N°52 NOVEMBRE-DICEMBRE 2022 - periodico bimestrale d’Arte e Cultura ARTE E
CULTURA NELLE 20 REGIONI
ITALIANE
Edito
dal
Centro Culturale ARIELE
www.facebook.com/Rivista20
BIMESTRALE DI INFORMAZIONE CULTURALE del Centro Culturale Ariele Hanno collaborato: Giovanna Alberta Arancio Monia Frulla Rocco Zani Miele Lodovico Gierut Franco Margari Irene Ramponi Letizia Caiazzo Graziella Valeria Rota Alessandra Primicerio Enzo Briscese Giovanni Cardone Susanna Susy Tartari Cinzia Memola Concetta Leto Claudio Giulianelli
Rivista20 del Centro Culturale Ariele Presidente: Enzo Briscese Vicepresidente: Giovanna Alberta Arancio orario ufficio: dalle 10 alle 12 da lunedì al venerdì tel. 347.99 39 710 mail galleriariele@gmail.com www.facebook.com/Rivista20
----------------------------------------------------In copertina: Tiziano 2 ENZO BRISCESE Ragazzi del 2000 - 2021 - t.mista olio su tela - cm70x80 Ragazzi del 2000 - 2021 - t.mista olio su tela - cm70x80
3 ASTRATTISTI dalle 20 regioni Italiane INFO & CONTATTI www.facebook.com/groups/300965449963543 Mail: galleriariele@gmail.com cell. 347 99 39 710 sabato e domenica ore 10.30 - 12,30 e 16,00 - 19,00 altri giorni dalle 16,00 alle 19,00 5 - 27 novembre 2022 CENTRO CULTURALE ARIELE Palazzo OPESSO Via San Giorgio, 3 CHIERI VERNISSAGE sabato 5 novembre, ore 17.00
Terza edizione Palazzo Opesso Via San Giorgio,3 CHIERI
La mostra è curata da Enzo Briscese e Giovanna Arancio
Astrattissima 2022 rappresenta un importante appunta mento che richiama selezionati artisti astrattisti da tutte le regioni italiane; in particolare, quest’anno, saremo lieti di ospitare diversi rinomati pittori piemontesi e avremo modo di offrire una ricca e articolata rassegna espositiva.
Astrattissima 2022 , promossa dal Centro Culturale Ari ele, è giunta alla sua terza edizione, e ci auguriamo di ripetere il successo di critica e di pubblico riscossi du rante le precedenti edizione del 2017 presso l’ Ecomu seo Urbano di via San Gaetano da Thiene, 6 di Torino e del palazzo Opesso di Chieri
L’esposizione, che verrà inaugurata il 5 novembre alle ore 18,30 e sarà visitabile fino al 27 novembre prossi mo, avrà luogo in via San Giorgio, 3 a Chieri. Negli anni settanta del Novecento Chieri aveva ospitato una mostra di prestigio con la partecipazione di grandi maestri piemontesi ( Billetto, Mantovani, Aimone, Sur bone,..) dimostrando già fin d’allora una sensibilità pe culiare verso il mondo dell’arte che ora ritroviamo nella sua accogliente disponibilità.
“Le arti sono sempre state importanti per la salute di una nazione, ma non lo abbiamo ancora capito. (James Earl Jones) In questa mostra intendiamo affrontare il complesso movimento astratto nella sua pluralità a par tire da un nuovo punto di vista: all’oggi è interessante soffermarsi a riflettere sui cambiamenti e sulle contami nazioni che hanno subito gli Astrattismi nel corso del tempo e definire i punti di contatto che li collegano alla loro “narrazione storica”.
Con la svolta del nuovo millennio il panorama artistico in cui viviamo ha subito non poche modifiche. Nell’ul timo dopoguerra era in atto il conflitto tra astrattisti geometrici e astrattisti informali, fra sostenitori della pittura e sperimentatori di tecniche non tradizionali.
L’universo astratto era una lucida utopia. Da allora si sono succedute diverse generazioni, ciascuna delle qua li ha contribuito con il proprio tassello fino ad arrivare alla situazione attuale.
Dopo l’avvento della decisa rottura con il figurativo, nel nuovo millennio sono avvenuti ulteriori cambiamen ti. Si è ricucita una sorta di cerniera tra cubismo e arte astratta, la figurazione ha iniziato a virare verso una dia fana evocazione e una peculiare riduzione segnica men tre deflagrava l’informale. Attualmente, però, lo scena rio astratto è consolidato, fondamentale e stimolante, nel senso che guardiamo ad esso come ad un mondo ormai “classico”, la cui vena italiana è ricca di lirismo, di plasticità, di ricerca armonica, e, non ultimo, di una propria coerenza consapevole.
In sintesi si fa riferimento a un’area astratta come “scuola italiana”: si può pertanto parlare di fertilità per ché le generazioni del presente ne captano quel senso profondo,con cui riescono a tradurre l’indicibile, che permette loro vitali viaggi dell’animo. Quando, ver so la fine del Novecento, si è data nuova accoglienza all’immagine la si è lasciata fluttuare nell’allusivo dove i significati appartengono al mondo del possibile e si rivolgono al pensiero intuitivo: era vivo il bisogno di ricollegarsi alla realtà, di apportare una testimonianza, un racconto che giungesse a un pubblico più vasto. Ciò ha cresciuto la tensione pe l’impossibilità, nei tempi più recenti, di un lavoro culturale di presa diretta sul mon do. Il presente viene vissuto come un momento di sosta, non temporale, ma come un momento di riflessione per un dialogo che coinvolga l’opera creativa, gli artisti, e la realtà nella quale viviamo. E in questa atmosfera di ponderata positività anche il giovane contesto astratto “ abita”.
Giovanna Arancio
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La poetica di Briscese affronta i temi legati al paesaggio urbano in cui vive, al suo studio inteso come fertile luo go di lavoro, più raramente a qualche personaggio capace di evocare forti suggestioni. E’ infatti l’emozione con le sue diverse sfaccettature, positive o negative a seconda dei casi, a costituire il fulcro del dipingere. Le sensazioni cat turano, interpretano e guidano il racconto visivo, lasciando sulle tele frammenti di ricordi, sovente autentici mosaici nati e fermati all’interno di quel continuo scorrere delle storie in cui l’artista è coinvolto. Egli non intende quindi restituire un’immagine fotografica del soggetto prescelto ben sì consegnare una fisicità percepita come struttura dinamica, filmica, vissuta come un insieme espressivo in successione. Il pittore opera dentro questo “contenitore” cittadino e de cifra, nel suo particolare linguaggio di astrazione, il volto delle periferie, in special modo delle fabbriche dismesse che appaiono come mute testimonianze di una Torino che “non c’è più”. Sono edifici divenuti angoli abbandonati, mura in rovina, che il pennello rileva e nel contempo è costretto a cancellare lambendo la visione con il bianco, il colore del “nulla” implacabile del tempo. è un lavorio da cui emerge un partecipe rimando ad un mondo che il pre sente mediatico lascia alle spalle ma ciò che affiora è anche una finestra impietosa da cui lo spettatore può sbirciare affacciandosi ora dall’interno ora dall’esterno. La tessitura cromatica della serie dei paesaggi evidenzia una tavolozza prevalentemente tenue che mostra la caratteristica gamma di grigi, di beige, di pastello, delle periferie e a volte le
ENZO BRISCESE mail: enzobriscese6@gmail.com tel. 347.99 39 710
tinte scivolano verso il verde acqua oppure si rabbuiano all’improvviso.
Nei lavori dedicati al tragico evento accaduto presso l’a zienda torinese della Thyssenkrupp i colori si accendono di rossi lampi -lingue di fiamma, di sangue-, intensi fino alla brutalità, esternazioni di un sentimento struggente de stinati via via a perdere virulenza accompagnando così il percorso dell’incendio che, infine domato, lascia spazio alla cenere, ad un grigio cupo che si riprende la scena. Questi quadri sono illuminazioni dell’immaginazione di cui l’autore si serve per comunicare il proprio pensiero sul sociale e sui suoi cambiamenti in atto; il movimento segni co scandaglia i tracciati del lungo viaggio nella realtà ur bana. L’0cchio del pittore si consuma ad interrogare ogni forma, ogni colore, ogni vibrazione di luce che trasmutano nella composizione rigorosa e lo spazio e il tempo si inter secano, si richiamano, costruiscono le linee del narrare. Si tratta di un gesto essenziale che si oppone alla svalutazione della memoria, ingoiata dal processo di globalizzazione, e ciò che viene offerto allo sguardo di chi osserva è una sorta di spaesamento che accomuna fruitore ed artista, attoniti di fronte a questo effetto straniante.
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la città che sale - 2007 - tecnica mista su tela - cm60x70
Mariuccia Roccotelli nasce in Puglia nel 1974 e si diploma in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera a Mila no. È stata allieva di importanti maestri quali: Rodolfo Ari cò, Giovanni Maria Accame, Tommaso Trini. Attualmente vive e lavora a Milano come pittrice e insegnante d’arte presso l’Istituto Penitenziario Minorile “C. Beccaria”. Figlia dell’artista Michele Roccotelli, l’arte è da sempre stato il suo ambito d’interesse e il suo linguaggio. Grazie alla sua capacità e creatività, giovanissima viene selezionata per realizzare le scenografie per la produzio ne Rai di “Topo Gigio”. Questa esperienza le offre nuove opportunità anche per trasmissioni nel gruppo Mediaset. Alla fine degli anni Novanta inizia la sua collaborazione con la scuola pubblica in un progetto che segna partico larmente anche il suo percorso pittorico. Lascia l’Italia per insegnare presso istituti didattici internazionali ad Asmara in Eritrea e ad Addis Abeba in Etiopia. In quel periodo re alizza una serie di opere ricche di suggestioni e riflessioni che fanno emergere il suo modo di parlare con l’arte di so cietà. In un luogo dove non era facile trovare strumenti per l’attività pittorica e scenografica si ingeg na nel lavorare materiali di recupero: una scelta imposta che si rivela una
ROCCOTELLI
risorsa stimolante per la sua produzione artistica ancora oggi. L’ambasciata italiana riconosce il valore del suo la voro e organizza due mostre personali all’artista: una pres so la residenza dell’Ambasciata Italiana in Eritrea, a Villa Roma e un’altra presso la Casa degli Italiani. Alle tonalità spensierate del bel paese si mescolano quelle della povertà e della carestia, ma anche della vivacità di un mondo sommerso, tutto da scopri re e ricercare. Le tele diventano più astratte, ma anche composite e stratificate a livello di materiali e le esperienze di allestimento sce nografico proseguono in ambito teatrale, trovando nuova linfa e ispirazione nelle tematiche sociali. Di recente il co lore azzurro ha inondato la sua vita, la sensibilità verso gli individui in difficoltà l’hanno condotta a varcare uno dei luoghi più carichi del dolore del vivere e del disagio dell’anima. Oggi insegna arte all’interno di un Istituto Pe nitenziario; così la passione per le spirali come soggetti pittorici è finita dietro le sbarre del disagio sociale e della discriminazione verso i più deboli.
sito: www.mariucciaroccotelli.com mail mariucciaroccotelli@yahoo.it tel.+39 347 76 67 817
6 MARIUCCIA
MICHELE ROCCOTELLI
Abstraction -
Ci accade sovente nell’esercizio di quello che è il mestiere del critico d’arte, ma ancor più in quest’occasione (la mes sa in cantiere di “Embrace”, la personale di Michele Roc cotelli artista dalla molteplice, durevole e importante crea tività), chiedersi quale sia il ruolo dell’arte, e quale quello dell’artista. A prescindere dalle circostanze/eventi nei quali i due interrogativi si manifestano, o si possono manifestare, in maniera più o meno pacifica e/o conflittuale.
Per cercare di rispondere ai due quesiti, in questo loro più immediato ri/proporsi, ci piace fare esplicito riferimento allo strumentalismo del filosofo e pedagogista statunitense John Dewey, ovvero a quel suo considerare l’esperienza (anche quella artistica del fare) quale rapporto interattivo tra l’uomo e l’ambiente, riconoscendole il potere dell’e stensione del pensiero e il suo divenire realmente educati va nel momento in cui promuove lo sviluppo e il potenzia mento razionale dell’individuo. Bisogna, quindi, partire dalla constatazione/conferma che l’uno (l’artista) e l’altra (l’arte), e quell’altro ancora che è il fruitore dell’opera d’arte, appartengono tutti alla normale quotidianità del vivere, nella quale appunto l’attività/esperienza creativa si manifesta e attualizza inventando significati. Spesso, a prescindere dal linguaggio utilizzato, rivendicando/assu mendo un ruolo comunicativo fondamentale e prioritario, in quella sua plurima sensorialità legata al vedere, al senti
-2022 - cm 120x80
re e al toccare, e, quindi, al suo poter essere musica, video, architettura, cinema, oltre che pittura e scultura. Nella con ferma, come accade appunto in Michele Roccotelli, della sincrona continuità tra arte ed esperienza. Riconoscendo all’immaginazione, e quindi all’esercizio della fantasia, la capacità, tra intuizioni, progetti e utopie, di modificare il reale, o meglio di pervenire ad una sua più profonda e per tinente conoscenza evolutiva.
Quella che consente all’artista, in particolari situazioni, di andare oltre il ripetersi/riproporsi di fatti/sentimenti/emo zioni per approdare ad una differente modalità di relazio narsi con se stesso e con quanto gli è intorno, conferendo all’arte e al suo manifestarsi, ovvero all’opera, il supera mento del puro e semplice aspetto formale/materiale, per divenire una congèrie di percezioni, emozioni e passioni.
micheleroccotelli@libero.it
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olio su tela
mail.:
Sito: www.roccotelli.it tel. 347.582 3812
CARUSO MIRELLA
Mirella Caruso nasce a Sciacca, luogo di atmosfere me diterranee che l’ha sempre ispirata per i suoi dipinti. Laureata in giurisprudenza all’Università di Palermo, ha insegnato Discipline Giuridiche e Economiche ed è attualmente impegnata nell’insegnamento delle tecni che dello yoga, pratica che è per lei ispirazione fonda mentale per alcuni dei suoi soggetti simbolici. Stabilita si a Torino, ha iniziato il suo percorso di pittrice grazie all’incontro con Margherita Alacevich. La sua energia vitale e l’irrequietezza del suo carattere la portano spesso a diversificare la sua produzione; passando per quadri simbolici si arriva alla rappresentazione figura tiva di paesaggi e soggetti. Tra le maggiori esposizioni dell’artista si ricordano le personali nel 1995 a Cervo (IM) a Villa Farandi, quella del 2013 al “Re Umberto” di Torino, nel 2016 la bipersonale con Giuseppe Fal co alla Galleria d’Arte Centro Storico a Firenze e nel 2017 presso il circolo culturale di Sciacca. Oltre a nu
merose mostre al circolo degli artisti e alla promotrice delle Belle Arti di Torino, si ricorda la partecipazione nel 2016 alla collettiva internazionale “Time to Build” all’atelier 3+10 a Mestre, nel 2018 la collettiva presso la galleria Saphira e Ventura a New York, nel 2019 a quella all’Appa Gallery di Madrid e nello stesso anno la collettiva “Rinascimento contemporaneo” al museo Leonardo Da Vinci a Roma e nel 2021 la partecipazione ad ArtParmaFair a Parma.
sito: www.mirellacaruso.com mail: mire.caruso@gmail.com cell. 339.365 6046
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Il suono dei Colori - Terzo movimento".- Olio su tela - spatola su foglia d'oro.- 2019 - cm 50x40.
LUIGI CURCIO
L’ opera - SEME - potenzialità, otto fogli di veline bianche in fondo a quelle nere, rappresenta il ppssibile sviluppo dell’es sere umano. L’ottava ( otto fogli bianchi) rimanda all’insegnamento di G.J.Gurdijeff e indica un percorso per lo sviluppo armonico dell’uomo. Carta velina, legno , cm 55x33x5 . Anno 2016
L uigi Curcio è nato a Casabona (KR) nel 1953.
Nel 1968 trasferitosi a Torino frequenta il Liceo arti stico e poi l’Accademia Albertina di Torino, dove si è diplomato nel 1978.
Vive ed esercita la professione insegnante a Torino 1985-86 fa la prima personale all’ Unione culturale presso Palazzo Carignano. Segnalato dalla commissione “Giovani Artisti a Torino” di cui faceva parte il professore P. Mantovani. 2011 partecipa alla mostra Arte Visive Segni 20x20
( Singolare e Plurale) presso il Castello di Rivalta, a cura di R. Mastroianni.
2012 è presente alla mostra : lo Stato dell’Arte a cura di V. Sgarbi. Torino - Palazzo Esposizioni. Padiglione Ita lia 54° Esposizione Internazionale d’Arte della Bienna le di Venezia, iniziativa speciale per il 150° anniversario Unità di Italia 2012 partecipa all’esposizione di Arte & Design - Paratissima (C’ est Moi ) 8. Borgo Filadelfia. Torino - ArtParma 2021 - ArtParma 2022 mail.: luigicurcio.art@gmail.com tel. 327.530 4074
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FILIPPINI GIANLUIGI (jeanfilip)
Nato nel 1962 JEANFILIP. vive e lavora in provincia di Milano. E’ uno dei più interessanti artisti impressionisti sulla scena nazionale. Frequenta per anni una scuola d’arte dedicandosi allo studio della figura e del paesaggio (1985-1991), sviluppando una buona tecnica impressioni sta in cui esprime sentimenti tramite l’armonia del colore, creando lavori limpidi con effetti di luce e ombre. Le sue prime mostre risalgono a questo periodo con parte cipazione a collettive con altri artisti e compagni di studio. Col passare del tempo, acquista sempre più maturità arti stica e l’attrazione per la pittura si sviluppa dopo un inten so periodo di studi della pittura moderna-contemporanea italiana e internazionale, dal desiderio di stravolgere le forme naturali che si presentano ai nostri occhi. Allontanatosi dal figurativo, le sue prime opere astratte mo strano quest’effetto di scomposizione delle forme richia mando l’arte cubista. Inizia così lo studio vero e proprio della forma, di una pittura di ricerca, dove le stesse forme acquistano una propria vitalità e la composizione diviene un soggetto elaborato, creato dal rapporto tra forma e colo re. Lo spazio è modulato da sinuose linee di composizio ne, dal chiaro scuro che segnano la superficie del quadro. Questo rapporto tra forma e colore si fa sempre più intenso col trascorrere degli anni, e l’artista ne acquista sempre più padronanza iniziando a esporre nelle mostre personali la propria pittura astratta che gli consente di far conoscere
le sue opere e di esporre in varie gallerie e manifestazioni. Osservando attentamente le opere offrono ai nostri occhi una gamma ricchissima e sottile di note cromatiche che creano senso di spazio e dinamicità grazie anche alla den sità di spessore e del fondo di base, creato utilizzando i più svariati materiali. Anche il supporto acquista importanza utilizzando materiali alternativi e di recupero alla classica tela, quali l’utilizzo di porte vecchie, plastica e altro. I qua dri sono costruiti su toni caldi e il totale affidarsi al colore motiva il raggiungimento di un’armonia pittorica diffusa organizzata da un’energia interna svelata dall’artista. La trasparenza del colore lascia filtrare la luce dando risalto alle forme centrali delle opere che si espandono su tutta la superficie pittorica, e la sovrapposizione delle forme ge nera un continuo rincorrersi di piani creando profondità, le sfumature scivolano nell’ombra provocando luminosità nelle altre parti del quadro.
Nell’immagine è il colore a definire la forma che nasconde in ogni opera il bisogno dell’artista di esprimere tramite la pittura i sentimenti, i propri ricordi, la visione della quoti dianità e la realtà che lo circonda.
mail: jeanfilip62@gmail.com Sito: www.jeanfilip.it tel. 339.299 0126
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GINA FORTUNATO
“Nell’arte di Gina Fortunato, la luce assume un ruolo fondamentale. È la struttura portante della sua raffinata espressione stilistica, con cui veicola i messaggi che in tende trattare. Con la luce, l’artista illumina orizzonti lon tani, punti da raggiungere per abbandonare situazioni an goscianti nel presente. Allo stesso modo, usa la luce per alimentare la profondità, plasmando ombre e contrasti alle proprie necessità espressive, quando a prevalere sono tri bolazioni e tormenti. I tanti bianchi che ne caratterizzano le tele mettono in risalto l’aspetto spirituale dell’artista, ma anche la sua apertura mentale, volta al cambiamento e alla speranza. Proprio la luce è l’elemento che accende l’arte d Fortunato, conferendo alle tele quel tocco indispensabile per attirare chi osserva.
Le opere sono magistrali manifestazioni di raffinatezza cromatica e di armonia delle proporzioni, dove non manca nulla e non c’è niente di troppo.
La luce è usata dall’artista come un potenziometro dei sen timenti, che abbassa o alza a seconda dell’umore del mo mento, delle tribolazioni o delle gioie che animano i colori sui supporti. La luce, allora, diventa un vortice di spirito e materia, una biosfera che determina universi paralleli, in cui ogni cosa è ridotta all’essenza, a macchie cromatiche che sono luce a diversa intensità.
La luce di Gina Fortunato, dunque, è filosofica, nel senso che lascia vedere ciò che non esisterebbe se non esistes sero fonti luminose. La luce indica l’essenza stessa delle cose, mentre nelle ombre e negli spazi bui, l’artista relega le tribolazioni, i tormenti e quanto è negativo.
Accanto a opere in cui si evince una forte sofferenza, con lacerazioni che sono metafora di profonde ferite dell’ani ma, si susseguono altre tele in cui si respira benessere e voglia di vivere in ogni cromatismo.
L’uso della luce è da sempre un elemento tra i più ricercati da artisti e fotografi di tutto il mondo. Non a caso, è uno degli elementi peculiari che hanno reso iconici alcuni fa mosi maestri del passato.
Leonardo, Caravaggio, Van Honthorst, maestri che piega vano la luce per plasmare forme e scene con stili differenti, quanto unici. Allo stesso modo, Gina Fortunato piega la luce in base all’intensità e alla forma dei sentimenti, tra sformandola nell’alfabeto della sua sintassi cromatica.
Gina Fortunato è artista capace di raccontarsi e di raccon tare il suo tempo, con il coraggio di mettersi a nudo, non risparmiando sentimenti, gioie e dolori profondi, che mo della sulle tele con la raffinatezza del colore e l’uso sugge stivo della luce.
Un’artista in cui prevalgono l’ottimismo di chi è sempre pronto ad adoperarsi e la speranza di chi non vede l’ora di abbracciare il futuro.”
Pasquale Di Matteo - Scrittore – Critico d’arte – Comuni catore multidisciplinare
sito : www.ginaeffe.it mail: ginaeffestudio@alice.it cell.: 349.84 49 227
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Vibrazioni dell’anima - cm 20X20 - Malta di gesso ed acrilici - 2022
GIULIANO CENSINI
I riflessi rossi della sera” - 2022 - Tecnica mista su tela - cm80X80
Giuliano Censini nasce a Sinalunga (SI) nel 1951, vive ed opera a Torrita di Siena (SI). Dopo essersi diplomato all’Istituto d’arte “Piero della Francesca” di Arezzo (Sez. Arte dei metalli e dell’orificeria), frequenta i corsi della fa coltà di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze e consegue l’abilitazione per l’insegnamento di discipline artistiche e storia dell’arte. Censini inizia a dipingere fin da giovanissimo: le prime mostre e i primi concorsi risalgono infatti alla fine degli anni ‘60 quando, non ancora venten ne, allestisce la sua prima mostra personale. Dal 1973 e fino al 2010 è docente di “Design e Progetta zione dell’oreficeria” presso gli Istituti d’arte di Macerata, Pistoia, e per oltre trent’anni, presso l’Istituto d’arte “Piero della Francesca” di Arezzo. Dal 1975 al 1977 frequenta, sotto la guida del Maestro Remo Brindisi, i corsi di disegno presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata e, da quegli anni, inizia a partecipare attivamente alla vita artistica ita liana esponendo in mostre personali, collettive e rassegne. Gli anni ‘80 e ‘90 sono caratterizzati da svariati soggiornistudio nelle principali capitali europee dove ha avuto la possibilità di studiare e approfondire le varie correnti ar tistiche. Grazie a queste esperienze, Censini è riuscito ad arricchire la sua tavolozza, maturando nuove espressioni artistiche, tecniche combinando e contaminando così la sua arte con nuove conoscenze. Fin dagli anni ‘90 la sua pittura è tesa ad esaltare, in un intimo percorso, i segni di quella terra Toscana ricca di umori e di luce presenti nel rincorrersi delle colline e delle stagioni in un dialogo pro iettato a celebrare il ritmo del tempo dove l’uomo, con la sua storia e la sua quotidianità, idealizza il suo domani; le
sue opere sono quindi lo spaccato di un momento, una fi nestra immaginaria che si apre sulla quotidianità della vita. Nel corso degli anni, Censini, oltre ad aver progettato va rie opere pubbliche, sia di carattere pittorico che scultoreo, collocate in contesti civili e religiosi, ha esposto in nume rose mostre collettive e rassegne sia in Italia che all’estero. Grazie alla partecipazione ai numerosi concorsi di pittura sia a livello nazionale che internazionale, ha conseguito inoltre molti consensi e significativi riconoscimenti. Auto revoli storici e critici d’arte hanno parlato di lui e delle sue opere, così come quotidiani e riviste specializzate si sono interessate alla sua attività artistica. Le sue opere si trova no esposte in musei, enti e amministrazioni pubbliche, in collezioni private non solo in Italia e in Europa, ma anche negli Stati Uniti d’America e in altri continenti.
La sua pittura è tesa ad esaltare in un intimo percorso i segni di quella terra Toscana ricca di umori e di luce, nel rincorrersi delle colline e delle stagioni in un dialo go proiettato a celebrare il ritmo del tempo dove l’uo mo, con la sua storia e la sua quotidianità idealizza il suo domani; le sue opere sono quindi lo spaccato di un momento, una finestra immaginaria che si apre sulla quotidianità della vita in una trama pittorica luminosa. in una ipotesi del suo futuro.
mail: giulianocensini@gmail.com sito: www.giulianocensini.it/ cell. 349.284 2711
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GABRIELE IERONIMO
Nato nel 59, figlio di un paesino dei monti Dauni, fin da piccolo mostra una spiccata passione per il disegno e i colori, che lo portò a frequentare l’Istituto d’Arte Fausto Melotti di Cantù.
Da giovane frequenta per diversi anni lo studio del Pro fessor Paolo Minoli. Il lavoro da project manager lo tiene lontano, per un po’, dal mondo dell’arte, ma nel 2000 la passione per la pittura, mai sopita, riemerge prepotente mente. Ieronimo realizza numerose opere ripartendo da soggetti geometrici e figurativi finchè la sua continua ri cerca lo porta alla realizzazione di opere astratte. Signifi cativa è la personale allestita nel 2017 alla corte san rocco di Cantù “Dinamismo e colori dell’anima” con una qua rantina di opere astratte che rispecchiano le diverse fasi evolutive della sua crescita artistica. La tecnica pittorica si evolve con la necessità dell’inserimento gestuale che por ta a valorizzare le opere con interventi di action painting che permettono all’artista di esprimere al meglio le proprie emozioni. Le sue opere sono esposte in numerose inizia tive artistiche e pubblicate su riviste d’arte quali “IconArt Magazine” e “Rivista 20”. Nel 2019 partecipa alla col
lettiva “Astrattissima” a Chieri, curata da Enzo Briscese, Giovanna Arancio e presentata dal critico d’arte Giovanni Cordero. Nel 2020 partecipa ad “Arte Parma” con la galleria Ariele ed al premio “Icon Art 2020” indetto dalla rivista IconArt Magazine.Nel 2021 partecipa al premio “maestri a Mila no” con la video esposizione al teatro Manzoni di Milano. Nel 2022 partecipa al premio “Giotto per le arti visive” con alcune opere sia astratte che figurative.Nello stesso anno partecipa ad alcune aste organizzatedall’associazio ne ART CODE di Armando Principe che attestano valuta zione e certificazione alle varie opere.A maggio del 2022 partecipa, sempre con l’organizzazione Armando Principe, ad un’importantissima fiera“Affordable art fair” ad Ham pstead Londra. mail.: Gabriele.ieronimo@live.com tel. 348.52 62 074
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GUIDO MANNINI
Sole D’oriente - 2020 - smalto su tela - 90x90 cm
La formazione di Guido Mannini è molto interessante e in continua evoluzione.
Copista di maestri contemporanei, segue il suo percorso approdando al figurativo con opere di rilievo pittorico. Dipinge i “deserti”.
Ma ora i suoi morbidi e pacati colori lasciano il passo a forme astratte, che trasferisce in opere dinamiche e originali.
E’ il momento dell’evoluzione in tutte le sue forme, che si manifesta come una dirompente deflagrazione.
Libero nello spazio, quasi una nuova nascita, Guido Mannini è ad un punto di svolta esplosivo, carico di freschezza e dinamismo.
sito web: www.facebook.com/guido.mannini mail: mannini.guido@gmail.com cell. 338.460 6001
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LETIZIA CAIAZZO
Cosa dire di un’artista che gode della vista costante del giallo dei limoni e del loro profumo inebriante? Cosa dire di Letizia Caiazzo che tra le prime in Italia ha pra ticato l’arte digitale per esternare le risonanze interiori delle sue percezioni mai documentando in chiave veri stica, bensì sovente con i canoni dell’astrattismo, quelli che chiamerei i giochi del benessere?
Uno storico maestro bolognese recentemente scompar so, Mario Nanni, in un segmento della sua ricerca do cumentata nella sala omaggio alla Biennale di Venezia del 1984 ebbe a proporre i giochi del malessere che la nostra Letizia al contrario, vista la sua fervida predi lezione per la solarità mediterranea, ha trasformato in Giochi del benessere donando ai suoi estimatori, mol tissimi e di prestigio, un caleidoscopio della felicità. Il suo astrattismo è ludico, proiettato com’è nel regno infantile dando così sollievo al mondo degli adulti che a vedere quanto accade nel contemporaneo non sembra proprio un diletto. La lunga e ragguardevole suite della sua ricerca aniconica è paragonabile ad una foresta di colori, di segni, di profumi che ti fanno sentire come Alice nel paese delle meraviglie. In questa foresta-labi rinto i rumori non fanno paura, il numero delle persone che vi si incontrano la rendono familiare a tal punto che nessuno brama la via d’uscita. Ma questa prodigiosa fo
resta che stupisce e ristora lo spirito sarebbe mai sorta se Letizia non fosse interiormente pura come fanciulla e se per tutta la vita lei non fosse stata abbagliata dallo splendore della sua Sorrento?
Leo Strozzier mail: letiflac@libero.it cell. 333.761 1290
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MIKELA LIBERTI
Michela nasce a Torre del Greco città alle pendici del Ve suvio si diploma al Liceo artistico SS. Apostoli a Napo li proseguendo la scuola di scenografia con il maestro O. Petricciuolo anche all’ Accademia di belle Arti di Napoli dove consegue il diploma di Maestro di scenografia nel 1999. Il suo percorso accademico è senza dubbio impor tate e fondamentale per quelle che sono le basi pittoriche. Nel periodo accademico sviluppa un interesse spiccato per la pittura e la scultura fino a frequentare le scuole di pit tura di Gianni Pisani, Nnì Sgambati e quella di scultura di Augusto Perez. Successivamente lavora presso laboratori di scenografia come decoratore, lo studio della pittura e la messa in posa delle scenografie teatrali ella inizia uno studio approfondito del colore . Nel 2000 esegue delle sce nografie per un concerto del M° Lucio Colella per la Ras segna di Musica da Camera Quarta edizione presso l’Au ditorium del Conservatorio “D.Cimarosa” di Avellino. In seguito diviene Assistente- costumista di Carlo Poggioli per la realizzazione dei bozzetti per costumi finalizzati per uno sceneggiato televisivo per la RAI. Nelle sue tante col laborazioni la suddetta collabora con il maestro Alfonso Raiola per la realizzazione di una scenografia in occasione della’ Festa dei Quattro Altari ‘ in Torre del Greco – (Na poli). Dal 2003 fino al 2016 collabora per diverse edi zioni del Festival delle Ville Vesuviane organizzato dalla Fondazione Ente Ville Vesuviane in qualità di Assistente alla Scenografia. Nel 2010 partecipa alla collettiva ‘ Arti sti all’Ombra del Vesuvio’ presso Villa Macrina Torre del
Greco- ( Napoli ) la suddetta partecipa alla stessa collet tiva anche negli anni successivi. Nel 2016 partecipa con una Istallazione presso il PAV- Parco Arte Vivente Torino Exhibition in pubblico. Da diversi anni Michela Liberti partecipa tantissime collettive di livello nazionale ma nel contempo continua il suo percorso scenografico in ambito teatrale. Dal 2019 ha iniziato un suo progetto pittorico che la poterà in giro per l’Italia.
Nel 2021 una sua opera dal titolo “Novembre 2019” viene pubblicata sulla rivista ART NOW sul numero III – anno 2021 edizione Maggio/Giugno, con la stessa partecipa al Premio d’Arte internazionale “Dante Alighieri”, la stessa opera viene video proiettata all’esposizione del Festival “Cultura Identità” a Casale Monferrato il 2 Luglio eA Fi renze presso Palazzo Borghese per il premio “Vita Nova” il 7 Luglio.
Nel 2021 espone al PAN Palazzo delle Arti di Napoli con “Orizzonti di Attesa”a cura di Giovanni Cardone storico dell’arte docente presso facoltà Pontificia Napoli, testo cri tico Rosario Pinto storico dell’arte docente emerito facoltà Pontificia Napoli.
Nel 2022 espone al MAP Museo Archeologico Naziona le di Pontecagnano inaugurando il 1°Maggio “Maggio dei Monumenti con la personale “Orizzonti di Attesa”
sito web : www.michelaliberti.com mail: michelina.liberti@gmail.com
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FRANCO CROCCO
La ricerca di Franco Crocco si è evoluta seguendo la spe rimentazione informale, concepita soprattutto in relazione ad una produzione pittorica che predilige linee espressive autonome e in continuo aggiornamento. La possibilità di combinare fra di loro tecniche assai differenti, in una per sistente e costante volontà di aggiornamento, ha permesso all’artista di esplorare campi spesso inaccessibili e senza l’esigenza di arrivare ad un lavoro compiuto. L’alternati va tra un’opera definita ed integra ed un’elaborazione non compiuta è spesso risolta in una sorta di work in progress in cui si vuole riservare un posto di primo piano al proces so, all’evoluzione della forma più che al risultato. In que sta prospettiva l’opera si riempie volontariamente di molte opere e della loro continua revisione.
La produzione di Franco Crocco alterna opere nelle quali il richiamo alla natura, ed in particolare alle stagioni, risulta essere sempre più evidente, ad altre in cui l’artista intro duce frasi o parole significative tese a rafforzare un tema specifico, spesso di carattere sociale o legato alla contem poraneità. Il colore, con la sua forte valenza espressiva, rimane il protagonista assoluto delle sue opere. Negli ultimi anni le sue esperienze legate all’insegnamen to, ed in particolare presso la sezione femminile della Casa Circondariale di Rebibbia (Roma), dal 2016 al 2019, lo
hanno portato ad elaborare una nuova serie di opere cicli che ispirate alle leggi della Gestalt ed agli accumuli, con l’utilizzo di materiali di riciclo per un’arte eco-sostenibile che evidenziano un notevole impatto visivo, spesso con tematiche dal forte contenuto sociale. In questo contesto si inserisce il progetto “Avanzi di galera”, che ha visto la collaborazione attiva di detenute ed ex detenute di Rebib bia, che si è concluso nell’ottobre 2019 con un workshop presso il Museo MACRO di Roma. Da alcuni anni lavora anche nell’ambito della fluid painting e Resin Art, essendo sempre alla ricerca di nuovi stimoli creativi, e nelle ultime opere si avverte chiaramente un deciso cambio stilistico pur mantenendo intatte le principali caratteristiche formali e compositive.
Sito: www.francocrocco.it www.singulart.com www.arteaccessibile.it mail: croccoeffe@hotmail.it
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ENRICA MARAVALLE
Enrica Maravalle è nata a Roma. Si è diplomata al liceo artistico ed ha conseguito l’abilitazione all’insegnamen to del disegno nelle scuole medie e nei licei scientifici. Dopo successivi corsi di specializzazione ha insegnato alcuni anni in vari istituti di Roma e, in seguito, a Ca nelli, in Piemonte, dove si è trasferita nel 1972.
Il suo è stato un lungo percorso artistico con la parteci pazione a mostre collettive e personali.
Nelle sue opere troviamo una espressione di colori cal di, solari, che avvolgono e portano in un mondo fan tastico, ma non privo di sottili simbologie inerenti al mondo che ci circonda. La sua tecnica, talvolta ad am pie sfaccettature geometriche, è pulita, con una stesura nitida, anche se contrastante ed è sempre armonica nelle
tonalità. Lunghe fluenti pennellate di colore che danno un senso di movimento ritmico, coinvolgente e gioioso.
Osservando i suoi dipinti, ci si sente trasportati fuori dalla realtà quotidiana con una sensazione continua di libertà. È una visione della vita emozionante che, com plici i colori, aiuta a pensare positivamente al futuro at traverso i ricordi del passato.
Olga Danove mail: enrica.merlino@gmail.com sito: wwww. https://enricamaravalle.com cell 320.703 4545
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Il paesaggio che non c’è - 2019 - olio su tela - 100 x 70 cm
EUGENIA DI MEO
Sono nata a Torino, dove vivo e dove ho frequentato l’I stituto d’Arte, Sezione di Moda e Costume, e il Politec nico presso il quale mi sono laureata in Architettura. Il disegno, nelle sue molteplici forme, è sempre stato una presenza costante nel mio percorso formativo. In que sto ambito ho portato avanti una lunga sperimentazione volta a scoprire la “mia traccia” spaziando tra differenti settori.
Nell’ultimo decennio sono approdata alla calligrafia. Quest’ultima si è rivelata la via più congeniale per orientare la mia indagine espressiva. Ho approfondito molti stilicalligrafici noti e meno noti. Fanno parte inoltre del mio percorso formativo, diversi
stages e workshops con i più grandi calligrafi sia italiani che stranieri.
La metabolizzazione degli insegnamenti recenti e pas sati di alcuni fra i principali maestri del Novecento ha consentito, partendo dalle forme dalle quali nascono le lettere, di trasformarle ed aprirle, tanto da avvicinarmi alla corrente creativa dell’Asemic Writing Art. mail: eugenia.dimeo@gmail.com cell. 320.703 4545
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ANNAMARIA ADESSI
Nata e vive a Trento nel 1950. Si è diplomata presso l’I stituto d’arte “Alessandro Vittoria” di Trento conseguendo poi la laurea in Sociologia presso l’università di Trento. Sposata e madre di due figli. Si è dedicata all’insegnamen to di Educazione artistica in varie scuole statali e private dal 1978 al 31 agosto 2011. Ha esposto per la prima volta alla “3^ biennale di pittura e grafica della Valle dei laghi (1977)” ottenendo il primo premio fuori concorso per la grafica con l’opera “L’orec chio di Dioniso”. Successivamente ha partecipato ad alcu ne collettive in ambito locale. Ha disegnato alcune tavole a colori (figure femminili vestite con costumi popolari) per l’opera “Proverbi del Trentino” dell’etnologo Umberto Raffaelli (Giunti – Martello editore 1981). Ha dipinto una vetrata dedicata a Don Bosco nella scuola media “Maria Ausiliatrice” di Trento. Dopo una quasi trentennale ridu zione dell’attività artistica per impegni famigliari dopo il pensionamento dal 2012 ha intensificato l’attività ripren dendo anche la partecipazione a fiere, mostre collettive, personali flash. Attualmente è socia delle associazioni Mega Art di Corchiano (VT) e KunstGrenzen, di Roveré della Luna (TN) In italia ha esposto a Arezzo, Canale di Tenno (TN), Pergine Valsugana (TN), Livorno, Lavis (TN), Trento, S.Uboldo (VA), Forlì, Lavarone (TN), Firenze, Spoleto,
Cremona, Cesenatico, Follina (TV), Tarzo (TV), Cormano (MI), Vicenza, Santo Stefano al Mare (IM), Gubbio, lago di Canzolino (TN), Limone sul Garda, Mezzolombardo (TN) , Torino ,Venezia, Roma, Treviso, Milano, Città di Castello, Napoli, Roveré della Luna (TN):
Ha partecipato a varie mostre e concorsi on line organiz zati da Artetra, Movimento arte del xxi secolo, Megaart, Divulgarti, Varazze art. Ha partecipato alle fiere d’arte di Parma, Cremona, Forlì.
All’estero mostre collettive a : Mosca, San Pietroburgo, Volgograd, Yokohama.
La sua produzione artistica è eclettica: si oppone a quella sorta di “coazione a ripetere” inducente a stilemi autoim posti che per lei significherebbero l’asservimento della sua libera creatività a esigenze di coerenza tecnica. Alla stregua delle idee dell’“Unico” stirneriano si può pertanto affermare che “le sue opere appartengono a lei e non è lei ad appartenere alle proprie opere”.
Le sue opere si possono vedere sui siti di : Gigarte, Mega art, KunstGrenzen,
sito: https://annamariaadessi.wixsite.com/trento mail: annamaria.adessi@outlook.it
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CARLO MARIA GIUDICI
Carlo Maria Giudici – Cinquant’anni di vita artistica.
Il Maestro Carlo Maria Giudici con le sue pennellate, una dopo l’altra, è come se rincorresse le linee del dipinto che ha già preso vita nel suo cuore, ancor prima che nella sua mente.
Un cuore immenso il suo, fonte d’ispirazione per quei trat ti di colore che lasciano spaziare la fantasia di ognuno nel proprio infinito o nei paesaggi magici, tutti da scoprire, dove pare lui stesso accompagnarti per mano come fa un buon maestro con i suoi allievi. Con il Maestro non ci siamo mai incontrati, ma è come se ci fossimo conosciuti da sempre. Fin da subito i suoi dipinti, i suoi acquarelli tramite i Social hanno rallegrato i miei risvegli mattutini.
50anni di vita artistica, 1973 prima personale di pittura e primo articolo giornalistico.
+ 200 partecipazioni a collettive, personali di pittura e per formance live sul territorio nazionale
+ 350 presenze a manifestazioni internazionali (Collettive di Pittura – Manifestazioni Mail Art)
+ 50 riconoscimenti artistici
+ 60 presenze su cataloghi e libri d’Arte
+ 100 persone hanno scritto di lui: Critici d’Arte, giornali sti, galleristi, collezionisti, scrittori, poeti ed estimatori
+ 2000 foto di dipinti pubblicati su facebook | Carlo Maria Giudici | Carlo Maria Giudici Artista
Seduta in un angolo della mia casa nel centro storico di Fi renze, culla del Rinascimento, immagino il Maestro Carlo Maria Giudici che nella sua “bottega”, all’imbrunire quan do la vista si fa più stanca, osserva la sua opera, pensieroso e severo nel giudizio, mentre il dubbio lo assale congedan dosi dall’ultimo tocco.
Il momento più delicato, quando la grandezza dell’Artista, quale lui è, lascia il posto all’umiltà! Cinquant’anni di co lore che ha reso le nostre giornate meno grigie, immerse nell’essenza della natura e nella bellezza della vita. Perché il fine ultimo per un Maestro non è il dipinto, ma lo sguardo di chi lo osserva e lo vive come dono.
Giovanna Muraglia (La gioDel Fosso) – Poetessa – Firenze
www.carlomariagiudici.it
info@carlomariagiudici.it
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+15 titoli di Accademico di merito o equivalenti - CATALOGO DELL’ARTE MODERNA CAM EDIZ. N° 49 – 50 – 51 – 52 - 53 - 57 GLI ARTISTI ITALIANI DAL PRIMO NOVECENTO AD OGGI - EDITORIALE GIORGIO MONDADORI - ATLANTE DELL’ARTE CONTEMPORANEA - edito DeAgostini 2021 sito:
mail:
Nasco a Torino il 28-06-1962.
Fin dalla giovanissima età ho sviluppato un forte interesse per il disegno e la pittura. Ultimati gli studi artistici, mi inserisco nel 1985 in qualità di designer in Italdesign Giu giaro, oggi parte del Gruppo Volkswagen, dove tutt’oggi collaboro attivamente.
All’interno di questa struttura, ho sviluppato molti proget ti di Industrial, Transport e Interior Design, Architettura e Automotive.
Nel 2006 la decisione di esporre i miei lavori pittorici con una mia prima personale a Torino. L’ Intenzione è quel la di non lasciare decadere idee che forse non potevano essere utilizzate nel mondo del design . Esiste tuttavia la possibilità di mantenere sempre viva la teoria “ dei vasi comunicanti” tra arte e design.
Il segno vissuto con la massima dinamicità e cromia costituisce la mia essenza più naturale. Ho partecipato a diverse collettive e personali, in diverse parti d’Italia , Berlino, New YorkIl linguaggio della scrittura e la poetica di Aldo Pietro Ferrari si incontrano a partire dalle stesse parole dell’artista.
ALDO PIETRO FERRARI mail: aldopietroferrari1@gmail.com cell.: 393.17 16 518
“ Mi propongo , prima di iniziare qualsiasi lavoro, di susci
tare delle nuove emozioni anzitutto in me e di riuscire, ad opera conclusa, a trasmetterle agli altri coinvolgendoli nel mio percorso espressivo.
Le alternanze fra sacro e profano, mitologico ed erotico, costituiscono le ambivalenze del’ animo che convivono e mi caratterizzano con eguale forza. Quanto al colore e al segno, aspetti di radicale significatività nel mio operare ar tistico, appaiono in bilico tra un tratto figurativo, lontano dall’ Iperrealismo che considero sterile e freddo, e un ten sivo propendere verso vie sperimentali di astrazione.
Il retaggio culturale di provenienza e la formazione speci fica mi portano ad interpretare il segno in forma dinamica e tridimensionale ma aperta e direzionata verso una ricerca prospettica sempre nuova”.
Giovanna Arancio
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Sono nata e vissuta a Roma, da sempre appassionata di arte comincio il mio percorso di “artista” all’età di 32 anni quando incinta della mia bambina e tempo a disposizione, ricerco un corso di pittura a cui dedicarmi. Sono laureata in Scienze Statistiche ed economiche alla Sapienza di Roma, e inizio a lavorare presso la RAS so cietà di assicurazione con sede a Milano. La matematica e la statistica sono la mia passione ma incapaci di mani festare sentimenti ed emozioni che invece vorrei espri mere. L’incontro con la Maestra Fiamma Morelli, la sua delicatezza ed empatia nell’insegnamento è stata fonte di mia ispirazione creativa nonché guida espressiva del mio cammino artistico. I miei quadri sono un’esplosio
ne di colori, gesti ed emozioni esternazione di quella grinta e creatività che invece non potrebbe venir fuori nella pura esecuzione di un soggetto realistico mail: alexandrapalazzino@hotmail.com sito: www.megaart.it/p4/alexandra-palazzino cell. 347.9435512
23 ALEXANDRA PALAZZINO
ITALO ZOPOLO
L’urlo, incontenibile, disperato, irrefrenabile valvola di sfogo per il caotico, ribollente calderone di eccitazioni, emozioni del nostro inconscio mondo psichico è il pro totipo di ogni forma di comunicazione, la rottura di ogni imbrigliamento convenzionale. Noi l’abbiamo udito in al cune opere di Zopolo.
La sua eco riverberante è fisicamente percepibile in quelle tele dove tra i corrugamenti e le asperità materiche s’in travvedono ferite ancora beanti che a fatica stentano a ri marginarsi. Sussurri e grida emergono tra le pietre riarse, tra le croste dissecate, tra le terre calcinate. La tellurica magmatica vampa infuocata con ignee deflagrazioni ha liberato energetiche tensioni che per una sorta di germina zione di panica naturalità lascia le sue tracce pietrificando
la luce in un dialogo cosmico e plastico. In altre opere, pennellate decise, vigorose senza ripensa menti, annullano vaste campiture di colore e si caricano di valenze arcane che si situano e si espandono nelle regioni profonde e oscure dell’inconscio, negli insondabili mean dri della mente.
Il gesto lapidario dell’artista subisce in questo modo, un processo di cristallizzazione e testimonia in modo imperi turo l’attività fisica di Zopolo nel contatto con il materiale pittorico che rimanda per le sue suggestioni alle intenzioni della poetica del movimento concettuale.
Le immagini acquistano l’efficacia di segnali: talvolta do tati di un carattere simbolico, spesso di una forza corrosiva e sediziosa.
Giovanni Cordero
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Nato ad Avola (SR) nel 1946, Corrado Alderucci vive e la vora in via Giacomo Balla 1/a a Torino, dove ha frequenta to negli anni Sessanta il Liceo Artistico «Vittorio Veneto», sotto la guida di Raffaele Pontecorvo, e, successivamente, i corsi serali ENALC per cartellonistica e grafica, allievo di Pippo Bercetti. Dal 1966 partecipa alle mostre e concor si organizzati dalle Associazioni Andrea Zerbino», «Arte
Se guardiamo un’opera di Corrado Alderuccisorge natu rale notare alcuni canoni che richiamano in parte il mo vimento artistico del Simbolismo. Non parlo del classico simbolismo di Moreau ma vorrei sottolineare come sia im portante l’”idea” concepita come protagonista dei quadri di Alderucci e come elemento di incontro tra varieperce zioni, sia materiali che più spirituali. L’arte pittorica di Alderucci è molto raffinata, e si contrad distingue per un’aurea artistica che rapisce l’osservatore.
CORRADO ALDERUCCI sito: www.artavita.com mail: corrado.alderucci@asa-pro.it cell.: 393.17 16 518
Città Amica», «Galleria Europa», «Arte Totale», «Pie monte Artistico Culturale». Ha esposto al Circolo Ufficiali di Torino, Fiera Milano, Castello di Moncucco, Palazzo Salmatoris a Cherasco, 54° Biennale di Venezia Padiglio ne Italia Torino, Palazzo Lucerna di Rorà Bene Vagienna, Paratissima Torino, Ecomuseo del Freidano Settimo Tori nese, Centro Incontri Regione Piemonte, Galleria20 Torino.
Il suo percorso artistico è molto ricco di partecipazioni ad importanti collettive ed eventi di notevole rilevanza e ciò dimostra che la sua arte è molto apprezzata sia dagli addetti ai lavori che dagli appassionati.
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Un battito d’Ali - tecnica mista + acrilico su MDF - cm.60X60
MARCELLO PREVITALI
Marcello Previtali è un’artista di “razza” egli è figlio di Delfo Previtali, il grande artista Romano che trasmise a lui l’amore per l’arte ed il concetto del bello.
Marcello Previtali è un’artista digitale, la sua forma espressiva si può tranquillamente collocare nel neo im pressionismo astratto.
L’artista predilige i temi legati alla Natura, rappresenta ta come se fosse un’eterna primavera. Gli steli che crea sembrano danzare, un avvolgersi ed allontanarsi ritmico e sacrale. Un turbinio di colori e forme rendono l’opera del Previtali unica ed irripetibile. Rispetto agli impres
sionisti storici egli bypassa la necessità di raccontare, di descrivere una situazione o meglio, una sensazione , lui va dritto all’essenza, al cuore che è moto, che è sot tile equilibrio di forme e sensazioni.
Claudio Giulianelli mail: marcello.previtali56@gmail.com cell. 347. 970 1090
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GIOVANNI FERROGLIA
Piero Ferroglia, nato nel 1946 a Caselle Torinese, dove vive e lavora. Allievo di Filippo Scroppo e Giacomo Sof fiantino.
Fino al 1988 si interessa particolarmente della pittura in re lazione alla rappresentazione di situazioni e eventi naturali che studia attentamente avvalendosi anche del mezzo fo tografico. Nel 1988 inizia una attività di ricerca plastica in varie direzioni e con vari materiali che influenza anche le originali soluzioni pittoriche rispetto alle quali la distinzio ne tra figurazione e astrazione perde significato. Molte le mostre personali e collettive, e numerosi i riconoscimenti.
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Riflesso - tecnica mista su tela - cm 100 x 86
mail: xferroga@gmail.com cell 328.80 64 203
Terra - segni - tecnica mista su tela- cm80
x 80
ASSUNTA TAMMARO
ij so pazza - cm50x60 - Acrilico,tecnica mista - 2021
Assunta Tammaro nasce il 16 settembre del 1971 a Ca solla, una piccola frazione della prima periferia di Ca serta. Si avvicinata all’arte alla fine del 2019. Lavora come estetista qualificata,fin quando non si appassiona al mondo creatività,cominciando a realizzare creazioni artigianali con svariati materiali fino ad arrivare da au todidatta a realizzare i suoi primi dipinti fra la fine del 2019 e l’ inizio del 2020. La pandemia le ha dato modo e tempo di dedicarsi alla pittura e alla poesia che sono rimaste le sue uniche passioni, per le quali ho abbando nato tutto quello che faceva in precedenza. Dipinge su
-Giugno 2022
Gubbio 15 aprile 1maggio
Piccola mostra di arte sacra Museo Diocesano di Gubbio (collettiva)
-Marzo 2022
Eboli 5-20 marzo
L’anima di...
Museo MOA di Eboli (collettiva )
-Novembre 2021
Prima pubblicazione
Libro di poesie
COME UMA FARFALLA
Edito da Amazon
diversi fondi, anche di recupero, le sue opere nascono, come spesso dice, da momenti di “follia” durante i qua li le mani sporche di colori, trasferiscono alla tela, il suo stato d’animo. Molto spesso la sua arte astratta ed emozionale si fonde con il suo amore per la natura e col suo passato di artigiana dando vita ad opere materiche e dipinti realizzati anche con smalto per le unghie. Firma le sue opere con una frase che lei stessa ha scritto e che esprime la liberà di vedere e fare arte che è diversa per ogni artista.
“L’arte di fare arte non è per tutti la stessa arte “.
-Maggio 2021
Napoli 24maggio 2giugno
Festival delle arti VI edizione Associazione NOI PER NAPOLI
-Maggio 2020
Napoli 10-15 maggio Festival delle arti V edizione Associazione NOI PER NAPOLI mail: a.tammaro71@libero.it
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FRANCO CAPPELLI
L’Artista Franco Cappelli costruisce ,ex novo ,le regole della pittura,lasciando galoppare la sua fantasia a briglia sciolta. Il suo astrattismo fonda le radici in generose ed ampie pennellate corredate da cromie sincere e luminose.Il se gno è quasi ridotto alla pura forma geometrica,lasciando intuire una leggera influenza futuristica. Valido interprete delle correnti di pensiero che pervadono la nostra epoca ,egli è capace di liberare se stesso e lo spettatore dalle bri glie del consueto,per donare una nuova visione del reale e di panorami che fondamentalmente esistono soltanto nel suo fantastico. Scaltrito e smaliziato, egli vivifica le sue visioni, lasciandoci persino immaginare gli abitanti delle sue “Città Luminose”. Esse sono delle entità che oramai si sono affrancate dal concetto di dimensione visto in chiave tradizionale. Relatore di nuove concezioni geometriche e spaziali ,il suo mondo espressivo ,così diverso dalle realtà, ci insegna che nell’universo ogni cosa è possibile. E pro prio le sue creazioni pittoriche sono a garanzia di concetti di possibilità e di eventualità che non posseggono per antonomasia confini.
E proprio la sua poetica pittorica gioca sul sottile confine tra realtà e illusione, rendendo quest’ultima parte integran te della prima e incorniciandola di speranza e di elevazione mentale e spirituale, si da rendere più dolce il nostro percorso nel quotidiano. Un quotidiano che al giorno d’oggi rischia di scivolare nella piatta routine dell’e sistenza e che così viene illuminato da un fantastico mondo fatto di fantasia che si mescola al vero.
Dino Marasà (Critico D’Arte)
mail: francocappelli@hotmail.it cell 349.684 9862
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SALVATORE ALESSI
Salvatore Alessi nasce in Sicilia, a Mazzarino (CL) nel 1953, dove vive e lavora. Dopo aver conseguito il diplo ma di maturità artistica presso il Liceo Artistico di Ca tania, silaurea in Architettura presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Da sempre svolge la sua attività di ricerca artistica ed espositivaparallelamen te a quella di architetto, rivolta alla ricerca espressiva del segno grafico e del colore. Ha partecipato a nume rose mostre e premi su tutto il territorio nazionale ed all’estero, in spazi espositivi privati ed istituzionali.Tra le ultime mostre ricordiamo: Rassegna d’arte “Incon temporanea 2020” Italia-Svizzera, Laboratorio 29 San ta Lucia del Mela (ME) – Galleria l’Atelier, Hunibach (Bern); “Genova Art Expo 2020”, 6^ Esposiz. Internaz. d’Arte Contemporanea, Satura Pal. Stella Genova; IV^ EsposizioneTriennale Arti visive a Roma “Anni venti – Global Change” Palazzo Velli Expò; Mostra biper
sonale presso VI.P. Gallery Milano; Mostra collettiva “Siamo Ancora Vivi !” Galleria ItinerArte Venezia e Muef Art Gallery Roma; I^ Biennale d’arte contempo ranea in Valcanonica.Inoltre si riportano le ultime pub blicazioni: Atlante dell’Arte Contemporanea 2021 Ed. DeAgostini; Pubblicaz. su rivista d’arte “Biancoscuro” n.44-2021;Catalogo Sartori “Artisti Italiani 2022” Ed. Archivio Sartori; “Fra Tradizione e Innovazione” Vol. V° di Rosario Pinto, Ed. Napoli Nostra 2022.
mail: arcalessi@alice.it tel. 328.860 5093
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Dimitra Papageorgiou
cielo - 2022-
Sono un artista autodidatta che vive a Salonicco in Grecia.
La mia vera passione è sempre stata dipingere e creare.
Per lo più dipingo dipinti ad olio e acrilici origi nali su tela tesa e su vecchi pezzi di legno o legni. Sto lavorando con tecnica mista utilizzando spatole e pennelli.
L’ispirazione è ovunque. Sono influenzata e ispirata dalla magnificenza e dallo splendore dell’ambiente naturale.
La bellezza di un solo fiore, il mare con il moto perpetuo dell’azzurro infinito, o una panoramica costa selvaggia. Sono eccitata ndal fugace equilibrio tra forza e fragilità in natura.
Da tutti questi miracoli che accadono intorno a noi ogni giorno, traggo energia e ispirazione. La visione cattura l’immagine, il paesaggio, l’uomo, gli oggetti, l’ombra, la luce, i colori.
Con la mia immaginazione posso vedere il mio og getto più liberamente e cercando una forma di versa che rifletta ed esprima la mia percezione.
Creare una nuova immagine influenzata dalla mia esperienza personale, dal mio carattere e dallo stato d’animo del momento. Sto cercando attraverso le mie opere di esprimere il mio bisogno interiore di trasformare un’esperien za personale e quindi di liberarmene. Alleato con la mia immaginazione sfrenata, destreggiandomi tra re altà e sogno, completamente assorto nei miei dipinti.
La creazione artistica è un mezzo di relax, una libera espressione, uno sfogo emotivo.....un viaggio meravi glioso.....una giornata al mare dei sogni.....una costante cerca l’”Onda Perfetta” !!
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Natura, mare e
spatola acrilico su tela - cm60x80 mail.: dimitrapapa@live.de Sito: www.megaart.it/pittori/Dimitra Papageorgiou
ROSA LIA FERRERI
Rosalia Ferreri vive Martina Franca (TA) e lavora nel campo delle arti visive dal 1970 prediligendo la pittura e la grafica, l’incisione e le tecniche calcografiche.
Ha frequentato l’Istituto d’arte di Grottaglie e l’Acca demia di Belle arti di Lecce con i maestri Spizzico, Ca labrese e Marino.
Ha insegnato Educazione Artistica nella scuola secon daria di primo grado.
Ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti tra i quali il premio Mondadori nel 1991, la menzione alla Bene Biennale - Biennale Internazionale d’arte Contempora nea di Benevento - edizione2019, la partecipazione alla rassegna internazionale d’arte contemporanea “46°e al 47Premio Sulmona”, l’inserimento nel Catalogo dell’Arte Moderna Gliartisti italiani dal primo Nove cento ad oggi Numero 55- Edizione Giorgio Mondadori 2019.
Registra al suo attivo l’allestimento di numerose perso nali e collettive in Italia e all’ Estero , tra le più recenti
quella al museo Micchetti di Francavilla al Mare, e par tecipa a simposi ed a progetti con mostre itineranti na zionali ed internazionali, come le mostre d’arte contem poranea itineranti “Omaggio a Totò” nel 2016 e “Tessere di pace: omaggio a Don Tonino Bello” nel 2017 e “Mare Nostrum” nel 2019--2020”Percorsi d, acqua 2021. Le sue tele arricchiscono il patrimonio architettonicoculturale di catene di numerosi hotel, di collezioni pub bliche e private .
Delle sue opere pittoriche e grafiche si sono interessati riviste, quotidiani e critici tra i quali A. Altamura, L. Basile, Vittoria Bellomo, l. Dimitri, A. Piccinno, R. Polo ,R. Scarpati, M. Viani,M. Vitiello,Leo Strozzieri.
mail: ferreri.rosa.lia@gmail.com
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noi tre in cammino - assemblaggio di vetrofusioni e ossidi - cm 90x60
DANIELA GILARDONI
Nel ‘79, dopo anni di lavoro nel sorgente mondo dell’in formatica, scopre e s’innamora del vetro, e inizia la sua personale ricerca e sperimentazione con questa affasci nante materia. Per 17 anni lavora e crea i suoi vetri d’arte nello studio di MILANO e nel ‘96 trasferisce lo studio a PAVIA.
E’ membro direttivo, e organizzatrice mostre, de “La Casa delle Artiste” di Milano, l’associazione no-profit che ha gestito dal 2014 al 2021 il Museo Alda Meri ni”. Presidente onorario dell’ass. Milano Arte di Carla Zucchi. Artista internazionale, partecipa a mostre con patrocini istituzionali. E’ in permanenza nella Galleria Labyrint 2 di Cracovia, nello “Studio e laboratorio d’ar te Transvisionismo” di Castell’Arquato (PC). E’ nel circuito delle mostre Italiarts dell’Ass. Artistico Cultu rale del Friuli Venezia Giulia di Udine. E’ curatore Italia del progetto artistico internazionale Broken Forests del NRCC di Ontario Canada per la salvaguardia delle na ture selvagge e sacre.
L’originalità intrinseca alla sua produzione artistica tro va la sua motivazione più forte nella scelta di creare qualcosa di unico. L’utilizzo del vetro come materiale principale delle sue creazioni è un elemento di grande personalità che dimostra quanto il suo approccio all’ar te sia vasto e creativo. Dal 2019 aggiunge una nuova branchia sperimentale della sua arte dedicandosi ad arazzi con stoffe di riciclo e di sua produzione.
sito: www.danielagilardoni.it mail: postgogodany@gmail.com
FB:DanielaGilardoniArte cell. 3382170099
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"Noi tre in cammino" - cm 80x60 - 2014 - assemblaggio di vetrofusioni ad ossidi.
PAOLA BRADAMANTE
volo arancio per Patrizia - 2021 - tecnica mista - cm60x80
Paola Bradamante è nata a Trieste nel 1957. Vive e lavo ra a Bolzano. Si è laureata in Chimica presso l’Univer sità degli Studi di Trieste e si è specializzata in Chimica e Biochimica Clinica presso l’Università di Brescia. Ha lavorato presso il Laboratorio di Biochimica dell’Ospe dale di Bolzano. Pur dedicandosi a studi scientifici, ha mantenuto sempre vivo l’interesse artistico e ora si de dica interamente all’arte.
Il suo interesse per il disegno e la pittura risale alla gio ventù, dove è stata seguita dalla professoressa e scul trice ceramista Teresa Gruber. Il suo primo maestro è stato il professor Roberto Galletti con cui ha approfon dito differenti tecniche pittoriche applicate allo studio e alla copia di dipinti famosi. In parallelo, ha sviluppato un’indagine personale dell’Arte Informale, che si costi tuisce come la sua forma di espressione.
Nel corso della sua carriera artistica, Paola Bradamante
ha esposto in numerose mostre sia collettive che perso nali, in diverse città italiane, tra cui Bolzano, Merano, Trento, Firenze, Milano, Roma, Torino, Genova, Savo na, Udine, Venezia e Napoli e città straniere, come Basi lea, Berlino, Stoccarda, Colonia, Lisbona, Las Palmas, Londra e in America Latina a Montevideo e Buenos Aires.
sito: www.paolabradamante.it/
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VINCENT VAN GOGH
“Ho deciso adesso, per partito preso, di non tracciare mai più un quadro col carboncino. Non serve a nulla: bisogna attaccare il disegno con il colore stesso, per lavorare e disegnare bene” (Arles1888).
“Il contadino di questi luoghi è altra cosa dall’abitante dei grandi campi di Millet: lui ci ha riaperto le idee per vedere l’abitante della natura; ma non ci hanno ancora dipinto l’essere meridionale di oggi”. (Auvers, maggio 1890). Dall’epi stolario intercorso fra il pittore Vincent Van Gogh e suo fratello Theo durante i periodi Arles – Auvers.
La mostra del celebre pittore olandese,Van Gogh, è l’e sposizione più attesa e più importante dell’anno.Ci sono 60 capolavori e la curatela ha preparato con attenzione ogni aspetto, documentando fino ai dettagli.
La rassegna dapprima presenta il periodo olandese, quindi il periodo del soggiorno parigino a cui fa se guito la stagione di Arles e infine quella di St Remy. Il bel Palazzo Bonaparte ben si presta ad una adeguata presentazione dell’evento essendo la prima volta che il nucleoprincipale delle opere di Van Gogh arrivano in Italia. Il Koller Museum di Otterlo è il più grande in sieme esistente al mondo per quanto riguarda i lavo ri dell’olandese. Il palazzo accoglie i visitatori con la sua entrata grandiosa. Da un raffinato atrio caratteriz zato da un’armoniosa sequenza di archi e decorata da un’elegante fontana si accede al meraviglioso piano nobile dove risiede la riproduzione di Marte Pacificato re. Al pubblico si apre la vista delle tele del pittore: sono azzurri paesaggi, figure umane dedite al lavoro nei campi,pescatori, massaie, doloranti donne che traspor tano sacchi di carbone, raccoglitori di patate, tutte per sone avvezze alla fatica fisica, ma con un’espressione intensa nei visi, una dignità che traspare da quelle figure
dipinte con una tavolozza scura. Sonoi quadri che risentono della tradizione olandese e rispecchiano i va lori legati al duro lavoro della terra, con grande rispetto e compartecipazione ad un destino umano che appare ineluttabile. Gli anni giovanili segnano sicuramente il carattere molito sensibile e inquieto dell’artista,stati d‘animo e sintomi che si approfondiranno nei successivi anni della sua breve vita.
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In gioventù l’artista si trasferisce più volte. Nel 1853 è all’Aja dove lavora come mercante d’arte, e poi lavora a Londra dove risiede per quasi due anni; in seguito parte ancora per Amsterdam dove segue la sua vocazione re ligiosa e inizia a studiare teologia tra i poveri del Boran ge. In seguito va a Bruxelles dove infine inizia a studia re disegno e segue l’Accademia per un breve periodo. Nel 1896 compie il passo più importante della sua vita, cioè si trasferisce a Parigi dove suo vive suo fratello Theo e là, in città, si dedica solo alla pittura e conosce Monet, Renoir, Degas, Toulouse Lautrec ed altri espo nenti dell’impressionismo. E’ un periodo breve, ma es senziale perché la sua tavolozza scura si schiarisce a contatto con gli impressionisti. L’artista va in Provenza dove conferma questa luce nuova che hanno acquisito i suoi quadri nel sole e nel cielo della Provenza. Ma uno spirito solitario e ribelle come Van Von Gogh non si può facilmente inserire in una corrente o movimento. Inoltre Van Gogh è affascinato dal colorismo degli impressio nisti, ma non ha mai permesso a nessuno di chiamarlo impressionista: l’arte, a suo parere, non è solo emozione stimolante ma è anche materia e bisogna tenerne conto. Per lui è importante il disegno che segue l’espressione. Gli impressionisti trascurano la figurazione ciò è grave per chi ama la tradizione olandese anche se Van Gogh va definito un innovatore: egli è “un post-impressionista con tendenza espressionista”. Per questo pittore gli og getti, le persone sono importanti e non solo degli spunti per affinare le proprie tecniche. Nel suo breve e sfortu nato viaggio nell’arte lascia le sue tracce dietro di sé. Egli fu dimenticato per diverso tempo dopo la sua morte e solo il fratello riesce a comprenderne la grandezza. Morì a 37 anni in un campo di grano attraversato da corvi neri sparandosi con la pistola al petto. In una tasca pochi giorni dopo si trova una lettera dell’artista dove dice: “Per il mio lavoro io rischio la vita, e la mia ra gione mi è quasi naufragata…” (Auverse- sur- Oise, 29 luglio 1890).
In vita fu un geniale incompreso, famoso a morte avve nuta; ha lasciato più di 900 dipinti e 1000 disegni oltre a schizzi e appunti e il diario a Theo su cui ci si è basati, in parte, per la ricerca della sua vicenda umana e artisti ca. Van Gogh scrisse che la sua arte è un viaggio diffici le e tortuoso, sempre in salita: “Noi siamo dei pellegrini la nostra vita è un lungo cammino, un viaggio dalla terra al cielo e lieto e animato da un ardore intenso che conduce
verso una luce forte, sicura, un faro nell’oscurità”. Sono noti i suoi attacchi di follia, l’orecchio mozzato, i lunghi ricoveri negli ospedali psichiatrici a Saint Paul in Provenza.
Dopo la sua morte fu completamente rivalutato e le sue opere hanno influito sulle generazioni successive del 900. Terminiamo descrivendo un ritratto eseguito da Van Gogh per comprendere meglio la natura innovativa del suo lin guaggio artistico: “Lo dipingerò dunque tale e quale, il più fedelmente possibile, per incominciare. Ma così il quadro non è finito: per finirlo dovrò diventare, adesso, un colori sta arbitrario. Esagero il biondo della capigliatura, e arrivo ai toni arancione, ai cromi, al limone pallido. Dietro la te sta anziché dipingere dul muro banale del misero apparta mento, dipingo l’infinito, faccio uno sfondo semplice del turchino più intenso, più violento che posso fabbricare, e con questa semplice combinazione la testa bionda illumi nata sullo sfondo turchino cupo ottiene un effetto misterio so, come una stella nel profondo azzurro”. (Arles, agosto 1888).
ROMA
Curatela;;
Produzione:
Per visite
Fabrizi
COSTI:
Koller Museum
Otterlo
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00186
MOSTRA DI VINCENT VAN GOGH 8 ottobre 2022 – 29 aprile 2023 Palazzo Bonaparte Piazza Verona, 5 Tel.329 755 083
Elisa
Arthemisia in collaborazione con il
di
guidate e modalità di partecipazione conviene rivolgersi al personale o telefonare e-mail di ingresso: libreriaptroma@touringclub.it Recapito di riferimento. 063 60 52 81 Recapito di emergenza: 349 222 68 98
18 euro – 16 euro ridotto ORARI: (dal 4 novembre)lun.-giov. orario 9-19–ven.-dom orario 9-21
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Curata da Massimo Bertozzi e articolata in sei diverse sezioni, la mostra propone opere realizzate nell’arco di 80 anni cruciali per la cultura del Belpaese, accomuna te da un solo fil rouge che riguarda una cinquantina di artisti: il mare.
Si tratta di un panorama d’arte che, in un centinaio di opere, va dai macchiaioli (Fattori) e post macchiaioli
(Lloyd, Ulvi Liegi, Puccini) ai pittori cosiddetti labroni ci (March e Natali), dalla figurazione simbolista (Sarto rio, Benvenuti, Baracchini Caputi), dal mondo colorato dei divisionisti (Nomellini) alla stagione delle avan guardie (Ram e Thayaht) e dei “ritorni all’ordine”, con richiami alle grandi individualità dell’arte italiana, De Chirico, Savinio, De Pisis, Campigli, Morandi, Nathan e tra gli scultori Martini, Marino, Manzù e Messina.
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Ovviamente un’attenzione particolare sarà riservata all’area ligure-apuana, e quindi ai pittori versiliesi au toctoni, come Chini, Moses Levy, Viani, o d’adozione, come Carrà, Carena, De Grada, Funi, e quindi ai cantori delle terre di Liguria, come Telemaco Signorini e agli scultori apuani come Carlo Fontana e Arturo Dazzi.
Per tutti, un solo comune denominatore: il mare e quelle terre - piatte o scoscese - che vi si affacciano e che da millenni accolgono popoli che hanno scelto di viverci.
Ecco, quel mare è di tutti, ma non appartiene a nessuno; e se pur questi artisti hanno visto lo stesso mare, alla fine ognuno se l’è immaginato e figurato a modo suo.
Probabilmente sta in questo piccolo particolare il fasci no e la magia delle diverse espressioni artistiche, di cui la mostra di Palazzo Cucchiari vuol dare ampia testimo nianza.
La mostra sarà corredata da un bel catalogo in cui ol tre alle immagini di tutte le opere in mostra, troveranno spazio i testi di Franca Conti (Presidente della Fonda zione Giorgio Conti) e di Massimo Bertozzi (curatore della mostra).
Le sezioni della mostra La mostra Il Mare: Mito Storia Natura. Arte italiana 1860 - 1940 si articola in sei diverse sezioni:
Il mare dell’immaginazione: miti e visioni - Il mare dell’immaginazione è solo in apparenza lontano e al trove; in realtà è il mare della vicinanza, del ricordo che accorcia le distanze, perché si annida nella memoria di tutti, quella dove si deposita la parte migliore del passa to, ad alimentare sogni e visioni di cui sul mare non c’è mai stata penuria.
Un mondo di sabbia: orizzonti tra terra e mare - Il mare
del realismo, dai macchiaioli in poi, è una condizione della natura, con le sue brume mattutine e i suoi tramon ti accecanti, così come il mare delle tenebre, che per i poeti epici aveva il colore del vino; in ogni caso è un mare per gente terragna, che dipinge all’aria aperta e in piena luce, ma pur sempre con i piedi e il cavalletto ben piantati per terra.
Andar per mare: costrizione e avventura - Nei gesti, nelle le voci e nei colori degli uomini che vivono e la vorano sul mare si racconta il trapassare dalla natura alla storia: quando la vita di tutti i giorni riverbera nello specchio della poesia e dell’arte.
Andare al mare: la villeggiatura - La geometria delle ca bine, i triangoli bianchi delle vele, i colori pastello delle sdraio e degli ombrelloni, il tutto racchiuso tra l’azzurro del mare, il grigio degli arenili e il verde delle pinete: assai più che un pretesto, un prepotente stimolo a dipin gere: sul mare anche la pittura trova le sue trasmigrazio ni, come i pesci, come gli uccelli, come i popoli.
Gli oggetti del mare: la natura ricordata - Raccoglitori di conchiglie, collezionisti di sassi rotondi e vetri co lorati, innamorati dei relitti di antichi naufragi, attratti dal luccichio colorato dei pesci e crostacei, i pittori di nature morte, sembrano tutti epigoni di Angiò “uomo d’acqua” che, sulla spiaggia di Viareggio, raccoglieva gli straccalli del fiume Magra, per adornare la sua pove ra capanna di frasche.
L’uomo e il mare: il corpo della scultura - Nei domini della scultura si è sempre messo a nudo il corpo dell’uo mo, e della donna; al mare sembra accadere la stessa cosa: la cosiddetta vita di spiaggia è infatti mangiare, dormire, bagnarsi, divertirsi, con l’intenzione di risto rare la mente, ma alla fine lo scopo sembra piuttosto quello di nutrire il corpo e di esibire il fisico.
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Henry Moore e Anna Chromy.
Due protagonisti anche nella Toscana dell’Arte.
Che il 1972 sia stato un anno magico per l’arte in To scana, specialmente a Firenze per via della grande per sonale dello scultore Henry Moore al Forte Belvedere, è ben noto: me lo rammento assai bene visto che allora frequentavo assiduamente la città dantesca e in parti colare quel vario irripetibile ambiente ricco di incontri, date le presenze di amici e di conoscenti e di altri, come Pietro Annigoni e Antonio Berti, Amedeo Lanci e Sil vio Loffredo, Piero Bigongiari, Vinicio Berti, Gualtiero Nativi...
Le due significative sculture del maestro inglese parti colarmente amante della Toscana, che sono attualmente esposte e lo saranno sino alla fine di marzo 2023 una in Piazza della Signoria, l’altra sul Sagrato dell’Abba zia di San Miniato al Monte per “Henry Moore in Flo rence” a cura di Sebastiano Barassi e Sergio Risaliti –iniziativa del Museo Novecento concretata grazie alla collaborazione della Henry Moore Foundation e della Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze – oggi mi fanno sottolineare perlomeno qualche tratto della costante unione tra Moore e l’intera regione. Trop po ampia sarebbe l’elencazione di sue opere sul terri torio, tipo musei e altre collezioni di rilievo, cosicché mi riferisco ad alcune pubblicazioni cartacee, fortuna tamente conservate in varie Biblioteche, tipo tre fra le non poche che hanno evidenziato l’attiva presenza di Moore nell’area apuo-versiliese e cioè nel territorio da certi definito come “paradiso scultoreo” che partendo da
Pietrasanta arriva sino a Carrara: “Marmo 5” del 1971, per cui sino alla prima settimana di novembre la Fonda zione Henraux con sede a Querceta di Seravezza espone la “Collezione Henraux 1960 – 1970” a cura di Edoar do Bonaspetti, nata in collaborazione tra la stessa e le Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo, con ben 22 opere scultoree con nomi quali Carlo Sergio Signori, Rosalda Gilardi Bernocco, Jean (Hans) Arp, Joan Mirò, Maria Papa Rostkowska e Giò Pomodoro.
Un altro libro è “Henry Moore a Forte dei Marmi e in Versilia. L’uomo e l’artista” del 1988, ben documentato e prezioso anche per varie testimonianze, ricordi di ami ci, artisti, operatori del marmo come Pietro Cascella, Vando D’Angiolo, Sirio Giannini, ecc., e infine è giusto rammentare “La Versilia e l’arte” del 1993 e 1994.
Accanto ad Henry Moore credo doveroso dare spazio ad un’altra scultrice, Anna Chromy, scomparsa nel 2021 la quale, pur residente nel Principato di Monaco, per ben oltre due decenni ha lavorato a Pietrasanta (me ne sono brevemente occupato in un precedente numero della Ri vista20 per via di alcune sculture esposte a Viareggio).
Visto che il Museo “Ugo Guidi 2” – nato da alcuni mesi e con sede a Massa le ha dedicato una parte nel la propria Biblioteca contenente sue documentazioni e una certa quantità di libri donati dal coniuge Wolfgang Stein, dopo che la maggior parte dei suoi lavori sono stabilmente confluiti in Germania, a Luitpolderhoefe
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Anna Chromy, ‘Sisifo’
-Henry Moore con ‘Reclinig Figure’, 1972 (photo Henry Moore Archive)
presso la recente istituzione museale denominata “Anna Chromy Collection” – ne va rammentando la creatività (suggerisco di visitare il sito www.annachromy.com), è opportuno segnalare l’ufficialità di tre giorni novembri ni (dall’11 al 13) dove, accanto a stampe d’arte e suoi disegni, nonché ad un video-documento, si parlerà pure della monumentalità delle sue sculture, tipo il famoso “Mantello della Coscienza”, “Prometheus”, “Sisifo”, “Il mandolino” e molti altri, e di un percorso quanto mai di contenuto noto anche in Cina dove, a Pechino, qualche anno fa, fu posizionata la sua imponente opera “Angel
of Sunshine” all’ ingresso del nuovo quartiere della cit tà, riproposizione con alcune modifiche non strutturali della conosciutissima “Europa”, alta ben dieci metri, in marmo di Carrara e bronzo patinato. Qualcuno si chiederà il perché Henry Moore ed Anna Chromy, ma è presto detto: a parte la notorietà sono due simboli, ognuno con la propria personalità, esempi di un’operosità che può, anzi, deve accompagnare chi, tra le nuove leve dall’arte, ha deciso di dedicarsi alla Scul tura, a quella con la ‘A’ maiuscola.
Lodovico Gierut (Critico d’arte )
-Anna Chromy, ‘Dali’s Muse’
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Henry Moore al Forte di Belvedere, 1972 (Ph. credits Alberta Pezzele)
-Anna Chromy Collection, Lenggries, Germania
Giovanni Perrone
“Da bambino mi emozionavo al cospetto di statue ve stite di velluto nero e oro. Quelle figure sacre dai visi bianchi con le mani dai gesti morbidi”.
Giovanni Perrone nasce a Catanzaro, il 29 maggio del 1977. Ha frequentato il Liceo Artistico “statale” della sua città natale. E’ proprio durante il periodo scolasti co, che studia e perfeziona diverse tecniche pittoriche prediligendo i colori ad olio. Nel 1995 espone le sue prime opere fortemente influenzate dalla pittura rinasci mentale e dall’arte sacra. Trasferitosi a Reggio Calabria ha studiato presso la facoltà di architettura, dove si è laureato.
Al mero tecnicismo dell’architettura predilige come forma espressiva la pittura. Nel periodo universitario approfondisce lo studio dell’arte figurativa antica, mo derna e contemporanea ed i grandi artisti manieristi, confrontandosi con pittori e studiosi dell’accademia delle belle arti di Roma e Urbino. Nei suoi dipinti e nel le sue sculture è riconoscibile il tema sacro, prevale una religiosità “umana”, alla costante ricerca di un proprio linguaggio capace di coniugare il passato, il presente ed il futuro. Il movimento dei corpi viene accentuato dalla luce che li avvolge in modo sfumato. Pennellate dolci si susseguono a pennellate violente, le ombre danno spa zio alla luce. Il dolore, la passione, come atto d’amore. L’amore come unica certezza che rende l’uomo immor tale.
“As a child I got excited in the presence of statues dres sed in black and gold velvet. Those sacred figures with white faces and soft gestures”.
Giovanni Perrone was born in Catanzaro, on 29 May 1977. He attended the “Liceo Artistico Statale” Art High School in his hometown. It is precisely during the scholastic period that he studies and perfects va rious pictorial techniques preferring oil colors. In 1995 he exhibited his first works strongly influenced by Re naissance painting and sacred art. He moved to Reg gio Calabria and studied at the Faculty of Architecture, where he graduated. He prefers painting to the mere technicality of archi tecture as an expressive form. During his university studies, he deepened the study of ancient, modern and contemporary figurative art and the great Mannerist ar tists, confronting himself with painters and scholars of the Academy of Fine Arts of Rome and Urbino. In his paintings and in his sculptures the sacred theme is re cognizable, a “human” religiosity prevails, in the con stant search for his own language capable of combining the past, the present and the future. The movement of the bodies is accentuated by the light that wraps them in a nuanced manner. Soft strokes follow one another with violent brushstrokes, shadows give way to light. Pain, passion, as an act of love. Love as the only certainty that makes man immortal
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EVENTI
1995 Personale di Pittura Palazzo della Provincia di Catanzaro 1998 Personale di Pittura Palazzo della Provincia di Catanzaro 2000 Personale di Pittura Palazzo Fazzari di Catanzaro 2000 Premio “Cruilas” Calatabiano Taormina 2002 Collettiva di Pittura “La Donna” Museo Civico di Reggio Calabria 2003 Premio Pittura “La Personalità” Galleria Nazionale di Vicenza
2013 Personale di Pittura “Trump Tower” New York – Manhattan 2014 Art Basel Miami 2014 Art Fair Miami River
2014 Personale di Pittura “Ominis Himag” Milano Statuto 13 – Brera 2014 “Asia Contemporany Art Show” Hong Kong 2015 Presentazione “Banchetto di Erode” Palazzo Carafa della Stader – Museo Civico – Tortorella 2017 Personale di Pittura “Piazza Duomo” Milano – Terrazza Duomo 21 2022 di pittura
Via Solferino 36, Milano 2022 ArtParma Fair
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Julius Evola Outsider dell’Arte
di Giovanni Cardone
In una mia ricerca storiografica e scientifica sulla figu ra Julius Evola apro il mio saggio dicendo : Studioso dai vastissimi interessi, Julius Evola, nei suoi scritti, tratta argomenti che vanno dalla spiritualità buddhista alla ritualità indù; dalla simbologia alchemica alla ses suologia; dall’arte d’avanguardia alle nuove forme di pseudo-spiritualità, anticipando, di un quarto di seco lo, temi che caratterizzeranno il movimento della New Age. La sua opera, Il mistero del Graal, del 1937, prece de tutto quanto sarà scritto successivamente in materia. Riconosciuto da tempo come il più importante poeta e pittore dadaista d’Italia, fu filosofo giovanissimo, così insofferente dello status quo, da tentare il superamento di un idealismo che pone “l’Io al centro del cosmo, cre atore di ogni realtà e d’ogni valore; di là da lui, il nulla, poiché la sua teoria lo mostra inesorabilmente chiuso in una prigione, da cui non potrà mai evadere, pel sem plice fatto che essa è una prigione che non ha muri” . Il pensiero filosofico di Julius Evola, espresso nelle opere giovanili, non può essere considerato solo un mo mento, poi superato ed abbandonato, come vorrebbero molti suoi interpreti, ma il cardine su cui ruota tutta la sua produzione successiva. Scritti come Saggi sull’ide alismo magico Teoria dell’Individuo Assoluto. L’uomo come potenza, non possono certo essere ininfluenti nel la costruzione di quell’edificio che Evola chiama Tradi zione. L’Individuo Assoluto evoliano è sciolto da ogni legame; ma il vincolo che lo caratterizza e, nello stesso tempo, lo limita, è ciò che ne costituisce l’essenza ori ginaria: la propria finitezza. Condizione prima ed im prescindibile, per l’uomo che voglia rendersi ab-soluto, è poter trascendere la propria contingenza: rendersi im mortale; perché se per Evola magico significa pratico,
il superamento della condizione umana non va solo te orizzato, ma praticato: l’Autarca di cui parla Evola do vrebbe essere arbitro della propria vita e della propria morte. Acerrimo nemico dello spirito conformistico che caratterizzava la cultura dell’Italia del tempo, si avvi cinò a Giovanni Papini, alle esperienze intellettuali di Leonardo, di Lacerba e de La Voce di Prezzolini, da lui considerate come “l’unico vero Sturm und Drang” che la nostra nazione abbia conosciuto. Evola confessò che un significato profondo ebbe per lui come per altri intel lettuali Papini, dal momento che “egli fu allora un apri tore di breccia. A lui ed al suo gruppo si deve il venire a contatto con le correnti straniere più varie ed interessan ti del pensiero e dell’arte d’avanguardia, con l’effetto di un rinnovamento e di un ampliamento di orizzonti.
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Credevamo anche nella sincerità e nell’autenticità di quan to aveva scritto nell’autobiografico Un uomo finito. A dei giovani, non poteva non far colpo quel nichilismo che la sciava in piedi soltanto l’individuo nudo, sdegnoso di ogni appoggio, chiuso ad ogni evasione” . In questo sentimento antiborghese ed antirazionalistico, ma soprattutto insoffe rente della condizione umana, è da ricercare ciò che spin ge Evola verso movimenti culturali d’avanguardia. “Esiste una forza cieca, brutale, che è la nostra umanità. E’ come una gravitazione dello spirito, è qualcosa di fatale, ed in uno, di sordo e d’incomprensibile. Di essa raramente l’uo mo è conscio e si rende libero e superiore. Eraclito chiamò questa forza divenire, Schopenhauer volontà di vita. Ma i nomi e le particolari determinazioni non importano. E’ questa stessa forza che governa il moto degli astri, la sim patia delle molecole, la vibrazione dell’etere: che governa la materia, insomma: e che rende l’uomo materia quando egli obbedisce: vale a dire, quando è sincero e naturale. Ma esiste pur nell’uomo un elemento superiore: la facoltà di opporsi, di negare: è qui l’elemento atavico, il segno della nobiltà umana. Tutto il resto, si sappia o non si sap pia, è brutalità. Chi è sincero e naturale, non è uomo, ma istrumento di una forza di cui egli non sa nulla: è bandiera agitata e dilaniata dal vento, è spora corrente sotto i ponti del tempo. Ora c’è chi ha nelle vene del sangue di schiavo. Credevamo anche nella sincerità e nell’autenticità di quan to aveva scritto nell’autobiografico
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Un uomo finito. A dei giovani, non poteva non far colpo quel nichilismo che lasciava in piedi soltanto l’individuo nudo, sdegnoso di ogni appoggio, chiuso ad ogni evasio ne” . In questo sentimento antiborghese ed antirazionali stico, ma soprattutto insofferente della condizione uma na, è da ricercare ciò che spinge Evola verso movimenti culturali d’avanguardia. “Esiste una forza cieca, brutale, che è la nostra umanità. E’ come una gravitazione dello spirito, è qualcosa di fatale, ed in uno, di sordo e d’incom prensibile. Di essa raramente l’uomo è conscio e si rende libero e superiore. Eraclito chiamò questa forza divenire, Schopenhauer volontà di vita. Ma i nomi e le particolari determinazioni non importano. E’ questa stessa forza che governa il moto degli astri, la simpatia delle molecole, la vibrazione dell’etere: che governa la materia, insomma: e che rende l’uomo materia quando egli obbedisce: vale a dire, quando è sincero e naturale. Ma esiste pur nell’uomo un elemento superiore: la facoltà di opporsi, di negare: è qui l’elemento atavico, il segno della nobiltà umana. Tutto il resto, si sappia o non si sappia, è brutalità. Chi è sincero e naturale, non è uomo, ma istrumento di una forza di cui egli non sa nulla: è bandiera agitata e dilaniata dal vento, è spora corrente sotto i ponti del tempo. Ora c’è chi ha nelle vene del sangue di schiavo. Sono i più. E que sti obbedirà, porterà il proprio fardello, allora si creerà una fede, un idolo, farà dell’arte, farà dell’amore, per illudersi; farà il giuoco dell’umanità, insomma, o della brutalità, il che è lo stesso, travestito in mille graziosi modi. Vi è in vece chi non ha precisamente sangue da schiavo. Questi si oppone, nega. Uccide in sé ogni impulso naturale, ogni entusiasmo, ogni sentimento. Alla naturalezza, sostituisce la finzione; alla passione, il capriccio; all’idolo, sé stes so, infinito ed indicibile nulla. E, vivente, egli è un mor to, vivente, ha nel sangue il germe della decomposizione, segno del sua alto e doloroso destino. Egli vive solo per negare e per distruggere e non ha altro scopo, per la sua pena di vivere. Ecco Dada”. L’esperienza poetica evoliana risale al periodo compreso tra il 1916 e il 1922. Del 1922
è il poema Le parole obscure du paysage interieur, men tre composizioni sparse sono state raccolte e ripubblicate nel 1969 da Vanni Scheiwiller con il titolo Raaga Blanda. Il dato dominante delle composizioni è la descrizione di un dramma interiore, presente del resto in quasi tutti gli artisti europei dei primi due decenni del ‘900. Evola osser vò nella sua autobiografia che “il tema fondamentale era quello della oscurità esistenziale, della sorda ed incessan te gravitazione che sta al fondo della vita umana. Distru zione e rarefazione vi intervenivano, pel presentimento di una superiore libertà e per effetto di un diverso impulso” . Il giovane poeta avverte la labilità dell’esistenza, a tratti medita addirittura il suicidio, suggestionato dalla tragica scelta di Michelstaedter, uccisosi poco più che ventenne. Evola ravvisa nell’arte astratta la possibilità di tentare con successo il superamento della realtà empirica, disperata mente rifiutata, in un eccesso di misticismo stirneriano e nietzscheano, avendo quale fine il raggiungimento di stati superiori dell’essere, di una dimensione metafisica nella quale lo spirito risulterebbe finalmente liberato. “Per l’in dividuo, non v’è ragione che egli si esprima: se lo fa è un buffone, è una prostituta nell’esibizione sporca della pro pria nudità pel piacere altrui. L’artista sincero che, naufra gante nel divino istante dell’ispirazione, quasi in preda ad una febbre indomabile, crea la vera opera d’arte, ed il cane che salta sulla cagna e la monta, sono assolutamente la stessa cosa, passivo strumento entrambi d’una forza di cui non san nulla. Il pensiero di Evola, impopolare e inattuale, ci appare, oggi più che mai, qualcosa di estraneo, altro da noi, che ci urta e ci allontana dalle nostre certezze. Ma proprio per questo, come per qualsiasi “altro da noi”, non si tratta di condividere, assecondare oppure demonizzare: si tratta, anzitutto, di capire. “La filosofia è la riflessione giunta a riconoscere la propria insufficienza e la necessità di un atto assoluto partente dall’interno” . Evola considera l’idealismo, come pensiero critico-gnoseologico, punto di arrivo della filosofia occidentale.
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ENRICO MEO
ENRICO MEO - GEOMETRIE VERSO L’INFINITO
Rieccomi catturato di nuovo nelle trame dei pennelli del Maestro Enrico Meo . Dipenderà sicuramente dal fatto che la sua pittura, apparentemente antica, se non addirittura fuori dal tempo, recuperi potentemente attualità attraverso la sua innata iconicità, così come è innata nei nostri Pc e nei nostri smartphone, grazie all’intuito visionario di un altro Maestro come Adriano Olivetti.
Le icone, dal greco eikon - immagine, sono preziose per ché, da sempre, cioè sin dai tempi della crocefissione di Cristo, riescono a insegnare, attraverso la chiarezza e l’in tuizione, aiuto e sapienza. Chi concepisce e dipinge le ico ne, diventa tramite di questi doni della Grazia.
Ritornando al Maestro Meo, profetico è pure il suo cogno me, che ricorda appunto l’apostolo Bartolomeo, certificato da Cristo stesso come ‘…israelita in cui non c’è falsità’ (Giovanni 1:47-51). Sì, nella pittura di Enrico Meo non c’è falsità, solo geometrica chiarezza!Addentriamoci a llora, come è pure nella mia abitudine di riguardante, in questa chiarezza. Il titolo dell’opera, un acrilico su tela 50x70 cm, è “Costanza”, che è già tutto un programma…
Di primo acchito, la ‘segnaletica’ di Meo ci indica sia un grande quadrangolare azzurrino, a cui già l’opera prece dente “Non è Giuditta” ci ha preparati, sia le mani aperte,
segnatamente segnate da linee chiare e profonde. Nono stante la loro posa, queste mani sono tutt’altro che respin genti, indicando con la direzione di tutte le dita la strada verso il cuore o, che è lo stesso, verso il calice, una sorta di Santo Graal, che intravvediamo fra le due mani stesse. In definitiva le mani-antenne facilitano la ricezione del cuore. Subito dopo ci colpisce la silhouette slanciata del soggetto, quasi affusolata verso l’alto. Il taglio di capelli, infatti, ri badisce forse il casco di un viaggiatore dello spazio. Altra evidenza che ci spinge verso l’alto è il cospicuo spazio vuoto lasciato sopra la testa del soggetto ritratto. Altro segno potente, non a caso al centro dell’opera, è il lato inferiore del quadrato azzurrino che sostanzia la linea dell’orizzonte, che si trova, come nelle cose sempre chiari del Maestro Meo, all’altezza degli occhi del soggetto. Ricapitolando allora il mio modesto pensiero, frutto solo di attenta osservazione di cose evidenti, questa icona ci vuole insegnare che il dono della costanza dell’ascolto del nostro cuore, sede di intelligenza divina, ci apre la porta verso la Luce, uno stargate attraverso cui, grazie pure all’occhio in teriore fra le sopracciglia, guardare oltre l’orizzonte, oltre la visione ordinaria, missione principale dell’Arte stessa.
Orazio Garofalo
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PACA RONCO
Paca Ronco -torinese- dipinge da oltre trent’anni, ha allestito Mostre Personali eCollettive in Italia e all’e stero. Dal 2007 è la curatrice della Rassegna “Biennale d’Arte in Ossola” e del “Progetto Artemisia -Galleria LaborART -Piedimulera VB”.
Ronco adotta uno stile preciso e meticoloso, dalle linee semplici e pulite; si serve di forme che vengono eviden ziate da ombre nette senza sfumature.
L’inquadratura forzata delle costruzioni da un punto di vista inconsueto e il soggetto trattato conferiscono alla rappresentazione un’atmosfera metafisica di silenzio e di assenza di tempo.
L’artista dipinge la realtà, ma ne è lontana. Si serve del la luce del sole per creare suggestivi giochi di luce e ombra: è la luce che dà vita alle forme, che ricama un pizzo sul muro; è la luce del sole rovente di luglio che fa bruciare la porta di ciliegio; è la luce di un freddo sole di marzo che spacca il buio di una stanza. La tecnica è il risultato di anni di lavoro; la scelta di ambienti o oggetti “banali” della vita quotidiana idealizzati e intoccabili creano un senso di stupore e fanno riemergere emozioni infantili, ci proiettano verso quel mondo perduto, verso l’idealismo romantico “la realtà non esiste in sé e per sé, ma solo in quanto pensata dal soggetto”.
PACA RONCO
Il più profondo dei valori, che va oltre l’essenza del bel lo, perchè costituisce il nesso dell’ispirazione, e, quindi, la radice stessa dell’operare, del fare inteso come specu lazione poetica, sta forse, nella trasversalità del signifi cato dei dati formali.
In buona sostanza, riprendere in citazioni (che non pos sono definirsi d’après, se non per analogia simbolica),
ora Vermeer van Delft, ora Caravaggio, creando multipli e formule citazionistiche variate e variabili attraverso riferimenti e convergenze attinenti alla contemporaneità e rivisitando di volta in volta le linee dell’espressione artistica attraverso la lezione dei movimenti, porta ad un messaggio ipersurreale che sconvolge le linee di ricerca e rimette tutto in discussione. Se poi a questo slancio si aggiunge la sottile, ma pura poesia e l’ispirazione, che è un filo di seta impercettibile, eppure variatissima, si giunge alla poetica di Paca Ronco, sospesa tra sorriso di intelligente comprensione del segreto, oltre il velame, e tragedia di una volontà che non riesce a fare del Mondo una rappresentazione razionale, come avrebbe voluto
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NIENTE E' PER CASO
I quadr i di Paca Ronco sono storie che ci guarda no e che aspettano di essere messe in movimento. Paca Ronco gioca con i colori e con i volumi, col locando sulla tela oggetti e segni che nascondono frammenti di vita, incontri, emozioni intime, pen sieri sublimi. Gli oggetti - dalla forma reale e dai tratti ben definiti, ma morbidi e pieni - sono sim boli che invitano lo spettatore a entrare nel qua dro e a trovarne la chiave di lettura per poi andare "oltre", proiettandolo verso la comprensione di un significato fino ad allora latente.
I quadri di Paca Ronco si presentano a volte come un gioco, come una stanza di bambini con oggetti appesi, ricordi d'infanzia, giocattoli dimenticati: ma niente è per caso.
Tutto contribuisce a costruire la storia, a dar voce a un pensiero, a trasmettere un'emozione. E' un gioco-non gioco evocativo, quasi arcano, ma schietto e disarmante.
Gioco e poesia, arte e genialità, ironia e introspe zione sono elementi costanti nella pittura di Paca Ronco, anche quando dipinge un oggetto apparen temente banale o un avimento qualunque, un tratto di strada su cui la gente lascia cadere qualunque cosa e su cui spesso cammina guardando a terra, ma senza "vedere".
Prof.ssa Danila Tassinari
Vermeer, quasi seguendo la geometrica ed etica lezione di Spinoza, e come non riuscì il Merisi, che della Realtà fu misura e mistero, quasi nel segno di Giordano Bruno. Una poetica degli oggetti (spugne, mele, piume, fiori secchi, pupazzi, giocattoli, asciugamani), delle forme che si pongono nello spazio come espressioni di un ar cano rimando. Rinominare le cose, che certo hanno una forma, ma conservano arcane essenze che ciascuno può percepire, a cui ognuno può dar nome. Rinominare gli oggetti, in una sorta di fenomenologia di cui ultimo ter mine è la loro propria essenza che si traduce in evoca zione, in simbolo, in rimando cerebrale, in valore asso luto ed etico. C’è nella mania di Paca Ronco una ricerca del significato che va ben oltre il significante: si tratta di dare a ciò che appartiene alla più normale quotidianità, alle piccole cose, un valore metafisico. Siamo di fronte ad un’umanissima e.poetica metafisica (che non richia ma se non vagamente e per analogie Carrà e De Chirico, il primo Morandi, Magritte e Delvaux), ma trasmette comunque il senso dell’anello di congiunzione (sia ri cordata l’ebbrezza montaliana) tra questo nostro esserci e l’essere imperscutabile del Tutto.
Prof. Dario Gnemmi
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Decima edizione EMOZIONI a CONFRONTO Piano di Sorrento NA
A Piano di Sorrento, la stupenda Villa Fondi De Sangro, che ospita al suo interno il Museo Archeologico terri toriale della Penisola sorrentina Georges Vallet, è stata ancora una volta il luogo fatato e magico che ha ospi tato, sulla sua meravigliosa terrazza a picco sul mare, la decima edizione della rassegna culturale Emozioni a confronto, a cura dell’Associazione culturale ARS HARMONIA MUNDI con la sua presidente, la dott. ssa Letizia Caiazzo, ideatrice e curatrice del proget to. Dopo aver gustato una fresca granita di limone del grande Tonino e tagliato il nastro per l’inaugurazione della mostra, abbiamo ascoltato la voce della magnifica Ilva Primavera accompagnata dal famoso e bravissimo musicista Raffaele Marzano, ammirato le ballerine della scuola di Danza di Mariella Romano e le opere d’ar te contemporanea dei seguenti artisti: Felice Angelino, Alfredo Avagliano, Letizia Caiazzo, Giuseppe Caputo, Giuseppe Casaburi, Gaetano Di Donna, Antonietta Di Lorenzo, Leonilde Fappiano, Antonio Marullo, Paola Paesano, Claudio Morelli, Angela Vinaccia . Durante lo spettacolo sono state declamate poesie dei poeti Eleo nora Russo e Gino Iorio.Sono stati presenti, come ospiti d’onore e premiati, i giornalisti: Attilio Miani e Teresa Zagaria in arte Velvet .
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Consegna del Premio Ars Harmonia Mundi alla carriera, al giornalista Attilio Miani
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Consegna degli attestati agli artisti
Consegna del Premio Ars Harmonia Mundi alla giornalista Teresa Zagaria in arte Velvet
LETIZIA CAIAZZO ESPRESSIONISMO PER I DIRITTI DELLA DONNA.
Di Leo Strozzieri
Nell’ambito della X edizione della rassegna “Emozioni a confronto” a suo tempo ideata dalla nota artista Le tizia Caiazzo presidente dell’Associazione Culturale ARS HARMONIA MUNDI di Sorrento e tenutasi negli splendidi locali di Villa Fondi de Sangro, due opere del la suddetta Letizia eseguite per l’occasione hanno coin volto il numeroso pubblico circa una tematica quanto mai attuale nel mondo contemporaneo, quella della pari dignità della donna per quanto concerne la promozione sociale e i diritti in genere.
Le due opere esposte avevano come titolo assai emble matico “La nostalgica con cornice “ e “L’imprevedibi lità della natura”.
Intanto per i nostri lettori va ricordato come Letizia sia stata pioniera in Italia della computer art, o arte digitale che dir si voglia, estrinsecata con un cromatismo acce so di chiara impostazione espressionistica. Tutta la sua prestigiosa carriera artistica, costellata da significativi riconoscimenti e da scritti di insigni storici dell’arte, è stata lo scorso anno documentata da una voluminosa monografia curata da Nuccio Mula dal titolo suggesti vo “Digito ergo sum”, quasi a voler cogliere, mutuando l’espressione da Cartesio, l’essenza della sua personali tà che ama appunto estrinsecarsi attraverso questa tecni ca assai innovativa, oltre che attraverso stupente liriche che lei compone con animo petrarchesco.
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Letizia Caiazzo con il giornalista Attilio Miani
Tornando alle due opere di cui sopra, va detto che la nostalgia a cui Caiazzo fa riferimento è quella dell’Eden quando la donna fu creata con la stessa dignità di Adamo, mentre l’impreve dibilità della natura si rapporta ai cambiamenti climatici che sono sotto gli occhi di tutti e che nella presente stagione ha causato tanti disastri. Il filo ideale che lega le due opere è dato dal concetto inplicito di madre. La donna madre che è portatrice di vita e madre natura a cui l’uo mo deve custodia e rispetto, anzi, come direbbe papa Bergoglio, tenerezza. Ecco solo una madre può essere esempio probante di tenerezza, come ben è espresso da tutta la ricerca pittorica e da tutte le composizioni liriche di Letizia Caiazzo il cui messaggio per la contemporaneità rimane oltremodo urgente.
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L’imprevedibilità della natura - cm80x120
La nostalgica
OLTRE L’EMERGENZA
Attività e restauri dopo l’alluvione del 2018 Nuova mostra al MArRC
MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE REGIO CALABRIA
Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria 22 Luglio-6novembre 2022
Esposizione temporanea curata da Carmelo Malacrino
“Oltre l’emergenza. Attività e restauri dopo l’alluvione del 2018” è il titolo dell’ ultima eccezionale mostra che è stata inaugurata venerdì 22 luglio alle 17.30 al Museo archeolo gico Nazionale di Reggio Calabria. L’esposizione, curata dal direttore Carmelo Malacrino e dalla dott.ssa Barbara Fazzari, funzionario responsabile del laboratorio di restau ro del MArRC, è allestita al livello E del MArRC e sarà visitabile dal 22 luglio al 6 novembre 2022. L’esposizione rientra nel programma di iniziative promosse per celebrare il Cinquantesimo anniversario della scoperta dei Bronzi di Riace. Il museo, fino al 10 settembre, il gio vedì e il sabato sarà aperto con orario no-stop fino alle 23, con ultimo accesso alle 22.30. “Il Museo non è soltanto Bronzi di Riace – commenta il direttore Malacrino. È un organismo complesso, nel quale si intrecciano tante attività e competenze. E che a volte vive momenti drammatici. Il 22 agosto di quattro anni fa un evento meteorologico ecce zionale ha interessato l’intera città di Reggio. Un’ingente e imprevedibile quantità di pioggia, caduta in poche ore, ha allagato strade e piazze, infiltrandosi nei locali del Museo attraverso alcune aperture di aerazione collocate su piazza De Nava. La violenza fu tale che, in poco tempo, i piani interrati, tra cui alcuni depositi, si allagarono, con danni anche alle strutture murarie. Ma il Museo non si è lasciato andare. Tutti - prosegue Malacrino - ci siamo rimboccati le maniche per reagire rapidamente, ripristinando gli spazi e dando inizio a un’attività conservativa senza precedenti. Sotto le mani esperte dei restauratori del MArRC, i reperti prima sono stati messi in sicurezza e poi restaurati. La mo stra che inaugureremo domani racconterà questa storia, con l’esposizione di alcuni delle migliaia di reperti restaurati,
mai esposti prima. Facendo squadra, il MArRC è riusci to ad andare “oltre l’emergenza” – conclude il direttore –, trasformando un evento calamitoso in una straordinaria op portunità di conservazione, riordino e valorizzazione delle collezioni archeologiche”.
Saranno esposti oltre cento reperti provenienti da vari con testi archeologici della Calabria: da Cassano allo Ionio alle necropoli protostoriche di Torre Galli e Canale Ianchina, da Castellace a Locri e Reggio Calabria. Barbara Fazzari sottolinea come “il racconto delle attività e dei restauri avviati dopo l’alluvione del 2018 non può pre scindere dalle testimonianze di coloro che sono intervenuti nel post-alluvione per la salvaguardia del patrimonio, e di chi, ancora oggi, è intento a programmare gli interventi di conservazione e restauro.
Le prime attività di pronto intervento sono state coordina te e gestite dal personale del Museo, che prontamente ha provveduto ad allestire, presso il nostro laboratorio, un am biente adatto alle attività di schedatura e messa in sicurez za. Visto l’ingente numero di reperti è stato però necessario affidare alcuni lavori in somma urgenza all’esterno.
Trascorso il momento emergenziale i restauratori del Mu seo hanno continuato a programmare le attività connesse alla risoluzione dei danni provocati dall’alluvione attraver so affidamenti di restauro esterni, tirocini, studi e progetti scientifici, in una costante collaborazione con l’Ufficio Col lezioni, diretto dalla dott.ssa Daniela Costanzo, che conte stualmente sta curando il progressivo riordino dei depositi del Museo. Tutte queste attività – conclude la restauratrice – verranno proposte al grande pubblico mediante un sug gestivo apparato di pannelli, foto e supporti multimediali”.
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La narrazione della “vita” attraverso le luci e i colori delle opere di Rosy Imbrogno.
Rosy Imbrogno nasce a Trenta e vive e lavora a Spezzano della Sila in provincia di Cosenza. Fin dalla più giovane età ha coltivato un rapporto con l’arte basato sulla ricerca di linguaggi espressivi. Utilizza materiali di riciclo. La sua originalità si legge nelle scelte di colore, negli studi di luce e nella ricerca incessante di temi e motivi dentro e fuori dalle forme inconsuete e riconoscibili. Da qui tratteggia un lungo viaggio ricco di immagini affascinanti ed efficaci che narrano una vita, “la vita”.
D. Ciao Rosy, ci racconti come nascono i tuoi quadri?
R. Il processo è complesso, non è una formula matemati ca. Sono sensazioni, emozioni che affiorano attraverso una immagine capitata per caso. A volte però seguo una tema tica, scelta di espressioni e di stili che si rincorrono in un tempo senza tempo.
D. Quali messaggi è possibile leggere nelle tue opere?
R. I messaggi nelle mie opere spaziano da una argomento all’altro, tutti di grande importanza e significato : dal tema della pace al razzismo, dalla condizione femminile ai cam biamenti climatici, dalle guerre alla natura. Insomma c’è la storia materiale ma anche quella spirituale; c’è il dolore e la gioia; c’è la forza e la debolezza dell’umana natura.
D. I tuoi colori esprimono anche stati d’animo?
R. Attraverso il colore il pittore parla del suo stato d’ani mo, delle sue emozioni, del suo sentimento. Sono le parole dell’artista il mezzo per esprimersi. I colori sono la nostra vita, viviamo immersi nei colori. Pensiamo alle stagioni che ci avvolgono di colori ed entrano nella nostra esisten za, attraverso scelte che sembrano casuali ma invece è la rigorosa legge del colore e della forma.
D. Un breve profilo della donna- artista Rosy Imbrogno
R. Come donna e artista mi piace partecipare al dibattito artistico, confrontandomi con artisti di diversa provenien za. Da qui si delinea un viaggio carico di immagini che narrano una vita, “la vita”.
D. Qual è stato per te il riconoscimento più gratificante?
R. Come riconoscimenti ne ho avuto tanti nella mia car
riera artistica, tra cui ho partecipato a una prima Esposizio ne Internazionale di Arte Contemporanea, a Venezia, dal titolo L’arte per la cultura, nel palazzo dei Laneri.
D. Quali colori prevalgono nella tua tavolozza?
R. I colori che preferisco sono il nero, il bianco, il giallo e l’immancabile rosso carminio.
D. Quali correnti artistiche preferisci?
R. Prediligo le correnti artistiche del ‘900: astrattismo, cubismo e pop art.
D. Rosy, ci parli delle tecniche pittoriche che utilizzi?
R. Partendo da supporti di vario tipo e da una pittura acrilica, durante il processo creativo si combinano metodi tradizionali con elementi materici: carta, tessuti, fili, ecc. Ma la tecnica che preferisco nella mia creazione pittorica è il collage. Le ultime produzioni sono figlie delle scelte precedenti, ma si fanno portavoce di un’istanza più matu ra, la volontà di sperimentare fino in fondo e senza limiti di linguaggio dell’arte pittorica.
Alessandra Primicerio (critico d’arte)
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L’arte dei ritratti e dei fumetti di Gennaro Cribari
Gennaro Cribari è un giovane artista cosentino. Ha in trapreso gli studi presso il liceo artistico di Cosenza, quindi si è laureato all’Università della Calabria in In gegneria Civile. Attualmente vive e lavora tra Reggio Calabria e Cosen za.
Molte le collettive ha cui ha partecipato, inoltre ha rea lizzato La venuta degli Arbëreshë nella prima edizione del 2019 delle Porte Narranti di San Benedetto Ullano (CS).
Della sua produzione artistica colpiscono e risaltano i ritratti.
Gennaro Cribari scruta i volti delle persone prediligen do gli anziani per la loro forte espressività. Anche i volti femminili sono presenti nel suo repertorio di ri trattista. Il suo intento è immortalare uno stato d’animo anche di un solo momento (un grido, un sorriso, uno sguardo o una malinconia) e renderlo immortale parten do da uno schizzo iniziale fino ad arrivare al chiaroscu ro finale. Realizzare un volto o un oggetto per l’artista significa partire da una sequenza di punti inseriti su un foglio bianco che se composti danno vita all’oggetto rappresentato.
Da una scomposizione iniziale dell’oggetto in tanti sin goli punti si entra nel dettaglio dei particolari che do vranno poi essere rappresentati. “Immaginatevi di tro varvi dinnanzi ad un puzzle di mille pezzi (punti) che
dovrà poi essere composto (volti) per dare vita all’og getto immortalato”, dichiaraCribari, durante la nostra chiacchierata artistica.
L’artista è arrivato all’utilizzo della tecnica del chiaro scuro in seguito a un lungo processo temporale di elabo razione dei bozzetti/schizzi in cui immortalava gli og getti. La sua ispirazione non prende spunto da nessuna corrente artistica del passato ma solo dalla esigenza di dover esprimere qualcosa con il mezzo da lui preferito: il chiaroscuro.
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Gennaro Cribari è anche maestro del fumetto. Questa tecnica nasce dall’esigenza di dover rappresentare la storia della vita del guerriero Giorgio CastriotaScander beg, al fine di renderla accessibile a tutti.
Le tavole sono realizzate utilizzando gli acquerelli e l’inchiostro di china.
Attualmente il fumetto (scritto e disegnato interamente dall’artista) è stato completato ed è pronto per essere pubblicato e in cerca di un editore.Il fumettista a cui si è ispirato è Frank Miller, considerato uno dei fumettisti americani più importanti e influenti di oggi. Per Cribari la creatività si può riassumere in tre aggetti vi: sofferta, istintiva e geniale. È favorevoleall’utilizzo delle tecnologie digitali per
le nuove forme di arte,“perché ogni strumento se ben adoperato può rappresentare un nuovo mezzo artistico”, sostiene l’artista.
Per Cribari il momento migliore per lavorare e per l’i spirazione artistica è subito dopo la conclusione della sua attività lavorativa fino a tarda sera e nei fine setti mana.
Attualmente è in cercadi una casa editrice per procedere con la pubblicazione del fumetto sulla vita di Scander beg. Un suo desiderio è continuare con le mostre perso nali per approfondire il tema del chiaroscuro.
Alessandra Primicerio (critico d’arte)
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“Kontext Beuys”: l’arte di Joseph Beuys e opere a lui dedicate in mostra ai Cantieri alla Zisa
Al pittore, scultore e performer Joseph Beuys (12 mag gio 1921 – 23 gennaio 1986) è dedicata la mostra “Kon text Beuys” che approda all’Haus der Kunst dei Cantieri Culturali alla Zisa a Palermo dall’8 ottobre all’8 dicem bre, con inaugurazione giovedì 8 ottobre alle ore 12.00.
Sulla scia delle celebrazioni in Germania per il cente nario della nascita dell’artista, la mostra ne ripercorre i momenti più salienti della vita e della carriera, a partire dal concetto allargato di arte che supera i limiti dell’e stetica tradizionale e integra tematiche economiche, so cio-politiche, ecologiche, storiche, psicologiche, miran do a una trasformazione dell’individuo e della società.
Attraverso grafiche, poster, diagrammi e acquerelli pro venienti dalla collezione dello Stadtmuseum e da colle zioni private, l’esposizione è il ritratto di una personali tà eccezionale che ha trattato nella sua arte una serie di temi che, molti anni dopo, suonano ancora contempora nei e urgenti: l’ecologia, il rapporto tra essere umano e natura, la volontà di istituire una connessione diretta tra
la pratica artistica e l’impegno sociale.
Al tempo stesso “Kontext Beuys” intende mostrare le tracce del pensiero di Beuys nell’arte contemporanea e proprio in quest’ottica alcuni artisti contemporanei provenienti da diversi ambiti e generazioni sono stati inviati a produrre opere di qualsiasi tecnica e linguaggio che possano dialogare con quelle di Beuys, nell’alle stimento presentato all’Haus der Kunst. Sono Andrea Cusumano, Adriano La Licata, Federico Lupo, Blanca Matias e Giulia Sofi, che attraverso installazioni, vi deo, performance, relitti, interpretano beuysianamente il loro lavoro e processo artistico.
Cantieri Culturali alla ZisaPalermoDal 8 ottobre al 8 dicembre 2022 Visitabile dal giovedì al sabato, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00 Gratuito
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"Depero mito Presente": a Palermo la prima mostra dedicata al grande artista futurista
Un’occasione straordinaria per ripercorrere la straordi naria carriera dell’artista di Rovereto, Fortunato Depe ro, tra i protagonisti del Movimento Futurista, dando vita a progetti che spesso hanno anticipato i tempi.
“Depero Mito Presente” - promossa e organizzata da Riso. Museo d’arte Moderna e Contemporanea di Pa lermo, diretto da pochi mesi da Maddalena De Luca che ne ha curato il coordinamento generale - nasce in colla borazione con il MART di Rovereto, e intende esplora re l’attualità di Depero e quanto abbia influenzato arte, moda e design dagli anni Settanta a oggi.
La mostra - ospitata a Palazzo Riso, a Palermo, dal 4 ottobre 2022 al 15 gennaio 2023 - secondo il progetto curatoriale di Nicoletta Boschiero, mette in rilievo tre importanti interventi artistici di Depero: Balli Plastici 1918; il Cabaret del diavolo, 1922 e, infine, la pubblici tà in relazione al soggiorno dell’artista a New York nel 1928-30.
Mostra nella mostra, una piccola ma preziosa appendice sul viaggio di Depero in Sicilia nel 1926, ospite dell’a mico Guglielmo Jannelli che lo invita a progettare gli arredi e la decorazione del Villino Mamertino a Castro reale, oggi Terme Vigliatore.
Gli arredi non nasceranno mai, ma Depero trascorre cir ca dieci giorni in provincia di Messina e il suo soggior no è minutamente raccontato nel manoscritto Vassoio Siciliano, in mostra a Palazzo Belmonte Riso.
In questa sezione anche tre lettere autografe indirizzate alla moglie Rosetta, in cui l’artista, in un primo tempo disorientato, restituisce alla fine un affascinante spac cato della vita quotidiana nell’isola, restituendo la se duzione esercitata dall’incantevole paesaggio siciliano.
In esposizione al Museo Riso anche il famoso “Depe ro Futurista”, il libro imbullonato, considerato il primo “libro futurista”, pubblicato nel 1927 dall’amico di De pero, Fedele Dinamo Azari: è un manifesto programma tico del concetto di arte totale di Depero che coinvolge ogni aspetto della vita.
Museo Riso - Palermo dal 4 ottobre 2022 al 15 gennaio 2023 (lunedì chiuso) Visitabile dal martedì al sabato, dalle 9.00 alle 18.30, la domenica e festivi, dalle 9.00 alle 13.006 euro (ingresso al Museo Riso)
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11 - 14 NOVEMBRE 2022 Fiera di Padova Segreter ia Organizzativa 049 8800305 Comune di PadovaProvincia di Padova a32 MOSTRA MERCATO D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA ar te.pado Ar tePado PADOVA