N°49 GENNAIO-FEBBRAIO 2022 -
periodico bimestrale d’Arte e Cultura
ARTE E CULTURA NELLE 20 REGIONI ITALIANE
GIOVANNI FATTORI
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Edito dal Centro Culturale ARIELE
ENZO BRISCESE
BIMESTRALE DI INFORMAZIONE CULTURALE
del Centro Culturale Ariele
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Hanno collaborato: Giovanna Alberta Arancio Monia Frulla Rocco Zani Miele Lodovico Gierut Franco Margari Irene Ramponi Letizia Caiazzo Graziella Valeria Rota Alessandra Primicerio Virginia Magoga Enzo Briscese Susanna Susy Tartari Cinzia Memola Concetta Leto Claudio Giulianelli
Ragazzi del 2000 - 2021 - t.mista olio su tela - cm70x80
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Rivista20 del Centro Culturale Ariele Presidente: Enzo Briscese Vicepresidente: Giovanna Alberta Arancio orario ufficio: dalle 10 alle 12 da lunedì al venerdì tel. 347.99 39 710 mail galleriariele@gmail.com -----------------------------------------------------
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In copertina: Giovanni Fattori
GIOVANNI FATTORI Capolavori e aperture sul ‘900: a Torino la mostra su uno dei maestri assoluti dell’800
La Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino ha aperto il 14 ottobre 2021 un’imperdibile mostra di Giovanni Fattori (Livorno 1825-Firenze 1908) che è visitabile fino al 20 marzo 2022. E’ una rassegna di capolavori e nello stesso tempo permette al visitatore di assistere ad un interessante squarcio sul nostro ottocento. Con una pittura fresca e nuova per l’epoca
14 Ottobre 2021 - 20 Marzo 2022 Orario: 10:00 - 18:00 Martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica dalle 10.00 alle 18.00 / Giovedì dalle 13.00 alle 21.00 / Lunedì chiuso GAM Via Magenta, 31 - Torino Biglietto intero: 13 € - Biglietto ridotto: 11 €
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Giovanni Fattori è uno dei più importanti esponenti del movimento macchiaiolo e un sensibile e acuto osservatore della realtà; eccezionale colorista si impegnò assiduamente per migliorare le sue tecniche espressive. Negli anni cinquanta iniziò a frequentare il Caffè Michelangelo di Firenze, celeberrimo locale che fungeva da punto di ritrovo degli artisti di avanguardia. Il dibattito verteva in special modo sulla necessità di adottare “una pittura di macchia” da contrapporre alla cultura accademica e stantia che continuava a riproporre i temi storico-celebrativi, ridondanti di retorica ormai fuori tempo. L’artista aderì alla pittura di “macchia” perché aveva necessità di elaborare una diversa esperienza pittorica ed espressiva in grado di legare con la sua poetica naturalistica. Questa sperimentazione aveva i suoi presupposti nelle dinamiche della percezione visiva: la presenza delle macchie infatti è giustificata dal fatto che l’occhio umano è colpito solo dai colori, i quali con le loro brusche interruzioni, descrivono la verità degli oggetti. Tale esperimento metteva fine al contornamento delle figure, peraltro inesistente nella realtà. La ricerca mirava ad ottenere miglioramenti tecnici attraverso la
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giustapposizione, l’accostamento e il vario collocamento delle campiture e delle cosiddette macchie di colore sul supporto dato. I dipinti del pittore livornese mostrano la quotidianità, quella meno appariscente, e, per questo motivo più dolorosa: la sua riflessione fu sempre condotta con grande vigore e autenticità morale, in pieno accordo con la poetica macchiaiola, animata da un pungente verismo. Egli ebbe per tutta la vita una profonda considerazione dell’uomo. Alle soglie del novecento, anziano, percepì acutamente la verità delle ragioni che sono alla base del verismo: “… ho frugato nelle piaghe sociali e ho trovato un povero barrocciaio che gli more il vecchio cavallo- miseria”. Fattori non si interessò, con la sua tematica attenta al reale, solo dell’”uomo soldato” ma con la stessa passione affrontò numerosi altri soggetti.
«Quando all’arte si leva il verismo che resta? Il verismo porta lo studio accurato della Società presente, il verismo mostra le piaghe da cui è afflitta, il verismo manderà alla posterità i nostri costumi e le nostre abitudini» (Giovanni Fattori) La produzione pittorica di Fattori, in ogni caso, abbraccia numerosi altri soggetti oltre a quello militare. Un tema ricorrente è il paesaggio, in particolare la sua terra, la Maremma toscana; vi troviamo anche un certo gusto per il ritratto, realizzato con grande penetrazione psicologica e disinvoltura. Altro tema fondamentale della poetica fattoriana è quello dei contadini e dei loro costumi: i butteri, la gente del popolo e il loro faticoso lavoro dei campi, la vita degli animali e il logorio del lavoro sono tutti dati stilistici che troviamo in molti dei suoi dipinti. In questo modo Fattori restituisce l’immagine di una natura tutt’altro che generosa e idillica, bensì crudele, ostile, dove gli uomini e
gli animali sono accomunati dal medesimo destino di sofferenza e miseria. Fattori, del quale esiste un cospicuo numero di opere, è ben rappresentato in numerosi musei italiani, fra i quali giova ricordare il museo civico Giovanni Fattori di Livorno, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, la Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti (a Firenze), nella pinacoteca di Brera a Milano e la torinese Galleria civica d’arte moderna e contemporanea. Per quanto concerne il suo retaggio Fattori esercitò un’influenza forte e duratura su numerosi artisti, come Plinio Nomellini, Oscar Ghiglia, Giuseppe Pellizza da Volpedo e Amedeo Modigliani.
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LA SCULTURA DI CAMILLE CLAUDEL • Contesto e caratteristiche della sua arte.
“La scultura è dotata di autonomia. Possiamo vederla, toccarla, essa modifica lo spazio che occupa e che la circonda. Nel migliore dei casi possiede un’anima che irraggia attorno ad essa. Il fatto che faccia appello al nostro senso tattile, profondamente radicato nella nostra psiche, spiega, per certi versi, il fascino dì cui essa è oggetto”. (P.Clèrin): Nota introduttiva: questo articolo focalizza l’attenzione sulla scultura impressionistica francese sviluppatasi tra fine Ottocento e primo Novecento, in particolare. Non mi soffermo a lungo sulla biografia della scultrice se non per inquadrare la specificità della sua arte. Per troppo tempo ci siamo occupati quasi solo della vita, spesso drammatica e meglio se scabrosa, delle donne artiste. Questo aspetto va studiato e indagato in altre sedi anche perché l’identità femminile è in evoluzione non solo nel mondo dell’arte ma in tutto il sociale. • Camille Claudel è la scultrice più brava e più famosa dell’Ottocento. .E’vissuta a cavallo fra l’Otto e il Novecento. E’il periodo della Belle Epoque, dell’entusiasmo per il modernismo e per i suoi progetti. Parigi rappresenta il centro del mondo dell’arte e ogni artista spera di conoscere questa affascinante capitale della modernità, ricca di luci e ombre. Rodin nel 1882 si trova in città dove continua a dar risalto al suo linguaggio scultoreo battendosi contro il classicismo imperante. Rodin è invitato dal collega Boucher a sostituirlo nell’insegnamento all’Accademia Colasanti, Istituto d’arte esclusivamente femminile. Qui le giovani donne di buona famigliapossono avvicinarsi al mondo artistico ma per loro sono vietati i corsi di nudo, gli studi anatomici, e la partecipazione alle mostre e ai concorsi. Niente pantaloni o abiti comodi per lavorare, inoltre ciò che le alunne fanno è un semplice aiuto per cui non si può parlare di realizzazione personale. Qui Rodin incontra una splendida giovane talentuosa, con carattere deciso e
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tenace, pronta ad affrontare la fatica fisica e determinata alla riuscita dei suoi studi fino al limite della testardaggine. E’ ricca di iniziative, e convinta di poter imparare ad elaborare “pezzi” tutti suoi in quelle aule di scultura apprendendo seriamente il mestiere.
Un caso inaudito per quei tempi. Camille Claudel, nata a Fèr en Tardenois nel 1864 già a sei anni gioca con l’argilla vicino a casa e, pur vivendo in una famiglia problematica, anaffettiva e litigiosa, si èdata da fare seguendo un suo obiettivo che la assorbe completamente. Legge moltissimo nella vecchia biblioteca familiare e scartabella tutto quel che trova, guarda antiche incisioni, stampe, oggetti. I lavori preferiti sono i ritratti ai parenti, specie a Paul Claudel, il fratello minore e futuro scrittore. La famiglia, grazie all’intuito paterno sebbene si opponga la madre, si trasferisce a Parigi per permettere ai figli di frequentare scuole di qualità. Camille Claudel, da un lato si adatta come tutte a lavorare per gli artisti e intanto è molto attenta a fare sua ogni occasione di apprendimento, dall’altro riesce a ritagliarsi un suo spazio, e viene notata da Rodin che la agevola e, via via, iniziano a lavorare insieme. Mettono in gioco
entrambi il massimo delle energie, della disponibilità di risorse intellettive ed emotive buttandosi così a capofitto in questa impresa artistica. • Inevitabilmente il loro rapporto muta e i due artisti vivono la loro storia lavorativa e umana in un atelier in cui lei, giovanissima, è musa, assistente, amante e, soprattutto, artista. Infatti Claudel dà il massimo in un clima di fattiva contaminazione. In seguito la giovane scultrice intelligente, cerca di affinare la sua poetica, desidera spazi che diano respiro alle sue intuizioni e diminuiscano l’ombra del grande Rodin che la relega inevitabilmente “in un angolo”.
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Purtroppo le vicende intricate personali prendono il sopravvento: su di esse hanno realizzato film di successo e scritti centrati sulla drammaticità della loro storia. Artisticamente Claudel sta costruendo già un suo percorso mentre Rodin è all’apicedella fama. Per i due artisti questa duplice affermazione personale sembrerebbe bastevole e desiderabile. Invece gli avvenimenti precipitano perché si frantuma l’aspetto emotivo di questi intricati legami. Rodin, pur continuando a stimare Claudel come artista, l ’abbandona e sceglie di vivere con la serena compagna della sua vita. Il prolungato e incerto comportamento di Rodin e la gelosia e il naufragio personale di Claude hanno un epilogo tragico. La giovane inizia a distruggere le opere e cade in una fragile solitudine cui segue il tracollo. Nel 1910 viene internata;i esce dal manicomio nel1943 per finire, senza nessuno, in una fossa comune nel 1943. Negli anni della guerra specialmente soffre fama,freddo e povertà. Gli avvenimenti storici non si possono mutare a piacimento. A questo punto l’unico risarcimento puòavvenire sul piano artistico e non certo per pietà ma per merito. • La prima rivalutazione avviene negli anni settanta; seguono le mostre. • L’ombra di Rodin che aleggia, mantenendo la sua scultura come riflesso dell’opera del maestro, cade definitivamente nel 2013. Ora anche lo stato francese annovera le sue opere come tesori nazionali • Le opere di Claudel più importanti sono sicuramente i suoi gruppi scultore, ella, infatti, non si accontenta di creare un personaggio ma intende comporre un’intera narrazione. Lavori fondamentali sono i gruppi quali Sakuntala, Le Valse,La Vague, La conversation, L’Age mur. La sua produzione recuperata consta circa di
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un centinaio di opere.E’ una scultura “potente”,intensa, emana energia e regala una visione drammatica, penetrante nella sua vitalità spesso sofferta. E’sculturaanche ad alto livello di perfezione. Ha conosciuto molti amici artisti, letterati, poeti, musicisti. Di essi abbiamo anche testimonianze scultoree. Ritroviamo la stessa capacità di dare equilibrio tra movimento e staticità anche nelle piccole dimensioni. delle sue sculture. Anche se la sua arte è avvolta nel dramma, Camille Claudel è una grande artista.Fra luci e ombre questo riconoscimento le è dovuto, anche se mi pare meritato a caro prezzo. Giovanna Arancio
Realismo Magico. Uno stile italiano dal 19/10/2021 al 27/02/2022 - Palazzo Reale di Milano (Milano Martedì, Mercoledì, Venerdì, Sabato, Domenica dalle 10:00 alle 19:30 Giovedì dalle 10:00 alle 22:30 La definizione Realismo Magico riguarda un momento dell’arte italiana circoscritto, nella fase più creativa ed originale, in circa quindici anni, tra il 1920 e il 1935, rappresentando in sostanza il clima del ritorno al mestiere della pittura e una specifica declinazione di una temperie “neoclassica”, che ha tangenze con il gusto déco nella sua specificità italiana, ma anche di un ricercato “arcaismo quattrocentesco” e di ambigue atmosfere metafisico/ realistiche. Allo stesso tempo a questo segmento dell’arte italiana si legano termini specifici quali realismo, magia, metafisica, spettrale, obiettivo, vero, naturale, surreale. In mostra vengono esposte le opere originalissime di Felice Casorati, come il Ritratto di Silvana Cenni del 1922, così come le prime invenzioni metafisiche di Giorgio de Chirico come L’autoritratto e L’ottobrata del 1924, ma anche le proposte di Carlo Carrà, con Le figlie di Loth del 1919, e Gino Severini con i suoi Giocatori di carte; tutti propongono un originale e tutto italiano “ritorno all’ordine”. Su quest’ultimo concetto di ‘ritorno’, si innesta un generale recupero dei valori plastici dell’arte del passato, da Giotto a Masaccio a Piero della Francesca, fino alla formazione dello specifico formulario realistico e magico che il visitatore trova nei dipinti di Antonio Donghi, Ubaldo Oppi, Achille Funi, Mario e Edita Broglio, pittrice raffinata e di cui si presenta un congruo numero di opere, e
soprattutto di Cagnaccio di San Pietro, con il capolavoro Dopo l’orgia. Un formulario riconoscibile anche in alcune opere di Mario Sironi – in mostra la sua Allieva viene per la prima volta affiancata e messa a confronto con L’architetto – Gli Amanti di Arturo Martini e in Achille Funi nella sua fase realistico-magica come la straordinaria Maternità. Il manipolo dei “realisti magici” si incrocia con i destini di “Novecento”, il gruppo milanese creato da Margherita Sarfatti, ma soprattutto con esperienze tedesche e austriache. La realtà artistica italiana, ben connotata e ricca di suggestioni e spunti, infatti, non risulta isolata, trovando significativi contrappunti e analogie, pur nella diversità degli obiettivi e delle matrici culturali di partenza, con la Neue Sachlickheit (Nuova Oggettività) tedesca, a sua volta divisa tra aree più classiche e vicine alla sensibilità italiana (i pittori di Monaco, come Heinrich Maria Davringhausen e Christian Schad) e aree più radicali e rivoluzionarie (gli artisti berlinesi), ma anche con i realismi che emergono in Olanda così come in Unione Sovietica, negli Stati Uniti come in Francia, in una generale riconquista dell’arte come mimesis della realtà, ma inevitabilmente attraversata dalle inquietudini esistenziali e ideali del Novecento. La mostra ha dunque, tra gli altri obiettivi, anche quello di documentare questa sostanziale relazione con la cultura artistica tedesca degli anni Venti e primi anni Trenta.
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JINDRA HUSARIKOVA
Se Frantisek Kafka, nel 1979 scrisse ..che Jindra Husarikova era all’apice della sua creatività, possiamo constatare dopo 15 anni con soddisfazione che l’artista non ha permesso che la sua opera scendesse neanche di un gradino da quell’alto livello. Questo è stato ovviamente pagato con incommensurabile fatica, laboriosità, forza e talento. Se per di più, la pittrice ha scelto la strada meno facile, la non congiunturale. Le immagini di Hindra Husarikova si sospendono in una temperie di perenne incantamento: il reale smarrisce connotazioni e spessori consueti per tramutarsi in una apparizione improvvisa. Per tramutarsi, a dir meglio, in una “visione” in cui si riflette il grande spettacolo dell’umanità. Ora evocate in una pluralità di componenti ed ora invece conchiuse nel volgere breve di un frammento, le molteplici trame della vita sono comunque catturate sull’altro lato dello specchio, là dove risuona la strada dell’artista solitario, non c’è nulla da invidiare. Anche se, in verità, questa è probabilmente l’unica strada che nell’arte abbia veramente senso.
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La forza della pittura di Jindra Husarikova consiste nella risonanza delle idee contemporanee, degli umori e delle sensazioni senza dover rinunciare alla millenaria esperienza culturale. I suoi quadri sono la visione poetica delle impressioni, delle immagini e delle storie che emanano perenne fascino, a volte come favola, a volte come mito. Se l’essenza poetica è la capacità di rendere particolare un fenomeno e risvegliare dentro di noi una relazione con la bellezza, e se l’arte significa più inquietudine che certezza e allo stesso tempo non dimentica la grande componente del desiderio, tutto questo senza dubbio scaturisce, e si diffonda dall’opera figurativa della pittrice. Possiamo infine considerare i quadri di Jindra Husarikova come un invito e un appello per richiamare l’importanza dell’intensa percezione sensoriale ed intellettuale, valore che viene sempre meno considerato ai nostri tempi, in cui si assiste a troppi eventi crudeli ed in cui l’arte viene non solo appiattita, ma allo stesso tempo isolata. (Jaroslav Mraz)
ITALO ZOPOLO
L4- 1992 - tecnica mista su tela - cm 80x80
L’urlo, incontenibile, disperato, irrefrenabile valvola di sfogo per il caotico, ribollente calderone di eccitazioni, emozioni del nostro inconscio mondo psichico è il prototipo di ogni forma di comunicazione, la rottura di ogni imbrigliamento convenzionale. Noi l’abbiamo udito in alcune opere di Zopolo. La sua eco riverberante è fisicamente percepibile in quelle tele dove tra i corrugamenti e le asperità materiche s’intravvedono ferite ancora beanti che a fatica stentano a rimarginarsi. Sussurri e grida emergono tra le pietre riarse, tra le croste dissecate, tra le terre calcinate. La tellurica magmatica vampa infuocata con ignee deflagrazioni ha liberato energetiche tensioni che per una sorta di germinazione di panica naturalità lascia le sue tracce pietrificando la luce in un dialogo cosmico e plastico.
In altre opere, pennellate decise, vigorose senza ripensamenti, annullano vaste campiture di colore e si caricano di valenze arcane che si situano e si espandono nelle regioni profonde e oscure dell’inconscio, negli insondabili meandri della mente. Il gesto lapidario dell’artista subisce in questo modo, un processo di cristallizzazione e testimonia in modo imperituro l’attività fisica di Zopolo nel contatto con il materiale pittorico che rimanda per le sue suggestioni alle intenzioni della poetica del movimento concettuale. Le immagini acquistano l’efficacia di segnali: talvolta dotati di un carattere simbolico, spesso di una forza corrosiva e sediziosa. Giovanni Cordero
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LORENZO CURIONI
“E’ un mondo pittorico particolare quello di Lorenzo Curioni, una ricerca espressiva dove emozioni e aspirazioni si coniugano perfettamente. La sua è una pittura più emozionale che descrittiva, una tecnica forbita, una scrittura densa di significati, un’intonazione impostata su un registro lirico. Curioni non concede spazio alla retorica, l’osservatore si sente coinvolto dai sentimenti profondi che l’artista vuole trasmetterci. Dalla sua pittura traspaiono vibrazioni romantiche che avvolgono il fruitore in un’atmosfera magica. La sua comunicatività e il suo entusiasmo sono avvincenti. E’ sicuramente un pittore ispirato e ciò è più che evidente nelle sue opere, i colori corrispondono a precise scelte contenutistiche. Lorenzo Curioni ha elaborato un proprio linguaggio espressivo, pieno di suggestive armonie, tendenti a conseguire validi risultati estetici. Sa dare vivezza
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con pennellate fresche. Un impasto che nel segno di una figura umana o di un paesaggio, sintetizza il senso dell’osservatore, dell’esplorazione profonda. Nelle sue opere c’è l’ombra di un’indagine introspettiva con cui elabora i fermenti esistenziali, avvalendosi di un intuito psicologico che focalizza le istanze spirituali, pervase spesso da sottili inquietudini. Lorenzo Curioni è in possesso di un notevole bagaglio tecnico culturale il quale gli permette di creare opere di ragguardevole valore artistico. Sia le zone geometriche che le sinuose linee fluide che compongono la superfice dell’opera, conferiscono una evidenza intuitiva allo spazio che diviene esteso non solo in profondità ma anche verso un fluido movimento che struttura l’immagine attraverso un sistema di piani cromatici. Curioni rifugge i compromessi riuscendo così a raggiungere l’essenza di nuove energie espressive e possibilità stilistiche genuine e di alta qualità. Roberto Puviani
FRANCESCO PREVERINO
Il luogo dei miei pensieri - 2012 - cm 200 x 200 t.m. su tela
Torso- 2010 - cm 60 x 46- t.m. su carta
…” Questo modo di dipingere è un modo di essere, perché Preverino sente il bisogno,l’urgenza, di andare a lavorare in studio tutti i giorni, come un pianista che deve quotidianamente suonare ed esercitarsi col suo strumento, o come dello scrittore si dice“Nulla dies sine linea”. Questa sua laboriosità e costante ricerca s’esprime non solo in una produzione vastissima e ricchissima,ma trova una cifra nel fatto che lui mantiene nel corso degli anni sempre lo stesso stile e linguaggio. Astratto, nel vero senso etimologico della parola, di chi as-trae della realtà lo spunto per dipingere…”
Lampedusa - 2013 - tecnica mista e riporti ferrosi su carta - cm 100 x 70
Il bosco - 2010 - cm 60 x 68 x 69h - bozzetto ligneo
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Spazio E è situato nel Castello Ricetto medioevale di Ghemme, le mostre sono visitabili da giovedì a domenica, dalle 11 alle 22). Spazio E, Via Interno Castello,7 Ghemme (NO) Tel. 349 2388155 - 334 3366917 spazio.e@hotmail.it la mostra d’arte collettiva del 2022 “ESSERE DONNA” è alla decima edizione l’apertura è venerdì 11 marzo fino domenica 8 maggio visitabile da giovedì a domenica con ingresso libero.
Anna Mostacci
Diplomata al Primo Liceo Artistico di Torino nel 1969, allieva di Casorati, Terzolo e Chessa. Regista, attrice, esperta di Teatro d’Ombre e del colore nell’Ombra torna a dipingere nel 2013 per approfondire questa forma espressiva, dare risposta alle domande della sua anima e mantenere vivo il fuoco della passione e l’entusiasmo della creatività. Anna appartiene alla categoria dei curiosi del mondo e della vita e come tale la strada che ha scelto nella pittura è quella della ricerca estetica della sperimentazione dove il gesto, il segno, la luce e il colore sono protagonisti. Attratta dalla figura , dalla luce che la lambisce e la penetra, che la scompone e la trasforma facendola vibrare. Ama dipingere forme femminili che si lasciano trasportare dai loro pensieri che irrompono nella composizione pittorica diventando tangibili e presenti nella costruzione del dipinto come le figure stesse.
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Figure aggraziate, ma tutt’altro che “solo belle”. Sono figure che vivono, che soffrono che gioiscono, che diventano ambigue e capaci di coinvolgere chi le guarda fino ad obbligarlo a porsi le stesse domande. Identifica nella pittura ad olio il linguaggio più adatto al proprio sentire, ma spesso si lascia incuriosire dalle tonalità che offrono gli acrilici, dalla matericità della sabbia che impastata al colore conferisce tridimensionalità alle sue figure aumentandone la sensazione di “presenza” fuori dalla tela. Ultimamente la sua ricerca verte sulle trasparenze e sui colori tenui e si lascia trasportare dai pensieri e dalle emozioni che animano la figura o figure protagoniste del quadro comunicando uno scorcio del suo delicato mondo interiore. Anna Mostacci è socia del Centro Culturale Ariele di Torino. Pagina facebook : anna mostacci art
Nadia Lysakowska
Ho conosciuto Nadia Lysakowska quando già abitava in Italia, e mi diceva “La pittura è entrata due volte nella mia vita, come una musa che ha cambiato idea ed è tornata a insistere sulla sua decisione”. Affascinata dal suo universo artistico, dalle molteplici ispirazioni della sua narrativa pittorica, mi sono incuriosita della sua biografia: Nadia è nata in Ucraina, dove ha studiato pittura e ha conseguito due lauree. Poi, improvvisamente, ha lasciato i pennelli, e per metà della sua vita ha lavorato come grafica, designer e stilista di moda. Ed ecco la guerra, a sconvolgere vite e rimescolare destini. Ed ecco la partenza: altre città, la perdita di persone care, cambiamenti infiniti e l’Italia come destinazione. E la musa della pittura che torna, per sostenerla e diventare la sua medicina, la sua professione, la sua vocazione. In questo periodo ci siamo incontrate. Ho riconosciuto in lei - attraverso la donna, la madre, l’amica, l’artista, l’essere umano - quella molteplicità di ispirazioni e di emozioni che la sua produzione riflette. Сirca duecento opere in tre anni, accattivanti e varie nello stile: rappresentazioni di paesaggi,
astrazioni semigrafiche con reti e balene, barche di suggestione impressionista, un po’ di figurativo e anche una sorta di astrazione dell’umore. C’è molto colore nelle tele, la tavolozza è calda e diversificata, anche se il quadro è composto in una scala fredda. C’è molta speranza nei paesaggi: le nuvole si fanno dinamiche, in movimento, la pennellata è sicura e un nuovo sguardo cinematografico si proietta sugli scorci italiani a cui pensavamo di essere abituati. Le sue opere astratte sono piuttosto di un inedito surrealismo filosofico semi-astratto. Nadia si cimenta in diversi generi, ed è un grande piacere assistere al suo sviluppo come artista. Sembra che questa sia una ricerca continua e incessante, perché ad ogni nuova serie delle sue opere penso “adesso, qui, ha detto tutto”, eppure non finisco di scoprire un’altra sfaccettatura, ecco, l’artista si trasforma, si manifesta da un altro lato, ha ancora tanto da dirci. Di sicuro, sarai curioso di vedere tutto da solo andando sul suo sito web.n Antonella Spadafora
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Carla Silvi
I lavori di Carla Silvi si distinguono per la ricercatezza così come per la calma attenta e riflessiva che sottendono, in altre parole per la capacità di “mestiere” sostenuta da una poetica intimista. La sua pittura di genere, in particolare le nature morte, ma non solo, è caratterizzata da una elaborazione personale mai ripetitiva e da un’atmosfera che effonde luce sulla tela introducendo nel suo mondo, nei suoi “racconti”. Le rappresentazioni rispondono ad una rigorosa volumetria e ad una particolare sensibilità tonale supportata da una robusta trama compositiva e da una equilibrata disposizione dei campi di colore. All’interno di un contesto naturalistico, si avverte la perizia nel disegno e il suo soffermarsi sui dettagli senza che si perda l’equilibrio dell’insieme mentre la ricchezza di delicate sfumature completa il quadro, preservato da rigidità formali. A Carla Silvi piace sperimentare, nell’ambito figurativo,
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le diverse tecniche: olio, acquerello, tempera, tempera all’uovo, quest’ultima, molto usata durante il Rinascimento, piace specialmente per la bellezza dei suoi colori. La pittrice ci comunica una visione serena, inerente agli stati d’animo che vive, e contagia una sorta di benessere interiore. Dalla pittura all’incisione: i lavori ci mostrano un’artista con gli occhi vigili e sempre pronta a recepire nuovi stimoli. Tra gli artisti che hanno influenzato la sua pittura è da annoverarsi Courbet a cui si è ispirata per un dipinto che rappresenta una merenda tra l’erba, un lavoro luminoso e vivace. “Crearsi un atelier libero..In tal modo la natura e la società intera passeranno sotto i vostri occhi nella loro infinita varietà”.Gustave Courbet Giovanna Arancio
Aurora Cubicciotti
Ricordo- 2021 - olio sucartone - cm70x80
È una ricerca continua, forse affannata, forse anche dolorosa, ma estremamente affascinante, quella che ci propone l’artista Aurora Cubicciotti: una donna che sa leggere l’alito della vita, che sa guardare dentro le cose, nelle recondite profondità degli occhi dei personaggi che lei ritrae in maniera mirabile, nelle profondità delle pieghe dei meandri dell’inconscio, nelle profondità dei sentimenti, nel “simbolismo” dei suoi personaggi che diventano paradigmi delle condizioni stesse della vita quotidiana. È una poetica che si carica e ricarica di infiniti ruoli e di infiniti significati. L’artista padroneggia la parola poetica e le immagini pittoriche, sa parlare con semplicità e icastica evidenza alle nostre menti: le sue opere pittoriche sono pura poesia per immagini che solo in apparenza sono mute, a volte mirabilmente accompagnate anche da suoi testi poetici che mettono a nudo tutto il grande universo emozionale che le distingue. L’intimità di dialoghi perduti in un “tempo contemporaneo” che inizia a scorrere forse troppo velocemente. Una
spiritualità interiore, viene rappresentata attraverso dipinti ad olio e carta che ci parlano di uomini e donne, che vivono nel nostro tempo. Lacerazioni dell’anima. Speranze ricercate, per poi essere ritrovate. La pittura di Aurora Cubicciotti si muove in un contesto sociale, poco esplorato dagli altri Artisti. L’idea di pittura classica tradizionale, viene abbandonata, per dare maggiore spazio a quel processo di significazione, alla base di ogni lavoro di Cubicciotti. Come ci ricorda Aurora, la tecnica pittorica deve essere alla base di ogni buona realizzazione; ma questa da sola non basta. Un’opera ha bisogno di sentimento. Un’opera deve saper raccontare. Deve saper “parlare” allo spettatore. Deve instaurare con esso un dialogo intimo, spirituale, tra sogno e realtà (Pecci/Russo) mail.: cubyaurora@gmail.com Sito: www.facebook.com/ aurora.cubicciotti tel. 339.18 38 913
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Letizia Caiazzo
Da sempre, per Letizia Caiazzo, prestigiosa esponente della Cyberpittura internazionale, è stata una scelta d’ Ispirazione e di Fede associare la propria eclettica e polivalente creatività anche ai soggetti ed alle tematiche del Sacro, sia in un afflato misticamente rivolto al Mistero, sia, molto spesso, anche in relazione alle emergenze sociali, viste come proiezioni di Consapevolezza, di Sdegno, di Solidarietà con gli Ultimi e i Vessati dalla disumanità “umana”, di Appello contrito e commosso alla Provvidenza e alla Giustizia, di semplice ma sincera, sublime Preghiera ad un Cristo che conobbe troppo la Sofferenza per non ascoltarla. Anche questa pregevole opera, dal significativo titolo “Soffio di Luce” (60 x 60, su tela) che riunisce l’evocante insufflare dell’Estro all’abbacinante risposta del Divino, riesce ad inglobare il Richiamo e la Risposta con esiti espressivi riusciti a bilanciare composti equilibri di composizione e vibranti aneliti d’invocazione tramite uno sfondo di Architetture dell’Oltre omaggiate
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che dominano il manifestarsi del Sacro e l’ostendere al da un tributo floreale consono alle cromie di Passione Divino, in un finalizzare di braccia e mani aperte a quel Chiedere ed Attendere che la Luce di Dio, congruamente anche qui apparsa e attenzionata al centro di questa e ogni altra Preghiera, doni Risposte di Grazia ad un accorato Impetrare. Un vero e proprio Momento di Estasi su cui soffermarsi a meditare e ad associarsi, un Mistico Amplesso fra Estetica ed Etica come in ogni altra opera, anche apparentemente solo “umana”, di questa particolarissima ed affabulante Artista che avvince sempre, nella sua doviziosissima produzione, attraverso i Silenzi della Materia, le Vibrazioni della Carne, i Moti dell’Anima, le Pulsioni che attraggono e manifestano la Divinità. Prof. Nuccio Mula - Docente universitario di teorie e fenomenologie della visualità, Critico Internazionale d’Arte e Letteratura, Scrittore - Giornalista
Michele Roccotelli
Michele Roccotelli è nato a Minervino Murge, ha seguito gli studi artistici a Bari e si è perfezionato a Roma. Si è rivolto ben presto alla pittura e all’insegnamento, cominciando ad esporre nel 1968. Da allora ha allestito numerosissime personali in prestigiose gallerie, rassegne nazionali e fiere d’arte contemporanea. Le esposizioni all’estero sono state numerosissime. Si è dedicato anche alla ceramica e alle illustrazioni di libri, cataloghi e riviste. Hanno scritto di lui numerosi critici, giornalisti e scrittori. Narratore di sequenze simboliche, ogni suo quadro scandisce segnali cromatici e tonali solenni, tagli e ricomposizioni di un itinerario figurale concretizzato attraverso lo slittamento di sagome pittoriche quasi veristiche. Ma in essi consiste soprattutto la rivelazione del desiderio dell’ artista di fare del proprio lavoro la testimonianza di una tensione partecipativa, un’identificazione amorosa. Vittorio Sgarbi (critico d’arte) Michele Roccotelli, nato a Minervino Murge, ha cominciato ad esporre nel 1968 e da allora ha allestitonumerosissime personali. Presente in importanti rassegne nazionali e fiere d’arte contemporanea, sempre ospitato da prestigiose gallerie italiane, dove espone in permanenzada circa
trenta anni come negli spazi espositivi della Ghelfi di Verona. Presente a Napoli, nel Castel dell’Ovo, con la personale “mediTERRANEO”, mostra trasferita poi a Bruxelles nella sede del Parlamento Europeo. Torna a Napoli esponendo le sue più importanti opere sul tema “La Camera delle Meraviglie” che ha proposto negli spazi espositivi in Germania, Austria e Svizzera.Intanto viene continuamente convocato per personali e retrospettive quale significativo rappresentante della pittura locale e si dedica alla ceramica prendendo spunto dalle forme e tecniche pugliesi per invenzioni sempre nuove. Partecipa alle Biennali d’arte ed è più volte insignito di importanti premi. Numerosi e di prestigio i cataloghi pubblicatigli da rinomati istituti culturali, con interventi di critici di chiara fama conservati al Thomas J. Waston Library del The Metropolitan Museum of Art di New York. Le ultime personali inglobano opere di pittura di grande formato, ceramiche, sculture, lavori di riciclo di oggetti di scarto ma rivissuti con il suo particolare timbro creativo, fatto di colori e materie. Instancabile Maestro d’arte per allievi di talento nell’Accademia Margherita di Bari, prepara con loro mostre in gallerie d’arte e spazi espositivi pubblici e privati.
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Enrico Meo
BENE E MALE - 2014 - acrilico su tela - cm60x80
Nasce a Grottaglie (Ta) il 20 aprile 1943. Vive a Reggio Calabria, dove si è trasferito terminata la carriera di docente di Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico di Cosenza. Ricerca, sperimenta e realizza i suoi lavori nello studio privato a Gallico Marina (RC). Ha studiato all’ISDA di Grottaglie, dove contemporaneamente ha arricchito la sua formazione frequentando sin da ragazzo le Botteghe D’arte Ceramica. Ha seguito i corsi di Incisione a Urbino, di Arte Contemporanea ad Anacapri con il Maestro JoeTilson e il Corso di Arte Concettuale alla Sommerakademie di Salisburgo sotto la guida del Maestro Roman Opalka. Artista impegnato nel sociale ha collaborato con vari Enti e Comuni alla realizzazione di Monumenti, Murales, Installazioni e Performance.
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Dal 1965 espone in Italia e all’estero, partecipa a rassegne come Artissima a Torino, Miart a Milano, Expo a Bari; realizza e prende parte a Eventi d’Arte organizzati da vari Enti del territorio nazionale; crea illustrazioni grafiche collaborando con l’editoria; scrive poesie e pubblica articoli sui quotidiani regionali. Di lui Roberta Filardi dice: …“Meo ci conduce all’interno di un universo misterioso, enigmatico, dove una moltitudine di figure, uomini, donne, angeli, demoni, ominidi, come la serie degli acefali, si muovono solitarie o dialogano all’interno di scenari naturali estremi, quasi primitivi, o in ambienti metafisici sinteticamente evocati, che sembrano affiorare alla memoria da una dimensione interiore.”
Enzo Briscese
Ragazzi del 2000 - 2021 - t.mista olio su tela - cm70x80
Riguardo ai cicli precedenti a quello attuale si è spesso affermato che la pittura di Briscese è attraversata da espliciti caratteri di visionarietà e di simbolismo ma, per quanto rigurda i “I ragazzi del duemila” ritengo prioritario evidenziare il finissimo intuito e la delicata sensibilità d’animo con cui impronta il suo viaggio tra gli adolescenti, creando scene che catturano lo sguardo del visitatore e lo inducono a riflettere; ciascuna scena è unica e irripetibile e non c’è pericolo che si verifichi quella ripetitività diffusa oggi, vuota e sbiadita, anzi al contrario, non si resta mai delusi grazie al suo vulcanico estro poetico. Movimento, colore, divenire, fanno parte della sua più atavica concezione di artista occidentale. A partire da questo punto di vista il tempo diventa un fattore importante così come la preoccupazione profon-
da per un eventuale declino, per un regresso, per una crisi epocale della storia della nostra società che permetta il degrado e non impieghi il giusto tempo necessario per un programma soddisfacente e sostenibile. Tra le tele di questa serie possiamo notarne una in cui scompare la figura umana ed emergono unicamente astrazioni, forse perché le fragilità adolescenziali hanno qui il sopravvento e non riescono a creare una propria figura, una consistenza completa e identitaria e ne rimangono sommerse. Si ha soltanto un ragazzo fragile, incerto e per così dire invisibile. Quella tela, però, potrebbe invece indicare il sopraggiungere di eventi, per ora non spiegabili, capaci di dirottare diversamente la loro vita e aprire uno spiraglio positivo. Giovanna Arancio
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Angelo Buono
E’ il colore, in tutte le sue declinazioni, il motivo dominante della pittura di Angelo Buono. L’artista originario di Torre del Greco nel napoletano, ma attivo da anni a Genova, ha scelto ora la piazza di Cremona per far conoscere ed apprezzare le sue opere nelle quali spicca l’utilizzo sapiente e innovativo del colore. Lo ha confermato nelle sale di ‘Immagini, Spazio, Arte’ di via Beltrami il critico d’arte Gianluigi Guarneri. Come è possibile notare nelle opere messe in mostra
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– una ventina riferite soprattutto agli ultimi anni di produzione – l’artista ligure ha rivisitato in maniera del tutto personale la lezione espressionista sia francese che tedesca, realizzando dipinti che colpiscono immediatamente il visitatore. Caratteristici risultano anche i tratti marcati con i quali Angelo Buono descrive i suoi soggetti, dando loro il giusto risalto. “Nelle mie ultime opere ho inserito anche delle linee spezzate” ha osservato l’artista nel corso della presentazione della mostra.
Giorgio Billia
cecità-2021-altorilievo in alabastrino e legno verniciato-cm29x42 (2)
Una scultura contemporanea: Cecità Si tratta di una scultura in gesso, eseguita secondo i canoni classici, che raffigura un volto con gli occhi coperti da una striscia di stoffa che gli copre gli occhi e attraversa le tempie e i capelli, la benda aderisce a tal punto sugli occhi da permettere di intravederne la configurazione. L’altorilievo è all’interno di una cornice in legno verniciata di bianco. La scultura accompagna da sempre la storia dell’uomo, o meglio, è parte integrante di essa. Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Lo scolpire, inserito tradizionalmente nel settore delle arti visive, sembra un operato inutile, oppure un fare futile di cui si potrebbe tranquillamente fare a meno. Eppure questa apparenza non corrisponde alla realtà: infatti l’essere umano, predisposto a vivere in collettività, sviluppa senza eccezioni delle forme artistiche, tra cui l’arte plastica. Qualunque sia lo stadio di civiltà considerata, la collocazione geografica, lo specifico politico, in povertà o in
benessere, durante la pace o la guerra. Tra le tre domande esistenziali prima citate, e la vita dell’uomo esiste un nesso inestricabile e ineludibile, una relazione profonda e vissuta scopertamente o permeante sottotraccia con potente vitalità. La società attuale è in stato di profonda crisi di valori, è pertanto priva di progettualità lenta e inconcludente, fatiscente ed elefantiaca, e sta portando allo sbando un società smarrita, che non sa come muoversi ed è costretta a vagolare seguendo l’incompetente di turno, vale a dire “alla cieca”... L’arte risente del contesto generale e lo rielabora affrontando sul piano culturale i nodi irrisolti; la scultura di Giorgio Billia si colloca in questa direzione e sembra voler dire, stimolando con intento positivo e fare asciutto: una società cieca non va lontano… Giovanna Arancio
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Roberto Vione
Nato a Torino il 30 aprile 1954, diplomato al Liceo Artistico di Torino. Allievo di Tabusso, Soffiantino, Chessa, Surbone, Cordero, Brazzani, ma soprattutto di Beppe Devalle, che a soli 15 anni lo chiama nel suo studio per lavorare alla ricerca concettuale per la realizzazione di una grande opera di pittura-scultura sulla scia dell’opera African Tree. Durante questo periodo porta a casa dallo studio i “compiti” per giocare con i colori, (Klee, Kandinski, Mirò e Picasso sono i punti di riferimento) fino al trasferimento del maestro Devalle a Brera. Il momento del distacco dal maestro Devalle segna un primo grande momento di crisi che sfocia nel tentativo di allargare lo spazio creativo a tutti i livelli. Attore, autore di testi teatrali e pittore, dal 1976 al 2004 lavora in laboratori di arti figurative ed espressione pittorica nelle scuole di Torino ( Coop. Della Svolta, Teatro del Canto, Teatro in Rivolta, Progetto Mus-e), lavorando nel frattempo come mimo lirico e acrobata al Teatro Regio di Torino. Viaggia per molti anni in India e Nepal per riempirsi gli occhi di colori e per assorbire le violente emozioni di paesi che vivono mille contraddizioni. I colori dell’oriente sono gli stessi che cercherà di trasferire nella vita e nei quadri. L’anima del viaggiatore è come uno spazio vuoto
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bisognoso di riempirsi di immagini ma il viaggio non è cosa semplice, non è un movimento da A a B, neppure è solamente un leggero tocco di pennello o uno svolazzare di un foulard di seta, il più delle volte è una ragnatela di linee e curve che nascondono il punto di arrivo e il punto di ritorno, basta un piccolo passo in più o in meno e tutto cambia, anche la prospettiva di una sfera perfetta. Preferisce non stilare un elenco di partecipazioni a mostre e collettive ma preferisce citare le realtà in cui è stato coinvolto che non prevedevano nessuna logica di profitto, quali la partecipazione a varie mostre con il Centro Culturale Ariele di Torino e l’Associazione MegaArt di Corchiano, la pubblicazione sul catalogo YearBook 2019 dell’Associazione Scacchistica Italiana giocatori per corrispondenza ( e qua bisogna ricordare che Marcel Duchamp giocò a scacchi anche per corrispondenza) di otto pagine con 14 immagini di quadri dedicati al gioco degli scacchi, grazie all’interessamento e alla ricerca di Maurizio Sampieri, capo redattore del Catalogo, gli inviti della gastronomia Sapori di Gea di Bussoleno e del Comune di Bussoleno (che mette a disposizione la prestigiosissima Casa Aschieri, la casa medioevale che fu modello per la realizzazione delle case del Borgo Medioevale di Torino) per la realizzazione di mostre personali. Pagina facebook : vione roberto art
Corrado Alderucci
L’arte di Corrado Alderucci, pur avendo subito originali diversificazioni sia per tecnica che contenuto, si può considerare un inno alla Purezza . A tal proposito richiamo una citazione di Hermann Hesse: “La vita di un uomo puro e generoso è sempre una cosa sacra e miracolosa, da cui si sprigionano forze inaudite che operano anche in lontananza”. La volontà artistica di Alderucci ha mostrato nel corso degli anni una cifra compositiva di grande “intensità e pregio”ponendo in evidenza una sorta di essenzialità del soggetto dipinto; e così il suo linguaggio ha avvertito alcuni influssi del post-cubismo ma le sue composizioni pittoriche hanno sempre avuto una sensibilità estetica personale. Lontano da qualsiasi convenzione pittorica, Corrado Alderucci, ha creato un cammino artistico ove si sono avvertite iconografie di vario genere, anche geometriche: nelle opere più recenti ho intravisto una “tavolozza
del proprio Io”. Le iconografie geometriche dipinte con sapienza pittorica e padronanza della tecnica, oltre ad essere una singolarità dell’artista, narrano una ricerca continua di una “sintesi artistica” e compositiva, armoniosa. Nel corso della sua fervida produzione di opere, Alderucci ha seguito talvolta un tema conduttore, - cito ad esempio il ciclo dedicato al Filo-talaltre l’istinto è stato predominante e in quell’occasione di completa libertà, ecco nascere una dimensione proiettata oltre il visibile. Desidero non per ultimo porre in evidenza una sorta di Primo periodo pittorico dedicato al mondo figurativo: da un lato ecco nascere soggetti figurativi che ricordano opere già note, seguendo una tecnica tradizionale e precisa, dall’altra ecco una “modulazione artistica” colma di un’ideogrammatica atmosfera emotiva. Silvia Ferrara
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Claudio Giulianelli
Claudio Giulianelli nasce a Roma nel 1956, frequenta un istituto ad indirizzo chimico, ma la sua forte passione per l’arte (in particolare per quella antica) lo porta ad approfondire la tecnica e lo studio della pittura tramite un’attenta osservazione delle opere dei Maestri unitamente alla lettura di testi di tecnica pittorica. I libri sul Caravaggio e quelli sui fiamminghi sono i suoi compagni di viaggio quotidiani. L’incontro con pittori quali Delfo Previtali e Guido Razzi hanno ulteriormente affinato il suo modo di dipingere. Nel tempo ha girato mezza Europa per vedere da vicino i quadri dei Grandi Maestri coltivando quelle sensazioni che quei capolavori lasciavano in lui. Nel 1992 si trasferisce a Corchiano , un paesino dalle antichissime origini etrusche ove vive e lavora in via Contrada Fratta snc 01030 Corchiano Vt. Insieme ad altri pittori ha fondato l’Associazione Mega Art che raggruppa i più interessanti artisti che operano nel web il cui sito è www.megaart.it . Quello che dice di lui..... Parlare della mia pittura mi è difficile, di come nascono e prendono forma le figure che popolano i miei quadri. Sicuramente è stato determinante il mio amore per l’arte antica, amore nato da bambino durante le vacanze estive a Porto Ercole in Toscana ove i vecchi pescatori narravano la leggenda della morte di Caravaggio. Di quel pittore rimasi folgorato e la sua pittura entrò nel mio dna, iniziai a studiare i suoi quadri, uno ad uno, sia nello stile compositivo che nella tecnica.
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ELISA FUKSA-ANSELME
Elisa Fuksa-Anselme è nata a Parigi nel 1951. Vive e lavora in Savoia, Francia. Doctor in Plastic Arts, trasmette la sua passione insegnando fotografia fino al 2011 all’Università Plastic Arts, Paris I, Panthéon-Sorbonne. Oggi si dedica interamente alla sua pratica artistica, dove unisce i suoi interessi in fotografia e pittura. Elisa Fuksa-Anselme è anche un’autrice. Ha appena pubblicato il suo quarto romanzo. Ultime mostre collettive dal 2017 : 2021 Galerie Michel Journiac, Paris, France, Fiera di Parma/ 2020 : Museobar, Modane Savoie, France. Fiera di Parma / Hermillon, Salone del livro Savoie, France / 2019 : Mostra Parma / 2018 : “Dal Segno al Colore” Firenze / 2017 : Ecomuseo Urbano, Torino. La Fonderia, Roma. MACRO, Roma. Galerie Vaugelas, Aix-les-
Bains, Savoie, France. Palazzo Opesso, Chieri. 2020 : questa nuova serie «Oltre lo schermo». Fa riferimento a momenti di emozioni cinematografiche. Il cinema italiano è molto presente. Ma anche francese, americano, quebec, giapponese. Catturo un momento che mi tocca. Elaboro queste immagini in infografica e poi incollare su carta acquerello. Una nuova immagine sarà rivelata. La mia pratica potrebbe evocare un inventario alla Prévert : Visionare, catturare, «photoshoper», stampare, acquerellare, spruzzare, sbucciare, levigare, straciare, comporre, incollare, oliare, dipingere, scrivere, inquadrare... titolare. https://www.elisa-fuksa-anselme.com
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SINTONIE
Creative Group
alla GalleryArt di Trieste A tutto dicembre 2021 condividendo la promozione dell’arte e della poesia sono esposte le opere di tra pittura e collage con la dedica a Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, giornalisti, uccisi a Mogadiscio: Per tale ricordo molte persone saranno partecipo alla realizzazione del libro SINTONIE Antologia -poesia racconti immagini
Patrizia Antonini. <Dedica> t. mista
<Oltre? Dove?> Graziella V.Rota pittura acrilico
AlenKa Deklic <Tergestum> composizione digitale
Mario Buffa nel <Futuro> pittura acrilico
Alessio Iurman, cartonaggio
Eleonora Catanzaro scultura < Face Off>
Alessandra Spizzo <orizzonti> t.mista
Organizzazione e ideazione eventi alla GalleryArt- Sintonie creative group Graziella Valeria Rota, Cesar Torres Arboleda SAPERI&SAPORI project - Info: studiograz2@yahoo.it - Per richieste: mostra, opere e catalogo: sintonie2021@libero.it
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Alessandro Montagnana < FAVOLE, POESIE e IMMAGINI narrate>
Alessandro Montagnana, classe 1981, vive a Trieste. Amante della natura, ha coltivato fin da giovanissima età la passione per il disegno, la pittura e la poesia. Laureatosi in ingegneria navale ha maturato di pari passo il desiderio di dedicarsi alla letteratura dell’infanzia. Attualmente collabora con Edizioni EL, NubeOcho Editorial, Saremo Alberi, come autore e illustratore. Di seguito alcune delle sue recenti opere: “ROTOLO” (Edizioni EL – Emme Edizioni), “Per FARE NATALE”, “Il sole sorge” (Saremo Alberi Editore).
Cari nonni
Autunno, ti riconosco
Mano nella mano - papà
L’autore racconta e publica favole per bambini da essere usate nella didattica nelle classi della scuola elementare per insegnanti bambini, sono momenti di apprendimento che danno significato alle immagini durante la lezione ed è certo significativo per un creativo che espone e propone favole illustrate durante gli incontri al Chocolate Coffee di Trieste. Ma partecipando agli eventi si è anche dedicato alla poesia che ci dedica in Sintonie, esprimendosi nel suo vissuto e percorso di vita dove ci fa partecipi, narra di chi gli è stato vicino e della sua ispirazione che è sempre attenta con le sue capacità da illustratore del suo pensiero. Info :+39 3356602846. GalleryArt Graziella Valeria Rota info: studiograz2@yahoo.it - Per esposizioni a Trieste info: mail sintonie2021@libero.it
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“Dalla ‘corsa’ di Viareggio a Capitale della Cultura alla nascita, a Massa, del MUG2, sino ad altre centralità artistiche a Lucca e a Firenze”.
Riunione del MUG2. In primo piano il Presidente Mario Locatelli.
Anche se per noi è sempre più difficile sintetizzare le cosiddette “bellezze/contenuto” che pullulano in Toscana, cominciamo a riempire il nostro spazio partendo, senza però fare una classifica di merito, dal territorio apuo-versiliese che sta tra Viareggio e il limite estremo di Massa-Carrara. Visto che Viareggio, guidata da Giorgio Del Ghingaro, è tra le 24 città in lizza per il titolo di “Capitale della Cultura” il Comune ha organizzato poco tempo fa in uno spazio molto ampio (nel capannone di un noto cantiere navale, eravamo ovviamente presenti) un vero e proprio evento intitolato “A cosa serve la cultura?” e al cui interrogativo hanno positivamente risposto, unendovi la città del Carnevale nota anche per gli attivi soggiorni del compositore Giacomo Puccini, molti personaggi sia parlando direttamente, sia facendolo per via telematica. Senza dirne la qualifica, data la notorietà, è giusto fare qualche nome a caso: Marcello Lippi, Massimo Moratti, Stefania Sandrelli, Carlo Conti, Alberto Veronesi, Vladimir Luxuria, Patti Smith, Leonardo Pieraccioni, Marialina Marcucci, Paolo Mieli... Ciò che abbiamo molto apprezzato, è stato il fatto
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che il Comune abbia posizionato sulla spiaggia alcune delle magnifiche sculture monumentali di Igor Mitoraj, provenienti dal suo Studio di Pietrasanta. Sempre a Viareggio è giusto ricordare la serie di piccole mostre d’arte fatte... in un Caffè. “Come, in un Caffè?”. Sì, proprio in un Caffè che si aggiunge ad altri similari punti versiliesi, ormai diventato un solido punto di incontro di intellettuali e, in linea di massima, di gente amante della pittura, della scultura, della poesia e via dicendo. Si tratta del “Così com’è” – organizzazione di Guido Berti – in Via Machiavelli, che in questo inizio 2022 dà evidenza a Fausto Maria Liberatore, a Nilo Lenci ….. per poi continuare con altri artisti (le scelte vanno concentrandosi su nomi del presente e del passato, tutti dei luoghi o con legami): Lino Mannocci, Giuseppe Lippi, Riccardo Luchini, Mario Marcucci... A Massa, nel centro storico, c’è una novità: è in allestimento il Museo “Ugo Guidi – MUG2”, continuazione per certi versi di quello di Forte dei Marmi dedicato allo scultore toscano scomparso nel 1977, il cui presidente è il lombardo Mario Locatelli.
Opera di Galileo Chini
Ci saranno mostre temporanee per singoli e per gruppi, la costituzione di una biblioteca specializzata in arte, visite di studenti di scuole di vario grado, ma – a quanto ci è dato sapere – l’attività, tutta di ottimo livello anche per via di un gruppo di esperti in vari settori. Vi si concretizzeranno persino aste di solidarietà, per cui parte del ricavato sarà
devoluto all’attività dell’Associazione senza fini di lucro “Un Cuore Un Mondo” (www.uncuoreunmondo.org), sempre di Massa. A Lucca, presso la Fondazione Ragghianti, è in essere sino al 22 marzo “Levi e Ragghianti. Un’amicizia fra pittura, politica e letteratura” ideata e organizzata in occasione del quarantennale della Fondazione “Centro Studi Ragghianti” (2021) con un approfondimento dell’amicizia tra lo storico Carlo Ludovico Ragghianti (1910 – 1987) e il pittore, scultore e uomo politico Carlo Levi (1902 – 1975). L’insieme propone molti documenti e ben 80 dipinti di Levi tra cui quelli raffiguranti Italo Calvino e Frank Lloyd Whright. Chiudiamo queste note sottolineando che a Pistoia, presso Palazzo Fabroni, Museo del Novecento e del Contemporaneo, s’è aperta la mostra #NATIVI100, ovviamente dedicata a Gualtiero Nativi, a cura di Giovanna Uzzani, che sarà visibile sino al 5 giugno 2022, nonché la magnifica collettiva fiorentina che si chiuderà il 22 aprile e promossa sia dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, sia da quella dei Parchi Monumentali Bardini e Peyron, curata da Fabio Benzi: “Galileo Chini e il Simbolismo Europeo”. Si tratta di 200 fra dipinti, disegni, illustrazioni e ceramiche del pittore, illustratore e ceramista toscano che, come si legge in una nota esplicativa “è stato il maggiore esponente italiano e uno dei maggiori esponenti europei del modernismo Liberty e del simbolismo, a confronto con opere di artisti con cui ebbe relazioni e scambi intensi, o con cui guardò per costruire un linguaggio europeo innovativo e “moderno”, tra cui Rodin, Klinger, De Morgan, Beardsley, Bonnard ecc.”. Lodovico Gierut - critico d’arte
Una delle sculture monumentali di Igor Mitoraj
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VIDEOARTE E X P I R E D di Maria Credidio
EXPIRED, SUTURANDO MEMORIE di Rocco Zani
Al MACA di Acri e a Palazzo Marchianò di San Demetrio, in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, presentato il videoarte E X P I R E D di Maria Credidio E’ un dialogare intimo quello che avanza, per “dicerie d’affanno”, tra le pieghe di una veste d’orrore e il sillabario che raccatta l’infezione dell’ intolleranza. Non è un caso che siano le donne a rammendare i raggiri del male. Come le cuciture di un panno che è corpo vuotato o più indistintamente domicilio incustodito, da tempo non abitato. Maria Credidio e Elham Hamedi decostruiscono rievocando, in una sorta di disavanzo storico culturale che non ha precedenti o recessi di difesa. L’occorrenza del racconto – come di solito accade – è “remunerata” dalla puntata più recente perché la memoria è privilegio di pochi e corre via senza spingersi nei pori o negli occhi disincantati; non frena per farsi lago o trincea; non invade – come do-
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vrebbe – il largario delle nostre esistenze. La memoria è oleosa come non trovasse prese o indugi, al pari di un fiume orfano di argini e ripari. Se così non fosse faremmo sosta sulla “scrittura delle donne”, il nu shu, sillabario inconfessato che le donne della provincia cinese dello Hunan escogitarono per alimentare un dialogo parallelo, tutto “al femminile”, pur di affrontare (e combattere) il settarismo di una cultura profondamente maschilista. Se così non fosse offriremmo il nostro sguardo quotidiano agli occhi spauriti della piccola Czeslawa Kwoka, polacca di quattordici anni uccisa ad Auschwitz il 18 febbraio del 1943 con una iniezione di fenolo nel cuore e restituita alla nostra coscienza dalla fotografa Anna Amaral. Se così non fosse canteremmo nenie notturne – parole di pietra – rievocando i nomi di una mattanza infinita, millenaria, come a sciorinare una teoria infinita di occhi e labbra impunturate, come a sostenere nei mezzitoni del
grigio, ogni improbabile bagliore. In una sorta di raccolto dialogo, fatto di immagini e parole dettate da una memoria finalmente “consapevole”, EXPIRED - nelle “voci” di Maria Credidio e Elham Hamedi - è un’opera di “frontiera” che nella coniugazione di due espressività pparentemente distanti si fa narrazione univoca di tensioni, di rispetto, di responsi libertari, di terrore. Il “corpo svanito” proposto da Maria Credidio e reso percepibile da una dolorosa “cortina” – in questo caso il burqa smarrisce ogni contraddittoria accezione per farsi, quasi plasticamente, strumento di accusa, di denuncia oltre confine – è in evidente conversazione con il sillabario poetico di Elham Hamedi. Un dialogo scarno, privo di rassicuranti armonie, affidato ad una titolazione altrettanto tempestiva, EXPIRED appunto, che si fa indicazione palese di “corpo scaduto” ma al contempo riflette sulla impossibilità di prorogare oltre il tempo dell’afflizione e della intolleranza. Questa opera, per nulla occasionale, è in effetti il resoconto di una incombenza che non ha termini o residenza, maturata in arcipelaghi distanti, in una presunta centralità di un molteplice altrove. Al pari di un viaggio la cui destinazione è nell’illimite generoso del fato; ma che prende forma – si organizza – negli occhi e nello scrigno di donne – lontane tra di loro, e finanche
sconosciute – che hanno percorso un dorsale comune fatto di umori sismici, di amarezza, di sconfinato turbamento, di disagio, mai di rassegnazione. Ecco allora che la testimonianza di una è prologo dell’altra, e viceversa, in un consapevole desiderio di presenza, di difesa, di verità. Il corpo “scaduto” scansa il tempo, o meglio ancora lo riempie come dolorosa istanza, al pari di Nuestra Señora de la Santa Muerte che non ha labbra e sguardo, ma riso maligno. E sembra ingrossarsi la veste di rifiati forestieri, come aria malsana che detta pieghe e un inverosimile incedere. Testimonia l’orrore questo corpo “che non c’è”, già deposto e decomposto, la sua ammantata assenza. Le parole sono indizi o indirizzi per un cammino senza meta, segnali improbabili per un percorso già consumato. My name is Night / And with sensitive cartilage in my ear / I hear the cries of the moon / The moon that is buried in me / The moon with its rotten bones / With My Hollow Bones / The pain conversation has begun........ E’ scaduto il tempo, prima ancora dei corpi sacrificati, oltraggiati, dissolti. E’ scaduto il tempo, credo.
GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE
MARIA CREDIDIO, note biografiche Maria Credidio nasce a Terranova da Sibari (CS), e vive e lavora a S. Demetrio Corone (CS). Al percorso di artista affianca quella di operatrice culturale; dal 2001è presidente della Biennale d’Arte Contemporanea “Magna Grecia”. Dopo aver compiuto con ottimi risultati studi artistici, la Credidio, artista poliedrica e votata alla ricerca, conduce sin dai primi anni Ottanta, un’intensa e appezzata attività di sperimentazione artistica, partecipando a rassegne espositive ed eventi artistici in Italia e in Europa. Della sua pluridecennale attività si segnala nel 2001, subito dopo la tragedia dell’11 settembre, l’installazione “Aquiloni da Kabul” a New York alla 34° strada di Manhattan nell’ambito del progetto Pace. Ha tenuto lezioni di pittura e ceramica agli studenti della Cambridge e Harvard University. Alcune sue opere si trovano nelle collezioni permanenti di importanti Musei e collezioni pubbliche e private. Nel 2011 partecipa alla Biennale Internazionale di Venezia. Del 2018 è la mostra personale , a cura di Boris Brollo, dal titolo “Abitare L’illimite” puntuale ricognizione delle sue recenti produzioni, al Museo Arte Contemporanea MACA di Acri (CS) Nel 2020 è la volta della mostra personale (durante il lockdown) dal titolo AcromatiCO VIDet, al Museo Diocesano e del Codex Rossano (CS
ELHAM HAMEDI, note biografiche
Presentazione del VIDEO PERFORMANCE E X P I R E D di Maria Credidio Versi Elham Hamedi Voce e performance Imma Guarasci Testo critico Rocco Zani Riprese e Montaggio Eliana Godino M A C A Museo d’Arte Contemporanea Acri | Cosenza Palazzo Marchianò San Demetrio Corone
Elham Hamedi è nata nel 1967 in Iran - Shiraz. È un’artista multimediale, poeta e curatrice internazionale, membro permanente dell’Iranian Visual Arts Scientific Association, laureata in ricerca scientifica alla Yazd University e laureata in radiologia all’Università di Shiraz. Alcuni dei suoi dipinti e installazioni sono stati ispirati dai frammenti di organi e dalle loro interazioni con oggetti inanimati. Nelle sue opere (pittoriche e poetiche) cerca di stabilire una connessione tra l’arte e gli argomenti medici legati al corpo. Questa relazione intertestuale è associata a temi psicoanalitici e la psicoanalisi è considerata il collegamento tra le due aree dell’educazione di Hamedi. Ha tenuto diverse mostre personali e collettive in Iran e all’estero. La sua collezione di dipinti è stata recensita da quattro critici iraniani in “Sokhan”, Rivista Culturale e Artistica Numero 34, 2018. I suoi lavori sono stati recensiti anche da Rocco Zani, critico italiano, in “WordNews” 2021. Sta collaborando al progetto di Maurizio Esposito sulla rivista Dialogo. Il n. 52 della serie &amp;quot; I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano&amp;quot; è dedicato a lei. (ZAQBOOR Silloge of poems ,a cura di Giuseppe Vetromile).].E’ una delle artiste selezionate per la prima Biennale d’Arte Contemporanea della Murgia-Italia 2021. Nella sua veste di poeta è presente alla Prima Edizione Internazionale Iside IX-Arti Letterari . È designer della rivista letteraria e artistica “Aghrabeh”.
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ELENCO DEGLI ARTISTI PRESENTI ALLA RASSEGNA CORRISPONDENZE PROMOSSA DAL COLLETTIVO ad - Arte in Dimora - Discovery of Urban sites CASTRO DEI VOLSCI - Palazzo di Via Roma Inaugurazione 8 dicembre 2021 ore 11.00 – fino al 6 gennaio 2022 Paola ADAMO Patrizia ALETTA Pippo ALTOMARE Salvatore ANELLI Sergio ANGELI Maria ANGELONE Nino BARONE Renzo BELLANCA Tiziano BELLOMI Paola BELTRANO Elias BERTOLDO Giuseppe BONACCORSO Jasmin SYLLA BUGARIN Daniele CABRI Alfonso CACCAVALE Antonia CALABRESE Mariangela CALABRESE Giorgio CALZA Joyce CAMILLERI Caren CANIER Francesco CANINI Manuela CAPORLINGUA Decio CARELLI Nicola CAROPPO Antonio CAROTENUTO Luigi CASERTA Giampaolo CATAUDELLA Valentina CECI Pietro CELANI Alfredo CELLI Daniela CHIONNA Cristina CIANCI Giancarlo CICCOZZI Caterina CIUFFETELLI Roby COMBLAIN Alfonso COPPOLA Anna COPPOLA Carmela CORSITTO Giuliano COTELLESSA Maria CREDIDIO Anna CRESCENZI Renato CROPPO CUFRINI Antonella CUZZOCREA Edda DACHROTH Alberto D’ALESSANDRO Michele D’ALTERIO Maria D’ANNA Olga DE GASPERIS Rita DEMATTIO Antonio DE NARDIS Gianni DEPAOLI Prisco DE VIVO Bruno DI PIETRO Anna Iskra DONATI Nicole DUNCAN Gianfranco DURO Mimmo FABOZZI Viviana FAIOLA Angelo FARINA Franco FASANO Salvatore FELLINO Antonio FIORE Andrea FRASCHINA ELLEN G. Carla GARESIO Ombretta GAZZOLA André GEERTSE Mario GIAMMARINARO Marco GIOVENALE Ester GIUMMARRA Martina GIUSTI Federico GOZZULOLI Ettore GUALDINI Angela GUIFFERY Elham HAMEDI Ulla HASEN Peter HIDE Rosanna IOSSA ITTO Felipe LA MADRID Marilena LA MANTIA Silvana LEONARDI LEONA K. Arianna Maria LEVA Marina LONGO Paola LUCREZI Katerina MANDARIK Giovanni MANGIACAPRA Marco MANZELLA Patrizio MARAFINI Renato MARINI Calogero MARRALI D. MARTINI Michele MAUTONE Rita MELE Walter MELOCCO Monica MICHELOTTI Vittorio MIELE Mauro MOLINARI Lucio MONACO Paul MONCRIEFF Dominika MORARIU Alejandro MONTINI Shizue MORIOKA Makoto MURANAKA Antonio NOTARI Laura ORTIZ Shura OYANCE Mario PALMA Vittorio PANNONE Leonardo PAPPONE Giorgios PAPAEVANGELIU Ivano PAROLINI Vichi PAVANELLI Rocco PELLEGRINI Sara PELLEGRINI Pengpeng WANG Daniela PERI Michele PERI Salvatore PERRONE Cecilia PIERSIGILLI Marco PILI Monica PIRONE Fernando PISACANE Giuseppe PIROZZI Maria PISCITELLI Antonio POCE Giovanni POCE Luigi POGHIANI Teresa POLLIDORI Massimo POMPEO Francesco PREVERINO Viviana QUATTRINI Lucia RAGUSA Snezana RANCIC Mauro REA Giuseppe RICCETTI Isabella RIGAMONTI Maria RIZZO Rosanna ROMANO Giovanni RONZONI Giovanni ROSSI Serena ROSSI Danilo SALVUCCI Alba SAVOI Maria Adelaide SCAVINO Martina SCHEPPERLE Anna SECCIA Ivan SEMILETOV Jano SICURA Domenico SILVESTRI Nicola SMERILLI M. STANNATI Antonio TRAMONTANO Ernesto TRAPANESE Stefano TRAPPOLINI Ilia TUFANO Agostino TULUMELLO Francine VERNAC Maria VILLANO Ron VAN DE VYVER Gaetano ZAMPOGNA Laura ZILOCCHI
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CORRISPONDENZE , OPERE DEL PICCOLO FORMATO di Rocco Zani Inaugurata a Castro dei Volsci la rassegna d’arte che vede protagonisti oltre centosessanta autori provenienti da tutto il mondo
Francesco Preverino
Antonella Cuzzocrea
Il progetto CORRISPONDENZE – opere di piccolo formato proposto da ad - Arte in Dimora - Discovery of Urban Sites (da anni impegnata in un percorso di recupero di spazi e siti storici attraverso presenze dell’espressività contemporanea e di cui è possibile conoscere l’attività accedendo alla pagina https://www.facebook.com/adarteindimora ) nasce in un momento di criticità comune, figlio di un tempo ostile e sospeso ma non per questo capace di impedire ogni rifiato, ogni possibile riconquista.
Ecco allora che CORRISPONDENZE propone un percorso fatto di piccoli ma significativi accenti espressivi e vede protagonisti quegli autori che nel cosiddetto “formato minimo” desiderano testimoniare il senso – la sostanza – del proprio cammino.
Paul Moncrieff
Jasmin Bugarin
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Agostino Tulumello
Mariangela Calabrese
Ha prevalso l’idea di un viaggio comune affidato alla transitorietà di un piccolo segno e alla rarità di farne mondo microscopico. Un progetto affidato soprattutto alla “sensibilità” di un mondo, quello dell’Arte, che ancora una volta non si è risparmiato o sottratto facendoci dono di una testimonianza comune fatta di sguardi, di segni, di riflessioni. Raccogliamo questi preziosi frammenti per offrirli – a tutti – come “voci” dell’esistenza. Oltre centosessanta autori, provenienti da ogni paese del mondo, hanno aderito a questo straordinario progetto con una o più opere realizzate esclusivamente per l’evento. Come a sottolineare un percorso comune fatto di
solidarietà, corrispondenza, riflessione. Il primo appuntamento è pertanto a Castro dei Vosci, in uno dei borghi storici più esclusivi del nostro paese, luogo magico e incantato di memorie millenarie e di fascino inconsueto. Il Palazzo di Via Roma, dalla severa architettura ottocentesca, ospita l’intera raccolta in uno spazio “contaminato” da testimonianze d’epoca che offrono al visitatore uno spaccato davvero suggestivo del tempo remoto incalzato dalle inedite presenze del contemporaneo. Il secondo appuntamento espositivo di CORRISPONDENZE si terrà nella prossima primavera nella prestigiosa sede di Palazzo Boncompagni, ad Arpino
CORRISPONDENZE a cura di ad Arte in Dimora Discovery of Urban Sites CASTRO DEI VOLSCI - Palazzo di Via Roma Inaugurazione 8 dicembre 2021 ore 11.00 fino al 6 gennaio 2022
Elham Hamedi
Gaetano Zampogna
GUIKNI RIVERA
L’artista Messicana GUIKNI RIVERA ha presentato le sue ultime opere nella galleria d’arte MEGA ART a Corchiano Vt in una mostra personale dal titolo “La Gioia di Vivere”. GUIKNI RIVERA ha partecipato a molte mostre ma citiamo soltanto quelle più rappresentative: quella di Varese, di Caramagna, di Spoleto e di Torino e la personale presso la MEGA ART di Corchiano - Viterbo La sua Arte rispecchia la cultura Messicana in generale e quella dell’antico e grande popolo degli A:ztechi. Ma sua non è una raffigurazione di quella cultura fina a sé stessa, nella sua arte non vi è una sorta di riscoperta religiosa ma è un piccolo tributo ai suoi avi, nelle tele Guikni Rivera rappresenta i loro miti, le leggende e la
filosofia di questa cultura millenaria vista con lo sguardo di una donna che vive la contemporaneità. Le composizioni delle sue opere rappresentano il Sole e la Luna, esse divengono quasi mosaici, vortici di luce che qualcuno ha paragonato al grande Chagall.. I suoi colori sono solari brillanti perché con essi cerca di rappresentare quel grande sentimento che ci accomuna tutti, la gioia di vivere.
CLAUDIO GIULIANELLI presidente di MEGA ART www.guikniart.com guikni@hotmail.com
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OSVALDO MOI
Scultore da sempre, Osvaldo Moi sin dalla sua infanzia manifesta una forte propensione alla scultura. Con un semplice coltellino, e in seguito con l’innovativo temperalapis, si cimenta sin dalle scuole elementari nella creazione di matite dalle forme più stravaganti lontano dagli sguardi della maestra. Sin da allora il suo stile unico, a volte ironico, sempre originale, segue curve essenziali e amore per il dettaglio. Le sue opere sono realizzate privilegiando il bronzo e i legni pregiati. Fa uso di materiali innovativi come alluminio, vetro-resina, plexiglass, resine epossidiche. Ama soprattutto esprimersi nel figurativo, ma si apre al surrealismo con la scultura. Essendo un creativo poliedrico, i suoi lavori sovente strizzano un occhio al design. Come ex Sottufficiale e pilota di elicotteri dell’esercito italiano dal 1980, nei suoi 37 anni di servizio, quando non era all’estero o in missione, ha sempre dedicato il suo tempo libero alla continua sfida con se stesso attraverso il
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confronto con le materie e il gioco delle forme. Dapprima non incline a far conoscere le sue opere, si è poi deciso, negli anni Duemila a partecipare al Simposio di scultura su legno della “Sgorbia” (Rivoli, TO) proseguendo la partecipazione fino al 2004. Qui ha creato in diretta dei soggetti su temi assegnati, riuscendo a classificarsi molto bene. Di qui la volontà di condividere le creazioni artistiche con il pubblico, decidendo di partecipare, nel 2005, alla mostra collettiva di pittura e scultura dell’Associazione Umanitaria Tuttiartisti (Tione, TN) da lui curata e di cui era il Presidente fondatore. Organizza poi una personale nel 2006, alla galleria parigina “Art Present” e, infine, viene ospitato a Parigi in mostra permanente nella galleria Nichido. Un’ altra mostra permanente dell’artista è stata presente dal 2008 al 2015 nella galleria Jung Bui, a Saint Paul de Vence, in Costa Azzurra.
Le linee delle opere di Osvaldo Moi sono sinuose e, al tempo stesso, si prestano a plurime interpretazioni. Celebri i suoi “Nasini” in bronzo, che ricordano piccoli fenicotteri, di fatto le sue prime creazioni risalenti al 1988. Il suo costante riferimento agli animali, alla natura, all’Uomo e agli elementi come Acqua, Aria, Terra e Fuoco lo portano a interessanti ibridazioni zoomorfe e antropomorfe. Uno dei suoi primissimi lavori è appunto il risultato della fusione di acqua ed aria: è il “Pinguino”, opera del ’95, realizzata in piccoli petali di bronzo, plexiglass e alluminio. Da allora sino ad oggi sono seguiti lavori dedicati a Pesci, Paguri, Ricci, Tapiri e altre piccole creature selvatiche, oltre a molti ritratti di persone celebri.
Dal 2005 in poi l’artista inizia a realizzare opere dedicate agli sport. La prima è l’Olimpico (Dalla ruota alla Luna), uomo imponente, che mostra tutta la sua forza e agilità. Ne sono seguite molte altre, dedicate alle diverse discipline agonistiche e all’evoluzione umana come “Genesi” (La genesi della ruota e dell’uomo), opera che rappresenta un prestante ginnasta che corre con una ruota in legno di Cirmolo (pino cembro) su un basamento di granito nero. L’essere umano e il corpo, nelle sue forme più belle, in particolare quello femminile – come nel caso dell’opera “Donna che entra nel muro”, è uno dei temi più rivisitati da Moi, specie negli ultimi anni. Allo stesso modo, questo scultore che nella vita ha volato per mestiere su cieli di guerra e ha testimoniato catastrofi che ci si augura di non vedere mai, ha sovente dedicato opere alle vittime innocenti, e in particolare ai bambini. Autore del noto gruppo in bronzo per i «Caduti di Nassirya», collocato a Torino, Novara e Pianezza, Moi è stato anche invitato da Vittorio Sgarbi in due rassegne della 54° Biennale di Venezia (a Torino, a Palazzo Nervi e a Saluzzo presso La Castiglia).
Una delle sue creazioni invece più ispirate ai temi religiosi è la scultura “Sindone” ovvero Gesù che sale al cospetto del Padre abbandonando al suolo il telo di lino. L’opera è stata forgiata da lui per la visita dello scorso Pontefice, ed è realizzata in legno di noce. Molte sculture di Moi, sono state realizzate per scopi umanitari a favore dell’infanzia e per sostenere progetti come “Art for joy”, a favore della ricerca sui tumori infantili del Regina Margherita di Torino e del Necher Hospital di Parigi.
Infine, componente molto viva nell’opera di Moi è l’autoironia, che lo ha portato a creare il suo marchio, raffigurante il suo cognome con all’interno una lumachina, la celebre “Escargot”, concepita artisticamente nel 2006 e da allora riproposta in vari cicli interpretativi e con diversi significati, per lo più scaramantici. Questo artista eclettico affida al fluire istintuale del segno a matita e del plastico modellato il senso della sua ricerca e porta al suo attivo ormai oltre un centinaio tra mostre, installazioni pubbliche ed esposizioni. E di certo non vuole ancora smettere di stupirci!
Telefono 333.79 99 130 E-mail moi@osvaldomoi.it Sedi Studio e Laboratorio Torino e Limone Piemonte
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ALBINO PALAMARA
Albino Palamara (Africo, 1966) è un pittore, scultore, mosaicista, grafico e interior design italiano. La sua vasta produzione artistica, che spazia dalla pittura al mosaico alle decorazioni di interni, nasce dall’esigenza dell’artista di indagare la vita, la quotidianità, le persone e i rapporti dal suo personale punto di vista. L’arte di Albino Palamara diventa dunque la manifestazione di uno dei più grandi poteri dell’arte stessa: leggere la società in cui viviamo in modo personale e profondo, nel caso di Palamara spiccatamente ironico e contro corrente. Un viaggio, quello di Albino Palamara, che affonda le sue radici nelle proprie remotissime origini, nella Magna Grecia, sua terra natia, per sbattere violentemente contro una società contemporanea certo evoluta ed estremamente ingegnosa, ma anche uperficiale, dedita al consumo, fatta di maschere inconsistenti e di volti indifferenti. Questo confronto parte dai materiali: le opere di Palamara sono assemblaggi di materiali idealmente distanti. Legno, pietra, ceramica e creta vengono contaminati dal cemento, da materiali di scarto, da mozziconi di sigaretta. E culmina nei soggetti, volti e figure dai canoni estetici di civiltà antiche, rivisitati e attualizzati nella sperimentazione e rappresentazione dell’individuo moderno.
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mail.: infopalamara@gmail.com www.facebook.com/ palamaraalbino/ tel. 329.80 50 075
Le sue esposizioni più significative degli ultimi anni sono: SPLASH UN TUFFO NELL’EROS – Mostra collettiva internazionale – Soriano del Cimino anno 2019 ART PRIZE ZAGAROLO – Mostra collettiva – Zagarolo – anno 2019 OPENART MARKET – Mostra XXXI edizione – Quartiere Monti – Roma anno 2018 NUVOLA CREATIVA GRAMMELOT – Festival dell’Arte al MACRO – Roma anno 2017 IL VIAGGIO DI ULISSE – Mostra personale – Palazzo Rospigliosi – Zagarolo anno 2016 NUVOLA CREATIVA GRAMMELOT – Festival dell’Arte al MACRO – Roma anno 2016 KORK ART/OPEN ART Market – Stadio di Domiziano – Roma anno 2016 VERNISSAGE APERIMOSTRA – Mostra personale – Roma anno 2015 CORRUZIONE CAPITALE – Stadio di Domiziano – Roma anno 2015 BIANCO ROSSO GREEN – Stadio di Domiziano – Roma anno 2015 MOSTRA D’ARTE – Castello di Genazzano – Genazzano anno 2015 FOOD CULTURE & SLOW ART – ex Cartiera dell’Appia Antica – Roma anno 2013 ART GARAGE SALE – Piano Creativo Studio420 – Roma anno 2013 99 ARTS – Festival Internazionale di Arti visive – Tendastrisce Roma anno 2012 Contemporaneament.RE – StudioMiani – Roma anno 2011 IL FILO D’ACQUA – Galerie Gotland – Berlino (Germania) anno 2011 LUCI E SEGNI – StudioMiani – Roma anno 2011 OPERE ESPOSTE – Tantra Pop Gallerie – Roma anno 2011 7 OPERE E MEZZA – Campo dei Fiori – Roma anno 2010 MOSTRA PITTORICA – Auditorium – Roccella Jonica (RC) anno 2009 TI RICICLO IN ARTE – Chiesa S. Francesco – Capranica (VT) anno 2008 CECITÁ – Tantra Pop Gallerie – Roma anno 2007
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LUIGI CURCIO
Luigi Curcio è nato a Casabona (KR) nel 1953.
Nel 1968 trasferitosi a Torino frequenta il Liceo artistico e poi l’Accademia Albertina di Torino, dove si è diplomato nel 1978. Vive ed esercita la professione insegnante a Torino 1985-86 fa la prima personale all’ Unione culturale presso Palazzo Carignano. Segnalato dalla commissione “Giovani Artisti a Torino” di cui faceva parte il professore P. Mantovani.
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2011 partecipa alla mostra Arte Visive Segni 20x20 ( Singolare e Plurale) presso il Castello di Rivalta, a cura di R. Mastroianni. 2012 è presente alla mostra : lo Stato dell’Arte a cura di V. Sgarbi. Torino - Palazzo Esposizioni. Padiglione Italia 54° Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, iniziativa speciale per il 150° anniversario Unità di Italia 2012 partecipa all’esposizione di Arte & Design - Paratissima (C’ est Moi ) 8. Borgo Filadelfia. Torino
Mi sento come un pezzo di asfalto che ha al suo interno delle pietre levigate dall’acqua di un fiume o dal mare, sporcate dal bitume che le ha private del loro libero movimento di trasformarsi, di arrotondarsi. Come le pietre sono state imprigionate dal catrame, così il mio essere è prigioniero di una schiera di “io” che fanno di tutto per allontanarmi dalle cose che desidero di più per il mio bene. Ho preso del ferro, un metallo resistente, arrugginito perchè simbolo del tempo che passa ... “molto ne è passato e non ricordo più come fare per tornare indietro, ristabilire l’ordine dentro di me, limare la personalità ed arrotondare quegli - 10 - che ancora grezzi fanno di me quello che vogliono”. Ho messo all’interno del nero asfalto una pietra levigata bianca, un seme di anima, una possibilità di cambiamento. La forma della montagna - sempre in catrame - è l’invito a salire in cima per la conquista di una visione migliore, mentre la cornice ovale parla di, una vita nuova che sta per nascere. Luigi Curcio
cell. 327.53 04 074 329.02 29 484 https://www.artmajeur.com/luigicurcio mail. luigicurcio@gmail.com
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DISCEPOLO GIRARDI
Discepolo Girardi: parlo di me Chi sono: Discepolo Girardi è nato ad Avellino nel 1963, La sua formazione artistica ha i suoi albori presso la scuola d’arte del padre Vinicio, rinomato pittore della scuola napoletana del novecento. Si è laureato in architettura a Napoli e qui ha cominciato e continua la sua ricerca nel campo delle arti figurative senza disdegnare a periodi la scultura e le arti applicate. Ha partecipato a centinaia di concorsi di pittura in Italia ed all’estero riscuotendo successi , elogi dalla critica nazionale ed oltre 50 primi premi. Sue personali si sono tenute in enti pubblici e privati di diverse città italiane ed europee: Napoli, Torino,Salerno, Roma,
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Foggia, Benevento, Ischia, Nizza, Lione, Parigi ecc. Tuttora la sua presenza è permanente in diverse gallerie pubbliche e private, particolarmente la galleria ARIELE Torino. Si sono interessati alla sua pittura critici ed esponenti del mondo culturale tra cui: G. Grassi, A. Calabrese,Sgarbi , R. Zani, E.Treccani , G.A. Leone. , M .Vitiello, F.De Santis etc. riviste specializzate del settore : Il Tempo, Cronaca Politica, Il Mattino, Il Giornale di Napoli , Eco dell’arte moderna, Ciociaria oggi Ha illustrato con sue litografie e xilografie le pagine di racconti e poesie di scrittori e di alcune canzoni napoletane, inoltre ha realizzato murales per enti pubblici e privati in Campania ed Abruzzo.
MARIO ODDO
Una figura di donna senza tempo e senza età, campeggia nel quadro di Mario Oddo, pittore concettuale e interiore, che usa in modo magistrale i colori per esternare la sua poetica. È una figura di donna, triste con gli occhi bassi. Anche se guarda i fiori che tiene tra le mani, si sente che è pervasa da un grande dolore. È la rappresentazione di Demetra, Dea delle messi e del grano, cui viene strappata la figlia Persefone dal re dell’Ade che la porta con sé nelle profondità della terra. Persefone era la Dea che presiedeva alla Primavera, a riempire la Terra di fiori e frutti. Demetra va da Giove, per chiedere la restituzione della figlia, ma quello che ottiene è che Persefone vivrà 6 mesi nel regno dell’Ade, e 6 mesi con la madre sulla terra. È così che gli Antichi Greci accettavano e celebravano l’alternanza delle stagioni, nei Misteri Eleusini, che venivano celebrati ad Eleusi, nel santuario di Demetra. Mario Oddo ci propone la lettura di questo mito, ponendo la figura di Demetra al centro di una Natura spoglia, dai colori acidi, e le mette tra le mani gli ultimi fiori, prima che la Dea ricopra tutta la Terra del colore grigio e arido
dell’Inverno, ritirandosi nel suo dolore. Mario Oddo è nato a Modica, nota per le 100 chiese, la cioccolata, e il Commissario Montalbano. La città venne devastata dal terribile terremoto che nel 1693 scosse la Sicilia, e venne poi nuovamente ricostruita in un sontuoso stile Barocco. Dalla terrazza della sua abitazione, Mario sin da piccolo, osservava tutto il paesaggio modicano composto da case, chiese, colline e “carrubida” cui ha desunto i panorami e i colori che animano i suoi quadri. La sua è la pittura del “ricordo”, non ha modelle, ne’ pratica pittura “ en plain air”, ma nel chiuso del suo studio esercita una pittura concettuale “ dal pensiero al segno “ che lo porta lontano. Vive a Siracusa, città d’arte con un passato di grecità che la rende teatro di avvenimenti che hanno lasciato un segno tangibile. Ha ricevuto premi e gratificazioni, partecipando ad un numero infinito di mostre, ed è molto apprezzato nel suo ambiente e tra i conoscitori d’Arte. Maria Annaloro
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DOMENICO LASALA
La Cartomante - olio su tela -1981- cm 60x60
Nel corso della sua lunga carriera artistica, Domenico Lasala ha sempre mostrato una grande attenzione per la figura umana, che appare presente, in varie attitudini e situazioni, nella maggior parte delle sue opere. Nonostante la forte tendenza alla “stilizzazione” propria della sua pittura, l’artista riesce comunque a esprimere in maniera efficace e suggestiva le emozioni dei personaggi raffigurati, cogliendone l’interiorità attraverso la sapiente combinazione di tratti fisiognomici, pose e atteggiamenti. Un esempio notevole di questa capacità di penetrazione psicologica è un’opera del 1981, La cartomante, in cui le tonalità scure dell’abbigliamento e dello sfondo creano un’atmosfera che ben si adatta alla malinconiadello sguardo della donna raffigurata. Il
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compito di caratterizzarla, oltre che all’ampia veste e al grosso turbante in cui sono interamente raccolti i suoi capelli, è affidato alla carta rossa che tiene tra le dita, nell’atto di girarla per leggerne il significato. È questa sapiente combinazione di gesti, sguardi e colori che contribuisce a definire lo stato d’animo della cartomante, la sua tristezza nel dover ripetere meccanicamente le stesse azioni all’infinito, prigioniera del suo personaggio e impotente a cambiare i destini che riesce a intravedere (o forse si illude solo di farlo) nei tarocchi. Cosimo Antonino Strazzeri
Il giocatore- olio e acrilico su tela 2019 - cm60x80
Le giocatrici - olio su tela - 2015 - cm40x50
Per Domenico Lasala la rilettura degli antichi classici e lo studio degli ulteriori passaggi artistici avvengono alla luce degli sviluppi internazionali contemporanei. Ne deriva un’interpretazione personale in cui le ambientazioni all’aperto e gli interni colpiscono per la loro essenzialità: i paesaggi rammentano vagamente il rigore dell’ultimo Carrà e le architetture urbane fanno pensare alle solide costruzioni sironiane, ma il tutto si presenta come un fondale cristallizzato in una struttura arcaica da cui, da un momento all’altro, si possono dischiudere delle quinte teatrali. I personaggi, enigmatici alla stregua di quelli di Piero della Francesca e torniti secondo l’insegnamento masaccesco, si inseriscono in una ritmica di incastri senza tradire emozioni, offrendosi come figure topiche, spesso sotto le sembianze di musici e cantori. Non è da dimenticare che la musica nella trattatistica classica possedeva uno spessore sapienziale in seguito smarrito e l’artista evoca, quasi fosse un magico antidoto, questo antico e vitale collante sociale per farne dono ad un mondo pervaso da un’anonima e drammatica frenesia. Quando si accenna alla musicalità antica come parte integrante del corredo sapienziale vanno sia ricordate le sue origini razionali che legano la bellezza con l’armonia, la misura , l’equilibrio, la perfezione e l’ordine sia non possono essere passate sotto silenzio le profonde radici del pathos che apporta all’insieme tono e vigore grazie alla forza espressiva e drammatica che lo costituisce. Intuire questo nesso che alimenta la cultura antica, animandola con una sua saggezza di verità
vuol dire avvicinarsi alla comprensione della natura complessa che sostiene la potenza di quell’arcaica e vitalissima filosofia del bello. Le arti ne fanno parte esternandosi in una esperienza collettiva, al contempo ricca di contrasti ammessi e ricomposti, tragici e coreutici, intensi e catartici nello stesso tempo. La dismisura, anche il caos ha un suo senso, nella magia e nel mistero di un mondo di vibrante marca razionale, lontana da razionalismi e da languenti aridità semantiche e di sentimento. Di certo è facile cadere in ingenue nostalgie e mitizzazioni del passato. Così pure mi pare distruttivo abbarbicarsi ad un sogno lontano alla ricerca di una storica ripetizione tra l’apollinea luce della ragione e la dionisiaca ebbrezza, con una disperante ricerca nietzscheana. Al di là di formule perfette, restiamo in questo difficile presente senza però privarci della suggestione che “il bello”, in senso pieno, ci lascia trapassare silenziosamente per mezzo dei secoli. Già così fece, a suo modo, il quattrocento che Domenico Lasala guarda con occhi particolari. La tavolozza lasaliana evoca la limpidezza di quella atmosfera colorata e i suoi luoghi e le sue stanze animate, ci trasportano in scenari, oppure in ambienti, dove suoni, danze, rapporti, perfino il sonno, non vengono sbarrati da mura di solitudine. e figure umane del pittore emergono tramite un leggero chiaroscuro; non ci sono ombre portate e lo spazio diventa “assoluto”, percorso da una sonorità silenziosa. Giovanna Arancio
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EMMA CHIAVARONE
Nasce a Napoli nel 1974, Diplomata all’istituto “Ipsia Caselli “ nel bosco di Capodimonte a Napoli.Ha frequentato la scuola libera del nudo nell’ accademia di belle arti di Napoli con il maestro Ernesto Pugliese, e successivamente frequentato il post diploma di restauro con attestato riconosciuto dalla Regione Campania. Animata da autentica vocazione si è misurata nel tempo con tecniche e materiali diversi: dapprima la modellazione della creta poi del gesso e il marmo. La terracotta però è il materiale che predilige. Ha esposto presso la chiesa S. Maria la Nova di Napoli nel 2003; Budapest presso il museo dell’agricoltura nell’ambito del festival di primavera nell’anno 2003; a Ercolano nella Villa Campolieto nel giugno 2006; Collettiva presso l’associazione culturale “In form of art” di Napoli, luglio 2006, Bottega della scultura nella manifestazione storico-artistica del comune di Quadrelle (Av), agosto 2006;Giffoni Valle Piana (SA), settembre 2006 ; Galleria “ Il Diapason Arte” al Vomero (Napoli), ottobre 2006; ad Ercolano nel MAV nell’ambito della manifestazione storico-artistica “Giovani all’opera”, ottobre 2006 ; presso la “1° Expo Arte Mediterraneo”, Cosenza 2006 ; “L’Arte in Vetrina” al BORGO S.ELIGIO Napoli nel 2010; nel 2012 presso il salotto letterario “Antichità Scippa” a Napoli ; vincitrice della 1° edizione del concorso “Adsum libera tutti”primo posto, presso la “Galleria Adsum” a Terlizzi, ottobre 2012; “paesaggi Italiani”esposizione nei musei dell’est 2013 Bucarest,Calarasi(Romania),museo arti visive Galati ,museo d’arte Costanza . “T’amo” collettiva nella galleria Adsum.”, “I miei colori”,con le gallerie d’arte Mega art e la Pocket Art studio Roma, (Monumenti e statue in piazza e nelle chiese) Chiesa s Maria di Quarto Napoli statua di San Giuseppe, chiesa s Pietro e Paolo di Soccavo statue in argento su battesimale di s Pietro e Paolo.Madonna di Lourdes alta 3m in vetroresina sulla COLLINA DEI PISANI Napoli. Durante l’evento a Cisterna di Latina song street. al Palazzo Caetani collettiva artisti associazione di dimensione futura per le antiche terre di Cisterna “note di colore”settembre 2018, ottobre 2018 monumento in piazza.. un Busto in piazza a Pesco Pagano di ”Ferdinando Schettini”.
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Mostra d’ arte contemporanea al palazzo Caetani”profili naturali”in occasione della Ricalata Cisterna di latina ottobre 2018. Galleria d’ arte Megaart di Corchiano Roma,collettiva artisti da tutto il mondo”dalla terra al cielo”a cura di Claudio Giulianelli,dicembre 2018.Settembre 2019 a Velletri, partecipato ed esposto al concorso della settima edizione Premio Veliterna,vinto e premiata con targa, tra i maggiori scultori per la tecnica. 6 Gennaio 2020 a Velletri , esposizione al polo espositivo Juana Romani e partecipato alla XIII rassegna d’arte contemporanea Sacra con decisione di un ‘unica premiazione, ed è stata conferita ad Emma Chiavarone.. Con la consegna della targa Premio Nazionale” Croce Veliterna “dott.Marco Nemesi dal sindaco di Velletri Arnaldo Pocci. Mostra “Arte Napoli” al CASTEL DELL’ OVO Napoli,luglio 2020.Gli artisti per il centenario di Nino Manfredi alla fondazione museo Luigi Magni e Lucia Mirisola e al polo espositivo juana Romani 2021. vincitrice della 1° edizione del concorso “Adsum libera tutti”primo posto,ottobre 2012. Settembre 2019 a Velletri, ha partecipato al concorso della settima edizione Premio Veliterna,vinto e premiata con targa, tra i maggiori scultori per la tecnica. partecipato alla XIII rassegna d’arte contemporanea Sacra con decisione di un ‘unica premiazione, ed è stata conferita ad Emma Chiavarone.. Con la consegna della targa Premio Nazionale”Croce Veliterna “ dott.Marco Nemesi dal sindaco di Velletri Arnaldo Pocci.
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CAMPANIA
Sorrento: Villa Fiorentino ospiterà la Mostra d’Arte Internazionale di Selezione per la XIV Biennale CIAC- Roma 2022
Letizia Caiazzo
Si inaugurerà il 5 febbraio prossimo a Villa Fiorentino a Sorrento l’ottava Mostra d’Arte Internazionale di Selezione per la XIV Biennale CIAC – Roma 2022. Villa Fiorentino oggi è sede della Fondazione Sorrento, organismo di promozione culturale, che vede come presidente l’arm. Gianluigi Aponte – il quale ha dato lustro alla città per la sua fama internazionale in campo marittimo – e come direttore l’avv. Gaetano Milano. Quest’anno gli artisti chiamati a partecipare alla selezione sono stati invitati dalla presidente dell’Associazione Ars Harmonia Mundi, la dott.ssa Letizia Caiazzo, curatrice della Mostra. Dopo un’attenta valutazione da parte della Commissione esaminatrice così composta: Prof. Nuccio Mula, critico d’arte, componente dell’Associazione internazionale Critici letterari di Parigi, aderente all’Unesco, e dell’International P.E.N. Club PRESIDENTE; Ing. Carlo Roberto Sciascia, critico d’arte; Alfredo Avagliano, artista; Prof. Claudio Morelli, artista;
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Enzo Briscese
Dott.ssa Letizia Caiazzo, digital painter e studiosa di cultura visuale,i selezionati parteciperanno alla Biennale di Roma del 2022 che si terrà nel Museo Domiziano, Piazza Navona in Roma a settembre. La mostra si protrarrà fino al 13 febbraio 2022 e ospiterà opere di diversa concezione, dal figurativo al concettuale, che applicano tecniche diverse e presentano varietà di stili. Fra gli artisti che esporranno nella splendida e prestigiosa Villa Fiorentino,sempre sede di importanti mostre, ci saranno,solo per citarne alcuni: Enzo Briscese, Maralba Focone, Carla Cerbaso, Alfredo Avagliano, Letizia Caiazzo, Claudio Morelli,Antonietta Di Lorenzo,Giuseppe Casaburi,Reuven Shezen,Antonella Iovino,Stelvio Gambardella, Giuseppe Caputo, Antonio Marullo, Alessio Giuseppe, Gina Buonasera e altri. Anche quest’anno alla Mostra di selezione è abbinato il Concorso di Poesia “ Compiuta Donzella” giunto alla sua sesta edizione, che riscontra sempre una positiva partecipazione.
Accademia delle Belle Arti Michelangelo di Agrigento: Cerimonia di Premiazione del Premio Acamante e Fillide 2021. Tra i premiati dalla Campania l’Artista Letizia Caiazzo.
Lo Spazio Temenos di Agrigento, ex Chiesa di San Pietro, il 3 dicembre scorso è stato il palcoscenico eletto per la cerimonia di assegnazione del Premio Acamante e Fillide 2021, indetto dall’ Accademia delle Belle Arti di Agrigento, diretta dal Prof. Alfredo Prado. A ricevere questo prestigioso premio sono state selezionate dieci personalità, provenienti da tutto il territorio nazionale: Letizia Caiazzo, Marco Divitini, Giuseppe La Bruna, Luca Lucchesi, Attilio Miani, Francesco Nocera, Maurizio Oddo, Filippo Scimeca, Maricetta Tirrito, Fulvio Toscano. L’evento è stata presentato da Elisa Cusumano. “L’arte è multiforme, ribadisce Paolo Giansiracusa, storico dell’arte e presidente della Commissione del premio. In questa edizione del Premio la scelta è caduta su personalità siciliane ma anche su personalità impegnate nella valorizzazione della Nostra Terra.”“I curriculum sono di artisti eccezionali, afferma il Prof. Prado, direttore dell’Accademia, che si sono impegnati nel mutamento, in quanto parlare del mito di Acamante e Fillide significa parlare di Rinascita.Il mito di Acamante e Fillide, innestato nelle metamorfosi antiche ma anche nei cambiamenti dell’età moderna, si presta a questo evento artistico- culturale che è la chiara testimonianza del
ruolo culturale di Agrigento. Tra i premiati spicca il nome della cyberartista Letizia Caiazzo, specialista in pittura digitale, che ha ricevuto il Premio dalle mani del sindaco di Agrigento Francesco Miccichè. “Sono onorata e grata, afferma l’Artista, in primis verso il prof. Nuccio Mula, docente presso l’Accademia e componente dell’Associazione Internazionale Critici d’Arte Parigi- Unesco, che da sempre ha apprezzato l’essenza della mia arte, elogiando il mio lavoro e spronandomi a risultati sempre più elevati. Un grazie particolare va al direttore Alfredo Prado e alla Commissione esaminatrice. Questo premio per me rappresenta un traguardo significativo; essere stata selezionata da un’Accademia dà un valore aggiunto al mio curriculum e nello specifico ricevere un’onorificenza in Sicilia ha un significato speciale, in quanto mi sento molto legata sentimentalmente e spiritualmente a questa Terra. Il cambiamento e la Rinascita sono da sempre parte della mia Arte, in quanto cerco di rappresentare il divenire e l’evoluzione dei sentimenti e delle rappresentazioni di essi che confluiscono nelle mie opere.” Adele Paturzo
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CAMPANIA
Rethinking Nature: mostra sullo sfruttamento ambientale
Con Rethinking Nature il Madre inaugura un nuovo format, in cui il concetto di mostra incontra quello di piattaforma multidisciplinare. Il progetto indaga, attraverso lo sguardo dell’arte contemporanea, su temi legati all’ecologia politica e sulla necessità etica di costruire un nuovo rapporto fra gli esseri umani e gli ecosistemi di cui essi fanno parte, declinando un pensiero critico condiviso tramite nuove produzioni di opere e una programmazione di eventi e laboratori che coinvolgono artisti e ricercatori di geografie e sensibilità diverse. La mostra, che si snoda attraverso l’intero terzo piano del museo, si apre con opere di artisti italiani e internazionali che riflettono sulle radici storiche di una visione colonialista della natura in quanto riserva permanente di cui appropriarsi. Una serie di progetti scultorei e di video porta l’analisi al giorno d’oggi, illustrando le pratiche odierne di sfruttamento delle risorse naturali che, protette da politiche governative e multinazionali, sopprimono le istanze critiche di numerose minoranze e indeboliscono ecosistemi delicati e complessi. La mostra prosegue attraverso pratiche multidisciplinari incentrate sulla spiritualità, la guarigione ecologica e i saperi tradizionali, articolando l’urgenza di sviluppare relazioni etiche con l’ambiente e il pianeta. Presentando progetti che uniscono saperi ancestrali a pratiche di attivismo sociale e politico, il percorso espositivo offre nuove interpretazioni della natura, articolando vocabolari critici e approcci ecologici che si libera-
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no da retaggi coloniali ed eurocentrici. Tra gli artisti che partecipano alla mostra e ai programmi: Maria TherezaAlves, Giorgio Andreotta Calò, Alfredo e Isabel Aquilizan, AdriánBalseca, Gianfranco Baruchello, Adriana Bustos, SebastiánCalfuqueo Aliste, CaoMinghao e Chen Jianjun, Jimmie Durham, Denise Ferreira da Silva e ArjunaNeuman, Fernando García-Dory, XimenaGarrido-Lecca, GidreeBawlee, Edgar Heap of Birds, Karrabing Film Collective e ElizabethPovinelli, Sam Keogh, Francois Knoetze, Elena Mazzi, Ana Mendieta, Marzia Migliora, JotaMombaça e IkiYosPiñaNarváez, Sandra Monterroso, Niccolò Moronato, TabitaRezaire, Zina Saro-Wiwa, KaranShrestha, BuhlebezweSiwani, Yasmin Smith, Ivano Troisi, Tricky Walsh, Zheng Bo. Il progetto sarà accompagnato da un catalogo illustrato. Una programmazione di eventi, conversazioni e workshops si svilupperà attraverso la durata della mostra, approfondendo temi chiave e coinvolgendo artisti, ricercatori, e attivisti attraverso un approccio multidisciplinare e partecipativo. Dal 17 Dicembre 2021 al 02 Maggio 2022 LUOGO: MADRE - Museo d’arte contemporanea Donnaregina - NAPOLI INDIRIZZO: Via Settembrini 79 CURATORI: KathrynWeir
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CALABRIA
Lo scultore Tonino Gaudioso e la poesia della materia.
Zungrese di nascita, Tonino Gaudioso, negli anni degli studi accademici ha avuto come guida Michele Zappino docente dell’Accademia di Brera e affermato scultore zungrese. Grazie a lui ha instaurato rapporti con le fonderie e ha appreso tecniche importanti come il cesello, la formatura e la fusione a cera persa. La sua attività si svolge soprattutto a Milano, ma torna spesso nel suo paese natio. Parlando delle sue opere Gaudioso dice “Le mie opere, come scultore moderno, versatile e creativo, esprimono torsioni, sguardi, gesti nei quali materia e luce trovano una sintesi brillante e un equilibrio assoluto. Le mie produzioni appaiono talvolta inquiete, altre tenere, paradigmi di una tensione scultorea che fa della fragilità e della chiarezza i suoi punti di forza, senza rinunciare a sottili venature ironiche e ad inesorabili raffigurazioni dell’animo umano. Il tocco è fresco e deciso e fa spaziare l’immaginario verso orizzonti profondi e mondi neoclassici, tanto lontani quanto vicini. Ricor-
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rente, nelle mie creazioni, anche l’elemento trascendente che è proposto con raffigurazioni di immagini sacre dotate di una cifra artistica di preminente rilievo”.
D. Puoi raccontarci i tuoi primi passi nel mondo della scultura? R. I miei primi passi nel mondo della scultura sono iniziati all’età di dodici, tredici anni. Ho frequentato l’istituto d’arte di Vibo Valentia, poi sono arrivati i primi approcci con la materia, gli attrezzi: stecche,mirette e altro. In seguito mi sono iscritto all’Accademia di Belle Arti di Brera.Poi ho iniziato ad approfondire i grandi artisti del ‘900 a me più vicini: Messina, Manzu’, Martini. D. Quali tecniche usi? R. A me piace molto lavorare con l’argilla, modellare la creta. Realizzare delle figure femminili o maschili a tutto tondo o bassorilievo. Ho avuto diverse esperienze lavorative sul marmo, bronzo e sul vetro resina.
sono sicuro mi darà molte soddisfazioni e sarà l’inizio di altri traguardi. D. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? R. Mi piacerebbe aprire una mega scuola di pittura in Calabria. Stimolare e far capire alle persone che l’arte è un grandissimo dono, è vita, è energia senza fine, risorsa e speranza per il nostro futuro. Alessandra Primicerio (critico d’arte)
D. Cosa significa l’arte per te? R. L’arte per me è soprattutto EMOZIONE. Le opere, realizzate dagli artisti, devono trasmettere forti emozioni, un impatto sentimentale molto forte! Anche se è una questione di sensibilità . Chi davanti alla Pietà di Michelangelo Buonarroti non rimane estasiato? La scultura riempie la mia vita, mi dà forza e motivo di vivere. D. Che messaggio vorresti dare ai ragazzi che sognano di diventare artisti? R. Nel caso si hanno grandi doti e capacità artistiche tali per cui si riesce a vivere di arte va bene, altrimenti il mio suggerimento è quello di proseguire gli studi! Un domani si potràdiventare insegnante.Purtroppo non tutti riescono a vivere d’arte! Vivere d’arte è davvero dura. D. Attualmente a cosa stai lavorando? R. Attualmente sto lavorando a un’opera davvero molto importante, su un blocco di marmo di Carrara di circa due metri.È la riproduzione di un originale: la Madonna della fonte di Spilinga. Questo per me è un gran passo in avanti, un’opera che
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CALABRIA
Forme, colori ed emozioni nell’arte di Rita Canino
Rita Canino nasce a Cosenza. Fin da bambina si dedica al disegno e alla pittura. Trasporta le sue emozioni sulla tela. Alcune sue opere sono attualmente esposte in Italia e all’estero. D. Ci parli della tua formazione? R. Il mio rapporto con l’arte inizia prestissimo. La mia passione per il disegno mi ha sempre affascinato. Disegnavo qualsiasi soggetto: dai paesaggi all’azzurro del mare, ai fiori, ed amavo molto ritrarre l’espressione dei volti. Ho sempre visto e sentito l’arte come espressione della nostra anima. La mia ricerca artistica mi ha portato pian piano nel corso degli anni a sentire il bisogno d’intraprendere nuove tecniche pittoriche, prediligendo l’astrattismo, dove mi sento libera di esprimere le mie emozioni senza canoni. Ho letto dei libri sulla storia dell’arte che mi hanno aiutato molto ad entrare in questo mondo per me essenziale. D. Ci sono artisti del passato a cui ti ispiri? R. Mi ispira particolarmente Claude Monet con i suoi giardini fantastici. La sua pittura, diversa dai canoni accademici di quell’epoca, ha rivoluzionato un modo di dipingere diverso uscendo da uno schema di fare arte in modo sconvolgente e questo mi ha attratto moltissimo. Ci sono artisti,come Emilio Vedova, che hanno influenzato il mio concetto di arte. Il suo astrattismo informale è un linguaggio pittorico in un esplosione di pennellate. Ne resto coinvolta ogni volta che osservo questa meravigliosa arte. D. Cos’è per te l’arte contemporanea? R. L’arte contemporanea per me è il piacere della sperimentazione, in qualsiasi forma, sia nella pittura che nella scultura o nella fotografia tradizionale e digitale. Nuove tecniche che è il cambiamento. Un susseguirsi di stile, diffondendo e sperimentando l’arte in tante sfaccettature. Ed è meraviglioso vedere come l’arte del passato pian piano si è evoluta a nuove espressioni. L’arte che si evolve. È un argomento molto vasto ma così interessante che non si finisce mai di apprendere. D. Quali parole useresti per definire la tua arte?
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R. La mia arte è l’espressione dei miei pensieri, del mio cambiamento, delle mie emozioni, dove esprimo il mio mondo interiore e alla ricerca continua di nuovi stimoli. Mi rappresentano molto anche i colori che aprono in un mondo fantastico tutto mio. Che posso dire, le parole che mi vengono dal cuore per descrivere la mia arte sono: viaggiare in un mondo fantastico. D. Quale messaggio vuoi trasmettere con le tue opere? R. Vorrei trasmettere libertà di espressione nell’arte come nella vita. Attraverso qualsiasi forma, ma anche emozioni e passioni che passano prima dagli occhi per poi arrivare al cuore. D. I colori delle tue opere esprimono chiaramente dei tuoi stati d’animo? Ce ne puoi parlare? R. I colori delle mie opere esprimono decisamente i miei stati d’animo come l’azzurro che mi trasporta in mari e spiagge incantate, l’azzurro del cielo o come il giallo che mi fa sentire bene, come il verde che mi trasporta in prati sconfinati. C’è sempre anche fra questi colori di serenità un piccolo spazio nero. Ciò vuol dire che non è tutto come sembra. Ma quello che rappresentano non è solo il colore, dipingendo come tanti artisti mi piace ascoltare della musica, che svolge un ruolo importante per me. Mi porta in un mondo tutto mio e mi da carica ed energia, stimola in modo prepotente la mia fantasia. D. Che progetti hai per il futuro? R. Il futuro?... Bella domanda.. Non me lo pongo. Lascio tutto al fato. Mi piace vivere in positività assaporando tutto quello che la vita mi offre al meglio giorno dopo giorno. L’importante è continuare a sognare con la fantasia e la creatività che per me è la mia essenza di vita. Alessandra Primicerio (critico d’arte)
BANSKY SULLO STRETTO LA MOSTRA A REGGIO CALABRIA
Un consistente numero di serigrafie di Banksy è esposto, da domenica 5 dicembre 2021 fino a sabato 26 febbraio 2022, a Palazzo della Cultura di Reggio Calabria L’esposizione, dal titolo BANKSY sullo Stretto. Arte e Impegno Civile, è un progetto prodotto e organizzato da MetaMorfosi Eventi in collaborazione con la Città Metropolitana di Reggio Calabria. Le immagini esposte sono quelle che hanno sancito il successo di questo artista di Bristol, che ad oggi riesce a mantenere il mistero sulla sua identità. Ma non sembra poi così importante sapere chi si nasconda dietro al suo nome. E’, infatti, sicuramente un artista tra i più multiformi, ingegnosi e del nostro secolo, che con il suo linguaggio istantaneo, sarcastico, sfacciato ed evocativo è riuscito a trasmettere messaggi etici, forti e inequivocabili, prendendo di mira il potere, le guerre, il capitalismo, le banche, il consumo irresponsabile, la violenza. «Fa tutto questo e resta anonimo. Penso che questo sia fantastico. Nei nostri giorni tutti tentano di essere famosi. Ma lui ha l’anonimato»(Brad Pitt)Sulla reale identità di Banksy nessuno sa ancora con certezza chi si nasconda dietro quel nome; alcuni hanno ipotizzato anche che Banksy in realtà sia una donna, oppure un collettivo di sei artisti riuniti sotto lo stesso nome. Il nome di Banksy è legato alla tecnica utilizzata per i suoi murales, lo stencil, del quale è uno dei principali interpreti contemporanei. Si tratta di un genere già da tempo conosciuto e apprezzato. Fu Banksy, tuttavia, il primo ad usare la stencil art con tale frequenza e creatività tanto da diventarne il punto di riferimento, e da fare raggiungere alla tecnica grande popolarità globale. L’adozione della tecnica dello stencil si rese necessaria,
per Banksy, per via della lentezza nella realizzazione dei murales, attività che richiede grande rapidità per scongiurare l’intervento della polizia.Fu proprio nello stencil che Banksy individuò la soluzione a queste problematiche. Questa tecnica, infatti, si avvale di una «maschera in negativo dell’immagine che si vuole creare [ricavata] su un supporto rigido»[; il writer poi non deve fare altro che poggiare la sagoma sulla superficie muraria che si è scelto di dipingere e spruzzare il colore negli spazi vuoti. In questo modo si concilia la rapidità di esecuzione stradale (Banksy, per dipingere un’opera, impiega solo quindici minuti, trascorrendo la maggior parte del tempo in studio a ritagliare la mascherina normografica) con una grande meticolosità e con l’eventualità di serializzare l’opera, che può essere riprodotta in modo identico tante volte quante si vuole.
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Al Palazzo Reale di Palermo Purification from Bill Viola
SICILIA
Spiritualità, esistenza, salvezza, vita, morte e ancora la vita DA SABATO 10 LUGLIO A LUNEDÌ 28 FEBBRAIO 2022
Spiritualità, esistenza, salvezza, vita, morte e ancora la vita. Dal 10 luglio 2021 al 28 febbraio 2022 a Palazzo Reale di Palermo, dopo quasi un anno di lavoro preparatorio, apre al pubblico PURIFICATION from BILL VIOLA. La Fondazione Federico II vi propone un’esperienza, di cui il fruitore diventa co-protagonista, posto in relazione con le opere. Bill Viola, il maestro indiscusso dell’Universo figurativo e della videoarte, esporta a Palermo le sue opere e traccia il solco della ripartenza. La Fondazione Federico II dal 2018 ormai approfondisce i contenuti culturali del Palazzo Reale e della Cappella Palatina e adesso porta fino in fondo questa missione svelando ai visitatori, oltre alla magnificenza esteriore, anche il grande significato simbolico-spirituale. Questo metodo ha indotto la
Fondazione a far leva sull’apparato teorico di un grande artista contemporaneo come Bill Viola per esprimere il rapporto tra materiale e immateriale. A Palazzo Reale, allora, le Sale Duca di Montalto, sede dell’evento, fanno “reset” per accogliere la mostra e si trasformano nel luogo dell’introspezione. Un luogo in cui il buio è spezzato da lame di luce che fondono, in un unico “luogononluogo”, le opere di Viola con una selezione di preziosissime opere e reperti, intrisi di storia e spiritualità, scelti minuziosamente dalla Fondazione Federico II. Opere e reperti che rappresentano simbolicamente l’acqua come elemento cosmico concepito nei vari contesti storici e culturali. Bill Viola è chiamato così a dialogare con la storia. Una sfida che ha colto con rigore ed entusiasmo.
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MOSTRA MERCATO D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
11-14 FEBBRAIO 2022 Fiera di Genova Padiglione Blu-Piazzale John Fitzgerald Kennedy, 1 venerdì, sabato, domenica ore 10,00 - 20,00 lunedì ore 10,00 - 13,00
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