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ANTONIO BUENO
periodico bimestrale d’Arte e Cultura
ARTE E CULTURA NELLE 20 REGIONI ITALIANE
Edito dal Centro Culturale ARIELE
N°32 marzo-aprile 2019
ENZO BRISCESE
BIMESTRALE DI INFORMAZIONE CULTURALE
del Centro Culturale Ariele
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Hanno collaborato: Giovanna Alberta Arancio Monia Frulla Tommaso Evangelista Lodovico Gierut Silvia Grandi Irene Ramponi Letizia Caiazzo Graziella Valeria Rota Alessandra Primicerio Virginia Magoga Enzo Briscese Susanna Susy Tartari Cinzia Memola Miriam Levi Barbara Vincenzi www. riv is t a 2 0 . jimd o . c om
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l’isola dei morti 2 - olio su tela - 2008 - cm40x50
Rivista20 del Centro Culturale Ariele Presidente: Enzo Briscese Vicepresidente: Giovanna Alberta Arancio orario ufficio: dalle 10 alle 12 da lunedì al venerdì tel. 347.99 39 710 mail galleriariele@gmail.com -----------------------------------------------------
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l’isola dei morti 3 - olio su tela - 2008 - cm40x50
In copertina: Antonio Bueno
Sommario N° 32 * marzo-aprile 2019
In copertina ANTONIO BUENO Fanciulla (1965-66)
4 Antonio Bueno 8 Tra gli snodi dell’attualità italiana 10 ArtParma Fair - Corrado Alderucci - Enzo Briscese - Albino Caramazza - Aldo Pietro Ferrari - Gina Fortunato - Nicole Grammi - Tiziana Grandi - Guido Mannini - Umberto Salmeri - Santo Nania - Antonio Tramontano 22 13° Mostra delle donne “Metà del cielo” 26 Romanticismo a Milano
28 Eventi Friuli Maria Rosa Barut Costantini Pino Rasile 30 Canaletto & Venezia 32 Bottega “Scuola Accademia” 36 Maria Aristova 38 Eventi Friuli Steve Mc Curry - Icons Michele Pucacco 40 Eventi Marche Sulle orme del Poeta 42 Eventi Lazio Leonardo - Oltre il Mito
44 Eventi Puglia Van Gogh Alive 46 Annamaria Suppa 48 Eventi Campaniaa - Chagall. Sogno d’amore a Napoli - Arte abusata... - I Caravaggisti... 52 Eventi Calabria - Cesare Berlingeri - Rembrandt - Alba Abritta 58 Eventi Sicilia percorsi e segreti dell’impressionismo 3
L’ ATTUALITA’ DI ANTONIO BUENO di Giovanna Arancio
Antonio Bueno, un pittore spagnolo ma vissuto perlopiù in Italia, si può considerare a tutti gli effetti un artista “attuale”. I suoi lavori si caratterizzano per una continua ricerca tecnica e poetica che attraversa diverse fasi contrassegnate da un forte legame con l’arte rinascimentale italiana, la pittura moderna spagnola e la pittura che gli è contemporanea, ossia quella del Novecento. Dopo aver frequentato l’ambiente parigino si sposta a Firenze nel 1940 insieme al fratello Xavier, anch’egli pittore, formando un sodalizio artistico familiare destinato a durare un decennio, periodo fertile di studio e sperimentazione per entrambi i fratelli. In quegli anni i due pittori si avvicinano ad Annigoni e Sciltian dando vita a un gruppo “I pittori moderni della realtà” i quali affermano il primato del realismo contestando il dilagante informale dell’epoca e, in generale, la pittura non figurativa. Nel contempo Antonio Bueno affina il suo talento e il suo mestiere adoperandosi con meticolosa cura e tenacia: recupera la sapienza della bottega cinquecentesca e conosce più a fondo le poetiche rinascimentali.
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E’ tra i pochi pittori che si mettono in gioco su tutti i piani, compreso quello della perizia artigianale ( si sceglie, come gli antichi, i pigmenti, li macina, si esercita a fare personalmente la classica imprimitura delle tele , etc.) e investe lo stesso impegno e tempo nella sperimentazione interna ai linguaggi contemporanei. L’orizzonte della sua poetica è attuale ma le ra-
dici affondano nell’antico. Di fatto la sua è una splendida e appassionata pittura, basta osservare i quadri per accorgersi della raffinatezza e dell’eleganza che li distinguono. Dipinge sovrapponendo diversi strati di velature richiedenti tempi lunghi di asciugatura per ottenere quegli effetti di delicatezza e di chiarore che appaiono così “naturali”.
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Con l’inizio degli anni Cinquanta si scioglie il sodalizio dei fratelli Bueno ed emergono le rispettive differenze espressive; per Antonio inizia il cosiddetto periodo “neometafisico”, carico di un sottile lirismo. La sua pittura vive allora di soggetti rarefatti, racchiusi dentro diafane strutture, tra piani e spazi circoscritti che rimandano ad influenze di Mondrian. Uovo, pipe,
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righello, poche cose in infinite varianti, si presentano allo spettatore. Catturando anche influenze classiche (Pala di Brera): l’artista ricrea il silenzio e l’enigmatico incanto di Piero della Francesca e lo omaggia attraverso i suoi dipinti. Infatti l’uovo ricorrerà indirettamente anche nei suoi più recenti lavori in quanto vi sarà inscritta la testa dei suoi personaggi.
Le composizioni neometafisiche finiscono anch’esse per confliggere all’interno della poetica di Antonio Bueno; nell’ultimo periodo si stemperano i contrasti e sulle tele prevale infine una calma senza tempo. Compaiono le sequenze di Giovanette, di Concertini, di Marinaretti, opere apparentemente rasserenanti, in realtà complesse e sommersamente inquiete. Anche in questi lavori si palesa l’attualità dell’artista. I volti hanno i particolari insignificanti, quasi che occhi, naso, bocca, orecchie, non servissero più per comunicare. L’assenza di dialogo dietro la superficiale leggerezza tradiscono una fragile quiete e rivelano un’umanità assente, senza dialogo né personalità. Antonio Bueno ci presenta un prototipo, un essere umano silente in un “non luogo”, ossia affiora il timore di un’alienazione latente nelle sue raffinate e paciose figure che rimandano alla nostra contemporaneità. E’ sicuramente uno dei più grandi pittori del nostro Novecento
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Tra gli snodi dell’attualità Italiana A cura di Enzo Briscese
La globalizzazione e lo sviluppo avanzato delle tecnologie hanno determinato in Italia (e non solo) una diminuzione progressiva dei posti di lavoro: cambia il modo di produrre i beni per la collettività, aumenta a dismisura la parte di ricchezza in mano a pochissimi “paperoni” provocando di conseguenza un’enorme massa di poveri e un numero in crescendo di schiavi. Saltano le garanzie conquistate in precedenza dai lavoratori che ora si adattano, quando hanno la fortuna di lavorare, a una massiccia mobilità che annienta le speranze di carriera, di aggiornamento e quindi di professionalità diventando ricattabili per non incorrere in facili licenziamenti. Molti devono ridurre la propria vita alla mera sopravvivenza. All’orizzonte non si intravvede praticabile una rapida creazione di nuovi modelli lavorativi. Il malessere collettivo è profondo anche per il ceto medio in caduta e tutto il Paese ne risente.
Stiamo assistendo da parte delle grandi potenze mondiali ad una pace armata, fondata sulla ”dissuasione” tramite ù
Venezia
Torino Un altro fattore che ha contribuito a inasprire il contesto complessivo è la caduta del muro di Berlino. Il muro, a ben vedere, ha rappresentato una distanza di sicurezza capace di rendere possibile un certo equilibrio, una sorta di bilanciamento imperfetto e problematico ma utile per la convivenza dei due blocchi (Europa occidentale e Unione Sovietica) contrapposti tra ovest ed est durante la “guerra fredda”. E’ stata sorprendente e inquietante, crollato il Comunismo Sovietico, l’evoluzione dell’unico sistema rimasto, organizzato in economia di mercato, che sta vivendo il radicale cambiamento epocale dovuto alla globalizzazione in corso.
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l’aumento progressivo dell’ arsenale nucleare: ciò significa che, se sfugge il controllo (speriamo mai) in un istante la presenza umana viene cancellata dalla terra. L’Italia risente dei fattori di crisi internazionali ( guerre economiche, guerre locali sparse, migrazioni di massa, atrocità, dittature, terrorismi) e interni: il mondo è diventato piccolo, sempre connesso e in diretta. La parte più consapevole della popolazione italiana avverte con grande disagio il bisogno di attrezzarsi per un diverso modo di comunicare, di percepire, di “ripensare”, di narrare, e di gestire le nuove sfide. Anche l’etica, il patrimonio valoriale, in generale l’autoriconoscimento collettivo, è in via di ridefinizione e di resistenze. Sul piano economico ci si rende conto che c’è stata una svolta dopo la fine del periodo della guerra fredda: prima il denaro regolava il rapporto “lavoro-guadagno “, ossia la moneta si confrontava con la reale crescita del Paese attraverso la concretezza della produzione di beni per la collettività, adesso invece la moneta regola il rapporto “denaro-crea altro denaro”, cioè il potere finanziario si è avvitato su se stesso originando un fenomeno speculativo, sganciato dal mondo del lavoro e perdendo contatto con le criticità del Paese. Inoltre abbiamo un debito pubblico
vertiginoso su cui intervengono i poteri finanziari esteri imponendo alti tassi di interesse e creando un circolo vizioso che soffoca lo sviluppo economico. L industria, i servizi, la politica, e tutti i comparti istituzionali e culturali non possono più funzionare come un tempo ma vanno “riprogettati” alla luce delle trasformazioni in corso e dei numerosi nuovi problemi conseguenti senza avventurarsi nel vuoto dell’incompetenza la quale è per l’Italia una strada scivolosa. Infatti dopo le ultime elezioni, l’ incapacità della classe dirigente rischia di essere un pericolo serio.
e danneggia ulteriormente il Paese esasperando il clima interno e peggiorando la crisi. Il governo alimenta l’insicurezza sociale cavalcandola per furbeschi interessi elettorali e convogliandola contro i profughi sbarcati in Italia facendone così il capro espiatorio: lo squallido scopo è quello di addebitare allo “straniero” i problemi italiani e di deviare in sordina l’attenzione generale. Di contro, le misure a favore della dilagante povertà sono come gocce nel mare. Anche il dialogo tra le grandi potenze passa attraverso i mezzi di gestione digitale alla facile ricerca di“audience” e ciò non alza il livello educativo e culturale, emotivo e razionale delle popolazioni. Tale formazione al ribasso è disinvoltamente rivolta alle fasce più deboli che non possono permettersi un percorso critico personale e un ciclo di studi e di mature relazioni e sono ristrette nei nuovi media. Il mondo digitale, ricco di potenzialità positive, non riesce ad evitare le nuove forme di schiavitù intellettiva.
Firenze Per quanto riguarda il consenso politico assistiamo all’uso massivo di internet dove non può più aver luogo un serrato confronto di idee, scelte, responsabilità, ma avviene invece un pietoso battibecco con un linguaggio da stadio attraverso il quale si pilotano propaganda ed esibizionismi. Gli attuali governanti soffiano sul fuoco di uno sguaiato chiacchiericcio virtuale che sostituisce una partecipazione critica della cittadinanza con un esaltato gergo da branco: questo gruppo di tifosi si stringe intorno all’uomo forte del momento invocandolo ( “ oh capitano, mio capitano “..). E’ uno spettacolo deprimente che trasforma l’uomo pensante in un alienato da tenere a bada, pare di tornare al tempo dei gladiatori dell’antica Roma. L’ultimo voto elettorale degli italiani è stato dettato da una reazione di rabbia verso le inefficienze dei governi precedenti piuttosto che da una consapevole scelta politica; ora siamo sommersi da un populismo che non porta da nessuna parte
Roma
Napoli
C’è un’Italia, terra bellissima, dell’eccellenza , ricca di talento e di creatività che non riesce ad avere spazio. Molti italiani scelgono comprensibilmente la fuga. La direzione per una risalita di crescita resta la via dell’Europa Unita che va riaffermata e rafforzata politicamente con una riconferma democratica. Riteniamo che si possa lavorare per un’Italia più stabile ed equilibrata all’interno di una UE resa forte e competitiva.
Palermo
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EMILIA ROMAGNA
ArtParma Fair
Torna la Fiera d’Arte Moderna e Contemporanea: 2-3 e 8-9-10 marzo 2019
Dopo il successo dell’edizione autunnale, torna ArtParma Fair, giunta alla sua 10ª edizione. La fiera dedicata all’Arte Moderna e Contemporanea, si svolgerà per due weekend consecutivi nelle date 2-3 e 8-9-10 marzo 2019 presso il quartiere fieristico parmense (Padiglione 7), in concomitanza con Mercanteinfiera, la più grande fiera dell’antiquariato d’Europa che conta decine di migliaia di visitatori provenienti da tutta Italia e dall’estero.
verrà presentata la sezione Contemporary Art Talent Show, il progetto di Arte Under 5000 Accessibile di Nord Est Fair, che seleziona gallerie, associazioni, artisti indipendenti e collettivi che presentino opere d’arte dal costo inferiore ai 5000 euro, per dare l’opportunità a progetti e realtà indipendenti di entrare a contatto con il grande mercato artistico, godendo del feedback mediatico che solo le grandi fiere assicurano.
Con oltre 80 espositori, la manifestazione si caratterizza per essere un importante palcoscenico culturale. Molto più dunque di una mostramercato di Gallerie, ma una ragionata e analitica selezione per dar luce alle correnti artistiche, dalle più influenti a quelle emergenti – dal Futurismo all’Astrattismo e Metafisica, dalla Pop Art all’Informale sino all’Arte concettuale - con un focus speciale posto proprio sulle ultime tendenze e sugli artisti che meglio le rappresentano. ArtParma Fair, per questo, rappresenta un importante momento di scambio e di confronto, un appuntamento immancabile per i collezionisti alla ricerca dell’opera su cui fare il giusto investimento, un’occasione per esperti del settore alla ricerca di proposte artistiche selezionate e di valore.
L’occasione per investire su talento e creatività, per soddisfare un collezionismo colto e sofisticato, dando la possibilità di porre sotto una nuova luce il fare arte nella contemporaneità.
Oltre alla curata selezione di Gallerie d’Arte italiane storicizzate e di grande importanza, 10
In più, ArtParma Fair presenta anche in questa edizione una variegata ed esaustiva panoramica di eventi collaterali, con incontri, conferenze e presentazioni, presso l’Area Convegni. La folta platea di Gallerie d’Arte riunite dall’Italia, riporta la città emiliana ad essere centro di gravità delle più autorevoli correnti della pittura, del design, della fotografia, delle arti grafiche e scultoree.
DATE E ORARI sabato 2 e domenica 3 marzo 2019 dalle 10.00 alle 19.00 venerdì 8, sabato 9 e domenica 10 marzo 2019 dalle 10.00 alle 19.00
CORRADO ALDERUCCI
e-mail: corrado.alderucc@asa-pro.it https://www.facebook.com/corrado.alderucci tel. 393.17 16 518 Se guardiamo un’opera di Corrado Alderuccisorge naturale notare alcuni canoni che richiamano in parte il movimento artistico del Simbolismo. Non parlo del classico simbolismo di Moreau ma vorrei sottolineare come sia importante l’”idea” concepita come protagonista dei quadri di Alderucci e come elemento di incontro tra variepercezioni, sia materiali che più spirituali. L’arte pittorica di Alderucci è molto raffinata, e si contraddistingue per un’aurea artistica che rapisce l’osservatore. Il suo percorso artistico è molto ricco di partecipazioni ad importanti collettive ed eventi di notevole rilevanza e ciò dimostra che la sua arte è molto apprezzata sia dagli addetti ai lavori che dagli appassionati.
Alcune opere di Alderucci testimoniano come continuamente il suo “io” si sovrapponga a pensieri differenti talvolta più drammatici, altre più solari. Si creano dunque simbologie geometriche create trascendendo la realtà e immergendo la propria anima in un vortice di forme scomposte, che richiamano soggetti come la casa, la matita, un profilo di un uomo. Dunque la sua arte s’ispira ad una visione informale ove i simboli sopra citati captano sentimenti contrastanti che assumono un significato talvolta psicologico, molto amplificato dalle personali emozioni. Nascono particolarità che rimandano ad idee già presenti nell’animo del pittore e che vengono raffigurate perseguendo una singolare creatività che fa nascere differenti trasposizioni. La sua pittura percorre a volte sentieri informali che sono precursori di un mondo esterno guardato con occhi diversi, con il desiderio di raccontare un viaggio molto profondo. L’opera dal titolo “Dove la notte e il giorno si abbracciano senza fine” rivela la capacità di Alderucci di entrare nelle parti più recondite dell’animo e riportarne i segni per mostrarli al pubblico. Sussiste una composizione segnica e cromatica ove risalta un’elaborazione molto raffinata che evidenzia un’autorevolezza tecnica importante. La qualità artistica della sua ricerca può essere considerata un mezzo per estrinsecare un messaggio più nascosto e innalzarlo ad una dimensione sublime. Le matite, le barchette di carta proposte dall’artista nei suoi più recenti lavori, si manifestano come segni di un universo di disarmante semplicità, sono le testimonianze di un passato, le tracce di quell’uomo faber che rappresentava attraverso la sua operatività manuale, l’ancestrale pulsione umana al conoscere attraverso l’esperienza. Il modello conoscitivo contemporaneo passa attraverso una percezione virtuale della realtà, la simulaziome elettronica esclude le mani dal processo dal fare e produrre. L’artista propone la matita come simbolo e archetipo, il medium tra l’immaginazione e l’azione creativa.
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EMILIA ROMAGNA
ENZO BRISCESE
e-mail: enzobriscese6@gmail.com sito: www.galleria-ariele.com https://www.facebook.com/enzo.briscese.9 tel. 347.99 39 710
Affiorano lacerti della memoria, nella pittura di Enzo Briscese. Affiorano, innanzitutto, la figura e la storia. E, di conseguenza, affiorano i miti e la filosofia, attraverso la rappresentazione figurativa della persona. E poi emergono, anche, codici numerici: assegnati a un immaginario fantastico (di forte potenza evocatrice in senso archetipale) e a progressioni algebriche che appaiono, in alcune circostanze, del tutto casuali - tuttavia, pur sempre, armoniche - e in altre situazioni rispondono, invece, a un calcolo preciso, sembra quasi desiderato, certamente ricercato, da parte dell’artista, il quale è come se avesse tutto prefissato dentro di se, nel suo immaginario e nel suo inconscio. Insomma, è come se le sequenze geometriche dei cerchi, dei triangoli e dei rettangoli- che l’artista crea sul pianoprospettico dell’opera – rispondano a un preciso apparato geroglifico, tutto suo, che racconta: sia la complessità del pensiero razionale e sia l’insostenibile leggerezza dell’individuo, attento a voler manifestare la sua fantasia e la sua immaginazione. E poi compaiono, pure, nei dipinti di Enzo Briscese: segni e simboli che sono descrittivi, in qualche misura, dello spazio sociale e relazionale, abitato dall’individuo contemporaneo. Da altri dipinti emerge, per di più, un urlo. È l’urlo di un individuo che pone come epicentro, ideale, della sua condanna sociale, la ruvidezza del nostro tempo. Un tempo che conosce solo l’inquieta complessità del vivere quotidiano; dentro spazi architettonici che sono chiusi, a filo di refe, in una dimensione urbana che stringe, che soffoca e che opprime. Una realtà, insomma, che è comunque da condannare e da mettere da parte, ricorrendo al sistema dell’immaginario fantastico: a tratti, ludico, giocoso e disimpegnato e a tratti, 12
invece, serio, greve, misurato e continente. La forza visionaria di Enzo Briscese sta in tutto questo. Sta nella sua capacitàdi mettere insieme la figura e l’espressione astratta di un’idea. E poi, anche, nella sua abilità di far convergere la forma in un “tutto armonico” dove c’è spazio per il segno, per la linea e per il colore. Rino Cardone
ALBINO CARAMAZZA
Nato a S. Stefano Quisquina (AG) il 4 ottobre 1953, ultimo di 5 fratelli maschi, nel 1961 si trasferisce con la famiglia a Torino. Inizia a lavorare giovanissimo alla Toro Assicurazioni, dove ha lavorato per più di 40 anni fino alla fine del 2011, diplomandosi nel frattempo. Parallelamente sviluppa la sua sensibilità artistica attraverso la continua ricerca estetica. Accresciute le intrinseche capacità con l’esercizio del disegno in bianco e nero e il carboncino, la padronanza nell’espressione cromatica è raggiunta poi trasversalmente; qualche anno fa è approdato a questa innovativa tecnica artistica: bustine di zucchero svuotate e assemblate a collage “riproducendo” opere del passato e contemporanee. Come tutte le idee, anche questa è stata casuale: il tutto è iniziato collezionando le bustine di zucchero poi, vedendo un’immagine di Arlecchino, è scattata l’intuizione….ed ecco il primo di una lunga serie di quadri. L’amore per la sua sicilia, la celebrazione del 150° dell’Unità d’Italia, Picasso, il futurismo ….. questi e altri soggetti sono stati rivisitati daAlbino, ma l’elenco delle opere in cantiere è lunghissimo.
e-mail:albino.caramazza@alice.it website:www.albinocaramazza.it tel.: 338.30 14 179
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EMILIA ROMAGNA
FERRARI ALDO PIETRO
e-mail: aldopietroferrari1@gmail.com www.premioceleste.it/artista-ita/idu:29445/ tel. 339.82 89 190
Nasco a Torino il 28-06-1962. Fin dalla giovanissima età ho sviluppato un forte interesse per il disegno e la pittura. Ultimati gli studi artistici, mi inserisco nel 1985 in qualità di designer in Italdesign Giugiaro, oggi parte del Gruppo Volkswagen, dove tutt’oggi collaboro attivamente. All’interno di questa struttura, ho sviluppato molti progetti di Industrial, Transport e Interior Design, Architettura e Automotive. Nel 2006 la decisione di esporre i miei lavori pittorici con una mia prima personale a Torino. L’ Intenzione è quella di non lasciare decadere idee che forse non potevano essere utilizzate nel mondo del design . Esiste tuttavia la possibilità di mantenere sempre viva la teoria “ dei vasi comunicanti” tra arte e design. Il segno vissuto con la massima dinamicità e cromia costituisce la mia essenza più naturale. Ho partecipato a diverse collettive e personali, in diverse parti d’Italia , Berlino, New YorkIl linguaggio della scrittura e la poetica di Aldo Pietro Ferrari si incontrano a partire dalle stesse parole dell’artista. “ Mi propongo , prima di iniziare qualsiasi lavoro, di suscitare delle nuove emozioni anzitutto in me e di riuscire, ad opera conclusa, a trasmetterle agli altri coinvolgendoli nel mio percorso espressivo. Le alternanze fra sacro e profano, mitologico ed erotico, costituiscono le ambivalenze del’ animo che convivono e mi caratterizzano con eguale forza. Quanto al colore e al segno, aspetti di radicale significatività nel mio operare artistico, appaiono in bilico tra un tratto figurativo, lontano dall’ Iperrealismo che considero sterile e freddo, e un tensivo propendere verso vie sperimentali di astrazione.
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Il retaggio culturale di provenienza e la formazione specifica mi portano ad interpretare il segno in forma dinamica e tridimensionale ma aperta e direzionata verso una ricerca prospettica sempre nuova”. Giovanna Arancio
GINA FORTUNATO
sito: www.ginaeffe.it e-mail: ginaeffestudio@alice.it tel. 349.84 49 227
Gina Fortunato un’artista che ha deciso, con la propria pittura, di scandire una via personale in piena libertà, affrancandosi da ogni condizionamento. La mia visione si dipana attraverso un cromatismo di misura caleidoscopica, arricchito da suggestioni segniche e da un forte dinamismo che ne è caratteristica principale. Molti miei lavori, vivono di un dialogo interiore vibrante, colto nei luoghi emotivi dell’animo, attraverso una partecipazione visionaria, che rasenta l’astrazione, mai tuttavia percorsa per intero, per condurre con consapevolezza nell’oltre: metafisico, estatico e colmo di vita.
La mia arte appare come un viaggio catartico fra bellezza e stupore, ricco di energia propulsiva, dove lo spazio assume profondità e pienezza grazie a puntuali effetti prospettici . Nelle mie opere si leggeun’espressività liberata da
inutili orpelli, vivace e spontanea, ove emerge senza dubbio la mia forte personalità, che attraverso le mie opere induco l’osservatore ad una contemplazione meravigliata. Per me l’arte non è mera professione, ma condizione totalizzante di piena realizzazione personale, espressione d’ingegno sorretto e stimolato dalla pura passione. Nasco a Spinazzola, (BT) nel 1964 e da oltre 25 anni ho uno studio a Vignola, dove vivo e risiedo. Ho alle spalle esperienze in ambito scenografico e teatrale, che ne hanno ar ricchito la formazione nell’ambito delle arti visive. Ho studiato scenografia all’Accademia di belle arti di Bari e avevo promesso ai miei professori allora, e a me stessa da sempre, che dell’Arte ne avrei fatto una ragione di vita”. Un vissuto ricco, da conoscitrice approfondita delle tecniche, oggi propensa al confronto con una concettualità retta dal libero pensiero creativo, ove la tecnica non sia fine in se, ma mezzo di ricerca di un significante. 15
EMILIA ROMAGNA
Nasco a Milano ed interpreto la luce, la terra e la porcellana attraverso lettere che compongono frasi, movimento e trasparenze che danno vita ad oggetti di senso compiuto. L’unione di questi elementi sono il filo conduttore del fare arte nel lessico della scultura unito ad una eccezionale conoscenza tecnica ceramica. PREMI – CONCORSI – COLLABORAZIONI 2014 Albissola (Sv) finalista per “9° Rassegna Internazionale di Albissola città d’arte e Ceramica” 2014 Selezionata per la mostra collettiva “Arte a Palazzo (Bo). Recensione ricevuta dal critico Aldo Grasso 2014 Esposizione presso “Artinfiera” a San Sebastiano in Curone (Al) 2014 Selezionata per la fiera internazionale della ceramica della Fierucola in Piazza dell’Annunziata a Firenze (Fi) 2014 Intervista dedicata sul sito dedicato all’architettura e Design “www.fourexcellences.com” 2015 Esposizione per la Fondazione Garaventa ad “ArteGenova” (Ge). 2015 Selezionata per la fiera inter16
NICOLE GRAMMI
nazionale della ceramica di “Clay2day” di Lisserbroek (NL) 2015 Selezionata per la mostra d’arte collettiva presso la Provincia di Milano a Palazzo Isimbardi. 2015 Mostra Personale intitolata “I Sogni” in occasione del Fuori Salone del Mobile di Milano presso“AR3” 2015 Selezionata per la mostra d’arte collettiva “Il salto dell’acciuga” presso la Fortezza Priamar di Savona 2015 Selezionata per la mostra d’arte collettiva “Sculture della Terra” di Gualdo Tadino (Pg) 2015Selezionata per la mostra d’arte collettiva “Sotto il Segno dei Pesci” di Ronco Biellese a cura di V. Sacco 2015 Selezionata per la fiera internazionale della ceramica della Fierucola in Piazza dell’Annunziata a Firenze (Fi) 2015 Selezionata per la mostra d’arte collettiva “Silent Night” di Torino a cura di V. Sacco 2015 Selezionata per la mostra d’arte collettiva presso il Castello di Nervi (Ge) 2015 Selezionata per la mostra d’arte collettiva organizzata dalla Fond. Garaventa alla Laterna di
Genova (Ge) 2016 Esposizione per la Fondazione Garaventa ad “ArteGenova” (Ge) FORMAZIONE Diploma di Maturità d’Arte applicata press l’Istituto Beato Angelico di Milano REFERENZE LUISA CAPRILE – Docente …….. VITTORIO SACCO – Scrittore e Critico d’Arte … E-mail: ni76st@gmail.com Telefono: 339 6934580 Sito: www.potterynicole.com
TIZIANA GRANDI
Cell. 3491447244 Tiziana.grandi@outlook.com https://www.facebook.com/tiziana.grandi1 Istangram: tiziana_grandi Nasce a Modena nel 1962. Da diversi anni pratica la scultura nel suo laboratorio di Vignola (Mo) dove vive e lavora.
Ha frequentato diversi corsi presso il Consorzio Professionale per la Formazione Ceramica di Faenza e presso laboratori di maestri scultori di Faenza.
Ha partecipato a mostre collettive tra le quali: “ Interreligioni e danza “- Museo delle Ceramiche di Rapino (CH)”, “In principio era il verbo e il verbo si fece carne”- Palazzo delle Esposizioni a Faenza , “Ceramiche sonore- Fischietti d’autore”- Bottega Bertaccini di Faenza. “Scacchi mon amour” mostra personale di scacchiere in ceramica - Rocca di Vignola Nel 2018 una sua opera è selezionata al Concorso “La Ceramica in circolo” con esposizione a Faenza, Bassano del Grappa e Milano. Sollecitata dagli sviluppi dell’arte contemporanea sperimenta diverse tecniche per realizzare sia opere figurative che astratte. Le ultime opere sono ottenute con la tecnica Obvara che consente di ottenere una superficie screziata con tonalità che variano dal bruno scuro al color miele. Con tale tecnica realizza sculture di varie dimensioni, tra cui totem a grandezza d’uomo. Totem come rappresentazione e fondamento dell’identità della persona e del gruppo di appartenenza, ma paradossalmente oggetti compositi, assemblaggio di elementi che rimandano a simboli identitari di altri gruppi e identità. Ogni ricomposizione ne cambia la fisionomia, muta pur rimanendo se stesso. Un richiamo ai grandi processi migratori che producono “scosse” identitarie, ma anche all’ambito personale: le tue radici non risiedono tanto in un luogo in sé ma nei rapporti sociali che ti costruisci intorno.
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EMILIA ROMAGNA
GUIDO MANNINI
La formazione di Guido Mannini è molto interessante e in continua evoluzione. Copista di maestri contemporanei, segue il suo percorso approdando al figurativo con opere di rilievo pittorico. Dipinge i “deserti”. Ma ora i suoi morbidi e pacati colori lasciano il passo a forme astratte, che trasferisce in opere dinamiche e originali. E’ il momento dell’evoluzione in tutte le sue forme, che si manifesta come una dirompente deflagrazione. Libero nello spazio, quasi una nuova nascita, Guido Mannini è ad un punto di svolta esplosivo, carico di freschezza e dinamismo.
Cell. 338.460 6001 mannini.guido@gmail.com https://www.facebook.com/guido.mannini
TORINO – Incontrammo per la prima volta Guido Mannini molti anni fa (fine anni ’90). Ancora giovane, in quel tempo “studiava” riproducendo – attenzione! non copiando, poiché aggiungeva sempre qualcosa di suo, magari un piccolissimo particolare.. – i grandi maestri del passato. Tra l’altro scrivemmo di lui: […] smaterializzare per capirne e raffigurare i preziosi messaggi racchiusi, le grandi opere dei maestri del Novecento […], concludendo con: […] Mannini non è solo un bravo riproduttore, e si pone all’inizio di un cammino che prevediamo lungo; in grado di offrire insospettabili sorprese […] . Yoice Carol Oates ha detto che l’artista crea ma è anche creato dalla propria arte. Mannini ha percorso molta strada da quel periodo in cui riproduceva archetipi di grandi maestri più o meno figurativi, ed oggi le offre quelle “insospettabili sorprese..”, dopo un tempo dedicato alla ricerca di continue novità – tra l’altro un lungo periodo in Paesi
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esteri, soprattutto Arabi. Era il 2005 quando lo rincontrammo più maturo ma ancora non soddisfatto, già proiettato verso nuovi traguardi, non ancora completamente messi a fuoco. Ammirammo diverse creazioni che spaziavano sorprendentemente tra vari filoni produttivi, ora ricchi di lirismo e pregnanza materica, ora tenui germogli di luce tra le case, le oasi, le dune giocose, alternate a geometrie architettoniche schiette e pure. D’incontri con cieli aperti e vasti orizzonti, spazi, tra cui la vita, il verde, l’acqua irrompevano, in una sintesi equilibrata ed organica che il sole spaccava ma la sabbia non possedeva, in un tempo in cui le ore scivolavano lente, come nella vita quotidiana, nel quadrante di quegli universi. Lì, atmosfere ed ambiente “ingoiavano” i particolari, proponendo deserti/oceani saturi di cieli e di pensieri, di dune e orizzonti che danzano sulla tela interrotti qua e la dalla calura che, imprigionata, baciava appena le palme e ardeva nell’area tremula che dialogava coi cammelli e scrutava curiosa le carovane. Sono seguite alcune sperimentazioni coraggiose nel non iconico, che vedemmo nel suo studio di Cirié, ma che non erano ancora “mature”, sperimentazioni sia sui soggetti sia sulle tecniche. Ora ha raggiunto quest’altro, importante, traguardo. Nell’attuale periodo, queste mani, questi tocchi di pennello propongono un, allora insospettabile, informale ammaliatore vibrante per cromia e intrigante nel corpus, comunque che si fa non solo osservare ma studiare con piacere. Una realtà non più vista e riprodotta con gli occhi, ma incorporata, digerita e riprodotta con tutto il corpo, quindi sintetizzata sulla tela con campiture simboliche e cromie dense di luce. Come avesse acquisito nuova consapevolezza dell’Universo e, dopo essersi continuamente interrogato su cos’è la Natura e cos’è l’Uomo in questo mondo, fosse infine giunto a quelle conclusioni espresse con lo smalto ammaliante. Osservando attentamente il suo oggi, notiamo spesso Guido riproporre quel curato iper realismo (cura dei particolari) dei primi anni, che non ha mai dimenticato, e che fa ormai parte del suo background. Franco Cortese
UMBERTO SALMERI
Umberto Salmeri vive e lavora a Roma. Dopo aver vissuto le prime esperienze nell’ambito del neoespressionismo e dell’informale, si è orientato per una esigenza spirituale verso i Maestri del Due-Trecento, sviluppando in modo del tutto personale un concetto pittorico di carattere neometafisico. Successivamente rivolge il suo interesse all’elaborazione informatica dei dati visivi, mixando tecniche digitali con tecniche tradizionali (olio e acrilico su tela). Negli ultimi tempi si registra nella sua opera un ritorno, seppur rielaborato dal linguaggio digitale, alla tematica mistico-psichedelica dei primi anni ’90. L’autore peraltro è stato sempre impegnato nello studio delle dottrine orientali ed esoteriche ed al riguardo ha pubblicato nel passato un opuscolo con le Edizioni Serarcangeli intitolato “La Compagnia dei Siderali”. L’operetta è stata anche divulgata personalmente tramite YouTube sull’apposito canale “umbsalmeri01”. Esteriorizzare con le parole quello che si prova ascoltando un brano musicale è forse descrivere troppo freddamente quella pioggia di calde emozioni che ci investono, ma rappresentarle con dei colori ed un pennello è prolungare ancora per un attimo quel piacere così effimero. Questo ha fatto Umberto Salmeri,
giovane artista romano, in queste tele ispirate a brani musicali di gruppi pop-rock degli anni sessanta. J. Hendrix, Cream, Pink Floyd, Vanilla Fudge, Iron Butterfly, tutti gruppi di grande successo e non ancora tramontati per l’attualità dei loro testi e labellezza coinvolgente della loro musica. Lorella Giudici mail: umbertosalmeri@virgilio.it tel.: 389.20 07 013
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EMILIA ROMAGNA
Santo Nania, pittore di formazione figurativa, ha frequentato il Liceo Artistico e la scuola d’Arte del Castello Sforzesco di Milano, ha sempre trattato immagini che emozionalmente sentiva di rappresentare, con l’associazione di tecniche e valori di ricerca che accompagnano la sua scelta di vita, cioè quella di vivere questo mondo misterioso che è l’Arte con lo studio e la ricerca che porta a valorizzare quei valori di interpretazione che danno all’Artista un DNA individuale.Il Pittore Santo Nania è Presidente e Insegnante di Disegno e Pittura presso l’Associazione creata da lui nel 1980 e denominata “Antonello da Messina”, in memoria del grande pittore Siciliano, con sede in via Della Vittoria, 44 a Legnano, con scopi e finalità culturali. Negli ultimi 25 anni ha scelto di percorrere la Pittura Informale, come mezzo di espressione e di interpretazione altamente individuale, dove la propria libertà interiore viene messa in risalto dal segno, dal gesto e dalla ricerca coloristica che ogni volta riesce a mimetizzare il tuo stato d’essere. Valorizza sapientemente gli spazi tonali, con attenta valutazione sugli equilibri e stabilità dell’opera. Ogni intervento gestuale scandisce la disposizione della formazione del di-
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SANTO NANIA
pinto, per creare quella giusta sintonia tra materia e spiritualità. Osservare un’opera informale non per capire ma per scoprire un nuovo mondo interiore capace di trasmettere emozioni. mail: santonania55@gmail.com tel. 333.39 89 131
ANTONIO TRAMONTANO
antonio_tramontano@yahoo.it www.antoniotramontano.com Cell.: 338.33 12 459 Dopo aver conseguito il Diploma di Maturità d’Arte Applicata presso l’Istituto Statale d’Arte di Isernia, si diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli nel corso di Pittura del Prof. Raffaele Canoro.
2007 - L’immaginazione al potere. Mostra intergenerazionale di artisti abruzzesi e molisani, Galleria Angelus Novus, L’Aquila (curatore A. Gasbarrini, A. Picariello) 2008 - Artisti per il Ciad, Termoli (curatore G. Siano) Docente di Arte e Immagine, svol- 2009 - Cibart, Ex Gil Campobasso ge attività artistica presso il suo (a cura di Nino Barone) studio a Pesche (Is) in via Giovanni 2015 - Biennale Arte Contemporanea XXIII. Città di Perugia a cura di MarinelIn qualità di direttore artistico ha la Ambrogi e Patrizia Mari Centro curato e cura diversi eventi nella Espositivo Rocca Paolina Fondazioprovincia di residenza, mentre nel ne Culturale Luciano Boccardini 2008 ha curato le attività espositive per il I centenario ISA, Istituto Statale d’Arte di Isernia. MOSTRE PERSONALI 2008 - Archetyp’Art Gallery, Termoli (curatore A. Picariello) 2016 - Galleria Cent8anta Isernia Il colore è una liberazione del tempo. Riflessione sulla svolta cromatica di Antonio Tramontano (curatore Tommaso Evangelista) Ultime…MOSTRE COLLETTIVE / GROUP EXHIBITIONS Nuova Composizione Sperimentale, Galleria Civica d’Arte Contemporanea, Termoli (curatore A. Picariello)
2016 - Sottobraccio Collettiva d’Arte Contemporanea a cura di Rossana Bucci e Oronzo Liuzzi Corato (Ba) Museo della Città Territorio 2016 - Spoleto Art Festival Arth in the City 2017 - (S)confini- Impressioni dal margine. Aratro-Galleria Gino Marotta-Università Degli Studi del Molise a cura di Lorenzo Canova, Tommaso Evangelista, Piernicola Maria Di IorioGiudici)
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PIEMONTE
“META’ DEL CIELO” Palazzo Opesso - Chieri
Centro Culturale ARIELE
“Le donne sostengono l’altra metà del cielo” (Antico proverbio cinese) Dal 7 al 17 marzo 2019 viene aperta, con ingresso gratuito al pubblico, la Mostra delle Donne che il Centro Culturale Ariele ogni anno organizza. Questa tredicesima edizione è anche supportata dal Circolo degli Artisti di Torino. Alle 17,30 del 7 marzo l’esposizione si inaugura con vernissage a Chieri presso Palazzo Opesso, edificio storico antico, che dal Trecento ad oggi ha vissuto diversi avvicendamenti padronali ed ora sta contribuendo con i suoi ampi spazi, gestiti dall’Unione Artisti del Chierese, alla valorizzazione artistica del territorio, Il titolo di questa edizione riprende un detto che è diventato di uso comune ma che risale all’antica Cina allorquando era più completo “Le donne sostengono l’altra metà del cielo”, da intendersi metaforicamente come completezza, pienezza, armonia, parità e rispetto delle differenze tra uomo e donna. E’ curioso come proprio nella vecchia Cina dove la vita femminile è sempre stata durissima (nessuna autonomia, uccisione selettiva delle neonate, vessazioni, sessualità e leggi intese come dominio maschile,...) sia nato un auspicio così avanzato e all’oggi non ancora soddisfatto. Questo detto ha una lunga storia, infatti il Presidente Mao Tse Tung lo riadattò prosaicamente”Le donne sono l’altra metà del cielo” perché gli serviva per definire il progetto comunista rivolto al mondo femminile nella prima metà del Novecento. Attualmente, in particolare nel mondo occidentale, le conquiste e le regressioni della condizione femminile convivono. Ma, se allarghiamo lo sguardo, l’oppressione delle donne è ancora una piaga del nuovo millennio. Al presente la massima sfida da fronteggiare è costituita da tutte le forme di violenza a cui sono sottoposte le ragazze e le donne di molte parti del pianeta: rapite, stuprate, forzate alla prostituzione da violenze efferate, costrette dai genitori a sposare uomini che le considerano alla stregua di oggetti, mogli incendiate dai mariti che non le voglio-
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no più, donne sfigurate per vendetta, ragazze vendute ai bordelli che prosperano grazie alla corruzione della polizia. Ci sono violenze dettate da miseria, ignoranza, misoginia, sadismo. Le ingiustizie, le sofferenze indicibili, lo squallore inenarrabile, si trasformano da fredde cronache in esperienze vive colte spesso nel momento della dignità riconquistata. Infinite volte la donna è stata un oggetto sessuale all’interno di una quotidianità asfittica. Pensiamo a certi aspetti delle culture africane(mutilazioni genitali,..) e di quelle asiatiche (invisibilità mantenuta attraverso vesti e sottomissione totale) o delle zone di guerra (stupri come arma, donne/bambine soldato, schiavitù).Nel corso dei secoli le donne sono state tenute ai margini della conoscenza, della cultura, della politica, della vita sociale ma ciononostante qualcuna è riuscita ad emergere lasciando un segno nella storia, Fortunatamente non ci sono soltanto condizioni femminili devastanti, La creatività, la partecipazione attiva al contesto sociale, benchè ci sia ancora molto da fare, stanno a dimostrare che vivere con dignità e rispetto è possibile. Si tratta di creare una rete di promozione positiva dell’immagine della donna: la violenza subita è una violazione universale dei diritti umani. Nel ventunesimo secolo le conquiste raggiunte sono visibili nello sport, in politica, in campo scientifico, nella magistratura, nella conquista dei diritti nella vita privata. In Italia si fanno ancora i conti con pregiudizi e arretratezze. Il futuro dipende anche molto dal paese in cui vive la donna, dalla eventuale religione che pratica, dalla sua classe sociale, dal livello di istruzione e di reddito di cui dispone. In ogni caso le donne emergono a scuola, all’Università e conquistano prestigio in innumerevoli professioni con intelligenza, consapevolezza, alto senso di responsabilità.
Al presente le donne in arte sono numerose; per quanto riguarda questa nostra mostra chierese sono tutte artiste di buon livello i cui lavori convergono sulle caratteristiche attuali della condizione femminile e, in senso lato, sulla propria “metà del cielo” così come viene percepita da cia-
Nadia Canevaro
Giovanna Arancio
Mirella Caruso
Carla Silvi
Adriana Caffaro Rore
scuna. Le opere sono realizzate in piena libertà di genere, tecnica, materiale, stile, linguaggi, e sono state selezionate sia per la manifesta professionalità sia per le molteplici e intense sensibilità poetiche raggiunte.
Rosa Maria Lo Bue
Tiziana Inversi
Paola Reviglio
Anna Mostacci
Luigia Rinaldi
Anna Cervellera
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PIEMONTE
Angela Rosso
Anna Maria Russo
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Alessandra Nunziante
Patrizia Caffaratti
Sandra Valdevilt
Paola Adornato
Raffaella Pasquali
Adelaide Scavino
Carla Musolino
Stefania Di Filippo
Chen Li
Anna Azzalini
Isabella Corcelli
Sandra Cerutti
Tatiana Cecet
Mariangela Gemelli
Luciana Pistone
Ambretta Rossi
Marisa Valle
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LOMBARDIA
Romanticismo, la mostra a Milano tra Gallerie d’Italia e Poldi Pezzoli Da venerdì 26 ottobre a domenica 17 marzo 2019
Le Gallerie d’Italia di piazza Scala, sede museale di Intesa Sanpaolo a Milano, e il Museo Poldi Pezzoli presentano dal 26 ottobre 2018 al 17 marzo 2019 la mostra Romanticismo, la prima dedicata al contributo italiano al movimento che ha cambiato nel corso della prima metà dell’Ottocento la sensibilità e l’immaginario del mondo occidentale. Le 200 opere prescelte vengono inserite, e così spiegate, nel confronto col vivace dibattito culturale svoltosi tra l’Inghilterra, la Francia e i paesi del Nord, soprattutto la Germania e l’Impero austriaco, negli anni che vanno dal Congresso di Vienna alle rivoluzioni che nel 1848 sconvolsero il vecchio continente.
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All’interno dell’esposizione, l’inserimento di artisti di diversa nazionalità, come Caspar David Friedrich, Franz Ludwig Catel, Joseph Mallor, William Turner, Jean-Baptiste-Camille Corot, Sil’vestr Feodosievic Šcedrin, Franz Vervloet, Lancelot-Théodore Turpin de Crissé, Karl Pavlovic Brjullov, Friedrich von Amerling, Ferdinand Georg Waldmüller, Léopold Robert, serve a chiarire le relazioni intercorse, grazie proprio a questi protagonisti presenti e attivi in Italia, tra il Romanticismo italiano e quello europeo.
La rassegna prende inoltre in considerazione i precedenti fermenti preromantici e le ultime manifestazioni di una cultura che, almeno nel nostro paese, avrà termine con la realizzazione dell’Unità d’Italia e l’affermazione del Realismo, che del Romanticismo rappresenta l’antitesi. E poi Milano, la città italiana che più di tutte le altre ha avuto in quegli anni una maggiore vocazione europea, è stata uno dei centri della civiltà romantica, sia per quanto riguarda le arti figurative che sul versante letterario e musicale. Basti pensare alle annuali esposizioni d’arte che si sono tenute in quegli anni all’Accademia di Brera, alle sue imprese editoriali, ai suoi teatri, tra cui La Scala e il Carcano, ai protagonisti che l’hanno abitata, come Ugo Foscolo, Alessandro Manzoni, Gioacchino Rossini, Francesco Hayez e Giuseppe Verdi. Le sezioni in cui è diviso il percorso espositivo - 12 alle Gallerie d’Italia e 5 al Museo Poldi Pezzoli - intendono restituire la decisiva rottura avvenuta nella gerarchia dei generi per cui alcuni degli ambiti prima considerati minori, come il paesaggio, il ritratto, la rappresentazione della vita del popolo, assumono lo stesso interesse e importanza della pittura sacra e della pittura di storia, per tradizione collocate al primo posto e adesso completamente rinnovate. La mostra Romanticismo annovera le opere di alcuni tra i protagonisti di questa nuova interpretazione del reale quali Giuseppe Pietro Bagetti, Luigi Basiletti, Ippolito Caffi, Giuseppe e Carlo Canella, Giovanni Carnovali detto il Piccio, Massimo d’Azeglio, Giovanni Battista De Gubernatis, Salvatore Fergola,, Francesco Hayez, Domenico e Girolamo Induno, Angelo Inganni, Giovanni Migliara, Giuseppe Molteni, Natale Schiavoni. In alcuni momenti di particolare impatto scenografico, il percorso della mostra è caratterizzato dal dialogo tra pittura e scultura: quest’ultima, rappresentata in mostra da diverse opere tra le quali quelle di tre maestri - i toscani Lorenzo Bartolinie Pietro Tene-
rani, il ticinese Vincenzo Vela -, abbandonata la bellezza ideale della mitologia e i modelli antichi, si confronta ora non solo con il reale, ma anche con i percorsi inediti della letteratura e della storia. Le sezioni della mostra Romanticismo sono visitabili dal 26 ottobre 2018 al 17 marzo 2019 nei seguenti orari: alle Gallerie d'Italia 9.30-19.30 (giovedì chiusura alle ore 22.30; lunedì chiuso); al Museo Poldi Pezzoli 10.00-18.00 (giovedì chiusura alle ore 22.30; martedì chiuso). I biglietti d'ingresso hanno un prezzo di 10 euro per l'accesso in una sola sede della mostra e 7 euro per l'accesso alla seconda sede (previa presentazione del primo biglietto d’ingresso).
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FRIULI VENEZIA GIULIA
Le opinioni di Graziella Valeria Rota <nell’arte come una metafora dei movimenti di cambiamento d’orizzonti>
Maria Rosa Barut Costantini
< bacio e aurora> Maria Rosa Barut Costantini è nata a Trieste nel 1966 da padre sloveno e madre calabrese. L’artista dopo varie esperienze, opera nella trasformazione dei quadri in fotografia attraverso la modifica digitale, percreare qualcosa di diverso che tecnicamente apparentemente lontano dalla pittura permette di sperimentare le più dimensioni che oggi si percepiscono negli strati emotivi dentro la creazione. Dipinge in prevalenza quadri ad olio-acrilico su tela utiliz-
< incontri e orizzonte> Info: genteadriatica@libero.it
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zando i contrasti dei chiaro/scuri e i colori caldi che sente molto vicino e che ripercorre con la olontà di parlare delle emozioni della sua realtà. I suoi quadri sono visione introspettiva d’incontro con le emozioni interiori vissute in metamorfosi provocate e osservate. Il suo percorso di crescita artistica è volto a esplorare i mutamenti delle immagini come una metafora dei movimenti di cambiamento di orizzonti esteriori/interiori in un divenire emotivo con chi li osserva. Ha vissuto in Perù per un periodo e questo rafforza in lei i colori interiori e una pittura molto “viva“. Dal 2012 restando ancorata oramai in modo definitivo a quel mondo fatto di grandi spazi e grandi diversità inizia il suo percorso artistico soffermandosi sugli scorci di vita qui in Europa soprattutto nella sua città di nascita Trieste, una città mitteleuropea al confine del nordorientale ricca di linguaggi e prospettive in quanto crocevia di popoli. Ad oggi propone il suo percorso con la stampa fotografica digitale, nello specifico lavora sulle sue opere che trasforma in foto con effetti speciali tali da far trasmettere il significato che ciò che è determinato può essere trasformato e percepito in vari modi e stati ... il suo cammino artistico muove a una continua metamorfosi
Un tuffo interiore nella spiritualità della natura con Pino Rasile
Nato a Caserta ma vive ed opera a Trieste dal 1980 dove la sua naturale propensione all’arte ha trovato conferma nella frequentazione di ambienti artistici culturali e artistici. Ha praticato la scultura lignea di carattere sacro e si è applicato all’organizzazione e agli allestimenti di varie rassegne espositive. Nel novembre 2015, insieme ad alcuni Artisti fonda il Gruppo Artisti Triestini “Rivel’Art” che coordina nella attività espositive e artistiche culturali. Alcune sue opere si trovano in collezioni private. L’artista che negli anni ha partecipato a numerose rassegne collettive e personali esprime la propria arte basandosi sull’interiorità del sentire luministico e dà un’importanza fondamentale alla luce ed ai suoi effetti soprattutto alla
nfo: genteadriatica@libero.it
contemplazione spirituale. La sua è una pittura spesso allusiva. Tratta pittura in acrilico e ad olio su tela, tematiche legate al sentimento della natura in una visione neo romantica dove la natura è sentita con la forza di un rapporto in presa diretta, che si aggancia alla poetica preromantica del Sublime nella traversata del romanticismo storico dai timbri cromatici e toni soffusi, ad una chiarità coloristica che svapora in un luminismo di assorta contemplazione. Il suo percorso artistico che esprime va dal sentimento organico della natura ad una spiritualità tutta interiore che l’artista percorre. Prolus. Graziella Valeria Rota
http://pinorasile.wix.com/pino-rasile
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La mostra presenta uno dei principali protagonisti della pittura settecentesca di Venezia, il vedutista Giovanni Antonio Canal, detto il Canaletto (Venezia, 1697 – 1768). Il Settecento veneziano in arte si configura come un secolo geniale, complesso e vitale, capace di radicali cambiamenti nel campo della pittura, della scultura, delle arti decorative, e aperto alle innovazioni nelle idee e nelle tecniche. Siamo in pieno Illuminismo. All’inizio del secolo si allenta il rigore del Classicismo e sfuma la teatralità barocca mentre protagonista non è più il disegno ma il colore. Si inizia a parlare di veduta veneziana con il pittore Carlevarijs mentre Rosalba Carrera rivitalizza il ritratto; Tiepolo e Canaletto dipingono opere in cui la luce acquista centralità: il primo con pennellate aggressive in composizioni dinamiche, il secondo nella pittura di vedute. Prosperano la pittura di costume di Longhi, il vedutismo, la pittura di storia e di paesaggio, il cosiddetto “capriccio”. E’ inoltre l’epoca dell’incisione e la stagione di Pirane-
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si. Caratteristiche di questo secolo sono anche la presenza europea della Serenissima e il viaggio dei suoi artisti. Fioriscono l’arte vetraria di Murano, l’oreficeria e la manifattura di porcellane. Tra i protagonisti di fine secolo citiamo Francesco Guardi e Giandomenico Tiepolo, figlio di Giambattista. Nelle vedute di Guardi il linguaggio allusivo, lontano dalla solarità di Canaletto, sembra evocare una Venezia in disfacimento, mentre il tempo del vivere felice e aristocratico s’ allontana lasciando il posto a un popolo irriverente e sullo sfondo la rivoluzione infiamma la Francia. Il secolo dell’Illuminismo e il percorso della mostra terminano lasciando trasparire nuovi artisti (Canova in primis) che aprono la strada all’epoca neoclassica. Il fulcro della mostra è la figura di Canaletto, pittore e incisore passato alla storia per le celebri vedute di Venezia molto ricercate tra gli aristocratici inglesi del Grand Tour. Queste vedute restano ancora forse le uniche in grado di restituire l’ineguagliabile luce di Venezia.
La pittura di Canaletto è capace di coniugare armoniosamente architettura e natura, basandosi sull’atmosfera così come sulla matematica e sulla prospettiva studiata con l’ingegnoso dispositivo della camera ottica. I pittori settecenteschi vedutisti infatti utilizzano la camera ottica, una sorta di macchina fotografica primordiale. Canaletto nonostante utilizzi anch’esso questa tecnica, non si ritiene soddisfatto. Le sue vedute rappresentano il risultato di lunghi anni di sperimentazioni, seguite alla sua esperienza giovanile di scenografo e al suo viaggio a Roma nel 1719 dove si dedica al genere del “capriccio archeologico” ottenendo estrose vedute immaginarie, ricche di fantasia. Pertanto le rappresentazioni di Venezia sono splendidi ‘inganni’ celati da un virtuosismo tecnico con pochi precedenti: le architetture e le scene non sono riproduzioni autentiche di quanto il pittore osserva nella realtà ma frutto di una sua personale visione della mente e del cuore. Nulla è lasciato al caso: nel dipingere le sue tele sceglie, mediante indagini accurate, precise condizioni di luce per ogni particolare momento della giornata e contrasti tra luce e ombra. “correggendo i difetti”. Una delle caratteristiche dei suoi dipinti è quel qualcosa di ipnotico dovuto proprio ai ritocchi che appone ai riflessi e alla prospettiva, allargando il campo visivo. Quello che oggi appare così classico e fotografico è in realtà un’autentica rivoluzione. Del resto, il Settecento è un secolo di trasformazione anche nel linguaggio dell’arte e la rassegna veneziana ne fa un affresco efficace.
Venezia, Palazzo Ducale – Appartamento del Doge San Marco, 1 30124 Venezia Costo: 20 euro – ridotto 13 euro Direzione scientifica: Gabriella Belli A cura di Alberto Craievich . Con la collaborazione di RMN – Grand Palais, Parigi tel. 39 0412715911 mail: info@mcvene
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VENETO
BOTTEGA SCUOLA ACCADEMIA La pittura a verona dal 1570 alla peste del 1630 17.11.18 - 05.05.19 Museo di Castelvecchio Corso Castelvecchio 2 - Verona
Dal 17 novembre 2018 al 5 maggio 2019 in Sala Boggian al Museo di Castelvecchio è aperta la mostra “Bottega, Scuola, Accademia. La pittura a Verona dal 1570 alla peste del 1630”. L’esposizione, a cura di Francesca Rossi e Sergio Marinelli, pone l’attenzione sul panorama artistico veronese tra la fine del XVI secolo e l’inizio di quello successivo, un crogiolo ricco di novità. In un contesto che vedeva presenti a Verona figure di rilievo, come Bernardino India e Paolo Farinati, e la vicinanza con il vivace ambiente veneziano, la necessaria premessa ai successivi sviluppi fu la presenza in città alla metà del ‘500 della bottega di Domenico Brusasorzi e del figlio Felice, una delle più attive, sia per quanto riguarda la produzione di opere pittoriche sia per la presenza al suo interno di numerosi apprendisti e discepoli. La mostra propone l’analisi dell’eredità di Felice Brusa-
sorzi raccolta dai suoi allievi, tra i quali vengono ricordati con attenzione Sante Creara, Alessandro Turchi, Pasquale Ottino e Marcantonio Bassetti. I disegni e dipinti esposti evidenziano come il periodo giovanile di questi artisti sia stato molto influenzato dal lessico del maestro, per poi differenziarsi, in seguito, grazie all’influsso di altri autori. Questo fondamentale periodo della produzione artistica veronese fu bruscamente interrotto dalla peste del 1630, che portò alla morte di molti pittori e che mutò in maniera radicale la sensibilità di coloro che sopravvissero, aprendo la strada a una stagione dell’arte veronese. Le opere esposte provengono dalle collezioni civiche e da importanti prestiti concessi dall’Accademia Filarmonica di Verona, dalla Fondazione Cariverona, da Banco BPM, da collezionisti privati a testimonianza dell’importante e consolidata rete di collaborazione territoriale volta alla valorizzazione del patrimonio. Orari lunedì 13.30–19.30 da martedì a domenica 8.30–19.30 chiusura biglietteria ore 18.45 ...................................... Visite guidate per prenotazioni tel. +39 045 8036353 – +39 045 597140 dal lunedì al venerdì, 9-13 e 14-16, segreteteriadidattica@comune.verona.it ........................................... Per maggiori informazioni: Museo di Castelvecchio corso Castelvecchio 2, 37121 Verona Tel +39 045 8062611 fax +39 045 8010729 castelvecchio@comune.verona.it
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“La stagione culturale autunnale veronese si arricchisce di un nuovo importante appuntamento – sottolinea l’assessore alla Cultura Francesca Briani. Arte e storia si incontrano per raccontare, attraverso le opere pittoriche esposte, un momento di particolare creatività artistica del nostro territorio. Un’intensità produttiva che, tra il ‘500 e il ‘600, ha portato alla realizzazione di capolavori straordinari. Un’ampia e ricca esposizione che sarà possibile ammirare grazie alle importanti collaborazioni avviate con le principali collezioni civiche cittadine”.
In mostra, nell’elegante allestimento firmato da Alba Di Lieto con Ketty Bertolaso, 61 sceltissime opere, tra dipinti, disegni, strumenti musicali e documenti, parte dei quali presentati per la prima volta al pubblico. A focalizzare l’attenzione sulla scuola artistica più operosa e amata a Verona tra Cinque e Seicento, una stirpe di artisti cresciuti nell’alveo di una bottega famigliare, quella di Domenico e Felice Brusasorzi. Bottega che, all’incrocio stilistico tra tardo Manierismo, pittura della Realtà e Classicismo, si trasformò in una sorta di accademia corporativa capace di dare impulso a un’intensa stagione di commissioni artistiche che lasciarono un’impronta indelebile in chiese e palazzi pubblici e privati del territorio.
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Maria Aristova
Vive e lavora a San Pietroburgo e membro dell’Unione degli artisti della Russia e di San Pietroburgo. Nel 2010 si è laureata presso l’Accademia Imperiale delle Arti intitolato a Ilya Repin, dipartimento di Eduard Kochergin. I suoi eventi artistici comprendono 15 mostre personali (una delle principali sono il Museo Anna Akhmatova, San Pietroburgo, 2009, la galleria “Ariele”, Torino, 2010, Art-Muse, San Pietroburgo 2014, la Sala Bianca, l’Unione degli artisti, San Pietroburgo, Russia, 2015, Hermitage-Vyborg, 2016) in Russia, Italia e Svezia e oltre 100 mostre collettive (Esposizione nazionale della gioventù 2010, la Casa degli artisti centrale, Mosca, Russia, 2010, mostra internazionale “Baltic Biennale” nel parco Mon Repo, Vyborg, Russia, 2010, mostra internazionale “Geniuses e Masterpieces”, la sala espositiva centrale “Manege”, San Pietroburgo, Russia, 2011, progetto artistico internazionale “Surrealismo oggi “, il Museo di Etnografia, Coimbra, Portogallo.La mostra è commemorata per i 50 anni del museo. Il Museo Etnografico è il secondo più grande e uno dei più frequentati in Portogallo, 2012, mostra regionale della gioventù Omsk-St. Pietroburgo, la sala espositiva dell’Unione di artisti s sull’argine di Morskaya, San Pietroburgo, Russia, 2015; “Almaty attraverso gli occhi degli artisti di San Pietroburgo, la storia del museo di Almaty, organizzata dal museo” Erarta “, 2017).
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Vincitore di concorsi russi e internazionali, mostre e progetti d’arte. Nel 2015 ha aperto la scuola d’arte #art_life di Maria Aristova, dove bambini e adulti possono frequentare laboratori di pittura. Dal 2015 ha eseguito progetti di interni per la casa e per spazi pubblici.
I suoi dipinti sono in collezioni private in Italia, Inghilterra, Belgio, Germania, Australia, Svezia, Francia, Cina (inclusa la collezione privata del Museo d’arte di Harbin della pittura russa) e in Russia, nella collezione del centro espositivo Hermitage-Vyborg, il Museo S.Dyagilev, la collezione dei fratelli Noskin, nella collezione privata di
Vyacheslav Malafeev (il portiere della squadra di calcio Zenit), nella collezione privata di Eduard Pichugin (il direttore dello studio Lenfilm), nella collezione privata del Console Generale del Regno del Belgio a San Pietroburgo, Hans Timbremont.
Ho partecipato a numerosi eventi artistici che comprendono oltre 100 diverse mostre e progetti artistici da quelli tradizionali a quelli d’avanguardia e 15 mostre personali in Russia, Svezia e Italia.
- Marzo, partecipazione all’arte-plein air “Alla scoperta della Liguria”, organizzata da Vitaly Vasiliev e Elena Bizhurina. - Gennaio, partecipazione alla residenza d’arte “Primavera”, sotto la supervisione di Miso Mandic, Serbia.
2019 - 4 gennaio - 10 marzo, mostra personale “Retrospettiva 2009-2019”, centro socio-culturale “Biblioteca Teffy”, Tichvin. - 26 gennaio partecipazione alla mostra collettiva “Surrealism Now”, nella Galleria Municipale di Vieira de Leiria nella Municipalità di Marinha Grande, in Portogallo. L’International Surrealism Now è la più grande - 8 gennaio, master class con orchestra sinfonica “Temp Primo”, nella sala da concerto “Capella”, San Pietroburgo. esposizione surrealista al mondo nel 21 ° secolo, 118 i principali artisti surrealisti provenienti da 49 paesi dei cinque continenti.
2017 - 14 dicembre - 21 gennaio, mostra personale “Angeli e la città”, il Museo dei trasporti elettrici, San Pietroburgo - 5 ottobre - 5 novembre, la mostra collettiva “Con il ritmo della città”, sotto la supervisione di Yulia Spiridonova, il Museo del trasporto elettrico, San Pietroburgo - 29 settembre, partecipazione alla mostra-evento “110 anni di servizio tranviario”, l’atrio della Fortezza di Pietro e Paolo, San Pietroburgo ED ALTRE MOSTRE FINO AL 2007
2018 - 25 ottobre - 3 novembre, partecipazione alla mostra internazionale di arti e scienze umane della città spagnola Melilla, il centro UNESCO, distretto di Melilla. - 4 ottobre - 12 ottobre, partecipazione alla mostra internazionale “The City of Happiness” dove ho presentato 5 dei miei lavori della nuova serie “Moments”, dedicata a San Pietroburgo. La mostra è stata limitata ai 60 anni delle città gemellate di San Pietroburgo e Anversa. Alla cerimonia di apertura il Console Generale del Belgio a San Pietroburgo, il signor Hans Timbremont, ha ricevuto il mio dipinto “Respiro dell’inverno” come regalo. - 19 maggio partecipazione all’evento artistico “Panchina della pace nel museo russo”, organizzato dal Museo russo e “L’uomo della pace” (Laboratorio di cultura popolare) “ - 28 marzo - 15 aprile “Primavera-2018”, Sale espositive centrali dell’Unione degli artisti, Bolshaya Morskaya st, San Pietroburgo
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TOSCANA
“Molte luci, qualche ombra. Dopo Marina Abramović e altro, mostre d’arte dedicate al Carnevale di Viareggio, a Pinocchio, ad “Improbabili inquadrature” e via dicendo”. di Lodovico Gierut Manifesto per il Carnevale di Viareggio.
Ci sono momenti – per chi crede che fare critica d’arte abbia un autentico fine culturale – in cui alcuni, nel caso la mia persona, continuando ad esprimersi liberamente, non può fare a meno di criticare negativamente alcune cose, tipo l’osannata visitatissima personale (è ormai chiusa) della serba Marina Abramović nello storico fiorentino Palazzo Strozzi, né quella di Giuseppe Veneziano a Massa, anch’essa finalmente terminata (eppure ne avevo parlato molto bene in una sua apparizione a Pietrasanta, anni fa) a Massa, presso lo storico Palazzo Ducale. Continua ad essere molto alla moda la provocazione – ognuno è libero, non sono sicuramente io o altri a negare a qualsivoglia creativo, quale ne sia la dimensione, ad esprimersi come e dove crede – che però, fatta così, non mi piace. Né ho gradito le sculture di arredo urbano di Massimilia-
no Pelletti e di Emanuele Giannelli, che rispettivamente il Comune di Forte dei Marmi e quello di Pietrasanta hanno collocato da qualche mese sulla Via Provinciale Vallecchia e sulla Via di Scorrimento, giacché credo – il mio è un pensiero autonomo, e ribadisco la conoscenza con ambedue, per cui ne seguo con attenzione l’iter – che certe opere (so che hanno avuto la collaborazione di valenti artigiani del settore) debbano essere attentamente valutate da chi di dovere, e cioè dall’Amministrazione pubblica che dovrebbe avere sempre al proprio interno persone competenti del settore. Non mi sono piaciute, e chiudo qui, dato che solo il parlarne gioca in maniera pubblicitaria. Per il resto, e di mostre d’arte in Toscana ce ne sono a centinaia e centinaia, ho potuto vedere e ammirare in anteprima le tecniche miste del fotografo e creativo Stefano
Clara Mallegni, In alto mare, t. mista su legno cm 50x50, 2018
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Clara Mallegni, Nel paese dei balocchi, t. mista su legno cm 50x35, 2017
Marzia Martelli, Niente da nascondere, olio su tela cm 95x75, 2013 Giraldi che verranno esposte ad aprile presso la sede della Pro Loco in Seravezza: si tratta di una trentina di alcuni lavori, di cui sei dedicati alla casata dei Medici e a Michelangelo Buonarroti (dunque con attinenza locale); la mostra, avente il titolo di “Improbabili inquadrature”, conterrà collages fotografici di Giraldi arricchiti da interventi pittorici di Massimo Cantini, Lido Contemori, Massimo Presciutti, Dino Aloi e di altri famosi disegnatori amici dello stesso, come uno scritto del giornalista e scrittore Vincenzo Mollica. E’ interessantissima, in linea con la qualità espositiva della Fondazione Nazionale “Carlo Collodi”, a Collodi – in provincia di Pistoia, sino a tutto il mese di marzo – la personale presso la “Sala del grillo” di Clara Mallegni “AttualMENTE Pinocchio”, sculture ma soprattutto una quindicina di dipinti ad acrilico, collage e tecnica mista, che mettono in evidenza con singolare personalità le avventure del burattino più celebre nel mondo inserite nel libro di Carlo Lorenzini (detto, appunto, ‘Collodi’): precisi e puntuali gli scritti di Bruno Ialuna, Marilena Cheli Tomei, Antonella Gramigna e di altri, accostati nel catalogo alle istantanee delle opere in esposizione (c’è pure la scultura “I due gendarmi”, da tempo acquisita dalla Fondazione stessa e posizionata non troppo lontana da quella, notissima, fatta decenni fa da Emilio Greco). Tra le altre esposizioni mi piace dare evidenza, a Viareggio, a “Il Carnevale di Viareggio attraverso i suoi manifesti” organizzata dal Circolo Filatelico “Giacomo Puccini” al numero 23 di Via Manin, alla Collettiva “L’Essenziale Bellezza”, pittura e scultura, presso i Musei di Palazzo Paolina Bonaparte (sino al 12 maggio), con opere di Rita Casaroli, Elvira Colognori, Giorgia Madiai, Claudia Mar-
Stefano Giraldi, Collage. chetti, Marzia Martelli e Giuliana Pardini, evento inserito nelle manifestazioni carnevalesche che tra l’altro si sono aperte alla Galleria d’Arte Moderna “Lorenzo Viani” con la retrospettiva di Moses Levy “Ritornerà sul mare la dolcezza” a cura di Alessandra Belluomini Pucci, in occasione del cinquanta anni dalla morte dell’artista: oltre cento le opere in esposizione. Per terminare questa sintetica “carrellata” è giusto dare evidenza anche alla personale di Francesco Nesi a Certaldo, Palazzo Pretorio, “Nel Segno della Luna”, veramente squisita.
Marzia Martelli, Occhio magico, olio su tela cm 60x60, 2009
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MOLISE
Rimarrà aperta fino al 28 aprile a Palazzo Gil a Campobasso “la mostra “Icons” di Steve McCurry.Sono centotrenta i celebri scatti in mostra, immagini di grande impatto emotivo che immortalano il talento e la profondità in ogni particolare, la poesia e la guerra insieme, gli sguardi di disperazione, le lacrime, i sorrisi dei bambini. L’esposizione, concepita da McCurry e dalla curatrice Biba Giacchetti come un concentrato di tutto il suo percorso di fotografo e umanista, è promossa dalla Fondazione Molise Cultura, in collaborazione con Sudest 57 e con il sostegno della Regione Molise. L’esposizione consente al visitatore di attraversare le frontiere e conoscere da vicino un mondo complesso, in profonda trasformazione. Una retrospettiva che raccoglie l’insieme della vasta produzione di Steve McCurry, a partire dai suoi viaggi in India e poi in Afghanistan, da dove veniva SharbatGula, la ragazza che ha fotografato nel campo profughi di Peshawar in Pakistan e che è diventata una icona assoluta della fotografia mondiale.
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Michele Pucacco Retrospettiva
Michele Pucacco nasce nel 1963 a Sant’Elia a Pianisi, moli, la Sala Annunziata di Bologna, la Villa Bianca in provincia di Campobasso. Dopo aver frequentato il di Milano. Dal 23 febbraio al 23 marzo 2019 una sua liceo artistico, frequenta l’Accademia delle Belle Arti personale a termoli presso la galleria Settimo Piano. di Bologna, diplomandosi nel 1988. I suoi lavori rivelano tensioni ed impegno nella conquista di una propria dimensione espressiva. Negli anni cruciali della formazione è guidato dal dott. Mario Razzano, titolare dello studio Erreci Arte Contemporanea di Benevento, profondo conoscitore e cultore di artisti contemporanei. Sue opere sono presenti in diverse collezioni o in Italia e all’estero ed esposte in sedi prestigiose: la Rocca dei Papi di Benevento, il Castello Svevo di Ter-
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MARCHE
Domenica a Ostra incontro con gli artisti protagonisti della mostra ”Sulle orme del Poeta“
Domenica 27 gennaio, presso la Sala consiliare del Comune di Ostra, si è conclusa, con la presenza degli artisti protagonisti, la mostra: ”Sulle orme del Poeta “ organizzata dal Movimento Artistico Introvisione con il coordinamento tecnico di Monia Frulla, presidente, di Enzo Carli, direttore artistico e con il patrocinio del Comune di Ostra; una laboratorio aperto- una factory informale- di pittura, scultura, teatro, video e fotografia. La proposta multidisciplinare unita alla tipologia di tema trattato convogliati nella volontà di mantenere viva la storia della nostra terra è stata la chiave del grande successo per rendere attuale e nuovo il progetto artistico di Introvisione. La mostra si sviluppa da un workshop fotografico, in ricordo e a tributo a Mario Giacomelli, poeta dell’immagine. L’idea portante è quella del progetto, ricostruire per costruire; ricostruire una realtà passata per rivivere una memoria antica data dalla testimonianza immutabile dei campi, della terra, della civiltà contadina, trasfusa , inoculata dalla poesia. Fotografare attraverso la riproposizione
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del matrimonio sull’aia l’essenza del rituale, all’evocazione del sentimento, nella ripresa delle antiche e primordiali origini.
Come le pause cicliche dal cuore antico come la mensa contadina sull’aia dai profumi e dai sapori di una volta. La poesia guidava i partecipanti e la fotografia trasfigurava così come le altre espressioni, così come la materia della terra trasfusa dalla pittura o il legno, il marmo lavorati dallo scultore. Assieme alla fotografia hanno esposto pittori e scultori che hanno condiviso il tema e rendono vive le arti espressive marchigiane nel mondo. Dopo il saluto e la condivisione esperenziale con gli artisti, l’incontro prosegue con una performance teatrale curata da Francesca Berardi e Filippo Mantoni della Compagnia Teatrale Senigalliese per poi proseguire a conclusione della serata al teatro Vittoria con la proiezione delle Opere prime del workshop fotografico e con la proiezione del back stage della manifestazione, video realizzati dal filmmaker
Giordano Rotatori. Seguirà in ultimo una performance live di musica e di pittura pensata e strutturata in ricordo – di Burri e Giacomelli – con al pianoforte Filippo Lombardelli. Hanno partecipato alla mostra i seguenti artisti: Giovanni Schiaroli, Walter Bastari, Giorgio Mercuri, Guglielmo Vecchietti Massacci, Gianfranco Romagnoli, Roberto Giovannetti, Isabel Permanyer, Michele Carmelo Bellezza, Laura Facchini e Michele Droghini. I fotografi: Enzo Carli, coordinamento, Massimo Renzi, Walter Ferro, Delia Biele, Federica Balli, Giorgio Bianchi, il videomaker Giordano Rotatori, i musicisti Filippo Lombardelli e Gioele Bellagamba, gli attori Francesca Berardi e Filippo Mantoni del Centro teatrale senigalliese. Nelle foto: opere di Giorgio Bianchi, Federica Balli, Massimo Renzi, Walter Ferro, Delia Biele, Enzo Carli
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LAZIO
Leonardo. Oltre il mito Leonardo da Vinci – La scienza prima della scienza alle Scuderie del Quirinale Via Ventiquattro Maggio, 16 - Roma dal 13/03/2019 al 30/06/2019
E’’ l’anno di Leonardo da Vinci (1452-1519): a cinquecento anni dalla morte, il grande genio rinascimentale viene celebrato con un ricco calendario di eventi. Tra questi è particolarmente interessante la mostra romana alle Scuderie del Quirinale in cui Leonardo è protagonista all’interno di una fitta trama di rapporti culturali circa l’arte e il pensiero del tempo; sono “ raccontati “ i luoghi dove visse e lavorò . Dalla formazione toscana, al soggiorno milanese, fino al tardo periodo romano, la rassegna ripercorre l’opera di Leonardo sul fronte tecnologico e scientifico e traccia le connessioni culturali con i suoi contemporanei, per offrire una visione finalmente ampia di questa grande figura, spesso presentata come genio isolato. La mostra presenta l’ingegneria, la tecnica,l’arte e il pensiero tra quattro e cinquecento.
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Le sezioni della mostra esploreranno i grandi temi affrontati da Leonardo sul versante del pensiero tecnico e umanistico, al centro del dibattito degli artisti e tecnologi rinascimentali: lo sviluppo di macchine per i grandi cantieri di costruzione, l’utilizzo del disegno e della prospettiva come strumenti di conoscenza e rappresentazione, l’arte della guerra tra tradizione e innovazione, il vagheggiamento di macchine fantastiche come quelle per il volo, la passione per la rappresentazione dell’elemento macchina in quanto tale, l’ideazione di soluzioni negli ambiti del lavoro e della produzione, la riflessione sulla città ideale e lo studio delle vie d’acqua, la riscoperta del mondo classico e una riflessione su come, nel tempo, sia nato e si sia sviluppato il mito dell’artista. Molte delle invenzioni di Leonardo non sarebbero state reinventate se non dopo secoli. Secondo la visione di Leonardo, l’esperienza fa conoscere la realtà delle cose ma non ne dà ancora una spiegazione razionale, per giungere alla quale è necessario applicare la ragione. Solo così si può arrivare a comprendere il perché si manifesta un fenomeno naturale. Per Leonardo, inoltre, le leggi che governano la natura si devono poter razionalizzare tramite la matematica: «Nissuna umana investigazione si può dimandare vera scienza, s’essa non passa per le matematiche dimostrazioni». Il pensiero leonardiano rifiuta completamente la metafisica. Attraverso i codici, scritti e disegni in forma di appunti che ha redatto lungo tutto il corso della sua vita che testimoniano studi, invenzioni di macchine e congegni, ricerche artistiche e letterarie, siamo in grado di srotolare il filo rosso della sua ricerca. Essi rappresentano la dimostrazione del suo procedere mobile e creativo, capace di passare dall’indagine del movimento delle acque agli studi sul volo usando indifferentemente le parole come i disegni. Le sue analisi hanno supportato lo svolgersi e l’evolversi delle sue opere pittoriche. La pittura viene considerata da Leonardo come l’arte per eccellenza, il fine ultimo e più alto, come dichiara nel Libro di Pittura. Allo stesso tempo, la potenza intuitiva delle sue scoperte, così come l’evolversi del suo pensiero scientifico e artistico, rintracciabili nei suoi dipinti, ne fanno un corpus scientifico di valore unico, dove si manifesta un reciproco scambio, una
complementarità intrinseca tra arte e scienza. Così, se i suoi trattati di anatomia costituiscono il fondamento per la realizzazione nei dipinti di figure tanto armoniche e credibili come quelle della Leda o della celebre Gioconda, allo stesso tempo rappresentano uno dei primi seri approcci alla fisiologia nella storia della medicina. E’una mostra da non perdere.
Orari: da domenica a giovedì dalle 10.00 alle 20.00 Venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30 Costo: a partire da 8 euro Sito web: scuderiequirinale.it https://www.facebook.com/pages/RomaToday /41916963809
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PUGLIA
“Van Gogh Alive – The Experience” Teatro Margherita-Bari
Nelle sale del rinnovato Teatro Margherita di Bari la grande mostra internazionale multimediale Van Gogh Alive – The Experience, è un’esperienza immersiva senza precedentiche celebra il geniale pittore olandese e offre un nuovo modo di conoscere, approcciare e vivere l’Arte.La mostra si sviluppa come un viaggio nei luoghi diventati fonti di ispirazione delle opere più celebri del genio olandese, rivoluzionario nel modo di concepire e interpretare il mondo. Autore di quasi novecento dipintie più di mille disegni e schizzi, geniale e incompreso, Van Gogh influenzò profondamente l’arte del ventesimo secolo, conquistando innumerevoli ammiratori. Dopo aver trascorso molti anni soffrendo di alcuni disturbi
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mentali,morì all’età di 37 anni, lasciando i suoi lavori ancora non molto conosciuti né apprezzati. Come è possibile ammirare anche in mostra, suoi soggetti preferiti consistevano inautoritratti, paesaggi,nature morte floreali, dipinti concipressi, rappresentazione di campi di grano egirasoli. La sua formazione si deve all’esempio delrealismopaesaggistico deipittori di Barbizone del messaggio etico e sociale diJean-François Millet.Tra i fondatori dell’arte moderna e sicuro riferimento di una maniera di dipingere assolutamente inconfondibile, l’artista nel decennio che va dal 1880 al 1890 viaggiò da Parigi a SaintRémy fino ad Auvers-sur-Oise. A questo periodo pittorico fecondo è dedicata la mostra.
Il visitatore esplora il fascino dell’opera di Van Gogh in uno dei più coinvolgenti ambienti multi-screen al mondo. Grazie all’ausilio della tecnologia più avanzata, la tecnologia SENSORY4™, si giunge all’immersione completa conun innovativo sistema di proiezioni 3D mapping. Oltre 50 i proiettori ad altissima definizione che rendono possibile dare vita alle opere più conosciute dell’artista,avvolgendo letteralmente lo spettatore con oltre 3.000 immagini proiettate su grandi schermi a 360 gradi. Maggiore emotività al viaggio è offerta dalla possibilità di ammirare le cartoline dei suoi luoghi, di leggere le parole da lui scritte e ascoltare con suono surround l’eccezionale colonna sonora creata con le musiche di Vivaldi, Lalo, Schubert, Bach, Saint-Saëns, Debussy, Tchaikowskij. È proprio grazie all’intreccio tra arte e tecnologia che oggi
si possono realizzare mostre che permettono di interagire con i capolavori dell’Arte, rendere i visitatori parte delle opere e sollecitare la curiosità dei più giovani, creando dei veri e propri spazi didattici, come la ricostruzione fedele della camera da letto di Van Gogh, nel cui dipinto l’artista olandese ha voluto esprimere la tranquillità e far risaltare la semplicità per mezzo di un sincero simbolismo cromatico. La mostra prodotta da Cube Comunicazione e Time 4 Fun e ideata da Grande Exhibitions, ha ricevuto il patrocinio dell’Assessorato all’Industria Turistica e Culturale della Regione Puglia ed il Comune di Bari, inoltre ha ricevuto il sostegno di Auriga, Banca Popolare di Bari, Primiceri, Nuova Orsud e AN-Light. Virginia Grazia Iris Magoga
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PUGLIA
ANNAMARIA SUPPA “Fragiail”
Galleria MUSEONUOVAERA, Bari
Artista che opera nel campo delle arti visive sin dagli anni settanta-ottanta, Annamaria Suppa, pugliese, vive da alcuni anni tra Bari e New York dedicando sempre più la propria ricerca artistica alla innovazione di linguaggi, tecniche, materiali. Infaticabile sperimentatrice, Suppa ancora una volta si misura con la tensione pittorica coniugata – in questo caso – con una tecnica mai indagata prima:la vetro fusione. Come l’artista stessa spiega: “L’idea di usare il vetro è nata quasi per caso. Recentemente ho avuto modo di visitare, a Brescia, un laboratorio di vetrofusione, mi incuriosiva la lavorazione, l’ho trovata consona alla mia ricerca attuale e ho voluto provare. Il vetro, trasparente e luminoso, l’ho
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sentito parallelo al plexiglas dei miei lavori del momento. Seguendo la lavorazione, un po’ per gioco e un po’ per curiosità ho deciso di realizzare qualcosa. Così è iniziata una nuova avventura … Ho lavorato con vetro, polveri di vetro e forno a 300 gradi. Al di là della mia esperienza di pittura, ho fatto esperienza non della fusione dei colori, ma della sovrapposizione. Con risultati veramente inaspettati, ma molto soddisfacenti!” I lavori nati da questa nuova ricerca sono accolti nella galleria barese con il divertente titolo “Fragiail” (termine generato da un segreto giochino privato, “Fragile” da pronunciare però all’inglese “fragiail”). Come scrive il curatore della mostra Antonella Marino: “Il vetro è un materiale per molto tempo relegato alla sottovalutata sfera delle “arti minori”. Di cui l’arte contemporanea ha rilevato invece le enormi possibilità espressive, la capacità anche simbolica di riflettere la realtà, le qualità di superfice insieme duttile e plasmabile, solida oltre che fragile (si pensi, in Italia, a rassegne ormai consolidate come “Glasstress” a Venezia, che coinvolgono artisti di spessore internazionale nell’interpretazione creativa di questo medium).” Di vetro fuso, dunque, sono i nove grandi riquadri che fanno da fulcro espressivo; si tratta di lastre colorate con immagini astratte dove l’incastro frammentario di segni, macchie, forme, che costituiscono la cifra pittorica dell’artista, s’incastona sin dentro la materia trasparente. Qui, pennellate a dito, inserti materici, bolle e gocce, sovrapposizioni di forme suggeriscono visioni, memorie, frammenti di realtà (l’attenzione per le trasparenze luminose fa da collante tra questa serie e quella in parte coeva costituita dai moduli in plexiglas, sempre in mostra).
Racconta Annamaria Suppa: “I lavori sono realizzati su vetro piano piuttosto sottile un 2,5 mm., l’immagine colorata si ottiene con polveri di vetro che si setacciano sulla superficie di vetro (questi sono incolore, solo dopo la cottura appare il colore). I rilievi si ottengono mettendo in forno una forma che solleva il vetro e nella fusione lascia
l’impronta. Dopo la cottura il vetro diventa più doppio per via delle polveri che si fondono in esso”. Resta, in ogni caso, una misteriosa e seducente traccia gestuale, una scrittura intima e personale fatta di segnoforma-colore. E di una solidissima e preziosa “fragilità”. Virginia Grazia Iris Magoga
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CAMPANIA
“Chagall. Sogno d’amore” a Napoli febbraio 15 – giugno 30 - 2019
Per la prima volta a Napoli, la poetica magia di Marc Chagall raccontata attraverso l’esposizione di 150 opere presso la Basilica della Pietrasanta – Lapis Museum di Napoli dal 15 Febbraio al 30 Giugno 2019. Dal 15 Febbraio, nella straordinaria cornice della la Basilica della Pietrasanta – Lapis Museum di Napoli, verrà ospitata una mostra dedicata al grande artista russo Marc Chagall (1887-1985). La mostra racconta la vita, l’opera e il sentimento di Chagall per la sua sempre amatissima moglie Bella, attraverso l’esposizione di 150 opere tra dipinti, disegni, acquerelli e incisioni. Un nucleo di opere rare e straordinarie, provenienti da collezioni private e quindi di difficile accesso per il grande pubblico. Curata da Dolores Duràn Ucar, la mostra racconta il mondo intriso di stupore e meraviglia dell’artista. Nelle opere coesistono ricordi d’infanzia, fiabe, poesia, religione e guerra, un universo di sogni dai colori vivaci, di sfumature intense che danno vita a paesaggi popolati da personaggi, reali o immaginari, che si affollano nella fantasia dell’artista. Opere che riproducono un immaginario onirico in cui è difficile discernere il confine tra realtà e sogno. La mostra è organizzata e prodotta dal Gruppo Arthemisia, che dopo il successo conseguito a Napoli con la mostra di Escher, conferma la propria fiducia nella città partenopea investendo anche sulla straordinaria Basilica della Pietrasanta. La mostra si avvale del patrocinio del Comune di Napoli, è sotto l’egida dell’Arcidiocesi di Napoli, e in sintonia con la sezione San Luigi della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale, Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia, della Rettoria della Basilica di S. Maria Mag-
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giore alla Pietrasanta e dell’Associazione Pietrasanta Polo Culturale ONLUS. LUOGO: Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta INDIRIZZO: piazzetta Pietrasanta 17 ORARI: tutti i giorni 10-20 (la biglietteria chiude un’ora prima) CURATORI: Dolores Durán Úcar TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 081 1865941 SITO UFFICIALE: http://www.chagallnapoli.it
Marc Chagall è sicuramente uno dei pittori più amati del Novecento per il suo stile poetico ,fantastico, surreale e fiabesco. Nacque il 7 Luglio del 1887 da una famiglia ebraica. A soli nove anni entrò nell’atelier di Jehuda Pen, uno dei più importanti nomi dell’arte ebraica e russa; un anno dopo frequentò la scuola della Società imperiale per la protezione delle belle arti di San Pietroburgo. La sua è stata una vita difficile piena di avversità, infatti conobbe la violenza e la guerra. Continuò, poi a studiare, alla scuola Zvantseva con Léon Bakst. Anche questo fu un periodo difficile per lui, poichè venne imprigionato. Rimase a Pietroburgo fino al 1910. Divenuto noto come artista, lasciò la città per stabilirsi a Parigi dove incontrò Guillaume Apollinaire, Robert Delaunay e Fernand Léger. L’artista visse tutti gli avvenimenti della storia europea del Novecento, che, certamente, influenzarono la sua produzione artistica. Tuttavia riuscì ugualmente ad esorcizzare le brutture della vita, comunicando felicità e ottimismo tra-
mite la scelta di colori vivaci e brillanti nonchè di forme semplici che troviamo nelle sue opere. Il suo mondo era colorato, magico, sognante e i suoi colori e le sue pennellate, ancora oggi, trasmettono l’ amore , la passione, la tenerezza e la semplicità, la gioia di vivere facendoci tornare ad essere bambini che guardano il mondo con fantasia e occhi limpidi,vedendovi solo la bellezza. Questo mondo irreale e fantastico di Chagall, che infonde serenità e leggerezza, lo respiriamo quasi in tutte le sue opere : famosissima “Sulla città “del 1918 in cui lui e la moglie, abbracciati, volano sulla città liberi e gioiosi, “Il compleanno” dove egli la solleva in aria e bacia Bella, che fra le mani, ha in un ambiente domestico, sereno e lontano da ogni minaccia un mazzo di fiori.” La passeggiata” del 1917, in cui, viene rappresentato un paesaggio di Vitebsk, e la coppia di innamorati tenendosi per mano si innalza magicamente verso l’alto. Giusto per citarne alcune. Letizia Caiazzo
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CAMPANIA
Arte abusata...
Arte, certamente la più alta, magnifica, complessa e varia espressione di “ Pensiero “ dell’essere umano, sia che essa si esprima in pittura, poesia, scultura e musica o nei molteplici messaggi inviateci dalla Natura. Eppure mai come oggi questa parola , o meglio il suo più intrinseco contenuto, viene malamente e impropriamente abusato in ciò che rappresenta, con produzioni pseudo artistiche, frutto degli accostamenti più insignificanti, più assurdi spesso incomprensibili se non addirittura osceni, nella loro banalità, come il mostrare delle immondizie o l’esporre ad un silenzioso nonchè rispettoso disorientamento, poveri disabili nella loro cruda realtà per non parlare poi di altre forme di degenerazione. Troppo spesso ci avviciniamo ad un quadro dove, a farla da padroni, ci sono solo strisce variamente distribuite e per colore e per forma o dove si incrociano in modo piuttosto disordinato pennellate di vernici colorate il cui messaggio diventa difficile da interpretare, sebbene incarnino, comunque , o almeno questo sarebbe l’intento, tutta l’attuale decadenza dell’umano sentire, l’angoscia del vivere, la solitudine dell’animo, l’assenza di in Dio, ahimè troppo lontano in cui credere davvero nonchè la totale perdita dei valori che qualcuno, esprime addirittura
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col bianco assoluto. Eppure chi ci ha preceduti, nonostante le alterne vicende, i periodi non sempre floridi e oscuri della Storia, ci ha consegnato opere che, noi stessi, oggi, riconosciamo immortali per bellezza, contenuti e maestria nella produzione. Ne sono testimonianza le Piramidi, gli antichi Templi, i dipinti di pittori quali Botticelli,Tiziano, Raffaello, Leonardo... Picasso, Dalì , De Chirico, Goia e così via, anch’essi figli delle alterne e complesse vicende storiche , che non sono andati a riciclare immondizie mettendole in mostra e non hanno deturpato il loro pensiero fino al renderne incomprensibili le Opere. La verità , a mio avviso, non è l’angoscia o la decadenza dei tempi che impedisce all’uomo di oggi di esprimere forme d’Arte più dignitose e durature bensì il profondo disagio che esso/i provano di fronte alla tanta Grandezza di un tempo; grandezza che, sebbene incosciamente, li pone irrimediabilmente di fronte alla loro incapacità, ai limiti dello loro”noluntas” che non li abilita più ad elevarsi col Pensiero e ad arricchirlo e nutrirlo di più saggi contributi. Insomma la Grandezza di un tempo mette ora l’uomo moderno,impietuosamente, di fronte alla pochezza della sua esistenza. Anna Bartiromo.
“Un secolo di furore” - I caravaggisti del Filangieri
Dal 1 febbraio al 28 aprile 2019 al Museo Filangieri di via Duomo a Napoli si terrà una bellissima mostra dal titolo “Un Secolo di Furore, I Caravaggisti del Filangieri”, un tuffo nella produzione delle bellissime opere della Scuola napoletana del Seicento e del primo Settecento conservate nel museo e prodotte dai caravaggeschi napoletani. I caravaggeschi furono quei pittori di epoca barocca che influenzati in modo più o meno diretto dalla personalità di Caravaggio, ne seguirono lo stile, ispirandosi alla sua opera. Caravaggio, non aveva mai avuto allievi, né aveva mai fondato una scuola ma era stato un così grande maestro nella raffigurazione della realtà attraverso l’uso dei forti contrasti di luce ed ombra, da determinare uno sconvolgimento epocale, senza precedenti, di dimensione europea che nessuno prima di lui aveva determinato né direttamente né attraverso i suoi allievi. E così questo grande movimento che prese il via seguendo le sue orme, il caravaggismo, produsse a sua volta dei capolavori grazie ad alcuni suoi esponenti che resteranno meno famosi del Merisio ma che a volte riuscirono ad essere grandi quanto lui. Nei dipinti dei pittori caravaggeschi si ritrova il grande realismo del maestro soprattutto nel riprodurre nature morte ed interni con figure umane, rappresentate generalmente su sfondi monocromi (spesso scurissimi, dipinti con campiture di bruni bituminosi o di terra d’ombra) ed illuminate da squarci di luce violenta e teatrale. I caravaggeschi furono attivi sia in Italia che in altre fiorenti nazioni europee come la Francia, la Spagna, I Paesi Bassi e le Fiandre. I principali caravaggeschi attivi in Italia furono Orazio Gentileschi e la figlia Artemisia, Bartolomeo Manfredi, Carlo Saraceni, Francesco Boneri, noto come Cecco del Caravaggio, Giovanni Baglione, Giovanni Serodine; i pittori olandesi attivi a Roma sono Gerrit van Honthorst e Hendrick ter Brugghen. Nelle opere di questi ultimi, in particolare, ritroviamo riproposto lo stile del tardo Caravaggio, detto “tenebrismo”, caratterizzato da atmosfere particolarmente cupe e tetre. Nella mostra al Museo Filangieri potremo ammirare
straordinarie opere dei caravaggeschi operanti nel napoletano, Jusepe de Ribera detto lo Spagnoletto perché spagnolo di nascita, Matthias Stomer, pittore olandese, che a Napoli visse dal 1633 al 1637 dipingendo numerose tele, Battistello Caracciolo, napoletano di nascita uno dei più talentuosi tra i vari artisti che si cimentarono con le tecniche pittoriche introdotte dal grande maestro, Andrea Vaccaro che lavorò principalmente su commissione ecclesiastica dipingendo santi e martiri in atteggiamenti di particolare devozione ed espressività , Micco Spadaro ricordato come paesaggista e soprattutto per aver documentato i tumultuosi avvenimenti della Napoli del XVII secolo (eruzioni, epidemie e la rivolta di Masaniello)., Mattia Preti detto anche il Cavaliere Calabrese perché nato in Calabria e fatto cavaliere da papa Urbano VIII , uno dei più importanti esponenti della pittura napoletana. e Francesco Solimena noto come l’Abate Ciccio, grazie alla cui opera insieme a quella del Caracciolo, la città di Napoli raggiunse lo status di centro di dispositivo artistico, tanto da diventare una capitale europea della pittura. Oltre alle opere dei caravaggisti, in mostra anche alcune armi della collezione Filangieri, che sono copie delle stesse armi che Michelangelo Merisi, il Caravaggio usava per le sue bravate. In occasione della mostra si potrà anche acquistare un biglietto unico integrato per visitare il Filangieri Museo e il Museo del Tesoro di San Gennaro che potrà essere utilizzato per visitare anche gli altri musei della zona (come il Madre, il pio Monte di Misericordia e l’archivio storico del Banco di Napoli ) con agevolazioni. I Caravaggisti del Filangieri Quando: dal 1 febbraio al 28 aprile 2019 Dove: Museo Filangieri, via Duomo 288 Napoli Orari: dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 16,30. prefestivi e festivi dalle 10 alle 17,30 Prezzo biglietto: biglietto intero euro 5, scolari euro 2; integrato con il Museo del Tesoro di San Gennaro euro 8 Contatti e informazioni: 081 203175 – web filangierimuseo. Vittoria Sanmaria
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CALABRIA
Cesare Berlingeri:
Forme nel tempo, al MARCA di Catanzaro
Il MARCA - Museo delle Arti di Catanzaro ospita dall’8 febbraio al 15 aprile 2019, la mostra Forme nel tempo di Cesare Berlingeri famoso artista calabrese stimato in campo nazionale e internazionale. L’evento è curato da Maurizio Vanni e organizzato dalla Fondazione Rocco Guglielmo e dall’Amministrazione Provinciale di Catanzaro, in collaborazione con l’Associazione Spirale d’idee e l’Archivio Cesare Berlingeri. In mostra 50 opere, alcune realizzate appositamente per l’evento, che vanno dagli anni ottanta fino a oggi. La retrospettiva occupa i tre piani del Marca, dove si possono ammirare alcune delle sue installazioni più importanti. Diverse opere di Berlingeri sono sistemate in modo da creare un dialogo con i lavori della collezione del museo calabrese e poi quelle ci sono quele prodotte per l’occasione dall’artista. L’esposizione presenta anche un raffronto tra le opere recenti e i lavori del passato di Cesare Berlingeri. I critici vedono nelle opere dell’artista calabrese un richiamo a Fontana ma lui invece afferma che la sua arte non si avvicina allo spazialismo, perché la sua piegatura nasconde l’immagine. “Il niente è un’immagine, per me il Nulla è tutto ed è per questo universale” . Per Berlingeri nel nulla ci sono le stelle . “Piegare una tela così come nel vivere, assume un tono identico a se stesso, ma mai uguale ad altro”. Cesare Berlingeri è’ nato nel 1948 a Cittanova, in provincia di Reggio Calabria ma vive e lavora a Taurianova (RC) . Inizia a dipingere presto. Viaggia molto in giro per l’Europa. A Roma lavora per teatro e televisione come scenografo e costumista. Sperimenta tecniche e modi differenti di dipingere: usufruisce del vento, pioggia, fuoco e materiali come calce, cemento, carta straccia e tela. Per la RAI crea scene e costumi per uno spettacolo circense; realizza un intervento pittorico-gestuale per una piazza calabrese
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e sempre per la RAI, l’anno successivo, interviene sul paesaggio urbano appassionando la gente del paese, colpita da un’alluvione. Gli abitanti rivivono in modo simbolico i terribili eventi perché l’artista disegna i luoghi distrutti. Si occupa delle Trasparenze (1978) e degli Strappi, continuando a studiare la tela in continua evoluzione-trasformazione. È “una ricerca sulla tela e sulla sua penetrabilità, sulla visibilità dell’oltre la tela: un tentativo di non irrigidire il sistema della visibilità”. Leggerissime tele di lino sovrapposte, che non celano i pezzetti di colore e le piccole tele piegate che racchiudono.
Realizza una nuova tecnica che sovrappone ma non nasconde, attraverso l’uso dell’acquarello. Le Piegature nascono da un flashback della sua infanzia: una sorta di astuccio di stoffa nero che sua madre portava al collo come talismano. Ma il piegare grandi tele dipinte nasce per la prima volta in teatro. Dipinge una notte stellata su un grande fondale per una scenografia . A fine spettacolo smonta il fondale e nota come diventa un fagotto di circa ottanta centimetri. Ogni piegatura è dotata di illimitate piccole percezioni. L’artista fa un paragone con l’idea leibniziana: “una goccia d’acqua ha al suo interno un intero universo, le cui gocce d’acqua contengono al loro interno nuovi universi e così fino all’infinito” I dipinti piegati vengono esposti in Opere recenti , sua personale, negli anni Novanta. Nel 2005 la Calabria organizza due mostre rilevanti: una retrospettiva al Castello Aragonese di Reggio Calabria e l’antologica Materia (1975 – 2005), a cura di Philippe Daverio a Catanzaro. Duecento opere vengono esposte a Salvador de Bahia e
Rio de Janeiro. Nel 2012 la Fondazione Rocco Guglielmo, la Fondazione Rotella e la Vecchiato Art Galleries progettano a Catanzaro, un’esposizione dal titolo Ghiacci ed ombre. Dopo la personale Andar per stelle di Padova, dove per un’installazione collabora con il musicista giapponese KK Null (Kazuyuki Kishino), partecipa a prestigiose collettive. Nel 2014, presso la Galleria Nazionale di Palazzo Arnone, a Cosenza, viene organizzata un’importante personale dal titolo Compenetrazione dove l’artista progetta le sue installazioni in relazione con le opere di alcuni maestri del Seicento esposti nella galleria cosentina. Quasi in contemporanea (dal 16 febbraio al 30 marzo 2019) sarà possibile visitare la personale di Cesare Berlingeri alla Galleria d’arte Ellebi di Cosenza. La mostra presenta opere su carta. L’artista realizza oltre 150 opere su carta. Alessandra Primicerio - Critico d’arte
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CALABRIA
“Rembrandt”
I cicli grafici, le sue più belle incisioni, a Cosenza
Notevole fu la maestria dimostrata da Rembrandt nella produzione di incisioni. Le sue stampe furono particolarmente apprezzate e diffuse trai collezionisti del suo tempo. Secondo le fonti biografiche l’artista si mise, per la prima volta, alla prova con le incisioni giovanissimo. Ne realizzò oltre 300 incoraggiato dai successi ottenuti e spinto dal desiderio di misurarsi con i grandi nomi del passato come AlbertDurer. L’attività dell’artista coincide con la famosa età dell’oro olandese. In quegli anni in tutta Europa domina l’arte rivoluzionaria di Caravaggio, con i suoi effetti realistici, ottenuti dall’uso personale delle luci. Uninsegnamento che Rembrandt farà suo. L’Olanda esplode sul piano economico e la città del pittore diventa un importante centro umanistico e artistico. L’artista nato a Leida il 15 luglio 1606 da un mugnaio benestante , prima si iscrive all’università in seguito l’abbandona e si reca ad Amsterdam. Fondamentale per la sua professione e per la sua vita è la conoscenza di un mercante d’arte di cui sposa la cugina Saskia. Trai due nasce una stupenda storia d’amore checambierà la sua vita. I due si trasferiscono ad Amsterdam e Saskia diventauna delle modelle preferite del pittore, ma muore a 30 anni lasciando il figlio Tito e la governante diventa l’amante di Rembrandtportandolo alla rovina economica. In seguito l’artista si innamora di una delle sue modelle dalla quale avrà una figlia. Le suecondizioni economiche peggiorarono. I suoi beni, compresa la sua casa, vengono venduti all’asta. Rembrandt muore solo e povero nel 1669 e con lui finisce il secolo d’oro della pittura olandese. Il corpus presentato mette in evidenza l’attitudine di Rembrandt verso un’estesa gamma di rappresentazioni, con-
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sentendo ai visitatori di cogliere la spontaneità delle sue linee, la straordinaria capacità nella gestione della luce e la maestria raggiunta con la tecnica dell’incisione a puntasecca. Ampi e complessi i temi rappresentati in queste stampe: ritratti, autoritratti fino alle scene religiose.
Rembrandt rappresenta con bravura il dolore umano nell’acquaforte a puntasecca La sepoltura (1654) dove spicca l’abilità dell’artista a rendere gli effetti notturni. Cristo è morto e viene deposto nella sua tomba. La luce esalta Gesù mettendo in evidenza la sua fragilità e le sue sofferenze. In San Girolamo in meditazione (1642) Rembrandt rappresenta il santo in raccoglimento nel buio della sua cella. San Girolamo si riconosce per i suoi attributi iconografici ( leone, teschio e cappello cardinalizio). Eccellente l’effetto chiaroscurale (la finestra sulla destra è l’unica fonte di luce) e la resa prospettico- spaziale. Della sezioneRembrandt e i ritratti possiamo ammirareil ritratto di Clemente De Jonghe(1651). L’aspetto di Clemente è imponente, seduto su una sedia, indossa guanti, mantello e un ampio cappello. Le ombre create dal cappello mettono in luce il suo carattere serio ed equilibrato. Rembrandt è maestro a descrivere la psicologia e il carattere dei personaggi. L’evento è organizzato dalla Associazione N. 9 in collaborazione con il Polo Museale della Calabria e patrocinata dall’Ambasciata dei Paesi Bassi a Roma. Curatori della mostra sono Alessandro Mario e Marco Toscano. A Mario Toscano ho chiesto: D. Com’è articolata la mostra e quali servizi offrite? R. La mostra è composta da 4sale dedicate alle incisioni(Rembrandt ritrattista; Rembrandt e la Bibbia e Rembrandt e i mendicanti). Poi abbiamo ricostruito l’ultimo studio dell’artista ad Amsterdam ed infine abbiamo riprodotto con il permesso dei musei olandesi alcuni dei suoi capolavori in backlight di dimensioni 1:1. Offriamo visite guidate su richiesta e laboratori per le scuole. D. E’ la prima mostra che organizzate come Associazione N.9? R. Non è la nostra prima mostra. Lo scorso anno abbiamo
organizzato la mostra su Ligabue al Museo del Presente a Rende che ha registrato oltre 4500 visitatori. Le 30 incisioni originali dell’artista sono fruibili nella mostra a Palazzo Arnone a Cosenza, dal 25 gennaio al 24 marzo 2019. Provengono anche da collezioni private ed è un’occasione per celebrare i 350 anni dalla morte dell’artista. Alessandra Primicerio - Critico d’arte
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CALABRIA
Il fascino della danza e della musica nelle opere di Alba Abritta
Alba Abritta, nasce a Buenos Aires, in Argentina. Fin da piccola è attratta dal disegno e dalla pittura attraverso i quali esprime i suoi sentimenti e le sue emozioni. L’artista vive a Santo Stefano di Rogliano (Cs). Ha ricevuto ambiti riconoscimenti, come il conferimento del diploma d’onore Premio città di New York il 9 marzo del 2014. D. Alba come inizia il tuo percorso artistico? R. Il mio percorso artistico inizia da bambina. la pittura mi ha sempre attratta, pero’ solo dopo tanti anni sono riuscita a dedicarmi a questa mia passione grazie anche allo studio dei miei artisti preferiti: Leonardo, Monet, Degas, Renoir, Van Gogh. D. Come nasce l’amore per la danza e la musica che spesso ricorrono nelle tue opere? R. Sono nata in Argentina e li’ mio padre spesso intonava una cumparsita con la fisarmonica e i nostri amici iniziavano a ballare tango, flamenco. Io li guardavo e pensavo “come sono belle le donne con i loro vestiti rossi e gli uomini in abito nero… “. Ecco il motivo per cui amo tanto la danza e la musica! D. Il colore quanto è importante per te? Quali sono i tuoi colori preferiti e perché? R. Il colore e’ molto importante per me perche’ da esso parte tutto. Prediligo i colori caldi: tutte le tonalita’ dei rossi dal chiaro a quello scuro, l’arancio, il giallo, la terra di siena, il blu di prussia e il bianco.
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D. Qual è il tuo artista preferito? R. Il mio artista preferito e’ Degas, ma solo perche’ dipingeva le ballerine. Ma nelle sue opere non vedo trasparire emozioni ne’ dai volti ne’ dai loro corpi, ovviamente questo e’ un mio pensiero. D. Cosa ti ispira? R. La mia ispirazione viene dal colore perche’ con le sue sfumature, per me, rappresenta la parte piu’ importante di un’opera. D. Raccontami una tua giornata tipo da artista. R. Semplicemente mi chiudo nel mio piccolo studio e inizio a spennellare i colori sulla tavolozza ascoltando buona musica e aspettando l’ispirazione. D. Quali sensazioni vorresti lasciare al tuo pubblico? R.Vorrei che le persone guardando le mie opere ne venissero talmente rapite da provare tutte quelle sensazioni ed emozioni che puo’ trasmettere il mio quadro: passione, ardore, romanticismo, melanconia che poi sono i sentimenti che io provo quando realizzo una mia opera. D. I tuoi progetti futuri a breve? R. Vorrei proporre qualcosa di diverso per quello che riguarda i miei temi preferiti: musica e danza… ma ancora non so cosa… e poi vorrei avere la possibilità di organizzare tante mostre per trasmettere agli altri quanto un’opera puo’ donare al proprio essere.
Alba nelle sue opere rappresenta spesso il ballo: un’arte carica di emozioni. Nell’opera Passione di primavera (2014) mette in evidenza il tango(danza popolare che nasce in Argentina intorno al 1880) che si contraddistingue per la sua classe, la sua passionalità e per l’improvvisazione: sono i ballerini che con la loro creatività danno vita al ballo. Nel quadroche l’artista dedica al tango rappresenta due ballerini in un abbraccio frontale: l’uomo con la mano cinge la schiena della propria ballerina e con l’altra le tiene la mano. Veniamo rapiti e coinvolti dai suoi personaggi ondeggianti: nei loro movimenti cerca di coglierne l’energia, l’emozione persino il respiro che sprigionano i loro corpi. La Ballerina di Flamenco(2015) ci appassionacon la sua danza. Il flamenco è una forma di canto, danza e musica. Un ballo potente e appassionato e la melodia delle canzoni spesso è piena di espressioni di dolore. Il flamenco è nato durante l’inquisizione in Spagna. I sovrani cercavano di convertire il popolo al cattolicesimo, i Mori e i nomadi furono costretti a nascondersi. Per esprimere le loro avverse condizioni iniziarono a cantare. Nei dipinti di Alba si percepisce la forza del colore, la pennellata, il disegno, la vitalità, la magia e la melodia. Utilizza l’energia del rosso per esprimere lapassione,l’arancio che è simbolodi creatività artistica, il rosa che dà vitalità, l’energia del giallo, maanche il blu che rilassa e porta equilibrio nella sfera emotivae infine il bianco che contiene tutti i colori dello spettro luminoso. Dolcissime e sensuali appaiono le donne che dipinge intente a suonare uno strumento musicale. In Inizio di una melodia(2016)la donna suona il pianoforte, strumentountempo presente in tutte le case nobili suonato dalle ragazze. Il pianoforte è posto in una zona intima della casa e si lega ai sentimenti più profondi della musicista.
La suonatrice d’arpa(2015)invece ci trasmette armonia. Già nell’Antica Grecia era ritenuto strumento femminile per eccellenza.Era anche utilizzato dagli angeli che così annunciavano la loro venuta, infatti l’arpa ha un profondo legame con l’ultraterreno. Ladanza e la musicasono linguaggi nascosti dell’anima e Alba li dipinge per ricordare e per esprimere le sue emozioni. La sensibilità è alla base della creazione artistica. Chi possiede questa dote, come Alba, gode di una ricchezza in più che le permette di cogliere aspetti del reale che sfuggono ad altri. Alessandra Primicerio - Critico d’arte
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SICILIA
“Percorsi e segreti dell’Impressionismo” Curatela :Vincenzo Sanfo , Fiorello Minervino
Per la prima volta in Italia i capolavori nell’epoca dell’Impressionismo: 200 i lavori esposti in un percorso unico che include le opere di Ingres ,Renoir, Cézanne, Manet, Monet, Gauguin, Degas, Pissarro, Delacroix ,Courbet, Corot, Millet, Nadar, Redon, Bonnard... Scrive il curatore Vincenzo Sanfo: “Questa mostra e queste opere prendono la mossa dalla grande stagione dell’Impressionismo che, sul finire del 1800, sconvolse il mondo dell’arte portando di fatto, la pittura, la scultura ma soprattutto le tecniche dell’incisione e del disegno, verso nuove vie Pensando alla pittura impressionista, abitualmente abbinata nell’immaginario collettivo ad una festa del colore e della luce, può sembrare antitetico e poco pertinente parlare della rivoluzione della tecnica dell’incisione...... Bisogna però pensare che proprio in quegli anni nasceva la tecnica della fotografia che condizionerà in maniera ir-
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reversibile tutta l’arte rendendo inutile molta parte della pittura descrittiva e realista dell’epoca e, in primis, toglierà alla tecnica dell’incisione il lucroso primato nella riproduzione delle opere d’arte”. E’ una mostra curata e ricca di nomi famosi e meno noti così da risultare la rassegna più completa dedicata al movimento impressionista (non solo pittura) mai realizzata in Italia; si può constatare la ricerca e l’innovazione di quel periodo artistico in quanto comprende le opere di quasi tutti gli artisti che sono rappresentanti dell’Impressionismo, movimento nato in Francia nella seconda metà dell’Ottocento e durato fino ai primi anni del Novecento. Un momento caratteristico di questa ricerca è sicuramente la scoperta della tecnica di pittura “en plein air”, ossia all’aria aperta, sperimentata dalla scuola di Barbizon.
Il percorso parte dalle opere di Ingres, Delacroix, Courbet, Corot, Millet, che a partire dal realismo e dalla scuola di Barbizon rinnovano i canoni estetici arrivando infine alla rivoluzione impressionista. L’arte viene così liberata dai dogmi del tempo aprendo alla creatività, all’immaginazione di nuovi mondi. Sono presenti quasi tutti gli oltre 40 artisti che partecipano alle otto mostre ufficiali dell’Impressionismo. Inoltre si trovano esposte anche tutte le ricerche riguardanti la pittura ad olio, il pastello, la ceramica, la scultura, il disegno, la grafica. I cambiamenti e le scoperte in atto spingono gli impressionisti ad inventare nuove tecniche di
stampa e nuovi metodi espressivi. In particolare la fotografia, nata ufficialmente pochi anni prima del movimento, preoccupa i pittori indotti a cercare nuove strade. Muta pertanto la concezione pittorica le cui innovazioni sono ampiamente presentate in mostra diventando una spinta prorompente per l’arte del Novecento e oltre. E’ un percorso espositivo ricco di presenze significative, non poteva mancare il fotografo Nadar.. Questo inedito evento apre la visuale su una parte rilevante della storia dell’arte, caratterizzata da una sperimentazione accanita anche dal punto di vista tecnologico.
Palazzo Talamone (Palazzo della Cultura) Catania Tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00 Costo:12 euro (intero) 9 euro (ridotto) info tel. 366 8708671
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