N°36 novembre-dicembre 2019 w w w.facebook.co m/Rivista 2 0
periodico bimestrale d’Arte e Cultura ARTE E CULTURA NELLE 20 REGIONI ITALIANE
ASTRATTISSIMA II Edizione Palazzo Opesso Chieri
Edito dal Centro Culturale ARIELE
ENZO BRISCESE
BIMESTRALE DI INFORMAZIONE CULTURALE
del Centro Culturale Ariele
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Hanno collaborato: Giovanna Alberta Arancio Monia Frulla Tommaso Evangelista Lodovico Gierut Silvia Grandi Irene Ramponi Letizia Caiazzo Graziella Valeria Rota Alessandra Primicerio Virginia Magoga Enzo Briscese Susanna Susy Tartari Cinzia Memola Miriam Levi Barbara Vincenzi
Personaggio negativo - tecnica mista su tela - 2008- cm 90x90
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Rivista20 del Centro Culturale Ariele Presidente: Enzo Briscese Vicepresidente: Giovanna Alberta Arancio orario ufficio: dalle 10 alle 12 da lunedĂŹ al venerdĂŹ tel. 347.99 39 710 mail galleriariele@gmail.com -----------------------------------------------------
Lo stagno della memoria - t.m. su tela - 2008- cm 70x80
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In copertina: Astrattissima 2019
Sommario N° 36* novembre-dicembre 2019
In copertina ASTRATTISSIMA II Edizione Palazzo OPESSO CHIERI
4 - ASTRATTISSIMA
30 Paola Boni
45 Gehard Demetz
17 -Maria Aristova
32 Eventi MARCHE Viaggio immaginario
46 Giovanni Carpignano
18 -Eventi PIEMONTE
34 Eventi UMBRIA Arcadia ... 36 Eventi LAZIO Bacon - Freud
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-Eventi LOMBARDIA da Canova a..
22 -Eventi VENETO Il tempo di Giacometti 24 -Eventi FRIULI 26 -Eventi TOSCANA Dalla Versiliana a Marina di P.ietrasanta 28 Eventi EMILIA ROMAGNA Botero...
38 Jim Yu 40 Eugenio CARMI 41 Elisa Fuksa-Anselme 42 Luigi Spazzapan 43 Domenico Lasala 44 Nino Aimone
47 Eventi Campania - Casa rossa - Andy Warhol 49 Raluca Misca 50 Discepolo Girardi 51 Eventi Campania - Napoli Boica 54 Eventi Calabria - Terra al Marca di Catanzaro - Gioielli di Adele Lo Feudo - Dai romani agli arbereshe 58 Eventi Sicilia - Le ultime ore di Salvo D’Acquisto
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Alessandro Sicchiero, Sindaco di Chieri «L’astratto- affermava Fernando Pessoa- è sempre stato per me più impressionante che il concreto». Ed è dunque con piacere che la Città di Chieri, per la prima volta, ospita «Astrattissima», la mostra promossa dal Centro Culturale Ariele, che dal 2 al 16 novembre 2019 presenta a Palazzo Opesso una selezione di opere realizzate da artisti attivi in diverse Regioni italiane. «Astrattissima» non è solo un omaggio, da parte di artisti del nostro tempo, ad un movimento che nel primo decennio del Novecento ha rappresentato una cesura rivoluzionaria rispetto alle precedenti correnti artistiche. Siamo, infatti, di fronte a dipinti e sculture che rappresentano il meglio del neo-astrattismo italiano, e che dimostrano la vitalità e l’attualità di quella che non
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Antonella Giordano, Assessore alla Cultura Città di Chieri è una scuola ma un modo di pensare l’arte e il suo rapporto con la realtà. Rappresenta dunque un’importante vetrina sull’arte astratta contemporanea, attraverso la quale anche Chieri diventa protagonista a pieno titolo di quello che è diventato il “mese dell’arte contemporanea internazionale”, che vede la città di Torino e il territorio al centro di numerose iniziative di grandissimo interesse. Alessandro Sicchiero, Sindaco di Chieri Antonella Giordano, Assessore alla Cultura Città di Chieri
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Seconda edizione Palazzo Opesso Via San Giorgio,3 CHIERI La mostra è curata da Enzo Briscese e Giovanna Arancio e presentata dal critico Giovanni Cordero. Astrattissima 2019 rappresenta un importante appuntamento che richiama selezionati artisti astrattisti da tutte le regioni italiane; in particolare, quest’anno, saremo lieti di ospitare diversi rinomati pittori piemontesi e avremo modo di offrire una ricca e articolata rassegna espositiva. Astrattissima 2019 , promossa dal Centro Culturale Ariele, è giunta alla sua seconda edizione, e ci auguriamo di ripetere il successo di critica e di pubblico riscossi durante la prima edizione del 2017 presso l’ Ecomuseo Urbano di via San Gaetano da Thiene, 6 di Torino. L’esposizione, che verrà inaugurata il 2 novembre alle ore 18,30 e sarà visitabile fino al 16 novembre prossimo, avrà luogo in via San Giorgio, 3 a Chieri. Negli anni settanta del Novecento Chieri aveva ospitato una mostra di prestigio con la partecipazione di grandi maestri piemontesi ( Billetto, Mantovani, Aimone, Surbone,..) dimostrando già fin d’allora una sensibilità peculiare verso il mondo dell’arte che ora ritroviamo nella sua accogliente disponibilità. “Le arti sono sempre state importanti per la salute di una nazione, ma non lo abbiamo ancora capito. (James Earl Jones) In questa mostra intendiamo affrontare il complesso movimento astratto nella sua pluralità a partire da un nuovo punto di vista: all’oggi è interessante soffermarsi a riflettere sui cambiamenti e sulle contaminazioni che hanno subito gli Astrattismi nel corso del tempo e definire i punti di contatto che li collegano alla loro “narrazione storica”. Con la svolta del nuovo millennio il panorama artistico in cui viviamo ha subito non poche modifiche. Nell’ultimo dopoguerra era in atto il conflitto tra astrattisti geometrici e astrattisti informali, fra sostenitori della pittura e speri-
mentatori di tecniche non tradizionali. L’universo astratto era una lucida utopia. Da allora si sono succedute diverse generazioni, ciascuna delle quali ha contribuito con il proprio tassello fino ad arrivare alla situazione attuale. Dopo l’avvento della decisa rottura con il figurativo, nel nuovo millennio sono avvenuti ulteriori cambiamenti. Si è ricucita una sorta di cerniera tra cubismo e arte astratta, la figurazione ha iniziato a virare verso una diafana evocazione e una peculiare riduzione segnica mentre deflagrava l’informale. Attualmente, però, lo scenario astratto è consolidato, fondamentale e stimolante, nel senso che guardiamo ad esso come ad un mondo ormai “classico”, la cui vena italiana è ricca di lirismo, di plasticità, di ricerca armonica, e, non ultimo, di una propria coerenza consapevole. In sintesi si fa riferimento a un’area astratta come “scuola italiana”: si può pertanto parlare di fertilità perché le generazioni del presente ne captano quel senso profondo, con cui riescono a tradurre l’indicibile, che permette loro vitali viaggi dell’animo. Quando, verso la fine del Novecento, si è data nuova accoglienza all’immagine la si è lasciata fluttuare nell’allusivo dove i significati appartengono al mondo del possibile e si rivolgono al pensiero intuitivo: era vivo il bisogno di ricollegarsi alla realtà, di apportare una testimonianza, un racconto che giungesse a un pubblico più vasto. Ciò ha cresciuto la tensione per l’impossibilità, nei tempi più recenti, di un lavoro culturale di presa diretta sul mondo. Il presente viene vissuto come un momento di sosta, non temporale, ma come un momento di riflessione per un dialogo che coinvolga l’opera creativa, gli artisti, e la realtà nella quale viviamo. E in questa atmosfera di ponderata positività anche il giovane contesto astratto “ abita”. Giovanna Arancio
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Centro Culturale Ariele presenta la II edizione di
Pietr o
Gall
ina
Con “Astrattissima 2019 “ intendiamo ripetere, rinnovandoci, il felice esito della trascorsa edizione, nel 2017, presso l’Ecomuseo Urbano di via San Gaetano da Thiene, 6 di Torino. Nella nuova rassegna ci proponiamo di affrontare il percorso espositivo a partire da un altro punto di vista, ossia offrire una vetrina significativa di come si collochino e a quali cambiamenti e/o contaminazioni siano soggetti oggi gli astrattismi e quali siano invece i punti di contatto che li collegano alla loro “narrazione storica”. Con la svolta del nuovo millennio il panorama artistico in cui operiamo ha subito non poche modifiche. Nell’ultimo dopoguerra era in atto il conflitto tra figurativi e astrattisti, tra astratti-geometrici e astratti-informali, tra sostenitori della pittura e sperimentatori di tecniche non tradizionali. L’universo degli astrattismi rappresentava una lucida utopia. Si sono succedute diverse generazioni, ciascuna delle quali ha contribuito con il proprio tassello fino ad arrivare alla situazione attuale. Dopo l’avvento della decisa rottura con il figurativo, si ricucì una sorta di cerniera tra cubismo e arte astratta, la figurazione virò verso una diafana evocazione e una successiva riduzione segnica mentre deflagrava l’informale. A tutt’oggi, però, lo scenario astratto è consolidato, fondamentale e fertile, nel senso che guardiamo ad esso come ad un mondo ormai “classico”, la cui vena italiana è ricca di lirismo, di plasticità, di ricerca armonica, e, non ultimo, di una propria coerenza consapevole. In sintesi si fa riferimento a un’area astratta come “scuola italiana”: si può pertanto parlare di fertilità perché
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le generazioni del presente ne captano quel senso profondo, con cui riescono a tradurre l’indicibile, che permette loro vitali viaggi dell’animo.
Nino Aimone
Alessi Salvatore
Vittoria Arena
Quando, verso la fine del Novecento, si diede nuova accoglienza all’immagine la si fece fluttuare nell’allusivo dove i significati appartengono al mondo del possibile e si rivolgono al pensiero intuitivo: era vivo il bisogno di ricollegarsi alla realtà, di apportare una testimonianza, un racconto che giungesse a un pubblico più vasto. Ciò crebbe tensione per l’impossibilità, nei tempi più recenti, di un lavoro culturale di presa diretta sul mondo. L’oggi si vive come un momento di sosta, non temporale, ma come un momento di riflessione per un dialogo che coinvolga l’opera creativa,
gli artisti, e la realtà e che resta centrale per chi intenda vivere l’arte. Intanto con l’avvento della globalizzazione altre parti della terra si fanno avanti con le loro creazioni e mettono in discussione la centralità occidentale con il rischio di indurci a radicalizzare la difesa dei nostri valori, della nostra progettualità. Astrattissima si propone quale evento espositivo importante per i numerosi astrattisti ,dotati e selezionati, provenienti da ogni parte d’Italia; anche se ciascun artista ha un personale percorso, comuni sono lo stimolo e l’esigenza di dialogo e di comunicazione.
Billetto Alfredo
Enzo Briscese 7
Cappelli Franco Castelli Giani Il Centro Culturale Ariele si prefigge l’obiettivo di rendere questa iniziativa una vetrina di portata nazionale offrendo una visibilità capillare in Torino, Chieri e dintorni e supportando l’evento tramite una diffusione a largo raggio grazie alla nostra Rivista20 (http://www.rivista20.ijmdo. com), bimensile di cultura e arte la cui struttura prevede la presenza di nostri referenti nelle varie regioni italiane. La rivista è un supporto agile che agevola l’informazione artistica diffondendola e mettendola in sinergia con i più diversi contesti regionali e con numerose realtà locali.
Cavalieri Claudio 8
Positività e contraddizioni, tipici della nostra epoca, sono il terreno su cui dimensionare la nostra progettualità. Il Neoastrattismo. Oggi sembra che la storia, l’arte, non paghino più. Certo è sempre l’uomo a costruire la storia e l’arte ma viene spesso negata qualsiasi prospettiva di significati in cui si possa indirizzare e comporre la complessità dell’agire e dell’impegno. Storia e arte sembrano valori perduti. Non c’è più il significato, solo l’accadere. Ecco lo svuotamento di senso percepito dalla gente e che investe anche l’arte la quale rispecchia la realtà. Noi non siamo d’accordo a continuare su questa strada; al presente è vero che, soffermandoci in particolare al campo artistico, esso non è in grado di offrire un’interpretazione
Catellani Maurizio
Giuliano Censini
Cervellera Anna
esauriente del mondo, ma non per questo si deve buttare via il suo patrimonio plurisecolare e il suo bagaglio tecnico bensì si può farne esperienza provando a dar vita sulla tela o su altro supporto, e con i mezzi che la tecnologia ci mette a disposizione, ad un pensiero, un’emozione, un racconto, che si leghino con la realtà. Ciò che la creazione riesce ad offrire è una coerenza di fondo, una virtuosa competenza professionale e, in più, quell’inafferrabile propensione al bello che scuote il sentire, dolore o gioia che sia, e che ci emoziona e ci fa riflettere. L’Astrattismo capovolse la millenaria concezione dell’arte come imitatrice della realtà visibile. Si abbatté sul mondo artistico con la forza dirompente di uno tsunami. Si articolò in mille rivoli, sovverten-
do, sconvolgendo alla stregua di un vortice inarrestabile. Questo cambiamento, proprio perché fu estremo, esige con la dovuta distanza, necessarie riflessioni. E’ da chiedersi quale contatto, riferimento o legame, comunque lo si voglia chiamare, questo radicale e articolato movimento, permetta di instaurare con la realtà visibile. A quest’ultima, anche gli Astrattismi, pur procedendo in autonomia, comunicano informazioni percettive del loro essere e del loro essere al mondo in un determinato momento storico, in un certo contesto sociale.
Dell’Uomo Daniele
Febbo Carlo
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Ferrari Aldo Pietro
Piergiovanni Ferroglia
Esprimono contenuti, significati: sono tracce del loro rapporto con il reale fisico, sono testimonianze. Assumono pertanto valore di documenti storico-culturali. Dobbiamo ammettere un condizionamento da parte della realtà visibile perché è vero che gli Astrattismi si sono rivelati sconvolgenti nei confronti di un’antichissima tradizione ma non si può neanche disconoscere che ne hanno composto un’inedita elaborazione visiva. Allora definiamo questo tornado creativo come un rinnovato e sofferto modo di raccontare, somigliante a una sorta di spirale che ha il suo apice nell’informale ma che non interrompe del tutto una relazione con il contingente visivo. Vale a dire: non ci si può dimenticare quanto l’arte astratta sia intrisa di storia. Nuove tendenze per l’Astrattismo italiano contemporaneo all’inizio del terzo millennio. Nei primi anni del terzo millennio abbiamo visto numerose nuove leve pittoriche dedite ad un iniziale “Neoastrattismo”; rispetto all’ultimo periodo del secolo breve i mezzi di comunicazione si erano ulteriormente modificati e i giovani artisti vivevano, come tutti, un periodo saturo di immagini, di arte, non sempre di qualità, e immersi in una confusione cromatica assoluta. Anche se sono stati in molti a tentare le vie creative dell’arte astratta non per questo è stato più facile percorrerle, anzi per una parte degli esordienti i risultati non sono stati soddisfacenti.
Silvia Finetti 10
Giuseppe Foruso
Nicole Grammi Se torniamo ancora indietro nel tempo scopriamo da uno stralcio del Manifesto dell’Astrattismo classico (Firenze 1950) al paragrafo quinto: “Nell’Astrattismo classico si può cogliere la fine della volontà di distruggere l’oggetto e l’inizio di un attivo e costruttivo intervento d’ integrazione del reale” Questo manifesto ha avuto un effetto dirompente sulla nuova generazione fiorentina anni Sessanta. Un artista come Vinicio Berto, il più appassionato degli astrattisti fiorentini, ha certo infervorato più di altri quella generazione, ma nessuno dei suoi allievi si ispirò direttamente alla sua pittura . Anche le ricerche astratto-costruttiviste di Walter Fusi degli anni sessanta si diversificavano da quel neocostruttivismo internazionale che andava in voga in quegli anni ed egli raggiungeva così l’espressione più significativa della sua creatività.
Angela Guiffrey
Greca Giuseppe Per quanto riguarda le altre regioni italiane è molto più difficile reperire testi e testimonianze che seguano le dinamiche o le tracce subliminali del movimento dopo il termine del periodo “aureo” degli anni cinquanta. Questa carenza documentaria ha avuto però un’importanza relativa e sono stati gli stessi artisti toscani a far notare che non si poteva confinare un dibattito sull’Astrattismo italiano contemporaneo soltanto a livello locale. Ecco una significativa testimonianza sulle nuove tendenze astratte di quel periodo (Firenze, 2001): “Impostare la ricerca del percorso dell’evoluzione astratta come se fosse una sperimentazione esclusivamente fiorentina o al massimo toscana non serve all’Astrattismo ma lo limita in un concetto provinciale da strapaese, con quel fiorentinismo storico dal quale è difficile uscire.
Ieronimo Gabriele 11
Levi iMriam L’ essenziale è ridefinire l’Astrattismo. Esso va vissuto non più come antitesi tra figurativo e astratto ma come configurazione del reale. Il quadrato è una figura. La razionalità e l’emotività fanno parte dello stesso soggetto. Certamente chi lavora a Firenze, nell’ambito dell’arte astratta, non può dimenticare gli artisti dell’Astrattismo classico e della loro lezione ma anche quanti prima di loro ci hanno insegnato … Per quanto riguarda la mia indagine, essa si muove verso due direzioni: la prima strettamente tecnica; il pensiero è rivolto allo studio del rapporto tra gli spazi ..; la seconda si riferisce ai valori in senso più ampio e ai contenuti non astrattamente considerati, ma come risposta da meditare, prese di coscienza di tutto un insieme di situazioni .. rapporti dell’io con la realtà, in un continuo processo di scoperta e di rinnovamento”. (Franco Bulletti, rinomato astrattista fiorentino, novantenne, che ha fatto dei
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Pino Mantovani
Angelo Maggia libri e dei quadri la sua vita). I vari interventi del dibattito citato all’inizio duemila vertevano tutti sulle caratteristiche dell’evoluzione identitaria del neoastrattismo ma le discussioni più incisive erano quelle dei pittori o scultori fiorentini della generazione in piena attività nella seconda parte del secolo breve. Tutti i partecipanti si trovavano d’accordo nel sottolineare l’importanza di una nuova cultura e l’esigenza di una creatività, di cui il linguaggio astratto, nelle tecniche della comunicazione visiva, veniva considerato il più pregnante e l’antitesi della mercificazione. Queste testimonianze hanno rappresentato punti i vista, passibili di dissenso, ma di sicuro degni di attenzione. Venivano affermati il necessario legame con il passato artistico e l’urgenza di una discontinuità del nuovo contesto astratto.
Enrica Maravalle
Marki Erica
Alcune riflessioni riportate: “L’ arte contemporanea è una nuova realtà che studia e affronta i contenuti fra l’oggetto, le cromie e la composizione: questo mondo nasce da una complessiva elaborazione. Senza la consapevolezza e la coerenza di una struttura e dell’insieme dei valori, il manufatto diventa stupidità irresponsabile nelle mani di un mediocre che ne voglia fare uso. L’astrazione è resa credibile dai valori che sempre più si manifestano e variano dai rancidi languori del passato che sembra non doversi mai rinnovare”. (Franco Rosselli: stimato astrattista ultraottantenne, la cui ricerca astratta si manifesta tramite una geometria delicata e armoniosa, remota da un certo astrattismo geometrico) . “L’uomo continua a creare uno spazio immaginario in cui l’artista proietta le sue convenzioni e le sue abitudini. Nello spazio artistico non si può cessare di rendere il rifles-
Margari Franco
so della nostra concezione matematica delle leggi fisiche della materia, dell’ordine delle cose e dei valori sentimentali che vorremmo realizzati. Saranno sempre forma e contenuto: le nuove società svilupperanno nuovi miti e geometrie diversi da quelli che abbiamo creato noi. E’ il continuo divenire delle cose” (Nadia Benelli, apprezzata astrattista ultraottantenne). La nostra epoca ci impone un impegno nuovo, consono e adeguato alla nostra vissuta realtà. Abbiamo precedentemente accennato che l’oggi ha bisogno di ritrovare un suo tempo riflessivo. La coerenza, l’impegno e la profondità della ricerca e dei contenuti di questo neoastrattismo dovranno ancora essere oggetto di interpretazione, di verifica e recupero da parte della nostra società così distratta, nel dubbio, sollecitata da mille informazioni.
Mrazova Sarka 13
Santo Nania Attualità. Le nuove generazioni di artisti italiani e il loro rapporto con “ l’Astratto”. Nel secondo decennio del duemila numerose regioni italiane hanno aperto le porte per ospitare le mostre sul Neoastrattismo contemporaneo, sia quello italiano sia quello a livello internazionale con una folta partecipazione di astrattisti italiani. Non sono mancati il successo dovuto all’afflusso di pubblico né l’attenzione da parte della critica e ciò dimostra che l’”Astratto”, nella sua feconda discontinuità con il passato, è ancora vitale. Pittura, scultura,grafica, arte digitale, fotografia .., ci troviamo di fronte ad una circolazione molto più elastica fra i vari generi, a una mentalità più aperta e avvezza a frequenti passaggi interdisciplinari, a contaminazioni inedite e, non ultima, ad una tensione riflessiva nel ridefinire l’approccio con l’astratto che coinvolge ormai profondamente i giovani artisti più dotati, ossia le nuove leve di talenti
Ramella Giorgio 14
Francesco Preverino nel mondo dell’arte. Più linguaggi, più significati e piani di lettura convivono nella medesima opera e, nello stesso tempo, c’è una presa di distanza dal concettuale, dall’analitico, dall’informale, e, di fatto, dai movimenti dell’epoca cosiddetta post moderna. E’ in corso un’evoluzione. Nella recente storia dell’arte il processo astrattivo ha rappresentato di solito un punto d’arrivo di un percorso artistico. Si assisteva ad un approccio realistico per poi giungere a un sistema di segni e figure interiorizzate e il passaggio dalla rappresentazione iconica a quella aniconica si è sempre svolto in quest’ordine e mai all’inverso. Ora c’è un cambiamento di marcia che vanifica le precedenti denominazioni: ci sono autori contemporanei italiani nei lavori astratti dei quali sopravvivono tracce, sebbene labili, di figurazioni e altri artisti, prevalentemente figurativi, che ricorrono spesso a stilizzazioni astratte.
Richiusa Pino
Roccotelli Mariuccia
Inoltre, nell’era digitale, l’indagine tra immagine e percezione si è ampliata per adeguarsi ai nuovi e diversi criteri conoscitivi, vale a dire che l’opera è intesa come una pratica creativa che reagisce alle mutate condizioni di fruizione delle immagini generate da internet e dalla realtà virtuale. Così accade che il giovane di talento sviluppa una coscienza critica capace di rimarcare le differenze tra la creazione artistica e la produzione visiva dei canali comunicativi commerciali. La scelta dell’astrazione, per alcuni immediata, per altri graduale, corrisponde alla vo-
Renzo Sbolci
Roccotelli Michele lontà non solo di staccarsi da ogni legame che lo imbrigli con i linguaggi pervasivi dei media (non necessariamente tecnologici) ma anche di ritrovare un legame costruttivo con la realtà. In questo percorso l’astrazione è ibrida, a volte momentanea. Le nuove leve artistiche, plasmate dall’aumento massiccio delle tecnologie informatiche e digitali, cercano la loro strada che è comunque lontana da una banale evasione e non le esonera dalle asprezze della realtà ma rende più intensa la comune esigenza di narratività.
Tramontano Antonio
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Attualmente la grafica esce dalla marginalità in cui era stata relegata e l’arte digitale, che affonda profonde radici nella grafica, acquista sempre più un ruolo da comprimaria. Per quanto concerne la fotografia si può con sicurezza affermare che, a partire dalle grandi stagioni delle avanguardie storiche novecentesche che hanno fatto crollare il concetto stesso di rappresentazione, essa ha iniziato ad occuparsi delle forme astratte. Il filone fotografico di ricerca artistica astratta vanta ancora oggi la fama di autori importanti come Barbieri, Fontana, Giacomelli,Veronesi, Grignani .. Si fa avanti intanto un drappello di giovani fotografi che mettono impegno, mestiere e passione nelle opere che sperimentano. “Copiare non vuol dire replicare modelli già dati in modo sterile, ma vuol dire apprendere segreti e trucchi delle tecniche dei grandi maestri per elaborare uno stile proprio” Naturalmente I nuovi creativi della fotografia nel loro rapporto con “l’Astratto” condividono il clima culturale delle ultime generazioni. Alcuni artisti utilizzano tecniche diverse da quelle canoniche come il fotogramma, il chimogramma .., i movimenti della camera, il mosso, fino alle attuali elaborazioni digitali. Altri scelgono la normale ripresa fotografica rivolta però ad aspetti che già possono offrire allo sguardo forme astratte da prelevare dal loro contesto. Sono fotografi giovani che
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creano lavori eleganti, non scontati, comunicativi. Opere di valore. Quando parliamo di fotografia d’autore ci addentriamo nel campo di quella fotografia che non cattura solo il momento ma è occhio e mente dell’artista che fissa nell’immagine il proprio modo di vedere la realtà. La foto diventa interprete della realtà. Nel panorama artistico contemporaneo la fotografia d’autore segue spesso la strada della sperimentazione verso l’astratto. Silvio Balestra è un artista che utilizza il mezzo fotografico come forma espressiva astratta. “Credo nell’effetto finale della mia sperimentazione. Ogni mio lavoro, ogni ciclo che intraprendo è la continuazione di una sperimentazione, il completamento di un pensiero creativo che va ad incrementare il mio bagaglio culturale e artistico”(Silvio Balestra). Terminiamo questa breve carrellata sull’Astrattismo con la segnalazione di un giovanissimo, Marco Gargiulo, ventisettenne emiliano,fotografo a volte astratto, che riesce a creare delle liriche immagini di oggetti quotidiani trasfigurati originando delle delicate astrazioni luminose. “ Una fotografia fresca, non decadente, fuori dagli stereotipi ..” (Riccardo Varini, celebre fotografo e talent scout). Giovanna Arancio
Maria Aristova
Vive e lavora a San Pietroburgo e membro dell’Unione degli artisti della Russia e di San Pietroburgo. Nel 2010 si è laureata presso l’Accademia Imperiale delle Arti intitolato a Ilya Repin, dipartimento di Eduard Kochergin. I suoi eventi artistici comprendono 15 mostre personali (una delle principali sono il Museo Anna Akhmatova,
San Pietroburgo, 2009, la galleria “Ariele”, Torino, 2010, Art-Muse, San Pietroburgo 2014, la Sala Bianca, l’Unione degli artisti, San Pietroburgo, Russia, 2015, HermitageVyborg, 2016) in Russia, Italia e Svezia e oltre 100 mostre collettive (Esposizione nazionale della gioventù 2010, la Casa degli artisti centrale, Mosca, Russia, 2010, ...
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PIEMONTE
“VIAGGIO NEL GIAPPONE CHE CAMBIA. HOKUSAI HIROSHIGE HASUI” 19 OTTOBRE 2019 - 16 FEBBRAIO 2020 PINACOTECA AGNELLI
Questa mostra dedicata in particolare ai due celebri artisti giapponesi Hokusai e Hiroshige, famosi sia per la loro bravura sia per la forte influenza esercitata nel
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mondo artistico occidentale nell’Ottocento, si completa grazie all’ apporto del terzo “moderno” personaggio dell’arte nipponica: Hosui.
Con la collaborazione del Museo di Boston e di Mondo Mostra LINGOTTO: Via Nizza 2ro CURATELA: Rossella Menegazzo e Sarah E. Thompsona collaborazione editoriale di stampe silografiche. COSTO: 10 euro; 8 euro ridotto ORARIO: ore 10.00-19.00; lunedì chiuso TEL: 039 011 006 2713 https://www.pinacoteca-agnelli.it
La mostra presenta oltre cento opere e permette un fantasioso viaggio nei luoghi più suggestivi del Giappone, reali e immaginari, raccontando anche un mondo artistico in profonda trasformazione. Hokusai si formò nel genere Ukiyo-e, letteralmente “Dipinto di un mondo fluttuante”; Hiroshige ebbe una vasta cultura figurativa, elaborò uno stile proprio che ebbe fortuna in Europa ma fu anche un bravo incisore, sebbene sia meno noto come abile artefice dell’arte incisoria. Hosui fu invece l’artista che assistette più da vicino alle profonde modifiche che le opere dell’Occidente provocarono all’interno della tradizione giapponese durante il secolo breve. Hasui è stato un disegnatore e un pitto-
re, esponente del movimento shin-hanga e, a partire da tale data di adesione a questa corrente artistica, cominciò fra il pittore e il responsabile del movimento, una fattiva collaborazione editoriale di stampe silografiche, molte delle quali, insieme alle pitture di Hasui, divennero famose oltre Oceano e in Europa. Poco prima della sua morte l’artista fu nominato Tesoro Vivente Nazionale. Spesso le sue stampe mettono in risalto luoghi periferici in via di urbanizzazione o comunque zone lontane da quelle amate dai due grandi tradizionalisti Hokusai e Hiroshige. Hosui fu anche pittore ed acquarellista anche se in Europa è noto specialmenteper le sue silografie.
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LOMBARDIA
“ANTONIO CANOVA E THORVALDSEN: NASCITA DELLA SCULTURA MODERNA” 25 ottobre 2019- 15 marzo 2020
“ (..) Conviene studiare dì e notte su greci esemplari, investirci del loro stile, mandarselo a mente, farcene uno proprio coll’aver sempre sott’occhio la bella natura col leggervi le stesse massime (Antonio Canova) “(..) Gli sembrava anzi pericoloso ed inutile cercare nel vero le leggi e i principi dell’arte quando già si erano concretati nella statuaria greca, dalla quale conveniva derivarli“ (su Bertel Thorvaldsen di S. Reinardi) Nelle sale delle Gallerie Italia di Milano è aperta al pubblico una grande mostra in cui, per la prima volta, si confrontano due straordinari talenti della metà fra il Neoclassicismo e il Romanticismo, autentici rivoluzionari nel campo della scultura e in grado di decretarne, all’epoca, il primato assoluto sulle arti. Più anziano il Canova ebbe il merito di rivoluzionare la tecnica e la concezione stessa della scultura mentre il più giovane danese Thorvaldsen si ispirò al primo ,lo fronteggiò sullo stesso ter-
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reno della classicità, e fu capace di trasfonderla in una sua versione più austera nel mondo dell’arte del Nord. L’incontro avvenne a Roma dove trascorsero la maggior parte della loro vita e raggiunsero la celebrità grazie a una straordinaria carriera. Lo studio, e il relativo superamento, dell’antico avvenne sui grandi temi dell’immaginario collettivo occidentale: il breve percorso umano con i suoi miti, un vero Olimpo di marmo,emblema di una civiltà che guardava alle sue radici ma nello stesso tempo alla modernità. Gareggiarono sull’incanto della bellezza, sulle lusinghe e le delusioni dell’amore, sulla giovinezza, e gli ideali classici cercando la perfezione ideale. La mostra permette di vedere capolavori come Le Grazie, Amore e Psiche, Venere, Ebe, provenienti da tutto il mondo; sono oltre 150 le opere in mostra, divise in diciassette sezioni, con marmi, bozzetti, disegni, lavori celeberrimi.
E’un’occasione davvero unica sia per l’importanza e la bellezza delle opere esposte che per la grande rilevanza scientifica, imperdibile conoscenza della scultura tra Sette e Ottocento.
Gallerie d’Italia, PIAZZA SCALA, 6 CURATELA: STEFANO GRANDESSO, FERNANDO MAZZOCCA PROMOZIONE: museo di Copenaghen,museo statale Ermitage di San Pietroburgo,musei italiani, collezioni private COSTO; 10 euro, 8 euro ridotto ORARI: martedì - domenica 9,30 -19,30- giovedì prolungato alle 22,30- lunedì chiuso NUMERO VERDE: 800 167619
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VENETO
“ IL TEMPO DI GIACOMETTI. DA CHAGALL A KANDINSKY” Capolavori della Fondazione Maeght novembre 2019- 5 aprile 2020
“Per me l’arte è il giusto mezzo per cercare di sapere com’è il mondo esterno. Quello che conta è solo il soggetto, l’uomo” (A.GiacomettI) Questa esposizione nasce dal desiderio di rendere omaggio ad uno dei più importanti scultori del Novecento: una vera e propria monografica per Alberto Giacometti. L’artista lascia un segno indelebile realizzando opere oniriche ed esistenzialiste che indagano a fondo l’animo umano. La rassegna intende mettere in risalto le sue celebri sculture, esegute per lo più a Parigi, allora centro internazionale dell’arte; questo geniale artista visse più di quarant’anni nella capitale francese dove dipinse anche numerose opere pittoriche durante la sua lunga permanenza. Ai suoi lavori si aggiungono altri quadri , capolavori quasi tutti di grande formato, che arricchiscono le sale nelle quali “spaziano” le singolari sculture di Giacometti. La mostra si apre con un centinaio di opere tra sculture, tele e disegni. Si potranno ammirare le opere giovanili del Maestro svizzero, le sue successive prove surrealiste e poi le opere della maturità; Giacometti ha amato moltissimo la cultura
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artistica italiana, in particolare Giotto, scoperta presso la Cappella degli Scrovegni a Padova. L’evento veronese diventa anche l’occasione per approfondire le vicende che hanno segnato la storia dell’arte novecentesca offrendo un acuto sguardo sul tempo che ha caratterizzato la vita dello scultore a Parigi, dove egli arriva nel 1992. Dopo aver raccontato il fascino dell’intera opera di Giacometti, la mostra metterà in risalto una serie di quadri celebri di quel periodo, tra cui Braque, Chagall, Kandinsky,Derain, Monet… L’intento è unire l’attenzione filologica nella ricostruzione di decenni fondamentali della storia dell’arte, lo studio di una figura complessa come quella di Alberto Giacometti, con il profondo rapporto, artistico e umano, che si era venuto a creare fra gli artisti della irripetibile Parigi, allora splendida capitale della cultura occidentale.
Palazzo della GranGuardia – via Bra, 1 Curatela: Marco Goldin Ente promotore: Comune di Verona con la collaborazione di Linea d’ombra Tel. di Linea d’ombra: 046 63499 TEL. Comune VERONA: 045 8077714
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FRIULI VENEZIA GIULIA
Le opinioni di Graziella Valeria Rota Le TELE VIBRANTI di Daniele Bulfone LAURA PIGO vive e lavora a Grado (Go)
Laura Pigo è da sempre sensibile a tutto ciò che la creatività le permette di realizzare. Grazie all’incontro con Maestri competenti in campo artistico ha iniziato il suo percorso alternativo alla pittura. La mia ricerca mi spinge sempre a nuove sperimentazioni, con forza e passione, facendo particolarmente attenzione alle ORA BASTA
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problematiche sociali ed ambientali. . Le ali d’angelo simboleggiano moralità, purezza, protezione, religione, bellezza e forza e rappresentano, il viaggio verso l’aldilà, dunque la libertà che purtroppo spesso giunge dopo numerose violenze
LA SPOSA BAMBINA
L’ATTESA
Francesca Costa tra poesia e fotografia nel pensiero visivo
Ha partecipato alla Biennale Internazionale Donne a Trieste con l’opera “Trittico della vitalità” comprensivo delle opere poetiche tradotte in grafica. L’origine dell’universo, Abissi di cielo, Verso il cammino. VerdArte Finissage (On The Road). Sperimenta la poesia su tela e fotografia e dopo attraverso varie esperienze e porta i suoi pensieri e concetti artistici nelle mostre in varie città e biennali. Collabora con la pittrice Alessandra Gusso.
Bramo per me
Francesca Costa, nata a Codroipo (Ud), insegna in un liceo di Pordenone ed è docente presso l’Università degli Studi di Udine. La sua passione per i problemi della collettività l’ha portata a ricoprire incarichi in vari settori, anche a livello nazionale. Si è avvicinata la mondo della poesia sul finire del 2009. Molti dei suoi testi sono presenti in raccolte antologiche, anche internazionali, infatti alcune delle sue poesie sono state tradotte in spagnolo e rumeno.
Calma apparente
<La libertà è un concetto impraticabile: persino il sole, al pari di un aereo, segue la sua rotta. Nemmeno l’aria è libera, se le finestre sono chiuse, è costretta all’interno di una stanza. Il vento ha la capacità di infiltrarsi ovunque, ma ha delle regole anch’esso. Sto alla finestra e, libera, osservo l’urlo del mondo! CIT> Info: genteadriatica@libero.it
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TOSCANA
“Dalla Versiliana a Marina di Pietrasanta al Museo del Novecento a Firenze, a Pisa, a Fivizzano e a Massa: Luca Pignatelli, Modigliani e altri, Gino Severini, Burri e Morandi. Il messaggio di pace di San Francesco con una gran collettiva...”. di Lodovico Gierut
Con un’estate quasi frenetica, tanti sono stati gli eventi artistico/culturali, la Toscana tutta continua ad attirare l’attenzione dei più. Non ci sono state soltanto mostre dedicate ai vari Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti (a Vinci e altrove, ma una molto speciale è stata quella tenutasi a Cardoso di Stazzema, presso il Palazzo della Cultura, con disegni e dipinti, ma soprattutto con stampe rarissime legate ai due Geni), però l’attenzione del gran pubblico s’è catalizzata pure, in buona parte, su due Fondazioni aventi sede in Versilia. La prima è stata indubbiamente la Fondazione Versiliana che ha presentato nella villa dannunziana (il vate vi soggiornò nel 1906) in Marina di Pietrasanta, “La casa delle Muse”, opere di Luca Pignatelli, curata da Sergio Risaliti (a tal proposito, dato quest’ultimo guida il Museo del Novecento a Firenze, vi si segnalano le esposizioni “Nel Novecento. Da Modigliani a Schiele da De Chirico a Licini” e “Solo”, protagonista Gino Severini. La Fondazione, ben guidata da Alfredo Benedetti (qui, nella foto scattata da Emma Leonardi, con il saggista e storico Giordano Bruno Guerri, ovvio abitudinario del luogo), ha presentato un ricco cartellone di spettacoli teatrali come di importan-
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ti presenze al Caffè letterario (una per tutte quella Piero Angela, nel corso della “Festa del Fatto Quotidiano”), proponendo altresì – nel quarantesimo della nascita degli spazi culturali versiliani – il volume storico-contemporaneo “Dalla Versilia alla Versiliana” (Compagnia editoriale Aliberti Srls) firmato da chi in questo momento scrive e da Marilena Cheli Tomei, avente molte testimonianze e un gran numero di foto, dagli indimenticabili Romano Battaglia e Franco Martini, che in pratica sono stati quelli che hanno dato il via e fatto conoscere internazionalmente La Versiliana, a Rudolf Nureyev, Paolo Villaggio, Fernando Botero, Massimo Ranieri, Giovanni Spadolini, Maurizio Costanzo... Se alla Fondazione Villa Bertelli, a Forte dei Marmi, è ancora in essere “Burri Morandi e altri amici. La passione per l’arte di Leone Piccioni” (sino al 15 gennaio 2020, con oltre cento opere d’arte provenienti dalla collezione del noto critico d’arte purtroppo scomparso), non possiamo tacere una lode per la magnifica personale “Archetipi Spirituali” organizzata a Pisa dalla locale amministrazione comunale alla scultrice Anna Chromy, con otto grandi bronzi collocati nel centro cittadino e uno a Marina di Pisa.
Per terminare ancora due note, cioè a dire la visita (ad agosto, a Fivizzano) del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella e di quello della Repubblica Federale tedesca Frank Walter Steinmeier, che hanno lanciato un messaggio di ricordo (per le Vittime degli errori in loco durante la Seconda Guerra Mondiale) e di pace universale: alle due Autorità sono state donate due opere pittoriche di Marcello Podestà e cioè “Per non dimenticare” e “La Memoria”. Interessante e di qualità pure – a Massa, nel Palazzo Ducale – la 27.ma edizione del Premio Internazionale per il Dialogo tra i Popoli con una mostra di gruppo “L’Arte incontra la Storia. San Francesco incontra il Sultano d’Egitto e l’Islam”. Tra i tanti artisti: Gabriele Vicari, Agostino Cancogni, Vincenzo Nasuto, Roberto Braida, Giuseppe Bartolozzi e Clara Tesi, Clara Mallegni, Rosanna Costa, Paolo Grigò. *
Foto. -Giordano Bruno Guerri e Alfredo Benedetti (foto Emma Leonardi, 2019) -Libro ‘Dalla Versilia alla Versiliana’ 2019. -Massimo Ranieri, Anna Chromy, Lodovico Gierut, Massimo Mallegni (archivio Emma Leonardi) -Il pittore Marcello Podestà con le sue opere ‘Per non dimenticare’ e ‘La Memoria’, 2019 (foto Archivio Gierut)
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EMILIA ROMAGNA
“”FERNANDO BOTERO” 12 ottobre 2019-12 gennaio2020
“ Io non dipingo donne grasse. Non ci crederete ma è vero. Ciò che mi interessa sono i volumi. Quando dipingo una natura morta dipingo un volume. Sono interessato al volume, alla sensualità della forma Se io dipingo una donna, un uomo,un cane, un cavallo, ho sempre questo ideale di volume e non ho affatto l’ossessione delle donne grasse” (Fernando Botero) Nelle fastose sale di Palazzo Pallavicini si è aperta un’importante mostra dedicata al famoso pittore colombiano (Medellin 1932) Fernando Botero. Sono esposte 50 opere fra disegni a tecnica mista e acquerelli su tela, lavori realizzati con quel suo stile singolare e personalissimo per i toni caldi e avvolgenti della sua tavolozza e caratterizzato dalla esuberante abbondanza dei volumi I temi sono i più vari e spaziano dai ritratti di donne o uomini obesi, ai nudi, alle figure del circo, alle corride, alle nature morte, agli animali, a scene di genere e persino a soggetti sacri. La sua poetica, qualsiasi tema venga trattato, è sempre coerente, vale a dire che gli aspetti essenziali che lo contraddistin28
guono vengono rispettati: una accentuata dilatazione e una certa sensualità per quanto riguarda la forma e il desiderio di comunicare abbondanza, voglia di vivere e piacere. Quest’ultimo non va inteso in senso erotico ma come piacere estetico e svolge una funzione stilistica. Il disegno è fondamentale e la visionarietà esistenziale dei suoi quadri la fa da padrona. Atmosfere oniriche o fiabesche,i l sottile sottofondo ironico, i soggetti sorpresi in movimenti spesso casuali, il paradosso rappresentato con naturalezza, costituiscono gli elementi che catturano e affascinano lo spettatore. La curatrice sottolinea che il filo rosso che lega le sette sezioni espositive sia dato dall’assoluta libertà creativa e dalla eclatante monumentalità. Fernando Botero è, inoltre uno di quegli artisti senza “chiaroscuri”, nel senso che trova da un lato una critica perplessa che lo legge con una sospetta chiave di lettura più commerciale e una numerosa schiera di critici e ammiratori che lo sostiene garantendone l’autenticità del vissuto poetico.
PALAZZO PALLAVICINI- Via San Felice, 24 40122 BOLOGNA ORGANIZZAZIONE: GRUPPO PaLLAVICINI S.r.l con la collaborazione dell’Università agli studi di Bologna CURATELA: FRANCESCA BOGLIOLO ORARI: giovedì- domenica 11/20 – lunedì. martedì. mercoledì chiuso Info@palazzopallavicini.com Tel. 331 347 1504
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PAOLA BONI
“Boero”, 80x60, olio su tela, 2018
Sono nata a Colorno (Parma) dove vivo e opero. Ho conseguito la laurea in Economia e commercio e per anni ho lavorato nell’azienda di famiglia, finché non ho deciso di seguire il mio più forte desiderio: lavorare tutti i giorni con i colori. La passione per il disegno mi ha accompagnato fin da bambina, e grazie al libro di Lesley Harrison Painting animals that touch heart, mi sono innamorata della pittura a pastello. Mi appassiona rendere i dettagli in maniera meticolosa, ho scoperto nella pittura ad olio un mezzo per soddisfare le mie esigenze, anche se sono alla perenne ricerca di nuove tecniche per rendere sempre più iper-reali i miei soggetti sperimentando nuove possibilità bidimensionali e tridimensionali. Sono presente sulla scena pittorica internazionale, ho esposto in mostre personali e collettive e in rassegne nazionali e internazionali in varie città italiane e straniere tra cui: Parma, Palermo, Brescia, Viterbo, Riccione, Noto, Bologna, Longarone, Forte dei Marmi, Cannes, Montecarlo, Oviedo, Madrid, Genova, Londra. “Tex”, olio su tela, cm 60x60, 2019
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Jelly Belly”, olio su tela, cm 58x56, 2019 Maggiori eventi a cui ho partecipato: 2019, ottobre, 1° premio con “Popeye” ad Art Parma Fair 2019, marzo, ArtParma fair, Parma 2019, marzo, mostra collettiva “Califarte”, Galleria S.Andrea, Parma 2018, ottobre, Art Parma Fair, Parma – 1° Premio con “Mentos” 2018, settembre, Art Parma Fair, Parma 2018, maggio, mostra collettiva, Galleria S.Andrea, Parma 2018, maggio, Affordable Art Fair, Hong Kong 2018, marzo, Art Parma Fair, Parma 2017, novembre, FUEL Arte Contemporanea- Punta Ala, (GR) 2016, ottobre, Art Parma Fair, Parma 2014, settembre, Art & Co, Lecce 2013, giugno, Art & Co, Parma 2013, marzo, Vernice Arte, Forlì 2012, luglio, Memoli Arte, Matera 2012, giugno, Audiomedicart, Parma 2012, marzo, Artisti in mostra, Parma 2011 marzo-aprile, mostra collettiva La Reflexion del hoy, Instituto Egipcio, Madrid 2011, febbraio, Artisti in Mostra, Parma 2010, ottobre, mostra personale, Palazzo Della Rosa Prati, Parma 2009, marzo, 1a Mostra Internazionale del Pastello, Oviedo (Asturie Spagna) 2009, febbraio, 5a Mostra Mercato d’arte moderna e contemporanea, Genova in collaborazione con Galleria d’Arte Gaudi di Madrid 2009, mostra personale, The Brick Lane Gallery, Londra 2009, mostra personale, Fiera di Forte Dei Marmi 2009, mostra personale, Fiera di Longarone 2008, ottobre, mostra personale, Circolo Culturale “F. TURATI”, Casalmaggiore (Cr) 2008, partecipazione 3° Premio Internazionale Arte Laguna, Venezia 2008, ottobre, 5° Concorso internazionale di pittura con mostra collettiva, Forte dell’Annunziata, Ventimiglia 2008, 5° Concorso di pittura internazionale trofeo G.B. Moroni 2008, Bergamo 2008, settembre, mostra personale, Chiesa di S. Stefano, Colorno (Pr)
“Mentos”, acrilico e olio su tela, cm 100x60, 2018 2008, mostra personale, Fiera di Parma 2008, mostra personale, Fiera di Brescia 2007, mostra personale, Fiera di Montecarlo 2007, mostra personale, Fiera di NotoArt (Sr) 2006, mostra personale, Fiera di Riccione 2006, mostra personale, Galleria Art Business Gallery, Palermo 2006, mostra personale, Fiera di Viterbo 2006, mostra personale, Fiera di Montecarlo 2005, mostra personale, Galleria Il Giardino delle Esperidi, Bologna 2005, mostra personale, Fiera di Cannes Presente in riviste d’arte tra cui: Hyperrealism Magazine Arte, casa editrice Mondadori Catalodo dell’arte moderna, casa editrice Mondadori
“Popeye”, acrilico e olio su tela, cm 60x60, 2019
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MARCHE
VIAGGIO IMMAGINARIO SULLE TRACCE DEL POETA GIACOMO LEOPARDI: L’INFINITO
è una mostra omaggio al grande poeta marchigiano e si articola in una mostra pittorica affidata a Giovanni Schiaroli e una mostra fotografica sull’ Infinito in occasione del bicentenario della poesia, realizzata dal gruppo fotografico di Introvisione al quale aderisce un equipe del Manifesto passaggio di Frontiera, coordinati da Enzo Carli. Immaginando un percorso artistico che abbia anche una valenza prettamente culturale per la valorizzazione del territorio Introvisione ha pensato di promuovere, in occasione della ricorrenza del duecentesimo anno dalla stesure della lirica l’Infinito, il celebre poeta marchigiano che volgendo lo sguardo da uno dei colli che caratterizzano il paesaggio di Recanati si trova a dover rappresentare ciò che vede dietro la siepe o perlomeno ciò che dovrebbe vedere: l’infinito, ma tagliato e ostacolato dal tangibile della natura “ Sempre caro mi fu quest’ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.” ( GIACOMO LEOPARDI, L’infinito , 28 Maggio 1819 ( Canti , XII). ) Per la sua composizione, Leopardi prende spunto dal paesaggio contemplato da uno dei tenti colli solitari che caratterizzano la campagna marchigiana, per raccontare un’avventura dell’anima, un viaggio fantastico nell’immensità, nell’interiorità del proprio io. Sulla cima di una collinetta vicino a Recanati, il poeta sta seduto di fronte a una siepe, che impedisce al suo sguardo di vedere l’orizzonte. Ma proprio questo ostacolo alla vista fa scattare in lui l’immaginazione che lo trasporta in spazi sconfinati e immensi. Leopardi si trova, così,ad affronate un percorso introspettivo che lo porta a rappresentare ciò che il suo occhio non può raggiungere “ Ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumanisilenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo, ove per poco il cor non si spaura....... e mi sovvien l’eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei.” (GIACOMO LEOPARDI, L’infinito , 28 Maggio 1819 ( Canti , XII). ) Questo stesso valore introspettivo viene promosso dall’associazione culturale Movimento artistico Introvisione attraverso i suoi lavori, i suoi progetti il suo manifesto
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per cui, in occasione della ricorrenza della stesura della poesia, Introvisione ha voluto dedicare questo eccellente lavoro di ricerca e di approccio al tema già affrontato da Leopardi ma rielaborato ed analizzato dalla personalità e capacità artistica dei nostri fotografi: Enzo Carli, Sofio Valenti, Walter Ferro,Massimo Renzi, Marco Melchiorri, Loriano Brunetti, Giorgio Bianchi, Delia Biele e dal pittore Giovanni Schiaroli che propone alcuni pezzi di un suo precedente lavoro “Il viaggio immaginario:sulle tracce del poeta Giacomo Leopardi” esposto nei primi anni del 2000 a Parigi nei locali di Place d’Italy con la collaborazione della rivista Focus e a Roma villa Torlonia.La mostra si inaugura il prossimo 2 agosto a Jesi nella prestigiosa sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi alle ore 18.00 con la partecipazione di Alfio Bassotti presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, Monia Frulla presidente dell’Associazione culturale “Movimento artistico Introvisione” e con la presentazione del prof. Enzo Carli. La mostra rimarrà aperta tutti i giorni dal 2 al 31 agosto, ad ingresso libero, con i seguenti orari; 9.30-13.00 e 15.30 – 19.30 organizzazione di Introvisione
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UMBRIA
E’ un evento di eccezionale risonanza in quanto focalizza l’attenzione su un”excursus” famoso nella prima metà del Settecento, ossia quando esisteva un rapporto arcadico tra l’uomo e la natura e la gioventù benestante europea intraprendeva ambiti viaggi di studio e formazione alla volta di Roma e dei più celebri paesaggi italiani. Alessio De Marchis, napoletano d’origine, era un apprezzato paesaggista che aveva trovato notorietà e successo a Perugia dove rimase fino alla fine della sua vita. Durante il suo lungo e accidentato percorso risiedette in varie parti , tra le quali Urbino e Roma, ma è in questa città, Perugia(1739 -1752), che lasciò numerosissime opere. In mostra sono presentatI 35 lavori del Maestro e una decina di quelli dei pittori di cui ha subito l’influenza: i capolavori di Gaspard
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Dughet, Philippe Ross, Jean Franz, Paolo Anesi, Bartolomeo Torreggiani, Andrea Locatelli…. Questo eccentrico e stravagante artista seppe volgere il panismo seicentesco, cioè quel sentimento puro, quasi fusionale con la natura in un sentimento di partecipata e misurata partecipazione interiore. De Marchis si rivelò pittore protoromantico con le sue inquietudini, le sue vaghezze; i suoi scenari ben si prestavano a far da sfondo a rovine e a grandi monumenti, in visioni cupe dove la luce viva veniva assorbita dalle sue pastose e morbide pennellate. Si ispirò a Salvator Rosa reinterpretandolo in chiave personale; anche gli altri artisti,presenti nella rassegna, risentono dell’influsso del barocco del grande maestro partenopeo, Salvator Rosa. La mostra espone i capolavori del paesaggismo dell’epoca.
UMBRIA - PERUGI A ARCADIA GRAND TOUR “I paesaggi di Alessio De Marchis” Nella collezione Aldo Poggi Complesso Monumentale d San Pietro GALLLERIA TESORI D’ARTE 29 SETTEMBRE 2019 – 6 GENNAIO 2020 Promosso dalla Fondaz.Agraria in via II Giugno In collaboraz. dell’ Università agli studi di Perugia Orari: marted+-domenica ore15-19; lunedì chiuso Tel. 036 07533751111
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LAZIO
“BACON-FREUD, LA SCUOLA DI LONDRA” ROMA-CHIOSTRO DEL BRAMANTE 26 settembre 2019-23 febbraio 2020
“ L’URLO MI VIENE BENE MA HO MOLTI PROBLEMI CON IL SORRISO” FRANCIS BACON “Quello che voglio è distorcere le cose ben oltre le apparenze ma nelle distorsioni restituirla come documento autobiografico presente nei quadri. Nonché testimoni entrambi di un realismo che arriva a superare se stesso in una (sia pur diversa) deflagrazione” (F. Bacon) “ La mia idea di ritratto scaturisce dall’insoddisfazione per i ritratti che assomigliano alla persona. I miei ritratti devono essere ritratti di persone, non simili alle persone Non creare qualcosa che somiglia alla persona ma incarnarla (..) Per quanto mi riguarda il materiale pittorico è la persona. Voglio che il dipinto sia fatto di carne” (L. Freud) E’ una mostra importante che vede riuniti per la prima volta in Italia due titani della fIgura del secondo Novecento, esponenti di spicco del realismo espressionista ai quali vengono accostati altri quattro artisti meno noti in Italia ma che fecero “gruppo”. A Londra dove alcuni di loro trovarono rifugio da guerre e persecuzioni, Michael Andrews, Leon Kossof, Frank Auerbach, Paula Rego, si unirono con Bacon e Freud lavorando insieme, traendo-
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ne reciproco profitto e segnando un’epoca. Negli anni cinquanta, periodo difficile per l’arte figurativa, essi vollero continuare con la figurazione sperimentando un modo nuovo, diverso, di figurare. Il filo rosso dell’esposizione è nell’inquietudine costante che percorre le opere e i loro autori. Gli artisti si propongono di fissare sulla tela le fragilità di un’epoca e la realtà. Bacon dipinge basandosi sulle foto, su ritagli di giornale, e sperimenta la destrutturazione dei corpi, mette in primo piano il tormento, l’energia, gli eccessi, sempre con crudezza. Freud dipinge invece, come gli altri artisti del gruppo, con il modello, spesso si tratta di amici,conoscenti che lui ritrae con pennellate energiche, scandagliandone il corpo senza filtri e mettendo a nudo ogni dettaglio: crea così quadri inquietanti. Tanti sono i temi trattati dal gruppo: gli anni di guerra e del dopoguerra, storie di immigrazione, miseria e, nello stesso tempo,desideri di cambiamento, di introspezione, ruolo delle donne, e dibattiti culturali. Paula Rego è una donna forte, un’artista che dà la sua interpretazione diversa della realtà.
Tra questi pittori non esistevano stilemi condivisi, li univa piuttosto una visione comune rispetto alla volontĂ di partecipare attivamente al contesto sociale, ossia al dopoguerra di Londra con un orizzonte artistico comune e anticonformista. Londra, evocata anche nel titolo, rappresentava il luogo simbolo dove vivere, lavorare, emigrare.. La rassegna consta di 46 opere ( dal 1945 al 2004) di cui una decina a testa per i due celebri pittori, comprendenti dipinti, disegni e incisioni dei principali esponenti della Scuola di Londra; la mostra prende avvio con opere degli anni quaranta e cinquanta e presenta, durante il percorso, autentici capolavori poco conosciuti dal pubblico italiano.
ROMA Opere della Tate di Londra Curatela: Elena Crippa Costo: 17 euro, 12 euro ridotto Orari: lunedĂŹ-venerdĂŹ 10/20 â&#x20AC;&#x201C; sabato e domenica 10/21
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Jin Yu
“ATTRAVERSO IL MIO PENNELLO, POSSO SENTIRE LE PIÙ BELLE QUALITÀ DELLA NATURA UMANA.” Jin Yu è nato nel 1979 ed è cresciuto nella città di Hegang, una città a livello di prefettura nella provincia di Heilongjiang, Repubblica popolare cinese. Jin Yu - il suo cognome significa oro e Jin significa bello e prezioso in cinese, e con tali caratteristiche ci ha rivelato la gioia della sua neonata figlia come uno dei suoi migliori capolavori. Nel 2004, si è laureato presso l’Università di Shenzhen e poco dopo è diventato insegnante d’arte. Lavorare come insegnante non ha soddisfatto i suoi bisogni e nel 2009, si è dimesso. Un’azione che è diventata la svolta della sua carriera artistica. Jin Yu vive attualmente a Pechino ed è membro ufficiale del comitato di pittura a olio di Beijing Painting and Calligraphy Art Institute. È anche membro dell’associazione degli artisti di Shenzhen. Il suo lavoro è stato sulle notizie d’arte cinesi, sul giovane artista cinese e sui media online cinesi. Ha anche esposto in gallerie, accademie d’arte, convegni d’arte e musei in Cina. Recentemente (a partire dal 2019), ha deciso di intensificare il suo gioco esponendo all’estero e questo lo ha portato a vincere il primo posto al Premio Internazionale d’Arte 2019 a Torino, in Italia. Questo è il suo secondo premio alla sua carriera artistica. L’opera di Jin Yu esprime gesti dettagliati che riflettono le diverse emozioni attraverso il suo uso dello sfumato, creando sottili sfumature - la perfetta metafora - raffigurante le specificità di un’immagine con un’elaborazione così necessaria che permea i suoi dipinti.
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Così, creando il suo stile personale e raffinato. La sua arte ci offre una misteriosa generosità a cui è difficile resistere. Una versione estesa di una realtà minuto che contiene un grado di freschezza e purezza che puoi respirare nel momento. Un istante di esistenza incorporato nei tuoi pori mentre stai semplicemente lì ad ammirare tale unicità ... Jin Yu, come suggerisce il suo nome, si assicura di offrirci tali caratteristiche nella sua arte.
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EUGENIO CARMI
Eugenio Carmi (Genova, 17 febbraio 1920 – Lugano, 16 febbraio 2016) è stato un pittore italiano. Esponente dell’astrattismo italiano, nel 1966 ha esposto alla Biennale di Venezia. Eugenio Carmi, esule in Svizzera a causa delle persecuzioni razziali, completa gli studi a Zurigo. Si diploma al liceo classico parificato italiano a Zugo e poi si laurea in chimica al Politecnico di Zurigo. Tornato in Italia dopo la fine della Guerra riprende gli studi artistici (iniziati durante l’adolescenza) a Genova sotto la guida dello scultore Guido Galletti (1946) e a Torino come allievo di Felice Casorati.
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Segue la lezione casoratiana fino all’inizio degli anni ‘50, quando la sua pittura passa dal figurativo all’informale. Nel 1952 sposa Kiky Vices Vinci, giovane artista che conosce a Genova nel 1945 e con la quale, fin dall’inizio aveva condiviso le stesse passioni non solo per l’arte ma anche per la letteratura, il cinema, il teatro. Sono di questo periodo piccole tele e carte che raffigurano scorci di Genova colpita dalla guerra, realizzate sia da Eugenio che da Kiky. Kiky Vices Vinci in seguito continuerà il suo percorso artistico creando quadri tridimensionali in cartone rigorosamente bianco, gioielli e sculture, preferendo però rimanere nell’ombra e fare pochissime mostre.
ELISA FUKSA - ANSELME
Elisa Fuksa-Anselme è nata a Parigi nel 1951. Vive e lavora a La Fontanette, in Savoia. Associate, Doctor in Plastic Arts, trasmette la sua passione insegnando fotografia fino al
2011 come Docente presso l’Università di Belle Arti, Paris I, Panthéon-Sorbonne. Oggi si dedica interamente alla sua pratica artistica, dove unisce i suoi interessi in fotografia e pittura.
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LUIGI SPAZZAPAN
Così pensò per un attimo, poi si accorse che la natura, come una pianta rampicante ricresceva sulle strutture architettate, e che lo spirito trovava comunque spazi di sorpresa e d’avventura.Ma tant’è. Gli bastava sapere che l’altro gli apparteneva intimamente, era lui stesso nell’altra vita.Il pittore era sicuro, adesso, che i frammenti che continuava a si sarebbero depositati sulla falsariga di un mosaico già disposto, perché l’altra
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vita di cui aveva memoria glielo assicurava. Quando anche fosse stato un inganno, una illusione, funzionava, poteva crederlo senza vergognarsene, non foss’altro perché lo stesso alibi aveva funzionato in grande: ci si era costruito addosso, addirittura, la storia dell’occidente, divisa in due tranches, l’antico e il moderno, in mezzo un gran valico o snodo o trauma. Una storia possibile, non l’unica, naturalmente.
DOMENICO LASALA
Per Domenico Lasala la rilettura degli antichi classici e lo studio degli ulteriori passaggi artistici avvengono alla luce degli sviluppi internazionali contemporanei. Ne deriva un’interpretazione personale in cui le ambientazioni all’aperto e gli interni colpiscono per la loro essenzialità: i paesaggi rammentano vagamente il rigore dell’ultimo Carrà e le architetture urbane fanno pensare alle solide costruzioni
sironiane, ma il tutto si presenta come un fondale cristallizzato in una struttura arcaica da cui, da un momento all’altro, si possono dischiudere delle quinte teatrali. I personaggi, enigmatici alla stregua di quelli di Piero della Francesca e torniti secondo l’insegnamento masaccesco, si inseriscono in una ritmica di incastri senza tradire emozioni, offrendosi come figure topiche, spesso sotto le sembianze di musici e cantori.
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NINO AIMONE
È nei disegni che si rende specialmente evidente una delle qualità più tipiche del l’invenzione di Nino, l’ironia. Che consiste nella capacità di “ interrogare “ e quindi smontare e rimontare a prova i meccanismi della realtà (segnalo, ad esempio, i disegni di animali morti e vivi che attraversano tutta la produzione) e della realtà in immagine ( segnalo l’uso anomalo del modello cubista), spe-
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cialmente quando si applica al tema del teschio, o quando illustra storie di aggregazione e disgregazione ( allora mi sovviene lo scrittore Calvino, che dedicò a Nino una bella pagina, più di qualsiasi pittore), i meccanismi dell ‘immagine colta nella sua concretezza di struttura, non raramente rimescolando i diversi piani della realtà: la realtà fenomenica, la realtà concettuale, la realtà del linguaggio.
GEHARD DEMETZ
Gehard Demetz (Bolzano, 1972) utilizza come materiale esclusivo della sua scultura il legno, a cui ha saputo dare nel corso degli anni una devianza contemporanea, uno scarto dalla regola e dalla funzionalità artigianale. Dando l’impressione, oltre che di scolpire, anche di comporre le opere attraverso assemblaggi di blocchetti di legno, Demetz introduce nelle sue sculture effetti di sfasamenti cromatici, distorsioni, allungamenti, anamorfosi, accorciamenti dimensionali, favoriti dall’uso di iconografie religiose, infantili, architettoniche, archetipiche, che con-
servano senso della memoria e della storia per dargli una nuova veste in chiave profondamente psicologica. La sua mostra “Introjection” si ispira quasi esclusivamente a tematiche legate a iconografie sacre sia livello liturgico (tabernacoli) che architettonico (chiese) o devozionale (Maria Vergine e Sacro cuore), a cui fanno da contrappunto immagini profane e dissacratorie (Hitler e Mao) e laiche (fienili della Val Gardena), in cui a predominare è la dissonanza, la dissolvenza, la metamorfosi tra condizione infantile e adulta, tra predestinazione e maledizione.
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GIOVANNI CARPIGNANO
Diplomato al Liceo Artistico di Taranto, ha completato gli studi all’Accademia di Belle Arti di Bari.La sua ricerca muove tra identità storica e archeologia dell’anima, dai RitrovaMenti alla RiCreazione attraverso genetica, corpo, memoria e spirito. Nel 1987 viene segnalato al “Premio Italia per le Arti Visive” a Firenze da “Eco d’Arte Moderna”, con mostra premio presso la galleria “Il Candelaio” del capoluogo toscano. Nel 2011 è stato invitato a partecipare alla 54a
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Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, Padiglione Italia Regione Puglia – Lecce, a cura di Vittorio Sgarbi. Dal dicembre 2012 con l’opera “Guerriero o Contadino” (2007) viene invitato da Massimo Guastella ad aderire al progetto “Simposio della scultura”, raccolta permanente del Museo Mediterraneo dell’Arte Presente (MAP) allestito da CRACC, spin-off dell’Università del Salento, nell’ex chiesa di San Michele Arcangelo a Brindisi.
Casa Rossa
La casa, di colore rosso pompeiano, situata in Via Giuseppe Orlandi, si raggiunge a piedi muovendo verso il centro storico. È una delle costruzioni più singolari dell’Isola di Capri, costruita tra il 1876 e il 1899 accanto a un’antica torre quattrocentesca, eretta dall’eccentrico colonnello John Clay MacKowen, ricco cittadino di New Orleans. Ben presto fu arricchita dallo stesso colonnello con reperti archeologici trovati nelle varie località dell’Isola.Nel 1901 il colonnello americano fece ritorno in Louisiana dove fu ucciso, in uno scontro a fuoco. La casa passò, quindi, agli eredi e poi ad altri proprietari finché nel 1990, la Soprintendenza per i Beni architettonici e il Paesaggio di Napoli ha acquisito l’edificio e, dopo un attento restauro, lo ha destinato a spazio espositivo, concedendone l’uso al Comune di Anacapri. Nel quadro degli obiettivi turistico-culturali, l’Amministrazione Comunale di Anacapri, dal 2003, allestisce, presso nelle sale della Casa Rossa, la mostra “L’Isola dipinta: viaggio pittorico a Capri ed Anacapri tra Ottocento e Novecento”. La mostra prende vita da un nucleo di opere provenienti dalla nota collezione, in parte già esposta nel 2002 a Capri, presso il Grand Hotel Quisisana, che i fratelli Raskovìch, spinti dall’amore dell’Isola, raccolsero negli anni, e che nel 2003 il Comune di Anacapri ha voluto acquistare, aggiudicandosi un patrimonio pittorico di valore culturale straordinario. Si tratta di olii ed acquerelli di grande interesse, in quanto, come in un viaggio, mostrano non solo i luoghi più noti dell’Isola, ma anche angoli inusuali architetture e momenti della vita locale e tradizioni ormai disperse. Dal capo di Mulo alla Piccola Marina, ai Bagni di Tiberio, da Marina Grande alla Piazzetta, dalla chiesa della Croce
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a quella di Santa Sofia, e poi la Porta della Differenza, i sentieri di Anacapri, le case in località Tiberio, la strada per Villa Jovis e ancora via Sopramonte e via Camerelle. Un vero e proprio percorso culturale raccontato da trentuno tele di maestri della pittura italiani e stranieri come Barrett, de Montalant, Carabain, Giordano, Federico, Casciaro, Brancaccio, Ferrarini, Hay, Vertunni, Carelli, Sain, Payton Reid, Lovatti, Coleman ed altri, che rappresentano un momento di unità tra natura e storia dell’Isola. Dal 2008 sono qui ospitate le tre statue romane della Grotta Azzurra, ritrovate nel 1964 e nel 1974. Nonostante siano fortemente alterate dalla permanenza sul fondo del mare e dall’azione dei litodomi che hanno cancellato i particolari dei volti e dei corpi, conservano l’originaria vivacità di movimenti che il riflesso dell’acqua, dalla quale emergevano dalle ginocchia in su, moltiplicava con il movimento della superficie. Il grande ninfeo di età imperiale della grotta, realizzato senza regolarizzare le pareti e arricchito dalle statue di personaggi fantastici, fu forse la massima espressione di ciò che significò Capri per Tiberio: l’otium, l’unica forma di esistenza, immersione nella cultura, e nella vita greca che l’isola conservava intatta, e che egli prediligeva in ricordo del giovanile soggiorno a Rodi. Per informazioni e prenotazioni: Coopculture dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 17.00 il sabato dalle 9.00 alle 14.00 848 800 288 +39 06 399 67 050 da cellulari e dall’estero
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Andy Warhol A Napoli dal 26 settembre 2019 al 23 febbraio 2020 di Vittoria Samaria
In mostra a Napoli alla Basilica di Pietrasanta dal 26 settembre 2019 al 23 febbraio 2020 uno dei maggiori esponenti del movimento della Pop Art, Andy Warhol. Oltre 200 opere dell’eclettico uomo d’arte americano, tra i più influenti artisti del XX secolo, saranno in esposizione nel Polo culturale in pieno centro storico: Immortali icone, polaroid e acetati, disegni e ritratti di personaggi famosi del mondo della musica, del cinema e della moda. In sette sezioni ben distinte la Mostra racconta quel mondo che ha segnato l’ascesa di Warhol come l’artista pop che ha stravolto completamente qualunque definizione estetica precedente, attraverso miti dello Star System e del merchandising come le intramontabili Campbell’s Soup, il ritratto di Marilyn Monroe derivato da un fotogramma di Gene Korman, le celebri serigrafie di Mao del 1972 e il famosissimo Flowers del 1964. Un’intera sezione è stata dedicata all’Italia con focus su Napoli, città che Warhol amava molto e che visitò ripetute volte a partire dal 1975, anno in cui fu invitato per la prima volta dal famoso gallerista Lucio Amelio, uno dei protagonisti del mercato dell’arte contemporanea internazionale, che aveva aperto nel 1965 la Modern Art Agency. L’artista rimase molto colpito dalla chiassosa città, “la città bazar”, che gli ricordava la sua New York e, tra la galleria di Amelio a piazza Dei Martiri ed un ristorante di piazza Dante, vi girò persino un video, “Andy Warhol eats”, che mostrava come si trovasse a proprio agio tra i vicoli della città, passeggiando spesso inosservato, tra la gente. Alla città di Napoli egli dedicò altresì il ciclo “Vesuvius“ nel 1985, in cui è riportata l’eruzione del vulcano, definita dallo stesso Andy come “un avvenimento sconvolgente, straordinario ed un grande pezzo di scultura”, in esposizione a Pietrasanta insieme al ritratto di Joseph Beuys, celebre pittore tedesco, realizzato nel 1980 in occasione della mostra tenutasi presso la Galleria Amelio. Accanto a opere che raccontano la scena americana del ‘900, nelle sale della Pietrasanta in mostra anche i suoi ritratti di grandi personaggi, figure storiche che il suo genio e la sua arte hanno trasformato in leggende contemporanee: i volti di Man Ray, Keith Haring, Edvard Munch, Lenin e un rarissimo ritratto della Monna Lisa realizzato con inchiostro serigrafico su pergamena nel 1978. Ad arricchire l’esposizione una sezione di disegni che accoglie alcuni rari esempi degli anni ‘50 derivanti dalla
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fase pre-pop di Andy Warhol come raffigurazioni di anelli, orecchini e gemme provenienti dal suo primo lavoro di illustratore, poco conosciuta dal grande pubblico. Ampio spazio anche al mondo della musica e del cinema: insieme ad alcune delle più memorabili cover progettate e realizzate come The Velvet Undreground & Nico, sono esposti i ritratti di Liz Taylor, Mick Jagger, Miguel Bosè, Billy Squier, Grace Jones, Ron Wood, Stevie Wonder, Arnold Schwarznegger, Silvester Stallone e Alba Clemente. Direttamente dal mondo della moda invece i ritratti di Gianni Versace, Valentino, Jean Paul Gaultier e ultimi ma non meno importanti i celebri Self Portrait dalla parrucca color argento. La mostra Andy Warhol è prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisia con Eugenio Falcioni in collaborazione con l’Associazione Pietrasanta Polo Culturale Onlus e Art Motors, è curata da Matteo Bellenghi e sostiene un’importante iniziativa insieme all’organizzazione Susan G. Komen Italia, Charity Partner. Gli introiti, infatti, saranno devoluti a favore della prevenzione per i tumori femminili, offrendo esami e visite gratuite ed eventi educativi e di sensibilizzazione. •Dove: Basilica della Pietrasanta – piazzetta Pietrasanta, 17-18, 80138 Napoli NA •Quando: dal 26 settembre 2019 al 23 febbraio 2020 •Biglietti: a partire da 15,50 € •Contatti: tel 081 186 59 41 mail info@polopietrasanta.it
RALUCA MISCA
Raluca Misca è nata il 9 dicembre 1980 a Cluj-Napoca, città situata nel cuore della Transilvania, una regione con una ricca vita politica e culturale fin dall’antichità. Dopo essersi diplomata al Liceo Artistico “R. Ladea”, nell’autunno del 1999, si iscrive all’università di Arti Visive e Design “Ion Andreescu” di Cluj, dove studia pittura per sei anni; questo periodo della sua vita ha avuto un ruolo decisivo
nella sua formazione di artista. Nei due anni successivi alla laurea universitaria, ha insegnato pittura e disegno in una scuola di Cluj, che è stata una buona occasione per far conoscere la spontaneità delle creazioni dei bambini e del loro universo magico. Recentemente si è trasferita a Roma e poi a Napoli, dove ora vive e lavora.
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DISCEPOLO GIRARDI
Nato ad Avellino nel 1963, La sua formazione artistica ha i suoi albori presso la scuola d’arte del padre Vinicio, rinomato pittore della scuola napoletana del novecento. Si è laureato in architettura a Napoli e qui ha cominciato e continua la sua ricerca nel campo delle arti figurative senza disdegnare a periodi la scultura e le arti applicate. Ha partecipato a centinaia di concorsi di pittura in Italia ed all’estero riscuotendo successi , elogi dalla critica nazionale ed oltre 50 primi premi. Sue personali si sono tenute in
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enti pubblici e privati di diverse città italiane ed europee: Napoli,Torino,Salerno, Roma, Foggia, Benevento, Ischia, Nizza, Lione, Parigi ecc. Tuttora la sua presenza è permanente in diverse gallerie pubbliche e private, particolarmente la galleria ARIELE torino. Si sono interessati alla sua pittura critici ed esponenti del mondo culturale tra cui: G. Grassi, A. Calabrese,Sgarbi , R. Zani, E.Treccani , G.A. Leone. , M .Vitiello, F.De Santis etc. riviste specializzate del settore.
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La Napoli Borbonica in mostra a Capodimonte
Una grande mostra dal titolo “Napoli Napoli… di lava, porcellana e musica” a Capodimonte con oltre 1000 oggetti nelle 18 stanze dell’Appartamento Reale tra porcellane di Capodimonte, costumi del San Carlo, strumenti del Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli e tanto altro Dal 21 settembre 2019 al 21 giugno 2020 nel Museo e Real Bosco di Capodimonte, si terrà una bella mostra dal titolo Napoli Napoli… di lava, porcellana e musica, a cura di Sylvain Bellenger, che ci racconterà la storia di Napoli capitale del Regno dal 700 all’800. Una mostra realizzata dal Museo di Capodimonte con il Teatro San Carlo di Napoli che nelle 18 sale dell’Appartamento Reale ci mostrerà le bellezze quotidiane dell’epoca, tra i costumi del San Carlo e le porcellane di Capodimonte, con la musica vero filo conduttore della mostra. Infatti con speciali cuffie che si attivano passando di sala in sala potremo ascoltare le splendide opere di grandi autori napoletani da Giovanni Pergolesi a Domenico Cimarosa, da Giovanni Pacini a Giovanni Paisiello, da Leonardo Leo a Niccolò Jommelli. Una scenografia spettacolare e coinvolgente, ideata dall’artista Hubert le Gall, farà da cornice alla grande storia di un’epoca attraverso l’esposizione di oltre 1000 oggetti, tra cui 600 porcellane delle Reali Fabbriche di Capodimonte
e di Napoli e più di 100 costumi del Teatro di San Carlo alcuni molto rari. Non mancheranno poi gli strumenti musicali del Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli, dipinti, oggetti d’arte e di arredo e, infine, particolari animali tassidermizzati oggi conservati al Museo Zoologico dell’Università di Napoli. Un allestimento scenografico e bellissimo che racconterà, come una favola, con il susseguirsi di scene della vita quotidiana, la grande storia di Napoli capitale del Regno nel corso del Settecento e oltre, dagli anni di Carlo di Borbone a quelli di Ferdinando II, Orari: Aperta tutti i giorni, tranne il mercoledì, dalle 8.30 alle 19.30 – La biglietteria chiude alle 18.30 Biglietti: – € 14 intero / – € 10 convenzionati San Carlo* e titolari Carta Freccia / – € 8 ridotto per visitatori di età compresa tra 18 e 24 anni / – € 6 nelle domeniche e nelle altre giornate ad ingresso gratuito /Gratuito per i minori di anni 18 e per i titolari di Artecard
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Bertozzi & Casoni. Terra! al MARCA di Catanzaro
Al MARCA (Museo delle Arti di Catanzaro) è in corso la mostra Bertozzi & Casoni. Terra!, visitabile fino al 20 novembre 2019. Sono 30 le opere dei due artisti apprezzati nel campo della scultura ceramica contemporanea. La personale, prima in Calabria, è stata organizzata dalla fondazione Rocco Guglielmo e dall’Amministrazione Provinciale di Catanzaro. Ha curato la mostra Michele Buonuomo prendendo in esame uno dei tanti argomenti prediletti da i due scultori: il cibo. Rifiuti, lattine, pattumiere, rimasugli e banchetti, ma anche fiori, animali ed elementi di vita quotidiana da utilizzare per curiose nature morte create in ceramica policroma dopo aver scomposto e assemblato gli elementi sopra citati. La mostra ben si collega alla Calabria per la presenza di una tradizione di arte ceramica nei
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luoghi risalenti alla Antica Magna Grecia. È una ceramica variopinta creata da residui, scarti e avanzi in relazione alla società consumistica, quindi un tipo di produzione che spesso supera la realtà. Bertozzi e Casoni danno una nuova vita a questi resti. Iconograficamente preferiscono i temi della vanitas e memento mori. I rifiuti della società odierna sono analizzati da Bertozzi e Casoni tra surrealismo compositivo e iper-realismo formale. Il 16 dicembre del 2017 si è inaugurato il museo permanente Bertozzi e Casonipresso la Cavallerizza Ducale di Sassuolo. Lo spazio espositivo accoglie le opere più significative della loro produzione artistica. Alessandra Primicerio (critico d’arte)
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CALABRIA
GIOIELLI COME OPERE D’ARTE. LE MINIPITTURE DI ADELE LO FEUDO: QUANDO L’ARTE DIVENTA INDOSSABILE
Intervista ad Adele Lo Feudo a cura del critico d’arte Alessandra Primicerio Foto Ezio Pappalardo
D. Quando hai iniziato a creare le mini pitture gioiello ? R. Ho iniziato a creare le Mini pitture Gioiello quasi quattro anni fa per gioco, dopo avere realizzato i Maccaturi, con residui di seta e di altri materiali, creando e sperimentando. Il primo “Jean “( dedicato all’ attrice Jean Harlow ) mini gioiello mi piacque cosi tanto da lasciarmi interdetta ma ancora non sapevo cosa poi ne sarebbe seguito. D. Quale concetto, pensiero sta dietro a questi gioielli miniature? R. C’ è in me il desiderio di elevare la pittura ad elemento focalizzatore dell’ attenzione nel campo del gioiello femminile mescolando pittura (che resta al centro del tutto) ed arti minori femminili (uncinetto, cucito, ricamo..). Un omaggio alla donna ed al suo mondo. Un omaggio alle donne che ho maggiormente stimato. D. Dove trovi l’ispirazione? R. Ogni volta che mi colpisce un personaggio femminile che reputo di grande cultura e valore e la cui memoria mi pare si stia perdendo allora io intervengo creando una Mini Pittura Gioiello ad hoc. D. Vuoi parlarci della tua ultima collezione di mini pitture? Hai un pezzo preferito? R. Ho realizzato molte serie di Mini pitture: Madonne, Poetesse, Regine, ballerine, stiliste, attrici, brigantesse, statiste, cantanti, guerriere, suffragette, umbre, napoletane e calabresi. Proprio tra le calabresi ho a cuore quella su Mia Martini. Una voce del sud, una grande interprete, una donna con sogni e valori a cui la vita ha fatto tante ingiustizie . Glielo dovevo!!! D. Quale donna immagini che possa indossare i tuoi
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gioielli che sono piccole opere d’arte? R. Le mie opere sono per tutte le donne che hanno cuore, gusto, eleganza, che vogliano sognare, che amano l’ arte e vogliono un oggetto irripetibile ed esclusivo. Donne che vogliano distinguersi. D. Che cosa stai traendo da questa esperienza delle mini pitture? R. Spesso mi sono chiesta se il valore di un’ opera sia dato dalle dimensioni. Io ho voluto cercare di dimostrare che anche in un lavoro molto piccolo ci possono essere grandi doti di maestria e che un oggetto piccino può essere anche più prezioso di uno gigantesco in quanto ci vogliono capacità tecniche varie, impegno, costanza e tanta pazienza per restare chini fino anche a 70 ore per opera. Non è detto poi che non si possa “dare anima e forza “ anche ad opere mini. D. Quali materiali utilizzi e come li scegli? R. I materiali variano a seconda della donna che mi interessa dipingere. In primis mi studio la sua vita, il periodo in cui visse, come vestiva, gli interessi, il percorso fatto, le sue frasi per coglierne a pieno la sua essenza. Da qui mi si accende “la luce” sul come realizzarla e parto alla ricerca di materiali idonei a rappresentarla. A volte in giro per negozi, mercati o luoghi diversi compro spille, merletti, cose varie che mi colpiscono e sento di dovere conservare anche se ancora non ne conosco l’ uso che ne farò. Metto tutto da parte.. Al momento giusto ogni cosa andrà all’ esatta mini pittura. A volte succedono strani accostamenti e quasi mi pare che siano le stesse donne che io dipingo che mi chiedano di farle rivivere. In fondo l’ artista è solo un tramite. Ho poi due valide amiche professionali Manuela Partenzi per la scelta dei tessuti più ardui e Patrizia Ragnacci che mi realizza ad hoc mini ciondoli da inserire a supporto delle mie creazioni.
D. Quali sono i momenti più difficili del tuo lavoro e quali quelli che ti fanno sentire al top? R. A volte ci sono dei personaggi femminili che sono troppo difficili da inquadrare e per ottenere un risultato fine ed armonioso, esteticamente parlando, tocca spremersi le meningi e non demordere. Ogni lavoro nuovo è sempre una nuova sfida. È bello però poi vedere realizzata l’ opera. Dà grande gioia non solo agli occhi ma soprattutto al cuore in quanto pare di rivedere veramente la magia, il magnetismo che quella determinata donna emanava.
esigenze di omologarmi agli altri o per essere al passo con i tempi. Io credo nell’ unicità di ognuno di noi. Non mancano mai i foulards da sempre. Ne ho tantissimi.
D. Nelle tue mini pitture hai dipinto la serie delle regine, delle attrici, delle suffragette, eccetera ma qual è la collezione di mini pitture a cui sei più legata? R. Credo che la serie che ho più a cuore sia quella sulle calabresi, un poco per ovvie ragioni ed un poco perché in Calabria le donne hanno sempre subito forti discriminazioni e quindi mi pare che proprio qui a maggior ragione debba insistere la mia produzione. Sono poche le donne del luogo ad essersi distinte, ad esempio Aurora Sanseverino che ho appunto realizzato sotto forma di mini pittura.
D .Cos’è per te la moda? Cosa non manca mai nella tua valigia? R. Io amo la moda, tuttavia di rado l’ ho seguita. Preferisco seguire “la mia moda”. Ho sempre comprato più cose che mi colpivano per particolarità e sintonia con il mio essere ed il mio gusto che per esigenze di omologarmi agli altri o per essere al passo con i tempi. Io credo nell’ unicità di ognuno di noi. Non mancano mai i foulards da sempre. Ne ho tantissimi.
D. Ci sveli la tua prossima creazione? R. Sto lavorando alle donne che hanno lasciato un segno nel territorio di Varese e dintorni. In particolare le donne della famiglia Ponti. Il marchese Andrea Ponti era un industriale tessile ed anche benefattore, aveva dedicato a sua moglie Virginia il nome del piccolo isolino presente nel lago di Varese dove avevano una villa ,oggi sede di un bellissimo museo paleontologico, in cui trascorrevano le vacanze estive quando non risiedevano a Milano . Da questa coppia nacquero vari figli ,tra questi anche Maria, Ester ed Antonia che andarono in spose a vari nobili ed industriali del tempo e furono donne che si distinsero per il loro amore per la cultura ed il prossimo. Antonia Ponti Suardi e Maria Ponti Pasolini crearono, rispettivamente a Bergamo ed a Ravenna, le prime due biblioteche di fine ottocento dedicate alle donne. Inoltre la Suardi era appassionata di merletti antichi e donò la sua collezione di 1500 pezzi che partivano da una raccolta a partire dal 1570 fino al 1938, anno in cui morì. Questi manufatti sono stati poi restaurati ed esposti di recente presso il Museo del Tessuto di Prato. Queste mie mini pitture hanno destato l’ interesse della sensibile e colta curatrice Carla Tocchetti che le esporrà in un ampio progetto che sarà fruibile ai visitatori dal 23 novembre all’ 8 dicembre 2019 presso il Battistero di Velate, nel bellissimo oratorio seicentesco ai piedi del Sacro monte di Varese .
D. Cos’è un gioiello per te ? R. Il gioiello è qualcosa che adorna, completa, che caratterizza, che da sicurezza, che è esclusiva, che ha valore non solo economico e che è caro a chi lo indossa. Come un seminatore di energia e focalizzatore di attenzione su di sé.
D. Miniatura deriva da minium che è un minerale di colore rosso che si utilizzava per colorare le iniziali dei manoscritti, in seguito con “miniatura” si iniziò ad indicare dipinti o oggetti di piccole dimensioni. La miniatura comunque era ritenuta un’arte minore. Oggi ha riacquistato molta importanza . Cosa ne pensi ? R. Quando ho iniziato a fare queste piccole creazioni, che mi sono venute spontanee dal cuore, non sono stata a riflettere troppo sul perché ma quando poi il numero è aumentato ho cominciato a pormi varie domande. Mi sono documentata meglio sulle miniature, su tutto il loro percorso evolutivo ed anche sulle artiste che le realizzavano. Mi viene in mente ad esempio Rosalba Carriera. Un tempo la miniatura era un’ arte molto apprezzata e molti personaggi nobili si facevano fare i ritratti in miniatura. Oggi purtroppo non credo ci siano artisti che le facciano e neppure molti che le richiedano. Si deve sensibilizzare la gente e soprattutto far capire che indossare un mini dipinto è non solo sinonimo di originalità e amore per l’ Arte ma anche di amore per la donna alla cui memoria è dedicato. Oggi che la donna è cosi tanto maltrattata... Amiamola di più !
D. Cos’è un gioiello per te ? R. Il gioiello è qualcosa che adorna, completa, che caratterizza, che da sicurezza, che è esclusiva, che ha valore non solo economico e che è caro a chi lo indossa. Come un seminatore di energia e focalizzatore di attenzione su di sé. D .Cos’è per te la moda? Cosa non manca mai nella tua valigia? R. Io amo la moda, tuttavia di rado l’ ho seguita. Preferisco seguire “la mia moda”. Ho sempre comprato più cose che mi colpivano per particolarità e sintonia con il mio essere ed il mio gusto che per
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CALABRIA
Dai romani agli arbëreshë San Benedetto Ullano valorizza con le Porte Narranti la storia millenaria del suo borgo
Il progetto “Le Porte Narranti” è nato da un’idea di Graziella Di Ciancio e Antonio Blandi, è finanziato dalla Regione Calabria ed è sostenuto dal sindaco, di San Benedetto Ullano (CS), Rosara Capparelli. Dal 17 al 19 agosto 2019 il caratteristico borgo ha ospitato i pittori che hanno decorato le porte del centro storico. Ogni artista ha rappresentato sulla porta assegnategli una biografia, un episodio storico, una leggenda o un personaggio illustre di San Benedetto. Ogni porta poi è stata corredata da un pannello esplicativo che descrive il racconto presentato e il pittore esecutore. Il primo classificato è stato Adolfo Magnelli che ha rappresentato l’Urna cineraria (rinvenuta a San Benedetto Ullano) conservata nella chiesa parrocchiale e ripresa dal vero. Al centro della porta la statua equestre di Marco Aurelio. In fondo sulla sinistra la chiesa Madre di San Benedetto Ullano. Il secondo classificato Antonio Oliva ha dipinto un avvenimento risalente al 1446 quando 25 lancieri e un gran numero di cavalieri arrivarono a San Benedetto capitanati da Teodoro Musacchio. Antonio Viscardi. terzo classificato di questa prima edizione Le Porte Narranti, ha rappresentato Rocca, la figlia del normanno Drogone
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d’Altavilla conte di Puglia e di Calabria che abitava nel castello di San Benedetto. Saverio Santandrea ha illustrato la leggenda di Jurendina e Kostantini. Francesco Gravina ha rappresentato il paese di San Benedetto Ullano. Luigia Granata ha dipinto Drogone II e Rocca in stile tipicamente bizantino. Gennaro Cribari ha presentato gli albanesi a San Benedetto Ullano dove domina il volto di Giorgio Castriota Scandemberg, eroe nazionale albanese. Nel dipinto appare la chiesa madre, la bandiera albanese, una barca con alcuni albanesi che affrontano il mare per iniziare una nuova vita e alcune donne con i costumi tradizionali. Giorgio Castriota Scandemberg, troneggia sul suo cavallo bianco nella porta dipinta da Francesco Senise Guido Maria Astorino rappresenta l’abate Romano, attivo a San Benedetto Ullano nel XIII secolo, in una sorta di irreale apparizione fatta di segni e simboli. La natura morta di Costantino Di Ciancio(scomparso nel 2012) è un omaggio al papà di Graziella, ideatrice de Le Porte Narranti. Il progetto ha rivitalizzato e risvegliato l’antico borgo, ornandolo con preziose opere d’arte. Alessandra Primicerio Critico d’arte
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SICILIA
Le ultime ore di SALVO D’ACQUISTO in una mostra a Palermo di Vinny Scorsone
Ci sono persone che, con il loro operato, segnano un’epoca divenendo un punto di riferimento per le generazioni future. Il 15 ottobre 2019 in occasione dell’anniversario della nascita di Salvo D’Acquisto, presso la Galleria d’Arte Studio 71 di Palermo Via Fuxa n. 9, è stata inaugurata la mostra collettiva di pittura dal titolo: Salvo D’Acquisto (amò il suo prossimo più di sé stesso). La mostra, curata da Francesco Scorsone, ripercorre le tappe fondamentali che segnarono gli ultimi giorni di vita del giovanissimo Vice-brigadiere che lo portarono alla morte il 23 settembre del 1943 a Torre di Palidoro. Oggi, purtroppo, i giovani poco conoscono di questo coraggioso ragazzo che si ritrovò a dover gestire, a pochi giorni dal proclama di Badoglio, in un’Italia in cui tedeschi e americani si contendevano il suolo e i poteri, una situazione surreale in cui gli innocenti diventarono falsamente colpevoli e lui divenne, coscientemente, l’agnello sacrificale di un Paese in guerra. D’Acquisto non fu un “eroe per caso” ed è per questo motivo che gli artisti partecipanti hanno voluto cercare di capire questa sua scelta ripercorrendo i momenti emblematici della sua vita; momenti e scelte che, come gradini di un ipotetica scala, lo portarono a decidere consciamente di sacrificare la propria vita per salvare quella di ventidue innocenti rastrellati dalla milizia nazista per essere giustiziati in quanto accusati di avere causato, attraverso lo scoppio di un ordigno, la morte di due soldati tedeschi. La visita alla galleria Studio 71 è emozionante. Dopo una prima sala, in cui ha luogo un’introduzione storica e l’omaggio a D’Acquisto e all’arma dei Carabinieri con la fiamma scultorea alimentata dall’ardore del coraggio e della fedeltà alla Patria, si accede alle altre sale dove, sulle pareti, si stagliano: il suo arruolamento, la guerra in Libia, la sua nomina a vicebrigadiere, la morte dei due soldati tedeschi, il rastrellamento, l’interrogatorio, la consapevolezza di ciò che sta per compiersi, la fossa comune, la donazione di sé, la fucilazione, il colpo finale di pistola e il ritratto commemorativo. La mostra è com-
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posta da 12 tavole tutte di cm 60 x 80 realizzate da artisti per la maggior parte siciliani. Turi Sottile, Antonella Affronti, Enrico Meo, Tiziana Viola-Massa, Massimo Piazza, Vanni Quadrio, Aurelio Caruso, Alessandro Monti, Sebastiano Caracozzo, Alessandro Bronzini, Pina D’Agostino, Caterina Rao e Ninni Iannazzo hanno lavorato sull’uomo e sulle sue scelte producendo una mostra corale e sentita. Le opere, sia pure nella libertà stilistica dei singoli autori, trovano connotazione per la loro drammaticità ma soprattutto trasbordano di quella commozione che palesemente si avverte guardandole.
La serata, molto partecipata e coinvolgente, è stata preceduta da un incontro incentrato sulla figura di Salvo D’Acquisto a cui hanno partecipato: Aldo Gerbino (Presidente dell’Accademia delle Scienze Mediche, ex ordinario di istologia ed embriologia dell’università di medicina di Palermo, critico d’arte, poeta e autore di saggi letterari), Tommaso Romano (docente, poeta, saggista e fondatore della casa editrice Thule), Vinny Scorsone (critico d’arte e scrittrice), Ciro Spataro (docente, fondatore del premio di poesia città di Marineo e saggista) e, in rappresentanza del Comando dei Carabinieri di Palermo il comandante del Gruppo CC di Palermo, il Tenente Colonnello Angelo Pitocco. Non sappiamo nulla di ciò che accadrà in futuro, se beatificheranno o no Salvo D’Acquisto (attualmente la chiesa gli ha assegnato il titolo di Servo di Dio mentre la causa per la sua beatificazione, in quanto martire, è stata sospesa), ma crediamo che in un periodo storico in cui la vita umana sembra aver perduto importanza valga la pena ricordare un ragazzo che spese e sacrificò la sua per salvare quella di altri a lui estranei. Catalogo edito da Studio 71 con testi di; Aldo Gerbino, Tommaso Romano, Cosimo Scordato. Vinny Scorsone e Ciro Spataro. La mostra per il pubblico verrà aperta alle ore 19.00 del 15/10/2019 e resterà aperta fino al 30/11/2019 ed è visitabile dalle ore 16.30 alle ore 19,30 festivi esclusi.
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ASTRATTISTI DALLE 20 REGIONI ITALIANE 2 - 16 novembre 2019
PALAZZO OPESSO Via San Giorgio, 3 - Chieri
VERNISSAGE sabato 2 novembre, ore 18,30 Presenterà la mostra il critico Giovanni Cordero sabato e domenica ore 10,30 - 12,30 e 16,00 - 19,00 altri giorni dalle 16,00 alle 19,00 Centro Culturale ARIELE
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