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Danilo Giuliani (EPPI
UN ASSIST DAL 110%
“In questi anni il fatturato dichiarato della categoria è stato maggiore per gli iscritti al comparto soprattutto grazie agli aiuti governativi per l’edilizia e l’efficientamento energetico”
Danilo Giuliani
VICE DIRETTORE GENERALE E FUNZIONE FINANZA, EPPI
GESTIONE DIRETTA E ASSET ALLOCATION DINAMICA PER L’ENTE DI PREVIDENZA DEI PERITI INDUSTRIALI
La costruzione del portafoglio di EPPI segue uno schema preciso, che coinvolge CdA e Funzione Finanza. E per il futuro si guarda ai temi del climate change.
U
n ente previdenziale ancora in fase di raccolta, nonostante l’universo dei sottoscrittori sia ormai quasi completamente raggiunto. “La corrispondenza tra nuovi iscritti e aumento delle masse non è lineare perché si tratta di una categoria di professionisti ‘circoscritta’”, spiega Danilo Giuliani, responsabile funzione finanza di EPPI, Ente di previdenza dei periti industriali e dei periti industriali laureati. L’affermazione è confermata anche dai dati del nono report Itinerari Previdenziali, secondo cui a fine 2021 la popolazione ha visto una lieve flessione a 13.296 individui (-1,01% sul 2020). Calo, quest’ultimo, che non trova un riscontro in termini di masse: nello stesso periodo gli asset in gestione si attestano a 1,7 miliardi (+7,59% sul 2020). “Oggi vediamo una flessione ulteriore a 1,65 miliardi – specifica Giuliani – ma in questo caso la riduzione è dovuta principalmente ai mercati, in quanto il saldo previdenziale è positivo e resterà costante per i prossimi anni”. A supporto di questa previsione il fatturato dichiarato della categoria, che in questi anni di crisi è stato maggiore per gli iscritti al comparto “soprattutto grazie agli aiuti governativi per l’edilizia e l’efficientamento energetico (il famoso 110%), e le future risorse messe a disposizione con il PNRR”.
IL PROCESSO DI INVESTIMENTO
Da un punto di vista prettamente finanziario, l’ente è caratterizzato da un solo comparto a gestione diretta. L’asset allocation è di tipo dinamico, con uno stile contraddistinto da una “redistribuzione dei pesi” nel corso dell’anno. “Il processo segue uno schema preciso: con gli strumenti selezionati dalla funzione finanza, il CdA delibera l’asset allocation e la composizione del portafoglio obiettivo a fine anno”, afferma Giuliani, che indica come il passaggio successivo sia la definizione di un “piano di convergenza in cui si vanno a mappare i nuovi strumenti che saranno utilizzati nel corso di quella gestione”. Un impegno continuo, che parte dalla composizione del portafoglio in termini di benchmark e di rischio-rendimento atteso “da qui si identifica l’asset allocation attesa su un arco temporale di circa tre/ quattro anni – continua l’esperto – e si costruisce un percorso in step” in cui si procede a una sorta di rivalutazione del portafoglio in essere e si identifica, così, il nuovo universo investibile. “Questo fa sì che ci sia una rotazione sia a livello di gestori sia a livello di fondi”.
L’ultima informativa sociale (con i dati a giugno 2022) identifica una composizione in cui sono presenti azionario, commodity (alternativi illiquidi), governativo (italiano, europeo e globale), obbligazionario (con le corporate, investment grade e high yield, e Paesi emergenti), immobiliare (fondi ad apporto e investimenti esteri), infrastrutture, e polizze (o ramo V o ramo I). Un dettaglio che emerge è relativo alla liquidità, componente che aumenta il proprio peso in portafoglio a seconda del periodo di gestione in ottemperanza all’applicazione di una politica ‘risk-on risk-off’. “Nelle fasi iniziali dell’anno la rischiosità del portafoglio è più elevata – afferma Giuliani –, negli ultimi mesi, quando si raggiunge
l’obiettivo di rendimento per quel periodo, si vendono le posizioni rischiose, e questo porta sempre a un aumento della liquidità”. Il 2022, tuttavia, si è caratterizzato per tutte le piazze come un anno complesso, questo ha portato gli attori della gestione attiva, anche nel comparto previdenziale, a operare scelte diverse in termini di composizione dei portafogli. “La volatilità dei mercati ci ha portati a mantenere una componente di liquidità elevata anche nella prima parte di quest’anno. È stata una scelta che ha dato i suoi frutti dal momento che il rendimento del portafoglio a valori di mercato ytd al 30 settembre vede una perdita del 4,73 contro quella del benchmark che è di -9,14% mentre la volatilità è del 2,55% contro quella del benchmark che è oltre il 7,93 per cento. Questo significa che non fissiamo soltanto l’obiettivo dell’asset allocation strategica, ma anche le ‘oscillazioni’, ossia una forchetta all’interno della quale ci collochiamo sempre in ottica risk-on risk-off”. Gli obiettivi sul futuro vanno poi in direzione di una maggiore attenzione sui temi legati al climate change. “Oggi circa il 37% degli investimenti di EPPI ha caratteristiche ESG – conclude l’esperto -, lo scorso anno questa componente era al 30%”. In particolare, un obiettivo per questo e gli anni a venire è spostare il focus su prodotti articolo 8 e 9 SFDR.