N°47 SETTEMBRE-OTTOBRE 2021 -
periodico bimestrale d’Arte e Cultura
E CULTURA NELLE 20 REGIONI ITALIANE ARTEARTE E CULTURA NELLE 20 REGIONI ITALIANE
ENZO BRISCESE
ENRICO COLOMBOTTO ROSSO
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Edito dal Centro Culturale ARIELE
ENZO BRISCESE
BIMESTRALE DI INFORMAZIONE CULTURALE
del Centro Culturale Ariele
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Hanno collaborato: Giovanna Alberta Arancio Monia Frulla Rocco Zani Miele Lodovico Gierut Franco Margari Irene Ramponi Letizia Caiazzo Graziella Valeria Rota Alessandra Primicerio Virginia Magoga Enzo Briscese Susanna Susy Tartari Cinzia Memola Concetta Leto Claudio Giulianelli
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Rivista20 del Centro Culturale Ariele Presidente: Enzo Briscese Vicepresidente: Giovanna Alberta Arancio orario ufficio: dalle 10 alle 12 da lunedì al venerdì tel. 347.99 39 710 mail galleriariele@gmail.com -----------------------------------------------------
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In copertina: Enrico Colombotto Rosso
ENRICO COMBOTTO ROSSO
La personalità e la poetica dell’artista Enrico Colombotto Rosso sono un insieme di tratti singolari che lo caratterizzano e che hanno ricevuto unanimi apprezzamenti all’estero, e in particolare dai critici, mentre è poco conosciuto dal grande pubblico e pertanto il suo nome non è entrato a far parte della memoria collettiva. Il suo animo inquieto e la sua poetica poco accessibile non hanno contribuito alla popolarità. Il pittore Colombotto, nella sua lunga vita (Torino 1925 – Camino 2013) frequenta ben presto , giovanissimo, una piccola cerchia di amici amanti dell’arte e inizia a conoscere l‘ambiente artistico della città. Eccellente disegnatore e impegnatissimo autodidatta, decide di intraprendere la carriera accademica. Purtroppo all’Accademia Albertina viene bocciato due volte all’esame d’ammissione presieduta da Casorati. e non ha altra scelta che il lavoro: fatiche manuali, diversi cambi di mansione e, infine, riesce a lavorare in banca. Con la morte del padre viene in possesso di una sufficiente somma di denaro che gli permette di dedicarsi completamente all’arte. Negli anni cinquanta già espone, intensifica le sue conoscenze e si inserisce nell’ambiente artistico torinese; con i suoi dipinti da autodidatta ma singolari stupisce lo stesso Casorati che definisce straordinarie le
opere del giovane Colombotto senza rammentare in lui l’alunno a cui aveva stroncato la carriera accademica sul nascere. Il ragazzo tace l’accaduto ma non cercherà di rincontrarlo. L’esordiente artista torinese non è incline alle lamentazioni, affronta fatiche, insuccessi, problemi , con forza d’animo, ha un carattere aperto al confronto e alla collaborazione pur essendo un animo solitario. La sua poetica , come ho accennato, non è di facile comprensione. Si interessa del macabro, della morte, di ogni forma di deformità fisica e psichica. Il suo non è un interesse morboso che lo induce all’angoscia. Infatti, conferma lui stesso che la sua personale esistenza scorre su ‘binari normali’ e lo studio di tali temi mortiferi riguardano esclusivamente la sfera cognitiva Queste forme macabre che lui definisce ‘plastiche’ divegono motivo di studio perché in lui è pressante l’esigenza di comprendere nel profondo le anomalie più inspiegabili, le patologie più agghiaccianti al solo fine di scavare nei meandri più segreti dell’uomo, nelle parti reali meno indagate , quindi cadaveri, campi di concentramento, camere a gas del suo tempo cioè alla terrificante realtà del male, il quale esiste e quindi occorre entrare nei suoi abissi.
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Il male, quindi,come parte del reale va inserito anche se presenta il rischio di cadervi dentro senza possibilità di riscatto. Questi scavi nel profondo In Colombotto sono senz’altro alimentati dalla storia tragica che il Novecento sta vivendo, inoltre vanno aggiunti la frequentazione dell’istituto di criminologia Cesare Lombroso e il Centro di accoglienza del Cottolengo con cui viene in contatto. Dopo la guerra la realtà di Torino, tetra, e il clima amorfo che la pervade e che crea le premesse dell’immobilismo e del vuoto, costituisce una seria preoccupazione per l’ambiente culturale ed artistico cittadino ridotto in così ostiche condizioni. Per contribuire alla ripresa della vita artistica nel 64 il pittore Alessandri fonda “Sufanta”, acronimo di Surrealismo e Fantasia. Si dota pertanto anche di un proprio periodico per comunicare progetti, mostre, e ricevere contributi dall’ esterno, e ciò costituisce un apporto culturale importante in quel frangente storico . Colombotto partecipa portando il suo contributo significativo: i suoi ‘compagni di strada’ sono Gilardi (Abacuc), Camerini, Macciotta, Pontecorvo e lo sculture Molinari. Il gruppo si ispira alle istanze surrealiste e con il suo fattivo operato apporta un notevole contributo alle generazioni successive. Colombotto è sempre stato un animo irrequieto e un instancabile viaggiatore, ha instaurato relazioni con artisti di ogni dove, ha esposto nei musei e nelle gallerie delle città più importanti in Europa e in America soprattutto. La sua pittura ha immagini forti, crude, e hanno un impatto violento con chi le guarda per i colori che usa, per gli accostamenti cromatici: dai rossi ai neri agli argenti che creano spazi profondi, misteriosi. Nell’ultimo periodo della sua vita si ritira a Camino
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dove lavora su opere di grandi dimensioni, opere legate alla sua vita, incurante del mercato. Va ricordato come grande pittore e come uomo, sensibile, cordiale, profondamente umano
ASTRATTISTI dalle 20 regioni Italiane un’ esposizione d’arte astratta contemporanea di artisti provenienti da tutte le regioni italiane, artisti scrupolosamente selezionati, che assurgeranno ad emblema della vera arte nella sua più profonda essenza, un’arte che sia lontana e completamente svincolata dalla comune provocazione che in questo particolare momento storico la fa da padrona nel panorama artistico contemporaneo. L’evento si terrà nel 2021 presso diverse location in Italia INFO & CONTATTI Mail: galleriariele@gmail.com
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Nuova sede a Torino di Gallerie d’Italia Nella storica Piazza San Carlo la fotografia diventa protagonista del nuovo museo torinese di Intesa Sanpaolo
Aprirà nel 2022 il nuovo progetto espositivo di Intesa Sanpaolo, quarta sede di Gallerie d’Italia che si insedierà a Torino in Piazza San Carlo. Dopo Napoli, Milano e Vicenza il gruppo punta sul capoluogo piemontese per aprire uno spazio di oltre 9mila mq dedicato alla fotografia e al mondo digitale. La sede scelta è lo storico edificio di Palazzo Turinetti, attualmente sede legale del gruppo bancario e i lavori sono stati affidati a Michele De Lucchi che ha definito l’iniziativa «un progetto del nostro Rinascimento». Il progetto prevede un grande spazio ipogeo, un percorso in discesa che conduce a un museo illuminato dall’alto, grazie alla realizzazione di una grande scalinata che dall’attuale cortile porterà la luce naturale nell’ingresso. Oltre alla galleria fotografica sarà presente anche una sala multimediale, mentre al piano nobile, che affaccia direttamente su piazza San Carlo, verrà allestita la collezione di opere d’arte della banca e le tele dell’Oratorio San Paolo
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(da sempre ospitate dalla Compagnia San Paolo). L’imponente progetto non coinvolge solo la struttura interna del palazzo, ma verrà creato anche uno spazio di attraversamento che collegherà la piazza con via XX Settembre e via Santa Teresa. La quarta sede di Gallerie d’Italia si allinea allo spirito delle altre, ognuna di esse ha un proprio indirizzo specifico e la fotografia sarà la cifra della sede torinese, mezzo attraverso cui parlare di attualità: «Sarà un museo molto fluido, dinamico, senza un percorso obbligato, in cui si guarderà alla fotografia in modo innovativo. Sarà un luogo di cultura che celebra e diffonde i contenuti, aperto all’attività delle scuole» (Michele Coppola, direttore delle Gallerie d’Italia). Il polo torinese si aggiunge agli altri tre del Progetto Cultura di Intesa Sanpaolo, unico gruppo.
Enzo Briscese
Riguardo ai cicli precedenti a quello attuale si è spesso affermato che la pittura di Briscese è attraversata da espliciti caratteri di visionarietà e di simbolismo ma, per quanto rigurda i “I ragazzi del duemila” ritengo prioritario evidenziare il finissimo intuito e la delicata sensibilità d’animo con cui impronta il suo viaggio tra gli adolescenti, creando scene che catturano lo sguardo del visitatore e lo inducono a riflettere; ciascuna scena è unica e irripetibile e non c’è pericolo che si verifichi quella ripetitività diffusa oggi, vuota e sbiadita, anzi al contrario, non si resta mai delusi grazie al suo vulcanico estro poetico. Movimento, colore, divenire, fanno parte della sua più atavica concezione di artista occidentale. A partire da questo punto di vista il tempo diventa un fattore importante così come la preoccupazione profonda per un eventuale declino, per un regresso, per una crisi epocale della storia della nostra società che permetta il degrado e non impieghi il giusto tempo necessario per un programma soddisfacente e sostenibile. Tra le tele di questa serie possiamo notarne una in cui scompare la figura umana ed emergono unicamente astrazioni, forse perché le fragilità adolescenziali hanno qui il sopravvento e non riescono a creare una propria figura, una consistenza completa e identitaria e ne rimangono sommerse. Si ha soltanto un ragazzo fragile, incerto e per così dire invisibile. Quella tela, però, potrebbe invece indicare il sopraggiungere di eventi, per ora non spiegabili, capaci di dirottare diversamente la loro vita e aprire uno spiraglio positivo. Giovanna Arancio
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Giorgio Billia Si tratta di una scultura in gesso, eseguita secondo i canoni classici, che raffigura un volto con gli occhi coperti da una striscia di stoffa che gli copre gli occhi e attraversa le tempie e i capelli, la benda aderisce a tal punto sugli occhi da permettere di intravederne la configurazione. L’altorilievo è all’interno di una cornice in legno verniciata di bianco. La scultura accompagna da sempre la storia dell’uomo, o meglio, è parte integrante di essa. Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Lo scolpire, inserito tradizionalmente nel settore delle arti visive, sembra un operato inutile, oppure un fare futile di cui si potrebbe tranquillamente fare a meno. Eppure questa apparenza non corrisponde alla realtà: infatti l’essere umano, predisposto a vivere in collettività, sviluppa senza eccezioni delle forme artistiche, tra cui l’arte plastica. Qualunque sia lo stadio di civiltà considerata, la collocazione geografica, lo specifico politico, in povertà o in benessere, durante la pace o la guerra. Tra le tre domande esistenziali prima citate, e la vita dell’uomo esiste un nesso inestricabile e ineludibile, una relazione profonda e vissuta scopertamente o permeante sottotraccia con potente vitalità. La società attuale è in stato di profonda crisi di valori, è pertanto priva di progettualità lenta e inconcludente, fatiscente ed elefantiaca, e sta portando allo sbando un società smarrita, che non sa come muoversi ed è costretta a vagolare seguendo l’incompetente di turno, vale a dire “alla cieca”… Giovanna Arancio
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Corrado Alderucci Nato in Sicilia ad Avola (SR) nel Luglio 1946, Corrado Alderucci vive e lavora in via Giacomo Balla 1/a a Torino , dove ha frequentato negli anni sessanta il Liceo Artistico “Vittorio Veneto “, sotto la guida del maestro Raffaele PonteCorvo, e , successivamente, i corsi serali ENALC per cartellonista pubblicitario , grafica e pittura con il maestro di Pippo Bercetti. Dal 1966 partecipa alle mostre e concorsi organizzati dalle Associazioni “Andrea Zerbino “, “Arte Totale“, “Arte Città Amica “,“ Piemonte Artistico Culturale “, “Galleria Ariele “. “ Cral “ Regione Piemonte Ha organizzato mostre personali presso : Circolo Ufficiali a Torino - Fiera di Milano stand Omlat – Castello di Moncucco – Palazzo Salmatoris a Cherasco 2005 – 54° Biennale di Venezia Pad. Italia a Torino Esp. – Palazzo Lucerna di Rorà a Bene Vagienna – Paratissima a Torino – Eco Museo Freidano a Settimo Torinese – Centro incontri Regione Piemonte – Galleria ATB a Torino , Galleria 20 a Torino , Galleria Antonello da Messina a Legnano , Palazzo Lomellini a Carmagnola , e ultimamente al Circolo degli Artisti col gruppo “Gli Angoli del Cerchio “ – Simultanea Spazio Arte a Firenze e alle Grotte del Boldini a Ferrara. Museo civico di Rivoli”La Casa del Conte Verde”
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mail.: corrado.alderucci@asa-pro.it Sito: www.facebook.com/ corrado.alderucci tel. 393.17 16 518
Albino caramazza Albino Caramazza nasce ad Agrigento nel 1953, la sua passione per il disegno inizia da giovanissimo dedicandosi esclusivamente al bianco e nero. Nel 2007 inizia ad utilizzare, per la realizzazione delle sue opere, bustine di zucchero trovate in bar e ristoranti dando vita a collages amatoriali. Pochi anni più tardi intensifica la sua produzione utilizzando forniture di bustine di zucchero richieste direttamente ai produttori con le quali realizza riproduzioni di opere di grandi artisti e originali opere personali. Dal 2011 espone i suoi lavori in numerose mostre personali e gallerie in Italia e all’estero e dal 2012 inizia la sua esperienza a Paratissima. Con questa sua tecnica particolare riesce infatti a riprodurre perfettamente copie a colori di dipinti famosi, fotografie, opere della sua fantasia e ritratti di personaggi dello star system comprendente il cinema, la musica, la politica e la scienza. Se negli anni passati avevamo potuto ammirare i volti e i corpi di David Bowie, Pasolini, Tex Willer, Chet Baker, Marilyn e altri, quest’anno, poiché la rassegna ogni volta è diversa e si rinnova, è la volta di una seriosa e intrepida Anna Magnani, del profilo spigoloso, in uno splendido grigio, del viso di Clint Eastwood, di un quasi clownesco e scanzonato Einstein, di Gino Strada, di Jack Nicholson e di un Johnny Depp la cui visione crea un piacevole effetto “pixel” poiché il volto in primo piano dell’attore si riconosce al meglio se lo si osserva da una certa distanza.
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Anna Mostacci “Anna Mostacci appartiene alla categoria dei curiosi del mondo e della vita e come tale la strada che ha scelto nella pittura è quella della ricerca e della sperimentazione. Mostacci è attratta dalla figura, dalla luce che la lambisce e la penetra, che la scompone e la trasforma facendola vibrare. La passione per artisti come Modigliani, Picasso, Mirò, Kandinskij ne ha plasmato l’indirizzo introducendola a forme femminili che si lasciano trasportare dai loro pensieri che irrompono nella composizione pittorica diventando tangibili e presenti nella costruzione del dipinto come le figure stesse. Sono figure aggraziate quelle di Anna Mostacci, ma tutt’altro che “solo belle”: sono figure che vivono, che soffrono, che gioiscono, che diventano ambigue e capaci di coinvolgere chi le guarda fino ad obbligarlo a porsi le stesse domande. Le pennellate generose unite alle spatolate di colore puro, vibrate con decisione contribuiscono al trasferimento di tutta la forza interiore di Anna nelle sue tele.” Settembre 2017 Daniela Baldo Generatio (camminare tenendo abbracciata la versione più giovane di sé, per andare avanti senza dimenticare da dove Si è partite) - 60x80 – olio su tela – ottobre 2020
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Roberto Vione “ Lo spirito dell’uomo contiene tutto il possibile, perché tutto è in lui, tutto il passato e tutto il futuro” JOSEPH CONRAD Nel ritorno ad un medioevo futuro, si perdono i reali diritti, quelli della dignità dell’individuo, non quelli dell’individualismo ignorante che nasconde il suo essere talebano in una finta terribile libertà di offendere, schiacciare, torturare e uccidere. Le masche, le streghe bruceranno ancora, vestiranno maschere per non farsi riconoscere, voleranno alte per non lasciare impronte nel fango del bigottismo che nasconde le curve delle donne. Tutto il passato e tutto il futuro sono imprigionati in quei volti e in quelle geometrie sottili che è impossibile misurare. Ho sempre danzato con le masche, mi sono sempre perso nella loro sensualità, sono loro le mie compagne di viaggio. Forse solo loro conoscono la vita segreta di un pittore, i contorni delle sue prigioni. Masche e maschere - 60x80 - olio e acrilico - giugno 2021 Roberto Vione, nato a Torino il 30 aprile 1954 Diplomato al Liceo Artistico Attore, scrittore di testi teatrali, pittore, allievo di De Valle, Soffiantino,Tabusso,Chessa,Cordero,Brazzani, viaggiatore nelle terre e nei sogni.
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Fulvio Donorà Fulvio Donorà è nato a Torino nel 1955, dove attualmente vive e lavora. Dopo aver conseguito la maturità classica si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Torino diplomandosi in Pittura. Dal 1975 al 1977 ha frequentato i corsi di studio della Facoltà di Lettere e filosofia di Firenze. Nel lavoro di Fulvio Donorà sono presenti paesaggi urbani e naturali che si mescolano a strutture architettoniche. Le figure così articolate e primarie, a volte si deformano e i colori diventano irreali, suggestivi; sulle tele tutto si compone seguendo l’immaginario visivo proprio dell’artista. Il paesaggio sullo sfondo è un orizzonte visivo sul quale si sovrappongo segni netti, decisi e forti che creano architetture che sembrano gabbie, con forme e dimensioni differenti che rimandano a container, voliere per uccelli o spazi di meditazione creati per assistere l’avvenire. Donorà nel corso della sua carriera ha partecipato a numerose mostre, tra le personali più recenti citiamo: Window’s 96 alla Galleria Ruggine di Torino (1996); Passaggi al Teatro Araldo di Torino (1997); Amarcord, la memoria e l’oblio, Installazioni RaiSat1-Arte Torino (1998); una personale presso la Galleria Paolo Tonin, Torino (1998); Sedie presso la galleria Ingenio di Torino (2007); una personale presso Finanza e Futuro (gruppo Deutsche Bank) di Torino (2014).
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Gabriele Ieronimo 62 anni, figlio di un paesino dei monti Dauni, fin da piccolo mostra una spiccata passione per il disegno e i colori, che lo portò a frequentare l’Istituto d’Arte Fausto Melotti di Cantù. Da giovane frequenta per diversi anni lo studio del Professor Paolo Minoli. Il lavoro da project manager lo tiene lontano, per un po’, dal mondo dell’arte, ma nel 2000 la passione per la pittura, mai sopita, riemerge prepotentemente. Ieronimo realizza numerose opere ripartendo da soggetti geometrici e figurativi finchè la sua continua ricerca lo porta alla realizzazione di opere astratte. Significativa è la personale allestita nel 2017 alla corte san rocco di Cantù “Dinamismo e colori dell’anima” con una quarantina di opere astratte che rispecchiano le diverse fasi evolutive della sua crescita artistica. La tecnica pittorica si evolve con la necessità dell’inserimento gestuale che porta a valorizzare le opere con interventi di action painting che permettono all’artista di esprimere al meglio le proprie emozioni. Le sue opere sono esposte in numerose iniziative artistiche e pubblicate su riviste d’arte quali “IconArt Magazine” e “Rivista 20”. Nel 2019 partecipa alla collettiva “Astrattissima” a Chieri, curata da Enzo Briscese, Giovanna Arancio e presentata dal critico d’arte Giovanni Cordero. Nel 2020 partecipa ad “Arte Parma” con la galleria Ariele ed al premio “Icon Art 2020” indetto dalla rivista IconArt Magazine.
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Michele Roccotelli
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Michele Roccotelli è nato a Minervino Murge, ha seguito gli studi artistici a Bari e si è perfezionato a Roma. Si è rivolto ben presto alla pittura e all’insegnamento, cominciando ad esporre nel 1968. Da allora ha allestito numerosissime personali in prestigiose gallerie, rassegne nazionali e fiere d’arte contemporanea. Le esposizioni all’estero sono state numerosissime. Si è dedicato anche alla ceramica e alle illustrazioni di libri, cataloghi e riviste. Hanno scritto di lui numerosi critici, giornalisti e scrittori. Narratore di sequenze simboliche, ogni suo quadro scandisce segnali cromatici e tonali solenni, tagli e ricomposizioni di un itinerario figurale concretizzato attraverso lo slittamento di sagome pittoriche quasi veristiche. Ma in essi consiste soprattutto la rivelazione del desiderio dell’ artista di fare del proprio lavoro la testimonianza di una tensione partecipativa, di un’identificazione amorosa. Vittorio Sgarbi (critico d’arte) Le ultime mostre di Roccotelli spaziano in tutta Italia e all’estero. Da ricordare la mostra avuta con successo in Germania nelle galleria d’arte Halbach e a kupferzel da Rechert Sigmud, mentre in Italia nel 2019 a Margherita di Savoia organizzata da Uni3 e a Napoli nel Castel dell’ovo, diretta da Jvonne Carbonaro. L’ultima partecipazione è nella mostra “Il senso del sacro” voluta dal critico d’arte Clementina Gily Reda. Ci vorrebbe tanta carta per elencare tutte le sue opere. Attualmente espone in permanenza nella 3b Gallery di Roma. mail.: micheleroccotelli@libero.it Sito: www.roccotelli.it tel. 347.58 23 812
Aurora Cubicciotti
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È una ricerca continua, forse affannata, forse anche dolorosa, ma estremamente affascinante, quella che ci propone l’artista Aurora Cubicciotti: una donna che sa leggere l’alito della vita, che sa guardare dentro le cose, nelle recondite profondità degli occhi dei personaggi che lei ritrae in maniera mirabile, nelle profondità delle pieghe dei meandri dell’inconscio, nelle profondità dei sentimenti, nel “simbolismo” dei suoi personaggi che diventano paradigmi delle condizioni stesse della vita quotidiana. È una poetica che si carica e ricarica di infiniti ruoli e di infiniti significati. L’artista padroneggia la parola poetica e le immagini pittoriche, sa parlare con semplicità e icastica evidenza alle nostre menti: le sue opere pittoriche sono pura poesia per immagini che solo in apparenza sono mute, a volte mirabilmente accompagnate anche da suoi testi poetici che mettono a nudo tutto il grande universo emozionale che le distingue. L’intimità di dialoghi perduti in un “tempo contemporaneo” che inizia a scorrere forse troppo velocemente. Una spiritualità interiore, viene rappresentata attraverso dipinti ad olio e carta che ci parlano di uomini e donne, che vivono nel nostro tempo. Lacerazioni dell’anima. Speranze ricercate, per poi essere ritrovate. La pittura di Aurora Cubicciotti si muove in un contesto sociale, poco esplorato dagli altri Artisti. L’idea di pittura classica tradizionale, viene abbandonata, per dare maggiore spazio a quel processo di significazione, alla base di ogni lavoro di Cubicciotti. Come ci ricorda Aurora, la tecnica pittorica deve essere alla base di ogni buona realizzazione; ma questa da sola non basta. Un’opera ha bisogno di sentimento. Un’opera deve saper raccontare. Deve saper “parlare” allo spettatore. Deve instaurare con esso un dialogo intimo, spirituale, tra sogno e realtà (Pecci/Russo) mail.: cubyaurora@gmail.com Sito: www.facebook.com/ aurora.cubicciotti tel. 339.18 38 913
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Osvaldo Moi Scultore da sempre, Osvaldo Moi sin dalla sua infanzia ha sempre manifestato una propensione alla scultura, con un semplice coltellino e in seguito con l’innovativo temperalapis, si cimentava sin dalle scuole elementari nella creazione di matite dalle forme più stravaganti lontano dagli sguardi delle maestre. Il suo stile sobrio ed originale, che privilegia curve essenziali e amore per il dettaglio si evince in ogni sua opera. O.M. non ha mai condiviso volentieri, sin ad ora, il suo amore per la scultura e di conseguenza le sue opere. L’idea di esporle nasce dalla volontà di far conoscere ad un pubblico più vasto la sua arte e il suo modo di concepire le forme. Consapevolezza che si rafforza grazie alla partecipazione a due edizioni dell’iniziativa “La Sgorbia” che lo portano a “creare” in diretta su temi assegnati. L’essersi classificato 9° su una settantina di concorrenti nella prima edizione e riottenere la stessa qualificazione nella seconda edizione del 2002, lo ha convinto a perseguire la strada della condivisione delle sue creazioni con tutti coloro che sono particolarmente sensibili ad uno stile lineare e, allo stesso tempo, carico di contenuti. Nato a Silius in provincia di Cagliari il 14 settembre 1961. Diplomato Geometra. Cavaliere dell’Ordine San Lazzaro e Mauriziano. Sottufficiale e pilota di elicotteri dell’esercito italiano dal 1980.
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Nata a Roma, si è diplomata al Liceo artistico S. Orsola. Ha poi conseguito l’abilitazione all’insegnamento del disegno. Nella stesso periodo. ha approfondito i concetti della pittura moderna alla scuola di Arcangelo Leonardi, fondatore della “Rivista di arte cultura e attualità AL2”. Dopo successivi corsi di specializzazione ha insegnato per alcuni anni in vari istituti a Roma e, in seguito, a Canelli dove si è trasferita nel 1972. II suo è stato un lungo percorso artistico con la partecipazione a mostre collettive e personali. Sue opere sono presenti in collezioni private in Italia e all’estero.
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La sua pittura inizialmente è di ispirazione cubista, con un’analisi attenta della purezza e della precisione delle linee, in una proiezione geometrica della realtà, la composizione cromatica è pura pittura tonale. II colore è protagonista e diventa sentimento, sensazione. Con l’andare del tempo l’espressione cambia e porta a un ammorbidimento dei toni e alla vicinanza con soggetti di altra natura: fiori, interni, nature morte. Poi riprende il suo primo stile immergendolo in un mondo fantastico, pieno di colore: “La fantasia e la creatività si incontrano in un luogo immaginario in cui tutto può avvenire”.
Angelo Buono E’ il colore, in tutte le sue declinazioni, il motivo dominante della pittura di Angelo Buono. L’artista originario di Torre del Greco nel napoletano, ma attivo da anni a Genova, ha scelto ora la piazza di Cremona per far conoscere ed apprezzare le sue opere nelle quali spicca l’utilizzo sapiente e innovativo del colore. Lo ha confermato nelle sale di ‘Immagini, Spazio, Arte’ di via Beltrami il critico d’arte Gianluigi Guarneri. Come è possibile notare nelle opere messe in mostra – una ventina riferite soprattutto agli ultimi anni di produzione – l’artista ligure ha rivisitato in maniera del tutto personale la lezione espressionista sia francese che tedesca, realizzando dipinti che colpiscono immediatamente il visitatore. Caratteristici risultano anche i tratti marcati con i quali Angelo Buono descrive i suoi soggetti, dando loro il giusto risalto. “Nelle mie ultime opere ho inserito anche delle linee spezzate” ha osservato l’artista nel corso della presentazione della mostra.
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Renzo Sbolci Renzo Sbolci nasce a Livorno nel ’47. Artista da sempre, fin da piccolo restava affascinato ad osservare il padre dipingere. Si diploma al liceo artistico di Carrara e passa all’insegnamento della pittura, della ceramica e della storia dell’arte nelle scuole della sua città. I suoi esordi espositivi, subito nel solco della astrazione e del materico, risalgono agli anni ’80 con varie personali e collettive a Livorno, Pisa, Lucca e Firenze. Dal 2000 dopo un ventennio di pittura su tela si dedica alla pittura su legno che gli permette di realizzare opere aperte e di maggior spessore. Da quella data si intensificano le sue partecipazioni in personali e collettive. Attualmente il suo lavoro è seguito da galleristi di Pisa, Ferrara, Roma, Caserta, Palermo, Firenze e Torino. Espone più volte anche in Olanda e Belgio. Sue opere si trovano in collezioni private e ospitate presso istituzioni locali. Le opere di Renzo Sbolci forniscono una nuova interpretazione dell’orizzonte, per come lo abbiamo conosciuto: esso si è perso, collassato e frammentato in una pioggia di linee e in un pugno di polvere. Attualmente Sbolci indirizza la sua ricerca al recupero del collage e della grafica( sue antiche passioni) tornando ad indagare intorno al tema del figurativo. Nascono così le recentissime sue opere della serie delle Utopie, paesaggi sofferti, vuoti, spesso privi di colore, spesso, invece, infocati di passione.
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Gabriele Vicari Pittore e scultore toscano, lavora da sempre sia in Italia che all’estero. Artista ritrattista di indiscusso valore ha opere esposte permanentemente in collezioni pubbliche e private a Denver, a Victoria, a Santa Maria al Monte, all’Università di Yale, New Haven in Connecticut, a Bruxelles, a Camaiore, a Londra, a Oslo, a Firenze, a Cefalù, a Pietrasanta Calai e in altre sedi. Solo nel 2020 ha realizzato tra molte altre, la statua bronzea di Galileo Galilei situata a Pisa e il busto di Gabriele D’Annunzio sito a villa La Versiliana. Molte delle sue sculture sono esposte in piazze canadesi come il monumento a Sir James Douglas, il primo governatore della British Columbia. In Canada, alcuni anni fa ha fondato anche una scuola di scultura e disegno frequentata da molti studenti che organizza workshop in numerose città tra cui New York, Victoria, Pietrasanta.
mail.: gabriele.vicari@hotmail.com Sito: www.facebook.com/ gabriele.vicari1 tel. 340.23 54 548
Gabriele D’Annunzio - 2020 -bronzo
Carla Silvi I lavori di Carla Silvi si distinguono per la ricercatezza così come per la calma attenta e riflessiva che sottendono, in altre parole per la capacità di “mestiere” sostenuta da una poetica intimista. La sua pittura di genere, in particolare le nature morte, ma non solo, è caratterizzata da una elaborazione personale mai ripetitiva e da un’atmosfera che effonde luce sulla tela introducendo nel suo mondo, nei suoi “racconti”. Le rappresentazioni rispondono ad una rigorosa volumetria e ad una particolare sensibilità tonale supportata da una robusta trama compositiva e da una equilibrata disposizione dei campi di colore. All’interno di un contesto naturalistico, si avverte la perizia nel disegno e il suo soffermarsi sui dettagli senza che si perda l’equilibrio dell’insieme mentre la ricchezza di delicate sfumature completa il quadro, preservato da rigidità formali. A Carla Silvi piace sperimentare, nell’ambito figurativo, le diverse tecniche: olio, acquerello, tempera, tempera all’uovo, quest’ultima, molto usata durante il Rinascimento, piace specialmente per la bellezza dei suoi colori. La pittrice ci comunica una visione serena, inerente agli stati d’animo che vive, e contagia una sorta di benessere interiore. Dalla pittura all’incisione: i lavori ci mostrano un’artista con gli occhi vigili e sempre pronta a recepire nuovi stimoli. Tra gli artisti che hanno influenzato la sua pittura è da annoverarsi Courbet a cui si è ispirata per un dipinto che rappresenta una merenda tra l’erba, un lavoro luminoso e vivace. Giovanna Arancio
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vacanza al mare- 2020 - olio su tela - cm70x50
mail.: carlaerbi@libero.it Sito: www.facebook.com/carla.silvi tel. 333.44 14 541
Gina Fortunato L’arte di Gina Fortunato si caratterizza per la curiosità, il profondo senso di analisi del vivere quotidiano, i tormenti e le emozioni, che l’hanno condotta a sperimentare altre vie, fino a trovare casa nell’informale. Dalle sperimentazioni figurative post accademiche, la Fortunato ha trovato il suo percorso in due filoni fondamentali: l’astrattismo e la figurazione. E l’informalità di Gina Fortunato è una raffinata ricerca di luci, di linee curve che puntano alla morbidezza, a pacificare, a liberare gioia in chi ha il piacere di immergersi nella profondità delle sue opere. Gina Fortunato è una delle più alte forme di raffinatezza dell’attuale panorama artistico italiano, che si manifesta sui supporti attraverso una tecnica di elevata fattura e un uso del colore e della luce di particolare spessore. Nelle sue opere astratte, l’artista di origini pugliesi declina l’attaccamento alla sua terra e ai valori, unitamente alla mentalità aperta al cambiamento; nelle sue opere, infatti, prevalgono il bianco e i colori della terra, con un uso costante anche delle tonalità di blu, che manifesta un animo profondo e orientato alla meditazione. I rossi e i blu fanno spesso da tappeto a flash dorati o a vere e proprie macchie di luce, con le quali la pittrice esprime un ottimismo evidente, così come prepotente emerge l’apertura al cambiamento, pur con i piedi ben saldi al terreno, con le radici piantate nell’amore per le sue origini e per gli affetti familiari.
2020 - tra le pieghe della vita - acrilico su tela - cm50x50
mail.: ginaeffestudio@alice.it Sito: www.ginaeffe.it tel. 349.84 49 227
Angela Ippolito Nata a Monopoli (BA) nel 1955, vive a Milano. Diplomata nel 1974 in Maturità d’Arte Applicata settore Tessitura, presso l’Istituto d’Arte di Monopoli (BA). Diploma di Esperto Laboratori Esperienziali – Biennio 2013-2015 – Accademia di Arte Terapia Lyceum VITT . Impegnata in lavori nel mondo della Fotografia, Pubblicità, Grafica . Tre Mostre personali, e varie collettive. Ultime partecipazioni nel 2018 a Chieri a Palazzo Opesso a cura di Enzo Briscese a TO. 2019 Premio Espressività con l’opera “La rivalsa dell’anima ferita” alla Mostra DamArs – La donna nell’Arte a Palazzo Durini a cura di Eva Amos a MI. Nel 2020 a Palazzo Stella Galleria Satura - GE, due Collettive “ Rinascenza” e “Art Expo 2020.
Sotto lo stesso cielo - 2021 - acrilico su tela - cm80x80
mail.: info@angelaippolito.com Sito: www.angelaippolito.com/ tel. 335.21 66 06
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Umberto Salmeri vive e lavora a Roma. Dopo aver vissuto le prime esperienze nell’ambito del noespressionismo e dell’informale, si è orientato per una esigenza spirituale verso i Maestri del Due-Trecento, sviluppando in modo del tutto personale un concetto pittorico di carattere neometafisico. Successivamente rivolge il suo interesse all’elaborazione informatica dei dati visivi, mixando tecniche digitali con tecniche tradizionali (olio e acrilico su tela). Negli ultimi tempi si registra nella sua opera un ritorno, seppur rielaborato dal linguaggio digitale, alla tematica misitico-psichedelica dei primi anni ’90. L’autore peraltro e’ stato sempre impegnato nello studio delle dottrine orientali ed esoteriche ed al riguardo ha pubblicato nel passato un opuscolo con le Edizioni Serarcangeli intitolato “La Compagnia dei Siderali”. L’operetta e’ stata anche divulgata personalmente tramite YouTube sull’apposito canale “ umbsalmeri01 “. L’artista e’iscritto alle associazioni romane l’Altrosguardo, Autorionline ed Artisti Romani Via Giulia. Recensioni su Annuario D’Arte Moderna Italiana – ACCA , Art Diary Italia , Arte Mondadori , Flash Art nonche’ è stato recensito su diversi periodici e quotidiani nazionali ( Il Giornale dell’Arte, Repubblica, Il Corriere della Sera etc. ).
nella mente degli dei- 2005 - digitale su pvc - cm70x113
mail.: umbertosalmeri@virgilio.it Sito: www.umbertosalmeri.com tel. 389.20 07 013
Letizia Caiazzo vive e opera a Piano di Sorrento (Na). Dopo gli studi superiori compiuti presso l’Istituto Santa Dorotea di Napoli, ha conseguito il diploma di Assistente sociale presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Da sempre ha coltivato la passione per l’arte che ha profuso in qualità di docente a generazioni di giovani. Molto attenta alle varie espressioni artistiche, Letizia Caiazzo ha sperimentato le tecniche più svariate. Questo percorso da lei intrapreso con determinazione le ha permesso e tuttora le consente di essere presente a rassegne di grande rilievo nonchè di essere organizzatrice mostre ed eventi volti alla promozione dell’arte e della cultura. Sono molti i critici e gli storici dell’arte che si interessano alla ricerca artistica di Letizia Caiazzo. Tra questi troviamo Raffaele Pinto che l’ha voluta al I Convegno Internazionale di Letteratura elettronica al Pan di Napoli, Vinicio Coppola, Massimo Pasqualone, Carlo Roberto Sciascia, Rosario Pinto, Lucia Basile, Leo Strozzieri, Vania De Luca, Fernando Salvatore Fiore, Corrado Aiello, Ferruccio Capra Quarelli, Dino Marasà, Antonino Fiorentino, Nuccio Mula, Maria Teresa Prestigiacomo, Rita Fasano, Giovanni Cardone ed altri. L’arte digitale di Letizia Caiazzo è conosciuta ed apprezzata sia in Italia che all’estero. Appassionata cultrice di arte, poesia e letteratura collabora anche con riviste d’arte e cura recensioni per artisti.
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Tristezza - 2020 - digital art - cm 50x75
mail.: letiflac@libero.it Sito: www.letiziacaiazzo.com tel. 333.76 11 290
Elisa Fuksa-Anselme Contemplando le opere di Elisa Fuksa Anselme è come sentire una storia che nessuno racconta. Sono frammenti di un passato sconosciuto che lei meticolosamente seleziona basandosi sul suo occhio di fotografo, si tratta di un tessuto vitale complesso di vite passate. Il suo lavoro rivela la dimensione della narrazione e l’ immagine fotografica è contaminata con l’espressione della materia pittorica che”nel coprire rivela”. L’ambiguità, lasciata dalle tracce dei ricordi, ci trasporta al centro della trama: non si sa se esse emergono dalla materia o se la ricercano. Tale delicato gioco di andirivieni crea una tensione tra ciò che è rivelato e ciò che rimane sepolto nell’oblio. Quando concentriamo la nostra attenzione su questa sorta di lavoro scenico di Elisa Fuksa-Anselme ogni cosa ci appare avvolta dal mistero e suscita in noi un sottile senso di nostalgia. Sera, pittore, illustratore e autore di fumetti. mail.: elisa.fuksa-anselme@orange.fr Sito: www.facebook.com/ elisa.fuksaanselme
Senza titolo - 2018- t.m. su tela - cm20x20
Lorenzo Basile Lorenzo Basile, pittore e poeta, nasce a Sarno, in provincia di Salerno, località dove tuttora vive e opera. Fin da bambino è attratto dalle arti figurative, ma, pur avendo inclinazione per la letteratura, l’arte e la poesia, viene indirizzato dai genitori agli studi tecnici. Dopo aver conseguito il diploma di maturità, si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza, che, però, abbandona precocemente per seguire la sua vocazione artistica. Per circa tre anni frequenta la scuola di pittura di un noto maestro salernitano. Durante questo periodo di formazione, apprende i canoni dell’arte figurativa, il rigore formale e l’equilibrio cromatico. Dopo il periodo figurativo, Basile inizia a sperimentare nuovi linguaggi espressivi, che risentono dell’influsso dell’espressionismo, dell’astrattismo e dell’informale. Negli anni successivi la ricerca del “valore formale” si incanala in un linguaggio pittorico d’effetto, fatto di campiture cromatiche vigorose, che invadono lo spazio della tela. La forma in Basile non è mai solo delimitazione (o superamento) di un confine cromatico: è lo spazio del “sentire”, ovvero il luogo dove si realizza l’armonia. Il segno è libera espressione gestuale e, al tempo stesso, rituale simbolico in cui si manifesta la coscienza remota dell’artista. Il colore, infine, è il mezzo attraverso il quale Basile ci comunica le sue visioni interiori. Forma, Segno, Colore sono allora la sintesi del suo processo creativo che, pur avvicinandosi all’esperienza artistica dell’astrattismo, ne costituisce un personale ed originale modo di “sentire”; un pensare all’arte come profonda e convinta narrazione dell’io. Ha partecipato a centinaia di Mostre collettive in Italia e all’estero (U.S.A., Francia, Brasile, Inghilterra, Portogallo, Marocco, Senegal, Emirati Arabi, Uruguay) e a concorsi dove ha ricevuto prestigiosi premi. Ha organizzato Personali di Pittura in Italia e all’Estero raccogliendo consensi di pubblico e critica.
Anima amante - 2012 - olio su tela - cm 00x00
mail.: lorenzobasile2015@libero.it Sito: www.facebook.com/ tel. 339.7548 717
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Sarka Mrazova Figlia d’arte, nata a Ostrov nad Ohri (Rep. Ceca), si è presto trasferita con la sua famiglia nella vicina Karlovy Vary, affascinante città termale. Ed è li che fin da bambina frequenta la sua prima scuola d’arte che, unitamente ad un ambiente familiare ricco di fermenti artistico - culturali, ha plasmato e profondamente influenzato la sua vena creativa. La famiglia deve però tornare a Praga, sicché Sarka ha conseguito la maturità classica con formazione artistica presso il locale liceo, trasferendosi poi in Italia, dove dal 1985 vive e lavora. Dal 1995 ad oggi ha partecipato a numerose mostre collettive sia in Italia che all’estero ed è stata apprezzata in importanti mostre personali. Carica magica di colori, immagini, emozioni – fluidità di poesia e di realtà eccitante con la sua straordinarietà ed originalità. Spettro di temi mai banali sorprende con la sua insolita ampiezza, la superficie dei quadri è ricca di motivi versatili. La scala cromatica non è ferma nella sua accordatura ma affascina con sempre nuove risonanze. E’ evidente che questi quadri sono dipinti non soltanto con grande inventiva e piacere ma anche con onesto approccio artigianale. Tutto quanto in perfetto equilibrio e armonia colma sommamente con la sua inventiva e suggestiva efficacia la nostra aspirazione estetica.
Natale - 2010 -acrilico su cartone - cm25x20
mail.: sarka.mrazova62@gmail.com Sito: www.sarka.it tel. 340.62 60 221
Mirella Caruso Mirella Caruso è nata a Sciacca, luogo che la ha sempre ispirata nei suoi dipinti per le sue atmosfere mediterranee. Si è laureata in Giurisprudenza all’Università di Palermo e ha insegnato Discipline Giuridiche ed Economiche in diverse scuole di secondo grado. Nel 1978 si è stabilita a Torino, dove ha iniziato il suo percorso di pittrice grazie all’incontro con Margherita Alacevich. Le sue atmosfere coloristiche scaturiscono all’insegna della semplicità. Accompagnate talvolta da fugaci lambiture poetiche. E ciò avviene tanto nella trattazione di cieli dalle immobili nubi screziate quanto negli essenzializzati flutti che avvolgono scogli di umbratlili costiere, quasi la pittrice volesse rinvenire nei silenzi di quelle allocuzioni visive nutrimento per la fervosa sua personalità di estrazione mediterranea. Giuseppe Nasillo …Pittrice di innata sensibilità, trasferisce sulla tela l’intimo legame con la terra in una coloristica fortemente influenzata dalla luce tipica del paesaggio mediterraneo… Carlo Accossato
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Sciacca, la coda della volpe- 2019- olio su tela - cm50x40
mail.: mire.caruso@gmail.com Sito: www.facebook.com/mirella.caruso.31 tel. 339.36 56 046
Silvia Finetti
Raffaella Pasquali
Giochi di bimbi a Cuba - 2019 - olio su tavola - cm50x80
Iceberg - 2017 - t.m. su tela - cm70x50
Silvia Finetti nata a Torino dove vive e lavora. Dopo gli studi artistici continua il percorso grafico e artistico che la porta a lavorare su vari fronti pittorici (figurativi e astratti). E’ insegnante di corsi di Pittura di Acrilico presso UniTre di Torino e corsi di Acquerello. La sua carriera artistica incomincia da giovane: le prime sue opere le espone a Roma, tramite un concorso di allievi selezionati esteso a tutte le Accademie di Italia. Questa è stata una spinta che l’ha indotta a continuare nella sua formazione artistica, partecipando a numerosi concorsi e mostre collettive e personali. La sua ricerca, continua tutt’oggi nell’espressività del colore e nella ricerca tecnica, esprimendo rabbia ed illusioni con spatolate rapide e decise e con sviluppi contrastanti di colori. La gestualità nell’approcciarci con il colore e la forma, porta l’artista a creare delle campiture di colori gradevoli. La passione per la fotografia e per la ricerca di momenti, di attimi particolari, di emozioni soggettive che vengono trasformati in immagini e rielaborati graficamente, portano ad un’espressione pittorica più ricercata, spesso utilizzando il monocromo o il colore nelle sue tonalità. L’artista si divide, tra il mondo astratto e quello figurativo-grafico: questi due percorsi mirano ad una sintesi artistica, sviluppata fino ad oggi e prosegue lo studio analitico contrapponendo l’astrattismo come espressione primaria interiore esplicitata nelle sue opere ed il mondo figurativo-grafico più realistico ed essenziale. Questi due percorsi paralleli portano ad una complementarità che mirano ad una sintesi artistica, a volte configurata, nell’espressione delle sue opere.
Raffaella Pasquali è nata a Vercelli. A 17 anni segue un corso presso l’istituto Belle Arti di Vercelli con il maestro Renzo Roncarolo (detto Pimpi), che la invita a non perdere mai la purezza che esprime nei suoi lavori. Nel 2002 dopo un percorso professionale rivolto essenzialmente alla professione di Ingegnere Elettronico si iscrive, per riprendere il percorso interrotto anni prima, alla Accademia Pictor di Torino ove segue i corsi dei maestri Aldo Antonietti e Giuseppe Musolino. Inizia da questo momento un percorso artistico che la porta a ricercare nella pittura una possibilità di espressione aperta e svincolata dal quotidiano.
mail.: silvia.finegrafica@gmail.com Sito: http://silviafinetti7.wix.com/silvia-finetti tel. 339.50 25 122
mail.: raffaellapasquali@studioingpasquali.it Sito: www.facebook.com/ tel. 340.24 26 206
Viaggiatrice attenta ai luoghi geografici, ma soprattutto alle culture che li abitano, ricerca nell’universo dell’arte sentieri di approfondimento filosofico e di recupero di quegli aspetti interiori e spirituali che nel caos del quotidiano restano soffocati e inespressi. Ad interessarla sono in particolare le popolazioni del Centro e del Sud America e l’Oriente, che affiorano nei suoi lavori con declinazioni cromatiche e contenutistiche aperte a stratificate letture: lo sguardo di una ragazza cambogiana, i giochi di bambini a Cuba ma anche l’intensità di un fiore appena sbocciato. Raffaella Pasquali identifica nella pittura ad olio su tela o su tavola il linguaggio più adatto al proprio sentire e al suo pensiero teorico.
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Vittoria Arena Vittoria Arena è nata a Messina nel 1962 vive e lavora in provincia di Bergamo. Fin dalla giovane età manifesta interesse per il disegno e la pittura. Dopo gli studi si trasferisce a Milano, ed è da questa città che inizia il suo iter artistico con la frequenza di corsi specifici per affinare le tecniche pittoriche. Dal 1985 partecipa a diverse manifestazioni e concorsi in estemporanee, oltre a mostre collettive e personali. Diverse sue opere sono state premiate in importanti concorsi artistici nazionali. In lei l’amore per la pittura è sempre vivo. Questo sentimento la porta a sperimentare nuove tecniche e a creare nuove forme. Ammirando i suoi quadri facilmente si rimane coinvolti nel gioco di colori, dove la sua anima artistica esprime emozioni attraverso la spontaneità dell’immaginazione. Dicono di lei: “ Pittrice che si distingue dal panorama odierno di chi vuole apparire e meravigliare con soluzioni gratuite è già fatte in ogni direzione. Il suo esprimersi è di una purezza che maggiormente conquista quando si ha la fortuna di poterla conoscere. Fragile, pura, sincera e con un trasporto per quanto esegue pari a una fanciulla al primo amore. Figurativa, è all’apparenza astratta, delinea decisamente i contorni di ciò che raffigura ed emoziona nel rappresentare non superficialmente i suoi lavori.
Landscape - 2019 - t.m. su tavola - cm38x52
mail.: avitt_62@yahoo.com Sito: www.facebook.com/vittoriaa1 tel. 339.52 12 602
Tiziana Inversi vive e lavora a Torino dove ha il suo studio d’Artista. Ha nutrito sin dalla giovane età il desiderio ed il bisogno di esprimersi attraverso sembianze figurate, sia che ciò’ avvenisse con l’uso del colore ,sia che si producesse per mezzo del disegno,consegnando alle stesse l’effervescenza delle sensazioni e degli stati d’animo, enucleando pensieri,concentrazioni emotive, captazioni istintive riguardanti la soggettistica sortita dalla sua creatività. Il suo stile e’ onirico, simbolico, surreale. Durante il suo percorso artistico ha frequentato gli studi d’arte di Antonio Carena e Luigi Mainolfi. In seguito lo studio di Marco Seveso e quello dell’Insegnante dell’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino Roberta Fanti. Da circa 20 anni partecipa a mostre personali e collettive Nazionali (Piemonte. Liguria, Veneto, Toscana,Campania) e Internazionali (Barcellona, S. Pietroburgo, New York , Rio de Janeiro) Nel 2019 ha partecipato alla mostra”Il tocco dell’arte “ a Taggia con Il Critico d’Arte Vittorio Sgarbi. Dal 2015 e’ socia della Società Promotrice delle Belle Arti di Torino e dal 2017 del Circolo degli Artisti di Torino con partecipazione attiva alle mostre collettive. Servizi critici sull’artista si possono trovare sulla rivista “Percorsi d’oggi” di Torino ( in particolare su quella di Marzo-Aprile 2017, è riportata sulla copertina una sua opera dal titolo “Estasi” e nelle pagine 12-13 la Critica del suo lavoro artistico di Giuseppe Nasillo).Nel IV volume (maggio 2019) de “La donna nella storia dell’arte” di Giuseppe Nasillo,e’scritta la sua storia artistica alle pagine 98101. Servizi sul suo lavoro artistico si possono altresì trovare sulle riviste: “Cento Torri”, “Percorsi d’oggi”, “Rivista20”. Sul giornale “Il corriere dell’arte”. On line su” Canale Arte” , ” Art-Tribune” e “Il Torinese” quotidiano d’informazione.
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Acqua che da vita- 2021 - acrilico su tela - cm50x100 mail.: inversitiziana@gmail.com www.facebook.com//Tiziana-inversi-411099838958182/ tel. 339.18 58 688
Antonio Iozzo
Nicole Grammi
barca - 2021- gres, porcellana, paperclay
Tabù - 2010 - acrilico industriale su cartone lucido - cm70x100
(Tabù e una serie dedicata a Novalis ,la sua poetica ,romantica esplode in un mistico surreale, creando una centrifuga di archetipi,(l’invisibile proietta la sua ombra) Antonio Iozzo nato a cosenza .Consegue gli studi liceo artistico e accademia di belle arti nella sezione di scenografia. Dal 1984 inizia a lavorare come scenografo e direzione tecnica nel teatro di prosa nei vari enti di teatro stabili.Nel 1980 insieme a Maurizio Spinelli con la partecipazione del critico Francesca Miglietta presentano Immagini del sottosuolo.Dal 1994 collabora con L’associazione culturale il Graffio a cosenza dove esegue diverse mostre di pittura con il supporto critico di Antonio Barbieri.In questo periodo conosce L’artista Cristiano De Gaetano si costituisce uno studio di ricerca pittorica ,i lavori verranno esposti in eventi culturali sia a cosenza che taranto Dal 2000.si occupa di laboratori creativi di ricerca legati alla sperimentazione di attività artistiche all’interno di progetti riabilitativi in strutture psichiatriche.
mail.:antonioiozzo@gmail.com Sito: www.facebook.com/antonio.iozzo.9/about tel. 328.36 12 930
È per curiosità che ho avvicinato la ceramica… Inguaribile curiosa e sin da piccola alla ricerca del mezzo ideale per esprimermi, dopo la scuola d’arte ho lavorato in un laboratorio di scultura ceramica. È lì che ho avuto modo di creare, sbagliare, sperimentare con il più alternativo dei materiale, la terra, da cui tutto è stato generato e in cui stanno tutte le dorme possibili, in attesa di essere rivelare. La terra è per me tabula rasa, pagina bianca, sulla quale scrivere ricordi, suggestioni, pensieri, strutture compresse e armoniose, liberando così ciò che la voce non riesce a dire e il pensiero ad esprimere. Le parole come gioco, stimolo, mantra ossessivo che chiarisce i pensieri, mela paper clay, porcellana a carta, traslucida e delicata, ma forte e preziosa; mi portano a stringere legarmi con persone affini a me, con le quali condivido passione, follia e ricerca. 2020 Collaborazione con l’artista Gioela Suardi a Gavarno (Bg) 2018 Selezionata per la mostra d’arte collettiva “Ventagli Creazioni d’Artista” a Cecina (Li) a cura di Luisa Moradei della Fondazion Hermann Geiger. Alla mostra erano presenti nomi importanti del panorama artistico contemporaneo come: Elio Marchegiani, Tino Stefanoni, Pino Pinelli, Emilio Isgrò, Pietro Gilardi, Giosetta Fioroni, Riccardo Guarneri, Eugenio Carmi. 2018 Selezionata per la mostra collettiva “Arte a Palazzo (Bo). Recensione ricevuta dal critico Vittorio Sgarbi 2018 Esposizione per la Galleria Ariele ad “ArtParma Fair” (Pr) mail.: ni76st@gmail.com Sito: www.www.nicolegrammi.com tel. 339.69 34 580
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Eugenia Di Meo
Eugenia Di Meo nasce a Torino, dove frequenta l’Istituto d’Arte, Sezione di Moda e Costume, e il Politecnico presso il quale si Laurea in Architettura. Il disegno presenza costante nel suo percorso formativo, ha caratterizzato una lunga sperimentazione volta a scoprire il “suo” segno spaziando tra differenti settori: dall’arredamento alla moda, dalla ceramica alla calligrafia. Quest’ultima si è rivelata la via più congeniale per orientare la sua indagine espressiva, bilanciando le sue precoci inclinazioni estetiche con la crescente pulsione creativa. Metabolizzati alcuni insegnamenti di alcuni fra i principali maestri del Novecento, in particolare Kandinskij, Mirò, Balla, Depero, Picabia e Pollock. Eugenia Di Meo è riuscita a conciliare le forme e le geometrie dell’espressione astratta con l’eleganza del suo tratto grafico, tanto da avvicinarsi alla corrente creativa dell’Asemic Writing Art. Non paga della scrittura asemica “pura”, la sua sensibilità le ha permesso di guardare oltre, aggiungendo grafismi inediti di notevole efficacia, fino a manifestare l’ormai matura gestualità ritmica di una ricerca che è divenuta stile riconoscibile. Complice, forse, di quella manualità esercitata per anni con la ceramica e la calligrafia, l’Autrice attraverso un segno fatto di “parole –non-solo-più- parole” ci invita a ripercorrere con lei l’evoluzione delle poetiche d’avanguardia. (Architetto beatrice Pirocca). In questo mio percorso, ho partecipato a diverse mostre, personali e collettive. Tra le ultime: la Collettiva a Palazzo Barolo,Torino, nel 2014 per i venti anni dell’associazione “Dal segno alla scrittura”; la Collettiva a Villa Brasini, Roma, nel 2016; la personale alla Libreria La torre, Chieri(To), nel 2017; la collettiva di Fiber Art a Chieri (To)
Alba tra i fiori - 2021 - t.mista - cm30x42
mail.: eugenia.dimeo@gmail.com Sito: www.facebook.com/ /eugenia.meo tel. 340.60 75 719
Luigi Curcio Luigi Curcio è nato a Casabona (KR) nel1953. Nel 1968 trasferitosi a Torino frequenta il Liceo artistico e poi l’Accademia Albertina di Torino,dove si è diplomato nel 1978. Vive a Torino La classica metafora della montagna da scalare diventa simbolo di un percorso spirituale caratterizzato dal superamento di ostacoli che portano all’ascensione, all’elevazione, attraverso l’allontanamento dagli elementi più bassi e materiali in direzione di una dimensione più aerea e lieve. In queste opere è predominante un utilizzo dei materiali pesanti e densi, come il bitume, il cemento, le pietre e il catrame, che fanno da contraltare a forme leggere e gentili, in cui la sottrazione di peso e colore diviene metafora della trasmutazione del materiale in immateriale. 1985-86 Prima personale all’ Unione culturale presso Palazzo Carignano. Segnalato dalla commissione “Giovani Artisti a Torino” di cui faceva parte il professore P. Mantovani. 2015 Personale presso la galleria :- InGenio Arte Contemporanea - a cura di Roberto Mastroianni, C.so San Maurizio 14 Torino. 2015 Vincitore della Biennale Internazionale D’Arte Contemporana della Calabria: “ La Ruota della Memoria” 2019 Pubblicazione della monografia dal titolo:“ La conquista del mio corpo è il mio traguardo“ Prinp Editore
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Evoluzione - 2019 - tecnica mista - cm35x50
mail.: luigicurcio.art@gmail.com Sito: www.luigicurcio.com// tel. 327.53 04 074 - tel.: 011 2973118
ABACUC (Silvano Gilardi)
Silvano Gilardi dal 1985 vive e lavora a Mendrisio, ma è nato nel 1933 a Torino in una famiglia di artisti di origine svizzera. Il debutto artistico è avvenuto negli Anni Cinquanta con la produzione grafica (disegni e incisioni), e negli Anni Sessanta come pittore. Con lo pseudonimo di “Abacuc” faceva parte del gruppo storico di “Surfanta”, che proponeva un nuovo Surrealismo abbinato ad un antico senso del fantastico. Ma già allora, nell’elaborazione concreta delle immagini, prendeva decisamente le distanze dalle allusioni surrealiste dei colleghi. La sua stessa formazione giovanile nel campo del restauro lo orientava verso una più intensa oggettività incarnata nel linguaggio dell’arte come nella realtà della natura. Così, chiuse nel 1972 la rivista e l’esperienza di “Surfanta”, il percorso evolutivo di Silvano Gilardi si è sviluppato in un linguaggio tutto suo, in cui alterna analisi iconologica e accertamenti sul campo, acutezza di visione e risonanze arcane del mito. Inesauribili sequenze di figure, nature morte, paesaggi che spaziano dalla mitologia alla letteratura classica, si avvicendano anche nella produzione dei decenni successivi, fino ai sistematici lavori realizzati nel 2005, e a questi ultimi temi di “moralità” in dialogo con la letteratura antica e moderna, specialmente con Il libro degli esseri immaginari di Jorge Luis Borges.
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“(…) Io credo che le opere d’arte siano già più che sufficientemente eloquenti, e più “elastiche” delle parole, troppo legate alle contingenze di tempo e di luogo. Perciò credo ai miei occhi. Sì, ciò che vedo mi piace e mi convince, e lascio agli altri il discutibile piacere di chiedersi perché e percome.”
L’attività espositiva di Silvano Gilardi, in arte Abacuc, inizia nel ’51, anno in cui conosce Alessandri con il quale darà vita alla “Soffitta Macabra” e successivamente a “Surfanta” che lascerà nel ’68 per seguire una propria via sempre nell’ambito del surrealismo e del fantastico. “Già il nome d’arte che ha scelto suggerisce che il punto focale della sua visione si trova nel mondo delle storie bibliche e dei miti; e che la grande idea che la sostiene è un’idea di rigenerazione. Forse anche di uscire da questo mondo inquinato, da una società che offende. La vera scena di Abacuc è il cielo alto; si dovrebbe dire l’alto dei cieli. I suoi “sconosciuti oggetti volanti” sono i profeti semidei, i segni degli astrologi e dei chiromanti, e mondi in formazione catturati con generosa fantasticheria barocca.”6 “Il percorso evolutivo di Silvano Gilardi si è sviluppato in un linguaggio tutto suo, in cui alterna analisi iconologica e accertamenti sul campo, acutezza di visione e risonanze arcane del mito. Inesauribili sequenze di figure, nature morte, paesaggi che spaziano dalla mitologia alla letteratura classica, si
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avvicendano anche nella produzione dei decenni successivi, fino ai sistematici lavori realizzati nel 2005, e a questi ultimi temi di “moralità” in dialogo con la letteratura antica e moderna, specialmente con Il libro degli esseri immaginari di Jorge Luis Borges.”7
FRIULI VENEZIA GIULIA
Loris Agosto <Formae Mentis> Loris Agosto nasce a Udine e risiede a Tarcento, nella sua pittura riscopre l’immaginazione personale, il piacere di confrontarsi con l’apparizione dei colori, collegarli e adeguarli alle sue superfici, per produrre l’ideazione e il valore delle sfumature nella loro diversità dove le ragioni segrete che lo catturano e l’impulso mentale si manifesta in improvvise variazioni. L’effetto visivo di astrazione suggerisce aspetti ideativi a indicare la sua impronta personale trasmutata ad ogni nuova esperienza pittorica.
Le tracce cromatiche possono venire a contatto con le resine fino a debordare i confini del dipinto e nell’immagine che si offre allo sguardo in una doppia valenza, come sostanza pittorica e come forma mentale in continua germinazione per vivere anche fuori della dimensione del quadro. Comprimendo la tela Loris Agosto crea la terza dimensione, passaggio indispensabile per la trasformazione dello statico in dinamico. L’artista dopo averla compressa srotola la tela e su di essa espri-
Info: studiograz2@yahoo.it
me il colore. Gli eventi più significativi dell’artista sono vissuti in molteplici esposizioni personali e collettive in Italia e all’estero fin dal 1985 ad oggi 2021 con la mostra a Trieste alla Gallery Art. Loris Agosto ha fondato con altri artisti <Formae Mentis> Gruppo di Ricerca Artistico Culturale del Friuli Venezia Giulia.
mail: agostoloris@gmail.com-
(note di Graziella Valeria Rota)
https://www.athanor-arte.com/
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LE SERRANDE DELL’ARTE di Graziella Costa Graziella Costa è nata a Caraffa di Catanzaro e residente in Udine. Ama ed è l’artista della fotografia e nei suoi viaggi trova sempre immagini significative nei contenuti espressivi che testimoniano il luogo, qui a Bologna, e gli artisti che si sono espressi anche quando i locali sono chiusi. , è laureata in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università degli Studi di Udine ed ha portato a compimento il Master Universitario ITALS per la progettazione dell’insegnamento della lingua e cultura italiana a stranieri. È stata
docente di Lingua e Civiltà Straniera Inglese presso un liceo udinese fino al 2003, anno in cui è stata nominata per cinque anni lettrice di italiano presso l’università di Hanoi in Vietnam dal Ministero degli Affari Esteri (MAE). Nella capitale vietnamita ha svolto anche funzione di Addetto Culturale presso l’Ambasciata italiana. Ad oggi, in pensione, si occupa di scambi culturali collaborando per un’organizzazione con sede a Bologna. (promoter Graziella Valeria Rota)
Prima gli studi e poi gli impegni lavorativi l’hanno portata a visitare numerosi Paesi nel mondo e, per poter fissare i ricordi più significativi dei suoi innumerevoli viaggi, ha sviluppato la passione per la fotografia, che le hanno valso dei riconoscimenti in ambito di contesti fotografici.
Info: studiograz2@yahoo.it -
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cell 333.10 11 974
e-mail: graziella.costa@gmail.com
<premišljene strategije> Alenka Deklic Artista di famiglia sloveno-croata nasce a Trieste, è insegnante e oggi vive a Muggia. Da ragazza viene segnalata come potenziale dall’artista cosmopolita Milko Bambič, ma solo nel 2002 inizia un percorso artistico sistematico sotto la guida dell’artista accademico Leonardo Calvo presso l’Associazione artistico-culturale slovena KudMagnet e dal 2004 alla Scuola Superiore d’Arte dell’UN. INT. di Trieste. Si occupa dell’insegnamento, della parte culturale e organizzativa di eventi locali e internazionali.
Ha collaborato con Gente Adriatica con l’artista Graziella Valeria Rota per molti anni, coordina le attività e gli eventi della scuola VISION ARTS di Trieste, fa parte di Sintonie group. Espone in Italia, Slovenia e Croazia. Recentemente si è presentata in Perù e alla 2° Biennale Int. Donna a Trieste. La sua opera è ispirata dalla visione dell’arte proposta dal saggio dr.S.Raynaud de la Ferrière, autore de El Arte en la Nueva.
La sua esposizione a Trieste alla Gallery Art nel Salotto artistico culturale Chocolate Coffe si ispira alle facoltà strategiche che si sviluppano negli umani lungo l’arco della vita seguendo la strada della consapevolezza e della spiritualità nella vivenza.
Info: studiograz2@yahoo.it -
e-mail: alenkadeklic@hotmail.com - www.facebook.com/alenka.deklic
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Il ritratto? Piuttosto un’ idea iconografica di Rocco Zani
Dal 6 agosto a Castro dei Volsci un’ampia ricognizione nell’opera recente di Cufrini A ben guardare la campitura si muove sulla direttrice muraria allargandosi come naturale trapezio per forme e slanci, per un adattamento naturale affinché la pietra faccia da deduzione e da conforto. L’immagine appare diluita allo sguardo offerto a breve distanza per ridisegnarsi poi in un “luminamento” dettato dal distacco. Il ritratto che Cufrini ha “concesso” alla Terra dei Volsci è di certo un frammento iconografico ma al contempo indizio di correlazioni altre: Nino Manfredi (in verità, Saturnino, e qui ci sarebbe materia per imbastire ipotesi e arcani segnali capaci di restituirci, come direbbe Marcello Carlino “un residuale bisogno di ancoraggio”) attore, regista, sceneggiatore, maschera, chansonnier, ma soprattutto interprete – com’è nella privilegiata e luciferina veste del guitto – di una socialità allargata che è illimite per storia e per declinazione del tempo. . Ecco, questa opera di Cufrini, che risana oltremodo la pietraia levigata, mi appare all’improvviso come una enorme meridiana i cui segnali orari – e secolari – dettano il ticchettio e lo stordimento, risalendo – o inabissando di volta in volta – la bocca, il naso, l’occhio sbalordito, la chioma guerriera. L’icona – riconoscibile e riconosciuta – si fa dunque rassicurante presenza, luogo nel luogo capace di “inglobare in noi stessi” come ebbe a scrivere Giuseppe Bonaviri nei suoi Itinerari Ciociari “l’erba ascepla, l’elle boro, la fuggitiva lucertola, i nidi dispersi nelle macchie, le pietre rosse, il respiro degli uomini che sanno pensare a tutte le cose, che, effimere ombre, subito passano”. Non è un caso che il “ritratto” di Cufrini sia un vero e proprio resoconto narrativo affidato non esclusivamente al segno, che
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redime ed evidenzia, che propone e ribadisce. Lui, l’artista, tra una indefinita ressa di lettere sceglie le vocali e le consonanti che si fanno, d’improvviso, segno – e tono – marcato, talvolta sbiadito per restituire all’opera una conformità che non è più – non è soltanto – predominanza identitaria, piuttosto teoria di umori, di aliti, di manomissioni, di profonda emozionalità. La “scrittura grafica” di Cufrini aiuta pertanto ad una decodificazione dell’immagine assai più articolata e complessa perché attribuisce ad essa – all’immagina
– quella che mi piace suggerire come temperatura grammaticale ovvero una gradazione di ombre e bagliori che sono storia remota, liturgia del dire e dell’ascolto, riflessione. Il “ritratto” – a questo punto declinerei al plurale la varietà di presenze analoghe – è una perscrutabile stazione di sosta; ovvero l’esito di molteplici riassunti: territoriali, storici, espressivi. Minuscoli “distretti” di percezione dislocati come essenze (e sostanze) di un disegno più ampio. Quello che Cufrini intende e avvalora quale ricerca di una idea iconografica capace, più dell’immagina stessa, di produrre una sorta di tensione evolutiva che sia testimonianza, presenza lirica, teorema di un inedito divenire. Mi piace, a tal proposito, ribadire il prezioso contributo fornito da Loredana Rea nel 2014 in occasione della mostra Presenti/Assenti” : “… sono ritratti minimali, eseguiti con raffinati assemblaggi di lettere dell’alfabeto, con studiate erosioni della superficie metallica o, ancora impressi sulla carta seguendo le potenzialità di una ripetitività seriale, che suggeriscono la possibilità di tornare a disegnare il loro posto nella società, strappando alla flebile persistenza del passato, ciò che è stato e ora non è più …”. Il ritratto (o ancora, i ritratti) appare dunque una postazione di indizi e di intenti o, più verosimilmente, il carattere di un sentire che accoglie in sé la timbrica coscienza di un luogo – delle sue genti, della memoria, delle nefandezze, dei riti, dell’immaginario – fino a farne piccole ma insostituibili “corporeità di riflessi”. Il ritratto di Nino Manfredi (in verità, Saturnino) è l’epilogo occasionale – non ancora risolutivamente completo – di un percorso recente, ultimo e più meditato approdo di un dire che ha nel prologo ben altre premonizioni. Il “ritratto” si fa nel frattempo, catena testimoniale: lo è quello di Marcello Mastroianni nella sua terra di creste e crateri; lo è quello di Fabrizio De André in una Genova orfana e sperduta; lo sono quelli che restituiranno alla terra di Sicilia gli sguardi – e perché no? – le voci di un Novecento che non ha modo di (non può) abdicare senza ripensamento; lo sono quelli di PPP, di Salvador Dalì, di Andy Warhol, di Frida, di Pablo Picasso, disseminati come trame. A ritroso l’altrove è un luogo di sortilegi durevoli. Lo studio di Cufrini si inabissa tra viottoli celati. Potremmo raggiungerlo con una bussola che ne segnali la rotta o sedotti dall’effluvio dell’imprimitura; delle colle e degli acidi che “marcano” risme di zinco. E’ qui, in questo luogo di filastrocche che è possibile, forse, tentare un approccio con la “fabbricazione” della storia. La sua, naturalmente. Sfogliando, più o meno distrattamente, i capitoli all’incontrario, fino a recuperare, come in un diario, la scrittura docile
del debutto; quella che si sottrae a revisioni di sorta, che pronuncia segni calligrafici decisamente perfetti. Eppure la “calligrafia” del pittor giovane – le tracce riemerse tra oggetti, prototipi, ipotesi – prefigurava il senso di un poco “rassicurante” incedere. Se per rasserenante vogliamo intendere una prospettiva fatta di orientamenti e domicili preannunciati. In verità Cufrini affronta le “stagioni” del suo tempo artistico rivoltandone i convenevoli ovvero ripudiandone quasi lo schema di sviluppo. Come se “avanzasse” per fughe, indugi repentini, ricapitolazioni, distacchi. Come se la materia si dipanasse in un incessante inseguimento per arretrare – altrettanto rapidamente – lasciando sul “campo di battaglia” resti, simboli,avanzi, ferite. Ed è tutto ciò che poi entra, protagonista, nei contenuti (e nel profilo) narrativi del nostro artista. Non soltanto metaforicamente bensì con il “consumo” effettivo di quelle opportunità. Restituendo l’anima – il rifiato – ad ogni ritrovamento; affidando ad esso una inedita significanza che è assortimento di memorie, di echi, di transiti. Dalle “azioni cromatiche” dell’esordio ai “dispositivi immaginifici” del tempo di mezzo; dalla scrittura intenzionale come avviamento narrativo fino alla sua applicazione filologica, avvenente e grafica nella successione dei recenti ritratti. Cufrini smuove i segni dell’alfabeto. Al pari dell’indovino che per uffici incantati e venerati vive il beneficio del presagio. Perché si compia l’ artificio.
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Antonio Tramontano L’attività artistica di Tramontano può essere ascritta ad un tipo di ricerca molto affine all’esperienza neoconcretista, una pittura analitica che si caratterizza per le trasparenze e le velature ottenute attraverso la stratificazione del colore e degli impercettibili passaggi graduali. Ad una lettura superficiale, i lavori possono apparire come dei monocromatici assoluti, delle campiture piatte; in effetti, per fruire di questi dipinti, servono concentrazione, tempo e acutezza visiva; e solo allora, essi, grazie al rivelarsi di infinite variazioni minime, ripagheranno l’osservatore offrendogli sensazioni intense. Possiamo sicuramente affermare che il lavoro di questo artista si basa su un unico elemento fondante: il colore che così trattato esalta la componente luminosa. L’obiettivo è quello di fare della “pittura pura”; dei “quadri”. Tramontano non è interessato alla riproduzione degli oggetti, alla mimesis: il suo è il tentativo di perseguire un’astrazione totale dove è il campo, con i suoi elementi formali, con la sua superficie piana ricoperta di colori combinati, a trasformarsi in una entità organizzata, in uno spazio psicologico evocativo.
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Mariangela Calabrese La linea espressiva di Mariangela Calabrese sembra definirsi all’interno di un bacino linguistico fitto di indizi, contributi e suggerimenti che denotano un’ampia e consapevole riflessione sulle dinamiche concettuali dell’arte e della letteratura. Dal 1980 la sua ricerca è intesa come sguardo innovativo e relazionale nei confronti della storia artistica attuale. Il suo è un rigoroso percorso sempre in bilico tra contaminazione e proiezione; e pertanto un itinerario cospicuo di approdi e linguaggi esplorati: la pittura, la scultura, i libri d’artista, le installazioni, le opere ambientali, le performance relazionali sono un unicum indiziale in cui prende forma – in maniera incisiva – quel legame vincolante con il “mondo osservato e appreso”. E di questo il senso radicato della sua “socialità”. Con gli uomini e l’ambiente attori preziosi e insostituibili perché portatori “di voci, di destini, di ombre, di fallibilità”. Dopo un lungo e fitto percorso espositivo che prende il via nei primi anni ’80, i suoi “interventi” si fanno decisamente più accurati e metodici nell’ultimo decennio. La predilezione per un itinerario specificatamente museale segna le tappe più significative della sua più recente storia di artista. Si è formata all’Istituto Statale d’Arte di Roma al corso di ceramica sotto la guida del prof. Nino Caruso e diplomata all’Accademia di Belle Arti di Frosinone al corso di pittura, tesi discussa con il prof. Andrea B. del Guercio. E’ stata docente di Discipline pittoriche presso il Liceo artistico di Frosinone.
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Alberto D’Alessandro
Nato a Pignataro Interamna (FR) nel 1946, ha frequentato il Liceo Artistico di Frosinone. Negli anni 70 contribuiscono al suo arricchimento formativo la frequenza dell’Accademia di belle Arti di Roma e, successivamente, la collaborazione come insegnante alla cattedra di Mariano Zela. Dopo una prima fase di attrazione dalla tensione sociale ed esistenziale presenti nel linguaggio del movimento artistico romano di “Nuova Figurazione”, se ne distacca per una scelta più rigorosamente legata alla pittura in tutte le sue caratteristiche tecniche e storico- culturali. Successivamente avverte un indebolimento delle motivazioni iniziali e si dedica con particolare impegno a specifiche ricerche sul colore che diverranno filo conduttore della sua poetica a venire. Le sue opere attuali sono sommario rigoroso di una intensa mediazione cromatica e formale. Tra le sue presenze espositive in Italia ricordiamo le personali più significative tenute a Cassino, Frosinone, Roma e Caserta. E’ stato inoltre protagonista di numerose mostre collettive dalla prima metà degli anni 80 ad oggi (tra le altre, la sua presenza alle Biennali del Piccolo Formato di Campomarino, l’Expò Levante di Bari, La Città Museo di Boville Ernica, la Rassegna internazionale Mail Art al Museo Arte Contemporanea di Termoli, e alla mostra Zona di Confine tenutasi a Palazzo S. Agostino di Caserta. Significativi gli scritti sulla sua opera di Loredana Rea, Marcello Carlino, Rocco Zani, Enzo Battarra, Giuseppe Varone, Tommaso Evangelista, Elmerindo Fiore.
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Massimo Mancini Molti anni fa, all’inizio del mio lavoro di cronista - quando l’immaginifico tracciava finanche i bordi del quotidiano scrissi un brano affollato di personaggi improbabili. Gnomi e fate, echi stravaganti, ombre di profili, occhi stanati. Scrivevo di un luogo dalla storia millenaria e di reminiscenze sopite. E quelle creature sembravano una tribù lunare sopravvissuta tra boschi bruniti e precipizi di incanto. La valle di Comino è un protettorato di magie, di segreti riferiti, di un vocìo di foglie e muschio. Ma è innanzitutto un accampamento di memorie e di sguardi che, come il fiume sotterraneo, hanno intagliato i volti e le mani degli uomini ridisegnandone il sorriso e l’umore, la pietà o l’ira. Non è un caso, forse, che Massimo Mancini scolpisca volti. In un incedere talvolta bizzarro, assai spesso veritiero, come calco di remoti riverberi. Volti affilati come lance di pietra, a loro volta sbozzate da mani primitive. Volti appuntiti dal vento che è parola di dolcezza o di inganno quando sbanda per terrapieni o si ritira fulmineo. Volti molati e sapienti, come l’occhio che ha saccheggiato il tempo archiviando il dolore e i dubbi, le miserevole certezze o il bagliore della luna eterna. Ecco allora che il fare scultura di Massimo Mancini è in fondo un crocevia di memorie, e l’appartenenza al luogo - come cortile stratificato di parole e di sguardi - si fa capoverso di ogni nascituro racconto. Perché in quelle forme aguzzate, perfino avventate, c’è la matrice del suo viaggio, o meglio, il riepilogo di una umanità che ha condiviso - con lui - la foce dello stesso fiume, l’alito ventoso, le ore della luce e dell’ombra, la regalità della stessa pietra.
Con la mestizia e la sorpresa che per millenni hanno fatto sosta nella stessa dimora. Gli occhi delle sue creature, in fondo, sono i suoi.
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Tracciare prospettive per il futuro di Loredana Rea
Danilo SALVUCCI In un momento come questo, in cui il superamento dell’emergenza sanitaria continua a essere obiettivo primario, l’arte ha il dovere indifferibile di tracciare prospettive per il futuro, suggerendo una chiave di lettura per interpretare la realtà. Se, infatti, si considerano imprescindibili le esperienze e le riflessioni che l’arte può mettere a disposizione per la costruzione di un differente modello societario, un futuro sostenibile non è soltanto una speranza. La rinnovata responsabilità rispetto alla flagranza del presente impone a ognuno di porre attenzione a quelle che François Jullien definisce le trasformazioni silenziose che scuotono senza clamore l’esistenza, lasciando emergere la necessità di imparare a guardare oltre per cercare l’armonia, celata nelle piccole cose di una quotidianità sopravvissuta a un nemico invisibile. Reclamando l’importanza di ripensare il sistema, l’arte
Giovanni MANGIACAPRA
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Enzo SABATINI non può ignorare l’inderogabile urgenza di senso che scuote questo tempo, offrendo sempre nuove interrogazioni e approcci mai scontati alla realtà, per focalizzare l’attenzione su indagini aperte e sfaccettate, senza percorsi univoci. Mettere in discussione abitudini consolidate, suggerire altre modalità di visione e di comportamento, in un sovvertimento delle regole e delle convenzioni, in un esercizio continuo al superamento dei confini di sé per ripensare le modalità di esistere nel mondo, è il ruolo che l’arte deve continuare ad avocare. Etica ed estetica possono allora rappresentare una risorsa per una società che deve ripensare sé stessa, preoccupandosi che lo sviluppo economico rappresenti davvero un’opportunità di benessere condiviso. È necessario dunque disegnare differenti prospettive per il quotidiano, capaci di sfidare le consuetudini del pensiero.
Mariangela CALABRESE
Normanno SOSCIA
Riprendere il viaggio Nei mesi scorsi a proposito di Damien Hirst, della sua presenza alla Galleria Borghese di Roma, Miuccia Prada ha rimarcato l’ammirazione per l’artista britannico, per quella “sua capacità di interrogarsi con intelligenza e sarcasmo su questioni come la rilevanza della scienza, il mistero della morte, il calore dell’arte”. Ecco, credo sia necessario (ai margini di una “dannazione” che ha reso tutti orfani del tempo) sperimentare un inedito criterio di sopravvivenza. Braccando lo stupore e facendo dello sguardo un nuovo strumento di progettazione, di ipotesi, di indizio. “Riprendere il viaggio” è il dogma, ma il transito è comunque imbevuto di dubbi, di timori, di ragionevoli esitazioni. E “riprendere il cammino” non vuol dire annodare di nuovo i fili strappati o aggrapparsi al percorso interrotto. Il black out che ci ha investiti è un trauma epocale. Il “tempo avverso e sospeso” è stato (ed è ancora) un vuoto storico, sociale, culturale, politico, economico di proporzioni inimmaginabili perché, per la prima volta, ha coinvolto e coinvolge l’intera comunità planetaria. Senza sconti o pause, senza riparo ideologico, di classe, di opportunità. “Riprendere il viaggio”, soprattutto per la comunità artistica, significa riempire di attenzione e riflessione quel vuoto, quella voragine. Perché credo che possa essere l’Arte, ancora una volta, ad anticipare il senso (ovvero la sostanza) del divenire. Per quel suo presupposto taumaturgico, per quella condizione millenaria di “sentinella sul crinale”; per quella ricorrente disposizione allo sguardo e all’ascolto che ne è anima e sangue. Ecco, credo che sarà ancora una volta l’Arte, con i suoi protagonisti - e non con i protagonismi – a suggerire gli indizi di una esclusiva autenticità, di un nuovo dialogo, di una prossima visionaria identità.
di Rocco Zani
Offrire risposte, progetti, energia; individuare e alimentare “luoghi del pensiero”; e sporcarsi finalmente le mani affinché possano affiorare nuovi contenuti, inedite frontiere.
CUFRINI
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Roberto Franchitti
Uno degli artisti che possiamo definire contemporaneo ma allo stesso tempo ancorato alle sue radici è l’architetto FRANCHITTI. Dando vita a nobili astrazioni, le sue opere sono un vero e proprio design concettuale. Pezzi di legno, ferro, matrici, accumuli di forme possibili che da oggetti dimenticati diventano un progetto di fatto di tattilità e bellezza irrinunciabile.Le sue sono sculture sublimi ed eleganti che progettano altre opere, una simbiosi di significanze, un’amplificazione narrativa del nucleo iniziale. L’osservatore viene emotivamente coinvolto in un percorso virtuale, in una realtà specifica che allarga i suoi confini ai limiti avanzati della tradizione. L’impronta trascende l’ambiente, la materia scavata di segni criptici imprime di sé altra materia. Le sculture mirano a cogliere le forme in crescita con espansione dinamica. Campi rotanti che diventano “macchine organiche” , matrici che generano impronte e svelano tracce di memorie intime e collettive. In questa condizione la materia-corpo si impregna di sofferenza e si trasforma in presenza ansiosa, tormentata e, soprattutto, memoria organica che rivela la tragica e triste condizione dell’uomo contemporaneo. Siamo di fronte a composizioni di volumi che trovano nelle più disparate tecniche, forme e parole, nei cromatismi e nei diversi materiali gli elementi che reagiscono in un totale equilibrio dinamico. I suoi rapporti con il passato, il presente e il futuro sono molto forti: il passato, che deriva dalle tradizioni, ci rappresenta; il presente, che ci relaziona agli altri, rivela chi siamo e il futuro, infine, ci fa capire cosa lasciamo di prezioso.In definitiva è un passaggio dalla ricerca di benessere verso lo stato intimistico in cui il
soggetto dell’ “IO SONO” è rappresentato dall’uomo, dalle tradizioni,dagli oggetti, dalle immagini, dalle ideologie, dai suoni, dagli odori che vivono dentro di noi. Dott.ssa Carmen D’Antonino. Storico e critico d’arte.
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Giovanni Boccia
Giovanni Boccia E’ Nato a Striano (NA) 28 luglio 1949 dove vive e lavora. FORMAZIONE Diploma all’Istituto d’arte sez. Ceramica Laurea all’Accademia di belle arti sez decorazione di Napoli Abilitazione per l’insegnamento delle Discipline pittoriche Abilitazione per l’insegnamento di Disegno e Educazione artistica Abilitazione per l’insegnamento di Disegno e Storia del costume Titolare di cattedra Discipline Pittoriche INFORMAZIONI Responsabile Pubbliche relazioni con l’estero per l’associazione AriannaNapoli Presidente Associazione Arianna- Zona napoli Est Collabora, attualmente, con artisti ed associazioni straniere, in particolare con Burundi, Senegal, Marocco, Tunisia, Ruanda, Ucraina e Polonia Responsabile zonale associazione umanitaria ASI HANNO SCRITTO: Critici: Calabrese, Lupoli, Piccoli, Ciatto, Pumpo L., Fabbris, Gravetti, Pumpo A. , Sodano, Idi, Sebatigita, Ghirini, Mascolo, Silverio, Lettieri. Giornali e Riviste: Il Mattino, Cronache di Napoli, Roma, Corriere di Napoli, Boè, Albatros, Presenza, Il Faro, la Città, Le Temps, La Presse de Tunisie, Corriere di Tunisi. E’ presente nei dizionari “ Arte Moderna Mondadori” e “Ardominia “ 2005 e nel catalogo “Virgilio Contemporary Italian Art “ 2004/2005.
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Vittorio Vanacore
Vive e lavora in provincia di Caserta ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Napoli sez. Pittura. insegna al Liceo Artistico di Santa Maria Capua Vetere CE ...... Imposta le sue esplorazioni pittoriche, ponendo l’uomo al centro del suo interesse estetico, l’uomo protagonista principe della vita. “sviluppa gli interessi culturali, li integra con le altrui esperienze li sperimenta sulla tela, in un vortice cromatico che cattura l’attenzione per la variegata disposizione dei toni, apre spazi per le possibilità speculative, suggestiona per la scintillante messa a fuoco dei temi, capta gli spazi ottimali per le sue immagini. Ricorrono nella sua resa artistica, quasi sempre, figure umane, rappresentante l’ideale dell’homo faber, l’uomo artefice della realtà; tutto ciò senza arroganza, ma con determinazione e risolutezza. .... anche quando rinuncia alla figura umana, irradia le sue idee, le sue prospettive ideali con equilibrio magico dei colori, nella concezione che il consorzio umano si fondi sul rispetto della dignità dell’uomo.
mail.: vittorio.vanacore@libero.it Sito: www.vittoriovanacore.nelsito.com/ tel. 335.70 03 916
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Maria La Mura 1973, vive ed opera ad Angri (SA). Docente in discipline artistiche. Maturità Artistica ad indirizzo Restauro e conservazione dei monumenti, laurea in decorazionea.a.1998-1999, e laurea specialistica di “Arti Visive” in decorazione a.a. 2012-2013 presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli. E’un’artista poliedrica: si muove su una piattaforma sperimentale, con una matrice astratto-informale, con accentuazione all’inciso e al rilievo materico. I suoi lavori: acquaforte, xilografie, serigrafie, pitture,sculture e ceramiche diventano installazioni presentate anche con performance. La “Luce”, definita da lei stessa salvifica, è la protagonista principale della sua ricerca.Dal 1996 partecipa amostre collettive e personali “Senso e Materia” Castello di Calitri 2011.Finalista al concorso “Premio Arte” Milano, 20112012 per la sezione grafica.E’membra del gruppo “Pandora” ceramiste-artiste Campane; nel 2014 vince il primo premio critica e stampa Concorso-Benebiennale (Benevento).Alcune mostre degli ultimi anni: “Incendium” al Pan di Napoli nel 2011; “Transumanar”, Arte/Studio-Gallery , Benevento nel 2014 ; “ Nei meandri della bellezza”, galleria del Carbone , Ferrara e Germania nel 2013 e 2014; “Pandora direzione sud” Villa Rufolo, Ravello nel 2014; “Viaggio tra forme e colori”, (Parlamento Europeo (Bruxelles) nel 2015, “Fragilità il tuo nome è donna”, museo di Faenza e Nove nel 2016; Premio Sulmona 2016;“PeriScopio” sull’Arte in Italia 2016 , Corigliano Calabro. “Mediterraneo”, Roma 2017; “Matres” Festival internazionale della ceramica, Cava De Tirreni 2018...
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Dall’11 agosto nel Castello Svevo di Termoli ventuno artisti propongono la ragionevole presenza dello sguardo C’è una sorta di verità indiscussa che ci accompagna ora, sul ciglio di un tempo non pienamente metabolizzato, ai margini di un vuoto epocale indefinito e oscuro. Più che una verità, un incoraggiamento comune, un vero e proprio indizio di appartenenza: “riprendere il viaggio”. L’unica replica consapevole che tutti – la comunità artistica in primis – possiamo offrire al sacrificio di un silenzio senza fine, di un tempo piegato e sterile, di una dimensione che forse non ha avuto eguali: in termini di rapporti, di costruzione, di efficacia, di missione. Ma “riprendere il viaggio” non vuol dire annodare di nuovo i fili lacerati e rimpossessarsi semplicemente del cammino, come a celare il vuoto, come a sostituirlo con un rasserenante riepilogo. Il blackout è stato (ed è ancora adesso) una ferita epocale. Il “tempo avverso e sospeso” è stato (ed è ancora) una “sottrazione” storica, sociale, culturale, politica di corrispondenze non immaginabili. Per la prima volta ha reso protagonista l’intera comunità planetaria. Senza sconti o pause, senza copertura ideologica, di condizione, di convenienza. E allora “riprendere il viaggio”, soprattutto per la collettività artistica, rivela l’urgenza (innanzitutto) di colmare di tensione e ragionamenti quel vuoto (quella spaccatura) cui facevo notizia. E credo che possa essere l’Arte, ancora una volta, ad anticipare il senso (ovvero l’essenza) del divenire. Per quella sua “premessa magica”, per quell’attributo millenario di “vedetta sul dorsale”; per quella ciclica propensione allo sguardo e all’ascolto. Ecco, credo che sarà ancora una volta l’Arte, con i suoi attori sulla scena, a suggerire, per il bene comunitario, i segnali di una sconosciuta veridicità, di un inedito dialogo, di una identità prossima ventura. Bisogna pertanto suggerire responsi, disegni, prospettive. E credo sia necessario un impegno ancora più serrato; identificare e sostenere i nuovi “luoghi del pensiero”; calarsi in pieno (responsabilmente) nel nuovo quadro tem-
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porale affinché possano emergere nuovi contenuti, inediti sconfinamenti.
Viviana Faiola
Alberto D’alessandro
Mariangela Calabrese -Racconto
“Riprendere il viaggio” assume più recenti identificazioni. Significa mutare la rotta e riportare al centro del confronto l’indizio “sociale” dell’arte, la sua presenza e adesione ad una identità che nasce, ora, da nuove urgenze, sollecitata da altre opportunità e direzioni. E’ indispensabile allora un nuovo “protocollo di compartecipazione” artistico -culturale- sociale sulle grandi questioni del divenire prossimo: penso all’ambiente, agli sviluppi tecnologici, alla sostenibilità intesa quale condizione del vivere e non della istintiva conservazione, alle ostilità celate ma diffuse, alla capacità della memoria quale strumento (le cosiddette “risorse della memoria”, ovvero i luoghi, gli uomini, le idee in cui la storia umana – colma di conoscenze, di relazioni, di osservazioni – si è fatta, da sempre, accumulo di cognizioni e di acquisizioni, di tolleranza) di declinazione futura. Ecco, direi che finora questi soggetti composti sono stati dall’arte appena lambiti, più o meno cautamente, come una sorta di “perlustrazioni accidentali” che non hanno però determinato o definito un vero progetto identitario. Interrogarsi con intelligenza dunque e suggerire nuovi sbalordimenti. Ecco, credo che questo sia un ruolo guida oggi. Pedinare lo stupore e fare dello sguardo il nuovo dispositivo di progettazione ; e al contempo, sostenere, anche in minuti contenitori, il senso sociale dell’arte, la sua carica di conoscenza e di supposizione, come fosse un cortile della sperimentazione e dell’azione. Nasce da queste premesse – la titolazione ne è indizio palese – la mostra Le ragioni dello sguardo che l’amico di sempre, Nino Barone, ha voluto immaginare in un luogo di straordinaria bellezza, il Castello Svevo di Termoli affinché l’incontro non sia – soltanto - un ragionevole approdo di intenti quanto invece il prologo – senza alcuna ipocrita immodestia – di una rigenerante navigazione. Mi piace citarli tutti gli artisti presenti, per dare un senso, una traiettoria di riferimento, a chi si addentrerà all’interno di questo miracoloso arcipelago: Nino Barone, Mariangela Calabrese, Michele Carafa,
Cufrini, Alberto D’Alessandro, Cosmo Di Florio, Francis Desiderio, Viviana Faiola, Roberto Franchitti, Enzo Iovino, Massimo Mancini, Giovanni Mangiacapra, Renato Marini, Sara Pellegrini, Daniela Peri, Michele Peri, Mariangela Regoglioso, Valentino Robbio, Nazzareno Serricchio, Antonio Tramontano, Maria Villano. (testo catalogo della mostra) Castello Svevo – Termoli – Le ragioni dello sguardo – a cura di Nino Barone e Rocco Zani – inaugurazione 11 agosto 2021
Maria Villano
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Pasquale Simonetti Pasquale Simonetti nasce a Carbonara di Nola, piccolo paesino della provincia di Napoli. Frequenta l’istituto d’Arte di Napoli, lì sperimenta la lavorazione dei materiali e conosce le diverse declinazioni delle arti figurative. Durante gli studi inizia la lavorazione del gesso, proseguendo poi con il marmo ed il legno. Terminati gli studi collaborava con gli artisti conosciuti durante gli studi. Inizia la sua attività espositiva. CHRISTOPHE MOUREY Basta vedere l’atelier dell’artista che è a volte un luogo di raccoglimento e di iniziazione, un libro aperto che ci da un insegnamento e una lettera su questa natura. L’universo per Pasquale Simonetti è come un presente atemporale per esprimere una verità eterna. Qui tutto è vivo, il concetto di bene e di male si equilibra in una profonda unità. La sua cosmologia permette la conciliazione degli opposti e così facendo rende sicura la permanenza dell’universo. Da sempre gli uomini fabbricano cosa di cui esse stessi sono dotati: Pasquale Simonetti, scultore, cerca con la materia, parla dell’universo, parte da considerazioni metafisiche per arrivare alla sua creazione. GIUSEPPE ZOSCHI Una morbida linea continua manifesta l’amore profondo che l’artista ha nei confronti di quella umanità che sta perdendo ogni pietas, ogni sentimento di solidarietà che traluce dalla bellezza dai particolari anatomici.
La maschera- 2021 - basalto (pietra lavica) - cm 68x33x12
mail.: simonettipasquale@alice.it Sito: www.simonettipasquale.it/ tel. 339.33 44 101
Anna Coppola
Incroci primari - Dittico, rete in cornice di legno con sfere e LED (5V) Anno 2020 - 52 x 52 x 7 cm (ad elemento)
Il lavoro dell’artista Anna Coppola, per la sua intensità concettuale e visiva nei rigori della ricerca sulla luce, sembra far sue le parole di Paul Cèzanne, che scriveva ad Ambroise Vollard, in questi termini “Lavoro con ostinazione; vedo di fronte a me la Terra Promessa”. Il maestro francese spese tutta la sua vita per raggiungere l’ideale dell’arte che si era prefissato, anche se non mancarono scoramenti e delusioni, che sembravano in taluni momenti, far vacillare la sua fede. La fede nell’ideale perseguito, caratterizza da tempo anche la ricerca dell’artista napoletana, che ben consapevole di essersi incamminata su uno stretto sentiero, non teme l’incognito racchiuso nel paradigma luminoso; anzi con spirito sereno ne valuta ad ogni avanzamento il risultato ottenuto.E i risultai non sono tardati; inizialmente era parso azzardato muovere passi sulle impronte lasciate da Fontana, Kosuth, Flavin, i quali da postazioni di-
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mail.:coppola.anna@hotmail.it
verse, hanno cercato e individuato, la muta interazione con le sorgenti di luce nello spazio, affidando alle loro investigazioni messaggi e pratiche poi codificate nella storia dell’arte del secondo Novecento; da Fontana interessato allo spazio reale e non virtuale, alla cifra concettuale di Kosuth, alla trascendenza spirituale di Flavin – Anna Coppola con le sue Sinapsi ha aggiunto un repertorio inedito di apparizioni luminose, che riconduce, in un certo senso al folgorante big bang primordiale, definendo davanti ai nostri occhi, geografie di paesaggi virtuali che circolano liberi nella rete. La sua prassi linguistica ed estetica, a cui si va prodigando con cura, merita molta attenzione, e mentre altre analisi del suo lavoro nel tempo non mancheranno, altre fonti forniranno alimento a queste tesi, qui sommariamente indicate. Prof. Gaetano Romano
13ª edizione
MOSTRA MERCATO DI ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
2.3 ottobre e 8.9.10 ottobre 2021 Orario di apertura: dalle ore 10:00 alle ore 19:00 Fiera di Parma - INGRESSO OVEST
www.artparmafair.it Segreteria Organizzativa: Nord Est Fair - 049 8800305
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Salvatore Chiarello Salvatore Chiariello nasce a Sant’Antimo, un paese in provincia di Napoli dove attualmente risiede e lavora nel campo del restauro. Successivamente alla maturità artistica presso il Liceo Artistico di Aversa,si trasferisce in Germania dove lavorapresso una ditta di Restaurofino al 1980. Al rientro in Italia frequenta e consegue la laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli nel corso di scultura,ma la sua grande passione è sempre stata il restauro di Opere d’Arte scultoree.Esegue numerosi lavori di restauro, tra cui la facciata esterna di Villa Giulia a Roma (citato nel libro “Restauri a Roma” di Fabio Riva, ed. La Pagina) È insegnante di discipline plastiche presso il Liceo Artistico Statale E. Majorana Pozzuoli (NA). Le mie opere scultoree riprendono spesso i temi di reperti archeologici; cito inoltre la critica alla mia opera di: “Marco di Mauro”Salvatore Chiariello medita sul transito dalla vita alla morte, ovvero sul trapasso da una dimensione concreta e corporea ad una puramente spirituale. Gli stessi materiali utilizzati, il legno, la tela e la carta riciclata, alludono alla continuità della vita dopo la morte, che viene percepita dall’artista come un evento naturale, da affrontare con fiducia e serenità. Un’ala piumata, ancorata al telaio, si presta a una duplice interpretazione: da un lato rinvia all’angelo come creatura celeste; da un altro, con uno slittamento semantico, può alludere alla metamorfosi del bruco in farfalla come metafora del passaggio da una dimensione a un’altra (ed il corpo si dissolve nella nuda terra. Madre natura).
senza titolo- 2016 -resina e cera - cm150x40
mail.: enzob mail.com Sito: www.facebook.com/ tel. 335.58 50 364
Rosanna Iossa “L’arte, la parola e la rappresentazione della vita”Rosanna Iossa, si è formata in ambito artistico al liceo Artistico di Napoli e all’Accademia di Belle Arti di Napoli in un contesto cosmopolita, polimorfo e composito, sia dal punto di vista culturale, che artistico. Era il tempo in cui venivano superati concetti e tradizioni estetiche e si sperimentavano nuovi “percorsi” e nuove tecniche che facevano da preludio ad un nascente modo di interpretare e rappresentare il “vissuto”. Rosanna, superando l’individualismo “professionale” e confrontandosi con artisti provenienti da culture e tradizioni diverse, ha “aperto” la sua capacità espressiva a sempre nuove esperienze, alla ricerca di una identità che potesse connotare il suo senso di essere nel “tempo”. La ricerca costante di una dimensione che evochi impronte, radici, identità è il “ filrouge” che unisce e contraddistingue le sue opere. Parole, immagini, suoni, sonorità, oggetti e soggetti che, intersecandosi, ci conducono in un mondo che unisce il “far vedere” al “far fare”.Dall’ideare e organizzare un format che ha come denominatore il “soma”alla rottura del legame sociale, solitudine mediatica “Dissuasione preventiva dei possibili” cit. Viriliò alla ricerca di impronte, radici, richiamo ancestrale del ritmo, della musica, della “tammorra”, strumento evocativo delle tradizioni popolari in cui affondano radici profonde del sentire artistico, per poi emergere come “Kore” figure femminili di antica potenza, che esprimono la magia e la gioia della danza popolare, in una commistione totale che coinvolge tutti i sensi.
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Korengrat - 2020 - tempera su tela - cm70x100 mail.: rosannaiossa@libero.it Sito: www.facebook.com/ tel. 360.37 99 82
Luigi Caserta
Francesco Giraldi
Roberta- 2014 -f usione a cera persa - cm70x40x30
Metaformosi femminile - 2020 - olio su tela - cm 150x165
Medico gastroenterologo, ospedaliero, da sempre ha coltivato una passione per la pittura e la scultura,frequentando studi di artisti e laboratori di artigiani. Da alcuni anni si è più intensamente dedicato alla scultura tanto che questa è divenuta la sua principale attività. Nei lavori (in pietra di tufo, terracotta e fusioni in bronzo a cera persa) traspare la ricerca di rappresentare emozioni e stati d’amino attraverso composizioni figurative. Sue opere sono presenti in collezioni private e pubbliche. Ha partecipato a mostre collettive tra queste: Arte Salerno 2018 “International Art Prize” 2018” ( Premio della Critica - sezione scultura “Divina Bellezza” Mostra Mariana. Capodrisse 2018 “Biennale del Tirreno”. Cava dei Tirreni 2018 “Venezia Art Expo. Exibition of Nation 2018 . Venezia, Scuola Grande della Misericordia “Per Crucem ad Lucem”. Chiesa di San Severo del Pendino . Napoli 2018 “Emozioni e memorie” sculture di Luigi Caserta. Museo Archeologico dell’Agro Atellano. Succivo (CE) 2018 “Magister Artis”. Complesso Monumenale San Giovanni Battista . Cava de Tirreni 217 “Viva Arte Venezia” Palazzo Albrizzi-Capello , Venezia 2017 Biennale Belvedere San Leucio 2017, Caserta 2017 Premio Internazionale di Arte Contemporanea . Salerno 2017,( Premio della critica presidente Daniele Radini Tedeschi) “La selezione” Vittorio Sgarbi, Salerno 2017 “Sorrento Youngart” Sorrento 2017 Biennale Internazionale d’arte del Mediterraneo meArt, Palermo 2017
Nato a Marigliano il 10/01/1960, diplomato al Liceo Artistico e laureto all’Accademia delle Belle Arti di Napoli (sezione Pittura). Nel 1982 ha finito gli studi accademici sotto la guida del Maestro Armando De Stefano. Ha partecipato a molteplici mostre personali e collettive. Docente di Discipline Pittoriche titolare presso il liceo “C. Colombo “sez. artistica di Marigliano (NA), vicepreside del plesso sezione staccata a San Vitaliano. Attualmente Presidente dello Spazio Vitale di arte contemporanea ad Aversa e responsabile e direttore dell’associazione culturale Lartecontinua. Curatore di mostre nel territorio nazionale. Attualmente hanno scritto critici d’arte:Vitaliano Corbi, Maurizio Vitiello, Carlo Levi , Franco Lista, Marilena Mercogliano, Gianni Nappa , Beppe Palomba, Eduardo Panetta, Sisto Peluso, Ilaria D’Amato, Ciro Ruju, Francesco Trifuoggi, Araxi Ipekjian, Carlo Roberto Sciascia, Rosario Pinto, Antonella Nigro, Clorinda Irace, Loredana Rea, Michelangelo Giovinale, Giuseppe Zoschi. Recensioni: Mattino, Roma, Il Paese, Mondadori, Edizione Alba, Il Risveglio, Repubblica, Sud Lab, Arskey, Il Brigante Osservatore Toscano, La Piana Metropoli, L’Osservatore Toscano, Corriere di Aversa e Giugliano, L’impegno, Editoriale Giorgio Mondadori, Rubettino. -Presidente dell’associazione culturale Lartecontinua - Lavoro a Marigliano studio e casa via A. Mariani, 15 - 80034 (Napoli). Le sue opere sono presenti nel, CAM | Casoria Contemporary Art Museum, MACS Museo D’arte contemporanea di Santa Maria Capua Vetere.
mail.: luicaserta@libero.it tel. 320.92 78 953
mail.: francescogiraldi@alice.it Sito: laretecontinua2012@libero.it tel. 334.85 70 048 - 081.88 55 867
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Focus | Cremonini Plattner I Pittori Della Solitudine 27/04/2021 - 10/09/2021 - Mart Rovereto (TN)Trentino Alto Adige
Il nuovo Focus del Mart di Rovereto racconta la storia dell’amicizia tra due pittori, Leonardo Cremonini e Karl Plattner, nata tra le aule dell’Accademia di Brera di Milano negli anni Quaranta e proseguita lungo due diversi percorsi di sperimentazione artistica, entrambi originali e in controtendenza rispetto alla correnti più note del secondo Novecento. All’interno delle sale del museo dedicate alle Collezioni di arte moderna, una selezione delle opere dei due artisti sottolinea richiami e contrappunti, temi e idee. Nel profondo dialogo a distanza il lavoro dell’uno si è nutrito del lavoro dell’altro, attraverso un sentire comune che li ha avvicinati, pur nella lontanza geografica e temporale. Un’intesa formale e creativa. Una conversazione e un confronto serrato che non si esauriscono dopo gli anni trascorsi insieme a Brera, come emerge nel carteggio donato all’Archivio del ’900 del Mart dalla vedova dell’artista altoatesino nel 1997. Più di trenta lettere, scritte da Cremonini tra il 1951 e il 1969, testimoniano uno scambio profondo e un legame continuo tra i due pittori. Il Focus nasce da un’idea di Vittorio Sgarbi, è a cura di Daniela Ferrari, ed è realizzato grazie alla disponibilità
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degli eredi degli artisti, di collezionisti privati e alla collaborazione con il recentemente istituito Archivio Plattner di Bolzano. L’accostamento delle opere dei due autori evidenzia la vicinanza di temi e atmosfere. Non un’influenza diretta, ma un sentire comune e vicino che si esprime in numerose analogie formali: l’uso simbolico del colore; il taglio originale delle composizioni; la linea dell’orizzonte che delinea il quadro prospettico; il rapporto tra interno ed esterno, tra realtà del quadro e realtà dell’osservatore. Due percorsi in controtendenza rispetto all’esplosione dell’arte informale del secondo Dopoguerra. Cremonini e Plattner, pur consapevoli del contesto artistico italiano e internazionale, mantengono un’attitudine alla figurazione, con un’impronta mediterranea il primo e secessionista il secondo. L’immagine ha un ruolo, ma non è fotografia del reale. La figura umana è sempre riconoscibile, ma sublimata in atmosfere sospese, meditative, nostalgiche. La forma emerge lentamente da un caos interiore, un’inquietudine, in cui gli orizzonti di pensiero si trasformano in orizzonti fisici.
Fernando Falconi
Senza titolo - 2020 - t.m.- cm50x40
L’artista è nato a Sermoneta, in Lazio nel 1940 e nella sua lunga carriera, si è sempre dedicato, principalmente, allo studio dell’astrattismo utilizzando e gestendo una varietà di materiali tra i più disparati. Nel suo percorso formativo ha incontrato le avanguardie rivoluzionarie della seconda metà del Novecento, quelle che hanno segnato la storia dell’arte contemporanea. Allevo del celebre maestro Toti Scialoja, ha conosciuto personaggi che hanno fatto la storia dell’arte novecentesca – uno tra i tanti, Carlo Levi – e oggi la sua creatività è ormai giunta ad una svolta: la capacità di trattare con una certa filosofia serafica le grandi tematiche del mondo che ci circonda. Le opere di Fernando Falconi sono state esposte in varie parti del mondo e attualmente sono in permanenza alla Camera dei Deputati sala E.Berlinguer a Roma . Nel 1978 ha fondato il Centro Arte e Cultura di Sermoneta e nel 1995, ha promosso la rassegna d’arte contemporanea ‘Eventi’. Hanno scritto di lui: Francesca Piovan Vincenzo Scozzarella Elio Rumma Azzurra Piattella Carlo Fabrizio Carli Giovanna Aragozzini Giorgio Di Genova Raffaele Gavarro Guglielmo Gigliotti Barbara Martuscello, Maria Gabriella Mazzola, Adriana Mazzola, Roberto Vignati ed altri di cui testi e cataloghi sono elencati nella bibliografia del libro ‘Fernando Falconi- Astrazioni Compositive-, Cangemi editore, Roma. Dal 1972 ad oggi ha realizzato mostre collettive e personali in musei pubblici e gallerie private in italia e all’estero, tra cui la Pinacoteca di Latina, la Galleria Nazionale di Monza, la Biblioteca Borromini di Roma, La Collezione Zavattini di Bologna, Museo Polizia di Stato, Roma.
mail.: fernando.falconi@libero.it Sito: www.facebook.com/PITTUTRA tel. 347.13 78 045
Luisa Colangelo
Magenta e fuoco - 2015- tecnica mista - cm 100x100
Nasce a Benevento. Vive e lavora in provincia di Caserta.Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Napoli, sezione Pittura del Maestro Carmine Di Ruggiero. Insegna Arte e Immagine presso il Convitto Nazionale Giordano Bruno di Maddaloni. “Lavorare con i materiali della pittura, quelli nobili dei colori e quelli altrettanto potenti dei materialiha sempre suscitato curiosità, possibilità, occasioni utili allo scopo dell’arte e dell’artista che con sensibilità e coraggio, esprimesentimenti rari, importanti, belli”. Quando si dipinge il racconto fluisce libero e senza inganniesprimendoin modo alternativo e sincero le cose che stanno nel cuore, nella testa e nell’intelligenza dell’artista. La pittura utilizza il colore significante, la linea che descrive, il gesto che intriga, la superficie che plasma il pensiero e lo vuole portare su in alto verso l’infinito. Che meraviglia poter dare contenuto e slancio a tali valori! Semplicemente le storie si snodano in un crescendo interessante, in totale accordo con la natura delle cose e con la natura stessa (siano esse in positivo o in negativo) e creando ogni volta un unicum di sensazioni visive, olfattive, sonore, tattili, nella stessa misura in cui lo scrittore o il poeta, animati dalla volontà di sviluppare un pensiero, lasciano parole e frasi sul foglio bianco, con l’intrinseco desiderio di condividere con gli altri.E’comunicazione pura. Ed ecco che dalle profondità emergono le sensazioni dei colori mossi da una gestualità performata precisa e organizzata, (è la volontà del pensiero creativo) che si sistema con garbo e sicurezza in quello spazio comodo ed utile a rappresentarlo. Sono sempre i racconti dell’esistenza umana, del tempo e della storia, dei fatti e dell’esperienza, dei giochi e delle opinioni, mutuati dalla bellezza e dalla forza dell’arte. mail.: luiscolangelo@gmail.com tel. 340.87 60 737
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Mavi Rico Vidal
L’arte è qualcosa che mi emoziona e fa emergere la più intima tenerezza del mio essere. Preparare a mano il supporto è molto importante per me, così come gli acquarelli preparati anche da me. Non ho mai fatto un lavoro su un supporto prefabbricato da utilizzare. Il mio più grande piacere è preparare da zero il formato in cui catturerò i miei progetti, tutti diversi, senza stile. Ho passato molti anni senza essere in grado di lavorare a tempo pieno sulla mia arte e questo mi ha dato una prospettiva diversa su come voglio lavorarci. Lavoro solo su progetti che mi dicono qualcosa, che mi motivano e che penso faranno riflettere le persone che lo vedono e che passano il loro tempo davanti alle mie opere sentendosi ... ... Mavi Rico Vidal
mail.: maviricovidal@gmail.com Sito: www.facebook.com/Mavi Rico Vidal Instagran: soymaviricovidal Estudios de Bellas Artes en la Universidad de Valencia España. tel.+34 651.37.08.18
No rtecuerdo nada - 2020 -aqcuerello su carta - cm30x40
Atelier. Giuseppe Modica Opere 1990 - 2021
dal 23/06/2021 al 24/10/2021 Museo Hendrik Christian Andersen, Roma (AR) Studium, 2016 - olio su tela cm130x162
“La mostra che il Museo Hendrik Andersen dedica a Giuseppe Modica è un tributo alla sua carriera lunga e prolifica ma, al tempo stesso, un omaggio a Hendrik Christian Andersen nella casa museo dove sono raccolte quasi tutte le sue opere più importanti. Il percorso espositivo s’incentra sul tema dell’atelier, soggetto fra i più studiati dal pittore siciliano, ricorrente nella sua produzione come si vede dai titoli nei quali la parola “atelier” è un vero e proprio leitmotiv. Per Hendrik Andersen l’atelier è stato la sua vita. Nelle
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due sale del museo al pian terreno è ospitata la collezione permanente, esposta proprio in quelli che erano appunto atelier e galleria ovvero i luoghi dove Hendrik lavorava scolpendo le sue monumentali sculture e dove esponeva per amici, collezionisti e appassionati le sculture una volta fuse in bronzo e destinate, per la maggior parte, a ornare piazze ed edifici della sua città ideale rimasta ahimè irrealizzata”. Nel suo testo in catalogo, introduce così la mostra la curatrice Maria Giuseppina Di Monte.
Ca San (Sannino Carmine)
Gold Marilyn - 2021 acrilico, smalto e collage su legno - cm100x50
Claudio Giulianelli
I dialoghi con la natura - 2020- olio su tela - cm 50x70
Nato a Napoli il 12 ottobre 1959 ma da anni residente in toscana, ha frequentato studi artistici, grande estimatore dell’arte e attento osservatore delle nuove tecniche e nuovi modi di espressione. Dopo aver frequentato l’ Accademia di belle Arti di Napoli, cerca nuove forme di espressioni nella pittura e la sua proria dimensione espressiva : frequenta studi di molti artisti romani al fine di sperimentare e creare nuove tecniche. E così, all’inizio del nuovo secolo, da buon autodidatta, ha messo a punto una propria tecnica per creare dei collage inalterabili nel tempo. La tecnica è molto personale fatta di preparazione quasi certosina sia del supporto che della scelta dei ritagli di carta e di altri materiali quali :smalti, pitture ariliche, colori ad olio, piombo. Le paste dei colori ad olio o quelli acrilici, vengono modificate in modo d’assumere una plasticità impensata in modo da essere usate quasi come un materiale duttile e modellabile. Ogni singola creazione richiede un lungo tempo di gestazione e di preparazione al fine di creare effetti di tridimensionlità e profondità. A tale scopo molte sue opere contano numerosi strati, il tutto poi viene cristallizzato e protetto da una vernice assolutamente inalterabile nel tempo. L’artista ha all’attivo molte mostre collettive in tutta Italia. E’ presente in facebook con l’account Ca San. “ Un grande interesse verso l’Arte come come espressione conscia del sé e della realtà della vita globalizzata incui viviamo. Usa colori ad olio e tecnica mista per creare dei collage non solo di carta. Ci interessa e stupisce l’aspetto ironico e profondo delle sue opere. “
Claudio Giulianelli nasce a Roma nel 1956, frequenta un istituto ad indirizzo chimico, ma la sua forte passione per l’arte (in particolare per quella antica) lo porta ad approfondire la tecnica e lo studio della pittura tramite un’attenta osservazione delle opere dei Maestri unitamente alla lettura di testi di tecnica pittorica. I libri sul Caravaggio e quelli sui fiamminghi sono i suoi compagni di viaggio quotidiani. L’incontro con pittori quali Delfo Previtali e Guido Razzi hanno ulteriormente affinato il suo modo di dipingere. Nel tempo ha girato mezza Europa per vedere da vicino i quadri dei Grandi Maestri coltivando quelle sensazioni che quei capolavori lasciavano in lui. Nel 1992 si trasferisce a Corchiano , un paesino dalle antichissime origini etrusche ove vive e lavora in via Contrada Fratta snc 01030 Corchiano Vt. Insieme ad altri pittori ha fondato l’Associazione Mega Art che raggruppa i più interessanti artisti che operano nel web il cui sito è www.megaart. it . Quello che dice di lui..... Parlare della mia pittura mi è difficile, di come nascono e prendono forma le figure che popolano i miei quadri. Sicuramente è stato determinante il mio amore per l’arte antica, amore nato da bambino durante le vacanze estive a Porto Ercole in Toscana ove i vecchi pescatori narravano la leggenda della morte di Caravaggio. Di quel pittore rimasi folgorato e la sua pittura entrò nel mio dna, iniziai a studiare i suoi quadri, uno ad uno, sia nello stile compositivo che nella tecnica.
mail.: ca-san@hotmail.com www.https://www.ca-san.com/ tel. 339.32 14 124
mail.: claudiogiulianelli@gmail.com www.claudiogiulianelli.it tel. 393.04 02 949
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Alessio Mazzarulli « L’arte serve a ricordare, a lasciare una testimonianza della nostra esistenza. » Alessio Mazzarulli è un artista italiano con esposizione internazionale. Le sue opere sono create utilizzando vari materiali come tessuti, garze, fili, piccoli pezzi di carta. Molto spesso, i suoi pezzi prendono la forma di paesaggi astratti e ritratti di persone reali e immaginate. Per Mazzarulli, lo scopo della pittura è fermare il tempo catturando un momento o un ricordo fugace.
Leopold (n.467)-”I need pampering” series acrilico su pezzettini di carta su tela -cm85x60x2,5
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mail.: maz@iol.it www.alessiomazzarulli.it tel. 380.46 50 858
Albino Palamara L’artista Albino Palamara nasce nella culla della Magna Grecia, ad Africo (RC) il 17 settembre 1966 e, giovanissimo, si trasferisce con la propria famiglia a Zagarolo. Grazie all’influenza familiare ricca di innate elaborazioni artistiche, dopo aver frequentato con profitto il liceo artistico a Roma, quale pittore, scultore, grafico, illustratore, designer, si cimenta in una ricerca esteriore che evidenzia un tratto di estetica e di colore particolarmente unico nel suo genere. Attraverso l’utilizzo di materiali più disparati, che non sono solo riciclo ma rappresentano il passaggio tra l’afferrare, il ricomporre e l’offrire agli altri, simile al percorso tra vita, morte e rinascita figurativo della tragedia greca, riesce a cogliere gli aspetti più profondi dell’uomo post-moderno tra un passato ricco di storia umana ed un futuro ancora nebuloso e fitto di incognite, in manifesta provocazione verso l’odierna società consumistica.
mail.: infopalamara@gmail.com www.facebook.com/ palamaraalbino/ tel. 329.80 50 075
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Calipso- 2021-acrilico su tela- cm 60x140
Rossana Bartolozzi Nella Città Eterna svolge la sua attività come insegnante d’arte, pittrice, scenografa e decoratrice. Ha insegnato per lunghi anni disegno presso tutti i tipi di scuola finche ha abbandonato l’insegnamento per potersi dedicare più liberamente alla sua attività di pittrice. Ben presto però Rossana Bartolozzi è stata sollecitata da più parti a dedicarsi all’insegnamento delle tecniche pittoriche, agli adulti e a persone della terza età. Difatti ora svolge questo compito presso centri pubblici e nel suo studio, ove ha istituito un corso settimanale di nudo-figura disegnata con modelli dal vero. Malgrado questa ripresa di attività la coinvolga abbastanza, ha tuttavia il tempo di dedicarsi alla pittura, partecipando a numerose collettive in Italia e all’estero e tenere mediamente una personale all’anno a Roma e in altre città italiane. La sua attività prosegue come decoratrice. Difatti ha eseguito numerosi murales. Da ricordare il murale “Emigrazione per l’Australia” di m. 13 x 3,30 a Malfa, Salina (Isole Eolie) e tutti i pannelli delle navi traghetto per la ex Jugoslavia eseguiti su commissione dell’armatrice Eugenia Lefebre. Si dedica anche alla pratica dell’incisione e, dato che ama l’aggiornamento e la sperimentazione, si è recata a Calella (Barcellona) per sperimentare l’incisione materica. Ha due passioni: la scenografia e la pittura religiosa. Come scenografa ha realizzato numerosi lavori in vari teatri romani e, riguardo alla pittura religiosa, ha eseguito su committenza alcune crocifissioni, Madonne con bambino e affrescato chiese.
La bambola - 2019 -olio su tela - -cm60x60
mail.: artista@rossanabartolozzi.com www.rossanabartolozzi.com tel. 333.69 61 096
Giovanna Magugliani “Le atmosfere e i profumi del mondo Orientale traspirano dalle opere di Giovanna Magugliani, nata nel nord Italia, ma che ha vissuto per tanti anni ad Abu Dhabi, da dove e’ recentemente rientrata nella sua citta’ natale. Le sue opere affascinano per i toni e la delicatezza dei loro colori, ma anche per la forza nel raccontare nuove storie che vengona da molto lontano. I suoi Ritratti trasformano i volti reali in una dimensione velata, evanescente, priva di tratti tangibili, pura essenza di un volto trasformato in spirito, in sogno. Le sue Trasparenze creano atmosfere intoccabili, che catturano la realta’ nel momento stesso in cui essa si allontana dalla tangibilita’, per immergersi in un orizzonte mitico da favola.” Kavita, my Muse - 2009 - pastello su tela - cm90x90
mail.: gmagugliani@hotmail.com www.giovannamagugliani.com tel. 349.34 03 260
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Arte e Natura
Opere dalle collezioni capitoline di arte contemporanea 12/05 - 19/09/2021 - Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese - Roma
Torna l’arte contemporanea a Villa Borghese con “Back to Nature 2021. Arte Contemporanea a Villa Borghese” con nuove installazioni. Un progetto espositivo che riflette sul futuro del mondo e sulla necessità di costruire un nuovo rapporto con la natura. Del percorso di Back to Nature 2021 fa parte anche la mostra Arte e Natura. Opere dalle collezioni capitoline di arte contemporanea, a cura di Antonia Arconti, Ileana Pansino e Daniela Vasta. La mostra propone una selezione che abbraccia un ampio arco temporale dai primi decenni del XX secolo fino ai nostri giorni. Il tema del rapporto tra arte e natura è affrontato in mostra accostando tra di loro opere che dialogano per rimandi formali e tematici, piuttosto che temporali, con l’intento di fornire un’ulteriore occasione di valorizzare e far conoscere dipinti, fotografie, video, sculture e soprattutto installazioni che non godono di uno spazio espositivo museale permanente ma vengono scelte a rotazione. Le opere selezionate infatti provengono tutte dalle collezioni capitoline, compresi i prestiti di UniCredit S.p.A, regolati da un comodato di lunga scadenza. La selezione degli artisti contemporanei - tra gli altri Gianfranco Baruchello, Claudio Palmieri, Giancarlo Limoni, Marilù Eustachio, Giosetta Fioroni, Alfredo Jaar, Oscar Turco, Daniela Perego, Felice Levini, Marina Ballo Charmet, Olivo Barbieri, Lorenzo Durantini, Guendalina Salini, Giulia Napoleone, Alberto Vannetti - permette di analizzare una serie di differenti visioni sul tema proposto, con tecniche e mezzi diversi. Essi sono messi in relazione anche con autori attivi nella prima metà del Novecento, quali Benedetta Cappa Marinetti, Fausto Pirandello, Umberto Prencipe, Enrico Coleman, Onorato Carlandi, a testimonianza della continuità di ricerca su questo soggetto.
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Il percorso contempla opere a parete - tra le quali un paesaggio orientale di Isabella Ducrot, la rappresentazione dell’infinito di Maria Lai, le visioni cosmiche di Giulio Turcato e Alberto Di Fabio, la veduta del Parco dei Daini a Villa Borghese di Alessandra Giovannoni - alternate ad opere tridimensionali, come le installazioni degli artisti Ana Rewakowicz, Renato Mambor, Piero Fogliati, Ines Fontenla. Una piccola sezione di video d’artista, individuati in collaborazione con il CRDAV (Centro Ricerche Documentazione Arti Visive della Sovrintendenza) e comprendente opere di Elisa Sighicelli, Goldiechiari e Silvia Stucky, è dedicata in particolar modo all’acqua, considerata tema fondamentale per le sorti del pianeta.
Fleximofoni, Piero Fogliati
The archive of gesture, mostra di Alexandra Lethbridge Milano Photofestival 2021 Da mercoledì 8 settembre a venerdì 15 ottobre 2021
la Other Size Gallery di Milano (via Maffei 1) ospita la mostra The archive of gesture, progetto inedito di Alexandra Lethbridge fresco di vittoria del prestigioso Belfast Photo Festival e qui presentato in anteprima assoluta nell’ambito del Milano Photofestival 2021.
Le mani, la gestualità, la comunicazione non verbale. In Italia più che in altre parti del mondo il corpo, e le mani in particolare, contribuiscono in modo determinante a rendere più efficace un messaggio. Ma cosa accade quando il gesto viene negato? Da questo quesito prende le mosse - è il caso di dirlo il progetto The archive of gesture della fotografa inglese Alexandra Lethbridge. Milano -La mostra, a cura di Claudio Composti, presenta circa dodici scatti in bianco e nero di medie e grandi dimensioni, in un allestimento interattivo e teatrale pensato appositamente per gli spazi della galleria in un’ottica site-specific. A partire da immagini di sculture classiche, spesso giunte a noi con le braccia mutilate e quindi private della possibilità di veicolare il messaggio di cui erano portatrici, la fotografa compone un nucleo di opere che, nel sovrapporre immagini trovate, still life e interventi digitali, si interroga, non senza ironia, sul ruolo che la gestualità gioca nella costruzione del significato.
Sono i temi dell’inganno, del depistaggio, della disinformazione al centro della riflessione della fotografa. Funzionale ad essi è anche la dimensione installativa della mostra che gioca sul rapporto tra tridimensionalità delle sculture ritratte e bidimensionalità delle immagini fotografiche: stampate su teli trasparenti le fotografie possono essere contemplate a tutto tondo, esattamente come una scultura, pur rimanendo indubitabilmente bidimensionali. A rimarcare poi la contrapposizione tra occultamento e disvelamento, un sistema di quinte scorrevoli consente di celare e svelare le opere in maniera tanto interattiva per il pubblico quanto teatrale. Un continuo, giocoso inganno che dalle fotografie si sposta alla fruizione stessa della mostra. L’inaugurazione è fissata per mercoledì 8 settembre in orario 16.00-21.00; la mostra è poi aperta al pubblico fino a venerdì 15 ottobre dal lunedì al venerdì in orario 10.0018.00 (chiuso sabato e domenica), nel rispetto delle normative anti Covid-19 vigenti.
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MICHELE ROCCOTELLI
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mail.: micheleroccotelli@libero.it Sito: www.roccotelli.it tel. 347.58 23 812 50
museo d’arte contemporanea statale
MACS Museo di Arte Contemporanea Statale Il MACS, Museo di Arte Contemporanea Statale, è stato inaugurato l’8 ottobre 2016. Il Museo, oggi, possiede una collezione di circa 500 opere di arte, donate da numerosi artisti di fama nazionale e internazionale. E’ situato in via Napoli, vico II, presso la sede del Liceo Artistico Statale “Solimena” di Santa Maria Capua Vetere ed è aperto al pubblico dal lunedì al sabato dalle ore 08.00 alle ore 14.00.
La raccolta, conservazione e l’esposizione di opere consente al Liceo Artistico di formalizzarsi quale polo culturale e sperimentale, diventando punto di incontro reale ed effettivo tra l’arte, cultura e scuola, realizzando uno spazio di libero confronto nel senso più ampio del termine, assicurando contaminazioni creative fra esperienze, stili, linguaggi, territori e generazioni.
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CAMPANIA
PAOLO LA MOTTA 18 febbraio / 19 settembre 2021 Museo e Real Bosco di Capodimonte, Sezione arte contemporanea Capodimonte incontra la Sanità promossa e organizzata con Amici di Capodimonte Ets grazie al sostegno della Regione Campania a cura di Sylvain Bellenger e Maria Tamajo Contarini Paolo La Motta raffigura nelle sue opere i ragazzi dei quartieri popolari Stella, Sanità e Vergini con cui organizza i laboratori di scultura all’Istituto Papa Giovanni XXIII. Le loro storie, spesso vicende di disagio e di un’infanzia troppo presto abbandonata, perdono la collocazione spazio-temporale per diventare archetipi assoluti. E così scorrono davanti ai nostri occhi l’intensità, la cu-
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riosità, la malinconia, l’ansia, l’impegno e la serietà e nello stesso tempo i valori plastici della pittura italiana e le campiture uniformi dei fondi dell’arte giapponese, la materica pittura di Ribera e Mancini e le fluide pennellate di Lucian Freud; ma anche i giovinetti di Gemito e i modellati metamorfici di Augusto Perez, maestro di La Motta, e di Alberto Tizzano, artista che è una continua fonte di ispirazione per Paolo.
Los Angeles (State of Mind): mostra di arte contemporanea a Palazzo Zevallos Stigliano a Napoli
Una grande mostra di arte contemporanea a Palazzo Zevalloss con 36 straordinarie opere che ci mostrano come Los Angeles non sia solo il punto di riferimento mondiale del cinema ma anche una città che ha sempre prodotto un’arte innovativa e complessa, polo d’attrazione per artisti e creativi che provengono da tutti gli USA Fino al 26 settembre 2021 nello straordinario Palazzo Zevallos Stigliano di via Toledo a Napoli, il museo del gruppo bancario Intesa Sanpaolo, si terrà una mostra da non perdere dal titolo: Los Angeles (State of Mind), a cura di Luca Beatrice. Una bella esposizione che ci fa compiere uno straordinario approfondimento sull’arte contemporanea internazionale. Los Angeles è infatti il “centro” dell’America per sperimentazione, pittura, performance estreme e contaminazione, una città che ha sempre prodotto un’arte innovativa e complessa e che è stata polo d’attrazione per artisti e creativi provenienti da tutti gli stati degli USA. Un nuovo punto di riferimento per l’arte contemporanea, una città attenta ai nuovi fenomeni culturali. La mostra Los Angeles (State of Mind) presenta a Palazzo Zevallos uno straordinario percorso con ben 36 opere provenienti da gallerie e collezioni private italiane e internazionali e della collezione Luigi e Peppino Agrati – Intesa Sanpaolo. Una bella esposizione, realizzata con il patrocinio del Consolato Generale degli Stati Uniti a Napoli, che ci presenta il racconto di una città attraverso diverse generazioni di artisti che si sono imposte a partire dagli anni Settanta per arrivare fino a oggi. Una bella e interessante esposizione che continua la rassegna delle mostre che si sono tenute negli anni a Palazzo
Zevallos Stigliano, dedicate alle grandi città internazionali che, sul finire del ‘900, hanno cambiato la storia dell’arte Mostre quali Le mille luci di New York nel 2017, London Shadow nel 2018 e Berlin 1989 nel 2019 che hanno arricchito la già vasta e importante proposta espositiva del Museo di Intesa Sanpaolo che, accanto al Martirio di Sant’Orsola, l’ultima meraviglia del Caravaggio e agli altri capolavori dalle collezioni ospitate presenta così anche importanti proposte sull’arte contemporanea.
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CALABRIA
L’arte filosofica e spirituale di Emilio Ciombo Arlia
Emilio Ciombo Arlia è pittore, scultore e poeta. È nato a Lago in provincia di Cosenza. La sua arte è influenzata da riflessioni filosofiche e spirituali. Con le sue opere vuole arrivare all’animo dell’osservatore e trasmettere il suo pensiero. D. Puoi raccontarci i tuoi primi passi nel mondo della pittura e della scultura? R. Da ragazzino (avevo circa dodici anni) mi recavo, spesso, in campagna dai nonni. Un giorno, nei pressi di un ruscello, vidi una pozza d’acqua dove c’era del terreno fangoso. Pensai di sistemare, lìvicino, delle stecchette di canna creando, istintivamente,una sorta di struttura portante. Presi del fango dalla pozza e cominciai a ricoprire la struttura. Non somigliava a niente in particolare! Però dopo poco tempo iniziai a modellare qualcosa di più concreto che esprimevae rappresentava il mio pensiero. Cominciai allora a documentarmi sui materiali da impiegare per realizzare strutture portanti (impalcati) e sulle essenze da utilizzare per plasmare al meglio e tirare fuori le mie idee attraverso quello che costruivo. Importante fu la mia preparazione tecnica dei materiali grazie al mio diploma di geometra. Con grande cura, amore e abnegazione sono riuscito a concretizzare il mio pensiero e a trasmetterlo attraverso l’arte. D. Quali tecniche usi? R. Per ciò che attiene la pittura ho sempre adottato tutte le tecniche usate e conosciute universalmente. Per le opere scultoree conosco utensili e materiali per scolpire su legno o pietra o creare bassorilievi. Tuttavia, avendo il mio atelier in casa, al quinto piano di un palazzo, oggettive difficoltà logistiche mi hanno da sempre impedito di attuare le metodiche della scultura classica sul “blocco lapideo”. Per realizzare le mie sculture, perciò, utilizzo la carta pesta che unita, in opportuni dosaggi, a collanti e gesso mi consente di creare tuttii movimenti dinamici dei soggetti con il loro fluttuare nella dimensione romantica e poetica della vita, inserendo, con grande attenzione, profonde riflessio-
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ni filosofiche. D. Cosa cerchi di comunicare attraverso le tue opere dal carattere spesso ermetico e filosofico? R. L’apparente dimensione ermetica delle mie opere viene volutamente messa in atto proprio perché si vuole indurre lo spettatore alla prime semplici riflessioni sui “perché” delle mie creazioni e da qui accompagnarlo nella profondità introspettiva della mia visione del tema trattato. E’ fantastico riuscire in questo magico intento! D. Che messaggio vorresti dare ai ragazzi che sognano di diventare artisti? R. Ai giovanissimi, con affetto paterno, voglio dire loro di giocare con i colori, con la prospettiva, con il movimento della luce, imparando ad osservare con interesse e libertà l’arte e le sue espressioni. Seguire un percorso di maturazione, orientandosi , più tardi, verso una naturale tendenza espressiva che tipicizzi identità squisitamente individuali . D. Scrivi anche poesie. Ci parli di questa tua passione? Si collega in qualche modoalla pittura e alla scultura? R. La poesia proviene da una mia dimensione spirituale fatta di sensibilità, passionalità e attenta riflessione alle varie vibrazioni emotive ed emozionali che la vita ci dona. La poesia, la filosofia e la conoscenza storico-letteraria sono le matrici retrospettive di ogni forma espressiva artistica che certamente meglio si interiorizzano con la pittura e la scultura. D. A cosa stai lavorando in questo ultimo periodo? R. In questo periodo sto lavorando su di un quadro scultoreo dove tratterò il tema mondiale e attuale della pandemia: un’assoluta novità! D. Puoi descrivere ai nostri lettori l’opera alla quale sei maggiormente legato? R. Sono legato a tutte le mie creazioni (tranne le opere d’esercizio ) così come una madre è legata alla propria creatura. Esiste tra me e loro un cordone ombelicale eterno ed interiorizzato finemente! Alessandra Primicerio (critico d’arte)
Doni del Mare: le sculture in pomice diMarina Lanzafame Marina Lanzafame è nata a Monza, ma vive in Calabria da 16 anni. Ha studiato arte e lavorato in ambiti creativi e artistici: dalla grafica pubblicitaria all’insegnamento di laboratori d’Arte. D. Marina come nasce una scultura con la pietra pomice? R. Le sculture nascono dalle forme che vedo celate nelle pietre, vedo un accenno di braccio alzato o una coda di pesce: è già li coperta da un velo...ed io la ‘svelo’. D. Come ha avuto inizio questa tua passione ? R. Un giorno dopo una mareggiata sulla spiaggia di Paola ho notato una moltitudine di pietre pomice tutte radunate in una conca sulla sabbia, guardandole mi è venuto in mente di provare a scolpire.La voglia di scolpire è, in un certo senso, riconoscenza verso il mare che mi ha fatto questo dono. D. Cosa significa per te l’arte? R. Quando provi un’ emozione profonda, un’ innamoramento o almeno un invaghimento per un’immagine realizzata da qualcuno che vuole donare bellezza interiore, allora sei davanti a un opera d’arte. Chi dona è l’artista e chi accoglie il dono è l’amante dell’arte. D. Dal 17 al 21 luglio 2021 hai esposto le tue opere
in una personale dal titolo Doni del mare presso l’ex MAM a corso Telesio a Cosenza. Sei soddisfatta di questa mostra o ti aspettavi qualcosa di diverso? R. Sono molto soddisfatta di questa mostra. Non mi aspettavo tanto pubblico, invece hoaccolto tante persone molto interessate, dalle quali ho ricevuto tanti complimenti. D. Che consiglio ti sentiresti di dare a coloro che amano l’ arte e che vorrebbero far parte di questo mondo? R. Mi sono sempre sentita una creativa, non un’artista ma quando finisco una scultura e la guardo mi sento un po’ artista. Ho iniziato due anni fa, dovrei ricevere consigli non darli, ma a chi ha dentro questa ‘crisalide’ consiglio di farla uscire e volare. E’ una soddisfazione non paragonabile a nient’altro... D. Nel corso degli anni la tua famiglia ti ha sempre supportata? R. Fare arte non paga in termini di guadagno ma ho un marito che ha creduto in me prima che io stessa mi sentissi un’artista. Il supporto della famiglia come anche l’opinione di estranei è indispensabile per crederci. Alessandra Primicerio (critico d’arte)
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CALABRIA
Stefania Vena:
artista poliedrica, libera e determinata.
Stefania Vena è un’artista poliedrica, pittrice- decoratrice ma tanto altro ancora. Scopriamo insieme tutte le sue potenzialità attraverso questa interessante intervista. D. Stefania, nelle tue opere molti dei soggetti sono donne, perché? R. Credo che in ognuno di noi ci sia l’istinto o il bisogno di raccontarsi, identificarsi. È innata lanecessità di rispecchiarsi e ritrovarsi. Per cui le mie opere, con prevalenza figure femminili, sono il mio riflesso nello specchio: ci sono sempre io, la proiezione del mio essere più profondo. D’altronde sono la persona che conosco meglio. D. Quali sono le tematiche e i soggetti ricorrenti nei tuoi lavori? R. Le tematiche trattate hanno origine dal mio vissuto, a tratti difficile. L’ ho elaborato e tramutato in espressione creativa. Le mie opere non sono altro che le mie personalissime emozioni. Comunico attraverso esse ciò che ho dentro e che probabilmente non riuscirei ad esprimere a parole. D. Quale funzione può avere a tuo avviso l’arte nella società? Quale ruolo invece può assumere l’arte nell’era della pandemia? R. Sin dai tempi più antichi l’arte si è fatta carico di tematiche sociali, divenendo mezzo di vera e propria denuncia. L’arte deve garantire libertà di espressione, è una via di fuga, è libertà e denuncia, soprattutto in questo periodo storico nell’era della pandemia. Ricordo una famosa frase di Oscar Wilde : Nel bene o nel male purché se ne parli. E l’arte in questo riesce benissimo. D. Le soddisfazioni più rappresentative che hai raccolto con la tua arte? R. Già il fatto di essere un’artista mi dà soddisfazione: un po’ matta, anticonformista, fuori dagli schemi sicuramente libera mentalmente. Tra le soddisfazioni a livello professionale ricordo il Concorso Nazionale di Arte e Poesia a Barletta dove vinsi il Primo premio e il Premio della Critica con un’opera intitolata Le ali della libertà che nasceva dopo un periodo difficile per me. Fu una grande emozione e gratificazione. Ma ho avuto soddisfazioni anche in altri campi artistici come il restauro o la fotografia, altra mia
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grande passione. D. Il primo amore non si scorda mai. Qual è l’opera o l’artista che in qualche modo ha lasciato un segno nel tuo percorso? R. Non è facile rispondere a questa domanda citando un solo artista o una sola opera. Ognuno mi ha lasciato un patrimonio inestimabile di informazioni. Caravaggio posso dire che è stato il mio grande amore. L’unico a rappresentare la scena con quel chiaroscuro così netto, straordinario e innovativo per l’epoca. Ma non è l’unico. Van Gogh mi ha rapita con la sua notte stellata,opera che ho riprodotto centinaia di volte in ogni dove. Amo anche Klimt. La mia tesi di laurea fu sulle donne di Klimt. In lui rivedo delle affinità con il mio stile. Tra i più grandi fumettisti invece il mio preferito è Milo Manara, celebre autore italiano di fumetti erotici.
D. Stefania parlaci delle tue passioni oltre alla pittura R. Come dicevo mi occupo anche di restauro pittorico. Le mie prime esperienze lavorative , appena finiti gli studi accademici, sono legati al restauro che non ha niente a che vedere con la pittura e la sua creatività, perché è un’attività legata alla manutenzione, al recupero, al ripristino e alla conservazione delle opere d’arte. Al contrario del passato , oggi prevale solo la conservazione. Bisogna rispettare l’autenticità dell’opera. È un mondo a parte che esclude l’espressione artistica dell’artista. Il restauratore dovrà frenare la sua personalità e osservare rigidamente le regole del ripristino. Comunque è un lavoro bello, affascinante e che dà molte soddisfazioni. La fotografia invece è la mia vera passione. Da autodidatta mi diletto a cogliere ciò che attira la mia attenzione attraverso uno scatto che spesso diventa anche un quadro. Nel 2011 partecipai al Concorso internazionale di Poesia, Prosa e Arti figurative: La finestra eterea a Cinisello Balsamo (MI) e con un mio scatto amatoriale mi classificai al secondo posto. Nel 2016 vinsi ancora un secondo posto a un concorso fotografico nella mia città, Cosenza. Ultimamente mi sto dedicando ad un’altra passione: videomaker amatoriale. Curo personalmente le riprese , la musica e il montaggio dei miei brevi video e delle mie occasionali performance.
ed equilibrio. È il colore dell’immortalità, del divino. Chi ama il blu- dicono- ha una personalità dotata di sentimenti profondi e intensi. È sensibile e forte. Ed io mi ritrovo in questa descrizione. Il blu è anche il colore del mare che per me rappresenta un forte richiamo. D. Chi è Stefania Vena oggi? Quanto ti ha cambiata la pandemia? R. Non è quello che molti pensano ma è quella che pochi comprendono. Sono diretta, spontanea e vera. Sono un’artista che oggi vive con rabbia e determinazione questa vita sempre più difficile, in una realtà e società che non mi si addice. Sono in fuga da schemi, restrizioni mentali , omologazione e ipocrisia. Ho una forte personalità forgiata da un vissuto difficile. Manifesto sempre le emozioni e non serbo rancore. Il mio motto è : Vivi e lascia vivere. Libertà prima di tutto soprattutto di parola. Ma sotto questa dura corazza sono sensibile, fragile e romantica. Mai come in questo momento epocale ho sentito forte il richiamo verso la spiritualità espressa anche attraverso le mie opere. E proprio mentre le persone si allontanano causa pandemia e il mondo si divide in due netti schieramenti, tanto da creare un divario insanabile, io scelgo sempre me stessa e l’amore per la vita nel rispetto della libertà e della verità. Alessandra Primicerio ( critico d’arte)
D. Nella contemporaneità ogni cosa può considerarsi opera d’arte, sei d’accordo con questa teoria? R. Non tocca a me giudicare cosa sia arte e cosa no, certo è che oggi si vede di tutto. Assemblaggi, oggetti presi a caso e non realizzati dall’artista. Molti artisti concettuali infatti non sono neanche i diretti esecutori della propria opera. Si rivolgono a fabbri , falegnami ecc., oppure utilizzano il riciclo creativo. Ho notato che nei musei , nelle gallerie e nei luoghi d’arte i curatori e i direttori di musei non sono più interessati all’arte classica fatta con pennelli e colori ma prevale l’arte minimalista, concettuale o installazioni. Un’arte effimera a mio avviso che lascerà ai posteri poco o niente. Questo è il mio pensiero personale. Non ho la presunzione di giudicare anche perché l’opera d’arte è soprattutto uno stato d’animo, è pathos, è idea , è creatività. D. Nelle tue opere noto una prevalenza del colore blu. Perché lo utilizzi tanto? R. Il blu è uno dei colori primari, quindi indispensabile. Ne uso tantissimo, non potrei farne a meno. C’è anche dove non si vede. Simbolo per eccellenza di tranquillità, calma
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SICILIA
Dodici artisti per “Passaggi”: il progetto artistico in continua evoluzione fa tappa a Mascalucia
Ottagono si apre alle contaminazioni artistiche e diventa una tela urbana nella quale si mescolano pittura e fotografia, street art e nuovi linguaggi: quattro installazioni artistiche, otto mostre fotografiche, dodici artisti. Sono i numeri del nuovo progetto espositivo “Passaggi”, in mostra presso lo storico Corso San Vito di Mascalucia. La mostra nasce dal desiderio di recuperare una dimensione più immediata del rapporto tra gli artisti e il pubblico, tutto immerso nella quotidianità dei luoghi del territorio. «L’anima del progetto, in questa fase, si sviluppa su quattro installazioni artistiche originali che coinvolgono gli spazi esterni di Ottagono e una mostra fotografica nella grande sala interna – commenta Benedetto Poma, direttore artistico del progetto – Ho accolto con entusiasmo questa nuova sfida poiché si tratta di una modalità espositiva e di fruizione delle opere sicuramente innovativa per il nostro territorio, ma che è già stata sperimentata e attuata con successo in tantissime città italiane e estere».
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Tra gli artisti che partecipano con le loro installazioni permanenti, ci sono Demetrio Di Grado con l’opera “Segni del tempo”, Sofia Orleans e il suo “Dentro ‘i nottambuli” e lo stesso direttore artistico Benedetto Poma, che realizza il prospetto principale del locale. Protagonista della prima mostra fotografica, che rimarrà esposta fino al 17 agosto, è Emily Gallè, con “Un Vulcano, differenti volti”. I lavori dei fotografi che partecipano al progetto verranno pubblicati in un catalogo che sarà realizzato a cura di Benedetto Poma.
Ottagono, Corso San Vito 71 - Mascalucia (Ct) Dal 20 maggio al 30 settembre 2021 Visitabile tutti i giorni dalle 9.00 alle 22.00
Bill Viola porta la videoarte a Palermo: Palazzo Reale apre le porte a “Purification”
Dal 10 luglio 2021 al 28 febbraio 2022 a Palazzo Reale di Palermo, dopo quasi un anno di lavoro preparatorio, apre al pubblico Purification [From Bill Viola to the Palatine Chapel], un’esperienza, di cui il fruitore diventa co-protagonista, posto in relazione con le opere recuperando il significante attraverso contenuti di valore universale. Bill Viola, il maestro indiscusso dell’Universo figurativo e della videoarte, esporta a Palermo le sue opere e traccia il solco della ripartenza. Una tappa storica per Palazzo Reale e ricca di significati per un grande artista che ha esposto alla Cattedrale di Saint Paul di Londra, alla National Gallery di Londra, alle National Galleries of Scotland di Edimburgo, al MoMA di New York, al Jean Paul Getty Museum di Los Angeles, al Grand Palais di Parigi. A Palazzo Reale, allora, le Sale Duca di Montalto, sede dell’evento, fanno “reset” per accogliere la mostra e si trasformano nel luogo dell’introspezione. Un luogo in cui il buio è spezzato da lame di luce che fondono, in un unico “luogononluogo”, le opere di Viola con una selezione di preziosissime opere e reperti, intrisi di storia e spiritualità, scelti minuziosamente dalla Fondazione Federico II. Opere e reperti che rappresentano simbolicamente l’acqua come elemento cosmico concepito nei vari contesti storici e culturali. Un “luogononluogo” da sperimentare a Palazzo Rea-
le, il cui scrigno, la Cappella Palatina, è “luogo” della spiritualità per eccellenza, tra le icone mondiali della sacralità. L’acqua diviene, nella sua estrema accezione simbolica, correlazione tra l’uomo e il sacro, tra la dimensione terrena e la dimensione ultraterrena. Ecco allora il martirio e l’ascensione, temi focali delle cinque celebri opere che Viola porta in Sicilia, su invito della Fondazione Federico II: Tristan’s Ascension e Air Martyr, Earth Martyr, Fire Martyr e Water Martyr. Tristan’s Ascension mostra un uomo immerso nel flusso di una cascata, ma è un fluire inverso, l’acqua non cade verso il basso ma si solleva in alto. È un ritratto surreale della trascendenza, che mostra l’ascesa dell’anima dopo la morte, riuscendo a rendere giustizia a una nozione così alta e complessa. La mostra è organizzata da Fondazione Federico II e Bill Viola Studio – a cura di Kira Perov e Patrizia Monterosso - in raccordo con l’Assemblea Regionale Siciliana, con la dimensione museale regionale siciliana, con l’Assessorato Regionale ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana, col FEC (Fondo Edifici di Culto), con numerosi Enti Ecclesiastici e l’Eparchia. Palazzo dei Normanni Palermo Dal 10 luglio 2021 al 28 febbraio 2022 Visibile dal lunedì al giovedì dalle 8.30 alle 14.30; venerdì e sabato dalle 8.30 alle 16.30; domenica e festivi dalle 8.30 alle 12.30
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PADOVA 2021 31
a
MOSTRA MERCATO D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
12 - 15 NOVEMBRE 2021 ArtePadova
Fiera di Padova
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XXXVII Mostra Mercato di Antiquariato
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Provincia di Padova
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