Rivista20 marzo-aprile 2022

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N°50 MARZO-APRILE 2022 -

periodico bimestrale d’Arte e Cultura

ARTE E CULTURA NELLE 20 REGIONI ITALIANE

Il Mito di Venezia. Da Hayez alla Biennale

w ww.facebook.co m/Rivista 2 0

Edito dal Centro Culturale ARIELE


ENZO BRISCESE

BIMESTRALE DI INFORMAZIONE CULTURALE

del Centro Culturale Ariele

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Hanno collaborato: Giovanna Alberta Arancio Monia Frulla Rocco Zani Miele Lodovico Gierut Franco Margari Irene Ramponi Letizia Caiazzo Graziella Valeria Rota Alessandra Primicerio Virginia Magoga Enzo Briscese Susanna Susy Tartari Cinzia Memola Concetta Leto Claudio Giulianelli

Ragazzi del 2000 - 2021 - t.mista olio su tela - cm70x80

www. f a c e b o o k . c o m/ Riv is t a 2 0 ----------------------------------------------------------

Rivista20 del Centro Culturale Ariele Presidente: Enzo Briscese Vicepresidente: Giovanna Alberta Arancio orario ufficio: dalle 10 alle 12 da lunedì al venerdì tel. 347.99 39 710 mail galleriariele@gmail.com -----------------------------------------------------

Ragazzi del 2000 - 2021 - t.mista olio su tela - cm70x80

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In copertina: Giovanni Fattori


Il Mito di Venezia. Da Hayez alla Biennale dal 30/10/2021 al 13/03/2022 Novara, Castello Visconteo Sforzesco

Ippolito Caffi, Venezia Palazzo Ducale, 1858, olio su tela, 55 x 91 cm

Per celebrare i 1600 anni della città di Venezia, la cui fondazione è stata tradizionalmente fissata al 25 marzo dell’anno 421, Mets Percorsi d’arte, la Fondazione Castello e il Comune di Novara propongono dal 30 ottobre 2021 al 13 marzo 2022 la mostra Il mito di Venezia. Da Hayez alla Biennale, curata da Elisabetta Chiodini con un prestigioso Comitato scientifico diretto da Fernando Mazzocca di cui fanno parte Elena Di Raddo, Anna Mazzanti, Paul Nicholls, Paolo Serafini e Alessandra Tiddia. L’esposizione ha ricevuto l’approvazione del Comitato di Indirizzo Venezia 1600 e fa parte delle manifestazioni legate alla grande mostra a Palazzo Ducale. Punto di partenza del percorso espositivo sono le opere di alcuni dei più grandi maestri che hanno operato nella città lagunare nel corso dei primi decenni dell’Ottocento influenzando significativamente con il loro insegnamento e i loro lavori lo svolgersi della pittura veneziana nella seconda metà del secolo, vera protagonista della rassegna. Settanta opere divise in otto sale nella splendida cornice del Castello Visconteo di Novara per raccontare il mito della città lagunare. Partendo dal grande Hayez attraverso una ricca selezione delle opere più importanti - e spesso mai viste perché provenienti da prestigiose collezioni private - dei più noti artisti italiani della seconda metà dell’Ottocento.

La prima sala è dunque dedicata alla pittura di storia, considerato il “genere” più nobile della pittura, vi troviamo quattro importanti lavori di Francesco Hayez (1791-1882), tra cui lo splendido Venere che scherza con due colombe (1830), Ritratto di Gentildonna (1835) e l’imponente Prete Orlando da Parma inviato di Arrigo IV di Germania e difeso da Gregorio VII contro il giusto sdegno del sinodo romano (1857); accanto ad essi opere di Ludovico Lipparini (1800-1856) e Michelangelo Grigoletti (1801-1870), artisti di rilievo nonché figure chiave nella formazione di autori di spessore della generazione successiva, anch’essi presenti in mostra, quali Marino Pompeo Molmenti (1819-1894) e Antonio Zona (1814-1892).

Curatore: Elisabetta Chiodini Luogo: Novara, Castello Visconteo Sforzesco Indirizzo: Piazza Martiri della Libertà, 3 - Novara Promossa da: Comune di Novara Orari: Martedì - domenica 10,00 – 19,00 https://www.ilcastellodinovara.it/ 3


Ippolito Caffi, Venezia Palazzo Ducale, 1858, olio su tela, 55 x 91 cm

Nella seconda sala sono esposti quegli autori, veneziani e non, che più di altri hanno contribuito via via alla trasformazione del genere della veduta in quello del paesaggio: tra questi il grande pittore Ippolito Caffi (1809-1866) con due splendide vedute veneziane: Festa notturna a San Pietro di Castello (1841 circa) e Venezia Palazzo Ducale (1858), Giuseppe Canella (1788-1847), Federico Moja (1802-1885) e Domenico Bresolin (1813-1899), quest’ultimo tra i primissimi ad interessarsi anche di fotografia e già nel 1854 indicato tra i soci dell’Accademia come “pittore paesista e fotografo”. Titolare dal 1864 della cattedra di Paesaggio, Bresolin fu il primo a condurre i giovani allievi a dipingere all’aperto, in laguna come nell’entroterra, affinché potessero studiare gli effetti di luce e confrontarsi sulla resa del vero in un ambiente nuovo e stimolante, diverso da quello cui erano abituati, per di più, codificato dai grandi vedutisti del passato. Tra loro si ricordano Gugliemo Ciardi (1842-1917), Giacomo Favretto (1849-1887), Luigi Nono (1850-1918), Alessandro Milesi (1856-1945) e Ettore Tito (1859-1941), protagonisti della mostra. La terza sala è dedicata ad uno dei più valenti e amati paesaggisti veneti, Guglielmo Ciardi, del quale sono esposte dodici opere che, come in una sorta di piccola esposizione monografica, partendo dagli anni sessanta dell’Ottocento documentano l’evoluzione della sua pittura fino ai primi anni novanta. Sua la magnifica Veduta

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della laguna veneziana (1882), immagine della mostra e altre splendide tele ambientate nei dintorni di Venezia o scorci della città come il bellissimo olio Mercato a Badoere (1873 circa).

Francesco Hayez, Venere che scherza con due colombe, 1830, olio su tela, 183 x 137 cm


Ippolito Caffi, Venezia Palazzo Ducale, 1858, olio su tela, 55 x 91 cm

Nelle sale a seguire troviamo incantevoli opere che hanno per tema la vita quotidiana, gli affetti e la famiglia dedicate alla “pittura del vero”: come Il bagno (1884) di Giacomo Favretto; Alle Zattere (1888) di Pietro Fragiacomo; Mattino della domenica (1893 circa) e La signorina Pegolo (1881) di Luigi Nono; Girotondo (1886) di Ettore Tito. Sul mondo del lavoro scorrono altre opere vivaci e ricche di dettagli con protagonisti contadini, lavandaie, raccoglitrici di riso, venditori di animali, sagre e mercati, come La raccolta del riso nelle terre del basso veronese (1878) e Il mercato di Campo San Polo a Venezia in giorno di sabato (1882-1883) di Giacomo Favretto; il malinconico paesaggio Verso sera presso Polcenigo (Friuli) (1873) di Luigi Nono; Lavandaie sul Garda (1888) e Raggi di sole ((1892) di Ettore Tito. E per chiudere questa triplice sezione di vita quotidiana alcune tele dedicate agli idilli amorosi, un soggetto a metà strada tra il genere e il vero molto amato e frequentato dai pittori del secondo Ottocento: al bellissimo Idillio (1884) di Luigi Nono, si aggiungono tele con indimenticabili figure di giovani fidanzati e sposi di Favretto, Tito, e di Alessando Milesi con un altro Idillio (1882 circa) e Corteggiamento al mercato (1887 circa).

alle opere realizzate dai medesimi artisti tra la fine degli anni novanta dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, tele di ampio respiro che riflettono il rinnovamento e il cambiamento di gusto indotti nella pittura veneziana dal confronto diretto con la cultura figurativa dei numerosi pittori stranieri che partecipavano alle nostre Biennali Internazionali d’Arte. Spiccano Il Bucintoro (19021903 circa) di Guglielmo Ciardi; Visione antica (1901) di Cesare Laurenti; Luglio (1894) e Biancheria al vento (1901 circa) di Ettore Tito. Una mostra dunque ricca di opere importanti e di grande bellezza con un percorso molto godibile che racconta Venezia e l’evolversi della pittura italiana dalla metà alla fine dell’Ottocento, verso i fermenti che caratterizzeranno i primi del Novecento.

La settima sala è interamente dedicata a Luigi Nono e offre un focus su una delle opere più celebri del pittore, il Refugium peccatorum. Oltre alle redazioni del 1881 e del 1883, grandi tele condotte ad olio, sono esposti studi, disegni ed altre significative opere di confronto, come Le due madri (1886). L’ottava e ultima sala della mostra è invece dedicata

Pietro Fragiacomo, Alle Zattere, 1888 circa, olio su tela

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Spazio E è situato nel Castello Ricetto medioevale di Ghemme, le mostre sono visitabili da giovedì a domenica, dalle 11 alle 22). Spazio E, Via Interno Castello,7 Ghemme (NO) Tel. 349 2388155 - 334 3366917 spazio.e@hotmail.it la mostra d’arte collettiva del 2022

“ESSERE DONNA”

(decima edizione)

l’apertura è venerdì 11 marzo fino domenica 8 maggio visitabile da giovedì a domenica con ingresso libero.

Aurora Cubicciotti

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Giorgio Billia

Enrico Meo


Michele Roccotelli

Nadia Lysakowska

Anna Mostacci

Enzo Briscese

Letizia Caiazzo

Claudio Giulianelli

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Corrado Alderucci

Roberto Vione

Carla Silvi

Angelo Buono

FATTORI - Capolavori e aperture sul '900: a Torino la mostra su uno dei maestri assoluti dell’800 14 Ottobre 2021 - 20 Marzo 2022 Orario: 10:00 – 18:00 GAM Via Magenta, 31 – Torino

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IL CERCHIO SPEZZATO dal 19/01/2022 al 01/04/2022 Bologna, Palazzo Aldrovandi Montanari

The Rooom, nell’affascinante cornice storica di Palazzo Aldrovandi Montanari a Bologna, è una concept agency specializzata in tematiche legate alla sostenibilità ambientale, all’innovazione, alla creatività e alla responsabilità sociale: fino al 1° aprile 2022 propone la mostra Il cerchio spezzato curata da Eleonora Frattarolo. Il progetto espositivo si articola in un percorso che vede coinvolti sette artisti (Rufoism, Paolo Migliazza, Edoardo Sessa, Angelo Maisto, Luciano Leonotti, Andrea Valsecchi, Silvia Zagni) su tematiche ambientali, con risvolti sociali e umani di urgente attualità. The Rooom, lo studio di comunicazione della sostenibilità, nasce dalla volontà di un team di quattro professionisti - Marco Tina, Monica Traversa, Giorgia Sarti, Elisabetta Tonali - che opera con l’obiettivo di diffondere e promuovere la cultura della sostenibilità. Questa nuova realtà accompagnerà le imprese del territorio nella creazione di piani di comunicazione e contenuti dedicati alla valorizzazione e promozione dei principi di sostenibilità e inclusione, attraverso la collaborazione con professionisti e talenti creativi che esprimono un chiaro impegno verso il raggiungimento di uno sviluppo equo e responsabile. Il team di The Rooom lavorerà per sviluppare strategie, idee e progetti per il raggiungimento

degli obiettivi di carbon neutrality e social neutrality, nel rispetto delle diversità, delle pari opportunità e della solidarietà all’insegna dell’inclusione. All’interno di The Rooom sarà presente anche uno spazio espositivo e culturale “The Rooom Lab” dove sarà possibile partecipare ad eventi ed iniziative di condivisione e d’incontro sui temi della sostenibilità, per promuoverla sia nelle aziende che tra le persone. Perno dell’attività culturale di The Rooom sarà l’arte contemporanea, un’efficace forma espressiva che apre prospettive e nuovi spunti di riflessione. È per questo che si è scelto di dare voce agli artisti all’interno di The Rooom: un luogo in cui avere accesso a chiavi di lettura nuove e diverse su tematiche urgenti all’interno di un ricco palinsesto di mostre e incontri.

Organizzazione: The Rooom Curatore: Eleonora Frattarolo Luogo: Bologna, Palazzo Aldrovandi Montanari Indirizzo: Via Galliera, 8 - Bologna Lun-Ven 9.30-12.30; 15.00-18.00 (su appuntamento) Sito web per approfondire: https://www.therooom.it/

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LUCIANO BORIN una mostra retrospettiva per ricordarlo al Circolo degli Artisti Casa di Dante di Daniela Pronestì

Dal 22 gennaio al 3 febbraio 2022, il Circolo degli Artisti “Casa di Dante” ha ospitato la mostra retrospettiva dedicata all’artista Luciano Borin, scomparso nel 2020 all’età di 69 anni. Per l’occasione sono state riunite oltre trenta opere con l’intento di ripercorrere gli snodi fondamentali della sua carriera dagli anni Settanta agli anni Duemila, incluso il piccolo nudo realizzato poco prima della scomparsa e scelto da Sonia Toncelli, moglie dell’artista e curatrice della mostra, come immagine dell’evento. Lo sguardo retrospettivo ha consentito di individuare, insieme ai passaggi di stile, ai temi e ai cambiamenti espressivi avvenuti negli anni, i valori rimasti sempre costanti in tutta l’opera di Borin, a partire dal legame, di fatto mai sciolto, con il linguaggio figurativo e con il disegno come elemento fondante della rappresentazione pittorica. A questo si aggiunge, fin dagli esordi, una forte quanto profonda fascinazione per il colore inteso non come semplice strumento subordinato al dato oggettivo ma come fattore capace di dare un proprio fondamentale ed autonomo contributo all’armonia dell’opera. Tutto il percorso di Borin sembra in effetti rivolto a far dialogare figura e colore quali elementi che, seppur dotati ciascuno di proprie specificità formali ed espressive, concorrono insieme a determinare sia gli equilibri strutturali che l’assetto narrativo del dipinto. In altre parole, nelle sue opere il colore da un lato disciplina alcuni aspetti costruttivi e valori percettivi dell’immagi-

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ne, suggerendo ad esempio una sensazione di profondità luminosa e di tensione dinamica della scena, dall’altro aggiunge spessore emotivo al soggetto rappresentato. I primi indizi di questa sintesi tra il dato figurale e il significante cromatico si riscontrano in alcuni studi di figura dei primi anni Settanta, nei quali le suggestioni derivate da una riflessione sulle avanguardie d’inizio Novecento – cubismo e futurismo in particolare – portano Borin, allora da poco diplomato all’Accademia di Belle Arti, a tagliare i ponti con certi schematismi della tradizione figurativa – in primis con l’idea di uno sfondo prospetticamente costruito – per adottare soluzioni che da lì a poco sarebbero divenute centrali nella sua cifra stilistica.


Tra queste la più significativa è senza dubbio la compenetrazione di figure, oggetti e forme astratte attraverso raffinati effetti di trasparenza delle stesure pittoriche o dei passaggi chiaroscurali nei disegni. L’obiettivo, in questa fase, sembra essere quello di “smaterializzare” volumi e corpi non solo per azzerare la tradizionale distinzione tra figura e sfondo, interno ed esterno, vicino e lontano, ma soprattutto per creare una struttura compositiva fluida, dinamica, con piani e livelli che, intersecandosi, animano l’immagine di un’intensa vitalità. L’opera intitolata Elisabetta (1975) ritorna su questo concetto con la sovrapposizione di due elementi figurali (una bambina ed una macchina) che amalgamandosi formano una terza unità visiva – quella generata appunto dalla fusione della figura e dell’automobile –, una presenza “misteriosa” nel quadro che spiazza e disorienta le attese dell’osservatore. Durante gli anni Novanta il rapporto tra figura e colore viene nuovamente ripensato con il ciclo degli “strappi”, nel quale la compresenza di due testi pittorici all’interno della stessa opera – uno figurativo, l’altro astratto – crea una dialettica più centrata sull’accentuazione del significato. In questo caso, infatti, il colore può intendersi come una trascrizione “astratta” della carica espressiva della figura, rispetto alla quale le pennellate aggiungono non solo intensità emotiva ma determinano anche l’atmosfera generale dell’opera. Con gli anni Duemila si arriva alla sintesi stilistica per la quale Borin è maggiormente conosciuto, non senza però un passaggio intermedio che lo vede coniugare il genere del ritratto con uso ancora una volta libero e anticonvenzionale del colore puro. Quest’ultimo, difatti, assolve il compito di isolare le figure nello spazio dipinto, a significare una condizione di incomunicabilità tra i soggetti della rappresentazione. Le opere degli ultimi decenni portano a compimento una sintassi visiva caratterizzata da colori saturi – soprattutto i primari giallo, rosso e blu –, strati sovrapposti, accensioni tonali, equilibri lineari e griglie geometriche che incorniciano e talvolta inglobano la figura proiettandola in uno spazio ormai del tutto mentale e simbolico. La sensazione è che la ricerca di Borin in questi anni sia orientata a rendere protagonista non tanto, o non solo, la figura, quanto invece la pittura stessa e le istanze che questa pone non solo all’artista ma più in generale ad una società in cui l’eccesso di codificazione dei linguaggi spesso complica la comunicazione anziché favorirla. Proprio a questo

sembrano rimandare, nei lavori grafici e pittorici di questo periodo, le lettere dell’alfabeto e i numeri che incrociano i campi cromatici e le figure come indizi di una scrittura nascosta all’interno dell’opera. Merito della mostra è stato anche consentire una riflessione sugli ideali e sui valori culturali che hanno orientato nel tempo le scelte tematiche di Borin, portandolo a raccontare la contestazione sociale e la protesta operaia degli anni Settanta, l’emancipazione femminile, il fenomeno dei consumi nell’era post-moderna e le “presenze” che all’interno del paesaggio urbano

– si pensi al ciclo dei turisti e a quello dei viaggiatori in metropolitana – simboleggiano lo stile di vita contemporaneo. Un ruolo particolare hanno sempre avuto le donne e i bambini, soggetti entrambi depositari di una visione tanto bonariamente ironica quanto convintamente ottimistica dell’essere umano. Figure che hanno accompagnato Borin nel costruire, anno dopo anno, la straordinaria eredità pittorica documentata dalle opere in mostra e proiettata – nonostante tutto – verso il futuro, in nome di valori umani ed artistici incancellabili.

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“Viareggio: La “riscoperta” di Alfredo Catarsini” Dal “Il grano della bonifica lucchese” del 1940 partecipante al “Premio Cremona” alle sue “Donne”. Riflessione su un tempo e non solo.

Il grano della bonifica lucchese, olio su tela cm 233x300, 1940

Non me ne voglia la “Fondazione Alfredo Catarsini 1899”, peraltro già citata dalla Rivista20 allorché fu costituita tempo fa, se – visitando ogni tanto sia la sede che ha molte opere, sia Villa paolina Bonaparte, a Viareggio, dove è stata ricostruito il suo Studio – ne ammiro ogni volta il lavoro, ma... Sì, proprio “ma”, e mi spiego. Qualche mese fa, anche se ben noto tramite fotografie, è stato rintracciato un grande quadro di Catarsini intitolato “Il grano della bonifica lucchese”, cm 233x300, che si trovava nella collezione di un antiquario grossetano. Ho constatato che il nostro caotico e frettoloso tempo dimentica o non va analizzando con giusta attenzione il particolare periodo storico in cui è vissuto Catarsini (Viareggio 1899 – 1993), in specie quello legato al Premio Cremona organizzato nelle edizioni 1939, 1940 e 1941. A quel Premio, partecipanti vari dipinti compreso quello dell’autore, erano di grande contenuto artistico. Senza entrare nell’analisi del Novecento, penso che sia opportuno ringraziare il valente e noto esperto Rodolfo Bona per una intervista fattagli da Marida Brignani (vedasi, su internet: Rodolfo Bona and Marida Bignani, Novecento. org, n. 11, febbraio 2019. DOI: 10.12977/nov279), dato che vi sono citate le parole di Giulio Carlo Argan per il quale (!!!???) il Premio Cremona era “il premio della pittura fascista, che era pessima pittura”. L’intervista era legata ad una mostra fatta nel Museo Civico cremonese nel 2019, organizzata dallo stesso Comune e da “Contemplazioni” e curata dallo stesso Bona e da Vittorio Sgarbi. Nell’interessante intervista Bona affermò, tra l’altro, che “... non tutti furono fascisti e, soprattutto, che molti di loro furono bravi e capaci pittori, i dipinti in mostra ce lo dimo-

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strano”, esprimendo il suo concetto per cui le opere bisogna vederle “nella loro bellezza pittorica” e, aggiungo io, non con mente volta in altre direzioni e n qualsiasi tempo. Concordo dunque in pieno con ciò che è stato scritto e torno a sottolineare la necessità di rileggere, con riferimento al Premio suddetto e in generale di quel periodo, molti dipinti di Catarsini così come di Renato Santini, Ruggero Sargentini, Pietro Gaudenzi, Mario Sironi, Achille Funi, Domenico Rambelli, Franco Miozzo, Dilvo Lotti, Luciano Ricchetti. “Il grano della bonifica lucchese” va visto nel suo splendore cromatico, nel grande equilibrio grafico, per l’ariosità pulsante da ogni centimetro quadrato, con la rappresentazione di una ventina di figure di lavoratori dei campi d’ogni età e sesso, inserite nel rettangolo e col paesaggio raffigurante anchestrutture abitative in primo piano e in lontananza, in una zona di campagna e di vicinanza lacustre. Non va poi sottovalutata la poetica dell’artista e l’amore per quella parte della terra toscana già abitata dalle antiche popolazioni Liguri-Apuane. Il grano – quasi un nucleo nell’insieme – per Catarsini, simboleggiava il dono della vita, il lavoro e il futuro. Penso sia giusto dire che tale opera rappresenti una delle sue pagine essenziali, dalla quale si può capire non solo il fatto che abbia conosciuto e frequentato un artista – Lorenzo Viani (1882 – 1936), anch’egli amante “dell’anima della gente semplice” e giudicato da Enrico Dei e da me di altezza europea – ma pure che egli abbia avuto una grande conoscenza della Storia dell’Arte, avendo studiato con interesse e pazienza Masaccio, Giotto, Michelangelo. Il rilancio della figura di Catarsini, che ricordo essere autore anche di due volumi, tra cui la ristampa del romanzo


“Giorni neri” curata da Elena Torre e prefazionato da Giordano Bruno Guerri, che in verità è una sorta di diario legato all’ultima guerra mondiale e in particolare al 1944, quando era sfollato con la famiglia a San Martino in Freddana, in Lucchesia, contempla persino un affresco e tra i personaggi, reali e fittizi, spiccano ovviamente le “donne”. La “donna” – riprendo il filo iniziale in cui dicevo delle mie visite nella sede della Fondazione posta in Via Palermo e guidata dall’instancabile nipote Elena Anna Rita Martinelli, è uno dei nuclei avvolgenti della collezione che ho potuto ammirare in questi giorni in vista di una retrospettiva che si terrà il 10 marzo prossimo a Massa, nella Biblioteca civica “Stefano Giampaoli”, curata da Marilena Cheli Tomei, autrice di un ampio scritto esplicativo, datomi in anteprima. Ecco che non ho potuto fare a meno di dedicare al futuro evento la seconda parte di questo mio breve articolo, dato che nella pittura catarsiniana, a proposito della donna, c’è l’interpretazione dell’anima della “sua” gente mai statica già visibile nel grande quadro del Premio Cremona e sempre presa dalle tante mansioni, ma pure la profondità dei propri affetti familiari. E’ magnifico lo scritto della nota saggista e storica toscana che accompagnerà l’esposizione massese, ampio ed esaustivo (ne vedrei persino una futura pubblicazione accompagnata da tutte le opere in mostra) in cui, senza tralasciare di proporre il racconto del percorso professionale di Catarsini comprensivo degli anni in cui ha insegnato a Pietrasanta all’Istituto Statale d’Arte “Stagio Stagi” (tra gli allievi del tempo, l’architetto Tiziano Lera e altri ottimi creativi) vi ha alternato una interessante analisi non priva di fasi descrittive della crescita artistica dello stesso, puntando l’obiettivo soprattutto sui quadri e sui disegni connessi al ruolo della figura femminile che ha accompagnato il percorso esistenziale nel suo viaggio. Si tratta di ritratti fatti alla nipote Elena da bambina e da adulta, alla moglie e alla figlia Mity, ma anche di innumerevoli lavori fatti con grande perizia e concernenti le tante donne “silenziose e

Nudo rosso in poltrona, olio su cartone cm 28x24, 1945

immote compagne della vita del pittore: schizzi a carboncino dei “nudini” come amava definirli, tele di corpi femminile distesi sull’arenile”, ma non mancano “Madonne dal volto nero, non idealizzato”, e tante altre dove “ha tracciato una vera e propria storia al femminile, cogliendo ogni moto dell’animo nelle diverse situazioni: dai volti inquietanti delle donne nel rifugio antiaereo, alle donne nere dei pescatori, ai nudi soffici delle tempere e degli olii, a quelli graffianti dei disegni”.

Alfredo Catarsini e la nipote Elena (Archivio Fondazione Alfredo Catarsini 1899, Viareggio)

Ritratto di Elena, olio su tavola cm 63x48, 1984

Non mancano quelle della sua fase chiamata “Simbolismo Meccanico” (dal ‘50 in poi, di ricerca), la cui femminilità è in ogni modo valorizzata da seni ben evidenziati. Chiudo volentieri con un tratto del saggio di Cheli Tomei, là dove scrive dapprima che “Quando si scrive l’itinerario artistico di Catarsini, esaminare l’opera completa ci dà la misura del suo profilo intellettuale e del lungo percorso durato una vita (...)” evidenziando poi l’unanimità “nel riconoscere all’artista una coerenza tematica e personale che è andata oltre le mode del ‘900, delineando l’immagine di un uomo che ha vissuto in toto il secolo breve, umanamente e professionalmente soprattutto sicuro della sua arte e dei suoi lavori”. Lodovico Gierut (Critico d’arte)

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RICCARDO LUCHINI Opere su carta

Nudo, 2021, tecnica mista su carta, cm 70x50

Il titolo scelto per l’ennesima mostra personale mantovana di un gran pittore qual è Riccardo Luchini, mi ricorda subito una frase di mia figlia Marta, scomparsa da qualche tempo, che di lui è stata allieva quando insegnava pittura all’Accademia di Belle Arti a Carrara. Queste sono le sue parole: “La memoria è carta viva”. Le “Opere su carta” di Luchini sono un’ennesima riprova non solo di una autonoma interpretazione di paesaggi tra i più vari e intimistici, cioè gli “scali ferroviari” dei luoghi che ha frequentato (Milano in particolare, città dove ha vissuto quando era molto giovane), di spiagge talvolta crepuscolari e ariosamente poetiche della sua Versilia, ma non mancano angoli del suo Studio o di casa densi di coloriture grigie, marroni e persino violacee. Si tratta di opere – mi si consenta di sottolinearlo – che sono pure una sorta di memoria ancorata al sentimento dell’esistere e del pensare che gli appartiene. Si tratta di “carte” che contengono la preziosità dello scorrere di un tempo riflessivo e persino di quella sottile, splendida e umorale

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Nudo, 2021, tecnica mista su carta, cm 70x50 musicalità che conduce ogni appassionato cultore d’arte e di bellezza ad alcune arie del compositore toscano Giacomo Puccini. Il filo logico delle sue composizioni è continuo e si rinnova stagione dopo stagione, dato che il vivere per lui ha il significato di fare, di dare e di trasmettere, oltre che ricordare. È una pittura, quella di Luchini, che attrae per la verità che contiene. La vedi, la osservi, ne leggi i contenuti e te ne innamori. Lodovico Gierut (critico d’arte)

19 - 31 marzo 2022 Inaugurazione: Sabato 19 marzo, ore 17.00 alla presenza dell’Artista Orario: dal Lunedì al Sabato 10.00-12.30 / 15.30-19.30. Chiuso Domenica e Festivi


tram, 2020, tecnica mista su carta, cm 50x70

Cantiere, 2020, tecnica mista su carta, cm 70x50

Riccardo Luchini nasce a Milano nel 1949. Ha svolto il ruolo di docente presso l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano, l’Accademia di Belle Arti di Roma, l’Accademia di Belle Arti di Carrara e Accademia di Belle Arti di Urbino. Vive e lavora a Pieve a Elici frazione di Massarosa (LU). Mostre personali e collettive recenti: 2021 - “Ancora pittura”, Galleria Capricorno, Vigevano (PV), personale. 2021 - “Autoritratti e Ritratti di personaggi illustri”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN), collettiva. 2020 - “VEGETALIA tra Alberi, Fiori e Frutti”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN), collettiva. 2019 - “ARTeSPORT”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN), collettiva. 2019 - “Interior”, Arianna Sartori Arte & Object Design, Mantova, personale. 2018 - “Artisti per Nuvolari 2017”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN), collettiva. “Tanneries”, Casaconcia, Ponte a Egola di San Miniato (PI), personale. “l’Arte tra paesaggi e periferie”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN), collettiva. 2017 “Vibrazioni Urbane”, La Saletta dell’Arte - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Taranto, personale. “Artisti per Nuvolari 2017”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN), collettiva. Galleria Capricorno, Vigevano (PV), personale. “l’Arlecchino Tristano Martinelli - la Commedia dell’Arte nell’Arte Contemporanea”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN), collettiva. “Animalia. Natura & Arte”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN), collettiva. “La città tentacolare”, Galleria Arianna Sartori, Mantova, personale. “La città che (non) esiste”, Galleria Magenta Nuova Dimensione, Magenta (MI), personale. “Omaggio a Giacomo Puccini. Vissi d’Arte, vissi d’Amore”, Fondazione Festival Pucciniano, Torre del Lago (LU). 2016 - “50anni d’Arte in Lombardia”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN), collettiva. “Artisti per Nuvolari 2016”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN), collettiva. “Nella Città”, Terme di Bonifacio VIII”, Fiuggi, personale (FR). “Arte Fiera”, Galleria OttoNovecento, Lucca. “Non Luoghi”, Archivio Galleria Lazzaro by Corsi, personale, Milano. 2015 - “Tuscany Contemporary Art” Artisti Contemporanei in Toscana , Lucca. “Viareggio Scalo

e non Solo”, Sala delle Grasce”, personale, Pietrasanta (LU). “Arte Fiera”, Galleria OttoNovecento, Padova. “Omaggio ad Antonello da Messina”, Cefalù, Pietrasanta (LU). “Artisti per Nuvolari 2015”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN), collettiva. Mostra Personale “Fondazione del Conservatorio Santa Elisabetta, Barga (LU). “Giorni d’Arte”, Galleria Aretusa, Carrara Fiere, Marina di Carrara (MS). “L’arte italiana dalla terra alla tavola”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN). “Affordable Art Fair”, Galleria Aretusa, Milano. “Arte Fiera”, Galleria OttoNovecento, Genova. “Arte Fiera”, Galleria OttoNovecento, Piacenza. “Arte Fiera”, Galleria OttoNovecento, Cremona. “Arte Fiera”, Galleria OttoNovecento, Pavia. 2014 - “Fluide Periferie” Galleria OttoNovecento, Gallarate (VA), personale. “Città dissolte”, Galleria Magenta, Magenta (MI), personale. Arte Fiera, Reggio Emilia, Galleria Aretusa, Pietrasanta. Arte Fiera, Parma, Galleria Aretusa, Pietrasanta. “Partenze”, Sala Orafi, Spoleto, personale. “Artisti per Nuvolari 2014”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN), collettiva. “Scali Stazioni e altre storie” Galleria Il Borgo, Carrara (MS), personale. “Viaggio d’artisti in Europa”, European Commission, Bruxelles. “Giorni d’Arte”, Carrara Fiere, Marina di Carrara (MS). “Il Mare d’Inverno”, Galleria Capricorno, Personale, Vigevano. Art Fair, Kromatika Arte Contemporanea, Milano. Arte Fiera, Kromatika Arte Contemporanea, Genova. Di Lui hanno scritto: Tommaso Paloscia, Dino Carlesi, Nicola Micieli, Paolo Levi, Massimo Bertozzi, Claudio Giumelli, Giuseppe Cordoni, Giovanni Faccenda, Lodovico Gierut, Anna Vittoria Laghi, Serena Vanzaghi, Melina Scalise, Paolo Nerbi, Stefano Silvestri, Maria Gabriella Savoia, Bruna Nizzola, Roberto Valcamonici, Marcella Malfatti, Giuseppe Parisio, Adolfo Lippi, Giammarco Puntelli, Giovanni Stella..

ARIANNA SARTORI ARTE & OBJECT DESIGN 46100 Mantova - Via Cappello 17 - Tel. 0376.324260

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Aurora Cubicciotti

Nuvola -2020 - olio su carta e tavola - cm35x50

È una ricerca continua, forse affannata, forse anche dolorosa, ma estremamente affascinante, quella che ci propone l’artista Aurora Cubicciotti: una donna che sa leggere l’alito della vita, che sa guardare dentro le cose, nelle recondite profondità degli occhi dei personaggi che lei ritrae in maniera mirabile, nelle profondità delle pieghe dei meandri dell’inconscio, nelle profondità dei sentimenti, nel “simbolismo” dei suoi personaggi che diventano paradigmi delle condizioni stesse della vita quotidiana. È una poetica che si carica e ricarica di infiniti ruoli e di infiniti significati. L’artista padroneggia la parola poetica e le immagini pittoriche, sa parlare con semplicità e icastica evidenza alle nostre menti: le sue opere pittoriche sono pura poesia per immagini che solo in apparenza sono mute, a volte mirabilmente accompagnate anche da suoi testi poetici che mettono a nudo tutto il grande universo emozionale che le distingue. L’intimità di dialoghi perduti in un “tempo contemporaneo” che inizia a scorrere forse troppo velocemente. Una spiritualità interiore, viene rappresentata attraverso dipinti ad

olio e carta che ci parlano di uomini e donne, che vivono nel nostro tempo. Lacerazioni dell’anima. Speranze ricercate, per poi essere ritrovate. La pittura di Aurora Cubicciotti si muove in un contesto sociale, poco esplorato dagli altri Artisti. L’idea di pittura classica tradizionale, viene abbandonata, per dare maggiore spazio a quel processo di significazione, alla base di ogni lavoro di Cubicciotti. Come ci ricorda Aurora, la tecnica pittorica deve essere alla base di ogni buona realizzazione; ma questa da sola non basta. Un’opera ha bisogno di sentimento. Un’opera deve saper raccontare. Deve saper “parlare” allo spettatore. Deve instaurare con esso un dialogo intimo, spirituale, tra sogno e realtà (Pecci/Russo)

mail.: cubyaurora@gmail.com tel. 339.183 8913

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Nadia Lysakowska

Ave Maria, 2022, 40x50cm, acrylic on canvas

“Non attribuite all’artista tendenze malsane, gli è permesso di raffigurare tutto!” Oscar Wilde L’arte è una questione di Fede. La Fede è puro etere, difficile da descrivere ma capace di prendere forma, di diventare molto tangibile, di smuovere, accarezzare, solleticare i nervi, raggiungendo le profondità della coscienza e del subconscio attraverso noi artisti, attraverso i nostri pennelli, le nostre mani e i nostri cuori. Forse è stata la Fede a spingermi in questo viaggio: cambiare paese, cambiare lingua, cambiare modo di pensare, essere nella patria di Leonardo e guardare la polvere danzare sul caffè fumante in una strada fiorentina al mattino presto. Non ti interessa se la burocrazia ti sta logorando i nervi , se i problemi incombono vicino, sparando uno dopo l’altro, se il domani è una nebbia sfocata, se la strada per la tua città natale è bloccata per sempre dalla guerra. La tua Fede è la tua Creatività, e la Creatività sei tu. “No, non sei più un marinaio... così i tuoi amici ti rimprovereranno per la tua indifferenza nell’assaltare un pianeta vicino. Ma tu ricambierai il sorriso. Non lo sei mai stato - hai semplicemente navigato tutta la tua vita verso questo porto silenzioso.” Victor Pelevin

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A un certo punto ti rendi conto che sei connessa con tutto ciò che è venuto prima di te, che sei la fonte dell’energia, che fai credere a qualcuno che stai cambiando le tendenze dell’arte, che riempi le persone e lo spazio di energia attraverso il tuo lavoro, e tu stessa ti riempi di ancora più energia e nuova creatività che fluisce da te come da una cornucopia. Essere un artista è come essere un prisma: assorbi vibrazioni e informazioni, stati d’animo con le loro sottili sfumature e transizioni, e trasformi tutto in luce, colore, forma, linea e composizione, parli di qualcosa e allo stesso tempo parli di qualcosa di più. Nadia Lysakovska, pittrice cosmopolita, vive e lavora a Firenze, plurilaureata in arte. I suoi quadri fanno parte di numerose collezioni private in tutto il mondo mail.: n.lysakowska@gmail.com Sito: www.nadiart.eu tel. 366.529 4899


Enrica Maravalle

Fiori di cardo -2020 - olio su tela - cm70 x 80

Nata a Roma, si è diplomata al Liceo artistico S. Orsola. Ha poi conseguito l’abilitazione all’insegnamento del disegno. Nello stesso periodo. ha approfondito i concetti della pittura moderna alla scuola di Arcangelo Leonardi, fondatore della “Rivista di arte cultura e attualità AL2”. Dopo successivi corsi di specializzazione ha insegnato per alcuni anni in vari istituti a Roma e, in seguito, a Canelli dove si è trasferita nel 1972. II suo è stato un lungo percorso artistico con la partecipazione a mostre collettive e personali. Sue opere sono presenti in collezioni private in Italia e all’estero. La sua pittura inizialmente è di ispirazione cubista, con un’analisi attenta della purezza e della precisione delle linee, in una proiezione geometrica della realtà, la composizione cromatica è pura pittura tonale. II colore è protagonista e diventa sentimento, sensazione. Con l’andare del

tempo l’espressione cambia e porta a un ammorbidimento dei toni e alla vicinanza con soggetti di altra natura: fiori, interni, nature morte. Poi riprende il suo primo stile immergendolo in un mondo fantastico, pieno di colore: “La fantasia e la creatività si incontrano in un luogo immaginario in cui tutto può avvenire”. Enrica Maravalle è stata inserita tra gli artisti contemporanei presenti nel “Catalogo dell’arte moderna” n. 56 e n. 57, pubblicati nel 2020 e 2021 dalla Editoriale Giorgio Mondadori e dedicato agli Artisti italiani dal primo Novecento ad oggi. mail: enrica.merlino@gmail.com sito: www.enricamaravalle.com tel. 320.70 34 545

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Michele Roccotelli

Embrace- 2021- t.m. su tela - cm100x100

Michele Roccotelli è nato a Minervino Murge, ha seguito gli studi artistici a Bari e si è perfezionato a Roma. Si è rivolto ben presto alla pittura e all’insegnamento, cominciando ad esporre nel 1968. Da allora ha allestito numerosissime personali in prestigiose gallerie, rassegne nazionali e fiere d’arte contemporanea. Le esposizioni all’estero sono state numerosissime. Si è dedicato anche alla ceramica e alle illustrazioni di libri, cataloghi e riviste. Hanno scritto di lui numerosi critici, giornalisti e scrittori. Narratore di sequenze simboliche, ogni suo quadro scandisce segnali cromatici e tonali solenni, tagli e ricomposizioni di un itinerario figurale concretizzato attraverso lo slittamento di sagome pittoriche quasi veristiche. Ma in essi consiste soprattutto la rivelazione del desiderio dell’ artista di fare del proprio lavoro la testimonianza di una tensione partecipativa, un’identificazione amorosa. Vittorio Sgarbi (critico d’arte) Michele Roccotelli, nato a Minervino Murge, ha cominciato ad esporre nel 1968 e da allora ha allestitonumerosissime personali. Presente in importanti rassegne nazionali e fiere d’arte contemporanea, sempre ospitato da prestigiose gallerie italiane, dove espone in permanenzada circa trenta anni come negli spazi espositivi della Ghel-

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fi di Verona. Presente a Napoli, nel Castel dell’Ovo, con la personale “mediTERRANEO”, mostra trasferita poi a Bruxelles nella sede del Parlamento Europeo. Torna a Napoli esponendo le sue più importanti opere sul tema “La Camera delle Meraviglie” che ha proposto negli spazi espositivi in Germania, Austria e Svizzera.Intanto viene continuamente convocato per personali e retrospettive quale significativo rappresentante della pittura locale e si dedica alla ceramica prendendo spunto dalle forme e tecniche pugliesi per invenzioni sempre nuove. Partecipa alle Biennali d’arte ed è più volte insignito di importanti premi. Numerosi e di prestigio i cataloghi pubblicatigli da rinomati istituti culturali, con interventi di critici di chiara fama conservati al Thomas J. Waston Library del The Metropolitan Museum of Art di New York. Le ultime personali inglobano opere di pittura di grande formato, ceramiche, sculture, lavori di riciclo di oggetti di scarto ma rivissuti con il suo particolare timbro creativo, fatto di colori e materie. Instancabile Maestro d’arte per allievi di talento nell’Accademia Margherita di Bari, prepara con loro mostre in gallerie d’arte e spazi espositivi pubblici e privati. mail.: micheleroccotelli@libero.it Sito: www.oooooooooooooo tel. 347.582 3812


Enzo Briscese

Ragazzi del 2000 - 2021 - t.mista olio su tela - cm70x80

Riguardo ai cicli precedenti a quello attuale si è spesso affermato che la pittura di Briscese è attraversata da espliciti caratteri di visionarietà e di simbolismo ma, per quanto rigurda i “I ragazzi del duemila” ritengo prioritario evidenziare il finissimo intuito e la delicata sensibilità d’animo con cui impronta il suo viaggio tra gli adolescenti, creando scene che catturano lo sguardo del visitatore e lo inducono a riflettere; ciascuna scena è unica e irripetibile e non c’è pericolo che si verifichi quella ripetitività diffusa oggi, vuota e sbiadita, anzi al contrario, non si resta mai delusi grazie al suo vulcanico estro poetico. Movimento, colore, divenire, fanno parte della sua più atavica concezione di artista occidentale. A partire da questo punto di vista il tempo diventa un fattore importante così come la preoccupazione profonda per un eventuale declino, per un regresso, per una crisi epocale della storia della nostra società che permetta

il degrado e non impieghi il giusto tempo necessario per un programma soddisfacente e sostenibile. Tra le tele di questa serie possiamo notarne una in cui scompare la figura umana ed emergono unicamente astrazioni, forse perché le fragilità adolescenziali hanno qui il sopravvento e non riescono a creare una propria figura, una consistenza completa e identitaria e ne rimangono sommerse. Si ha soltanto un ragazzo fragile, incerto e per così dire invisibile. Quella tela, però, potrebbe invece indicare il sopraggiungere di eventi, per ora non spiegabili, capaci di dirottare diversamente la loro vita e aprire uno spiraglio positivo. Giovanna Arancio mail.: enzobriscese6@gmail.com Sito: www.facebook.com/enzo.briscese.9 tel. 347.993 9710

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Angelo Buono

la piscina -2011- olio su tela - cm60x80

E’ il colore, in tutte le sue declinazioni, il motivo dominante della pittura di Angelo Buono. L’artista originario di Torre del Greco nel napoletano, ma attivo da anni a Genova, ha scelto ora la piazza di Cremona per far conoscere ed apprezzare le sue opere nelle quali spicca l’utilizzo sapiente e innovativo del colore. Lo ha confermato nelle sale di ‘Immagini, Spazio, Arte’ di via Beltrami il critico d’arte Gianluigi Guarneri. Come è possibile notare nelle opere messe in mostra – una ventina riferite soprattutto agli ultimi anni di produzione – l’artista ligure ha rivisitato in maniera del tutto personale la lezione espressionista sia francese che tedesca, realiz-

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zando dipinti che colpiscono immediatamente il visitatore. Caratteristici risultano anche i tratti marcati con i quali Angelo Buono descrive i suoi soggetti, dando loro il giusto risalto. “Nelle mie ultime opere ho inserito anche delle linee spezzate” ha osservato l’artista nel corso della presentazione della mostra.

mail.: angelo.buono49@gmail.com tel. 346.724 0502


Giorgio Billia

Cecità – Involucro – Azione – Silente – 2021/2022 Altorilievi in alabastrino e legno

Queste opere dicono molto di sé, cecità? Quanta cecità ogni giorno incontriamo? Molta, ha un altro nome, ma la rispecchia a pieno l’indifferenza. Per me sei trasparente, non esisti, o non esisti più. Ti attraverso quasi calpestandoti, tanto non proverò nessun sentimento, emozione, nulla. A mio parere è la cecità peggiore, quella dell’anima. E’ lo specchio del becero egoismo, o la difesa di chi non sa argomentare. Quanta cecità moderna, pensiamo a chi lo è davvero cieco, ma percepisce ogni movimento, cambio di suono della voce, tocco. Siamo diventati asettici, nei sentimenti, nei rapporti. L’ opera lancia un messaggio forte, non diventiamo ciechi a prescindere, asettici, privi di emozioni. Guardiamoci, annusiamoci, e viviamo vedendoci, e parlandoci, nulla è più mortale dell’indifferenza, uccide tutto anche il rispetto. “INVOLUCRO”,già il titolo di uno dei lavori è fonte di riflessione. Se ci pensiamo un attimo ognuno di noi

visto dall’esterno è diverso, ma l’interno, quello anatomico è quasi uguale per tutti. Il corpo è l’involucro dell’anima, del cuore, epicentro delle emozioni più vere, dirette e reali. Possiamo nascondere ogni cosa ma saremo anima e cuore per pochissimi, che sapranno vederci dentro, oltre. D’impatto è voluto il viso, diviso dallo scheletro. Due facce della stessa medaglia, oggi più che mai attuale. L’opera è diretta e bellissima, nella sua semplicità. Ma come ci suggerisce, non fermiamoci mai all’apparenza, guardiamo la vera essenza di chi abbiamo di fronte, sempre! LAURA CHERUBELLI

mail.: giorgio.bil21@gmail.com Sito: www.giorgiobillia.it tel. 338.500 0741

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Claudio Giulianelli

La Torre di Babele - 2022 - olio su tela - cm40x50

Claudio Giulianelli nasce a Roma nel 1956, frequenta un istituto ad indirizzo chimico, ma la sua forte passione per l’arte (in particolare per quella antica) lo porta ad approfondire la tecnica e lo studio della pittura tramite un’attenta osservazione delle opere dei Maestri unitamente alla lettura di testi di tecnica pittorica. I libri sul Caravaggio e quelli sui fiamminghi sono i suoi compagni di viaggio quotidiani. L’incontro con pittori quali Delfo Previtali e Guido Razzi hanno ulteriormente affinato il suo modo di dipingere. Nel tempo ha girato mezza Europa per vedere da vicino i quadri dei Grandi Maestri coltivando quelle sensazioni che quei capolavori lasciavano in lui. Nel 1992 si trasferisce a Corchiano , un paesino dalle antichissime origini etrusche ove vive e lavora in via Contrada Fratta snc 01030 Corchiano Vt. Insieme ad altri pittori ha fondato l’Associazione Mega

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Art che raggruppa i più interessanti artisti che operano nel web il cui sito è www.megaart.it . Quello che dice di lui..... Parlare della mia pittura mi è difficile, di come nascono e prendono forma le figure che popolano i miei quadri. Sicuramente è stato determinante il mio amore per l’arte antica, amore nato da bambino durante le vacanze estive a Porto Ercole in Toscana ove i vecchi pescatori narravano la leggenda della morte di Caravaggio. Di quel pittore rimasi folgorato e la sua pittura entrò nel mio dna, iniziai a studiare i suoi quadri, uno ad uno, sia nello stile compositivo che nella tecnica. mail.: claudiogiulianelli@gmail.com Sito: www.claudigiulianelli.it tel. 393.040 2949


Albino Palamara

Diomede - 2022 - t.m.con chiodisu supporto in legno - cm54x70

Albino Palamara (Africo, 1966) è un pittore, scultore, mosaicista, grafico e interior design italiano. La sua vasta produzione artistica, che spazia dalla pittura al mosaico alle decorazioni di interni, nasce dall’esigenza dell’artista di indagare la vita, la quotidianità, le persone e i rapporti dal suo personale punto di vista. L’arte di Albino Palamara diventa dunque la manifestazione di uno dei più grandi poteri dell’arte stessa: leggere la società in cui viviamo in modo personale e profondo, nel caso di Palamara spiccatamente ironico e contro corrente. Un viaggio, quello di Albino Palamara, che affonda le sue radici nelle proprie remotissime origini, nella Magna Grecia, sua terra natia, per sbattere violentemente contro una società contemporanea certo evoluta ed estremamente ingegnosa, ma anche uperficiale, dedita al consumo, fatta di maschere inconsistenti e di

volti indifferenti. Questo confronto parte dai materiali: le opere di Palamara sono assemblaggi di materiali idealmente distanti. Legno, pietra, ceramica e creta vengono contaminati dal cemento, da materiali di scarto, da mozziconi di sigaretta. E culmina nei soggetti, volti e figure dai canoni estetici di civiltà antiche, rivisitati e attualizzati nella sperimentazione e rappresentazione dell’individuo moderno.

mail.: infopalamara@gmail.com www.facebook.com/ palamaraalbino/ tel. 329.80 50 075

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Alberto D’Alessandro

Contrasto BV, - 2018- t.m. su tela - cm60x60 Nato a Pignataro Interamna (FR) nel 1946, ha frequentato il Liceo Artistico di Frosinone. Negli anni 70 contribuiscono al suo arricchimento formativo la frequenza dell’Accademia di belle Arti di Roma e, successivamente, la collaborazione come insegnante alla cattedra di Mariano Zela. Dopo una prima fase di attrazione dalla tensione sociale ed esistenziale presenti nel linguaggio del movimento artistico romano di “Nuova Figurazione”, se ne distacca per una scelta più rigorosamente legata alla pittura in tutte le sue caratteristiche tecniche e storico- culturali. Successivamente avverte un indebolimento delle motivazioni iniziali e si dedica con particolare impegno a specifiche ricerche sul colore che diverranno filo conduttore della sua poetica a venire. Le sue opere attuali sono sommario rigoroso di una intensa mediazione cromatica e formale. Tra le sue presenze espositive in Italia ricordiamo le personali più signifi-

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cative tenute a Cassino, Frosinone, Roma e Caserta. E’ stato inoltre protagonista di numerose mostre collettive dalla prima metà degli anni 80 ad oggi (tra le altre, la sua presenza alle Biennali del Piccolo Formato di Campomarino, l’Expò Levante di Bari, La Città Museo di Boville Ernica, la Rassegna internazionale Mail Art al Museo Arte Contemporanea di Termoli, e alla mostra Zona di Confine tenutasi a Palazzo S. Agostino di Caserta. Significativi gli scritti sulla sua opera di Loredana Rea, Marcello Carlino, Rocco Zani, Enzo Battarra, Giuseppe Varone, Tommaso Evangelista, Elmerindo Fiore. (Pecci/Russo)

mail.: dalessandro_alberto@libero.it tel. 340.40 21 944


Massimo Mancini

Uomo- 2019-tufo, piedistallo in ferro- cm15x15x43

Molti anni fa, all’inizio del mio lavoro di cronista - quando l’immaginifico tracciava finanche i bordi del quotidiano scrissi un brano affollato di personaggi improbabili. Gnomi e fate, echi stravaganti, ombre di profili, occhi stanati. Scrivevo di un luogo dalla storia millenaria e di reminiscenze sopite. E quelle creature sembravano una tribù lunare sopravvissuta tra boschi bruniti e precipizi di incanto. La valle di Comino è un protettorato di magie, di segreti riferiti, di un vocìo di foglie e muschio. Ma è innanzitutto un accampamento di memorie e di sguardi che, come il fiume sotterraneo, hanno intagliato i volti e le mani degli uomini ridisegnandone il sorriso e l’umore, la pietà o l’ira. Non è un caso, forse, che Massimo Mancini scolpisca volti. In un incedere talvolta bizzarro, assai spesso veritiero, come calco di remoti riverberi. Volti affilati come lance di pietra, a loro volta sbozzate da mani primitive. Volti appuntiti dal vento che è parola di dolcezza o di inganno quando sbanda per terrapieni o si ritira fulmineo. Volti molati e sapienti, come l’occhio che ha saccheggiato il tempo ar-

chiviando il dolore e i dubbi, le miserevole certezze o il bagliore della luna eterna. Ecco allora che il fare scultura di Massimo Mancini è in fondo un crocevia di memorie, e l’appartenenza al luogo - come cortile stratificato di parole e di sguardi - si fa capoverso di ogni nascituro racconto. Perché in quelle forme aguzzate, perfino avventate, c’è la matrice del suo viaggio, o meglio, il riepilogo di una umanità che ha condiviso - con lui - la foce dello stesso fiume, l’alito ventoso, le ore della luce e dell’ombra, la regalità della stessa pietra. Con la mestizia e la sorpresa che per millenni hanno fatto sosta nella stessa dimora. Gli occhi delle sue creature, in fondo, sono i suoi.

mail.: mokomass19@gmail.com tel. 393.44 23 757

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GUIDO MANNINI

Carovana- 2021- olio su juta - cm100x100

Da tempo seguo alcuni pittori emergenti , fra questi ,senza dubbio , la mia attenzione è stata catturata e continua ad essere in modo particolare per l’artista Guido Mannini. Il suo percorso artistico è molto interessante ed in continua evoluzione.Ventenne si affaccia alla pittura ,ed è fra i più noti copisti in grado di interpretare con estrema precisione opere dei Maestri del passato. Annuari d’arte ed esposizioni ne testimoniano il grande successo. Nel corso degli anni, Mannini assimila con facilità manierismi e tecniche,tutto ciò che apprende lo trasporta con grande sensibilità in opere sue.Diventa così “ Il pittore dei deserti “, mondi silenziosi ed incantati , dove le emozioni non hanno fine. Le sue opere varcano i confini ed approda a Dubai.L’orizzonte si apre ad altre esperienze, l’anno 2017 termina così fitto di successi culminando con la prestigiosa “ Biennale di Milano”. Noti critici come Angelo Mistrangelo, Alberto D’Attanasio, Michele Franco , Letizia Cucciarelli , Gian Giorgio Massara e non ultimo Vittorio Sgarbi, hanno speso parole di elogio per la singolarità

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dei soggetti e per la capacità di rendere con pochi elementi pittorici ,un’atmosfera quasi magica. Ma è il momento dell’evoluzione in tutte le sue forme. Il desiderio di nuove esperienze ,portano questo giovane artista ad un percorso che si manifesta come una dirompente deflagrazione. I morbidi e pacati colori dei suoi deserti, lasciano il posto a forme astratte. Mannini trasferisce in originali e dinamiche opere ,il desiderio di rompere i suoi silenzi con vivaci cromatismi. Libero nello spazio ...quasi una nuova nascita. Un punto di svolta ..più esplosiva di così non poteva essere , i colori poi, un Big Bang, una forma brillante e piena di vita! Gridando ciò che ha dentro,...è fantasticamente uscito con tutta la “SUA ENERGIA”! Silvana Lomaglio mail.: mannini.guido@gmail.com Sito: www.manniniguido.com tel. 338.460 6001


Ca San (CARMINE SANNINO)

Get Art - 2021 - t.m. acrilico e collage su legno multistrato - cm70x70

Nato a Napoli il 12 ottobre 1959 ma da anni residente in toscana, ha frequentato studi artistici, grande estimatore dell’arte e attento osservatore delle nuove tecniche e nuovi modi di espressione. Dopo aver frequentato l’ Accademia di belle Arti di Napoli, cerca nuove forme di espressioni nella pittura e la sua proria dimensione espressiva : frequenta studi di molti artisti romani al fine di sperimentare e creare nuove tecniche. E così, all’inizio del nuovo secolo, da buon autodidatta, ha messo a punto una propria tecnica per creare dei collage inalterabili nel tempo. La tecnica è molto personale fatta di preparazione quasi certosina sia del supporto che della scelta dei ritagli di carta e di altri materiali quali :smalti, pitture ariliche, colori ad olio, piombo. Le paste dei colori ad olio o quelli acrilici, vengono modificate in modo d’assumere una plasticità impensata in modo da essere usate quasi come un materiale duttile e modellabile. Ogni singola creazione richiede un lungo

tempo di gestazione e di preparazione al fine di creare effetti di tridimensionlità e profondità. A tale scopo molte sue opere contano numerosi strati, il tutto poi viene cristallizzato e protetto da una vernice assolutamente inalterabile nel tempo. L’artista ha all’attivo molte mostre collettive in tutta Italia. E’ presente in facebook con l’account Ca San. “ Un grande interesse verso l’Arte come come espressione conscia del sé e della realtà della vita globalizzata incui viviamo. Usa colori ad olio e tecnica mista per creare dei collage non solo di carta. Ci interessa e stupisce l’aspetto ironico e profondo delle sue opere. “

mail.: ca-san@hotmail.com www.https://www.ca-san.com/ tel. 339.32 14 124

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Alessio Mazzarulli

Leopold (n.467)-”I need pampering” series - acrilico su pezzettini di carta su tela -cm85x60x2,5

« L’arte serve a ricordare, a lasciare una testimonianza della nostra esistenza. » Alessio Mazzarulli è un artista italiano con esposizione internazionale. Le sue opere sono create utilizzando vari materiali come tessuti, garze, fili, piccoli pezzi di carta. Molto spesso, i suoi pezzi prendono la forma di paesaggi astratti e ritratti di persone reali e immaginate. Per Mazzarulli, lo scopo della pittura è fermare il tempo catturando un momento o un ricordo fugace.

www.instagram.com/alessioma www.facebook.com/AcrilicArt-1384565881843095

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mail.: maz@iol.it www.alessiomazzarulli.it tel. 380.46 50 858


Raffaella Pasquali

Mercato Locale e Mercato Globale - 2013 - olio su tela - cm50x70

Raffaella Pasquali è nata a Vercelli. A 17 anni segue un corso presso l’istituto Belle Arti di Vercelli con il maestro Renzo Roncarolo (detto Pimpi), che la invita a non perdere mai la purezza che esprime nei suoi lavori. Nel 2002 dopo un percorso professionale rivolto essenzialmente alla professione di Ingegnere Elettronico si iscrive, per riprendere il percorso interrotto anni prima, alla Accademia Pictor di Torino ove segue i corsi dei maestri Aldo Antonietti e Giuseppe Musolino. Inizia da questo momento un percorso artistico che la porta a ricercare nella pittura una possibilità di espressione aperta e svincolata dal quotidiano. Viaggiatrice attenta ai luoghi geografici, ma soprattutto alle culture che li abitano, ricerca nell’universo dell’arte sentieri di approfondimento filosofico e di recupero di quegli aspetti interiori e spirituali che nel caos del

quotidiano restano soffocati e inespressi. Ad interessarla sono in particolare le popolazioni del Centro e del Sud America e l’Oriente, che affiorano nei suoi lavori con declinazioni cromatiche e contenutistiche aperte a stratificate letture: lo sguardo di una ragazza cambogiana, i giochi di bambini a Cuba ma anche l’intensità di un fiore appena sbocciato. Raffaella Pasquali identifica nella pittura ad olio su tela o su tavola il linguaggio più adatto al proprio sentire e al suo pensiero teorico.

mail.: raffaellapasquali@studioingpasquali.it Sito: www.facebook.com/ tel. 340.24 26 206

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Umberto Salmeri

Spiritual Beedies - 2015 - digitale su perspex - cm 80x50

Vive e lavora a Roma. Dopo aver vissuto le prime esperienze nell’ambito del noespressionismo e dell’informale, si è orientato per una esigenza spirituale verso i Maestri del Due-Trecento, sviluppando in modo del tutto personale un concetto pittorico di carattere neometafisico. Successivamente rivolge il suo interesse all’elaborazione informatica dei dati visivi, mixando tecniche digitali con tecniche tradizionali (olio e acrilico su tela).

L’operetta e’ stata anche divulgata personalmente tramite YouTube sull’apposito canale “ umbsalmeri01 “. L’artista e’iscritto alle associazioni romane l’Altrosguardo, Autorionline ed Artisti Romani Via Giulia. Recensioni su Annuario D’Arte Moderna Italiana – ACCA , Art Diary Italia , Arte Mondadori , Flash Art nonche’ è stato recensito su diversi periodici e quotidiani nazionali ( Il Giornale dell’Arte, Repubblica, Il Corriere della Sera etc. ).

Negli ultimi tempi si registra nella sua opera un ritorno, seppur rielaborato dal linguaggio digitale, alla tematica misitico-psichedelica dei primi anni ’90. L’autore peraltro e’ stato sempre impegnato nello studio delle dottrine orientali ed esoteriche ed al riguardo ha pubblicato nel passato un opuscolo con le Edizioni Serarcangeli intitolato “La Compagnia dei Siderali”.

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mail.: umbertosalmeri@virgilio.it Sito: www.umbertosalmeri.com tel. 389.20 07 013


Luigi Curcio

Montagna: io sono questo, questo sono io. -2021- ferro, catrame, gesso - diametro cm 16 per altezza (spessore ) cm 7

Luigi Curcio è nato a Casabona (KR) nel 1953.

Nel 1968 trasferitosi a Torino frequenta il Liceo artistico e poi l’Accademia Albertina di Torino, dove si è diplomato nel 1978. Vive ed esercita la professione insegnante a Torino 1985-86 fa la prima personale all’ Unione culturale presso Palazzo Carignano. Segnalato dalla commissione “Giovani Artisti a Torino” di cui faceva parte il professore P. Mantovani. 2011 partecipa alla mostra Arte Visive Segni 20x20 ( Singolare e Plurale) presso il Castello di Rivalta, a

cura di R. Mastroianni. 2012 è presente alla mostra : lo Stato dell’Arte a cura di V. Sgarbi. Torino - Palazzo Esposizioni. Padiglione Italia 54° Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, iniziativa speciale per il 150° anniversario Unità di Italia 2012 partecipa all’esposizione di Arte & Design - Paratissima (C’ est Moi ) 8. Borgo Filadelfia. Torino mail.: luigicurcio.art@gmail.com tel. 327.530 4074

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Leonardo Cherubini

ultima giro di giostra -2021- t.m. su tavola - cm100x100

Il dipinto appare come un’emozione d’animo: un orizzonte che si apre alla luce ed all’aria, mentre leggeri vapori colorano di nostalgiche rimembranze i paesaggi di sogno nei dipinti da Leonardo Cherubini. La sua narrazione figurativa è fatta di sfuggevoli sensazioni: lo sguardo le raccoglie, mentre la fantasia creativa le esalta in un mondo evocativo nella poetica dell’immaginario. Ecco che allora, le immagini escono dalla fisicità dei paesaggi: le accompagna la fuga deipensieri, dove le vedute si dissolvono in una particolare luminosità che diviene sogno del reale ed un velo leggero di vapori dissolve le visioni in un alone di magica poesia. Tutto pare lievitare nelle velature finissime dell’aria umida, dove la raffinata trama pittorica, rivela una costruzione e decostruzione delle immagini nella coniugazione, tra poesia ed enigma, fantasia del reale ed una nuova geometria, razionalità e pulsione senti- mentale, in cui si Svelano vedute nebbiose dai vapori dell’atmosfera con squisite morbidezze tonali, improvvise accensioni, tra i gialli dorati, i rossi fiamminghi, i preziosi valori dei verdi, i grigi perlacei e gli azzurri polverosi che rendono i paesag-

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gi incantati nei silenzi d’animo e nei misteri dell’esistenza. Ecco perché, in un clima metafisico e sognante, scorre la splendida pittura di Leonardo Cherubini: ora dolcemente apollinea, ora con un filo di malinconia, mentre i borghi antichi che parlano di storia e le incantate vedute appaiono in una dorata luminosità soffusa, mentre la luna nel blu giottesco, saluta poeticamente lo spettatore. Alla fine, sensazioni fermate nel loro momento evocativo ed attimi preziosi si fondono nel colore e nella luce in una pitturaconaccentua-zioni quattrocentesche, dove la narrazione simbolica diviene allusiva, quanto,fantastica, mentre le armonie naturali e le figure femminili di classica bellezzaprimeggiano nelle visioni di fascino, svelando un candore compositivo nelle vocisegretedell’armoniapittorica. Carla d’Aquino Mineo

Leonardo.cherubini@architetti-associati.eu Cell. 335.758 2008


Lorenzo Curioni

Napoli -2016- olio su tela - cm125x135

“E’ un mondo pittorico particolare quello di Lorenzo Curioni, una ricerca espressiva dove emozioni e aspirazioni si coniugano perfettamente. La sua è una pittura più emozionale che descrittiva, una tecnica forbita, una scrittura densa di significati, un’intonazione impostata su un registro lirico. Curioni non concede spazio alla retorica, l’osservatore si sente coinvolto dai sentimenti profondi che l’artista vuole trasmetterci. Dalla sua pittura traspaiono vibrazioni romantiche che avvolgono il fruitore in un’atmosfera magica. La sua comunicatività e il suo entusiasmo sono avvincenti. E’ sicuramente un pittore ispirato e ciò è più che evidente nelle sue opere, i colori corrispondono a precise scelte contenutistiche. Lorenzo Curioni ha elaborato un proprio linguaggio espressivo, pieno di suggestive armonie, tendenti a conseguire validi risultati estetici. Sa dare vivezza con pennellate fresche. Un impasto che nel segno di una figura umana o di un paesaggio, sintetizza il senso dell’osservatore, dell’esplorazione profonda. Nelle sue opere c’è

l’ombra di un’indagine introspettiva con cui elabora i fermenti esistenziali, avvalendosi di un intuito psicologico che focalizza le istanze spirituali, pervase spesso da sottili inquietudini. Lorenzo Curioni è in possesso di un notevole bagaglio tecnico culturale il quale gli permette di creare opere di ragguardevole valore artistico. Sia le zone geometriche che le sinuose linee fluide che compongono la superfice dell’opera, conferiscono una evidenza intuitiva allo spazio che diviene esteso non solo in profondità ma anche verso un fluido movimento che struttura l’immagine attraverso un sistema di piani cromatici. Curioni rifugge i compromessi riuscendo così a raggiungere l’essenza di nuove energie espressive e possibilità stilistiche genuine e di alta qualità. Roberto Puviani

mail.: curionilorenzo@tiscali.it tel. 340.972 4174

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Dimitra Papageorgiou

Natura, mare e cielo - 2022- spatola acrilico su tela - cm60x80

Sono un artista autodidatta che vive a Salonicco in Grecia. La mia vera passione è sempre stata dipingere e creare. Per lo più dipingo dipinti ad olio e acrilici originali su tela tesa e su vecchi pezzi di legno o legni. Sto lavorando con tecnica mista utilizzando spatole e pennelli. L’ispirazione è ovunque. Sono influenzata e ispirata dalla magnificenza e dallo splendore dell’ambiente naturale. La bellezza di un solo fiore, il mare con il moto perpetuo dell’azzurro infinito, o una panoramica costa selvaggia. Sono eccitata ndal fugace equilibrio tra forza e fragilità in natura. Da tutti questi miracoli che accadono intorno a noi ogni giorno, traggo energia e ispirazione. La visione cattura l’immagine, il paesaggio, l’uomo, gli oggetti, l’ombra, la luce, i colori. Con la mia immaginazione posso vedere il mio oggetto più liberamente e cercando una forma di-

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versa che rifletta ed esprima la mia percezione. Creare una nuova immagine influenzata dalla mia esperienza personale, dal mio carattere e dallo stato d’animo del momento. Sto cercando attraverso le mie opere di esprimere il mio bisogno interiore di trasformare un’esperienza personale e quindi di liberarmene. Alleato con la mia immaginazione sfrenata, destreggiandomi tra realtà e sogno, completamente assorto nei miei dipinti. La creazione artistica è un mezzo di relax, una libera espressione, uno sfogo emotivo.....un viaggio meraviglioso.....una giornata al mare dei sogni.....una costante cerca l’”Onda Perfetta” !!

mail.: dimitrapapa@live.de Sito: www.megaart.it/pittori/Dimitra Papageorgiou


Vittorio Vanacore

Senza titolo - 2021 -t.m. - cm70x100

Vive e lavora in provincia di Caserta ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Napoli sez. Pittura. insegna al Liceo Artistico di Santa Maria Capua Vetere CE ...... Imposta le sue esplorazioni pittoriche, ponendo l’uomo al centro del suo interesse estetico, l’uomo protagonista principe della vita. “sviluppa gli interessi culturali, li integra con le altrui esperienze li sperimenta sulla tela, in un vortice cromatico che cattura l’attenzione per la variegata disposizione dei toni, apre spazi per le possibilità speculative, suggestiona per la scintillante messa a fuoco dei

temi, capta gli spazi ottimali per le sue immagini. Ricorrono nella sua resa artistica, quasi sempre, figure umane, rappresentante l’ideale dell’homo faber, l’uomo artefice della realtà; tutto ciò senza arroganza, ma con determinazione e risolutezza. .... anche quando rinuncia alla figura umana, irradia le sue idee, le sue prospettive ideali con equilibrio magico dei colori, nella concezione che il consorzio umano si fondi sul rispetto della dignità dell’uomo. mail.: vittorio.vanacore@libero.it Sito: www.vittoriovanacore.nelsito.com/ tel. 335.70 03 916

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Giovanni Boccia

Percorsi dell’anima -2021- tecnica mista - cm28x35

Giovanni Boccia E’ Nato a Striano (NA) 28 luglio 1949 dove vive e lavora. FORMAZIONE Diploma all’Istituto d’arte sez. Ceramica Laurea all’Accademia di belle arti sez decorazione di Napoli Abilitazione per l’insegnamento delle Discipline pittoriche Abilitazione per l’insegnamento di Disegno e Educazione artistica Abilitazione per l’insegnamento di Disegno e Storia del costume Titolare di cattedra Discipline Pittoriche INFORMAZIONI Responsabile Pubbliche relazioni con l’estero per l’associazione AriannaNapoli Presidente Associazione Arianna- Zona napoli Est Collabora, attualmente, con artisti ed associazioni straniere, in particolare con Burundi, Senegal, Marocco, Tunisia, Ruanda, Ucraina e Polonia Responsabile zonale associazione umanitaria ASI HANNO SCRITTO:

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Critici: Calabrese, Lupoli, Piccoli, Ciatto, Pumpo L., Fabbris, Gravetti, Pumpo A. , Sodano, Idi, Sebatigita, Ghirini, Mascolo, Silverio, Lettieri. Giornali e Riviste: Il Mattino, Cronache di Napoli, Roma, Corriere di Napoli, Boè, Albatros, Presenza, Il Faro, la Città, Le Temps, La Presse de Tunisie, Corriere di Tunisi. E’ presente nei dizionari “ Arte Moderna Mondadori” e “Ardominia “ 2005 e nel catalogo “Virgilio Contemporary Italian Art “ 2004/2005.

mail.: bocciagiovanni43@gmail.com Sito: www.facebook.com/ giovanni.boccia.372 tel. 339.88 35 735


Lorenzo Basile

Notte metropolitana – 2021 – acrilico su tela – cm50x70

Lorenzo Basile, pittore e poeta, nasce a Sarno, in provincia di Salerno, località dove tuttora vive e opera. Fin da bambino è attratto dalle arti figurative, ma, pur avendo inclinazione per la letteratura, l’arte e la poesia, viene indirizzato dai genitori agli studi tecnici. Dopo aver conseguito il diploma di maturità, si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza, che, però, abbandona precocemente per seguire la sua vocazione artistica. Per circa tre anni frequenta la scuola di pittura di un noto maestro salernitano. Durante questo periodo di formazione, apprende i canoni dell’arte figurativa, il rigore formale e l’equilibrio cromatico. Dopo il periodo figurativo, Basile inizia a sperimentare nuovi linguaggi espressivi, che risentono dell’influsso dell’espressionismo, dell’astrattismo e dell’informale. Negli anni successivi la ricerca del “valore formale” si incanala in un linguaggio pittorico d’effetto, fatto di campiture cromatiche vigorose, che invadono lo spazio della tela. La forma in Basile non è mai solo delimitazione (o superamento) di un confine cromatico: è lo spazio del “sentire”, ovvero il luogo dove

si realizza l’armonia. Il segno è libera espressione gestuale e, al tempo stesso, rituale simbolico in cui si manifesta la coscienza remota dell’artista. Il colore, infine, è il mezzo attraverso il quale Basile ci comunica le sue visioni interiori. Forma, Segno, Colore sono allora la sintesi del suo processo creativo che, pur avvicinandosi all’esperienza artistica dell’astrattismo, ne costituisce un personale ed originale modo di “sentire”; un pensare all’arte come profonda e convinta narrazione dell’io. Ha partecipato a centinaia di Mostre collettive in Italia e all’estero (U.S.A., Francia, Brasile, Inghilterra, Portogallo, Marocco, Senegal, Emirati Arabi, Uruguay) e a concorsi dove ha ricevuto prestigiosi premi. Ha organizzato Personali di Pittura in Italia e all’Estero raccogliendo consensi di pubblico e critica. mail.: lorenzobasile2015@libero.it Sito: www.facebook.com/ tel. 339.7548 717

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Mirella Caruso

Magia di un’onda- 2021- olio su tela a pennello e spatola - cm40x50 Mirella Caruso nasce a Sciacca, luogo di atmosfere mediterranee che l’ha sempre ispirata per i suoi dipinti. Laureata in giurisprudenza all’Università di Palermo, ha insegnato Discipline Giuridiche e Economiche ed è attualmente impegnata nell’insegnamento delle tecniche dello yoga, pratica che è per lei ispirazione fondamentale per alcuni dei suoi soggetti simbolici. Stabilitasi a Torino, ha iniziato il suo percorso di pittrice grazie all’incontro con Margherita Alacevich. La sua energia vitale e l’irrequietezza del suo carattere la portano spesso a diversificare la sua produzione; passando per quadri simbolici si arriva alla rappresentazione figurativa di paesaggi e soggetti. Tra le maggiori esposizioni dell’artista si ricordano le personali nel 1995 a Cervo (IM) a Villa Farandi, quella del 2013 al “Re Umberto” di Torino, nel 2016 la bipersonale con Giuseppe Falco alla Galleria d’Arte Centro Storico a

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Firenze e nel 2017 presso il circolo culturale di Sciacca. Oltre a numerose mostre al circolo degli artisti e alla promotrice delle Belle Arti di Torino, si ricorda la partecipazione nel 2016 alla collettiva internazionale “Time to Build” all’atelier 3+10 a Mestre, nel 2018 la collettiva presso la galleria Saphira e Ventura a New York, nel 2019 a quella all’Appa Gallery di Madrid e nello stesso anno la collettiva “Rinascimento contemporaneo” al museo Leonardo Da Vinci a Roma e nel 2021 la partecipazione ad ArtParmaFair a Parma. Tra le molte pubblicazioni si ricorda una delle più incisive per l’artista, quella del 2017 sul catalogo “Arte Moderna. Gli artisti dal primo ‘900 ad oggi”, casa editrice Mondadori. mail.: mire.caruso@gmail.com Sito: www.facebook.com/mirella.caruso.31 tel. 339.36 56 046


Fulvio Donorà

trittico verticale 70x180

Fulvio Donorà è nato a Torino nel 1955, dove attualmente vive e lavora. Dopo aver conseguito la maturità classica si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Torino diplomandosi in Pittura. Dal 1975 al 1977 ha frequentato i corsi di studio della Facoltà di Lettere e filosofia di Firenze. Nel lavoro di Fulvio Donorà sono presenti paesaggi urbani e naturali che si mescolano a strutture architettoniche. Le figure così articolate e primarie, a volte si deformano e i colori diventano irreali, suggestivi; sulle tele tutto si compone seguendo l’immaginario visivo proprio dell’artista. Il paesaggio sullo sfondo è un orizzonte visivo sul quale si sovrappongo segni netti, decisi e forti che creano architetture che sembrano gabbie, con forme e dimensioni differenti che rimandano a contai-

ner, voliere per uccelli o spazi di meditazione creati per assistere l’avvenire. Donorà nel corso della sua carriera ha partecipato a numerose mostre, tra le personali più recenti citiamo: Window’s 96 alla Galleria Ruggine di Torino (1996); Passaggi al Teatro Araldo di Torino (1997); Amarcord, la memoria e l’oblio, Installazioni RaiSat1-Arte Torino (1998); una personale presso la Galleria Paolo Tonin, Torino (1998); Sedie presso la galleria Ingenio di Torino (2007); una personale presso Finanza e Futuro (gruppo Deutsche Bank) di Torino (2014). mail.: effedonora@gmail.com tel. 392.16 50 463

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Silvia Finetti

La bolla riflessa - 2022- digital Art su pvc - cm40x30

Silvia Finetti nata a Torino dove vive e lavora. Dopo gli studi artistici continua il percorso grafico e artistico che la porta a lavorare su vari fronti pittorici (figurativi e astratti). E’ insegnante di corsi di Pittura di Acrilico presso UniTre di Torino e corsi di Acquerello. La sua carriera artistica incomincia da giovane: le prime sue opere le espone a Roma, tramite un concorso di allievi selezionati esteso a tutte le Accademie di Italia. Questa è stata una spinta che l’ha indotta a continuare nella sua formazione artistica, partecipando a numerosi concorsi e mostre collettive e personali. La sua ricerca, continua tutt’oggi nell’espressività del colore e nella ricerca tecnica, esprimendo rabbia ed illusioni con spatolate rapide e decise e con sviluppi contrastanti di colori. La gestualità nell’approcciarci con il colore e la forma, porta l’artista a creare delle campiture di colori gradevoli. La passione per la fotografia e per la ricerca di momenti, di attimi particolari, di emozioni soggettive che vengono

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trasformati in immagini e rielaborati graficamente, portano ad un’espressione pittorica più ricercata, spesso utilizzando il monocromo o il colore nelle sue tonalità. L’artista si divide, tra il mondo astratto e quello figurativografico: questi due percorsi mirano ad una sintesi artistica, sviluppata fino ad oggi e prosegue lo studio analitico contrapponendo l’astrattismo come espressione primaria interiore esplicitata nelle sue opere ed il mondo figurativografico più realistico ed essenziale. Questi due percorsi paralleli portano ad una complementarità che mirano ad una sintesi artistica, a volte configurata, nell’espressione delle sue opere.

mail.: silvia.finegrafica@gmail.com Sito: www.silviafinetti7.wix.com/silvia-finetti tel. 339.50 25 122


Tiziana Inversi

Acqua che da vita- 2021 - acrilico su tela - cm50x100 vive e lavora a Torino dove ha il suo studio d’Artista. Ha nutrito sin dalla giovane età il desiderio ed il bisogno di esprimersi attraverso sembianze figurate, sia che ciò’ avvenisse con l’uso del colore ,sia che si producesse per mezzo del disegno,consegnando alle stesse l’effervescenza delle sensazioni e degli stati d’animo, enucleando pensieri,concentrazioni emotive, captazioni istintive riguardanti la soggettistica sortita dalla sua creatività. Il suo stile e’ onirico, simbolico, surreale. Durante il suo percorso artistico ha frequentato gli studi d’arte di Antonio Carena e Luigi Mainolfi. In seguito lo studio di Marco Seveso e quello dell’Insegnante dell’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino Roberta Fanti. Da circa 20 anni partecipa a mostre personali e collettive Nazionali (Piemonte. Liguria, Veneto, Toscana,Campania) e Internazionali (Barcellona, S. Pietroburgo, New York , Rio de Janeiro) Nel 2019 ha partecipato alla mostra”Il tocco dell’arte “ a Taggia con Il Critico d’Arte Vittorio Sgarbi. Dal 2015 e’ socia della Società Promotrice delle Belle Arti di Torino e dal 2017 del Circolo degli Artisti di Torino con partecipazio-

ne attiva alle mostre collettive. Servizi critici sull’artista si possono trovare sulla rivista “Percorsi d’oggi” di Torino ( in particolare su quella di Marzo-Aprile 2017, è riportata sulla copertina una sua opera dal titolo “Estasi” e nelle pagine 12-13 la Critica del suo lavoro artistico di Giuseppe Nasillo).Nel IV volume (maggio 2019) de “La donna nella storia dell’arte” di Giuseppe Nasillo,e’scritta la sua storia artistica alle pagine 98-101. Servizi sul suo lavoro artistico si possono altresì trovare sulle riviste: “Cento Torri”, “Percorsi d’oggi”, “Rivista20”. Sul giornale “Il corriere dell’arte”. On line su” Canale Arte” , ” Art-Tribune” e “Il Torinese” quotidiano d’informazione.

mail.: inversitiziana@gmail.com www.facebook.com//Tiziana-inversi-411099838958182/ tel. 339.18 58 688

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Gabriele Ieronimo

color fantasy -2021- acrilico e smalti su tela - cm50x50

Nato nel 1959, figlio di un paesino dei monti Dauni, fin da piccolo mostra una spiccata passione per il disegno e i colori, che lo portò a frequentare l’Istituto d’Arte Fausto Melotti di Cantù. Da giovane frequenta per diversi anni lo studio del Professor Paolo Minoli. Il lavoro da project manager lo tiene lontano, per un po’, dal mondo dell’arte, ma nel 2000 la passione per la pittura, mai sopita, riemerge prepotentemente. Ieronimo realizza numerose opere ripartendo da soggetti geometrici e figurativi finché la sua continua ricerca lo porta alla realizzazione di opere astratte. Significativa è la personale allestita nel 2017 alla corte san rocco di Cantù “Dinamismo e colori dell’anima” con una quarantina di opere astratte che rispecchiano le diverse fasi evolutive della sua crescita artistica. La tecnica pittorica si evolve con la necessità dell’inserimento gestuale che porta a valorizzare le opere con interventi di

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action painting che permettono all’artista di esprimere al meglio le proprie emozioni. Le sue opere sono esposte in numerose iniziative artistiche e pubblicate su riviste d’arte quali “IconArt Magazine” e “Rivista 20”. Nel 2019 partecipa alla collettiva “Astrattissima” a Chieri, curata da Enzo Briscese, Giovanna Arancio e presentata dal critico d’arte Giovanni Cordero. Nel 2020 partecipa ad “Arte Parma” con la galleria Ariele ed al premio “Icon Art 2020” indetto dalla rivista IconArt Magazine. Nel 2021 partecipa al premio “Maestri a Milano” con la video esposizione al teatro Manzoni di Milano. mail.: Gabriele.ieronimo@live.com Sito: www.facebook.com/ gabriele.ieronimo.71 tel. 348.52 62 074


Vitale Tommaso

titolo -anno- tecnica - dimensioni

Tommaso Maurizio Vitale , nasce a Bari il 05 settembre 1964, realizza diverse opere con materiale da recupero e da collezioni . Sposa una professoressa di lingue e adotta una bambina dalla Bielorussia a Minsk, visitando il suo museo storico della stessa. Continua a realizzare progetti d’arte, prendendo parte a svariate manifestazioni artistiche come Premio Arte 2014- Milano, Romart 2014, Arte Laguna 2015, Concorso Internazionale “I Dauni” 2016 Vieste (Fg), Notte Sacre D’arte 2016, Triennale di Roma 2017 e altre mostre e concorsi in curriculum. Coltiva l’hobby Hobby dell’antiquario e colleziona opere d’arte. Viaggiatore da 35 anni, visita diversi musei in tutto il mondo,maturando idee stimolanti che portano a realizzare progetti su tema di vario genere. Vitale è sempre in continua ricerca, il che lo porta a realizzare opere di fondamentale concetto vitale.

L’innovazione di quest’opera è al centro del tema proposto alla mostra: il mare è immenso come infinita solitudine dove la profondità ingloba tutto e tutti, i colori cromatici dei blu, nelle loro linee geometriche, creano uno scenario creativo nel quale si percepisce la voglia di andare oltre il banale, quel mareimmaginario che si confonde con i materiali utilizzati dall’artista donando un senso di pace ed armonia visiva. di CresyCrescenza Caradonna

mail.: tommasovitale3@virgilio.it Sito: www.tommasovitale.jimdo.com tel. 320.078 5272

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TIZIANO E L’IMMAGINE DELLA DONNA NEL CINQUECENTO VENEZIANO Milano, Palazzo Reale 23 febbraio – 5 giugno 2022

Questa mostra parla della donna dipinta da Tiziano e dai suoi contemporanei: di bellezza, eleganza e sensualità, e del ruolo tutto particolare che la loro rappresentazione acquistò nella Venezia del Cinquecento. (Sylvia Ferino) Palazzo Reale apre il 2022 con una grande mostra dedicata all’immagine della donna nel Cinquecento nella pittura del grande maestro Tiziano e dei suoi celebri contemporanei quali Giorgione, Lotto, Palma il Vecchio, Veronese e Tintoretto. La mostra, aperta dal 23 febbraio al 5 giugno 2022, è promossa e prodotta da Comune di Milano–Cultura,

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Palazzo Reale e Skira editore, in collaborazione con il Kunsthistorisches Museum di Vienna. La Fondazione Bracco è Main Partner dell’esposizione, mentre il Corriere della Sera è il Media Partner. L’allestimento e la grafica sono progettati da Pierluigi Cerri Studio. La mostra è curata da Sylvia Ferino, già direttrice della Pinacoteca del Kunsthistorisches Museum, coadiuvata da un prestigioso comitato scientifico internazionale composto da noti studiosi del settore, quali Anna Bellavitis, Jane Bridgeman, Enrico Maria Dal Pozzolo, Wencke Deiters, Francesca Del Torre, Charles Hope, Amedeo Quondam. Il libro che accompagna la mostra è pubblicato da Skira in tre edizioni, italiana, tedesca e inglese.


Circa un centinaio le opere esposte di cui 47 dipinti, 16 di Tiziano, molti dei quali in prestito dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, cui si aggiungono sculture, oggetti di arte applicata come gioielli, una creazione omaggio di Roberto Capucci a Isabella d’Este (1994), libri e grafica. L’esposizione – afferma la curatrice - aspira a riflettere sul ruolo dominante della donna nella pittura veneziana del XVI secolo, che non ha eguali nella storia della Repubblica o di altre aree della cultura europea del periodo. A partire dal volume di Rona Goffen Titian’s Women, pubblicato nel 1997, sono innumerevoli gli studi che si sono concentrati sull’universo femminile nel Rinascimento veneziano. Questa indagine non è tuttavia mai stata posta al centro di una mostra. La struttura portante dell’esposizione affronta dunque un argomento eternamente valido ma anche completamente nuovo, presentando l’immagine femminile attraverso tutto l’ampio spettro delle tematiche possibili e nel contempo mettendo a confronto gli approcci artistici individuali tra Tiziano e gli altri pittori del tempo. Partendo dal tema del ritratto realistico di donne appartenenti a diverse classi sociali, passando a quello fortemente idealizzato delle così dette “belle veneziane” si incontrano via via celebri eroine e sante, fino ad arrivare alle divinità del mito e alle allegorie. Inclusi nella mostra anche i ritratti e gli scritti di famosi poeti che cantarono l’amore ed equipararono la ricerca del bello all’esaltazione della donna e della bellezza femmini-

le, come anche ritratti delle donne scrittrici, nobildonne, cittadine e anche cortigiane. Sono analizzati anche l’abbigliamento e le acconciature femminili sfoggiate nei ritratti, sia reali che ideali, esaminando la moda contemporanea con la sua predilezione per tessuti sontuosi, perle e costosi gioielli.

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“Segni Elementari”, la mostra che celebra i 25 anni di Alberobello patrimonio UNESCO

Nella mostra d’arte, visitabile fino al primo maggio 2022, dialogano arcaico e moderno in una invasione di segni, luci, materiali e sguardi di 22 artisti provenienti da tutto il mondo ALBEROBELLO – Nell’ambito del progetto ICONICA UNESCO 25 l’Ass. alla Cultura del Comune di Alberobello con il sostegno di Regione Puglia e Teatro Pubblico Pugliese ha organizzato la mostra d’arte contemporanea internazionale “Segni elementari”, ideata e diretta dall’architetto, artista e scrittore Francesco Carofiglio. La mostra è curata dal direttore artistico Francesco Carofiglio, e dagli storici e critici d’arte Concettina Ghisu, Lorenzo Madaro e Brizia Minerva.Inaugurata qualche giorno fa l’esposizione sarà visitabile fino al primo maggio 2022. Un evento per ricordare i 25 anni dell’ingresso dei trulli di Alberobello, simbolo della Puglia e dell’Italia nel mondo, nell’elenco dei siti mondiali Patrimonio dell’Umanità UNESCO e che per l’occasione si trasformerà in una galleria d’arte diffusa, Il progetto ICONICA Alberobello UNESCO 25 vuole celebrare proprio questo importante anniversario con una scelta inedita: mettere in comunicazione la dimensione arcaica della costruzione in pietra a secco con i mondi mobili, variegati, dell’arte contemporanea. Tutto attraverso le azioni e i gesti creativi di artisti di provenienza ed estrazioni culturali differenti. Quattro siti diversi per moltiplicare la bellezza della cre-

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atività di 22 artisti della scena nazionale e internazionale, provenienti da Israele, Argentina, Georgia, Germania e naturalmente Italia. Josè Angelino, Francesco Arena, Pamela Campagna, Francesco Carofiglio, Tiziana Contu, Ada Costa, Alessandro Costanzo, Daniele D’Acquisto, Franco Dellerba, Mimmo Di Caterino, Baldo Diodato, Helmut Dirnaichner, Viviana Fernandez Nicola, Francesco Fossati, Shay Frisch, Nicola Genco, Pietro Guida, Sophie Ko, Loredana Longo, Mimmo Paladino, Pasquale Santoro e Raffaele Vitto sono i protagonisti della mostra “SEGNI ELEMENTARI. L’arte contemporanea nei trulli patrimonio dell’umanità”. Gli artisti dialogano, ciascuno con la sua lingua, attraverso opere e installazioni, usando materiali differenti, dentro un unico tessuto narrativo che si snoda dai Trulli comunali di Via Monte Nero al Museo del territorio “Casa Pezzolla”, passando per Terrazza “Palazzo del Conte” e Casa d’Amore. Circa 120 opere in cartapesta, legno, metallo, foglie, fili di rame, fili di cotone, ferro e lino, pietre, cellulosa, vetro, luminarie, porcellana, vetro, ferro, mattoni, terracotta, radici di vite, dipinti.


A raccontare l’esperienza, concreta, materiale, vera, di Segni Elementari, anche un docufilm scritto e diretto dal direttore artistico Francesco Carofiglio e Alessandro Valente. Un docufilm che racconta la genesi della mostra, dalla fase di allestimento all’incontro con gli artisti, dall’analisi del processo creativo sino all’apertura al pubblico. Il documentario cerca di mettere in relazione la dimensione iconica e primigenia della natura, con le opere degli artisti. È anche il racconto della materia, della pietra e di altri elementi naturali, narrati, lavorati e trasformati in opere d’arte. «Incroci sensoriali, rapporti inediti tra gli elementi natu-

rali, la dimensione magica degli archetipi, le diverse modulazioni della materia del suono della luce – commenta Francesco Carofiglio, direttore artistico ICONICA Alberobello Unesco 25 – Tutto dentro un luogo di accoglienza così misterioso e inedito, una piccola Biennale dentro costruzioni dalla storia millenaria. Ci piacerebbe davvero che Segni Elementari fosse solo l’inizio, il numero zero di un appuntamento che possa diventare ricorrente in una terra così piena di stimoli e di bellezza e che le sperimentazioni del contemporaneo, attraverso questa prima, e un po’ spericolata esperienza, continuino a incontrarsi, inventando traiettorie nuove, inedite, sorprendenti».

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“Giannetto Fieschi. L’esperienza dell’arte” al Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce LUOGO: Genova, Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce dal 4/02/2022 al 30/04/2022

I Diadochi – Sofferenza del popolo, 1965, tempera, olio e smalti su masonite

Le mostre “Giannetto Fieschi. L’esperienza dell’arte” ospitate presso il Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce a Genova dal 24 febbraio al 30 aprile 2022 e presso la GAM Galleria d’Arte Moderna a Genova Nervi dal 27 febbraio al 30 aprile 2022, costituiscono la terza e quarta tappa del grande progetto espositivo “Giannetto Fieschi. Un’Esposizione Antologica”. Le mostre, promosse dal Comune di Genova e dall’Archivio Giannetto Fieschi e a cura di Andrea B. Del Guercio, vogliono rendere omaggio all’illustre pittore ed incisore nato a Zogno nel 1921 e morto a Genova nel 2010; l’esposizione a Villa Croce sarà inaugurata mercoledì 23 febbraio alle ore 16.30 e la mostra alla GAM Nervi sabato 26 febbraio alle ore 11.00. La successione delle opere è incalzante e la fruizione è obbligata a seguire le ‘aggressioni’ di cui la pittura di Fieschi si caratterizza e si dettaglia rinnovandosi; l’abbagliante luminosità dello scalone tardo neo-classico avvolge la policromia della “La Resa” del biennio 1971/1972 con i suoi complessivi sette metri di estensione ‘provocando’

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una ricaduta sul visitatore invitato a seguire lo sviluppo ‘liturgico’ di un processo espositivo che si sofferma sull’”Allegoria all’Allegria” del 1957 per poi accedere ai primi due grandi saloni. Sin dall’inizio di questo ‘percorso’ le dimensioni monumentali delle superfici dipinte e la fisicità del colore, si impongono sulla percezione secondo un processo di incontroscontro con ‘materiali’ espressivi che già nell’immediato dopo-guerra svelano tutta la portata contemporanea dell’artista, qualificata attraverso un informale materico – “Benefattrice e derelitto” del 1969 - dalla chiara dimensione e dalla profondità antropologica, persistentemente sottolineata dall’ingerenza di frammenti tratti dalla realtà quotidiana - da “Opera Pompei” del 1949 a “Infanti e Maria” del 1977; quando poi l’attenzione volge a sinistra, la percezione è avvolta dalla dimensione estesa della luce, condotta attraverso la fiammata verticale di un arancio ‘carico’ di sostanza sanguigna in “Ancora risurrezione” del 1953 per poi essere dettagliata da una ‘dizione attentamente disegnata’ nel “Ritratto di Luigi Vacchelli” del 1956.


LETIZIA CAIAZZO

Letizia Caiazzo ci conduce verso una riflessione espressiva ed emozionale ricca di spunti. Il suo è un mondo fatto di domande, interrogativi sulla vita, la società, l’uomo, sul significato del reale che ci circonda, che appare spesso per quello che non è, nascondendosi visibilmente. Si chiede qual è la condizione delle donne , il rapporto con la società, le vittorie e sconfitte, i risultati apparentemente raggiunti dopo anni di lotte. L’universo femminile è complesso e vario e spesso non è compreso. Letizia Caiazzo da donna, comprende le donne e le rappresenta con sensibilità e trasporto. Con la sua ricerca intima e personale, si spinge ad indagare, attra-

verso l’arte digitale, il rapporto tra la realtà tangibile e quella intelligibile. Per mezzo di un linguaggio carico di simboli, allegorie e rimandi, c’invita a riflettere e decifrare il suo messaggio sublimale. Un enigma pieno di interrogativi che ci vede confrontarci ogni giorno con condizioni prive di una risposta immediata. Un grande mistero, quello ci circonda e ci avvolge, all’interno del quale l’uomo, l’essere umano con la sua essenza, è una parte determinante. Un tentativo di risposta, però, può venire attraverso l’arte e la ricerca di sé. (Estratto da 1920-2020 IL TEMPO NELL’ARTE tra passato presente e futuro, pag 65) 2020 Arpinè Sevagian

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Sorrento: Villa Fiorentino ospiterà la Mostra d’Arte Internazionale di Selezione per la XIV Biennale CIAC- Roma 2022

Si è svolta tra gli applausi dei partecipanti e del pubblico a Villa Fiorentino in Sorrento l’ottava Mostra d’Arte Internazionale di Selezione per la XIV Biennale Internazionale d’Arte di Roma che si svolgerà dal 10 al 19 settembre 2022 presso il Museo Domiziano (Piazza Navona) ad opera del CIAC. Alla selezione, organizzata dall’Associazione Ars Harmonia Mundi e dalla Presidente Letizia Caiazzo nella monumentale sede della Fondazione Sorrento, hanno partecipato gli artisti che saranno presenti alla prossima Biennale Ciac: Carla Cerbaso, Antonietta Di Lorenzo, Giuseppe Casaburi, Paola Paesano e Reuven Shezen. Carla Cerbaso, pittrice e scultrice autodidatta, originaria di Agnone nel Molise, testimonia attraverso l’arte un dialogo interiore e si racconta attraverso la pittura, la scultura e la poesia.

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Antonietta Di Lorenzo, esperta in calcografia e stampa d’arte, con una formazione in pittura all’Accademia delle Belle Arti, ha trovato ispirazione nell’immagine di donne di etnia africana nel deserto, rapita dagli sguardi celati dal tagelmust. Giuseppe Casaburi, fotografo e grafico di Cava dei Tirreni, classe 1970, trasferisce nelle sue opere modernità ed ecclettismo. Paola Paesanopone il proprio lavoro di medico veterinario al centro della sua opera e ci invita in un suggestivo viaggio di forti emozioni visive con un sorprendente lavoro artistico in cui la specie animale è messa a confronto con quella umana. Reuven Shezen originario di Riga, vive in Israele ed è ispirato da soggetti, eventi e stati d’ animo che traspone in arte, libero da ogni sorta di stereotipo sociale.


Il Presidente della Giuria, prof. Nuccio Mula, ha manifestato il suo compiacimento per l’evento invitando i selezionati ad aspirare a nuovi orizzonti dell’Estro. Tra gli altri artisti partecipanti alla mostra sono intervenuti Giuseppe Caputo, architetto e pittore, Leonilde Fappiano, Maralba Focone, Stelvio Gambardella, Antonella Iovino, Antonio Marullo, Gaia Figliuzzi con i suoi collages fotografici, Giuseppe Alessio.

e presidente Letizia Caiazzo, organizzatrice dell’evento e direttore artistico della mostra. Adele Paturzo

Grande apprezzamento per le opere dell’artista Enzo Briscese. “Resto molto soddisfatto per il buon esito dell’evento e per la qualità delle opere e degli artisti partecipanti” ha esordito Pino Chiovaro, presidente del CIAC, al taglio del nastro. “Sicuramente la sinergia e l’amore per l’arte, nonché la disponibilità della Fondazione Sorrento nella persona dell’avv. Milano sono stati gli elementi indispensabili al successo della manifestazione” ha concluso l’artista

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GLI 800 ANNI DELLA CATTEDRALE DI COSENZA a cura di Alessandra Primicerio (critico d’arte)

Il Duomo di Cosenza compie ottocento anni. Le celebrazioni sono iniziate con l’apertura dell’Anno Giubilare, domenica 30 gennaio 2022,per l’occasioneè stata aperta la Porta Santa. Il Giubileo della Cattedrale di Cosenza si concluderà il 23 febbraio del 2023. L’anno di festeggiamenti sarà caratterizzato da numerose iniziative religiose, culturali, musicali memoriali. Il 30 gennaio 1222, la Cattedrale di Cosenza, intitolata a Santa Maria Assunta,alla presenza dell’imperatore Federico II di Svevia veniva consacrata e inauguratadal cardinale Niccolò déChiaromonti, legato del papa Onorio III. Nel 1184, un violento terremoto distrusse l’antica costruzione medievale del Duomo. A partire dal XIII secolo, Luca Campano, monaco cistercense e già abate della Sambucina in Luzzi, collaboratore e scrivano di Gioacchino da Fiore con la nomina ad arcivescovo, iniziò un lavoro di ricostruzione della Cattedrale. In occasione della consacrazione, Federico II donò al Capitolo della Cattedrale la preziosa croce reliquario in oro, pietre e smalti, contenente una reliquia della croce di Gesù Cristo, detta Stauroteca. Il reliquiario fu realizzato nei laboratori del Tiraz palermitano a cavallo tra XI e XII secolo. Nel 1242 morì nei pressi di Martirano Enrico VII, figlio di Federico II e di Costanza d’Altavilla. Venne sepolto

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nella Cattedrale di Cosenza, all’interno di un antico sarcofago romano, ornatoda scene della caccia al cinghiale di Calidone.


Sempre all’interno della Cattedrale, dopo il 1271 venne collocato il monumento funebre della regina di Francia, Isabella d’Aragona, moglie di Filippo III l’Ardito, morta di ritorno dalla crociata di Tunisi: la regina era incinta di sei mesi e morì in seguito a una cadutada cavallo. Nella Cattedrale è conservata l’antica e miracolosa icona su legnodella Madonna del Pilerio, patrona della Città di Cosenza e dell’intera diocesi. Risalente secondo gli studiosi al XII secolo. A Cosenza era molto importante la famiglia Telesio. Nel 1565 divenne arcivescovo di Cosenza Tommaso, fratello minore del famoso filosofo Bernardino. In una cappella laterale del Duomo sono sepolti i fratelli Attilio ed Emilio Bandiera, insieme ai loro compagni. Durante la fine del XIX secolo, il Duomo fu restaurata dall’architetto Giuseppe Pisant e poi subì i bombardamenti durante la seconda guerra mondiale. Lo stile della cattedrale è romanico-gotico-cistercense.

Luca campano vescovo cistercense scelse questo stile in lineacon i principi dei monaci cistercensi: spiritualità e semplicità. La pianta a croce latina ha un significato simbolico: la croce di Cristo. La facciata si presenta con tre portali in pietra arenaria e sopra essi tre rosoni. Quello centrale fu distrutto dai bombardamenti del ’43 e non venne più ricostruito. Porta una scritta sulla circonferenza che ricorda i lavori di restauro del 1944. Quelli laterali sono quadrilobati. All’interno il Duomo è formato da tre navate separate da piastri rettangolari in stile romanico in pietra rosa di Mendicino con spigoli smussati e capitelli con diverse decorazioni. La navata principale è illuminata da monofore con strombatura archiacuta, le laterali da bifore. La copertura è stata realizzata con capriate a vista. Il transetto è a volte ogivali. Il pavimento è in pietra rosa di Mendicino.

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IL SARCOFAGO DI ENRICO VII HOHEMASTAUFEN a cura di Alessandra Primicerio (critico d’arte)

Nel Duomo di Cosenza nel 1242 fu sepolto Enrico VII in un sarcofago a bassorilievo e fu la prima delle “regie tombe” presenti nel Duomoinsieme a quella della regina Isabella di Francia e a quella andata perduta di Luigi d’Angiò. Il sarcofago è di epoca romano-imperiale in marmo risalente circa al IV secolo d.c., detto “sarcofago di Meleagro” perché rappresenta sul fronte la scena del mito di Meleagro e Atalanta: la caccia al cinghiale di Caledonia. Il sarcofago probabilmente fu la tomba di Enrico VII figlio di Federico II di Svevia, detto Lo Sciancato, che morì il 1242. Venne ritrovato nel 1934 durante degli scavi “sotto il pavimento della cattedrale”.In quell’occasione il sepolcro fu aperto, e “vi si trovarono le ossa avvolte in un panno di seta color leonato tessuto d’oro consunto”. Secondo alcune fonti i resti vennero così conservati per qualche tempo nella sagrestia. Il riutilizzo di reperti classici per le sepolture era pratica comune nel medioevo, anche tra i regnanti. Il sarcofago èlungo 2,15m. e largo 70 cm.

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Ad avvalorare l’ipotesi che i resti in esso contenuti siano del figlio di Federico II è stata una indagine paleopatologica eseguita nel 1998, indagine che ha verificato la presenza sullo scheletro di deformazioni al ginocchio e sul cranio, corrispondenti alle caratteristiche fisiche di Enrico tramandateci dalla storia. La composizione del sarcofagoè ricco di personaggi. Oineo , padre di Meleagro si trova a sinistra, vicino Orcus, dio del male, Artemide è accompagnata da un uomo

nudo, segueMeleagro che uccide il cinghiale e Atalanta amata da Meleagro. Di spalle vediamo Melanio sotto il quale è Talamone che cade ferito dal cinghiale e per ultimo un cacciatore. L’opera simboleggia la lotta tra il bene e il male. Vicino la porta laterale si nota un pezzo di pavimento a mosaico dell’antica cattedrale con le figure simboliche del toro e del cane. Secondo alcuni studiosi vicino al vecchio pavimento si trovava la cappella di Bernardino Telesio, filosofo cosentino.

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GIACOMO FAILLA

Dal 20 Marzo 2015 al 10 Aprile 2015 Palazzo Ziino via Dante 53 PALERMO

In Giacomo Failla l’emotività espressiva non può essere separata dal colore: li risiede tutta la forza della sua creatività. L’artista catanese ritorna dopo due anni a Palermo con una sua nuova personale, Hologram, curata da Anna Maria Ruta e Giacomo Fanale, che si inaugura venerdì 20 marzo alle 18 a Palazzo Ziino (via Dante 53), sotto il patrocinio del Comune. A distanza dall’ultima mostra, a Palazzo Sant’Elia, Giacomo Failla propone una nuova serie di quadri che “assorbono” interamente lo spazio e le piccole sale del palazzo: non è un artista da penombre come non è artista figurativo in senso lato, la sua luce e il suo tratto sono espressione di un figurativo ancestrale che, in questi ultimi lavori – inediti, pensati proprio per la mostra palermitana -, guarda profondamente alla Pop Art e vuole ulteriormente stupire con una riflessione ed una riproposizione dei suoi legami indiscussi con l’arte americana. Ogni acrilico ha un rimando, una Madelaine ad un fatto, un aspetto, un personaggio, un amico di ieri: ogni immagine viene filtrata e rielaborata su scala emotiva. “Il titolo stesso, Hologram, è consapevolezza dell’azione diretta tra figurazione e materializzazione del pensiero – spiega Giacomo Fanale - così come si forma nella nostra mente, ed è proprio Failla che manifesta apertamente questa

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sua volontà di agire secondo schemi che non hanno altro significato se non quello di una trasposizione tra il reale e l’immaginario in un continuo dualismo che dimezza o amplifica la visione”. Righe orizzontali o verticali, fluorescenze che sanno di dualismo cromatico, come in certa pubblicità in cui si vuole comunicare più cose contemporaneamente, a seconda dell’angolazione scelta.


Scrive Anna Maria Ruta: “Effetti tridimensionali, interferenze ottiche e diffrazioni, simboli e citazioni popartiane caratterizzano queste nuove opere di Giacomo Failla, pittore eclettico, che ama mettersi sempre in discussione. Ha sempre amato i percorsi intricati, Failla e da sempre si è impegnato nella creazione di trame formali articolate, in cui si riverberava la complessità del suo travagliato processo riflessivo ed emotivo; ma oggi fa sprigionare dalle sue pennellate barlumi di luce, brandelli di chiarore, che pian piano suggeriscono la via di lettura dei suoi nuovi impianti compositivi e cromatici, del suo nuovo universo artistico”. Dai percorsi lontani di qualche anno fa, che lo hanno portato in Giappone ed India, all’espressionismo più recente: Giacomo Failla stavolta dedica attenzione ai moderni processi tecnologici, dimostra interesse per certe filosofie esoteriche e per la loro extra-sensorialità, con rimandi alla cultura orientale, ma denuncia un amore spensierato per l’arte americana lo ha stimolato a rifondare ancora una volta il suo percorso creativo. Attratto dal Misticismo Merkavah (una sua tela si intitola Merkaba), dalle sue visioni spirituali, dalle sue mistiche storie su “palazzi” celesti, Failla mira all’ascesa, a travalicare nell’oltre, per comprendere meglio la natura dell’uomo. Il cocchio semplificato, geometrizzato, diventa macchina futuribile, astronave sognata, sotto un reticolo di strisce di colore, un flusso ritmico, che disorienta col gioco ottico di origine americana. Così anche in Mappa, Frammento di costruito, Metropolis, Gate, Closed circuit, Passaggio, che rimandano ai generatori di effetti ottico-cinetici di Sol Levitt o Elio Marchegiani. La mostra palermitana avrà un seguito alla Galleria Kunstkontor di Norimberga, dove si sposterà dall’8 maggio a

fine luglio. Anche pensando a questo prossimo appuntamento, è stato pubblicato un catalogo delle opere in tre lingue.

Palazzo Ziino via Dante 53 PALERMO orari: lun-sab 9.30-18.30 curatori: Anna Maria Ruta, Giacomo Fanale tel.: +39 091 7407631 / 091 7407799 mail: ufficio.stampa@aqu.comune.palermo.it sito: www.comune.palermo.it

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MOSTRA MERCATO D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA


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