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Obbligazionario ESG, per ritornare al quality
OBBLI GAZIO NARIO ESG
Gli investitori guardano con maggiore attenzione al reddito fi sso in un’ottica ESG e l’off erta non manca. Secondo Bloomberg, nella prima metà del 2021, le emissioni ESG avevano già superato il totale emesso nel 2020. È presto, però, per parlare di un trend unidirezionale.
PER RITORNARE AL QUALITY
Sostenibilità è sinonimo di qualità, ancor di più nel mondo degli investimenti. Ciò è abbastanza evidente nell’ambito azionario dove, attraverso il diritto di voto degli azionisti, si ha la possibilità di fare engagement e indirizzare direttamente le aziende verso politiche ambientali, sociali e di governance migliori che possano garantire una stabilità di lungo termine. Ma vale anche per i portafogli obbligazionari? Gli investitori stanno guardando con maggiore attenzione al reddito fisso in un’ottica ESG. A confermarlo sono i numeri. Stando ai dati Bloomberg, nella prima metà del 2021, le emissioni ESG avevano già superato il totale emesso nel 2020. Questo trend è dovuto sia alle emissioni governative/sovrane, sia a quelle corporate, le cui emissioni ESG sono quintuplicate su base annua nel primo semestre dell’anno. Per Morgan Stanley si parla, infatti, di 45 miliardi di euro solo nel segmento investment grade denominato in euro da inizio anno. Può questa tendenza considerarsi un ritorno alla qualità dei portafogli?
PORTAFOGLI ROBUSTI
All’interno del mercato obbligazionario si sente spesso parlare di greenium, cioè quel maggiore premio in capo ai green bond rispetto a titoli tradizionali con le medesime caratteristiche. “Riteniamo possa essere una situazione transitoria dettata dal fatto che la domanda è molto elevata, mentre l’offerta non si è ancora sviluppata di pari passo”, ha commentato Mauro Gian-
grande, head of Passive Sales EMEA South di Xtrackers, DWS Group. “L’applicazione di fi ltri ESG migliora la qualità degli emittenti, di conseguenza gli indici ESG obbligazionari possono essere caratterizzati da rendimenti inferiori a parità di duration rispetto agli indici cap weighted, semplicemente perché il mercato è effi ciente e ne tiene conto”, aggiunge.
L’integrazione di criteri ESG sul debito consente di individuare quelle società con una migliore capacità di rimborsare i capitali presi in prestito e di generare cash fl ow futuri. A confermarlo è Federico Mondonico, portfolio manager e Sustainable Investment specialist di BCC Risparmio&Previdenza che ritiene come le valutazioni ambientali, sociali e di governance integrate in ambito fi xed income siano utili soprattutto per affi nare la stima delle probabilità di default, potendo così cogliere in anticipo le opportunità offerte da un eventuale cambio nel merito creditizio. Tuttavia si tratta ancora di un mercato giovane e poco maturo, pertanto può avere senso inserire prodotti fi xed
LE EMISSIONI CORPORATE ESG NEL PRIMO SEMESTRE 2021 SI SONO QUINTUPLICATE SU BASE ANNUA
FEDERICO MONDONICO
“LE VALUTAZIONI ESG IN AMBITO FIXED INCOME SONO UTILI SOPRATTUTTO PER AFFINARE LA STIMA DELLE PROBABILITÀ DI DEFAULT”.
ADELE MANTEGAZZA
“LE ANALISI DI SOSTENIBILITÀ NEL CASO DEI GOVERNATIVI SONO PIÙ COMPLESSE PERCHÉ DIPENDONO DAL PESO CHE VIENE DATO AI TRE FATTORI E/S/G”.
SI TRATTA ANCORA DI UN MERCATO GIOVANE, PERTANTO HA SENSO INSERIRE PRODOTTI FIXED INCOME ESG IN UN UNIVERSO PIÙ AMPIO
income sostenibili, in un universo più ampio per creare portafogli robusti. “Nell’ambito del reddito fi sso prediligiamo gestori che tengano conto delle attività di deleveraging delle aziende o che fi nanzino progetti in grado di generare un impatto positivo per società e ambiente”, ha dichiarato Michele Bovenzi, head of Discretionary Portfolio Management di Deutsche Bank. “Ci affi diamo ad analisi interne e di provider esterni, il che ci permette di armonizzare tutte le informazioni per individuare le fund house e i prodotti che meglio rispecchiano determinate caratteristiche”, dichiara ancora il fund buyer. Degno di nota è anche il ruolo dei green bond all’interno delle asset allocation, che rientrano sempre più nella componente core delle strategie sostenibili, purché vengano monitorati duration e rischio tasso. “Stiamo ribilanciando il portafoglio verso emissioni con duration più contenuta, e ci stiamo orientando su fondi obbligazionari
MICHELE BOVENZI
“PREDILIGIAMO GESTORI CHE TENGANO CONTO DELLE ATTIVITÀ DI DELEVERAGING DELLE AZIENDE O CHE FINANZINO PROGETTI A IMPATTO POSITIVO”. “ RITENIAMO CHE IL GREENIUM SIA TRANSITORIO, DETTATO DAL FATTO CHE LA DOMANDA È ELEVATA E L’OFFERTA NON È ANCORA SVILUPPATA”.
MAURO GIANGRANDE
flessibili che riescano a gestire meglio la duration in maniera tattica”, ha sottolineato Mondonico in merito a quest’asset class.
GOVERNATIVI ESG
Nel caso dei titoli di Stato, applicare filtri ESG è solitamente più articolato, ma non impossibile. Da un’analisi di DWS sulle correlazioni tra score ESG e rating creditizi dei singoli Paesi all’interno del segmento dei titoli governativi globali, è emerso che il rating creditizio dei Paesi è poco correlato con i punteggi relativi alla “E”, mentre ha un peso maggiore la “G”. Quindi Paesi non particolarmente attenti all’ambiente possono avere rating migliori. Questo dimostra che il rating di credito non intercetta pienamente i fattori ESG e di conseguenza è importante integrare l’analisi fondamentale con parametri di sostenibilità per avere un quadro completo del singolo Paese. Diventa cruciale il ruolo del fund selector. “Occorre capire il valore aggiunto del gestore, se si affida esclusivamente ai rating ESG dei data provider o se ha costruito modelli proprietari. Soprattutto in campo di emissioni governative, per cui le analisi di sostenibilità sono più complesse, perché dipendono dal peso che viene dato ai tre fattori E/S/G, e che sotto-fattori vengono presi in considerazione per ognuno di questi tre”, conclude Adele Mantegazza, fund selector di Banca Patrimoni Sella & C.