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N°35 settembre-ottobre 2019 w w w.facebook.co m/Rivista 2 0

periodico bimestrale d’Arte e Cultura ARTE E CULTURA NELLE 20 REGIONI ITALIANE

MOSTRA ALLA REGIA DI VENARIA ART NOUVEAU

Edito dal Centro Culturale ARIELE


ENZO BRISCESE

BIMESTRALE DI INFORMAZIONE CULTURALE

del Centro Culturale Ariele

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Hanno collaborato: Giovanna Alberta Arancio Monia Frulla Tommaso Evangelista Lodovico Gierut Silvia Grandi Irene Ramponi Letizia Caiazzo Graziella Valeria Rota Alessandra Primicerio Virginia Magoga Enzo Briscese Susanna Susy Tartari Cinzia Memola Miriam Levi Barbara Vincenzi www. riv is t a 2 0 . jimd o . c o m www. f a c e b o o k . c o m/ Riv is t a 2 0

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Albero - tecnica mista su tela - 2011- cm 70x80

Rivista20 del Centro Culturale Ariele Presidente: Enzo Briscese Vicepresidente: Giovanna Alberta Arancio orario ufficio: dalle 10 alle 12 da lunedì al venerdì tel. 347.99 39 710 mail galleriariele@gmail.com -----------------------------------------------------

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La costruzione dell’ideale - olio su tela - 2013 - cm 35x45

In copertina: Art nouveau alla Regia di Venaria


Sommario N° 35* settembre-ottobre 2019

In copertina MOSTRA ALLA REGIA DI VENARIA ART NOUVEAU

4 Tamara De Lempicka Art Deco 8 - Corrado Alderucci - Andrea Berlinghieri - Ines Daniela Bertolino - Giorgio Billia - Enzo Briscese - Angelo Buono - Franco Cappelli - Anna Cervellera - Aurora Cubicciotti - Lorenzo Curioni - Aldo Pietro Ferrari - Gina Fortunato - Elisa Fuksa Anselme - Guido Mannini - Rosa Quaglieri - Michele Roccotelli - Ruggero D’Autilia - Renzo Sbolci - Giacomo Tinacci - Antonio Tramontano

28 Astrattissima 2019 30 Carlo Fornara Alle radici del Divisionismo 32 Balla Boccioni Depero Costruire lo spazio del futuro 34 I mondi di Riccardo Gualino 36 Guillermo Martìn Ceballos 38 Palazzo Reale - Milano Preraffaelliti Amore e desiderio 40 Eventi Friuli Venezia G. - Daniele Bulfone - Premio fotografico 42 Eventi Emilia Romagna Lucrezia, le arti e lo spettacolo

44 Eventi Lazio Emiliano Mancuso, fotografia 46 Discepolo Girardi 47 Giovanni Carpignano 48 Nino Aimone 49 Raluca Misca 50 Eventi Campania - Festa di arti - Mann - collezione Magna Grecia - Henri Matisse a Sorrento 54 Eventi Calabria - Cracking Art a Cosenza - Paolo Orsi - Natino Chirico - La statua della libertà 59 Enrico Meo 3


LA PERSONALITA’ ARTISTICA di TAMARA de LEMPICKA E LA MODERNITA’ DELL’ART DECO

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Con l’avvio del secolo breve è innegabile che siano emersi anche nel campo delle arti linguaggi inediti,importanti e incisivi a cui hanno partecipato figure femminili, più numerose che in passato, capaci di affermare il loro talento. Si pensi a Frida Kahlo, a Tina Modotti, a Ella Fitzgerald, a Tamara de Lempicka, per restare su alcuni nomi delle più famose; ciascuna di esse si distinse grazie alla sua poetica, al suo stile diverso, unico e inconfondibile. Lo stesso fenomeno di emancipazione coinvolse altre donne che scelsero altre strade: l’aviazione, l’avvocatura, la magistratura, la scienza,etc. Lo stesso periodo storico riservò alla stragrande maggioranza del mondo occidentale un destino di fame,fatica estenuante,gelo, epidemie, miseria,guerre feroci, investendola sotto un macigno immane. Due guerre mondiali si succedettero a breve distanza l’una dall’altra. E su questo sfondo bruciarono i miti ottocenteschi mentre il cuore di Parigi resisteva come centro vitale dell’arte, tra una borghesia profittatrice e un’aristocrazia decadente.

Le avanguardie artistiche,reagendo, erano più attive che mai. E fu proprio in questo clima formicolante che il dopoguerra segnalò anche un fenomeno artistico di portata internazionale, eclettico, folgorante per intensità ma di breve durata: l’Art Decò. Accostare e configurare con un atto un po’ ardito un simile scenario significa inevitabilmente scontrarsi con pareri critici contrastanti, ossia con giudizi dissonanti che resistono tutt’oggi. Si è “sdoganato” da tempo, giustamente, il futurismo grazie ai suoi valenti artisti ma, ad esempio, si fa fatica ad accettare l’Art Dèco deprezzandone l’autonomia che la distinse dalla fintamente fastosa e creativa arte di regime.

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In ugual modo una consistente parte della critica si ostina a considerare arte di “superficie” la pittura geniale e inimitabile di Tamara de Lempicka. Pertanto l’Art Dèco non fu un patetico lusso arrogante ma un fenomeno che marchiò la modernità con il suo forte sinergismo e che contaminò le arti , credette nel connubio tra pittura, scultura, architettura, arti decorative e moda e rappresentò una reazione artistica, comprensibilmente esplosiva e trasgressiva..Arrivò in America più tardi, dopo gli anni Trenta e si spense quando le rubarono la scena l’Espressionismo astratto e l’’Informale. Tamara de Lempicka, donna colta , raffinata e tenace, fu una singolare protagonista dell’Art Dèco e con la sua pittura si addentrò fino in fondo nel suo tempo . Si trattò di un dipingere che originava una commistione tra moderno e classico. Nonostante la frequentazione degli studi accademici, la pittrice apprezzò piuttosto la lezione dell’avanguardia europea ed ebbe anche come maestri il simbolista Maurice Denis e il post impressionista Andrè Lothe; ammirò Ingres, ma, quando terminò il famoso Gran Tour, viaggio di formazione artistica dei giovani ricchi d’allora, tornò più volte in Italia, affascinata dal Rinascimento e dal Manierismo di Pontormo. Echi dei colori fauves accen6

devano la sua tavolozza ridotta ma vivace e calibrata e per i suoi lavori usava spesso sfondi geometrici e neocubisti mentre i corpi, affinati dagli studi italiani, risultavano plastici, levigati e metallici, a volte volutamente deformati tanto da sembrare uscir fuori dai quadri, I visi, apparentemente gelidi, esprimevano con le loro maschere il disagio dell’uomo moderno.


Le fasi artistiche della lunga vita di Tamara de Lempicka, “nomade”, libertaria e quasi leggendaria, furono diverse: si va dagli acquerelli giovanili ai ritratti degli anni Venti e Trenta, alle nature morte degli anni Quaranta negli Stati Uniti fino alle ultime opere devozionali che precedono l’ultimo trasferimento in Messico. Fra i quadri prediletti dall’artista si annoverano quelli che ritraggono l’amata figlia Kizette e che vengono considerati fra i suoi capolavori.

l’Europa. Negli ultimi anni la depressione che l’accompagnava da tempo si aggravò ma non mancò mai di fermezza. Neanche quando il pubblico volse le spalle davanti alle sue tarde sperimentazioni astratte a spatola mentre si stavano affermando l’espressionismo astratto e l’informale. Fu dimenticata e ricordata solo come” festaiola icona dell’art deco, sensuale, con il solo culto di sé, fintamente sentimentale, diva “fascinosa” e superficiale della Belle èpoque”.

Questa brava artista, complessa sicuramente, poliedrica e cosmopolita, ci ha lasciato delle opere di grande valore simbolico e ci conduce al centro della Modernità. Giovanna Arancio

Fu una donna attiva che, pur essendo molto bella, non abusò mai dell’arma della seduzione per vivere ma lavorò sempre, prima come disegnatrice di cappelli e indossatrice , poi come illustratrice di importanti riviste di moda, e infine si decise per il mestiere desiderato e scelto con determinata convinzione: la pittrice. Le nature morte raggiunsero un elevato livello qualitativo e tecnico quando si trasferì in America lontano dai regimi che avevano invaso

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CORRADO ALDERUCCI

Se guardiamo un’opera di Corrado Alderuccisorge naturale notare alcuni canoni che richiamano in parte il movimento artistico del Simbolismo. Non parlo del classico simbolismo di Moreau ma vorrei sottolineare come sia importante l’”idea” concepita come protagonista dei quadri di Alderucci e come elemento di incontro tra variepercezioni, sia materiali che più spirituali. L’arte pittorica di Alderucci è molto raffinata, e si contraddistingue per un’aurea artistica che rapisce l’osservatore. Il suo percorso artistico è molto ricco di partecipazioni ad importanti collettive ed eventi di notevole rilevanza e ciò dimostra che la sua arte è molto apprezzata sia dagli addetti ai lavori che dagli appassionati. Le matite, le barchette di carta proposte dall’artista nei suoi più recenti lavori, si manifestano come segni di un

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universo di disarmante semplicità, sono le testimonianze di un passato, le tracce di quell’uomo faber che rappresentava attraverso la sua operatività manuale, l’ancestrale pulsione umana al conoscere attraverso l’esperienza. Il modello conoscitivo contemporaneo passa attraverso una percezione virtuale della realtà, la simulaziome elettronica esclude le mani dal processo dal fare e produrre. L’artista propone la matita come simbolo e archetipo, il medium tra l’immaginazione e l’azione creativa.

sito web www.artavita.com mail: corrado.alderucci@asa-pro.it cell.: 393.17 16 518


ANDREA BERLINGHIERI

Andrea Berlinghieri è nato a Savigliano (CN) nel 1974. Pittore e artista visuale, inizia in giovane età a dipingere sotto la guida della madre insegnante di arte dalla quale apprende con naturalezza la possibilità della comunicazione attraverso l’arte. A Torino compie gli studi in Car –Design collaborando successivamente come designer con studi specializzati di settore che gli permettono di acquisire esperienze importanti nel disegno e nella progettazione. Nel 2003 frequenta l’atelier di un famoso maestro contemporaneo, divenendo successivamente suo collaboratore,. In parallelo sviluppa un proprio linguaggio, contraddistinto da una costante attenzione all’esplorazione delle tecni-

che antiche e contemporanee quale veicolo indispensabile all’espressione artistica. Nella sua ricerca esplora, attraverso cicli tematici, le relazioni tra mondo onirico e realtà, realizzando opere nelle quali il binomio tecnica - contenuto diventano cifra caratterizzante del suo lavoro. Vive e lavora a Giaveno (TO).

sito web: mail: aberlinghieri@gmail.com cell.: 393.17 16 518

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INES DANIELA BERTOLINO “L’artista del Silenzio s’inebria del sogno, ed allora lo spettatore che guarda un’opera fatta e costituita da linguaggi di silenziosi spazi, s’accosterà a quest’arte del racconto pittorico come a un paesaggio proprio, a un paesaggio interiore, a un paesaggio di contemplazione…” Nata a Torino dove avviene la sua formazione artistica. Si diploma al Liceo Artistico di Torino e consegue l’abilitazione per l’insegnamento dell’educazione artistica. Approfondisce la sua formazione frequentando l’Accademia di Belle Arti e i corsi di grafica pubblicitaria, successivamente si specializza per l’insegnamento agli alunni portatori di handicap. Frequenta il Corso Internazionale per l’incisione artistica presso l’ISIA di Urbino. La sua passione per la pittura è molto precoce, fin da bambina manifesta un’attrazione particolare per il disegno e per i colori. Esordisce nel 1983 con la sua prima personale presso la galleria “Bodoni studio” di Torino. 1986 il secondo premio al Concorso Nazionale “Premio ARTE Mondadori” 1996 il primo premio “F.Vasapolli” di Avigliana per cui dipinge anche il Palio per il torneo storico 1998 e 2000 allestisce due ampie mostre personali presso le sale delle gallerie FOGLIATO e FOGOLA di Torino, 2002 presso la galleria “LE COUP DE COEUR” di Losanna partecipa ad una interessante rassegna artistica sul tema delle ROSE. 2004 vince il premio- selezione e pubblicazione presso la libreria “BOCCA” di Milano. 2011 1° PREMIO acquisizione di opere per la nuova caserma del Corpo forestale dello Stato di Asti . 2012 1° PREMIO acquisizione di opere d’arte per la Caserma Emanuele Filiberto Duca d’Aosta (To) 2015 selezione e mostra PREMIO GAMBINO Ha esposto le proprie opere presso la galleria ART LINE di Mannheim. Figura tra i soci fondatori del Piemonte Artistico e Culturale ed è stata socia della Promotrice delle Belle Arti.

sito web www.inesdanielabertolino.it mail: inesdanielabertolino@gmail.com cell.: 340.67 71 992

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GIORGIO BILLIA

Ha frequentato il liceo artistico e l’ Accademia di belle arti di Torino - insegna materie artistiche al liceo artistico “ A. PASSONI” di Torino. Vive e lavora a Rivoli (TO). Mostre collettive e personali dal 1987 al 2018

sivi. E’ già stato fatto. Il suo problema è quello di suggerire contrasti e irriducibilità, anche avvalendosi dell’opposizione dei mezzi espressivi. Elena Pontiggia

...le opere di Billia rivelano un’inquietudine categoriale che le rende sfuggenti, come del resto sono sfuggenti le sue immagini, costruite con particolari tanto eloquenti quanto evasivi, che colpiscono per la loro intensità, mai per la loro completezza. Questa continua indicibilità, questo continuo sottrarsi non è un’esigenza formale. E’ un’esigenza mentale. Il problema di Billia non è tanto quello di superare i generi espres-

mail : giorgio.bil21@gmail.com Cell: 338.50 00 741

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ENZO BRISCESE

Affiorano lacerti della memoria, nella pittura di Enzo Briscese. Affiorano, innanzitutto, la figura e la storia. E, di conseguenza, affiorano i miti e la filosofia, attraverso la rappresentazione figurativa della persona. E poi emergono, anche, codici numerici: assegnati a un immaginario fantastico (di forte potenza evocatrice in senso archetipale) e a progressioni algebriche che appaiono, in alcune circostanze, del tutto casuali - tuttavia, pur sempre, armoniche - e in altre situazioni rispondono, invece, a un calcolo preciso, sembra quasi desiderato, certamente ricercato, da parte dell’artista, il quale è come se avesse tutto prefissato dentro di se, nel suo immaginario e nel suo inconscio. Insomma, è come se le sequenze geometriche dei cerchi, dei triangoli e dei rettangoli- che l’artista crea sul pianoprospettico dell’opera – rispondano a un preciso apparato geroglifico, tutto suo, che racconta: sia la complessità del pensiero razionale e sia l’insostenibile leggerezza dell’individuo, attento a voler manifestare la sua fantasia e la sua immaginazione. E poi compaiono, pure, nei dipinti di Enzo Briscese: segni e simboli che sono descrittivi, in qualche misura, dello spazio sociale e relazionale, abitato dall’individuo contempo-

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raneo. Da altri dipinti emerge, per di più, un urlo. È l’urlo di un individuo che pone come epicentro, ideale, della sua condanna sociale, la ruvidezza del nostro tempo. Un tempo che conosce solo l’inquieta complessità del vivere quotidiano; dentro spazi architettonici che sono chiusi, a filo di refe, in una dimensione urbana che stringe, che soffoca e che opprime. Una realtà, insomma, che è comunque da condannare e da mettere da parte, ricorrendo al sistema dell’immaginario fantastico: a tratti, ludico, giocoso e disimpegnato e a tratti, invece, serio, greve, misurato e continente. La forza visionaria di Enzo Briscese sta in tutto questo. Sta nella sua capacitàdi mettere insieme la figura e l’espressione astratta di un’idea. E poi, anche, nella sua abilità di far convergere la forma in un “tutto armonico” dove c’è spazio per il segno, per la linea e per il colore. Rino Cardone sito web: www.facebook.com/enzo.briscese.9 mail: enzobriscese6@gmail.com cell: 347.99 39 710


ANGELO BUONO

Silenti attese piene di luce. Angelo Buono. Allievo di Emilio Greco ha sviluppato una tipologia pittorica di forte espressivitĂ tridimensionale virata ad esperienze fauves dai colori cangianti e luminosi.Figure essenziali,quasi effimere, si diramano sulla tela come femmine presenze plastiche, collocate in scenografici interni, con brocche, teiere, vasi e fiori di matissiana memoria. Sapiente la linea nera di contorno, lungo una sinuosa sinopia, che accentua il gesto signico del definire accademico in una dimensione di pura tensione. Eleganti modelle , evidenziate a biacca, ammorbidiscono le forme, le architetture quasi filmiche e neorealiste, generando una piacevole asmosi tonale priva di ombre. I dipinti appaiono come suggestivi racconti esistenziali, in accadimenti inti-

mi, frammenti di tempo perduto ed ora svelato da sottili percezioni compositivi, dove i colori primari si rilevano a metafisici sussurri della quotidianitĂ immagini lontane, raccontate da Angelo Buono con inedita poesia. Il silenzio pervade la tela,focalizza le numerose prospettive, a cende le sensuali atmosfere tra suggestioni di Luce e sottese presenze, uniche testimoni di la e riscatto.

mail: angelo.buono49@gmail.com cell.: 346.72 40 502

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FRANCO CAPPELLI

Viene il dubbio, in questa ulteriore scelta di Franco Cappelli, se è l’autore dei dipinti, Cappelli stesso- magari innamorato della storia di un architetto che ha profondamente segnato l’architettura del ‘900- a voler rendere omaggio a tanto personaggio, o se è Frank Lloyd Wright che con il suo stile e con il suo “segno” ha suggestionato Franco Cappelli e da qui questo originale “omaggio”. Forse le due eventualità coincidono. Tanto per uscire dal dubbio, mi azzardo ad affermare che vedrei difficile la scelta di omaggiare altri grandi del settore come, come ad esempio, un Antoni Gaudì. Ecco allora che Cappelli trova la sua massima realizzazione nel “giocare” con i segni di Frank Lloyd Wright. Con le sue linee che delimitano spazi, con i colori che creano emozioni, come “emozioni”devono aver vissuto i primi seguaci dell’architetto, se è vero che le sue linee orizzontale e verticali, avevano disegnato nuovi spazi abitativi, delimitanti, è vero, “fughe” verso tradizionali “evasioni”, ma aperte a spazi godibili sull’abitat dove erano realizzate. Era entrato nel vissuto popolare l’Architetto dell’Arizona. Trovai strano che i miei cugini che abitano a Chicago, gente con quella cultura media americana dove tutti sanno scrivere una lettera o riempire un bollettino postale ma nulla più, la prima volta che li andai a trovare a South Chicago, loro

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che forse non erano mai stati nel centro di Chicago sotto la sky line, mi portassero a vedere la prima casa di Frank Lloyd Wright realizzata in quella città. Non brillavano di cultura i miei cugini. Forse non avevano mai camminato nella subway della città che sbuca nei vari edifici pubblici della e non avevano mai scoperto le istallazioni di arte moderna dei più grandi artisti contemporanei che punteggia la città spesso di fronte agli stessi edifici. Ma conoscevano Frank Lloiy Wright! Fu una felice sorpresa che mi è rimasta sempre in mente. Ed ora l’emozione ce la fa rivivere Franco Cappelli, che evidentemente si è ritrovato nel “segno” fondamentale, ma come sempre- era già accaduto con Carlo Scarpa- ne fa poi la sua rielaborazione ed in qualche modo lo attualizza, aggiungendone, senza stravolgere niente, le suggestioni dei nostri giorni. Un’avventura coraggiosa quella di Franco Cappelli, ma il risultato mi pare che ce ne faccia condividere a pieno la scelta fatta. testo critico Bardelli

sito web mail: francocappelli@hotmail.it cell.: 349.68 49 862


ANNA CERVELLERA

Anna Cervellera, colorista di talento oltrechè competente e “completa” pittrice, espone due quadri a olio alla collettiva Torino Dreams presso la Galleria20 di Corso Casale. “Vele a Venezia” e “Dance of passions” sono due oli su tela di immediato impatto visivo anche se inducono a fermarsi per leggerne le potenziali chiavi di lettura ed entrare in comunicazione riflessiva con lo stato interiore dove prendono forma le creazioni dell’artista. Il rapporto diretto della pittrice con il colore e la materia si intreccia con la sua costante ricerca volta a declinare la tradizione con la contemporaneità. I soggetti (i paesaggi, le nature morte, il quotidiano) si trasformano e sempre più la vena

espressionista si palesa rivelando uno sconfinamento nell’informale dove lo spazio figurato del dipinto si accende di colore e si frammenta o scompare tra i riverberi luminosi. Un’intensa liricità ricompone i dipinti. Giovanna Arancio

sito web mail: annacervellera@libero.it cell.: 347.46 22 341

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AURORA CUBICCIOTTI

Artista contemporanea e docente in Discipline Pittoriche negli istituti Superiori. Nasce come ritrattista ma dal 2007 fino al 2011 si è occupata solo di arte sociale, la sua è diventata una missione profetica di coraggiosa e lucida denuncia contro i mali della nostra società. I suoi eventi toccano temi scomodi come la pedofilia, la camorra , la mafia la corruzione politica,gli inquinamenti , il traffico degli organi, Auschwitz e le sue memorie. Vincitrice due volte del primo premio Pittura Città di Firenze. Presente col movimento Lex -Icon alla Biennale di Venezia nel 2011, sempre nel 2011 viene patrocinata la sua personale “Maria Maddalena” dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Attualmente vive e lavora a Parma, direttrice artistica del-

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la Biennale “ Argille D’Oro” a Matera, in occasione di “ Matera capitale della cultura 2019”. Le principali mostre a : Cadaques (Spagna),Wingfield (England), Barcellona (Spagna), Bages (France), London City, Firenze, Roma, Napoli, Parma,Torino..ecc

sito web mail: cubyaurora@gmail.com cell.: 339.18 38 913


LORENZO CURIONI

Lorenzo Curioni, pittore brianzolo, intesse sulla tela un profondo rapporto tra l’uomo e lo spazio, una relazione per lo più giocata nell’habitat urbano dove la presenza umana traccia la sua storia e si affaccia facendo sentire i diversi ritmi della sua quotidianità o impregna di sé attraverso i segni del suo passato con cui ha imparato da sempre a coabitare. L’artista dipinge questa realtà complessa, ne conosce luci ed ombre. Inoltrandosi nelle sue periferie, facendosi largo tra gli interni dei suoi angoli più degradati od occhieggiando i luoghi deserti delle sue fabbriche dismesse si rimane catturati ascoltando il silenzio che ci investe e ci avvolge in un’atmosfera intrisa da questo inquieto legame uomo-spazio. Sono opere senza retorici rimpianti che ritraggono un mondo trascorso di intensa vita vissuta. Il novecento lombardo, con la sua rapida industrializzazione, ha lasciato un ricco bagaglio di fermenti, testimonianze, e nondimeno di arte, che arriva fino ai nostri giorni e con il quale il

terzo millennio fa i conti. I pietrificati silenzi dei paesaggi urbani sironiani, le irrequietezze chiariste, i disagi e le speranze, che si vissero nell’epoca dell’inurbamento, si ritrovano in quella tradizione lombarda di cui Curioni porta i segni, naturalmente ormai lontani e rivisitati. In queste aree, che l’artista ricrea,viene tratteggiata la fine irreversibile di un’epoca e nel contempo ciò che appare in questa prima parte del terzo millennio: infatti gli spazi periferici , seppure anonimi, rivendicano una loro attuale identità collettiva, rivelano un loro modo d’essere all’interno di una tavolozza chiara fra gamme di grigi e celestini, terre tenui aranciate od ocracee, luci pacate e soffuse. I contorni delle cose sono leggeri, spesso al limite dell’accenno, mentre i piani cromatici si susseguono in profondità all’interno di una composizione di rigorosa coerenza. sito web mail: curionilorenzo@tiscali.it cell.: 340.97 24 174

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ALDO PIETRO FERRARI

Nasco a Torino il 28-06-1962. Fin dalla giovanissima età ho sviluppato un forte interesse per il disegno e la pittura. Ultimati gli studi artistici, mi inserisco nel 1985 in qualità di designer in Italdesign Giugiaro, oggi parte del Gruppo Volkswagen, dove tutt’oggi collaboro attivamente. All’interno di questa struttura, ho sviluppato molti progetti di Industrial, Transport e Interior Design, Architettura e Automotive. Nel 2006 la decisione di esporre i miei lavori pittorici con una mia prima personale a Torino. L’ Intenzione è quella di non lasciare decadere idee che forse non potevano essere utilizzate nel mondo del design . Esiste tuttavia la possibilità di mantenere sempre viva la teoria “ dei vasi comunicanti” tra arte e design. Il segno vissuto con la massima dinamicità e cromia costituisce la mia essenza più naturale. Ho partecipato a diverse collettive e personali, in diverse parti d’Italia , Berlino, New YorkIl linguaggio della scrittura e la poetica di Aldo Pietro Ferrari si incontrano a partire dalle stesse parole dell’artista. “ Mi propongo , prima di iniziare qualsiasi lavoro, di suscitare delle nuove emozioni anzitutto in me e di riuscire, ad

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opera conclusa, a trasmetterle agli altri coinvolgendoli nel mio percorso espressivo. Le alternanze fra sacro e profano, mitologico ed erotico, costituiscono le ambivalenze del’ animo che convivono e mi caratterizzano con eguale forza. Quanto al colore e al segno, aspetti di radicale significatività nel mio operare artistico, appaiono in bilico tra un tratto figurativo, lontano dall’ Iperrealismo che considero sterile e freddo, e un tensivo propendere verso vie sperimentali di astrazione. Il retaggio culturale di provenienza e la formazione specifica mi portano ad interpretare il segno in forma dinamica e tridimensionale ma aperta e direzionata verso una ricerca prospettica sempre nuova”. Giovanna Arancio

sito web mail: aldopietroferrari1@gmail.com cell.: 393.17 16 518


GINA FORTUNATO

Gina Fortunato è un’artista che ha deciso, con la propria pittura, di scandire una via personale in piena libertà, affrancandosi da ogni condizionamento. La sua visione si dipana attraverso un cromatismo di misura caleidoscopica, arricchito da suggestioni segniche e da un forte dinamismo che ne è caratteristica principale. Molti suoi lavori, vivono di un dialogo interiore vibrante, colto nei luoghi emotivi dell’animo, attraverso una partecipazione visionaria, che rasenta l’astrazione, mai tuttavia percorsa per intero, per condurre con consapevolezza nell’oltre: metafisico, estatico e colmo di vita. La sua arte appare come un viaggio catartico fra bellezza e stupore, ricco di energia propulsiva, dove lo spazio assume profondità e pienezza grazie a puntuali effetti prospettici . Nelle opere si legge un’espressività liberata da inutili orpelli, vivace e spontanea, ove emerge senza dubbio la sua forte personalità, che attraverso le opere induce l’osservatore ad una contemplazione meravigliata. L’arte non è mera professione, ma condizione totalizzante di piena realizzazione

personale, espressione d’ingegno sorretto e stimolato dalla pura passione. Nasce a Spinazzola, (BT) nel 1964 e da oltre 25 anni ha uno studio a Vignola, dove vive e risiede Ha alle spalle esperienze in ambito scenografico e teatrale, che ne hanno arricchito la formazione nell’ambito delle arti visive. Ha studiato scenografia all’Accademia di belle arti di Bari e aveva promesso ai suoi professori allora, e a se stessa da sempre, che dell’Arte ne avrebbe fatto una ragione di vita”. Grazie a un vissuto ricco, da conoscitrice approfondita delle tecniche, oggi è propensa al confronto con una concettualità retta dal libero pensiero creativo, ove la tecnica non sia fine in sè, ma mezzo di ricerca di un significante.

sito web : www.ginaeffe.it mail: ginaeffestudio@alice.it cell.: 349.84 49 227

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ELISA FUKSA-ANSELME

Scelgo, guardo, leggo delle fotografie vecchie come la poesia. Come argentee poesie. Sono fotografie ricavate da album di famiglia o da collezioni private. Questi scatti fotografici guidano la mia ispirazione. La nozione del tempo era importante all’epoca :tempo della ripresa cinematografica, tempo della rivelazione dell’immagine fotografica... Oggi prendo il tempo per adeguarmi alla lettura di queste lastre fotografiche o di questi negativi.

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Prendo il tempo necessario per la composizione, il tempo per l’apparizione-la scomparsa dell’immagine. Il mistero della camera oscura prosegue sul mio schermo, sulla carta, poi alla luce del mio laboratorio.Si tratta di tecniche miste. Ogni realizzazione diventa ai miei occhi una piccola poesia. Elisa Fuksa-Anselme.

sito web: www.elisa-fuksa-anselme.com


GUIDO MANNINI

La formazione di Guido Mannini è molto interessante e in continua evoluzione. Copista di maestri contemporanei, segue il suo percorso approdando al figurativo con opere di rilievo pittorico. Dipinge i “deserti”. Ma ora i suoi morbidi e pacati colori lasciano il passo a forme astratte, che trasferisce in opere dinamiche e originali. E’ il momento dell’evoluzione in tutte le sue forme, che si manifesta come una dirompente deflagrazione. Libero nello spazio, quasi una nuova nascita, Guido Mannini è ad un punto di svolta esplosivo, carico di freschezza e dinamismo. Nell’attuale periodo, queste mani, questi tocchi di pennello propongono un, allora insospettabile, informale ammaliatore vibrante per cromia e intrigante nel corpus, comun-

que che si fa non solo osservare ma studiare con piacere. Una realtà non più vista e riprodotta con gli occhi, ma incorporata, digerita e riprodotta con tutto il corpo, quindi sintetizzata sulla tela con campiture simboliche e cromie dense di luce. Come avesse acquisito nuova consapevolezza dell’Universo e, dopo essersi continuamente interrogato su cos’è la Natura e cos’è l’Uomo in questo mondo, fosse infine giunto a quelle conclusioni espresse con lo smalto ammaliante. Osservando attentamente il suo oggi, notiamo spesso Guido riproporre quel curato iper realismo (cura dei particolari) dei primi anni, che non ha mai dimenticato, e che fa ormai parte del suo background. sito web: www.facebook.com/guido.mannini mail: mannini.guido@gmail.com

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ROSA QUAGLIERI

Nata ad Arpino (Fr). E’ laureata in Architettura, ha conseguito il Diploma di Accademia Belle Arti di Roma. Si è formata nella tecnica dell’acquerello sotto la guida di Guido Bertello ed Elisabetta Viarengo Miniotti. Si è specializzata nella tecnica dell’ incisione presso il Kunshojskolen di Holbaek in Danimarca, presso l’Accademia Albertina di Torino e presso lo studio di Francesco Barocco (To). Vive e Torino, è docente di Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico Primo di Torino e svolge l’ attività di pittrice.

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Ha partecipato a numerosi concorsi ed ha ottenuto premi e riconoscimenti. L’attività espositiva è iniziata con la partecipazione a numerose collettive, rassegne d’arte e mostre personali. mail : quaglierirosa@libero.it Corso Giulio Cesare 12 - 10152 Torino Cell: 339 148 0576 Cell: 371 137 6899


MICHELE ROCCOTELLI

Roccotelli è nato a Minervino Murge, Ha seguito gli studi artistici a Bari e si è perfezionato a Roma. Si è rivolto ben presto alla pittura e all’insegnamento, cominciando ad esporre nel 1968. Da allora ha allestito numerosissime personali in prestigiose gallerie, rassegne nazionali e fiere d’arte contemporanea. Le esposizioni all’estero sono numerosissime. Sì dedica anche alla ceramica e alle illustrazioni di libri. Hanno scritto di lui numerosi critici, giornalisti e scrittori.

sito web mail: micheleroccotelli@libero.it cell.: 347.58 23 812

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RUGGERO D’AUTILIA

È docente di discipline grafiche e pittoriche presso il Liceo Artistico Statale di Venezia.Il suo percorso iniziale, fondato su un linguaggio visivo e lirico aperto alla sperimentazione, si sostanzia del decisivo incontro con il poeta francese Edmond Jabès. In seguito ad un’attenta riflessione sul fare pittura, si dedica all’approfondimento di temi, tecniche e poetiche dei Maestri del ‘500 e del ‘600, attraverso un autobiografismo profondo ed inquieto, allargando gli ambiti della sua ricerca anche in altri campi della produzione artistica, performance e video. Nicolas Bourriaud paragona la figura dell’artista a un dj che mixa le immagini già esistenti, con i mezzi delle ultime tecnologie, per creare opere nuove. Eppure non può essere sufficiente utilizzare tecniche all’avanguardia per essere contemporanei; la storia dell’arte non è da intendersi come progresso lineare. In questo senso la pittura non è un medium obsoleto, anzi, consente di soffermarsi, con la lentezza meditativa dei tempi richiesti, sulle immagini.Le opere recenti dell’artista appartengono,

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in prevalenza, ad un ciclo pittorico che sottrae, alla storia dell’arte, temi, generi e soggetti dalla grande tradizione della pittura cinquecentesca e barocca. Questo lavoro di appropriazione mette in essere un dialogo di reinterpretazione e rigenerazione, una riflessione concettuale - non solo tecnica - di ricerca, costruzione e decostruzione dell’immagine stessa, di spostamento del senso. Nella maggior parte dei casi, l’opera originale è privata del colore e la forma pittorica, la figura, è svelata nella sua essenza drammatica, decontestualizzata in circostanze altre. Quelle che affiorano sono figure che sì, riflettono il soggetto originario, lo citano, ma hanno assunto pure caratteri di nuova icona, nell’accezione di eikénai, essere simile, apparire, altra dal medesimo. sito web mail: ruggerodautilia@alice.it cell.: 347.04 49 328


RENZO SBOLCI

“Se Ingres ha posto ordine alla quiete, io vorrei, al di là del pathos, porre ordine al movimento”. Ernst Paul Klee, grande interprete dell’astrattismo, intendeva l’arte come un preciso discorso sulla realtà, e non solo come “riproduzione” della realtà. Questo pensiero nitido e complesso, assolutamente sincero, è la via che Sbolci percorre da sempre. Abbandonate le tele e gli oli, ha trasportato il suo mondo, o meglio, la sua visione del mondo e della realtà coniugata attraverso l’astratto, sulla tavola lignea, sagomata e lavorata come fosse materiale plastico. Forandola come fece Fontana con le tele, muovendone bordi e superfici interne alla ricerca della plasticità, non stando nella volumetria di un Mastroianni ma cercando quel connubio tra pittura e scultura e rapporti dimensionali che fanno divenire le sue opere e i suoi Totem una “terza via” espressiva. L’olio ha lasciato il posto al pastello e alla matita acquerellabile, utilizzati con maestria e leggerezza, con intensità o delicatezza, e con un risultato astratto e di profondità di segno molto interessante. La matericità ha lasciato posto a campiture di stratificazioni cromatiche leggere che senza spessori arrivano a evidenze coloristiche anche intense quando non urlate, oppure al contrario molto tenui, e in ogni caso sempre elaborate

in modo astratto. Le definizioni e le separazioni delle campiture cromatiche nette, effettuate con tratti neri o molto scuri sia abbozzati che marcati, i volumi ascritti a piani di composizione e di lettura, l’iterazione di segni e segmenti, la successione di linee curve e spigolosità, le alternanze di gamme estese di cromie: tutto contribuisce a restituire profondità e dinamismo alle tavole senza mai perdere di vista ricerca e riproposizione della personale interpretazione dell’astratto che Sbolci persegue. Al fruitore le opere di Sbolci offrono così uno straordinario risultato di lettura, che vede sviscerato ed esaltato tutto il senso della ricerca di quel “movimento ordinato del caos” e il dialogo che l’artista compie nell’incontro-scontro tra pieni e vuoti, tra assenza e essenza, tra interno ed intorno. Un dialogo sentito e profondamente vissuto e sofferto, ma esposto in maniera gioiosa, “danzando” sulla tavola lignea come a volteggiare sul palcoscenico della realtà. Michele Franco sito : renzosbolci.it mail: racconti47@hotmail.it cell.: 340.25 43 732

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GIACOMO TINACCI

Giacomo Tinacci lascia appena intravvedere qualche scorcio dei suoi paesaggi per concentrare la nostra attenzione sui volti di donna che hanno in sé qualche accenno delle suggestioni familiari e delicate delle colline toscane. D’altronde egli vive in una terra prescelta dall’arte, non soltanto per quanto concerne la pittura divenuta classica, a partire dal primo Rinascimento, ma anche per la continuità’ di una grande tradizione pittorica che si rinnova e persiste. Nel Novecento non si può non ricordare la qualità delle opere di Annigoni, in particolare la morbidezza di molte figure femminili ne’ si riesce a mettere sotto silenzio il suo testardo e un po’ datato bisogno di fare bottega che ha creato degli abili pittori come Pistolesi, Ciccone,etc. Il rinnovamento ha segnato il territorio anche attraverso

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vie più “contemporanee” ma di sicuro le influenze che permeano la valida pittura di figura e paesaggio passano anche da maestri come Annigoni, I visi di Giacomo Tinacci sono intensi, immersi in una dimensione tutta loro e con lo sguardo trasognato, perduto in qualche ricordo, o pensieroso, oppure ancora volutamente sfuggente, ma in ogni caso lontano da qualsiasi sentimentalismo. La donna di oggi e’ sulla punta del suo pennello, agile e silenziosa.

sito web mail: giacomo8357@virgilio.it cell.: 393.17 16 518


ANTONIO TRAMONTANO

Dopo aver conseguito il Diploma di Maturità d’Arte Applicata presso l’Istituto Statale d’Arte di Isernia, si diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli nel corso di Pittura del Prof. Raffaele Canoro. Docente di Arte e Immagine, svolge attività artistica presso il suo studio a Pesche (Is) in via Giovanni XXIII. In qualità di direttore artistico ha curato e cura diversi eventi nella provincia di residenza, mentre nel 2008 ha curato le attività espositive per il I centenario ISA, Istituto Statale d’Arte di Isernia. MOSTRE PERSONALI 2008 - Archetyp’Art Gallery, Termoli (curatore A. Picariello) 2016 - Galleria Cent8anta Isernia Il colore è una liberazione del tempo. Riflessione sulla svolta cromatica di Antonio Tramontano (curatore Tommaso Evangelista) Ultime…mostre collettive / GROUP EXHIBITIONS Nuova Composizione Sperimentale, Galleria Civica d’Arte Contemporanea, Termoli (curatore A. Picariello) 2007 - L’immaginazione al potere. Mostra intergenerazio-

nale di artisti abruzzesi e molisani, Galleria Angelus Novus, L’Aquila (curatore A. Gasbarrini, A. Picariello) 2008 - Artisti per il Ciad, Termoli (curatore G. Siano) 2009 - Cibart, Ex Gil Campobasso (a cura di Nino Barone) 2015 - Biennale Arte Contemporanea Città di Perugia a cura di Marinella Ambrogi e Patrizia Mari Centro Espositivo Rocca Paolina Fondazione Culturale Luciano Boccardini 2016 - Sottobraccio Collettiva d’Arte Contemporanea a cura di Rossana Bucci e Oronzo Liuzzi Corato (Ba) Museo della Città Territorio 2016 - Spoleto Art Festival Arth in the City 2017 - (S)confini- Impressioni dal margine. Aratro-Galleria Gino Marotta-Università Degli Studi del Molise a cura di Lorenzo Canova, Tommaso Evangelista, Piernicola Maria Di IorioGiudici) sito web mail: antonio_tramontano@yahoo.it cell.: 338.33 12 459

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Centro Culturale ARIELE

ASTRATTISSIMA 2019 a Palazzo Opesso di Chieri Giovanni Cordero Critico

INVITO AGLI ARTISTIN CHE FANNO ASTRATTISMO A PARTECIPARE ALLA SELEZIONE Il Centro Culturale Ariele, Associazione storica no profit di Torino attiva nel settore delle Arti Visive dal 1990, invita gli astrattisti provenienti da tutte le regioni italiane a partecipare alla selezione , indetta dal nostro Centro Culturale: i prescelti presenzieranno dal 2 al 16 novembre 2019 all’evento “Astrattissima 2019” presso il Palazzo Opesso di Chieri. Lasciamo piena libertà per quanto riguarda i linguaggi e le tecniche usati e i lavori saranno scelti in base alla competenza professionale, alla qualità della ricerca e alla potenza espressiva e poetica espresse. L’intento è anzitutto creare le premesse per un’efficace interazione fra le proposte artistiche e quelle comunicative con il pubblico. La mostra vuole essere un punto di riferimento per l’arte astratta contemporanea capace di impegno, coerenza , in altre parole di una decisionalità artisticamente onesta e lontana da rigidi schemi precostituiti o forzatamente innovatori. Favoriamo, per quanto ci è possibile, un “ neoastrattismo” che abbia solide basi in quello storicizzato ma che sia in grado di conquistare una sua autonomia e abbia ancora qualcosa da dire: costruttivo, capace di operare delle vere e proprie fenditure raccordando coraggiosamente l’immaginario con l’attuale contesto sociale ed esistenziale senza per questo negarlo o proporre una semplice e ingenua evasione Ben venga ogni esperienza artistica che abbia i presupposti per essere dichiarata tale, non importano le differenze di ricerca, i contrasti stilistici, le divergenze poetiche, le diverse tensioni linguistiche. Nello scenario 28

del neoastrattismo, così come in qualsiasi settore del mondo dell’arte, la varietà di proposte è segno di ricchezza creativa.

La mostra sarà curata da Enzo Briscese e Giovanna Arancio e presentata dal critico Giovanni Cordero. Invitiamo quindi gli artisti che desiderano partecipare a proporsi, inviando due foto dei propri lavori a : galleriariele@gmail. com entro il 10 ottobre 2019. Sarà stampato il catalogo della mostra che verrà distribuito agli artisti partecipanti. Per ulteriori informazioni e chiarimenti tel. a 347.99 39 710


ASTRATTISTI DALLE 20 REGIONI ITALIANE 2 - 16 novembre 2019

PALAZZO OPESSO Via San Giorgio, 3 - Chieri

VERNISSAGE sabato 2 novembre, ore 18,30 Presenterà la mostra il critico Giovanni Cordero sabato e domenica ore 10,30 - 12,30 e 16,00 - 19,00 altri giorni dalle 16,00 alle 19,00 a cura del Centro Culturale Ariele

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Mostra “Carlo Fornara. Alle radici del Divisionismo (1890 - 1910)” 25 Maggio - 20 Ottobre 2019

La mostra è ospitata nel prestigioso edificio nobiliare di origine medievale, Casa De Rodis, e si presenta divisa in due sezioni, la prima dedicata alle 35 tele del ventennio più creativo di Fornara (1890-1910 ) la seconda destinata a 16 disegni del maestro dove si possono ammirare la sua abilità e originalità come disegnatore.

Si tratta di una retrospettiva antologica in occasione del cinquantenario dalla scomparsa. Carlo Fornara (1871 – 1968) è stato, per la sua epoca, un artista controcorrente: dopo la formazione sotto la guida di Carlo Cavalli e la sua prima elaborazione in chiave luministica, conosce Segantini e affina la sua pittura subendone l’influenza.

Questa amicizia segna profondamente l’esperienza artistica di Fornara e lo documenta la consistente produzione di soggetti paesaggistici di ispirazione segantiniana. Nel primo decennio del Novecento iniziano le sperimentazioni divisioniste e supera la visione di Segantini. Le sue opere sono per lo più ritratti e paesaggi, questi ultimi spesso ritraggono la sua amata terra, la Valle Vigezzo. Nel 1899 partecipa alla III Internazionale di Venezia. La ricerca divisionista si fa più audace con l’arrivo del nuovo secolo. Negli anni che intercorrono tra il 1890 e il 1910 è molto attivo e si moltiplicano le esposizioni sia in Italia che all’estero. Dopo questo periodo la sua adesione divisionista si indebolisce e a partire dal 1922 si ritira a dipingere la sua valle.

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La rassegna permette di focalizzare la parabola artistica di questo grande maestro che diviene uno dei protagonisti del movimento divisionista esponendo regolarmente alle maggiori mostre. Nel 1911 compie un viaggio in America Latina da cui nasce la redazione de “ La conquista della Terra”, il suo maggior dipinto, ora alla Camera dei Deputati di Buenos Aires, ultimato nel 1918. Prosegue quindi a

ridefinire con immutata coerenza il suo discorso figurativo, basato sulla esperienza divisionista e venato di simbolismo, ma profondamente legato ad una visione bucolica e autenticamente legata alla natura. Fornara non è mai stato un imitatore e il suo luminoso verismo è la cifra stilistica inimitabile che lo accompagna.

COSTO: 5 euro LUOGO: Casa De Rodis INDIRIZZO: Via Attilio Binda 8 Domodossola (VB) CURATORI: Annie-Paule Quinsac http://www.collezioneposcio.it TEL: + 39 347.7140135 info@collezioneposcio.it Orari: sabato e domenica: ore 10 – 13 | ore 15 – 19 da martedì a venerdì: ore 15 – 19

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BALLA BOCCIONI DEPERO. COSTRUIRE LO SPAZIO DEL FUTURO Dal 22 Giugno 2019 al 03 Novembre 2019

“E’ una mostra di altissimo profilo…..Il Futurismo si lega in maniera molto stretta con Domodossola” (Daniele Folino, assessore alla Cultura) Domodossola, all’inizio del Novecento, vive la sua stagione migliore, è infatti in pieno sviluppo, vicino al valico del Sempione, e la sua prosperità non è solo di ordine commerciale ma si manifesta anche nella vivacità di pensiero e nel desiderio d’innovazione che la pervade; ossia è un ambiente stimolante anche dal punto di vista storico-culturale e viene coinvolta dalle novità della logica futurista e partecipe dell’immaginario della modernità. L’evento “ Costruire lo spazio del futuro” che si è aperto nel centro di Domodossola, nell’accogliente” Borgo della Cultura”, mette a disposizione del pubblico quel patrimonio che è storia e arte di un movimento italiano che assume ben presto una portata internazionale. Marinetti, il fondatore del Movimento Futurista, preannuncia un’arte “totale” esaltando scienza e tecnologia con un entusiasmo travolgente:”..Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata in corsa , essa pure, sul circuito della sua orbita” Il nuovo linguaggio parla di “uomo-spazio-velocità” inneggiando all’emancipazione dell’uomo, padrone assoluto in grado di dominare spazio e tempo. Sono l’ esaltazione della città, con le sue luci e le sue macchine, e l’ammirazione incondizionata per le innovazioni tecnologiche, per un cambiamento radicale in tutti i settori del vivere sociale. Un ottimismo che l ‘attraversamento delle due guerre mondiali è destinato a ridimensionare.

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L’esposizione si articola in tre sezioni: nella prima troviamo il paesaggio di fine Ottocento in cui si ravvisa la contemplazione pittorica della natura ma già ci sono le avvisaglie del futuro cambiamento nei quadri divisionisti e prefuturisti di Balla e Boccioni; nella seconda avvertiamo il nuovo centro attrattivo futurista e qui si possono ammirare i capolavori dei pittori della Corrente tra cui Dudreville, Dottori, Rizzo, etc; nella terza sono presentati gli artisti del periodo post bellico, il cosiddetto secondo futurismo (Crali, Ciambellotti, Monachesi, e altri) che vuole inneggiare i temi del volo e dello spazio ed esprimere le sue dinamiche e le sue turbolenze. A conclusione della parabola artistica, l’aeropittura, sconfina verso un’arte di poetica spaziale con elementi onirici. E’ una mostra da non perdere.

DOMODOSSOLA | VERBANO-CUSIO-OSSOLA LUOGO: Musei Civici di Palazzo San Francesco INDIRIZZO: piazza Convenzione 11 ORARI: da mercoledì a domenica 10-12 / 15-19; lunedì e martedì chiuso CURATORI: Antonio D’Amico ENTI PROMOTORI: • Comune di Domodossola • Patrocinio di Mibac – Ministero per i beni e le attività culturali e Regione Piemonte Costo del biglietto: € 5 intero, €3 residente a Domodossola Tel per informazioni: +39 338.50 29 591 info è-mail: cultura@comune.domodossola.vb.it

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I MONDI DI RICCARDO GUALINO COLLEZIONISTA E IMPRENDITORE COLLEZIONE GUALINO

La mostra torinese è dedicata alla ricchissima Collezione Gualino e presenta al pubblico nelle 18 sale Chiablese 320 straordinari capolavori di celebri artisti della modernità italiana e internazionale. Dal percorso di visita emergono anche le figure dei coniugi Gualino, lui geniale uomo d‘industria e di cultura, mecenate del mondo dell‘arte, lei danzatrice e pittrice. Durante il periodo novecentesco di florido sviluppo industriale la Collezione acquista i Macchiaioli, Soffici, e si dota di lavori quali la Venere di Botticelli, opere di Duccio da Boninsegna, Cimabue, Giotto, Mantegna, Antonello da Messina, Tiziano, la Venere e Marte del Veronese, lavori di Morandi, Modigliani, ritratti eseguiti per la famiglia Gualino da parte di Casorati. Inoltre Gualino agevola l‘apertura d‘una scuola di pittura eanche supporta il cosiddetto Gruppo dei 6 ( Bosswell, Chessa, Galante, Menzio,Paulucci delle Roncole) etc. Agli artisti italiani affianca nuovi acquisti internazionali: arte cinese, la Negresse di Manet, Paesaggio campestre di Monet, Chagall, Renoir, Picasso, Roualt, Degas e altri.

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Quando arriva la crisi economica mondiale, l‘avvento del fascitsmo e il crac delle aziende di Gualino, la situazione precipita. L‘ imprenditore subisce la confisca dei beni, l‘arresto e la condanna. Scontata la pena non si perde d‘animo e ricomincia a Roma con la produzione Lux Film, frequenta l‘ambiente artistico-culturale romano e torna a sostenere i pittori, Mafai, Scipione, Maccari, Pirandello, Bortoli, Scialoja, Melli, De Pisis, Campigli, Spadini, Carrà, Manzù, Marini, De Chirico, sempre dalla parte del rinnovamento. La mostra fa intravvedere l‘universo del mecenate, un contesto cosmopolita; una peculiare sensibilità lo porta a favorire anche ogni forma di arte applicata, la

danza, gli spettacoli teatrali, creando un prestigioso cenacolo e aggregando artisti da tutta Europa. Il lavoro di ricerca e di archivio occorso per la preparazione di questa mostra è durato due anni durante i quali sono state ricuperate opere provenienti in parte dalla Galleria Sabauda torinese e in parte dalla Banca d‘Italia di Roma e dall‘Archivio Centrale di Stato. La catalogazione è stata accuratissima e la rassegna è stata pensata anche per una destinazione espositiva online. La mostra è un‘occasione rara di vedere riuniti una così ampia raccolta di capolavori.

Musei Civici Reali Sale Chiablese 7 giugno-3 novembre 2019 curatela: Anna Maria Bava, Giorgina Bertolino orari: 10.00-18.00; lunedì chiuso costo: 12 euro informazioni:http://www.museireali.beniculturali.it

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Guillermo Martí Ceballos

Guillermo Martí Ceballos è nato a Barcellona, in Spagna nel 1958. Il suo contatto con l’arte è stato avviato dall’eredità familiare. Attraverso la casa di suo nonno paterno, antiquario e poeta, l’atmosfera della galleria d’arte, le antichità e il contatto con artisti e personaggi unici permeavano nel suo sangue la passione per l’arte. Senza dubbio, l’influenza di suo padre, Oriol Martí Valls (1925-2006), anche lui pittore, fu un altro motivo per cui l’arte segnò l’essenza della sua vita sin dall’inizio. Ricorda con nostalgia come nella sua infanzia, suo padre - pittore paesaggista di tendenza impressionista - abbia dedicato il suo tempo libero a fare ordini di copie di dipinti antichi. Questo ricordo è stato inciso nel suo essere, instillando il desiderio di diventare un artista. Successivamente, ricorda anche il suo tempo nella galleria d’arte di cui suo padre era un regista e in cui il giovane Guillermo aiutava con i vari compiti coinvolti nelle mostre, più contatto con gli artisti e più contagio in quello che sarebbe diventato il suo destino. Un ritardo nel suo destino e consigliato dalle buone intenzioni dei suoi genitori di intraprendere una carriera di profitto, studiò legge, ma questo durò poco più di un anno fino a quando fu chiamato a prestare servizio militare. Al suo ritorno, dopo 14 mesi di ciò che considerava “cattività”, decise di abbandonare questa “carriera di profitto” che per logica innata non lo soddisfava in alcun modo. Ha quindi studiato grafica e disegno presso la Scuola Massana di Barcellona.

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Una professione che, sebbene non fosse propriamente delle Belle Arti, aveva una certa relazione con i colori, l’illustrazione, la composizione e, in definitiva, con la creazione artistica. Per alcuni anni ha alternato la sua sfaccettatura di graphic designer e illustratore con la pittura e successivamente è diventato parte del Cercle Artístic de Sant LLuc. Lì compì numerosi studi sulla femmina naturale e nuda. Successivamente, entrò nella scuola di Boter-Santaló, consolidando la sua formazione accademica. Dal 1996 espone regolarmente le sue opere in diverse gallerie in Spagna e Francia. Il suo lavoro è anche distribuito in paesi come Paesi Bassi, Germania, Italia, Russia, Messico e Stati Uniti. Ha anche partecipato a varie fiere d’arte (FAIM- Madrid / Centro espositivo nazionale ADNEC - Emirati Arabi / MAG’10 Montreux / Svizzera). Alcuni dei suoi lavori sono trattati in diverse pubblicazioni e libri. Di recente ha pubblicato un libro monografico sul suo lavoro “L’emozione del colore”. Ha un blog tutto suo, “L’emozione dell’ar-

te”, dove scrive le sue idee, critiche e percezioni artistiche (specialmente l’arte attuale) e cerca di comunicare il suo modo di concepire e apprezzare l’arte. “La pittura dovrebbe essere come la musica che nessuno osa spiegare, deve semplicemente piacere o eccitarci.” Il lavoro di Guillermo Martí Ceballos si è evoluto verso il cloisonnismo, uno stile che gli si adattava nella sua ricerca di esprimere l’essenza degli oggetti nella sua arte. Nella nostra quotidianità, non consideriamo come il colore influenzi la nostra vita quotidiana, ma quando vediamo i cuscinetti di Guillermo stimolano l’appetito visivo attraverso i suoi colori forti, influenzando così l’emozione nella nostra mente ed evocando ogni tipo di emozione in modo diverso. La sua figurazione è rimodellata dal suo punto di vista dei sentimenti piuttosto che dalle realtà, che trasporta lo spettatore a partecipare all’universo creato dell’autentica personalità di Guillermo Martí Ceballos e al suo lavoro

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PALAZZO REALE PIAZZA DEL DUOMO, 2 - MILANO PRERAFFAELLITI. AMORE E DESIDERIO 19 giugno-6 ottobre 2019 L’esposizione “ I Preraffaelliti. Amore e desiderio” nelle sale del Palazzo Reale a Milano rivela agli spettatori il mondo artistico dei diciotto artisti rappresentati mostrando, grazie alla celebre collezione londinese Tate, la storia, la poetica e il percorso evolutivo del movimento che nasce intorno alla metà dell’Ottocento in Inghilterra. La ras-

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segna è composta da ottanta opere , numerose delle quali difficilmente sono date in prestito, ed è articolata per sezioni tematiche così da esplorare gli obiettivi , gli ideali, gli stili dei vari artisti, compresa l’importante parte grafica. Soprattutto circa le arti applicate risulta fondamentale lo spirito collaborativo che unisce gli artisti fra loro.


LOMBARDIA Il Preraffaellismo mette in risalto l’ amore, il desiderio, la “ lealtà “ verso la natura trasposta fedelmente sulla tela, la poesia, il mito , le storie medievali, la bellezza in tutte le sue forme: muta il modo stesso di concepire l’arte e il fascino che esercita il movimento è determinante nel processo formativo delle generazioni successive di artisti. Centrale è la poetica alla quale ha contribuito anche la cultura italiana pre-rinascimentale da cui deriva l’idea di “modernità medievale” che caratterizza specie la prima fase del gruppo. Nel 1848 in Europa scoppiano rivoluzioni politiche e sociali che sconvolgono quasi tutti i paesi; l’Inghilterra è in piena fase vittoriana quando ha inizio una ribellione che parte proprio dall’ambiente accademico dove tre studenti, Hunt, Millais, D.G. Rossetti, rifiutano le convenzioni anacronistiche e le regole rigide e stantie della Royal Academy alla ricerca di un’arte vitale. In quello storico anno i tre giovani pittori si uniscono con Collison, lo scultore Woolner e i critici d’arte W.M.Rossetti e Stephens e fondano la Confraternita Preraffaellita ispirata alla semplicità e alla naturalezza dell’arte precedente Raffaello, specialmente di quella dei pittori del Quattrocento italiano. Con lo sviluppo del movimento gli uomini e le donne che vi aderiscono sperimentano nuovi stili di vita e relazioni personali, radicali quanto la loro arte. Dal 1850 al 1855 pubblicano una rivista artistica e letteraria per divulgare le loro idee estetiche, mistiche e anche sociali. In una seconda fase la corrente rivolge la sua principale attenzione verso l’artigianato per superare l’alienazione dell’industria e incrementa una concreta produzione di arte decorativa che influisce sulle correnti simboliste e dell’Art Nouveau del tardo Ottocento. Questa mostra merita di essere visitata, “ Le persone rinsaviscono ammirando quadri capaci di nobilitare lo spettatore” (John Everett Millais, pittore preraffaellita)

Organizzazione: Comune di Milano-Cultura ; Palazzo Reale-Gruppo 24 ore; collaborazione del Tate di Londra Costo: 14 euro; 12 euro ridotto Orari: lun. 14,30 -19,30; mart. merc. ven. dom. 9,30-19,30; giov. sab. 9,30-22,30 Curatela: Carol Jacobi Sito: http://mostrapreraffaelliti.com Telefono: 39 02 54914

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FRIULI VENEZIA GIULIA

Le opinioni di Graziella Valeria Rota Le TELE VIBRANTI di Daniele Bulfone

Le tele diventano luogo creativo interiorizzato nelle pulsioni umane e dove animano l’atto nell’armonia del linguaggio artistico dove attraversa la rappresentazione del visibile narrativo della figura della donna e dell’uomo. Un

artista che non nasconde il piacere della pennellata, che consapevolmente si esprime nel linguaggio complice dei colori, primari e secondari, schietti nei loro significati.

Sono pitture a olio su tela che nascono a Fagagna – UD dove Daniele Bulfone risiede nel proprio vigore creativo concesso quando diventa forza del pensiero di una realtà consapevole del dolore che senza inganni e finzioni tratta l’introspezione dei soggetti rappresentati, gli umani.

L’artista partecipa a diverse collettive nella sua regione il Friuli Venezia Giulia e nelle città di Venezia, Genova, Como, Ischia, e all’estero a Parigi e Londra; alcune sue opere sono in permanenza in prestigiose gallerie a Firenze. Info: genteadriatica@libero.it

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La prima edizione del premio fotografico <Le vie del Porto> 2019

diventa itinerante d a Trieste a Fiume a Capodistria a Istanbul Le foto sono racconti senza parole, trasmettono ricordi, emozioni, descrivono situazioni, osservano e testimoniano lo spazio ascoltato dall’obiettivo. … Nel 1988 il progetto fotografico, chiamato “Port de Mer”, tra Napoli, Genova, Trieste, Barcellona, Le Havre, Dunkerque, Boulogne, Calais, Rotterdam, Anversa e Amburgo, ha prodotto la pubblicazione di un libro fotografico, al quale “Le vie del porto” idealmente si collega, e descrive in particolare i rapporti tra uomo, natura e paesaggio urbano della città di Trieste. La memoria storica mischia spesso universi filmici e libreschi, e crea talvolta un genere ibrido fiction, dove la civiltà sconfina con i fumetti ponesi. I bordi delle foto contemporanee si espandono verso orizzonti più ampi, come libri infiniti che potenziano uno “sguardo del tempo”, e interiorizzano le dimensioni esperienziali. Il mezzo fotografico avvicina il pensiero ai luoghi di interesse in un linguaggio universale. La foto può documentare facilmen-

te un’immagine come uno strumento pedagogico, che restituisce valore ad un percorso interiore di conoscenza. La foto può inoltre trarre un giudizio immediato da una sensazione, e creare un’immagine della vita, della condizione umana senza mezzi termini. La foto può essere accessibile e semplificare le geometrie mentali. Le mostre contemporanee di opere pittoriche oggi sono spesso diseducative, fondate sull’esibizione di qualche ‘idolo’ e non sono l’esito di un lungo e libero processo di ricerca; forse che le mostre fotografiche possono trasmetterci con meno sforzo quello che l’opera d’arte ci comunicava nel passato: da Caravaggio a Van Gogh, passando per Picasso e Dalì. Nella maggior parte dei casi le mostre d’arte sono generiche, il linguaggio fotografico è invece più diretto e ridesta una meraviglia in noi senza passare per quello showbusiness che Nietzsche chiamava Kulturherbstgefuhl (l’inverno della nostra civiltà). Prof.ssa Nuria Kanzian – Associazione Noumeno filosofia-

I partecipanti: Deklic Alenka, Iurman Alessio, Chiurco Alessandra, Pisani Cristina, Scortegagna Marta, Cocot Rita, Luca Baolini, Dorotea Bottino, Roberto Bottino, Gioeli Cipollone, Daria Cragnolin, Roberto De Faveri, Elisabetta Furlan, Maria Cecilia Gerin, Sergio Roiaz Rota Graziella V., e Dario Zappalà 1° premio assoluto. Le foto sono state premiate dalla III° Circoscrizione del Comune di Trieste e gli organizzatori consegnatari le targhe e medaglie. Nuria Kanzian, Fiorella Macor, Marisa Ulcigrai, Ugo Borsatti, Graziella Miletti era la giuria di professionisti arte-filosofia-immagine che con le proprie motivazioni scritte hanno espresso una graduatoria di merito

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EMILIA ROMAGNA

“Lucrezia, le Arti e lo Spettacolo” Dal 7 al 29 settembre 2019

Rosalind Keith Nella splendida cornice della dimora storica che fu residenza estiva di Lucrezia Borgia e oggi conosciuta come Delizia del Belriguardo, a pochi chilometri da Ferrara, va in scena la mostra dal titolo “Lucrezia le Arti e lo Spettacolo”. L’esposizione nelle Terre Estensi, è visibile dal 7 al 29 settembre 2019 e viene inserita nella rassegna ESTATE AL BELRIGUARDO. Dopo una lunga e accurata selezione, gli artisti, o per meglio dire, le artiste, hanno sviluppato e realizzato opere utili alla creazione di un percorso unico nel suo genere, riconducente al tema proposto dal direttore artistico, Susanna Tartari. Espongono Fabiola Capua, Paola Bosi, Liliia Kaluzhina, Rosalind Andrea Keith, Patrizia Testoni, Monica Ferrera e Ornella Micheli. Una collettiva raccolta in un progetto, che vede la partecipazione del critico d’arte Antonio Castellana, dove si incrociano le esperienze di queste artiste provenienti da tutta Europa, che hanno il modo di esprimere se stesse, in una diversa creatività ma con lo stesso vitale entusiasmo. L’intento è quello di raccontare l’amore che Lucrezia aveva per le arti figurative, letterarie e performative, attraverso uno spaccato del.

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Ornella Micheli

Monica Ferrera


Patrizia Testoni vasto e variegato panorama artistico-culturale contemporaneo Come ben sappiamo, Lucrezia Borgia era una Duchessa che amava attorniarsi di artisti ed il luogo che ospita la mostra era la reggia dove lei amava trascorrere il periodo estivo e dove i Duchi di Ferrara ospitavano illustri personaggi, tra cui grandi artisti come i fratelli Dosso Dossi, di cui ancor oggi – nella bellissima Sala della Vigna - si possono osservare i loro bellissimi affreschi.

Liliia Kaluzhyna

Paola Bosi A completamento della giornata, alle 21,00 avrà inizio un concerto di musiche per circo accompagnato da uno spettacolo di circo acrobatico e di giocoleria. Inaugurazione il 7 settembre alle ore 19,00 Presso Delizia del Belriguardo – 44019 Voghiera (FE) Per informazioni : tel. 3478920279

Fabiola Capua

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LAZIO

“Una diversa bellezza. Italia 2003-2018” La fotografia di Emiliano Mancuso. 13 giugno-6 ottobre 2019

“Nell’Italia di Mancuso c’è la diversa bellezza delle persone, la loro umanità e la vitalità. C’è ..spontaneità nel l’approccio alla realtà e una sorta di ingenuità .. il passato e il presente sembrano fondersi nell’immediatezza del suo fotogramma senza tempo” (Renata Ferri) La rassegna è dedicata a Emiliano Mancuso, grande fotografo contemporaneo romano, scomparso a soli 47 anni L’allestimento consta di 4 sezioni: “Terre del Sud” che fotografa e mette in rilievo l’irrisolta questione del Mezzogiorno che persiste nell’epoca della globalizzazione; “ Stato d’Italia”, qui racconta con i suoi scatti le cronache e i volti di un paese in preda alla crisi economica e sociale; “Diario di Felix” inquadra il quotidiano all’interno di una casa-famiglia;”Le Cicale” fa emergere le difficoltà e le fatiche nelle quali “si arrabattono” i pensionati dopo una vita di lavoro per mantenere, nonostante le ristrettezze in cui versano, una loro dignità, Sono presentati 150 scatti e il suo linguaggio fotografico fa uso delle diverse tecniche(b/n, colore, analogico, digitale, e la classica polaroid per passare agevolmente dalla fissità all’immediatezza del movimento

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Al centro del suo obiettivo c’era l’Italia e ne raccontava storie e contraddizioni. Il suo era un narrare fotografico di temi sociali legati al Paese attuale. E’ stato insegnante presso la National Film Scholl e direttore delle Officine Fotografiche di Roma. Ha pubblicato i suoi lavori sulle principali testate italiane ed estere e ha visto esposte le sue immagini nelle più importanti mostre internazionali. E un’esposizione che merita di essere visitata e induce a riflettere sul nostro attuale modello sociale.

Museo Roma in Trastevere Piazza S. Egidio, 1/b Promossa: Roma Capitale,Ass. alla Crescita Culturale, Sovrintendenza ai Beni Culturali Prodotta: Officine Fotografiche Tel: 39 06 /0608 Costo: 6 euro Curatela: Renata Ferri Orario: 10-20; lunedì chiuso

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PUGLIA

DISCEPOLO GIRARDI

Nato ad Avellino nel 1963, La sua formazione artistica ha i suoi albori presso la scuola d’arte del padre Vinicio, rinomato pittore della scuola napoletana del novecento. Si è laureato in architettura a Napoli e qui ha cominciato e continua la sua ricerca nel campo delle arti figurative senza disdegnare a periodi la scultura e le arti applicate. Ha partecipato a centinaia di concorsi di pittura in Italia ed all’estero riscuotendo successi , elogi dalla critica nazionale ed oltre 50 primi premi. Sue personali si sono tenute in

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enti pubblici e privati di diverse città italiane ed europee: Napoli,Torino,Salerno, Roma, Foggia, Benevento, Ischia, Nizza, Lione, Parigi ecc. Tuttora la sua presenza è permanente in diverse gallerie pubbliche e private, particolarmente la galleria ARIELE torino. Si sono interessati alla sua pittura critici ed esponenti del mondo culturale tra cui: G. Grassi, A. Calabrese,Sgarbi , R. Zani, E.Treccani , G.A. Leone. , M .Vitiello, F.De Santis etc. riviste specializzate del settore.


GIOVANNI CARPIGNANO

Diplomato al Liceo Artistico di Taranto, ha completato gli studi all’Accademia di Belle Arti di Bari.La sua ricerca muove tra identità storica e archeologia dell’anima, dai RitrovaMenti alla RiCreazione attraverso genetica, corpo, memoria e spirito. Nel 1987 viene segnalato al “Premio Italia per le Arti Visive” a Firenze da “Eco d’Arte Moderna”, con mostra premio presso la galleria “Il Candelaio” del capoluogo toscano. Nel 2011 è stato invitato a partecipare alla 54a

Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, Padiglione Italia Regione Puglia – Lecce, a cura di Vittorio Sgarbi. Dal dicembre 2012 con l’opera “Guerriero o Contadino” (2007) viene invitato da Massimo Guastella ad aderire al progetto “Simposio della scultura”, raccolta permanente del Museo Mediterraneo dell’Arte Presente (MAP) allestito da CRACC, spin-off dell’Università del Salento, nell’ex chiesa di San Michele Arcangelo a Brindisi.

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NINO AIMONE

È nei disegni che si rende specialmente evidente una delle qualità più tipiche del l’invenzione di Nino, l’ironia. Che consiste nella capacità di “ interrogare “ e quindi smontare e rimontare a prova i meccanismi della realtà (segnalo, ad esempio, i disegni di animali morti e vivi che attraversano tutta la produzione) e della realtà in immagine ( segnalo l’uso anomalo del modello cubista), spe-

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cialmente quando si applica al tema del teschio, o quando illustra storie di aggregazione e disgregazione ( allora mi sovviene lo scrittore Calvino, che dedicò a Nino una bella pagina, più di qualsiasi pittore), i meccanismi dell ‘immagine colta nella sua concretezza di struttura, non raramente rimescolando i diversi piani della realtà: la realtà fenomenica, la realtà concettuale, la realtà del linguaggio.


RALUCA MISCA

Raluca Misca è nata il 9 dicembre 1980 a Cluj-Napoca, città situata nel cuore della Transilvania, una regione con una ricca vita politica e culturale fin dall’antichità. Dopo essersi diplomata al Liceo Artistico “R. Ladea”, nell’autunno del 1999, si iscrive all’università di Arti Visive e Design “Ion Andreescu” di Cluj, dove studia pittura per sei anni; questo periodo della sua vita ha avuto un ruolo decisivo

nella sua formazione di artista. Nei due anni successivi alla laurea universitaria, ha insegnato pittura e disegno in una scuola di Cluj, che è stata una buona occasione per far conoscere la spontaneità delle creazioni dei bambini e del loro universo magico. Recentemente si è trasferita a Roma e poi a Napoli, dove ora vive e lavora.

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CAMPANIA

Festa di Arti con la Caiazzo a Villa Fondi di Carlo Doc Alfaro

E’ stata una grande, corale festa dell’arte, declinata in tutte le sue espressioni, l’inaugurazione, giovedi 4 luglio 2019, a Villa Fondi de Sangro a Piano di Sorrento, della settima “Mostra d’Arte Internazionale di Selezione per la XIII Biennale CIAC – Roma 2020”, curata dalla presidente dell’Associazione Ars Harmonia Mundi, Letizia Caiazzo, digital painter di fama e studiosa di cultura visuale. Presenti al taglio del nastro, l’Assessore alla Cultura, dott.ssa Carmela Cilento, il prof. Giuseppe Chiovaro, Presidente CIAC Roma, l’ing. Carlo Roberto Sciascia, critico d’Arte, la dott.ssa Rosanna Rivas, ambasciatrice presso la Repubblica Italiana della Universum Academy Switzerland, il prof. Fiorentino Vecchiarelli, Presidente Accademia dei Dogliosi Avellino, la prof.ssa Anna Bartiromo, poetessa e scrittrice. La selezione degli artisti per partecipare alla Biennale di Roma del 2020 è stata a cura della Commissione esaminatrice presieduta dal Prof. Nuccio Mula, cri-

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tico d’arte, componente dell’Associazione internazionale Critici letterari di Parigi, aderente all’Unesco, e dell’International P.E.N. Club, e composta dall’ing. Carlo Roberto Sciascia, e dagli artisti Alfredo Avagliano, Claudio Morelli e Letizia Caiazzo. La mostra, che resterà aperta fino al 14 luglio, ospita opere di diverso impianto, dal figurativo al concettuale, che applicano tecniche diverse e presentano varietà di stili, degli artisti: Giuseppe Alessio, Maria Amendola, Maralba Focone, Marco Aurelio Fratiello, Ivan Giuseppe Persico, Giuseppina Pioli e Maria Stella Polce. Sono esposte inoltre opere degli artisti ospiti: Alfredo Avagliano, Letizia Caiazzo e Claudio Morelli. Anche quest’anno, alla Mostra di selezione è stato abbinato il Concorso di Poesia “Compiuta Donzella” giunto alla sua quinta edizione, cui hanno partecipato venti poeti con le loro liriche a tema vario (Carlo Alfaro, Maria Amendola, Giovanna Arancio, Anna Bartiromo, Giovanna Colamussi,


Salvatore Cucinotta, Carla De Gregorio, Aniello De Rosa, Giulia Di Lorenzo, Giovanni Gargiulo, Vittorio Guerriero, la vincitrice Mirella Massa, Rosa Mauro, Sara Napoletano, Ilde Rampino, Rosanna Rivas, Eleonora Russo, Giovanni Sardi, Rosalba Spagnuolo, Eleonora Strazzante). Durante la serata, magistralmente condotta dalla giornalista Adele Paturzo, sono state premiate e declamate le poesie più meritevoli a giudizio della commissione, e insigniti della nomina di soci onorari dell’Ars Armonia Mundi l’ambasciatrice della Universum Academy Switzerland Rosanna Rivas, e il medico e promotore culturale Carlo Alfaro. Hanno allietato l’evento numerosi artisti: il maestro Donato Meo, pianista, concertista, compositore; il maestro Enzo Padulano, coreografo, che ha presentato il suggestivo balletto “Sfumature di donne dell’arte Shakesperiana” con i danzatori Francesca Accietto, Federica Mosca, Sara Robustiello e Lorena Zinno; il “magnifico duo” Rosalba Spagnuolo, cantante, e Francesco Cesarano, chitarrista, interpreti incomparabili della canzone napoletana. Della rassegna stampa si è occupata Vittoria Samaria, mentre foto e video sono stati affidati alla collaudata maestria di Lina e Michele De Angelis di Mda set comunications. Commenta una delle protagoniste della serata, Anna Bartiromo: “Serata all’insegna della Cultura a tutto tondo, organizzata in maniera egregia, senza trascurare nemmeno i più piccoli particolari, dove Pittura, Musica, Canto, Danza, Poesia e Teatro, (non solo dai contenuti drammatici ma anche vi-

vaci), si producevano in una performance ad alto livello sostenuti da maestri eccellenti quali- Donato Meo al pianoforte, Enzo Padulano alla produzione scenico-coreografica nonchè l’inscindibile Duo- Rosalba Spagnuolo e Francesco Cesarano, che ci hanno tutti regalato un puzzle acustico-visivo di rara professionalità e bellezza. Sicchè, con un pizzico di ‘fantasia’, avvertivi la presenza quasi di tutte le MUSE ovvero- Euterpe, Talia, Melpomene, Tersicore, Erato e Clio ( se si considerano le immagini pittoriche come un tangibile aspetto dell’evolversi del Pensiero). Un grazie di cuore. quindi all’ottima ideatrice di questo imperdibile appuntamento di ARTE/I Letizia Caiazzo, Presidente dell’Associazione Culturale Ars Harmonia mundi. Folkloristica e gradita la presenza di un carrettino con fresca granita per tutti offerta per dissetarci un po’. Un caldo arrivederci”. Soddisfattissima Letizia Caiazzo, peraltro appena reduce da un’enorme soddisfazione: la sua opera “Benedette Inquietudini” è stata scelta per onorare don Tonino Bello, sul “Sentiero della Pace”, conosciuto anche come “Viale dei Portali”, nel cimitero monumentale di Alessano, città natale del “Vescovo dei poveri” scomparso il 20 aprile del 1993. L’opera della Caiazzo, 6 stampe su alluminio a formare una croce, si riferisce al titolo di uno dei libri più famosi di Don Tonino, “Le Benedette inquietudini”, ed è stata sistemata in uno dei 12 portali approntati sul viale che porta alla tomba del sacerdote in attesa di beatificazione.

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CAMPANIA

RIAPERTA LA COLLEZIONE MAGNA GRECIA AL MANN - NAPOLI

E’ stata riaperta, dopo più di venti anni, una delle più ricche e pregevoli raccolte di antichità magno-greche, che cominciarono ad affluire nell’allora Museo del Regno tra la seconda metà del Settecento ed i primi decenni del Novecento. Il nuovo percorso espositivo è incentrato sul tema delle culture, per spiegare la complessità delle coesistenza e dei sistemi di relazioni tra le diverse comunità dell’Italia meridionale prima della Romanizzazione. Tra i maggiori nuclei espositivi risalta la presenza del materiale votivo da Locri, in particolare quello proveniente dal santuario in contrada Parapezza, dedicato a Demetra. Questo complesso votivo permette di rappresentare in maniera esemplare l’importanza del rituale religioso nell’organizzazione sociale e politica delle società magno greche. Così, nell’originaria sede espositiva, i visitatori possono ripercorrere il “mondo” della Magna Grecia attraverso alcuni grandi itinerari tematici (ad esempio, la religione, l’architettura, la pratica del banchetto e le forme di interrelazione tra le diverse popolazioni dell’Italia meridionale dal VI alla fine del III sec. a. C.). INFORMAZIONI Collezione Magna Grecia del MANN, Museo Archeologico di Napoli Aperto tutti i giorni tranne martedì dalle 9 alle 19.30 (ultimo ingresso alle 19) Sito web: www.museoarcheologiconapoli.it Si specifica che la pavimentazione a mosaico delle sale che ospitano la collezione necessita di alcune precauzioni nella fruizione, tra cui l’utilizzo di apposite calzature(al costo di 1,50 euro) e l’ingresso regolamentato negli spazi espositi-

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vi. La collezione è stata la prima, al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ad essere concepita come accessibile a qualsiasi tipo di pubblico, anche con esigenze speciali. e una pregevole Hydria, un contenitore usato per l’acqua, molto bello dal punto di vista stilistico che risale alla prima metà del V sec. A. C.


Henri Matisse a Sorrento

Venerdì 14 giugno, alle ore 19, a Villa Fiorentino c’è stato il vernissage de “Il Sipario della Vita”, mostra dedicata al genio di Henri Matisse. La prestigiosa sede della Fondazione Sorrento accoglie quello che è considerato come uno dei principali eventi culturali dell’estate italiana che sarà aperto al pubblico da sabato 15 giugno e fino al 20 ottobre. Una kermesse che punta ad accendere i riflettori in particolare sull’impronta che l’artista francese diede al teatro ed in generale al suo lato scenografico e di creazioni ad “effetto”. Henri Matisse, infatti, non fu solo un grande pittore, ma si interessò anche molto al teatro ed alla realizzazione di costumi di scena, scenografie ed odalische. Il progetto è stato coordinato da Gaetano Milano, amministratore delegato della Fondazione Sorrento, ente presieduto da Gianluigi Aponte . La manifestazione è realizzata in collaborazione con il Comune di Sorrento guidato dal sindaco Giuseppe Cuomo. Curano l’esposizione il professor Markus Müller, direttore del Kunstmuseum Pablo Picasso di Münster, Germaniae Gabriele Accornero, esperto di management culturale e ceo di Bridgeconsulting-pro. Primo evento celebrativo a livello internazionale dei 150 anni dalla nascita del grande maestro del ‘900, nato a Ca-

teauCambresis il 31 dicembre 1869, la mostra presenta oltre 90 opere, tra dipinti, disegni ed opere grafiche. I lavori provengono dal Kunstmuseum Pablo Picasso di Münster, dalla Gallerie Maeght di Parigi e da Magnum Photos. La mostra ospitata a Sorrento indaga anche il rapporto tra l’artista e le sue modelle Henri Matisse “Il Sipario della Vita”: prezzi, orari e date • Quando: Dal 15 giugno al 20 ottobre 2019 • Dove: Villa Fiorentino, Corso Italia Sorrento • Orari Dal lunedì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 21

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CALABRIA

Battito Animale: la Cracking Art a Cosenza

Il gruppo della “Cracking Art” , nato a Biella nel 1993, è ideatore di un’arte ecologista che utilizza la pratica del riciclaggio e si discosta dall’arte del passato. Nel 2001 il movimento pubblica il “Manifesto del terzo millennio” in cui vengono presentati i 10 punti di questo progetto. Per spiegare tale arte viene scelta la parola “Cracking” (dall’inglese “to crack”- rompersi, spaccarsi). Il nesso è la separazione delle catene molecolari del petrolio. Il prodotto naturale e organico si trasforma in quello artificiale e quindi inorganico, sintetico. Gli artisti della Cracking Art vogliono rappresentare attraverso la loro arte il passaggio tra natura e invenzione. Il Punto n° 9 del Manifesto del terzo millennio recita: “Lotteremo per la difesa della natura e dell’uomo con tutte le nostre forze”. Infatti le opere d’arte sono create unicamente in plastica, con l’intento di evidenziare la determinazione di allontanarsi dal passato oltre alla voglia di difesa dell’ambiente. La plastica impiegata per la realizzazione dei lavori è riciclata. Le opere, dopo essere state mostrate in musei o aree urbane vengono eliminate, riadoperando la stessa plastica per la produzione di nuove installazioni. La plastica non è un materiale “crudele”, ma è l’utilizzo che se ne fa che può risultare dannoso. La Cracking Art vuole proporre una rottura con il passato e un cambiamento. Importante è la cooperazione di gruppo e l’abbandono dell’ego del singolo artista. Il gruppo realizza animali in plastica (l’interno è vuoto) giganteschi, asimmetrici e colorati.

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Il soggetto prescelto è l’animale perché collegato al rispetto della natura. Le tipologie di animali della Cracking Art hanno messaggi celati, con un significato di rinascita. Altri animali invece raffigurano un’idea legata al posto dove le installazioni verranno posizionate o al momento sociale che si sta vivendo a livello nazionale, mondiale o all’interno del gruppo stesso. Animali colorati e di varie grandezze abitano aree urbane di tutto il mondo dando vita a vere e proprie invasioni. I membri della Cracking Art intitolano le loro installazioni proprio “INVASIONI”, invasioni pacifiche che hanno il fine di produrre gioia in chi le osserva o vi si avvicina e sostengono progetti culturali per recuperare l’arte antica. Durante le loro invasioni donano all’ente coinvolto delle mini sculture in plastica riciclata che vengono messe in vendita e il ricavato viene adoperato per restaurare opere d’arte. La “Cracking Art” è arrivata anche a Cosenza. Il sindaco Mario Occhiuto, il vicesindaco e assessore alla Cultura, Jole Santelli e l’assessore alla Comunicazione e Turismo Rosaria Succurro, hanno inaugurato la mostra “Battito Animale” che apre il Festival delle Invasioni 2019. Sessantuno animali coloratissimi, in materiale riciclato hanno invaso il centro della città creando una particolare relazione con le opere del Mab. Lupi, chiocciole, rondini, elefanti, conigli, coccodrilli e suricati colorati rallegrano il corso principale di Cosenza. I lupi, simbolo della Sila, sono sistemati in branco in piazza Bilo. Alessandra Primicerio (Critico d’arte)


“Paolo Orsi.

Alle origini dell’archeologia tra Calabria e Sicilia” A Reggio Calabria la mostra

La mostra “ Paolo Orsi. Alle origini dell’archeologia tra Calabria e Sicilia è visitabile fino all’8 settembre al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. È un omaggio all’archeologo Paolo Orsi, uno dei padri della ricerca archeologica in età moderna. L’esposizione è a cura di Carmelo Malacrino, direttore del MArRC e Maria Musumeci già direttore del Museo Archeologico Regionale “Paolo Orsi” di Siracusa. I Musei archeologici di Calabria e Sicilia hanno realizzato un progetto co-finanziato dalla Regione Calabria. Dopo il terremoto del 1908 nacque il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, dalla fusione del Museo Statale con il Museo Civico grazie a Paolo Orsi che desiderava un Museo della Magna Grecia che ospitasse tutti i reperti regionali. Le attività di scavo si svolsero tra Calabria e Sicilia e sono sintetizzate nelle cinque sezioni della mostra che accolgono oltre 230 reperti in un percorso storico-biografico-tematico multimediale per regalare una visita appassionante.All’entrata due opere dell’arte greca del V secolo a.C: il complesso statutario del Cavaliere di Marafioti e la Gorgone-Medusa del Museo siracusano. Funziona un servizio di audioguide in quattro lingue. Una lavagna interattiva dona un’esperienza personalizzata in una rete di percorsi tematici per approfondire il lavoro archeologico, il contesto storico e sociale, ruoli e istituzioni dei Beni Culturali, le collezioni dei due principali Musei della Calabria e della Sicilia, i luoghi dei ritrovamenti di Orsi e le civiltà che li abitarono. L’archeologo Gagliardi descrive così l’amico Paolo: “..la testa eretta, la fronte spaziosa, un solco profondo sulla fronte e lo sguardo penetrante rilevavano in lui l’uomo di studio, la vita austera gli ha permesso di operare in luoghi disagiati. Niente sfuggiva alla sua acuta osservazione;gli studi si concentravano in limpide e fondamentali pubblicazioni che illustrarono regioni e periodi oscuri da lui fatti rivivere dopo millenni di silenzio.” A 16 anni Paolo Orsi diventa assistente di archeologia e entomologia e socio del Museo Civico della sua città. Nel 1880 diventerà conservatore per la Sezione Archeologica e Numismatica. Iniziò le ricerche tra il 1881 e il 1883 nella terra natia. Dopo un breve periodo di insegnamento entrò nella dire-

zione generale delle antichità e delle belle arti di Roma e tra il 1885 e il 1888 alla Biblioteca nazionale centrale di Firenze. Nel 1891 diresse il Museo archeologico di Siracusa. Nel 1907 organizzò la Soprintendenza della Calabria e partecipò alla nascita del Museo Nazionale della Magna Grecia. Scoprì città, un tempio ionico, antiche mura e i siti di Medma, Krimisa e Kaulon. Scavò per diversi anni a Monteleone di Calabria (attuale Vibo Valentia). Nel 1908 individuò il Persephoreion a Locri. e promosse l’apertura di un museo civico nel 1914. Fu tra i fondatori della Società Italiana di Archeologia nel 1909. Nel 1920 fondò con Umberto Zanotti Bianco la “Società Magna Grecia” . Nel 1931 Orsi e Zanotti fondarono la rivista « Archivio storico per la Calabria e la Lucania». Scrisse oltre 300 importanti lavori, vinse il Gran Premio di Archeologia dell’ Accademia dei Lincei. Dopo la pensione continuò a lavorare a Siracusa per l’ordinamento del museo di Siracusa che porta il suo nome. Lasciò Siracusa nel 1934 per tornare a Rovereto dove morì l’8 novembre del 1935. Fu membro dell’Accademia nazionale dei Lincei. Alessandra Primicerio Critico d’arte

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CALABRIA

NATINO CHIRICO

Alessandra Primicerio (Critico d’arte)

Nato a Reggio Calabria Natino Chirico attualmente vive e lavora tra Roma e Perugia. Svolge la sua attività concentrandosi su una ricerca interiore che lo porta ad utilizzare diverse tecniche e varie tematiche.Negli anni Settanta ha dei legami con l’espressionismo e con ilcubismo. La formazione è figurativa ma la sua attività è sempre stata molto complessa. Fondamentale è stata l’esperienza di disegnatore nel mondo della moda con Versace e Ken Scott. Si è occupato anche di illustrazioni nel campo dell’editoria.

Realizza opere pittoriche, grafiche e sculture per grandi aziende. Molte le collaborazioni anche per ciò che riguarda stoffe e arredi. Dalla mia intervista emerge un artista dal carattere positivo, attento e preciso e una persona cortese, gentile e disponibile. D. Maestro Chirico vorrebbe riepilogare le tappe più significative nella sua formazione artistica? R. Sono nato a Reggio Calabria, ho frequentato il liceo artistico Mattia Preti. I miei insegnanti erano napoletani, molto bravi. Il liceo artistico era in formazione e quindi c’era grande entusiasmo. Dopo il diploma, sono partito per Milano dove ho frequentato l’Accademia di Belle Arti di Brera e in seguito l’Accademia di Belle Arti di Via Ripetta a Roma. Per la mia formazione sono state importanti le accademie, ma in realtà la vera formazione è avvenuta lavorando nello studio da quando avevo sedici- diciassette anni attraverso l’esperienza su me stesso. D. Quali persone, artisti ed episodi hanno influenzato maggiormente il suo lavoro? R. All’inizio i miei insegnanti. Tra tanti ricordo Ugo D’Ambrosi, napoletano, che fu artista e insegnante fondamentale per me anche come esempio di vita e nel lavoro. Ho lavorato tanto su me stesso. Posso essere stato ispirato dal fatto che ho viaggiato molto e ho visitato molti musei in Italia e all’estero e questo ti dà una formazione culturale che poi ti ritrovi nel corso della tua vita e questa formazione è ancora in atto.

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D. Quali sono i suoi soggetti preferiti? R. Se lei considera che lavoro da quando avevo sedici- diciassette anni e adesso , ahimè ne ho 66, può immaginare nel corso della mia vita quante cose ho studiato e cercato di approfondire. Ho iniziato in Calabria con soggetti che ricordavano i luoghi che mi stavano a cuore come i paesaggi. Ho lavorato per oltre 20 anni su personaggi del cinema e ho approfondito il ritratto. In questo campo gli ultimi soggetti sono stati Fellini, Charlie Chaplin, Anna Magnani. Poi mi sono interessato alle forme e ho prodotto delle grandi opere sulla figura geometrica e sugli animali. Ultimamente sto lavorando su un tema che mi appassiona che è quello del tuffatore, traendo l’ispirazione dal tuffatore di Paestum. D. In genere che impressione cerca di suscitare in chi osserva i suoi dipinti? R. Non è un problema che mi pongo, cerco di fare una cosa che mi piace, che soddisfi il mio progetto interiore.Non mi sono mai preoccupato di fare una cosa che sia di gradimento agli altri. Mi impegno a farla bene a realiz-

zarla secondo i miei canoni, una buona pittura, una buona immagine, un buon racconto, il resto viene da solo. D. Il riconoscimento più gratificante per lei? R. Il riconoscimento più importante deve ancora venire. Ho fatto tante cose(mostre all’estero, nei musei italiani) ma è un problema che non mi pongo. Il riconoscimento sarà quando mi sentirò soddisfatto di quello che ho fatto . E’ un viaggio, un’avventura che continua ,non c’ è un momento in cui posso dire di sentirmi appagato. Si il premio, il piacere di parlare del proprio lavoro come con lei è importante ma in realtà mi sento soddisfatto per quello che faccio ogni giorno. D. La pittura è un fine o un mezzo? R. Non è né un fine né un mezzo o è un fine e un mezzo perché è un fine se si considera il viaggio che uno fa attraverso l’arte, il mezzo espressivo è la pittura che va sempre affinata ma l’arte, che è una delle componentiimportanti per far crescere il sociale che si ha intorno, è uno strumento di crescita di qualsiasi società civile. L’arte però non può risolvere i problemi dell’umanità.

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CALABRIA

La statua della Libertà di Giuseppe Pacchioni

ll 15 marzo 1844, un gruppo di rivoluzionari cosentini si scagliò contro il palazzo dell’Intendenza del governo borbonico posto in piazza XV Marzo ( che prende il nome da quegli avvenimenti). L’iniziativa fallì ed i rivoltosi morirono o furono fucilati; l’evento spinse i fratelli veneziani Attilio ed Emilio Bandiera ed i loro compagni a partire dall’isola di Corfù alla volta della Calabria, tra loro vi era pure Giuseppe Pacchioni di Bologna già famoso all’Accademia di Bologna per le sue doti di scultore ed incisore. Molti patrioti morirono e altri furono arrestati in attesa di essere giustiziati. In quell’occasione Pacchioni ritrasse dal vivo i due fratelli Bandiera sofferenti nel carcere di Cosenza. In seguito la Corte marziale dispose la condanna a morte di nove degli insorti e la pena dell’ergastolo per gli altri. La fucilazione avvenne nel Vallone di Rovito il 25 luglio 1844. Dopo l’Unità d’Italia nel 1861 si decise di decorare il palazzo con affreschi celebrativi dipinti, nel 1874, da Federico Andreotti. Giuseppe Pacchioni dopo l’Unità d’Italia aveva aperto uno studio di scultura a Bologna. A lui fu commissionato un monumento di commemorazione dei martiri calabresi del 15 marzo ed i martiri del Vallone di Rovito del 25 luglio del 1844, morti per la libertà d’Italia. In quel periodo visitarono la città di Cosenza Umberto e Margherita di Savoia. A Giuseppe Pacchioni, sopravvissuto alla spedizione dei

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fratelli Bandiera, si devono anche i ritratti degli eroi veneziani custoditi nel Museo del Risorgimento di Genova. Pacchioni catturato il 23 giugno 1844 a San Giovanni in Fiore e condannato all’ergastolo, fu graziato dai Borboni. Nel 1878 scolpì questa bellissima statua dedicata all’Italia realizzata per onorare e ricordare i moti rivoluzionari del XV Marzo 1844. Il bozzetto dell’opera oggi è conservato nel Museo del Risorgimento di Bologna. La figura di donna regge la bandiera e una corona d’alloro esi eleva su un piedistallo dove sono collocate le lapidi con iscrizioni suggerite da Giosuè Carducci con i nomi dei partecipanti alla spedizione dei fratelli Bandiera. La statua oggi è mutila d’un braccio a causa dei bombardamenti della II Guerra Mondiale. Come nei dipinti di Delacroix e Hayez la Libertà di Pacchioni viene rappresentata come una donna con il seno scoperto, rappresenta la Patria e ci invita a ricordare le persone che sono morte per affermare il diritto di libertà di un popolo. Alessandra Primicerio Critico d’arte


ENRICO MEO

L’opera “Omaggio a Salvo D’acquisto” realizzata da Enrico Meo ( tecnica ad acrilico su tela - dimensioni 80x60 ) sarà esposta alla Mostra Collettiva dedicata al Centenario della nascita dell’eroe della Seconda guerra mondiale brigadiere Salvo D’Aquisto.

La mostra, alla quale partecipano 12 artisti, è curata da Vinny Scorsone con la collaborazione di Tommaso Romano e si terrà presso la Galleria 71 a Palermo. L’inaugurazione, alla presenza delle autorità locali, avverrà il giorno 15 ottobre 2019.

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