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Gestione: Value e growth, equilibrio nella corsa tra i due stili

VALUE E GROWTH

EQUILIBRIO NELLA CORSA TRA IDUE STILI

PIERLUIGI POLI

FUND SELECTION ANALYST, AMUNDI SGR

“Nel breve termine è possibile prevedere una sovraperformance delle strategie value o high dividend”

Prosegue l’avanzata delle strategie di valore rispetto agli stili orientati alla crescita, dopo l’inversione di tendenza registrata lo scorso anno. Per combinare i due fattori all’interno dei portafogli la parola chiave sembra essere selettività, a prescindere dalle etichette.

Il confronto tra le strategie value e growth ha rappresentato uno degli argomenti più dibattuti del 2021. L’aumento dei tassi a lungo termine ha provocato una forte rotazione degli stili e , abbinato alle significativeprese di profittosui titoli growth, l’appetito per il segmento value ha generato una sovraperformance di questi ultimi di quasi il 12% solo a gennaio. Un andamento proseguito anche a febbraio, quando il rendimento medio (ponderato in base alla capitalizzazione di mercato) dei titoli growth è stato pari a -3,5% (in euro), rispetto al passivo del 2,8% registrato dai value, secondo i dati di Morningstar Direct dello scorso 28 febbraio. Le ragioni di questa preferenza verso il value possono essere ricondotte alla normalizzazione delle politiche monetarie in atto, al recupero dei settori finorapiù colpiti dalla pandemia e soprattutto all’aumento dell’inflazione.Quest’ultima “sta diventando sempre più un problema e ora abbiamo visto la risposta delle banche centrali a questo, quindi la sfidaper noi nel 2022 è essere in grado di navigare in un ambiente di inflazionepiù alta e crescita rallentata”, commenta Laura Belotti, sales manager di Franklin Templeton.

La maggior parte degli investitori si aspetta che il 2022 sorriderà nuovamente ai titoli value. Secondo un sondaggio condotto da Bloomberg nella prima metà di dicembre su 106 asset manager, le azioni value sono la principale ‘scommessa’ per il nuovo anno, citata dal 23,6% degli intervistati. Solo il 10,4% ha indicato i titoli growth.

ARCADIO PASQUAL

RESPONSABILE ASSET MANAGEMENT, BANCA FINNAT

“Dobbiamo capire quanto spazio di crescita c’è all’interno di un’azienda rispetto alle valutazioni” “Siamo intervenuti già dall’anno scorso per ribilanciare, inserendo value nei portafogli dove era poco presente”

FEDERICA NICOLINI

GESTIONI INDIVIDUALI E ANALISI QUANTITATIVA, CASSA LOMBARDA

Nonostante la corsa dello stile value, l’approccio più comune, per il momento, sembra però essere quello dell’equilibrio e della prudenza. “A inizio anno abbiamo ridotto il tilt growth dei nostri portafogli tematici sovrappesando temi come l’healthcare, le infrastrutture, l’agricoltura”, spiega ad esempio Pierluigi Poli, fund selection analyst di Amundi SGR. “Tuttavia la parte growth rimane significativa”, sottolinea Poli. “Sicuramente nel breve termine c’è motivo di prevedere una sovraperformance delle strategie value o high dividend, anche perché il gap valutativo tra growth e value si è allargato a livelli record”, chiarisce Andrea Daffara, portfolio manager di Sella SGR. Tuttavia attualmente “nella gestione di fondi non abbiamo effettuato stravolgimenti nell’asset allocation, ma piuttosto corretto il portafoglio verso una ‘neutralità’ di stile”, continua Daffara.

UN’USCITA GRADUALE

Un orientamento condiviso da molti gestori: “Non ci siamo mossi per abbandonare completamente lo stile growth, ma abbiamo inserito esposizione allo stile value nei portafogli”, fa eco Federica Nicolini, Gestioni Individuali e Analisi Quantitativa di Cassa Lombarda. “Abbiamo cercato sicuramente di ribilanciare i portafogli, perché il bias growth era diventato prevalente anche in strategie originariamente blend, che poi hanno sovrappesato questo fattore. Infatti, dopo anni di buone performance delle strategie growth, i gestori avevano finitoper posizionarsi con un bias di questo tipo. Siamo quindi intervenuti già dall’anno scorso per ribilanciare, inserendo value nei portafogli dove era poco presente”, evidenzia l’esperta.

Nel cambio di rotta degli ultimi mesi tra portafogli orientati su value e growth il confinetra i titoli ad alto rapporto price/earnings e quelli sottovalutati dal mercato non sembra così definito.“Cosa è oggi value e cosa growth? È difficilestabilirlo”, risponde Arcadio Pasqual, responsabile Asset Management di Banca Finnat. “Come gestori dobbiamo capire quanto spazio di crescita c’è all’interno di un’azienda rispetto a valutazioni che la stanno magari penalizzando.

LAURA BELOTTI

SALES MANAGER, FRANKLIN TEMPLETON

“La sfidanel 2022 è essere in grado di navigare in un ambiente di inflazionepiù alta e crescita rallentata” “Nel breve termine c’è motivo di prevedere una sovraperformance delle strategie value, anche perché il gap valutativo si è allargato a livelli record”

ANDREA DAFFARA

PORTFOLIO MANAGER, SELLA SGR

A FEBBRAIO IL RENDIMENTO MEDIO DEI TITOLI GROWTH È STATO PARI A -3,5% (IN EURO), RISPETTO AL PASSIVO DEL 2,8% REGISTRATO DAI TITOLI VALUE

Ma allo stesso tempo una parte del portafoglio deve essere dedicata alla ricerca di quelle aziende che da qui ai prossimi anni raddoppieranno”, sottolinea il manager.

Per Pasqual, la selezione dei titoli resta “fondamentale” e per i mercati “questo è un buon momento, perché le valutazioni sono crollate indistintamente, quindi adesso il bravo gestore può riposizionare i portafogli”. Secondo il manager “adesso possiamo iniziare a dare quei risultati che magari negli ultimi due anni sono stati molto più difficilida conseguire nella gestione attiva rispetto ai prodotti passivi. Questo è l’anno della selezione”, chiosa.

Se è vero che si è registrata una rotazione a favore del value, è vero anche che il contesto non è ancora quello di una netta predominanza. La tecnica più utilizzata sembra essere quella dell’equilibrio tra i titoli, in base al rendimento che riescono a creare. Secondo Daffara la la parola d’ordine è quindi ‘selettività’ rispetto a dove collocare il fattore value.

“I titoli value sono particolarmente appetibili in Europa dove si registra uno sconto nei multipli di valutazione rispetto ai titoli growth pari a circa il 60%, ben superiore rispetto allo sconto del 40% che troviamo sul mercato USA. Nel 2022, pertanto, prevediamo di dare maggiore spazio ai titoli value in portafoglio nella logica di una normalizzazione dei multipli di valutazione e dei tassi reali ma riteniamo le strategie quality e growth ancora preponderanti negli equilibri di portafoglio e meglio posizionate in un’ottica di medio-lungo termine grazie al minore indebitamento e alla maggiore crescita prospettica di utili e flussidi cassa”, conclude Daffara.

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