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Come superare una crisi reputazionale

COME SUPERARE UNA CRISI

REPUTAZIONALE

Un’analisi di vari casi in cui il comportamento scorretto di un unico gestore o team di professionisti al timone di un fondo o di una gamma di fondi danneggia la credibilità del marchio.

Negli ultimi anni alcune società di gestione hanno dovuto affrontare crisi reputazionali che hanno inferto un duro colpo al loro bene più prezioso: la credibilità. L’industria del risparmio gestito è stata scossa da diversi scandali e le società coinvolte hanno preso decisioni differenti per cercare di uscirne. Nella maggior parte dei casi sono riuscite a superare le difficoltà e hanno potuto sopravvivere, ma a caro prezzo.

L’esempio più eclatante è anche quello più recente e riguarda Allianz

Global Investors e i suoi fondi Structured Alpha, commercializzati negli

Stati Uniti principalmente a clienti istituzionali con masse gestite per circa 11 miliardi di dollari. I gestori di questi prodotti hanno commesso una lunga lista di irregolarità: hanno manipolato i dati relativi al valore patrimoniale dei fondi, non hanno attuato le coperture previste per mitigare i rischi, hanno truccato rapporti e materiale di marketing, hanno mentito circa l’entità delle perdite subite e hanno occultato informazioni sul limite di capacità delle strategie. L’indagine per truffa condotta dalla SEC si è conclusa con una sentenza storica: la società dovrà pagare una multa esemplare da un miliardo di dollari e versare cinque miliardi a titolo di risarcimento ai clienti di questi prodotti.

La condotta fraudolenta del team di gestione è costata cara ad Allianz Global Investors. Oltre a dover sostenere un ingente esborso finanziario per risarcire i clienti, l’azienda non potrà prestare servizi di consulenza sugli investimenti in fondi registrati negli Stati Uniti per un periodo di dieci anni. La sentenza ha colpito duramente le attività statunitensi di Allianz, costringendola a cedere la gestione di un patrimonio di circa 120 miliardi di dollari impiegato in strategie fundamental equities, income & growth e private placement. La via di uscita: trasferire queste attività a Voya IM in cambio di una partecipazione del 24% nel capitale dell’asset manager.

CRISI DI FIDUCIA

La storia recente dimostra fino a che punto la cattiva condotta di un solo gestore possa danneggiare la reputazione di una società. È ad esempio il caso di GAM, che quattro anni fa sospese Tim Haywood, l’allora investment director delle strategie obbligazionarie total return (ARBF) e in quel momento una delle punte di diamante dell’azienda. Erano stati

EFFETTI E AZIONI DEL DANNO REPUTAZIONALE

EFFETTI SUI PRINCIPALI GRUPPI DI INVESTITORI

Consulenti in investimenti istituzionali • Consigli per sospendere/terminare l’acquisto • Disinvestimenti graduali • Periodo: immediato–lungo termine

Investitori istituzionali • Domande ai consulenti • Disinvestimenti graduali • Periodo: immediato–lungo termine

Multi gestori/Fondi di fondi • Sospensione/esclusione dagli acquisti • Disinvestimenti graduali o immediati • Periodo: immediato–medio termine

Distributori wholesale • Sospensione/fine di nuovi investimenti • Disinvestimenti graduali o veloci • Periodo: immediato–medio termine

Fonte: Accelerando Associates.

ASSET MANAGER

NELL’OCCHIO DEL CICLONE

Percezione pubblica • Mezzi di comunicazione • Investitori privati AZIONI DEGLI ASSET MANAGER

Azioni immediate • Non seguire una politica di attesa • Non negare l’evidenza • Comunicazione immediata e chiara • La trasparenza è vitale

Credibilità, coerenza, conseguenze • La credibilità è un asset chiave • Non c’è credibilità senza coerenza • Non c’è coerenza senza conseguenze

sollevati dubbi circa i possibili conflitti personali relativi ad alcuni investimenti e la casa di gestione decise di liquidare l’intera gamma gestita da Haywood, oltre a licenziarlo.

L’obiettivo era duplice: assicurare l’equo trattamento degli investitori del fondo in fase di liquidazione e al tempo stesso limitare i danni. Ci riuscì, ma pagando un alto prezzo in termini di reputazione. Sulla scia dello scandalo, l’attività di GAM attraversò mesi turbolenti.

La chiusura della gamma ARBF fu accompagnata dai deflussi registrati da altre strategie. Alla fine non ci fu un esodo massiccio di capitali, ma la crisi di fiducia pesò sulla quotazione di borsa della società e causò un avvicendamento ai vertici aziendali, l’ingresso di nuovi azionisti, voci insistenti di un’imminente vendita e fusione e una fuga di gestori dal team di investimento. In sintesi, molto rumore.

Un destino simile toccò a Natixis IM e alla sua filiale H2O, con Bruno Crastes come protagonista della vicenda. In questo caso, tutto iniziò da una serie di dubbi circa la liquidità di vari fondi della boutique e l’idoneità di alcune obbligazioni prive di rating detenute nei portafogli dei fondi absolute return. Questi bond illiquidi erano emessi da diverse società facenti capo alla holding dell’imprenditore tedesco Lars Windhorts e Crastes era entrato a far parte del consiglio consultivo di una di queste aziende, Tennor Holdings. Si profilava all’orizzonte un possibile conflitto di interessi.

La risposta della casa di gestione non si fece attendere: nel giro di pochi giorni liquidò buona parte delle emissioni problematiche e Crastes diede le dimissioni dal board di Tennor Holdings, mantenendo però la carica di CEO di H2O. Fu Natixis IM a decidere la separazione, annunciando la vendita della quota del 50% che deteneva nel capitale della boutique.

Crastes non è stato l’unico esempio di fondatore di una società di gestione che si rende responsabile di macchiarne la reputazione. Un altro caso recente ha visto danneggiata la credibilità di uno dei gestori più stimati del Regno Unito. Nel 2013 Neil Woodford aveva lasciato Invesco con l’intenzione di fondare la propria casa di gestione. Vide così la luce Woodford IM, che lanciò l’LF Woodford Equity Income Fund.

Per qualche anno questo fondo fu uno dei prodotti dal più grande successo commerciale in Europa, con una raccolta di 11 miliardi di euro in soli tre anni. Il problema si pre-

A CARTEIRA DE L’OPINIONE DEL CONSULENTE

J. HENRIK MUHLE E DR. UWE RATHAUSKY PHILIP KALUS CEO di Accelerando Geadf asasdf asdf Associates asdfa sdfa sdfasd asfdasdfasd

“A base da nossa carteira não L’unica via di uscita da una pode ser assente na especulação crisi reputazionale è agire con geopolítica, atuamos com assoluta trasparenza, evitare cautela, e redobramos a nossa di nascondersi e prendere le confiança na análise fundamental misure necessarie a tutti i livelli. que praticamos” Può essere molto pericoloso negare le azioni scorrette o cercare di distogliere l’attenzione da una condotta impropria. Le persone, e in particolare i grandi investitori in fondi e i consulenti degli investimenti istituzionali, hanno buona memoria. La credibilità richiede apertura e onestà. È un requisito imprescindibile, soprattutto quando le cose vanno male.

BRUNO CRASTES NON È L’UNICO FOUNDER CHE HA CONTRIBUTO A MACCHIARE LA REPUTAZIONE DELLA SUA SOCIETÀ. DI RECENTE LO HA FATTO ANCHE NEIL WOODFORD

sentò quando il gestore superò il limite stabilito dal regolamento UCITS per gli asset non quotati (10%) e al tempo stesso dovette fare fronte a ingenti richieste di rimborso. Fu quindi costretto a sospendere le sottoscrizioni e i rimborsi per qualche mese finché venne decisa la liquidazione del fondo a cura di Link Asset Services, data l’impossibilità di realizzare una vendita ordinata degli asset presenti in portafoglio e, soprattutto, farlo a prezzi equi che non finissero per danneggiare gli investitori che avevano scelto di continuare a investire nel prodotto.

Woodford fu allontanato dalla gestione del fondo che lui stesso aveva creato e, nonostante i suoi tentativi di tornare sul mercato, il danno inferto alla sua credibilità come professionista degli investimenti fu irreparabile.

LA FIDUCIA GUADAGNATA

Come ricorda Philip Kalus, CEO della società di consulenza Accelerando Associates, ci vuole parecchio tempo per costruirsi una reputazione, ma basta poco per distruggerla, fino al punto che la società coinvolta può finire per sgretolarsi. “In questa industria conta molto la fiducia. Ma la fiducia va guadagnata, perché non si genera con il marketing. Per conquistare la fiducia dei clienti è necessario il contributo di tutte le divisioni di un’azienda, nessuna esclusa.

In ultima analisi, fiducia e reputazione devono essere la priorità e la responsabilità del CEO di qualsiasi casa di gestione”, sottolinea.

L’OPINIONE DI

STEPHEN DOVER Chief Market Strategist, Head of Franklin Templeton Institute

IL FUTURO DELL’ALIMENTAZIONE E LA TECNOLOGIA

La guerra in Ucraina ha mostrato il rischio geopolitico insito nelle linee di fornitura dei prodotti agricoli. Considerato il ruolo crescente che innovazione e produzione alimentare avranno nei mercati del futuro, emergono dei punti chiave. È improbabile che la produzione agricola globale soddisfi la domanda ed entro il 2050 dovrà aumentare del 70% per nutrire più di 9,3 miliardi di persone. Il sistema alimentare è incagliato in un loop negativo in quanto la perdita di terreni agricoli provocata dal cambiamento climatico colpisce sempre più duramente i paesi con il più alto valore di colture pro capite. È necessario finanziare l’innovazione nell’industria alimentare, e ingenti capitali saranno destinati alla produzione agricola tradizionale e alle catene di approvvigionamento. La transizione creata dalle soluzioni per migliorare la produzione alimentare genererà entrate aggiuntive e ridurrà i costi per 10.000 miliardi di dollari, creando oltre 395 milioni di posti di lavoro entro il 2030. L’innovazione dell’industria alimentare richiede innovazione nei finanziamenti e investimenti a impatto diretto allineati a obiettivi di sostenibilità di lungo termine. Il cibo non riguarda più solo la terra, l’acqua e il tempo per abbracciare la tecnologia, l’innovazione e il futuro.

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