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Michele De Michelis (Frame AM

AZIONARIO

“Se un investitore fosse completamente liquido in questo momento potrebbe cominciare a comprare un po’ di blue chips”

Michele De Michelis

RESPONSABILE INVESTIMENTI, FRAME AM

STRATEGIE ALTERNATIVE MA ANCHE BOND INVESTMENT GRADE

I mercati obbligazionari soffrono, ma anche gli azionari non se la passano bene. Secondo l’esperto, ecco quali sono gli investimenti su cui optare per i prossimi mesi.

N

on c’è mai fine al peggio. O forse sì. E questo anche se Michele De Michelis, da buon specialista dei mercati, vede sempre il bicchiere mezzo pieno. “Ero molto più preoccupato sei mesi fa”, dice risoluto. Per il responsabile investimenti di Frame AM è solo quando il problema è in atto che tendiamo ad essere più razionali e a ragionare meglio. Premessa: le dimissioni di Mario Draghi e la crisi di governo arrivano dopo quest’intervista. Ma il concetto non cambia. Secondo De Michelis abbiamo navigato aggrappati al salvagente, anche e soprattutto durante la tempesta. “Nelle sale operative ci sono dei professionisti che non hanno mai visto un mercato senza l’intervento continuo delle banche centrali”. Per il CIO il quantitative easing, insomma, ha dopato la piazza finanziaria. “Non mi aspettavo che i tassi di interesse toccassero valori addirittura negativi”, confessa. Ad ogni modo, adesso che Fed e Bce hanno cominciato a fare retromarcia, i mercati si stanno normalizzando. La recessione è prezzata, secondo l’esperto. Il terrore, semmai, è affrontare una recessione con l’inflazione alta. “Non possiamo assolutamente permetterci alcun errore ulteriore da parte delle banche centrali, considerata la situazione internazionale”, spiega. “Vedere i Btp andare ben oltre il 4% di rendimento è stato un segnale di allarme non da poco e non va sottovalutato. Pur tuttavia, se i mercati obbligazionari soffrono pesantemente, non è che i mercati azionari se la passino meglio”. Per gli investitori gli interrogativi perciò sono più che naturali. “Se un investitore fosse completamente liquido in questo momento, potrebbe cominciare a comprare un po’ di blue chips e anche qualche bond investment grade purché con duration corta, consapevoli del fatto che potrebbero trovarsi a dover mediare il prezzo nel prossimo futuro”.

STRATEGIE ALTERNATIVE IN PRIMIS

Se tra le asset class tradizionali la preferenza va dunque ai bond corporate investment grade, parlando di mercati alternativi la società è posizionata sui long short value bias ma anche sul merger arbitrage, la strategia event driven che ha l’obiettivo di catturare il differenziale di prezzo (spread) tra il valore offerto dalla società acquirente e il prezzo di mercato delle azioni della società target. Infine si guarda con interesse anche gli arbitrage fund, particolare tipologia di hedge fund la cui strategia di investimento è basata su operazioni di arbitraggio.

E a livello geografico (se il geografico è ancora valido nel mondo del risparmio gestito)? “Abbiamo una preferenza per l’Asia, e quindi per la Cina, rispetto per esempio al Sud America. La PBOC rimane accomodante, le valutazioni sono estremamente interessanti e a novembre ci sarà l’elezione del capo dello Stato”, dice, ammettendo che l’investimento sull’azionario cinese, tuttavia, ha dato non pochi grattacapi. “Anche gli indici del mercato obbligazionario corporate sembrano aver trovato un po’ di supporto, benché gli operatori specializzati stiano registrando dispersioni di prezzo tra le varie emissioni che non si vedevano più da parecchio tempo, ovvero da quando il mercato rubricava solo flussi univoci in entrata”, dice De Michelis.

ENERGIA SOLARE, LA SCOMMESSA

Di sostenibilità non è possibile non parlare. Per il responsabile investimenti di Frame AM la scommessa è stata sempre sul solare ma anche sulla transizione energetica. Peccato che, confida, lo scetticismo sta prevalendo. “Ero e sono convinto che il solare, anche per dove viviamo, è un investimento che va inserito in portafoglio. Purtroppo però quello che manca sono gli investimenti reali, a partire dagli impianti e da tutta la filiera che ne consegue. Senza dire, poi, che con la guerra in Ucraina si torna a parlare di carbone”.

Non a caso, adesso, infatti, che l’inflazione e la recessione minacciano gli utili e i titoli societari, anche diversi asset manager hanno invertito la rotta sulla questione sostenibilità. Con l’escalation della guerra, le priorità sono cambiate e alcune cose che sembravano scolpite nella pietra non lo sono più. “Nella ricerca di alternative all’energia russa, i produttori di petrolio e gas sono tornati alla ribalta. Tutto questo mi porta ad essere molto scettico nei confronti degli investimenti ESG”, confessa.

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