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Andrea Ragaini (AIPB
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Andrea Ragaini
PRESIDENTE, AIPB
Il neo presidente traccia un quadro sullo stato di salute del settore, racconta il momento difficile di mercato e la fondametale relazione di fiducia tra cliente e private banker. Ci parla, anche, degli obiettivi futuri dell’associazione.
I
l private banking gode di buona salute. Le rassicurazioni arrivano direttamente dal presidente AIPB Andrea Ragaini, al timone dell’associazione dallo scorso aprile. La raccolta netta ha continuato a crescere dell’1%, anche se le masse complessive in gestione sono scese: al 30 giugno si registrava un dato complessivo di 973 miliardi di euro gestiti rispetto ai 1020 miliardi di fine 2021. C’è da dire che in un mercato dove tutto è andato male, non stupisce che le masse siano calate. “Una flessione che deriva dall’effetto mercato”, spiega subito Ragaini. “Il 2022 è uno dei peggiori anni negli ultimi 45 ma la nostra industria ha reagito bene a shock come l’inflazione, il cambio delle politiche delle banche centrali, il conflitto russo-ucraino, il mercato delle materie prime e dell’energia. In questo difficile contesto, i flussi netti del private banking sono addirittura saliti”.
PORTAFOGLIO MEDIO
La situazione generale non è stata (e non è) dunque delle migliori, ma il portafoglio delle famiglie private italiane, tipicamente conservativo dove il reddito fisso è piuttosto importante, ha subito una flessione del 4-5,5 per cento. Un dato molto meno accentuato rispetto agli indici, grazie alla vasta diversificazione del patrimonio investito nel settore. Qui, a far la differenza, c’è il servizio offerto, come racconta il presidente AIPB. “Se si ha un portafoglio molto conservativo, si stanno probabilmente manifestando perdite tra il 5 e il 10 per cento. In passato, l’investitore avrebbe preferito limitare le perdite e vendere. Questo fenomeno, sbagliato, ora non si sta ripetendo”, dice. “Il private banker ha aiutato il cliente: è stato costruito un portafoglio molto diversificato per asset class, per orizzonti temporali e per bisogni. Al momento, in un portafoglio medio del cliente private abbiamo il 25% in fondi comuni di investimento, 16% in azioni, 0,6% in private market (vorremmo di più ma è comunque in crescita), 22% in prodotti assicurativi di protezione, 16% in liquidità e 13% in titoli di stato. Abbiamo quindi un portafoglio sufficientemente diversificato, proposto in ottica di diversificazione”.
TRE PAROLE CHIAVE
In questo lungo periodo, ancor più di prima, il private banker è stato vicino al cliente. Fiducia, dunque, ma anche protezione e innovazione. Le tre parole che stanno al centro del Forum AIPB di novembre. “Fiducia è la parola del nostro modello di servizio, basato su una relazione profonda e di successo tra banker e cliente. Se non c’è fiducia, non c’è il nostro modello di servizio, e quindi non c’è industria”, afferma Ragaini.
Segue la protezione. “Uno degli elementi chiave è proteggere il patrimonio dei nostri clienti nel tempo per finalizzarlo agli obiettivi di vita e passarlo alle generazioni successive. Il concetto di protezione è innato nel mondo del private banking”. Ultimo ma non meno importante anche il concetto di innovazione, dove tecnologia, intelligenza artificiale e big data stanno cambiando il modo di operare, anche nel private banking.
IL FUTURO DEL PRIVATE
L’orientamento principale del neo presidente è proseguire sul solco che l’associazione ha tracciato fin dalla sua fondazione, nel 2004. “Quello che a me piacerebbe fare con tutto il team di AIPB è affermare il nostro ruolo di distributori e la gestione professionale del risparmio. Riuscire a proporre i prodotti al cliente nel miglior modo possibile. In verità, lo facciamo da sempre, ma come associazione siamo diventati maggiorenni (18 anni dalla fondazione) quest’anno e in questa nuova fase vogliamo affermare sempre di più questo principio”, afferma Ragaini. Non solo. “Dobbiamo affermare l’importanza della gestione oculata del risparmio delle famiglie italiane, anche a supporto dell’economia reale. Questo ci dà un valore sociale nei confronti del Paese”.
Altro punto fondamentale per il professionista riguarda i giovani talenti. “I ragazzi, finita l’università, non aspirano a diventare private banker. Per questo abbiamo attivato il master AIPB post-universitario in private banking & wealth management. Ci vogliono competenze più trasversali: non solo quella finanziaria ma anche relazionale, fiscale, conoscenze di governance della famiglia e dell’impresa”.