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Giovanni Papini (UBS AM
L’inflazione elevata e persistente e le politiche aggressive di rialzo dei tassi delle banche centrali hanno messo a dura prova gli investitori nel 2022. E per il 2023 l’incertezza rimane elevata. Tuttavia secondo Giovanni Papini la sofferenza dello scorso anno getta le basi per migliori guadagni futuri. Ma per fare la differenza sarà necessario rivedere il classico portafoglio 60/40, aumentandone la diversificazione al di là di azioni e titoli di Stato tradizionali.
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COUNTRY HEAD ITALIA, UBS ASSET MANAGEMENT
SCENARIO INFLAZIONISTICO
“Vi è la possibilità che un’alta inflazione duri per un certo periodo di tempo”
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l persistere di un’inflazione elevata e le aggressive politiche di inasprimento delle banche centrali hanno messo sotto forte pressione i mercati finanziari nel 2022. Gli investitori non hanno quasi avuto scampo: il rendimento totale delle azioni globali è stato del -21% nei primi dieci mesi dell’anno, mentre le obbligazioni sovrane e il credito hanno registrato rendimenti totali rispettivamente del -22% e del -21% nello stesso periodo. Un contesto estremamente difficile in cui la correlazione tra azioni e obbligazioni, tipicamente negativa, è diventata positiva. “Il 2022 è stato uno dei peggiori anni mai registrati per un portafoglio USA 60/40”, osserva Giovanni Papini, country head Italia di UBS Asset Management. “A metà novembre, il rendimento da inizio anno di un portafoglio con una ponderazione del 60% in azioni statunitensi e del 40% in Treasury si attestava a -15%”, continua l’esperto. “Ci sono stati solo cinque anni solari in cui la performance annuale per questo tipo di portafoglio tradizionale è stata peggiore, e a parte la crisi finanziaria globale del 2008, tutti sono stati più di 80 anni fa”, sottolinea.
NAVIGARE L’INCERTEZZA
E guardando ai prossimi mesi, le prospettive macro restano insolitamente incerte. Ma secondo UBS AM, indipendentemente da ciò che porterà il 2023, i fattori di inflazione, crescita e geopolitica che hanno messo in crisi i mercati lo scorso anno consentono di aumentare i potenziali guadagni di medio e lungo termine per gli investitori disposti a sopportare tali rischi. “Formuliamo le proiezioni sull’andamento delle diverse classi di attività nell’arco di cinque anni sulla base delle nostre ipotesi di crescita, inflazione, politica monetaria e altri fattori macro fondamentali”, spiega Papini. “Queste stime indicano che il contesto attuale è molto più interessante per gli investimenti rispetto a 12-15 mesi fa”, dice. “Nel nostro scenario di base, i rendimenti annui previsti a cinque anni per un portafoglio globale 60/40 sono ora del 7,1%, rispetto al 3,3% del luglio 2021, mentre i rendimenti reali (cioè corretti per l’inflazione) sono del 4,2% rispetto all’1,2%”, analizza. “Si tratta delle migliori prospettive di rendimento almeno dal quarto trimestre del 2018”, afferma. “Inoltre, per gli investitori che adottano la diversificazione e ampliano i portafogli con altre asset class, il profilo di rendimento prospettico è ancora migliore”, aggiunge. “Soprattutto nell’attuale contesto, in cui bisogna considerare la possibilità che un quadro di alta inflazione duri per un certo periodo di tempo”, dice.
MIGLIORI VALUTAZIONI
Secondo UBS AM il principale fattore di aumento dei rendimenti attesi per tutte le asset class è il miglioramento delle valutazioni rispetto a quelle previste a partire dalla metà del 2021. Valutazioni più favorevoli che, pur mantenendo una prospettiva simile per l’attività reale, comportano naturalmente aspettative di rendimento più elevate, a parità di altre condizioni. “Il nostro rendimento atteso sulla liquidità è cresciuto notevolmente, da meno dell’1,0% al 3,8%, a seguito dei consistenti rialzi dei tassi da parte delle banche centrali”, evidenzia Papini. “L’entità dell’inasprimento monetario è legata a un altro cambiamento nelle nostre stime: la previsione media dell’inflazione su questo orizzonte, che è passata da quasi il 2% a quasi il 3%”, continua. “Se da un lato le pressioni più forti sui prezzi contribuiscono a migliorare i rendimenti nominali attesi, dall’altro i rendimenti reali attesi (corretti per l’inflazione) delle varie asset class sono migliorati in modo sostanziale”, dice. “Le valute sono un’altra considerazione fondamentale: il dollaro USA è diventato più caro nell’ultimo anno, e ciò aumenta il deprezzamento atteso del biglietto verde nel tempo, man mano che ritornerà al fair value”, aggiunge.
OLTRE IL 60/40
Sebbene le prospettive a lungo termine sembrano essere più positive, per la casa di gestione il persistere di un’in-
PER GLI INVESTITORI A MEDIO E LUNGO TERMINE LE PROSPETTIVE SONO PIÙ ROSEE RISPETTO ALLA METÀ DEL 2021. PORTAFOGLI MULTI-ASSET CHE INCORPORANO CREDITO E ASSET REALI SARANNO PIÙ RESILIENTI IN UN CONTESTO DIFFICILE
certezza macroeconomica insolitamente elevata accentua una necessità: quella di diversificare l’esposizione del portafoglio al di là di azioni e titoli di Stato tradizionali.
L’aggiunta di una gamma più ampia di attività dovrebbe aiutare ad affrontare le sfide poste da un periodo prolungato di inflazione elevata. “Un buon esempio potrebbe essere un portafoglio diversificato comprendente azioni globali, una gamma più ampia di obbligazioni, come quelle high yield globali, e un’esposizione ad asset reali in grado di fornire protezione dall’inflazione”, osserva Papini. “Questo tipo di portafoglio diversificato offre lo stesso profilo di rischio del portafoglio 60/40, ma con un rendimento atteso di base superiore nonostante una riduzione del 5% dell’allocazione in azioni globali”, continua. “I rendimenti previsti di questo portafoglio sono significativamente migliori di quelli del 60/40 negli scenari di stagflazione e reflazione”, fa notare. In conclusione, in base all’analisi di UBS AM, le aspettative quinquennali sul mercato dei capitali inviano un messaggio chiaro: la sofferenza del 2022 potrebbe gettare le basi per migliori guadagni futuri. “Per gli investitori a medio e lungo termine le prospettive sono molto più rosee rispetto alla metà del 2021”, ribadisce il country head Italia. “Riteniamo che sia utile diversificare oltre il classico portafoglio 60/40, incorporando una selezione più ampia di mercati all’interno del reddito fisso, come il credito, e gli asset reali”, dice. “Questi portafogli multi-asset diversificati saranno probabilmente più resilienti e meglio posizionati per ottenere risultati in regimi diversi e, in particolare, in contesti macroeconomici più inflazionistici”, conclude.