La
Madonna Pellegrina nel 1949
Sergio Antognelli
Introduzione “Peregrinatio Mariae”, il “Pellegrinaggio di Maria” Anno 1949
Questa ricerca è rivolta al percorso compiuto dalla Madonna Pellegrina nella diocesi di Massa (Apuania), e più precisamente nel vicariato di Aulla, nell’anno 1949. Saranno riportati i nomi di alcune parrocchie interessate da quell’evento, che in quel periodo erano comprese nella diocesi di Massa, e che poi in parte sono confluite nella diocesi di La Spezia -Sarzana-Brugnato (1959). Ho chiesto informazioni anche in alcune parrocchie che all’epoca appartenevano alla diocesi di La Spezia-Sarzana-Brugnato (Luni), ed ho potuto constatare che, nelle varie parrocchie delle due diocesi limitrofe, non vi furono particolari differenze sia nello svolgimento del pellegrinaggio che nell’accoglienza della Madonna Pellegrina, se non per qualche aneddoto a carattere locale. 5
Perciò invito a non abbandonare la lettura perché non vi si trova il nome della propria parrocchia o diocesi, e quindi si tratta di storia che non ci riguarda; ma quanto riportato, anche se breve, e voglio precisare senza grandi pretese, si può definire come un evento di storia comune per le due diocesi; inoltre può aiutare a comprendere quell’avvenimento di così grande portata a livello nazionale. Per chi nel proprio paese non avesse testimonianze e ricordi in proposito, può semplicemente immaginarsi che quanto andrò a ricordare sia avvenuto nella propria parrocchia, con piccolissime differenze, e magari con qualche simpatico aneddoto ormai dimenticato.
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Presentazione La devozione alla Madonna Pellegrina nasce dal desiderio di riportare una riconciliazione dai mali morali della guerra e si innesta sulla fede popolare che si rivolge alla Madre Celeste pregando per la salute spirituale e fisica, l'armonia familiare e la riconciliazione con Dio. Il pellegrinare di Maria, nell’immediato dopoguerra fu occasione per un risveglio religioso e il suo passaggio da parrocchia in parrocchia motivo di vere e proprie missioni popolari. Tutto questo entusiasmo dei fedeli, che stavano uscendo a fatica dalla ferite della guerra col suo strascico di odio e di rancori, si manifestava nella sincera devozione alla Madonna che si era fatta Pellegrina per rassicurare i suoi figli che non erano stati abbandonati alle forze del male che la guerra aveva scatenato col suo strascico di dolore e di lutti, ma che si poteva tornare a sperare nel Figlio Suo. Non ci fu luogo d’Italia che non fu toccato dalla peregrinatio mariana, e da allora numerose furo7
no le parrocchie e i santuari eretti in suo nome, a testimonianza dell’ondata d’entusiasmo e di fede che tale pellegrinaggio suscitò. La ricerca di Sergio Antognelli ha inteso riportare in luce, affinché non se ne perda la memoria, che cosa rappresentò per le varie comunità parrocchiali l’arrivo della statua di Maria Pellegrina. Il merito maggiore di tale lavoro, sta nell’aver ritrovato alcune fonti preziose, come vecchi diari e testimonianze orali di persone che furono presenti a quel pellegrinaggio. L’augurio è che queste pagine aiutino a riscoprire le tradizioni di fede della nostra gente che non devono andare perdute, ma al contrario siano d’aiuto a riscoprire la bellezza della fede cristiana. Mons. Paolo Cabano Direttore Ufficio Liturgico Diocesano La Spezia
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La Madonna Pellegrina - Le origini Per scoprire l’origine della Peregrinatio Mariae, cioè del pellegrinaggio della Madonna, bisogna andare in Francia dove si usava celebrare, ogni quattro anni, un Congresso Mariano Nazionale. Prima dell’ultimo congresso antecedente la seconda guerra mondiale, che si tenne nel 1938 a Boulogne-sur-Mer, vennero predisposte quattro statue sul modello della Madonna che lì veniva venerata. Le statue giunsero al Congresso per quattro vie differenti, attraversando il nord della Francia, dopo essere state benedette sulla soglia del Santuario di Notre Dame Des Ardens, da cui il nome di Via Ardente dato al pellegrinaggio. Terminato il congresso, una delle statue ricominciò il suo viaggio per unire simbolicamente la grande assise di Boulogne con quella che si sarebbe dovuta tenere nel 1942 a Le Puy en Velay, nel centro della Francia. Allo scoppio della guerra il pellegrinaggio venne sospeso e durante l’occupazione nazista la statua fu portata a Lourdes. Il 28 marzo 1943, nel giorno in cui la Francia venne 9
consacrata a Maria, la statua riprese La Via del Ritorno. É Il Grande Ritorno della Vergine, (Le Grand Retour de la Vierge) o Il Trionfo di Maria. Anche le altre tre statue vennero rimesse in viaggio, quattro Vie Ardenti che percorsero la Francia in varie direzioni fino al 1948. Un pellegrinaggio preceduto da un gran crocifisso portato da un uomo, seguito da una fila interminabile di fedeli e, in fondo, dal carro della Madonna tirato a braccia da giovani con a fianco i Missionari del Ritorno detti anche i Routiers de la Vierge. La Madonna stessa si fa “missionaria” ed è piuttosto Lei che va verso i suoi figli, che questi verso il santuario; Maria entra nelle nostre case e ci presenta il vangelo: ecco, allora, la predicazione, la confessione, la celebrazione eucaristica insieme a manifestazioni come processioni, che esprimono la religiosità popolare. La Madonna Pellegrina in Italia: Il successo della manifestazione francese spinse anche le Diocesi italiane a imitarla. Dal 1947 al 1949 in Italia la Peregrinatio Mariae fu un evento di massa religioso ed ecclesiale. Si diffuse in ben novantacinque Diocesi, coinvolgendo oltre venti 10
milioni di abitanti. La statua della Vergine passava di paese in paese, in pianura, sui sentieri di montagna, nelle borgate e nelle città; i fedeli di una parrocchia accompagnavano la statua in processione per affidarla a quelli della parrocchia confinante. Spontaneamente in numerose località vennero erette cappellette o piloni votivi in ricordo delle soste effettuate dalla statua nel corso dei suoi spostamenti a testimoniare la visita della Madonna Pellegrina. * * * Fatta questa breve premessa, ora passiamo al nostro piccolo, e cioè alla Madonna Pellegrina che visitò anche il mio paese, Beverone, nel 1949, che in quell’epoca dipendeva dalla diocesi di Massa, e che, scendendo di livello, apparteneva al vicariato di Aulla. Mi scuso in anticipo su eventuali errori che si potranno trovare in quanto scriverò, ma essendo trascorsi diversi anni, i ricordi delle persone contattate a volte sono confusi. In alcuni casi potrei aver interpretato male quanto mi è stato raccontato; comunque sia, siccome le testimonianze in merito stanno diventando sempre più rare, mi sembra opportuno 11
non tenere solo per me quanto trovato, ma di metterlo a disposizione di quanti siano interessati al ricordo di un avvenimento particolarmente sentito in quel periodo, sia nei paesi che nelle città. La mia ricerca sulla Madonna Pellegrina nasce dall’essermi trovato a parlare con don Eugenio Calzetta su quando fosse stata costruita la cappelletta dedicata alla Madonna Pellegrina che si trova a Stadomelli in località “Quattro Strade”, e di un particolare episodio che pare fosse avvenuto in quel luogo. Avevamo a disposizione un breve scritto di don Emilio Drovandi che testimonia il passaggio della Madonna Pellegrina nel luogo sopra ricordato, nel luglio del 1949. Per saperne di più occorreva cercare delle testimonianze di persone che, visto l’anno in esame, dovevano aver passato la settantina da qualche anno. Prima di iniziare il racconto di quanto ho trovato, voglio ricordare don Eugenio Calzetta, per me grande parroco ed altrettanto amico. Man mano che trovavo qualche notizia su quanto mi aveva richiesto, glielo comunicavo telefonicamente (in quel periodo si trovava nell’Istituto Sacro Cuore di Brugnato). Eravamo d’accordo che al termine avrei trascritto il tutto e glielo avrei portato, poi lui lo avrebbe corretto ed in seguito ne avrebbe voluto conservare una 12
copia nell’archivio di Stadomelli. Gli portai le notizie trovate una domenica, ma ebbe solo la forza di dirmi che quel giorno non si sentiva di leggerle (era indebolito dalla febbre), lo avrebbe fatto in seguito; dopo pochi giorni ci lasciò. * * * Ecco cosa portai a don Calzetta: A Stadomelli, nel comune di Rocchetta Vara, c’è un luogo, e per la precisione un incrocio, detto “Quattro Strade”. Da questo incrocio si può andare a Beverone, a Cavanella, alla Chiesa di Stadomelli e al “Forte”, al “Fornello”, da cui poi proseguendo si raggiungono le frazioni “Manzile”, “Quaradeghini” e “Ramello”, completando così tutte le frazioni di Stadomelli. A circa duecento metri si trova la casa dei “Bodri”. Chi passa oggi alle Quattro Strade vi trova una piccola cappella dedicata alla Madonna Pellegrina; su una delle pareti esterne c’è un’iscrizione posta a seguito dei lavori di ristrutturazione eseguiti attorno al 2004 che riporta una frase molto usata ovunque si trovino immagini o cappellette dedicate alla Madonna: 13
“Fermati passeggero, ed il capo inchina, alla Madre di Dio del ciel Regina”. Questa cappelletta ha una sua storia particolare, non molto antica, ma quasi dimenticata, che cercheremo di ricostruire e raccontare. La prima memoria riguardante questo luogo è uno scritto lasciato da don Drovandi quando era parroco di Beverone: La Madonna Pellegrina Memoria di don Emilio Drovandi - 23 luglio 1949 “Proveniente da Cavanella, alle ‘Quattro Strade’ di Stadomelli, la sera del 22 luglio 1949, con tutto il popolo di Cavanella, Stadomelli e Beverone, ivi convocati, sotto un arco di verde, sfolgorante di lampadine elettriche, fu posta la statua della Beata Vergine Maria, fra gli inni osannanti di tutta la moltitudine, fra spari di mortaretti e petardi. Parlò il parroco don Vannini a nome di Cavanella, poi il canonico Beverinotti e il parroco di Barbarasco ‘accompagnatore’, e infine il sottoscritto, prendendo in consegna la sacra immagine.
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Sottoscritti i verbali prescritti, la Madonna iniziava la salita del monte, accompagnata ancora da quasi tutta la gioventù di Stadomelli, e si giunse in chiesa verso le undici di sera. Padre Gabriele di Brugnato, dopo tre giorni di predicazione, preparò il popolo ai SS. Sacramenti, e l’accompagnatore, don Argenti Francesco di S. Maria di Calice, tenne le prediche di occasione, in attesa della S. Messa di mezzanotte. Fu uno spettacolo veramente grandioso di fede, tutti si accostarono ai SS. Sacramenti, meno due o tre uomini, con tantissimi altri di Stadomelli. La sera del 23 luglio la Madonna partì per Garbugliaga, accompagnata da tutto il popolo beveronese, non solo al confine ma alla chiesa, ove nuovamente tutti i gruppi a gara resero onore con canti e inni alla Madonna Pellegrina, che ritornava alla sua casa di partenza di Aulla”. Dallo scritto sopra riportato possiamo notare che la statua della Madonna Pellegrina, transitò e si fermò alle Quattro Strade. Forse per ricordare che in quel luogo la Madonna Pellegrina fece una sosta per essere scambiata fra la parrocchia di Cavanella e quella di Beverone, e dava così il suo ultimo saluto anche a Stadomelli, proseguendo per il percorso pre15
stabilito, forse anche per un altro episodio che sarà narrato di seguito, forse per entrambi i motivi, alle Quattro Strade si decise di costruire una cappelletta dedicata alla Madonna Pellegrina. I promotori furono: Francesco Merini, Davide Beverinotti, e Alessandro Drovandi, fratello di don Emilio Drovandi. Il terreno era dei Quaradeghini che lo donarono a tale scopo. Il muratore fu Ettore Medinelli del Carozedo. In molti collaborarono: uomini, donne e bambini, ognuno con le proprie possibilità, per trasportare pietre e sabbia; fu messo a disposizione anche un asino per il trasporto dell’acqua; il tutto per far sì che la costruzione fosse terminata entro la data prestabilita. Mentre si lavorava si creò un clima festoso, ed è rimasto nella memoria della Lina anche un detto usato come sprone in modo che vi fosse una collaborazione il più ampia possibile: “Non tiratevi indietro se volete che la cappelletta vada avanti!”. La prima messa vi fu celebrata il 21 luglio 1950 (Anno Santo). Questa data la Ines del Manzile, moglie di Davide, la ricorda con precisione perché fu lo stesso giorno in cui fu battezzata la figlia Carla; un anno esatto da quando la Madonna Pellegrina transitò e sostò alle Quattro Strade. 16
In seguito per alcuni anni la festa della Madonna Pellegrina fu celebrata ancora di luglio, la domenica successiva a questa data, per poi essere cambiata in quella attuale: la terza domenica di settembre. Fu acquistata una statua che raffigura la Madonna Pellegrina, che è custodita nella chiesa parrocchiale; viene spostata nella cappelletta delle Quattro Strade per la festa, e portata in processione. Oltre che per ricordare che alle Quattro Strade la Madonna Pellegrina fece una sosta per essere scambiata fra due parrocchie, si dice che il luogo dove fu costruita la chiesetta fosse stato scelto anche per un altro motivo, cioè un episodio che ne rafforzò la scelta, un secondo segno ad indicare che quel luogo era particolare, quindi la decisione per costruirvi una cappelletta dedicata alla Madonna Pellegrina era ancora più forte: in quel luogo un uomo ebbe la visione della Madonna Pellegrina. Non è stato facile trovare il bandolo della matassa fra i tanti “si dice…” - “era di Riccò” - “era di Cavanella”, ma dopo tanto cercare finalmente troviamo chi può raccontare, e non per sentito dire: la figlia Giuliana, che all’epoca dell’episodio aveva otto anni. L’uomo era Vivaldo Ciuffardi, detto “du Tin”, classe 1907. Il nonno di Vivaldo, proveniente dalla Puglia, per un periodo fu militare nell’isola del Tino, 17
e pare che qui avesse costruito per se una casetta, che essendo però troppo vicina al mare un giorno fu demolita dalle onde; in seguito venne ad abitare a Riccò, e così ai suoi figli rimase il titolo di “Ciuffardi du Tin”. Vivaldo era di costituzione robusta e, non si ricorda con quali risultati, ma aveva praticato anche il pugilato; inoltre aveva una bella voce e per un certo periodo aveva studiato da baritono al conservatorio di Parma, fintanto che il padre riuscì a mantenervelo; si esibì anche al teatro Monteverdi a Spezia. In occasione di matrimoni veniva invitato a cantare in chiesa, e in particolare Giuliana ricorda che gli era richiesta l’Ave Maria di Gounod. Si sposò con Anna e nel periodo di cui parleremo abitavano a Cavanella. Era muratore, ma per arrotondare si dedicava anche a piccoli commerci, e fra i vari luoghi vi era pure Stadomelli. La figlia ricorda che non disdegnava qualche bicchiere di vino, non frequentava la chiesa, e qualche bestemmia non se la faceva mancare; al contrario della moglie che andava in chiesa non solo la domenica, ma quasi tutti i giorni, prendendosi i rimbrotti del marito. Comunque, anche se come detto non frequentava la chiesa, siccome era nato a Riccò non mancava di recarsi al santuario dell’Agostina in occasione della festa. E quel giorno avvenne l’episodio che gli tra18
sformò la vita: trovandosi appunto per i suoi commerci a passare per le Quattro Strade, raccontò di aver avuto la visione della Madonna Pellegrina. Lì per lì si trovò spiazzato, forse anche un po’ impaurito, ma proseguì per la sua strada; a quei tempi ce ne voleva per spaventare le persone che erano abituate a percorrere le strade a piedi, da soli, di giorno e di notte. Fatti pochi passi ci ripensò; poteva aver avuto un’allucinazione, e per togliersi il dubbio tornò indietro. Ripeté questa operazione qualche volta, ma la Madonna Pellegrina era sempre lì, nello stesso posto, e allora sì che si impaurì davvero. (“Scappò impaurito, e andò nella vicina casa dei Bodri, piangente e tremante, a cercare conforto da Giovanni Drovandi e, balbettando, quasi non riusciva a raccontargli cosa gli era successo”. Questa frase non è nel ricordo di Giuliana, ma fa parte del racconto che ha fatto la Lina, ed è utile ricordarla ora perché fra poco verrà ripetuta in modo simile). Proseguendo nel racconto di Giuliana, il padre Vivaldo tornò a casa, naturalmente percorrendo a piedi i tre chilometri che dividevano le Quattro Strade da Cavanella. Forse avrà camminato velocemente, ma perlomeno un’ora dall’evento a quando arrivò a casa doveva essere trascorso, e quindi anche un po’ di emozione doveva essere passata. Giuliana ricorda perfettamente quando il padre arri19
vò a casa; conosceva bene come si comportava se aveva bevuto qualche bicchiere, ora era perfettamente in sé, ma continuava a “piangere e tremare e non riusciva quasi a parlare”. Quando poi riuscì a spiegare ciò che gli era accaduto, la moglie pensò bene di andare a chiamare il parroco che venne subito. Vivaldo fu confessato dal parroco e gli spiegò per filo e per segno quanto gli era accaduto, ed il luogo. A sua volta, qualche giorno dopo, il parroco si recò a Stadomelli e descrisse il luogo dove Vivaldo aveva raccontato di aver avuto la visione della Madonna. In seguito Vivaldo, pur non diventando un assiduo frequentatore della chiesa, non fece più nessuna obbiezione alla moglie quando vi si recava. Quando divenne anziano ebbe bisognoso di assistenza continua da parte della moglie, però se lei voleva recarsi in chiesa le diceva di andare e di non preoccuparsi per lui, perché quando lei era in chiesa lui stava bene; inoltre quando lei recitava il rosario in casa, lui rispondeva a regola. Giuliana ricorda, anche se parzialmente, la descrizione della visione che il padre aveva avuto, in particolare che la Madonna era vestita di azzurro, e che gli sorrise. Anche Alba di Cavanella ricorda che Vivaldo cantava molto bene, ed in particolare è nella sua memoria “Torna piccina mia” di Rabagliati. Alba dice 20
che a Cavanella era opinione comune credere che la cappelletta alle Quattro Strade fosse stata costruita proprio a seguito dell’apparizione avuta da Vivaldo. Il parroco che confessò Vivaldo si chiamava don Roberto Vannini, citato nello scritto di don Emilio Drovandi, che fu parroco di Cavanella ancora per alcuni anni. Giuliana ricorda che l’episodio raccontato avvenne in estate. Quindi, mettendo in ordine nel tempo: la Madonna Pellegrina transitò alle Quattro Strade il 22 luglio, durante la stessa estate Vivaldo ebbe l’apparizione della Madonna, ed infine, per una libera scelta dei sopra ricordati tre uomini di Stadomelli, per l’episodio di Vivaldo, oppure per le due cose messe assieme, si decise di costruire la cappelletta che fu inaugurata l’anno seguente. Nessuno di noi può affermare con certezza se Vivaldo ebbe veramente la visione della Madonna, come altrettanto nessuno può affermare il contrario; il disegno delle apparizioni della Madonna, e soprattutto a chi, sono fuori della nostra portata. Qui si è cercato di riportare le varie testimonianze per mettere un po’ di ordine nei vari “si dice, è stato detto, dicevano”. Se non altro, per certo abbiamo scoperto che la cappelletta è stata inaugurata nel 1950, e fu costruita grazie all’impegno della popolazione di Stadomelli. 21
Alcuni anni dopo l’inaugurazione della cappelletta Domenico Palladini ‘Meneghìn’, in ansia per la sorte della figlia gravemente ammalata, fece un voto: se la figlia fosse guarita, lui avrebbe pagato una banda musicale per la festa della Madonna. Meneghin era un uomo anziano dalla fibra forte, che viveva del suo lavoro. Aveva tirato su i suoi figli andando in giornata, e così fece fino a quando, troppo anziano, dovette arrendersi. Burlone e allegro, con il fisico asciutto e la battuta sempre pronta, fece della fede nella Madonna la sua forza. La Madonna non mancò di accontentare quest’uomo semplice, che dedicando i soldi sudati duramente alla Madonna voleva aiutare la figlia, che infatti guarì. Da allora, la terza domenica di settembre, la processione della Madonna Pellegrina è stata accompagnata dalla banda musicale, pagata da Domenico Palladini, finché fu in vita. * * * Ritrovato il periodo in cui fu costruita la cappelletta dedicata alla Madonna Pellegrina alle Quattro Strade, e riportato quanto mi era stato raccontato su Vivaldo, il lavoro poteva dirsi concluso; poi, siccome da cosa nasce cosa, la ricerca si è ampliata ed è 22
nata la curiosità di conoscere il percorso che fu fatto dalla Madonna Pellegrina nel 1949. Dato che nello scritto di don Drovandi riporta: “Sottoscritti i verbali prescritti…”, per prima cosa pensai di rivolgermi agli archivi che potevano conservare questi verbali, e magari trovarvi riportate le varie parrocchie visitate dalla Madonna Pellegrina; chiesi informazioni al riguardo ad Aulla e a Massa. Purtroppo la risposta fu che erano a conoscenza del pellegrinaggio del 1949, ma non del percorso. Per la precisione si ricordavano tre pellegrinaggi, con tre statue della Madonna Pellegrina, e cioè per: Lunigiana, Garfagnana e Massa. Diciamo che fu anche meglio non aver trovato subito un elenco del tragitto compiuto dalla Madonna Pellegrina, perché se così fosse stato avrei trovato un elenco di parrocchie, però non sarebbe nata l’idea di andare nei vari paesi a chiedere a chi poteva avere dei ricordi, e poter tentare così di ricostruire come si svolgeva il pellegrinaggio. Quindi per farlo rimaneva la possibilità di cercare dei testimoni, paese per paese, come fece la Madonna Pellegrina, sperando di trovare sempre chi rimandasse da un luogo all’altro, e non si fermasse mai la memoria dall’inizio alla fine del viaggio che, 23
come dallo scritto già riportato di don Drovandi, all’epoca parroco di Beverone, partì da Aulla e vi ritornò. La ricerca parte da una località intermedia, e cioè dal mio paese, che è Beverone, uno dei luoghi più alti raggiunti dalla Madonna Pellegrina: 702 metri; chiedendo nel paese precedente (Cavanella) ed in quello successivo (Garbugliaga) al momento conosciuti, che troviamo sia nello scritto di don Drovandi che nella memoria delle persone di Beverone. A parte il fatto che io nel 1949 non ero ancora nato, comunque la mia conoscenza su questo argomento era molto scarsa, perciò quando mi sono trovato a chiedere nei vari paesi a persone mai conosciute prima se avevano un ricordo del passaggio della Madonna Pellegrina, qualsiasi episodio o aneddoto che mi è stato raccontato contribuiva man mano a farmi comprendere quell’evento così importante per quel periodo. Viviamo in un periodo in cui la diffidenza è quasi d’obbligo, quindi nell’andare di casa in casa, da persona a persona, mi sono trovato in difficoltà nel bussare alle porte e spiegare ciò che cercavo. Però che bello trovare persone che ricordavano quell’evento che, anche se prese alla sprovvista per una do24
manda del genere dopo così tanto tempo, ho visto pian piano o a volte anche velocemente ritornare a quel momento, e spesso ho percepito una forte emozione in chi raccontava, sia donne che uomini. Una cosa è certa: per le testimonianze raccolte, il passaggio della Madonna Pellegrina fu accolto con grandissima partecipazione e devozione. * * * Di seguito cercherò di fare un riassunto delle varie testimonianze raccolte. Intanto non ci si limitava ad accogliere la Madonna Pellegrina, ma vi era una serie di preparativi, primo fra tutti quello di una preparazione religiosa all’avvenimento, con predicazioni da parte di frati o parroci invitati per l’occasione, confessioni, prove di canti. Poi, anche in base alle proprie possibilità, si prepararono archi trionfali, esposizione alle finestre di tappeti o altri tessuti colorati, illuminazione alle finestre delle case, chiese e campanili, lancio di fuochi artificiali e sparo di mortaretti. Gli abitanti delle varie parrocchie si preparavano ad accogliere la Madonna Pellegrina non solo con animo puro, ma an25
che ripulendo e addobbando le case e le strade dei vari paesi, come se la Madonna dovesse entrare non solo nei cuori ma anche in ogni casa. La Madonna Pellegrina iniziava il suo trasferimento da una parrocchia all’altra all’imbrunire, quindi il suo viaggio terminava a notte piena, e se il percorso era lungo a volte anche attorno alla mezzanotte. Lo scambio della statua fra una parrocchia e quella successiva avveniva in un luogo prestabilito, grosso modo al confine fra le due parrocchie. Nei casi in cui un paese fosse attraversato dal pellegrinaggio senza che la Madonna vi si fermasse, gli abitanti di quel luogo partecipavano all’accompagnamento della Madonna Pellegrina ed alle funzioni religiose nella parrocchia successiva. Dato che il pellegrinaggio terminava sempre di notte, per avere un minimo di illuminazione lungo le strade, che erano prevalentemente in campagna e fra i boschi, e qui interviene il ricordo della Carla e della Gina di Beverone, e che poi mi è stato confermato in altri paesi, venivano forniti dei flambeaux, che erano di due tipi: uno come normalmente siamo abituati a vedere oggi, cioè una candela con un bicchiere di carta cerata come paravento; poi un altro tipo che somigliava ad una lanternina da portare appesa ad una mano, sempre di carta cerata, che si apriva come una fisarmonica, vertical26
mente, entrambi di diversi colori. Vi era la celebrazione di Sante Messe e momenti di preghiera, sia la notte in cui arrivava la Madonna Pellegrina, sia il giorno dopo, nel quale inoltre, per chi lo desiderava, vi era la consacrazione delle famiglie al Cuore Immacolato di Maria, ed ho trovato a Beverone chi conserva ancora questa testimonianza, riportata su di una stampa raffigurante la Madonna Pellegrina, con la data e la firma del parroco. All’imbrunire del giorno successivo la Madonna Pellegrina partiva per la nuova parrocchia prestabilita. Durante la sosta che la Madonna Pellegrina faceva di notte in ogni parrocchia visitata, non veniva mai abbandonata, ed era continuamente vegliata. Dai brevi scritti trovati mi sembra di aver capito che lo scambio della Madonna Pellegrina, fra una parrocchia e quella successiva, avveniva alla presenza dei due parroci delle parrocchie interessate, e di un terzo parroco “accompagnatore”. Questo si capisce dallo scritto di don Drovandi, che cita il parroco di Barbarasco “accompagnatore”; inoltre appare anche nel diario di don Argenti, dove in alcuni punti scrive: “Ho accompagnato la Madonna Pellegrina a…”, con relative date; infatti, non essendo egli il parroco di quelle parrocchie, è logico pensare che svolgesse un ruolo preciso, che poteva essere 27
appunto quello di accompagnatore, mentre in altre probabilmente partecipava soltanto alle funzioni. In quel periodo i parroci erano più numerosi di adesso, ed era usanza invitarsi fra di loro in occasione delle feste. Fra i vari luoghi visitati, giunto a Santa Maria di Calice, ho trovato un grosso aiuto in chi aveva avuto l’occasione di visionare i diari di don Francesco Argenti, parroco di Santa Maria in quel periodo; questa persona si era presa nota di alcuni dati che riguardavano il passaggio della Madonna Pellegrina nel 1949; si tratta di un elenco di alcune parrocchie visitate dalla Madonna Pellegrina, con relative date. Nell’elenco di parrocchie scritto da don Argenti vi sono alcuni vuoti, cioè giorni in cui non è riportata la parrocchia visitata dalla Madonna Pellegrina; immagino che don Argenti fosse a conoscenza di dove si trovasse la Madonna Pellegrina nei giorni lasciati vuoti, perché erano parrocchie abbastanza vicine alla sua, ma si vede che preferì scrivere soltanto i luoghi in cui fu presente in persona. Nei paesi da me visitati, sia in quelli citati nel diario di don Argenti, sia in quelli non citati, ho avuto conferma del passaggio della Madonna Pellegrina, della provenienza e della destinazione. 28
* * * Non ho trovato una testimonianza che possa dire quale fosse la prima parrocchia che fu visitata dalla Madonna Pellegrina partita da Aulla. A Villa si ricorda che la Madonna Pellegrina provenne da Tresana. Osservando la cartina geografica si può ipotizzare che provenisse da Barbarasco, e a Barbarasco da Aulla. La sera che la Madonna Pellegrina salì da Tresana a Villa, diversi parrocchiani del Groppo e Bola (che avrebbero ricevuto la Madonna la sera del giorno dopo) andarono di notte in un punto del bosco da dove si poteva vedere lo snodarsi della gente di Villa che risaliva la strada che è nella vallata del torrente Osca, tanta era l’attesa (immaginiamo il vedere in lontananza i lumini salire per Villa, e i canti che si propagavano nella vallata). Da Villa, transitando per Ortigaro, fu portata al Groppo e quindi alla chiesa di Bola. Lo scambio fra le due parrocchie avvenne nel luogo detto “Al Foresto”. Il giorno dopo da Bola fu portata “Alla Costa” e consegnata alla parrocchia di Giovagallo. (Vecchia chiesa di San Michele). 29
Giovagallo la consegnò il giorno dopo alla parrocchia di Santa Maria nei pressi delle “Pietre Bianche”. A questo punto del percorso, grazie al diario di don Argenti, abbiamo a disposizione delle date precise. Tramite queste date si possono ipotizzare le date per le parrocchie precedenti e seguenti, salvo qualche giornata di forte pioggia che potrebbe aver impedito lo spostamento (di cui non abbiamo notizia). Il testo del diario di don Argenti è riportato fra virgolette. Le parrocchie non riportate fra virgolette sono state confermate dalla memoria popolare; le date per queste parrocchie sono una conseguenza del diario di don Argenti. “Lunedì 16 maggio 1949 Giornata bella. Ho fatto un sopralluogo alla strada da Santa Maria fin verso Monte Mirone, attraverso la quale, nel prossimo luglio, deve passare la Madonna Pellegrina, proveniente da Giovagallo. Su detta strada i frazionisti di S. Maria, hanno dato le ‘comandate’, anche in vista della Peregrinatio Mariae. 30
“Domenica 3 luglio 1949 Giornata bella e calda; oggi ho costituito un comitato parrocchiale per la preparazione della frazione di S. Maria al ricevimento della Madonna Pellegrina, che giungerà in parrocchia proveniente da Giovagallo la sera del 14 luglio. “Martedì 5 luglio 1949 Giornata alquanto nuvolosa, ma sempre calda. Sono andato ad Aulla a prelevare il materiale per la “Peregrinatio Mariae”. Con le poche righe di don Argenti riportate sopra, già si capisce che nulla veniva lasciato al caso: sistemazione strade, ritiro materiale, pensiamo ai flambeaux e a stampe, conoscenza del percorso e relative date per tempo. “Giovedì 14 luglio 1949 Giornata bella e calda. Fervono i preparativi per la prossima venuta in parrocchia della Madonna Pellegrina, proveniente da Giovagallo”.
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Leggendo i testi dei giorni 14 e 15, si capisce che la Madonna Pellegrina giunse a Santa Maria il giorno 14, di notte. Quindi le date riportate nei testi che seguono si riferiscono al giorno in cui la Madonna Pellegrina, giunta la sera precedente, era presente in quella parrocchia fino alla sera, per poi ripartire per la parrocchia successiva. “Venerdì 15 luglio 1949 Giornata bella; alle ore 11 di ieri sera è arrivata la Madonna Pellegrina. Grande afflusso ai Sacramenti. La messa è stata celebrata alle 12,30. Giornata di intensa attività parrocchiale. Consacrazione, per categoria, dei miei parrocchiani al Cuore Immacolato di Maria”. “Sabato 16 luglio 1949 Giornata bella. Ho partecipato a Castello di Calice alla festa ad onore della Madonna Pellegrina. Come a S. Maria, così a Castello, sono stati eretti diversi archi trionfali; alla sera illuminazione alle finestre di tutte le case, sul campanile, lancio di fuochi artificiali ecc.”
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Domenica 17 luglio 1949 La Madonna Pellegrina fu festeggiata a Borseda. Aldo e la moglie mi hanno raccontato che i parrocchiani di Borseda andarono a prendere la Madonna Pellegrina alla “Crocetta” di Terruggiara, ed il giorno dopo la portarono fino alla “Foce di Veppo” per consegnarla alla parrocchia di Veppo. La Gina e la Giuliana ricordano che quella sera i beveronesi in buon numero si recarono sul monte Cuccaro (altezza 700 metri). Sapevano che in quella data la Madonna Pellegrina sarebbe giunta da Borseda per andare a Veppo, e quello era un ottimo punto di osservazione. Pochi giorni dopo avrebbero potuto vedere la Madonna Pellegrina da vicino a Beverone, ma l’impazienza era tanta. Gli anziani invitavano i ragazzi a fare il massimo silenzio, di modo da poter sentire in lontananza i canti e le preghiere; la lunga fila di flambeaux scendeva nella notte dalla Foce di Veppo a Veppo, e possiamo solo provare ad immaginare l’emozione per quello spettacolo provata dai beveronesi. Sulla cima del monte Cuccaro vi era un grosso termine in arenaria, risalente al periodo della divisione del territorio fra marchesati; era la postazione per una delle tante guardie disposte sul 33
confine. Nel corso della seconda guerra mondiale i partigiani vi installarono una mitragliatrice. I tempi erano cambiati, poiché durante la notte che sto raccontando divenne un luogo di preghiera per la Madonna Pellegrina, infatti ad un certo punto i beveronesi si unirono idealmente al pellegrinaggio che vedevano da lontano, con la recita del Rosario, e con altre preghiere. “Lunedì 18 luglio 1949 Giornata bella; ho consegnato la Madonna Pellegrina a Veppo”. Ricordo di Franco di Veppo: la Madonna Pellegrina fu consegnata dalla parrocchia di Veppo alla parrocchia di Suvero nel luogo detto “Tüfu”, che è nei pressi del torrente in cui termina la discesa da Veppo, per salire verso Suvero. Ma non terminò lì il loro accompagnamento alla Madonna Pellegrina, perché come quasi ovunque avveniva i parrocchiani di Veppo proseguirono fino alla chiesa di Suvero. Durante il tragitto, vicino al podere del “Borgo”, Aldino aveva preparato una catasta di ramaglie e legna; durante il passaggio della lunga fila di persone che nella notte accompagnavano la Madonna Pellegrina, accese un grande falò, che 34
man mano alimentava inforcando le ramaglie gettandole nel falò, cantando “Viva Maria!”.
“Martedì 19 luglio 1949 Giornata bella; ho accompagnato la Madonna Pellegrina a Suvero. Giornata trionfale su tutti i rapporti”. “Mercoledì 20 luglio 1949 Giornata bella; ho accompagnato la Madonna Pellegrina a Rocchetta Vara”. Mi è stato raccontato a Rocchetta che i parrocchiani di Rocchetta andarono a ricevere la Madonna Pellegrina da parrocchiani di Suvero, alla “Fontana della Corona”, che si trova nei pressi del bivio per Goledo, e la consegnarono il giorno dopo alla parrocchia di Stadomelli in località “Malpasso”. Poco dopo il Malpasso, durante il tragitto per Stadomelli, giunta vicino al Carozedo, gli abitanti di quel podere prepararono in onore della Madonna un grande arco di fiori, illuminato da lumini ad olio. 35
“Giovedì 21 luglio 1949 Giornata bella; ho accompagnato la Madonna Pellegrina a Stadomelli”. Quando la Madonna Pellegrina arrivò a Stadomelli, le mandarono incontro una bambina di nome Dina, con un mazzo di fiori ed un bel vestito bianco, probabilmente della prima comunione. C’erano altre bambine della stessa età, ma forse Dina era la sola a possedere un bel vestito per poter far bella figura di fronte a tanta e gente, e soprattutto per poter rendere onore alla Madonna. Venerdì 22 luglio 1949 La Madonna Pellegrina fu festeggiata a Cavanella. La sera fu portata alle Quattro Strade (Stadomelli), presa in consegna dal parroco di Beverone don Drovandi, e portata a Beverone. “Venerdì 22 luglio 1949 Giornata bella; l’ho passata a Beverone, ospite del parroco M.R.D. Emilio Drovandi”. Questo giorno, come si nota nello scritto so36
pra, don Argenti era ospite di don Drovandi a Beverone; sono ricordati come buoni amici; la sera andarono alle Quattro Strade con i parrocchiani di Beverone a prendere la Madonna Pellegrina proveniente da Cavanella (scritto di don Drovandi). Don Argenti è citato come accompagnatore, sostituendo il parroco di Barbarasco. Ricordo di Alba di Cavanella: la Madonna Pellegrina fu portata da Cavanella fino alla Quattro Strade da una moltitudine di persone che accompagnava la statua con canti, con l’accoglimento e sosta festosa nel luogo convenuto, come dal racconto di don Drovandi. Alcune donne in segno di devozione accompagnarono la Madonna a piedi nudi per tutto il tragitto; anche una certa Zelinda fece il tragitto a piedi nudi, però si disse che per lei non fosse un sacrificio particolare, perché lei a piedi scalzi ci andava normalmente. La Linda di Stadomelli ricorda che si disse che, nel pellegrinaggio del 1949, Stadomelli fu l’unico luogo visitato due volte dalla Madonna. (Al suo arrivo a Stadomelli, e poi quando da Cavanella transitò per andare a Beverone). 37
Quando i beveronesi andarono a ricevere la Madonna Pellegrina alle Quattro Strade, La Giuliana avrebbe dovuto recitare una poesia in onore della Madonna, però la Carmela e un’altra amica le dissero che lei era troppo grande (13 anni) e che era meglio passare l’incarico alla Carla, che ne aveva otto ed era la bambina più piccola del paese. Quindi la Carla recitò la poesia, poi suo zio Alessandro e Giulio, la sollevarono verso la statua della Madonna perché potesse baciarla. Era parroco di Stadomelli don Davide Beverinotti; si ricorda che quando la Madonna Pellegrina partì per Beverone la salutò commosso, rivolgendole queste parole: “Ci rivedremo in Paradiso”. I parrocchiani di Stadomelli avevano già festeggiato la Madonna Pellegrina il giorno 21, e poi consegnata a Cavanella; quando ripassò per Beverone, come si trova nello scritto di don Drovandi ed anche per memoria popolare, andarono in molti a Beverone “quasi tutta la gioventù di Stadomelli”; circa quattro chilometri di salita nel bosco, ed arrivarono a Beverone partecipando alla messa che fu celebrata attorno alla mezzanotte. Devo precisare che ho trovato diverse testi38
monianze sul transito della Madonna Pellegrina a Stadomelli, Cavanella e Beverone; però a Cavanella non ho trovato chi ricordasse che la Madonna Pellegrina fosse giunta da Stadomelli. Considerate le date: 21 luglio a Stadomelli, 23 luglio a Beverone, riportate da don Argenti e don Drovandi; per memoria di alcune persone di Stadomelli; che il 22 luglio la Madonna Pellegrina proveniva da Cavanella e andava a Beverone; a parte che l’errore è sempre dietro l’angolo, però a questo punto non sembra che vi sia altra possibilità che la Madonna Pellegrina fosse stata portata a Cavanella, la sera del 21 luglio, da Stadomelli. “Sabato 23 luglio 1949 Giornata bella; ho accompagnato la Madonna Pellegrina a Beverone”. Gino ricorda che durante il tragitto che la Madonna Pellegrina doveva compiere da Beverone per andare a Garbugliaga, lo scambio fra i portatori dei due paesi doveva avvenire nella località “Madonnina” dove si trova un cappellina dedicata alla Madonna del Rosario; però gli uomini di Garbugliaga volevano anticipare lo scambio, ovviamente 39
per un eccesso di affetto, ma gli uomini di Beverone furono irremovibili, e quindi lo scambio avvenne dove convenuto. Inoltre ricorda pure che proprio mentre era il suo turno come portatore, nel superare uno dei tanti ruscelli che attraversavano la strada, scivolò, ma alzando prontamente le braccia non fece cadere la statua, coadiuvato ovviamente anche dagli altri portatori.
Domenica 24 luglio 1949 La Madonna Pellegrina fu festeggiata a Garbugliaga. La statua della Madonna Pellegrina fu portata dai parrocchiani di Garbugliaga nelle vicinanze dell’Usurana, nel luogo detto “Dalla Rosetta�, fece una breve sosta e poi fu presa in consegna dalla parrocchia di Madrignano. Maria di Garbugliaga ricorda che mentre scendevano per i boschi di Garbugliaga, accompagnando la Madonna con canti, si sentivano risuonare le loro voci in tutta la vallata, da quanto erano forti e potenti.
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A Madrignano ho incontrato la signora Guinalda che ricordava bene il passaggio della Madonna Pellegrina; aveva circa dieci anni, e le fu chiesto di recitare una poesia in onore della Madonna. Il foglietto in cui era scritta quella poesia lo conservava ancora, e me la dettò per telefono. La riporterò nella parte di questa ricerca dove inserirò alcuni aneddoti. “Lunedì 25 luglio 1949 Giornata bella. Ho partecipato alla festa ad onore della Madonna Pellegrina, organizzata dalla parrocchia di Madrignano, dove priore è il novantenne don Davide Mori”. “Martedì 26 luglio 1949 Giornata bella. Ho partecipato alla festa ad onore della Madonna Pellegrina, organizzata dalla Parrocchia di Monte di Valli, il cui parroco è don Giovamalli Severino”. Qui termina lo scritto di don Argenti. Il giorno seguente la Madonna Pellegrina fu portata sul monte che è a confine con Novegigola, e da qui presa in consegna dai parrocchiani di Novegi41
gola (ricordo di Rina di Montedivalli). Non ho trovato memoria di dove la Madonna Pellegrina fosse stata trasferita dopo Novegigola. Osservando la cartina geografica, come ho fatto all’inizio, si potrebbe immaginare che andò a Podenzana, e da lì ad Aulla. Questo, salvo errori, dovrebbe essere il percorso compiuto dalla Madonna Pellegrina partita da Aulla, nelle parrocchie che si trovano sul lato destro del fiume Magra. Rimarrebbe il lato sinistro; per sua rappresentanza cito un paio testimonianze: la prima è la strofa di un canto in onore della Madonna Pellegrina scritto dal parroco di quel periodo di Licciana Monti, che si troverà fra poco; la seconda è quella di una signora di Mocrone, incontrata casualmente nel mio girare, che ricordava questo evento con grande affetto ed emozione. Mi disse che nel suo paese la Madonna Pellegrina fu accolta in una chiesa strapiena di fiori, con grandissima partecipazione di persone. Per avere un’idea di quanto avvenne e per quanto mi ero proposto di fare, penso che sia sufficiente questa ricerca; breve in apparenza, ma pazien42
te e laboriosa più di quanto si immagini; compiuta con il pensiero rivolto alle persone di quel periodo, e come fece tutta quella gente che manifestò in vari modi e gesti la propria devozione ed affetto alla Madonna Pellegrina, anch’io ho compiuto questo piccolo lavoro in onore del ricordo della Madonna Pellegrina del 1949. * * * Anche se non sono riuscito a terminare la ricerca di tutto il percorso compiuto dalla Madonna Pellegrina, per il vicariato di Aulla a cui apparteneva Beverone, come pensavo di fare all’inizio, a questo punto ritengo di considerare concluso il lavoro. A parte qualche aneddoto che vi potrebbe essere ancora da scoprire in qualche paese, penso di essermi fatto un’idea di come si svolgeva il pellegrinaggio, e anche con che devozione fosse atteso e vissuto, ed ho provato nel limite delle mie capacità di riassumere quanto ho ascoltato. Sono contento di quanto ho trovato; ho ripercorso idealmente una parte del tragitto compiuto nel 1949 dalla Madonna Pellegrina, ed è stata una ricerca piena di emozioni come mai avrei immaginato. 43
Era terminata la seconda guerra mondiale da poco; ai nostri giorni non è facile poter immedesimarsi o immaginare le condizioni di vita dei nostri genitori o nonni in quel periodo. Le campagne erano ancora molto abitate, si era in piena ricostruzione per i danni della guerra. Il lato positivo era che il peggio ormai era passato, e si sperava di andare verso un mondo migliore. Le feste religiose erano vissute con particolare devozione; la gente percorreva parecchi chilometri a piedi per raggiungere i santuari piÚ importanti, come pure i festeggiamenti dei santi patroni dei vari paesi erano molto partecipati. E fu cosÏ che, in quel particolare periodo, il pellegrinaggio della Madonna Pellegrina, da noi nel 1949, trovò terreno molto fertile ovunque si svolgesse. Senza dubbio fu un grande evento di fede e devozione, ed anche un motivo di unione fra le varie parrocchie. * * *
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Aneddoti Fra i vari episodi che mi sono stati raccontati nei paesi in cui sono andato a chiedere informazioni, che però facevano parte della diocesi di Spezia, e quindi non del giro che dovevo fare io, ne voglio ricordare uno che mi è stato riferito a Montebello di cima. Enrico ha ricordato che, siccome la statua della Madonna Pellegrina non riusciva ad entrare in chiesa a causa della porta troppo stretta, decisero sul momento di rompere gli stipiti (era notte piena), e far così diventare la porta di dimensioni sufficienti per far entrare la statua, perché loro la Madonna volevano che entrasse assolutamente in chiesa. Una signora di Suvero, che all’epoca non era ancora nata, era a conoscenza di quell’evento e dei preparativi che si facevano per ricevere la Madonna Pellegrina dal ricordo dei propri nonni. Da allora fino ad oggi, quando in una casa ci si da molto da fare per far pulizia e preparativi per un certo avvenimento, è rimasto il detto: “Quanti preparativi! Nemmeno se dovesse passare la Madonna Pellegrina!”.
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Un nipote di don Emilio ricorda di essere andato assieme allo zio, ed ovviamente alla gente di quella parrocchia, a ricevere la Madonna Pellegrina in un piccolo paese di cui non ricorda il nome, in cui forse don Emilio fu invitato per l’occasione. Il particolare raccontato è che don Emilio appena arrivò la statua della Madonna si mise a piangere come un bambino (era a prima volta che vedeva la Madonna Pellegrina durante il suo tragitto) ed il nipote si stupì, e non rendendosi conto dell’emozione provata dallo zio prete, gli chiese perché si comportava così. Poi, durante il tragitto don Emilio ebbe occasione di rivedere ancora varie volte la Madonna Pellegrina, e forse non gli successe più di emozionarsi in quel modo. La signora Guinalda di Madrignano ricorda bene dove era avvenuto lo scambio fra la parrocchia di Garbugliaga con quella di Madrignano, che era nei pressi dell’Usurana, detto “Dalla Rosetta”. Il parroco, che era il novantenne don Davide Mori, le chiese di imparare a memoria e recitare per l’occasione una poesia in onore della Madonna Pellegrina. Guinalda a quel tempo aveva circa dieci anni, e la poesia scritta su un foglietto l’ha conservata e me l’ha dettata per telefono. 46
Salve o Maria madre divina avvolta in una splendida veste cinta di un serico manto celeste. Salve o Maria madre divina di stelle e angeli incoronata da mille popoli sempre invocata. Salve o Maria gran madre di Dio tu tutta buona vieni tra noi per prenderci tutti per figli tuoi, per parlarci e dirci con dolce amore: madrignanesi, palpito del mio cuore siate buoni, siate tutti del Signore. Te lo promettiamo con tutto il cuore sempre buoni saremo, e del Signore, siamo rei di mille e mille errori. Fummo ingrati al tuo caro e buon Ges첫 ma non lo faremo pi첫, mai pi첫, mai pi첫. E tu cara Madre vieni a trovarci vieni a salvarci, siam figli tuoi, prega per noi, prega per noi.
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Troppo bella questa poesia per non provare a farla propria, semplicemente sostituendo “madrignanesi” con il nome degli abitanti del proprio paese.
Fra le tante cose ascoltate e le varie emozioni provate, tenterò di raccontare un episodio che mi ha colpito in modo particolare. Durante la ricerca, trovandomi ad Aulla nella chiesa di San Caprasio, come altre volte mi sono trovato a parlare con una persona mai conosciuta, con la quale dopo pochi secondi, appena spiegato il motivo della mia ricerca, si è creato un clima particolarmente amichevole. La persona era il sig. Enrico, che mi disse di essere a conoscenza del pellegrinaggio del 1949, ma non conosceva il percorso, però sapeva dove era la statua della Madonna Pellegrina che quel percorso aveva effettuato: si trovava nel monastero delle suore Clarisse dell’Immacolata, che si trova ad Aulla, però sarebbe stato necessario chiedere un appuntamento per chiedere di poter vedere la statua. Ormai ero ad Aulla e provare non mi costava niente, a parte un piccolo sentimento di colpa visto anche l’orario. Andai al mona48
stero che si trova vicino alla fortezza della Brunella, e già nel trovarmi in un luogo dove l’unico mezzo visibile era la mia automobile e l’unica persona che vi si trovava ero io, mi creò una certa apprensione. Dopo essermi fatto coraggio suonai al citofono. Pensavo che poteva esserci qualche problema, invece molto semplicemente la suora che mi rispose mi disse di entrare, e che avrei trovato la statua della Madonna che cercavo subito nell’ingresso appena entrato dalla porta; mi disse di aspettare, dopo entrato, un paio di minuti, perché lei si sarebbe spostata dal citofono e avrebbe acceso un faretto che avrebbe illuminato la statua, così avrei potuto fotografarla meglio. Mi colpì la voce della suora che sembrava venire direttamente dal cielo, tanta era la dolcezza e la gentilezza. Forse avrà contribuito l’ambiente in cui regnava il silenzio assoluto, forse il trovarmi di fronte all’immagine che con tanta devozione fu accolta dalle molte persone a cui ero andato a chiedere un ricordo, ma la bellezza particolare di quella statua mi provocò un’emozione che mai mi sarei aspettato. Feci alcune foto, risuonai al citofono per avvisare e ringraziare la suora (che era la madre abadessa) e me ne andai; ritornavo con i piedi per terra, dopo aver vissuto alcuni minuti indimenticabili. 49
L’incontro con il signor Enrico ad Aulla, sopra citato, fu importante anche per un altro motivo; infatti appena sentito che cercavo informazioni sulla Madonna Pellegrina, lì per lì mi cantò una strofa di un canto che fu scritto in onore della Madonna Pellegrina. Il canto era composto da più strofe, però sul momento Enrico ricordava solo il ritornello, promettendomi che avrebbe fatto delle ricerche e poi mi avrebbe fatto sapere, e così poi avvenne.
Canto in onore della Madonna Pellegrina Dall’Alpe alla marina dell’Apuano lido oggi si leva un grido da tutti i santi altar Maria del Ciel Regina su noi devi regnar. 50
Nel tuo cammino, Madonna Pellegrina sorridi e benedici con amor una preghiera ripeti per chi soffre e si dispera nel tormento del cuor. Dall’Alpe alla Marina… Sul tuo sentiero fiorisce la speranza i pigri cuori si aprono alla fé il peccatore trova la strada del perduto amore e invoca tua mercé. Dall’Alpe alla marina… Autore: don Nobili, parroco di Licciana Monti
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Il sig. Enrico incontrato ad Aulla ricordava solo l’aria del ritornello, che registrai sul momento. In seguito provai a cercare anche a Licciana Monti, dove era stato parroco don Nobili, però avevano solo le parole e non la musica. Sulla base della registrazione effettuata, sotto è riportato lo spartito del ritornello, scritto da Manuela. Chissà se questo canto fu eseguito anche nel percorso compiuto dalla Madonna Pellegrina dal nostro lato del fiume Magra, o solo dall’altro lato ma, assieme a tanti altri canti e preghiere, ci piace immaginare di sentirlo ancora intonare da quelle moltitudini di persone che accompagnavano la Madonna Pellegrina nella notte da paese a paese.
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Mi sembra doveroso ricordare e ringraziare coloro che in vari modi mi hanno aiutato nella realizzazione di questo libretto. Don Eugenio Calzetta, che senza saperlo è stato l’ispiratore della ricerca. Don Emilio Drovandi, don Francesco Argenti e don Nobili, che con i loro scritti hanno lasciato una traccia molto utile. Mons. Paolo Cabano, che ha ricontrollato il testo dandomi alcuni consigli, e cortesemente ha scritto la presentazione. Proverò a ricordare alcuni nomi di quanti ho incontrato nei vari paesi, o che in vario modo mi hanno aiutato, in parte già citati, altri non lo erano, e perlomeno altrettanti sono coloro di cui purtroppo il nome non lo ricordo: Dino, Iole, Igino, Franco, Aldo, Franco, Anna, Rinaldo, Lina, Ines, Renata, Antonella, Alba, Carla, Gina, Gino, Giuliana, Nello, Maria, Guinalda, Rina, Enrico, Mariella, Mariano, Armida, Enrico, Rina, Fernando, Liliana, Iole, Giacomina, Manuela.
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