Rivista20 novembre dicembre 2017

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N°24 novembre-dicembre 2017 www.rivista20.jimdo.com

periodico bimestrale d’Arte e Cultura ARTE E CULTURA NELLE 20 REGIONI ITALIANE

astrattissima Ecomuseo6 - Torino

Edito dal Centro Culturale ARIELE


ENZO BRISCESE

BIMESTRALE DI INFORMAZIONE CULTURALE

del Centro Culturale Ariele

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Lo stagno della memoria - t.m. su tela - 2007

Hanno collaborato: Giovanna Alberta Arancio Francesca Ramarony Tommaso Evangelista Lodovico Gierut Silvia Grandi Irene Ramponi Letizia Caiazzo Graziella Valeria Rota Alessandra Primicerio Virginia Magoga Roberta Panichi Enzo Briscese Paola Corrias Cinzia Memola Nicolò Marino Ceci Barbara Vincenzi www. riv is t a 2 0 . jimd o . c o m

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Rivista20 del Centro Culturale Ariele Presidente: Enzo Briscese Vicepresidente: Giovanna Alberta Arancio orario ufficio: dalle 10 alle 12 da lunedì al venerdì tel. 347.99 39 710 mail galleriariele@gmail.com -----------------------------------------------------

Paesaggio napoletano - t.m. su tela - 2006

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mail: enzobriscese6@gmail.com cell. 347.99 39 710

In copertina: opera di Mario Surbone


Sommario N° 24 *novembre-dicembre 2017

In copertina

foto opera di Mario Surbone

Apertura al pubblico: 3-16 novembre 2017

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Presentazione location Ecomuseo 6° Circ. TO

35 Ermanno Barovero

49 Angela Guiffrei

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Enzo Briscese Presentazione evento

36 Salvatore Alessi

50 Livio Lopedote

8-23 Giovanna Arancio Storia sull’astratto

37 Vittoria Arena

51 Laura Marello

24 Nino Aimone

38 Michele Berlot

52 Franco Margari

25 Francesco Preverino

39 Rita Bo

53 Nicoletta Marra

26 Mario Surbone

40 Laurette Bono

54 M ic he le Re ve llino

27 Pino Mantovani

41 Samu el Al a n B ri d i

55 Giuseppe Richiusa

28 A l f re d o Bi l letto

42 Gianni Castelli

56 Umberto Salmeri

29 Angelo Maggia

43 Claudio Cavalieri

57 Santo Nania

30 Italo Zopolo

44 Carloluigi Colombo

58 Renzo Sbolci

31 Enzo Briscese

45 Tommaso Cunegato

59 Ivan Sghirinzetti

32 Piero Ferroglia

46 Gina Fortunato

60 Antonio Tramontano

33 Giorgio Ramella

47 Nicole Grammi

61 Marco Vigo

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Giovanni Borgarello

48 Giuseppe Greca

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Centro Culturale Ariele Esposizione d’Arte Contemporanea

“ASTRATTISSIMA”

ECOMUSEO URBANO Via San Gaetano da Thiene,6 Torino Il 3 novembre 2017 inaugureremo presso l’ECOMUSEO Urbano della 6° Circoscrizione ASTRATTISSIMA. Questo spazio espositivo è ubicato in un zona resa pedonale e completamente valorizzata, caratterizzata da un borgo che rende unico l’ambiente circostante, con negozi, baretti, trattorie, gelaterie... Il nostro intento è di apportare un valore aggiunto al territorio e fare in modo che lo spazio sia conosciuto il più possibile grazie all’avvento di visitatori e diventare un punto di riferimento ove organizzare eventi artistici di ogni genere.

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Enzo Briscese Presidente Centro Culturale Ariele

ASTRATTISSIMA Francesca Ramarony Curatore mostra

PREMESSA

L’ Astrattismo rappresenta un primo inizio di un nuovo capitolo dell’arte occidentale che divide un lungo periodo di variegata storia artistica da un diverso contesto con caratteri sorprendentemente inediti. Il momento cruciale, in cui questo fenomeno dell’ arte si colloca, funge da spartiacque tra un “prima” e un “dopo”, che si manifesta con forza e traccia una linea di confine sulla soglia del secolo breve, il Novecento. Antecedentemente la vita delle popolazioni nel suo complesso e pertanto le modificazioni sociali , trascorrevano attraversando con ragionevole lentezza le loro fasi evolutive: il ritmo del lavoro, l’alternanza delle stagioni, le tradizioni e i costumi, si avvicendavano con tempi progressivi e accessibili: questi ultimi erano cioè in grado di gestire rassicuranti alternanze di pause e frequenze nell’ apprendimento e nella trasmissione storico-culturale fra generazioni. L’immaginario collettivo poteva più facilmente consolidare e rinnovare le narrazioni tramandate disponendo di un maggiore lasso di tempo per affrontare le sfide della storia.

era successo prima. E’ un cambiamento per molti aspetti inquietante e decreta un’entrata in conflitto delle resistenze umane fisiche e mentali sintetizzate comunemente sotto il nome di stress. L’ arte, che precede e nel contempo riflette i mutamenti del contesto sociale, propone opere che risentono di questo inusuale disagio e anticipa ciò che sta per succedere. Non c’è più tempo per lo sviluppo della bravura operativa dell’uomo che il lento adattamento conciliava né sembra più possibile un diffuso e giusto equilibrio tra il pensare e l’agire.

LUIGI VERONESI EUGENIO CARMI

Non si tratta di esaltare i secoli precedenti giacchè non erano periodi aurei o armonici quanto piuttosto di prendere atto di un passato in cui lo scorrere della vita aveva un respiro meno affannoso. Il Novecento, chiamato non a caso “secolo breve”, registra una brusca accelerazione dei cicli produttivi, degli intervalli fra riposo e lavoro e marca la riduzione di spazi destinati al consolidamento della comunicazione diretta in famiglia, l’accorciamento del tempo vocato alla costruzione dei rapporti interpersonali. Vale a dire che, con l’avanzare della tecnologia, oltre agli indubbi benefici, si velocizzano purtroppo i ritmi quotidiani in modo vertiginoso come mai

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A fine Novecento si fanno sentire l’avvio e il rapido aumento dell’informatizzazione, sempre più pervasiva in ogni settore della realtà sociale, e il processo globale che ne consegue: sono fenomeni eclatanti che segnalano una continua e pressante modifica della situazione complessiva, guardata con occhio miope dalle istituzioni competenti. Non si avverte pertanto un adeguato segnale di controllo e di guida dei cambiamenti in atto. Le avanguardie artistiche articolano nuovi linguaggi a ritmo incalzante. Una frenesia generale scalza le più consolidate consuetudini. A tutt’oggi, nel secondo decennio del Duemila, detto “secolo flash” per la velocità percepita a livello spazio-temporale, avanza un’ulteriore evoluzione che sta superando quelle precedenti.


EMILIO SCANAVINO

Senza nulla togliere alla positività di diverse conquiste, aperte dal mondo digitale e dalla robotizzazione in corso, c’è da allarmarsi per l’assenza di un solido, preventivo e profondo ripensamento delle necessarie correzioni di rotta, improrogabili a fronte di un aumento esponenziale di esuberi del personale lavorativo, di un crescente precariato depauperato di professionalità, di nuovi poveri, Ci sono anche il ritorno allarmante di una disumana schiavitù favorita da corruzione, atrocità belliche, sfruttamenti autodistruttivi operati sulla natura, allontanamento delle ricchezze e del potere nelle mani di pochi. I correttivi esistono ma sono insufficienti ad opporsi al degrado materiale e morale che le violenze perpetrate mettono in risalto. L’arte si trova in mezzo al guado. Qual’’è il senso e quali sono le strade che può intraprendere? Attualmente si impone la necessità di far chiarezza sullo stato dell’arte, rifiutando quanto di effimero e provocatorio è purtroppo spesso proposto. Si fa pressante il ritorno consapevole all’arte autentica che poggia sulle reali capacità dell’artista il quale, oltre ad essere un bravo artigiano, dispone di “ una marcia in più”, ossia della capacità artigianale unita alla sensibilità e all’esigenza di comunicare ed emozionare. Proporsi questo obiettivo di selezione impegna ad una responsabile scelta, separando i dilettanti a cui va favorito un ambito diverso di visibilità, dagli artisti che meritano di procedere ed affermarsi nel loro percorso poetico. Solo così, facendo distinzione, si rende giustizia e si permette un vero approccio da parte del pubblico di oggi al bello, intrinseco ad ogni uomo, e inteso nel suo significato più profondo. E’ ora di muoversi in questa direzione riavvicinando la gente all’arte attuale da cui sovente si allontana non comprendendola o, peggio, conoscendone solo le manifestazioni modaiole senza poter superare la superficialità che queste sottendono. Non è certo vero che la pittura o la scultura siano forme artistiche “ desuete”, e neppure che costituiscano ormai un semplice trastullo per il tempo libero di dilettanti “ allo sbaraglio”. Il rinnovamento artistico avviene sempre tramite un radi-

cale adattamento alle trasformazioni del contesto sociale; non si tratta di “ morte dell’ arte” e lo dimostrano la ricchezza e la serietà, poco promosse e quindi poco accessibili, che caratterizzano gli artisti validi e misconosciuti presenti sulla scena odierna. L’ omologazione e la scarsa fiducia nella fisicità dell’opera, incentivate dalla massificante virtualità, allontanano dal piacere che nasce dalla fruizione diretta e partecipata di un atto creativo. Si alimenta così una “ nostalgia” verso un passato irrimediabilmente perduto ricordando come un fatto lontano la passione e la propria riconoscibilità nel manufatto con cui si viene in contatto e che rispecchia la vita contemporanea dell’epoca. Più che mai c’è bisogno di un riconoscersi e di un reincontrarsi in un vicendevole scambio. Enzo Briscese

MARIO SURBONE

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Esposizione d’Arte Contemporanea

“ASTRATTISSIMA”

Kandinsky, Composition IV, 1911

Giovanna Arancio Vicepresidente C. C. Ariele

do sviluppo del sistema industriale e nell’altrettanto rapida trasformazione dell’ambiente. Lo sviluppo della ricerca scientifica nei vari settori, l’invenzione della fotografia, del cinema, le interpretazioni inedite della psicologia aprono impensabili orizzonti che incuriosiscono e allarmano al contempo mettendo a nudo l’inadeguatezza dei vecchi canoni dell’arte. L’avvento della fotografia, ad esempio, impegna gli artisti a cercare strade diverse della visione in cui il campo del reale e del visibile si sposta sensibilmente verso l’interiorità, l’immaginazione, la fantasia, l’inconscio dell’uomo e verso le scoperte dell’infinitamente piccolo o dell’immenso cosmico oppure verso nuove leggi rassicuranti nell’ambito delle “ scienze esatte” o della teosofia. L’artista si trova a fluttuare tra realtà e rifiuto.

Kandinsky,

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Da sempre l’arte si trasforma, muta, si evolve e rivoluziona il suo modo d’essere restando “contemporanea” al contesto storico in cui si manifesta. Parlare di astrattismo nel secondo decennio del duemila non è però un semplice rispolverare un fenomeno artistico del nostro recente passato quanto piuttosto centrare un passaggio importante con ricadute essenziali per comprendere l’arte attuale e ricercarne una parte dei potenziali sviluppi. Anche se l’Astrattismo si caratterizza come tale a partire dai primi decenni del Novecento si può dire che le premesse della sua nascita hanno radici ottocentesche, ossia il secolo breve trova i presupposti di questa nuova rivoluzione del linguaggio visuale nella vita culturale, sociale, economica e politica del secondo Ottocento. A quel tempo l’arte non si riferisce più ai grandi ideali conoscitivi come quelli religiosi e morali e diventa autonoma rispetto ad essi ma, al tempo stesso, cerca la sua identità in rapporto alle altre attività dell’uomo e alla cultura dell’epoca. Si sostiene che la natura non è più un indice di ordine certo e immutabile perché creazione di Dio, ma che essa rappresenta solo l’ambiente dell’esistenza umana; quindi non è più un modello ma uno stimolo. La nascita della tecnologia industriale crea la crisi dell’ artigianato che nell’arte vede la vita, il sogno, il traguardo da raggiungere. Gli artisti però sono esclusi dal sistema tecnico di produzione e si trasformano sempre più in intellettuali borghesi in polemica con la classe borghese di cui, in definitiva, fanno parte. La spiegazione dell’accelerazione dei mutamenti nell’ambito artistico, della grande accentuazione ideologica e dei relativi contrasti , risiede in parte nel rapi-


Kandinsky, Unbroken Line, 1923

entrare in un mercato ristretto e deficitario per trasparenza. In una fase di globalizzazione convivono gli indirizzi artistici più disparati in modo caotico e spesso in mano a dilettanti che confondono e impediscono la vera comprensione del fenomeno artistico in divenire. Sovente alla fama non corrispondono i meriti ma fattori che esulano dal mondo dell’arte. E’ una problematica che va ripresa dopo l’esposizione del movimento astratto i cui influssi sul presente, peraltro come si già detto, si fanno ancora sentire. “Tutta la mia vita l’ho vissuta tra le arti e la filosofia ma fu solo molto tardi che io scrissi qualcosa collegando insieme i due ambiti. Divenni sempre più consapevole che la rivelazione che riceviamo dalla scienza (…) e la rivelazione che riceviamo dall’arte sono molto simili” (Nelson Godman).

Kandinsky, Delicate Tension. No. 85

Se per l’artista non è più scontata la sua rappresentazione del mondo e si trova decentrato, riconoscendosi spesso nella filosofia di Nietzche, allo stesso modo il lavoratore per ogni iniziativa e potere di decisione e quindi ogni creatività e si trova in una condizione di straniamento del reale e nella necessità di nuovi adattamenti. L’artista, ultimo erede dello spirito creativo del lavoro artigianale, tende a fornire un modello di creatività rinnovando l’esperienza alienata. Tende, perciò, a dimostrare il valore dell’individuo e diventa, quindi, il perno della problematica del mondo moderno Intanto, all’inizio del Novecento, la rivoluzione scientifica, annunciata dalle scoperte di Enstein e dalla sua teoria della relatività, cambia radicalmente il modo di intendere l’universo, che ora viene percepito come un insieme di frammenti privi di parametri assoluti. Questa grande rivoluzione conoscitiva interessa anche le arti e il Cubismo, con le sue scomposizioni che influenzano anche le altre avanguardie (fra le quali l’arte astratta)), la registra nella sua ricerca. Tra le tendenze in atto vi sono, oltre la scomposizione dello spazio e l’accento sulla personale visione dettata da contenuti interiori, la dematerializzazione della figura, il nuovo studio del colore e della luce e il tentativo di sostituire la realtà con un ordine astratto. Oggi, nel secondo decennio del Duemila, la sfida tecnologica è ormai a livello digitale e si intreccia con l’aumento esponenziale degli artisti in scena a cui si collegano nuovi problemi e nuove potenzialità dentro i quali è difficile districarsi. Il soddisfacimento del bisogno di esprimersi e di ottenerlo nel mondo dell’arte è concesso a tutti coloro che si mettono alla prova ma è proprio questa conquista, di per sé positiva, che provoca il disagio ostacolando la selezione di coloro che meritano per professionalità e contenuti di

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Paul Klee - Expressionist painter

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con i relativi ricuperi e rinnovamenti nel secondo millennio. Fuori dall’ Europa influenza indirettamente in America il secondo periodo dell’ Espressionismo Astratto e del Minimalismo. Per quanto siano riduttivi gli schemi, si può articolare l’Astrattismo in tre filoni fondamentali: il tedesco, il russo e l’olandese e la sua nascita risale intorno al 1910, data che di solito si fa coincidere con il primo lavoro completamente astratto, un acquerello “Senza titolo” di Kandinskij. Il primo dei tre filoni, il tedesco, è principalmente ispirato a Kandinskij che sviluppa un A. emozionale, di chiara ascendenza espressionistica, teorizzandolo nel volume “ Lo Spirituale nell’ Arte”: lo diffonde con la formazione del gruppo “ Der Blaue Reiter” (Il Cavaliere Azzurro) e con

Ernst Paul Klee

Nel primo Novecento fa la sua comparsa l’Astrattismo, o meglio gli Astrattismi, in diverse parti dell’ Europa industrializzata e in zone lontane fra loro e con caratteristiche specifiche. Questo movimento di origine europea è un processo creativo di totale invenzione, quasi sempre preceduto da un progressivo sviluppo dell’astrazione (dal latino, trarre fuori) in cui l’opera riduce via via la presenza della realtà visibile fino a raggiungere la sua definitiva scomparsa che dà luogo all’arte astratta. L’assenza di figura si ritrova già nell’arte antica e rituale ma la sua funzione in questi casi è decorativa mentre nel Novecento si tratta di una ricerca di comunicazione. L’opera è creata dalla purezza di forme, linee e colore; entra in campo una perfetta bidimensionalità ed è la fine di qualsiasi tentativo di prospettiva e di volume, di figurazione riconoscibile, di regole tradizionali. Nei vari Astrattismi sono diversi i fini e le modalità prefissati, per il variare delle storie locali, ossia delle fonti e dei riflessi dell’atmosfera in cui ciascun artista è immerso. Nonostante ciò sono molteplici le reciproche contaminazioni e le influenze delle altre avanguardie artistiche. L’arte astratta non può considerarsi solo un movimento come i precedenti, per quanto importanti e rivoluzionari siano stati, ma qualcosa di totalmente e sconvolgentemente nuovo. In sostanza esso è una forma d’arte “senza oggetti” ma non senza contenuti. L’abolizione degli oggetti e delle figure naturali avviene non per un semplice impulso antinaturalistico ma per la volontà di giungere ad una vera realtà pittorica non condizionata nella sua forma dalla preesistente realtà del mondo. L’importanza di tale fenomeno è dato anche dalle forti ripercussioni che ha avuto sulle successive correnti del secondo dopoguerra come Forma 1, l’Informale, il MAC, lo Spazialismo, l ‘Arte Nucleare, il Gruppo Zero, l’ Arte Analitica, l’ Arte Cinetica e Programmata, queste ultime


l’insegnamento alla Bahaus, Istituto Superiore di formazione artistica, punta di diamante delle avanguardie non figurative nella Repubblica di Weimar, chiuso dal successivo regime nazista nel 1933. “ Il Cavaliere Azzurro” evoca il senso di libertà racchiuso nell’azzurro, segno di profondità interiore. Kandinskij, anche musicista, vede un rapporto stretto tra la musica e la pittura, relazione che si rispecchia in diversi titoli dei suoi quadri (Accordi, Composizioni,..) e nei suoi dipinti dai cromatismi accesi influenzati dall’arte fauve. I suoi lavori sono caratterizzati da una grande varietà di forme mentre nelle opere di una fase più avanzata, negli anni Venti e Trenta, risulta più significativa la presenza di elementi puramente geometrici. Egli afferma che il contenuto delle opere non deve essere accolto immediatamente, ma “sentito” lentamente, e che rimane incomprensibile per le persone insensibili alle cose più sottili. La pittura per lui è “ una collisione violenta e tuonante tra mondi diversi destinati a far scaturire dalla loro lotta un mondo nuovo: l’opera d’arte”. In seguito, durante il periodo di insegnamento alla Bahaus, scrive il testo “Punto e linea sul piano” e preannuncia il secondo periodo pittorico più pacato e geometrico. Durante l’iniziale processo di astrazione descrive un momento cruciale in cui guarda , al tramonto nel suo studio, un quadro di indescrìvibile bellezza: è un suo quadro appeso per errore da un lato nel quale intravvede solo ombre e colori. Al mattino, alla luce del giorno, cerca di ritrovare quella impressione riuscendovi solo a metà; anche guardandolo di lato ritrova sempre gli oggetti e manca quel sottile strato di colore creato dalla luce della sera e così compren de che “l’oggetto” nuoce alla sua pittura. Tra gli artisti che fanno parte del gruppo “Il Cavaliere Azzurro”

Paul Klee - Twittering Machine

e che si ritrovano ad insegnare alla Bahaus c’è anche un altro grande pittore: Paul Klee. Anche lui opera nell’ambito dell’astrazione ma senza arrivare ad un puro astrattismo. Le sue eccentriche composizioni di piccolo formato utilizzano in maniera brillante il processo grafico. Non sono semplici rappresentazioni mentali di qualcosa che Klee ha visto o immaginato in quanto sorgono direttamente dall’atto del disegnare. Considera suo compito discorrere sulla realtà rarefacendola, rendendola essenziale, spesso ridotta a linee e campiture colorate; tuttavia nelle elaborazioni più complesse si avvertono influssi surrealistici. E’ uno dei primi ad addentrarsi nell’inconscio che Freud e Jung hanno aperto alla ricerca. Paul Klee - Durch ein Fenster, 1932,

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Kasimir Malevich, - “ suprematista ”, 1915 - particolare

Kasimir Malevich, “Quadrato suprematista nero”, 1914-

Il secondo filone dell’A., quello russo, si basa principalmente su Malevich (Suprematismo) e su Tatlin (Costruttivismo) ed ha una componente più radicale secondo la quale la realtà dell’opera d’arte non ha più nemmeno caratteri di ordine spirituale, ma è un Assoluto oggettivo, ossia la pittura vive di se stessa. Malevic è la figura guida del Suprematismo: nel 1915 espone per la prima volta opere suprematiste che presentano composizioni radicalmente semplificate mostrando forme del tutto astratte. Il soggetto è portato all’estremo nel dipinto raffigurante un quadrato nero su fondo bianco. Nel 1916 il pittore inizia ad introdurre combinazioni più complesse di forme geometriche, evidenziate da ombre delicate. In seguito le forme diventano di nuovo estremamente semplificate, spesso sfumate sullo sfondo, come nel bellissimo “Composizione suprematista: quadrato giallo su bianco”. Queste opere della fase tarda sono il tentativo di creare un’arte visionaria, in effetti a quel tempo scrive che cerca “un mondo in cui le cose svaniscano come fumo di fronte alla nuova cultura artistica. L’ arte avanza verso la fine prestabilita della creazione, del dominio delle forme della natura”. All’interno dell’avanguardia russa si afferma anche un al-

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tro linguaggio, il Costruttivismo ( 1920), che ha origine negli esperimenti con materiali nello spazio di Tatlin, con influenze cubiste e futuriste. Questo movimento incide in modo radicale sull’opera dove forme astratte vengono utilizzate per creare strutture ispirate a macchinari tecnologici, sospese nello spazio, quasi come composizioni architettoniche. Tatlin intende radicalizzare le ricerche del Cubismo; gran parte delle sue costruzioni si è persa ed è stata ricostruita da vecchie fotografie. L’ artista sperimenta vari materiali (legno, fil di ferro, cartone, lastre metalliche) configurandoli in una serie di forme geometriche connesse tra loro con l’intenzione di creare un’arte priva di ogni illusionismo dando nuova forma al mondo esistente e opponendosi alle vecchie categorie della società borghese. L’arte, secondo la filosofia costruttivista, ha una funzione sociale e deve permeare l’intero ambiente che lo circonda piuttosto che essere patrimonio esclusivo della classe abbiente, numericamente limitata. Inizialmente questa concezione porta il gruppo a collaborare con il governo bolscevico. Le donne, a differenza del Futurismo italiano a cui in parte il costruttivismo si ispira, hanno un ruolo rilevante in quanto il movimento non è impregnato di filosofia nietzscheana ostile alla creatività femminile.

Vladimir Evgrafovič Tatlin


Innanzitutto la rivoluzione scuote la società russa fino alle radici più profonde e, di conseguenza, c’è una trasformazione che porta ad estendere i confini delle arti visive e le pratiche considerate territorio femminile, come il disegno su stoffa, sono valorizzate. Popova è un’eccellente designer tessile e nei suoi dipinti architettonici, con intrecci e interazioni di colori, si trova conferma della sua creatività. Oltre a Tatlin lavorano nel gruppo Rodcenko ed El Lissitskij, il primo dipinge una serie di tele ironiche nei confronti di Malevich, ad esempio “Nero su Nero” per poi dirigersi verso “composizioni spaziali” a cui seguono vere costruzioni tridimensionali, alcune appese al soffitto, anticipando le opere di Calder; il secondo è anche un importante saggista e realizza i “Proun” che definisce “ Stazione di transito dalla pittura all’architettura” fondendo principi suprematisti e costruttivisti. Egli intende creare un nuovo ambito artistico tra pittura e architettura. Durante questo periodo sviluppa uno stile fatto di astrazione, forme geometriche, e multiple prospettive. I Proun evolvono da quadri a vere proprie sculture tridimensionali. Negli stessi anni disegna “ La storia di due quadrati”, pubblicata dal neoplasticista Van Doesburg, una storia simbolica ambientata in un cerchio rosso (la terra), i cui protagonisti sono un quadrato rosso e uno nero in lotta contro il caos, rappresentato da un insieme confuso di figure geometriche.

E’ da segnalare anche il movimento del Raggismo (19121916) che si fa strada con un manifesto in cui teorizza la dinamica della luce in ogni direzione, sostenuta dalla forza del colore. I raggi luminosi convergono, si intrecciano e danno origine a una pittura di movimento. Il Raggismo, infatti si inserisce in quella tendenza a rendere il movimento piuttosto che la stasi, considerando che tutto il nostro essere muta continuamente in modo irreversibile, che tutto in noi e fuori di noi si trasforma inarrestabilmente. E’ un gruppo che non ha una vasta diffusione al di fuori dei confini russi e che si appoggia sulle tradizioni locali. Ne fanno parte Larionov, il teorico, e Goncharova. Nel manifesto di Larionov si legge: “ Lo stile raggista mira alle forme spaziali che possono derivare dall’intersecazione di raggi emessi dai vari oggetti, quali vengono rilevati dalla volontà dell’artista. (…) Il raggio viene convenzionalmente raffigurato in piano con una linea di colore”. La poliedrica Goncharova, pittrice, costumista, illustratrice, frequenta la scuola moscovita di pittura, scultura, architettura, e attraversa l’esperienza del cubofuturismo per approdare al Raggismo con il marito Larionov. Anche le sue opere sono dapprima ispirate all’arte popolare russa. Durante il periodo raggista le sue opere filtrano il reale attraverso frecce di luce che costruiscono il quadro rinviando fortemente all’atmosfera futurista.

Tatlin, Tower - Il sasso nello stagno di AnGre - WordPress.com325 × 432

Vladimir Tatlin Model for Monument for the 3rd International, 1919–1920, rekonstruction 1968/1976© Vladimir Tatlin. Photo: Moderna Museet/Albin Dahlström

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Gatti di Natalia Goncharova

Famoso è il suo dipinto “Green forest” (Foresta verde, 1911). Il terzo filone dell’Astrattismo, l’olandese, si ispira principalmente a Mondrian e a Van Doesburg che danno vita ad un A. più razionale che si basa sulla purezza della forma (Neoplasticismo o De Stijl, “ Lo stile”) legato allo spirito calvinista olandese. Il termine Neoplasticismo compare per la prima volta nel 1917 con la pubblicazione del primo numero della rivista De Stijl fondata da Van Doesburg. L’A. Geometrico esclude la rappresentazione figurativa e le linee curve come sovrastrutture decorative, accetta solo linee e segmenti retti. Il suo scopo è di natura filosofica, ossia raggiungere utopisticamente un equilibrio e un’armonia non solo nell’arte ma anche nella società per arrivare in qualche modo a riflettere il mistero e l’ordine dell’universo attraverso un nuovo modo di vedere il materiale e lo spirituale.

Foresta: Composizione di Rayonista Illustrazione di Natalia Goncharova

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Natal’ja Sergeevna Gončarova

La pittura deve realizzare la liberazione della forma naturale dalle sovrastrutture espressive basando tutto sugli elementi base della linea del piano e dei colori primari tramite rettangoli ritmici e blocchi cromatici spaziali. Mondrian si interessa al cubismo tentando una sua strada verso l’astrazione intesa a sfruttare i rapporti spaziali con zone dipinte a colori alternate ad altre prive di colore. In gioventù aderisce alla Società Teosofica che crede che l’arte debba mirare all’ordine, armonia, chiarezza, secondo precise leggi universali. La sua evoluzione artistica lo spinge, attraverso esperienze fauve e simboliste, a sperimentare varie tecniche legate a pochi temi: il faro, le dune, gli alberi. Quindi inizia un’operazione progressiva di semplificazione delle forme fino ad arrivare ad una griglia schematica in cui l’elemento figurativo scompare. Al termine del processo astrattivo compaiono le opere neoplastiche puramente non oggettive composte in prevalenza da linee, quadrati, colori primari. Continua, a partire dagli anni venti, a evolvere verso uno stile austero semplificando sempre di più. Van Doesburg intanto elabora una radicale correzione del Neoplasticismo: il nuovo modo di dipingere viene chiamato Concretismo e consente l’uso della diagonale per esprimere il dinamismo, inoltre abbraccia tutte le forme di pittura geometrica purché in opposizione ai vari movimenti dell’A. Lirico: L’utopia è creare un

Piet Mondrian, Molo e oceano, 1915


Piet Mondrian - Broadway Boogie-Woogie (1942-43)

Piet Mondrian - Broadway Boogie-Woogie (1942-43)

linguaggio universale basato in parte sul rifiuto degli eccessi decorativi dell’Art Nouveau. Nel 1920 il movimento si allarga ad altri campi artistici allo scopo di promuovere le idee oltre frontiera e raggiunge numerosi artisti come Herbin, Arp e il cineasta Richter. Herbin, pittore francese, studia in particolare il rapporto tra le diverse forme e lo spazio colorati ed elabora un saggio in cui trascrive le leggi di una grammatica plastica formulando con grande chiarezza corrispondenze tra colori, vocali, consonanti, note musicali (L’arte non figurativa non oggettiva). Nel 1931 entra a far parte del gruppo Abstraction-Creation. Arp, dadaista con influssi surrealistici; in quegli anni si avvia verso l’astrattismo e si dedica per lo più alla scultura con diversi materiali e forme dai volumi essenziali. Nello stesso periodo Richter, artista tedesco, si pone il problema del rapporto tra pittura e cinema. Partendo da esperienze pittoriche astratte fa i primi tentativi di ricerca di un cinema di orientamento astratto. Con queste opere basate sull’animazione di quadrati e rettangoli rovescia i concetti spazio temporali articolando il tempo e orchestrando la forma. Nel frattempo , proprio nel 1931, anno di morte di Van Doesburg, .il Neoplasticismo si scioglie. Herbin fonda il gruppo, già nominato, Abstraction-Creation e anche Mondrian vi aderisce. Altre correnti artistiche del primo Novecento, prossime all’A., sono da ricordare: il Vorticismo inglese e l’Orfismo francese. Nel 1913 in Inghilterra il Vorticismo vuole esprimere, nella sua raffigurazione di forme a vortice, energia e forza inserendo movimento e dinamismo. L’avanguardia britannica cerca di rompere l’isolamento provocato dalla tradizione con un vortice di nuova energia, tra euforia tecnologica e ricercatezza cromatica. Di questa risposta inglese ai cambiamenti in atto va ricordato il suo significativo rappresentante Bomberg, pittore e scultore di origine polacca, che sviluppa una poetica astratta con un linguaggio spigoloso, duro, con giochi di luce che tendono all’astrazione totale. Via via si libera dalla figuratività per giungere ad una personale interpretazione del Futurismo, dominata da ritmi obliqui e colori contrastanti. Nella scultura si impone

il vorticista Brzska che, in seguito ad un processo astrattivo, interpreta lo slancio vitale della materia fatta vivere di spiritualità e rielabora, con vena tipicamente nordica, un linguaggio che influisce, negli anni a venire, sul grande scultore Moore. Nel 1910 in Francia si forma una corrente pittorica con influenze cubiste: l’Orfismo. Si tratta di una pittura fortemente evocativa che tende a realizzare un’immagine di tendenza astratta tramite rapporti ritmici fra luce, colore, movimento; quest’ultimo è una forza dinamica ad andamento rotatorio. I principali esponenti sono e Kupka. Delaunay, francese, si occupa dei contrasti di colore in cui il motivo centrale è la luce all’interno di un dipingere dal carattere libero e giocoso.

Sonia Delaunay, Rythme, 1938, oil on canvas, 182 x 149 cm,

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František Kupka, Katedrala, 1912–13

Giacomo Balla - Forze di paesaggio cocomero (1917-1918) tempera su carta intelata

Nel 1912 inizia le sue prime opere astratte , in particolare “Disco simultaneo” dove l’alternarsi dei colori dà dinamismo alle forme. Concepisce il motivo circolare come potenza cosmica, il cerchio come forma perfetta, rimanda all’intero universo, dagli atomi ai pianeti, come un tutto ben ordinato. Cerca di rappresentare l’essenza del cosmo e la sua influenza chiave riguarda l’uso coraggioso del colore e una continua profonda ricerca. La moglie, Sonia Delaunay, si impegna per portare l’orfismo oltre i confini della pittura con creazioni astratte di carta e tessuto, stoffe a contrasti

simultanei, arazzi. A tale fine scrive”L’ influenza della pittura sulla moda”. Nel 1919 si forma un’associazione francese che dura solo un anno. L’obiettivo di questo gruppo di artisti è quello di riunire, a livello internazionale, pittori,scultori, architetti, per opporsi al surrealismo. E’ guidato da principi idealistici e raccoglie molti artisti astratti (Kandinskij, Mondrian, Arp,..) che nel 1931 danno vita a un altro movimento: “Abstraction-Creation. Infatti, dopo gli anni trenta gli Astrattismi delle prime avanguardie entrano in una nuova fase di sviluppo. Abstraction-Creation, già nominato, nasce a Parigi, a quel tempo al centro del mondo artistico, per sostenere l’Arte non figurativa in tutte le sue tendenze mediante esposizioni che si tengono regolarmente dal 1931 al 1936 e con la pubblicazione di cinque volumi dal titolo omonimo. E’ pertanto un gruppo misto al quale partecipa, fra gli altri, un bravo artista boemo interessato alla teosofia, al simbolismo e alla filosofia orientale: Kupka. Del 1910 sono le sue prime opere astratte di impressionante esuberanza cromatica; la sua poetica mira a raggiungere, al di là delle apparenze, una realtà di carattere filosofico e spiritualista. Negli anni trenta anche in Italia, con un certo ritardo rispetto agli altri paesi più avanzati sulla via dell’industrializzazione, si afferma un A. molto originale che ha come centro la Lombardia, con uno scambio vivace tra Milano e Como, due realtà innovative dove si fa ricerca con freschezza inventiva e nuovi studi sul colore. Tuttavia va ricordato che le prime rappresentazioni italiane di opere staccate dalla rappresentazione risalgono agli inizi del Novecento con alcune visionarie pitture di Romani a Milano, seguite da tele futuriste di Pannaggi e Balla, quest’ultimo con una serie di quadri denominati “ Compenetrazioni iridescenti”. Non sono opere veramente astratte, semmai un tentativo di fissare le forze della natura. Per quanto riguarda Romani la sua pittura di movimento del Futurismo: l’artista non abbandona del tutto la raffigurazione degli oggetti che sono visti come attraverso una lente di un caleidoscopio o come solidi tridimensionali che non sono altro che giocattoli o

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meccanismi ingranditi. A quel tempo l’astrattista italiano Magnelli non lavora in Italia bensì nel centro chiave dell’arte, Parigi (1915). Pertanto è solo intorno agli anni trenta lombardi che si elaborano le prime opere di un’arte non oggettiva in rapporto con il dibattito delle avanguardie fuori dai confini nazionali. Presso i pittori Rho e Radice circolano i testi del Bahaus e Rho a Como dipinge campiture geometriche di colore, nitide come cristalli, ma al co ntrario della freddezza cristallina, pervase da un calore che manca ai suprematisti russi come Malevic. Anche Radice e Terragni (architetto) ricercano forme nuove, originalissime, con un astrattismo geometrico puro. Tuttavia è a Milano alla galleria “Il Milione” che si costituisce il ritrovo di un gruppo eterogeneo che aspira a realizzare un’arte simbolo di un nuovo ordine privo di fini illustrativi. Tra gli artisti del gruppo si ricordano Reggiani, che costruisce masse geometriche partendo da linee oblique, Licini che realizza una sintesi di forme particolari e coloratissime, Veronesi che inizia all’epoca la sua personale ricerca nell’ambito dell’astrattismo geometrico. In seguito Veronesi, a Parigi, sviluppa la sua poetica interessandosi alla creazione di una polidimensionalità dell’arte; intende cioè un progetto globale approfondendo la sperimentazione sui rapporti matematici delle note musicali traducendoli in rapporti tonali dei colori. Crea così

Licini / Press Release

numerose trasposizioni cromatiche di partiture musicali. L’immediato dopoguerra, sempre in Italia, vede giovani artisti muoversi per aprire nuovi spazi artistici assegnandosi dapprima il nome di Secessione Artistica Italiana e successivamente Fronte Nuovo delle Arti (1946-1950), di natura eterogenea. Vi si ritrovano, fra gli altri, Vedova, Birolli, Morlotti. Le opere di Vedova evolvono, a partire da un neocubismo delle “ Geometrie nere” a una pittura in cui è espressa una gestualità romanticamente automatica astratta ritrovandosi in quella fascia di informale-astratto centrale negli anni cinquanta. I lavori di Birolli partono da esperienze postcubiste per svilupparsi poi verso una forma di lirismo astratto mentre Morlotti entra ben presto in una fase informale producendo opere capitali a livello europeo (l’informale sostituisce il gesto alla forma presente ancora nel puro astrattismo). Forma 1 si costituisce in un’ Italia divisa tra astrattismo e realismo, dentro un contesto di apertura internazionale, e si presenta con un manifesto formalista (1947) che teorizza un’arte strutturata ma non realistica, che dà importanza alla forma e al segno nel loro significato essenziale, eliminando dall’opera ogni pretesa simbolista o psicologica. Si cerca cioè un’arte basata sulle intuizioni, dell’artista rappresentata in modo oggettivo,

Luigi Veronesi

Alberto Magnelli, Presque rapide, 1937, olio su tela, 114x162 cm

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Carla Accardi - Blu di Prussia - Acrilico su tela

Giulio Turcato - Arcipelago di mute trasparenze

che divengono immagini concrete di forma-colore al di fuori di ogni astrazione formale. Si ritrovano Accardi, Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Perilli, San Filippo e Turcato. Il gruppo si scioglie nel 1951 e ognuno sviluppa una sua poetica; alcuni tornano al figurativo mentre il linguaggio astratto viene proseguito specialmente da Accardi, ricercatrice e sperimentatrice. La sua poetica è legata al segno-colore con tendenze materiche e informali. La pittrice porta avanti una riduzione cromatica e segnica e nel 1955 frequenta il MAC (Movimento Arte Concreta) e in seguito, a Parigi, incontra Magnelli. Seguono varie fasi che si possono chiamare automatismo segnico (1960), uscita dalla dimensione del quadro (1965), ritorno a schemi geometrici su grandi tele, “Lenzuoli” (1970), sperimentazioni di materiali negli anni successivi. Quando esce dal quadro coinvolgendo lo spazio usa vernici fluorescenti su supporti plastici e influenzerà l’arte povera. Nelle sue ricerche sulla materia utilizza anche tele grezze con segni neri. Il suo segno, che rimanda al primordiale, è possente.

niato sulla consapevolezza di vivere un momento di mutazione radicale. Il gruppo si scioglie presto (1950-1951) e ciascuno avvia il suo percorso all’interno dell’arte non figurativa. Restando ancora in Italia si ricorda lo Spazialismo (1946) che costituisce un aspetto tipico dell’astrattismo italiano. Nasce dall’intuizione di Fontana che, partendo dal “Manifesto bianco” (1946- Buenos Aires: “ …la conoscenza sperimentale ormai sostituisce quella immaginativa..”) teorizza un nuovo rapporto tra luce, spazio, tela, sino ad arrivare al gesto rivoluzionario del taglio. Tra gli spazialisti si annoverano Dova in una fase della sua poetica, De Luigi che esplora la possibilità di creare scintille di luce sulla tela con la tecnica del frottage, e Crippa che crea fantasmagoriche “Spirali” che ricordano orbite atomiche trasposte sulla superficie del quadri. Gasparini studia il contrasto tra fondo monocromo e movimento gestuale di un segno definito facendo pensare al confronto-scontro di piani di percezione. Il Movimento Arte Concreta ( MAC -1948-1958), già accennato, ha come concetto di fondo l’idea di un’arte non figurativa che attinge a forme, linee, colori, autonomamente elaborati dalla personale immaginazione e non ottenuti da processi di astrazione delle immagini della natura. Si cercano forme pure primordiali in opposizione con il compositivismo geometrizzante basato sul calcolo. Oltre Dorfles, il teorico, vanno segnalati gli astrattisti italiani Dorazio, Munari, Soldati.

Alberto Burri

Nel primo dopoguerra, in un contesto di cambiamento, sorge anche il Gruppo Origine a cui aderiscono Ballocco, Burri, Capogrossi, Colla. Il manifesto del gruppo definisce un programma di rinnovamento e impegno umano, imper-

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Piero Dorazio - Dorotheum


Soffermando ancora l’attenzione sull’Italia, pur scrivendo di un fenomeno artistico di portata europea, si registra negli anni cinquanta l’Informale. Si tratta di superare l’Astrattismo geometrico con l’introduzio ne del gesto e la scomparsa della forma: è vera radicalizzazione dell’arte astratta.

Emilio Vedova - Il toro aveva il cuore in alto , 1947 - 1951 , oil on canvas , 132 x 95

Un’ulteriore evoluzione dell’A. in Italia si ha negli anni sessanta ( Arte Cinetica e Programmata) con ricerche relative alle illusioni ottiche e al tentativo di dare all’arte un ruolo attivo, capace di interagire con lo spettatore tramite immagini cangianti a seconda dei movimenti di chi osserva o del quadro stesso, mosso dal vento o da motorini. tra gli esponenti del gruppo sono da ricordare Colombo che si dedica alle illusioni ottiche della prospettiva, Biasi che esplora la possibilità di dare all’opera immagini cangianti, e Alviani. che crea le “Superfici a testura vibratile” sfruttando i riflessi dell’alluminio.

Lucio Fontana - concetto spaziale

Molti artisti italiani, sulla scia di quanto avviene fuori confine, sviluppano un processo creativo in cui il colore è liberamente portato sulla tela. Si ricordano l’evoluzione pittorica di Vedova, Basaldella, Dorazio, Turcato, Scialoja, Scanavino, Parmeggiani, Perilli, Chighine, Moreni, Novelli,.. A fine anni cinquanta l’informale degenera nella pittura industriale con Gallizio come reazione con un azzeramento, riportando la purezza del bianco sulla tela che viene estroflessa con piegature, chiodi, secondo schemi freddi e ragionati, tesi a ricreare un nuovo modo di ottenere un’immagine di bellezza, disegnata dalla luce sulle superfici pittoriche. Tra gli artefici di questo cambiamento sono da segnalare Manzoni, Castellani, Bonalumi.

Negli anni settanta con la Pittura Analitica l’arte diventa indagine di se stessa e perde la referenzialità che la lega all’espressività dell’astrattismo e al significato sotteso dell’Arte Concettuale. Quest’ultima vuole comunicare le idee legandosi a temi politici, di filosofia, di linguaggio, di argomenti di attualità, di psicanalisi. In Italia Paolini è un artista concettuale che lavora sugli stessi strumenti artistici. Si tratta però di un allontanamento estremo dal“fare pittura”.

Afro Basaldella - Il ponte (1968)

Enrico Castellani - Superficie Blu , 2009 , acrilico su tela

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Negli anni ottanta, con il “ritorno alla pittura”, riemergono i filoni artistici trascurati negli anni settanta. Tra gli artisti italiani contemporanei che rimandano all’arte astratta e alle sue evoluzioni sono senz’altro da ricordare Ruggeri, Saroni, Soffiantino, ciascuno con un peculiare linguaggio pur avendo in comune il riferimento al secondo periodo dell’ Espressionismo Astratto, versione americana dell’ informale europeo. Tra gli altri si segnalano Aimone, Mantovani, Billetto, Surbone, Campanella, Cordero, Garelli... La poetica di Ruggeri è una miscela di natura-mistero-poesia che va oltre l’informale (informale naturalistico) manifestandosi in splendide composizioni cromatiche. Anche Saroni è esponente del cosiddetto informale naturalistico rinnovando la sua poetica che centra la sua attenzione sul “decifrare l’invisibile”. Soffiantino è anche un maestro dell’arte incisoria.

Aimone nel suo articolato percorso tra figurazione e astrazione si gioca una rigorosa ricerca sperimentale. Gestualità e colore nelle sue tele astratte diventano il modo per stabilire un equilibrio sempre in tensione; la qualità della pittura, la divisione dello spazio, il rapporto tra segno, materia, colore, il dinamismo, sono elementi del suo linguaggio. Billetto, nella sua attuale stagione pittorica, elabora complesse composizioni “musicali”, occupando ritmicamente lo spazio e dipingendo infinite variazioni e vibrazioni.

Riccardo Cordero - Museo Universidad, Alicante, Spagna, 2007

Giacomo soffiantino - senza titolo

Partendo da un’idea, sotto l’impulso dell’emozione, grazie all’ingegno e servendosi di una manualità raffinata, lascia un segno che si trasforma in arte. L’accesso alla poetica di Soffiantino, sostenuta da un’eccezionale abilità tecnica, è come “ entrare in un bosco e scoprirne la brulicante vita attraverso l’impalpabile schermo di una ragnatela che ordisce trame leggere...un ordine mentale e poetico nell’immaginifica griglia intessuta di segni”(Testori).

Mantovani afferma: quando sono astratto le forme tendono ad assumere aspetti e attributi “organici”, come un corpo vitale....mi piacciono le impostazioni geometriche, mi seducono le ripetizioni, ma per trovare differenze nell’’apparentemente identico. Surbone si muove tra evocazione ed astrazione “concreta” per tentare di arrivare a una perfetta integrazione di forme, colori, materie, mobili e integrati nello spazio aperto.

Nino Aimone - Le Voleur Ii

Mario Surbone - tempera su cartone cm 70x70

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Piero Ruggeri - senza titolo

Per Campanella la tela diventa veicolo di contenuti del suo mondo interiore; le increspature della natura ispida della materia, le inestetiche asperità ed imperfezioni del colore, raccontano la sua storia, colgono i molti aspetti esperienziali e relazionali dell’uomo. Cordero approda alla costruzione di sculture come strutture nuove per la loro determinatezza fisica e segnica su scala ambientale e per la capacità di attivare lo spazio con la sua forma plastica. Riconsiderando l’evoluzione dell’A. nel contesto internazionale si può schematizzare gli sviluppi di correnti artistiche diversificati tra Europa e America. Per l’Europa il secondo dopoguerra rappresenta un periodo di spaesamento e di incertezza e l’artista percepisce la propria incapacità di far fronte a questa nuova emergenza; rompe così un ulteriore barriera, il rigore della forma astratta, per convogliare le sue emozioni, il suo stato d’animo, la sua storia in un nuovo rivolo cromatico, utilizzando i materiali più disparati. Gli artisti di questa tendenza danno origine a opere estremamente diverse, ma spesso caratterizzate da libere pennellate e decisi strati di colore nel segno dell’improvvisazione in modo che l’evento, svuotato da qualsiasi valore formale, si esaurisce nell’atto stesso della creazione. Con l’informale materico si ha la prevalenza della materia sulla forma. Fautrier dipinge una serie di quadri dal titolo “Ostaggi”. Nell’art brut, sostenuta da Dubuffet e realizzata da malati mentali, emarginati, si realizzano lavori con mezzi e materiali di genere insolito. Sono opere che attivano singolari modalità espressive, molte delle quali prive di figurazione. Burri, già citato, passa dall’astrattismo all’informale proponendo opere di singolare forza espressiva ricorrendo a materiali poveri: legni bruciati, vecchi sacchi di iuta, lamiere di plastica. In Tapies, catalano, il rapporto con la concretezza della materia è intenso: le sue composizioni, che inglobano oggetti reali, vestiti, impronte del corpo, sono una comunicazione diretta della realtà stessa con un linguaggio primordiale, fatto di segni base. Poichè le superfici rugose ed irregolari richiamano alla mente sensazioni di spiacevolezza mentre le superfici morbide e delicate inducono più facilmente sensazioni di serenità, l’artista, nella sua scelta e in quella degli accostamen-

ti di materie diverse, esprime la propria energia creatrice. L’ Informale Segnico è fatto di motivi e segni che si distinguono per i caratteri di scritture inventate, e in tendenza, per un netto rifiuto della forma. Tra gli artisti più significativi sono da citare l’italiano Capogrossi, già nominato, il francese Mathieu che nella pittura non vede la materia ma lo “spirito”, il francese Soulages che esplora in profondità le possibilità segniche della pittura e della luce. E ancora si ricorda il tedesco Wols che si affida alle vibrazioni delicate del segno. Contemporaneamente, nel dopoguerra si viene a creare un movimento, il primo prettamente americano, l’Espressionismo astratto, mentre il centro artistico si sposta da Parigi a New York.

Jean Dubuffet - Agili mani libere al salvataggio (1964)

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Arshile Gorky

Alla formazione della corrente partecipano gli artisti europei che si rifugiano negli Stati Uniti per sfuggire alle dittature in Europa. Diversi artisti europei in fuga appartengono all’area surrealista e astratta, in ogni caso fanno parte dell’arte non figurativa, con influenze cubiste e futuriste. Il primo periodo dell’Espressionismo astratto risente in particolare l’influsso del surreale e Gorky e Gottlieb ne sono un chiaro esempio. Più interessante è l’evoluzione del movimento che vede l’affermarsi di grande forza espressiva come in Rothko. Questo pittore dipinge campiture di colore intenso, dai bordi sfrangiati, apparentemente fluttuanti su uno sfondo chiaro; le masse occupano una porzione di spazio indistinta, benchè ridotta: non aderiscono perfettamente alla superficie della tela. C’è in questo processo un retaggio cubista. Per altri aspetti l’opera di Rothko è molto diversa da quanto si realizza in Europa. “ Il dipinto diventa uno schermo illuminato da una luce

scura, articolato su pochi campi di colore che si staccano dal fondo per poi ricadervi. Questi schermi di luce non hanno più niente in comune con i quadri racchiusi in una cornice: simboleggiano lo spazio grande, illimitato, universale che ci circonda. Soltanto il potere suggestivo, ipnotico del colore determina idea e contenuto”. (W. Haftmann”). Rothko afferma: “Non mi interessa il rapporto con il colore o la forma o qualsiasi altra cosa. Mi interessa soltanto esprimere le emozioni umane fondamentali: tragedia, estasi, fato avverso..”. Va ricordata, negli Stati Uniti, anche l’ Action Painting di Polloch, ottenuta tramite lo sgocciolamento del colore sulla tela. Intanto in Europa nel decennio successivo (1960) si ha un reazione agli eccessi a cui arriva l’informale e si afferma l’Arte Cinetica e Programmata che è stata oggetto di un interessante fenomeno di recupero nei primi anni del Duemila. Al centro c’è lo studio dei meccanismi della visione e l’aspirazione a una resa, in termini pittorici e plastici del dinamismo, dei fenomeni ottici e della luce.

Jakson Pollock - Number 8, 1949

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Mark Rothko

Il linguaggio è non figurativo ma si pone al di là di ogni movenza compositiva tipica dei vari astrattismi precedenti e contemporanei. L’intento è di superare la nozione tradizionale dell’arte come espressione e di puntare sul coinvolgimento dello spettatore non sul piano emozionale ma su quello percettivo e psicologico. Il precedente storico è rintracciabile nelle esperienze del Futurismo, Dadaismo, Costruttivismo, Neoplasticismo e scuola del Bahaus, le cui istanze sono rivitalizzate tramite una nuova relazione tra arte e tecnologia. Vasarely è il principale esponente del movimento; alla base sta la convinzione che la componente psicologica della percezione visiva non possa essere analizzata in modo scientifico come quella fisiologica in quanto è frutto delle esperienze e conoscenze complessive della persona. L’arte di Vasarely non è fredda e cerebrale dunque, ma purificata, impregnata di profonda spiritualità, organizzata e strutturata con grande ricchezza di invenzione. Nello stesso periodo in cui si afferma in Europa l’arte cinetica e programmata in America si sviluppa il Minimalismo, corrente artistica astratta che consiste in semplici


forme geometriche dal colore puro: il concetto di fondo è autorefenziale, ossia “l’arte per l’arte”. Il contesto in cui può svilupparsi il Minimalismo è dovuto all’emancipazione dall’arte europea dell’astrattismo americano. Si fa strada un cambiamento nella produzione artistica e nel modo di concepire e percepire la pittura. A conferma di ciò basta accostarsi ai più noti dei suoi esponenti. In pittura Stella realizza quadri privi di cornice consistenti in strisce nere parallele divise da sottili linee bianche: vuole una nuova pittura impersonale di carattere oggettuale e di impatto diretto il cui processo di realizzazione sia subito evidente e in opposizione assoluta a quello espressionista astratto. Ryman invece copre di pennellate bianche delle tele quadrate; Newman realizza quadri con grandi campiture di colore sulle tele scandite solo da qualche banda verticale di altro colore; Rauschemberg propone tele tutte bianche allo stesso tempo concettuali e minimaliste. L’arte americana percorre la sua strada imponendosi sul mercato e spostando decisamente il baricentro artistico da Parigi agli Stati Uniti. Arrivando all’oggi, alla fine del secondo millennio, dentro un complicato presente percorso da sconvolgimenti epocali, velocità vertiginose dei ritmi di vita, esodi migratori, accelerazioni nelle scoperte scientifiche, innovazioni sociali e artistiche nel segno di un’alta tecnologia, è da chiedersi quali siano le vie dell’arte e come si coniughino con l’insopprimibile bisogno di bellezza, comunicazione, creatività dell’uomo.

Franz Kline -‘Vawdavitch’, 1955

“...non è l’ortodossia materiale e operativa che ci interessa difendere, invece la persistenza di un certo tipo di sensibilità che caratterizza la pittura e che forse è riconoscibile anche in altri linguaggi visivi, i quali infatti utilizzano i repertori depositati della pittura, come senza complessi la pittura dialoga con gli altri linguaggi attingendovi linfa nuova e riconoscendovi ulteriori occasioni” (P. Mantovani). testo a cura di GIOVANNA ARANCIO

Robert Rauschenbeerg - Combines

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NINO AIMONE

Nino Aimone e il disegno..-.2012

- (..) È nei disegni che si rende specialmente evidente una delle qualità più tipiche del l’invenzione di Nino, l’ironia. Che consiste nella capacità di “ interrogare “ e quindi smontare e rimontare a prova i meccanismi della realtà (segnalo, ad esempio, i disegni di animali morti e vivi che attraversano tutta la produzione) e della realtà in immagine ( segnalo l’uso anomalo del modello cubista), specialmente quando si applica al tema del teschio, o quando illustra storie di aggregazione e disgregazione ( allora mi sovviene lo scrittore Calvino, che dedicò a Nino una bella pagina, più di qualsiasi pittore), i meccanismi dell ‘immagine colta nella sua concretezza di struttura, non raramente rimescolando i diversi piani della realtà: la realtà fenomenica, la realtà concettuale, la realtà del linguaggio. È proprio nel disegno che l’esigenza di risolvere ogni parte e di capire ogni nesso raggiungono il massimo della chiarezza, della imtensità e perchè no? Del divertimento. Al di fuori dei generi, si può che Aimone, è prima di tutto un disegnatore. Non è un caso che nella gran messe di disegni - diverse centinaia- accada di incontrare di grandi dimensioni, tecnicamente e concettualmente tanto complessi da far dubitare all’artista stesso se collocarli nel catalogo dei dipinti. - Scritto dallo stesso artista Nino Aimone - (..) Quando comincio un lavoro, non

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ho mai in mente un’immagine compiuta, ma parto da un’idea momentanea, una sensazione, un gesto. Questo primo segno, che spesso ha una componente di aggressività o di violenza, divide lo spazio portandolo dalla superficie piatta in profondità e segnando quindi la traccia da seguire (ironica, atmosferica, tragica, etc). A questo punto si mette in moto un processo quasi automatico, un dialogo istintivo tra sensazioni interiori ed è citazioni da parte sia dell’immagine stessa sia del tipo di supporto e di strumento che uso Fin quando la linea scorre istintivamente, la lascio andare. Nel momento in cui si interrompe il processo naturale, interviene un ripensamento su questa prima fase. Da cui scatta un secondo percorso “automatico”, che però tiene conto di quello che avviene in precedenza, (..) La difficoltà sta nel fatto che devo unire sempre di nuovo la mia componente razionale, più mentale, con l’altra più istintiva ed emozionale. Questa apparente contraddizione tra rigore e istinto porta spesso ad un movimento centrifugo dell’immagine, ccentuato dalle diagonali e dai triangoli che evocano un certo senso di disagio ello spettatore. Questi stimoli conducono l’osservatore ad una posizione più ritica e meno passiva, lasciando gli aperta la possibilità di interpretazione. (..) - Riduzioni: G. Arancio


FRANCESCO PREVERINO

Il luogo dei miei pensieri - 2012 - cm 200 x 200 t.m. su tela

Torso- 2010 - cm 60 x 46- t.m. su carta

…” Questo modo di dipingere è un modo di essere, perché Preverino sente il bisogno,l’urgenza, di andare a lavorare in studio tutti i giorni, come un pianista che deve quotidianamente suonare ed esercitarsi col suo strumento, o come dello scrittore si dice“Nulla dies sine linea”. Questa sua laboriosità e costante ricerca s’esprime non solo in una produzione vastissima e ricchissima,ma trova una cifra nel fatto che lui mantiene nel corso degli anni sempre lo stesso stile e linguaggio. Astratto, nel vero senso etimologico della parola, di chi as-trae della realtà lo spunto per dipingere…”

Lampedusa - 2013 - tecnica mista e riporti ferrosi su carta - cm 100 x 70

Il bosco - 2010 - cm 60 x 68 x 69h - bozzetto ligneo

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MARIO SURBONE

Inciso Ar - 1970 - spray su cartone - cm 50x60t

Sono nato nel 1932 a Treville presso Casale, luogo al quale sono tuttora profondamente legato. All’Accademia Albertina sono stato allievo di Felice Casorati. Lunghi soggiorni a Parigi sul finire dei Cinquanta e l’inizio dei Sessanta mi hanno permesso di confrontarmi con la varietà delle proposte artistiche del momento. Le mie scelte sono peraltro guidate dall’intuizione più che dalla razionalità programmatica, dall’esigenza di mettere a fuoco una immagine dove il rigore costruttivo si coniughi con un altrettando fondamentale rapporto con la realtà visibile e visionaria. Così, attraversando esperienze apparentemente o forse davvero contraddittorie, mai troppo condizionate da ragioni o modelli esterni, mi muovo tra compromessa evocazione e astrazione ”concreta”. Gli “Incisi” fra ’68 e ’78, che rappresentano il momento di più spinta semplificazione e purezza, lontano dalle tentazioni pittoricistiche e dalla gestualità espressiva che avevano alimentato il precedente lavoro, non costituiscono l’approdo ultimo e definitivo (del resto, anche negli “Incisi” tento di mettere idee, particolari esperienze, fatti per me vitali). La stagione successiva, che tuttora prosegue, rimette in circolo la totalità delle esperienze elaborate sul piano formale e specialmente i contenuti emotivi che intimamente mi appartengono. I lavori che qui espongo esemplificano la mia ultima produzione: mi piacerebbe vi fosse riconoscibile, nella apparente elementarità dell’immagine, la complicazione dei percorsi operativi per arrivare, non senza prove e riprove empiricamente condotte, ad una “perfetta” integrazione di forme, colori, materie, mobili e, per così dire integrati nello spazio aperto

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PINO MANTOVANI

Sono nato nel 1943, mi sono diplomato nel 1967 all’Accademia Albertina con Paulucci e Davico. Nello stesso anno mi sono laureato in Lettere moderne e ho cominciato subito ad insegnare, per mia fortuna non materie “artistiche” - non avrei saputo che cosa insegnare - mentre alcuni colleghi, per esempio Piero Ruggeri e Gino Gorza, usavano metodi differentissimi ma assai efficaci. Essere docente di storia dell’arte mi ha permesso di allargare i repertori di riferimento e di ““pensare” criticamente la pittura che mi interessava fare. Cerco di costruire “figure”, che possono rappresentare forme riconoscibili nella esperienza quotidiana, oppure presentare forme che sono solo se stesse, per esempio di riferimento geometrico (elementare imperfetta geometria). Ma quando sono “figurativo” non mi interessa imitare le

Il filo - 1978 - tempera su tela - cm 170x95

apparenze con particolare diligenza, semmai mettermi a confronto con altri che hanno affrontato lo stesso problema risolvendolo in tanti modi: come a dire che la “realtà” è per me quella dell’immagine , della storia dell’immagine; quando sono “astratto”, le forme tendono ad assumere aspetto e attributi “organici”: come un corpo vitale, cioé capace di alludere ad aspetti della realtà sensibile, quindi destinato a prossima fine. Mi pacciono le impostazioni simmetriche, ma per dimostrare che non ci sono forme identiche; mi seducono le ripetizioni, ma per trovare differenze nell’apparentemente identico. Il massimo, per me, sarebbe rappresentare echi e ombre, labili, tanto più quando il corpo sembra robusto ed elastico, una tela di sacco destinata nel tempo a sbriciolarsi

Paesaggio 1 - 1984 - tempera su tela - cm 150x150

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ALFREDO BILLETTO

Sono nato nel 1932 a Torino, dove prevalentemente vivo e lavoro. Dopo l’Accademia Libera di Belle Arti nell’immediato dopoguerra (vi insegnavano, fra gli altri, Domenico Buratti, Carlo Terzolo, Mario Giansone, Armando Testa), la mia formazione si compie frequentando gli studi di Cesare Maggi, e Felice Casorati. Ho soggiornato per lunghi periodi all’estero , in Spagna Olanda Africa e in Francia dove tuttora mi reco spesso. In tutti i paesi toccati mi sono inserito culturalmente con il mio lavoro. In una delle ultime personali, il sottotitolo concordato con i presentatori Marco Rosci e Pino Mantovani recita:” L’ordine del sensibile, una proposta classica nella tradizione dell’avanguardia”. In effetti, sono queste le caratteristiche del mio impegno, che si sviluppa sulle basi delle avanguardie storiche del ‘900, in particolare Cubismo ed Espressionismo, elaborate

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nella direzione di un costante interesse per le forme limpide e ben strutturate. Nella mia pittura, la memoria del visibile si risolve in una meditata sintesi di spazioluce-colore. Se già nel ‘65 Mario De Micheli scriveva: ”Billetto rifiuta l’ambiguità, rifiuta l’approssimazione”, è però vero che non mi isolo ma vivo intensamente l’attuale stagione, traendone occasione per riflettere, “oggi e con le forme di oggi“ sulla mia profonda, connaturata esigenza di chiarezza, di lucidità formale ed etica, riuscendo senza contraddizione così a raccontare (sul filo di un dichiarato impegno civile), come a elaborare complesse composizioni “musicali”. Parte non minore della mia attività, la grafica e la scultura: modi diversi di occupare ritmicamente lo spazio, di disegnarne infinite variazioni e vibrazioni.


ANGELO MAGGIA

“Maggia è davvero un maestro nel catturare una infinita gamma di sfumature – dice di lui lo scrittore Armando D’Amaro, che è anche un grande esperto d’arte e gallerista – la sua ispirazione parte dalla luce mutevole dell’alta montagna, tersa e pulita. La stessa sensazione che si prova nell’ammirare i suoi quadri perfetti nell’esecuzione dove la protagonista è sempre la luce”. Maggia, che ha alle spalle una serie notevole di personali nelle principali gallerie italiane, ha sempre avuto due grandi passioni la pittura e la montagna. “La sua lunga carriera – aggiunge D’Amaro – ha preso il via negli anni Cinquanta a Torino, grazie alle prime mostre organizzate dal famoso critico e promotore culturale Luigi Carluccio”. Gli anni Sessanta furono per lui molto produttivi: percorse l’ Italia per esporre a Bologna (alla celebre “Roccaforte degli astratti”), a Venezia (Galleria “Il Traghetto), Firenze

(Galleria “La Scala”), Agrigento (Galleria “Il Punto”). Ma sentiamo lo stesso artista: “Ho splendidi ricordi della Sicilia, dove ad Agrigento nel 1965, conobbi Albano Rossi con il quale iniziò un serrato scambio epistolare. A Sciacca vinsi il premio “Il chiodino d’oro”, poi un turbine di personali, a Torino, Milano, Napoli, Brescia, Torre Pellice, Cuneo, Aosta”. La grandezza di Maggia venne riconosciuta dalla critica già a partire proprio dagli anni Sessanta, anche se la consacrazione avverrà solo con la Quadriennale di Roma del 1965. Ma la mostra che gli ha dato più gioia è del 1992, quasi una grande retrospettiva nella Torre dei Signori di Porta S. Orso: “E’ stata la personale – dice lo stesso Maggia – che mi ha dato più soddisfazione e lì ho capito di aver fatto breccia anche nei critici più ostici”. La mostra dal titolo “Intatto e Assoluto” fu una delle più importanti del 1992 in Italia.

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ITALO ZOPOLO

L4- 1992 - tecnica mista su tela - cm 80x80

L’urlo, incontenibile, disperato, irrefrenabile valvola di sfogo per il caotico, ribollente calderone di eccitazioni, emozioni del nostro inconscio mondo psichico è il prototipo di ogni forma di comunicazione, la rottura di ogni imbrigliamento convenzionale. Noi l’abbiamo udito in alcune opere di Zopolo. La sua eco riverberante è fisicamente percepibile in quelle tele dove tra i corrugamenti e le asperità materiche s’intravvedono ferite ancora beanti che a fatica stentano a rimarginarsi. Sussurri e grida emergono tra le pietre riarse, tra le croste dissecate, tra le terre calcinate. La tellurica magmatica vampa infuocata con ignee deflagrazioni ha liberato energetiche tensioni che per una sorta di germinazione di panica naturalità lascia le sue tracce pietrificando

la luce in un dialogo cosmico e plastico. In altre opere, pennellate decise, vigorose senza ripensamenti, annullano vaste campiture di colore e si caricano di valenze arcane che si situano e si espandono nelle regioni profonde e oscure dell’inconscio, negli insondabili meandri della mente. Il gesto lapidario dell’artista subisce in questo modo, un processo di cristallizzazione e testimonia in modo imperituro l’attività fisica di Zopolo nel contatto con il materiale pittorico che rimanda per le sue suggestioni alle intenzioni della poetica del movimento concettuale. Le immagini acquistano l’efficacia di segnali: talvolta dotati di un carattere simbolico, spesso di una forza corrosiva e sediziosa. Giovanni Cordero

L7- 1991 - tecnica mista su tela - cm 80x80

L2- 1992 - tecnica mista su tela - cm 80x80

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ENZO BRISCESE Contatti enzobriscese6@gmail.com tel. 347.99 39 710

Torino Olimpica - 2006 - tecnica mista su tela

La poetica di Briscese affronta i temi legati al paesaggio urbano in cui vive, al suo studio inteso come fertile luogo di lavoro, più raramente a qualche personaggio capace di evocare forti suggestioni. E’ infatti l’emozione con le sue diverse sfaccettature, positive o negative a seconda dei casi, a costituire il fulcro del dipingere. Le sensazioni catturano, interpretano e guidano il racconto visivo, lasciando sulle tele frammenti di ricordi, sovente autentici mosaici nati e fermati all’interno di quel continuo scorrere delle storie in cui l’artista è coinvolto. Egli non intende quindi restituire un’immagine fotografica del soggetto prescelto bensì consegnare una fisicità percepita come struttura dinamica, filmica, vissuta come un insieme espressivo in successione.

Incidente alla Thyssenkrupp - 2008 - cm 70x70

Il pittore opera dentro questo “contenitore” cittadino e decifra, nel suo particolare linguaggio di astrazione, il volto delle periferie, in special modo delle fabbriche dismesse che appaiono come mute testimonianze di una Torino che “non c’è più”. Sono edifici divenuti angoli abbandonati, mura in rovina, che il pennello rileva e nel contempo è costretto a cancellare lambendo la visione con il bianco, il colore del “nulla” implacabile del tempo. è un lavorio da cui emerge un partecipe rimando ad un mondo che il presente mediatico lascia alle spalle ma ciò che affiora è anche una finestra impietosa da cui lo spettatore può sbirciare affacciandosi ora dall’interno ora dall’esterno. La tessitura cromatica della serie dei paesaggi evidenzia una tavolozza prevalentemente tenue che mostra la caratteristica gamma di grigi, di beige, di pastello, delle periferie e a volte le tinte scivolano verso il verde acqua oppure si rabbuiano all’improvviso. Nei lavori dedicati al tragico evento accaduto presso l’azienda torinese della Thyssenkrupp i colori si accendono di rossi lampi -lingue di fiamma, di sangue-, intensi fino alla brutalità, esternazioni di un sentimento struggente destinati via via a perdere virulenza accompagnando così il percorso dell’incendio che, infine domato, lascia spazio alla cenere, ad un grigio cupo che si riprende la scena. Questi quadri sono illuminazioni dell’immaginazione di cui l’autore si serve per comunicare il proprio pensiero sul sociale e sui suoi cambiamenti in atto; il movimento segnico scandaglia i tracciati del lungo viaggio nella realtà urbana. L’0cchio del pittore si consuma ad interrogare ogni forma, ogni colore, ogni vibrazione di luce che trasmutano nella composizione rigorosa e lo spazio e il tempo si intersecano, si richiamano, costruiscono le linee del narrare. Si tratta di un gesto essenziale che si oppone alla svalutazione della memoria, ingoiata dal processo di globalizzazione, e ciò che viene offerto allo sguardo di chi osserva è una sorta di spaesamento che accomuna fruitore ed artista, attoniti di fronte a questo effetto straniante.

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PIERO FERROGLIA

Contatti: cell 328.80 64 203 xferroga@gmail.com

Riflesso - tecnica mista su tela - cm 100 x 86

Piero Ferroglia, nato nel 1946 a Caselle Torinese, dove vive e lavora. Allievo di Filippo Scroppo e Giacomo Soffiantino. Fino al 1988 si interessa particolarmente della pittura in relazione alla rappresentazione di situazioni e eventi naturali che studia attentamente avvalendosi anche del mezzo

Terra - segni - tecnica mista su tela- cm80 x 80

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fotografico. Nel 1988 inizia una attivitĂƒ di ricerca plastica in varie direzioni e con vari materiali che influenza anche le originali soluzioni pittoriche rispetto alle quali la distinzione tra figurazione e astrazione perde significato. Molte le mostre personali e collettive, e nurosi i riconoscimenti.

Silenzi - incontri - tecnica mista su tela- cm80 x 80


GIORGIO RAMELLA Contatti: cell.339 4189681 giorgioemilioramella@gmail.com http://www.giorgioramella.it Giorgio Ramella nasce a Torino il 24 febbraio 1939. Compiuti gli studi classici, frequenta l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino dove segue il corso di pittura di Enrico Paulucci e di tecniche incisorie di Mario Calandri. L’esordio sulla scena artistica torinese è negli anni Sessanta con un’esposizione alla Galleria La Bussola insieme a Ruggeri, Saroni, Soffiantino e Gastini; nella stessa galleria allestisce la prima mostra personale nel maggio del 1964. I lavori iniziali, gli Incidenti, sono caratterizzati da forme e frammenti metallici che compongono strutture drammatiche e allo stesso tempo rigorosamente calibrate. Un’opera di questa serie è acquisita nel 1962 dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma, mentre altre vengono esposte in importanti mostre nazionali, come il Premio San Fedele a Milano nel 1961, il Premio Michetti a Francavilla al Mare, il Premio Scipione a Macerata nel 1964 e la Quadriennale Nazionale di Roma. Nel 1965 Ramella ottiene il primo premio di pittura al Premio Nazionale Villa San Giovanni e nell’anno successivo partecipa al Salone Internazionale dei giovani, mostra itinerante alla Galleria d’Arte Moderna di Milano, alla Scuola Grande di San Teodoro a Venezia e alla Promotrice delle Belle Arti di Torino. Durante questa mostra, curata da Guido Ballo, Ramella incontra e frequenta artisti milanesi come Pardi, Colombo, De Filippi, Marzot, Spagnulo, Baratella e altri stranieri quali Arroyo, Aillaud, Schmidt, Ramosa.

Nel 1970 è presente all’esposizione “Quelques tendences de la jeune peinture italienne” a Ginevra, Parigi e Bruxelles, curata da Luigi Carluccio. Dopo aver sviluppato ricerche di impronta più astratta e geometrica, nei primi anni Settanta, l’artista torna alla figurazione partecipando a diverse mostre nazionali e internazionali quali, “6 grabadores italianos” alla Casa del Siglo XV di Segovia; il Premio Ramazzotti al Palazzo Reale di Milano; “Perché ancora la pittura” alla Reggia di Caserta; “Grafica italiana contemporanea” al Museo d’Arte Moderna di Buenos Aires, San Paolo del Brasile e di Toronto; la FIAC al Grand Palais di Parigi; “Il museo sperimentale” al Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli. Nel 1985, curata da Paolo Fossati per le Edizioni Fabbri, esce la monografia Un pittore dipinge la pittura, che illustra l’orientamento assunto in quel periodo: attraverso una messa in scena quasi cinematografica Ramella rappresenta con affettuosa ironia la figura del pittore tradizionale ottocentesco en plein air. Nel 1990 a Palazzo Robellini di Acqui Terme la mostra “Due stagioni allo specchio”, curata da Lorenzo Mondo e Francesco Tedeschi, mette a confronto le opere del primo periodo, Incidenti, con quelle realizzate alla fine degli anni Ottanta Lettere e Pavimenti. Nel 1991 partecipa all’esposizione, curata da Enrico Crispolti, “Segni, strutture, immagini” alla Galleria Salamon di Torino. L’esposizione personale del 1993 al Palazzo del Comune di Spoleto, curata da Flaminio Gualdoni, documenta un momento significativo nella tecnica e articolazione del mezzo pittorico nel lavoro di Ramella. Nel 1994 una sua grande Crocifissione, esposta nel Convento di San Bernardino di Ivrea in una mostra presentata da Giovanni Romano, è acquistata dalla Fondazione De Fornaris per la GAM di Torino. La stessa opera è anche esposta a Lione e al Palazzo Ducale di Mantova in occasione della mostra “La croce e il vuoto” curata da Raffaella Morselli. Tra il 1994 e il 2000 l’artista lavora, dopo un viaggio negli Stati Uniti, ai Graffiti che espone alla Maze Art Gallery di Torino e al Castello di Barolo, e alla Galerie Unter Turm di Stoccarda e al Musée Départemental de la Préhistoire a Solutré, Mâcon.

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GIOVANNI BORGARELLO Contatti: Via de gasperi 37 1020 Cambiano (torino) Tel. 0119457302 3478868179 wwwborgarello.net gionborg@libero.it

Giovanni Borgarello è nato a Cambiano, alle porte di Torino, dove vive e lavora. Il liceo artistico e l’Accademia di belle arti di Torino formano la sua preparazione artistica e subito dopo inizia l’attività di scultore e ricercatore. I risultati si vedono immediatamente con la presenza di sue opere in importanti esposizioni italiane ed estere. Suoi lavori sono presenti permanentemente in importanti musei anche in open space. Ha vinto vari concorsi per la realizzazione di opere pubbliche.

PRINCIPALI ESPOSIZIONI PERSONALI 1992 – Arte Fiera – Bologna 1996 – Artexpo – New York 1997 – Molino – Poirino (TO) 1997 – Etruria Arte – Venturina Livorno 1997 – Piemonte Artistico Culturale – Torino 2000 – Saluzzo Arte 2000 – Unico invitato dall’ente organizzatore” Fondaz. A. Bertoni”

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2006- Xylexpo -fiera Milano 2006-Galleria Losano – Pinerolo (TO) 2009 – Area Science Park - Trieste 2011 – Arte Padova 2012 –Arte Genova - ArteXpo Arezzo 2014 –Pollenzo (CN) 2014 –Palazzo Grosso -Riva presso Chieri (TO)


ERMANNO BAROVERO

senza titolo - 2008 - olio su fibra - cm 90x83

Il pentagramma mozartiano accoglie un adagio iniziale che si stempera in un intenso cromatismo; si diffonde nello spazio un senso di instabilità e attesa che lambisce le grandi tele di Barovero dove gli elementi, cielo-mare, si fanno artefici di quel dialogo infinito in una testura perfettamente organizzata sull’analogia tra gesto e colore. In questo concitato dipanarsi della scena si coglie il rovello di colui vuole andare oltre per cercare di penetrare il senso dell’esistere, svincolando il soggetto dalla dimensione spazio/temporale per farlo assurgere a pura sensazione visiva, mostrando ciò che l’artista sente per essere parte dello stesso impasto. L’intensità emozionale che abita il dipinto è la dimostrazione di come per Barovero l’impegno del dipingere sia direttamente proporzionale all’impegno quotidiano del vivere. “ Improvvisamente il vento ulula e sbatte la mia finestra chiusa. Il cielo è una rete colma di pesci cupi. Qui vengono a finire tutti i venti, tutti La pioggia si denuda.” Pablo Neruda

parvenza di quiete - 2015 - olio su tavola - cm 122x100

L’irruenza con cui Barovero utilizza il colore ad olio traduce il pathos di una visione viscerale dell’ambiente di natura, lo stesso diviene protagonista, istrione, despota della sue verve narrativa quasi a voler implodere sulla superficie. La sua pittura partecipa con appassionato animismo al tormento che muove il fluire cosmico, nell’intento di attribuire al referente cromatico il compito di evocare quella primordiale forza che ancora sferza la Terra. Un cielo magmaticamente pervaso da un impeto dirompente e accompagnato ad un alone di enigmatiche presenze è quello che si libera in composizioni quali “Il cielo sulla Sila” o “Il peso dell’aria” dove neri e rossi, bianche e ocre deflagrano in ombre sovrannaturali. Immortalato nel suo continuo divenire l’orizzonte raccoglie la voce dall’incessante mutazione dei profili, sostenuta da una pregnante fioritura gestuale. Le tele percorse da un fermento panico stigmatizzano in questo fluente divenire suoni fragorosi: sono i bianchi glaciali di “Uragani danzanti”, “La nuvola fagocitata”, “Uragani”, qui si diffonde il fragore di repentine accezioni di vitalismo e ogni elemento diventa incontenibile, dimostrando che è quasi impossibile dare profili al moto degli umori che governano la sublime dialettica dell’ l’universo. L’agitarsi perenne d’una energia senza riposo fa increspare il mare nel continuo aggregarsi e disgregarsi di pennellate in un’ enfasi che quasi si fa grido di un’ indefinita vastità in sussulto. C. O.

mattutino gelo - 2015 - olio su tavola - cm 100x55

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SALVATORE ALESSI SICILIA

Contatti: arcalessi@alice.it tel. 328.86 05 093

Salvatore Alessi, nato a Mazzarino (CL), dove anche attualmente vive e lavora, dapprima ha conseguito la Maturità Artistica presso il Liceo Artistico di Catania e quindi la laurea in Architettura presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Ciò nonostante non ha mai tralasciato di coltivare la sua grande, innata passione, quella della pittura. Artista a tutto tondo, dunque, se si considera che anche l’Architettura fa parte di diritto delle così dette “Belle Arti” ed ha, alla base della sua filosofia, la capacità di interagire con l’ambiente ricercando bellezza, armonia ed equilibrio. Interessante, e degno perciò di essere sottolineato, il suo curriculum espositivo che, nell’arco di questi anni, lo ha visto protagonista in rassegne di livello nazionale e internazionale in tutta Italia, nelle principali capitali d’Europa e perfino negli Stati Uniti d’America. Un’espressione, quella di Salvatore Alessi, che rivela solidi agganci con le più importanti Avanguardie Storiche e, in particolare, con Cubismo, Astrattismo, Futurismo e Informale. Pittura, dunque, fatta di linee e forme, di rette verticali e orizzontali che si inseguono e si incontrano in un turbinio di luci e colori, di pieni e vuoti creando visioni e suggestioni di forte impatto visivo e scenografico. I suoi soggetti sembrano a volte richiamare frammenti architettonici, sintesi di paesaggi urbani e/o industriali, mappe e visioni aeree. Sono, ancora, costruzioni geometriche fatte di piani sovrapposti, di linee e forme che, però, non seguono mai le regole precise e rigorose dell’Astrattismo Geometrico. Salvatore Alessi, infatti,

Irruzioni - 2016 - tecnica mista su tela- cm 72x72

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Synergy, 2012- tecnica mista - cm 70x70

seppure affascinato dalle Avanguardie Storiche, si affranca da esse proprio per la sua straordinaria capacità di essere libero e autonomo, personale ed autentico, innovativo pur nelle sua compostezza e nel suo rigore formale. Così, molto spesso, nelle sue opere la linea e la costruzione geometrica sembrano di colpo interrompersi dando luogo ad una interessante ed imprevedibile metamorfosi segnica che si trasforma in riflessione cromatica di derivazione quasi informale. Allora il suo colore diventa morbido e pastoso e sugli sfondi, spesso dominati dai rossi e dai blu, si aprono improvvisi squarci di luce, fluttuanti e morbide pennellate, spontanee ed eleganti cascate cromatiche. In questi casi le sue costruzioni si vestono di leggerezza e delicate trasparenze, si fanno raffinate invenzioni della mente, richiamano assorte e magiche atmosfere. Artista indubbiamente molto motivato, Salvatore Alessi riesce a trovare e ricevere input da tutto ciò che lo circonda, da ogni minimo dettaglio, da particolari impercettibili alla comune visione. Grande osservatore, il suo occhio funziona come il grandangolo di una macchina fotografica: avvicina cose ed oggetti, annota e registra, poi interpreta, modifica e sintetizza a piacere seguendo l’istinto, la creatività, l’estro e l’emozione del momento. Un artista interessante, da seguire con attenzione, non solo perché conduce l’osservatore all’interno delle tecniche e delle tematiche proposte dalle Avanguardie Storiche, ma anche perché presenta un percorso nella e dentro la “forma” nelle sue varie modulazioni, perché riesce a far capire l’intima e profonda connessione tra le molteplici espressioni artistiche. I suoi dipinti attraggono lo spettatore per la pulizia cromatica che li contraddistinguono e per l’intelligente scomposizione spaziale capace di evidenziare l’interno e l’esterno, l’ombra e la luce, il nascosto e il visibile. In quest’espressione morbida e piacevole, fatta di luce e delicati passaggi cromatici, si avverte tutta l’intenzione dell’artista di entrare dentro le cose per scoprirne fino in fondo verità e misteri. Luciano Carini


VITTORIA ARENA Contatti avitty_62@yahoo.it Cell. 339.52 12 602

LOMBARDIA L'infinito - 2017 - tecnica mista su tela - cm80x80

Vittoria Arena nasce a Messina nel 1962, vive e lavora a Milano. Fin dalla giovane età manifesta interesse per il disegno e la pittura. Dopo gli studi si trasferisce a Milano, dove inizia il suo iter artistico con la frequenza a corsi specifici arricchendo la sua formazione artistica. Ha partecipato a vari concorsi ottenendo premi e riconoscimenti. E’ presente costantemente con i sui dipinti in mostre collettive e personali. In lei l’amore per la pittura è sempre vivo. Questo sentimento la porta a perimentare nuove tecniche e a creare nuove forme. Ammirando i suoi quadri facilmente si rimane coinvolti nel gioco di colori dove la sua anima artistica esprime emozioni attraverso la spontaneità dell’immaginazione. La poesia è voce immediata nelle opere recenti di Vittoria Arena, se ne ode il fragore nel segno istintivo, se ne sente il pulsare nell’afflato emotivo che il colore rende sincero nel pulsare inebriante della visione. Le sue ultime sono opere che ispirano l’animo alla dolcezza e al sentimento, che esprimono una realtà interiore fortemente emozionale, ricca di colori caldi, accesi, d’ardore sincero per la vita. Quelle utilizzate da Vittoria sono cromie che bloccano lo sguardo dell’osservatore sull’infinito, creando una catarsi emotiva di sensazioni forti ed immediate. Sono opere che si nutrono di scambio fra materiale e immateriale ove l’uno esalta l’altro. Quella di Vittoria

Arena mi appare pittura moderna, attuale, ispirata dal profondo sentimento di esplorazione interiore che è proprio di questa talentuosa autrice. Ella esprime con queste sue opere una voce lirica e raggiante, non da sentire ma da respirare a pieni polmoni per ritrovarci un sogno ché speranza, ove materia è vita nel suo fluire fra realtà e mistero. Un tuffo sentito nel colore per condurci nel solco profondo del reale valore delle cose semplici come può essere un paesaggio, una veduta radiosa, che appaga lo spirito per renderci liberi, forse migliori di un attimo prima, certamente più autenticamente vivi grazie a quel soffio di speranza che viene dal cuore, forse forte di un attimo che io credo possa essere semplicemente uno slancio d’amore. L’artista, calibrando bene il suo percorso, è giunta ad una sintesi di estrema efficacia e riconoscibilitâ: oggi afferma un’alveo figurativo essenziale. Il suo attuale procedere é finalizzato ad indurre l’osservatore una visione emozionale con l’utilizzo di tracce essenzialmente ma bastevoli. In questo incidere artistico quasi mistico, ognuno potrà trovare i propri riferimenti e cuciture culturali se non personali al di là del pensiero specifico e soggettivo dell’autore. Le opere assumono valore di principio universale, come l’amore paterni e materno, il rispetto per la natura.

solitudine - 2012 - tecnica mista - cm30x30

muro silente - 2015 - tecnica mista - cm 50x50

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MICHELE BERLOT

Contatti cell. 3381959988 www.micheleberlot.com email: berlot@tiscali.it

TOSCANA

Sono un architetto, classe ‘63. Nasco, vivo e lavoro a Firenze. Non mi definisco “pittore”... Faccio “altro”. Qualcosa che innanzitutto serve a me, una forma di espressività, tangibile, che ti impegna anima e corpo ma che riesce anche a darti quel senso che spesso cerchiamo inutilmente. Esprimo stati d’animo, che tendono a modificarsi nell’arco della realizzazione di un quadro e a quel punto, nascono i lavori migliori. Ecco, qua sono nel mio centro. Perché la pittura. Mi ci sono avvicinato con molto rispetto, provenendo da studi prettamente tecnici e avendo realizzato per anni grafica digitale. La mia pittura può essere definita informale, ma è un informale sicuramente non

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MGM1 - 100x100cm - tecnica mista su tela 2016

Inside - 100x100cm - tecnica mista su tela - 2016

gestuale; ha bisogno di una preparazione di fondo su cui poi lavorare, stendendo il colore in modo che non sia percepibile la pennellata. E il meccanismo è lo stesso, sia quando i lavori comportano l’uso di carta e colla mescolata al colore sia quando lavoro in modo più canonico: attraverso passaggi e sovrapposizioni, arrivo a quell’equilibrio formale che mi consente di considerare “chiusa” un’opera. “INSIDE”, l’opera che presento, è rappresentativa di quello che mi contraddistingue, in pittura ma anche del mio modo di essere: qualcosa che esce fuori “scavando”, tra parti scabrose sotto una finitura lucida.

L’ultimo approdo - 100x100cm -tecnica mista su tela-2016 (1)


RITA BO

Contatti: cell 320 8282860 rita.bo@aol.it

PIEMONTE Rita Bo, nasce a Varigi (Asti ). Insegnante nella scuola primaria e nella scuola dell’infanzia, ha iniziato a dipingere frequentando il corso di tecniche sperimentale di Arte Contemporanea diretto dall’artista Mario Giammarinaro. La sua è una ricerca che rimane legata all’insegnamento, applica infatti sulla tela inserti di vecchi libri che Rita ha conservato con cura, portandoli alla luce attraverso la sua ricerca artistica, brani di una cultura che si sta estinguendo. La maggior parte delle volte , queste pagine vengono , accartocciate, allungate, piegate, bruciate, lo spettatore può così soffermarsi a leggere parole che Rita come un’antica archeologa fa rivivere. Oltre a questi reperti Rita usa del cartone che piega , strappa e incolla sulla tela , esaltandone le sue venature, dipingendolo con colori molto tenui, per dare l’immagine della leggerezza, nascono così opere tra il mistico l’esoterico e la cultura zen.

Al fremito dell’equilibrio 2017 t. mista cm 73x90

Equinozio di primavera 2017 tecnica mista cm 50x70

Anno 2003 /2006 /2008 ha partecipato e vinto i concorsi a livello nazionale indetti da Green Cross Italia /Verdi Ambiente e Società Italia . Le opere ispirate a tematiche ambientali sono state interamente realizzate con materiale di recupero Come direbbe Hermann Hesse “ L’arte è la contemplazione del mondo in stato di grazia “.

Tracce di paesaggi 2017 tecnica mista cm 65x90

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LAURETTE BONO Contatti : Studio: Corso Roma 4 Bis Moncalieri (TO) cell. 327 8669319 mail: laurette.bono@libero.it

PIEMONTE Laurette Bono nasce a Parigi il 23 giugno del 1952, tra i suoi trascorsi è stata parecchi anni attrice nella compagnia di Macario e del Teatro Stabile di Torino. Ha iniziato ad avvicinarsi alla pittura frequentando un corso di tecniche sperimentali, diretto dall’artista Mario Giammarinaro. Dopo diversi tentativi, scopre l’anima del vetro, ritagli abbandonati e destinati al macero, diventa così un’abile sperimentatrice, un’alchimista, li incolla, li frantuma, li sovrappone, li colora, mischiandoli con vari materiali, dalle colle, agli acrilici, ai colori ad olio, nascono così lavori che sembrano moderni mosaici temporanei. Si sa, il vetro è pericoloso, bisogna maneggiarlo con cura, altrimenti ti ferisce, ed è da queste ferite che Laurette porta

alla luce la sua anima, il vetro le assomiglia. Nascono così lavori come “Vetrato”, “Frantumare il paesaggio”, “Il vetro invecchia nel vetro”, sono esplosioni, accumulazioni, che con il colore rendono il suo lavoro di una grande forza pregnante, una visione di una ricerca molto affascinante e contemporanea. Di noi artisti si potrebbe addirittura dire, con un po’ di esagerazione: “il lavoro del mio lavoro corrisponde al grado di divertimento che mi ha procurato” Hermann Hesse.

sena titolo - tecnica mista su tavola

senza titolo - tecnica mista su tavola

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senza titolo - tecnica mista su tavola


SAMUEL ALAN BRIDI Contatti: sambridi@gmail.com www.samuelbridi.com

TRENTINO ALTO ADIGE

senza titolo - 2017 - tecnica mista - cm 90x120

come un ombra nascosta dall’ euforia, una tensione che si aggiunge ad altra tensione. Il ciclo d’ Arte e’ suddiviso in 9 parti, comprende piu’ di trecento opere realizzate con una tecnica originale denominata dall’ artista “Cerebral Techno-Painting”, un libro chiamato “Mente a Mille Dimensioni” ed un Ep musicale, dove l’ artista suona la batteria e canta, intitolato “V.I.T.R.I.O.L.U.M” composto da 4 canzoni.

senza titolo - 2016 - tecnica mista - cm 120x90

Samuel Bridi e’ un artista italo-gallese nato a Trento il 1982 ed ha conseguito il diploma in Pittura all’ Accedemia di Belle Arti di Venezia nel 2006. Ha esposto i suoi lavori alla 51° Biennale di Venezia-Atelier Aperti nel 2005, a realizzato una performance musicale parte di “The Rocky Mountain People Show”, parte di “Manifesta”, Galleria Civica di Trento nel 2009, ha esposto alla Biennale Internazionale di Brescia” al castelo di Brescia, nel 2011, al “Museo Crocetti” a Roma nel 2014 ed ha esposto in altre citta’, sia all’ estero che in Italia. Dal 2002 si e’ concentrato sulla realizzazione di “Into the Shadow of the Rainbow”, un ciclo di Arte totale composto tra il 2002 e il 2016. Esso e’ un viaggio psicologico realizzato in un periodo storico caratterizzato dall’ inquietudine del giovane contemporaneo, oppresso da cambiamenti socio-economici epocali e ostili, come disoccupazione elevata, precariato, e futuro incerto. L’ artista sceglie di catturare tale situazione instabile andando ad indagare nei luoghi dove il dramma viene dimenticato, in bar, discoteche e free-party, dove il dramma collettivo e’ presente, ma poco percettibile, dove il dramma e’

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GIANNI CASTELLI Contatti: Cell: 347-3616248 e-mail: gianni.castelli@libero.it

LOMBARDIA senza titolo - 2017- tecnica mista su tela- cm100x70

L’artista Gianni Castelli esprime la propria espressione creativa attraverso un’elaborazione cromatica, accostando sapientemente il colore, per mettere in risalto l’armonia delle campiture, con la ricerca dei valori ritmici tra bilanciamento e costruzione plastica. L’intervento gestuale determina la completa realizzazione del-

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senza titolo - 2014 - tecnica mista su tela- cm80x100

le opere esaltando quei valori che portano alla liricità poetica. Ha da sempre collaborato con il proprio territorio organizzando eventi, proponendo attività di carattere artistico. Ha partecipato a diversi concorsi e mostre collettive e personali sul territorio italiano.

senza titolo - 2014 - tecnica mista su tela - cm80x100


Contatti: claudiotn50@gmail.com www.claudiocavalieri.com

TRENTINO ALTO ADIGE Claudio Cavalieri è nato a Trento nel 1950, dove vive e lavora, consegue la maturità all’Istituto d’arte di Trento. Ha insegnato per 35 anni’ Ed Artistica . Ha iniziato a esporre dal 1970 che frequenta ancora l'Istituto d'Arte Dal 1985 la sua attività e la presenza espositiva è più attiva e si allarga spesso fuori provincia . Ha allestito 30 personali e partecipato a 340 esposizioni in Italia ed all’estero in GermaniaAustria-Brasile-Polonia-Romania-Bulgaria-Ungheria Le sue opere pitto-sculture materiche hanno riferimenti alla natura. Negli anni 1988/91 le opere sfociano in una marcata tridimensionalità,nascono altorilievi,sculture e istallazioni sempre legati alla natura e al recupero di materiali lignei e negli ultimi anni le opere vengono realizzate con l'aggiunta di tecniche decorative anni 50/60 . E' un animatore culturale artistico, ha coordinato molte

Ricordi -2012 90 x 115-tecnica mista su multistrato

In Blu -2014 - cm 50x98 - tecnica mista su multistrato

CLAUDIO CAVALIERI

iniziative espositive avendo fatto parte di diverse associazioni artistiche trentine in particolare nell’Expo Multimediale SconfinArt nel 2003 a Trento-Fiere dove ha fatto il Direttore artistico. Dal giugno 2009 a fine 2011 è stato il coordinatore artistico del Centro d’Arte Casa-Tani di Rovereto (Tn). Dal gennaio 2012 al novembre 2014 ha coordinato lo SpazioEventArt –Arte a 360° di Pergine ValsuganaTn. Ha coordinato le giornate del contemporaneo AMACI del 2011- 2012-2013-2014 a Rovereto-Trento e a Pergine.

totem - 2012 - cm 63x 63 - tecnica mista su multistrato + legno

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CARLOLUIGI COLOMBO Contatti: carlo.luigicolombo@yahoo.it http://colombograndchiren.wixsite.com/colomboartist https://www.facebook.com/carloluigicolombopainter/ tel. 054.670 104 - cell.328 66 35 659 EMILIA ROMAGNA Carloluigi Colombo nasce a Faenza il 28 marzo 1981. E’ un pittore, scultore e ceramista italiano. Inizia la sua attività artistica nel 1999 totalmente da autodidatta, infatti non ha mai frequentato alcuna scuola o accademia d’arte. Dopo un primo periodo di formazione (1999 – 2002), segue il periodo denominato “onirico” (2002 – 2011) che sarà niente altro che il preludio all’attuale periodo “Esorinista” (2012 al presente). Il termine Esorinismo è stato coniato dallo stesso autore, in pratica con questo termine l’artista indica un surrealismo con base esoterica iniziatica, dove simboli e concetti esoterici, vengono contemplati non maniera magica o astrologica, ma contemplando i suddetti simboli per trovare la verità nascosta nella realtà universale sensibile e intelligibile. Ha esposto in numerose mostre, spesso con accoglienza avversa soprattutto da parte degli estimatori dell’arte naif e accademica. E’ sempre alla ricerca di galleristi e mercanti che credano nella sua arte. Mostre più importanti degli ultimi anni: 6 ottobre - 25 ottobre 2016 “Cervantes and Shakespeare” Galleria Crisolart Barcellona Spain. 8 dicembre - 15 dicembre 2016 “Veritas Feminae” – Villa Bernasconi, Cernobbio 14 gennaio - 16 febbraio 2017 “I buoni propositi” c/o galleria Exp Art - Bibbiena (Ar) 24 febbraio – 3 marzo 2017 “Stupor mundi” – Museo diocesano di Melfi (PZ)

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Saint Antony temptations

2067 A space odyssey - Carloluigi Colombo

24 febbraio – 8 marzo 2017 “Beauty and Elegance” Galleria Flyer art - Roma 15 marzo – 29 marzo 2017 “Tutto è possibile” Fondazione de Nittis – Barletta 27 aprile – 10 maggio 2017 “Avere uno scopo” Fondazione de Nittis - Barletta 25 maggio – 2 giugno 2017 “Ia Biennale “ Rosso di maggio” - Gattinara (VC) 2 settembre – 7 settembre 2017 “GLAZIA French Riviera” – Nice 7 ottobre – 20 ottobre 2017 “Future world art” Galleria Domus Romana - Roma

Esorinist saint Georges and the dragon


TOMMASO CUNEGATO Contatti: cunegato88@gmail.com cell. 342.09 03 113 VENETO Tommaso Cunegato nasce a Schio l’8 agosto del 1988 e qui ottiene il diploma di maturità presso il Liceo Artistico “Arturo Martini”. Si trasferisce quindi a Venezia dove consegue il Diploma Magistrale presso l’ Accademia di Belle Arti. Già durante gli studi inizia la sua collaborazione con Artisti del panorama Internazionale ed ad esporre le sue opere in collettive. Con l’Artista Marco Nereo Rotelli collabora nel 2012 per la performance “Lo Stato Poetico” presso il Museo Ca’ Pesaro di Venezia. Nell’anno successivo, sempre con Marco Nereo Rotelli, partecipa alla performance in omaggio a Federico Fellini “Voglio una Donna” organizzata in occasione dell’evento OPEN in concomitanza della 70° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Sempre nel 2013 partecipa con 6 opere alla Collettiva “FEATURING” presso il Palazzo Toaldi Capra di Schio. Nel 2014 continua la sua collaborazione in ambito artistico in qualità di Mediatore Culturale presso lo Spazio Espositivo Magazzini del Sale (Accademia Belle Arti, Venezia) per l’esposizione dedicata a Guido Cirilli “Architetto dell’Accademia”. Lavora in qualità di assistente all’istallazione sonora di Marina Abramović “Ten Thousand Stars” presso la Mostra PROPORTIO tenutasi nel 2015 presso il Palazzo Fortuny di Venezia sotto la direzione della Axel &May Vervoordt Foundation. Partecipa nel 2016 a due mostre collettive, rispettivamente: - Palazzo Fogazzaro di Schio, “Il Vizio di Dipingere” a cura dell’artista Paolo Giaretta e dello storico Piero Casentini; - Mostra collettiva nella Sede di Atelier 3+10 di Mestre. Nel 2017 torna a Palazzo Fortuny in qualità di assistente dell’artista Sud Coreana Kim Sooja per l’opera “Archive of mind” all’interno della Mostrea INTUITION patrocinata dalla Axel &May Vervoordt Foundation.

estate - cm 40x50 - olio su tela

senza titolo - cm 88x140

Partecipazione all’esposizione d’Arte contemporanea “Abstract Expressionism & Informal Art” presso la Galleria Antonello da Messina di Legnano (MI) curata da Francesca Ramarony. Partecipazione con un’opera “senza titolo, olio su tela 134x171cm” al video musicale “La Rabbia” di Samuel (ex cantante dei Subsonica).

senza titolo - cm135x174 - olio su tela

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GINA FORTUNATO Contatti: ginaeffestudio@alice.it www.ginaeffe.it tel. 349.84 49 227 EMILIA ROMAGNA Gina Fortunato nasce a Spinazzola, in provincia di Bari, nel 1964. Fin da giovanissima ha sviluppato la sua naturale predisposizione per il disegno, ma con lo scorrere del tempo ha maturato la convinzione che l’arte va sperimentata in tutte le sue forme. Per approfondire la conoscenza delle molteplici forme d’arte si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bari, dove lo studio delle varie discipline l’hanno portata a perfezionare il disegno, l’equilibrio formale delle composizioni, lo studio e l’analisi del colore e le varie tecniche pittoriche, plastiche e scenografiche. Le diverse matrici della pittura figurativa europea sono state indubbiamente la sua fonte di ispirazione. Le prime opere della stessa, infatti, già ad un primo esame, denotano una ispirazione classica, insegnamento e base fondamentale nelle scuole d’arte accademie di belle arti di anni addietro. Se oggi nelle scuole artistiche prevalgono indirizzi più sperimentali, finalizzati alla conoscenza dell’avanguardia ontemporanea, è indubbio che per chi, come la FORTUNATO abbia voluto improntare un lavoro figurativo prettamente pittorico - decorativo,lo studio della tecnica classica tradizionale è di fondamentale importanza.

La sola verità - tecnica mista su tela - cm 80X80, 2016

Le sue opere sono tutte segretamente legate da un unico intento: offrire al visitatore la possibilità di un itinerario spirituale in cui si ritrovano in perfetta sinergia tutti i colori dell’anima, da cui scaturisce la forza interpretativa dei pensieri e degli atteggiamenti della vita come unica e vera essenza. Gina Fortunato, emiliana di adozione, ci lascia interpretare i dipinti in cui si intrecciano fasci liquidi di colori, variazioni vivaci, giochi di pennello in assenza di matericità. È però una pittrice che inaspettatamente ci mostra un nuovo sperimentare e il pennello è sostituito dalle spatole, da sabbie, foglie oro-argento, rame. Nel suo vissuto astratto convoglia il desiderio di partecipare, comunicare, solidarizzare, offrire. È un’artista da sempre impegnata con gli occhi spalancati su una realtà su cui interviene operativamente e sulla quale sogna. Giovanna Arancio

Imbratto - Acrilico su tela - cm70x70 , 2011

Nei primissimi tempi del suo percorso artistico, Gina ha lavorato molto eseguendo elaborati in locali pubblici e privati: esecuzioni pittoriche impegnative soprattutto se eseguite con una tecnica complessa e difficoltosa quale l’affresco. Colorista raffinata e sensibile, capace disegnatrice, alterna tecniche diverse in composizioni ben studiate ed equilibrate. Artista estrosa ed eclettica, esprime in diverse forme figurative i suoi linguaggi pittorici: dal ritratto al paesaggio, dalle composizioni di invenzione alle “nature morte”, fino a raggiungere uno stile personale di tipo astratto dove trova, con estrema convinzione, una dimensione totalmente confacente alla propria personalità, trasformando i colori in potenti vibrazioni sulla superficie di una tela come distillato di pura energia naturale.

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Barlume - tecnica mista su tela - cm70x70 , 2011


NICOLE GRAMMI Contatti: E-mail: ni76st@gmail.com Telefono: 339 6934580 Sito: www.potterynicole.com Milano Via Pastrengo 12 LOMBARDIA

Nasco a Milano ed interpreto la luce, la terra e la porcellana attraverso lettere che compongono frasi, movimento e trasparenze che danno vita ad oggetti di senso compiuto. L’unione di questi elementi sono il filo conduttore del fare arte nel lessico della scultura unito ad una eccezionale conoscenza tecnica ceramica. – E’ per curiosità che ho avvicinato la ceramica… Inguaribile curiosa e sin da piccola alla ricerca del mezzo ideale per esprimermi, dopo la scuola d’arte ho lavorato in un laboratorio di scultura ceramica. E’ le che ho avuto modo di creare, sbagliare, sperimentare con il più alternativo dei materiali, la terra, da cui tutto è stato generato e in cui stanno tutte le dorme possibili, in attesa di essere rivelare. La terra è per me tabula rasa, pagina bianca, sulla quale scrivere ricordi, suggestioni, pensieri, strutture compresse e armoniose, liberando cosi ciò che la voce non riesce a dire e il pensiero ad esprimere. Le parole come gioco, stimolo, mantra ossessivo che chiarisce i pensieri, mela paper clay, porcellana a carta, traslucida e delicata, ma forte e preziosa; mi portano a stringere legarmi con persone affini a me, con le quali condivido passione, follia e ricerca. FORMAZIONE Diploma di Maturità d’Arte applicata press l’Istituto Beato Angelico di Milano REFERENZE:  LUISA CAPRILE – Docente  VITTORIO SACCO – Scrittore e Critico d’Arte …

Una vita - porcellana ferro, luci e plexiglass cm 36x36

Fear - tipologia di gres, porcellana, luci

Tempesta - tipologia di gres, luci. diam. cm46x30

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GIUSEPPE GRECA Contatti: greca.giuseppe@virgilio.it tel. 340.11 85 834 SICILIA “ SE SAPESSI DIRLO CON LE PAROLE NON DIPINGEREI “ Esordisce nel 1975 nella collettiva di via castagna in Enna, cui seguono numerosi collettive premi e personali. COLLETTIVE: 1977 “ Palazzo di Città “ Enna, 1978 “ IV Rassegna d’arte Figurativa “ Piazza Armerina, 1978 “ II Rassegna Regionale Castello Ursino “ Catania, 1985 “ Pittori Ennesi “ Enna,1985 “Galleria Ars Nova “ Enna, 1994 “ Incontri d’Arte “ Enna, 1997 “ Galleria Comunale “ Viagrande (CT), 2000 “ Materialmente “ Enna, 2010 “ Incontri d’Arte” Enna. 2015 “ Galleria 20 “ Torino PERSONALE: 1976 “ Galleria Costellazione “ Genova, 1977 “Palazzo di Città “ Enna, 1978 - 1979 “ Chiostro di Montesalvo “ Enna, 1986 “ Galleria 3/A Contemporanea “ Enna, 1988 “ Chiostro di Montesalvo “ Enna, 1997 “ Galleria Spazio Arte “ Enna CONCORSI: 1979 “ Primavera Lombardia “ ( 1 premio) Milano,1979 “ Mosè Bianchi “ ( 5 premio) Milano, 1980 “ Giuseppe Sorano” Siracusa, 1981 “ Estemporanea di Pittura” ( 3 premio ) Piazza Armerina , 1984 “ Bolaffi Arte “ Milano, 1993 “ Assoro Arte “ Assoro, 1994 “Paolo Vetri “ ( 1 premio ) Enna, 1997 “ Assoro Arte ( 2 premio ) Assoro, 2002 “ Settimana Santa Ennese “ ( 3 premio ) , 2004 “Settimana Santa Ennese “ ( 1premio) Enna, 2010 “ Elio Romano “ ( 1 premio) Assoro, 2011 “ Premio SS. Salvatore “ ( 3 premio ) Enna, 2011 “ XXI Assoro Arte “ ( 1 premio ) Assoro, 2013 “ Cairo Arte Editore “ Milano, 2013 “ X Premio CELESTE “ Napoli.

senza titolo - 2017 - acrilico su tela- cm70x70

e autodidatta per vocazione >> L’ artista aderisce ad un virtuoso astrattismo che gli consente ,magistralmente, di rendere autonoma la sua arte eliminando del tutto il soggetto reale e la sua raffigurazione , ma non per questo perdendo il suo forte impatto visivo ed emozionale. L’ autore, spesso con titolo “ CARTAME “ “ QUASI UN PAESAGGIO “ ci dimostra l ‘ importanza profonda dei colori ; troviamo spesso il giallo che rappresenta il grano , il rosso simbolo di protesta ed infine il nero racchiuso in un triangolo , che urla al cambiamento . L’ artista coglie l’essenza delle cose mediante la felice individuazione di una realtà trasferita in simboli . Immaginate nello stesso tempo un artista innamorato pazzo di questa SICILIA , che mediante un linguaggio di nuovo conio, privando l’ esperienze visive dello spettatore di quei tessuti connettivi, gli assicura riscontri immediati e superficiali certezze , evocando inconsuete dimensioni spirituali , immagini mentali di potente efficacia descrittiva e di un commosso amore della natura . Vi chiederete guardando i dipinti che cosa li lega alla natura. Essi non sono altro che la rappresentazione di paesaggi , i quali scolpiscono l’eterno che immane alla nostra caduca realtà e di certo l’ attende.

senza titolo - 2013 - acrilico su tela- cm100x80

HANNO SCRITTO: Giuseppe Martucci, Mario Di Dio, William Savoca, Maurizio Campo, Liborio Coppola, Angioletta Giuffre, Angelo Riggio, Angelo Malaguarnera, Angela Montalto, Filippo Occhino. E’ stato BRANCATI a parlare della passione degli artisti siciliani per il paesaggio, quasi a costituire una segreta corrispondenza con una realtà dove il colore e la luce creano una struggente e insormontabile malia. Schivo e anticonformista ,<< istintivo per natura

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senza titolo - 2016 - acrilico su tela- cm50x50


ANGELA GUIFFREI

PIEMONTE paesaggio - 2017- tecnica mista su tavola - cm 55,5x70

ANGELA GUIFFREY è nata a Torino. Si è diplomata in Decorazione presso l’Accademia Albertina di Torino. Ha La mia ricerca è essenzialmente impostata sul rapporto insegnato Discipline pittoriche presso il Liceo Artistico forma/colore, all’interno del quale si snodano momenti leCottini di Torino. gati alla sperimentazione a volte con materiali non usi al Inizia molto tardi ad esporre ma al suo attivo ha già al- fare pittorico. cune personali: 2003- Galleria IL PLATANO-Asti, 2005 L’utilizzo del collage rende poi il mio lavoro tattile, quasi 10°Mostra d’Arte Contemporanea-Saluzzo(TO). E’ vinci- tridimensionale e i materiali impiegati contengono sempre trice di concorsi pubblici: 2005-Opere per Nuovo Palaz- un loro vissuto, una loro storia, ricami tramandati da mazo di Giustizia di Asti.- IV°Concorso Nazionale di Pittura dre in figlia che accompagnandosi a minime oscillazioni “Città di Fondi”-Latina, -2011-Opere per Caserma della timbriche o tonali mi consentono di ottenere superfici e Guardia di Finanza di Torino. vibrazioni che invitano ad andare oltre il tempo e il feDiverse sono le sue partecipazioni a mostre collettive tra nomenico. L’analisi dello spazio-supporto mi permette le quali si ricordano: -2002-Collettiva Comune di Macello inoltre di far dialogare la forma quadrata, per me elemento (TO)- Collettiva d’Autunno-Galleria Il Platano Asti- Vas- fondamentale, con la superficie che la accoglie giocando soi d’autoreTorino.-2005 Segni-Galleria Cenacolo Caso- un ruolo sia estetico, sia contenutistico. rati Torino- 2006-Origo vino rum Asti- -2007- 15 artisti torinesi insieme per…-Galleria la Traccia Torino - Logico ecologico-Galleria P.A.A.Piscina (TO)- 2008- EtnicolorE.C.O. Museo Settimo Torinese(TO)- 2009-L’Arma, l’arte, i colori-Caserma Bergia Torino - 2010- Senza confini Sala Polifunzionale Comune di Sciolze(TO). Le Salon d’art Alpi Cozie Marittime-CasaFrancottoBusca(CN). Tempo di vita: Lille-Roma-Torino 18 artisti contemporanei-Consulat d’Italie-LILLE-France- . 2011Collettiva Villa Vallero: Difficoltà e fratica del positivoRivarolo Canavese-TO.. C-arte di vetro- Chiesa di Santa Croce-Avigliana (TO)- 2012-Il ritorno di Antiluna Galleria”Filippo Scroppo”-Torre Pellice (TO). Le viene assegnato il 2° premio al Premio Romano Reviglio – Cherasco – 2013. Un diverso discorso-Sala espositiva Comune di Piscina (TO) C-arte di vetro-galleria Caracol(TO). 1°concorso nazionale di pittura”Città di Cossato” ed e’ invitata nel 2014 a Fiabe e Boschi – Rubiana(TO) mentre al XXV Premio Nazionale di Pittura Cesare Pavese –S. Stefano Belbo ottiene il 2° premio - 2015-Pensieri di carta- Forte di Fenestrelle (TO) dove propone una installazione, libri d’artista e disegni. Delle Dissonanze.Contrasto più formale che sostanziale- Palazzo Lomellini- Carmagnola(TO). 2016 SEI- Centro Congressi Piero MartinettiCastellamonte(Torino). 2017 Datemi una maschera-Laboratorio ARTE in OGNIDOVE-Torino. Un lievissimo segno- Sala delle Arti -Collegno(TO) . Di dolore il volto- Golgota- Musarmo – Mombercelli (AT) . Scultura e pittura a confronto – Palaznotturno - 2017- tecnica mista e collages su cartone - cm 120x80 zo Lucerna di Rorà – Bene Vagienna (CN) .

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LIVIO LOPEDOTE Contatti: lopedote.livio@libero.it; http://pitturainformale.blogspot.it/ Cell.: 328 0916244 LOMBARDIA Sono essenzialmente un pittore self-made. Nasco a Trieste e comunque Venezia resta la mia patria, dove ho consolidato la mia cultura e professione. Ero un uomo d’affari obbligato a relegare la mia passione come un hobby. Dopo una lunga fase, dove ho provato differenti tecniche sulla mia pittura, ho sentito la necessità di rendermi libero dalle influenze esterne per sviluppare la “Mia Creatività”. Per cogliere questa convinzione, decisi di frequentare gli ateliers di due importanti artisti veneziani, Gianfranco Quaresemin ed Alberto Candian, maestri accademici della scuola di Emilio Vedova, frequentando i corsi di disegno e pittura, nudo femminile, ma soprattutto facendo tesoro dei loro insegnamenti sulle tecniche pittoriche e loro modalità di espressione. Fin dal 2005 ho sviluppato il mio proprio ed unico approccio per esprimermi nella pittura.

2017-Cercare di comprendere ( Try to understand) 40,6x30,5 cm. Acrylic on paper

Dal 2009 presso l’Associazione Culturale Piranesi appresi da Prof. Giancarlo Zaramella, importanti lezioni di composizione pittorica e di analisi critica, fondamentali nella profonda e sentita scoperta dell’arte informale, così lontana dal seguire dettami rigidi e precostituiti, ma legata prevalentemente al suo sentimento pittorico ed alle sue decisioni impulsive. L’emozione dura un istante. E’ un momento fugale adatto ad una vita dinamica, scandita da tempi sempre più stretti ed intensi. Bisogna unire indissolubilmente l’istantaneità dell’emozione con la realizzazione dell’opera, per trasferire il mio sentire intenso e personale nella tela, e non perdere nulla. La pittura di gesto e di getto è la mia modalità preferita, che sulla base di consolidate e sempre rinnovate conoscenze di tecnica pittorica, riesco a realizzare con forte personalità opere di elevato livello emozionale. La mia ricerca artistica, naturalmente dopo aver rivisitato la pittura figurativa, è attualmente applicata all’arte informale.

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Studio di piani, ricerca di nuove combinazioni di colori e

2016-Connessioni mentali (Psychic links) 70x70 cm. - Collage and Acrylic on canvas

della composizione globale dell’opera, campiture cromatiche e loro accostamenti. Ho partecipato a numerosi concorsi e manifestazioni sia in Italia che all’estero riscuotendo un gradito successo. Solo per citare gli ultimi premi: 2007 – II° Premio Internazionale di pittura ARTE LAGUNA con Mostra itinerante a Treviso. Selezionato con mostra personale presso lo sponsor Impronta a Treviso ed Oderzo 2007 – VI Concorso di Pittura Trofeo G.B.Moroni a Bergamo “L’acqua-le sue forme i suoi colori”. Premiato con medaglia di merito 2008 - Premio del Conseil Général de l’Indre (Jura-39) 2008 – Chateauroux – Premiato con il I° Premio di Pittura. 2010 – Estemporanea “Podresca immagini nell’arte” (UD) – Premiato con 3° Premio dell’Accademia Internazionale d’Arte Moderna di Roma. 2010 – Concorso di Pittura e Scultura “Arte in Opera” Nausica – Parma, Premiato tra i 12 artisti scelti. 2011 – Concorso di Pittura a tema: “2011: 150 anni dell’Unità d’Italia” – Siracura. Premiato con il 2°Premio 2013 – Concorso Spoleto Festival Art 2013 ricevuto Premio al Merito

2017-Scrittura (Writing) 40,6x30,5 cm. Acrylic on paper


LAURA MARELLO Contatti: marellolau@gmail.com Cell.: 368.80 40 217

PIEMONTE riflessi tra i coralli - tecnica mista - cm 70x70

Laura Daniela Marello è nata a Torino il 22 febbraio 1973. Per anni ha esercitato la professione di floral designer occupandosi dell’allestimento e della creazione di ambientazioni di stile in differenti locations (alberghi, ristoranti, locali vari). Ha collaborato con vari professionisti del settore nell’allestimento delle ambientazioni per numerosi eventi mondani e di cultura. Avvicinatasi alla pittura dopo aver frequentato il corso di Arte Sperimentale tenuto dal pittore Mario Giammarinaro, decide di proseguire il suo percorso nel mondo dell’arte, affascinata dall’uso di materiali, non abitualmente utilizzati in pittura, quali resine, stucchi, stoffe, colla, dando una forte impronta materica alle sue opere e creando uno stile unico e di grande effetto. Nel 2016 ha partecipato al Premio Pittura Cesare Pavese tenutosi a Santo Stefano Belbo ricevendo una menzione

velato - tecnica mista - cm 86x86

per lo stile originale e non convenzionale con il quale ha interpretato la tematica del concorso. Nel 2017 ha esposto le sue opere alla mostra START/Saluzzo Arte presso la Fondazione Amleto Bertoni. Nel 2017 ha partecipato all’VIII° Concorso Nazionale di Pittura a tema libero Premio Leonardo tenutosi a Savigliano presso il Museo Civico Antonino Olmo vincendo il Primo Premio nella sezione “Informale”. Nel 2017 ha presentato una mostra personale presso la Galleria d’Arte Unique di Torino Nel 2017 partecipazione all’evento Ars Incognita presso la Palazzina di Caccia di Stupinigi (TO) Nel 2017 partecipazione alla XIII edizione di Paratissima presso l’ex Caserma Lamarmora di Torino Vive e lavora a Moncalieri.

caos - tecnica mista - cm 68,5x51,5

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FRANCO MARGARI Contatti: francomargari@hotmail.it www.margarifranco.com cell. 329.94 32 983

TOSCANA

Lento magico swing - Tecnica mista 60 x110 cm

Vive e lavora a Firenze: Inizia la sua esperienza artistica in campo grafico negli anni 80 e si specializza in tecniche incisorie, dai primi anni 90 si dedica contemporaneamente anche alla pittura. In questo arco di tempo ha qualificato la sua attivita’ espositiva partecipando a numerose collettive di prestigio e ha allestito molte personali, tra le più importanti quelle del 2000 alla Galleria Art Point Black con la quale ha presentato per la prima volta il suo ciclo “orizzonti”,così come in quelle al Centro d’Arte Puccini e alla Villa Medicea di Poggio Imperiale. Si ricorda inoltre la mostra del 2004 al Museo Diocesano di Firenze con 12 lavori ispirati al Vangelo di Giovanni, uno dei quali è presente nella collezione contemporanea del Museo e quella al Consiglio della Regione Toscana, dove ha esposto 20 lavori di intenso astrattismo evocativo, uno dei quali fa parte della Pinacoteca Regionale. Sempre nel 2004 ha partecipato al Concorso Internazionale Firenze e ha vinto il primo premio fiorino d’oro per la pittura. Ha fatto parte, nel 2006 del movimento “NE5” con altri 4 artisti fiorentini, coi quali ha partecipato a vari eventi fra i quali il più importante la mostra al Palagio di Parte Guelfa a Firenze. Nel 2008 è presente al padiglione arte italiana a Pechino in occasione delle Olimpiadi, una sua opera fa parte della collezione del CONI. Nel 2010 inizia una collaborazione con la galleria americana Damoka Gallery che lo porta a fare due personali a Los Angeles e a New York. Una importante personale è stata nel 2011 nei prestigiosi spazi del Circolo degli Artisti Casa di Dante a Firenze in occasione dei 150 anni dell’unità d’Italia. Si ripete nel 2013 sempre negli stessi spazi presentando i

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28 - il respiro dell'assenza - 70x100 tela

suoi ultimi lavori del ciclo “ respiri degli elementi“ Le ultime presenze dei suoi lavori sono nel 2016 ad Amsterdam -Istituto di Cultura Italiana, a Berlino – Galleria The Ballery – e Londra - ART MOOR HOUSE. Numerose sono le presenze in collezioni pubbliche e private. Hanno scritto di lui: Alvaro Spagnesi, Dino Pasquali, Roberta Fiorini, Elvio Natali, Francesco Sganga, Francesca Mariotti, Angela Sanna, Roberto Gai, Giampaolo Trotta, Francesca Mariotti, Giovanna Sparapani, Aldo Maria Pero.

39 - la prigione della mente


NICOLETTA MARRA in arte NICOL

Contatti: nikimarra@hotmail.it cell. 345.38 53 667

CALABRIA il trionfo dell’anima acrilico su tavola 80x100

Interiore lo scorrere del tempo, una natura semplice di costruzione che porta ad un “parlare” al cuore. Un aprirsi lentamente a far intravedere luce, delicata ma decisa nel lasciare il segno fra spazio e tempo. la materia prevale sulla forma attraverso strati densi di colore, eppure quest’ultimo non è mai all’insegna dell’ improvvisazione in Nicoletta Marra. l’evento artistico non si esaurisce

i colori della Spagna tecnica acrilico su tavola 70x90

nell’atto stesso della creazione, ma c’è un percorso che inizia nel buio seducente di una visione interiore prosegue nella danza evocata dalle libere pennellate della Marra, e giunge fino alla profondità dell’animo di chi osserva. Breve biografia: Classe 1975,la sua carriera artistica comincia all’età di 6 anni, quando viene selezionata per la realizzazione dei disegni del giornalino della scuola elementare. Diplomatasi al liceo artistico, ha proseguito gli studi frequentando l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria. a conclusione della stessa, inizia un lungo percorso di esplorazione del proprio dono di creare dal nulla, regalando il proprio essere in ogni opera. Una continua ricerca di se e del Bello, inteso come sacralità delle cose, in Nicoletta Marra , la cui arte è stata ampiamente riconosciuta dalla critica italiana.. premi e mostre recenti: 2016: “A colori, la donna nell’arte” Reggio Calabria (prima classificata) 2016:“Open internazionale di scacchi” Terni, (seconda classificata). 2017:“Prima biennale area metropolitana dello stretto” premio B.A.M.S. gemellaggio Spagna -Reggio Calabria (seconda classificata). Dal 2016 è uno degli artisti del Centro Leonardo da Vinci di Milano con cui ha esposto in importanti contesti nazionali come la sezione artistica Tisana, Fiera di Malpensa. Nel 2017 viene premiata in occasione della mostra del Centro Leonardo da Vinci durante il Fuori Salone di Milano, tra gli artisti del nuovo rinascimento. Vincendo l’ambito premio: “Premio internazionale Leonardo da Vinci “ (prima classificata). Nel 2017 entra a far parte dell’associazione NAOS di Reggio Calabria

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MICHELE REVELLINO Contatti: mirevell.mr@gmail.com www.michelerevellino.com Cell.: 335.64 22 788 PIEMONTE Nasce a Torino il 23/06/1962. Inizia negli anni 80’ un percorso artistico in una Torino giovanile in fermento che guardava alle influenze Punk inglesi e alla nascente New Wave con i primi lavori di collage e acrilici su cartoncino atti a rappresentare la sua visione della realtà, riutilizzando oggetti recuperati e decontestualizzandoli in un amalgama di colori e sensazioni. Affascinato da tutte le avanguardie e dai graffitisti americani, Basquiat in quegli anni stava emergendo con la sua pittura colorata e violenta come le strade della grande mela. Nascono così negli anni 90 le tele elaborate al computer con l’utilizzo degli smalti industriali del silicone, ai sugheri per arrivare nell’ anni 2000 ai poliuretani e l’utilizzo degli ink jet, miscelati con ricercata tecnica ai materiali tradizionali della pittura, acrilici e oli, in una continua aspirazione della rappresentazione emozionale in chiave artistica anche attraverso quei materiali che sono i testimoni del nostro tempo.

Disclosed Symbol - olio e resine su polistirene - cm 90x112

La trascendenza dell’intuito ci accompagna nella ricerca psicofisica della cultura ancestrale innata, insita nei cromosomi di ogni civiltà ed epoca umana. Esplorando nella dilatazione-contrazione spazio temporale, si può utilizzare la forma di comunicazione universale dell’arte del visivo e del poetico. Un tentativo di varcare le frontiere dell’ignoto per rappresentare dimensioni sconosciute, che rimangono testimoni del nostro passaggio. È con questi presupposti che prendono vita opere il cui obiettivo primario è arrivare a comunicare attraverso piani sequenziali multipli. L’impiego di materiali sintetici rappresenta la sintesi della decadenza della nostra epoca che, con velocità esponenziale,

ci porta a sfruttare il nostro pianeta in un umano e continuo erodere della sua energia entropica. L’utilizzo di tecniche tradizionali protende verso una rivalutazione espressiva del passato, che si fonde con il presente. La produzione comprende anche immagini elaborate al computer e oggetti dismessi secondo il tema della decontestualizzazione e dell’energia residua del ricordo. Un’ evoluzione che indispensabilmente guarda verso il passato, ma che si proietta nel presente nel tentativo di ampliare la comunicazione emozionale. Con il pensiero che tutto si trasforma e ciò che è indefinito viaggia verso l’infinito come una navicella alla deriva nello spazio delle idee.

hunter laser gorilla- olio e resine su polistirene - cm 105x125

Double stream- olio e resine su polistirene

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GIUSEPPE RICHIUSA Contatti: Cell: 335-8153381 e-mail: pinorichi@libero.it

LOMBARDIA

Giuseppe Richiusa, un artista con un grande passato di ricerca pittorica. Coinvolto inizialmente in una espressione impressionista, si è impadronito poi, con libera interpretazione, della rappresentazione realista. La sua esigenza di cambiamento è maturata nel tempo attraverso il filtro emozionale, traducendo la forma con la gestualità segnica. Questo tipo di espressione è stata la giusta intuizione che ha saputo stimolare e far crescere nell’artista una crescente sicurezza nelle scelte che ne riflettono oggi la sua personalità. Con la sua pittura valorizza i contrasti della stessa corrente “espressionismo astratto” ed utilizza materiali pittorici classici. Questo gli permette di esprimere con

senz titolo - tecnica mista su tela - cm100x100

senz titolo - tecnica mista su tela - cm100x100

naturalezza e umiltà le proprie emozioni che determinano, nell’ esecuzione delle proprie opere, una libertà d’interpretazione che pur utilizzando lo studio dei complementari, evidenzia attraverso gli accostamenti un forte valore emozionale. Il segno di Pino Richiusa è dato in uno spazio ben definito e dona all’opera una tensione emotiva in grado di accelerare l’associazione tra l’effetto dinamico e l’armonia degli accostamenti. L’artista vive attualmente a Olgiate Olona (VA) e lavora a Legnano (MI).

senz titolo - tecnica mista su tela - cm100x100

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UMBERTO SALMERI Contatti: umbertosalmeri@virgilio.it www.umbertosalmeri.com Cell.: 389.20 07 013

LAZIO Umberto Salmeri vive e lavora a Roma. Dopo aver vissuto le prime esperienze nell’ambito del noespressionismo e dell’informale, si è orientato per una esigenza spirituale verso i Maestri del Due-Trecento, sviluppando in modo del tutto personale un concetto pittorico di carattere neometafisico. Successivamente rivolge il suo interesse all’elaborazione informatica dei dati visivi, mixando tecniche digitali con tecniche tradizionali (olio e acrilico su tela). Negli ultimi tempi si registra nella sua opera un ritorno, seppur rielaborato dal linguaggio digitale, alla tematica misitico-psichedelica dei primi anni ‘90. L’autore peraltro e’ stato sempre impegnato nello studio delle dottrine orientali ed esoteriche ed al riguardo ha pubblicato nel passato un opuscolo con le Edizioni Serarcangeli intitolato “La Compagnia dei Siderali”.

naufragio - 2016 - digitale su PVC - cm 50x60

• Galleria C.R.A.C. (Centro Ricerche Artistiche Cancelleria) - Roma • Studio Ocra - Via dell’Orso, Roma • Studio Margutta 51/A Roma• “Opera Buffa”- Pesaro • “Fabrica” Art Cafè - Roma • -Galleria “Bellini Arte” - Cascina (PI) • “Friends Art Cafe’ “ P.zza Trilussa in Roma - “ Salmeri is back ! “ L’artista e’iscritto alle associazioni romane l’Altrosguardo, Autorionline ed Artisti Romani Via Giulia. Recensioni su Annuario D’Arte Moderna Italiana – ACCA , Art Diary Italia , Arte Mondadori , Flash Art nonche’ è stato recensito su diversi periodici e quotidiani nazionali ( Il Giornale dell’Arte, Repubblica, Il Corriere della Sera etc. ).

psicadelica 01 - digitale su PVC - cm 50x80

Esposizioni Si segnalano numerosissime esposizioni collettive in Italia e all’estero (Barcellona, Bruxelles, New York, Paris, London, Diest) Tra le più significative le seguenti: • Euro Art Expo ‘94 Verona - Fiera di Verona • Miart 96 – Milano • Forli’Fiera 2001 Esposizioni personali tra le più significative •Schmidlin Art Studio - Milano - “Cinque Fiori Psichedelici”

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Up from the skies -digitale su PVC - cm 80x100


SANTO NANIA Contatti: santonania574@gmail.com www.santonania.it tel. 333.39 89 131

LOMBARDIA senza titolo -tecnica mista su tela

Santo Nania, pittore di formazione figurativa, ha frequentato il Liceo Artistico e la scuola d’Arte del Castello Sforzesco di Milano, ha sempre trattato immagini che emozionalmente sentiva di rappresentare, con l’associazione di tecniche e valori di ricerca che accompagnano la sua scelta di vita, cioè quella di vivere questo mondo misterioso che è l’Arte con lo studio e la ricerca che porta a valorizzare quei valori di interpretazione che danno all’Artista un DNA individuale. Il Pittore Santo Nania è Presidente e Insegnante di Disegno e Pittura presso l’Associazione creata da lui nel 1980 e denominata “Antonello da Messina”, in memoria del grande pittore Siciliano, con sede in via Della Vittoria, 44 a Legnano, con scopi e finalità culturali. Negli ul-

senza titolo -tecnica mista su tela

timi 25 anni ha scelto di percorrere la Pittura Informale, come mezzo di espressione e di interpretazione altamente individuale, dove la propria libertà interiore viene messa in risalto dal segno, dal gesto e dalla ricerca coloristica che ogni volta riesce a mimetizzare il tuo stato d’essere. Valorizza sapientemente gli spazi tonali, con attenta valutazione sugli equilibri e stabilità dell’opera. Ogni intervento gestuale scandisce la disposizione della formazione del dipinto, per creare quella giusta sintonia tra materia e spiritualità. Osservare un’opera informale non per capire ma per scoprire un nuovo mondo interiore capace di trasmettere emozioni.

senza titolo -tecnica mista su tela

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RENZO SBOLCI TOSCANA

Contatti: racconti47@hotmail.it cell. 340.25 43 732

TOTEM - primo maggio 2017

Renzo Sbolci ha vissuto nella pittura fin dall’infanzia quando passava ore ad osservare il padre dipingere paesaggi, nature morte e fiori; poi, nella adolescenza, l’autonomia, il piacere di muoversi da solo, di cercare il proprio linguaggio. Fu così che verso i sedici anni abbandonò la scuola industriale per affrontare il liceo artistico. Fu un cambiamento difficile ma alla fine si sentì rafforzato. Il suo primo maestro ispiratore fu Giorgio Morandi ma lo studio lo portò a guardare anche altro, soprattutto la pittura astratta olandese e russa, il futurismo, il cubismo ma anche il Liberty e poi ancora sempre più nel passato a capire e carpire la luminosità delle vetrate gotiche e la mistica delle pale d’altare romaniche e gotiche. Dopo un breve periodo figurativo la sua ricerca ha seguito il filone della astrazione. Le opere realizzare nel ventennio 1980/2000 erano realizzate su più tele accoppiate; corposi segni neri si espandevano sulle tele, i colori erano essenziali molto carichi di materia. Dal 2000 però la grande svolta. Sentì che questa esperienza si era ormai conclusa, doveva mettersi alla ricerca

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TOTEM ultima opera del luglio 2017

di nuovi materiali, di nuovi orizzonti, osare ancora di più. Quindi abbandonò la tela e la pittura con smalti ed acrilici per lavorare su legno. Questo materiale gli apriva nuove propsettive creative; libero dal rettangolo della tela poteva modulare a suo piacimento la forma esterna ed anche creare vuoti all’interno delle opere. Pieni e vuoti come voci e silenzi. Renzo Sbolci riesce a trasformare la scultura in pittura e dominare la materia coi colori che la graffiano in magici accostamenti cromatici . . . ed allo stesso tempo fare il cammino inverso dare spessore e volume al disegno trasformandolo in bassorilievo ... Non ci sono orizzonti certi nella sua ricerca. Tutto ed il suo contrario sono presenti nella sua opera. Infine si può citare, anche se in modo sintetico, il pensiero Wabi Sabi che tanto affascina il lavoro dello Sbolci Nulla è immobile Nulla è definitivo Nulla è perfetto Tutto si trasforma

TOTEM - 19 settembre 2017


IVAN SGHIRINZETTI Contatti: cell. 380.75 89 150 Ivan.sghirinzetti@gmail.com

LOMBARDIA N.121 - 2017 - acrilici,pastelli a olio, silicone acrilico, cartone- cm 80x80

Ivan sghirinzetti nasce a Varese il primo giorno del 1981. Passa l’infanzia e l’adolescenza sul lago di Monate, raccogliendo le suggestioni del paesaggio romantico tanto raccontato da Piero Chiara. Nei primi anni di Sghirinzetti, l’arte, la pittura, il disegno non si esprimono, rimangono una intenzione nascosta, non compresa. Studia ragioneria, e lontano dalla ambito artistico sono anche le professioni intraprese successivamente: “ mi sono adattato un po’ a tutto, ho fatto il muratore, il magazziniere, adesso sono impiegato.” L’amore per la pittura in Ivan nasce improvviso, all’inizio è stato qualche disegno, poi approfondito nella mansarda dei genitori con le prime tele. “Dipingere è stato anche un percorso che mi ha tenuto fuori da compagnia e pensieri sbagliati, un cammino di crescita che in qualche modo mi ha salvato.” E’ quindi un periodo creativo breve, appena un decennio, quello coperto dall’artista Lombardo, dal primo quadro ad olio comunque per lui la pittura è diventata subito forte interesse, e poi amore profondo. I primi passi sono opere ormai non più reperibili, create anche su materiale raccolto al lavoro, pannelli e quadri che esprime-

2017 - Tela 50x50 cm Tecnica mista Acrilico silicone acrilico sabbie e rete plastica

vano più che altro il bisogno fisico di esprimersi. Successivamente a quelle prime forme di espressione, in Ivan e sorta la consapevolezza di volerle sapere di più dell’arte. Sono seguiti approfondimento su libri di storia, cataloghi, mostre, per scoprire le origini profonde della sua passione. Nell’ultimo decennio l’arte di Ivan Sghirinzetti si è sviluppata, riempiendo buona parte della sua vita. L’arte per Ivan espressione, sentimento, un percorso interiore, una ricerca di se stesso per porgere agli altri la parte più vera della personalità, producendo qualcosa che possa colpire direttamente, quasi toccare lo spettatore, producendo reazioni. Per Sghirinzetti, l’opera nasce prima della sua realizzazione è un’intuizione precedente, che parte da un’immagine e anche dal significato che essa vuole dare. Fate chiare in lui queste intenzioni, il progetto, realizzare l’opera significa trovare i materiali e le tecniche più opportune per dare corpo a quella visione originaria. Per Sghirinzetti un quadro non deve essere piatto, ma composto, pieno, deve colpire e implicare materiali diversi. Deve costare lavoro, proprio per colpire, anche in un certo senso fisicamente, lo spettatore.

2017 - Tela 70x100 cm Tecnica mista Acrilico silicone acrilico sabbie e rete

N.140 2017 Tela 60x80 cm Tecnica mista Acrilico silicone acrilico sabbie.

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ANTONIO TRAMONTANO Contatti: antonio_tramontano@yahoo.it www.antoniotramontano.com Cell.: 338.33 12 459 Musei e raccolte Centro culturale II Campo, Campomarino Officina Solare Gallery, Termoli

MOLISE

Dopo aver conseguito il Diploma di Maturità d’Arte Applicata presso l’Istituto Statale d’Arte di Isernia, si diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli nel corso di Pittura del Prof. Raffaele Canoro. Docente di Arte e Immagine, svolge attività artistica presso il suo studio a Pesche (Is) in via Giovanni XXIII. In qualità di direttore artistico ha curato e cura diversi eventi nella provincia di residenza, mentre nel 2008 ha curato le attività espositive per il I centenario ISA, Istituto Statale d’Arte di Isernia.

sincresi 14 - 2017 - olio su imprimitura - cm 60x60

MOSTRE PERSONALI / SOLO EXHIBITIONS 2008 Archetyp’Art Gallery, Termoli (curatore A. Picariello) 2016 Galleria Cent8anta Isernia Il colore è una liberazione del tempo. Riflessione sulla svolta cromatica di Antonio Tramontano (curatore Tommaso Evangelista) Ultime…MOSTRE COLLETTIVE / GROUP EXHIBITIONS Nuova Composizione Sperimentale, Galleria Civica d’Arte Contemporanea, Termoli (curatore A. Picariello) 2007 L’immaginazione al potere. Mostra intergenerazionale di artisti abruzzesi e molisani, Galleria Angelus Novus, L’Aquila (curatore A. Gasbarrini, A. Picariello) 2008 Artisti per il Ciad, Termoli (curatore G. Siano) 2009 Cibart, Ex Gil Campobasso (a cura di Nino Barone) 2015 Biennale Arte Contemporanea Città di Perugia a cura di Marinella Ambrogi e Patrizia Mari Centro Espositivo Rocca Paolina Fondazione Culturale Luciano Boccardini 2016 Sottobraccio Collettiva d’Arte Contemporanea a cura di Rossana Bucci e Oronzo Liuzzi Corato (Ba) Museo della Città Territorio 2016 Spoleto Art Festival Arth in the City 2017

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sincresi 6- 2017 - olio su imprimitura - cm 70x70

(S)confini- Impressioni dal margine. Aratro-Galleria Gino Marotta-Università Degli Studi del Molise a cura di Lorenzo Canova, Tommaso Evangelista, Piernicola Maria Di Iorio


MARCO VIGO Contatti: marcovigo@hotmail.it www.marcovigo.info tel. 380.43 37 119

SARDEGNA Torrente - olio su tela - cm 60 x 60

Nasce il 7 marzo 1953 a Savona, ma trascorre il periodo scolastico tra la Toscana e la Sardegna. Si diploma al liceo artistico di Cagliari, e in seguito si dedica all’insegnamento dell’educazione artistica in vari istituti della Sardegna, dedicandosi costantemente all’attività pittorica anche negli anni successivi, quando, lasciato l’insegnamento, si occupa di progettazione all’interno di uno studio ingegneristico. Attualmente vive a Calasetta dove continua l’attività pittorica. Percorso Artistico

Porto - olio su tela - cm 60 x 80

1976 – Mostra Galleria Sagittarius Torino – Le opere del periodo sono state recensite sul numero di marzo/aprile 1976 di “Borsa d’Arte” ed anche all’interno del quotidiano “Stampa Sera” del 23 giugno 1976. 2006 – Partecipa e vince al 1° concorso di disegno e pittura “Teulada e dintorni….fra terra e mare”, concorso che vede l’adesione di numerosi artisti provenienti da tutto il territorio nazionale. 2007 - Personale presso la Torre civica di Calasetta 2008 - Partecipa insieme ad altri 4 artisti all’esposizione pittorica “Esprimi Selargius” 2011 - Personale “Forma del Colore” al Borgo Medioevale di Tratalias 2013 -Partecipazione mostra collettiva alla “Cittadella dei Musei” di Cagliari 2013 - Partecipa alla collettiva “Paratissima” a Torino 2013 – Partecipa alla mostra collettiva “Italian Style” a Vigevano 2013 - Partecipa alla mostra collettiva “Percorsi Difformi” alla galleria “La Conchiglia” a Torino 2014 - Personale presso la “Galleria 20” a Torino 2015 - 2 Collettive presso la “Galleria 20” a Torino 2017 - personale presso ART GALLERY di Torino 2017 - personale a Porto San Paolo

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