N°22 luglio-agosto 2017 -
periodico bimestrale d’Arte e Cultura
M
ARTE E CULTURA NELLE 20 REGIONI ITALIANE
www.rivista20.jimdo.com
MUSEO ARTE CONTEMPORANEA ROMA
Gehard Demetz
Edito dal Centro Culturale ARIELE
ENZO BRISCESE
BIMESTRALE DI INFORMAZIONE CULTURALE
del Centro Culturale Ariele
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Hanno collaborato: Giovanna Alberta Arancio Francesca Ramarony Tommaso Evangelista Lodovico Gierut Silvia Grandi Irene Ramponi Letizia Caiazzo Graziella Valeria Rota Alessandra Primicerio Virginia Magoga Roberta Panichi Enzo Briscese Paola Corrias Cinzia Memola Nicolò Marino Ceci Barbara Vincenzi www. riv is t a 2 0 . jimd o . c o m
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Rivista20 del Centro Culturale Ariele Presidente: Enzo Briscese Vicepresidente: Giovanna Alberta Arancio orario ufficio: dalle 10 alle 12 da lunedì al venerdì tel. 347.99 39 710 mail galleriariele@gmail.com -----------------------------------------------------
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mail: enzobriscese6@gmail.com cell. 347.99 39 710
In copertina: opera di GEHARD DEMETZ
Sommario N° 22 *LUGLIO-AGOSTO 2017
In copertina
3 foto delle opere di Gherard Demetz
MACRO - Museo d’Arte Contemporanea Roma Project room #1 e Foyer - Via Nizza, 138 Apertura al pubblico: 23 giugno - 10 settembre 2017
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Summer Art Expo esposizione Ecomuseo
12 Eventi PIEMONTE
Dai ’60s ai ’60s. Un secolo dopo l’Unità d’Italia, la Pop Art
13 Le invenzioni di Grechetto 14 Eventi Valle D’AOSTA Miriam Colognesi. Autoritratti al Museo.
16 Eventi LOMBARDIA “L’Arte contemporanea incontra l’amore”
17 Mostra Icons. - Milano
Ultime tendenze NeoPop
18 A Sondrio la Valtellina punta su RITTER
26 Eventi VENETO
42 Eventi UMBRIA
28 Eventi FRIULI V. G.
44 il giardino dei Lauri
TOULOUSE LAUTREC a Palazzo Forti di Verona
Ma chi e cosa è “ROIANO PER TUTTI a Trieste 29 Gente Adriatica 1987 – 2017 e l’artista Bruno Chersicla
30 Eventi EMILIA ROMAGNA
L’Arte per l’Arte, da Previati a Mentessi , da Boldini a De Pisis
32 Eventi TOSCANA
“L’Arte contemporanea incontra l’amore”
33 Sculture in vetro 34 Eventi MOLISE
La quarta edizione del Premio Antonio Giordano
20 Eventi LIGURIA
36 Enzo Briscese
22 BLUDIPRUSSIA Luce Delhove
38 Eventi LAZIO
23 Gianpaolo Parini
55 Attacchi alla scultura
24 NES LERPA . from Nevada to Rapallo
40 Eventi MARCHE
Cella Temporary Space
Gehard Demetz al MACRO di Dario Agrimi
MiBACT per la fotografia
a Perugia Velasquez si confronta con Bernini
46 Eventi PUGLIA
Tullio De Gennaro
48 Eltono e Sten lex - doppia personale GrossRoad
50 Eventi CAMPANIA
VI Mostra selezione per Biennale di Roma
52 Letizia Caiazzo 54 Eventi CALABRIA
“STABAT MATER “ Tommaso Ottieri al Marca di Catanzaro
55 Attacchi alla scultura di Dario Agrimi
56 Eventi SICILIA
Novecento Italiano percorso di un secolo in mostra a Palermo
58 Eventi SARDEGNA progetto fotograficoi di Gabriele Lopez
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Centro Culturale Ariele Esposizione d’Arte Contemporanea
“Summer Art Expo”
ECOMUSEO URBANO Via San Gaetano da Thiene,6 Torino Il primo luglio 2017 inaugureremo la prima mostra presso l’ECOMUSEO Urbano della 6° Circoscrizione. Questo spazio espositivo è ubicato in un zona resa pedonale e completamente valorizzata, caratterizzata da un borgo che rende unico l’ambiente circostante, con negozi, baretti, trattorie, gelaterie... Il nostro intento è di apportare un valore aggiunto al territorio e fare in modo che lo spazio sia conosciuto il più possibile grazie all’avvento di visitatori e diventare un punto di riferimento ove organizzare eventi artistici di ogni genere.
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Centro Culturale Ariele Esposizione d’Arte Contemporanea
“Summer Art Expo”
Corrado Alderucci E la terra si muove all’improvviso- acrilico su tela cm.50 x 100 -2013
Aripa Mariana Paparà - La Memoria dell’Acqua - 2016 t. m. su tela - cm100 x 50
Enzo Briscese - natura morta - olio su tela cm 70x80
Giorgio Billia - senza titolo - olio su tela - cm 50x50
Lorenzo Curioni -periferia industriale - olio su tela - cm80x80
Onida Maria Antonietta - temporale in risaia olio su tela - 50x50
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Vasile Saponariu - Corde bronzo cm 8x8x40 - 2014
Margherita Caliendo Mediterraneo -t.m su tela
Juan Sanmiguel - flamencos - ferro riciclato - 2016
Bolzoni Franco - palloncini - t.m. su tela
Wally Waser - il fiume - olio su tela - cm 50x50
Lasala Domenico - paesaggio acrilico su tela - 50x40 - 2008
D'antonio Giuseppe - paesaggio marino - olio su tela
Carla Silvi - la fuga - olio su tela - cm 100x 70
Ferrari Aldo Pietro- Mole Accesa - 2012
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Jessica Spagnolo - la quiete e la tempesta acrilico su tela - cm80x80
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Mauro Azzarita - incanto sul fiume - olio su tela - cm 50x40
Mircea Rasvan - Ciacaru Azzimo - 2014 olio su tela - 71,5 x 71, 5 cm
Isabella Corcelli - foglie -olio su tela
Mastrangelo Clara - colori di Provenza acrilico su masonite - cm50x50
Mirella Caruso - Sinfonia di acque - olio su tela
Francesco Di Martino - Don chisciotte - ceramica
Elisa Fuksa Anselme - t. m. su carta Apprendre par cœur
Anna Maria Moretto- cm 60x80 la cicatrice dell'anima
Raffaele Mondazzi - scultura in vetro
Saverio Cappiello - ritagli marmorei - cm50x70 - olio su tela
Russo Anna - ritratto - olio su tela cm 40x50
Sarka Mrazova - 2013 - sorpresa acrilico su tela - cm30x40
Raffaella Pasquali - Donna dell'ecuador e cappelli olio su tela
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Bongini Alberto - Mister Help - t.m. su tela
Cecet Tania - fiori - tempera su carta
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Albino Caramazza - Perdita di riferimento - t.m. su carta con bustine di zucchero - cm.70 x 50
Marco Barucci - Cristo al sinedrio - olio su tavola
Revellino Michele - stella_115609_resized
Adriano Barbieri - La siccitĂ olio su lastra di zinco cm. 50 x 60
Samson Adrian Valentin - Finestra acril,colaj su tela - 2016
Burlacu Ion - autoritratto con il cuore t.m.e olio su tela -cm 40x49
Magda Tardon Il carrubo acrilico su tavola 60x60 2010
60Ă—60cm,
Musso Binello Franca - 2016 - QuasimetĂ
Carlotta Tararbra - Dioscuro verde t.m. su tavola - cm 50x60
Paolo Belgioioso - si come cieco va dietro a sua guida 1989 - bronzo h40 cm
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EVENTI
PIEMONTE
Dai ’60s ai ’60s. Un secolo dopo l’Unità d’Italia, la Pop Art Palazzo Carignano - Museo del Risorgimento - Via Accademia delle Scienze, 5 - Torino 21 aprile - 17 settembre 2017
Il Museo del Risorgimento di Torino propone una nuova mostra dal titolo “Dai ’60s ai ’60s. Un secolo dopo l’Unità d’Italia, la Pop Art”. Curata dal critico d’arte Luca Beatrice e dal direttore del Museo Nazionale del Risorgimento di Torino Ferruccio Martinotti. L’esposizione racconta gli anni Sessanta dell’Ottocento e gli anni Sessanta del Novecento: un cortocircuito di immagini e suggestioni tra l’Italia dell’unificazione e quella del boom economico mettendo a confronto due momenti importantissimi della storia italiana attraverso le rispettive testimonianze artistiche. Un percorso che si propone, attraverso 42 testimonianze artistiche delle due epoche mescolate tra loro in un allestimento sorprendente e inconsueto, di ingenerare suggestioni di “dialogo” non didascaliche, né didattiche, ma visuali, dove sarà il visitatore a ricercare connessioni per analogia o antitesi che inneschino curiosità emozionali, dalla storia fino all’attualità. Le opere in esposizione provengono, per la parte ottocente-
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sca, dalle collezioni del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano e dalla Città di Torino-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, mentre quelle del Novecento sono state generosamente concesse in prestito da collezioni private e da due importanti fondazioni, Intesa San Paolo Gallerie d’Italia e Fondazione Marconi.
Orari: tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00 (la biglietteria chiude alle 17.00) - chiuso il lunedì Biglietto unico mostra + museo 10 euro (gratuito per i possessori di “Abbonamento Musei Torino Piemonte”, “Torino+Piemonte Card” e “Royal Card”) Altre informazioni www.museorisorgimentotorino.it
Sede: Musei Reali di Torino - Piazzetta Reale, 1 - 10122 TORINO
Telefono: 011 5211106 - Email: mr-to@beniculturali.it
Le invenzioni di Grechetto È l’affascinante tratto del Grechetto, uno degli artisti più raffinati della sua epoca, il protagonista del secondo appuntamento dello spazio Scoperte, l’area della Galleria Sabauda che mira a valorizzare attraverso focus specifici le straordinarie collezioni dei Musei meno conosciute al grande pubblico. Da giovedì 22 giugno a domenica 29 ottobre 2017 le sale del secondo piano saranno arricchite dalla mostra “Le invenzioni di Grechetto”, che propone più di trenta delle sue più famose incisioni. Giovanni Benedetto Castiglione, detto il Grechetto, occupa un posto di rilievo tra i pittori italiani del ’600 ed è noto anche per le sue grandi capacità di disegnatore e incisore. La mostra presenta una selezione di acqueforti provenienti dal fondo di grafica della Galleria Sabauda e mette in risalto l’inesauribile inventiva dell’artista, figura di spicco della scuola barocca genovese. Il percorso ricalca le tappe del suo cammino artistico, caratterizzato da una
grande versatilità e attitudine alla sperimentazione, sia sul piano delle scelte iconografiche e compositive, sia su quello della ricerca di nuove soluzioni tecniche. Sono esposte oltre trenta delle più celebri incisioni eseguite tra gli anni Quaranta e Cinquanta, che rivelano i contatti con la cultura romana, determinanti nell’evoluzione del suo linguaggio figurativo. Tra queste La Vergine col Bambino adorata dal Padreterno e dagli angeli, opera di notevole carica espressiva tratta dal dipinto della chiesa genovese di San Luca, Circe trasforma in animali i compagni di Ulisse, tema diffuso nella tradizione pittorica genovese, e Baccanale, in questa occasione accostata con il dipinto della Galleria Sabauda. Di grande suggestione anche le “teste di carattere”, rinomate per la forza e la sensibilità nella resa dei contrasti chiaroscurali, che documentano il gusto per l’esotico e un momento di particolare interesse e ammirazione per Rembrandt. 13
EVENTI
VALLE D’AOSTA
Miriam Colognesi. Autoritratti al Museo. Sala espositiva Hôtel des Etats - Aosta 12 Maggio 2017 - 24 Settembre 2017 Orario: martedì-domenica 10-13 /14-18 Chiuso lunedì Ingresso libero
L’esposizione, a cura di Daria Jorioz, documenta la relazione tra le opere d’arte e il pubblico e consente una riflessione sul tema del ritratto e dell’autoritratto nell’arte contemporanea. In mostra è presentata una selezione di 30 fotografie che Miriam Colognesi ha realizzato durante alcuni workshop fotografici all’interno di importanti spazi museali: il Museo Archeologico Regionale di Aosta, nel corso della mostra dedicata a Enrico Baj, la Pinacoteca del Castello Gamba di Châtillon, la Galleria Sabauda, la GAM e il Museo dell’Automobile di Torino, il Castello di Rivoli. La ricerca della Colognesi sembra trarre spunto dalla celebre frase di Marcel Duchamp che sosteneva che “chi guarda fa il quadro” e il dialogo tra la fotografia e l’arte è il tema centrale di questa rassegna, che è anche un invito a tutti a guardare con occhi diversi le opere d’arte. Miriam Colognesi nasce a Torino dove consegue il diploma di laurea in Pittura presso l’Accademia Albertina di Belle Arti. Nel 2000 si trasferisce in Valle d’Aosta dove si dedica alla ricerca artistica incentrata in particolare
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sulle possibilità offerte dal mezzo fotografico, orientando il suo lavoro verso l’autoritratto. Ha esposto in diversi spazi pubblici e privati in Italia e all’estero. Alcuni sue opere si trovano al Museo dell’autoritratto fotografico di Senigallia. Da anni collabora con la Galerie YellowFishArt di Montréal, in Québec. La mostra Miriam Colognesi. Autoritratti al Museo, è corredata da un catalogo bilingue italiano-francese, edito dalla Tipografia Duc, in vendita al prezzo di 10 euro. L’e-
sposizione, con ingresso gratuito, resterà aperta sino al 24 settembre 2017, con orario 10-13 e 14-18, da martedì a domenica, chiuso il lunedì. Regione autonoma Valle d’Aosta, Assessorato Istruzione e Cultura Struttura Attività espositive tel.: 0165.275937, e-mail: u-mostre@regione.vda.it Sito: www.regione.vda.it Sede espositiva Hôtel des États
- tel.: 0165.300552
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EVENTI
LOMBARDIA
“L’Arte contemporanea incontra l’amore” A Milano dal 17 Marzo 2017 al 23 Luglio 2017 Museo della Permanente A cura di Danilo Eccher
Arriva alla Permanente di Milano - dal 17 marzo al 23 luglio 2017 - “LOVE. L’Arte contemporanea incontra l’amore”, la mostra rivelazione dell’anno. L’evento, che ha saputo richiamare a sé un vastissimo pubblico nella sede del Chiostro del Bramante a Roma, si è rivelato una sfida complessa che ha conciliato l’arte contemporanea con i grandi numeri: sfida che la mostra LOVE. L’arte contemporanea incontra l’amore è riuscita a vincere grazie al tema universale dell’amore, ai grandi nomi dell’arte contemporanea internazionale e alla scelta rigorosa e sapiente delle opere da parte del curatore Danilo Eccher. Un mix vincente di elementi che ha creato un entusiasmo di massa concretizzatosi nelle lunghe code davanti al Chiostro del Bramante di Roma, dove la mostra è stata presentata in anteprima.Milano, per il suo carattere contemporaneo e fashion, non poteva che essere la sede naturale per il prosieguo del progetto e le sale espositive del Museo della Permanente sono state ritenute le più adatte ad accogliere le 39 opere che compongono questo straordinario racconto sull’ amore. Yayoi Kusama, Tom Wesselmann, Andy Warhol, Robert Indiana, Gilbert & George, Francesco Vezzoli, Tracey Emin, Marc Quinn, Francesco Clemente, Joana Vasconcelos e molti altri sono gli artisti chiamati a raccolta da Danilo Eccher per raccontarci l’amore dal loro punto di vista, tracciando un percorso artistico fortemente emotivo.
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ENTI PROMOTORI: • Comune di Milano (patrocinio) • Museo della Permanente • DART - Chiostro del Bramante • Gruppo Arthemisia . BIGLIETTO: Intero 13 € | Ridotto 11 € tel.: +39 02 8929711 e-mail: info@lapermanente.it Sito uff..: http://www.lapermanente.it/
Mostra Icons. Ultime tendenze NeoPop - Milano Dal 15 giugno 2017 al 29 luglio 2017
La mostra collettiva presenta le opere di artisti che offrono un’ampia panoramica sull’arte Pop, dagli anni Settanta ad oggi. Più di trenta lavori illustrano la capacità del NeoPop di veicolare contenuti legati al sociale, all’etica, all’allegoria e alla sottile analisi e critica della società contemporanea, trasformando questi messaggi in icone di forte impatto emozionale, da qui deriva il titolo della mostra “Icons”, curata da Christian Gangitano. L’arte NeoPop si manifesta e trae ispirazione dai brand dei prodotti globalizzati del
consumo di massa, dal fumetto alle sub-culture fino alle campagne pubblicitarie, ai super eroi e ai divi del cinema. Capace di diffondersi rapidamente su ogni piattaforma, diventa immediatamente accessibile e riconoscibile e per questo soggetta a un’evoluzione costante, ben rappresentata nel percorso espositivo. L’esposizione coinvolge diversi artisti come Andy Warhol, Keith Haring, Mr. Brainwash, Takashi Murakami, Tomoko Nagao, Marco Lodola, Pao, Massimo Giacon, Matteo Guarnaccia, Felipe Cardena e Mr. Savethewall.
Deodato Arte, via Santa Marta 6 Telefono: 02/80886294; Sito: www.deodato.com Orari di apertura: 10,30-14; 15-19. Domenica e lunedì chiuso Costo: Ingresso libero
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A SONDRIO LA VALTELLINA PUNTA SU RITTER A Sondrio il Credito Valtellinese ha messo in piedi, a partire dal 9 giugno, una mostra antologica dedicata all’artista Bruno Ritter che da sempre ha varcato i confini della regione per porsi con le su opere in un contesto più internazionale.. Quasi in contemporanea, il Museo Ciäsa Granda di Stampa in Bregaglia, paese natale di Alberto Giacometti, dedica a Bruno Ritter la mostra “Leggende e storia”, allestita dal 1 giugno al 20 ottobre 2017 in occasione dei 500 anni della Riforma protestante (la Bregaglia costituisce una realtà unica nel suo genere, quella di un territorio culturalmente italofono a maggioranza protestante). Si tratta di una trentina di opere realizzate negli anni 2014 – 2016, alcune con riferimenti alla Bregaglia, altre in stretto riferimento all’opera di Matthias Grünewald (1480-1528), i cui personaggi drammatici sono inseriti in un contesto religioso. Val Bregaglia e Valtellina dunque insieme per un percorso espositivo di grande ricchezza e fascino. Bruno Ritter conosce bene la montagna e i suoi abitanti: la sua quotidianità si svolge infatti tra la Svizzera, dove è
Claudio Di Scalzo e Bruno Ritter nell’atelier di Piazza Castello a Chiavenna - 17.II.2016
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nato, dove si è diplomato in arte e dove l’arte l’ha insegnata oltre che praticata, e l’Italia. Proprio qui, nel Castello di Chiavenna, ha scelto di avere il suo studio. Ogni giorno, partendo da Borgonovo, egli passa per vallate e alti monti cari a Nietzsche, Segantini, Giacometti, per raggiungere gli oleandri, le palme e i cipressi di Chiavenna. Un oscillare che è anche quello tra le radici nella pittura di Dürer e Grünewald, nel Nord tedesco e l’arte italiana, soprattutto quella del Novecento, di Birolli, di Levi, della Scuola Romana, di Carlo Carrà, arrivando sino a Morlotti e Vedova. Ma passando per Otto Dix, Ernst Fuchs e Max Beckmann. Stimoli diversissimi, metabolizzati e resi essenza, per raggiungere un linguaggio del tutto originale.
La mostra di Sondrio, composta da circa 60 opere, attraversa la storia del suo lavoro: autoritratti severi (l’artista è però tutt’altro che figura severa. Concentrato, riflessivo sì), paesaggi, interni, il tema delle rocce sagge (ispirato alla lunga tradizione cinese), la lotta e l’insonnia (due temi forti legati a quell’inquietudine umana che ognuno, prima o poi, sperimenta), quello dei rematori (attualissimo e arcaico al tempo stesso) scelti da Cristina Quadrio Curzio e Leo Guerra con Bruno Ritter nel suo atelier a Chiavenna. L’ultimo ciclo, quello dedicato al tema dei rematori e della Zattera a tutta prima potrebbe apparire paradossale per un uomo di montagna, in realtà montagna e zattera sono i due volti di una stessa strettoia, di una stessa minaccia, di una stessa tragedia; la lotta per sopravvivere può stemperarsi in follia auto distruttrice. L’aspirazione alle vette può diventare fatale desiderio di abbandonarsi all’abisso (e ben lo rammentano i drammatici ritratti di suicidi eseguiti da Ritter qualche anno fa, suicidi che si lasciano annegare
nelle acque limacciose di un lago artificiale di montagna, quasi a tornare all’oblio di un grembo). E davvero la montagna è, in questo ciclo della Zattera, sempre paradossalmente presente: è la forma aguzza che par sottendere una cima innevata alta sopra il capo di uno dei sopravvissuti , come a ribadire una condanna; è l’ammasso dei corpi che invadono la tela fino al limite superiore, impedendo allo sguardo di perdersi in lontananza; è il diffuso tema del mare inteso come materia oscura, opaca, impenetrabile, pesante; è il contorcersi delle figure che, come già nella serie delle donne-montagna, delle donneombra, paiono mutarsi in rocce antropomorfe, in aspri scogli che emergono dalle acque buie; è il colore della fanghiglia, del muschio e del granito; sono i formati da vertigine, veri emblemi dello spazio valchiavennasco. L’imponente paesaggio di Canete entra, con l’occasione della mostra, a far parte della collezione del Credito Valtellinese. Stefano Sassi - 07/06/2017
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LIGURIA
W W W.BCFARTECOMMUNICATION.IT
EVENTI
VENERDÌ 30 GIUGNO ORE 18.30 VIA ROMA 12C SANTA MARGHERITA LIGURE GENOVA CELLA Temporary Space è uno spazio espositivo di arte contemporanea aperto a Santa Margherita Ligure espressamente per il periodo estivo. Nasce da un’idea di Barbara Cella, già ideatrice di BCF Arte&Communication, una piattaforma comunicativa nata per dar spazio agli artisti e alle loro produzioni. BCF organizza e presenta eventi e mostre, personali e collettive, fornisce testi critici e tutto quello che serve a supporto degli artisti. Da qui a pensare di poter concretizzare il lavoro di tanti anni, il passo è stato breve. L’idea è venuta proprio parlando con gli artisti, sempre alla ricerca di luoghi dove poter far conoscere il proprio lavoro e incontrare persone in grado di apprezzare l’arte in tutte le sue forme.
Nello spazio si alterneranno vari artisti nell’arco di tutta l’estate. L’idea è quella di fornire al pubblico vario ed esigente, un’esposizione dinamica e moderna, con eventi inerenti alle opere esposte in modo da animare le sere estive e fare conoscere la galleria e il lavoro artistico e di ricerca che vi è dietro. Si parte con Gabriele Buratti, milanese, già fondatore di Artists4Rhino, attivo sulla scena meneghina e italiana fin dal 1993 la cui ricerca verte sul mondo animale e sulla città in un connubio non facile. I suoi quadri mettono al centro il mondo animale inserito in citta deserte e scarne, quasi post-atomiche, un’atmosfera evidenziata dai toni dei bruni e dei bruciati, unici colori della sua tavolozza.
Carla Benvenuto
Carla Benvenuto
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Gabriele Buratti
Gabriele Buratti
Insieme ci saranno Carla Benvenuto, artista genovese che si divide tra Genova e la Francia, e che spazia dall’astratto con interventi di scrittura che sono il racconto di suoi pensieri, ricordi, narrazioni, e la ricerca sul corpo e la figura, trattata però senza alcun manierismo accademico. Eleni Zafiropulos, artista greca trapiantata da anni in Italia, ha portato con sé i colori della sua terra. Raffinata artista informale, le sue tele sono racconti di sé e del suo mondo interiore dalle quali traspare la poesia e la magia di una sensibilità nascosta ai più. Dalla tecnica ineccepibile, tratta il colore e la materia con delicata ma incisiva determinazione volta all’espressione della sua ricerca psicologica e introspettiva. Massimo Barlettani è un pubblicitario rubato alla pittura, suo primo e sempre perseguito amore. Nasce astratto per poi virare verso un
figurativo elegante e rarefatto In questi ultimi lavori la sua ricerca si è concentrata sul il mondo floreale che ha saputo rendere, con uno stile essenziale e raffinato, in maniera mai banale o scontata ma altresì estremamente moderna. In galleria passeranno poi artisti come Marco Ferra, milanese e co-fondatore di Artist4Rhino, Pierugo Giorgini ovvero Yux, Sergio Lombardino, regista di programmi di culto su LA7 e molto attivo sulla scena artistica romana. Inoltre ci sarà una collaborazione con la galleria Ess&rre di Ostia con lavori di Antonio Murgia e Giovanni Manzo Insomma, un’estate dinamica in una località suggestiva ma dove, negli ultimi anni, le gallerie d’arte sono andate scomparendo. Una scommessa azzardata ma in cui crediamo profondamente
Marco Ferra
Marco Ferra
Massimo Barlettani
Massimo Barlettani
ARTISTI: Gabriele Buratti Carla Benvenuto Massimo Barlettani Marco Ferra Pierugo Giorgini Sergio Lombardino Eleni Zafiropulos
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BLUDIPRUSSIA Centro Artistico e Culturale Vico Chiuso, 1 - Piazza Nicolò Poggi 17012 Albissola Marina - Savona mob. 338 3172458
20 maggio 4 giugno 2017 Luce Delhove
Strutture di luce 8 -29 luglio2017
INVITO - presentazione | vernissage della mostra sabato 8 luglio alle ore 18.30 orari: mercoledi, giovedi, venerdi, sabato dalle 17.00 alle 19.00 domenica su appuntamento
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ALBISSOLA MARINA ALBISSOLA MARINA
BLUDIPRUSSIA Idee & Immagine
Giampaolo Parini:
l’uomo, l’ar tista, le sue oper e mostra antologica di dipinti e ceramiche
L’esposizione, voluta dalla famiglia, promossa dalla Fondazione Cento Fiori in collaborazione con il Comune di Savona, curata da Silvio Riolfo Marengo, a due anni dalla scomparsa del maestro, presenta una ampia panoramica della straordinaria produzione artistica di Giampaolo Parini, con oltre 150 opere di pittura, scultura e ceramica. Palazzo del Commissario Fortezza del Priamar - Savona dal 23 giugno al 23 luglio 2017 orario: giorni feriali ore 16,00 - 18,00 giorni festivi ore 10,00 - 12,00 // 16,00 - 18,00
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NES LERPA - FROM NEVADA TO RAPALLO
La mostra, che vedrà esposte le opere del maestro danese Nes Lerpa, inaugura negli spazi dell’Antico Castello di Rapallo il giorno 4 agosto ad un mese di distanza dalla mostra che ha visto l’artista impegnato a Reno, in Nevada, con una rassegna destinata a toccare diverse sedi espositive negli Stati Uniti. Danese di origine, italiano d’adozione ma letteralmente cittadino del mondo, Nes Lerpa ci propone la sua visione e interpretazione della natura e di tutto ciò che lo circonda attraverso un ciclo di opere dominate dal colore. Dalle tecniche miste su tela, agli acquarelli su
carta, alle grandi pitture realizzate nei suoi diversi luoghi d’ispirazione, fino alle ceramiche concepite in particolare ad Albisola. Curata da Claudio Castellini e da Luciano Caprile (autore del testo che accompagna la rassegna) e promossa dal Comune di Rapallo e dall’Associazione Culturale Ambientarti, sarà visitabile dal 4 al 27 agosto tutti i giorni dalle 21:00 alle 23:00 ad esclusione del lunedì.
Il gesto porta con sé il senso stesso della luce che induce il colore a formulazioni inattese come se le sue accensioni provenissero da un desiderio esplosivo, da una necessità che esula da ogni intento progettuale. Il progetto si scioglie quindi nel divenire della forma che chiama ulteriori lampi, che suscita illusioni comparative da far coincidere con la realtà. Solo allora la luce esprime i suoi contrasti, solo allora il gesto sceglie una pausa effimera prima di attivare altre sorprese. In tal modo un gesto si lega al successivo con l’ineluttabilità della dichiarazione d’amore per l’oggetto che l’ha provocato: uno scorcio di Mediterraneo, un angolo di Lapponia, un ricordo d’Oriente, una fuga
in Nevada. Nes Lerpa riesce a far convergere emozioni suscitate da visioni di luoghi distanti tra di loro che trovano un punto di spirituale convergenza nella pennellata. Questa corre rapida sulla superficie a tracciare la verità di un impulso da introdurre nel magico territorio dell’arte che non conosce confini geografici nell’attivare parallele sollecitazioni al momento opportuno. Egli riesce a recepire e a estrarre da ogni sguardo lo stupore della scoperta che accomuna luoghi e pensieri. Così questa mostra che si apre nei suggestivi spazi dell’Antico Castello di Rapallo profuma di tutti i tempi e di tutti i luoghi assorbiti dalla prorompente carica inventiva dell’artista danese.
info su www.comune.rapallo.ge.it www.neslerpa.com
Altre opere, suscitate dal medesimo spirito creativo, hanno promosso una parallela rassegna a Reno, in Nevada: una simile coincidenza offre ulteriori motivi di riflessione e di collegamento con le varie situazioni ambientali toccate dalla grazia narrativa di Nes. Egli infatti è in grado di trasformare e di rinnovare le ali dispiegate in volo da una farfalla in un delicato ricamo di allusioni pittoriche e di illusioni percettive che accompagnano l’acceso precipizio di un tramonto.
di emozioni o le mutevoli tonalità di un bosco scandinavo o le aspre seduzioni timbriche della nostra Riviera o le digradanti dolcezze declinate nel verde-bruno di certi paesaggi autunnali si ritrovano nel gesto che semina sabbia sul colore ampiamente dispensato sulle tele disposte a terra in attesa di un suo ulteriore transito impressivo. In quei momenti ritorna la fiamma provocata dalla folgorazione: una liquida fiamma da declinare, da guidare, da supportare e da temperare con interventi di dolce accompagnamento tonale e ritmico. Allora la prima fiamma diventa traccia, orma, cammino utile al successivo passaggio: è il reiterato soffio di una vita che pensa già al capitolo che l’attende. Infatti i suoi lavori, quando vengono disposti sul pavimento dell’ampio studio o all’aperto sul prato uno accanto all’altro, si comportano come i fogli di un unico racconto caleidoscopico da ricucire e da reinventare ogni volta. E da tradurre in eterna sospensione temporale, nel rammarico di una fine non desiderata. Ha scritto Borges: “Sempre è commovente il tramonto/ per indigente o sgargiante che sia,/ ma più commovente ancora/ è quel brillio disperato e finale/ che arrugginisce la pianura/ quando il sole ultimo è sprofondato”.(1) Il magico tempo di Buenos Aires del vate argentino e lo spazio infinito di Lerpa si incontrano, si congiungono e si reinterpretano nel comune desiderio di cogliere nell’attimo il prezioso senso dell’esistenza che sfugge ai transiti ripetitivi della quotidianità. Solo i poeti e gli artisti riescono a concepire una simile impresa. Pertanto non deve suscitare stupore o incredulità questo evento espositivo che lega contemporaneamente il Nevada a Rapallo nel nome di Nes Lerpa, un evento che dovrebbe essere capace di accendere il desiderio percettivo e cognitivo dei visitatori. Luciano Caprile
Oppure egli dispiega sulla carta o sulla tela le nebbiose velature dispensate dalle colline piacentine, dove ha collocato la residenza italiana, da alternare a rapide fughe albissolesi dove intingere mani e colori nella ceramica. Tutto ciò avviene prima di tornare nelle campagne danesi per immergersi in altri abissi di estasi vegetale e marina. Qui ritrova mirabilmente sempre se stesso nella ricorrente novità della sorpresa. Tale comportamento indagatore e dichiarativo permette quindi a noi di scoprire, nella contemplazione dei suoi dipinti, lo stesso tragitto interiore di verità altrimenti inaccessibili. Il deserto del Nevada in apparenza arido
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EVENTI
VENETO
TOULOUSE LAUTREC a Palazzo Forti di Verona dal 1-aprile-3 settembre-2017
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Con circa 170 opere, tutte provenienti dalla collezione dell’Herakleidon Museum di Atene, dal 1 aprile al 3 settembre 2017 arriva a AMO Arena Museo Opera - Palazzo Forti di Verona una grande retrospettiva dedicata a Toulouse-Lautrec, l’aristocratico bohémien considerato il più grande creatore di manifesti e stampe tra il XIX e XX Secolo. Attraverso le opere dell’Herakleidon Museum di Atene, il percorso illustra l’arte eccentrica e la ricercata poetica anticonformista e provocatoria - tra le più innovative tra Ottocento e Novecento - di uno degli artisti oggi più apprezzati e ammirati; un’anima da “artista tormentato” fin dall’infanzia e non adeguatamente “riconosciuto”, seppur pervaso da un fortissimo slancio ottimista e dalla consapevolezza della bellezza della vita. Una bellezza semplice, dai contorni volutamente sfumati e da vivere in momenti
dissoluti, dai colori forti e spregiudicati e priva di abbellimenti, nei disegni come nelle tinte. Nessuno, dopo di lui, è stato in grado di rendere così “perfetto” il volto dell’imperfezione. È questo il suo stile. In mostra litografie a colori (come Jane Avril, 1893), manifesti pubblicitari (come La passeggera della cabina 54 del 1895 e Aristide Bruant nel suo cabaret del 1893), disegni a matita e a penna, grafiche promozionali e illustrazioni per giornali (come in La Revue blanche del 1895) diventati emblema di un’epoca indissolubilmente legata alle immagini dell’aristocratico visconte Henri de Toulouse-Lautrec. La mostra Toulouse-Lautrec. La Belle Époque, con il patrocinio del Comune di Verona, è prodotta e organizzata da Gruppo Arthemisia, con il contributo di Gruppo AGSM – main sponsor dell’iniziativa, ed è curata da Stefano Zuffi.
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EVENTI
FRIULI VENEZIA GIULIA Ma chi e cosa è “ROIANO PER TUTTI” a Trieste di Graziella Valeria Rota
<Roianopertutti> è nata nel novembre 2009 a Trieste, come associazione senza scopo di lucro aperta a tutti nei momenti di socializzazione e aggregazione per i propri iscritti. Nel territorio cura eventi a carattere ludico-socioricreativo e culturale che stimolino e favoriscano lo “stare insieme”, lo scambio di idee ed esperienze per accrescere
ed arricchire le proprie e le altrui conoscenze. Nei suoi otto anni di vita nel settore artistico-culturale si è concretizzato il fare di “Roiano d’Autore” anche della Mostra Internazionale d’Arte, Pittura e Fotografia con gli annessi Concorsi Fotografici e d’Arte a tema.
Altrettante proposte realizzate come “roianocultura”, contenitore di eventi culturali e artistici che, negli ultimi anni si sono aggregate associazioni italiane e straniere operanti nel segno dell’ <arte e cultura al femminile>. Intensa anche la partecipazione a Mostre d’Arte e Fotografia e altre manifestazioni in Italia e all’estero, a Farra d’Isonzo,GO, Feldkirchen, nella vicina Carinzia, Radovljica in Slovenia.
Dal 2010 è co-promotrice con il Foto Club “Blende 22 e altre analoghe realtà aggregative delle regioni transfrontaliere limitrofe, del progetto di interscambio artistico-culturale denominato “Immagini senza Confini”, per il quale ha ottenuto il sostegno delle Regione Friuli Venezia Giulia. Nell’estate 2017 nell’ambito di “roianacultura come “rete Espansioni” organizza dal I° all’8 luglio un concorso fotografico e d’arte visiva dal titolo “ In.Con.Tra” - Tre preposizioni, una parola, infinite chiavi di lettura che si svolgerà a Trieste nella sala culturale di Villa Prinz, Trie-
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ste, con la Circoscrizione Comunale. Altre manifestazioni collaterali quali “Voci di donne scrittrici” dove Gente Adriatica presenta cinque scrittrici, e la performance della compagnia teatrale “Oltre quella sedia“ diretta da Marco Tortul e una esibizione di canto corale del coro “Diapason“ diretto dal M° Riccardo Cossi. L’attività è in una ricerca costante di nuove sfide e nuovi traguardi. INFO: ass.roianopertutti@gmail.com F.b. Gruppo Roianopertutti - www.roianopertutti.org
L’opinione di Graziella Valeria Rota Gente Adriatica 1987 – 2017 e l’artista Bruno Chersicla L’associazione tra le sue attività artistiche con artisti di fama internazionale ha al suo attivo incontri storici a Contovello –TS- dove gli artisti s’incontravano per discutere, ascoltare e sperimentare contatti con gli autori nelle diverse discipline e provenienze, in una visione aperta a contatti multiculturali. La biblioteca era tra organizzata tra italiani e sloveni residenti nel territorio, soprattutto storici e politici culturali, scrittori, pittori e musicisti. Ora ha sede a Trieste e molti ideatori e artisti non ci sono per godere dei nuovi progetti che si organizzano soprattutto nell’arte visiva. 1937-2013. Bruno Chersicla, è stato un artista, pittore e scultore italiano definito poeta e musicista del legno un
artista inconfondibile e personalissimo, dalla natura tenace ed equilibrata, in cui lo spirito s’intrecciava a una sottile e acuta sensibilità per le espressioni surreali e d’avanguardia della nostra cultura e dell’anima del ‘900. La competenza tecnica sostiene l’intuizione e Bruno “forgia” la sua maniera, giungendo via via a comporre quei Ritratti e Paesaggi della Mente, in cui le radici mitteleuropee s’intrecciano al rigore intellettuale e al suo fantasticare, Chersicla riesce a esprimere l’essenza del soggetto attraverso un’efficacissima linea di contorno, che incide carta o legno, affascinando il pubblico in tutte mostre più importanti, da Atlanta a Chicago, Lubiana, Miami, New York, Parigi, Toronto.
https://issuu.com/ghiggini_1822/docs/cheriscla-ghiggini-catalogo. 2001 ha ottenuto Il Guinness dei Primati --2001 Il dipinto più grande del mondo nella Piazza Unità d’Italia di Trieste. Nella Milano del miracolo economico, i germi creativi e i suggerimenti raccolti negli anni mitici del “Nordio” danno i loro frutti: «La mia classe - diceva - apparteneva al primo anno accademico e ricevetti molto da insegnanti quali Predonzani e Bastianutto». Negli anni sessanta è tra i fondatori del gruppo triestino Raccordosei e successivamente anni ottanta è nel gruppo in Gente Adriatica “ArteVita”a Kontovel, con Mitri, Rota, Chersicla, Schiozzi, Kanzian, Pierri, Roic, Papucci .
. Nel 1982, anno del centenario joyciano, esegue disegni e sculture a Trieste per È tornato Joyce. Dal 1992, partecipa al completamento della Chiesa dell’Annunciazione a Peregallo di Lesmo (MB) con la scultura dell’Annunciazione dietro all’altare, con il confessionale e con le stazioni della
via Crucis nella chiesetta in Istria, paese dei genitori. Ci ha lasciati il cinque maggio 2013 dove era ritornato nella sua casa e laboratorio a Trieste. Le sue opere scomponibili sono esposte in tutto il mondo.
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EVENTI
EMILIA-ROMAGNA
L’ARTE PER L’ARTE. DA PREVIATI A MENTESSI, DA BOLDINI A DE PISIS.
Opere di Giovanni Boldini, Gaetano Previati, Giuseppe Mentessi e di altri artisti attivi tra Otto e Novecento, si affiancano al percorso dedicato a Filippo de Pisis, nella sontuosa cornice del Castello Estense dal 15/06/2016 al 27/12/2017
“L’Arte per l’Arte” si apre con uno scorcio sull’arte italiana tra Ottocento e Novecento, focalizzando l’attenzione sul contributo degli artisti ferraresi. Nelle sale fastosamente decorate dell’appartamento di rappresentanza al piano nobile del Castello Estense si sviluppa l’allestimento “La libertà dell’arte. Tra verità e immaginazione”, proponendo un breve ma interessante viaggio tra alcuni dei diversi orientamenti che, sul finire dell’Ottocento, fecero a gara per rinnovare i convenzionali linguaggi dell’arte: dalle poetiche del vero all’arte di idee, dalla pittura di macchia al divisionismo, dalla rappresentazione della vita moderna alle suggestioni decorative del Liberty. Tra i protagonisti vi sono artisti ferraresi attivi sulla scena italiana, come Giuseppe Mentessi, Alberto Pisa o Arrigo Minerbi, e, accanto ad essi, figure di statura internazionale quali Giovanni Boldini, celebrato ritrattista della Belle Epoque, e Gaetano Previati, che fu interprete del divisionismo e della vague simbolista. L’ordinamento si sviluppa per sale tematiche che richiamano i motivi portanti delle ricerche a cavallo tra Otto e Novecento: il ritratto moderno e i suoi nuovi codici, i temi storico-allegorici e la dimensiione monumentale e decorativa, i nuovi soggetti della modernità, il paesaggio reale e il paesaggio dell’anima, le tensioni morali e spirituali alla vigilia della grande guerra.
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Orario: Orari di apertura: 9.30-17.30 (la biglietteria chiude 45 minuti prima) Chiuso il lunedì nei mesi di ottobre, novembre, dicembre 2017. Chiuso il 25 dicembre 2017. Ingresso: a pagamento Tariffa intera: euro 8,00 Tariffa ridotta: euro 6,00; gruppi scuole superiori e medie euro 3,00; minori di 12 anni euro 1,00. Gratuità: fino a 6 anni L’intento degli organizzatori e degli enti curatori è quello di continuare a tenere vivi i musei, nonostante la chiusura della loro sede per restauro, e offrire una nuova opportunità per visitare il Castello Estense.
Ufficio Informazioni e prenotazioni Mostre e Musei (Informazioni e prenotazioni) Corso Ercole I d`Este, 21 - 44121 Ferrara Tel: ++39 0532 244949 - Fax: ++39 0532 203064 Orario giorni feriali: dal lunedì al giovedì 9.00 - 13.00; 14.00 17.00 venerdì 9.00 - 14.00. Orario giorni festivi: chiuso sabato e festivi diamanti@comune.fe.it
Il percorso prosegue poi nello scrigno dei Camerini di Alfonso I, dove rimane allestita la selezione di capolavori di Filippo De Pisis, che racconta la parabola artistica di un altro talento ferrarese, attivo sul palcoscenico italiano e parigino a partire dagli anni Venti del Novecento. Il ricchissimo fondo ferrarese di opere depisiane, costituito soprattutto grazie all’attività della Fondazione Pianori e al generoso lascito di Manlio e Franca Malabotta, permette di
rivisitare tutto il suo percorso creativo. Dalle opere giovanili, da cui traspare la riflessione di De Pisis sull’incontro con De Chirico e la pittura metafisica, ai capolavori del periodo parigino che segnano la nascita di un linguaggio personale, trascrizione pittorica delle brucianti emozioni che la Ville lumière procura al pittore, fino alla produzione successiva al rientro in Italia, esiti estremi nei quali la poesia delle immagini si spoglia fino all’essenziale.
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EVENTI
TOSCANA
La personale di TohkoSenda a Prato. Affior.
Si inaugura il 15 giugno presso la galleria MOO di Prato la personale dell’artista TohkoSenda dal titolo AFFIOR a cura del critico Tommaso Evangelista. La personale, visitabile fino all’8 settembre dal lunedì al venerdì, dalle 15 alle 19, è un progetto specifico pensato per gli spazi pratesi il quale presenta le diverse anime della ricerca pittorica dell’artista giapponese, ormai fiorentina da dieci anni. Nei lavori di Senda forme naturali emergono su velari d’organza e nelle distanze del nero compaiono le strutture non finite d’una natura materica e concreta, cogliendo una risonanza di forme intese quali riflessi dell’esistenza. Un certo accordo verso la casualità del colore (liquido) in espansione o sottrazione e un processo sintetico di privazione dei contorni determinano figure di luce, sia quando queste emergono per privazione e scavo dal nero, sia quando l’inchiostro vira verso la macchia accennando ad uno svelamento del naturale quasi come un ritmo d’accenti irregolari.
Lo spazio è letto al rovescio, il centro non esiste ma la superficie totale della seta diventa paesaggio e scarto temporale del colore attraverso il quale le forme sono lasciate solo affiorare, e quindi allontanarsi. Interessante lo spazio espositivo. MOO è uno luogo pensato come un punto di incontro dell’arte con il design, un luogo di confronto identitario con la scena artistica contemporanea.
Nasce nel 2013 in un fondo sfitto, nel cuore di Prato; 50 mq ad un passo da Piazza del Duomo, nella zona “calda” del centro, da anni alla ribalta cittadina solo per episodi spiacevoli, lamentele e reati. Per reagire a tale situazione, entro le personali possibilità e in linea con altre proposte di comitati cittadini, Lara e Massimo Macherelli hanno deciso di dare in comodato d’uso gratuito un fondo di loro proprietà: dal conseguente accordo con LATO è nato MOO. Il nome scelto è un acronimo di Mud Object Oriented, tipologia di software che permette la condivisione di ambienti virtuali tra più utenti per arrivare a una spontanea e imprevedibile ri-definizione degli stessi.
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Sculture in vetro
Il Museo Ugo Guidi di Forte dei Marmi ospita dal 18 al 30 Giugno 2017 la 129° mostra dal titolo “Sculture in vetro – Attimi di grazia e gioia” dell’artista americana Jill Casty, che sarà inaugurata Domenica 18 Giugno alle ore 18:00 al MUG con la presentazione della curatrice Lisa Matuschek Jako. L’esposizione sarà visitabile tutti i giorni ad ingresso libero dalle 18 alle 20 martedì chiuso o su appuntamento al 348-3020538 museougoguidi@gmail.com. Parte della mostra sarà presentata e visibile al Logos Hotel, via Mazzini 235, espansione espositiva del MUG , aperta tutti i giorni dalle 10 alle 23 con ingresso libero. Jill Casty ha voglia di esplorare un’arte che brinda alla Vita. Festeggiare i piaceri della bellezza e dell’armonia che ancora riesce a mantenere - anche se sono minacciate - nella nostra relazione con la natura, le sue meraviglie e i suoi splendori. Come ha commentato la critica d’arte americana Lisa Crawford Watson: “Tuttavia, alla fine, in tutte le sue variazioni, nei suoi lavori le luci e delizie del colore e forma alla fine sono forme vibranti di gioia che portano momenti di grazia e celebrazione.” MUSEO UGO GUIDI - MUG Via M. Civitali 33 Forte dei Marmi tel. 348-3020538 museougoguidi@gmail.com www.ugoguidi.it
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EVENTI
MOLISE
La quarta edizione del Premio Antonio Giordano
3 anni, 14 artisti, 17 opere su strada visitabili gratuitamente giorno e notte, 2 workshop, decine di articoli su riviste di settore ed un nuovo modo di vivere e far conoscere la cittadina di Santa Croce di Magliano ed il mondo dell’arte, interagendo con gli artisti ed assistendo dal vivo alla nascita di un’opera! L’arte per noi è “utile”, è linfa vitale di un popolo, suscita interrogativi, interesse, genera bellezza, è veicolo di conoscenza e soprattutto è in grado di far uscire dall’isolamento fisico e culturale …. Tutto questo è il PAG! “L’ARTE È UN MESTIERE FATTO A REGOLA D’ARTE”(B.MUNARI), ha bisogno di studio, capacità e risorse economiche; il PAG, quindi, è diventato una realtà grazie all’azione corale di più individui.... DAL PIÙ PICCOLO AL PIÙ GRANDE, OGNI TIPO DI CONTRIBUTO HA FATTO LA DIFFERENZA!
Quest’anno, la possibilità di contribuire economicamente alla realizzazione della quarta edizione del festival è rivolta a tutti!! In che modo? Semplicemente regalandovi
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un’opera d’arte! Basta acquistare su Buonacausa.org una delle ricompense ideate per il PAG grazie al contributo degli artisti Camilla Falsini e Guerrilla Spam.
Il PAG (Premio Antonio Giordano) è un festival d’arte urbana che si svolge a Santa Croce di Magliano (Molise) e che è nato con l’obiettivo di promuovere e divulgare le arti visive in ogni sua forma (pittura, scultura, fotografia, architettura) con particolare attenzione ai linguaggi contemporanei, proseguendo il lavoro dell’artista molisano Antonio Giordano, esponente poliedrico della Transavanguardia (scultore, pittore e fotografo) scomparso nel 2013. Il PAG è promozione e divulgazione delle arti visive partendo rigorosamente dalla strada, luogo privilegiato per il confronto e lo scambio delle conoscenze: anche e soprattutto per questo è un evento che merita davvero di essere seguito e sostenuto. https://buonacausa.org/cause/premio-antonio-giordanourban-art-festival
Carpinone in un numero monografico di ArcheoMolise
Uscito il numero 28 maggio/agosto di ArcheoMolise interamente dedicato al paese di Carpinone: Carpinone tra arte, storia e archeologia. Si tratta di un numero monografico, a cura della prof.ssa Gabriella Di Rocco e del prof. Tommaso Evangelista, voluto e sostenuto dall’amministrazione la quale, attraverso l’autorevole redazione della rivista, il coordinamento dei curatori e i contributi scientifici dei diversi studiosi di settore, ha voluto realizzare uno strumento al tempo stesso di approfondimento e divulgazione. Si tratta della prima pubblicazione a carattere monografico, di stampo storico-artistico, realizzata su Carpinone. L’idea della monografia, che segue un ordine cronologico, è quella di creare focus su determinati periodi o specifiche evidenze, organizzando e raccogliendo ciò che già era emerso nel corso del tempo e proponendo, al contempo, inediti dati. Il suo scopo, quindi, è quello di creare un nuovo punto di partenza per gli studi sul paese, presentando contemporaneamente un’agile lettura di approfondimento. Per il sindaco Pasquale Colitti: “L’idea, sottesa alla realizzazione della pubblicazione è quella di valorizzare e far apprezzare e conoscere a quante più persone possibile,
compresi noi cittadini che lo abitiamo, la storia ed il patrimonio artistico e culturale del paese”. I diversi contributi sono: Carpinone. Appunti di topografia e archeologia di Biagio Giuliani e Bruno Sardella; Carpinone e il suo castello di Gabriella Di Rocco; Antonio Caldora, il castello di Carpinone e la battaglia di Sessano del 1442 di Franco Valente; La scultura lignea devozionale a Carpinone tra XVII e XIX secolo di Francesco De Nicolo; Il 1860 a Carpinone di Gabriele Venditti; La linea ferroviaria Carpinone-Sulmona di Carmine Mastropaolo; Il Novecento molisano a Carpinone e i capolavori di Leo Paglione di Tommaso Evangelista; Il gruppo folk Ru Maccature di Monica Castrilli.
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ENZO BRISCESE
Torino Olimpica - 2006
La poetica di Briscese affronta i temi legati al paesaggio urbano in cui vive, al suo studio inteso come fertile luogo di lavoro, più raramente a qualche personaggio capace di evocare forti suggestioni. E’ infatti l’emozione con le sue diverse sfaccettature, positive o negative a seconda dei casi, a costituire il fulcro del dipingere. Le sensazioni catturano, interpretano e guidano il racconto visivo, lasciando sulle tele frammenti di ricordi, sovente autentici mosaici nati e fermati all’interno di quel continuo scorrere delle storie in cui l’artista è coinvolto. Egli non intende quindi restituire un’immagine fotografica del soggetto prescelto bensì consegnare una fisicità percepita come struttura dinamica, filmica, vissuta come un insieme espressivo in successione.
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fabbrica dismessa 04 - 2006
nel mio studio le idee volano - 2006
Il pittore opera dentro questo “contenitore” cittadino e decifra, nel suo particolare linguaggio di astrazione, il volto delle periferie, in special modo delle fabbriche dismesse che appaiono come mute testimonianze di una Torino che “non c’è più”. Sono edifici divenuti angoli abbandonati, mura in rovina, che il pennello rileva e nel contempo è costretto a cancellare lambendo la visione con il bianco, il colore del “nulla” implacabile del tempo. è un lavorio da cui emerge un partecipe rimando ad un mondo che il presente mediatico lascia alle spalle ma ciò che affiora è anche una finestra impietosa da cui lo spettatore può sbirciare affacciandosi ora dall’interno ora dall’esterno. La tessitura cromatica della serie dei paesaggi evidenzia una tavolozza prevalentemente tenue che mostra la caratteristica gamma di grigi, di beige, di pastello, delle periferie e a volte le tinte scivolano verso il verde acqua oppure si rabbuiano all’improvviso. Nei lavori dedicati al tragico evento accaduto presso l’azienda torinese della Thyssenkrupp i colori si accendono di rossi lampi -lingue di fiamma, di sangue-, intensi fino alla brutalità, esternazioni di un sentimento struggente destinati via via a perdere virulenza accompagnando così il percorso dell’incendio che, infine domato, lascia spazio alla cenere, ad un grigio cupo che si riprende la scena. Questi quadri sono illuminazioni dell’immaginazione di cui l’autore si serve per comunicare il proprio pensiero sul sociale e sui suoi cambiamenti in atto; il movimento segnico scandaglia i tracciati del lungo viaggio nella realtà urbana. L’0cchio del pittore si consuma ad interrogare ogni forma, ogni colore, ogni vibrazione di luce che trasmutano nella composizione rigorosa e lo spazio e il tempo si intersecano, si richiamano, costruiscono le linee del narrare. Si tratta di un gesto essenziale che si oppone alla svalutazione della memoria, ingoiata dal processo di globalizzazione, e ciò che viene offerto allo sguardo di chi osserva è una sorta di spaesamento che accomuna fruitore ed artista, attoniti di fronte a questo effetto straniante.
fabbrica dismessa 15 - 2006
fabbrica dismessa 16 - 2006
Le chiavi di lettura stilistica della sua arte aprono verso scenari di ricerca, radicata in un solido retroterra classico ed aperta ad uno sperimentare fattivo e ricco di contaminazioni: in tal senso la sua vissuta astrazione fa parte di un cammino laborioso e sempre coerente tra i meandri di una difficile identità contemporanea. fabbrica dismessa 21 - 2006
thyssenkrupp 9 Torino 2008
Fatti e fantasie finiscono con l’intrecciarsi sul supporto adibito come affabulatore visivo, in mezzo ad intensi e cupi paesaggi periferici in cui affiorano estese strisciate di bianco, simbolo del tempo che cancella ciò che è stato. Intorno al 2008 le tele vanno mutando con un conseguente trascolorare delle atmosfere e un lento spostamento tematico, sempre spalancato sul tragitto pulsante di viaggi e città. Si arricchisce il suo universo pittorico realizzando con pathos informale dipinti di solida bidimensionalità. Il bianco perde la sua funzione di simbolo temporale e accende i dipinti come luce con echi allusivi, ma del tutto contemporanei, al grande colorismo veneto. Si avvertono una dematerializzazione controllata, e sviluppa un processo di rimeditazione artistica e, in specifico, della sua poetica. Rimedita la situazione epocale dell’ arte sia quella
thyssenkrupp 2 Torino 2008
thyssenkrupp 3 Torino 2008
personale, gremita di dubbi e stimoli che lo inducono ad una nuova fase di rottura nella continuità. Si va dal figurativo alla Bonnard alle esperienze neocubiste e ai rimandi costruttivisti, dal passaggio all’informale all’astrazione cui segue l’ astrattismo, ed ora, nei lavori del 2013, si ravvisa pienamente avviata la reintroduzione della figurazione, anche il tempo, come lo spazio, ha sostituito le superate coordinate tenendo conto di questo primo quarto di millennio policentrico e frammentato Briscese vive il suo tempo senza subirlo pittoricamente sottraendosi alla percezione di un angoscioso appiattimento. Lo spazio pittorico, peraltro, controlla l’affastellarsi di tracce e figure mirando all’essenzialità verso cui il pensiero è proteso nel segno del divenire. Giovanna Arancio
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EVENTI
Lazio
Introjection a cura di Marco Tonelli Apertura al pubblico: 23 giugno - 10 settembre 2017 MACRO - Museo d’Arte Contemporanea Roma Project room #1 e Foyer - Via Nizza, 138 Dal 23 giugno al 10 settembre 2017 si svolge al MACRO la mostra Introjection di Gehard Demetz, a cura di Marco Tonelli, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, e realizzata in collaborazione con la Galleria Rubin di Milano. Gehard Demetz (Bolzano, 1972) utilizza come materiale esclusivo della sua scultura il legno, a cui ha saputo dare nel corso degli anni una devianza contemporanea, uno scarto dalla regola e dalla funzionalità artigianale. Dando l’impressione, oltre che di scolpire, anche di comporre le opere attraverso assemblaggi di blocchetti di legno, Demetz introduce nelle sue sculture effetti di sfasamenti
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cromatici, distorsioni, allungamenti, anamorfosi, accorciamenti dimensionali, favoriti dall’uso di iconografie religiose, infantili, architettoniche, archetipiche, che conservano senso della memoria e della storia per dargli una nuova veste in chiave profondamente psicologica. La sua mostra “Introjection” si ispira quasi esclusivamente a tematiche legate a iconografie sacre sia livello liturgico (tabernacoli) che architettonico (chiese) o devozionale (Maria Vergine e Sacro cuore), a cui fanno da contrappunto immagini profane e dissacratorie (Hitler e Mao) e laiche (fienili della Val Gardena), in cui a predominare è la dissonanza, la dissolvenza, la metamorfosi tra condizione infantile e adulta, tra predestinazione e maledizione. Il progetto espositivo che si presenta al MACRO offre
MACRO - Museo d’Arte Contemporanea Roma Project room #2 e Foyer, Via Nizza, 138 Orario: da martedì alla domenica ore 10.30-19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima) Chiuso il lunedì INFO: 060608 www.museomacro.org Segui MACRO - Museo d’Arte Contemporanea Roma su Facebook e Twitter Sponsor Sistema Musei in Comune In Collaborazione con MasterCard Priceless Rome Con il Contributo Tecnico di Ferrovie dello Stato Italiane Media Partner Il Messaggero Servizi di Vigilanza Travis Group Our mailing address is: Galleria Rubin Via Santa Marta, 10 20123 Milano Italia t.+39 0289096921 e-mail info@galleriarubin.com
molteplici spunti per indagare le possibilità di una tecnica atavica (parte integrante della formazione “tedesca” e comunque nordica di Gehard Demetz) che si mette in ascolto di pressioni e drammi contemporanei (si veda il rilievo assemblativo di tipiche e dozzinali figurine da presepe, raggruppate come fossero un’unica massa indistinta, quella di immigranti stipati su barconi), una tecnica che esalta l’aspetto squisitamente materico della scultura, levigato e reso più morbido dal modo stesso di trattare le superfici di legno, spesso dipinte a creare stacchi inattesi tra materia e immagine, facendo della scultura una immagine oltre che un oggetto. Un progetto quindi di ricerca in bilico tra memoria, devozione, simbologia e tradizione, unitamente a una immediatezza e istantaneità comunicativa che è tipica della contemporaneità dei nostri linguaggi più avanzati. Ufficio Stampa Zètema Progetto Cultura Patrizia Morici / +39 06 82 07 73 71 / +39 348 54 86 548 p.morici@zetema.it stampa.macro@comune.roma.it
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EVENTI
MARCHE
MiBACT per la fotografia:
nuove strategie e nuovi sguardi sul territorio Articolo di Monia Frulla Presidente dell’Associazione culturale “Movimento Artistico Introvisione”
Lo scorso 17 giugno presso la Rotonda di Senigallia si è svolta una giornata di studio in merito all’influenza marchigiana sulla fotografia in Italia nel secondo dopoguerra. Molteplici interventi si sono succeduti nelle due tavole rotonde. La prima dal titolo “Archivi: esperienze di formazione, catalogazione, conservazione e valorizzazione” ha proposto un’ analisi dei patrimoni fotografici esistenti sul territorio e delle dinamiche loro connesse.La seconda dal titolo “La fotografia marchigiana: esperienze artistiche e documentaristiche” ha incentrato l’attenzione sulle esperienze di alcuni autori marchigiani che in qualche modo hanno influito sullo sviluppo della fotografia Italiana. Una giornata di studi che ha chiamato a raccolta esperti, responsabili di archivi e fotografi con l’obiettivo di individuare le esperienze più significative dal secondo dopoguerra e di far emergere nuove forme di valorizzazione in una prospettiva anche internazionale. Alla presenza di Lorenza Bravetta, Consigliere del Ministro Dario Franceschini per la valorizzazione del patrimonio fotografico nazionale, si sono susseguiti molteplici esponenti con riflessioni, resoconti e racconti di vita; interventi come quelli di Lorenzo Cicconi Massi fotografo, Katiuscia Biondi
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Giacomelli direttore artistico dell’archivio Mario Giacomelli, Enzo Carli fotografo sociologo e giornalista, Carlo Emanuele Bugatti Direttore del Museo Comunale d’arte Moderna, dell’Informazione e della Fotografia, Vincenzo Marzocchini storico e critico della fotografia.
Tavola rotonda conclutasi con le riflessioni di François Hebel, Direttore Festival Fotografia Industriale di Bologna e Mois de la Photo di Grand Paris a Parigi, sulla necessità della valorizzazione del territorio attraverso la fotografia e sul valore predominante del rapporto fotografo e pubblico per un contatto fisico che non può esaurirsi all’interno del museo.
Fulcro dei dibattiti sono stati inequivocabilmente la fotografia nei suoi generi tematici con i suoi maggiori rappresentanti anche a livello internazionale e il problema della sua catalogazione e valorizzazione per una maggiore fruizione con lo scopo di evitarne la disgregazione e frammentazione nella fase documentaristica. In quest’ottica gli archivi, che svolgono un ruolo fondamentale, dovrebbero sviluppare una metodologia di condivisione e fruizione unitaria delle opere evitando di favorire l’estrapolazione delle immagini svincolandole dal contesto produttivo, umano e territoriale. Questa consuetudine non è positiva se consideriamo che a partire dal dopoguerra la fotografia marchigiana conosce una considerevole innovazione inserendosi come protagonista all’interno dei nuovi scenari culturali italiani ed europei e partecipando attivamente al loro sviluppo come testimone e soggetto attivo della nostra storia.
Le Marche sono considerate terra di fotografia, avendo dato vita, negli anni ’50, ad esperienze riconosciute quali tasselli fondamentali per la cultura fotografica nazionale. La giornata di studi, che chiama a raccolta esperti, responsabili di archivi, docenti di fotografia e fotografi, prende avvio da una riflessione circa l’influenza, dal secondo dopoguerra a oggi, della fotografia marchigiana su quella italiana, con l’obiettivo di individuarne le esperienze più significative e di far emergere nuove forme di valorizzazione possibile, anche per il territorio, in una prospettiva nazionale e internazionale. Di seguito il programma dell’iniziativa, che si articolerà in due tavole rotonde. La prima, dal titolo “Archivi: esperienze di formazione, catalogazione, conservazione e valorizzazione”, moderata da Laura Moro, Direttore dell’Istituto centrale per il Catalogo e la Documentazione, proporrà una ricognizione dei patrimoni fotografici esistenti sul territorio e delle dinamiche loro connesse. La seconda, dal titolo “ La fotografia marchigiana: esperienze artistiche e documentaristiche”, moderata dal prof. Gianmario Raggetti, si focalizzerà su esperienze di autori marchigiani del passato e del presente e della loro incidenza sul percorso della fotografia italiana. Le conclusioni saranno affidate a François Hebel, già direttore dei Rencontres d’Arles e attuale direttore artistico del Mois de la Photo du Grand Paris, per un’analisi sulla possibile valorizzazione e internazionalizzazione di un territorio attraverso la fotografia.
La fotografia merita di essere considerata come il prodotto creativo di un artista che è anche uomo con una storia personale legata ad un territorio e alla sua storia personale
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EVENTI
UMBRIA
A PERUGIA VELASQUEZ SI CONFRONTA CON BERNINI Velázquez e Bernini ospiti del Perugino presso il Nobile Collegio del Cambio, nel cuore di Perugia.
Da un’idea di Francesco Federico Mancini, non nuovo a questi confronti, ad essere indagato – attraverso un gruppo di opere selezionato - è il reciproco influsso, nell’ambito della ritrattistica, anzi dell’autoritratto, tra Gian Lorenzo Bernini, qui proposto nella sua veste di pittore, e lo spagnolo Diego Velázquez. Da oggi, 22 giugno fino al 22 ottobre, una mostra per palati fini nel campo dell’arte e un’occasione per rivisitare Perugia. Mancini indica, come punto di partenza per questa sua mostra, un’ immagine fotografica: quella dello studio romano dell’insigne storico dell’arte barocca e docente all’ateneo perugino Valentino Martinelli. In questa immagine si vedono due delle tre versioni possedute da Martinelli del celeberrimo Autoritratto di Velázquez conservato nella Pinacoteca Capitolina di Roma (1629-1630). Se la prima versione, che può essere riferita al carrarese Carlo Pellegrini, allievo di Gian Lorenzo Bernini, e la seconda, attribuibile a un pittore romano della metà del Seicento, dimostrano l’attenzione riservata nel secolo XVII (e in ambiente romano) a quel superbo prototipo “straniero”, la terza, che viene realizzata nel 1876 dal veneziano Luigi Quarena, dimostra che la fortuna del modello capitolino travalicò abbondantemente il Seicento e il contesto più strettamente romano. Accanto al “trittico Martinelli” (oggi conservato nella Galleria Nazionale dell’Umbria) e al prototipo capitolino (perno dell’intero discorso), verranno proposti in
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Diego Rodríguez de Silva y Velázquez (1599–1660), Ritratto di bambina, olio su tela, ca. 1640, The Hispanic Society of America, New York, NY
mostra l’ Autoritratto a mezza figura di Bernini della Galleria degli Uffizi e l’ Autoritratto di Velázquez sempre degli Uffizi. Ma saranno presenti anche l’ Autoritratto di Bernini del Museo del Prado (che Tomaso Montanari ritiene di un anonimo seguace del Bernini - secondo Martinelli si tratta invece di un “non finito” di Gian Lorenzo) e l’Autoritratto di Bernini del Musée Fabre di Montpellier (anche questo ritenuto da Montanari di un anonimo seguace del Bernini secondo Martinelli “forse del Bernini”) . Principale proposito è rilanciare il dibattito sulle relazioni e sulle reciproche influenze intercorse tra Velázquez e Bernini i quali sicuramente si incontrarono (e si frequentarono) fin dal primo soggiorno in Italia del maestro spagnolo, nel 1629-1630 (il secondo viaggio di Velázquez in Italia risale al 1650). “A mio parere - scrive Francesco Federico Mancini - l’incontro romano e il conseguente, straordinario incrocio di esperienze di due fra i maggiori protagonisti del Seicento europeo produsse benefici di reciproca utilità. Velázquez, grazie a Bernini, comprese quale forza espressiva si celasse nel taglio a mezzo busto del ritratto, da lui già sperimentato sul versante della scultura, e quanta vitalità potesse scaturire dalla tizianesca contrapposizione tra la maniera abbozzata degli abiti e la maniera finita dei volti. Bernini apprese dal collega spagnolo il modo di scavare nell’intimo nei personaggi, di entrare nella loro complessità psicologica. In definitiva condivido la conclusione cui giunge Montanari, che a lungo si è occupato di questi temi, quando osserva: ‘E’ indubbio che i ritratti di Velázquez assumono dopo Roma una vitalità, una capacità di fissare un momento preciso, una gamma cromatica e una sprezzatura che prima non conoscevano.
scultura in marmo - Bernini
Ma è altrettanto vero che quelli di Bernini acquistano in profondità psicologica, in rarefazione della materia e in sobrietà. La cosa certa è che lo scambio è avvenuto, ed è probabile che il saldo vada fissato in parità’ ”. Stefano Sassi - 22/06/2017
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IL GIARDINO DEI LAURI L’arte di collezionare arte
L’Umbria è terra ricca di storia, tradizione e bellissimi paesaggi ed è qui, circondati da abbacinante verde che si apre un hortus conclusus dove il colore esplode in tutta la sua forza dirompente. Città della Pieve, o meglio, la vicina frazione bucolica di San Litardo accoglie, in quella che era una tenuta agricola nella quale si producevano vino ed olio, la collezione dei coniugi Angela e Massimo Lauro. Appassionati di arte contemporanea i coniugi partenopei hanno iniziato a dar vita alla loro privata collezione nel 1990, attirati proprio dagli artisti della loro generazione. La collezione si è arricchita poi di autori sempre più giovani, fino ad arrivare ai trentenni del panorama artistico internazionale.
è eccezione da poco, in Italia. Un clima friendly, insomma, in perfetta linea al pensiero americano al quale evidentemente si ispira sia, appunto, per modalità di fruizione esperienziale e ludica della collezione- museo, sia per la scelta degli artisti, nomi internazionali che spaziano dal Giappone alla Francia, dalla Polonia alla Gran Bretagna, all’Italia, con forte presenza statunitense. La raccolta è dinamica e il museo un work in progress, ed è interessante proprio questo rinnovarsi continuo che rende la collezione un’opera mutevole e viva in sé, capace di riqualificare gli stessi spazi con contenuti diversi o interazioni diverse di contenuti, a seconda di come si collocano le opere e del dialogo che queste danno luogo con l’ambiente e tra loro stesse. Il Giardino dei Lauri non è luogo privato, ma accessibile e visitabile, che apre generosamente le sue porte ai visitatori venerdì e sabato 10 - 13 • 15.30 - 18.30 pm o su appuntamento Ingresso Libero progetto architettonico: SIFOLAeSPOSATO Studio - Napoli La Collezione d’Arte Il Giardino dei Lauri è presente anche presso Away From the Flock info@ilgiardinodeilauri.it tel. +39 338 109 0572 www.ilgiardinodeilauri.com
Il cielo è scuro e gravido di pioggia, l’aria umida s’impasta all’erba del parco che ospita istallazioni e lavori site specific; l’atmosfera plumbea di una giornata fuori stagione è rarefatta dal bianco della struttura riqualificata che dà asilo a circa settantacinque opere, meticolosamente narrate da Annalisa. La sensazione, una volta dentro, è di grande feeling con l’ambiente dove vige senso di prossimità e familiarità con le opere che non presentano né cartellino né didascalie e che, ad eccezione della pittura eternamente fresca di Claire Fontaine, si possono tutte toccare. E non
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MASSIMO LAURO Little interview with the collector La collezione de Il Giardino dei Lauri è un gesto d’amore per l’arte contemporanea , sviluppata senza secondi traguardi economici, con la volontà di chi scommette sul nuovo, ci punta, e aspetta, azzardando su scene artistiche emergenti e su artisti semi sconosciuti in Italia; come un lancio di dadi dove fortuna e audacia si mescolano al godimento che il senso di giocosa incognita produce. Massimo Lauro ci attende per l’incontro, all’interno della sua dimora vicinissima alla sede espositiva della sua collezione. Una robusta palazzina del Cinquecento elegante e solida insieme, vigilata da un metallico unicorno nero istallato all’esterno, ci accoglie e con lei il fedele Jack, splendido pastore tedesco abituato a sfavillanti animali mitologici e colorati oggetti contemporanei che occhieggiano all’interno della casa del suo padrone.
L’atmosfera è rilassata e intima, ma questo ci era stato già annunciato dalla visita alla collezione. Il dottor Lauro ci parla di Ileana Sonnabend, nota gallerista e mercante d’arte romena che ha aperto le porte alla Pop Art, la cui perspicace conoscenza del mondo dell’arte ha influenzato il suo modo di vedere e acquistare le opere, rendendolo aperto al nuovo, che è ciò che lo interessa, e privo di pedissequi scambi artista – collezionista. L’interesse della famiglia Lauro per il collezionismo inizia nei primi anni Sessanta ma è solo negli anni Novanta, grazie all’amore per la fotografia d’artista, che la collezione prende il via. Fotografi statunitensi e tedeschi sono l’oggetto di attenzione del collezionista napoletano che ci svela un suo cruccio, quello di aver commesso l’errore di non acquistare John Currin, pittore statunitense che a quel tempo poco lo convinceva. Lo scenario degli anni Novanta vede protagonisti Massimo Lauro e Patrizia Re Rebaudengo all’interno della scena del collezionismo italiano e nel 1991 Massimo Lauro incontra Damien Hirst alla Saatchi Gallery di Londra e se ne innamora, la mostra più emozionante della mia vita, la definisce. Incontra il celebre squalo: The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living e il montone Away from the Flock, acquistato in seguito dalla Fondazione Prada e inserita all’interno della rassegna aretina Icastica,è stata portata in Italia per la prima volta proprio da Massimo Lauro alla metà degli anni Novanta, apostrofata da un cosa fai? della conterranea gallerista Lia Rumma. L’amore per Hirst si vede brillare negli occhi di Massimo Lauro mentre ce ne rivela i suoi primi incontri londinesi con le sue creazioni; un’attrazione vi-
scerale per questo artista inserito nella compagine degli Young British Artists che lo ha magneticamente travolto con l’esperienza dell’istallazione A Thousand Years dove entro una teca separata in due, l’assurdità del ciclo vitale viene crudamente presentata allo spettatore: da un lato una colonia di larve prima e mosche poi, tenta di raggiungere una testa di vitello mozzata posta nella seconda metà della teca, ma nel viaggio esse devono superare lo sbarramento di una griglia moschicida elettrificata. Massimo Lauro ci racconta di quando si è imbattuto in una villetta a schiera londinese, contenente parte di Pharmacy. La dogana si rese una barriera non da poco per il trasporto dell’opera, considerando la quantità di psicofarmaci presenti. Non rimase altro che rinunciarvi, con il rammarico dell’innamorato contrastato dalle circostanze avverse che ostacolano il raggiungimento dell’oggetto del suo amore. Una difetto dei collezionisti è quello di smettere di ascoltare le persone, gli artisti, preferendo imporsi con loro gusti e loro logiche, cercando di plasmare idee creative ed estetiche e, di conseguenza, di mercato. In questa affermazione c’è da riconoscere come lo sguardo aperto e trasversale, una visione a 360°, sia la modalità più giusta di guardare al contemporaneo ed è in tale spirito di ricerca e freschezza dello sguardo che troviamo un collezionista che si lascia guidare dall’istinto, dalle sensazioni e dall’emozione che l’opera suscita in lui, da quanto un’ opera riesce a far accapponare la pelle. Ci congediamo con un’ultima domanda: l’opera d’arte che sogna di possedere. Facevamo un gioco con Richard Prince (fotografo e pittore americano n.d.r.), se avessimo avuto la possibilità di scegliere 5 opere del Novecento, quale avremmo scelto? Io non riuscivo mai a trovarne solo cinque, la lista aumentava sempre. Ma se ne dovessi scegliere una soltanto sceglierei Great American disaster di Andy Wharol, foto su tela, rossa. La vita, la morte, l’eternità di una foto nella sua riproducibilità e al contempo iconicità. Un teschio composto da esseri umani, una fotografia di Piotr Ulanski che fa il verso alla vanitas del geniale Dalì in ideale colloquio visivo con il grande dipinto di Eric Wesley, dove rosso, giallo e blu sono coordinate dinamiche per ottenere infinite combinazioni vitali. Nella scelta e nel collocamento delle opere del Giardino dei Lauri è visibile il sentimento del tempo e della sua azione, le contrapposizioni e i contrasti, i colori e il nero, la sensazione beffarda della morte e lo sberleffo della vita sull’inevitabile. Questo è il pensiero che rimane di questo piacevole incontro partenopeo. E forse sta tutto qui il senso di un collezionista, fregare la morte.
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EVENTI
Puglia
Tullio De Gennaro “Quando giochi a carambola” Galleria MISIA – Bari di Virginia Grazia Iris Magoga
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La raffinata personale di Tullio De Gennaro intitolata “Quando giochi a carambola” è accolta in questi mesi presso la galleria Misia Arte di Bari, diretta da Anna Gambatesa. Realizzata grazie alla collaborazione con Valentina Bonomo, la mostra è documentata da un catalogo con testo critico della storica dell’arte Christine Farese Sperken. Come spiega la professoressa Farese Sperken, De Gennaro è un artista complesso e schivo che con le sue opere crea “un mondo poetico, intimo, con una nota talvolta surreale”, la cui ricerca pittorica, “svolta con tenace coerenza, è figlia naturale di questa disposizione spirituale”.
Difatti, le opere presentate in mostra, tutte del periodo tra 1995 e 2008, “sono esempi significativi della produzione di De Gennaro che sperimenta le sue espressive, ‘decostruite’ campiture cromatiche sia su grandi formati sia su supporti di piccole dimensioni. Attraverso le varie sovrapposizioni dei materiali usati viene suggerito un raffinato effetto collage; ma si fa vivo anche il ricordo dei famosi papiers découpés (carte colorate ritagliate), tecnica preferita dell’anziano Henri Matisse.” Osservando le opere esposte in mostra, possiamo riconoscere dinamiche geometriche futuriste e semplificazioni delle forme minimaliste, sempre accompagnate da colori molto vivaci e caldi, dove sono messe in evidenza le dense pennellate stese con tecnica a olio oppure acquerello. Come spiega l’artista in una conversazione a tre voci, realizzata con Anna Gambatesa e Valentina Bonomo, tutto il
suo lavoro attiene alla corrente dell’Informare lirico (idea teorica della compianta Francesca Alinovi), “un lirismo letterario ... Il lirismo per me esiste in tutte le faccende quotidiane, se le vivi in maniera lirica. Tutto nella vita può avere degli spessori lirici oppure degli aspetti vuoti di significato.” Questo corrisponde a quello che afferma Anna Gambatesa, quando sostiene che nel lavoro dell’artista si trova un’armonia che lega tutte le opere. “Penso all’armonia musicale o a quella delle parole e del linguaggio – chiarisce la gallerista – Il mondo ha una sua armonia e contiene tutte le categorie di armonia.” Scrisse anni fa Tullio De Gennaro all’amico artista Mimmo Paladino: “L’arte è una fiaba musicata/ Sculture? Pietre che cantano …”
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Eltono e Sten Lex nella doppia personale CrossRoad#3 Galleria Doppelgaenger – Bari (4 maggio - 20 settembre 2017) di Virginia Grazia Iris Magoga
La galleria d’arte contemporanea Doppelgaenger nel centro storico della città di Bari, diretta da Antonella Spano e Michele Spinelli, propone questi mesi la doppia personale “CrossRoad#3”, con i nuovi lavori di Eltono e StenLex. Rispettando la vocazione insita nel nome, Doppelgaenger presenta il proprio doppio binario di ricerca: le odierne indagini nelle arti figurative, le sperimentazioni della videoarte, dell’installazione e della performance. Missione prin-
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cipale è svelare i punti in comune tra i due interessi e farne strumento di confronto e studio, proprio come in questa mostra. Difatti, nelle sale suggestive di Palazzo Verrone, nel cuore del borgo antico, scopriamo uno straordinario ibrido architettonico medievale-rinascimentale, oggi luogo d’accoglienza per le proposte più innovative delle arti del contemporaneo. La doppia personale di Eltono e StenLex è dedicata alle
tendenze dell’astrattismo, in particolare alle possibili intersezioni con lo spazio urbano. Sia l’artista francese sia il duo di artisti italiani sono punti di riferimento del panorama artistico metropolitano internazionale, entrambi forti di uno sperimentalismo formale che nel caso di Eltono è caratterizzato da rigore geometrico e che in StenLex varia dall’optical al gribouillis (ghirigoro).
Come scrive nel testo critico Vittorio Parisi, l’astrattismo per certi versi è una forma di vagabondaggio che permette di tracciare segni e forme senza pagare tributi mimetici alla realtà, “… l’astrattismo mira a esplorare criticamente la superficie pittorica nelle sue due principali dimensioni esistenziali: quella fisica-materiale, formale, tecnica, stilistica – e quella metafisica – immaginaria, ideale, simbolica, interiore.” Difatti, le azioni-creazioni di questi artisti sono, in tal senso, emblematiche “perché entrambe nascono precisamente in questo curioso incrocio di erranze stradali e segniche”. Il duo StenLex presenta opere policrome già sperimentate a San Pietroburgo in uno spazio pubblico, una novità se si considera la precedente monocromia espressiva. Invece Eltono ha realizzato bassorilievi lignei ricalcati su “itinerari aleatori della parte storica di Bari, selezionati dall’artista con l’aiuto della casualità di un dado”. Sten Lex sono nati nel 1982, e lavorano dal 2000 come pionieri dello stencil urbano in Italia. Una miscela di stencil e op-art connota le loro imponenti opere costruite da un’infinità di strisce di carta ritagliate, sovrapposte e fissate insieme, e spesso rappresentano ritratti di personaggi sconosciuti o familiari. Stilisticamente il loro lavoro trae ampie ispirazioni dall’Impressionismo, dalla stampa serigrafica, dalla stampa a pixel. Nel 2008, sono stati invitati da Banksy al Cans Festival; nel 2009 elaborano una nuova tecnica combinando collage, stencil e Op-Art. Il 2013 è stato un punto di svolta per il loro lavoro: per la prima volta presentano interventi astratti in cui la linea diventa caotica, ispirata ai disegni a matita. L’artista francese Eltono ha lavorato a Pechino per quattro anni, a Madrid negli ultimi dieci anni, e ora vive nel sud della Francia. Negli ultimi 12 anni, il suo lavoro si è concentrato sulle possibili per proporre arte pubblica negli spazi privati. Utilizza lo spazio pubblico come luogo di studio e ispirazione; la natura e le caratteristiche della strada, la sua imprevedibilità e costante diversità, sono i principali soggetti che ispirano il suo lavoro. Ha lavorato per le strade di quasi cento città e ha esposto in musei e gallerie di fama internazionale come la Tate Modern di Londra, la Fondazione Miró di Barcellona ecc.
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EVENTI
Campania
VI Mostra Internazionale di Selezione per la Biennale di Roma a Piano di Sorrento
E’ nel segno dell’arte e della socializzazione che si è svolta la scorsa Selezione per la Biennale d’arte di Roma 2018 a Piano di Sorrento, con il patrocinio della Città. Durante la serata condotta dalla giornalista Francesca Martire si sono alternati momenti di riflessione e di intrattenimento grazie anche al duo voce-chitarra Rosalba Spagnuolo- Francesco Cesarano ed al corpo di ballo della City Ballet School di Napoli magistralmente diretto da Enzo Padulano e Simona Barattolo. La VI Mostra Internazionale di Selezione d’arte a Piano di Sorrento si è tenuta a Villa Fondi ed è stata organizzata e curata da Letizia Caiazzo, Presidente dell’Associazione Ars Harmonia Mundi nonché artista digitale e da Claudio Morelli. Al loro fianco, nel corso della serata dello scorso 16 giugno, vi erano il presidente del CIAC di Roma, Giuseppe Chiovaro, i critici Alfredo Avagliano e Carlo Roberto Sciascia, la poetessa Ilde Rampino, l’artista Claudio Morelli, la scrittrice Anna Bartiromo e il Prof. Pasquale Iezza. Proprio quest’ultimo, insieme a svariati altri artisti e scrittori è autore del libro intitolato
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“Ero pellegrino e mi avete accolto” di cui si è ampiamente discusso nell’arco della serata che ha inaugurato la Mostra in Penisola Sorrentina.
Il volume che abbina profondi pensieri poetici alle opere di Letizia Caiazzo, ha lo scopo di sensibilizzare il lettore alla problematica dell’immigrazione sempre più “alla deriva”. Alla serata che ha visto Luca Alinari ospite d’onore, ha scelto di presenziare l’Assessore alla Cultura del Comune di Piano, Carmela Cilento, che ha ribadito l’importanza della fusione di arte, sport e cultura. Nel corso del vernissage tenutosi negli splendidi locali di villa Fondi, si è svolta anche la IV edizione del concorso di poesia “Compiuta Donzella” che ha visto rispettivamente al primo, secondo e terzo posto :Agata Di Rubba ,Anna Maria Gargiulo ,Giovanni Sardi Per la XII Biennale di Roma 2018, invece, sono stati selezionati ex aequo gli artisti :Stelvio Gambardella, Dino Maccini ,Anna Russo.Un evento, dunque, che, a partire dalle ore 18.00, ha regalato al pubblico intense emozioni trattando temi molto delicati sotto il profilo storico-sociale ma anche e soprattutto artistico.
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Con Letizia Caiazzo, nei meandri “digital” delle cromie proustiane
alla deriva di Letizia Caiazzo cm 100x70 pittura digitale
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Contraria ad ogni tipo di costrizione, a qualsiasi bavaglio che potesse limitare il suo irrefrenabile anelito alla piena libertà, Letizia Caiazzo ha tenuto sempre presente la massima di Coleridge: “Il mezzo che permette agli spiriti di comprendersi non è l’aria in cui sono immersi, ma la libertà che hanno in comune”. E in linea con tale assunto ha trovato nella pittura – più esattamente nella “digital Art” - il modo a lei più congeniale per dar voce alle irrefrenabili “voci di dentro” di proustiana memoria. E lo ha fatto senza esitazione alcuna, quando si è decisa finalmente a passare, con ardimento e coraggio, il Rubicone. Certo, la via non era per niente facile. Ma lei non si è data per vinta. E cerca e ricerca, dirigendo il timone nel variegato universo informatico, è stata in grado di fare incetta di colori vaganti, di cromie in libertà. E dalla loro accurata selezione, è riuscita a sortire accattivanti “performances”. Ossia irresistibili “nuances” del mondo proustiano che sembravano irrimediabilmente perdute. Ne sono un’esauriente riprova le sue opere più recenti, quali “Abissi aerei”, “Alla deriva”, “Abbandono”. Compresi alcuni affondi lirici, come la poesia Nel mare: “Nel mare mi perdo/ pezzetti della mia memoria/ disperdo./ Nel
mare rivivo/ pezzetti di arcobaleno/ ritrovo”. Insomma, la nostra effervescente e dinamica Letizia non è solo un’apprezzata digital pittrice, ma si rivela anche un’eccelsa poetessa in grado di poter assurgere a temibile concorrente di Saffo. Vinicio Coppola
abbissi 3 c di Letizia Caiazzo cm 60x60 pittura digitale
abissi aerei bis 2 di Letizia Caiazzo cm.60x60 pittura digitale
abissi2 a di Letizia Caiazzo pittura digitale cm 60x60
terre 2 di Letizia Caiazzo cm 60x60 pittura digitale
Letizia Caiazzo
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EVENTI
Calabria La mostra “STABAT MATER” di Tommaso Ottieri al Marca di Catanzaro
“Stabat Mater”, la prima mostra antologica dell’artista napoletano Tommaso Ottieri presso il Marca (Museo delle Arti di Catanzaro) a cura di Maurizio Vanni, è stata inaugurata il 17 giugno e resterà aperta fino al 30 agosto 2017. Una mostra antologica, che raccoglie le opere più significative, valorizzata da un video - documentario che permette di tuffarci, emozionandoci, nel lavoro di Ottieri. L’artista si identifica nel momento storico, hic et nunc, rimaneggiandolo. Non solo ricerca iconografica ma indagine risoluta e profonda di forme architettoniche e particolari fisionomici, manifestazione dell’eternità. “Tommaso Ottieri, come Bach, è un ricercatore di verità, un artista che non si accontenta di ciò che già esiste, del dato di superficie delle cose e che, attraverso un grande mestiere, consapevolezza e lucida visionarietà, costruisce e ricostruisce ambienti, luoghi e volti di persone” afferma il curatore Maurizio Vanni. L’artista va oltre le apparenze formali di palazzi, strade, ponti e opere infrastrutturali create dall’uomo. È riuscito ad inserire la sua ricerca tecnica nella naturale potenza del paesaggio selvaggio Il suo progetto è legato alle cromie. Attraverso luce, colore e materia, suo segno caratterizzante, cerca l’anima delle sue opere Ottieri è un architetto napoletano che ha lavorato in Grecia, a Santorini, nelle Cicladi, e solo dopo il rientro in Italia si è dedicato in modo esclusivo alla pittura. Utilizza un’antichissima e rarissima tecnica: l’encausto con cera d’api. Il termine encausto deriva dal greco e significa “metto a fuoco”. Nella pittura i pigmenti (le polveri colorate) possono essere normalmente stemperati in diversi medium: in acqua (tempera o acquerello) , in acqua ed uovo ( tempera ad uovo), in acqua e colla ( guazzo), in olio di lino (olio), nella cera sciolta (encausto). La tempera e l’acquerello mostrano la massima opacità, l’olio la massima brillantezza, l’encausto offre
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una luminosità vellutata, simile a quella che si ottiene su un mobile, cosparso di cera e lucidato. “Un artista meraviglioso, Tommaso Ottieri, napoletano, che dipinge interni ed esterni di chiese e teatri, proponendo uno sfondamento lirico dei limiti espressivi dell’iperrealismo”, cosi riassume la figura dell’artista Andrea Dusio. Alessandra Primicerio (Critico d’arte)
Attacchi alla scultura di Dario Agrimi
Dario Agrimi è un artista eclettico che passa dalla pittura all’installazione privilegiando anche la fotografia, la scultura e i video. Le sue opere di carattere concettuale sono iperrealistiche. Ha partecipato a numerose esposizioni collettive in Italia e all’estero, tra cui la 54°esposizione internazionale d’arte Biennale di Venezia . Ha collaborato con una nota multinazionale inglese per la realizzazione della campagna pubblicitaria del 2014, usufruendo di visibilità mondiale. Nonostante la mordace ironia di molte opere e la ricerca iperrealista, Agrimi è stato definito “ un divertito antieroe della contemporaneità” lontano dalla logica del dadaismo che esaltava la eccentricità, lo scherno e l’humour e provava ripugnanza nei confronti delle tradizioni del passato. Agrimi è attratto da tutto quanto risulti essere irritante. A Cosenza ultimamente ha suscitato risonanza l’installazione “Non dice chi è”, una figura maschile, appesa nel vuoto e con il volto occulto da un lenzuolo nero, esibita nella vetrina della Galleria arte Ellebi, di Claudia e Marilena Sirangelo.L’opera, vincitrice della sezione Artist in Gallery (Premio Arte Laguna 2016), fa parte della mostra temporanea Thesaurus, curata da Martina Cavallarin e inaugurata il 20 maggio scorso, è stata oggetto di diversi attacchi. Le opere dell’artista pugliese, che ha esposto altre volte nella città di Cosenza, hanno sempre originato disagio negli osservatori. Agrimi è stato accusato di essere insensibile nei confronti di chi ha vissuto drammatiche esperienze familiari di suicidio e di spaventare i bambini. In realtà si tratta, secondo alcuni, di analfabetismo funzionale, l’opera viene vista ma non osservata con attenzione, viene attaccata ma non interpretata se non tramite la singola esperienza personale ed emotiva. La maggior parte della gente ha riconosciuto nella corporatura della scultura un impiccato ma in realtà non è presente nessun cappio. Realizzata con silicone e materiali vari, l’opera è ispirata alla vicenda di Helel, Lucifero, essere incorporeo di natura maligna pericoloso per l’umanità ed il creato. Capo degli angeli ribelli, diviene nemico di Dio e attivo portatore del male. L’angelo viene cacciato dal Paradiso insieme agli angeli ribelli che mentre precipitano dal cielo assumono caratteristiche de moniache (coda, artigli, ecc). Trasformato in forma umana tenta di tornare in paradiso prima come uomo e poi avvolgendosi con un telo nero.
Helel infatti con la sua mimetizzazione spera di sfuggire ai controlli e tornare in Paradiso. Alessandra Primicerio Critico d’arte
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EVENTI
Sicilia
“Novecento Italiano. Una storia”: il percorso di un secolo in mostra a Palermo
Sessanta quadri e otto sculture di quarantaquattro artisti: questi sono solo alcuni dei numeri sull’avventura culturale della Fondazione Federico II, in occasione della mostra sulla sconfinata, caleidoscopica esperienza che è stata la produzione artistica del secolo scorso in Italia. Il titolo è eloquente: “Novecento italiano. Una storia” (visualizza la fotogallery), fruibile al pubblico da sabato 25 marzo fino a giovedì 31 agosto. Si tratta di un’indagine affascinante e doverosa di un secolo che ha lasciato segni significati nelle successive manifestazioni artistiche. Sono almeno quindici i movimenti artistici rappresentati in questa esposizione: si va dal Ritorno al mestiere all’Idealismo, passando per la Metafisica del quotidiano, il Realismo magico, la Scuola romana, il Gruppo forma; e ancora l’Onirismo siderale, gli Italien de Paris, il Primordialismo plastico, la Scuola di via Cavour e il Gruppo di Piazza del Popolo. La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Skira, ed è possibile visitare su prenotazione anche il Complesso Monumentale (visualizza qui orari, costi e giorni di visita), telefonando al numero 091.6262833 oppure inviando una mail a fondazione@federicosecondo.org.
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Palazzo dei Normanni - Palermo Dal 25 marzo al 31 agosto Visitabile da lunedì a venerdì dalle 08.15 alle 17.40; sabato, domenica e festivi dalle 08.15 fino alle 21.00 (ultimo biglietto ore 20.00)6 euro (intero), 3 euro (ridotto per ragazzi tra i 14 e i 17 anni), 1 euro (ridotto studenti in visita didattica scolastica) L’esposizione documenta alcuni momenti fondamentali della cultura e dell’arte italiana del Novecento: un’indagine affascinante che evidenzia l’importanza dei cambiamenti storici ed induce a riflettere sugli aspetti del mondo contemporaneo. Il percorso si apre con una selezione di opere di Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Gino Severini e Mario Sironi, che documentano l’esperienza divisionista e il passaggio degli artisti al linguaggio futurista. La prima parte dell’esposizione si chiude proponendo il forte realismo di Renato Guttuso, con l’affresco de “La Vucciria”, come dalla Sicilia all’Europa si volge l’opera monumentale di Fausto Pirandello. Un esempio della complessità di un percorso, dalla figurazione all’astrazione, è proposto dalle tre opere di Capogrossi, documento insieme di una evoluzione di linguaggio, e della fedeltà ai presupposti etici del proprio lavoro. A favore dell’astrattismo si dichiarano nel secondo dopoguerra gli artisti del Gruppo Forma: Carla Accardi, Piero Dorazio, Achille Perilli, Ugo Attardi, Pietro Consagra, Antonio Sanfilippo, Giuseppe Capogrossi. A rappresentare la Pop Art è un monocromo di Mario Schifano che dimostra come gli artisti italiani siano profondamente legati alla tradizione della pittura. L’Arte Concettuale e l’Arte Povera mostrano una stagione straordinaria e internazionale di cui fanno parte Mario Merz, Enrico Castellani, Alighiero Boetti, Giulio Paolini e Jannis Kounellis. Il percorso espositivo si chiude con Mimmo Paladino, che rappresenta la Transavanguardia e con il siciliano Emilio Isgrò, Fabrizio Clerici nel più tardo Sonno romano svolge un surreale citazionismo, voce fuori dal coro.
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EVENTI
Sardegna
progetto fotografico di Gabriele Lopez Testo a cura di Paola Corrias
Un occhio su tre ordini. love & blah blah blah. I volti trascinati verso il basso si confondono mescolati nell’emulsione e l’immagine è frantumata tra gli alogenuri d’argento.
Ma il vinile è il rifugio prima di arrivare al capolinea. Le spazzole frullano sui piatti e la frequenza cardiaca si allinea. Il respiro rallenta. Il sigaro, Chet Baker e il 1983. Poi. La proiezione al giorno dopo. Ricomincia tutto da capo. Il periodo di rotazione detta legge. S.O.S. Sui palazzi i cartelloni distraggono. Il cervello va alla velocità di una turbina idraulica, i pensieri corrono e si confondono.
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Dozzine, centinaia di chilometri quadrati di metropoli compressi in una pellicola alta 35 mm. La gente accalcata. Le scale, il treno, le stampe sui muri scollate con un severo gesto di rabbia. La frustrazione. I miss yo(u).
Occhi occhi occhi. L’amore reiterato in una scritta ossessiva. Love love love. Convince noi povere bestiole a comprare anche l’amore. Di nuovo occhi.
Le luci al neon, l’incubo, l’ossessione. Accumulare di giorno per spurgare la notte nelle celle anonime che la sera si illuminano secondo combinazioni casuali. Le camere di depressione. Le sagome sono statiche: la notte nelle caselle e il giorno nelle vetrine. Il cervello è sotto pressione. Poi torna la sera. Una boccata d’aria, l’albero dilaniato e solitario in fase di assestamento, il mare scuro contiene il disadattamento sociale (breve ritorno all’ordine).
La scarpa in pelle della donna bionda senza volto riposa sull’asfalto. Si ricomincia. I clacson, il vociare, lo smog pesante, alza il culo! Gli abiti irrigiditi sono divise vuote, uomini senza volto. Fiumane di robot come formiche si muovono frenetiche in uno spazio in cui il tempo è compresso. O compromesso. Fight. Fight it! The city, the citizens, the time. Where is the time line? Sopravvivenza. Resistenza. Evitare il cortocircuito. Continua a lottare.
Contatti: www.gabrielelopez.me
Facebook Gabriele Lopez Photography
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