N°46 LUGLIO-AGOSTO 2021 -
periodico bimestrale d’Arte e Cultura
ww w.f a c e b oo k . c o m/ R i v is ta 2 0
Edito dal Centro Culturale ARIELE
ARTE ARTE E CULTURA NELLE 20 REGIONI ITALIANE E CULTURA NELLE 20 REGIONI ITALIANE
ENZO BRISCESE
ENZO BRISCESE
BIMESTRALE DI INFORMAZIONE CULTURALE
del Centro Culturale Ariele
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Hanno collaborato: Giovanna Alberta Arancio Monia Frulla Rocco Zani Miele Lodovico Gierut Franco Margari Irene Ramponi Letizia Caiazzo Graziella Valeria Rota Alessandra Primicerio Virginia Magoga Enzo Briscese Susanna Susy Tartari Cinzia Memola Concetta Leto Claudio Giulianelli
www. f a c e b o o k . c o m/ Riv is t a 2 0 ----------------------------------------------------------
Progetto 3 - 2005 -t.m. e olio su tela - cm30x40 (collezione Priv.)
Rivista20 del Centro Culturale Ariele Presidente: Enzo Briscese Vicepresidente: Giovanna Alberta Arancio orario ufficio: dalle 10 alle 12 da lunedì al venerdì tel. 347.99 39 710 mail galleriariele@gmail.com -----------------------------------------------------
Progetto 8 - 2006 -t.m. e olio su tela - cm30x40
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In copertina: Enzo Briscese
MODUS OPERANDI dal 2 luglio al 1 agosto 2021
CORRADO ALDERUCCI - GIORGIO BILLIA - ENZO BRISCESE ENRICO MEO - MICHELE ROCCOTELLI
ARTE ATTUALE Centro Culturale Ariele
Casa del Conte Verde Via F.lli Piol 8, Rivoli (TO) Mostra realizzata dalla Città di Rivoli Orari da martedì a venerdì 16 - 19 domenica 10 - 13 / 16 - 19 durante la Festa della Musica a Rivoli l’orario di chiusura della mostra solo per i venerdì e sabato dal 2 al 24 sarà prolungato fino alle 23. sabato 31 luglio (10 - 13 / 16 - 19) lunedì chiuso Info tel. 011 956 30 20 Casa del Conte Verde: www.comune.rivoli.to.it Con il Patrocinio di:
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Museo ‘Casa del Conte Verde’ Rivoli 2021 Enzo Briscese
Ragazzi del 2000 - 2021 - t.mista olio su tela - cm70x80
Ragazzi del 2000 - 2021 - t.mista olio su tela - cm70x80
“I ragazzi del duemila”. “La verità è figlia del tempo” (Aulo Gellio). Enzo Briscese – Nuovo ciclo pittorico di undici tele, tecnica mista, cm. 70X80.
derio e il tenace interesse a propugnare le ragioni dei giovani sostenendole come artista.
Il pittore lucano Enzo Briscese, torinese d’adozione, vive l’arte come se si trattasse di un lungo viaggio di cui sceglie, per quanto gli è possibile, l’itinerario, ma del quale non può prevedere tutti i possibili passaggi: egli di certo non descrive guardando da un finestrino esterno bensì è dentro a quel tratto di storia che sta raccontando e va prendendo forma sulla tela, una narrazione che può essere piacevole o drammatica. La sua vita artistica è essenzialmente legata alla pittura: figurativa, astratta, astratto-figurativa e i suoi cicli tematici percorrono le strade della sua frequentazione fisica o ideale: “Studi”; “Fantasie”; “Progetti “; “Contaminazione fra i viaggi reali e la sua interiorità”; un ciclo dedicato a Torino, etc.. Nei suoi lavori, spesso, vi si può leggere delle vere e proprie storie, quasi che le immagini (fig. o astratte) fossero le pagine di un libro. Se lo sguardo potesse scorrere idealmente da un ciclo all’altro si proverebbe l’impressione di vedere fluire la storia del nostro tempo con i suoi colori vividi, i suoi chiaroscuri. Il pittore lucano si è sempre impegnato con rigore e serietà dei problemi sociali che affliggevano e ancora affliggono in varia misura il tessuto urbano degradato. Anche in questo ultimo ciclo dedicato a “I giovani del duemila” si percepisce chiaramente il suo sentito desi-
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Ragazzi del 2000 - 2021 - t.mista olio su tela - cm70x80
Ragazzi del 2000 - 2021 - t.mista olio su tela - cm70x80
Ragazzi del 2000-2021-(l’assenza) -t.mista olio su tela- cm70x80
Riguardo ai cicli precedenti a quello attuale si è spesso affermato che la pittura di Briscese è attraversata da espliciti caratteri di visionarietà e di simbolismo ma, per quanto rigurda i “I ragazzi del duemila” ritengo prioritario evidenziare il finissimo intuito e la delicata sensibilità d’animo con cui impronta il suo viaggio tra gli adolescenti, creando scene che catturano lo sguardo del visitatore e lo inducono a riflettere; ciascuna scena è unica e irripetibile e non c’è pericolo che si verifichi quella ripetitività diffusa oggi, vuota e sbiadita, anzi al contrario, non si resta mai delusi grazie al suo vulcanico estro poetico. Movimento, colore, divenire, fanno parte della sua più atavica concezione di artista occidentale. “Non è possibile discendere due volte nello stesso fiume” (Eraclito di Efeso, V sec. ac.). A partire da questo punto di vista il tempo diventa un fattore importante così come la preoccupazione profonda per un eventuale declino, per un regresso, per una crisi epocale della storia della nostra società che permetta il degrado e non impieghi il giusto tempo necessario per un programma soddisfacente e sostenibile. E non basta ancora. Non si ha bisogno, per non fraintenderci, di un modo d’essere anaffettivo, soltanto ben preparato a competere adeguatamente in un bellicoso e squilibrato villaggio globale. Resterebbe quel mondo inquietante e irrazionale che è e che ci fa paura. Se la” tecnè” dell’Ottocento, rapida e senza freni ha prodotto i mostri della ragione, occorre ora riflettere su un approccio più affettivo ed educativo in grado formare i nostri giovani. Tra le tele di questa serie possiamo notarne una in cui scompare la figura umana ed emergono unicamente astrazioni, forse perché le fragilità adolescenziali hanno qui il sopravvento e non riescono a creare una propria figura, una consistenza completa e identitaria e ne rimangono sommerse. Si ha soltanto un ragazzo fragile,
incerto e per così dire invisibile. Quella tela, però, potrebbe invece indicare il sopraggiungere di eventi, per ora non spiegabili, capaci di dirottare diversamente la loro vita e aprire uno spiraglio positivo. Giovanna Arancio
Ragazzi del 2000 - 2021 - t.mista olio su tela - cm70x80
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Ragazzi del 2000 - 2021 - t.mista olio su tela - cm70x80
Affiorano lacerti della memoria, nella pittura di Enzo Briscese. Affiorano, innanzitutto, la figura e la storia. E, di conseguenza, affiorano i miti e la filosofia, attraverso la rappresentazione figurativa della persona. E poi emergono, anche, codici numerici: assegnati a un immaginario fantastico (di forte potenza evocatrice in senso archetipale) e a progressioni algebriche che appaiono, in alcune circostanze, del tutto casuali - tuttavia, pur sempre, armoniche - e in altre situazioni rispondono, invece, a un calcolo preciso, sembra quasi desiderato, certamente ricercato, da parte dell’artista, il quale è come se avesse tutto prefissato dentro di se, nel suo immaginario e nel suo inconscio. Insomma, è come se le sequenze geometriche dei cerchi, dei triangoli e dei rettangoli- che l’artista crea sul piano prospettico dell’opera – rispondano a un preciso apparato geroglifico, tutto suo, che racconta: sia la complessità del pensiero razionale e sia l’insostenibile leggerezza dell’individuo, attento a voler manifestare la sua fantasia e la sua immaginazione. E poi compaiono, pure, nei dipinti
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di Enzo Briscese: segni e simboli che sono descrittivi, in qualche misura, dello spazio sociale e relazionale, abitato dall’individuo contemporaneo. Da altri dipinti emerge, per di più, un urlo. È l’urlo di un individuo che pone come epicentro, ideale, della sua condanna sociale, la ruvidezza del nostro tempo. Un tempo che conosce solo l’inquieta complessità del vivere quotidiano; dentro spazi architettonici che sono chiusi, a filo di refe, in una dimensione urbana che stringe, che soffoca e che opprime. Una realtà, insomma, che è comunque da condannare e da mettere da parte, ricorrendo al sistema dell’immaginario fantastico: a tratti, ludico, giocoso e disimpegnato e a tratti, invece, serio, greve, misurato e continente. La forza visionaria di Enzo Briscese sta in tutto questo. Sta nella sua capacità di mettere insieme la figura e l’espressione astratta di un’idea. E poi, anche, nella sua abilità di far convergere la forma in un “tutto armonico” dove c’è spazio per il segno, per la linea e per il colore. - Rino Cardone
Ragazzi del 2000 - 2021 - t.mista olio su tela - cm70x80
Ragazzi del 2000 - 2021 - t.mista olio su tela - cm70x80
Enzo Briscese è autore di visioni rivissute in una dialettica di momenti coinvolgenti. Egli privilegia la scomposizione di piani, come esplorazione visionaria, e colta ricerca concettuale, che riprende il pensiero cubista e costruttivista del primo Novecento. Questa pittura riafferma con garbo la possibilità di momenti arcani, grazie a uno scenario dove reminiscenze figurali, più o meno esplicitate, si coniugano in un contesto liricamente informale, mettendo a punto un microcosmo che si ricompone in un unicum ragionato e reso coerente, tramite segnali e richiami allusivi. Vibrano Sentimenti inespressi in queste ricognizioni di eventi, il cui significato resta comunque sospeso e accessibile solo come intuizione. Il percorso visivo si traduce in un segno rapido, elegante, e in una materia trasparente, leggera, a suo modo dialogante, e poeticamente armonizzata nei giochi tonali. Si può ben dire quanto Briscese sia pittore della positività, anche nel momento in cui le sue visioni assumono le sembianze di una realtà sfuggente; non c’è infatti conflitto in queste composizioni dove l’inconscio non è tenebra perturbante, ma processo chiarificatore, autobiografico si direbbe, che si apre allo sguardo come accogliente repertorio di oggetti teneramente quotidiani, avvolti nella dolcezza ipnotica e nel silenzio ovattato di uno spazio metafisico. Briscese si rivela qui come abile manipolatore di una realtà estremizzata fino ai limiti dell’assurdo, e tuttavia autore di una narrazione veritiera, attendibile, aperta alla condivisione. La sua cultura pittorica, superando il conflitto tra figurazione e informale, si radica nel Museo del secolo scorso, ma va anche detto che questo richiamo spiega solo in parte la verità poliedrica del suo operare, dove risuonano chiari gli echi della nostra inquietante quotidianità. Paolo Levi
Le amiche- 2021 - t.mista olio su tela - cm70x80
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Museo ‘Casa del Conte Verde’ Rivoli 2021 Michele Roccotelli
Zc253 Embrace – 2021 – olio su tela - cm120x80
Altro che retorica di vita d’artista. Quando aveva 14 anni, Michele Roccotelli lasciò Minervino Murge per andare a studiare a Bari, la grande città in cui perdersi. Abitava all’estrema periferia di campagna, e l’istituto d’arte era dal lato opposto. Nelle assonnate prime mattine, lo si vedeva a piedi con grossi rotoli di carta sotto il braccio, a piedi ed erano chilometri. E passava anche per il mare, completando, con la terra e il cielo, la santissima trinità che lo ispirerà come Roccotelli. Dai tempi del sacrificio veniva del resto, nato nel 1946, il più piccolo di una famiglia di nove figli (cinque rimasti in vita), ma quando ancora si poteva sognare un futuro. Famiglia con un pezzo di terra, trecento mandorli e una casetta, ma poi venduto. Un piccolo negozio di generi alimentari gestito dal padre e con la madre che faceva la panettiera: quindi pane che non solo metaforicamente non
mancava mai come sempre nella civiltà contadina. E una voglia di disegnare e dipingere che un cugino capì subito dove avrebbe portato. Vecchi lenzuoli, logori e stinti, gli dava la madre perché lui potesse cominciare ad essere ciò che sarebbe stato, e fogli di carta gialla da formaggio, e chiodi arrugginiti a dare l’idea della tavolozza. E poi lì, a scuola, l’ispirazione che diventava tecnica. Tra colori primari e complementari. Tra linea e forma. Tra toni, semitoni, spazi, pause, come ha ricordato il suo maestro di discipline pittoriche, un nome del prestigio di Francesco Spizzico. Poi il perfezionamento degli studi a Roma, e una iniziale frequenza di architettura. Ma l’arte fremeva. Ora l’atelier di Michele Roccotelli a Bari rievoca, e neanche questa è retorica, la Parigi romantica dell’esodo di tanti maledetti che sarebbero diventati giganti restando maledetti.
Zc267 Embrace – 2021 – olio su tela - cm120x80
Zc262 Bacio - 2021 - olio su tela - cm120x80
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Zc318 Bacio - olio su tela - cm150x150
Zc319 Bacio - olio su tela - cm150x150
Un vecchio cortile. E alte volte bombate, e pietra viva, e archi, e una fantasmagoria di barattoli di colore, e pennelli, e ogni angolo una sorpresa che farebbero e fanno la gioia del fanciullino che è in tutti noi. E di sicuro anche in lui. Un mondo incantato di colore da poter giustamente dire che Roccotelli è la Puglia. E’ La Puglia dell’oro dei campi di grano, del rosso dei pomodori, del giallo delle sabbie, del verde degli ulivi, del bianco del sale, del blu delle onde. La Puglia, della quale egli stesso parla con quella sua aria mite e pacata e tutt’altro che maledetta, col sorriso buono ma il piglio contagioso e rassicurante di chi si è fatto da sé, di chi viene dal poco. Ché poi ben altro piglio quando, indossato il camice e posata la tela, esplode nei suoi gesti d’artista che sono tutto uno spettacolo. Ora mazzate ora carezze, ora strisciate ora toccate, ora soste ora fughe sulla superficie inanimata che diventa respiro, e anima, e pulsazione, ed emozione che ci parla e vive: natura viva, altro che natura morta. Il prodigio di Roccotelli in azione. Come
tutti i grandi artisti, come le <grandi anime>, Roccotelli ha raccolto per donare. Ha raccolto, racconta, dai rovi di una Murgia pietrosa, spinosa di asfodeli, viscida di muschio profumato, di bassi ginepri, di calde dune chiazzate di pruno o rosmarino selvatico, di mortella verdeggiante. Può sembrare una lezione di botanica, è una lezione di mistica. Il fatto è che Roccotelli non sarebbe Roccotelli senza la macchia mediterranea. E Roccotelli non sarebbe Roccotelli senza i cieli carichi di luce, quella luce di madre Grecia che <forma le forme>. E Roccotelli non sarebbe Roccotelli senza la pietra di Puglia diventata cattedrali, e tetti, e chianche. Vedi le sue tele, e scopri una basilica, e uno squarcio di centro storico, e una casedda dal bianco come latte. Ma se Roccotelli deve tanto alla Puglia, la Puglia deve tanto a Roccotelli. I girasoli erano semplici girasoli finché un giorno non ci passò un Vincent Van Gogh e li fece diventare ciò che sono diventati.
Zc342 nudo - olio su tela - cm40x40
Zc311 nudo - olio su tela - cm60x80
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Zc328 nudo maschile - 2021 - olio su tela - cm60x80
Zc339 Abbraccio - 2021 - olio su tela - cm50x70
E i manifesti stracciati sui muri delle nostre strade erano solo manifesti stracciati finché non ci passò un Mimmo Rotella e li fece diventare ciò che sono diventati. Così la Puglia, diventata Puglia anche quando un Michele Roccotelli ci è passato e un lampo si è acceso. Compresi i reperti di una Puglia che fu. Per tutto questo l’atelier di Roccotelli è una Wunderkammer, una di quelle Camere delle Meraviglie nelle quali fra Barocco e Illuminismo si collezionavano oggetti straordinari. Ti aggiri fra pile di tele e odori di vernici e ti imbatti ora in una vecchia finestra che sotto le sue mani e il suo genio riprende a fiorire come un palcoscenico. Ora in una vecchia sedia
da rigattiere che occhieggia sorniona. Ora in una damigiana che troneggia da lume. Ora in un sasso rianimato in gnomo. Ora in piatti promossi in quadri. Ora in un tronco nobilitato in scultura. La scultura, altra passione di Michele. La ceramica. E così le poesie, che con modestia e passione ma sorprendente bellezza accompagnano molte delle sue opere, l’altra faccia della sua sensibilità. E infine un libro, 172 pagine di una biografia su carta che è una ballata su una vita randagia di artista fra spunti e intuizioni lungo la sua strada.
Zc326 Nudo - 2021 - olio su tela - cm60x80
Zc331 50x60 Nudo - 2021 - olio su tela - cm50x60
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Zc337 Nudo - 2021 - olio su tela - cm50x60
Hanno scritto di Roccotelli i più accreditati critici. Con interventi conservati al Thomas J. Waston Library del MetropolitanMuseum di New York. Da quel 1968 della prima mostra, da allora ha esposto negli spazi delle più prestigiose gallerie di tutt’Italia e di mezzo mondo, dagli Stati Uniti al Canada, dalla Germania all’Austria, dalla Svizzera al Parlamento Europeo di Bruxelles, da Singapore a Dubai. E cataloghi e biennali. E premi ovunque. Dipinge e crea da cinquant’anni, dice guardandoti con infantile stupore. Continua a lavorare otto ore al giorno e ogni giorno. Qualche lezione di qua e di là dopo aver lasciato l’insegnamento molti anni fa ma ora ancora maestro all’Accademia “Margherita” di Bari. Fino all’ultima impresa che lascerà il segno più prezioso di sé. E’ la Pinacoteca Roccotelli, inaugurata nell’ottobre 2020 e con la quale ha voluto arricchire e onorare la sua Minervino, come fiori che cadono sempre dove sono le radici. Cento opere (82 dipinti e 18 fra sculture e ceramiche) che parlano di lui nel medievale castello baronale tanti decenni dopo quel giorno e in quel luogo da cui partì. E nel quale è tornato dopo tanto cammino perché il suo nome resti lì per sempre. Il sogno di una vita. Opere divise nelle sezioni “Abstraction”, “Landscape”, “Urbe”, “Mare”. E nell’ultima, “Embrace”, Abbracci, corpi maschili e femminili che si abbracciano nel “mondo antico dell’amore”, un segno di speranza nel tempo del Covid che ce li ha tanto preclusi. Pinacoteca fra le gioie più grandi di un uomo con una stella e un caos creativo dentro . A Minervino, Roccotelli ha un altro studio o“Embrace”, Abbracci, corpi maschili e femminili che si abbracciano nel “mondo antico dell’amore”, un segno di speranza nel tempo del Covid che ce li ha tanto preclusi. Pinacoteca fra le gioie più grandi di un uomo con una stella e un caos creativo dentro . ltre quello di Bari. E uno nel buenretiro estivo di Rosa Marina fra le dune di sabbia e gli ulivi centenari piegati ma sempre vivi come lui. Eccolo andare verso una tela e spiegare, vedete, il colore si asciuga e prende corpo, è come se si muova, un po’ più di giallo, rafforza il rosso. E così si diffonde la magia. E di fronte al prodigio che poco a poco sulla tela sotto la sua mano e il suo spirito si compie, ti chiedi se sia più vero il mondo lì fuori o quello suo lì dentro, se lui sia l’originale o la copia. Roccotelli è l’inconscio di tutti noi. Lino Patruno
Zc334 Il bacio - 2021 - olio su tela - cm40x50
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Museo ‘Casa del Conte Verde’ Rivoli 2021 Enrico Meo
SAR-DINE - 2021 - dittico - acrilico su tela -cm50x100
La pluridirezionalità dei messaggi contenuti nelle opere di Enrico Meo spiazza e disorienta il riguardante che cerca l’appiglio nella minuzia e nel dettaglio la chiave coloristica, magari, per entrare nello spazio scenico di una dimensione ambigua, di una classica indecifrabilità e caratterizzato da architetture essenziali in prospettive impossibili, da figure realistiche in pose metafisiche, da nitide immagini splendenti in una luce allucinata, da congrue, razionali, geometriche strutture rappresentati in mondi-rovesciati, dentro spazi extra personali o in fuorimondi diversi e irraggiungibili, ma tutto ciò che può fare, lo spettatore, è lasciarsi andare e immergersi nel clima, nell’atmosfera magica e misteriosa dell’Enigma Meo. Se
lo fa è già avanti perché ha soggiornato nell’enigma, ovvero nell’arte del maestro, che richiede, per essere non dico decifrata, ma quanto meno interpretata, di soggiornare in essa più a lungo possibile, trovarvi, per così dire, dimora e sostarvi come in una grotta in religioso raccoglimento fino ad arrivare, se possibile, ad ascoltarla. Sembra retorica eppure è così.
Angelo 3 - 2014 - acrilico su tela 50x50
Angelo - 2014 - acrilico su tela 50x50
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L’opera di Enrico Meo è talmente alluvionata di simboli, di significati mistici ed esoterici da presentarsi come una sorta di indefinibile irrealtà che, fuori dalle coordinate spazio-temporali, echeggia negli anfratti del rito e del mito in un insieme di desiderio, pathos, tragedia e sogno.
SENZA TITOLO 2020 - acrilico su tela,80x128
Ciò che conta, per il riguardante, è soggiornare nell’opera, l’arte non essendo altro, alla fine, che un urto e un incontro, uno scontro e un abbraccio che dipendono da un sussulto, un sobbalzo, una specie di lotta che ci costringe a chiederci ”che cos’è?“, che cosa essa sia e a fermarci in silenzio per “ascoltare”, se ne siamo capaci, cosa voglia
dire. Perché l’opera d’arte, alla fine, è come un re. Bisogna stare in silenzio e aspettare che parli. Le singole opere parlano alla coscienza che sa interrogarle. Gianfranco Labrosciano
FACE 1 - 2016 - acrilico su tela - cm40x50
FACE - 2015 - acrilico su tela - cm40x50
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PROTESI 2013, dittico, acrilico su tela, 50x80
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L’illuminato - 2021 - ,acrilico su tela -cm60x80
L’altro - 2014 - acrilico su tela - cm 80x100
Fuoco sacro - 2020 - acrilico su tela - cm80x70
Allegoria dell’arte - 2021 - Acrilico su tela - cm60x80
Nasce a Grottaglie (Ta) il 20 aprile 1943. Vive a Reggio Calabria, dove si è trasferito terminata la carriera di docente di Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico di Cosenza. Ricerca, sperimenta e realizza i suoi lavori nello studio privato a Gallico Marina (RC).
Ha studiato all’ISDA di Grottaglie, dove contemporaneamente ha arricchito la sua formazione frequentando sin da ragazzo le Botteghe D’arte Ceramica. Ha seguito i corsi di Incisione a Urbino, di Arte Contemporanea ad Anacapri con il Maestro JoeTilson e il Corso di Arte Concettuale alla Sommerakademie di Salisburgo sotto la guida del Maestro Roman Opalka. Artista impegnato nel sociale ha collaborato con vari Enti e Comuni alla realizzazione di Monumenti, Murales, Installazioni e Performance. Dal 1965 espone in Italia e all’estero, partecipa a rassegne come Artissima a Torino, Miart a Milano, Expo a Bari; realizza e prende parte a Eventi d’Arte organizzati da vari Enti del territorio nazionale; crea illustrazioni grafiche collaborando con l’editoria; scrive poesie e pubblica articoli sui quotidiani regionali. Di lui Roberta Filardi dice: …“Meo ci conduce all’interno di un universo misterioso, enigmatico, dove una moltitudine di figure, uomini, donne, angeli, demoni, ominidi, come la serie degli acefali, si muovono solitarie o dialogano all’interno di scenari naturali estremi, quasi primitivi, o in ambienti metafisici sinteticamente evocati, che sembrano affiorare alla memoria da una dimensione interiore.”
Ragazzo strabico - 2018.- acrilico su tela,- cm40x50
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Museo ‘Casa del Conte Verde’ Rivoli 2021 Corrado Alderucci
In cerca di noi - 2017 - acrilico su tela - cm70x110
Alderucci Corrado è nato ad Avola (SR) il 21 Luglio 1946, arriva a Torino nel Novembre del 1961, dove vive ed opera ,in via Giacomo Balla 1/a. Nell’anno 1963/64 frequenta il Liceo Artistico “ Vittorio Veneto “ di via Pomba a Torino, sotto la guida del compianto maestro Pontecorvo. Nel 1965 sospende gli studi per la morte del padre e per tre anni frequenta i corsi serali ENALC
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per cartellonistica e grafica , dove incontra il compianto maestro Bercetti. dal 1966 ad oggi partecipa con successo a mostre collettive, concorsi e rassegne organizzate dalle Associazioni e Gallerie: Andrea Zerbino, Arte Città Amica, Galleria Europa, Piemonte Artistico Culturale, Arte Totale, Galleria Ariele , Cral Regione Piemonte , Amici di Bene Vagienna e altri ancora.
Di notte - 2010 - acrilico su tela - cm50x100
Dialogo tra sogno e realtà - 2021 - acrilico su tela - cm70x100
SOTTOTRACCIA” - SIMBOLI DELL’ESSENZA Viviamo in un’era caratterizzata sul piano della comunicazione di massa, dal primato del linguaggio dei segni e delle immagini, mai come in tutta la storia umana, assistiamo ad una vera e propria “dittatura del visivo”, gli altri modelli di comunicazione appaiono scialbe forme espressive, ridotte, il più delle volte, a semplici elementi complementari dell’immagine. Soprattutto il logos, originariamente supremo veicolo della memoria e della conoscenza, è ormai ridotto a banali slogan, criptici sms, o strutture didascaliche, optional del significato. Display, video monitor, televisori, oggetti sempre più ossessivamente presenti e comuni nei nostri territori quotidiani privati e collettivi, proiettano convulsamente, in un parossistico ciclo continuo, milioni di forme e scansioni cromatiche. Le opere di Corrado Alderucci appaiono come un salvifico ed anacronistico percorso contro corrente, paesaggi fisici e mentali animati dalle forme più elementari e straordinariamente essenziali. Le matite, la barchette di carta proposte dall’artista nei suoi più recenti lavori, si manifestano come segni di un universo di disarmante semplicità, sono le testimonianze di un passato, le tracce di quell’homo faber che rappre
sentava attraverso la sua operatività manuale, l’ancestrale pulsione umana al conoscere attraverso l’esperienza. Il modello conoscitivo contemporaneo passa attraverso una percezione virtuale della realtà, la simulazione elettronica esclude le mani dai processi del fare e produrre. L’artista propone la matita come simbolo e archetipo, oggetto un po’ totemico e un po’ fallico, il medium tra l’immaginazione e l’azione creativa, lo strumento che ha reso visibile nei secoli segni e idee, che ha tracciato l’evoluzione del pensiero, dallo scarabocchio infantile, al bozzetto e successivamente al progetto anche della grande opera dell’intelletto umano. Non meno emblematica ed evocativa è l’immagine della lumaca, anch’essa proposta dall’autore come denominatore comune nel suo percorso creativo. La lumaca, un essere un po’ misterioso, delicato è inoffensivo, metafora fiabesca della lentezza e della ponderazione ma nel contempo essere indomito e coraggioso, capace di affrontare e superare qualunque ostacolo, sfidare anche le ferree leggi della gravità pur di perseguire il suo destino, affrontare come nel romanzo di Castaneda “Il dono dell’aquila” un viaggio, l’attraversamento di una strada, che percepito da un punto di vista umano appare un’azione banale, ma vissuto nei panni di un essere minuscolo e fragile
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Su orizonti diversi - 2021 - acrilico su tela - cm50x70
tra le onde - 2020 - acrilico su tela - cm50x60
come una lumaca risulta un’ardua impresa, esposta ai principi ineluttabili del fato. Che cos’è la lumaca se non una palese trasfigurazione dell’essere umano, l’Ulisse della mitologia greca, un essere piccolo e fragile nei confronti dell’immanente, in perenne viaggio nell’immensità del cosmo, in perenne ricerca di qualcosa, costretto dalla sua natura e dal suo destino a perseguire la conoscenza, a definire i confini di un universo apparentemente infinito. La lumaca con il suo guscio come l’uomo con i suoi abitacoli semoventi, i suoi veicoli spaziali affrontano nel volgere della loro esistenza le insidie di una dimensione e di uno spazio ignoto.
L’universo pittorico di Alderucci si propone svelandosi attraverso elementi geometrici prospettici, simulacri di possibili porte, finestre, palcoscenici aperti verso luoghi fantastici ove aleggiano, come eteree e rassicuranti presenze i simboli dell’essenza. Questi varchi geometrici costruiti con l’ausilio della prospettiva centrale, ci rimandano alla straordinaria e rivoluzionaria esperienza della pittura quattrocentesca, alla teatralità dell’illusione volumetrica, alla costruzione di quegli effetti di profondità spaziale, profondità fisica ma soprattutto alla possibilità di rappresentare l’inconscio, la parte più profonda ed oscura della mente.
Il bacio - 2020 - acrilico su tela - cm60x50
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Un tardo pomeriggio d’estate - 2021 - acrilico su cartoncino - cm30x45
Ultimi bagliori la dove il giorno va a morirei - 2013 acrilico su tela - cm40x80
Se guardiamo un’opera di Corrado Alderucci sorge naturale notare alcuni canoni che richiamano in parte il movimento artistico del Simbolismo. Non parlo del classico simbolismo di Moreau ma vorrei sottolineare come sia importante l’”idea” concepita come protagonista dei quadri di Alderucci e come elemento di incontro tra varie percezioni, sia materiali che più spirituali. L’arte pittorica di Alderucci è molto raffinata, e si contraddistingue per un’aurea artistica che rapisce l’osservatore. Il suo percorso artistico è molto ricco di partecipazioni a importanti collettive ed eventi di notevole rilevanza e ciò dimostra che la sua arte è molto apprezzata sia dagli addetti ai lavori che dagli appassionati. Alcune opere di Alderucci testimoniano come continuamente il suo “io” si sovrapponga a pensieri differenti talvolta più drammatici, altre più solari. Si creano dunque simbologie geometriche create trascendendo la realtà e immergendo la propria anima in un vortice di forme scomposte, che richiamano soggetti come la casa, la matita, un profilo di un uomo.
trasposizioni. La sua pittura percorre a volte sentieri informali che sono precursori di un mondo esterno guardato con occhi diversi, con il desiderio di raccontare un viaggio molto profondo.
Dunque la sua arte s’ispira a una visione informale ove i simboli sopra citati captano sentimenti contrastanti che assumono un significato talvolta psicologico, molto amplificato dalle personali emozioni. Nascono particolarità che rimandano ad idee già presenti nell’animo del pittore e che vengono raffigurate perseguendo una singolare creatività che fa nascere differenti
La qualità artistica della sua ricerca può essere considerata un mezzo per estrinsecare un messaggio più nascosto e innalzarlo ad una dimensione sublime. Silvia Ferrara
Nel silenzio che nasconde e rivela - 2019 - acrilico su tela cm.70x50
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Museo ‘Casa del Conte Verde’ Rivoli 2021 Giorgio Billia
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Una scultura contemporanea: Cecità Si tratta di una scultura in gesso, eseguita secondo i canoni classici, che raffigura un volto con gli occhi coperti da una striscia di stoffa che gli copre gli occhi e attraversa le tempie e i capelli, la benda aderisce a tal punto sugli occhi da permettere di intravederne la configurazione. L’altorilievo è all’interno di una cornice in legno verniciata di bianco. La scultura accompagna da sempre la storia dell’uomo, o meglio, è parte integrante di essa. Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Lo scolpire, inserito tradizionalmente nel settore delle arti visive, sembra un operato inutile, oppure un fare futile di cui si potrebbe tranquillamente fare a meno. Eppure questa apparenza non corrisponde alla realtà: infatti l’essere umano, predisposto a vivere in collettività, sviluppa senza eccezioni delle forme artistiche, tra cui l’arte plastica. Qualunque sia lo stadio di civiltà considerata, la collocazione geografica, lo specifico politico, in povertà o in
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benessere, durante la pace o la guerra. Tra le tre domande esistenziali prima citate, e la vita dell’uomo esiste un nesso inestricabile e ineludibile, una relazione profonda e vissuta scopertamente o permeante sottotraccia con potente vitalità. La società attuale è in stato di profonda crisi di valori, è pertanto priva di progettualità lenta e inconcludente, fatiscente ed elefantiaca, e sta portando allo sbando un società smarrita, che non sa come muoversi ed è costretta a vagolare seguendo l’incompetente di turno, vale a dire “alla cieca”... L’arte risente del contesto generale e lo rielabora affrontando sul piano culturale i nodi irrisolti; la scultura di Giorgio Billia si colloca in questa direzione e sembra voler dire, stimolando con intento positivo e fare asciutto: una società cieca non va lontano… Giovanna Arancio
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Giorgio Billia nasce a Roccaverano (AT) il 21 Marzo 1956. Frequenta il Liceo Artistico “Cottini” e l’Accademia di Belle Arti di Torino, corso di Scultura del prof. Alessandro Cherchi e Raffaele Mondazzi. Esordisce con le prime mostre personali negli anni 1987 e 1988 presso la Galleria d’arte G.Fasolino (To), con presentazione critica a cura di Francesco Lodola ed Elena Pontiggia. Partecipa in seguito a mostre personali e collettive, tra cui: 1990 – Biennale di Arte moderna e contemporanea di Torino a palazzo Nervi; 1992 – Fiera di Bologna a cura di Elena Pontiggia ; 2012 – “Lo stato dell’Arte” – Padiglione Italia- Bienna-
le di Venezia a cura di Vittorio Sgarbi. Le prime opere sono grandi frammenti di rapaci realizzati con materiali poveri che rimandano efficacemente ad un concetto di naturalismo: le immagini, strappate al loro contesto, diventano elementi concettuali. Le opere successive sono caratterizzate da una ricerca figurativa, dove emerge un uso prevalente del colore per evidenziare le caratteristiche espressive dei personaggi ritratti. Le ultime opere, infine, abbandonano l’uso del colore, mantenendo uno stretto legame con la figuralità e ispirandosi a canoni classici. Fondamentale è il significato concettuale dei lavori, accomunati da un unico titolo che ne rappresenta la vera essenza.
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Jeanne d’Arc - 2009 - cm135x140 - olio e acrilico su tela
ELENA PONTIGGIA Animalismi Galleria d’Arte Gabriele Fasolino – Torino – 1988 L’opera di Giorgio Billia si muove in luoghi espressivi di affascinante ambiguità. Non è un’opera espressionista, anche se si serve dell’evidenza perfino provocatoria dell’immagine: adunchi becchi d’aquila, ali ferite, fisionomie interrotte come frammenti di memoria. Ma non è nemmeno un’opera geometrica o neo-geometrica, anche se ultimamente è venuta maturando proprio in questa direzione: ha superato certe vaghe suggestioni poveriste (che per Billia agivano come uno stato d’animo, non come un vocabolario stilistico) e si è concentrata sulla nitida perentorietà degli angoli, delle rette oblique e irregolari. E ancora, non è un’opera astratta, perché gioca efficacemente col naturalismo. Ma, appunto, ci gioca: le immagini sono strappate al loro contesto e diventano elementi concettuali. Dunque non possiamo parlare di figuralità. Semmai di una regia sapiente della figura, che funziona come un ready-made, come un reperto docile a nuovi usi, a nuovi significati. E infine: è un’opera che si colloca sul crinale stretto in cui la pittura diventa scultura, e la scultura si fa colore e disegno come in un impossibile ornato architettonico. Dunque le opere di Billia rivelano un’inquietudine categoriale che le rende sfuggenti, come del resto sono sfuggenti le sue immagini, costruite con particolari tanto eloquenti quanto evasivi, che colpiscono per la loro intensità, mai per la loro completezza. Questa continua indecidibilità, questo continuo sottrarsi non è un’esigenza formale.
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E’ un’esigenza mentale. Il problema di Billia non è tanto quello di superare i generi espressivi. E’ già stato fatto. Il suo problema è quello di suggerire contrasti e irriducibilità, anche valendosi dell’opposizione dei mezzi espressivi. Ma soprattutto, al di là di queste antitesi, si avverte in questi ultimi esiti un sentimento di lucido scetticismo, di razionale sconfitta gnoseologica. Da dove nascono queste geometrie inquiete, spigolose, storte, che celebrano il trionfo dell’asimmetria? Da dove nascono questi assemblages, in cui l’obliquità si aggiunge all’obliquità, e tutto si dà per scarti, pere eccedenze? La risposta è nel volto dell’aquila, nel profilo di donna, nel silenzioso contrapporsi di bianco e nero. Non si può trovare la formula geometrica della vita, dimostrare il teorema della violenza, calcolare algebricamente il negativo. Quella di Billia è una geometria che non spiega, ma che allude all’inspiegabile. E’ la visione di un’irregolarità che non vuole essere ricondotta alla regola. Perché la regola non esiste.
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ASTRATTISTI dalle 20 regioni Italiane un’ esposizione d’arte astratta contemporanea di artisti provenienti da tutte le regioni italiane, artisti scrupolosamente selezionati, che assurgeranno ad emblema della vera arte nella sua più profonda essenza, un’arte che sia lontana e completamente svincolata dalla comune provocazione che in questo particolare momento storico la fa da padrona nel panorama artistico contemporaneo. L’evento si terrà nel 2021 presso diverse location in Italia INFO & CONTATTI Mail: galleriariele@gmail.com 24
www.facebook.com/groups/300965449963543 cell. 347 99 39 710
Galleria SpaziD’arte a Codroipo Ud - Via Pordenone, 9
presentazione mostre - corsi d’arte - esposizioni www.galleriaspazidarte.it
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sante bernal
Spazi d’arte a Codroipo Ud presenta un’artista in ascesa nel suo percorso artistico, in arte Sante Bernal. Particolare il rosso e le donne che fanno da padrone per questo stile così contemporaneo a ricordarci un mix tra pop e segno, una grafica quasi incompleta e tralasciata ma con particolare attenzione, alla cromia. Tinte non usuali ed in contrapposizione tra di loro, il rosso e l’azzurro nelle tonalità più particolari. I soggetti delle donne e dei fiori ad indicare un lato piu “femminile” che l’artista vuole comunicare attraverso le sue opere. Un percorso, il suo, in continuo cambiamento e continua esplorazione nel segno. Sante Bernal espone in villa Manin , per il mese di luglio 2021 .
Neytiri
l’Equazione di Dirac
Claudia Bari in arte Noel B., un’artista di Udine che si sta facendo strada nel territorio friulano ma anche al di fuori , Una pittura gestuale ma pensata seppur istintiva. I suoi dipinti, delle concentrazioni di segni e circolarità, sembrano prendere piede e vorticare nelle tele perdendo il controllo. Invece con grande attenzione al segno e con particolare linguaggio l’artista esprime se stessa attraverso i suoi dipinti.Un vortice di emozioni che arriva diretto allo sguardo dell’utente e ne colpisce l’occhio tramite cromie e tratti decisi. Diversi i riconoscimenti a questa artista che si caratterizza per un segno che nasce impulsivo, urgente, persino irrazionale che ben si coniuga con un cromatismo fresco e mobile. ( mettere i titoli sotto i dipinti l’Equazione di Dirac e Neytiri)
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FRIULI VENEZIA GIULIA ‘Passi ripassi abbagli incontrati schizzi nel pianto’
< SOTTO I PIEDI > di Graziella Valeria Rota
PERSONALE condivisa ospitata nella GalleryArt al ChocolateCoffee 2021. a Trieste --. Sono FotoHaiku per raccontare il reale che dice < guardare non è vedere > e il dire si scambia nel fare, il pensato è il raccontato e diviene cammino nella strada abitata da tutti che rincorrendo il tempo ci invita ad accorgerci cosa cambia in ogni passo fatto da ognuno nella propria strada di vita.
L’articolazione della proposta sta nel cogliere e dare vita a particolari della quotidianità che, se privi del dell’occhio attento, ricadrebbero, non visti, nella normalità quotidiana. Camminando giornalmente e in ore diverse, il tempo consuma strati su strati il terreno che spesso fatto e rifatto mette in luce visioni multiple abbinate al nostro sapere visivo mutando la loro funzione
di essere appoggio al nostro camminare. Fermare lo sguardo su dove i nostri piedi ci portano, anche i nostri occhi immaginano di vedere opere nelle quali il segno crea, rincorrendosi, in una danza mossa e colorata che allude, attraverso una forma di scrittura e dia alla parola scritta la sua espressione musicali.
Valeria Rota è nata Trieste. Ha svolto attività in campo antropologico e dell’etnomusicologia, ha proseguito nelle arti visive e nello spettacolo. Attualmente insegna le pratiche d’incisione su diversi materiali, curatrice indipendente promuove SINTONIE Creative in reading poetici con mostre, rassegne, ideazione eventi culturali, il progetto <Saperi&Sapori> nei luoghi e autoedizioni, di videoArt on line e a stampa, collabora con strutture espositive . Info: 338 9816 181 – mail: studiograz2@yahoo.it - web: – linkedin – www.facebook.com graziellavaleriarota.wordpress.com - graziellavaleriarota.jimdofree.com YouTube gigarte.com/graziellarota - .premioceleste.it/graziella.valeria..rota
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VALENTINA MIANI a Fagagna - Udine VEDERE ASCOLTARSI PENSARE
I veli d’ identità negli ibridi narrati e costruisce il proprio focus temprato dal fare
Valentina Miani in arte Valensia, nasce a Udine, vive e opera a Fagagna. Molto legata alla natura e alla sua terra il Friuli Venezia Giulia che ispira parte delle sue opere dove c’è anche la ricerca dell’utilizzo di materiali naturali e di riciclo. Dal 2014 ha creato questa tecnica di pittura, si tratta di supporti lavorati con la tela di palma che recupera dalla natura e che donano al dipinto questa particolarità della tela “che si fa pelle”.
L’innesto di figure che partono e attingono dal reale , dalla storia, dalla tradizione, dalla biografia, dall’oralità e dall’artista. L’artista Valentina Miani esperta in varie tecniche pittoriche che esperimenta nelle forme e nell’indagine di genere e di sé, vive in provincia di Udine e in questa visione creativa propone una serie di immagini iniziate con una prima figura femminile più descrittiva, e poi togliendo elementi fino a rimanere solo
un contorno. I quadri sono realizzati con varie tecniche e tratta una donna che si guarda dentro che si interroga. Il suo studio è a Fagagna dove vive, una località dove il verde abbonda; collabora con il Comune nelle attività espositive, in attività corsuali, culturali e di ospitalità, curando lei stessa l’alimentazione sana che produce allevando animali e piante offrendo piatti speciali. (Cit. G.V.Rota)
INFO, studiograz2,@yahoo.it e-mail: mianivalentina@libero.it
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sito www.MianiValentina.com
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Ligabue, la figura ritrovata 11 artisti contemporanei a confronto
La mostra propone un inedito dialogo tra il segno di Antonio Ligabue e quello di undici artisti contemporanei che operano, prevalentemente, in ambito figurativo. Gli artisti sono: Evita Andùjar, Mirko Baricchi, Elisa Bertaglia, Marco Grassi, Fabio Lombardi, Juan Eugenio Ochoa, Michele Parisi, Ettore Pinelli, Maurizio Pometti, Giorgio Tentolini e Marika Vicari. La mostra comprende sedici dipinti di Antonio Ligabue, molti dei quali non esposti negli ultimi anni, e una trentina di opere realizzate dagli artisti invitati, la maggior parte delle quali inedite.
Antonio Ligabue
Marco Grassi
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Evita Andujar
Fabio Lombardi
Mirko Baricchi
Juan Eugenio Ochoa
Michele Parisi
Elisa Bertaglia
Ettore Pinelli
Ettore Pinelli
Maurizio Pometti
Giorgio Tentolini
Piazza Bentivoglio - Gualtieri 15 maggio - 14 novembre 2021 sabato 10.00-13.00 e 15.00-19.00 (ultimo ingresso ore 18.00); domenica e festivi 10.00-19.00 (ultimo ingresso ore 18.00). https://www.museo-ligabue.it/ Biglietto intero 5€ Biglietto ridotto3€ (bambini e ragazzi 8-25 anni, soci Emilbanca e Touring Club Italiano, accompagnatori disabili) GRATUITÀ disabili, bambini fino a 7 anni, giornalisti iscritti all’Albo con tesserino di riconoscimento Marika Vicari
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13ª edizione
MOSTRA MERCATODI DIARTE ARTE MODERNA MODERNA EE CONTEMPORANEA MOSTRA MERCATO CONTEMPORANEA 2 - 3 ottobre
e 8 - 9 - 10 ottobre 2021
2.3 ottobre e 8.9.10 ottobre 2021 Orario di apertura: dalle ore 10:00 alle ore 19:00 Fiera di Parma - INGRESSO OVEST Enzo Briscese 2013 - il vecchio e i suoi pensieri t.m. su tela - cm70x80
Corrado Alderucci Dialogo tra sogno e realtà - 2021 acrilico su tela - cm100x70
Pasquale Simonetti anno - titolo tecnica - dimensioni
www.artparmafair.it Segreteria Organizzativa: Nord Est Fair - 049 8800305
Anna Mostacci 2019 - Donna in maschera olio su tela - cm60x90i
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Osvaldo Moi 2016 - bimba curiosa stoffa su resina - cm61x61x76
Alberto D’alessandro Corpo MDB, 1998. Nitro su tavola, 80 x 62 cm.
Gabriele Vicari 2020 - Gabriele D’Annunzio bronzo
Rossana Bartolozzi 2019 - la bambola olio su tela
Giovanna Magugliani prigioniera del suo Zoster olio su tela - cm 128x118
Gabriele Ieronimo 2019 -punti nevralgici polimaterica su tela - cm80x80
Fulvio Donorà 4 Tondo 2013
Gina Fortunato 2020 - tra le pieghe della vita acrilico su tela - cm50x50
Massimo Mancini Uomo - Tufo, piedistallo in ferro L 15cm x H 43cm Profondità 15cm
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Angela Ippolito 2020 - La musica della vita acrilico su tela - cm80x80
Roberto Franchitti 2020- recinti silenti tecnica mista - cm 100x90
Silvia Finetti 2017 - Iceberg t.m. su tela- cm 70x50
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Umberto Salmeri 2005 - nella mente degli dei digitale su pvc - cm70x113
Elisa Fuksa-Anselme 2018 - senza titolo tecnica mista su tela - cm20x20
Letizia Caiazzo 2019 - Voglia di volare digital-art - cm.80x120
Giovanni Boccia 2019 - Evoluzione tecnica mista - cm35x50
Albino Palamara 2021 - Calipso acrilico su tela - cm60x140
Renzo Sbolci 2020 - nei labirinti del dubbio tecnica mista - 30x40
Angelo Buono 2018 - interno con cane olio su tela - cm50x70
Francesco Giraldi 2020-Metamorfosi femminile olio su tela - cm150x165
Raffaella Pasquali anno - giochi di bimbi a Cuba olio su tela
Claudio Giulianelli 2020- i dialoghi con la natura olio su tela - cm50x70
Roberto Vione 2021 - Geometrie e altre solitudini olio e acrilico su tela - cm 50x70
Aurora Cubiciotti 2021 - Rinascita Olio su carta e tavola - cm100x50
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Antonio Tramontano anno - titolo tecnica - dimensioni
Eugenia Di Meo 2021 - alba tra i fiori tecnica mista - cm30x42
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Antonio Iozzo anno - titolo tecnica - dimensioni
Mariangela Calabrese Ascolta il canto del vento, 2018, acrilico su tela, cm 60X60
Ca San
Gold Marilyn - 2021
acrilico, smalto e collage su legno - cm100x50
Nicole Grammi, 2021- barca gres, porcellana, paperclay - dimensioni
Lorenzo Basile 2012 - anima amante olio su tela
Michele Roccotelli bacio - 2021 olio su tela - 140x150cm
Giorgio Billia cecità - 2021
Tiziana Inversi 2009 - non siamo soli olio su tela - cm50x60
Vittoria Arena 2019 - Landscape t.m. su tavola - cm52x38
Mirella Caruso. 2019 - Sciacca, la coda della volpe olio su tela - cm50x40
legno e alabastrino - cm 30x42
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Anna Coppola anno - titolo tecnica - dimensioni
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Salvatore Chiarello anno - titolo tecnica - dimensioni
Luigi Caserta 2010 - senza titolo resina e cera
Mavi anno - titolo tecnica - dimensioni
Rosanna Iossa anno - titolo tecnica - dimensioni
Vittorio Vanacore anno - titolo tecnica - dimensioni
Fernando Falconi anno - titolo tecnica - dimensioni
Luisa Colangelo 2014 - Magenta e fuoco tecnica - dimensioni
Maria La Mura anno - titolo tecnica - dimensioni
Albino Caramazza 2018 - Paul Newman bustine dello zucchero incollate su carta
Alessio Mazzarulli Leopold (n.467)-”I need pampering” series acrilico su pezzettini di carta su tela -cm85x60x2,5
Sarka Mrazova 2020 -Natale acrilico su cartone - cm25x20
Enrica Maravalle 2020 - il giardino segreto olio su tela - cm80x60
Carla Silvi 2020 - vacanza al mare olio su tela - cm70x50
Maria Halip 2020 -Materials Ruber gomma su griglia in ferro - cm30x40x15
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Raimondo Sirotti (1934-2017). La retrospettiva. Palazzo Ducale - Genova
Una carrellata di opere, provenienti da collezioni pubbliche e private, per celebrare un grande artista vissuto a cavallo del millennio. Palazzo Ducale 11 maggio – 25 luglio 2021 Dal prossimo 11 maggio e poi fino al 25 luglio 2021 Palazzo Ducale ospita la mostra Raimondo Sirotti (19342017). La retrospettiva, un nuovo omaggio genovese dedicato a uno dei più grandi artisti italiani tra Novecento e nuovo millennio, scomparso quattro anni fa. L’esposizione abbraccia l’intera carriera di Sirotti, dagli esordi della fine degli anni Cinquanta fino al successo degli anni Novanta. Una carrellata di opere, provenienti da collezioni pubbliche e private, che evidenzia la capacità di sperimentazione linguistica e l’utilizzo di naturalismo astratto e paesaggi interiori all’interno delle sue opere. Questa retrospettiva si sviluppa lungo un percorso cronologico e tematico strutturato in sette sezioni offrendo un’ampia visione dell’intera opera di Sirotti: un viaggio per ripercorrere i grandi temi che hanno scandito la sua ricerca espressiva e improntato le suggestive atmosfere
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MAKE IT NEW! Tomas Rajlich e l’arte astratta in Italia L’Italia di Magnum. Da Robert Capa a Paolo Pellegrin Venti autori dell’agenzia Magnum Photos in una straordinaria carrellata di oltre duecento fotografie che raccontano la cronaca, la storia e il costume del nostro paese dal dopoguerra a oggi dal 6 maggio al 18luglio 2021 alla Loggia degli Abati di Palazzo Ducale di Genova.
Tomas Rajlich, Radha, 2018,
Tomas Rajlich, 1970, Untitled, 7 parts
Osvaldo Licini, Ritmo, 1933
Marco Gastini, Progetto parete, 1972, grafite su intonaco, 40x40 cm
Giuseppe Uncini, Cementoarmato, 1960, cemento e ferro, 61,5 x 61,5 cm.
Pietro Consagra, Colloquio con il vento, 1962
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U G O R I VA - EL ENA M UT INEL L I
R U B E U S E T A L II
A C U R A D I A N TO N IO NATAL I ED EL ISA GRANDI 21/ 06/ 21 OR E 1 2 . 0 0 P I N ACOT ECA M USEO CIVICO VOLT ERR A La mostra sarà inaugurata lunedì 21 giugno alle ore 17 nel Chiostro di Palazzo Minucci Solaini di Volterra (PI), sede della Pinacoteca Comunale dove è custodita la Deposizione di Rosso, per poi proseguire fino alla fine di agosto 2021; la presentazione ai media è prevista lo stesso giorno, alle ore 12. La mostra sarà arricchita dal catalogo edito da Capire edizioni, su cui troveranno spazio i testi dei curatori, del Direttore della Pinacoteca civica di Volterra, Alessandro Furiesi, e una poesia di Davide Rondoni. basato su un articolato sistema simbolico. Opera legata alla geometria degli spazi, alle aperture e alla valenza del La galleria ETRA STUDIO TOMMASI di Firenze è lieta di presentare RUBEUS ET ALII Ugo Riva e Elena Mutinelli omaggiano la Deposizione dalla croce di Rosso Fiorentino a cura di ANTONIO NATALI e ELISA GRADI opere di UGO RIVA e ELENA MUTINELLI ideazione e organizzazione di Francesca Sacchi Tommasi 21.06.2021 | 31.08.2021 Presentazione ai media 21.06.2021 ore 12 Inaugurazione 21.06.2021 ore 17 Pinacoteca civica di Volterra (PI) Chiostro e giardino di Palazzo Minucci Solaini 15.05.2021
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gesto dei personaggi messi in scena dal Rosso nella pala volterrana, penetrata dallo sguardo dell’artista attraverso un passaggio che sottende un processo di iniziazione, di initium. È il momento aurorale al quale Elena Mutinelli affida una forma in perenne movimento, e dalla quale si genera la struttura centrale del Cristo, sorretto da due figure che assecondano la caduta del corpo riverso all’indietro; gli arti che si perdono nella pietra fluida e poi su, verso il volto che pare, ancora una volta, animarsi di un anelito di vita, prima di abbandonarsi nuovamente e rientrare nel ventre eterno del blocco di marmo». Info mostra RUBEUS ET ALII Mostra di Ugo Riva e Elena Mutinelli A cura di Antonio Natali e Elisa Gradi Chiostro di Palazzo Minucci Solaini Via dei Sarti 1, Volterra (PI) 21.06.2021 | 31.08.2021 Inaugurazione 21.06.2021 h. 17 Ingresso a pagamento Dal lunedì alla domenica ore 9-19 Organizzazione: Etra Studio Tommasi Via della Pergola, 57 – Firenze www.etrastudiotommasi.it etra83@gmail.com info@etrastudiotommasi.it Tel.+39 348 2812340
PADOVA 2021 31a MOSTRA MERCATO D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
12 - 15 NOVEMBRE 2021 ArtePadova
Fiera di Padova
arte.padova Con il Patrocinio di:
Provincia di Padova
Comune di Padova
In concomitanza con:
www.artepadova.com Segreteria Organizzativa 049 8800305
NTIQUARI PADOVA
XXXVII Mostra Mercato di Antiquariato
12 - 21 NOVEMBRE 2021 Con il Patrocinio di:
Provincia di Padova
Comune di Padova
www.antiquariapadova.com Segreteria Organizzativa 049 8800305
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Viaggio Controcorrente: alla GAM in mostra l’Arte italiana dal 1920 al 1945
Fausto Pirandello, Composizione (Siesta rustica), 1924-26. Collezione Iannaccone
Dal 5 maggio al 12 settembre 2021, la GAM di Torino presenta la mostra Viaggio Controcorrente. Arte italiana 1920 – 1945, dedicata a un periodo storico molto intenso per l’arte italiana, tra la fine della Grande Guerra e il termine della Seconda Guerra Mondiale. La mostra, a cura di Annamaria Bava, Riccardo Passoni, Rischa Paterlini, espone opere dalle collezioni di Giuseppe Iannaccone, della GAM e dei Musei Reali di Torino in favore della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro. L’esposizione racconta 25 anni di storia con circa 130 opere attinte dal patrimonio del museo e da alcune opere scelte dalla Galleria Sabauda, facendo ruotare le due raccolte pubbliche intorno a una significativa selezione di 73 capolavori dalla ricca collezione privata dell’Avvocato Giuseppe Iannaccone di Milano. Dal dialogo tra le tre collezioni, due pubbliche e una privata, nasce quindi questa mostra dove si è voluto indaga-
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re, attraverso opere di grande qualità artistica, la storia, le idee, i progetti e gli scontri che caratterizzarono gli anni tra le due guerre. Questi venticinque anni della nostra storia videro nascere, dopo i turbolenti anni dell’Avanguardia, i principi di “Valori Plastici” che, prendendo ispirazione dalla solennità del grande passato italiano, certamente influenzarono la retorica di un’arte fascista, che in seguito si sviluppò nel richiamo al classicismo: un’arte che prediligeva le impostazioni chiare e sobrie, con riferimento alla purezza delle forme e all’armonia nella composizione. Dal 5 Maggio 2021 al 12 Settembre 2021 Orario: 10:00 - 19:00 Mercoledì, giovedì e venerdì dalle 13 alle 20 Sabato e domenica dalle 10 alle 19 GAM Via Magenta, 31 - Torino
INAUGURAZIONE: SABATO 29 MAGGIO 2021 ALLE ORE 17 Presentazione del Prof, ENZO LINARI LA MOSTRA PROSEGUIRA’ FINO A GIOVEDI 11 GIUGNO COMPRESO
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Toscana 2021. Il cuore estivo scoppia di salute a Pontremoli, Firenze, Pisa, Marina di Pietrasanta e Pietrasanta, Carrara, Forte dei Marmi, Prato...
Umberto Bassignani nel suo studio. (fotografia tratta dall’album di U. Bassignani)
Particolare di una scultura di Ilio Orsetti
In un’estate artistica ricca delle manifestazioni più varie, d’ogni tipo e livello, è difficile sintetizzare gli eventi e me ne dispiace. Inizio dalla Lunigiana: a Fivizzano è nato il “Simposio Lunense” dedicato alla memoria di due scultori, Umberto Bassignani e Pietro Cascella. Bassignani (1878-1944) fivizzanese attivo sin dal 1908 anche nel principato di Monaco dove, anni fa, è stato ricordato con l’apposizione di una targa, accanto ad una sua monumentale scultura, alla presenza di un folto gruppo di autorità, mi dà l’occasione di rammentarne l’inserimento nel magnifico volume del 1999 di Gigi Salvagnini “La scultura nei monumenti ai Caduti della prima guerra mondiale in Toscana”. Cascella, pescarese del 1921 e morto nel 2008, si era trasferito a Fivizzano nel 1977 presso il Castello della Verrucola. E’ stato ricordato ad alti livelli e molto belle sono le foto scattategli da Claudio Barontini, inserite nel volumetto “La presenza e l’assenza. Pietro Cascella fotografato da Claudio Barontini”, curato da Alice Barontini e con prefazione di Cordelia von den Steinen. E’ particolare il Simposio, organizzato dalla locale Amministrazione Comunale e con cura di Clara Mallegni: dopo la pubblicazione del bando, una qualificata giuria composta da Jacopo Cascella, Lodovico Gierut, Elio Santarella, Francesca Nobili, Cordelia Von Den Steinen, Clara Mallegni, Alfredo Sasso, ha scelto 15 artisti tra i tanti, italiani e stranieri che avevano mandato le necessarie documenta-
zioni, equamente distribuiti nelle sezioni Scultura in marmo (Michele Monfroni, Michela Tabaton Osbourne, Valerio Savino, Claudia Zanaga, Lorenzo Montagni), Scultura in creta (Grazia Abbate, David Hunwick, Alem Teklu Kidanu, Massimiliano Orlandoni, Monica Sarandrea), Pittura (Alberto Bongini, Daniele Brochetelli, Pietro Del Corto, Dario Grasso, Alessandra Puntoni), tutti ospitati nella centralità cittadina onde far vedere al pubblico come nasce un’opera d’arte. Continua l’itinerario artistico in Toscana. A Firenze è stato completato il restauro della Sagrestia Nuova delle Cappelle Medicee nella Basilica di San Lorenzo, con pulitura delle opere marmoree di Michelangelo Buonarroti, a Pisa la mostra antologica “De Chirico e la Metafisica” allestita nelle sale di Palazzo Blu sino dal novembre 2020, curata da Saretto Cincinelli e Lorenzo Canova, ha avuto una proroga, sino al 5 settembre di quest’anno, dato che doveva chiudersi a maggio. Marina di Pietrasanta la Fondazione Versiliana, guidata da Alfredo Benedetti, ha inserito tra i nutriti pomeriggi del “Caffè di Romano Battaglia” un ricordo di Ugo Guidi, scultore toscano deceduto nel 1977, noto per opere conservate presso collezioni pubbliche e private e pure per la Casa-Museo posta a Forte dei Marmi. Al ‘Caffè’, entro agosto, saliranno sul palco i figli dell’artista, Fabrizio e Vittorio, e con loro interverranno nomi dell’arte e della cultura.
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Fabrizio Guidi con una scultura del padre Ugo fotografato nella Casa-Museo ‘Ugo Guidi’ (foto L. Gierut)
Pietro Cascella (foto Claudio Barontini) Opera di Giovanni Paolo Pannini
A Pietrasanta, dove viveva lo scultore e pittore Ilio Orsetti (Pietrasanta 1929-1990) è finalmente in fase iniziale l’allestimento di uno spazio a lui dedicato nel luogo dove aveva lo Studio (Via Osterietta). Sino al prossimo 10 ottobre Carrara ospita al Museo CARMI di Villa Fabbricotti la grande mostra “Goya, Boucher, Ricci, Batoni e i maestri del ‘700 nelle città del Cybei”: 50 dipinti, molti inediti, raccontano l’universo artistico all’apertura dell’Accademia di Carrara e durante gli anni del suo primo direttore Giovanni Antonio Cybei. Tra i nomi, pure quelli di Gaetano Gandolfi, Giovanni Battista Tempesti, Pietro Pedroni, Giovanni Paolo Pannini. Se a Forte dei Marmi continua sino al 5 settembre la retrospettiva “Esplorazioni” di Alfredo Catarsini, di qualità le iniziative collaterali in aggiunta alle visite guidate da parte della “Fondazione Alfredo Catarsini 1899”, mi preme dare risalto al finissage del 29 agosto con l’attesa conferenza della saggista e storica Marilena Cheli Tomei intitolata “Le donne di Catarsini”. Chiudo con due notizie e cioè che sino a tutto ottobre è aperta a Prato “Noli me tangere”, una collettiva con opere donate dal collezionista Carlo Palli al Museo di San Domenico. L’esposizione, curata da Laura Monaldi, “... analizza e racconta la dimensione del sacro nell’arte contemporanea in chiave di rinascita e di riapertura verso la spiritualità. Le opere in mostra mettono a confronto l’umano e il divino dialogando, fra passato e presente, con i tesori, gli affreschi e le sinopie custodite nell’ex Complesso di San Domenico”. La seconda notizia, che giudico come un altro passo avanti per l’importanza dell’arte e della memoria, è che
il Centro di Informazione e Documentazione Arti Visive “Luigi Pecci” di Prato, ha acquisito l’importante Archivio-Biblioteca della studiosa fiorentina Lara-Vinca Masini, scomparsa all’inizio del 2021. Lodovico Gierut (Critico d’arte)
La saggista, storica e scrittrice Marilena Cheli Tomei
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DISCEPOLO GIRARDI
Discepolo Girardi è nato ad Avellino nel 1963, La sua formazione artistica ha i suoi albori presso la scuola d’arte del padre Vinicio, rinomato pittore della scuola napoletana del novecento. Si è laureato in architettura a Napoli e qui ha cominciato e continua la sua ricerca nel campo delle arti figurative senza disdegnare a periodi la scultura e le arti applicate. Ha partecipato a centinaia di concorsi di pittura in Italia ed all’estero riscuotendo successi , elogi dalla critica nazionale ed oltre 50 primi premi. Sue personali si sono tenute in enti pubblici e privati di diverse città italiane ed europee: Napoli, Torino,Salerno, Roma, Foggia, Benevento, Ischia, Nizza, Lione, Parigi ecc. Tuttora la sua presenza è permanente in diverse gallerie pubbliche e private, particolarmente la galleria ARIELE Torino. Si sono interessati alla sua pittura critici ed esponenti del mondo culturale tra cui: G. Grassi, A. Calabrese,Sgarbi , R. Zani, E.Treccani , G.A. Leone. , M .Vitiello, F.De Santis etc. riviste specializzate del settore : Il Tempo, Cronaca Politica, Il Mattino, Il Giornale di Napoli , Eco dell’arte moderna, Ciociaria oggi Ha illustrato con sue litografie e xilografie le pagine di racconti e poesie di scrittori e di alcune canzoni napoletane, inoltre ha realizzato murales per enti pubblici e privati in Campania ed Abruzzo.
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ad - Arte in Dimora - Discovery of Urban Sites da un’idea di Mariangela Calabrese e Rocco Zani ad.arteindimora@gmail.com www.facebook.com/adarteindimora CORRISPONDENZE- opere di piccolo formato - Rassegna itinerante
INVITO Gentile Artista, il collettivo ad - Arte in Dimora - Discovery of Urban Sites (da anni impegnato in un percorso di recupero di spazi e siti storici attraverso presenze dell’espressività contemporanea) è lieto di invitarla alla rassegna CORRISPONDENZE – opere di piccolo formato. Indicazioni: - La invitiamo a realizzare una/due piccole opere formato cartolina (misura 11.5 x 16.5). Soggetto e tecnica libera: pittura, grafica, fotografia, digital art, ecc. - Le opere, opportunamente firmate, dovranno essere spedite, all’interno di una busta debitamente affrancata e pervenire entro il 31 agosto 2021 indirizzata a: Mariangela Calabrese - Via Delle Cinque Strade 22 - 03011 Alatri (FR) Cell. 340.3433233 oppure Rocco Zani – Via Ausonia Vecchia, 22 – 03043 Cassino (FR) - Cell. 346.2445665 - Si prega anticipare via mail all’indirizzo di posta elettronica ad.arteindimora@gmail.com tramite il modulo allegato n°2 la propria partecipazione alla rassegna. - Le opere pervenute non saranno restituite e resteranno di proprietà dell’Archivio ad - Arte in Dimora - Discovery of Urban Sites che avrà cura di presentarle in occasione delle rassegne successivamente promosse. - Le immagini delle opere inviate potranno essere utilizzate dall’organizzazione nei modi e con i fini ritenuti opportuni, senza pretesa di alcun tipo da parte degli artisti partecipanti e in particolare viene riconosciuto ad ad - Arte in Dimora - Discovery of Urban Sites il diritto all’uso comunicativo e pubblicitario. - A partire dal 1 gennaio 2022 (o in data anteriore qualora le condizioni sanitarie lo permetteranno) verrà comunicato agli artisti che avranno preso parte all’ iniziativa il programma espositivo. - La partecipazione alla rassegna CORRISPONDENZE - opere di piccolo formato è esclusivamente ad invito e non contempla alcun contributo economico da parte degli artisti partecipanti. Augurandoci la sua adesione al progetto e ringraziandola per l’attenzione la salutiamo cordialmente Mariangela Calabrese Artista
Rocco Zani Critico d’Arte 47
SPAZIO VITALE Contemporary Art Gallery presenta
SERGIO SPATARO LA SEZIONE AUREA DEL CAOS
La sezione aurea del caos Il termine caos è un sostantivo maschile e per i filosofi antichi rappresentava il disordine primordiale che aveva preceduto il cosmo. In senso figurativo, la stessa parola sta, invece, a dimostrare il disordine, se non anche la confusione o il disorientamento tumultuoso. In senso stretto, per caos, sin dalle epoche più remote, si intende qualcosa di estremamente negativo e che non presenta alcuna possibilità di ritorno all’ordine o di una sospirata armonia. In ambito artistico, poi, il caos come concetto ha cominciato ad aver fortuna iconografica a partire dall’età rinascimentale, quando l’artista ha iniziato ad avere consapevolezza della propria natura intellettuale e della sua dimensione creativa. Per comprendere appieno questo singolare e non trascurabile aspetto, la cui sostanza va oltre il dato esecutivo dell’opera, si rimanda, in maniera quasi esclusiva, alla lettura di Under BornSaturn di Rudolph & Margareth Wittkower. Nonostante questo testo sia incentrato sulla ricostruzione filologica dei vizi e delle virtù degli artisti dell’età moderna, per le istanze filosofiche che prende in considerazione in merito al concetto di Melancolia, ben manifesto nell’omonima raffigurazione di Dürer, si può tranquillamente affermare che i suoi contenuti possono esser trasferiti in maniera testuale nella trattazione di un qualsiasi artista contemporaneo. Il caos, però, cerca l’ordine o viceversa e pertanto è, spesso, impensabile ritenere che le due cose possano
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proseguire in senso opposto. Far rientrare la confusione, mentale o creativa, in qualcosa che riesca ad esser compreso all’interno di un’armonia universale, è l’obiettivo che, da sempre, provano a raggiungere tutti gli artisti. Nell’ambito delle arti figurative e della matematica, tale speculazione è stata, sin dall’antichità, individuata attraverso lo sviluppo della sezione aurea, nota anche come rapporto aureo o numero aureo, ma anche come costante di Fidia o proporzione divina. Nella sostanza, indica il numero irrazionale 1,6180339887, ottenuto effettuando il rapporto fra due lunghezze disuguali.
La struttura di un soggetto visivo per avvicinarsi il più possibile alla bellezza universale deve appoggiarsi all’aritmetica e alla geometria, senza tralasciare tutti gli aspetti filosofici e teologici che magari possono supportare tale equilibrio che, oltretutto, insiste pure tra pieni e vuoti, tra luci e ombre e tra materia e segno. Nei fatti, questa dicotomica dialettica tra numeri e forme ha avuto ragione d’essere, seppur con pesi e misure in netta prevalenza per il dato matematico, per tutta l’arte figurativa dei secoli passati, mentre dal punto di vista informale, secondo un’accezione squisitamente contemporanea, si può ragionevolmente evidenziare che c’è stata un’inversione di rapporti, in cui a dominare sono le forme nei confronti dell’elemento matematico. Tra gli esempi più significativi che possono essere ricondotti a tale tendenza c’è buona parte della produzione di Sergio Spataro. I colori e le forme presenti nei suoi lavori emergono da una trattazione compositiva di natura asimmetrica, a sua volta inserita in uno specifico supporto le cui dimensioni non sono sempre regolari. Operando nel seguente modo, Spataro ha condotto, negli anni, la propria singolare ricerca, partendo da una disarmonia strutturale che, essenzialmente, è anche matematica. Così facendo, dal disordine primitivo, il nostro artista è riuscito a mettere un ordine che risponde pienamente a quelle che sono le sue visioni, ma, soprattutto, a quelle che sono le sue precipue volontà creative. Apparentemente, nelle sue realizzazioni sembra prevalere una certa illogicità di tipo informale, che, a tratti, pur rispondendo a sincere provocazioni volute da Sergio stesso, provano ad occupare spazi generati dal caosprimigenio. Anche in questa circostanza, ciò che ne viene fuori, in termini di esecuzione tecnica ed iconografica, è la risposta sovversiva alla consolidata definizione di sezione aurea. Pertanto, l’operato di Sergio Spataro non è di facile lettura, anzi la felice irriverenza dei suoi lavori consentono ai “malevoli” di esprimere interpretazioni, senza però rendersi conto che tutta la vita artistica del nostro autore presenta una lettura critica molto articolata e altresì profonda nella comprensione dei temi e dei simboli che essa stessa rappresenta. Sergio Spataro, nelle sue opere è molto di più rispetto a ciò che è nella realtà. Alchemico, panteistico, dionisiaco, emotivo, ironico, sprezzante verso se stesso e dissacrante nei confronti dell’arte e della cultura in generale, ma proprio perché è tutto questo, Sergio è un grande artista, già storicizzato, il cui genio si confonde spesso con quella dimensione malinconica così ben rappresentata da Dürer nel Cinquecento. Luigi Fusco
SERGIO SPATARO nasce a Palermo nel 1951, vive e lavora a Napoli mail: sergiospataro.art@gmail.com web: www.sergiospataro.com cell. 338.15 55 102 esposizione dal 4 al 15 giugno
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CAMPANIA
Il Ninfeo romano di Villa Fondi.
Il prezioso Ninfeo romano in esposizione permanente a Villa Fondi a Piano di Sorrento è parte di un ninfeo appartenuto originariamente a una villa marittima di età giulioclaudia (50-55 d.c.) ed é uno degli esempi più significativi del genere, oltre che uno dei meglio conservati in Campania. Nella civiltà greco-romana con ninfeo si indicavano dei “luoghi d’acque”, cioè strutture presentanti vasche e piante acquatiche presso i quali era possibile sostare, imbandire banchetti e trascorrere momenti di otium. La bellezza del ninfeo di Piano di Sorrento, ritrovato nel 1979 a Massa Lubrense nel tratto che unisce Marina della Lobra all’insediamento di S. Montano, in una località comunemente chiamata “la Ghiaia”, sta sia nella straordinarietà della struttura architettonica, sia nelle decorazioni fatte interamente di mosaici in preziose paste vitree. Delle originarie dieci nicchie che lo adornavano,solo le cinque che si trovavano a destra dell’avancorpo centrale,sono state restaurate e ricostruite nel parco del Museo Archeologico Territoriale della Penisola Sorrentina “Georges Vallet”, allestito a Villa Fondi, a Piano di Sorrento. In ordine di rinvenimento, si osserva una prima nicchia con fondo piano e soffitto a volta, nella quale il pannello di fondoera occupato da un riquadro con un cigno che stringe un nastro fra le zampe. La seconda ha un medaglione con la rappresentazione di un’antilope con lunghe corna in posizione di salto, con le quattro zampe sollevate da terra. La terza è decorata con scene di giardino. Nella quartaè raffigurato un medaglione con un grifo in volo. Nella quinta è presente su tutti e tre i lati, una scena di giardino con al centro un platano contornato da rami di alloro e uccelli svolazzanti. Il Ninfeo costituisce una delle più estese e rappresentative superfici di mosaico parietale del I sec. d.c. attestate in Campania. È realizzata con tessere in più materiali utilizzati per ottenere effetti cromatici diversi: blu egizio,
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calcari policromi, marmo, pasta vitrea. Il soggetto principale raffigurato è quello del giardino fiorito con alberelli dai colori sgargianti e astratti, popolati da uccelli variopinti, transennato da canne, che si sviluppa sulle pareti della terza e quinta nicchia e spicca sul blu egizio utilizzato come sfondo. Accanto alla raffigurazione del giardino si inseriscono coppie di quadretti con motivi idilliaci o di genere: la capra presso l’altare (nella prima nicchia), la colomba che estrae la collana dal portagioie (nella lunetta della prima nicchia), la pantera e la cista (sulla parete interna dell’arco della prima nicchia), l’uccello e la frutta (nella seconda nicchia), fondali marini con pesci e molluschi (nell’avancorpo centrale). Info: www.romanoimpero.com Foto: Vittoria Samaria Vittoria Samaria
Claude Monet
the Immersive Experience a Napoli
È stata inaugurata il 20 maggio 2021 la mostra Claude Monet: The Immersive Experience, nella seicentesca Chiesa di San Potito, nei pressi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Un grande evento internazionale questo, arrivato a Napoli dopo i successi ottenuti a Barcellona, Bruxelles, Milano e Torino. La mostra “Claude Monet: The Immersive Experience” è un evento che utilizza alcune delle più recenti tecniche di mappatura digitale per creare un’interpretazione totalmente nuova delle opere delpadre dell’impressionismo: sarà possibile “entrare” in un dipinto per immergervisi completamente poiché tutte le opere saranno proiettate a 360 gradi, su più di 1000 m2 di schermi, ed accompagneranno il visitatore in un viaggio attraverso i colori e i giochi di luce di oltre 300 dipinti diClaude Monet. Straordinarie immagini ci faranno vivere ed “attraversare” le opere del grande pittore francese, un’esperienza unica per un nuovo modo di fruire l’arte e per conoscere appieno le operedi colui che è considerato il fondatore del movimento impressionista. Alla fine della mostra di Monet un’esperienza VR (realtà virtuale) unica attende i visitatori. È l’occasione per vivere la vita del grande artista francese, vestendo i suoi panni.
Grazie ad occhiali speciali, questa esperienza di 10 minuti portacoloroche li indosseranno, non solo nell’Atelier a Giverny, ma anche a Londra, in Olanda, in Norvegia e ovviamente nelle opere dell’artista. A San Potito nell’ultima sala, dedicata ai workshop, ci sarà anche uno spazio dedicato ai bambini che potranno cimentarsi nell’arte di Monet, creando un quadro che potranno portar via come ricordo della visita. La mostra “Claude Monet: The Immersive Experience” è curata dalla Exhibition Hub, società di Bruxelles specializzata nella progettazione e produzione di mostre immersive. La mostra è visitabile fino al 20 ottobre 2021 • • • •
Orari: 10:00 – 20:00 (la biglietteria chiude alle ore 9:00) – Giorno di chiusura: mercoledì Dove: Chiesa di San Potito, in via Salvatore Tom masi 1 Napoli nei pressi del MANN Prezzo biglietto: da 7 a 12 euro + prev. Biglietti su Ticketmaster Contatti e informazioni: 351 540 2684 Claude Monet: The Immersive Experience sito ufficiale
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CAMPANIA
Vent’anni di un lungo cammino
Inaugurato il Primo Museo di Arte contemporanea del Movimento “Esasperatismo – Logos & Bidone” L’evento a Sant’Angelo dei Lombardi
Esattamente vent’anni fa, nel Maggio del 2000, con la pubblicazione di un Manifesto programmatico, a firma del suo fondatore, Adolfo Giuliani, nacque il Movimento artistico – culturale “Esasperatismo – Logos & Bidone”. Il termine “Esasperatismo”, ufficialmente adottato dal Vocabolario dei Neologismi della lingua italiana “Treccani” nel 2008, indica il grado di esasperazione raggiunto, nella nostra società globale, dal vivere quotidiano, dalla natura violentata, dalla scienza incontrollata, dall’arte non più fruibile. Il Movimento esasperatista, pur denunciando i mali prodotti dall’uomo a livello globale, continua a promuovere la speranza di trovare un rimedio al disastro che un progresso male interpretato e mal gestito ha procurato al mondo intero. In vent’anni di vita si sono susseguite iniziative e attività sia a livello culturale in senso lato sia, nello specifico, a livello artistico: incontri e conferenze, servizi e interviste giornalistiche e televisive, esposizioni artistiche personali e collettive, tre Triennali internazionali, Mostre itineranti, stesure di spartiti musicali e di testi letterari, pluripartecipazioni a Telethon, Maggio dei Monumenti ed altri eventi.Di particolare rilievo la collaborazione con l’Associazione “Ars Harmonia Mundi”e con il Comune di Sorrento, grazie al prezioso contributo di Letizia Caiazzo,
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poetessa, pittrice, donna di sensibilità e cultura, convinta sostenitrice del Movimento esasperatista. Ben tre eventi sono stati organizzati e curati da Letizia Caiazzo nella sala consiliare del comune di Sorrento: nell’Ottobre del 2016 la presentazione del libro di Adolfo Giuliani ”Esasperatismo, pericoliglobali” con una Mostra pittorica itinerante; nel Novembre del 2018 la presentazione del libro “Il Trebbeto” di Giuliani, con la Mostra “Esasperatismo e oltre” e, infine, nel Gennaio 2020 la presentazione del penultimo libro di Giuliani, “’A jonta”, con la mostra “Esasperatismo aperto”. Il Movimento ha conferito, negli anni, vari Bidoni d’oro: per meriti artistici a Guglielmo Roherssen, Domenico Spinosa, Libero Galdo; per meriti culturali a Gerardo Marotta, Roberto de Simone, Clementina Gily, Aldo Masullo; per meriti speciali all’astronauta Luca Parmitano, alla Fondazione teatro San Carlo di Napoli, all’editore Tullio Pironti. Ma che cos’è e che cosa rappresenta dunque questo Bidone? Il fondatore del Movimento, Adolfo Giuliani, ha gestito, per molto tempo, un Centro d’arte e Cultura in Via Salvator Rosa a Napoli, proprio di fronte all’omonima stazione della Metropolitana collinare, seguendone tutti i lavori edilizi, dagli scavi all’inaugurazione.
Al momento di lasciare il cantiere, gli operai dimenticarono sul posto un bidone che era servito loro in tutte le fasi dei lavori effettuati, piuttosto malconcio e malandato, ammaccato in più punti. I commercianti della strada pensarono di servirsene per impedire alle auto di sostare davanti ai loro negozi e, così, il “povero” bidone abbandonato cominciò ad essere continuamente spostato a seconda delle necessità di tutti. Fu allora che Giuliani colse la recondita analogia tra l’oggetto, già malmenato in cantiere e nuovamente bistrattato dai negozianti e la vita stessa dell’uomo, incessantemente esposta a dolori, sofferenze, soprusi. Il contenitore di materiali edili è diventato, dunque, la metafora della vita e il simbolo del Movimento esasperatista: è il Bidone che noi tutti riceviamo alla nascita secondo modi e forme diverse: estetiche, sociali, economiche, culturali; è il contenitore sofferto, consumato, sciupato, pieno di esperienze, di tradimenti, di delusioni, di amarezze. Ma l’Esasperatismo, come più volte chiarito dal suo fondatore nel corso di interviste ed interventi, e ribadito nelle sue molteplici pubblicazioni, contiene in sé il germe della speranza, la fiduciosa attesa del ravvedimento da parte dell’uomo per non incorrere nel punto di non ritorno, per la riconquista della sua dignità e del suo ruolo nella salvaguardia del creato. Solo così il Bidone contenitore sofferto, maltrattato, logorato da tradimenti, delusioni e dolori, potrà diventare la culla della Spes, ultima Dea. Il 29 Maggio scorso, dopo vent’anni di un lungo cammino, cosparso di coraggiose denunce, ma anche e, soprattutto, di tenace impegno nella ricerca costante di soluzioni, si è concretizzato l’ultimo sogno di Adolfo Giuliani: la realizzazione di un Museo permanente di Arte contemporanea interamente ispirata ai principi fondanti del Movimento esasperatista: 104 opere pittoriche, 15 Bidoni artistici, 10 ritratti e un mezzo busto in bronzo del fondatore, il gonfalone, un ricchissimo corredo documentario e, infine, ma
certamente non ultimo, il Bidone “storico”, quel Bidone, quello dei lavori di Via Salvator Rosa, il simbolo stesso del Movimento, il contenitore del Logos, il correlativo oggettivo delle nostre sofferenze e delle nostre miserie, del nostro stesso essere individui unici ed irripetibili, responsabili delle nostre azioni nello svolgimento del bene o del male comune. La sede del Museo, Sant’Angelo dei Lombardi, non è casuale: essa rappresenta e simboleggia bene Bidone di Adolfo Giuliani: questo piccolo e suggestivo borgo è stato tra i più martoriati dal terremoto che colpì l’Irpinia nel 1980. Sant’Angelo dei Lombardi è un Bidone che conserva ancora le ferite sanguinanti del suo martirio, come simbolicamente fa il Bidone esasperatista, ma è anche il segno della rinascita e del rinnovamento, la “ginestra” leopardiana che piega il capo, ma non si spezza, e rifiorisce più forte e più bella di prima, e non da sola, ma in più cespugli, perché insieme si cresce e si costruisce il bene comune. Emilia Mallardo
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CALABRIA
La statua di Salvatore Plastina racconta il mito calabrese di Cilla.
La statua che rappresenta Cilla è stata realizzata dallo scultore Salvatore Plastina, nato a Fuscaldo in provincia di Cosenza. Plastina ha reso il viso di Cilla estremamente dolce ma nello stesso tempo sofferente e angosciato. La donna si rivolge verso il mare con le braccia aperte, simboleggiando l’amore perduto. Il gesto di Cilla è ricco di pathos: sembra muoversi verso la persona amata, con forza e determinazione, nel tentativo di salvarla. Metaforicamente rappresenta ognuno di noi: la forza dell’amore è tipica dell’indole calabrese. L’opera spicca sulla sporgenza di una roccia ed è circondata da altri spuntoni laterali a conca, che metaforicamente proteggono l’opera. È posta tra la rotonda di San Lucido e la chiesa di San Giovanni Battista. Nei periodi in cui il vento soffia forte si ha l’impressione che urla dilanianti di dolore escono dalla bocca di Cilla. La statua guarda in lontananza quasi a simboleggiare la speranza che non si deve mai perdere nonostante le
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sofferenze che la vita ci pone davanti. L’opera è emblema della forza e del coraggio delle donne. È un insegnamento morale, civile e sociale per tutti. La statua di Cilla è stata inaugurata il 15 febbraio del 2015. La leggenda è legata ai giorni di tempesta.La favola racconta che Cilla, sanlucidana, era figlia di un pescatore. Bella, dolce e generosa, ma povera. La ragazza si innamora di “Tuturo”, un giovane marinaio che aveva superato tante peripezie. Il mito narra che una notte Tuturo uscì con la sua barca senza far ritorno e Cilla addolorata si gettò dalla rupe sulla quale era solita sedere aspettando speranzosa il suo ritorno. Esiste una seconda versione della leggenda: quando Tuturo morì, il figlio di Cilla decide di continuare il lavoro del padre. Al giovane toccò la stessa sorte del padre e la sfortunata e disperata Cilla si gettò dalla rupe per salvarlo. Alessandra Primicerio (critico d’arte)
PEPPE ORLANDO: LO SCULTORE DEL LEGNO
Peppe Orlando è nato a San Mango d’Aquino il 10 giugno 1954. Fin da giovane mosso dalla curiosità ha coltivato la passione dei lavori su legno, iniziando a creare le sue prime sculture agli inizi degli anni Novanta. L’artista è fortemente legato alla sua terra, la Calabria. Dopo qualche anno di tregua volontaria dell’attività artistica, Peppe ricomincia a scavare nell’animo umano tirando fuori oltre l’aspetto spirituale, anche quello di denuncia sociale che contraddistingue le sue nuove opere realizzate dal 2017 in poi. D. Come e quando ha iniziato a fare scultura? R. Ho intrapreso l’attività di scultore negli anni Novanta, quasi per caso: avevo un pezzo di legno dai lineamenti particolari e ho iniziato a scolpirlo dando pian piano forma e volto. D. Come nasce un’opera d’arte? R. Analizzo il tipo di legno ed inizio a lavorarlo in base alla forma e alle venature che il legno presenta. Spesso è come se il legno stesso mi parlasse, con le sue caratteristiche e le sue originalità. Come se fosse un piccolo mondo o un volto a cui dar forma, definizione e voce. D. Che tipo di legno utilizza per le sue opere e quali sono le caratteristiche? R. Le mie opere sono ricavate da un unico blocco di legno. Ho sempre utilizzato, nella maggior parte dei casi , legno di ulivo e qualche volta legno di noce. Sono sempre andato nei boschi alla ricerca di pezzi di legno particolari, ma ho anche conservato pezzi di legno trovati in giro per caso. Negli ultimi anni invece ho iniziato a lavorare su altri tipi di legno, come quello di pompelmo e di edera.Ho sperimentato l’utilizzo di materiale come pietra e ferro. Unendo materiali di diversa natura ho creato intrecci particolari dando un tocco originale e innovativo agli ultimi lavori che si distinguono dai precedenti sia per l’utilizzo di altri materiali (oltre il legno), sia per forma e dimensione.
D. Può approfondire il significato di una sua opera a scelta? R.“ Solitudine”: questa scultura rappresenta la solitudine dell’uomo moderno, immerso in una società liquida, piena di tanti legami passeggeri e troppo spesso poco duraturi, dove tutto è fugace e temporaneo. L’opera è formata da due parti, tra le quali intercorre uno spazio che rappresenta il distacco dell’uomo dal mondo esterno, come a volerne evidenziare l’isolamento. L’uomo, animale sociale per definizione,si trova qui da solo con se stesso e con la propria interiorità complessa. Nella riflessione e nella solitudine voluta o forzata, la speranza di tornare ad interagire con il mondo esterno è rappresentato dal telo di juta, che unisce le due parti dell’opera. Lì sono affidati i sogni , le speranze e i desideri di voler tornare a sentirsi parte di qualcosa, di uscire dall’isolamento. Quest’opera, mai come oggi, risulta attuale ed è una perfetta rappresentazione del periodo storico che stiamo vivendo. In tempo di pandemia, di distanziamento sociale e di restrizioni, il sentimento di solitudine è qualcosa che accomuna tutti noi indistintamente D. Quali sono i soggetti principali delle sue opere? R. Figure sacre, immagini scarne, volti di gente comune con una importante forza espressiva. Madri, contadini, operai sono i soggetti principali delle mie opere degli anni Novanta. Volti segnati dalla fatica e dalla sofferenza, volti legati al passato e alla propria terra. I lavori degli ultimi anni, che risultano allo sguardo degli osservatori, più complessi nell’interpretazione sono caratterizzati da molteplici forme che racchiudono significati nascosti tra i diversi volti presenti in un’unica scultura, tra vari lineamenti ed incavi. Riguardano temi come la solitudine la libertà, ma anche guerre e potere oltre che spiritualità e religione. Alessandra Primicerio (critico d’arte)
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CALABRIA
Vincenzo Allevato artista figurativo surrealista e metafisico
Pittore, scultore, disegnatore e scenografo. Artista figurativo surrealista e metafisico Vincenzo Allevato nasce a San Giovanni in Fiore, in provincia di Cosenza il 7 ottobre del 1962. Da bambino inizia la sua passione per la pittura, alimentata e perfezionata nel tempo. Nel 1983 consegue il Diploma di Maturità Artistica. Poi il Diploma di Maestro D’Arte sezione Arte Disegnatori Architettura e Arredamento. E’ presente nell’ Annuario d’ Arte Moderna: Artisti Contemporanei del 1999 e del 2000 – Ed. ACCA; e nel catalogo nazionale dell’arte contemporanea 1999 “Top Arts”. Ha partecipato a numerose mostre nazionali ed estere ricevendo diversi riconoscimenti e critiche. Le sue opere figurano in collezioni e raccolte private italiane, Santuari e Chiese Calabresi. D. Maestro Allevato il disegno che ruolo svolge nella tua professione? Fai bozzetti preparatori? Dipingi dal vivo? R.Il disegno ha un ruolo molto importante prima di iniziare un lavoro, parto sempre da un bozzetto iniziale e mi capita di dipingere anche dal vivo. D.Ci sono artisti a cui ti sei ispirato? R. Si, i surrealisti . D. Hai sempre desiderato intraprendere questa professione? Quando hai preso consapevolezza della tua inclinazione per la pittura? R.Ho sempre desiderato intraprendere questa professione perché è la mia passione. Sin da piccolo amavo divertirmi con i colori. D. Ti è mai capitato di sognare un’opera da realizzare? R.Si mi è capitato di sognare un’ opera e poi realizzarla. D. Sei contento della tua professione? R. Sono contento della mia arte, posso dipingere e voglio farlo: è la mia vita. D. Ti separi volentieri dalle tue opere? Che tipo di rapporto lega un artista alla sua creazione? R. Separarmi dalle mie opere, diventa sempre un dramma. Provo molta sofferenza, perché è come se fossero figli. D. Pensi di esprimere sentimenti positivi o negativi attra-
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verso le tue opere? R. Certamente esprimere sentimenti positivi o negativi è fondamentale per la mia arte. Ma prevale il sentimento positivo. D. In ogni tuo dipinto si nascondono simboli e significati nascosti. È un modo per esprimere la tua interiorità oppure è un’esortazione verso l’osservatore a meditare sui messaggi che celi nelle tue tele? R. Il simbolo è un tratto costitutivo della mia pittura. I simboli sono tutti estremamente vari, ma ugualmente significativi. Un simbolismo che unisce la materia e lo spirito,il corpo e la psiche. Voglio dire che la realtà autenticata non va individuata nell’ esistenza oggettiva delle cose ma nelle idee come temi legati alla religione, alla mitologia, al sogno. D. Cosa rappresenta per te il sacro, tema molto forte nella tua produzione? R. Il sacro nella mia pittura è un unico elemento indiscusso e indiscutibile: Amore sconfinato per Dio. D. Come si è trasformato il tuo lavoro nel tempo? R. Si è trasformato sempre facendo ricerca: delle forme, del dinamismo, del colore . D. Quali sono i tuoi prossimi progetti? Ogni nuova mostra è indice della mia passione soffocata che attende un nuovo poderoso sfogo. Alessandra Primicerio ( critico d’arte) .
museo d’arte contemporanea statale
MACS Museo di Arte Contemporanea Statale Il MACS, Museo di Arte Contemporanea Statale, è stato inaugurato l’8 ottobre 2016. Il Museo, oggi, possiede una collezione di circa 500 opere di arte, donate da numerosi artisti di fama nazionale e internazionale. E’ situato in via Napoli, vico II, presso la sede del Liceo Artistico Statale “Solimena” di Santa Maria Capua Vetere ed è aperto al pubblico dal lunedì al sabato dalle ore 08.00 alle ore 14.00.
La raccolta, conservazione e l’esposizione di opere consente al Liceo Artistico di formalizzarsi quale polo culturale e sperimentale, diventando punto di incontro reale ed effettivo tra l’arte, cultura e scuola, realizzando uno spazio di libero confronto nel senso più ampio del termine, assicurando contaminazioni creative fra esperienze, stili, linguaggi, territori e generazioni.
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SICILIA
ALESSIO DELI - ANTHROPOCENE
Dal 12 Giugno 2021 al 16 Luglio 2021 MacS - Museo d’Arte Contemporanea Sicilia Via S. Francesco D’Assisi 30 CATANIA ORARI: da martedì a domenica 10.30 - 17:30
CURATORI: Adriano Pricoco e Daniele Raneri Tel.: +39 095 6172035 mail: info@museomacs.it www.museomacs.it
Dopo l’anteprima virtuale dello scorso dicembre 2020, il MacS (Museo di Arte Contemporanea Sicilia), diretto da Giuseppina Napoli, presenta, a Catania, la mostra personale “Anthropocene” di Alessio Deli. Il vernissage si terrà il 12 giugno 2021, alle ore 20.00. L’ingresso sarà contingentato secondo le vigenti normative. La mostra sarà visitabile fino al prossimo 16 luglio 2021. Per l’occasione, introdotti da Giuseppina Napoli, interverranno i curatori Adriano Pricoco (Accademia di Belle Arti di Catania) e Daniele Raneri (Storico dell’arte). In esposizione una selezione di sei sculture (Anthropocene, Summer awakening, Figura Femminile, Donna della Preghiera, Donna del Cuoio Blu e Clipeata), realizzate tra il 2010 e il 2019, che rappresentano una sintesi del lavoro svolto dall’artista negli ultimi dieci anni. La ricerca artistica di Alessio Deli, infatti, indaga la dimensione temporale dell’arte attraverso le potenzialità espressive che scaturiscono dal reimpiego di oggetti trovati e manufatti scartati. Il recupero di materiali poveri per la creazione di opere nuove gli permette di raggiungere due obiettivi: da una parte l’artista compila una sorta di campionatura del reale tramite ciò che è stato rifiutato dal sistema del consumo, mentre con-
temporaneamente sottrae gli stessi oggetti dall’oblio per reinserirli nel flusso del tempo umano; dall’altra la conseguenza di questo processo scaturisce in un’analisi profonda del rapporto dell’uomo con il tempo, nella sua dimensione personale e collettiva (la memoria e la storia), fino a risalire all’essenza primordiale - all’inizio, all’incipit - dell’opera d’arte stessa. Giuseppina Napoli – Direttrice MacS: «Le figure femminili a cui Deli affida la sua prosa vengono dal passato e si portano dietro e dentro le mutilazioni e la corrosione della storia umana e la violenza dell’uomo sull’uomo. Narrano la povertà che il capitalismo globale ha creato nel nostro tempo e le conseguenze dello sfruttamento spietato del pianeta. Ci parlano della sopraffazione di una piccola parte dell’umanità sulla parte rimanente, oggi acuita dal culmine nel dramma di una pandemia senza precedenti. Con Anthropocene, la prima mostra nell’etere luminifero del MacS, le principesse di Alessio Deli con la ruggine nel cuore e le lacrime secche per l’orrore, si mettono in cammino, pellegrine senza nome e senza patria, alla ricerca della “cura”. Grazie ad Alessio Deli per il suo straordinario apporto artistico e umano alla cultura internazionale».
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Adriano Pricoco – curatore della mostra, docente dell’Accademia di Belle Arti di Catania: «L’opera di Alessio Deli che accresce la già notevole collezione del MacS, è come un ponte fra la storia (il passato) e il presente (contemporaneo); un ponte fra un presente insostenibile e un futuro sostenibile. La solennizzazione di un’entità sensibile o sovrasensibile, non scandisce il trionfo dell’artificiale (come fosse un feticcio) sebbene finisca per affermarsi come una universalità astratta, prescinde da qualsiasi legame con una forma determinata e si riappropria di una dimensione immaginifica, che quasi debitrice ad un contesto onirico, crea quel ponte che sublima (o forse istintivamente produce) un processo catartico». Daniele Raneri – curatore della mostra, Storico dell’arte: «La Bellezza muliebre delle sculture di Deli, sebbene inficiata dalla natura terrena o dai rivolgimenti sociali, rimane imperturbata per giungere alla contemplazione. Eterea e intrisa di malinconia può trascendere il finito per giungere a un livello superiore che non è rintracciabile nel mondo delle cose e che va al di là del tempo e dello spazio terreno. Veramente in queste opere si coglie il più alto valore della Scultura quando questa si pone l’obiettivo di nobilitare l’esistenza e perseguire l’aumento del livello di consapevolezza dell’umanità.
Ogni essere umano (e la società nel suo insieme) dovrà prepararsi e ristrutturarsi, se vuole evitare di stagnare nell’inarrestabile cammino involutivo. Quale modo migliore si può intraprendere se non il riscoprimento delle forme femminili di spiritualità, delle immagini dimenticate dalla nostra società patriarcale che vanno recuperate». Attesissimo Deli che, come ha dichiarato Vittorio Sgarbi, “ha nostalgia di un mondo perduto, e non vorrebbe il presente cui è costretto”, che, riportiamo anche le osservazioni di Lorenzo Canova, “crea cicli suggestivi di sculture che compongono una sorta di denso ed elegante racconto figurativo. (…) figure che si collocano (…) come sacerdotesse ieratiche, vergini custodi di riti e di culti perduti, vestali che nella loro solennità ci pongono di fronte a enigmi inquietanti, portatrici di messaggi superiori destinati a essere interpretati come segni di misteri ultraterreni. La capacità del giovane artista, infatti, non è solo quella di lavorare con il ready-made in senso installativo, ma anche di creare un’armonia tra il polimaterismo e la sua capacità di modellare e comporre le anatomie e i volti, con una qualità formale da scultore antico che nella sua leggerezza si redime da ogni possibile accademismo evidenziando invece una finissima intensità di immaginazione e realizzazione iconica”.
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13ª edizione
MOSTRA MERCATO DI ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
2.3 ottobre e 8.9.10 ottobre 2021 Orario di apertura: dalle ore 10:00 alle ore 19:00 Fiera di Parma - INGRESSO OVEST
www.artparmafair.it Segreteria Organizzativa: Nord Est Fair - 049 8800305