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Mario Baronci (Quaestio Capital

GESTIONE DINAMICA

“Nel portafoglio di copertura sono presenti quattro elementi: valute, oro, bond e opzioni. L’ultima componente è quella che, quest’anno, ha costituito un baluardo quando i mercati scendevano”

Mario Baronci

HEAD OF MULTI ASSET, QUAESTIO CAPITAL SGR

UN PORTAFOGLIO MISTO CON POSIZIONI “SENSIBILI ALLA CRESCITA”

Il Quaestio Multi Asset Conservative, si affida a una gestione dinamica, con una parte del portafoglio in cui si assume una quota di rischio e una “simmetrica” parte “di copertura”.

I

l punto di partenza è chiaro: non discostarsi dalla media quando le cose vanno bene, ma essere tra i primi quando vanno male. Parla di un “mantra” da seguire nel tempo, Mario Baronci, gestore del Quaestio Multi Asset Conservative di Quaestio SGR, a maggior ragione in un periodo di “restringimento” dei cicli economici come quello attuale. “I mercati scendono più velocemente di quanto salgano – ricorda l’esperto – e per motivi logico-matematici se si soddisfa questo doppio requisito ci si posiziona necessariamente nel primo quartile”. Filosofia che, secondo quanto riporta il manager, si è verificata nei fatti “perché l’andamento del fondo rispetto ai mercati e ai peer ci sta dando ragione”. Con masse in gestione per 120 milioni di euro, il Quaestio Multi Asset Conservative, che ha ottenuto Rating FundsPeople 2022, è sul mercato dal 27 aprile 2018, Baronci, che lo gestisce insieme a Franca Pileri, ne ha preso le redini a ottobre 2019. “A oggi il fondo (che oscilla tra -2 e -3%) si posiziona otto punti sopra la media di mercato”, afferma ricordando come, oltre alla velocità dei business cycle, un’altra caratteristica dei mercati attuali è la magnitudo dei fenomeni in atto, dimensione a cui operatori, regolatori e osservatori riescono a star dietro a fatica. E a cui si può far fronte con una gestione dinamica. “Noi, idealmente, abbiamo il portafoglio separato in due grandi classi: nella prima assumiamo una certa quota di rischio (senza il quale non si ha rendimento) con l’esposizione a equity, bond e commodity. È la parte che subisce il mercato quando il grado di avversione al rischio sale”, specifica il gestore che precisa come esista una “simmetrica” parte del portafoglio “di copertura”. In questa classe sono presenti quattro elementi: “Valute (come dollaro, franco svizzero e yen che stiamo reincrementando), oro, bond (in tempi normali, non adesso) e un uso intensivo di opzioni”. Il team di gestione opera in maniera continua sull’ultima componente (“sempre lunga e sempre in difesa”) ed è quella che “quest’anno ha costituito un baluardo quando i mercati scendevano”.

LA COMPOSIZIONE DEL PORTAFOGLIO

Se ci si avvia verso un mondo a bassa crescita, “di solito si premiano i pochi che crescono”, sostiene l’esperto indicando come, a regime, “può essere vincente un portafoglio misto con un’allocazione a posizioni che possono essere rivalutate se c’è inflazione (come le infrastrutture) e sensibili alla crescita”. I vari “pesi” del comparto in questa fase di risk aversion vedono dunque un’esposizione netta azionaria (comprese le opzioni) tra il 15 e il 20% “a fronte di un portafoglio modello per il nostro obiettivo di rendimento del 30%”. Sul fronte duration “siamo stati leggermente negativi a inizio anno. Oggi aumentiamo questa componente man man che aumentano i tassi (compriamo in media 10 centesimi di duration a settimana), e ci rivolgiamo principalmente a Treasury Usa e Mercati Emergenti, sia in valuta locale sia in valuta forte”. Mentre sul credito, “siamo stati totalmente avulsi fino a poco tempo fa. Abbiamo ripreso a rientrare in modo laterale, comprando nell’ambito delle obbligazioni convertibili”. Tuttavia, precisa Baronci, questa posizione non seguirà temporalmente quella della duration. “Siamo ancora all’inizio della costruzione della posizione, che sarà probabilmente uno dei driver della performance dell’anno prossimo”.

Nel dettaglio dell’equity in questo complesso 2022 il fondo è passato da uno “sbilanciamento iniziale” verso la componente risk factor value (ad esempio le commodity) “che ci ha permesso di cavalcare meglio i primi tre mesi”, verso un portafoglio più conservativo “fatto di infrastrutture, healthcare o ETF minimum volatility, e un’implementazione progressiva della parte più direttamente growth, come biotecnologie ed energia pulita”. Un processo parallelo a quello compiuto nell’obbligazionario “aumentando in modo graduale e progressivo in quella parte che si dice duration sensitive”. Un ultimo dettaglio va all’asset allocation geografica: “In questo momento non ci sono posizioni sull’Europa euro, mentre c’è un’esposizione limitata su quella non euro (per le valutazioni soprattutto UK) e una forte esposizione, metà del portafoglio, sull’Asia”. Asia che, precisa Baronci, non è da identificare con la Cina. “A noi piace l’idea che la Cina sia il motore dello sviluppo del prossimo scenario ma non vogliamo avere allocazione azionaria nel Paese, vogliamo, invece profittare della sua crescita attesa, che sarà multipla di quella USA ed UE attraverso le economie satelliti, come Giappone e India”. Il discorso cambia se si guarda al settore fixed income. “In questo caso l’economia cinese ci piace – conclude –, in quanto è rimasto il mercato governativo che mantiene la caratteristica di essere inversamente correlato rispetto al mercato equity”.

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