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Andrea Severi (Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì)
Andrea Severi
SEGRETARIO GENERALE, FONDAZIONE CASSA DEI RISPARMI DI FORLÌ
AZIONE SUL TERRITORIO E VISIONE GLOBALE NEGLI INVESTIMENTI
La corretta gestione del patrimonio finanziario alla base dell’attività di Fondazione CR Forlì.
attività delle fondazioni di origine bancaria L’ si articola su diversi piani, abilmente riassunti da Andrea Severi, segretario generale della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, quando sottolinea come tali entità siano “territoriali nell’attività erogativa ma debbano avere una visione globale nell’attività di investimento”. Il punto è centrale anche nell’azione dell’entità collocata nel comparto ACRI delle fondazioni grandi. “Una collocazione – precisa il segretario generale – che dipende da fattori ‘esogeni’, legati a rettifiche di valore al patrimonio eseguite da fondazioni di dimensioni maggiori più che da un’ascesa del nostro”. Eppure, da un decennio Fondazione CR Forlì chiude l’esercizio in avanzo e vanta un patrimonio finanziario superiore a 520 milioni di euro (a valori contabili) a fine 2021, “a fine maggio 2022, lo stesso patrimonio finanziario, a valori correnti, è superiore a 600 milioni”, afferma Severi andando a descrivere una capacità erogativa nell’ordine di 10/11 milioni annuali circoscritta a una porzione della provincia Forlì-Cesena (la metà forlivese) con un raggio d’azione ristretto a 200 mila abitanti “elemento che ci posiziona tra le fondazioni con il maggior tasso di erogazioni in Italia a livello pro capite”. La corretta gestione del patrimonio finanziario è alla base dell’attività dell’entità, che dal 2016 si affida a un’asset allocation strategica costruita in collaborazione con l’advisor finanziario Prometeia: “Poco più della metà (il 51% circa) indirizzata su un portafoglio in gestione diretta, la restante parte (49%) su un portafoglio in delega di gestione”. La quasi totalità del portafoglio in gestione diretta è costituito da partecipazioni strategiche che vedono in particolare la banca conferitaria, la ex Cassa dei Risparmi adesso confluita in Intesa Sanpaolo, oltre a entità del calibro di CDP ed Hera. “Si tratta di partecipazioni consolidate, che non hanno subito variazioni significative dal 2016 a oggi”, rimarca Severi, in quanto “grazie a questi investimenti arriva una parte considerevole dei ritorni”. A queste partecipazioni se ne sommano altre di “carattere strumentale” in società a partecipazione pubblico-privata, strumenti obbligazionari e assicurativi.
IL PORTAFOGLIO IN DELEGA
Tuttavia, è il portafoglio in delega di gestione ad aver visto l’introduzione delle maggiori novità degli ultimi anni, con gran parte degli attivi è affidata a Quaestio Capital, “società di cui la Fondazione è azionista e con cui sono in essere diversi rapporti, il più importante la gestione patrimoniale total return”. Il rapporto preesisteva al 2016, e “già nell’ultimo trimestre 2019 si è introdotto un portafoglio di copertura, che ha protetto il patrimonio sia nel primo shock generato dal Covid, sia nel periodo ancora più difficile per i mercati che ha preso il via nelle prime settimane nel 2022”. La quota in capo a Quaestio rappresenta circa il 70% della gestione a mandato (il 30% del patrimonio complessivo), mentre un’altra parte (altri 5 punti) è affidata a Fondaco. “Anche in questo caso una gestione total return ma con logiche di decorrelate rispetto alla precedente” precisa Severi indicando che “la gestione beneficia dell’andamento negativo dei mercati, soprattutto quelli azionari”.
La restante quota del portafoglio in delega è composta da strumenti acquisiti in anni recenti “con un processo di selezione strutturato e rigoroso”, che comprendono prevalentemente fondi di private equity e di private debt nei settori delle infrastrutture (anche sostenibili), delle energie rinnovabili, delle imprese private, “e due investimenti in fondi immobiliari, uno dei quali è il fondo Emilia Romagna Social Housing”. Severi precisa come tutta la gestione in delega e una parte di quella diretta (il 10%) siano “ruotate” nel corso degli ultimi sei anni. Come? “Sulla base di scelte di governance. La struttura è piccola, ed è responsabile oltre che dell’execution delle decisioni anche della fase di ascolto e monitoraggio del mercato”. Supportata dall’advisor la Fondazione individua le asset class in cui ritiene opportuno investire, “costruendo delle long list di potenziali investimenti e con cui si realizzano beauty contest, successivamente affinati per portare le decisioni al CdA”. Mentre si scrive persiste ancora un momento di inflazione indicato da Severi come “delicato”. Per questo motivo l’entità nutre un forte interesse verso il comparto dei mercati privati “con particolare riferimento al private debt e con un occhio non soltanto all’Italia ma almeno all’Europa”.
CAMBI DI GESTIONE
“Circa il 60% del portafoglio è ruotato negli ultimi sei anni sulla base di accurate scelte di governance. La struttura è piccola, ed è responsabile oltre che dell’execution delle decisioni anche della fase di ascolto e monitoraggio del mercato”