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N°41 SETTEMBRE-OTTOBRE 2020

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periodico bimestrale d’Arte e Cultura

www. f a c e b o o k . c o m/ Riv is t a 2 0

ARTE E CULTURA NELLE 20 REGIONI ITALIANE

MICHELE ROCCOTELLI

Edito dal Centro Culturale ARIELE


ENZO BRISCESE

BIMESTRALE DI INFORMAZIONE CULTURALE

del Centro Culturale Ariele

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Hanno collaborato: Giovanna Alberta Arancio Monia Frulla Tommaso Evangelista Lodovico Gierut Franco Margari Irene Ramponi Letizia Caiazzo Graziella Valeria Rota Alessandra Primicerio Virginia Magoga Enzo Briscese Susanna Susy Tartari Cinzia Memola Concetta Leto Claudio Giulianelli

www. f a c e b o o k . c o m/ Riv is t a 2 0 ----------------------------------------------------------

L’isola dei morti - 2008 - olio su tela - cm 40x50

Rivista20 del Centro Culturale Ariele Presidente: Enzo Briscese Vicepresidente: Giovanna Alberta Arancio orario ufficio: dalle 10 alle 12 da lunedì al venerdì tel. 347.99 39 710 mail galleriariele@gmail.com -----------------------------------------------------

Personaggio -2008 - t.m. su tela - cm 40x50

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In copertina: Michele Roccotelli


MICHELE ROCCOTELLI Roccotelli, con lo spirito candido del fanciullo sempre pronto a stupirsi di fronte ai miracoli della natura, è alla perenne ammirazione della Bellezza, eterea luminosa impalpabile divinità che venera offrendole doni di immaginifica trasfigurazione. Il percorso creativo tra figurativo e astratto si snoda di scoperta in scoperta e dunque di offerta in offerta: il mare azzurrissimo, calmo o tempestoso di spume, la flora mediterranea di mille colori, l’affettuosa nostalgia delle sue cittadine pugliesi, gli oggetti riciclati a dignità artistica, l’innamoramento per Mirò e Picasso, i luoghi d’Italia e del mondo che ospitano le sue mostre. Ogni emozione viene restituita nella rielaborazione di

un’incontenibile fantasia creatrice che nel suo continuo indagare alla ricerca del bello inevitabilmente finisce per approdare alla perfezione del corpo umano, soprattutto femminile, immortalata dalle marmoree Veneri ellenistiche ammiccanti nella morbidezza delle forme. I nudi di Roccotelli sono più che ammiccanti: esplicitamente esplodono in una prorompente sensualità che induce all’accostamento dei corpi. “Embrace”: sogno erotico di un abbraccio denso di fremiti di desiderio che è promessa e preludio al piacere dell’incontro totale. Yvonne Carbonaro (scrittrice critico d’arte)

Narratore di sequenze simboliche, ogni suo quadro scandisce segnali cromatici e tonali solenni, tagli e ricomposizioni di un itinerario figurale concretizzato attraverso lo slittamento di sagome pittoriche quasi veristiche. Ma in essi consiste soprattutto la rivelazione del desiderio dell’ artista di fare del proprio lavoro la testimonianza di una tensione partecipativa, di un’identificazione amorosa. Vittorio Sgarbi (critico d’arte)

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Fra gli altri hanno scritto di lui: Paolo Rizzi, Francesco Mastromatteo, Giorgio Segato, Raffaele Nigro, Richard Seidl, Andrea Fioretti, Massimo Bignardi, Franco Solmi, Vittorio Sgarbi, Yvonne Carbonaro, Tommaso Paloscia, Giuseppe Veronesi, Rita Ceci, Enzo Spera, Dino Pasquali, Franco Corrado, Italo Evangelisti, Pietro Marino, Francesco Butturini, Anna d’Elia, Michele Campione, Vincenzo Ancona, Angelo Mistrangelo, Luigi Meneghelli, Maurizio Vitello, Franco Silvestri, Ignazio Schino, Liana Bortolon, Agostino Bagordo, Ales-

sandro Monzambani, Gustavo Delgrado, Piero Ragone, Lino Angioli, Dalmazio Ambrosiani, Giuseppe De Vita, Renzo Biasion, Raffaele De Grada, Enzo Fagiani, Alberto Bevilacqua, SwiridoffVerlag, Adele Scarpelli, Anita Pepe, Vinicio Coppola, Carmine De Novellis, Angelo De Falco, AnekaSchult, UteHalbach, Matilde Martinetti, Stefano Bottini, Alessandra Redaelli, Rino Cardone, Rosalba Matarrese, Katia Giannetto, Marco Livrea, Rita Ceci, Ruggiero Mascolo, Teodosio Martucci, Karl Maringer, Sigmund Reichert.

È nato a Minervino Murge (BA) nel 1946. Ha studiato fra Bari e Roma. Si è interessato alla pittura e ha cominciato ad esporre nel 1968. È presente, su invito, in prestigiose rassegne nazionali e fiere d´arte come Arte Fiera di Bologna, Padova, Miarte ed Expo-Arte di Bari dove, nell´82, ha partecipato a Spazio Giovane. Stringe amicizia con Franco Solmi, che lo presenta in cataloghi e monografie, allestendo mostre in molte città italiane ed estere. Già nel 1985 espone a Bruxelles e ad Ottawa nel 1988 l´Università e la Scuola d´Arte canadesi gli organizzano una personale. Nel ´95 espone grandi opere in Austria e in Svizzera. In qualità di rappresentante qualificato e significativo della pittura locale, tiene una personale nel castello svevo di Barletta nel 1990, nella chiesa delle Tonacelle ad Ostini nel 1987 e nella chiesa galleria di S. Giorgeto a Verona.

Opera nel ´97 con la soprintendenza per i beni Artistici e Storici della Basilicata. È presente in Biennali d´arte ed è stato più volte premiato. Espone in permanenza in gallerie estere austriache e tedesche. Nel ´96, tiene una prestigiosa personale a Munchen. Dopo tali iniziil suo percorso è in continua ascesa e denso di riconoscimenti in Italia e all’estero. Gli Assessorati alla Cultura di città italiane gli organizzano personali e retrospettive. Gli Assessorati alla Cultura della Regione Campania e dei rispettivi Comuni hanno patrocinato sue mostre presso la Villa Campolieto di Ercolano e successivamente due grandiose personali nel Castel dell’Ovo di Napoli oltre a seguitissime esposizioni a Capri.Le sue ultimissime mostre all’estero sono: Jubilaumsaustellung in Celle, Amburgo; KulturimSchlossSeefed; Art Miami Beach alla International Art Exposition.

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È nato a Minervino Murge e della Murgia serba nell’animo i colori più caldi e sensuali; colori di matrice mediterranea che sciorina in gran copia nelle sue opere a partire da quelle larvatamente figurative alle più recenti incursioni nell’astratto per irretire l’incito e l’incolto con policrome “nuaces” rubate all’arcobaleno. Parliamo di una maestro del colore, Michele Roccotelli, che è sulla breccia, con effervescente e immutato estro creativo dagli anni della contestazione, quando nel’68, dopo aver ultimato gli studi artistici a Bari e quelli di perfezionamento a Roma, si iscrisse alla facoltà di Architettura. Ma nel suo Dna montava, giorno dopo giorno, la passione per la pittura, una passione che divampò con la sua prima personale. Vinicio Coppola (giornalista)

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Una natura fatta di mare, onde, fiori, uccelli che lascia le sue tracce attraverso lo sfarfallio di un colore. Sensuale ma anche magmatica com’è la materia all’origine. C’è una percezione del mondo nei quadri di Roccotelli che è tutta di un uomo del sud: perennemente in bilico tra la dimensione quotidiana stabile e geometrica, e quella astratta dell’altrove, della metafisica, della magia. Superstizione e magia si nutrono della luce del sud. Sergio Rubini (regista attore)

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PIEMONTE

ACCORSI la mostra-omaggio ai grandi scultori contemporanei

Dopo quasi tre mesi di chiusura dovuta al covid19, il Museo Accorsi-Ometto di Torino riapre le sue sale e il suo splendido cortile con una nuova mostra dal titolo “Novecento in Cortile” che potrete visitare dall’8 luglio all’11 ottobre 2020. L’esposizione di sculture rende omaggio a sei grandi artisti del Novecento, fra i maggiori interpreti internazionali della scultura del dopoguerra. Per questo sono state scelte queste undici opere plastiche – bronzi, acciai e terracotte – di Arman, Gio’ Pomodoro, Paolo Borghi, Riccardo Cordero, Igor Mitoraj e Ivan Theimer che si ergeranno a vessillo di speranza e di volontà di ripartire, dopo la comparsa del famigerato virus che ci ha recentemente colpiti. Modalità di accesso: In mostra sono ammesse massimo 23 persone,ogni mezz’ora, per consentire il rispetto delle distanze di sicurezza previste (min.1 metro).La prenotazione è vivamente consigliata: t. 011 837 688 int. 3 oppure biglietteria@ fondazioneaccorsi-ometto.itÈ obbligatorio l’uso delle mascherine.Lungo il percorso sono allestiti pannelli informativi e indicatori per il distanziamento e sono presenti dispensercon gel disinfettante.Sono graditi i pagamenti elettronici

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Fondazione Accorsi – Ometto Via Po, 55 - Torino Dal 8 Luglio 2020 - al 11 Ottobre 2020 Dalle 10:00 alle 18:00 Sabato,domenica e festivi 10.00-19.00 Chiuso lunedì e martedì Biglietto mostra € 5,00 Biglietto Museo + Mostra: € 10,00


GREEN Una infinita bellezza: la mostra a Venaria

Dal 26 settembre 2020 al 6 giugno 2021, la Citroniera Juvarriana della Reggia di Venaria Reale (Torino) ospita la mostra “GREEN. Una infinita bellezza. Dal Romanticismo all’arte contemporanea”.

L’esposizione documenta, con circa 160 opere, l’attenzione e l’amore che hanno avuto molti artisti per l’ambiente naturale e per il paesaggio, dai pittori romantici agli artisti contemporanei. Il nucleo centrale della mostra è costituito da una sessantina di opere, realizzate tra Ottocento e Novecento, provenienti dalle collezioni della GAM di Torino. L’allestimento è un percorso cronologico nelle opere degli artisti che hanno mostrato interesse per l’ambiente che però si differenziano per la cifra stilistica, emotiva e ovvia-

mente per il diverso periodo storico a cui appartengono. Si parte dalla lettura prima romantica e poi realista dei paesaggisti ottocenteschi, per arrivare fino alle visioni simboliste e alle interpretazioni espressioniste, che in alcuni casi sfiorano l’astrattismo. La mostra si conclude con un’ampia sezione dedicata all’arte contemporanea dove, accanto ai dipinti, spiccano le opere dell’Arte Povera documentate in esterno nei Giardini della Reggia dalle presenza delle installazioni site specific di Giuseppe Penone e Giovanni Anselmo.

dal 26 Settembre 2020 al 6 Giugno 2021 Orario: 09:30 - 17:30

Reggia di Venaria Reale Piazza della Repubblica, 4 - Venaria Reale Prezzo: Intero: 12 euro - Ridotto: 10 euro

Sabato, domenica e festivi: dalle ore 9.30 alle 19​​.00 Chiuso il lunedì

www.lavenaria.it

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Nei meandri del secolo breve. Anni 2000 - Fase attuale

decenni, una diffusa e progressiva degenerazione. Nel contempo le scoperte in ambito scientifico e tecnologico hanno raggiunto livelli d’eccellenza, non immaginabili fino a qualche tempo fa, rivoluzionando profondamente ogni settore della società. Sono progressi che, per certi versi, accentuano la crisi in atto ma che, nel contempo, se vengono accompagnati da una adeguata gestione, sono in grado di stimolare, accelerare e favorire processi innovativi in ogni settore, compreso quello artistico.

Nino Aimone Nell’800, sotto la spinta delle nuove scoperte, in special modo dietro l’incalzare e al diffondersi della nuova ed entusiasmante scoperta, la macchina fotografica, i pittori e, più in generale, i creativi delle arti visive tradizionali, iniziavano a studiare e a sperimentare alternative potenzialità artistiche, tali da sostituire la fedele rappresentazione del mondo che la fotografia riproduceva benissimo. Giorgio Ramella Le nuove sperimentazioni che l’era digitale mette in campo rappresentano utili strumenti che i giovani artisti abitualmente usano sotto la guida di validi maestri. Ed è proprio di questi ultimi che vorremmo lasciare qualche traccia di profilo. Astrazione, figurazione, sono da considerarsi fra le principali modalità espressive lasciateci in eredità dal secolo breve e di cui parecchi artisti attivi oggi danno testimonianza.

Giacomo Soffiantino La cosiddetta “modernità”, in campo artistico, divenne una fucina sorprendente, ricca di iniziative con una vitalità esplosiva. Il Novecento iniziò con queste allettanti premesse che non ci delusero perché ci lasciarono in eredità capolavori e maestri d’arte inestimabili. La seconda metà del secolo breve ebbe un decorso più “tormentato” e, seppure generosa nel dispensare energie creative e geniali figure, numerose delle quali non ancora sufficientemente apprezzate, subì, specialmente negli ultimi

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Antonio Possenti


fatto d i parole ma di sensazioni, di relazione e di movimento degli oggetti in un campo materiale. Oggi buona parte della produzione visiva è distolta dai suoi compiti autentici e dirottata come oggetto di mercato e strumento astratto di propaganda. L’arte è un atto critico che gli artisti gestiscono in modo fantastico, utopico,satirico, realistico: è da sempre attività poetica del fare.

Erico Meo Quanto sto scrivendo è materia viva: l’astratto-informale, l’astratto geometrico, la figura, hanno alimentato dibattiti, divisioni, passaggi di percorso, elementi fondanti del tessuto pittorico e/o plastico di ciascuno. Seguo in breve una pallida traccia di un “grande”, Nino Aimone “..la sua è una maniera di tendere ..un agguato alle ragioni ultime dell’espressione, di tentarne i fianchi scoperti, di strapparne ad una ad una le maschere, rivelando. .la molteplicità di volti con cui l’immagine fondamentale, la cifra della parola assoluta si offre all’artista”(A. Galvano). La sua storia artistica intreccia, separa , interseca l’astrazione e la figurazione. Un altro gigante poco riconosciuto è Giacomo Soffiantino che di sé scrive: “ Lavoro per una verità a cui provo a dar vita solo mediante il colore, la linea, la struttura e la forma, anche se la pittura è la logica di ciò che è illogico”. Nel suo studio il colore, il gesto, il segno convivevano con il groviglio delle ”cose”, nature morte, fossili.. il tutto si animava nelle sue opere. Sarebbe interessante aprire un dibattito su cosa significhi FARE ARTE OGGI , tralasciando ovviamente di attardarsi sul cascame che in abbondanza ci circonda e che abbiamo più volte smascherato sulle nostre pagine. Aggiungiamo solo alcune considerazioni che riteniamo necessario ribadire. La banalità che abbiamo vissuto da spettatori, speriamo che svanisca dopo questo esilio forzato. Sono ancora troppi gli improvvisatori che si spacciano per concettuali ignorando che il pensiero visivo non è

Enzo Briscese

Pino Mantovani

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Non è concepibile pensare ad un bravo artigiano sprovvisto di questi requisiti, di vero interesse e di curiosità, capacità di iniziativa e di inventiva. L’artista è anche un bravo artigiano.

Corrado Alderucci Roberto Vione Avanziamo la nostra ipotesi sul fare arte partendo da più lontano. Anzitutto occorre rendere giustizia al valido mestiere dell’artigiano: avere dimestichezza con il mestiere è la garanzia della sua professionalità intesa come rigorosa competenza, quale conoscenza dei “segreti” del suo operato, abilità e padronanza nell’uso degli strumenti di lavoro, ossia un insieme di saperi e qualità affinate con una pratica continua che è una sorta di consumata esperienza soggetta ad un serio e qualificato aggiornamento.

Ma non solo. Il creativo racchiude in sé concretezza, ampiezza di orizzonti, solidità etica, immaginazione, desiderio di comunicare, ed un “quid” inesprimibile di sensibilità che gli permette di emozionare, di sfiorare corde dell’animo umano altrimenti irraggiungibili. Ciò che ci preme aggiungere è che il profilo appena abbozzato non ha altra pretesa se non quella di trasmettere il livello di tensione con cui relazionarci e dal quale trarre stimoli positivi. Attendiamo con piacere un confronto auspicando che i cambiamenti epocali in corso non siano solo portatori di crisi: mettersi in gioco è l’alternativa positiva possibile.

Giuliano Censini

Giorgio Billia

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ASTRATTISTI dalle 20 regioni Italiane un’ esposizione d’arte astratta contemporanea di artisti provenienti da tutte le regioni italiane, artisti scrupolosamente selezionati, che assurgeranno ad emblema della vera arte nella sua più profonda essenza, un’arte che sia lontana e completamente svincolata dalla comune provocazione che in questo particolare momento storico la fa da padrona nel panorama artistico contemporaneo. L’evento si terrà presso diverse location in Italia INFO & CONTATTI Mail: galleriariele@gmail.com

FB: Briscese Enzo cell. 347 99 39 710

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Centro Culturale Ariele ASTRATTISMO... ATTO FINALE? Con la svolta del nuovo millennio il panorama artistico in cui operiamo ha subito non poche modifiche. Nell’ultimo dopoguerra era in atto il conflitto tra figurativi e astrattisti, tra astratti-geometrici e astratti-informali, tra sostenitori della pittura e sperimentatori di tecniche non tradizionali. L’universo degli astrattismi rappresentava una lucida utopia. Si sono succedute diverse generazioni, ciascuna delle quali ha contribuito con il proprio tassello fino ad arrivare alla situazione attuale. Dopo l’avvento della decisa rottura con il figurativo, si ricucì una sorta di cerniera tra cubismo e arte astratta, la figurazione virò verso una diafana evocazione e una successiva riduzione segnica mentre deflagrava l’informale. A tutt’oggi, però, lo scenario astratto è consolidato, fondamentale e fertile, nel senso che guardiamo ad esso come ad un mondo ormai “classico”, la cui vena italiana è ricca di lirismo, di plasticità, di ricerca armonica, e, non ultimo, di una propria coerenza consapevole. In sintesi si fa riferimento a un’area astratta come “scuola italiana”: si può pertanto parlare di fertilità perché le generazioni del presente ne captano quel senso profondo, con cui riescono a tradurre l’indicibile, che permette loro vitali viaggi dell’animo.

lavoro culturale di presa diretta sul mondo. L’oggi si vive come un momento di sosta, non temporale, ma come un momento di riflessione per un dialogo che coinvolga l’opera creativa, gli artisti, e la realtà e che resta centrale per chi intenda vivere l’arte. Intanto con l’avvento della globalizzazione altre parti della terra si fanno avanti con le loro creazioni e mettono in discussione la centralità occidentale con il rischio di indurci a radicalizzare la difesa dei nostri valori, della nostra progettualità. Astrattissima si propone quale evento espositivo importante per i numerosi astrattisti ,dotati e selezionati, provenienti da ogni parte d’Italia; anche se ciascun artista ha un personale percorso, comuni sono lo stimolo e l’esigenza di dialogo e di comunicazione.

Pino surbone

Nino Aimone Quando, verso la fine del Novecento, si diede nuova accoglienza all’immagine la si fece fluttuare nell’allusivo dove i significati appartengono al mondo del possibile e si rivolgono al pensiero intuitivo: era vivo il bisogno di ricollegarsi alla realtà, di apportare una testimonianza, un racconto che giungesse a un pubblico più vasto. Ciò crebbe tensione per l’impossibilità, nei tempi più recenti, di un

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Il Centro Culturale Ariele si prefigge l’obiettivo di rendere questa iniziativa una vetrina di portata nazionale offrendo una visibilità capillare in Torino, Chieri e dintorni e supportando l’evento tramite una diffusione a largo raggio grazie alla nostra Rivista20 (http://www.rivista20.ijmdo. com), bimensile di cultura e arte la cui struttura prevede la presenza di nostri referenti nelle varie regioni italiane. La rivista è un supporto agile che agevola l’informazione artistica diffondendola e mettendola in sinergia con i più diversi contesti regionali e con numerose realtà locali. Positività e contraddizioni, tipici della nostra epoca, sono il terreno su cui dimensionare la nostra progettualità. Il Neoastrattismo. Oggi sembra che la storia, l’arte, non paghino più. Certo è sempre l’uomo a costruire la storia e l’arte ma viene spesso negata qualsiasi prospettiva di significati in cui si possa indirizzare e comporre la complessità dell’agire e dell’impegno. Storia e arte sembrano valori perduti. Non c’è più il significato, solo l’accadere.


Ecco lo svuotamento di senso percepito dalla gente e che investe anche l’arte la quale rispecchia la realtà. Noi non siamo d’accordo a continuare su questa strada; al presente è vero che, soffermandoci in particolare al campo artistico, esso non è in grado di offrire un’interpretazione esauriente del mondo, ma non per questo si deve buttare via il suo patrimonio plurisecolare e il suo bagaglio tecnico bensì si può farne esperienza provando a dar vita sulla tela o su altro supporto, e con i mezzi che la tecnologia ci mette a disposizione, ad un pensiero, un’emozione, un racconto, che si leghino con la realtà. Ciò che la creazione riesce ad offrire è una coerenza di fondo, una virtuosa competenza professionale e, in più, quell’inafferrabile propensione al bello che scuote il sentire, dolore o gioia che sia, e che ci emoziona e ci fa riflettere.

Ramella Giorgio L’Astrattismo capovolse la millenaria concezione dell’arte come imitatrice della realtà visibile. Si abbatté sul mondo artistico con la forza dirompente di uno tsunami. Si articolò in mille rivoli, sovvertendo, sconvolgendo alla stregua di un vortice inarrestabile. Questo cambiamento, proprio perché fu estremo, esige con la dovuta distanza, necessarie riflessioni. E’ da chiedersi quale contatto, riferimento o legame, comunque lo si voglia chiamare, questo radicale e articolato movimento, permetta di instaurare con la realtà visibile. A quest’ultima, anche gli Astrattismi, pur procedendo in autonomia, comunicano informazioni percettive del loro essere e del loro essere al mondo in un determinato momento storico, in un certo contesto sociale. Esprimono contenuti, significati: sono tracce del loro rapporto con il reale fisico, sono testimonianze. Assumono pertanto valore di documenti storico-culturali. Dobbiamo ammettere un condizionamento da parte della realtà visibile perché è vero che gli Astrattismi si sono rivelati sconvolgenti nei confronti di un’antichissima tradizione ma non si può neanche disconoscere che ne hanno composto un’inedita elaborazione visiva. Allora definiamo questo tornado creativo come un rinnovato e sofferto modo di raccontare, somigliante a una sorta di spirale che ha il suo apice nell’informale ma che non interrompe del tutto una relazione con il contingente visivo. Vale a dire: non ci si

può dimenticare quanto l’arte astratta sia intrisa di storia. Nuove tendenze per l’Astrattismo italiano contemporaneo all’inizio del terzo millennio. Nei primi anni del terzo millennio abbiamo visto numerose nuove leve pittoriche dedite ad un iniziale “Neoastrattismo”; rispetto all’ultimo periodo del secolo breve i mezzi di comunicazione si erano ulteriormente modificati e i giovani artisti vivevano, come tutti, un periodo saturo di immagini, di arte, non sempre di qualità, e immersi in una confusione cromatica assoluta. Anche se sono stati in molti a tentare le vie creative dell’arte astratta non per questo è stato più facile percorrerle, anzi per una parte degli esordienti i risultati non sono stati soddisfacenti.

Enzo Briscese Se torniamo ancora indietro nel tempo scopriamo da uno stralcio del Manifesto dell’Astrattismo classico (Firenze 1950) al paragrafo quinto: “Nell’Astrattismo classico si può cogliere la fine della volontà di distruggere l’oggetto e l’inizio di un attivo e costruttivo intervento d’ integrazione del reale” Questo manifesto ha avuto un effetto dirompente sulla nuova generazione fiorentina anni Sessanta. Un artista come Vinicio Berto, il più appassionato degli astrattisti fiorentini, ha certo infervorato più di altri quella generazione, ma nessuno dei suoi allievi si ispirò direttamente alla sua pittura . Anche le ricerche astratto-costruttiviste di Walter Fusi degli anni sessanta si diversificavano da quel neocostruttivismo internazionale che andava in voga in quegli anni ed egli raggiungeva così l’espressione più significativa della sua creatività. Per quanto riguarda le altre regioni italiane è molto più difficile reperire testi e testimonianze che seguano le dinamiche o le tracce subliminali del movimento dopo il termine del periodo “aureo” degli anni cinquanta. Questa carenza documentaria ha avuto però un’importanza relativa e sono stati gli stessi artisti toscani a far notare che non si poteva confinare un dibattito sull’Astrattismo italiano contemporaneo soltanto a livello locale. Ecco una significativa testimonianza sulle nuove tendenze astratte di quel periodo (Firenze, 2001):

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“Impostare la ricerca del percorso dell’evoluzione astratta come se fosse una sperimentazione esclusivamente fiorentina o al massimo toscana non serve all’Astrattismo ma lo limita in un concetto provinciale da strapaese, con quel fiorentinismo storico dal quale è difficile uscire.

nuova realtà che studia e affronta i contenuti fra l’oggetto, le cromie e la composizione: questo mondo nasce da una complessiva elaborazione. Senza la consapevolezza e la coerenza di una struttura e dell’insieme dei valori, il manufatto diventa stupidità irresponsabile nelle mani di un mediocre che ne voglia fare uso. L’astrazione è resa credibile dai valori che sempre più si manifestano e variano dai rancidi languori del passato che sembra non doversi mai rinnovare”. (Franco Rosselli: stimato astrattista ultraottantenne, la cui ricerca astratta si manifesta tramite una geometria delicata e armoniosa, remota da un certo astrattismo geometrico) .

Giuliano Censini L’ essenziale è ridefinire l’Astrattismo. Esso va vissuto non più come antitesi tra figurativo e astratto ma come configurazione del reale. Il quadrato è una figura. La razionalità e l’emotività fanno parte dello stesso soggetto. Certamente chi lavora a Firenze, nell’ambito dell’arte astratta, non può dimenticare gli artisti dell’Astrattismo classico e della loro lezione ma anche quanti prima di loro ci hanno insegnato … Per quanto riguarda la mia indagine, essa si muove verso due direzioni: la prima strettamente tecnica; il pensiero è rivolto allo studio del rapporto tra gli spazi ..; la seconda si riferisce ai valori in senso più ampio e ai contenuti non astrattamente considerati, ma come risposta da meditare, prese di coscienza di tutto un insieme di situazioni .. rapporti dell’io con la realtà, in un continuo processo di scoperta e di rinnovamento”. (Franco Bulletti, rinomato astrattista fiorentino, novantenne, che ha fatto dei libri e dei quadri la sua vita). I vari interventi del dibattito citato all’inizio duemila vertevano tutti sulle caratteristiche dell’evoluzione identitaria del neoastrattismo ma le discussioni più incisive erano quelle dei pittori o scultori fiorentini della generazione in piena attività nella seconda parte del secolo breve. Tutti i partecipanti si trovavano d’accordo nel sottolineare l’importanza di una nuova cultura e l’esigenza di una creatività, di cui il linguaggio astratto, nelle tecniche della comunicazione visiva, veniva considerato il più pregnante e l’antitesi della mercificazione. Queste testimonianze hanno rappresentato punti i vista, passibili di dissenso, ma di sicuro degni di attenzione. Venivano affermati il necessario legame con il passato artistico e l’urgenza di una discontinuità del nuovo contesto astratto. Alcune riflessioni riportate: “L’ arte contemporanea è una

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Nicole Grammi “L’uomo continua a creare uno spazio immaginario in cui l’artista proietta le sue convenzioni e le sue abitudini. Nello spazio artistico non si può cessare di rendere il riflesso della nostra concezione matematica delle leggi fisiche della materia, dell’ordine delle cose e dei valori sentimentali che vorremmo realizzati. Saranno sempre forma e contenuto: le nuove società svilupperanno nuovi miti e geometrie diversi da quelli che abbiamo creato noi. E’ il continuo divenire delle cose” (Nadia Benelli, apprezzata astrattista ultraottantenne). La nostra epoca ci impone un impegno nuovo, consono e adeguato alla nostra vissuta realtà. Abbiamo precedentemente accennato che l’oggi ha bisogno di ritrovare un suo tempo riflessivo. La coerenza, l’impegno e la profondità della ricerca e dei contenuti di questo neoastrattismo dovranno ancora essere oggetto di interpretazione, di verifica e recupero da parte della nostra società così distratta, nel dubbio, sollecitata da mille informazioni. Attualità. Le nuove generazioni di artisti italiani e il loro rapporto con “ l’Astratto”. Nel secondo decennio del duemila numerose regioni italiane hanno aperto le porte per ospitare le mostre sul Neoastrattismo contemporaneo, sia quello italiano sia quello a livello internazionale con una folta partecipazione di astrattisti italiani. Non sono mancati il successo dovuto all’afflusso di pubblico né l’attenzione da parte della critica e ciò dimostra che l’”Astratto”, nella sua feconda discontinuità con il passato, è ancora vitale. Pittura, scultura,grafica, arte digitale, fotografia .., ci troviamo di fronte ad una circolazione molto più elastica fra i vari generi, a una mentalità più aperta e avvezza a frequenti


passaggi interdisciplinari, a contaminazioni inedite e, non ultima, ad una tensione riflessiva nel ridefinire l’approccio con l’astratto che coinvolge ormai profondamente i giovani artisti più dotati, ossia le nuove leve di talenti nel mondo dell’arte. Più linguaggi, più significati e piani di lettura convivono nella medesima opera e, nello stesso tempo, c’è una presa di distanza dal concettuale, dall’analitico, dall’informale, e, di fatto, dai movimenti dell’epoca cosiddetta post moderna. E’ in corso un’evoluzione. Nella recente storia dell’arte il processo astrattivo ha rappresentato di solito un punto d’arrivo di un percorso artistico. Si assisteva ad un approccio realistico per poi giungere a un sistema di segni e figure interiorizzate e il passaggio dalla rappresentazione iconica a quella aniconica si è sempre svolto in quest’ordine e mai all’inverso.

lare il concetto stesso di rappresentazione, essa ha iniziato ad occuparsi delle forme astratte. Il filone fotografico di ricerca artistica astratta vanta ancora oggi la fama di autori importanti come Barbieri, Fontana, Giacomelli,Veronesi, Grignani .. Si fa avanti intanto un drappello di giovani fotografi che mettono impegno, mestiere e passione nelle opere che sperimentano. “Copiare non vuol dire replicare modelli già dati in modo sterile, ma vuol dire apprendere segreti e trucchi delle tecniche dei grandi maestri per elaborare uno stile proprio” Naturalmente I nuovi creativi della fotografia nel loro rapporto con “l’Astratto” condividono il clima culturale delle ultime generazioni. Alcuni artisti utilizzano tecniche diverse da quelle canoniche come il fotogramma, il chimogramma .., i movimenti della camera, il mosso, fino alle attuali elaborazioni digitali. Altri scelgono la normale ripresa fotografica rivolta però ad aspetti che già possono offrire allo sguardo forme astratte da prelevare dal loro contesto. Sono fotografi giovani che creano lavori eleganti, non scontati, comunicativi. Opere di valore. Quando parliamo di fotografia d’autore ci addentriamo nel campo di quella fotografia che non cattura solo il momento ma è occhio e mente dell’artista che fissa nell’immagine il proprio modo di vedere la realtà. La foto diventa interprete della realtà. Nel panorama artistico contemporaneo la fotografia d’autore segue spesso la strada della sperimentazione verso l’astratto. Silvio Balestra è un artista che utilizza il mezzo fotografico come forma espressiva astratta. “Credo nell’effetto finale della mia sperimentazione.

Santo Nania Ora c’è un cambiamento di marcia che vanifica le precedenti denominazioni: ci sono autori contemporanei italiani nei lavori astratti dei quali sopravvivono tracce, sebbene labili, di figurazioni e altri artisti, prevalentemente figurativi, che ricorrono spesso a stilizzazioni astratte. Inoltre, nell’era digitale, l’indagine tra immagine e percezione si è ampliata per adeguarsi ai nuovi e diversi criteri conoscitivi, vale a dire che l’opera è intesa come una pratica creativa che reagisce alle mutate condizioni di fruizione delle immagini generate da internet e dalla realtà virtuale. Così accade che il giovane di talento sviluppa una coscienza critica capace di rimarcare le differenze tra la creazione artistica e la produzione visiva dei canali comunicativi commerciali. La scelta dell’astrazione, per alcuni immediata, per altri graduale, corrisponde alla volontà non solo di staccarsi da ogni legame che lo imbrigli con i linguaggi pervasivi dei media (non necessariamente tecnologici) ma anche di ritrovare un legame costruttivo con la realtà. In questo percorso l’astrazione è ibrida, a volte momentanea. Le nuove leve artistiche, plasmate dall’aumento massiccio delle tecnologie informatiche e digitali, cercano la loro strada che è comunque lontana da una banale evasione e non le esonera dalle asprezze della realtà ma rende più intensa la comune esigenza di narratività. Attualmente la grafica esce dalla marginalità in cui era stata relegata e l’arte digitale, che affonda profonde radici nella grafica, acquista sempre più un ruolo da comprimaria. Per quanto concerne la fotografia si può con sicurezza affermare che, a partire dalle grandi stagioni delle avanguardie storiche novecentesche che hanno fatto crol-

Tramontano Antonio Ogni mio lavoro, ogni ciclo che intraprendo è la continuazione di una sperimentazione, il completamento di un pensiero creativo che va ad incrementare il mio bagaglio culturale e artistico”(Silvio Balestra). Terminiamo questa breve carrellata sull’Astrattismo con la segnalazione di un giovanissimo, Marco Gargiulo, ventisettenne emiliano,fotografo a volte astratto, che riesce a creare delle liriche immagini di oggetti quotidiani trasfigurati originando delle delicate astrazioni luminose. “ Una fotografia fresca, non decadente, fuori dagli stereotipi ..” (Riccardo Varini, celebre fotografo e talent scout). Giovanna Arancio

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TOSCANA

CIRCOLO DEGLI ARTISTI - TORINO

Il Circolo degli Artisti, tra gli enti culturali più antichi d’Italia, eretto in Ente Morale da decreti reali succedutisi dal 1857, ha una storia incredibilmente ricca di personaggi, eventi, luoghi ed aneddoti. Moltissimi torinesi conoscono la sua sede storica, il bellissimo appartamento nobile di palazzo Graneri della Roccia, al numero 9 di via Bogino a Torino, attualmente sede del Circolo dei Lettori, arricchito ancora oggi, grazie ad un vincolo del Ministero e delle Sovraintendenze, degli arredi e delle opere d’arte che in oltre 170 anni di vita sono stati raccolti dal Circolo. Quelle splendide sale seicentesche passarono infatti nel 1858, quando il Circolo aveva undici anni di vita, dalla famiglia de Sonnaz, proprio agli Artisti, che in quegli anni avevano raggiunto la quota di circa gli 800 soci. I grandi locali non dovettero aspettare molto per diventare un vero e proprio punto di riferimento della vita mondana torine-

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se dell’epoca e per i successivi 100 anni, poiché si diceva che gli Artisti, lavoravano all’Accademia, esponevano alla Promotrice ma si divertivano al Circolo degli Artisti! E tra le sue fila non c’erano solo artisti, ma imprenditori, professionisti, aristocratici, membri del governo e della famiglia reale. Proprio grazie a questi ultimi, i ricevimenti dati al Circolo erano i più gettonati ed esclusivi, ancora oggi possono essere letti nelle cronache mondane dell’epoca gli articoli che ne riportano dettagliatamente eventi, personaggi e mise delle signore. Per 160 anni Palazzo Graneri è stato la casa degli Artisti, dove hanno offerto grandi eventi aperti al pubblico, mostre, concerti e conferenze. Il periodo di pausa sta permettendo ad un completo rinnovo del sito, mentre la segreteria continua ad essere a disposizione via mail segreteriacircoloartisti@yahoo.it o tel. 0118128718.


FRANCO TOSCANO “THE NEW IMAGE” - INVITO AL DIALOGO

by ‘The Charm of Beauty’ oil on canvas, 2009, 35x50 cm “ Uso l’arte nel desiderio di divulgare le conoscenze, che mi hanno insegnato a vedere il mondo non come luogo di sofferenze di remota concezione per chiaro calcolo di medievale politica, ma quale piacevole località di vacanza per il breve tempo della nostra esistenza, luminosa parentesi fra il nero più profondo di un Eterno Infinito. E ciò che ho appreso, ho inteso farne oggetto di divulgazione, servendomi del mezzo che mi è più congeniale, LA PITTURA, comunicando insieme emozioni e sentimenti senza limiti temporali e di linguaggio” Franco Toscano

L’arte di Franco Toscano, che nel 1985 Andy Warhol ebbe a definire “in the European movement of the New Image”, e che dallo stesso anno è documentata presso l’Archivio Storico Delle Arti Contemporanee della BIENNALE DI VENEZIA , nasce da una profonda riflessione sui contenuti essenziali dell’esistenza che nel mondo contemporaneo vengono travisati o snaturati da molteplici fattori il più delle volte estranei alla volontà del singolo individuo. Egli intende la condizione del pittore nel senso più vero di “interprete della realtà” , avendo cura di operare in una dimensione tesa ad universalizzare piuttosto che a particolarizzare i contenuti del suo messaggio artistico. Riconosce, infatti, all’Arte in genere il dono della comunicazione più spedita ed incisiva che , senza supporto intermediario, raggiunge direttamente l’Uomo nel centro dei suoi sentimenti più nascosti, in quanto efficace linguaggio di derivazione naturale, incorruttibile dalle mode dei luoghi e dei tempi, perciò universale ed eterno. E ad essa, come in passato, ha affidato i suoi pensieri, le sue ansie e le sue gioie per farne partecipe chi, come l’artista, vive la sua breve,“irripetibile avventura su questa gigantesca sfera, meravigliosamente viva e dal centro infuocato, in viaggio per l’ignoto Universo”.

GIOACCHINO DA FIORE, Tempera su cartoncino cm.50x35, 2002

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PAOLO E FRANCESCA, DIALOGANDO CON DANTE, Tempera su cartoncino cm 50x35, 2007

Ogni opera di Franco Toscano, perciò, anche quella più semplice, è ricca di contenuto, nella ricerca di un dialogo con il prossimo, spesso impedito nel nostro frenetico tempo per cause diverse, sebbene essenziale per la crescita civile ed umana di ogni soggetto. Così, ogni suo lavoro è, nella sostanza, una traduzione in segni, in senso lato, di personali concetti sulle vicende umane del nostro vissuto quotidiano, sorretti da memoria storica, unica controparte garante di uno sguardo schietto sul presente. E non opera stucchevole o barbosa, data la fluidità della personale grafica e l’armoniosa tavola cromatica di cui è ricca, insieme ad un tocco di ironia, per accattivare l’attenzione dell’osservatore avvinto e stimolarne il pensiero. Le sue immagini scorrono con rapidità nel composto ritmo delle composizioni ove compaiono figure stilizzate con cura e con un senso equilibrato della volumetria, in ambienti ricreati connotati da simboli non cerebrali ma facilmente evocativi per l’osservatore che si trova piacevolmente immerso nella tessitura cromatica attirato dall’artista grazie al suo sapiente uso di mezzi tecnici precisi e gradevoli, dal sapore grafico, con assenza di sfumature ma con armonici intarsi chiaroscurali ottenuti con l’adozione di svariate tonalità di colore. Questa particolare consapevolezza di fondo che permea l’opera di Franco Toscano ha permesso all’artista di realizzare serie di opere ispirate al ciclo della vita (paragonata nelle sue varie fasi all’andamento delle stagioni) a temi sociali di attualità (per tutti: IL RISVEGLIO DELLE ERINNI, CHI SIAMO, I VIZI E L’UOMO, DOLLAR MILLENNIUM, FRANCO TOSCANO TO ANDY WARHOL: OR THE NEW IMAGE OF THE WORLD, LO STATO SOCIALE, SOLTANTO FRATELLI, IL RITORNO)

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PENELOPE, NELLA SCENA DELLA VITA, Tempera su cartoncino cm 50x35, 2008

ed a profonde analisi che investono il campo filosofico, storico, artistico e psicologico (quali: TRILOGIA DELLA

SPERANZA, GRANDI NAVIGATORI, I GRANDI PERSONAGGI DEL SECONDO MILLENNIO, NELLA RICERCA DI SÈ, COME HA ISPIRATO AMOR, IL SENSO DELLA BELLEZZA, IL DOLCE INGANNO, DIALOGANDO CON DANTE, NELLA SCENA DELLA VITA ).

“Non è possibile conoscere la verità nella sua interezza: percepita per “spezzoni” come tessere di un mosaico nel loro insieme ordinate, non può essere accettata per assoluta. Nella percezione, infatti, delle singole parti, al processo razionale della conoscenza si accompagna sempre il sentimento, ed ogni dato raccolto così “viziato”, concorre ad alterare il risultato finale. Il quale, anche per i limiti dell’esperienza del soggetto operante, spesso risulta pure non completo di tutte le sue tessere. Così dell’esistente ogni essere umano ha una conoscenza parziale, o meglio relativa. A questi concetti è ispirata la mia pittura, alla quale attendo come mezzo per esternare il mio pensiero esistenziale. Da ciò le parziali immagini, le linee fluide, i colori a “tessera” dalle campiture uniformi e piatte, per il rispetto anche delle due dimensioni del supporto, che, con il suo colore originario e la dimensione della sua superficie, partecipa allo sviluppo del tema. Questo poi è tradotto in espressivi simboli grafici e cromatici in armoniosa composizione, per attrarre l’attenzione dell’osservatore e stimolarne il pensiero” Franco Toscano


FELICE DI AVERTI FRA NOI, Tempera su cartoncino cm 50x35, 2006

Franco Toscano, Cosenza 1933-2018 Pittore, sulla scena artistica dal 1959 con Mostre Personali e partecipazioni su invito a Rassegne Nazionali ed Internazionali. Socio Corrispondente dell’ ACCADEMIA COSENTINA , è stato insignito di numerosi riconoscimenti tra i quali: PREMIO MONTECITORIO 1979 AL MERITO ARTISTICO rilasciato dall’Alto Patronato del Presidente Emerito della Corte Costituzionale On.le Gaspare Ambrosini, del Presidente del Centro di Azione Latina On.le Carlo Felici, del Presidente della Lega Internazionale per i Diritti dell’Uomo On.le Pasquale Bandiera ; DIPLOMA e MEDAGLIA DI BRONZO 1973 Mostra Nazionale d’Arti Figurative “Omaggio a Manzoni” C.I.P.A. – Roma; TARGA DI MERITO 1974 Gran Premio Maestri dell’Arte Italiana –Galleria la Conca, Milano; SEGNALAZIONE SPECIALE XXX MANIFESTAZIONE D’ARTE - RASSEGNA INTERNAZIONALE Maestri del Disegno e della Grafica Contemporanea Italiana - Tokyo “Culture Day/ Novembre 1983”; MENZIONE SPECIALE D’ARTE XXX ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE Salone del Disegno e della Grafica Italiana Contemporanea - Hong Kong 1986. I suoi lavori hanno ricevuto apprezzamenti anche da artisti di fama mondiale come ANDY WARHOL, che nel 1985 li ha definiti “molto interessanti” e, per usare le sue parole, “in the European movement of the New Image”. Presente in Raccolte Pubbliche e Collezioni Private all’estero (U.S.A., Canada, Gran Bretagna, Austria, Francia,

Russia, Città del Vaticano) e in Italia (Venezia, Milano, Firenze, Roma, Lecce, Cosenza, Catanzaro), la sua attività artistica è documentata dal 1985 presso l’ ARCHIVIO STO-

RICO DELLE ARTI CONTEMPORANEE della BIENNALE DI VENEZIA ( https://www.labiennale.org/it/asac) e dal 1987 presso la PEGGY GUGGENHEIM COLLECTION – THE SOLOMON R. GUGGENHEIM FOUNDATION – su particolare interesse del curatore Prof. FRED LICHT (perché <<sia i

suoi quadri sia l’idea del suo programma artistico mi hanno colpito per la loro importanza>> Fred Licht, Venezia 9 marzo 1987). Dal 2004 il MAON – Museo d’Arte dell’Otto e Novecento di Rende accoglie nella Collezione “Arte in Calabria” la sua opera “Il Risveglio delle Erinni”, 1969, olio su tela cm 200x140 (https://www.maon.it/le-collezioni-del-maon/collezionearte-in-calabria.html https://www.maon.it/arti-e-artisti/franco-toscano.html) La serie di Oli I Grandi Cosentini (n. 5 tele 80x100 cm) realizzate dall’artista nel 1986 sono attualmente di proprietà del Comune di COSENZA ed esposti nella Sala del Consiglio Comunale (http://www.calabriaonline.com/col/arte_cultura/personaggi/pittori/toscano/grandicosentini.php). Il suo profilo completo è visionabile online all’indirizzo: https://www.linkedin.com/in/franco-toscano-947117161/

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LOMBARDIA

Cesare Colombo: fotografie (1952‑2012) La Milano di Cesare Colombo in mostra per quasi 4 mesi al Castello sforzesco di Milano: circa 100 immagini selezionate dalla curatrice Silvia Paoli e dalle figlie Sabina e Silvia Colombo, allestite nella Sala Viscontea da Italo Lupi, amico e compagno di strada. La mostra, allestita dal 21 febbraio al 14 giugno 2020, si intitola Cesare Colombo: fotografie (1952-2012) e comprende oltre 100 fotografie dedicate alla città di Milano, descritta nei suoi molteplici aspetti culturali, politici e sociali. Milano -Cesare Colombo (1935-2016) è stato uno dei principali fotografi e studiosi della fotografia del Novecento: curatore di importanti mostre e animatore di dibattiti, sin dal dopoguerra ha contribuito a far crescere in modo significativo la cultura fotografica in Italia. La mostra offre un vivido racconto biografico di Milano lungo 60 anni (19522012) di sviluppo urbano, trasformazioni del lavoro e mutamenti del tessuto sociale, contrapposizioni e contrasti. Il mondo delle fabbriche e le manifestazioni sindacali, le rivolte studentesche e le periferie, ma anche uno sguardo attento su una città in continuo cambiamento, che produce e crea: le fiere e i negozi, la moda e il design, l’arte e lo spettacolo. Punti di vista di una città abitata di uno dei suoi più attivi interpreti. Cesare Colombo: la biografia Cesare Colombo (1935-2016) è stato protagonista per più di 50 anni nel mondo della fotografia, e ingenerale nella comunicazione visiva. Al lavoro di ripresa (architettura, reportage per l’industria, illustrazione editoriale) ha affiancato una lunga esperienza nel settore della ricerca, dell’analisi critica e dell’ordinamento di immagini stori-

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che. Nelle sue foto è prevalente l’interesse per l’uomo, protagonista dinamico dell’inquadratura ma anche simbolo della condizione sociale odierna.


Significativa è la sua antologia Milano veduta interna (Alinari, 1990). In seguito, un completo percorso attraverso le sue immagini viene raccolto nei fotolibri Life Size: photos 1956-2006 (Imagna, 2009), Milano: ingresso libero (Fiaf, 2012) e La camera del tempo con Simona Guerra (Contrasto, 2013) dedicato allavita e all’opera dell’autore. Come studioso dell’immagine, oltre a molti saggi critici, Cesare Colombo ha curato l’antologia Lo sguardo critico: cultura e fotografia in Italia 1943-1968 (Agorà, 2004);

come ricercatore ha prodotto mostre e fotolibri per editori ed enti pubblici, tra cui sono da citare L’occhio di Milano (1977), L’uomo a due ruote (1987), Tra sogno e bisogno (1985) e Occhio al cibo (1990) per Coop; Scritto con la luce (1987) per Electa; La fabbrica di immagini (1988) e Un paese unico: Italia, fotografie 1900-2000 (2010) per Alinari; Cento anni di imprese per l’Italia (2010) per Alinari / 24 Ore Cultura; Ferrania: storie e figure di cinema e fotografia (2004) per De Agostini; Anni Cinquanta: la Fotografia (2005) per Artificio-Skirà.

Attenzione: dopo la chiusura durante il lockdown, il Castello Sforzesco di Milano riapre al pubblico giovedì 25 giugno 2020: la mostra fotografica di Cesare Colombo è prorogata fino a domenica 30 settembre 2020 secondo le norme per la prevenzione e il controllo del Covid-19 nei luoghi di cultura. L’orario di visita è dalle 11.00 alle 18.00 dal giovedì alla domenica, a ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria (sono ammesse 15 persone ogni 30 minuti).

Orari e biglietti della mostra al Castello Sforzesco L’inaugurazione è fissata per giovedi 20 febbraio 2020 alle ore 18.00; la mostra Cesare Colombo: fotografie (19522012) è poi aperta al pubblico a ingresso gratuito fino a

domenica 14 giugno nei seguenti orari di apertura: 9.0017.30, dal martedì alla domenica (con chiusura della biglietteria alle ore 16.30).

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VITTORIA ARENA mail : avitt_62@yahoo.com Cell: 339.52 12 602 facebook.com/vittoriaa1

GIORGIO BILLIA

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mail : giorgio.bil21@gmail.com Cell: 338.50 00 741 facebook.com/giorgio.billia.98


RITA BOCCUNI mail : ritaboccuni@libero.it Cell: 366.49 08 324 facebook.com/rita.boccuni.9 instagram ritaboccuni

ENZO BRISCESE mail: enzobriscese6@gmail.com www.facebook.com/enzo.briscese.9 premioceleste.it/enzobriscese tel. 347.99 39 710

Natura morta - 2011 - olio su tela

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ANGELO BUONO mail: angelo.buono49@gmail.com cell.: 346.72 40 502 facebook.com/profile. php?id=100009137654439

FRANCO CAPPELLI mail: francocappelli@hotmail.it cell.: 349.68 49 862 facebook.com/franco.cappelli.54

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MIRELLA CARUSO

mail: mire.caruso@gmail.com sito:http://www.mirellacaruso.com/ cell.: 339.36 56 046

GIULIANO CENSINI

Tel 0577 687653 cell.349 2842711 mail: giulianocensini@gmail.com sito: www.giulianocensini.it

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AURORA CUBICCIOTTI

mail: cubyaurora@gmail.com cell.: 339.18 38 913 facebook.com/aurora.cubicciotti

EUGENIA DI MEO

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mail : eugenia.dimeo@gmail.com Cell: 340.60 75 719 fb: Eugenia Di Meo e Eugenia Di Meo Asemic-Artist


GABRIELE IERONIMO mail : gabriele.ieronimo@live.com Cell: 348.52 62 074

ENRICA MARAVALLE

mail: enrica.merlino@gmail.com Cell: 320.70 34 545

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ANNA MOSTACCI mail: filidombra@tiscali.it Cell: 347.49 78 456 facebook.com/annamostacci/

La donna e la bambina 2019 - olio su tela - cm60x80

LUCIA PELAGI cell.: 346.50 20 398 luciapelagi@icloud.com facebook.com/lucia.pelagi instagram luciapelagi

Aracnofobia 2020 - olio su tela - cm70x100

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ROSARIA PICCIONE mail: piro67r@libero.it Cell: 340.86 75 380 facebook.com/rosaria.piccione.5 instagram rosariapiccione

Equilibrio linea sottile 2019 - olio su tela - cm70x50

MICHELE ROCCOTELLI mail: micheleroccotelli@libero.it cell.: 347.58 23 812

Embrace - 2020 -olio su tela cm 110x110

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CARLA SILVI

mail: carlaerbi@libero.it cell.: 333.44 14 541 facebook.com/carla.silvi

RACHELE CAROL ODELLO in arte Seventeen www.rachelecarolodello.it rachele.carol@gmail.com cell. +39 333 3181203 FB: Rachele Carol Odello Instagram: RACHELE_CAROL_IN_ARTE_17

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ROBERTO VIONE mail : roberto.vione@gmail.com Cell: 328.21 23 245 facebook.com/vioneroberto

Elogio delle differenze - 2020 - olio e acrilico su tela cm 60x90

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TOSCANA

Rotazioni d’Arte Lodovico Gierut

Libri e cataloghi

“Rotazioni d’Arte” intende riassumere in modo simbolico il mio cinquantennale percorso di critico d’arte, con il ricordare alcuni dei tanti pittori, scultori, grafici e fotografi che ho avuto l’occasione di conoscere e frequentare nel corso della mia vita professionale. La testimonianza della passione per l’arte che ha determinato tutta la mia esistenza e delle frequentazioni con altri, innumerevoli creativi, è poi conservata anche nei tanti libri, cataloghi e altre pubblicazioni a mia firma, attualmente nelle Biblioteche e negli Archivi pubblici, nei luoghi cioè deputati alla conservazione della memoria. Nel corso della mia attività, facendo riferimento alle singole personalità artistiche, non sono stati la notorietà o il successo a determinare i miei giudizi critici, ma la padronanza delle tecniche, la cultura artistica, il contenuto e la capacità di comunicazione, insomma il reale valore di chi ha deciso di fare dell’arte una scelta di vita e non un’opportunità di solo guadagno e fama. Ho organizzato e firmato innumerevoli mostre personali e di gruppo, ma “Rotazioni d’Arte” rappresenta il mio tributo all’Arte e ai tanti che veramente l’hanno amata e continuano ad amarla, alla capacità aggregativa nel nome

Eugenio Pardini, Versilia, olio su tela cm 50x70, 1987

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dell’interesse e della partecipazione senza invidie e gelosie, alla memoria dei grandi e di chi è stato ingiustamente dimenticato. Proprio per tutto questo sono stato ben lontano dall’aver fatto una classifica in questa mostra, ma ho desiderato riunire perlomeno una parte di coloro che per me sono stati Maestri, amici, ispiratori di vita in una specie di abbraccio collettivo che li ricordi e li celebri, e per garantire visibilità al maggior numero possibile di creativi la mostra alternerà in tre momenti distinti l’esposizione delle opere. Le parole che mia figlia Marta ha scritto tanti anni fa, esprimono pienamente ciò che ho sempre cercato di fare nel corso della mia vita di uomo e professionale: “Cammina... Crea, sogna, soffri, rallegrati vivi ma semina, per chi vicino sia”.

Achille Funi, Ballerina, metallo colorato e legno h cm 75+41, fine anni '60


Riccardo Luchini, Interno a Torre del Lago Puccini, olio su tela cm 100x150, 2016

La sala delle Grasce della “Piccola Atene”, come ha definito Pietrasanta anni fa Antonio Paolucci, è stata il palcoscenico dell’evento, i cui protagonisti sono stati presentati suddivisi in tre spazi temporali per effettuare quella rotazione citata, appunto, nel titolo. Otre alle opere ho voluto esporre alcuni dei volumi scritti da me e talvolta insieme ad altri, che approfondiscono le tematiche sia di chi è esposto nella mostra, come di tutti quelli che hanno costellato la mia lunga vita. Potrei quindi affermare che questa esposizione rappresenta le mie “nozze d’oro” con l’arte. Questo è l’elenco degli autori esposti nella mostra, presentata dalla saggista e storica Marilena Cheli Tomei: 1) Pietro Annigoni, Antonio Berti, Vinicio Berti,Agostino Cancogni, Manola Caribotti, Gianni Carretti, Pietro Cascella, Marzio Cialdi, Girolamo Ciulla, Romano Cosci, Aristide Coluccini, Massimo Facheris, Achille Funi, Marta Gierut, Gian Paolo Giovannetti, Ugo Guidi, Yasuda Kan, Grazia Leoncini, Giuseppe Lippi, Franco Miozzo, Igor Mitoraj, Mario Parri, Marcello Podestà, Marcello Scarselli, Emilio Vedova, Gabriele Vicari. 2) Antonio Barberi, Piero Bresciani, Joanna Brzescinsca-Riccio, Anna Chromy, Lorenzo Cinquini, Franco Del Sarto, Luigi Falai, Paolo Grigò,

Emilio Vedova, Dedica a Lodovico Gierut, part., pennarello su carta cm 35x24, 1985

Silvio Loffredo, Riccardo Luchini, Renzo Maggi, Annamaria Maremmi, Giacomo Mozzi, Stefano Paolicchi, Eugenio Pardini, Eugenio Pieraccini, Renato Santini, Marcello Tommasi, Ernesto Treccani. 3) Giovanni Acci, Marcello Bertini, Daniele Bertoni, Giancarlo Biagi, Virginio Bianchi, René Biron, Roberto Braida, Riccardo Bremer, Ivano Campeggi, Giancarlo Cannas, Mauro Capitani, Ferdinando Coppola, Marco Dolfi, Gianni Dorigo, Renzo Grazzini, Amedeo Lanci, Bruna Nizzola, Yoshin Ogata, Roberto Panichi, Carlo Alberto Pardini, Luciano Pera, Rémi Pesce, Arturo Puliti, Lisandro Ramacciotti, Gabriele Rovai, Mario Scala, Antonio Sassu. Il mio augurio a tutti è che l’Arte cammini al nostro fianco e ci aiuti a superare le tempeste della vita. Achille Funi, Ballerina, metallo colorato e legno h cm 75+41, fine anni ‘60 Antonio Berti, Giacomo Manzù, medaglia in bronzo diam. cm 9, 1979 Libri e cataloghi Emilio Vedova, Dedica a Lodovico Gierut, part., pennarello su carta cm 35x24, 1985

Giuseppe Lippi, Turandot... noi morremo sulla strada dell'esilio, acrilico su carta Magnani cm 63,5x48,5, 2017

Antonio Berti, Giacomo Manzù, medaglia in bronzo diam. cm 9, 1979

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“SEGNI E TENSIONI”, L’ARTE CONVIVIALE di Rocco Zani

Castello baronale di Macchiagodena (IS) Regione Molise dal 8 al 23 agosto 2020

La struttura attuale dell’edificio, a pianta poligonale, coincide con quella conferitagli nel XVI secolo, pur conservando le caratteristiche di una fortezza longobarda arricchita, secondo il gusto angioino-aragonese da tre torrioni di forma circolare di differente mole. In Molise un evento artistico si fa luogo di ospitalità e partecipazione. In tutti il desiderio di riprendere il viaggio dopo mesi di silenzio. C’è un senso diffuso di solidale appartenenza. Per quelli del luogo, che già affollano le agore minuscole del piccolo borgo. Per gli altri – provenienti da ogni dove – che alla spicciolata risalgono il crinale sassoso che porta al castello. L’inaugurazione di “Segni e Tensioni” potrebbe già spendersi in questa immagine. Ma c’è dell’altro, sicuramente. C’è un sindaco che ama la sua terra. E non è poco se amarla significa affidarsi alle regole del rispetto, della conoscenza, agli indizi di una storia millenaria. E poi c’è quello (in questo caso quella) che comunemente è definito l’assessore alla cultura. Che in questo borgo minuscolo si fa antenna d’ascolto, di disponibilità, di risorse celate. E poi c’è Elisa (per tutti Elisa) che sa bene cosa sia, nel territorio, una piccola istituzione, ma fondamentale come la Pro Loco. Significa offrire il proprio tempo e la propria

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intelligenza, lavorare di sguardo e di braccia, imbastire, unire. Soprattutto coinvolgere. A Macchiagodena, tra Isernia e Campobasso funziona così. Lo “straniero” che vi giunge è l’ospite desiderato, viziato, affettuosamente deliziato. Lo hanno capito finanche gli artisti ospiti dell’evento, che in pochi giorni si sono sentiti comunità; lo hanno avvertito i curatori ai quali è bastato un gesto per ritrovarsi sommersi di attenzioni. Lo hanno compreso gli occhi di ognuno, perduti tra i boschi della valle; nell’appuntamento quotidiano; nell’ombra della corte millenaria. A proposito di corte. Due opere ci accolgono come sentinelle deferenti: la grande “goccia” che Michele Peri fa scivolare dall’alta cupola e il singolare “vitigno” di Valentino Robbio allestito nel patio dell’antico edificio. Le scale ci conducono nelle sale del castello. Dapprima è un susseguirsi ragionato (e ragionevole) di cromìe più o meno acute.


NINO BARONE

DALIDA BORRI

COSMO DI FLORIO

ENZO IOVINO

VALENTINO ROBBIO

MARIANGELA CALABRESE

ELMERINDO FIORE

MASSIMO MANCINI

LETIZIA SANI

Ecco allora i dipinti di Alberto D’Alessandro, Nazzareno Serricchio, Mariangela Calabrese, Letizia Sani. Al centro, eppure defilate, le “macchine” scultoree di Roberto Franchitti e Cosmo Di Florio. Di nuovo la pittura, con le geometrie immaginifiche di Nino Barone, le rigorose tracce di Enzo Iovino, le meticolose atmosfere di Antonio Tramontano. La sala comunicante è uno scrigno di nuovi indizi: gli “sguardi” di pietra di Massimo Mancini, l’autoritratto “cieco” di Elmerindo Fiore, le “scritture” cromatiche di Dalida Borri. Ogni opera è una stazione di sosta, un approdo. O meglio, uno scalo da cui riprendere il viaggio, la-

ALBERTO D’ALESSANDRO

ROBERTO FRANCHITTI

MICHELE PERI

NAZZARENO SERRICCHIO

ANTONIO TRAMONTANO

sciandoci alle spalle – ce lo auguriamo – mesi di silenzio, di tempo collassato, svuotato, perduto. “Segni e Tensioni” – Macchiagodena (Is) – 8 – 23 agosto 2020. A cura di Rocco Zani – Direzione Artistica: Antonio Tramontano, Michele Peri – Organizzazione: Elisa Ruscitto, Luciana Ruscitto, Giuseppe Notte, Benedetto D’Itri, Nicola Ciccone. – In collaborazione con Comune di Macchiagodena (Is), Assessorato alla Cultura, Assessorato al Turismo, Pro Loco di Macchiagodena, ad ARTE IN DIMORA – Discovery OF Urban Sites

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FRIULI VENEZIA GIULIA

Claudia Raza I percorsi d’arte sensibile

L’Artista percorre un fiume sotterraneo coloristico e cromatico pieno di visioni intime e tonali che rivela nei tratti come segreto, siano disegni, scritture di parole avvolte in delicate supposizioni di racconti in volo libero che rivelano sentimenti capaci di esternare l’essenza nel filo che lega il suo percorso creativo fin dagli anni ’80 alla scuola di grafica a Venezia. Le sue competenze vanno dalla pittura, disegno, incisione, libri d’artista con carta realizzata da lei calibrando le sue opere tra lirismo, riflessione,rigore, limpidezza estetica, chiarezza narrativa, in un ciclo perenne di energia nel sentimento portato dal suo vissuto. Info: studiograz2@yahoo.it claudia.raza@gmail.com E’ un’Artista tenace e laboriosa ha esposto iniziando da dove è nata, Cividale del friuli, FVG, e poi di seguito in Italia e nel mondo raccogliendo premi e onori per la sua capacità e natura artistica piena di variabili per i temi trattati: <parole dipinte> < armonie di colori> < respiro dell’esisteza>. Graziella Valeria ROTA

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Graziella Valeria Rota in Arte Flessibile Vive a Trieste di formazione classica, pratica la sua attività da moltissimi anni esponendo fin dagli ’60 in varie tecniche artistiche in Italia e all’estero Slovenia, Austria, Croazia, Turchia, Australia.

LABORATORIO di Tecniche classiche e sperimentali: pittoriche e miste, materiche, embossing, su metallo, carta, tessuti; poi creta, marmo e cartonaggio, pergamenArt, GraphoSculture, Scrittura asemica- Premiata in diverse occasioni in rassegne espositive, reading poetici e per la ricerca artistica e discografica sulla tradizione orale con ensemble vari fino ad oggi. Ha fondato diverse associazioni per lo sviluppo e l’organizzazione di eventi culturali, e mostre con performance musicalpoetiche con <sintonie creative>

linkedin – twitter – wordpress.com premioceleste.it/graziella.valeria..rota graziellavaleriarota.jimdofree.com issuu.com/graziellavaleriarota

info mail: studiograz2@yahoo.it

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EMILIA ROMAGNA

GAETANO PREVIATI

TRA SIMBOLISMO E FUTURISMO dal 09/02/2020 al 27/12/2020 Ferrara, Castello Estense In occasione del centenario della morte, la città natale rende omaggio a Gaetano Previati con una mostra organizzata dal Comune di Ferrara e dalla Fondazione Ferrara Arte. La rassegna presenta al pubblico un centinaio di opere, accostando olii, pastelli e disegni selezionati dal vasto fondo delle raccolte civiche ferraresi ad un notevole nucleo concesso in prestito da collezioni pubbliche e private, con il corredo di importanti documenti inediti. L’esposizione intende mettere in luce il fondamentale ruolo dell’artista nel rinnovamento dell’arte italiana tra Ottocento e Novecento. Previati è considerato un erede della tradizione romantica, un interprete delle poetiche simboliste e, per la sensibilità visionaria e sperimentale della sua pittura divisionista, un anticipatore delle ricerche d’avanguardia futuriste. Tratto unificante di una personalità così complessa è la tensione verso il superamento dei tradizionali confini della pittura “da cavalletto”. Affascinato, per la sua formazione tardoromantica, dai grandi formati e dall’espressione dei sentimenti egli si misura con alcune delle sfide cruciali con cui gli artisti si confrontano agli albori della modernità. Rappresentare la luce, interpretare le suggestioni della musica, dipingere il ritmo e il dinamismo, dare forma agli stati d’animo, sollecitare le percezioni dell’osservatore sono le parole d’ordine della ricerca di Previati che ne fanno un anticipatore di alcuni percorsi dell’avanguardia del Novecento.

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LAZIO

Ettore de Conciliis: le Pale del Mediterraneo. Omaggio a Guccione L’allestimento del dittico di de Conciliis è organizzato da “Il Cigno GG Edizioni” che ne realizza anche il catalogo. “Vorrei che il paesaggio, interpretato in pittura al di là del fascino delle apparenze, entrasse nei luoghi sacri per avvicinarci al mistero della natura, ai valori dello spirito, della trascendenza – sottolinea l’artista -. Il tema dell’acqua, importante simbolo del Cristianesimo, in queste pitture è il Mare Mediterraneo, luogo del sacrificio di tanti esseri umani, martiri della speranza”. “Si tratta di due paesaggi, ciascuno di 3,10 x 1,50 metri, pensati come pale d’altare, posizionati nell’antica cappella dedicata a Maria Maddalena dove fiancheggiano il dipinto Noli me Tangere della fine del XVI secolo di Arrigo Fiammingo (1530-1597 circa, ndr)”, spiega il maestro de Conciliis. Le opere nascono dall’idea di Lorenzo Zichichi,

presidente de “Il Cigno GG Edizioni”, di completare “a quattro mani” due tele abbozzate da Piero Guccione diversi anni fa. “L’ammirazione che ho per Guccione e il suo mondo poetico annulla ogni possibile sentimento di rivalità in questo comune lavoro – sottolinea de Conciliis -. La destinazione di queste opere in una Chiesa molto importante a Roma, qual è la Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri che ospita importanti opere d’arte contemporanea, come quelle di Umberto Mastroianni, Piero Guccione, Giuseppe Gallo, Ernesto Lamagna, Narcissus Quagliata, Tsung Dao Lee, o le maestose porte di bronzo dello scultore Igor Mitoraj, mi ha fortemente motivato, come l’originalità dell’intuizione di Guccione stesso, nell’aver proposto un’opera d’arte contemporanea, nel genere del paesaggio, da collocare in un luogo sacro”.

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TOSCANA

PUGLIA

SOCIETA’ DELLE BELLE ARTI - CIRCOLO DEGLI ARTISTI

CASA DI DANTE - FIRENZE

Nel 1843, per iniziativa di circa 400 Notabili Fiorentini e personalità di spicco nel mondo della cultura e dell’arte, venne costituita la Società Promotrice delle Belle Arti, il cui statuto ottenne la validità dal S.A.S. Il Granduca Leopoldo II di Toscana il 18 Agosto 1843. Successivamente nel 1855, per iniziativa di un gruppo di artisti di indiscusso valore, si era creata un’altra Società Promotrice di Belle arti in seno alla Fratellanza Artigiana; in seguito a lunghe trattative, durate circa due anni, le due società si fusero nel 1888 assumendo la nuova denominazione Società delle Belle Arti di Firenze. Tra i soci iscritti cominciarono ad affluire importanti artisti come Francesco Vinea, Federico Andreotti, Serafino e Felice de Tivoli, Vincenzo Cabianca, Odoardo Borrani, Stefano Ussi, Telemaco Signorini, Giovanni Fattori e Silvestro Lega. Nel XX secolo entrarono a far parte della Società altri importanti artisti come Ardengo Soffici, Pietro Annigoni e Primo Conti e, si sono succedute mostre che videro la partecipazione di artisti come Francesco Chiappelli, Giorgio De Chirico, Carlo Carrà, Lorenzo Viani, nonché di letterati di rilievo tra i quali Giosuè Carducci e Sem Benelli. Inoltre fin dai suoi esordi vi entrarono a far parte le massime autorità, come i Granduchi di Toscana, i Reali d’Italia, il Duca d’Aosta, i Ministri degli Affari Esteri, dell’Interno, dell’Agricoltura, Industria e Commercio, della Pubblica Istruzione e Lavori Pubblici, il Grande Magistero dell’Ordine Mauriziano, la Società delle Belle Arti di Milano e Torino, il Municipio di Campiglia e poi, con la costituzione del Regno d’Italia, anche i Sovrani di Savoia. La Società di Belle Arti di Firenze si impegnò nell’affermazione del culto delle Arti e del Disegno e si fece pro-

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motrice di importanti esposizioni, eventi musicali, incontri letterari e di architettura. In tal senso, particolarmente rilevante fu la realizzazione nel 1914 del Palazzo delle Esposizioni nel pratello di San Gallo, detto il Parterre, su progetto dell’architetto Enrico Dante Fantappiè. Dopo i noti eventi bellici, il 29 ottobre 1957 la Società delle Belle Arti e per essa il suo presidente prof. Primo Conti, si fondeva con il Circolo degli Artisti di Firenze, presidente l’avv. Renato Zavataro, assumendo la denominazione di Società delle Belle Arti – Circolo degli Artisti di Firenze – Casa di Dante. La nuova Società riprendeva così quel cammino storico-artistico improntato da forti valori e modelli tradizionali e da un indissolubile legame con la città fiorentina. La Società delle Belle Arti oggi La Società delle Belle Arti costituisce ancora oggi un fondamentale punto d’incontro e di scambio culturale vivo e vissuto da parte degli artisti. Per questo, si pone come obiettivo di mantenere integri i valori dell’arte, attraverso un’intensa attività espositiva e culturale (concerti, conferenze, incontri letterari), mostrandosi sempre sensibile a promuovere l’antica memoria e a coniugarla ad una uguale attenzione per i valori estetici, storici ed ambientali intrinseci all’operazione artistica. La Società, con la sua sede nel cuore di Firenze, possiede tre sale espositive per mostre personali o collettive, una sala per conferenze e concerti e, al piano superiore, un archivio storico. In maniera continuativa offre un ricco programma artistico-culturale animato anche da dibattiti sulle tematiche contemporanee ed è comunque a disposizione per artisti e collezionisti interessati ad esporre le proprie opere nella storica sede.


LIGURIA

Da Cambiaso a Magnasco. Sguardi genovesi, la mostra alla Meridiana Fino a domenica 11 ottobre 2020

Appuntamento, a Palazzo della Meridiana di Genova, con la mostra Da Cambiaso a Magnasco. Sguardi genovesi a cura di Anna Orlando. L’esposizione, che ha aperto al pubblico giovedì 14 febbraio, viene prorogata fino a domenica 11 ottobre 2020. Nel succedersi di 5 sale espositive al primo piano nobile del palazzo cinquecentesco che fu dei Grimaldi, a due passi da via Garibaldi - Strada Nuova, mette in scena una sfilata di personaggi illustri e ben noti accanto a volti di cui la storia non ha serbato il nome. Genova -Alla Meridiana, in mostra una quarantina di opere. Oltre a tele di Cambiaso e Magnasco, opere di Domenico Fiasella, Giovanni Benedetto Castiglione, Giovanni Battista Gaulli, Gio. Enrico Vaymer, Domenico Piola, Gio. Bernardo Carobene, Jan Roos, Bernardo Strozzi, il Mulinaretto e molti altri artisti. Genova -Per la prima volta a Genova, una mostra indaga in modo così approfondito, aggiornato e trasversale l’importante capitolo della ritrattistica genovese dalla metà del Cinquecento - dominata da un gigante della pittura come Luca Cambiaso - fino alla prima metà del Settecento, quando con Alessandro Magnasco e poi anche Mulinaretto e altri, si assiste alla fascinosa alternanza di segnali di euforia e di crisi. Il tema del ritratto richiama il concetto di riconoscimento del sé, interpretabile, secondo i canoni pittorici e artistici

dell’epoca, non tanto in termini di autocelebrazione narcisistica, ma in termini di potere, di valori e simbolici. Così, entrando nella prima sala espositiva ci si immerge in un gioco di specchi nel quale spicca l’Autoritratto mentre dipinge il padre Giovanni, un viaggio interiore nella propria immagine e di scoperta del sé, del quale Luca Cambiaso ci rende partecipi. Si prosegue poi per gli Sguardi innocenti dei bambini, ritratti qui secondo un preciso codice di comunicazione figurativa per diffondere i valori delle famiglie commissionatrici. Dai piccoli bambini-sposi di Carbone, che suggellano la loro futura unione attraverso il fiore d’arancio, alle rappresentazioni allegoriche del Meleagro o di Flora di Vaymer fino alla presenza dei cani, simbolo di fedeltà. E ancora gli Sguardi del potere di dogi, senatori e condottieri, fra guanti bianchi e vesti rosse, gli Sguardi di bellezza della femminilità dell’epoca, esaltata dai raffinati dettagli dell’abbigliamento, fra pizzi e ricami dorati. Esposti anche accessori e ornamenti della moda genovese, come una maschera moretta o muta, pizzi a fuselli e merletti ad ago. Gli orari per visitare la mostra Da Cambiaso a Magnasco. Sguardi genovesi: da giovedì a domenica 12-19. Costo dei biglietti: intero 10 euro; ridotto 8 euro; scuole 4 euro; audioguide 2 euro. Maggiori info sul sito di Palazzo delle Meridiana Genova.

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CLAUDIO GIULIANELLI

Claudio Giulianelli nasce a Roma nel 1956 e si diploma all’istituto Tecnico Industriale GL Bernini ad indirizzo chimico. L’arte è la sua grande passione nata fin dai primi anni di vita che lo porta a studiare le tecniche dei Maestri del passato in particolare quelle gli artisti Fiamminghi ed il Barocco romano. Frequenta studi di importanti artisti romani. Iniziano le prime mostre che lo porteranno ad esporre in importantissime fiera d’arte, citandone solo due, quella di NEW YORK e quella di PECHINO, a partecipare ad esposizioni internazionali in quasi tutto il mondo e ad allestire personali in Cina, Inghilterra, Svezia, Belgio, Emirati Arabi; mentre in Italia citando solo quelle più importanti: Venezia, Milano, San Gimignano e Roma. Sue opere a carattere religioso sono presenti sugli altari di chiese in Italia e in Austria e nel Palazzo della Cancelleria (Vaticano) a Roma. www.claudiogiulianelli.it A fondato l’Associazione e la Galleria d’Arte MEGA ART www.megaart.it Quello che lui dice della sua Arte….. Parlare della mia pittura mi è difficile, di come nascono e prendono forma le figure che popolano i miei quadri. Sicuramente è stato determinante il mio amore per l'arte antica, amore nato da bambino durante le vacanze estive a Porto Ercole in Toscana ove i vecchi pescatori narravano la leggenda della morte di Caravaggio. Di quel pittore rimasi folgorato e la sua pittura entrò nel mio dna, iniziai a studiare i suoi quadri, uno ad uno, sia nello stile compositivo che nella tecnica. Poi, un giorno, durante una lezione di educazione artistica nella scuola media, vidi appeso alle spalle della mia pro-

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fessoressa un poster, in un angolo, vi era riprodotto un particolare di un quadro di Hieronymus Bosch. Ne rimasi impressionato e frastornato, pensavo si trattasse di un pittore contemporaneo per quella incredibile vena surreale che sottointendeva una conoscenza antica, quel rappresentare un uomo con la faccia da pesce.... si aprì ai miei occhi il suo mondo magico ed ermetico che mi entrò nella pelle e nella mente. Si, mi è difficile parlare della mia pittura...


Agriturismo Il Collaccio Località Collaccio 06047 Castelvecchio di Preci. Preci (PG) Tel. (+39) 0743/939084 - 939005 Cell. 334 2611111 E-mail: info@ilcollaccio.com

ORDINE DEL GIORNO 1. La nascita del gruppo “Arte Vera”. Identificazione delle potenzialità e strategie per il loro incremento. I punti deboli del gruppo e strategie per il loro superamento. Possibilità di allargamento del gruppo. 2. Strategie di comunicazione da adottare per informare meglio il pubblico e ei soggetti del sistema dell’arte sulla nostra idea di Arte 3. Quali iniziative intraprendere per promuovere sul “mercato” il gruppo e i suoi artisti aderenti. PROGRAMMA DEI LAVORI Sabato 19 Settembre

Entro ore 12 – arrivo dei partecipanti ore 13 - buffet ore 15,30 – Inizio lavori con la relazione introduttiva di Alberto Melari ore 16 – 17 – dibattito sulla relazione ore 17 - 18 – presentazione e discussione del 1° punto all’ordine del giorno ore 18 – 19 – presentazione e discussione del 2° punto all’ordine del giorno ore 19 – 20 – presentazione e discussione del 3° punto all’ordine del giorno ore 20,30 – Cena Domenica 20 Settembre

ore 8 – Colazione ore 9 – 11 – riassunto delle discussioni sui tre punti dell’ordine del giorno ore 11-12 – conclusione dei lavori da parte di Alberto Melari ore 13 – buffet per tutti coloro che decidono di fermarsi prima di partire ore 15 – partenza dei partecipanti Moderatrice: Avv. Andrea Pilati Relatori: Pino Bonanno Francesco Amadori Giovanni Serafini P Prezzi soggiorno (a persona) In doppia € 50 mezza pensione (cena e colazione) In singola € 57 mezza pensione (cena e colazione) € 10 a buffett nei pasti incluso ¼ di vino della casa e acqua

Informazioni e prenotazioni

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PUGLIA

INHUMAN Riparte il 18 luglio, con la mostra INHUMAN al Castello di Barletta, il Circuito del Contemporaneo, progetto con cui la Regione Puglia, in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese e la direzione artistica della storica dell’arte Giusy Caroppo, si pone l’obiettivo di costituire stabilmente una rete d’eccellenza per la produzione e fruizione di arte contemporanea. Per Barletta, si tratta di proseguire la vocazione a farne un ideale “luogo del contemporaneo”, iniziata nel 2009 con On the ground Underground per Intrameonia Extra Art, le declinazioni di Watershed tra 2012 e 2013 sino alla grande mostra del 2018, VICTORY OF DEMOCRACY e l’istallazione pubblica GOVERNMENT di Andrei Molodkin. La mostra INHUMAN, a cura del direttore artistico e autore del Circuito Giusy Caroppo, distribuita in tutti gli ambienti dei sotterranei del maniero, vuole sollecitare la riflessione sull’universalità del degrado umano, della violenza esercitata dal singolo o dal potere ai danni della dignità della persona e delle sue libertà, anche alla luce del lockdown imposto dalla pandemia e dalle proteste mondiali a tutela delle differenze etniche, sfiorando la sfera morale e antropologica. Al di là della storia, delle latitudini, dell’età anagrafica, del sesso e della religione, tanto da dimostrare come la “disumanità” sia, in effetti, “una delle qualità caratteristiche dell’essere umano” come già affermava nell’ottocento Ambrose Bierce. Il concetto è declinato attraverso interventi site specific e opere caratterizzanti alcune serie storiche di tre artisti internazionali: Kendell Geers (Johannesburg-Sudafrica,1960. Vive a Bruxelles), Oleg Kulik (Kiev, 1961) e An-

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dres Serrano (New York City, 1950).


Il castello Normanno- Svevo di Morano Calabro

Del castello di Morano restano vestigia in posizione bellica. Domina la valle dell’antica Sybaris. Le origini risalgono al periodo romano quando vi fu costruita una fortificazione o un torrione di avvistamento. Il basamento è in opus incertum e servì da fondamenta per i rifacimenti dell’XVIII secolo. La pianta è quadrata ed è circondata da cinque torrioni cilindrici di cui oggi restano interamente solo quello centrale e quello sinistro del fronte. Il castello era circondato da rivellini e fossato, aveva baluardi trimura saettine e ponte levatoio. Si elevava per tre piani di altezza ed aveva ampie stanze divise in più appartamenti .Nel complesso aveva la capienza di una guarnigione di mille uomini. Nel medioevo la sua posizione fu ritenuta importante dalla milizia sveva e divenne sede feudale con Apollonio Morano, primo feudatario nominato dalle fonti storiche. Molti gli episodi di armi. Ricordiamo la guerra del Vespro con l’incursione dei mercenari Almogavari che assoldati dagli aragonesi conquistarono Morano ed espugnarono il castello facendo prigioniera Benvenuta, signora di Morano e moglie del feudatario Tancredi Fasa-

nella. Da prigioniera però, nel 1286, divenne carceriera di Manfredi di Chiaromonte, suo parente da parte aragonese. Morano infatti con Castrovillari e Taranto era passata a sostenere Carlo d’Angiò. Durante quegli anni il castello venne ampliato. Nel 1733 la struttura venne danneggiata, poi fu bombardata dall’esercito francese nel 1806 con Napoleone. Seguirono numerose spoliazioni. Tra il XV e XIX secolo sotto il feudo della famiglia Spinelli di Scalea furono asportati elementi murari e materiali lignei. Nel Duemila sono iniziate le ristrutturazioni che hanno permesso di recuperare i torrioni frontali. Il rifacimento più importante fu tra1514 e il 1545 per volere del feudatario Pietrantonio Sanseverino che si ispirò al maschio angioino di Napoli. Infatti chiamò i migliori architetti napoletani per conferire al castello un aspetto sontuoso e farne la sua dimora estiva. Alessandra Primicerio (critico d’arte) Foto di Jacqueline Pucci e Giovanna Seminara

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CAMPANIA

ANNA DI MARIA Le opere della Di Maria denotano una forte predilezione per la materia; esse sono particolari ed innovative, sia per le varie tecniche utilizzate, sia per i contenuti espressi; la sua Arte è in continua ricerca ed evoluzione e sa trasportarci in mondi nuovi. L’artista attraverso il suo fare, assemblando creativamente materiali diversi, entra in contatto con se stessa, con la parte più profonda del suo essere, esprimendo tutta l’energia accumulata attraverso esperienze di vita positive e non, speranze, sogni, progetti, vittorie e sconfitte. Le sue opere vivono e riescono a emanare la stessa energia con cui sono state create, riuscen-

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do a colpire il cuore di chi le osserva. Anna Di Maria non ama seguire schemi e regole prestabilite, si lascia guidare dal suo istinto dando voce ai suoi pensieri, riflessioni, emozioni costruendo un onirico spazio-tempo caratterizzato da righe, solchi, curve, forme sinuose o sferiche, immagini cromatiche che trasportano l’osservatore in un viaggio mentale, affascinandolo e nello stesso tempo ponendogli domande sull’eterno interrogativo del senso dell’Esistenza del mondo e dell’uomo. 5 agosto 2020

Letizia Caiazzo

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VENUSTAS

Grazia e bellezza a Pompei: “la mostra alla Palestra grande degli Scavi“

Creme, trucchi, bagni di profumo, specchi per ammirarsi, ornamenti per abiti e gioielli, amuleti, statuette e preziosi dedicati agli dei. Oggetti di vezzo e di moda per inseguire un’ideale di perfezione e bellezza. Oggi come nell’antichità. VENUSTAS in una sola parola. Ovvero la “bellezza, la grazia, l’eleganza, il fascino”. Il termine latino riassume perfettamente questi ideali ricercati e ambiti, in particolare dal mondo femminile in ogni epoca, e dà nome alla ricca esposizione che si è aperta al pubblico, alla Palestra grande (portico orientale) degli scavi di Pompei, lo scorso 31 luglio 2020 e si potrà ammirare fino al 31 gennaio 2021. Un’immersione in quelli che erano i canoni e i gusti estetici delle popolazioni dell’area vesuviana in epoche antiche (dall’ VIII/VII sec a. C. al I sec. d. C.), sulla base dei reperti, circa 300, rinvenuti nei vari siti del Parco Archeologico di Pompei: il villaggio protostorico di Poggiomarino, le necropoli protostoriche di Striano e quella di Età Arcaica di Stabia, i santuari di Pompei e di Stabia, le ville di

Oplontis e Terzigno, ed infine l’abitato dell’antica Pompei ed il suo circondario. Uno sguardo a un aspetto della vita quotidiana delle epoche passate, quello della bellezza e della gioia di vivere, interrotta con violenza dalla furia del Vesuvio. La mostra è stata organizzata dal Parco archeologico di Pompei. Con l’occasione e in linea con il tema della mostra, si inserisce negli itinerari unidirezionali di visita previsti dal Parco, anche la casa degli Amanti, che prende nome dal verso inciso in un quadretto, rinvenuto nel portico del giardino: Amantes, ut apes, vitam melitam exigunt (Gli amanti conducono, come le api, una vita dolce come il miele). La Domus era stata aperta al pubblico lo scorso novembre dopo gli interventi di messa in sicurezza. Al fine di consentirne la visita, nel pieno rispetto delle misure previste dalla attuale normativa sanitaria, l’accesso alla Domus è stato adeguato, prevedendo un ingresso e un’uscita separati.

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CAMPANIA

GABRIELE BASILICO - BORD DE MER a NAPOLI

Il progetto in mostra fino al 1 Novembre 2020, Bord de Mer, ai Magazzini Fotografici via S. Giovanni in Porta 32 Napoli è il risultato di una commissione ricevuta da Gabriele Basilico nel 1984/85, per conto del governo francese. L’autore fu, infatti, in quegli anni invitato a partecipare alla Mission Photographique de la DATAR (Délégation à l’Aménegement du Territoire et à l’Action Régionale), un grande progetto che coinvolgeva 20 fotografi di fama internazionale, chiamati a documentare e a interpretare attraverso le immagini, le grandi trasformazioni vissute negli anni 80’ dai paesaggi francesi. È da questa commissione che nel 1990 nacque il volume Bord de mer in cui Gabriele Basilico descrive attraverso la fotografia porti, spiagge, coste e scogliere a picco sul mare

del Nord. Le immagini furono scattate in tre regioni francesi, da Dunkerque nel Nord-Pas-de-Calais fino a Mont Saint Michel in Normandia, passando per la Piccardia. Il progetto organizzato dalla D.A.T.A.R, fu, come afferma lo stesso Basilico, un’azione concreta volta a mettere in rapporto il paesaggio con la fotografia e a porre in discussione i vecchi metodi di rappresentazione geografica, che si ritennero non più adeguati a indagare la realtà. Fu proprio la fotografia il medium prescelto come erede dei vecchi sistemi di rappresentazione del paesaggio. Questo nuovo importante “passaggio” di statuto influenzò ampiamente il futuro della fotografia tra gli anni Ottanta e Novanta, rilanciando una nuova identità professionale per la figura del fotografo.

mail: info@magazzinifotografici.it sito: www.magazzinifotografici.it

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Cerco di creare un dialogo con il luogo: io lo esploro, lui mi rimanda delle cose.

Gabriele Basilico (Milano, 12 agosto 1944 – Milano, 13 febbraio 2013)

Dopo la laurea in architettura, si dedica con continuità alla fotografia. La forma e l’identità delle città, lo sviluppo delle metropoli, i mutamenti in atto nel paesaggio postindustriale sono stati i suoi ambiti di ricerca privilegiati. Considerato uno dei maestri della fotografia contemporanea, è stato insignito di molti premi e le sue opere fanno parte di importanti collezioni pubbliche e private italiane e internazionali.

po di rappresentare la trasformazione del paesaggio francese. Nel 1991 partecipa alla missione su Beirut, città devastata dalla guerra civile durata 15 anni, un’esperienza “sconvolgente” raccontate nella serie “Basilico Beyrouth” (1994). Da allora, Gabriele Basilico ha prodotto e partecipato a numerosissimi progetti di documentazione in Italia e all’estero, che hanno generato mostre e libri.

“Milano ritratti di fabbriche” (1978-80), è il primo lungo lavoro che ha come soggetto la periferia industriale e corrisponde alla sua prima mostra presentata in un museo (1983, PAC, Milano). Nel 1984-85 con il progetto “Bord de mer” partecipa, unico italiano, alla Mission Photographique de la DATAR, il grande mandato governativo affidato a un gruppo internazionale di fotografi con lo sco-

Da sempre Basilico intreccia la sua instancabile indagine fotografica sulla morfologia e le trasformazioni della città e del paesaggio contemporaneo con attività seminariali, lezioni, conferenze, riflessioni condotte anche attraverso la parola scritta. Il volume “Photo Books: 1978-2005” (2006) riassume e illustra tutti i suoi libri personali e molti dei più importanti libri collettivi.

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CALABRIA

“Impenetrabili Intrecci”

La Mostra d’Arte Contemporanea di Rosa Spina al Parco Nazionale della Sila

“Impenetrabili Intrecci” è la Mostra d’Arte Contemporanea di Rosa Spina, che si svolge all’interno della rassegna “SILAinARTE”, visitabile dal 5 luglio al 27 settembre 2020, presso la Sala del Centro Natura, Parco Nazionale della Sila. Rosa Spina è nata a Giarre, in Sicilia, ma si è trasferita presto in Calabria. Allieva di Mimmo Rotella, oggi è apprezzata a livello nazionale ed internazionale ed espone nelle gallerie di tutto il mondo. Ho intervistato l’artista Rosa Spina per Rivista20.

macchie libere senza predeterminazione, trasmettendo una forza espressiva da cui trapela una ricerca interiore; i sentimenti più intimi e i tormenti spirituali nella complessità e nelle contraddizioni dell’individuo moderno, per arrivare ad un risultato armonioso ma che dia anche significato allo spazio

D. Quando ha capito che voleva fare l’artista?

R. Nelle mie creazioni convivono lo studio e le esperienze di molti anni della mia vita, esse rappresentano l’ideale interpretativo tecnico che ho sviluppato, modificato e perfezionato. Un lavoro di indagine sulla materia e sulla memoria intesa come ricordo, vocazione, interpretazione estetica di un passato ancestrale. Attraverso l’uso di uno strumento ancestrale, come l’antico telaio di legno, rielaboro quelle che sono esperienze del passato sul piano della ricerca e della produzione artistica e trasformo l’intreccio tessile in un oggetto-strumento proiettato verso il futuro. Sono stata una sperimentatrice in Italia di questo percorso tant’è che recentemente mi è stato attribuito dalla critica il termine di pioniera in Italia della Fiber Art.. Il processo alchemico – creativo, storico –culturale, tramuta il passato in presente, la tradizione in modernità, i miei lavori corrispondono ad una maturità e ad una crescita interiore, guardo dentro per cogliere le emozioni e i sentimenti più profondi. Sono processi creativi che talvolta mostrano le proprie paure, le proprie angosce. La Minotauro Art Fine Gallery, nella brochure “Il filo della discordia” in una nota critica di Leonardo Bizzoco così recita: Per storia personale e per la sua lunga riflessione e pratica artistica è stata lei l’antesignana della rielaborazione del filo in opere d’arte uniche e visionarie.

R. Da quando frequentavo le scuole medie, avevo una predisposizione per le discipline pittoriche e geometriche. Ho frequentato l’ Istituto d’Arte e fra gli allievi mi sono distinta per l’impegno e la ricerca di espressione e di armonia. Dal 1964 sono presente in numerose manifestazioni d’arte contemporanea a carattere nazionale e internazionale, ho avuto riconoscimenti, premi e borse di studio che mi hanno convinto a continuare il percorso artistico. D. Cosa vuole comunicare con le sue opere ai visitatori delle sue mostre? R. La libertà del gesto pittorico. Ho lasciato alle spalle le accademiche ricerche formali per avviarmi all’affascinante ricerca estetica che mi ha condotto in una dimensione intermedia tra il ricordo di un delicato mondo arcaico legato alle nostre radice e all’evidenza della contemporaneità. Agli inizi della carriera artistica l’ispirazione si è avvalsa della libertà del gesto e dell’accostamento dei colori; anche i soggetti figurativi, rappresentati con i criteri delle regole accademiche, venivano smaterializzati con graffi e

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D. Ci parli brevemente della Fiber Art di cui lei è l’anticipatrice italiana e del defilage.


E’ lei ad anticipare la Fiber Art, quando non aveva ancora questo nome. E’ lei che, come archetipo, ha preceduto con le sue opere l’intera corrente. Ha prodotto i Bozzetti e li ha realizzati a telaio con la tecnica del défilage

esprimere atmosfere e concetti compositivi con cromie personalizzati.

D. A chi o a cosa si ispira per le sue creazioni? R. Ho approfondito le tecniche della tradizione tessile Greca, Bizantina e Araba, a cui si collegano la tessitura e la secolare arte serica calabrese. Lavorando con fibre naturali ho creato un’intesa estrema con il telaio che mi ha permesso di reinterpretare le creazioni tessili, trasformandole in una forma d’arte contemporanea. Sono nati così i DÉFILAGES: tramature tessute al telaio ancestrale e metamorfizzati in un linguaggio contemporaneo, poi de-tessute che adagio su un’anima di fondo, dove il segno pittorico si fonde con la materia tessile. Amo la materia, sperimento ogni sua possibilità e ricerco l’assoluto che sta in me.

D. Ci racconti della sua mostra Impenetrabili Intrecci visitabile fino a settembre presso il Parco Nazionale della Sila. R. Mostra itinerante già iniziata nel 2018 presso il Castello di Cavernago di Bergamo. In questa occasione scelgo di far dialogare con la storia le mie opere, all’interno del manierro cinquecentesco ei Martinengo Colleoni. ALTRA ESPOSIZIONE AL PALAZZO DELLA PROVINCIA DI AREZZO. ” Si adatta bene nel parco Nazionale della Sila il titolo “Impenetrabili intrecci” per la Mostra d’Arte Contemporanea nell’ambito della nota rassegna SILAinARTE, a cura dell’Associazione culturale JONE, fruibile dal 5 luglio al 27 settembre 2020, nel rispetto delle misure antiCovi19, presso la Sala del Centro Natura, Parco Nazionale della Sila, Centro Visita G. Garcea, Villaggio Mancuso, Taverna. Un appuntamento che si rinnova da dodici anni. D. Un progetto che ancora non ha potuto realizzare ma le piacerebbe fare? R. Sono ben contenta del mio lungo percorso, le mie opere sono state esposte in luoghi di grande prestigio in Italia e all’estero, ho pubblicazioni con editorie di pregio e al mio attivo delle corpose monografie, diverse aggiudicazione in aste tutte citate al sito www. artiprice.com. “Ai posteri l’ardua sentenza”. Alessandra Primicerio (critico d’arte)

D. Cosa pensa della scena dell’arte italiana contemporanea? R. E’ difficile trovare artisti con una personale cifra stilistica. Oggi con la ricerca su internet tutti si influenzano delle opere dei grandi artisti. E’ una contaminazione, un deja -vu . Sono rari gli artisti che hanno un proprio linguaggio. Comunque ci sono artisti che hanno raggiunto una padronanza e un linguaggio efficace ed autentico e riescono ad

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CALABRIA

Morena Molinari e l’arte del ritratto.

Morena Molinari è una giovanissima e promettente artista di talento. Ritrattista dallo stile realistico e profondo, vicina all’ iper-realismo. Appassionata di disegno fin da bambina tanto da preferire disegnare e dipingere invece di uscire a giocare con le sue amiche. Ha frequentato il liceo artistico di Cosenza con impegno e successo. Oggi partecipa a diversi concorsi e mostre. Utilizza tutte le tecniche: acrilici, olio, acquerello, ma predilige le matite colorate per ottenere il suo stile realistico. Questo stile criticato da molti in realtà non è semplice perché si basa sulla capacità dell’artista di riprodurre quanto più fedelmente possibile una figura. Con le sue matite cerca di realizzare un’immagine perfetta. I suoi lavori richiedono una forte concentrazione e una accurata conoscenza degli strumenti e dei materiali. Tutto questo non paga dal momento che oggi il mercato richiede opere prodotte velocemente, ma secondo il mio giudizio critico ritengo che la vera arte sia questa. Di grande importanza infatti è la fase di studio, l’elaborazione e infine la realizzazione dell’opera. Punto di forza dei suoi soggetti sono gli occhi , perché come diceva Platone nel Fedro, riflettono immediatamente le nostre emozioni e paure fino a penetrare nel profondo del nostro essere. Pur ritenendo il bianco e nero affascinante , nelle sue opere Morena predilige il colore che ha un forte effetto sulle nostre emozioni. Il colore è luce, armonia, tono, forma, movimento, comunica un forte simbolismo ed esprime lo stato d’animo. Ho conosciuto Morena al liceo artistico

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di Cosenza dove ho insegnato un anno, lei frequentava il quarto anno e già era una promettente artista, eccellente anche nelle altre materie. Studiava l’arte con passione ed era sempre attenta alle spiegazioni. Ci siamo ritrovate in occasione di presentazioni di alcune collettive e ho deciso di rivolgerle alcune domande per conoscere insieme la sua sensibilità e la Morena artista. D. Come è nata la tua passione per la pittura e per l’arte? Qual è il tuo percorso artistico? R. La mia passione per l'arte è nata sin da piccola. Passavo molto tempo a disegnare e non era un semplice passatempo tipico di ogni bambino, ma qualcosa di più. Questa idea si consolidò nel corso delle scuole elementari. Crescendo, capivo che la mia passione diventava sempre più forte: l'arte era la mia materia preferita e il mio hobby. Passavo le serate d'estate a disegnare, a guardare tutorial su internet, sperimentare nuove tecniche. Nel momento in cui in terza media ci chiesero di fare la scelta della scuola superiore io non ebbi il minimo dubbio: il liceo artistico sarebbe stata la mia scuola. In realtà poi è stata molto di più, la mia casa, la mia vita. Quelli sono stati gli anni più belli, conclusi con un ottimo esame di maturità. Ultimamente partecipo a numerosi concorsi e mostre, nelle quali ho l'opportunità di confrontarmi con altri artisti.


R. Il colore per me è ciò che dà vivacità all’opera. È inoltre uno strumento utile ed efficace per mandare messaggi attraverso il significato di ognuno di essi. Lo prediligo quasi sempre rispetto al bianco e nero, che ha comunque un grande fascino. D. Un lavoro al quale sei particolarmente affezionata e perché? R. Tutti allo stesso modo, è impossibile sceglierne uno perché ogni opera è un pezzo di me, a partire dal ridicolo schizzo fino al lavoro più elaborato in assoluto. Alle opere un artista dedica il suo tempo, le sue attenzioni e quindi una volta ultimato non è più solo un quadro. Le mie opere sono soprattutto ritratti in cui riesco a captare l’espressione dei soggetti. D. Qual è la tua fonte di ispirazione? R. Non ho una vera e propria fonte di ispirazione ma a volte è come se l’arte mi chiamasse. Non succede spessissimo, infatti ho momenti di stacco, a volte brevi a volte piuttosto lunghi, in cui cambio aria. Ma questi momenti hanno una fine e trovo sempre lì le mie tele, i miei colori che sembrano aspettarmi pazientemente, regalandomi un senso di libertà. Ci sono invece i periodo di intensità e fusione con l’arte, in cui riesco a lavorare tanto e bene, dove appunto l’ispirazione mi raggiunge ed è forte. Succede che entro in sintonia con le opere che sto andando a realizzare. Dunque l’ispirazione è il rapporto perfetto tra mente e cuore, poi la mano va da sé. D. Quali sono secondo te le qualità, i talenti e le abilità che deve possedere un artista per essere definito tale?

D. Quali componenti vuoi mettere in evidenza in un ritratto? R. In ogni mio ritratto metto in evidenza gli occhi, lo specchio dell’anima, la parte più espressiva del volto, più di un sorriso perché la bocca può mentire, gli occhi no. Sono l’elemento su cui mi focalizzo in ogni mia opera, che le contraddistingue. Dunque, se c’è in un ritratto in cui gli occhi non hanno centralità e la giusta importanza, allora non è opera mia. D. Cosa cerchi attraverso l’arte? R. Cerco libertà di espressione, cerco uno strumento di comunicazione potente ed efficace. Alessandra Primicerio (critico d’arte)

R. Un artista deve avere un suo stile, un tratto che lo contraddistingue, riconoscibile. L’opera deve essere subito riconducibile a lui. D. Riesci a dare una definizione del tuo stile? R. Il mio è uno stile molto realistico, non ho la presunzione di dire “iperrealistico” ma ci sto lavorando affinché diventi tale. È uno stile molto complesso, minuzioso, richiede dedizione e necessita di tempistiche lunghe. È uno stile talvolta criticato perché ritenuto una copia della realtà, io non penso sia così, anzi è in grado di mettere in mostra al meglio le qualità artistiche, la precisione nel disegno anatomico e del corretto uso del colore. Inoltre non è vero che non si può lanciare un messaggio con un’opera iperrealistica, l’opera non è mai fine a se stessa, basta solo saper giocare con realtà e fantasia. D. Quale tecniche usi? R. Mi piace “giocare” con tutte le tecniche: acrilici, olio, acquerello, però per realizzare al meglio le mie opere, per ottenere il mio stile realistico mi servo di matite colorate. Può sembrare una tecnica naif ma se usata bene può dare risultati veramente sorprendenti. L’unica pecca è che rallenta ancora di più i tempi di esecuzione, quindi bisogna armarsi di santa pazienza. D. Cosa rappresenta per te il colore?

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SICILIA

L’opera inedita dell’artista Rori Palazzo per “Next” all’Oratorio di San Lorenzo

Oratorio di San Lorenzo - Palermo Dal 24 dicembre 2019 al 17 ottobre 2020 Visitabile sabato e domenica dalle 10.00 alle 18.00 Ingresso gratuito Per info telefonare al numero 091 6118168

Giunta alla sua decima edizione, all’oratorio di San Lorenzo, in via Immacolatella 5 a Palermo, la rassegna “Next” si propone di andare oltre un insanabile vuoto, il furto della “Natività” di Caravaggio, invitando gli artisti ad elaborarne una loro originale versione. A distanza di oltre quattro secoli, Rori Palazzo offre una sua personale riflessione sul tema. Mantenendo, infatti, il contenuto e le dimensioni del perduto capolavoro di Caravaggio, l’artista ha affrontato con rara sensibilità l’arduo compito di andare oltre a un insanabile vuoto, ricreando la sua Natività attraverso l’uso del mezzo fotografico. La sua istantanea allude all’albero della vita. In una composizione piramidale, costruita con l’eleganza compositiva che contraddistingue la sua produzione, met-

te in scena in uno stesso tempo la nascita, il compianto e la resurrezione. L’archetipo della grande madre è interpretato nella sua complessità; in essa convivono la forza generatrice e distruttrice, la buona e la cattiva madre, il ventre femminile e la testa maschile. Un’opera di grande impatto visivo che, nella sua chiarezza formale, rimanda ad un’;iconografia arcaica, mitologica e, per la sua forza spiazzante, estremamente attuale. “Next”, progetto ideato e organizzato dall’associazione Amici dei Musei Siciliani, rimarrà in esposizione fino al 17 ottobre 2020, anniversario di un tragico furto e al contempo preziosa occasione per rievocare alla memoria un capolavoro senza eguali del quale, oggi più che mai, si anela a un provvidenziale rinvenimento.

Oratorio di San Lorenzo via dell’Immacolatella 5 - 90133 Palermo

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L’avventura del segno opere di Accardi e Sanfilippo

SICILIA

dal 26 settembre al 10 gennaio 2021 nel Convento del Carmine di Marsala (Trapani)

Indagine su due protagonisti dell’Arte del secondo Novecento Una mostra in programma dal prossimo 26 settembre al 10 gennaio 2021 nel Convento del Carmine di Marsala (Trapani) ripercorrerà in parallelo percorso di Carla Accardi (Trapani, 1924 - Roma, 2014) e di Antonio Sanfilippo (Partanna, 1923 - Roma, 1980), due protagonisti della Storia dell’arte, non soltanto italiana, del secondo Novecento. Il titolo è “Carla Accardi - Antonio Sanfilippo. L’avventura del segno”, a cura di Sergio Troisi. L’inaugurazione sabato 26 settembre alle 18. L’esposizione, in programma per il mese di maggio 2020 e sospesa per l’emergenza sanitaria, è organizzata dall’Ente Mostra di Pittura Contemporanea “Città di Marsala” insieme con l’Archivio Accardi Sanfilippo di Roma. La mostra - circa 50 opere, molte del-

le quali di grande formato, provenienti da collezioni pubbliche e private - rappresenta la prima indagine in parallelo su due protagonisti dell’arte del Novecento tra i principali artefici di quel rinnovamento che, a partire dell’immediato dopoguerra, conduceva alcuni giovani artisti a riallacciare la propria ricerca alle grandi fonti della cultura artistica europea. Entrambi siciliani, compagni per un lungo tratto di vita - oltre che di avventura e sperimentazione artistica - Accardi e Sanfilippo furono, insieme a Consagra e Attardi, gli esponenti di quella pattuglia isolana che insieme ad altri esponenti dell’area romana fondarono nel 1947 quel gruppo Forma a cui si deve la fiera rivendicazione di un’arte astratta. (ANSA).

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SICILIA

La fotografia nel tempo dell’isolamento creativo: 100 autori per la mostra (gratuita) “Sine Die”

“Sine Die” (part.)

“Sine Die” è una locuzione latina traducibile come senza fissare il giorno (letteralmente senza giorno). L’idea di non conoscere una scadenza, di non avere un termine chiaro di paragone e di fine del fenomeno pandemico in atto, ha fatto letteralmente impazzire una larga fascia della popolazione. L’uomo ha dovuto prendere atto della sua fragilità. Questo è il senso del nome dato al progetto, dalla piattaforma online alla mostra, promossa e realizzata dalla Fondazione OELLE Mediterraneo antico e co-organizzata dal Comune di Catania nelle sale del Palazzo della Cultura, che ripercorre attraverso lo sguardo di oltre 100 autori le complesse dinamiche sociali che il mondo sta vivendo quotidianamente al tempo del Coronavirus. L’esposizione, fortemente voluta da Ornella Laneri (Presidente Fondazione OELLE Mediterraneo antico) per supportare, con un progetto unico e internazionale, la città etnea privata di offerte culturali dall’emergenza sanitaria da Covid-19, sarà fruibile tutti i giorni, ad ingresso libero, fino al 4 ottobre. «“Sine Die” è un progetto che conferma Catania come uno dei centri propulsivi dell’arte contemporanea - spiega Barbara Mirabella, Assessore alla pubblica istruzione - con un rilievo che va oltre i confini nazionali. L’arte è il nostro cavallo sulla scacchiera dell’emergenza sanitaria in atto, l’unico in grado di fare una mossa a sorpresa, pronto a essere in prima fila verso un nuovo Rinascimento dalle macerie del Covid-19». Stampate in formato 50x70 cm e ciascuna abbinata a un testo dell’autore (una poesia, un pensiero, un saggio breve), entrambi scaturiti dal tempo per la riflessione che ha

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portato con sé il lockdown, le 122 fotografie selezionate in mostra si susseguono nelle sale del Palazzo della Cultura di Catania tra immagini iconiche ed emozionanti. A partire dalla testimonianza da Bergamo di Mario Cresci (Chiavari, 1942), un maestro che la fotografia l’ha reinventata, elevandola al rango di arte visiva. Fino ad arrivare allo scatto di Michael Christopher Brown (Skagit Valley, Washington, 1978), il famoso fotoreporter americano per National Geographic, Time, New York Times Magazine. Con esiti sorprendenti, gli autori coinvolti (molti artisti professionisti) hanno prodotto dei lavori fuori dai tradizionali schemi, ricorrendo a sperimentazioni dagli esiti sorprendenti, con uno sguardo obliquo sull’attualità straordinaria che stiamo vivendo. La scelta di esporre fotografie e testi intende sottolineare lo stretto legame che intercorre, sin dalla loro invenzione, tra questi due linguaggi. La mostra è accompagnata da un catalogo, a cura di Carmelo Nicosia, edito dalla Fondazione OELLE.

Palazzo Platamone (Palazzo della Cultura) Catania Dal 18 luglio al 4 ottobre 2020 Visitabile tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00 Ingresso gratuito


SICILIA

MAS S I M O L I G RE G GI pr esen t a N ico l ; Bru n o MAE S T RAL E

Mostra Personale Nicolò Bruno dal 17 luglio al 10 ottobre 2020 „La Galleria MassimoLigreggi è lieta di presentare il giorno 17 Luglio la mostra personale di Nicolò Bruno dal titolo: MAESTRALE. “Siamo fatti di isole. Siamo fatti di isole, siamo isole nel mare della vita. Ecco perchè è così difficile comprendersi, anche quando, nei gesti affettuosi, colmi di intime dolcezze, le figure dipinte da Nicolò Bruno si sfiorano e si respirano l’un l’altro. Le sue pitture omo-erotiche sono delicate pagine scritte da un poeta viaggiatore che credo abbiano assorbito dall’esperienza di residenza, nella piccola isola di Sant’Antioco, il bagliore dei colori ovunque saturi di luce, assolati, assoluti. Alla

dal 17 luglio al 10 ottobre 2020 via Indaco, 23 Catania mail. info@massimoligreggi.it

vita contemplativa e alla ricerca solitaria, incoraggiata dai silenzi del lookdown, Nicolò ha accostato una forte azione territoriale sviluppando, per Fondazione MACC il progetto time-specific Residenza/Resistenza: una bandiera per resistere dedicata ai singoli, alla comunità calasettana, ai centri di produzione culturale. L’artista ha sventolato la bandiera energicamente, dalla sommità del museo, respirando, a pieni polmoni, quel maestrale di pietra e di mare che, sono sicuro, resterà per lui indimenticabile. In fondo Nicolò e il vento del nord si assomigliano: viaggiatori instancabili, vitali, scuotono le coscienze, restano nel cuore”.“

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