvedimento di valutazione di impatto ambientale spetta sempre al dirigente? Il principio secondo cui il provvedimento di VIA contiene una valutazione meramente tecnica - come tale di competenza dell’organo dirigenziale dell’autorità competente - sembra essere stato messo in discussione da una recente sentenza del T.A.R. Lazio (Sede di Roma Sez. II, sent. 8 settembre 2010, n. 32176). Nell’occasione, il collegio capitolino, nel confermare la legittimità di un decreto di compatibilità
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ambientale emesso dal Ministro dell’Ambiente con riferimento ad una centrale termoelettrica da 1980 MW ricadente nel campo di applicazione del D.L. 7/2002, ha affermato: “Nella specie ben può predicarsi, aldilà del chiaro dato testuale del ripetuto art. 7, c. 5, la diretta competenza del Ministro in soggetta materia, non potendosi al contrario invocare in modo meccanico e formalistico il criterio di riparto tra indirizzo politico e gestione indicato nell’art. 4 del Dlg 30 marzo 2001 n. 165. Pare al Collegio che l’introduzione, fin dal 1993 e in progressivo divenire mercè l’implementazione di numerosi apporti normativi, di tal criterio nella concreta e variegata realtà dell’organizzazione amministrativa non esaurisca ogni questione circa l’individuazione dell’organo competente per atti o provvedimenti non espressamente rientranti nel novero di quelli considerati dal citato art. 4, c. 1, ma aventi indubbi riflessi politici di carattere generale. Invero, l’elenco degli atti indicati nella norma citata s’appalesa non già tassativo, ma meramente esemplificativo di quelli di sicuro aventi rilievo politico e, come tali, attribuiti ai titolari della potestà d’indirizzo. Il criterio di riparto esprime perciò un principio aperto ed elastico, di natura tendenziale ma non esaustiva o esclusiva, circa la generale attribuzione delle competenze alla dirigenza amministrativa. Queste ultime, quindi, non comprendono, per il sol fatto di non esser in modo preciso elencate in capo alla dirigenza politica, l’adozione di atti aventi fondamentali ed oggettivi tratti di politicità desumibili dall’ampiezza e dalla rilevanza degli interessi coinvolti, dall’ampia discrezionalità strategica delle valutazioni da effettuare e dall’incidenza sociale degli interventi. Deve allora il Collegio concludere che la VIA assume indubbi tratti d’esercizio di politica ambientale, quando con essa , aldilà dell’aspetto tecnico, si valuti a fini ambientali la localizzazione di progetti di importanti opere pubbliche e si cooperi ad un’attività di pianificazione e di programmazione, propria dell’organo politico. E gli stessi artt. 23/26 del D. lgs. 152/2006, nel tratteggiare il procedimento di VIA, ne dimostrano la peculiare complessità appunto per la necessità di mediazione fra interessi articolati e variegati, degli enti locali e dell’Amministrazione centrale, che coinvolge interessi costituzionalmente protetti (all’ambiente ed allo sviluppo sostenibile) e rende necessaria una valutazione politica”.
Eventi e Fiere
Torino, 21-23 ottobre 2010 SALONE INTERNAZIONALE DEL GUSTO in concomitanza TERRA MADRE Sede: Lingotto Fiere via Nizza, 280 Informazioni: Tel. 0172 419611 www.salonedel gusto.it - www.terramadre.it Ferrara, 23 ottobre - 1° novembre 2010 BIOEDILIZIA Salone delle nuove tecnologie per il risparmio energetico all’interno di HABITAT 2010 Sede: Fiere e Congressi di Ferrara Organizzazione: multimedia 3 - Tel. 049 9832150 Informazioni: www.habitatfieraferrara.it
Roma, 26-27 ottobre 2010 BICA 2010 - Borsa internazionale della Comunicazione Ambientale Sede: Casa dell’Architettura - Acquario Romano, P.zza M. Fanti, 47 Informazioni: EXTRA Comunicazione Marketing Tel. 06 5427860 - fax 06 454227864 bica2010_at_extracomunicazione.it - www.bicaonline.it Roma, 11-14 novembre 2010 EXPOEDILIZIA 2010 Sede: Fiera di Roma Organizzazione: Sede legale e amministrativa Uffici operativi Milano: Via Eritrea,21/A - 20157 Milano - Italia Tel. +39.02 332039.1 - fax +39.02 39005289 - info@senaf.it Uffici operativi Bologna: Via Corticella, 181/3 - 40128 Bologna Tel. +39 051 325511 - Fax +39 051 324647 - info.bo@senaf.it Informazioni: www.expo-edilizia.it
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M A G A Z I N E
SPECIALE ISCHIA n. 12 - Ottobre 2010 2° Forum Internazionale: l’Economia dei Rifiuti
EDITORIALE
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A poche settimane dalla conclusione del II Forum Nazionale: “L’Economia dei Rifiuti” che ha visto la luce, ancora una volta, nella splendida cornice di Ischia, si è ritenuto doveroso, investire in un servizio di informazione puntuale per quanti, impossibilitati a venire, hanno perso la possibilità di partecipare ad un evento di alta formazione e rilevanza internazionale. La ricchezza culturale dei Relatori e dei rappresentanti di Enti ed Istituzioni, la competenza tecnica di luminari del Diritto, della Comunicazione, della Filosofia, la presenza di esponenti dello Stato, e la voce degli imprenditori non poteva essere sottaciuta, né poteva essere sufficiente alla veicolazione delle risultanze dei lavori il pur nutrito numero di articoli apparsi sulla Stampa nazionale, locale e sui portali on-line. Pertanto, come lo scorso anno, in concomitanza con l’appuntamento nazionale di ECOMONDO 2010, si è voluto dare alle stampe una sintesi ragionata del Forum cercando di fornire al Lettore il succo di tutti gli interventi nella scansione esatta in cui sono stati presentati. Di certo non ci è stato possibile veicolare le emozioni e i sentimenti che hanno accompagnato le piacevolissime ore passate insieme ad Ischia. Purtroppo non c’è articolo o sinossi in grado di trasmettere il piacere derivante dalla condivi-
ratori del settore e da tutti gli stakeholders della filiera che, in pochi anni, hanno rivolto il proprio sguardo ad un orizzonte più ampio e d’insieme, superando distanze personali ed acquisendo consapevolezza della necessità di fare rete, nonché di approcciare il problema dei rifiuti non solo dalla prospettiva dell’Ambiente, ma, soprattutto, da quella dell’Economia. Buona lettura. sione di una simile esperienza, per la quale caldeggio già da ora la disponibilità a partecipare nel 2011 (30 settembre - 1 ottobre, sempre ad Ischia). La stringenza delle tematiche trattate, ovvero l’internazionalizzazione del mercato dei rifiuti nella più stretta osservanza della legalità e nella cornice di precise norme comunitarie in via di recepimento nell’ordinamento nazionale, ci spinge, accanto alla necessità di rispondere positivamente alla crisi economica in atto, a ripensare le nostre strategie industriali, coinvolgendo nel dibattito nazionale tutti gli attori coinvolti in un auspicabile processo di rete in grado di conseguire risultati economici ottimali ed analoghi risultati ambientali. Il successo ottenuto dal II Forum Nazionale “L’Economia dei Rifiuti” sottolinea non solo la bontà dell’iniziativa, ma anche la maturità acquisita dagli ope-
L’Editore non assume responsabilità per eventuali errori di stampa. Gli articoli firmati impegnano solo i loro autori.
PolieCo SPECIALE ISCHIA Magazine
2° Forum Internazionale: l’Economia dei Rifiuti n. 12 - Ottobre 2010
Forum Internazionale PolieCo: “L’Economia dei Rifiuti”
GREEN IS BLACK! L’appuntamento di Ischia si conferma un successo a livello nazionale per qualità degli studi presentati, numero di presenza e notevole ritorno sui media nazionali
Continuare l’opera intrapresa lo scorso anno, cercando di mettere in risalto il fatto che il riciclo rappresenta già oggi una ricchezza in termini di materiali e che i prodotti riciclati saranno inevitabilmente la materia prima indispensabile e strategica dei prossimi anni. Promuovere una riflessione alternativa nel panorama nazionale, legato alla ricerca e all’approccio gestionale dei rifiuti; introdurre all’interno del dibattito, finora squisitamente ambientale, nuove prospettive economiche; riappropriarsi di una visione etica e morale per quanto concerne scelte politiche e gestionali nel settore del riciclo in generale e riallineare tali dinamiche ed interventi imprenditoriali secondo la precisa aderenza alla normativa di riferimento nell’ottica del massimo rispetto della legalità. Sono stati questi gli obiettivi che hanno mosso il Consorzio PolieCo (Consorzio nazionale per il riciclaggio dei rifiuti dei beni a base di polietilene) ad organizzare nei giorni di venerdì 24 e sabato 25 settembre, ad Ischia, il II° Forum Nazionale: “L’Economia dei Rifiuti”. Ancora una volta, grande cura posta all’accoglienza dei Relatori e degli ospiti; location d’eccezione, infatti, è stata l’affascinante ed accogliente struttura dell’Albergo della Regina Isabella, che con la sua atmosfera vintage, gli openspace, i gradevoli scorci sulla marina, le apprezzate Terme e le possibilità offerte dalla Sala Convegni appositamente attrezzata, ha consentito la perfetta riuscita di un evento dalla caratura internazionale per le numerose personalità coinvolte del mondo politico, della cultura, della ricerca, dell’associazionismo ambientale, dell’impresa, del Governo e del Parlamento, della Magistratura, degli Organi di Controllo e degli Enti Locali.
Ancora un volta è stata ampiamente vinta la scommessa di spostare per un intero week end, in un luogo poco praticato dagli eventi convegnistici del settore rifiuti un così numeroso parterre di luminari, grazie soprattutto ad un complesso apparato di comunicazione (partito già da diversi mesi è terminato con la Conferenza Stampa di presentazione del Forum, avvenuta in Roma, il 21 settembre presso l’Hotel Nazionale in Piazza di Montecitorio), messo in atto dal Consorzio stesso per coinvolgere la Stampa nazionale, gli addetti ai lavori e, naturalmente, la ricca base associativa. Ovviamente, data la natura strettamente seminariale e la limitatezza dei posti disponibili, non è stato possibile a molti di partecipare all’evento, per cui, il Consorzio PolieCo ha deciso di investire ulteriormente, promuovendo la pubblicazione sintetica delle Relazioni intervenute ad Ischia, che costituisce, non solo una documentazione preziosa, quanto la prova della volontà del Consorzio stesso di comunicare e rendere sempre più fruibile e circuitabile la ricchezza di informazioni ed approfondimenti che, a partire da eventi puntuali, debbono ricadere sulla base consortile onde realizzare quel percorso virtuoso di crescita consapevole di responsabilità ambientale da parte degli imprenditori. Le pagine che seguono, pertanto, costituiscono un piccolo tentativo di presentare alcuni frammenti ragionati, piccole tessere di un mosaico più ampio per il quale, certamente, sussiste la volontà di pensare ad un più degno e corposo volume che raccolga gli Atti completi.
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Venerdì 24 settembre 1a Sessione: Scenario del mercato dei rifiuti plastici e dei materiali plastici da rifiuto
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2° Forum Internazionale: l’Economia dei Rifiuti
Chiamato per il secondo anno a moderare la Sessione d’ apertura, il noto giornalista di Rai 1, Oliviero Beha, ha introdotto i lavori del primo giorno di Forum sottolineando, con una battuta: “l’opportunità di questo convegno sull’economia dei rifiuti, dal momento che, fra poco tempo, vivremo pure il rifiuto dell’economia…” Nel sollecitare l’attenzione dei convenuti sulle problematica del riciclo e le opportunità economiche ed ambientali rappresentate dal comparto industriale di riferimento, Beha ha passato il testimone al Presidente del Consorzio PolieCo, Enrico Bobbio, il quale ha subito dichiarato che “se questa II edizione del Forum c’è è grazie al rilievo nazionale che ha avuto l’esperienza dello scorso anno”. Passando subito all’oggetto principale della sua prolusione, il Presidente ha voluto omaggiare la memoria e la figura del Sindaco Angelo Vassallo, recentemente assassinato in risposta al suo attaccamento alla legalità e al rispetto del territorio. (Ndr: per maggiori informazioni, pubblichiamo nel Box allegato il testo completo della dedica ufficiale)
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Memoria Angelo Vassallo Per legare indissolubilmente questa manifestazione con le tematiche in oggetto, abbiamo voluto iniziare i nostri lavori con l’omaggio alla memoria di un novello martire della legalità: Angelo Vassallo, Sindaco di Pollica, recentemente assassinato con inaudita brutalità proprio per la sua dedizione all’ambiente, al territorio e alla legalità. “Era un uomo che si batteva contro l'illegalità, sempre in prima linea - ha dichiarato alla stampa il Pm Alfredo Greco - Quando accadeva
qualcosa di particolare sul suo territorio, me lo segnalava”. “Non hanno ucciso solo un uomo - ha aggiunto il sostituto procuratore di Vallo della Lucania - hanno ucciso una speranza per il Cilento. Era un simbolo di legalità. Hanno voluto colpire chi si opponeva all'illegalità”. Vassallo era nato a Acciaroli il 22 settembre del 1953. Era stato eletto per la prima volta Sindaco il 3 aprile del 2005 ed era stato anche Consigliere della Provincia di Salerno. Era detto “il sindaco pescatore” per la sua attività imprenditoriale nel settore ittico, gestita insieme al fratello. Le battaglie per la legalità e il rispetto dell’ambiente, su cui aveva investito come amministratore pubblico, avevano fruttato alla località costiera cilentana riconoscimenti come le “bandiere blu” e un discreto rilancio turistico. Questo, purtroppo, tardivo omaggio alla Sua memoria, al suo impegno di amministratore pubblico, alla sua semplice e grande vita, sia da esempio per tutti noi che quotidianamente, a causa del nostro lavoro, ci ritroviamo a fare i conti con la possibilità di incrociare dinamiche poco virtuose che nuocciono alla collettività tutta e al settore industriale di riferimento. L’ambiente ha bisogno di legalità, l’ambiente ha bisogno di altri eroi come Angelo Vassallo, capaci di immolare la propria vita per il bene di tutti. Grazie Angelo! Successivamente, dopo aver dato ulteriore lettura di un particolare messaggio di saluto arrivato dal Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Stefania Prestigiacomo, impossibilitato a partecipare per più gravi impegni di Governo, il cui sunto è riferibile nelle frasi: “il tema della
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2° Forum Internazionale: l’Economia dei Rifiuti n. 7 - Novembre 2009
legalità applicato all’ambiente è uno degli ambiti di forte attenzione del Governo… Massimo impegno nella diffusione del rispetto delle regole. Il Ministero sottolinea che il mondo del riciclo va assolutamente sostenuto”, il Presidente Bobbio ha sottolineato come “Dobbiamo cercare di fare squadra e infatti la strategia del PolieCo è quella di mettere insieme tutti i vari attori della filiera. Se non facciamo squadra saremo perduti; non solo per quanto riguarda l’ambiente ma per quanto concerne l’economia delle nostre imprese”. (Ndr. Anche in questo caso si è preferito pubblicare per esteso il discorso ufficiale del Presidente Bobbio, nel Box di seguito) Prolusione del Presidente Enrico Bobbio Onorevoli ospiti, gentili Sig.re, cortesi Sig.ri, la carica che ricopro al vertice del Consorzio Nazionale per il riciclaggio dei rifiuti dei beni a base di polietilene, PolieCo, mi impone l’obbligo, non senza una sempre nuova emozione, di aprire i lavori di ogni manifestazione, incontro o kermesse che il PolieCo promuove a livello nazionale. Tale obbligo, quest’oggi, si presenta tanto più gravoso, ma non per questo meno piacevole, a causa della particolare congiuntura che si è venuta a creare per questa II edizione del Forum Internazionale: “L’economia dei rifiuti”. Ho davanti a me la più qualificata platea mai riunita in Italia sull’argomento: rappresentanti delle principali Istituzioni del Paese, del mondo dell’industria, della comunicazione, dell’ambientalismo, delle forze dell’ordine e di quelle di controllo; tutti qui convenuti sulla spinta di un’esigenza comune: trovare la quadra fra esigenze economiche di sviluppo e sostenibilità ambientale nell’auspicabile cornice della legalità.
Signore e Signori, è innegabile che le notizie inerenti l’ambiente ottengano l’attenzione dei media allorquando da tematiche si trasformano in problematiche; ed è pur dunque vero che, come professionisti nella gestione dei rifiuti e dei materiali da essi derivanti, stiamo vivendo un periodo di particolare fermento. Chi, come noi, ha salutato con entusiasmo la nuova Direttiva comunitaria n. 98 del 2008, con la quale il Parlamento Europeo ed il Consiglio d’Europa, hanno inteso riordinare il quadro normativo europeo nei confronti dei rifiuti, producendo nuove definizioni di rifiuto (art. 3) e sottoprodotto (art. 5) e, soprattutto, illustrando chiaramente e senza tema di smentita, una gerarchia di azioni che “si applica quale ordine di priorità della normativa e della politica in materia di prevenzione e gestione dei rifiuti” (art. 4), non può non ricordare i 5 punti della suddetta gerarchia: prevenzione, preparazione per il riciclaggio, riciclaggio, recupero di altro tipo (ad esempio quello energetico), smaltimento. Indicando con molta precisione gli obblighi degli Stati membri nei confronti della pratica del riciclaggio (art. 11), l’UE ribadisce come, nel ventaglio di azioni volte alla corretta gestione dei rifiuti, il riciclaggio non è più un’opzione ma una necessità irrinunciabile. Il riciclo, infatti, rappresenta già oggi una ricchezza e i prodotti riciclati saranno la materia prima indispensabile e strategica dei prossimi anni. Questa interpretazione costituisce il presupposto filosofico per nuovi approcci al finanziamento delle imprese che, nel tempo, saranno sempre più premiate (anche attraverso un diverso trattamento fiscale) soprattutto quelle aziende che prevedono il riciclo degli
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2° Forum Internazionale: l’Economia dei Rifiuti
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scarti di produzione (loop chiuso) od immettono sul mercato prodotti facilmente riciclabili. Di fatto ci troviamo immersi nella 5a tappa dello sviluppo industriale! Dopo la sua genesi nella prima metà dell’800, alloquando industria era sinonimo di produzione, col passare degli anni e l’evolversi della cultura, lo sviluppo industriale e le dinamiche di concorrenza, sono passate via via, all’imperativo della qualità; della dimensione finanziaria/commerciale; quindi della sicurezza (intesa come gestione ottimale delle risorse umane e della salute), infine, dell’ambiente. Ora, sappiamo bene che il nostro Paese, per la sua connaturata mancanza di materie prime è stato pioniere, in Occidente, nelle pratiche di riciclaggio, persino quando questo termine non era ancora stato coniato, né l’attenzione verso l’ambiente era patrimonio della cultura dominante, tantomeno oggetto di ricca ed elaborata produzione normativa. La ricchezza di know-how acquisito dal nostro Paese, sotto forma di tecnologie e comparto industriale di riferimento ha permesso all’Italia di raggiungere notevoli risultati in termini di qualità di prodotto riciclato e quantità dello stesso. Oggi, nonostante questo background culturale e tecnologico ci favorisca e ci proietti in una dimensione del mercato dei materiali molto appetibile, accade che, per vari motivi, non ultimi quelli economici, si assiste ad un curioso transito di rifiuti verso Paesi terzi, con doppio nocumento per l’ambiente e per la società. Da un lato, infatti, si depotenzia il mercato interno del riciclo, togliendo materiali agli imprenditori del settore di competenza; dall’altro, si favorisce lo spostamento di rifiuti verso Paesi che in molti casi non sono in grado di garantire né standard qualitativi elevati, né le più elementari regole a tutela della salute e della sicurezza.
Tale dinamica non solo rischia di vanificare gli sforzi locali per raggiungere l’eccellenza in materia di riciclo e riutilizzo, ma contribuisce a che alcuni Paesi diventino loro malgrado la pattumiera del mondo, ingenerando così a cascata, altre dinamiche poco coerenti con le succitate politiche per la sostenibilità ambientale. Inoltre, e questo sarà oggetto di ampio trattamento in uno studio condotto dall’Università di Tor Vergata su nostra commissione e che sarà presentato ampiamente durante questo Forum, da tempo si verificano inspiegabili ammanchi di materiale da riciclare, soprattutto nelle aree del Nord del Paese, laddove molte fra le nostre aziende si vedono costrette a chiudere per mancanza di lavoro. Eppure, i quantitativi di rifiuti immessi sul mercato, aumentano. Come si spiega tutto questo? Dove va a finire il polietilene intercettato nelle piattaforme? Perché taluni imprenditori preferiscono vendere il prodotto all’estero? Che cosa sta perdendo l’Italia nella partita internazionale per la gestione dei materiali derivanti dal riciclo dei rifiuti? Le risposte a queste domande sono la soluzione al problema non solo del traffico (spesso illecito) di rifiuti, ma anche della diminuzione dei materiali intercettati nel Paese e della possibilità di ottimizzare gli sforzi che cittadini ed imprese stanno compiendo per migliorare le comuni condizioni ambientali ed ottimizzare le attività di raccolta e riciclaggio non solo dei rifiuti urbani, ma soprattutto di quelli speciali che costituiscono il 70% del totale. A questo punto si inserisce la politica del PolieCo, che trova una sua esplicitazione in questo Forum: allertare tutti gli stakeholders istituzionali (Governo, Legislatore, Magistratura, Enti Territoriali e Locali, Forze dell’Ordine e Organi di controllo), sulle problematiche del settore, incrementando, al contempo, il dibattito nazionale sullo stato dell’arte e le prospettive future del riciclo in Italia. Sul
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fronte interno, inoltre, si intende perseguire la scelta del PolieCo di contribuire alla crescita culturale del settore, contribuendo alla circolazione di informazione tecnico-giuridica che presuppone, altresì, un proficuo scambio di conoscenze specifiche tra imprese ed istituzioni. Il sostegno e la garanzia di vita del comparto industriale del riciclo e, conseguentemente, la salvaguardia dell’ambiente, hanno bisogno di: - strumenti corretti che indichino chiaramente l’immesso al mercato, - diffusione di dati condivisi e validazione degli stessi senza - possibilità di fraintendimenti e coni d’ombra; - rispetto e aderenza a regole chiare, certe, condivise; - controlli efficaci in entrata e in uscita, - monitoraggi costanti dei flussi di materiali; - accordi transnazionali per favorire scambi virtuosi ed alla luce del sole. Ulteriore obiettivo del Forum, ricalcante una delle linee programmatiche che il Consorzio che mi onoro di presiedere si è dato per l’immediato futuro, è quello di stimolare Istituzioni ed organismi competenti affinché anche in Italia si promuova adeguatamente il mercato dei prodotti derivanti dal riciclo. In questo senso vorrei sottolineare la necessità di incentivare, anche attraverso particolari agevolazioni fiscali, il comparto degli Acquisti Verdi, settore del mercato che sta particolarmente a cuore del Consorzio e che sarà oggetto di una specifica sezione di lavoro che il PolieCo intende attivare a breve. Avviandomi alla conclusione di questo intervento, e prima di passare la parola a chi, meglio di me, saprà tirare le fila di queste giornate, vorrei terminare il mio intervento ringraziando tutto lo staff PolieCo
che ha reso possibile questa II edizione del Forum ed i professionisti della comunicazione: Ambrosetti e Free Service che ci hanno adeguatamente supportato e si sono adoperati al massimo per rendere gradevoli e produttive queste giornate di lavoro. Il Paese si aspetta dei risultati dal Forum; è il mondo dell’ambiente a chiederlo, perché le politiche sui rifiuti, laddove saranno condotte con adeguata lungimiranza, contribuiranno fortemente a ridurre l’impatto ambientale derivante dall’uso sempre più nevrotico ed irresponsabile delle risorse. Ricordiamoci che domani saranno i nostri figli e i nostri nipoti a pagare per le nostre scelte di oggi. Buon lavoro a tutti. “Il tema della corretta gestione dei rifiuti si presta sommamente ad una lettura politica e soprattutto economica - ha dichiarato Oliviero Beha, con chiaro riferimento alla crisi - e alle crisi dell’economia prima di carta e poi di carne dei lavoratori in carne ed ossa... E tale approccio è necessario affinché tutto il comparto possa avanzare nella direzione che si auspica per il bene di tutti”. Rimarcando come: “In Italia siamo ancora piuttosto in ritardo su un approccio culturale laico all’argomento rifiuti e malgrado una connaturata mancanza di materie prime, siamo pur sempre molto ricchi in tecnologia e conoscenza, naturalmente essendo i giovani la vera materia prima di ogni Paese”, il giornalista ha dato la parola al primo Relatore, che ha cercato di aprire la riflessione sulla tematica in oggetto alla prima Sessione, a partire da un’analisi macroeconomica del mercato.
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“Parlare di scenario può sembrare un esercizio intellettuale - ha sentenziato Paolo Savona, Presidente Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi - tuttavia ciò che si legge circa il quadro economico nazionale, europeo e globale, può darci la misura delle difficoltà che come sistema stiamo vivendo e vivremo nell’immediato futuro”. Ebbene, la fotografia molto in chiaroscuro, presentata dal luminare, vede la situazione economica vessata da: crescente disoccupazione; negativi rendimenti reali del risparmio finanziario; anomali percorsi dei movimenti internazionali di risparmio nell’area euro; eccesso di indebitamento pubblico sempre nell’euroarea. “Il settore privato è capace di affrontare la crisi - ha dichiarato Savona - però, soprattutto in Italia, ci troviamo di fronte ad un pesante debito pubblico unito ad un eccesso di tassazione”. “D’altro canto - ha proseguito - sempre in Italia la politica fiscale non affronta i problemi principali anche a causa di Direttive europee e accordi internazionali; la politica monetaria aiuta, ma nasconde i veri problemi e attenua la spinta ad affrontarli; la politica per il Mezzogiorno, infine, sembra non tenere conto dello sviluppo intrecciato Nord-Sud”.
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Diminuendo la focale dallo stesso punto di osservazione macroeconomica, Dipak R. Pant, fondatore e coordinatore scientifico, Università di Studi Interdisciplinari per l’Economia Sostenibile (LIUC), il primo team universitario italiano di economia sostenibile, ha relazionato sul futuro del mercato dei rifiuti a partire dall’osservazione geopolitica. “Occorre una certa lungimiranza se si vuole avere una proiezione al futuro della questione rifiuti - ha dichiarato il Prof.
Pant - È cambiata la geopolitica e adesso siamo in un’epoca della geo-eeconomia; in questa nuova geo-economia i rifiuti hanno un posto particolare: molti sono interessati a succhiare risorse da e a gettare rifiuti in aree luoghi remoti e marginali (extreme lands), al limite di vivibilità umana e fuori dai controlli amministrativi seri.” Nel presentare la cartina delle nuove pattumiere del globo, il Prof. Pant ha compiuto una disamina delle caratteristiche intrinseche delle aree prese in esame: marginalità, vicinanza delle frontiere, scarsa forza contrattuale e politica delle popolazioni residenti, suggerendo poi possibili percorsi per la riconsiderazione della geografia dei rifiuti e della prosperità territoriale con nuove misure e strumenti: gli indici dell’integrità dell’habitat; della sicurezza umana, del benessere della società e l’indice dei valori del marchio-luogo (place-brand value). In quest’ottica che mette in confronto vantaggio “competitivo” vs vantaggio “comparativo” è giocoforza che vinca, in termini di mercato, il luogo-sistema e l’azienda che appaiono più virtuosi in termini generali. “Implicazioni sociali ed ambientali del management dei rifiuti; minimizzazione delle quantità generali; una generale strategia di de-materializzazione dell’economia creando valore; sviluppo tecnologic;, implementazione degli affari corretti e un meticoloso controllo del territorio - ha detto il professore - consentiranno, nel prossimo futuro, la sopravvivenza del mercato dei rifiuti in un’ottica di sostenibilità”. “l’Italia dei piccoli luoghi - ha quindi concluso - è quella che può rendersi protagonista di un nuovo Rinascimento culturale ed economico, perché livello locale possono essere molto più incisive le scelte volte alla sostenibilità, dal momento che, a
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livello globale (geo-economia), si tende a compiere scelte più distruttive”. A seguire il doppio intervento di Maria Ioannilli, Università di Roma “Tor Vergata” e Roberta Felli, In-TIME s.r.l., che hanno presentato a due voci un importante Studio che PolieCo ha commissionato all’Università di Roma. “Il nostro è un piccolo granello di sabbia all’interno di una spiaggia immensa, tuttavia una spiaggia è fatta di tanti granelli - ha dichiarato la dott.ssa Ioannilli, proseguendo, poi - La nostra. ricerca afferma che salvaguardare la capacità di riciclo, fa bene all’ambiente e alla capacità economica del paese”. “C’è la percezione che il comparto del riciclo sembra investito da una crisi crescente, sia per motivi di natura economica, sia per una mancanza di materiali - ha spiegato la Ioannilli - per questo PolieCo ha voluto documentare la consistenza del comparto del riciclo degli ultimi 5 anni cercando di individuare cosa succede e se ci sono determinanti per spiegare perché il mercato si sposta a livello internazionale”. “Come gruppo di lavoro - ha continuato - abbiamo avuto enormi problemi per ottenere dati unitari. Ad esempio la banca dati PolieCo non descrive i flussi operativi dal momento che questi non rientrano negli obblighi dell’Ente, quindi abbiamo utilizzato i dati MUD grazie alla collaborazione di ISPRA e anche in questo caso sono sorti problemi di natura documentale (codici cer, elenco operatori generali, ecc. .)”. “I risultati sintetizzati nello studio sono da intendersi non come misure riferibili al comparto del polietilene, ma piuttosto come indicatori del sistema da cui partire per riflettere
sull’intero comparto del riciclo delle materie plastiche”. A cura di Roberta Felli la presentazione della ricerca che sostanzialmente tenta di rispondere all’osservazione del fatto che le Aziende operanti nel comparto stanno diminuendo in maniera preoccupante, soprattutto quelle di riciclo e di produzione di beni in polietilene che rappresenta il polimero più diffuso sul mercato. Dette aziende lamentano una crescente mancanza di materiali da sottoporre a riciclo, eppure, a livello di dichiarazioni, aumentano sia le produzioni di rifiuti che le quantità riciclate. Tuttavia, ad una analisi dei dati risulta che in Italia ci sono pochi operatori che dichiarano elevati livelli di produttività, non comparabili con la media degli operatori del settore del riciclo e che, quindi, sembrano “controllare” la quali totalità delle risorse. I livelli di riciclo che risultano per questi operatori (spesso piattaforme) non sono “credibili” se paragonati alla media delle produttività degli altri impianti. Una risposta possibile a questo paradosso, suggerita nello Studio, potrebbe essere quella secondo la quale tali impianti acquisiscono grandi quantità di rifiuti, li sottopongono ad operazioni di selezione o altri trattamenti preliminari e quindi li rilasciano come materiali riciclati. Si concretizzerebbe, nell’eventualità, una dinamica di concorrenza sleale nei confronti delle imprese virtuose. Lo Studio evidenzia, inoltre, l’ingenerarsi di un surplus di materiali disponibili perché dichiarati come rifiuti prodotti, sottratti al circuito del riciclo e di cui è impossibile determinare il destino finale. Se, dunque, una considerevole quantità di rifiuti plastici “sparisce”, è plausibile adombrare l’ipotesi di una gestione non corretta dei rifiuti, che possono
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essere destinati a filiere diverse rispetto a quella rappresentata dai riciclatori indipendenti, oppure, al mercato estero per vie illegali, visto che il fenomeno dell’esportazione legale di rifiuti riguarda una frazione irrilevante rispetto al totale dei rifiuti prodotti in Italia. “Si evidenzia - ha concluso la dott.ssa Ioannilli - la necessità di indagare chi dichiara di fare riciclo; che rapporti ci sono fra le quantità dichiarate di riciclo e le capacità operative degli impianti; i flussi di materiali in ingresso ed in uscita degli impianti e il loro rapporto con i trattamenti dichiarati”. Nel rimarcare positivamente il lavoro di indagine documentale condotto dal gruppo della dott.ssa Ioannilli, il Presidente Bobbio, ha voluto precisare: “Mi raccomando di leggere questo studio come indicazione di ciò che sta probabilmente succedendo; con questo lavoro pensiamo di dare un contributo alla comprensione di un fenomeno che, comunque, è sotto gli occhi di tutti gli operatori seri… In effetti, oggi è più che mai necessaria una maggiore regolamentazione della mobilità dei rifiuti: serve all’ambiente e serve all’economia”.
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2a Sessione: La struttura del comparto industriale della gestione del recupero e del riciclo dei rifiuti speciali in polietilene Ad aprire i lavori della 2a Sessione, molto influenzata dall’accesa discussione scaturita dalla presentazione dello Studio dell’Università di Roma “Tor Vergata”, è stato Massimo Lepri, della Segreteria Tecnica del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, il quale ha sottolineato
la volontà del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare di perseguire l’obiettivo della tutela ambientale coniugata con lo sviluppo delle imprese, per evolvere da un ambientalismo militante ad un ambientalismo serio. Sulla questione della tracciabilità dei flussi di rifiuti, il rappresentante del MATTM ha riconosciuto l’importanza del nuovo sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, evidenziando, quindi, l’impegno profuso nella realizzazione del SISTRI. “Con la piena operatività del SISTRI si passerà da un monitoraggio e controllo di tipo cartaceo ad uno di tipo telematico, sicuramente di più rapida consultazione e verifica – ha dichiarato Lepri - Se dobbiamo esaminare il flusso dei rifiuti, l’analisi dei documenti e delle dichiarazioni non ci aiuta e non aiuta organi di controllo e la magistratura; tuttavia, se il sistema funzionerà, come crediamo, potremmo sapere in anticipo dove andranno i rifiuti e anche eventuali indagini potranno essere più snelle ed efficaci”. Nell’introdurre una riflessione personale sul recepimento della Direttiva comunitaria n. 98/2008 in materia di rifiuti, il rappresentante del Ministero dell’Ambiente ha spiegato come il recepimento stesso determinerà una rivoluzione nella gestione dei rifiuti, individuando, tra l’altro, obiettivi di recupero per taluni tipologie di rifiuto, nonché definendo precisamente la cessazione dello status di rifiuto e l’individuazione dei sottoprodotti. “Su questo punto specifico - ha concluso - se la Commissione Europea non produrrà un dettato specifico, abbiamo la possibilità e le capacità di farlo noi e sopperire a questa mancanza; dobbiamo, in ogni caso, assicurare che la gestione dei rifiuti sia coerente con le norme nazionali e comunitarie e che il settore di riferimento sia garantito da regole certe”.
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Qualche perplessità sullo studio presentato poco prima è stata sollevata da Edo Ronchi, Presidente Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile che ha contestato pesantemente la veridicità dei dati MUD dichiarando che “ogni anno, la bonifica dei dati è più laboriosa della raccolta dei dati stessi”. Sulla RD non più vista come obiettivo, ma come mezzo, Ronchi ha spiegato che, a suo avviso, essa non deve essere solo un’attività post-consumo a carico del cittadino e comunque non può esservi riciclo senza RD. “La RD deve aumentare per flussi omogenei - ha detto - e, in questo senso, mezzo e fine sono strettamente connessi”. Nello specifico della contestazione dei dati MUD ha dichiarato che: “Non è possibile che siano aumentati i quantitativi di rifiuti plastici prodotti e che quindi è conseguentemente aumentato il riciclo, dal momento che la produzione di materie plastiche è diminuita in 2 anni del 23% e sono anche diminuiti i consumi e quindi i rifiuti prodotti”. “Per quanto riguarda l’import-export dei rifiuti avviati a riciclo - ha continuato - ci sono ulteriori difficoltà a carico dei controlli dal momento che non si è in grado spesso di stabilire se si tratta di rifiuti o materie prime seconde”. Ronchi si è infine trovato d’accordo sulla necessità di maggiori controlli ambientali, visti nell’ottica di strumenti indispensabili per la Green Economy e la sana concorrenza e non più come ostacoli burocratici. Successivamente, a cura di Alessio D’Amato, Alberto Iozzi e Giovanni Trovato, Facoltà di Economia, Università di Roma “Tor Vergata”, è stato presentato un ampliamento allo Studio precedente, focalizzato sulle determinanti del commercio
internazionale di rifiuti in polietilene nell’Europa a 27. Attualmente si registra un trend di crescita delle esportazioni legali (ed illegali) di rifiuti verso Paesi extra UE: cosa muove i flussi di esportazione? Il lavoro dei tre studiosi mostra come questi flussi non rispondano a logiche strettamente economiche. In particolare, è sorprendente come il prezzo non sia significativo nello spiegare il fenomeno. Se il prezzo non è importante nelle dinamiche dell’importexport dei rifiuti in polietilene cosa è che lo motiva? Dallo studio presentato emerge che c’è una forte correlazione tra differenziali nell’attenzione alla legalità tra i diversi Paesi ed i corrispondenti flussi di commercio. Si registrano maggiori export verso quei Paesi dove sono minori i controlli, mentre, dove le regole sono ferree e costanti i controlli, lì si registra una fuga di materiali da riciclare. Ultimo intervento previsto nella 2a Sessione della prima giornata del Forum, è stato quello di Giovanni Fava, membro della Commissione Bicamerale di Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, il quale pur non condividendo appieno l’entusiasmo del rappresentante del MATTM sull’effettiva efficienza del SISTRI, ha dichiarato il proprio appoggio alle dinamiche di indagine e studio delle attività illecite, financo alla ricerca della collaborazione dei Paesi terzi interessati all’importazione. “Dobbiamo operare tutti insieme perché si deve collaborare e il ciclo dei rifiuti che è un ciclo industriale a tutti gli effetti deve avere una sua dignità - ha concluso l’On. Fava - altrimenti non dà luogo a nessun risultato. Dobbiamo dire ai cittadini cosa è industria vera e cosa non lo è”.
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Nel fare la sintesi della prima giornata di lavori, la dott.ssa Claudia Salvestrini, Direttore Consorzio PolieCo, ha voluto lanciare una serie di provocazioni e di dati: “in merito all’esportazione di rifiuti, voglio dichiarare i dati fornitimi dai rappresentanti del Governo Cinese: nel 2009 sono stati importati in Cina 60.000.000 di tonnellate di carta e plastica”. “Al di là dei numeri una sentenza della Corte Europea afferma che non si può esportare rifiuti in impianti non idonei e ho visto con i miei occhi gli impianti assolutamente fuori legge dove tali rifiuti pervengono”. “Dobbiamo unire le forze verso una esportazione legale, certa; dobbiamo fare rete con gli imprenditori cinesi seri, che come i nostri hanno il problema di captare e trattare un prodotto pulito e hanno tutto l’interesse a che i loro impianti vengano certificati come idonei sul mercato trasparente”. “Dobbiamo lavorare, infine, perché gli organi di controllo posano aver accesso ai migliori strumenti documentali e non per rendere efficace il loro operato, perché, ormai non si può mettere la convenienza davanti alla legalità”.
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Consegna degli Attestati di benemerenza Nella serata di venerdì, il PolieCo ha inteso, celebrare le personalità meritevoli con la consegna degli Attestati di benemerenza 2010. Di seguito diamo conto delle personalità premiate e delle relative motivazioni. Il Presidente, a nome degli Organi consortili e Suo personale, in qualità di legale rappresentante del Consorzio Nazionale per il Riciclaggio dei Rifiuti dei Beni a Base di Polietilene è lieto ed
onorato di conferire il presente attestato di benemerenza a: 1) Dott: Roberto Rossi, Consigliere CSM Con la seguente motivazione: per aver conseguito risultati ottimali nel settore ambientale come giudice particolarmente “devoto” alla materia; si aggiunga anche l’ampia disponibilità data, quindi, la competenza assicurata al Consorzio ed alla Fondazione Santa Chiara per lo Studio del Diritto e dell’Economia dell’Ambiente nella attività di formazione da questi riservata ai Consorziati PolieCo ed alle Istituzioni. È a tutti infine nota la particolare diligenza del giudice che qui premiamo verso i profili e le prospettive di legalità ambientale. 2) Dott. Enrico Fontana, Giornalista Con la seguente motivazione: per aver conseguito risultati ottimali nel settore ambientale come giornalista particolarmente “devoto” alla materia; si aggiunga anche l’ampia disponibilità data, e quindi la competenza assicurata al Consorzio ed alla Fondazione Santa Chiara per lo Studio del Diritto e dell’Economia dell’Ambiente nella attività di divulgazione. È a tutti infine nota la particolare diligenza e militanza del giornalista che qui premiamo verso i profili e le prospettive di legalità ambientale. 3) Dott. Zhenzhong Liu Con la seguente motivazione: per aver conseguito risultati ottimali nel settore ambientale come imprenditore particolarmente “devoto” alla materia; si
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aggiunga anche l’ampia disponibilità data, e quindi la competenza assicurata al Consorzio ed alla Fondazione Santa Chiara per lo Studio del Diritto e dell’Economia dell’Ambiente nella attività di internazionalizzazione da questi riservata a favore dei Consorziati PolieCo e delle Istituzioni. È stata infine apprezzata la particolare diligenza e cura dell’imprenditore che qui premiamo in occasione dei contatti e delle visite istituzionali che il PolieCo ha promosso nel corso del tempo in Cina. 4) Rappresentante Netafim Italia Srl Con la seguente motivazione: perché la detta Società - italo/israeliana - ha preteso la Sua immediata adesione al Consorzio ponendola come condizione allo sviluppo del proprio business italiano, così contribuendo all’effettività del Consorzio e conseguentemente al conseguimento in Italia di risultati ottimali nel settore ambientale; si aggiunga anche l’ampia disponibilità data, e quindi la competenza assicurata al Consorzio ed alla Fondazione Santa Chiara per lo Studio del Diritto e dell’Economia dell’Ambiente nell’assicurare, anche nel tessuto imprenditoriale, una presenza delle ragioni dello stesso PolieCo, così funzionando da testimonial d’eccellenza. È stata infine apprezzata la particolare diligenza e cura mostrata da parte della Società che qui premiamo per il rispetto puntuale della legalità. 5) Rappresentante Novatex Italia Spa Con la seguente motivazione: perché la detta Società ha preteso la Sua immediata adesione al
Consorzio ponendola come condizione allo sviluppo del proprio business, così contribuendo all’effettività del Consorzio e conseguentemente al conseguimento in Italia di risultati ottimali nel settore ambientale; si aggiunga anche l’ampia disponibilità data, e quindi la competenza assicurata al Consorzio ed alla Fondazione Santa Chiara per lo Studio del Diritto e dell’Economia dell’Ambiente nell’assicurare, anche nel tessuto imprenditoriale, una presenza delle ragioni dello stesso PolieCo, così funzionando da testimonial d’eccellenza. È stata infine apprezzata la particolare diligenza e cura mostrata da parte della Società che qui premiamo per il rispetto puntuale della legalità. 6) Consigliere Mirella Galli Con la seguente motivazione: “per aver contribuito fin dalla nascita del Consorzio al conseguimento da parte di questo di risultati ottimali nel settore ambientale, sia come imprenditore, sia come consorziato, che come chiamato negli organi di gestione ed amministrazione, sempre particolarmente devoto alla materia e conscio del ruolo de riciclo e dei riciclatori in Italia; si aggiunga anche l’ampia disponibilità data, e quindi la competenza assicurata al Consorzio ed alla Fondazione Santa Chiara per lo Studio dell’Economia dell’Ambiente nella attività di formazione da questi riservata ai Consorziati PolieCo ed alle Istituzioni. È a tutti, infine, nota, la particolare diligenza del Consigliere che qui premiamo verso i profili e le prospettive di correttezza e legalità ambientale”
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Grazie da parte del PolieCo
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Sabato 25 settembre 1a Sessione L’effetto della internazionalizzazione del mercato sul comparto europeo ed italiano del riciclo: il caso “Cina”. A poco meno di un mese dalla consegna alla Dott.ssa Salvestrini del Premio Legalità e Ambiente di Libera e Legambiente, Enrico Fontana, giornalista e Responsabile dell’Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente, è stato chiamato a moderare le Sessioni conclusive del Forum, quelle che hanno raccolto le esperienze e le osservazioni pratiche di chi, negli ultimi anni, si è interessato all’evoluzione dei mercati internazionali con chiaro riferimento all’interesse “asiatico” nei confronti dell’importazione di rifiuti.
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A questo proposito, e nell’ottica di perseguire un percorso di analisi che dall’osservazione generale del fenomeno giungesse a quella microscopica degli eventi, Fontana ha in primo luogo dato la parola al collega giornalista, Federico Rampini, editorialista de La Repubblica. Questi ha intrattenuto l’uditorio raccontando alcune osservazioni dirette compiute durante la sua lunga permanenza nella Repubblica Popolare Cinese, interessante parentesi fra l’abituale stanzialità americana cui è particolarmente legato. L’intervento, dallo spiccato sapore intellettuale ha messo in parallelo le forti divergenze ed i contrasti socio culturali della Cina contemporanea con l’analogo fermento che agitava l’America del capitalismo selvaggio e sregolato degli anni ’30. “Per capire cosa rappresenta la Cina di oggi - ha spiegato
Rampini - bisogna pensare ad un condensato di problematiche tipiche del XIX secolo in un contesto di innovazione tecnologica da III millennio”. “Ho visto - ha proseguito - auto elettriche all’avanguardia che convivono fra le più vetere pattumiere; esempi concreti di green economy affiancare discariche immense dove finisce tutta la mondezza del pianeta con conseguenze incredibili per le popolazioni locali (sfruttamento selvaggio, ecomafie, manodopera minorile, patologie, ecc.). “Come l’America di cento anni fa era percepita come un nazione pirata, prima di assurgere a potenza globale e faro dell’economia e del consumo, anche la Cina, comincia a sentirsi debole di fronte alle storture di certo sviluppo insostenibile e pertanto sarà costretta ad investire sulle regole e allora diventerà un nuovo faro per noi europei”. “La concorrenza positiva è al rialzo delle regole - ha dichiarato entusiasticamente Rampini - La Cina vuole diventare un’economia di terza generazione saltando gli stadi di evoluzione fino al post-industriale, infatti, a riprova della fiducia nel suo percorso di evoluzione, molte società dell’occidente hanno cominciato a spostare in loco i propri laboratori di ricerca, non già i semplici centri di assemblaggio”. “Come europei tendiamo a giudicare la componente aggressiva della Cina, tuttavia non valutiamo allo stesso modo la preoccupazione locale in rapporto alla vulnerabilità dovuta alla mancanza di materie prime e questo dovrebbe stimolare voi professionisti del riciclo affinché guardiate alla Cina con interesse. La Cina è il vostro potenziale partner e alleato per costruire insieme il laboratorio del futuro”.
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A questo punto la discussione è stata caratterizzata da tre interventi successivi a cura della delegazione di imprese cinesi invitata dal Consorzio per approfondire le reciproche conoscenze e contribuire ad abbattere pregiudizi imprenditoriali ed incomprensioni. Ad “aprire le danze” è stato Liu Zhengzhong, Vice Presidente Shanghai Intco Industries che ha voluto ringraziare il PolieCo per la gradevole ospitalità e l’Attestato di benemerenza consegnatogli durante la cerimonia della sera precedente. “Sono diventato un componente della famiglia PolieCo e desidero ringraziare per questo il Presidente Bobbio - ha dichiarato il Dott. Liu - anche se ci conosciamo da un anno, il fatto di essere Socio Onorario mi fa percepire questa conoscenza coma da lunga data”. La relazione del Dott. Liu è stata esemplificativa del rapporto culturale Cina-Italia, a partire dagli anni ’70 in poi, allorquando la conoscenza reciproca stessa era appena agli inizi. “Oggi, in Cina, ci sono negozi che vendono marchi italiani, a Shanghai, così come ad Hong Kong ci sono tanti show room e concessionari italiani, ambasciatori del made in italy nei più svariati settori”. Nel raccontare la storia dell’Azienda di cui è al vertice, il dott. Liu ha voluto puntualizzare come “i macchinari che utilizziamo nei nostri processi industriali sono italiani; anche negli USA si utilizzano macchinari italiani per la produzione di materiale con riciclato e proprio dopo aver visto queste macchine lavorare in America mi sono deciso di acquistarle anche per i nostri impianti”. Dopo aver presentato le dimensioni industriali ed il fatturato, il Dott. Liu ha introdotto l’argomento della qualità del rifiu-
to da trattare: “noi importiamo rifiuti di polistirolo espanso giapponesi perché in quel Paese non riciclano, ma con i nostri rifiuti non riusciamo a lavorare perché non sono di buona qualità”. “I rifiuti di polistirolo espanso che ci arrivano da alcuni Paesi sono molto puliti e quindi ci conviene importare materiali al di fuori della Cina”. “Anche dagli USA cominciamo a ricevere ordini diretti. I nostri prodotti finiti arrivano sul loro mercato a prezzi concorrenziali”. “Abbiamo raggiunto un fatturato pari a 110 milioni di euro e diamo lavoro ad oltre 3.400 dipendenti nei nostri stabilimenti - ha concluso il Dott. Liu - e attualmente siamo in fase di grande espansione”. A cura di Cai You Di, Presidente Wenzhou Tiandi Plastics Industrial, il racconto circa la sua impresa e la sua esperienza di imprenditore, produttore di reti in plastica per la conservazione/trasporto di prodotti alimentari. “La nostra azienda ha 80 telai e 600 dipendenti per un volume di vendite considerevoli - ha raccontato - L’impianto si sviluppa su una superficie di oltre 20.000 m2 ed ogni mese riceve oltre 20 container di materiale riciclato utilizzato per produrre reti alimentari”. “Purtroppo, molti nostri clienti, in altri Paesi, non si preoccupano molto della qualità piuttosto che del prezzo”.
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A questo punto il discorso si è spostato sulla necessità dei controlli alla fonte per quanto concerne la qualità dei rifiuti che vengono spediti in Cina per essere riciclati.
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A portare la sua esperienza di responsabile dei controlli è stato Huang Wei, China Certification & Ispection Group Europe, Netherlands (CCIC Europe BV). “La nostra ambizione è quella di far capire agli operatori cinesi che se vogliono esportare i loro prodotti all’estero devono ricercare, in primo luogo, la qualità delle materie di partenza, in questo caso i rifiuti - ha detto il Dott. Huang - perché che nel tempo il livello di rifiuti esportati in Cina è aumentato considerevolmente: al momento ci sono tre Agenzie nazionali che si occupano di monitorare ed ispezionare i controlli doganali relativi ai materiali in arrivo”. “È aumentata la consapevolezza nella popolazione locale circa la pericolosità insita nei rifiuti che arrivano da ogni parte del mondo, d’altro canto, ci sono intere regioni del nostro Paese in cui si lotta per guadagnare un euro al giorno, anche vagliando manualmente rifiuti di ogni sorta con notevoli rischi per la salute”. “Oggi il Governo cinese presta sempre più attenzione all’ambiente e alla salute dei propri cittadini ed è per questo che sono state introdotte nuove regole per lesportazione: prima fra tutte l’obbligatorietà dell’ispezione pre-spedizione. Poi, in secondo luogo, il certificato di idoneità che obbliga l’imprenditore a lavorare solo quei materiali per cui ha ottenuto la certificazione. Infine, il divieto di importazione per quei materiali che, ritenuti particolarmente pericolosi, di fatto non si possono più introdurre nel territorio cinese”. Entrando nel merito delle procedure sopra accennate, il Dott. Huang, ha spiegato che: “Quando il materiale arriva in Cina, viene sottoposto ad ulteriore ispezione e se vengono riscontrate anomalie i rifiuti possono essere rimpatriati al luogo d’origine con spese a carico del proprietario”. “Se dovessero essere riscontrate altre gravi violazioni in quel caso
viene rimossa la licenza al destinatario e contattate le amministrazioni competenti nei paesi d’origine della spedizione”. Purtroppo, il responsabile CCIC Europe BV ha anche evidenziato che poche aziende sono autorizzate a compiere questo tipo di ispezioni e addirittura, al momento, manca una filiale in Italia. In conclusione, anche il Dott. Huang, ha sottolineato quanto, nei processi locali di riciclo, sia importante garantire l’ottima differenziazione e la non contaminazione con sostanze estranee dei rifiuti spediti. “È la prima volta che da una fonte autorevole ed ufficiale possiamo vedere immagini inequivocabili del nostro traffico illegale di rifiuti - ha sentenziato Enrico Fontana nel commentare le foto a corredo dell’esposizione del Dott. Huang - Mi sento di chiedere scusa al popolo cinese per come non trattiamo e non gestiamo correttamente i nostri rifiuti. Dobbiamo farlo per rispetto nei confronti dei popoli esteri e per rispetto delle nostre aziende, dal momento che facendo bene queste operazioni in Itala, ci sono imprese che potrebbero trarne il giusto guadagno”. Successivamente, a cura di Gaetano Benedetto, WWF Italia, è stata presentata la relazione: “Conseguenze del commercio illegale sul sistema produttivo nazionale del riciclo”. Tornando sulla problematica già accennata in precedenza circa le difficoltà di reperire dati numerici e quantitativi certificati, Benedetto ha presentato la metodologia di lavoro perseguita a partire da rassegne stampa italiane ed estere, ricerche bibliografiche e sitografiche, interviste originali con operatori del settore e forze dell’ordine.
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“È emersa subito la difficoltà condivisa a livello internazionale in merito alla comparazione dei dati raccolti - ha detto il responsabile WWF Italia - quasi ci fosse una specifica volontà di nascondere la verità”. Nel 2008, ha spiegato, sono state lavorate in Europa 48,5 milioni di tonnellate di materia vergine per le materie plastiche (il PE rappresenta circa il 40% del volume delle materie plastiche prodotte). Dalle stime PolieCo risultano circa 2.000.000 di tonnellate di PE immesse annualmente sul mercato. Il circuito PolieCo ne intercetta circa 500.000 che rappresenta circa il solo 20% del totale (vero è che parte di quel PE immesso rimane come bene durevole). “Il PE recuperato nel circuito urbano - ha evidenziato - è di 100.000 t/a, a questo punto abbiamo 400.000 t/a che sfuggono alla possibilità di un controllo di filiera. Non possiamo dire che questa quantità viene automaticamente immessa nel mercato dell’illegalità, però è pur vero che sfugge ad un ciclo virtuoso”. Secondo lo studio presentato, l’UE dichiara di riuscire ad intercettare tra le 6.000 e le 38.000 tonnellate annue di rifiuti spediti illegalmente, ma in realtà la quantità reale sembra essere più consistente. Evidenziando oltremodo una diffusa carenza di informazioni e strutture per i necessari controlli, Benedetto ha dichiarato che: “Rispetto alla gestione di una filiera, il caso del PolieCo sembra unico in Italia, o per lo meno è diverso in termini positivi rispetto ad altri Enti”. “I Consorzi dovrebbero essere più neutrali rispetto ai produttori - ha infine concluso - così come fa PolieCo e non permettere che i controllori siano gli stessi controllati, altrimenti si corre il rischio di fraintendimenti e pericolose sviste”.
“Servono Regole semplificate e rafforzamento dei controlli: È possibile arrivarci? - si è domandato retoricamente l’On. Giovanni Fava, subito autorispondendosi - Credo di si”. “Come Commissione Bicamerale di Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti abbiamo inteso proseguire un’attività istruttoria per scoprire questioni da approfondire circa l’esportazione illecita di rifiuti”. “I porti del Sud sono quasi tutti interessati dal problema, ma non solo i soli, purtroppo. Nel seguire il percorso dei rifiuti, sappiamo per certo da dove partono, ma dove arrivano lo possiamo intuire solo formalmente”. “Di certo alla base di tutto c’è l’incertezza circa le MPS. Qualcuno ci ha marciato finora e questo fa sì che molti dati non tornino e che quelli che utilizziamo sono falsati. Il problema è sempre cosa è il R e cosa è la MPS”. Avviandosi al termine del suo ragionamento, l’On. Fava ha proseguito dicendo: “Le giornate come quelle di oggi posso aiutarci a ragionare sulle evoluzioni, tuttavia devono fornire al legislatore una presa di posizione univoca, in realtà troppo spesso le conclusioni sono discordanti”. “Serve un nuovo patto fra operatori - ha concluso - i problemi ce li dobbiamo risolvere in casa… Forse manca chiarezza sui compiti reali dei vari attori coinvolti; non è che non ci siano controlli è che sono troppi e poco efficaci”.
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2a Sessione Il ciclo del riciclo: scelta giusta VS scelta facile La quarta Sessione del Forum è stata introdotta dall’intervento fuori programma dell’Assessore all’Agricoltura della Regione Campania, Vito Amendolara che ha presentato l’iniziativa
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regionale per la messa a regime di nuove piattaforme per la raccolta dei rifiuti agricoli. “Senza queste strutture - ha dichiarato - si dà l’alibi alla delinquenza e agli operatori disonesti di fare come loro pare e magari bruciare tutto in aperta campagna”. L’Assessore ha poi voluto specificare che non tutta la Campania è caratterizzata da pratiche illecite di smaltimento diffuso: “Solo alcune aree sono sensibili e sono adeguatamente monitorate. Nei prossimi giorni - ha concluso - avvieremo un processo di riconversione colturale nelle aree sequestrate dalla magistratura; nel frattempo, auspichiamo un rafforzamento del sistema di controllo e di avvistamento dei fuochi per il quale c’è già una collaborazione fra Protezione Civile e organi di controllo per il monitoraggio del territorio”.
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Rimanendo nel territorio campano, a cura del Magistrato, Donato Ceglie è stato presentato un filmato realizzato dalla Guardia di Finanza di Caserta in merito a scarichi abusivi nei corpi idrici dell’agro compreso fra Napoli e Caserta, a partire da quattro anni di indagini e rilevamenti, frutto della collaborazione fra Procura della Repubblica di Caserta, Guardia di Finanza ed ENEA. “Esiste un baratro tra la previsione normativa e quello che si riscontra nel territorio - ha dichiarato il magistrato - Non basta pubblicare le leggi ed auspicare che le leggi diventino fatto storico; la legge è una previsione astratta e generale e deve incarnarsi nelle persone”. “Ciò che emerge dalle tante indagini relative ad illeciti ambientali, invece - ha proseguito - è che i destinatari degli obblighi di legge non fanno ciò che la legge li dovrebbe obbligare a fare”.
“Il tema dei controlli non può essere solo un problema delle Procure e delle Forze di Polizia, se questo si verifica, allora la partita della legalità è persa in partenza”. “Nell’affrontare il problema dei rifiuti da un punto di vista economico ed imprenditoriale, non si può prescindere dal rispetto della legge qualunque essa sia. Poi ci si confronterà, eventualmente sulla necessità di cambiarla o migliorarla”. “Il tema dei controlli riguarda tutti, in primo luogo i produttori - ha sottolineato il dott. Ceglie rivolgendosi alla platea - Voi non avete idea di quanto costa alla salute dei cittadini lo smaltimento illegale di rifiuti; il sistema di illegalità costa a tutti”. “La crisi ambientale è speculare alla crisi delle istituzioni e della legalità - ha infine concluso - La crisi ambientale non nasce mai autonomamente, ma se le reti virtuose funzionano non c’è illegalità che tenga”. A rimarcare la necessità di più precise analisi indiziarie circa i comportamenti e gli artifici borderline di taluni operatori nelle dinamiche di tracciabilità dei rifiuti trattati, codificazione CER, movimentazioni e documentazioni modulistiche, è stato Alberto Pierobon, già Struttura Tecnica Qualità della Vita - Sezione Rifiuti MATTM. “Non contano tanto la inventariazione dei flussi dei materiali e/o la loro statistica - ha affermato Pierobon - quanto l’analisi di tutti i complessi aspetti sottesi alle dinamiche dei controlli, perché, nel conferimento dei rifiuti secondo diverse opzioni, nell’aderire o costruire accordi, nella strategia dei servizi e dell’impiantistica, nelle logiche delle reti commerciali e finanziarie, scelte poco virtuose si possono mimetizzare in comportamenti leciti in una stratificazione di passaggi che
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rischiano di eludere ogni sorta di controlli”. La stessa UE, come ha poi spiegato: “ha segnalato che le operazioni di recupero intermedie sovente sono fittizie, talvolta simulate in quanto nascondono, in realtà, semplici smaltimenti”. Continuando nell’illustrazione di come molte operazioni transfrontaliere di rifiuti avvengano con meccanismi contrattuali e finanziari assai creativi, molto più appetibili rispetto all’attività di lavorazione industriale, Pierobon ha proseguito la sua relazione affermando che: “controlli, controllori e autorizzatori, dovrebbero cambiare in ragione di una più ampia cultura del settore che implica calcoli, ricostruzioni e conoscenze non tanto giuridiche, quanto tecniche, organizzative e, soprattutto, contabili, economiche e fiscali, in una visione sincretica e non settorializzata”. “È auspicabile - ha concluso Pierobon - che non solo si metta rapidamente ordine, se non fine, allo sconquasso creato nel sistema industriale del recupero dalla finanziarizzione del mercato, creando reali incentivi e interesse ai riciclatori nel lavorare in Italia i rifiuti, piuttosto che commercializzarli all’estero, ma anche che quanti sono deputati - a vario titolo - ai controlli dei traffici transfrontalieri di rifiuti comincino ad impratichirsi delle raffinate tecniche dell’alta finanza e della contrattualistica, soprattutto in quelle congeniate da parte delle holdings anche in questo particolare mercato”. A tentare di fornire una bussola nella giungla delle leggi è stato Roberto Rossi, Consigliere CSM. “Credo che in Italia, sui rifiuti, si sta facendo un discorso culturale sbagliato, tipo: le regole sono tropo complicate, gli imprenditori ne sono subissati, ecc. Eppure alcuni impren-
ditori cinesi hanno detto chiaramente che in realtà per fare soldi occorre che il rifiuto sia buono e risponda a determinate caratteristiche”. “Le regole - ha spiegato - le ha date chiare l’Europa. Il problema sorge quando si vuole fare i furbi a livello nazionale. Vi sono determinate spinte culturali che, in nome di una finta semplificazione, cercano di modificare quello che affermano le disposizioni normative europee”. “Non si tratta tanto di verificare solo la correttezza documentale, - ha continuato - ma che gli impianti facciano realmente quello che dichiarano”. “La risposta al problema ambientale è creare un sistema di rete in cui tutti gli operatori sappiano che le regole sono importanti e che bisogna investirci, le stesse regole servono ad una corretta ed efficiente imprenditoria”. “Se noi esportiamo all’estero rifiuti non buoni, non solo incentiviamo l’illegalità in loco, ma ci pieghiamo al fatto che i prodotti derivati ci ritornano sotto forma di prodotti contaminati inquinando qui di nuovo”. Alludendo poi alla recente introduzione del reato mafioso per il traffico illecito dei rifiuti l’ex Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Bari ha annunciato che “da oggi, se il Pm ritiene la sussistenza del reato il carcere è obbligatorio e per la prima volta si potrà fare un recupero del profilo illecito”. “Bisogna investire nelle regole - ha concluso - credendoci e andando nella direzione opposta a quelle spinte verso falsi liberismi che rischiano di favorire gli illeciti”.
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Prudenza allorquando si ravvisano reati che potrebbero dar
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luogo a blocchi dell’attività o custodia cautelare, l’ha espressa Francesco Paolo Sisto, Commissione giustizia della Camera dei Deputati. “L’imprenditore è al centro del macrosistema del mercato - ha dichiarato l’On. Sisto - e troppo spesso, quando si interviene, si va a colpire penalmente questa figura la quale non sempre è responsabile del crimine”. “Per una impresa non c’è niente di più terribile del blocco dell’attività, mentre la custodia cautelare ha un tempo determinato. Immaginate in tempi di crisi cosa significa chiudere un’azienda”. “Se l’imprenditore è il centro del mercato - ha continuato - e ci troviamo in un sistema in crisi dobbiamo tenere conto che c’è la necessità di garantire l’economia del paese. A questo punto non si può, per un eccesso di zelo, rischiare di bloccare sempre tutto; lo strumento inquisitorio deve colloquiare con le esigenze del mercato; dobbiamo stare tutti dalla stessa parte”. “Il privato deve produrre bene e in sicurezza e il settore pubblico lo deve garantire; l’investimento sulla legalità è un investimento di tutti e per tutti. 3a Sessione Etica dell’economia dei rifiuti
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L’ultima Sessione del Forum, quella dedicata alle prospettive etiche dell’approccio alla questione economica dei rifiuti, ha visto l’intervento introduttivo di Alfonso Pecoraro Scanio, ex Ministro dell’Ambiente e attuale Presidente della Fondazione UniVerde. “Avendo vissuto anche l’esperienza del Forum dello scorso
anno posso cogliere un allargamento complessivo dell’analisi a nuovi elementi - ha dichiarato - Ho visto e sentito molte cose: il dato fondamentale è che c’e sempre più la consapevolezza di riallinearsi a principi molto semplici in campo di gestione dei rifiuti, così come proposti dall’UE” “Purtroppo - ha rimarcato - l’Italia ha sempre adottato la tecnica della deroga e degli stratagemmi interpretativi”. “L’obiettivo generale è pensare ai prodotti nell’ottica dell’intero ciclo di vita; i nuovi prodotti non devono diventare rifiuti”. “C’è un’evoluzione nel sistema produttivo asiatico che deve farci pensare (soprattutto laddove, come nel green building, la tecnologia utilizzata é italiana). È vero che lì c’è grande attenzione all’innovazione e alla green economy, pur con tutte le contraddizioni di un grande Paese in via di sviluppo. Abbiamo delle normative che ci consentono di interfacciarci con questi Paesi ed è conveniente utilizzare quelle che già ci sono”. Ricordando lo slogan di un imprenditore “eco” che diceva: “Green is Black” per alludere alla scelta verde in grado di mettere i bilanci in attivo, il Presidente UniVerde ha ricordato che “il problema degli imprenditori non credo sia l’eccessivo rigore della magistratura, come qui sostenuto da qualcuno, semmai la burocrazia e la confusione normativa”. A questo punto: “Poche regole chiare e applicate tassativamente”. Concludendo il suo intervento con una nota di merito al PolieCo, Pecoraro Scanio ha sottolineato che: “L’idea di PolieCo di interessare gli imprenditori cinesi è buona perché ci dà il loro punto di vista (almeno di quelli bravi) e la possibilità di pensare politiche economiche vantaggiose per tutti. È una
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questione di metodo e di prestigio per una nazione che si dice industrializzata. Abbiamo l’esigenza di diffondere formazione e conoscenza e credo che PolieCo lo possa fare, a vantaggio dell’economia italiana, quella brava”. Stimolato dal giornalista Fontana sulla possibilità dell’esistenza di un’etica dell’economia applicata alla gestione dei rifiuti, il filosofo Umberto Galimberti, Università “Cà Foscari” di Venezia, ha risposto negativamente valutando nell’antrocpocentrismo l’ostacolo culturale più alto da superare. “Non ci siamo mai fatti carico degli enti di natura, quindi la nostra morale è totalmente antropocentrica - ha sentenziato Galimberti - anche se dovesse svilupparsi un’etica per la salvaguardia della terra non ci sono più i tempi perché questa venga interiorizzata e psicologizzata a livello di massa”. “Non dobbiamo continuare a pensare che l’uomo sia al centro dell’universo; la Natura continuiamo a vederla come utilità e questo sguardo va cambiato di prospettiva”. “La condizione per il ribaltamento è che l’uomo riveda la sua posizione all’interno dell’universo: le basi culturali ce le hanno date dapprima gli antichi greci (le leggi immutabili dell’universo tradotte nel microcosmo e di qui passate alle leggi che regolano i rapporti tra gli uomini), poi la grande tradizione giudaico cristiana, secondo la quale la natura non è una cosa immutabile ma il prodotto di un dono da amministare/dominare”. “Siccome questa tradizione ha vinto sull’altra, ha immesso nel pensiero comune questa visione di dominazione della terra e tale punto di vista è difficile da smontare perché coinvolge la dimensione religiosa degli individui”.
Nel proseguire con il suo ragionamento, Galimberti ha poi citato Francesco Bacone e la sua affermazione che attraverso Scienza e Tecnica saremmo riusciti a redimerci dalle condanne del peccato originale (fatica del lavoro e dolore). “In questa visione baconiana Scienza e Tecnica sono viste in un’ottica di redenzione. All’interno del cristianesimo il futuro è visto in un’ottica di salvezza (positività); a questo punto, lo sguardo sul futuro tanto nella visione scientifica che in quella religiosa cristiana è sempre molto positivo”. Ma se nel pensare al futuro l’uomo è visto come un fine e non come un mezzo - si è retoricamente domandato - l’aria, l’acqua, gli altri esseri viventi, da salvaguardare, cosa sono? “Se questi sono i fini - si è risposto - all’ora dobbiamo costruire un’etica la cui precondizione è smontare l’antropocentrismo”. A cura di Mauro Zanini, Vicepresidente Federconsumatori, c’è stata, quindi una relazione che ha portato il punto di vista di chi, post-consumo, ha la responsabilità dei rifiuti prodotti e della loro corretta destinazione. “Siamo agli inizi di una cultura della responsabilizzazione delle pratiche di consumo e di produzione di rifiuti - ha detto Zanini - dal modello consumistico e dalla recessione in atto abbiamo imparato il valore del risparmio e della gestione oculata di risorse e materiali”. “A questo punto, il Governo deve lanciare segnali positivi affinché i redditi delle famiglie possano garantire un rilancio dei consumi, mentre le Istituzioni dovrebbero puntare alla crescita di una società più sobria e di una base di consumatori consapevoli del life cycle assessment dei beni”. Sottolineando come l’educazione consapevole ai consumi dovreb-
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be entrare a buon diritto nei percorsi didattici e formativi delle scuole, Zanini ha ricordato esperienze virtuose a livello locale (mercato dei prodotti a filiera corta, farmer market e associazioni fra consumatori ed Associazioni agricole), per la diminuzione dei consumi imputabili a trasporti, imballaggi e spreco di energia. “Ambientalismo e consumismo vanno a braccetto perché il secondo ha effetti importanti sul primo - ha sentenziato Zanini - Il tema della Direttiva sulla traccibilità del prodotto a livello europeo potrebbe dare maggior impulso alla crescita culturale dei consumatori, perché l’economia deve sempre più sposarsi con la sostenibilità ambientale”. Sui rifiuti ha poi voluto fare una precisazione: “Sui rifiuti occorre sperimentare forme di tariffa puntuale; solo in 1.200 comuni viene applicata la tariffa di igiene ambientale, in tutti gli altri continua ad essere in vigore la TARSU. Vanno incentivate tutte quelle sperimentazioni che vanno nella direzione della responsabilizzazione dei cittadini”. “Nel frattempo - ha concluso - occorre ripensare il modello di sviluppo verso una diminuzione della produzione dei rifiuti anche intervenendo sulla durata del bene e sulla sua facilità di riconversione”.
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Intervenuto nuovamente a partire dal suo ultimo lavoro: “Slow Economy, per rinascere con saggezza”, Federico Rampini ha raccontato le innovazioni e le sperimentazioni in materia di Green Economy, introdotte in America in risposta al declino economico causato dall’ultima crisi finanziaria del 2009. Tali innovazioni rappresentano, secondo il giornalista, il parallelo culturale del fermento artistico e creativo della Secessione Viennese.
“Tanti aspetti, non ultimo l’approccio al cibo e alle soluzioni abitative, ci dicono che l’America sta ripensando i propri modelli culturali - ha dichiarato Rampini - e l’impero in declino diventa paradigma di trasformazione positiva”. In questo senso, ha spiegato, occorre guardare con positività agli stimoli economici, anche negativi, per ripartire con nuova grinta e nuovo entusiasmo: “è molto più facile organizzare la raccolta differenziata in un grande grattacielo, piuttosto che in un sobborgo diffuso della periferia”. Ultimo intervento ufficiale fra quelli previsti dal corposo programma dei lavori è stato quello del Sen. Alfredo Mantica, Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri, il quale ha relazionato sulla collaborazione internazionale fra Stati diversi per quanto concerne lo scambio di informazioni sensibili e nel coordinamento di attività, con particolare accenno agli sforzi messi in campo dall’Italia. Nella realazione il Sen. Mantica si è particolarmente soffermato sulla necessità di implementare un coordinamento tra le diverse istituzioni italiane competenti, attraverso una concertazione che vede coinvolti i Dicasteri degli Esteri, dell’Ambiente, dello Sviluppo Economico e dell’Economia e delle Finanze. Allo stesso tempo, sull’urgenza di un maggior ccordinamento a livello internazionale, tanto nei rapporti bilaterali, tra le autorità governative e doganali dei diversi Stati coinvolti nel traffico di rifiuti, quanto in quelli multilaterali, attraverso l’operato dell’Organizzazione Mondiale delle Dogane e la creazione di Convenzioni internazionali ad hoc. “In conclusione - ha dichiarato il Sen. Mantica - le sfide poste
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dalla globalizzazione e dall’internazionalizzazione dei mercati e delle società, toccano ormai da vicino il tema di una codificazione etica della gestione transfrontaliera dei rifiuti”. “La dimensione etica dei processi globali è una questione ampiamente dibattuta sul proscenio mondiale, soprattutto negli ambiti della trasparenza e correttezza dei mercati finanziari, ma non solo. La forbice di sviluppo tra diverse aree geografiche che la globalizzazione ha, da un parte, aiutato a colmare, ma, dall’altra, amplificato, crea spazio ed opportunità di guadagno illecito per organizzazioni criminali anche nella gestione dei rifiuti”. “Pertanto - ha proseguito - un maggiore sforzo nel promuovere impegni di collaborazione e vincoli internazionali nella gestione dei rifiuti deve essere assicurato dalla comunità internazionale, affinché l’etica dei rifiuti non divenga un auspicio mal riposto”. A conclusione del suo intervento, il Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri ha voluto affermare che “lo sforzo della diplomazia italiana sarà sempre più rivolto al rafforzamento delle collaborazioni internazionali, nell’interesse di articolare risposte globali a problemi di respiro globale”. A conclusione del Forum è intervenuto il Presidente PolieCo, Enrico Bobbio, che, nell’anticipare le date future del III appuntamento ischitano (30 settembre - 1 ottobre 2011), ha voluto salutare e ringraziare i presenti con questo discorso finale che riportiamo per esteso. “In queste due giornate abbiamo avuto modo di ascoltare molti pregevoli interventi che hanno arricchito il nostro bagaglio di conoscenze e, sicuramente, hanno stimolato un dibattito fra Enti, Istituzioni ed Operatori, magari mettendo
in dubbio certezze che si davano per scontate. Ma lo scopo del Forum non è quello di esaurirsi nella puntualità dell’evento, occorre guardare avanti e pensare ad azioni strategiche anche in vista dell’immediato futuro e dell’appuntamento del prossimo anno. Allora, dico subito che la riflessione del Forum 2011 vedrà il coinvolgimento in prima battuta delle Associazioni di Categoria e delle Aziende più virtuose, quelle, cioè, che già ora applicano politiche industriali di ciclo chiuso o che immettono sul mercato prodotti facilmente riciclabili e comunque facilmente captabili. Obiettivo del Forum 2011 sarà quello di individuare proposte e soluzioni tecniche, tecnologiche, economiche e politiche per rendere competitivi sia l’attività di riciclo, che il mercato dei prodotti riciclati con particolare riferimento alla filiera del polietilene, dalla produzione, alla raccolta, al trattamento e alla messa in vendita del prodotto finito. In sostanza dobbiamo tendere a che le aziende si attrezzino sempre più per immettere nel mercato prodotti facilmente riciclabili e, allo stesso tempo, affinché si attrezzino per il ritiro e il successivo riciclo dei prodotti a fine vita. In questa dinamica si auspica che le Associazioni di categoria contribuiscano nella filiera alla crescita tecnica e culturale delle aziende e, per questo, una particolare attenzione ai rapporti con tali Associazioni sarà oggetto di profonda attenzione e coinvolgimento da parte del Consorzio stesso”.
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