Rivista20 maggio giugno 2017

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N°21 maggio-giugno 2017 www.rivista20.jimdo.com

periodico bimestrale d’Arte e Cultura ARTE E CULTURA NELLE 20 REGIONI ITALIANE

Emilio Scanavino

Edito dal Centro Culturale ARIELE


ENZO BRISCESE

BIMESTRALE DI INFORMAZIONE CULTURALE

del Centro Culturale Ariele

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Hanno collaborato: Giovanna Alberta Arancio Francesca Ramarony Tommaso Evangelista Lodovico Gierut Silvia Grandi Irene Ramponi Letizia Caiazzo Antonietta Campilongo Alessandra Primicerio Virginia Magoga Roberta Panichi Enzo Briscese Paola Corrias Cinzia Memola Nicolò Marino Ceci Barbara Vincenzi www. riv is t a 2 0 . jimd o . c o m

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Rivista20 del Centro Culturale Ariele Presidente: Enzo Briscese Vicepresidente: Giovanna Alberta Arancio orario ufficio: dalle 15 alle 19 tel. 347.99 39 710 mail galleriariele@gmail.com -----------------------------------------------------

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mail: enzobriscese6@gmail.com cell. 347.99 39 710

In copertina: opera di Emilio Scanavino


Omaggio a Emilio Scanavino

8 aprile - 28 maggio 2017 Antico Castello sul mare - Rapallo - Genova

venerdì dalle 16,00 alle 19,00 - sabato, domenica e festivi 10,30/12,30 e 16,00/19,00 www.comune.rapallo.ge.it Ancora una volta, le sale dell’Antico Castello sul Mare aprono le porte per ospitare un’esposizione di grande rilevanza: la mostra di Emilio Scanavino, uno dei massimi pittori italiani, esponente di quell’astrattismo informale che fa della sublimazione e della stilizzazione delle forme il suo tratto peculiare e di grande impatto emotivo agli occhi dell’osservatore. Un evento che valorizza la vocazione culturale di Rapallo, inserito nel più ampio contesto di “Creativa360”, una rassegna che chiama a raccolta arte, musica e performance per dare vita a un progetto di straordinaria intensità. L’iniziativa rispecchia senza dub-

bio l’intento dell’amministrazione comunale di promuovere progetti culturali di qualità. In veste di Sindaco con delega alla Cultura, non posso quindi che ringraziare gli organizzatori, i curatori della mostra incentrata sulle opere del compianto artista genovese e la coordinatrice delle attività dell’Antico Castello sul Mare, Maria Cristina Ardito, per aver collaborato alla realizzazione di questo evento di grande richiamo artistico e turistico. Carlo Bagnasco Sindaco di Rapallo

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La ricerca senza fine di Emilio Scanavino Luciano Caprile L’alimento per le sue opere lo trovava dentro di sé, in un conflitto esistenziale che toccava prima l’anima e poi la carne. Lo specchio esteriore era da ricercarsi invece in quella natura aspra che sentiva tanto sua da concepire nell’entroterra di Finale, a Calice, su uno sperone di roccia, un ascensionale abitazione alla stregua di una seconda pelle che potesse avvolgere e contenere la natura stessa e le personali angosce. Emilio Scanavino ha vissuto fino in fondo una ligusticità che gli apparteneva ben oltre il fatto di essere nato a Genova, di aver respirato e compiutamente assorbito il destino atavico del tormento di vivere. L’esposizione al Castello di Rapallo intende ripercorrere innanzitutto questo suo intimo tragitto che acquista rilevanza espressiva a partire dal 1952 allorché certi residui figurali vengono trasformati in intensa e travagliata materia informale. In mostra compare infatti una piccola carta che

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sintetizza un simile passaggio. L’anno precedente aveva conosciuto a Londra Francis Bacon ed era rimasto colpito dal male di vivere declinato dalle sue tele dove gli interpreti esibiscono tormentati, ectonoplasmatici trasalimenti. Per Scanavino invece il terreno di ricerca era dentro di sé, nel territorio che lo circondava e che significava la dilatazione emozionale e tattile del suo corpo. Rivoltando un sasso, incontrato su un sentiero montano riarso dal sole, poteva ripercorrere il mondo dei suoi racconti; altri preziosi suggerimenti gli venivano dai fili spinati di rugginosa insidia che impedivano o limitavano certi transiti: “ il suo segno, che è un tentativo di articolazione linguistica, continua a mantenere (…) uno stretto legame, di derivazione, con elementi concreti, terricoli: sterpi, cordame, ecc …”. Il senso della vita era lì; il senso della sua interpretazione della vita era nella superficie graffiata, scavata con le dita o con strumenti d’occasione: “Ogni volta io muoio sulla tela e poi rinasco”.


Cosi “Nascenza” del 1953 va interpretata anche nel significato di liberazione da una sofferenza interiore e di una conseguente decantazione estatica. E “Insidia” dell’anno seguente insegue il rischio della trappola, della perdizione e dello smarrimento che hanno bisogno di un “Rituale” (1955) per essere esorcizzati. E via via fino al “Personaggi della tragedia” del 1956, un importante affresco della straziante condizione umana. Ha scritto in proposito Enrico Crispolti: “il dipinto di Scanavino è dunque una presenza carica di significati, qualcosa di più di una esplicita ed univoca dichiarazione (…) ove il ruolo dell’indagine psicologica, dell’ascolto delle molteplici risonanze degli interventi e delle “irruzioni” del contingente quotidiano, è preponderante”. E poi, a partire dal 1957, vengono gli “Alfabeti senza fine” dove il gesto cerca nei segni della natura (o in certe sue allusioni recepite dall’anima) un rapporto con lo spazio

che li accoglie in ritmica sequenza. Questa sua scrittura tornerà di quando in quando a scandire i tempi del suo lavoro fino all’ultimo. Un tentativo d’ordine progettuale? No. Piuttosto, come ha sottolineato Roberto Sanesi citando Mallarmè : “Come segno che io scelgo, che uso in quanto strumento visibile, gesto e traccia del gesto, magari come negazione, assoluta e necessaria cancellazione della parola accettata come moneta di scambio quotidiano”. “Come una Crocifissione” un imponente olio su tela del 1961, avvalla questa dichiarazione. Infatti rappresenta un cupo, tormentato affresco di segni e di colature attraversate da un netto, ripetuto, ortogonale transito del pennello intinto nella liquida perdizione della notte: rappresenta una croce che sembra annullare la travagliata dichiarazione pittorica sottostante ma nel contempo ne esalta il carattere dichiarativo.

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Cancellazione dunque come autopunizione, come espiazione e sofferenza, come prezzo da pagare al senso della vita di ogni giorno. Proprio agli inizi degli anni Sessanta compare con maggior costanza quella suddivisione geometrica dello spazio che aveva caratterizzato le caselle del primissimo “Alfabeto senza fine” del 1957. Il suo gesto pare ora motivato non tanto dall’esigenza di un ordine quanto dal desiderio di limitare gli ambiti in cui conservare questo gesto che genera reliquie da incorniciare e da difendere. Questo suo gesto distilla ora tracce da fissare per sempre sulla superficie perché nel suo caso l’apparenza dell’effimero contiene il seme della vita e la relativa motivazione. Col tempo e con l’intrusione di macchie o di

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colorati (da inserire preferibilmente su fondo chiaro) Scanavino cercherà di lenire e di modulare la propria crisi. Allora i suoi “carapaci” profumeranno di esiti anatomici, di estreme scarnificazioni svuotate del loro verificabile contenuto. In altre occasioni “Scanavino riempie le caselle del suo registro delle vicende umane con i segni convulsi che fissano implacabili i momenti di una sempre uguale “illumination”. Ogni porzione delimitata della illimitata continuità dello spazio e del tempo può racchiudere soltanto l’impronta della rivelazione istintiva, del divenire in atto. Sui geroglifici di questo memoriale si riversa l’inchiostro dell’angoscia, che tutti li annega nella nera uguaglianza dell’esistere.”


A sottolineare il senso inquietante di vuoto, di precipitante spazio da occupare con una presenza, con un graffio, intervengono negli ultimi anni alcune prove di incolmabile smarrimento. Ci riferiamo nell’attuale circostanza a “Il filo teso” del 1977 che unisce due segni ai confini estremi della tela lasciando in chi osserva una sensazione di precarietà. E ci riferiamo a un’altra opera del medesimo anno di cui compare in mostra un grande bozzetto preparatorio: “voyage au bout de la nuit” è da considerare (insieme a La porta del 1977) quale punto di arrivo maturo e convincente di un

percorso creativo in cui solo raramente la tensione emotiva e il rigore della strutturazione avevano potuto attenuarsi, ma, anche e soprattutto un’opera in qualche modo riassuntiva, per complessità di rimandi e limpidezza di esecuzione (…) dei momenti più significativi, delle varie tematiche e dei diversi stilemi che hanno caratterizzato Scanavino: “Non a caso il titolo evoca quello del celebre romanzo di Cèline, nutrito di inconsolabile pessimismo. Qui l’artista scaglia suoi lacerti contro l’ignoto che l’attende. Da qui riparte come sempre il suo e il nostro viaggio.

Emilio Scanavino nasce a Genova il 28 febbraio del 1922. Nel 1938 frequenta il Liceo Artistico “Nicolò Barabino” dove conosce Giorgina Graglia che sposerà nel 1946. Nel 1948 la Galleria Isola di Genova ospita la sua prima personale dove prevalgono echi espressionisti. Nel 1949 nasce il figlio Sebastiano e l’anno seguente abbandona l’incarico di disegnatore tecnico presso il Comune di Genova per dedicarsi completamente alla pittura. Nel 1950 viene invitato alla XXV Biennale di Venezia. Nel 1951, in occasione di una personale alla Galleria Apollinaire, trascorre qualche tempo a Londra dove incontra tra gli altri Philip Martin ed Edoardo Paolozzi. In particolare rimane colpito dalle opere di Francis Bacon. In quel periodo lavora ad Albissola nella fabbrica di ceramiche Mazzotti dove avrà modo di stringere amicizia con Lucio Fontana, Sebastian Matta, Corneille, Asger Jorn, Gianni Dova, Enrico Baj, Roberto Crippa, Karel Appel, Agenore Fabbri, Aligi sassu, Sergio D’Angelo e altri. Qui conosce Carlo Cardazzo, titolare della Galleria del Naviglio di Milano, che diventerà il suo mercante. Nel 1952 nasce la figlia Paola. In quello stesso anno ottiene un incarico per l’insegnamento del disegno presso il Liceo Artistico di Genova. Nel 1954 espone le sue opere alla XXVII Biennale di Venezia Nel 1958 riceve il Premio Lissone e, alla Biennale di Venezia, il Premio Prampolini. Si Trasferisce a Milano con la famiglia. Nel 1960 è invitato con una sala personale alla XXX Biennale di Venezia. Nel 1962 acquista una vecchia casa a Calice Ligure e la trasforma in atelier. Nel 1966 gli viene ancora destinata una sala personale alla XXXIII Biennale di Venezia dove vince il Premio Pininfarina. Dal 1968 lavora prevalentemente a Calice Ligure: la sua presenza attira numerosi artisti che costituiranno attorno a lui una piccola comunità. Nel 1972 supera con successo una delicata operazione a causa di una malattia circolatoria. Compie viaggi in Belgio, Francia e Germania. Nel 1973 la Kunsthalle di Darmstadt presenta una vasta antologica che, con alcune varianti, si trasferirà prima a Palazzo Grassi di Venezia e quindi al Palazzo Reale di Milano. Nel 1977 alterna la sua attività tra Parigi e l’Italia. A partire dal 1982 vivrà tra Calice Ligure e Milano. Muore a Milano il 29 novembre 1986.

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EVENTI

PIEMONTE

DAL FUTURISMO AL RITORNO ALL’ORDINE Pittura italiana del decennio cruciale 1910-1920 Museo Accorsi - Ometto Via Po, 55 - Torino 2 marzo – 18 giugno 2017

Il Museo Accorsi – Ometto presenta una mostra che affronta e indaga, per la prima volta in una visione complessiva, la pittura italiana del decennio cruciale tra gli anni dieci e venti del Novecento. Curata da Nicoletta Colombo e organizzata in collaborazione con lo Studio Berman di Giuliana Godio, l’esposizione presenta 72 opere, di provenienza museale e da importanti collezioni private. La rassegna ripercorre il clima culturale italiano che segna la nascita dell’arte moderna ed esamina le nuove tendenze artistiche del decennio 19101920, dando seguito all’indagine sui fenomeni pittorici italiani del secolo XX, inaugurata dal museo con la passata mostra dedicata al “Divisionismo tra Torino e Milano. Da Segantini a Balla”. La mostra prende idealmente l’avvio dal 1910 (anno emblematico segnato dall’uscita del Manifesto dei pittori futuristi e del Manifesto tecnico della pittura futurista), con opere degli autori del Futurismo storico: Filippo Tommaso Marinetti, Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Carlo Carrà, Gino Severini, Luigi Russolo, Fortunato Depero, Pri-

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mo Conti. Sono rappresentati anche gli esponenti dell’eterodossia futurista e gli indipendenti del movimento, da Enrico Prampolini a Mario Sironi, Achille Funi, Leonardo Dudreville, Antonio Sant’Elia, Adriana Bisi Fabbri e Gerardo Dottori. Il percorso prosegue con la seconda sezione dedicata ai simbolismi che registrano una persistenza stilistica dal decennio precedente, ora rinnovati in chiave espressionista, di intonazione popolare. La sezione illustra inoltre i secessionismi che coinvolgono i linguaggi artistici giovanili italiani, segnali di un’avanguardia moderata che guardava all’arte coeva d’oltralpe. Accanto alle opere di Alberto Martini e di Lorenzo Viani, voci rispettivamente di un simbolismo ed espressionismo maturato a contatto con la cultura europea, trovano spazio i linguaggi secessionisti e primitivisti di Felice Casorati, Tullio Garbari, Umberto Moggioli, Guido Trentini, Gino Rossi, Ubaldo Oppi, Galileo Chini, Cipriano Efisio Oppo, Ferruccio Ferrazzi, Enrico Lionne, Carlo Corsi, Garzia Fioresi.


Un altro significativo segmento della rassegna è dedicato al primitivismo, tendenza volta al recupero del primordio inteso come azzeramento delle stratificazioni culturali per ritrovare la semplicità e il candore di espressioni popolari. In rappresentanza del clima primitivista suggestionato dall’opera di Rousseau il Doganiere e di André Derain, autori al tempo celebrati, si articolano le presenze dei dipinti di Carrà, Garbari, Gigiotti Zanini, Pompeo Borra, Alberto Salietti. Il periodo segnato dalla Grande Guerra (19141918) dava corpo con maggiore incisività alla crisi delle avanguardie e tracciava il cammino verso il recupero delle forme e del cosiddetto Ritorno all’ordine, fenomeno di portata europea, qui illustrato nella terza e ultima sezione della rassegna. La Metafisica, “l’altra faccia della modernità”, che perseguiva in comune con le avanguardie la rivoluzione dei contenuti ma non quella delle forme, è illustrata in mostra da opere di Giorgio de Chirico, di Carlo Carrà, Filippo de Pisis, accostate a saggi della metafisica eterodossa, rappresentata da Mario Sironi e Achille Funi, per approdare alla poetica di “Valori Plastici”, che dal 1918 diffondeva il principio della supremazia culturale e artistica italiana. Nel 1919, con la fine di secessionismi, simbolismi e primitivismi, si avviava una tendenza corale al recupero della classicità in ottica moderna, svolta cioè secondo stili e linguaggi aggiornati, rappresentati da saggi pittorici di Casorati, Soffici, Sironi, Rosai, de Chirico, Severini, Funi, Guidi, De Grada, caratterizzati dai principi di sintesi, costruzione e plasticità, e incamminati con differenti declinazioni verso la successiva temperie del Novecento Italiano degli anni Venti.

Via Po, 55 - 10124 Torino Telefono: + 39 011.837.688 int. 3 Fax: + 39 011.815.40.61 info@fondazioneaccorsi-ometto.it

ACHILLE FUNI, La sorella Margherita con brocca di coccio, 1920. Olio su tavola, cm. 32,5x25,5. Archivio Achille Funi, Milano

UMBERTO BOCCIONI, Antigrazioso 1912-13. Olio su tela - cm 80 x 80. Fondazione FC per l’Arte

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Espace MJC Vaugelas LA MAISON DES JEUNES ET DE LA CULTURE inaugurazione sabato 8 aprile alle 11,30

“Poèmes mnésiques” en présence des artistes Jean-Louis Bernard, Danielle Berthet, Charlotte Combe, Elisa Fuksa-Anselme la mostra è visitabile fino al 5 maggio

MJC 4 rue Vaugelas 73100 Aix les Bains (Francia) http://www. mjcaix.fr telefono: 04 79 35 24 35 mail: mji@mjcaix.fr

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orario di apertura: Lunedì: 14 - 21 da mart. a ven. 9-12 e 14-21,30 sabato: 9-12


JINDRA HUSARIKOVA

Se Frantisek Kafka, nel 1979 scrisse ..che Jindra Husarikova era all’apice della sua creatività, possiamo constatare dopo 15 anni con soddisfazione che l’artista non ha permesso che la sua opera scendesse neanche di un gradino da quell’alto livello. Questo è stato ovviamente pagato con incommensurabile fatica, laboriosità, forza e talento. Se per di più, la pittrice ha scelto la strada meno facile, la non congiunturale. Le immagini di Hindra Husarikova si sospendono in una temperie di perenne incantamento: il reale smarrisce connotazioni e spessori consueti per tramutarsi in una apparizione improvvisa. Per tramutarsi, a dir meglio, in una “visione” in cui si riflette il grande spettacolo dell’umanità. Ora evocate in una pluralità di componenti ed ora invece conchiuse nel volgere breve di un frammento, le molteplici trame della vita sono comunque catturate sull’altro lato dello specchio, là dove risuona la strada dell’artista solitario, non c’è nulla da invidiare. Anche se, in verità, questa è probabilmente l’unica strada che nell’arte abbia veramente senso.

La forza della pittura di Jindra Husarikova consiste nella risonanza delle idee contemporanee, degli umori e delle sensazioni senza dover rinunciare alla millenaria esperienza culturale. I suoi quadri sono la visione poetica delle impressioni, delle immagini e delle storie che emanano perenne fascino, a volte come favola, a volte come mito. Se l’essenza poetica è la capacità di rendere particolare un fenomeno e risvegliare dentro di noi una relazione con la bellezza, e se l’arte significa più inquietudine che certezza e allo stesso tempo non dimentica la grande componente del desiderio, tutto questo senza dubbio scaturisce, e si diffonda dall’opera figurativa della pittrice. Possiamo infine considerare i quadri di Jindra Husarikova come un invito e un appello per richiamare l’importanza dell’intensa percezione sensoriale ed intellettuale, valore che viene sempre meno considerato ai nostri tempi, in cui si assiste a troppi eventi crudeli ed in cui l’arte viene non solo appiattita, ma allo stesso tempo isolata. (Jaroslav Mraz)

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NINO AIMONE

Nino Aimone e il disegno..-.Critica di Pino Mantovani - 2012 - (..) È nei disegni che si rende specialmente evidente una delle qualità più tipiche del l’invenzione di Nino, l’ironia. Che consiste nella capacità di “ interrogare “ e quindi smontare e rimontare a prova i meccanismi della realtà (segnalo, ad esempio, i disegni di animali morti e vivi che attraversano tutta la produzione) e della realtà in immagine ( segnalo l’uso anomalo del modello cubista), specialmente quando si applica al tema del teschio, o quando illustra storie di aggregazione e disgregazione ( allora mi sovviene lo scrittore Calvino, che dedicò a Nino una bella pagina, più di qualsiasi pittore), i meccanismi dell ‘immagine colta nella sua concretezza di struttura,

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non raramente rimescolando i diversi piani della realtà: la realtà fenomenica, la realtà concettuale, la realtà del linguaggio. È proprio nel disegno che l’esigenza di risolvere ogni parte e di capire ogni nesso raggiungono il massimo della chiarezza, della imtensità e perchè no? Del divertimento. Al di fuori dei generi, si può che Aimone, è prima di tutto un disegnatore. Non è un caso che nella gran messe di disegni - diverse centinaia- accada di incontrare di grandi dimensioni, tecnicamente e concettualmente tanto complessi da far dubitare all’artista stesso se collocarli nel catalogo dei dipinti. -


Incisioni di Nino Aimone.- Torino 1992 “ Intermittenze” Scritto dallo stesso artista Nino Aimone - (..) Quando comincio un lavoro, non ho mai in mente un’immagine compiuta, ma parto da un’idea momentanea, una sensazione, un gesto. Questo primo segno, che spesso ha una componente di aggressività o di violenza, divide lo spazio portandolo dalla superficie piatta in profondità e segnando quindi la traccia da seguire (ironica, atmosferica, tragica, etc). A questo punto si mette in moto un processo quasi automatico, un dialogo istintivo tra sensazioni interiori ed è citazioni da parte sia dell’immagine stessa sia del tipo di supporto e di strumento che uso Fin quando la linea scorre istintivamente, la lascio andare. Nel momento in cui si interrompe il processo naturale, interviene un ripensamento su questa prima fase. Da cui scatta un secondo percorso “automatico”, che però tiene conto di quello che avviene in precedenza, (..) La difficoltà sta nel fatto che devo unire sempre di nuovo la mia componente razionale, più mentale, con l’altra più istintiva ed emozionale. Questa apparente contraddizione tra rigore e istinto porta spesso ad un movimento centrifugo dell’immagine, ccentuato dalle diagonali e dai triangoli che evocano un certo senso di disagio ello spettatore. Que-

sti stimoli conducono l’osservatore ad una posizione più ritica e meno passiva, lasciando gli aperta la possibilità di interpretazione. (..) Riduzioni: G. Arancio


EVENTI

VALLE D’AOSTA

Giovanni Segantini e i pittori della montagna Museo Archeologico Regionale - Aosta 7 Aprile 2017 - 24 Settembre 2017 9-19, tutti i giorni

Vittorio Sella

L’Assessorato dell’istruzione e cultura della Regione autonoma Valle d’Aosta informa che venerdì 7 aprile 2017, alle ore 18, sarà inaugurata, presso il Museo Archeologico Regionale di Aosta, la mostra Giovanni Segantini e i pittori della montagna. L’esposizione, a cura di Filippo Timo e Daniela Magnetti, propone un selezionato percorso che ha come fulcro l’esperienza pittorica di Giovanni Segantini, tra i massimi esponenti del divisionismo italiano, che ha eletto la montagna a proprio soggetto principe, interpretandola in modo personale e innovativo, sia in termini di stile sia di poetica. La selezione di opere proposte in mostra individua e suggerisce uno dei molti possibili percorsi attraverso la pittura di montagna a cavallo tra il XIX e il XX secolo, limitando la propria attenzione ai soli artisti italiani e concentrandosi

geograficamente sui lavori dell’arco alpino. Accanto alle opere di Giovanni Segantini, scelte attingendo a uno specifico momento dell’esperienza artistica del pittore, ovvero agli anni giovanili trascorsi in Brianza, compaiono più di cinquanta artisti, a partire da Vittore Grubicy, Emilio Longoni, Baldassarre Longoni, Carlo Fornara, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Lorenzo Delleani, Cesare Maggi, Leonardo Roda, Italo Mus, sino a Fortunato Depero. Accanto alle opere di questi maestri trovano posto i dipinti di almeno tre generazioni di altri artisti che, pur non avendo incontrato tutti la grande notorietà, hanno saputo instaurare un dialogo con i capofila, divenendo anch’essi partecipi di una pagina importante della storia dell’arte italiana.

Carlo Cressini

Leonardo Roda

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Giovanni Segantini

All’interno del grande orizzonte tematico della pittura di montagna, le opere sono state organizzate in sette sezioni, oltre a quella dedicata a Segantini che vede esposto lo splendido olio su tela La raccolta dei bozzoli (1882-1883), così scandite: le vedute estive, le scene di vita campestre e contadina, i paesaggi antropizzati, i ricordi alpini, i laghi, i tramonti e i notturni, le vedute dei grandi paesaggi innevati. A queste si aggiunge una sezione dedicata a Italo Mus, il pittore valdostano più noto e ammirato del XX secolo, di cui ricorre nel 2017 il cinquantesimo anniversario della scomparsa. La mostra Giovanni Segantini e i pittori di montagna è

Carlo Fornara

corredata da un catalogo riccamente illustrato, con testi di Annie-Paule Quinsac, Filippo Timo, Daria Jorioz, Daniela Magnetti, Marco Albino Ferrari, Maurizio Scudiero, Luca Minella, Beatrice Buscaroli. Il volume, edito da Skira, è acquistabile in mostra al prezzo di 36 euro. L’esposizione resterà aperta sino a domenica 24 settembre 2017, dalle 9 alle 19, tutti i giorni. Il costo del biglietto d’ingresso è di 6 euro intero, 4 euro ridotto; 4 euro per i soci del Touring Club Italiano e 3 euro Alpitur; entrata gratuita per i minori di 18 anni e per le scuole. Sarà possibile acquistare un abbonamento con la mostra Edward Burtynsky. L’uomo e la terra, aperta dal 29 aprile al 1° ottobre 2017 al Centro Saint-Bénin di Aosta, al costo di 10 euro intero e 6 euro ridotto.

Per informazioni: Regione autonoma Valle d’Aosta Assessorato Istruzione e Cultura Attività espositive: tel. 0165.275937 Museo Archeologico Regionale: tel. 0165.275902 e-mail: u-mostre@regione.vda.it sito:www.regione.vda.it

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EVENTI

LOMBARDIA Abstract Expressionism & Informal Art Galleria “Antonello da MESSINA” a Legnano dal 20 maggio al 3 Giugno

Il Centro Culturale Ariele presenta un progetto sull’arte astratta ed informale attualizzata ai giorni d’oggi. Selezionando artisti che con la loro arte rappresentino al meglio il contesto storico in cui viviamo, che riescano dunque a trasferire sulla tela le proprie emozioni lasciando trapelare i motivi ispiratori ed i significati più reconditi che li hanno condotti alla sua realizzazione. Un’ opera d’arte che rappresenti uno spaccato della società contemporanea, figlia di un attento e profondo studio, e che riesca a suscitare in chi la ammira la stessa emozione, lo stesso pathos che l’ha provocata. A tal proposito, nel mese di Maggio, in occasione della

festa cittadina del “Carroccio” di Legnano, che come sempre attrae un gran numero di visitatori, organizzeremo una mostra dedicata a questo argomento. “L’arte è fra tutte le forme di comunicazione umana quella che maggiormente anticipa o riflette i mutamenti della realtà, preannunciando orizzonti di rinnovamento e/o liberazione. Con il suo linguaggio intrinseco e solo con esso, può far luce sulla realtà, con la sua dimensione di conferma e di negazione, totalmente svincolato dal processo sociale della produzione, può formulare in completa libertà ipotesi, fantasie, aspettative sul futuro dell’umanità” (Giovanni Cordero).

Direzione artistica: Enzo Briscese - Francesca Ramarony

Enzo Briscese - Thyssen - t.m. su tela- cm 70x70

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Aripa Mariana Paparà - La memoria dell’acqua - t.m. su tela- cm 50x100


Adrian Valentin Sanson - Finestra - acrilico su tela- cm 60x60 Ion Burlacu - .... - t.m. su tela- cm 00x00

Mircea Rasvan Ciacaru- Azzimo - olio. su tela- cm 71x71

Carlo Febbo Serie le tavole cm50X70 bordo 5 cm

Ermanno Barovero la nuvola fagocitata- cm150x90

Benedetto Ferraro societĂ contemporanea

Alex Ognianoff- Trasparenze 2016 olio su tela - cm 60x30

Giuseppe Amoroso De Raspinis Notte Stellata, acrilico su tela 80x90 cm, anno 2016

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Augusta Bairona- luce d’autunno t.m. su tela- cm 100x100

Gina Fortunato- elucubrazioni acrilico su tela- cm 50x50

Michele Revellino - 2010 Levels - olio e resine su pol. cm41x56

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Alessandra Bisi- tempestoso acrilico su tela- cm 56x76

Renzo Sbolci - essere n.4 t.m. su legno- cm 70x85

Antonio Perilli un mondo nuovo - cm100x100

Nicole Grammi- unnamed 2 scultura in ceramica

Daniela Gilardoni- noi tre in cammino mosaico di vetrofusioni e ossidi- cm 80x60

Piero Lo Presti Adesso prendi il futuro- cm70x70


Antonella Catini - dimenticate le carezze t.m. su tela - cm 80x100

Santo Nania- 2016 senza titolo- cm 60x50

Tommaso Cunegato - senza titolo olio su tela - cm 110x140

Danielle Berthet AnamnĂŠsis-gravure-cm50x70-2017

Carmela Candido natura in colta - cm80x80

Margherita Caliendo- 2016 senza titolo- cm 50x60

Cristina Caimi - armony resina e materia - cm 50x50

Alessandro Rossi distorsione spazio-temporale cm 80x100

Fabio Brambilla - Frammenti t. m. materico - 80x100

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EVENTI

LIGURIA

L’ universo artistico di Oscar Saccorotti PALAZZO DUCALE GENOVA 11 novembre – 2016 / 4 giugno 2017

Dipinti, incisioni, arti decorative donate dalla moglie Raffaella Solari A cura di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura Esposizione permanenteInaugurazione: 11 novembre, ore 18 -2016- Termine.: 4 giugno -2017

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Oltre ai dipinti e alle incisioni, che hanno contribuito alla sua fama presso il grande pubblico, la ricerca di Oscar Saccorotti si articolò attraverso una poliedrica gamma espressiva che costituisce il suo complesso universo artistico, come esemplarmente testimoniato dagli apparati decorativi e dagli arredi del Pettirosso. La sua abitazione a Megli, infatti, non rappresentò solo la felice e compiuta applicazione del suo progetto di arte totale, ma anche l’emanazione diretta della sua versatile vena creativa, come puntualmente evidenziato da Federico Zeri in una sua lucida e approfondita nota critica sull’attività dell’artista.


La mostra alla Wolfsoniana - realizzata, in occasione del trentennale della morte dell’artista, grazie alla collaborazione dell’Archivio Saccorotti e arricchita dalle opere donate dagli eredi al Comune di Genova - intende documentare i differenti campi di intervento della sua complessiva ricerca, mettendo in evidenza la sua diversificata produzione nell’ambito delle arti decorative: dalla ceramica, con la quale plasmò vasi e stoviglie di uso comune, ma anche piccole sculture raffiguranti uccelli e anatre, al mosaico, tecnica che condivise con il fratello Fausto; dai progetti di interior design, che si concretizzarono nella realizzazione di arredi e pannelli decorativi, alla decorazione architettonica di esterni e interni, attività avviata ai primi del Novecento grazie alla collaborazione con Enzo Bifoli; dai tes-

suti, eseguiti principalmente per la MITA di Mario Alberto Ponis, cui fu legato da una sincera e duratura amicizia, alla fabbricazione di giocattoli che, dopo le prime realizzazioni eseguite insieme a Fausto nel negozio-abitazione di via Cabella, lo portarono all’invenzione (brevettata) dei suoi celebri aeroplani giocattolo. Proprio queste esili creazioni, assemblate con piume d’uccello e attinenti ad alcuni tra i principali interessi di Saccorotti (la caccia, l’osservazione del mondo naturale e l’aviazione), rappresentano un esempio emblematico del suo ricco universo artistico, caratterizzato da temi ricorrenti ma sempre declinati attraverso differenti attitudini espressive e linguistiche.

Catalogo a cura di Matteo Fochessati e Gianni Franzone INFO: tel. 010 3231329 Orari: lunedì chiuso dal 01.04.2017 martedì-venerdì 11.00-18.00; sabato e domenica 12.00-19.00; lunedì chiuso Biglietteria: biglietteria@palazzoducale.genova.it

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EVENTI

VENETO

Jheronimus Bosch e Venezia

Palazzo Ducale, Appartamento del Doge, San Marco 1 - dal 18 febbraio 2017 al 4 giugno 2017

All’affascinante pittore Jheronimus Bosch vissuto tra il 1450 circa e il 1516 in Olanda è dedicata questa mostra di notevole rilevanza per gli studi, il cui punto focale sono proprio tre sue grandi opere custodite a Venezia, unica città in Italia a conservare suoi capolavori. Questi sono stati restaurati grazie a una importante campagna finanziata dal Bosch Research and Conservation Project e dalla Fondazione Getty di Los Angeles: Il martirio di santa Ontocommernis (Wilgefortis, Liberata), Tre santi eremiti e Paradiso e Inferno (Visioni dell’Aldilà). Bosch nei suoi lavori propone visioni inquietanti, scene convulse, paesaggi con città

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incendiate sullo sfondo, mostriciattoli e creature oniriche, un mondo misterioso. Le opere sono esposte insieme a 50 dipinti provenienti da collezioni internazionali pubbliche e private, come quelli di Jacopo Palma il Giovane, Quentin Massys, Jan Van Scorel, Joseph Heintz, disegni e bulini di Durer, Bruegel, Cranach e Campagnola, bronzi e marmi antichi, rari manoscritti e volumi a stampa. La mostra è coprodotta dalla Fondazione Musei Civici di Venezia e dal Museo Nazionale Gallerie dell’Accademia di Venezia, con il patrocinio del Dipartimento di Culture e Civiltà dell’Università di Verona.


Venezia - A 500 anni dalla morte di Hieronymus Bosch, Venezia celebra il maestro fiammingo con una grande mostra. In scena i suoi unici tre lavori conservati in Italia: il Martirio di Santa Liberata, le Quattro Visioni dell’Aldilà e i Tre Santi Eremiti, appartenenti alle collezioni delle Gallerie dell’Accademia e recentemente riportati all’antico splendore da importanti interventi di restauro. Meraviglia e ricerca procedono di pari passo: all’irresistibile fascinazione per gli universi surreali di Bosch, il progetto unisce nuove acquisizioni sui suoi rapporti con l’arte e la cultura italiana, sulle origini e il significato delle opere di un artista enigmatico che non ha mai smesso di suscitare curiosità. Jheronimus Bosch e Venezia non è solo un omaggio alla fantasia e alla perizia di un originalissimo interprete del Rinascimento europeo, ma anche un’immersione nel gusto cinquecentesco per l’onirico e il bizzarro, che trovò una delle sue massime espressioni nella collezione del cardinale veneziano Domenico Grimani. Visioni inquietanti, paesaggi che sembrano frutto di allucinazioni, creature immaginarie dalle forme grottesche furono ricercati lungo tutto il secolo e oltre per la loro capacità di suscitare stupore e fornire spunti di discussione nei cenacoli eruditi.

Telefono: 041/2715911; Sito www.palazzoducale.visitmuve.it Orari di apertura: 8,30-19 Costo: 12 euro; ridotto 10 euro 23


EVENTI

FRIULI VENEZIA GIULIA Francesca Tonsi La giovane artista Francesca Tonsi nel 2016 ha aperto a Trieste il suo spazio chiamato “Carta Straccia Lab” un luogo che rispecchia la sua indole, un laboratorio/bottega e spazio espositivo dove ospita anche le mostre di altri giovani artisti. In orario aperto al pubblico lavora nel laboratorio su commissione –sia come decoratrice, vetrinista, sia modellatrice della cartapesta perché si considera artista e artigiana - Qui si ritaglia uno spazio per dare forma e futuro anche della sua creatività artistica e immaginazione attraverso le tecniche della stampa calcografica, dell’aerografia e del collage.

Il riciclo di materiali, giornali, legni e quant’altro possa realizzare con la loro trasformazione è quello che più si addicono fino a far nascere opere artistiche che rappresentino la sua sensibilità e capacità applicativa. Il poter modellare un materiale povero come la carta di giornale fino a farle assumere qualsiasi forma l’ha entusiasmata e stimolata a voler conoscere e approfondire la possibilità espressiva della tecnica della cartapesta per scoprire il fascino di poter intervenire sul “concetto di quadro o fotografia” modellando una cornice che esca dagli schemi classici per essere parte dell’opera e dare nuova forma\ azione immaginativa ed estetica integrandosi a essa con la materia e il movimento verso un nuovo concetto del bidimensionale.

Ha frequentato il liceo artistico a Trieste, l’accademia di Belle arti a Roma, seguendo l’indirizzo di decorazione inframezzato da un anno di Erasmus presso la Escola Massana di Barcellona. Ha approfondito le tecniche di incisione seguendo il workshop estivo di No toxic Printmaking tenuto dal fotografo Henrik Bøegh a Capileira in Spagna. Ha seguito un corso intensivo presso i maestri carta pestai della Cittadella del Carnevale a Viareggio. Ha lavorando come scenografa in produzioni video e teatrali indipendenti, e crea oggetti d’arredamento, insegne tridimensionali, coni gelato giganti per le gelaterie, decorazioni collage e materiche. Info: cartastraccia.lab@gmail.com - franci.tonsi@gmail.com e facebok.com/Carta Straccia Lab

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L’opinione di Graziella Valeria Rota Patrizia Schoss

Patrizia Schoss, è autrice di una pittura raffinata e inquietante, sospesa tra tenerezza, immaginazione e inquietudine, artista analitica di cultura mitteleuropea (padre austriaco e madre triesti¬na), traccia una sorta di elegante bestiario dell’anima. Nel grande panorama che ha generato l’arte e la cul¬tura del secolo scorso, l’artista travalica il reale verso una liberazione dell’inconscio dagli incubi e dai dubbi. Il percorso ci rimanda a creature fantastiche con lucida chiarezza nelle immagini, nei dettagli e nel suo personale universo misterioso: attac¬camento e timore della maternità, la solitudine e l’intreccio- abbraccio tra corpo e anima. Propone un’allusione alla natura, attraverso cui accedere a un mondo “razionalmen¬te fantastico”, sospeso tra allusioni e raffinatezze, in una sorta di quasi irreale

equilibrio dove tutto potrebbe accadere. L’artista da spazio e vita a intrichi antropomorfi, concrezioni biologiche, vegetazioni ed esseri surreali. Ci si trova in un clima decisamente onirico, ricco di allusioni favolistiche, e coinvolti in un senso d’attrazione ­repulsione, il tutto filtrato da uno stile lucido ed elegante profondamente metafisico. Patrizia Schoss è nata a Moltrasio (Como). Oggi vive e lavora a Trieste. formatasi al liceo artistico e all’Accademia di Brera a Milano, espone dagli anni settanta in sedi molto qualifi¬cate in diverse città italiane, tra cui la Fiera internazionale di gra¬fica di Bologna e, a Milano, la Galleria II Mercante e la Galleria Cortina. I critici che si sono occupati di lei nel percorso artistico, sono Roberto Sanesi e Gillo Dorfles.

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EVENTI

EMILIA-ROMAGNA MIRÓ! SOGNO E COLORE 11 Aprile 2017 al 17 Settembre 2017

Palazzo Albergati - Bologna Curatori: Pilar Baos Rodríguez, Francisco Copado Carralero Con il Patrocinio del Comune di Bologna

La mostra MIRO’ vuole raccontare il codice artistico del genio spagnolo: una rassegna esaustiva della sua opera che lasciò un segno inconfondibile nell’ambito delle avanguardie europee. 130 Opere tra cui 100 olii di sorprendente bellezza raccontano a Bologna la sua storia che si intreccia con quella variopinta e fascinosa dell’isola di Maiorca dove Miró visse dal 1956 fino alla morte nel 1983. Quì concretizzò il suo grande desiderio, ovvero di poter creare in un ampio spazio tutto suo, uno studio dove lavorare

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protetto dal silenzio e dalla pace che solo la natura poteva offrirgli. E da dopo la sua morte, proprio a Maiorca, la Fondazione Pilar i Joan Miró – da dove provengono tutte le opere in mostra - custodisce una collezione donata dall’artista e da sua moglie che conta 5000 pezzi e che conserva ancora (nel bianco edificio inondato di luce sospeso nel verde che era il suo studio) pennelli, tavolozze e attrezzi del mestiere rimasti lì dal giorno in cui è morto, come lui li aveva lasciati.


Lo studio - che Miró aveva tanto desiderato - è ricostruito scenograficamente all’interno degli spazi di Palazzo Albergati, la sua interiorità e il modo di pensare, il profondo attaccamento alle sue radici e identità, la continua ricerca

di novità: queste le chiavi per comprendere capolavori come Femme au clair de lune (1966), Oiseaux (1973) e Femme dans la rue (1973) oltre a schizzi - tra cui quello per la decorazione murale per la Harkness CommonsHarvard University - tutti provenienti da Palma di Maiorca, tutti esposti a Bologna per raccontare la sperimentazione ricercata da Miró all’interno delle principali correnti artistiche del ventesimo secolo come il Dadaismo, il Surrealismo e l’Espressionismo. Con il patrocinio del Comune di Bologna, MIRO’! Sogno e colore è prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisia in collaborazione con Fondazione Pilar e Joan Mirò di Maiorca e curata da Pilar Baos Rodríguez e Francisco Copado Carralero. COSTO DEL BIGLIETTO: intero € 14, ridotto € 12, gruppi € 10, scuole € 5, bambini € 6. Gratuito Bambini fino a 4 anni non compiuti; accompagnatori di gruppi (1 ogni gruppo); insegnanti in visita con alunni/studenti (2 ogni gruppo); soci ICOM (con tessera); un accompagnatore per disabile; possessori di coupon di invito; possessori di Vip Card Arthemisia Group; giornalisti con regolare tessera dell’Ordine Nazionale (professionisti, praticanti, pubblicisti) in servizio previa richiesta di accredito TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 051 030141 E-MAIL INFO: info@arthemisia.it SITO UFFICIALE: http://www.palazzoalbergati.com

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EVENTI

TOSCANA

Omaggio a Giacomo Puccini. Vissi d’Arte, vissi d’Amore di Lodovico Gierut Se alcuni mesi fa la Fondazione Festival Pucciniano con ede a Torre del Lago, in provincia di Lucca, aveva ospitato la Collettiva”Giacomo Puccini, la Musica e il Lago” nella quale, grazie a disegni, dipinti, fotografie e sculture (opere di Marcello Bertini, Annamaria Maremmi, Paolo Lapi, Clara Mallegni, Paolo Grigò, Giacomo Mozzi, Tito Mucci, Marzio Cialdi e altri) aveva messo in evidenza l’ambiente naturale del Massaciuccoli come – in parte –la persona del compositore Giacomo Puccini, la mostra di gruppo “Omaggio a Giacomo Puccini. Vissi d’Arte, vissi d’Amore”, pur dedicata a Turandot, Tosca, La Bohème, Madama Butterfly, e La Rondine (per cui si celebrano i cento anni dalla presentazione), la completa.

Renzo Maggi, Ritratto di Giacomo Puccini, olio su tavola cm 60x50, 2017

Firmata sia da me, sia da Marilena Cheli Tomei, l’esposizione è aperta ufficialmente dal 7 giugno al 7 luglio 2017, anche se alcuni lavori scultorei della bravissima Anna Chromy dedicati alla musica sono posizionati già dal mese di maggio nel Parco della Scultura accanto ai vari Igor Mitoraj, Kan Yasuda, Folon, Pietro Cascella e altri.

“Omaggio a Giacomo Puccini. Vissi d’arte, vissi d’Amore”, di altissima valenza, è forse unica, dettata com’è dall’ap-

porto non tanto di un catalogo, bensì da una vera e propria ‘antologia’ (tale è opportuno definirla, Editoriale Giorgio Mondadori, pagg. 192, parte a colore, ricchissima di immagini, anche storiche, di Lucca e di Torre del Lago legate al compositore), riunite in due grandi saggi e con una bibliografia ragionata.

Altra particolarità, comprendente le cinque Opere sopracitate è senza ombra di dubbio l’esaustività con cui gli altri lavori pucciniani (La fanciulla del West, Gianni Schicchi, Manon Lescaut, Edgar, Il tabarro e Le Villi) sono interpretati con attualità da tutti gli autori presenti tra i quali si citano – a caso, per motivi di spazio – Luca Alinari, Gianni Testa, Marcello Scarselli, Feofeo, Roberto Borra, Renzo Maggi, Luisella Traversi Guerra, Silvano Campeggi, Roberto Braida, Antonio Sassu, Elena Rede, Riccardo Luchini, Gianni Dorigo, Bruna Nizzola, Sergio Mazzanti, Realto, Riccardo Benvenuti, Ivano Mazzucchi, Sabino Galante, Giuseppe Carta...

Feofeo, La Bohème. Bella come un’aurora, t. mista su carta cm 70x100, 2017

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Riccardo Luchini, Butterfly, cm 63,5x48,5, 2017

olio su carta Magnani


Giacomo Mozzi, La Rondine, terzo atto, fotografia cm 50x70, 2017

Se alcuni di loro hanno portato a Torre del Lago cinque lavori, altri ne hanno meno, ma la qualità è altissima; in ogni caso, giustamente concretato dall’esposizione e dal volume/documento in un tutto arricchito da importanti patrocini (Regione Toscana, ecc.), è chiaro che per la prima volta, al di là di diversi dipinti già noti, ogni artista invitato si è cimentato appositamente nel ‘vedere’ con attualità le Opere del Maestro toscano che l’hanno maggiormente colpito. La grande mostra presenta non soltanto autori che conoscono e apprezzano Puccini ma – tale è la particolarità, evidenziata pure dalla pubblicazione – l’insieme è espresso con piena libertà, ben diversa da molti dei canoni espressivi trascorsi. Qualcuno, non possiamo stare zitti, dirà della mancanza di certi nomi, ma se da un lato non è stato possibile per

vari motivi invitarne alcuni, è giusto dire che spesso – nel sempre più caotico ambiente della creatività – non sempre la fama e la notorietà vanno a braccetto con la qualità. Infatti, anche se non è una antologica esaustiva, troppi sarebbero, nel mondo, gli artisti che hanno reso omaggio negli ultimi decenni a Giacomo Puccini. Ciò che emerge dalle tante opere (quasi tutte su carta Magnani, ma non mancano tele di piccole e medie misure, sino ad una di cm 220 per cinque metri) è il modo, la maniera con la quale ognuno si è espresso. Da una figurazione classica si passa, tramite vari gradi e simbologie, sino ad una astrazione assoluta che completa un’unione di elementi che per i prossimi due anni porterà l’insieme ad essere presentato, in alternanza numerica, a Torino, Firenze, Lucca, Milano, Viareggio, Calcinaia e non solo. Per informazioni generali può essere consultato il sito www.gierut.it

Roberto Braida, Da ‘Il tabarro’. Omaggio a Giacomo Puccini, t. mista su carta Magnani cm 70x50 2017

Elena Rede, Turandot, Il suo nome è amore, olio minerale e pigmenti su tela cm 70x55 2017

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EVENTI

MOLISE

VINCENZO UCCIFERRI – RETROSPETTIVA

Dal 15 aprile al 15 maggio, in corso Marcelli 180, la mostra dedicata all’artista molisano a cura di Tommaso Evangelista. Opere degli anni ‘70, ‘80 e ‘90, insieme a lavori inediti e mai esposti, usciranno dall’atelier dell’artista per mostrarsi ancora una volta, a distanza di dieci anni dall’ultima personale, nella loro profondità e intra-

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montabile potenza artistica. Giorni e orari d’apertura: dal 15 aprile al 15 maggio dal martedì alla domenica - 10:00/13:00 – 17:00/21:00 Spazio Cent8anta-Galleria d’arte, cultura e società Corso Marcelli 180, Isernia Info: 329 5860586; arte@lecose.org


Simboli, paesaggi, oggetti, figure umane, maschere umanizzate e codici. L’immaginario archetipico di Vincenzo Ucciferri torna a farsi protagonista e a far parlare di sé con una retrospettiva che intende celebrare la dimensione più intima e inedita del pittore. Attraverso una lettura attenta dei suoi scritti e diari, il critico e la sua famiglia hanno rintracciato la matrice concettuale dei suoi lavori, partendo proprio da questa retrospettiva, per condurre e sviluppare una ricerca più approfondita della poetica ultima del pittore.Nessuno come Ucciferri è riuscito a far entrare la vita nei suoi lavori, creando un incessante scambio tra la componente umana e quella artistica. “Ma c’è anche un sentimento più concreto - scrive il critico Tommaso Evangelista - legato al reale, alla ricerca non solamente formale ma anche sociale: ‘Mi sono rimesso al lavoro. Naturalmente ora solo a livello di concetto. Mi interessa molto il bel mondo. Sto guardando delle foto, mi sembrano tutti pupazzi, manichini tutti ben colorati e sorridenti. Li voglio dipingere come se fossero una massa di pagliacci stanchi del bel vivere’ scriveva Ucciferri nei suoi diari.” Una ricerca, dunque, che travalica il moto interiore per volgere lo sguardo e scrutare il mondo che ci circonda, decifrandolo attraverso i suoi codici. Codici a barre per la precisione, che campeggiano e predominano nelle sue ultime produzioni: opere in via di evoluzione, poco conosciute, molte delle quali inedite, mai uscite dallo studio del pittore. VINCENZO UCCIFERRI è nato a Isernia nel 1953, l’artista frequenta l’istituto d’arte “Manuppella” per poi iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Successivamente, trasferitosi a Napoli, si diploma all’Accademia di Belle Arti sotto la guida di Armando De Stefano. Dal 1972 espone ininterrottamente. Da allora continua ad esporre le sue opere in Italia e all’estero, in centinaia di mostre personali o collettive. Alcune sue opere sono esposte alla Pinacoteca Civica di Pianella (PE) e al Museo d’Arte Sacra di Treia (MC), al Museo MACI di Isernia e in molte collezioni private in Italia e all’estero (Boston, New York).

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ENZO BRISCESE

Torino Olimpica - 2006

La poetica di Briscese affronta i temi legati al paesaggio urbano in cui vive, al suo studio inteso come fertile luogo di lavoro, più raramente a qualche personaggio capace di evocare forti suggestioni. E’ infatti l’emozione con le sue diverse sfaccettature, positive o negative a seconda dei casi, a costituire il fulcro del dipingere. Le sensazioni catturano, interpretano e guidano il racconto visivo, lasciando sulle tele frammenti di ricordi, sovente autentici mosaici nati e fermati all’interno di quel continuo scorrere delle storie in cui l’artista è coinvolto. Egli non intende quindi restituire un’immagine fotografica del soggetto prescelto bensì consegnare una fisicità percepita come struttura dinamica, filmica, vissuta come un insieme espressivo in successione.

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fabbrica dismessa 04 - 2006

nel mio studio le idee volano - 2006

Il pittore opera dentro questo “contenitore” cittadino e decifra, nel suo particolare linguaggio di astrazione, il volto delle periferie, in special modo delle fabbriche dismesse che appaiono come mute testimonianze di una Torino che “non c’è più”. Sono edifici divenuti angoli abbandonati, mura in rovina, che il pennello rileva e nel contempo è costretto a cancellare lambendo la visione con il bianco, il colore del “nulla” implacabile del tempo. è un lavorio da cui emerge un partecipe rimando ad un mondo che il presente mediatico lascia alle spalle ma ciò che affiora è anche una finestra impietosa da cui lo spettatore può sbirciare affacciandosi ora dall’interno ora dall’esterno. La tessitura cromatica della serie dei paesaggi evidenzia una tavolozza prevalentemente tenue che mostra la caratteristica gamma di grigi, di beige, di pastello, delle periferie e a volte le tinte scivolano verso il verde acqua oppure si rabbuiano all’improvviso. Nei lavori dedicati al tragico evento accaduto presso l’azienda torinese della Thyssenkrupp i colori si accendono di rossi lampi -lingue di fiamma, di sangue-, intensi fino alla brutalità, esternazioni di un sentimento struggente destinati via via a perdere virulenza accompagnando così il percorso dell’incendio che, infine domato, lascia spazio alla cenere, ad un grigio cupo che si riprende la scena. Questi quadri sono illuminazioni dell’immaginazione di cui l’autore si serve per comunicare il proprio pensiero sul sociale e sui suoi cambiamenti in atto; il movimento segnico scandaglia i tracciati del lungo viaggio nella realtà urbana. L’0cchio del pittore si consuma ad interrogare ogni forma, ogni colore, ogni vibrazione di luce che trasmutano nella composizione rigorosa e lo spazio e il tempo si intersecano, si richiamano, costruiscono le linee del narrare. Si tratta di un gesto essenziale che si oppone alla svalutazione della memoria, ingoiata dal processo di globalizzazione, e ciò che viene offerto allo sguardo di chi osserva è una sorta di spaesamento che accomuna fruitore ed artista, attoniti di fronte a questo effetto straniante.


fabbrica dismessa 15 - 2006

fabbrica dismessa 16 - 2006

Le chiavi di lettura stilistica della sua arte aprono verso scenari di ricerca, radicata in un solido retroterra classico ed aperta ad uno sperimentare fattivo e ricco di contaminazioni: in tal senso la sua vissuta astrazione fa parte di un cammino laborioso e sempre coerente tra i meandri di una difficile identità contemporanea. fabbrica dismessa 21 - 2006

thyssenkrupp 9 Torino 2008

Fatti e fantasie finiscono con l’intrecciarsi sul supporto adibito come affabulatore visivo, in mezzo ad intensi e cupi paesaggi periferici in cui affiorano estese strisciate di bianco, simbolo del tempo che cancella ciò che è stato. Intorno al 2008 le tele vanno mutando con un conseguente trascolorare delle atmosfere e un lento spostamento tematico, sempre spalancato sul tragitto pulsante di viaggi e città. Si arricchisce il suo universo pittorico realizzando con pathos informale dipinti di solida bidimensionalità. Il bianco perde la sua funzione di simbolo temporale e accende i dipinti come luce con echi allusivi, ma del tutto contemporanei, al grande colorismo veneto. Si avvertono una dematerializzazione controllata, e sviluppa un processo di rimeditazione artistica e, in specifico, della sua poetica. Rimedita la situazione epocale dell’ arte sia quella

thyssenkrupp 2 Torino 2008

thyssenkrupp 3 Torino 2008

personale, gremita di dubbi e stimoli che lo inducono ad una nuova fase di rottura nella continuità. Si va dal figurativo alla Bonnard alle esperienze neocubiste e ai rimandi costruttivisti, dal passaggio all’informale all’astrazione cui segue l’ astrattismo, ed ora, nei lavori del 2013, si ravvisa pienamente avviata la reintroduzione della figurazione, anche il tempo, come lo spazio, ha sostituito le superate coordinate tenendo conto di questo primo quarto di millennio policentrico e frammentato Briscese vive il suo tempo senza subirlo pittoricamente sottraendosi alla percezione di un angoscioso appiattimento. Lo spazio pittorico, peraltro, controlla l’affastellarsi di tracce e figure mirando all’essenzialità verso cui il pensiero è proteso nel segno del divenire. Giovanna Arancio

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EVENTI

Lazio

Fonderia delle Arti

Via Assisi, 31 - 00181 Roma Inaugurazione: venerdì 12 maggio 2017- dalle 18 alle 21.00 Cocktail Periodo espositivo dal 12 maggio al 12 giugno 2017

XIX Edizione OPENARTMARKET

Si inaugura venerdì 12 maggio un nuovo appuntamento, il diciannovesimo, di OpenARTmarket, progetto a cura di Antonietta Campilongo e Martina Campese, con la collaborazione del Centro Culturale Ariele di Torino, fino al 12 giugno presso la Fonderia delle Arti – Via Assisi, 31 a Roma. Openartmarket. Un’esposizione-mercato in cui l’opera e l’artista, rispettivamente prodotto e produttore d’arte, escono dalla logica dell’eccezionalità e del collezionismo d’élite, per diventare un mezzo di comunicazione sociale ed estetico a costi accessibile a tutti. Si proporranno, infatti,

Corrado Alderucci-Pensieri ora pigri ora affannati si susseguono nella mente acrilico su tela cm. 50 x 70 - 2013

opere d’arte in una fascia di prezzo che va da 49 a 999 euro. Dare all’arte la capacità di aprire nuovi spazi di dialogo e far sì che l’arte contemporanea sia sempre meno un discorso per pochi, con meno timore reverenziale e più voglia di partecipazione: è questa è la mission di OpenARTmarket. Di fronte alla prospettiva di cambiamenti in cui si intrecciano nuove forme di committenza e un collezionismo in grado di esercitare la sua influenza sul sistema dell’arte a livello globale, diventa ancora più importante e più stimolante per gli artisti riuscire a raggiungere nuovi spettatori.

Adriano Barbieri La siccità olio su lastra di zinco cm. 50 x 60 -

Franco Bolzoni Trittico degli occhiali formato montato cm 40 x100 -

Enzo Briscese Mass-media tecnica mista su tela cm.60x70 - 2009

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Giorgio Billia L’ombra nera acrilico su tela cm.50 x 50 - 2017


Albino Caramazza Tex - collage con bustine di zucchero cm.50 x 65 -

Giulio Gamberucci Paesaggi in RGB pannelli di cm49x48 cad.

Lorenzo Curioni Area industriale olio su tela cm.70x60 - 2017

Aldo Pietro Ferrari Capodanno 2015 t. m. su carta cm40x50- 2015

Gina Fortunato Attrazione t.m. su tela - cm 80x80 -2015

Elisa Fuksa Anselme Apprendre par coeur t. m. su tavola cm14x19- 2015

Domenico Lasala Le musiciste olio su tela - cm 50x40

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Orario di apertura mostra: lunedì-venerdì ore 10.0019.00, sabato ore 10.00 -14.00 Ingresso: tessera 2 euro Performance: Action Painting di Luigi Ambrosetti Artisti in mostra: Luigi Ambrosetti, Alessandro Armento, Rosella Barretta, Cassandra Basile, Martina Campese, Antonietta Campilongo, Antonella Catini, Eva Espinosa, Nicoletta Furlan, Valentina Lo Faro, Viviana Marchiò, Rossella Pavan, Eugenio Rattà, Irene Veschi.

Anna Maria Moretto La cicatrice dell’anima olio su tela cm 60 x80 - 2017

Alex Ognianoff L’ombra del guerriero 2 olio su tela cm 40 x5 - 2009

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Con la partecipazione degli artisti del Centro Culturale Ariele di Torino Corrado Alderucci, Adriano Barbieri, Giorgio Billia, Franco Bolzoni, Enzo Briscese, Albino Caramazza, Lorenzo Curioni, Aldo Pietro Ferrari, Gina Fortunato, Elisa Fuksa Anselme, Giulio Gamberucci, Domenico Lasala, Marco Longo, Anna Maria Moretto, Sarka Mrazova, Alex Ognianoff, Michele Revellino.

Sarka Mrzova Sorpresa olio su tela cm 30 x40 - 2013

Michele Revellino Proxima b Four Seasons- 2017 olio e resine su polistirene - cm 42x34

Marco Longo Quantico olio su tela cm 83x83 - 2016


MAURO CHESSA

Ho studiato all’Accademia Albertina di Torino, con Menzio e Calandri e, dopo un periodo iniziale, nel quale prediligevo la corrente astrattista della pittura, sono approdato ad un modo di dipingere figurativo e forse addirittura tradizionalista, più consono alla mia natura. Espongo volentieri con gli altri tre artisti e amici che nulla sembrano avere in comune con me e tra di loro, se non la totale mancanza di aspetti in comune. Tuttavia, di fronte all’occupazione, quasi manu militari, di ogni spazio disponibile da parte di molti che, in perfetta buona fede, ritengono di essere gli unici legittimati a rappresentare la contemporaneità, tengo, anzi teniamo a ricordare che persiste ancora un’altra idea di Pittura il cui gioco non privo di drammaticità ha come posta il significato stesso della nostra esistenza coinvolgendo i sentimenti più

profondi di ciascuno. Questo è ciò che ci unisce, al di là delle apparenze così superficialmente discordi. Qui mi fermo, convinto che i quadri non si fanno con le parole e che queste possano, al più, illustrarli. In questa mostra presento una grande tela che mi e molto cara: “Tutto avviene una volta sola”. E’ una specie di natura morta con una miriade di oggetti che stanno, almeno credo, per il “tutto”. Seguono tre o quattro quadri, parte di una piccola serie che può essere letta come cornice ideale di un grande quadro (qui non presente) il cui titolo e: “Ballo nel bosco”. Nessun significato nascosto, al massimo un po’ di sociologia spicciola: gente di Langa che balla il liscio, in occasione di una manifestazione annuale e americani giovani o no che fanno lo stesso.

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Nuvola Creativa Festival delle Arti Living Nature - Arte, dibattiti e incontri su temi ambientali A cura di: Antonietta Campilongo Inaugurazione 9 giugno 2017 ore 18 Dal 9 al 10giugno 2017 MACRO (Museo D’Arte Contemporanea Roma) Testaccio - Spazio FACTORY La Pelanda Piazza Orazio Giustiniani, 4 Roma Il giorno 9giugno 2017 alle ore 18.00si inaugura, presso il MACRO Testaccio – Spazio FACTORY a Roma, la prima seconda edizione del Festival delle Arti “Nuvola Creativa” dal titolo: Living Nature - Arte, dibattiti e incontri su temi ambientali Con la collaborazione degli artisti invitati a partecipare, per due giorni dal 9 al 10giugno 2017, sarà affrontato il tema della natura dal punto di vista etico, sociale ed intellettuale, mutuato dalla rappresentazione artistica. Il Festival è promosso dall’Associazione Neworld e da Nwart, con il patrocinio del Comune di Roma. Living Nature Arte, dibattiti e incontri su temi ambientali Natura, genericamente, è tutto quanto non è stato realizzato dall’uomo, le cose come sono o sarebbero senza il suo intervento. Deriva dalla radice latina gna ‘generazione’, da cui nasci ‘venire ad essere per generazione’. Anche il corrispondente greco, physis deriva da phyo, ‘genero’. La forma originaria della parola era usata per indicare, infatti, il principio che genera e dà origine alle cose. Passò poi a indicare l’insieme delle cose. Il rapporto tra la natura e l’uomo è stato indagato fin dalle origini della filosofia occidentale. Già Aristotele ha distinto la realtà naturale, che non dipende dall’uomo e dalla sua tecnica, da quella artificiale. In questo rapporto, un decisivo miglioramento avviene con la rivoluzione industriale. Prima della fine del ‘700 l’uomo, nonostante avesse prodotto già notevoli modificazioni sull’ambiente, s’inseriva pienamente nei cicli naturali. Da allora lo sviluppo tecnologico ha portato una crescita enorme dell’uso di risorse non rinnovabili, dello sfruttamento del territorio, della produzione di rifiuti, nella creazione di sostanze di sintesi non riciclabili dai processi naturali. L’uomo diventa così uno dei principali responsabili delle alterazioni de all’ambiente. Volere bene alla natura, difendere il mondo in cui viviamo, significa oggi assumersi la responsabilità di qualsiasi scelta, di qualsiasi politica che possono ferire l’ambiente. Un compito di portata ineludibile diventa sempre di più difendere il mondo in cui viviamo dagli attacchi riconoscibili e da quelli invisibili che la Terra subisce a causa di comportamenti e azioni che rispondono a logiche economiche alienate e inadeguate di risposte sui temi delle

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risorse e della sostenibilità. Chi opera in campo culturale non può chiamarsi fuori: riuscire a fare passi avanti nel rafforzamento di nuove consapevolezze condivise significa appunto mostrare la bellezza della Natura ma anche denunciarne gli abusi, stimolare la ricerca, creare dibattito e informazione sui temi ambientali, o chissà, semplicemente mostrare arte che con l’ambiente ha legami particolari. La scelta di intervenire nel dibattito di sensibilizzazione sui temi dell’inquinamentoviene dall’analisi dell’ampiospettro di contenuti che abbiamo affrontato e cheaffronteremo in futuro, siamo convinti che un’azione artisticapossa contribuire ad accrescere la conoscenzae la consapevolezza di questa emergenza, da affrontare a livello di una presa di coscienza globale. L’arte riesce ad andare nel profondo, a entrare nelle situazioni a raccontare quello che le parole non sempre riescono a fare. È una mostra di racconti e di atmosfere, di rimandi e di storie in cui lo sguardo è puntato sull’universo vegetale. Alla genesi dell’arte troviamo un legame profondo tra uomo e natura. Questo legame, all’inizio, si esprime attraverso un segno elementare, il graffito, che risponde a un’esigenza di carattere prodigioso, religioso, è una sintesi di qualcosa che col tempo si evolverà in qualcosa di più complesso, l’immagine. Quello che Nuvola Creativa desidera fare è proprio aprire le porte dei luoghi dove si fa e si mostra l’arte e far posto alla bellezza della contaminazione culturale.


INFO Progetto: Associazione Neworld Organizzazione: Associazione Neworld - ecologia e sociale - NWart Direzione artistica: Antonietta Campilongo A cura di: Antonietta Campilongo Testi: Collettivo Neworld

Nwart www.antoniettacampilongo.it anto.camp@fastwebnet.it Tel. 339 4394399 PRESS OFFICE ComunicaDesideraRoberta Melasecca Architect/Editor/Pr www.comunicadesidera.com info@comunicadesidera.com 349.4945612

ARTISTI CENTRO CULTURALE ARIELE DI TORINO Direzione artistica: Enzo Briscese

CORRADO ALDERUCCI E la terra si muove all'improvviso acrilico su tela cm.50 x 100 - 2013

ENZO BRISCESE Ordine apparente t. m. su tela cm.60 x 70 - 2009

GIORGIO BILLIA Donna nello smog acrilico su tela cm.50 x 50 - 2017

FRANCO BOLZONI Memorie (particolare) t.m. su tela cm.60 x 80 - 2017

SAVERIO CAPPIELLO Preparazione al buon clima olio su tela cm.70 x 50 - 2016

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ALBINO CARAMAZZA Perdita di riferimento bustine di zucchero cm.70 x 50 LORENZO CURIONI Aleppo olio su tela cm.55 x 85

Aldo Pietro Ferrari Disagio ambientale t. m. su carta cm40x50- 2011

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Elisa Fuksa Anselme Que nous disent les nuages t. m. su tavola cm14x19- 2015

Giulio Gamberucci Vuoti a perdere 6 pannelli dim. tot. cm70x132

Renzo Sbolci Totem legno cm50x160- 2017


DOMENICO LASALA L’amante italica olio su tela cm.70 x 50 - 2016

CHIEDERE LE DIMENSIONI A DOMENICO

MARCO LONGO Paesaggio circolare olio su tela cm.80x120- 2016 ANDREA VIVIANI Attività umane riutilizzo di bidoni - 2016

l'Opera realizzata , rappresenta una molecola di acqua nel momento della creazione, in cui si sta legando ad altri atomi per formare materia visibile ma imperfetta ,causa l'inquinamento.

ALEX OGNIANOFF Il futuro di Sant’Agostino olio su tela cm.80x80 - 2012

YURIY SATRINI H2O - cm65x40x50 marmoresina laminata acciaio ottone - 2008

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EVENTI

MARCHE

“ARTE E TERRITORIO” “Il concetto di Arte come trasmissione e scambio di conoscenza per la promozione e la valorizzazione del patrimonio storico, culturale, economico e produttivo di un territorio”

Spettacolare esperienza multisensoriale che il Movimento Artistico Introvisione ha proposto lo scorso 9 aprile durante l’evento “Arte e Territorio” mescolando l’arte della pittura, della scultura e della fotografia unite alla musica, alle arti del pane e del vino, il tutto immerso tra piante e fiori colorati di una Azienda Ortofloricola locale. Una mostra-evento con opere di ben 20 artisti tra cui i pittori Roberto Giovannetti, Giovanni Schiaroli, lo scultore Daniele Baldoni, i fotografi Daniel Goldberg , Walter Ferro e vari rappresentanti della fotografia contemporanea nazionale , appartenenti o simpatizzanti del Movimento Introvisione , dislocate all’interno della serra Agarbati dando origine ad un connubio tra arte e prodotti locali straordinario che ha incuriosito ed attirato l’attenzione di tutti i presenti. Durante la serata si sono susseguiti vari interventi a partire dalla presidentessa dell’ Associazione Culturale Movimento Artistico Introvisione e critico d’arte Monia Frulla .“Il Movimento Artistico Introvisione, - ha dichiarato –consapevole delle molteplici potenzialità intrinseche nel connubio Arte e Territorio ne sostiene una possibile e fruttifera collaborazione nella convinzione che attraverso le arti si possa promuovere una realtà locale trasformando l’esperienza artistica in un momento di identità collettiva.”

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Il Movimento Artistico Introvisione si confronta dunque con istituzioni e associazioni culturali sia pubbliche che private che perseguono le stesse finalità e condivide i punti fondamentali del Manifesto “Passaggio di Frontiera”, importante realtà della fotografia nazionale ed internazionale nato a Senigallia nel 1995. Si muove a livello nazionale ed internazionale divulgando le eccellenze dell’arte italiana e dei prodotti “Made in Italy”. Tra le numerose iniziative, soprattutto per la capacità di promuovere il territorio e le sue eccellenze anche oltre i confini nazionali, Il Movimento si è particolarmente distinto con la sua mostra in Argentina a Buenos Aires e alla Plata ,5 marzo – 29 aprile 2015; con la partecipazione all’Expo di Milano, 25 0ttobre 2015, invitato dall’Ambasciata argentina a conferma dei rapporti culturali condivisi; e con la perfomance ad ‘AltaRoma 2016’; realizzate anche con il sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura, del Consolato Generale Italiano, della Camera di Commercio Italo-Argentina (CACIA) e Unioncamere. In questo evento si è voluto focalizzare l’attenzione sul concetto di arte come trasmissione e scambio di conoscenza per la promozione e la valorizzazione del patrimonio storico, culturale, economico e produttivo di un territorio;


in un discorso di interazione e integrazione. In ambito artistico i confini perdono parte della loro rigidità, perché le arti parlano un linguaggio universale, emozionale che interessa paesi , comuni, regioni e nazioni diversi tra loro per cultura e linguaggio eppure tanto simili per la capacità di emozionarsi. L’artista può ricoprire il ruolo di mediatore tra cultura locale, nuovi impatti e visione contemporanea del mercato stimolando l’interazione tra differenti culture e generazioni, quelle degli artisti , quelle degli autoctoni e dei migranti, trasformando l’esperienza artistica in un momento di identità collettiva. Si può anche creare una chiave di lettura del nostro substrato storico attraverso la produzione artistica per riaffermare identità e valore etico di una realtà locale: un borgo, un comune, uno scorcio paesaggistico, una sede museale… per avviare un dialogo tra i giovani, le istituzioni e tutte le realtà produttive a livello nazionale e internazionale. Il connubio vincente tra arte e territorio può essere la peculiarità di una determinata realtà che si vuole affermare emergendo dalla consuetudine delegando al linguaggio artistico una forte valenza rappresentativa e produttiva.

Sono poi seguiti gli interventi del professore e critico fotografico Enzo Carli, neo direttore artistico del Movimento Introvisione, e del Sindaco di Ostra Andrea Storoni. “La

kermes di stasera, che vede partecipi artisti di varia estrazione e tendenza, - ha dichiarato il prof. Enzo Carli durante l’evento - ripropone l’importanza di un sebatoio/ archivio del territorio, punto di incontro e di coesione tra la cultura del fare e quella del sapere. Nutrita la partecipazione dei Fotografi , anche tra quelli del Manifesto Passaggio di Frontiera. Hanno partecipato Daniele Duca, Roberto Zappacosta, Sofio Valenti, Loriano Brunetti, Giorgio Bianchi, Massimo Renzi, Giorgio Cutini, Silvia Paolini, Delia Biele”.

In ultimo gli ospiti sono stati omaggiati dalla musica e dalla voce del maestro Roberto Ripesi che attraverso le sue atmosfere “liriche” ha ispirato la mano del pittore Giovanni Schiaroli durante la sua performance live.Molte le presenze autorevoli e di pubblico, oltre a diversi imprenditori e artigiani locali tutti particolarmente entusiasti per la tipologia di manifestazione artistica organizzata dal Movimento Artistico Introvisione e per la sua sensazionale riuscita. Con questo evento focalizzato sul tema “Arte e Territorio” , il Movimento ha voluto evidenziare la straordinaria capacità di valorizzare e rappresentare la realtà del territorio di appartenenza della creatività artistica.

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EVENTI

UMBRIA

Dopo più di due secoli torna a Perugia l’Immacolata Concezione, capolavoro di Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato: la magnifica tela, infatti, fu prelevata nel 1812 dall’abbazia benedettina di San Pietro per ordine di Dominique-Vivant Denon, direttore del Musée Napoléon, come si chiamava un tempo l’odierno Museo del Louvre, e da allora è sempre rimasta in Francia. L’occasione per il rientro in Italia del dipinto è la mostra Sassoferrato dal Louvre a San Pietro: la collezione riunita, che la Fondazione per l’Istruzione Agraria di Perugia (FIA), presieduta dal Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Perugia Franco Moriconi, ha inaugurato a Perugia il 7 aprile nella Galleria Tesori d’Arte del complesso benedettino di San Pietro e che proseguirà fino all’1 ottobre 2017. Oltre alle 17 opere realizzate dal Sassoferrato per San Pietro, la mostra presenta numerosi altri dipinti, provenienti da raccolte pubbliche e private italiane e straniere, sia di Sassoferrato sia dei maestri ai quali l’artista marchigiano

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si ispirò: tra questi ultimi segnaliamo Pietro Perugino, con le opere straordinarie di proprietà della Fondazione, e Domenico Tintoretto, con la bellissima Maddalena dei Musei Capitolini. Non mancheranno confronti con i contemporanei del Sassoferrato (come il caravaggesco Spadarino) e i suoi imitatori attivi in Umbria. Un ricco catalogo a stampa pubblicato dall’editore Aguaplano raccoglie lo studio sistematico delle opere in mostra, in aggiunta ad alcuni documenti inediti emersi dall’archivio della basilica utili per la ricostruzione della biografia del Salvi. La mostra è organizzata dalla Fondazione per l’Istruzione Agraria e dall’Università degli Studi di Perugia in collaborazione con la Regione Umbria, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, ed è patrocinata dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e dal Comune di Perugia.


Visite Guidate Solo su prenotazione Costo € 20,00 per gruppi composti da max 20 persone Gruppi Per gruppi maggiori di 10 persone un ingresso gratuito Catalogo della Mostra in vendita presso il Book Shop al costo di € 25,00 editore Aguaplano Per informazioni T. +39 075 33753 - M. +39 328 6013446 info@fiapg.it

Orari di Apertura mattina dalle 10:00 alle 13:00 pomeriggio dalle 15:00 alle 19:00 (aprile - maggio) dalle 16:00 alle 20:00 (giugno - ottobre) lunedì chiuso Aperture straordinarie 17 aprile - 24 - 25 aprile 1 maggio - 2 giugno 14 - 15 agosto 16 aprile chiuso Ingresso INTERO: € 7,00 RIDOTTO*: € 5,00

*Minori di 14 anni (gratis per bambini fino a 6 anni), Portatori di handicap, Soci Touring Club (presentando la tessera), Studenti Universitari (presentando il libretto), Possessori titolo di viaggio Trenitalia e Busitalia (per info e modalità vedi la convenzione)

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FRANCESCO PREVERINO

Pol. - 2012 - tecnica mista e riporti su tela - cm 600 x 200 (serie completa 6 lavori) …” Questo modo di dipingere è un modo di essere, perché Preverino sente il bisogno,l’urgenza, di andare a lavorare in studio tutti i giorni, come un pianista che deve quotidianamente suonare ed esercitarsi col suo strumento, o come dello scrittore si dice“Nulla dies sine linea”. Questa sua laboriosità e costante ricerca s’esprime non solo in una produzione vastissima e ricchissima,ma trova una cifra nel fatto che lui mantiene nel corso degli anni

sempre lo stesso stile e linguaggio. Astratto, nel vero senso etimologico della parola, di chi as-trae della realtà lo spunto per dipingere…” (dal catalogo Holzwege- Sentieri interrotti-2015 – Fondazione Peano (CN) e Galleria LA LUNA (Borgo S.Dalmazzo-CN) a cura di Guido Curto)

Lampedusa - 2013 tecnica mista e riporti ferrosi su carta cm 100 x 70 (serie completa 6 lavori)

Il luogo dei miei pensieri - 2012 - cm 200 x 200 - t.m. su tela

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Il bosco - 2010 - cm 60 x 68 x 69h - bozzetto ligneo


PINO MANTOVANI

Sono nato nel 1943, mi sono diplomato nel 1967 all’Accademia Albertina con Paulucci e Davico. Nello stesso anno mi sono laureato in Lettere moderne e ho cominciato subito ad insegnare, per mia fortuna non materie “artistiche” - non avrei saputo che cosa insegnare - mentre alcuni colleghi, per esempio Piero Ruggeri e Gino Gorza, usavano metodi differentissimi ma assai efficaci. Essere docente di storia dell’arte mi ha permesso di allargare i repertori di riferimento e di ““pensare” criticamente la pittura che mi interessava fare. Cerco di costruire “figure”, che possono rappresentare forme riconoscibili nella esperienza quotidiana, oppure presentare forme

che sono solo se stesse, per esempio di riferimento geometrico (elementare imperfetta geometria). Ma quando sono “figurativo” non mi interessa imitare le apparenze con particolare diligenza, semmai mettermi a confronto con altri che hanno affrontato lo stesso problema risolvendolo in tanti modi: come a dire che la “realtà” è per me quella dell’immagine , della storia dell’immagine; quando sono “astratto”, le forme tendono ad assumere aspetto e attributi “organici”: come un corpo vitale, cioé capace di alludere ad aspetti della realtà sensibile, quindi destinato a prossima fine. Mi pacciono le impostazioni simmetriche, ma per dimostrare che non ci sono forme identiche; mi seducono le ripetizioni, ma per trovare differenze nell’apparentemente identico. Il massimo, per me, sarebbe rappresentare echi e ombre, labili, tanto più quando il corpo sembra robusto ed elastico, una tela di sacco destinata nel tempo a sbriciolarsi.

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EVENTI

Puglia

a cura di Achille Bonita Oliva

periodo espositivo dal 27 aprile al 30 ottobre 2017

Le opere di Nino Longobardi ospitate nella personale “Apparenze”, curata da Achille Bonito Oliva, nel famoso Castel del Monte di Federico II ad Andria, dialogano con i misteriosi spazi medioevali creando incredibili suggestioni. La mostra si sviluppa in percorso di circa venti opere scultoree e installazioni distribuite tra esterni ed interni nei due livelli del castello fatto erigere dall’imperatore di Svevia nel XIII secolo, oggi riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità.

I temi delle opere, come ad esempio la metamorfosi e il superamento dei limiti spazio-temporali, caratterizzano tutta la ricerca artistica dell’artista di origini napoletane che, attraverso la scultura, riesce a creare ribaltamenti visivi e della materia: corpi, torsi, scheletri, teschi e ossa, anatomie e arti sospesi creano un cortocircuito nell’innesto nelle sculture di materiali diversi e inaspettati come bicchieri, imbuti, strumenti musicali. Sequenze di teschi formano un

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coro; alcune teste adagiate su un piano evocano teste di poeta; due mani in bronzo che reggono crani poggiati su legni bruciati alludono a Dante e Virgilio nell’Inferno; una grande scultura collocata all’aperto nel cortile presenta un Cristo deposto dalla croce e posto sotto il cielo ottagonale del castello. Sono diversi i lavori site specific, come il calco di un corpo umano che rimanda al monaco pisano Fibonacci e ai suoi studi sui numeri e le sequenze matematiche.


Invece è un chiaro omaggio a Federico II l’opera in argilla, ferro e tessuto “Gute Schlafen Federico”, dove idealmente l’imperatore riposa su un letto poggiato su stratificazioni di corpi e oggetti, proprio nel castello da lui più amato. Ancora una volta Nino Longobardi si confronta con la storia, con il tempo e con la memoria. In ogni sala del castello mette insieme antico e contemporaneo, in un percorso della conoscenza che indaga i misteri della vita e della morte. Nel silenzio del magico monumento architettonico, le opere scultoree rendono lirica ogni immagine che sembra uscire dai meandri della storia. Come scrive Achille Bonito Oliva nel catalogo: “Con le opere di Nino Longobardi esposte a Castel del Monte, la morte torna in vita attraverso una rappresentazione che sdrammatizza il referto definitivo della scomparsa e ipotizza invece un suo riscatto mediante la sorpresa d’innesti sorprendenti e carichi d’ironia”.

“L’idea di lutto si afferma quasi come mentalità costitutiva della poetica di Nino Longobardi che ineluttabilmente propone una contemporanea nostalgia del disordine perduto, la coscienza dell’arte e del suo contrario, il mondo, del conscio e del suo contrario, l’inconscio. Nasce cioè dalla coscienza infelice della duplicità del gesto creativo. Qui la creazione artistica diventa un tentativo di riparare alla subnormalità del reale e ricreare l’origine della creatività, lo sviluppo dei singoli e il senso di realtà”. Virginia Grazia Iris Magoga

Il costante riferimento dell’artista alla morte appare quasi come un voler dialogare con lo spazio e le forme architettoniche che, richiamando alla caducità della materia e dei corpi, fanno riflettere sulla spiritualità della vita e sull’immortalità della traccia umana sulla Terra. (La mostra s’inserisce in un’articolata offerta culturale del Polo Museale della Puglia. È coordinata da Dafna Gallery di Napoli. Catalogo Il Cigno editori.)

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EVENTI

Campania MOSTRA “IL CORPO DEL REATO” Antiquarium degli scavi visitabile fino al 27 agosto 2017

Pompei e l’Italia Meridionale restituiscono ancora reperti del loro infinito patrimonio archeologico e in maniera del tutto originale. Questa volta si tratta di un inedito “bottino” di oggetti sequestrati a partire dagli anni ’60 a seguito di appropriazioni illecite e ora svincolati e resi disponibili al pubblico in un’originale mostra all’Antiquarium di Pompei, dal titolo “IL CORPO DEL REATO”.L’esposizione raccoglie materiale di vario genere, circa 170 reperti (ceramiche, crateri, statue, depositi votivi, falsi archeologici ecc.) dal vi sec. all’età romana, conservati da lungo tempo nei depositi di Pompei e di recente svincolato e reso fruibile.I dettagli delle operazioni che hanno reso possibile l’affrancamento di questi reperti e il progetto della mostra sono stati illustrati da: “Il Corpo del reato” è una testimonianza della grande razzia subita dal patrimonio culturale italiano dal 1960 ad oggi. Una lunga e massiccia stagione di saccheggio cui le Forze dell’Ordine hanno posto un freno con un’importante azione di salvaguardia arrivando a sequestrare oltre 800 mila reperti, una cifra che dobbiamo immaginare comunque inferiore rispetto alla quantità di opere depredate nel

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tempo. La razzia riguarda migliaia di siti presenti in Italia che, fra gli anni 1970 e 1990, addirittura finì ad alimentare prestigiose collezioni di musei internazionali come il Getty a Los Angeles e il Metropolitan a New York. I reperti esposti in questa mostra sono il frutto di un livello diffuso di questo commercio illegale destinato ad appagare il piacere verso l’antico di clienti senza scrupoli e senza rispetto per il patrimonio pubblico. Questi oggetti simboleggiano la violazione cui è costantemente sottoposto il patrimonio culturale, ma non solo: purtroppo sono anche una cruda testimonianza della perdita di conoscenza per la nostra società di una parte resa illegalmente invisibile delle straordinarie bellezze che il territorio italiano ci riserva. Comunicato stampa - Pubblicato su pompeiOnline il 10/01/2017 Titolo: IL CORPO DEL REATO Link: http://www.pompeionline.net/infoanews/pompeiscavi-news/94-il-corpo-del-reato-in-mostra-all-antiquarium-degli-scavi-di-pompei Fonte: Soprintendenza Pompei


In mostra al Pan le fotografie del maestro Helmut Newton 25 febbraio – 18 giugno 2017 PAN Palazzo Arti Napoli, Palazzo Roccella via dei Mille 60 Napoli

L’esposizione, curata da Matthias Harder e Denis Curti, presenta, dal 25 febbraio al 18 giugno 2017, per la prima volta a Napoli oltre 200 immagini di Helmut Newton, uno dei più importanti e celebrati fotografi del Novecento. L’esposizione, articolata in tre sezioni, intende presentare i temi distintivi dell’immaginario artistico di Newton, permettendo di conoscere il fotografo in maniera più profonda e soprattutto di comprendere fino in fondo il suo lavoro come mai prima d’ora.

Dopo “Senza confini” di Steve McCurry al PAN ancora la mostra di un fotografo internazionale da non perdere. Helmut Newton, è stato un grande fotografo di moda tedesco, naturalizzato australiano, famoso in tutto il mondo in particolare per i suoi studi sul nudo femminile. Grande provocatore è morto nel 2004 ed è stato un artista tra i più importanti della nostra epoca ed anche un vero protagonista dell’industria culturale per oltre mezzo secolo. Per la prima volta in città la mostra, che è nata nel 2011 per volontà della moglie June Newton presidente della Helmut Newton Foundation, raccoglie le immagini dei primi tre libri di Newton pubblicati tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta. Articolata in tre sezioni la mostra

segue i tre libri e presenta per la prima volta a Napoli oltre 200 immagini di Helmut Newton, uno dei più importanti e celebrati fotografi del Novecento. Orari: Tutti i giorni, escluso il martedì, 9,30 -19,30. La biglietteria chiude 18,30 Prezzo biglietto: Intero € 11,00 (con audioguida) € 10,00 gruppi di almeno 12 e/o cral € 5,00 scuole e giovani fino a 26 anni – Gratuito per minori di 6 anni

informazioni: www.mostranewton.it

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ROMANO BURATTI

La contorta e imprevedibile problematica della vicenda umana ha da sempre affascinato e conquiso Romano Buratti e di rimando questo eclettico e dinamico pittore ha focalizzato le sue indagini depurandole di ogni compiacenza deviante; i suoi personaggi sono quasi sempre immersi e avvolti dalla furia degli elementi in una consonanza etica che accentua le annotazioni comportamentali. La spigolosità quasi beffarda , il rimarco anatomico spinto all’abnorme , le posture allucinate e distorte, gli atteggiamenti inarcati e subbugliati dal contorto avvicendar- si degli elementi, la goffa e intenzionale sovrastruttura dei vestimenti, l’insistita e ripetuta scansione cromatica giocata sempre sul medesimo registro tonale sono tra le note più immediate che si raccolgono attorno ai personaggi del Buratti. Sono valori che rendono

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unica la sua maniera espressiva portata avanti sempre sul filo di un’ampia, solida e sicura possessione illustrativa: infatti la dominante della sua pittura è pur sempre una rara ed insuperabile incursione grafica, e una scrittura decisa, scorrevole, precisa e di singolare spontaneità che partecipa brillantemente ogni modulo descrittivo rendendolo vivo e appassionato sia pure in una tematica aliena dai trionfalismi e dai giochi di maniera. Ed è per tali orientamenti compositivi, filtrati da una passionale disponibilità al dialogo, alla meditazione, alla considerazione dei troppi crucci che appesantiscono l’esistenza, che la tematica di questo pittore richiama sempre un particolare accorgimento al suo magmatico livello inquisitivo. Luciano Boarini


L’opinione di Letizia Caiazzo Massimo Petrachi Vero artista del legno che sa unire tradizione e modernità con perfetta manualità e progettualità.

Vento,Terra e Mare Scultura in tecnica mista composta da ferro,vetro e circa 1400 pezzi di legno massello,wengè

Karpiniana Struttura a mosaico composta da circa 1800 pezzi di legno massello

La profonda conoscenza del legno e la padronanza della tecnica gli permettono, infatti, di assemblare non solo figure sacre ma anche sculture di grande pregio quali: anfore, coppe e tavoli dal design moderno. Petrachi dedica molto tempo alla sua attività e si adopera con tenacia e piacere alla ricerca di nuovi assemblaggi e nuove sperimentazioni. Le sue creazioni, frutto di studi approfonditi su vari legni naturali e sulle tecniche di composizione, derivano da calcoli matematici dove la progettualità è fondamentale insieme all’esperienza acquisita e alle continue verifiche. Lavora alla creazione dei suoi oggetti con una vera e costante passione: oggetti artistici che ci riportano a un tempo passato, quando i ritmi erano lenti e sereni e, come per gioco, si assemblavano pezzetti di legno variegati e pregiati con grande pazienza e precisione. Alla stesso modo l’artista dà vita ai suoi lavori sempre ricchi di fantasia , di sfumature e di chiaroscuri che affascinano e paiono provenire da una tavolozza ricca di svariati colori, laddove sono invece solo accostamenti di legni diversi e per natura vari. Il suo lavoro suscita meraviglia e ammirandolo si respira il profumo del legno e si percepisce l’ essenza di un uomo ricco di interiorità, amante del Bello, che rispetta la natura e l’umanità tutta.

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EVENTI

Calabria

MOSTRA PERSONALE di JEANFRANCOIS PUGLIESE

Lo scorso 25 aprile è stata inaugurata, nella prestigiosa location di palazzo Compagna, del XVI secolo, immerso nel centro storico di Cosenza, la mostra di Jeanfrancois PUGLIESE. Jeanfrancois nasce in provincia di Lione in Francia. La sua formazione artistica si basa sulla pittura gotica come Gentile da Fabriano, Simone Martini, Giotto ed altri. La miniatura del XIV e XV secolo sono per lui fonte di ispirazione. La sua arte è chiamata “pittura a biro”.

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I personaggi, bidimensionali con abiti piatti sistemati in un mondo irreale e visionario, sono frutto del suo amore per l’arte bizantina. Vengono rappresentati in un ambiente arricchito da alberi tridimensionali e celestiali. I rami dei suoi alberi non hanno le foglie perché, spiega l’artista, non sono rami ma radici che si alimentano dall’alto e simboleggiano il passaggio del sapere divino dei cieli e dell’universo, che irrompe con i propri fusti nel ventre della terra. Il cielo metaforicamente è la coscienza umana: intelletto, spirito, io, dio, l’anima mundi e la terra, l’uomo materiale ovvero la fisicità del creato intesa come tale, quindi materiale e non spirituale. Le foreste di Jeanfrancois sono templi sacri. L’opera di PUGLIESE possiede un significato simbolico proveniente dagli studi sul sentimento religioso dell’uomo. Molte volte vengono riprodotti sugli abiti dei personaggi i tropi massonici, cristiani, esoterici, alchemici. Energici sono i calici decorati con gemme preziose, pastorali, sfere nere o filosofali, piante guaritrici e altro. In mostra, in anteprima, sono esposte 40 opere realizzate in 25 anni di carriera artistica presentate in vari stati. In esposizione anche l’opera più grande del mondo realizzata a penna bic noir che continuerà ad ampliarsi nel tempo. 25 aprile-9 maggio 2017 Palazzo Compagna, Cosenza Costo dell’ingresso: 5 euro Alessandra Primicerio


I FILOSOFI GUERRIERI di GIUSEPPE GALLO

Sono state inaugurate in piazza Bilotti a Cosenza, lo scorso aprile, i Filosofi Guerrieri, sculture realizzate da Giuseppe Gallo, nativo di Rogliano (CS). L’artista ha studiato architettura a Roma dove poi si è stabilito. È conosciuto anche in campo internazionale e le sue opere fanno parte di diverse collezioni pubbliche italiane ed estere: New York, Pechino, Vienna, Torino, Cassino ecc.

Le dodici grandi figure sono in corten. Il corten è un acciaio patinato che si autoprotegge dalla corrosione mediante la formazione di una patina superficiale che ostacola il graduale aumento della corrosione; solitamente di colore bruno questo film nel tempo modifica la sua gradazione. La dinamicità delle sagome è ottenuta dalla posizione dei piedi in torsione e coglie l’attimo che anticipa l’inizio della danza, la testa, invece, reclinata verso il petto, è immobile e celebra la figura del filosofo nell’atto di pensare.

Le sculture ci trasmettono l’idea dell’attesa e il momento che precede l’azione. Giuseppe Gallo introduce allegorie che ricava dal ricco bagaglio culturale e iconografico calabrese, come il lupo della Sila e il toro di Sibari. Il toro, che anticamente era simbolo di forza e rinascita, per lo scultore raffigura la natura che si piega all’uomo come ammonimento a non allontanarsi dal proprio lato animale. Il lupo della Sila personifica, per Gallo, il carattere selvaggio e guerriero del popolo dei Bruzi, in confronto al toro, simbolo della civiltà e dell’eleganza dei Sibariti. Presente nell’opera dell’artista è l’albero della vita, prototipo che troviamo nelle varie religioni e culture. Secondo Gallo, solo studiando la natura l’uomo può liberare la propria energia. Le sculture sono dodici, divise in gruppi di tre, tre (+ uno) e cinque. Il Dodici, secondo il linguaggio numerico, indica l’esito di un ciclo terminato. I cinque filosofi sorreggono un cerchio dove sono incisi i nomi di alcune popolazioni che vivono e vissero in Calabria per molti secoli, per sottolineare la differenza e la ricchezza culturale della regione: gli Arbëreshë (i cosiddetti albanesi d’Italia), gli Occitani (provenienti dall’area franco-piemontese), i Valdesi (fedeli del valdismo), i Grecanici (comunità ellenofona che vive a Bovesìa) e i Bruzi. Le opere sono state inaugurate il 1 aprile 2017 nel luogo di confluenza di un circuito dedicato alla scultura che si snoda a partire da Corso Mazzini. La performance dedicata alle statue ha illuminato con raggi laser i dodici “Filosofi” di Gallo dando luogo ad un affascinante spettacolo. Alessandra Primicerio

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EVENTI

Sicilia

L’ARTE DEL ‘900 NELLA COLLEZIONE POSABELLA Dal 12 Aprile 2014 al 31 Dicembre 2020

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La Palestra, Fausto Pirandello

Carlo Levi. Il volto del Novecento, Ravenna. Italo Calvino, 1963


Dal 12 Aprile 2014 al 31 Dicembre 2020 MONREALE | PALERMO Galleria Civica Giuseppe Sciortino - Monreale (Palermo) CURATORI: Gaetano Bongiovanni, Giuseppe Moschella ENTI PROMOTORI: Evento promosso dal Comune di Monreale - Assessorato alla Cultura e dalla Galleria Civica Tel.: +39 091 6417268 e-mail: moschellagiuseppe@email.it sito: http://www.comune.monreale.pa.it

Emilio Greco (1913-1995), Christ Crucified, undated, Ink on paper; 70 x 50 cm, Private collection

La collezione di Eleonora Posabella (Nuoro 1913 – Roma 2003) della Galleria Civica di Monreale presenta una connotazione ben precisa nell’ambito delle raccolte museali siciliane dedicate alla cultura artistica del XX secolo. Le ragioni profonde della donazione dell’importante raccolta all’ente pubblico monrealese si legano al sodalizio culturale e umano tra Eleonora Posabella e Giuseppe Sciortino (Monreale 1900 – Roma 1971), figura assai nota di critico d’arte, poeta, scrittore e giornalista presente nel panorama culturale italiano per oltre cinquant’anni. Le scelte del nuovo allestimento, curato da Giuseppe Moschella e da Gaetano Bongiovanni, della collezione Posabella hanno riguardato le aree di provenienza dei diversi artisti, con opere di pittori afferenti alla scuola Romana come Carlo Quaglia con un dipinto del 1958 dal titolo “Piazza del Quirinale”, il quotatissimo Fausto Pirandello con un “Nudo rosso” di contorta e sofferta carnalità e Luigi Montanarini, con la sua “Composizione” dalle cromie accese. Tra i meridionali si focalizza l’attenzione su un piccolo Paesaggio urbano di Emilio Notte, opera giovanile del 1916 che scopre un’attenzione particolare alla pittura di Cézanne con una costruzione di immagine per piani; a Pasquale Vitiello si deve il bel paesaggio del 1961 La stella alpina al Terminiello, Del Novecento toscano possiamo ammirare, per citarne qualcuno, opere di Ardengo Soffici, Ugo Capocchini e Mario Marcucci. A conclusione di questo itinerario, fra alcune opere della collezione monrealese, vi sono due dipinti del noto pittore del gruppo dei “Sei di Torino”, Carlo Levi, di piccole dimensioni ma preziosi e di datazione piuttosto alta: Alberi del 1939 e Volti del 1942. Tra gli artisti siciliani presenti nella collezione – Pippo Rizzo, Leo Castro, Gianbecchina, Nino Cordio, Giuseppe Mazzullo e Franco Nocera – emerge il Ritratto di Eleonora Posabella, terracotta di Emilio Greco, per la notevole plasticità classica del volto mostrato in lieve torsione in cui la luce valorizza lo studiato impianto della scultura, mentre nella Composizione di Renato Guttuso, inchiostro e acquerello su carta della seconda metà degli anni ’50, esercizio grafico e pittorico insieme, si individua una

Ardengo Soffici, Paesaggio di Poggio a Caiano, 1948

riflessione sul linguaggio picassiano. Per finire tra le numerose ceramiche – piatti, vasi e bottiglie soprattutto – occorre almeno segnalare il Vaso del faentino Pietro Melandri databile nella seconda metà degli anni ’50 in cui le cromie metalliche consentono di evidenziare raffinate sagome stilizzate, quasi una cifra stilistica di straordinaria modernità.

Renato Guttuso - La crocifissione

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EVENTI

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Sardegna


Ad Oristano la mostra

“Giovanni Columbu. Disegni Costruttivi”

La mostra dà conto della felice e quantomeno inaspettata scoperta di Giovanni Columbu pittore da parte del collezionista Dante Crobu metti in evidenza eventodal 31 marzo al 14 maggio 2017 Oristano » Pinacoteca comunale “Carlo Contini” A cura di Dante Crobu e di Ivo Serafino Fenu, promossa dal Comune di Oristano, Assessorato alla Cultura, in collaborazione con la Galleria d’Arte Crobu Inc. e col contributo della Fondazione di Sardegna. La mostra, che rimarrà aperta fino a domenica 14 maggio, dà conto della felice e quantomeno inaspettata scoperta di Giovanni Columbu pittore da parte del collezionista Dante Crobu. La mostra, dopo Cagliari, approda nei suggestivi spazi della Pinacoteca Carlo Contini di Oristano e contribuisce a conferire un’equa collocazione a un artista dal curriculum prestigioso, che vanta presenze alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma e alla Triennale di Milano ma che, nell’Isola, è sicuramente più conosciuto per la sua pluripremiata produzione filmica piuttosto che per quella grafico-pittorica, nonostante il loro forte e imprescindibile legame, sia formale sia contenutistico. Costruttore di segni e fabbricatore di sogni: segni grevi, icastici, assoluti; sogni cupi, ancestrali, fondanti, spesso veri e propri incubi visivi. In Giovanni Columbu, prima artista e poi regista o, forse, già regista predestinato nelle sue prime prove grafico-pittoriche prodotte tra la seconda metà degli anni Sessanta e la prima degli anni Settanta a Milano – tra le aule del Liceo artistico di Brera e quelle di Architettura al Politecnico –, vi è una rara e stupefacente continuità.

Opera di sintesi dunque, quella di Giovanni Columbu e, al contempo, personalissima e, a suo modo, unica, nella sua capacità di sovvertire consolidati stereotipi visivi e persino filosofici, proponendo un’”estetica del brutto” che ribalta il consueto e oleografico paradigma che identifica il bello con il buono e con il giusto. La maschera al contempo tragica e grottesca del Cristo interpretato dall’attore Fiorenzo Mattu nel film Su Re (2012) – per certi versi irriverente rispetto alla dominate iconografia sia artistica sia cinematografica – anticipata da Columbu in molta produzione grafica già dagli anni Settanta, riporta l’“antigrazioso” al centro della scena, lo rende eroe e vittima della storia e del quotidianità, riconducendo, pasolinianamente, in maniera assertiva e definitiva, il divino all’umano. (Ivo Serafino Fenu)

dal 31 marzo al 14 maggio 2017 Oristano » Pinacoteca comunale “Carlo Contini”

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