N°53 SETTEMBRE-OTTOBRE 2022 - periodico bimestrale d’Arte e Cultura www.facebook.com/Rivista20 Edito dal Centro Culturale ARIELE ARTE E CULTURA NELLE 20 REGIONI ITALIANE MAURO CHESSA
BIMESTRALE DI INFORMAZIONE CULTURALE del Centro Culturale Ariele Hanno collaborato:Giovanna Alberta Arancio Monia Frulla Rocco Zani Miele Lodovico Gierut Franco Margari Irene GraziellaLetiziaRamponiCaiazzoValeria Rota Alessandra Primicerio Enzo GiovanniBrisceseCardoneSusannaSusyTartariCinziaMemolaConcettaLetoClaudioGiulianelli Rivista20 del Centro Culturale Ariele Presidente: Enzo Briscese Vicepresidente: Giovanna Alberta Arancio orario ufficio: dalle 10 alle 12 da lunedì al tel.venerdì347.99 39 710 mail -----------------------------------------------------www.facebook.com/Rivista20galleriariele@gmail.comIncopertina:Tiziano 2 ENZO BRISCESE Ragazzi del 2000 - 2021 - t.mista olio su tela - cm70x80 Ragazzi del 2000 - 2021 - t.mista olio su tela - cm70x80
New York è la capitale del Novecento. Celebrata da artisti, fotografi e musicisti; immortalata dal checinema,l’ha
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resa un luogo dell’immaginario prima ancora che un luogo fisico, reale. Si scopre Venezia, Londra o Parigi solo andandoci. A New York, in qualche modo, siamo stati tutti. Anche chi non si è mai mosso da casa propria. Ed è proprio il lavoro sulla superficie di immagini familiari, che parlano la lingua di Fitzgerald e Gershwin, di Scorsese e Hopper, al centro di questa mostra, composta interamente di vedute di New York. Vedute tratte da fotografie realizzate nel corso di un recente viaggio dell’artista nella città americana. Del resto, la riscrittura dell’immagine è, da sempre, elemento dominante nella poetica di Chessa, che lavora su fotografie che si trasformano in pretesti, punti di partenza, per un linguaggio pittorico la cui prima, più facile e immediata lettura è quella figurativa, ma che apre invece a un’astrazione delle forme che potremmo, a buon diritto, definire “musicale”, in cui l’oggetto è di fatto messo da parte dopo avere
Si chiedeva William Saroyan: “Che ve ne sembra dell’America?”
4 compiuto la sua missione principale: mettere in contatto l’opera e chi la guarda. New York, New York! è, prima ancora che una mostra, un viaggio nell’idea di città, che mette in discussione il nostro rapporto con l’immagine e con il contemporaneo attraverso lo strumento artistico più vecchio del mondo: la pittura. “Pare che scopo d’un viaggio sia sottoporre a verifica tutto ciò che già si crede di sapere di un paese o di una città. Come in tutti i luoghi comuni c’è una parte vera e una falsa. Provate per esempio a mettere piede in un dinner, uno dei locali nei quali siamo entrati, al cinema, migliaia di volte (Hopper ne ha dipinto uno in “night hawks”) e mettetevi a verificare, che so, l’odore dei cibi (inesistente), il gusto dei medesimi (ottimo), la gentilezza standard della ragazza che vi serve e capirete quello che voglio dire. Sappiamo tutto, ma è tutto diverso. Così per New York (che i locali pronunciano “Nu” iork), era un mio sogno, che la delicatezza di mia figlia ha permesso di realizzare: sapevo tutto, eppure era una città di cui non avevo la più pallida idea. Ho dipinto quadri piccoli, ma numerosi; quasi appunti di viaggio. Ringrazio il mio caro amico Emilio Jona, per aver portato dalla lontana Furfaro, in Arizona, un suo delizioso racconto, sugello di un’antica amicizia. La pittura faceva così parte della sua vita da rappresentare il legame più intenso tanto da legarlo a sé fino all’ultimo respiro. Ricercatoree profondo appassionato per l’arteil pittore e incisoreMauro Chessa, è scomparso all’eta’ di 89 anni nella sua , Torino dove era nato il 26 marzo 1933. Ha attraversato e vissuto il Novecento con un impegno che è statorigoroso, una vera e propria disciplina e, ad un tempo, una personale ed interiorizzata definizione della realta’ lungamente osservata e meditata. iglio d’arte (il nonno Carlo Chessa era un incisore e il padre Gigi pittore del gruppo dei “Sei di Torino”)il suo particolare perrcorso formativoinizia a delinearsi in famiglia e, in seguito, a sviluppare un saldo legame con l’ambiente culturale torinese. Il giovane Mauro Chessa, terminati gli studi all’Accademia Albertina in città, inizia ad ambientarsi e, nel ’54, intraprende con continuità l’attività espositiva.All’epoca a Torino c’era unafrequentatissima galleria denominata “La bussola”, che trattava soltanto opere d’arte di buon livello ma che rappresentava una sorta di “trampolino di lancio” per i giovani creativi promettenti. Era un luogo di animati scambi di idee, di progetti. E anche il pubblico non mancava mai. Come espositore Mauro Chessa è sempre stato molto attivo e conosciuto anche all’estero Esponente di rilievo di pittura figurativa del secondo Novecento, la sua pittura da un’iniziale adesione al realismo esistenziale passa adun successivo periodo in cui è influenzata dall’Action Painting ed evolve decisamente verso la figurazione. Arpino definisce la sua pittura di carattere narrativo. La sua poetica rimanda ad una realtà quotidianamente osservatae interiorizzata, tant’è vero che negli ultimi anni di quasi totale cecità, avrebbe voluto “morire piangendo”. Ma la pittura è rimasta nella sua mente fino alla fine, come una vera propria metodica di vita. E’un percorso che appartiene indissolubilmente alla Torino di Massimo Mila e Italo Calvino, di,Cesare Pavese e Felice Casorati, attraverso una figurazione contraddistinta da silenziosi interni, nature morte, ritratti, oggetti estrumenti musicali che ogni volta rinnovano l’incontro con la storia, la moglie Franca, mentre appartengono “all’arte come vita”.
RICORDIAMO UN BRAVO ARTISTA TORINESE CHE CI HA LASCIATO: MAURO CHESSA
Fra le tappe espositive più importanti vi sono da rilevare le Biennali di Venezia del e del ’58, la IX Quadriennale di Roma. Dopo gli anni 60 abbandona la pittura per dedicarsi al Cinema, ma nell’81 riprende di nuovo a dipingere e ad esporre le sue narrazioni. E’ un “raccontare” che unisce i paesaggi dellle Langhe alle testimonianze della Resistenza, i mutamenti sociali con l’ambiente e la natura.
Nel 2001 la Regione Piemonte gli dedica una grande mostra antologica alla Sala Bolaffi di Torino e, nel 2004, dipinge grandi opere sulla Resistenza /”Partigiani nella notte” e “I 23 giorni”). Nel 2006/2007 ha eseguito sei lunette(“Negozi” e”Mercati”) collocate nella Galleria Umberto I°a Torino. Si è voluto lasciare alla fine di queste pagine dedicate all’amico e artista Mauro Chessa l’anno 2015 perché realizzò in quell’anno il suo desiderio di “vedere” New York dal vivo e con soddisfazione allestì al ritorno nello Spazio Don Chisciotte (Fondazione Bottari Lattes) una mostra tutta sua grazie alle fotografie scattate sul posto: esse sono punti di partenza per mettere in contatto le opere con chi le guarda ma, prima ancora, mette in discussione il nostro rapporto con l’immagine e il contemporaneo usando lo strumento artistico più vecchio del mondo: la pittura. Nella primavera dello stesso anno partecipò nella nostra Galleria20 di Corso Casale a Torino ad una mostra Pluri-personale con altri importanti artisti del Novecento: Nino Aimone, Mario Surbone, Alfredo Billetto. Gianni Mantovani. In quella occasione si ribadì il senso dell’amicizia: “..teniamo a ricordare che persiste ancora un’altra idea di Pittrura il cui gioco non è privo di drammaticità e ha come posta il significato stesso della nostra esistenza coinvolgendo i sentimenti più profondi di ciascuno. Questo è ciò che ci tunisce, al di là delle apparenze così superficialmente discordi” (Mantovani). Sono artisti che, tramite il loro modo di essere, poetiche e valori, ci lasciano messaggi essenziali e Mauro Chessa è senz’altro uno di questi Maestri. G. Arancio
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introduce lo spettatore nella nuova fase artistica di Brisce se, evidenziata da una felice presenza di un dinamico figu rativo, valorizzata da una ricca tavolozza e da un’elaborata composizione. Il suo complesso linguaggio pittorico è più vitale che mai, “metabolizzato” all’interno del quadro. Le figure sono dapprima sommerse da un confusivo caos di immagini e informazioni mentre negli ultimi lavori si con figura un particolare assestamento stilistico. La rappresen tazione del giovane evidenzia la sua fuga dall’oppressione che lo attornia e le ultime tele mostrano uno spazio vuoto intorno alla figura che rende visivamente il totale “nulla” in cui il ragazzo si rifugia,, ossia un radicale distacco dalla realtà . Si tratta di una fuga illusoria che sul dipinto si colo ra di tinte pallide e tenui. Questa serie pittorica, visionaria e realista nello stesso tempo, merita di essere messa inmo stra e visitata con particolare cura. Giovanna Arancio mail.: enzobriscese6@gmail.com Sito: www.facebook.com/enzo.briscese.9tel.347.9939710
La suggestiva pittura dell’ultimo ciclo tematico di Enzo Briscese centra un nodo cruciale e lacerante della realtà odierna, ossia la “comunicazione”,peggiorata anche dall’i naspettato dramma della separatezza sanitaria di lungo periodo per la pandemia da covid, a cui abbiamo sopra ac cennato. Questo nodo centrale, toccato dall’arte di Brisce se in uno dei suoi aspetti più conturbanti, contribuisce ad originare la scarsa qualità della vita dei giovani. L’artista si accosta con un’attenzione discreta, un interesse parte cipato e preoccupato. Egli dipinge cioè con delicatezza la precarietà comunicativa vissuta dai ragazzi di adesso. Nei suoi quadri essi sfilano con i telefonini in mano. Tali opere sono la messa a fuoco di una realtà e una dinamica inquadratura che non diventa mai un banale sfogo per pro vocare una delle tante denunce lamentevoli.Enzo Briscese, pittore, vive nelsuo tempo e lavora con gli strumenti che gli competono: tele, colori, e infine quadri che parlano. La concezione di libertà è strettamente legata al rispetto: riteniamo pertanto che prima i giovani necessitino di amo revoli e competenti guide e in seguito abbiano bisogno di un inserimento critico nella collettività attiva in un clima che è sicuramente problematico ma dovrebbe essere anche di dialogo fattivo. Il ciclo pittorico “I ragazzi del duemila”
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Davanti alle opere di Angelo Buono, c’è da chiedersi dà cosa nasca la sua volontà pittorica, s’è non dal fascino dei colori e della luce. C’è quindi alla radice del suo far pittura un input,una sorta di sollecitazione intrinseca che lo porta ad esplicitare nella sua varietà del segno e nella molteplicità delle assonanze cromatiche,tutto un mondo interiore. Affiorano così allo sguardo tutta una serie di esplicitazioni spesso decisamente informali per ché interviene direttamente nella materia con un segno espressivo e un gesto spontanee, in cui le modulazioni cromatiche stesse sembrano essere ricondotte al servizio di un serrato impianto costruttivo organizzato talvolta su una griglia spaziale,e la fantasia a fare da supporto ideale x questa trascrizione di segni e di impulsi che si rifanno alla sfera tipicamente sensoriale. Sappiamo che segno,e gesto e materia sono alla radice della poetica “informale”, perché un linguaggio del genere nasce e si origina dal dominio della pulsione. Ebbene in Buono si avverte, sia pure in una alternanza semantica significa
tiva questa condizione particolare, questo muoversi e voler scoprire un “reale fantastico” ,una trasfigurazione immaginifica, in tal modo l’opera vive allora come in una doppia tensione,tra flusso espressivo e suo annien tamento, sulla scia di una intuibile ricerca di dimensioni e di spazi evocativi destinati a respiri più ampi e come se dai gorghi della memoria dovessero emergere i ter mini di una poetica continuamente oscillante tra visibile e invisibile,tra superficie e profondità. Alla radice c’è senza dubbio una irrequietezza come supporto ideati vo, per cui il rapporto che viene a stabilirsi è attivato al rimando tra fattori di contrazione e di espansione,di parcellizzazione e di ricomposizione globale. Salvatore Flavio Raiola mail.: angelo.buono49@gmail.com
ANGELO BUONO
“INVOLUCRO”,già il titolo di uno dei la vori è fonte di riflessione. Se ci pensiamo un attimo ognuno di noi visto dall’esterno è diverso, ma l’interno, quello anatomico è quasi uguale per tutti. Il corpo è l’invo lucro dell’anima, del cuore, epicentro delle emozioni più vere, dirette e reali. Possiamo nascondere ogni cosa ma saremo anima e cuore per pochissimi, che sapranno vederci dentro, oltre. D’impatto è voluto il viso, di viso dallo scheletro. Due facce della stessa medaglia, oggi più che mai attuale. L’opera è diretta e bellissima, nella sua semplicità. Ma come ci suggerisce, non fermiamoci mai all’apparenza, guardiamo la vera essenza di chi abbiamo di fronte, sempre! Laura Cherubelli Sito:giorgio.bil21@gmail.comwww.giorgiobillia.it
tel. 338.500 0741
Queste opere dicono molto di sé, cecità? Quanta cecità ogni giorno incontriamo? Molta, ha un altro nome, ma la rispecchia a pieno l’indifferenza. Per me sei trasparen te, non esisti, o non esisti più. Ti attraver so quasi calpestandoti, tanto non proverò nessun sentimento, emozione, nulla. A mio parere è la cecità peggiore, quella dell’ani ma. E’ lo specchio del becero egoismo, o la difesa di chi non sa argomentare. Quanta cecità moderna, pensiamo a chi lo è davve ro cieco, ma percepisce ogni movimento, cambio di suono della voce, tocco. Siamo diventati asettici, nei sentimenti, nei rap porti. L’ opera lancia un messaggio forte, non diventiamo ciechi a prescindere, aset tici, privi di emozioni. Guardiamoci, annu siamoci, e viviamo vedendoci, e parlandoci, nulla è più mortale dell’indifferenza, uccide tutto anche il rispetto.
mail.:
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DIPINGERE L’ETERNITA’ Il senso di un “Embrace”
Ci accade sovente nell’esercizio di quello che è il mestiere del critico d’arte, ma ancor più in quest’occasione (la mes sa in cantiere di “Embrace”, la personale di Michele Roc cotelli artista dalla molteplice, durevole e importante crea tività), chiedersi quale sia il ruolo dell’arte, e quale quello dell’artista. A prescindere dalle circostanze/eventi nei quali i due interrogativi si manifestano, o si possono manifestare, in maniera più o meno pacifica e/o conflittuale.
Dentro ad un abbraccio puoi fare di tutto. (Paulo Coelho)
mendo un ruolo comunicativo fondamentale e prioritario, in quella sua plurima sensorialità legata al vedere, al senti re e al toccare, e, quindi, al suo poter essere musica, video, architettura, cinema, oltre che pittura e scultura. Nella con ferma, come accade appunto in Michele Roccotelli, della sincrona continuità tra arte ed esperienza. Riconoscendo all’immaginazione, e quindi all’esercizio della fantasia, la capacità, tra intuizioni, progetti e utopie, di modificare il reale, o meglio di pervenire ad una sua più profonda e per tinente conoscenza evolutiva. Quella che consente all’ar tista, in particolari situazioni, di andare oltre il ripetersi/ riproporsi di fatti/sentimenti/emozioni per approdare ad una differente modalità di relazionarsi con se stesso e con quanto gli è intorno, conferendo all’arte e al suo manife starsi, ovvero all’opera, il superamento del puro e sempli ce aspetto formale/materiale, per divenire una congèrie di percezioni, emozioni e passioni.
Per cercare di rispondere ai due quesiti, in questo loro più immediato ri/proporsi, ci piace fare esplicito riferimento allo strumentalismo del filosofo e pedagogista statunitense John Dewey, ovvero a quel suo considerare l’esperienza (anche quella artistica del fare) quale rapporto interattivo tra l’uomo e l’ambiente, riconoscendole il potere dell’e stensione del pensiero e il suo divenire realmente educati va nel momento in cui promuove lo sviluppo e il potenzia mento razionale dell’individuo. Bisogna, quindi, partire dalla constatazione/conferma che l’uno (l’artista) e l’altra (l’arte), e quell’altro ancora che è il fruitore dell’opera d’arte, appartengono tutti alla normale quotidianità del vivere, nella quale appunto l’attività/esperienza creativa si manifesta e attualizza inventando significati. Spesso, a prescindere dal linguaggio utilizzato, rivendicando/assu
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MICHELE ROCCOTELLI
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Il dipinto appare come un’emozione d’animo: un orizzonte che si apre alla luce ed all’aria, mentre leggeri vapori co lorano di nostalgiche rimembranze i paesaggi di sogno nei dipinti da Leonardo Cherubini. La sua narrazione figurativa è fatta di sfuggevoli sensazioni: lo sguardo le raccoglie, mentre la fantasia creativa le esalta in un mondo evo cativo nella poetica dell’immaginario. Ecco che allora, le immagini escono dalla fisicità dei paesaggi: le accompagna la fuga dei pensieri, dove le vedute si dissolvono in una par ticolare luminosità che diviene sogno del reale ed un velo leggero di vapori dissolve le visioni in un alone di magica poesia. Tutto pare lievitare nelle velature finissime dell’aria umida, dove la raffinata trama pittorica, rivela una costru zione e decostruzione delle immagini nella coniugazione, tra poesia ed enigma, fantasia del reale ed una nuova geo metria, razionalità e pulsione senti- mentale, in cui si Sve lano vedute nebbiose dai vapori dell’atmosfera con squisite morbidezze tonali, improvvise accensioni, tra i gialli dorati, i rossi fiamminghi, i preziosi valori dei verdi, i grigi perla cei e gli azzurri polverosi che rendono i paesaggi incantati nei silenzi d’animo e nei misteri dell’esistenza. Ecco perché, in un clima metafisico e sognante, scorre la splendida pittura di Leonardo Cherubini: ora dolcemente apollinea, ora con un filo di malinconia, mentre i borghi an tichi che parlano di storia e le incantate vedute appaiono in una dorata luminosità soffusa, mentre la luna nel blu giotte sco, saluta poeticamente lo spettatore. Alla fine, sensazioni fermate nel loro momento evocativo ed attimi preziosi si fondono nel colore e nella luce in una pittura con accentuazioni quattrocentesche, dove la narrazione simbolica divie ne allusiva, quanto,fantastica,mentre le armonie naturali e le figure femminili di classica bellezza primeggiano nelle visioni di fascino, svelando un candore compositivo nelle voci segrete dell’armonia pittorica. Carla d’Aquino Mineo mail: 1leonardo.cherubini@architetti-associati.eutel.335.7582008
mail: enrica.merlino@gmail.com sito: www.enricamaravalle.com tel. 320.70 34 545 La Partita, 2021, Olio su tela, 80 x 80 cm
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I tre alberi, 2020, olio su tela, 50 x 50 cm Nata a Roma, si è diplomata al Liceo artistico S. Orso la. Ha poi conseguito l’abilitazione all’insegnamento del disegno. Nello stesso periodo. ha approfondito i concetti della pittura moderna alla scuola di Arcangelo Leonardi, fondatore della “Rivista di arte cultura e attualità AL2”. Dopo successivi corsi di specializzazione ha insegnato per alcuni anni in vari istituti a Roma e, in seguito, a Canelli dove si è trasferita nel 1972. II suo è stato un lungo per corso artistico con la partecipazione a mostre collettive e personali. Sue opere sono presenti in collezioni private in Italia e all’estero. La sua pittura inizialmente è di ispirazione cubista, con un’analisi attenta della purezza e della precisione delle li nee, in una proiezione geometrica della realtà, la compo sizione cromatica è pura pittura tonale. II colore è prota gonista e diventa sentimento, sensazione. Con l’andare del tempo l’espressione cambia e porta a un ammorbidimento dei toni e alla vicinanza con soggetti di altra natura: fiori, interni, nature morte. Poi riprende il suo primo stile im mergendolo in un mondo fantastico, pieno di colore: “La fantasia e la creatività si incontrano in un luogo immagina rio in cui tutto può avvenire”.
Enrica Maravalle è stata inserita tra gli artisti contem poranei presenti nel “Catalogo dell’arte moderna” n. 56 e n. 57, pubblicati nel 2020 e 2021 dalla Editoriale Giorgio Mondadori e dedicato agli Artisti italiani dal primo Novecento ad oggi.
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Sono nata a Torino, dove vivo e dove ho frequentato l’Istituto d’Arte, Sezione di Moda e Costume, e il Politecnico presso il quale mi sono laureata in Architettura. Il disegno, nelle sue molteplici forme, è sempre stato una presenza costante nel mio percorso formativo. In questo ambito ho portato avanti una lunga sperimentazione volta a scoprire la “mia traccia” spa ziando tra differenti settori. Nell'ultimo decennio sono approdata alla calligrafia. Quest’ul tima si è rivelata la via più congeniale per orientare la mia in dagine espressiva.
Ho approfondito molti stilicalligrafici noti e meno noti.Fanno parte inoltre del mio percorso formativo, diversi stages e wor kshops con i più grandi calligrafi sia italiani che stranieri.
340.60 75 719
La metabolizzazione degli insegnamenti recenti e passati di al cuni fra i principali maestri del Novecento ha consentito, par tendo dalle forme dalle quali nascono le lettere, di trasformarle ed aprirle, tanto da avvicinarmi alla corrente creativa dell’Ase mic Writing Art. mail.: eugenia.dimeo@gmail.com Sito: www.facebook.com/ /eugenia.meo tel.
EUGENIA DI MEO
La sua carriera artistica incomincia da giovane: le prime opere le espone a Roma, tramite un concorso di allievi se lezionati esteso a tutte le Accademie di Italia. Questa è stata una spinta che ha indotto l’artista a conti nuare nella sua formazione artistica, partecipando a nume rosi concorsi, mostre collettive e personali. La sua ricerca, continua tutt’oggi nell’espressività del co lore e nella ricerca tecnica, esprimendo impatti creativi con pennellate e gesti rapidi e con contrastanti colori.
La gestualità nell’approcciarsi con il colore e la forma, porta l’artista a creare delle campiture di colori gradevoli. La passione per la fotografia e per la ricerca di momenti racconti nei suoi vari spostamenti e viaggi, di attimi par ticolari, di emozioni soggettive che vengono trasformati dall’artista, in immagini e rielaborati graficamente, porta no ad un’espressione pittorica o Digital Art più ricercata, spesso utilizzando il monocromo o il colore nelle sue to nalità. L’artista si divide, tra il mondo astratto e quello figurativografico: questi due percorsi mirano ad una sintesi artistica, sviluppata fino ad oggi. Prosegue lo studio analitico contrapponendo l’astrattismo come espressione primaria interiore esplicitata nelle sue opere ed il mondo figurativo-grafico più realistico ed es Questisenziale.due percorsi paralleli portano ad una complementa rietà che mirano ad una sintesi artistica, a volte configura ta, nell’espressione delle sue opere. mail: s .fine@hotmail.it Sito: https://silviafinetti7.wix.com/silvia-finetti
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Nata a Torino dove vive e lavora. Dopo gli studi accademici continua il suo percorso ed il suo interesse per l’arte e la pittura sia figurativa che astrat ta. Insegna corsi di Pittura sia all’Unitre di Torino sia pri vatamente, con le tecniche di acrilico, acquerello e disegno con matite colorate, grafite, pastelli a cera e olio.
15 LUIGI CURCIO arcobaleno portatile” le misure sono - cm 30x15x10
L uigi Curcio è nato a Casabona (KR) nel 1953. Nel 1968 trasferitosi a Torino frequenta il Liceo arti stico e poi l’Accademia Albertina di Torino, dove si è diplomato nel 1978. Vive ed esercita la professione insegnante a Torino 1985-86 fa la prima personale all’ Unione culturale presso Palazzo Carignano. Segnalato dalla commissione “Giovani Artisti a Torino” di cui faceva parte il professore P. Mantovani. 2011 partecipa alla mostra Arte Visive Segni 20x20 ( Singolare e Plurale) presso il Castello di Rivalta, a cura di R. Mastroianni. 2012 è presente alla mostra : lo Stato dell’Arte a cura di V. Sgarbi. Torino - Palazzo Esposizioni. Padiglione Ita lia 54° Esposizione Internazionale d’Arte della Bienna le di Venezia, iniziativa speciale per il 150° anniversario Unità di Italia 2012 partecipa all’esposizione di Arte & Design - Paratissima (C’ est Moi ) 8. Borgo Filadelfia. Torino - ArtParma 2021 - ArtParma 2022 mail.: luigicurcio.art@gmail.com tel. 327.530 4074
Nel nostro cammino alla ricerca dell‘ agognato „Uccellino azzurro“ che ogni volta quando sembra che sia alla portata di mano si rialza sbattendo le ali quasi volesse salutarci oppure invitarci ad un ulteriore cammino di ricerca, fatica, attesa, consolazione, raccolta di forze per una successiva scalata della montagna a cui vetta sembra ci sia la dimora del famigerato l’uccellino azzurro-la felicitá, dimora da noi tanto bramata e cercata. Illusione sparisce non appena la nostra attenzione é piena mente destata.
Le ultime opere di Šárka sono ricche di apparizioni e sor prese, intrise di simboli o elementi narrativi ci parlano con la loro essenza poetica piú o meno reale oppure nella loro posizione astracizzante di cui forma sta nella loro espres sivitá fantastica. Sono raffigurazioni brillanti di pura e perfetta armonia colme di relazioni di colori e linee benedette dal persona lissimo incantesimo di suggestiva e sensibile nobiltá che scaturiscono dalla fortezza immaginativa dell´ autrice. Jaroslav Mráz 2022/ mail.: sarka.mrazova62@gmail.com tel. 348.52 62 074
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In contrapposizione all’intera tradizione logico-razionali sta sta il fatto che esiste un concreto modo di „pensare vi suale“, un processo mentale che raggiunge la sua massima efficienza nella creazione dell’opera d’arte. E‘ un modo di pensare che mantiene quella primordiale unione del perce pire e del sentire che si sviluppa nell’unificazione della sensibilitá e della ragione /del percepire e del pensiero/ ed é poi la base di ogni attivitá immaginativa e pratica.
L’armonia e il ritmo sono insiti nel mondo vegetale, in tutti i corpi viventi e questa consapevolezza é base formale di tutte le opere d’arte. Immergendoci in esse con la nostra mente, con il nostro cuore possiamo svelare tale amonia organica che sta alla base dell’opera d’arte lasciandoci tra sportare verso infiniti confini dell’universo.
Nel nostro pellegrinare alla ricerca della conoscenza e del la felicitá é un invito a realizzare tale armonia organica e bellezza anche nelle nostre vite intrinseche riuscendo a trovare se stessi. La legge della crescita appartiene all’universo e si manife sta nella natura dell’uomo.
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E se la sua più felice espressio ne si è condensata per anni soprattutto nella for ma geometrica dell’astratto, nella sua produzione più recente si può notare una virata al figurativo, specie nell’analisi esplorativa dell’universo fem minile attraverso i volti. “my sweet love” fa parte proprio di questo filone che individua un ciclo in cui le sfaccettature dell’animo della donna emer gono in tutta la loro carica espressiva attraverso la diversa valenza cromatica del colore entro cui l’artista ferma le emozioni.
Nato nel 59, figlio di un paesino dei monti Dauni, fin da piccolo mostra una spiccata passione per il disegno e i colori, che lo portò a frequentare l’Istituto d’Arte Fausto Melotti di Cantù. Da giovane frequenta per diversi anni lo studio del Pro fessor Paolo Minoli. Il lavoro da project manager lo tiene lontano, per un po’, dal mondo dell’arte, ma nel 2000 la passione per la pittura, mai sopita, riemerge prepotente mente. Ieronimo realizza numerose opere ripartendo da soggetti geometrici e figurativi finchè la sua continua ri cerca lo porta alla realizzazione di opere astratte. Signifi cativa è la personale allestita nel 2017 alla corte san rocco di Cantù “Dinamismo e colori dell’anima” con una qua rantina di opere astratte che rispecchiano le diverse fasi evolutive della sua crescita artistica. La tecnica pittorica si evolve con la necessità dell’inserimento gestuale che por ta a valorizzare le opere con interventi di action painting che permettono all’artista di esprimere al meglio le proprie emozioni. Le sue opere sono esposte in numerose inizia
tive artistiche e pubblicate su riviste d’arte quali “IconArt Magazine” e “Rivista 20”. Nel 2019 partecipa alla col lettiva “Astrattissima” a Chieri, curata da Enzo Briscese, Giovanna Arancio e presentata dal critico d’arte Giovanni Cordero. Nel 2020 partecipa ad “Arte Parma” con la galleria Ariele ed al premio “Icon Art 2020” indetto dalla rivista IconArt Magazine.Nel 2021 partecipa al premio “maestri a Mila no” con la video esposizione al teatro Manzoni di Milano. Nel 2022 partecipa al premio “Giotto per le arti visive” con alcune opere sia astratte che figurative.Nello stesso anno partecipa ad alcune aste organizzatedall’associazio ne ART CODE di Armando Principe che attestano valuta zione e certificazione alle varie opere.A maggio del 2022 partecipa, sempre con l’organizzazione Armando Principe, ad un’importantissima fiera“Affordable art fair” ad Ham pstead Londra. mail.: Gabriele.ieronimo@live.com tel. 348.52 62 074 acrilico su tela trattata con sabbia e resina - cm. 70x100
Un racconto che si lascia condurre dal dinamismo della linea, dalla pienezza del segno e dalla vivaci tà cromatica; che si costruisce nella fluidità incon dizionata del gesto, dell’istinto, delle sensazioni subitanee dell’artista. Con Gabriele Ieronimo la pittura diventa espressione di un “sentito” che si sostanzia nella materia del colore, stesa in maniera corposa, intensa, spesso densa e vibrante all’inter no di forme ora astratte ora figurative del reale.
Il suo è uno stile personale e riconoscibile, frutto di passione e sperimentazione continua, che ha in dotto l’artista a mescolare ed indagare tecniche e materiali, studiare le relazioni di forma e contenu to, tratto e cromia.
Disegnata nel contrasto dei colori accesi declina ti e degradanti nelle loro sfumature, l’immagine si potenzia e si carica emotivamente calandosi in un’atmosfera astratta caratterizzata dai segni-sim bolo distintivi dello stile dell’artista e riportando la scena ad una dimensione altra dove il sentimen to della donna diventa sentimento universale.
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Per me la pittura è “bloccare il tempo” il quel momen to esatto; un mio quadro è spesso un ricordo sbiadito e quindi i miei lavori sono “consumati, erosi dal tem po”. A volte oggetto dei miei dipinti sono scorci di muri anch’essi erosi dal tempo, con muschi e funghi che - nel tempo - crescono sulla superficie. Il tempo che passa inesorabilmente è il tema principale dei miei lavori. Venendo da una bellissima esperienza con la manipolazione dell’argilla, adoro la scultura, la terza dimensione, il senso del tatto ed i miei quadri sono spesso caratterizzati da rilievi ben percepibili sia al tat to che ad occhio nudo « L’arte serve a ricordare, a lasciare una testimonianza della nostra esistenza. »
ALESSIO MAZZARULLI mail.: www.alessiomazzarulli.itmaz@iol.it tel. 380.46
Alessio Mazzarulli è un artista italiano con esposizio ne internazionale. Le sue opere sono create utilizzando vari materiali come tessuti, garze, fili, piccoli pezzi di carta. Molto spesso, i suoi pezzi prendono la forma di paesaggi astratti e ritratti di persone reali e immagi nate. Per Mazzarulli, lo scopo della pittura è fermare il tempo catturando un momento o un ricordo fugace. 50
Nato nel 1974, residente nel pescarese, sono autodidatta e gli studi effettuati sono stati di tutt’altra direzione es sendomi laureato in Economia. Dopo un primo periodo dedicato alla scultura c’è stato un prolungato fermo durato quasi vent’anni. Dal dicem bre 2014 ho ripreso con le “due dimensioni” per motivi di tempo e di spazio, tralasciando la scultura e dedican domi alla realizzazione di quadri in acrilico, producen do in oltre 500 lavori in cinque anni circa. Amo dipingere paesaggi astratti ma nell’ultimo periodo mi sto spingendo a dipingere anche volti di persone sia immaginarie che realmente esistenti.
858 www.instagram.com/alessiomazzarulli www.facebook.com/AcrilicArt-1384565881843095 Ah! you are come (n.589) - Dolls series - Acrilici e pezzettini di carta su tela (mix media) - 85 x 85x 2,5cm
“Nell’arte di Gina Fortunato, la luce assume un ruolo fonda mentale. È la struttura portante della sua raffinata espressio ne stilistica, con cui veicola i messaggi che intende trattare.
L’uso della luce è da sempre un elemento tra i più ricercati da artisti e fotografi di tutto il mondo. Non a caso, è uno de gli elementi peculiari che hanno reso iconici alcuni famosi maestri del passato.
Gina Fortunato è artista capace di raccontarsi e di racconta re il suo tempo, con il coraggio di mettersi a nudo, non ri sparmiando sentimenti, gioie e dolori profondi, che modella sulle tele con la raffinatezza del colore e l’uso suggestivo della Un’artistaluce. in cui prevalgono l’ottimismo di chi è sempre pronto ad adoperarsi e la speranza di chi non vede l’ora di abbracciare il futuro.” Pasquale Di Matteo Scrittore – Critico d’arte – Comunicatore multidisciplinare
I tanti bianchi che ne caratterizzano le tele mettono in risal to l’aspetto spirituale dell’artista, ma anche la sua apertura mentale, volta al cambiamento e alla speranza. Proprio la luce è l’elemento che accende l’arte d Fortunato, conferendo alle tele quel tocco indispensabile per attirare chi osserva. Le opere sono magistrali manifestazioni di raffinatezza cromatica e di armonia delle proporzioni, dove non manca nulla e non c’è niente di troppo. La luce è usata dall’artista come un potenziometro dei sen timenti, che abbassa o alza a seconda dell’umore del mo mento, delle tribolazioni o delle gioie che animano i colori sui supporti. La luce, allora, diventa un vortice di spirito e materia, una biosfera che determina universi paralleli, in cui ogni cosa è ridotta all’essenza, a macchie cromatiche che sono luce a diversa intensità.
Leonardo, Caravaggio, Van Honthorst, maestri che piega vano la luce per plasmare forme e scene con stili differenti, quanto unici. Allo stesso modo, Gina Fortunato piega la luce in base all’intensità e alla forma dei sentimenti, trasforman dola nell’alfabeto della sua sintassi cromatica.
Accanto a opere in cui si evince una forte sofferenza, con lacerazioni che sono metafora di profonde ferite dell’anima, si susseguono altre tele in cui si respira benessere e voglia di vivere in ogni cromatismo.
GINA FORTUNATO mail.: ginaeffestudio@alice.it Sito: www.ginaeffe.it tel. 349.84 49 227
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La luce di Gina Fortunato, dunque, è filosofica, nel senso che lascia vedere ciò che non esisterebbe se non esistessero fonti luminose. La luce indica l’essenza stessa delle cose, mentre nelle ombre e negli spazi bui, l’artista relega le tri bolazioni, i tormenti e quanto è negativo.
Con la luce, l’artista illumina orizzonti lontani, punti da raggiungere per abbandonare situazioni angoscianti nel pre sente. Allo stesso modo, usa la luce per alimentare la pro fondità, plasmando ombre e contrasti alle proprie necessità espressive, quando a prevalere sono tribolazioni e tormenti.
20 FRANCO TARANTINO
Notato subito dalla critica per le sue doti di disegnatore e incisore figurativo- surreale di stampo Picassiano e Chagal liano, è sempre stato attratto dal colore e dalla forma re alizzando negli anni oltre a bellissime incisioni di grande formato, quadri polimaterici coloratissimi, sculture e piatti in ceramica di grande suggestione. Prima ancora di essere pittore, Franco Tarantino è un grande sognatore Felliniano, (vedi opere come Annunciazione,1995, “I trapezisti”, 1996; “L’albero bifronte”,1999) che crede nella libertà creati ve dell’uomo, ma anche uno strenuo difensore di libertà e istanze civiche, e sociali (vedi opere come “No terrorismo”, 2006 e “USA 11settembre”, 2006; “Giustizia e Libertà, 2006 una grande tela di metri 5×2). Una delle sue doti infatti è di sapersi esprimere sia nel piccolo che nel grande formato. Forse vale la pena di approfondire alcuni suoi temi e sim boli ricorrenti prima che approdasse all’attuale periodo “informale” ricco di fluorescenze coloristiche-emozionali inconsce e giardini segnici. Sono essenzialmente l’Albero, la Donna, Il Cavallo e Don Chisciotte. L’Albero, ha una potente risonanza simbolica: attraverso l’immagine dell’albero che continuamente si rinnova e rina sce, Tarantino ci parla dell’Artista e della sua Arte portatrice di valori, rinascita e memorie e nido di sogni. Dall’imma gine biblica dell’albero della vita alle parole di Alce Nero, il mistico Sioux che lo rappresenta al centro del cerchio del mondo, l’albero costituisce un’immagine universale e ar chetipica, un simbolo potente che vive e si moltiplica, nello spazio e nel tempo, in un’infinita varietà di forme.
Tarantino raffigura gli alberi negli anni sia nell’incisione (di cui è uno dei maestri Italiani contemporanei) che nel le tele, con angeli dormienti, Amazzoni sognanti, pulsioni afrodisiache, un naturale habitat di poeti e sognatori, luogo d’incontri ecologici, iconologici, simulacro di visioni e di evasione, tramite tra due mondi, quello terreno e quello spi rituale. La Donna: Tarantino ha raffigurato Donne bellissime e sen suali, amazzoni, cavallerizze, modelle, illusioniste, equili briste etc…ma sempre con un’idea di bello e di armonia, di forme modellate sulla bellezza, linee che accarezzano l’idea di un amore infinito e assoluto. Per Arturo Schwarz, in “La donna e l’amore al tempo dei miti” – Ed. Garzanti – tutte queste dee rappresentano l’Eterno Femminino, con le sue caratteristiche fisiche, bellezza e luminosità, e le sue virtù iniziatiche e salvifiche. La donna, quindi, depositaria dei misteri (le donne, incomprensibili e astute, per gli uomini – come Athena) e soprattutto dei misteri della sessualità e dell’amore. Sempre a proposito della Donna, Jung scriveva: “Quale immagine primordiale sta dietro le rappresentazioni dell’arte?” E poi afferma: “Ogni uomo porta in sé l’imma gine eterna della donna, non di una determinata donna, ma l’immagine del femminile” (C.G. Jung:”Seelenprobleme der Gegenwart”, Rascher). mail.: 1francotarantino@gmail.com Sito: https://it-it.facebook.com › franco.tarantino2 tel. 328.878 6353
Il pittore Pugliese(nato a Monopoli) Franco Tarantino, dopo aver frequentato l’Istituto d’Arte di Bari si diploma al liceo artistico di Lecce, poi trasferitosi a Milano (dove si è diplo mato a Brera e all’Istituto superiore di Scultura del Castello Sforzesco), da anni rappresenta l’esempio magistrale di un percorso e una maturazione artistica che lo ha portato da un’ importante esperienza figurativa, all’attuale esperienza di astrazione cosmica e contaminazione di generi.
21 NADIA LYSAKOWSKA mail.: n.lysakowska@gmail.com sito: www.nadialysakowska.comtel.366.5294899
L’opera d’arte “Sunflowers” (un dittico) è dedicata agli eventi in Ucraina. Nel suo blog, Nadia scrive dei suoi senti menti e di come questi eventi stiano cambiando la vita delle persone. Il blog fa parte del sito web, lo si può trovare fa cilmente lì.
Nadia Lysakowska è nata e cresciuta in Ucraina e ha rice vuto la sua formazione artistica presso l’Accademia delle Arti di Lviv. A volte si scopre che sono le circostanze a dettare le azioni che scegliamo. Con lo scoppio della guerra in Ucraina, Na dia si trasferisce in Italia e qui inizia a dedicarsi attivamente alla pittura. Ha già all’attivo un discreto numero di mostre in Italia e continua la sua attività di artista.
Per me è incredibile la quantità di energia positiva e di vi brazioni positive che si percepiscono guardando le sue ope re: molto colore, armonia nella tavolozza, tecnica personale riconoscibile, che combina elementi del post-impressio nismo, del puntinismo e della modernità, più qualcosa di suo, rielaborato e trasformato in nuove formule di pittura moderna. I confini tra i diversi generi e le diverse tipologie sembrano essere sfumati. E questo non si può certo definire casuale. Sul suo sito web troverete tutto ciò che sto cercando di esprimere in queste poche righe.
“Il girasole non è solo un segno di luce e bellezza. È diven tato anche un simbolo della prosperità dell’Ucraina, un’im magine della madrepatria. E nell’araldica questo fiore è un simbolo di ricchezza, unità e pace, perché i suoi grani maturi
sono uniti in un anello stretto. E il suo colore giallo caldo significa fede nel meglio, rispetto e gioia.” Egidio De Lorenzo
olio e carta che ci parlano di uomini e donne, che vivono nel nostro tempo. Lacerazioni dell’anima. Speranze ricercate, per poi essere ritrovate. La pittura di Aurora Cubicciotti si muove in un contesto sociale, poco esplorato dagli altri Artisti. L’idea di pittura classica tradizionale, viene abbandonata, per dare maggiore spazio a quel processo di significazione, alla base di ogni lavoro di Cubicciotti. Come ci ricorda Aurora, la tecnica pittorica deve essere alla base di ogni buona realizzazione; ma questa da sola non basta. Un’opera ha bisogno di sentimento. Un’opera deve saper rac contare. Deve saper “parlare” allo spettatore. Deve instaurare con esso un dialogo intimo, spirituale, tra sogno e realtà (Pecci/Russo) mail.: cubyaurora@gmail.com Sito: www.facebook.com/ aurora.cubicciotti tel. 339.18
È una ricerca continua, forse affannata, forse anche dolorosa, ma estremamente affascinante, quella che ci propone l’artista Aurora Cubicciotti: una donna che sa leggere l’alito della vita, che sa guardare dentro le cose, nelle recondite profondità degli occhi dei personaggi che lei ritrae in maniera mirabile, nelle profondità delle pieghe dei meandri dell’inconscio, nelle pro fondità dei sentimenti, nel “simbolismo” dei suoi personag gi che diventano paradigmi delle condizioni stesse della vita quotidiana. È una poetica che si carica e ricarica di infiniti ruoli e di infiniti significati. L’artista padroneggia la parola poetica e le immagini pittoriche, sa parlare con semplicità e icastica evidenza alle nostre menti: le sue opere pittoriche sono pura poesia per immagini che solo in apparenza sono mute, a vol te mirabilmente accompagnate anche da suoi testi poetici che mettono a nudo tutto il grande universo emozionale che le di stingue. L’intimità di dialoghi perduti in un “tempo contem poraneo” che inizia a scorrere forse troppo velocemente. Una spiritualità interiore, viene rappresentata attraverso dipinti ad
22 AURORA CUBICCIOTTI
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Ho conosciuto di recente Carmen Restifo, attraverso l’e sposizione delle sue opere nella terrazza della mia casa di campagna. E forse il vederle circondate dal verde in un ambiente aperto mi ha fatto pensare a una di quelle ope razioni dei padri della Pop Art come John Rauschenberg, che già nel 1954 sperimentava assemblaggi di materiali industriali, prima della utilizzazione diretta di oggetti già esistenti, la painting combine etc. Insomma, gli assemblaggi di materiali come plastica,alluminiomorsurato, plexiglass, mi hanno spinto a chiamare “pop sculture “le opere di Carmen, oggi espo ste nella Kalosgallery, che ovviamente non potranno avere l’impatto (sui fruitori )che hanno avuto per me in un am biente verde e aperto, e sotto il sole. Ciò detto, Carmen Restifo giunge a questa personale dopo aver sperimentato la tecnica della fusione, in particolare del bronzo, e degli affreschi nonché dopo aver realizza to tre installazioni sul monte kalfa in collaborazione con i suoi amici Arena e Lanese. Per concludere vorrei dire che il concetto che sottende la pop scultura di Carmen Restifo è -come lei stessa dice nel la sua biografia - che le sue sculture parlano della materia che si piega e si plasma alla sua volontà ma dopo aver lasciato un’impronta di se. E così, le pop sculture di Car men sono affiancate nell’allestimento della mostra dalle rispettive tracce e/o impronte su fogli di carta in appositi contenitori in plexiglas, completando il ciclo che va dalla lastra alla stampa, talvolta colorata e più spesso impercet tibilmente segnata. Vorrei, infine, aggiungere che, se que sta è la prima personale di Carmen altre indubbiamente ne verranno, portando avanti la sua ricerca con quel necessa rio approfondimento culturale che costituisce secondo me l’humus nel quale può realizzarsi la creatività. Ferlazzo Natoli
mail.: carmenrestifores@gmail.com Sito: www.facebook.com/ carmen restifo tel. 393.674 7331
Luigi
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24 Alessandra Lanese nasce a Messina il 01/06 1969. Fre quenta l’Istituto d’Arte della sua città natale e successiva mente l’Accademia di Belle Arti a Catania. Dal 1994 la sua tensione artistica è rivolta alla fotografia, con essa nasce il senso del rispetto e del pudore in rapporto all’immagine da catturare . Tale visione la porta a muovere i primi passi esprimendosi nei confini di numerosi “autoritratti”, libera mente determinati dal non voler vedere ciò che fotografa. A questo inizio segue la sua instancabile attenzione sulla “visione attraverso”: analisi dei rapporti che intercorrono tra visione e multimedialità, con un’attenzione al “dive nire delle cose”. Significative partecipazioni a mostre di settore e pubblicazioni su riviste fotografiche, con rico noscimenti in ambito regionale, la portano a frequentare numerose gallerie d’arte di Milano dove conosce e stringe rapporti artistici con fotografi del calibro di Gianni Beren goGardin che ne apprezza la grammatica e la poetica. A Brescia, invece, negli spazi del Museo KenDamy, viene invitata a partecipare alla mostra dal titolo “Autoritratti al femminile”. Nel 96’ partecipa a portfolio in piazza a cura di Lanfranco Colombo, evento nel quale si aggiudica il primo riconoscimento che le consente di esporre in va rie gallerie. In quest’occasione incontra Mario Cresci che la invita a rappresentare la sezione italiana del 98’ all’im portante manifestazione “Rencontres d’Arles” (Francia). Nello stesso anno comincia ad insegnare a pieni meriti fotografia all’Accademia di Belle Arti di Messina, dove nel 2000 accetta l’incarico di Direttrice Didattica. Qui co nosce numerosi artisti tra cui Antonello Arena e una suc cessiva collaborazione che li vede impegnati nella mostra “Le pietre sono parole” del 2003, a cura di Lucio Cabutti al Monte di Pietà di Messina e successivamente in varie città e musei italiani. Quegli anni vedono l’avvento del “digitale” che in Alessandra sfuma l’entusiasmo nel mez zo artistico fin qui utilizzato in quanto in una sua intima lettura verrebbero a mancare “alchimia e temporalità”. Da qui “massificazione e sfruttamento dell’immagine” sposta no definitivamente il suo interesse verso gli scenari della pittura che frequenta assiduamente a partire dal 2006 ma non prima di aver partecipato alla Biennale Internazionale di fotografia a Brescia a cura di KenDamy. L’esperienza pittorica di Alessandra Lanese ci parla oggi di una ricerca tutta personale e di un affermato interesse sulle “visioni” e sul “divenire”: luoghi che lasciano sem pre meno spazio alla casualità. ALESSANDRA LANESE mail.: alessandralanese@gmail.com Sito: www.facebook.com/ alelanese tel. 339.581 5581
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ANTONELLO ARENA
Dal 1990 al 1999 l’attività artistica di Arena si sviluppa in modo multifor me e multimediale, spaziando dai cortometraggi, alcuni dei quali premiati in sedi internazionali, alla progetta zione di locali di tendenza; anche la pittura subisce una trasformazione, che vede l’inserimento di motivi ro mantici nell’informale esistente. L’informale romanti co, così viene battezzato da alcuni critici, viene esposto nel 1999 a Milano e Venezia presso lo ”Spazio Eleusys” con la mostra “Percorsi dell’Anima” a cura di Lucio Barbera e Martina Cavallarin.Nel 2000 viene invitato alla triennale di Milano col video “segni del tempo” e la Sony sponsorizza catalogo e mostra multimediale “segni del tempo” curata da Tiziana Ferrari, presso la Fondazione Mudima-Milano, con testi di Lucio Barbe ra e Martina Corgnati. Dal 2001 al 2002 collabora con la galleria” Franco Cancelliere Artecontemporanea”, molte le mostre collettive e personali di questo perio do, come “ritratti da collezione”, “la partita”, “favolosi anni ’60”. Dal 2009 collabora col giornalista e direttore di Tempo Economico, Milo Goj, dal sodalizio nascono una serie di mostre ed eventi di altissimo prestigio. MIP – Milano, Spazio via della Spiga – Milano, Scuola di Palo Alto – Milano, Le Capannelle -Roma. Dal 2012 al 2014 una nuova esperienza con le resine, sia piane che tutto tondo, sia illuminate che luminose. Nel 2015 ritorna alla pittura con la serie “Metropoli”, grandi tele (Nuovo figurativo informale) che ritraggono per lo più città americane. Gli ultimi lavori “UNIQUE SERIES”, vengono esposti da Giorgio Grasso a Venezia, nelle mostre: “Charter- lo stato dell’arte ai tempi della 57° Biennale di Venezia” ai Magazzini del sale e a Palaz zo Zenobio sede ufficiale del padiglione Armenia 57° Biennale di Venezia. Sue sculture si trovano a Salina, Castell’Umberto, Milano. Dal 2020, anche causa pan demia, riprende le immagini digitali che pubblica come NFT nei vari marketplace mondiali. Ha insegnato Pit tura e Decorazione nelle Accademie di Messina, Patti, Roma, Capo d’Orlando. mail.: antonelloarena@hotmail.com Sito: https://www.antonelloarena.com/ tel. 338.325 8320
Antonello Arena, Messina,1955, in giovanissima età frequenta la bottega d’arte della zia materna, la pittri ce Maria Baronello, dove apprende l’arte del dipingere, dapprima come allievo e poi come collaboratore, rea lizzando stoffe dipinte, di notevole pregio, per le casate siciliane. Il sodalizio dura sino ai 19 anni, quando, dopo gli esami di maturità, apre uno studio proprio iniziando ad esplorare altre forme di espressione artistica. Stacca tosi dalla figurazione classica, espone la nuova ricerca nel 1986 in “due artisti a confronto” e subito dopo in “frammenti” con un catalogo a cura dell’amministrazio ne provinciale, curato da Luigi Ferlazzo Natoli. Altra tappa fondamentale della carriera artistica è il 1988, con la mostra “inchiostri su carta” a cura di Tommaso Trini, Lucio Barbera e Teresa Pugliatti. La nuova figurazio ne “informale” tocca diverse città italiane ed estere con esposizioni in gallerie e fiere d’arte.
Successivamente rivolge il suo interesse all’elaborazio ne informatica dei dati visivi, mixando tecniche digitali con tecniche tradizionali (olio e acrilico su tela).
Negli ultimi tempi si registra nella sua opera un ritorno, seppur rielaborato dal linguaggio digitale, alla tematica misitico-psichedelica dei primi anni ’90.
“ Syd Barrett - second flash beyond “ - digitale su forex - cm.50x70 Il quadro rappresenta come una sorta di flash immagi nario dall’aldila’ di una delle icone principali del mondo della psichedelia musicale degli anni sessanta. Fondatore dei Pink Floyd, poeta folle, maledetto, geniale con una vita particolarm ente dura ed infelice. mail.: umbertosalmeri@virgilio.it Sito: www.umbertosalmeri.comtel.389.2007013
vive e lavora a Roma. Dopo aver vissuto le prime espe rienze nell’ambito del noespressionismo e dell’infor male, si è orientato per una esigenza spirituale verso i Maestri del Due-Trecento, sviluppando in modo del tutto personale un concetto pittorico di carattere neometafisico.
L’autore peraltro e’ stato sempre impegnato nello studio delle dottrine orientali ed esoteriche ed al riguardo ha pubblicato nel passato un opuscolo con le Edizioni Se rarcangeli intitolato “La Compagnia dei Siderali”. L’o peretta e’ stata anche divulgata personalmente tramite YouTube sull’apposito canale “ umbsalmeri01 “. L’artista e’iscritto alle associazioni romane l’Altrosguar do, Autorionline ed Artisti Romani Via Giulia. Recensioni su Annuario D’Arte Moderna Italiana – ACCA , Art Diary Italia , Arte Mondadori , Flash Art nonche’ è stato recensi to su diversi periodici e quotidiani nazionali ( Il Giornale dell’Arte, Repubblica, Il Corriere della Sera etc. ).
26 UMBERTO SALMERI
ALDO PIETRO FERRARI
Il linguaggio della scrittura e la poetica di Aldo Pietro Fer rari si incontrano a partire dalle stesse parole dell’artista.
L’ Intenzione è quella di non lasciare decadere idee che forse non potevano essere utilizzate nel mondo del designEsiste tuttavia la possibilità ‘di mantenere sempre viva la teoria “ dei vasi comunicanti” tra arte e design. Il segno vissuto con la massima dinamici tà e cromia costituisce la mia essenza piu’naturale Ho partecipato a diverse collettive e personali, in diverse parti d’Italia , Berlino ,New York, Londra mail.:
Giovanna Arancio 27 Sono nato a Torino il 28-06-1962. Fin da giovanissima eta’ ho sviluppato un forte interesse per il disegno e la pittura. Ultimati gli studi artistici, nel 1985 mi sono inserito in qualità di designer in Italdesign Giugiaro, oggi parte del Gruppo Volkswagen, dove tutt’ora collaboro attivamente. All’interno di questa struttura, ho sviluppato molti proget ti di Industrial, Transport e Interior Design, Architettura e Automotive. Nel 2006 la decisione di esporre i miei lavori pittorici con una mia prima Personale a Torino.
Sito:aldopietroferrari1@gmail.comwww.umbertosalmeri.comtel.339.8289190
“ Mi propongo , prima di iniziare qualsiasi lavoro, di susci tare delle nuove emozioni anzitutto in me e di riuscire, ad opera conclusa, a trasmetterle agli altri coinvolgendoli nel mio percorso espressivo. Le alternanze fra sacro e profano, mitologico ed erotico, costituiscono le ambivalenze del’ animo che convivono e mi caratterizzano con eguale forza. Quanto al colore e al segno, aspetti di radicale significatività nel mio operare ar tistico, appaiono in bilico tra un tratto figurativo, lontano dall’ Iperrealismo che considero sterile e freddo, e un ten sivo propendere verso vie sperimentali di astrazione. Il retaggio culturale di provenienza e la formazione speci fica mi portano ad interpretare il segno in forma dinamica e tridimensionale ma aperta e direzionata verso una ricerca prospettica sempre nuova”.
Nato nel 1962 JEANFILIP. vive e lavora in provincia di Milano. E’ uno dei più interessanti artisti impressionisti sulla scena nazionale. Frequenta per anni una scuola d’arte dedicandosi allo studio della figura e del paesaggio (1985-1991), sviluppando una buona tecnica impressioni sta in cui esprime sentimenti tramite l’armonia del colore, creando lavori limpidi con effetti di luce e ombre. Le sue prime mostre risalgono a questo periodo con parte cipazione a collettive con altri artisti e compagni di studio. Col passare del tempo, acquista sempre più maturità arti stica e l’attrazione per la pittura si sviluppa dopo un inten so periodo di studi della pittura moderna-contemporanea italiana e internazionale, dal desiderio di stravolgere le forme naturali che si presentano ai nostri occhi. Allontanatosi dal figurativo, le sue prime opere astratte mo strano quest’effetto di scomposizione delle forme richia mando l’arte cubista. Inizia così lo studio vero e proprio della forma, di una pittura di ricerca, dove le stesse forme acquistano una propria vitalità e la composizione diviene un soggetto elaborato, creato dal rapporto tra forma e colo re. Lo spazio è modulato da sinuose linee di composizio ne, dal chiaro scuro che segnano la superficie del quadro. Questo rapporto tra forma e colore si fa sempre più intenso col trascorrere degli anni, e l’artista ne acquista sempre più padronanza iniziando a esporre nelle mostre personali la propria pittura astratta che gli consente di far conoscere le sue opere e di esporre in varie gallerie e manifestazioni. Osservando attentamente le opere offrono ai nostri occhi una gamma ricchissima e sottile di note cromatiche che creano senso di spazio e dinamicità grazie anche alla den sità di spessore e del fondo di base, creato utilizzando i più svariati materiali. Anche il supporto acquista importanza utilizzando materiali alternativi e di recupero alla classica tela, quali l’utilizzo di porte vecchie, plastica e altro. I qua dri sono costruiti su toni caldi e il totale affidarsi al colore motiva il raggiungimento di un’armonia pittorica diffusa organizzata da un’energia interna svelata dall’artista. La trasparenza del colore lascia filtrare la luce dando risalto alle forme centrali delle opere che si espandono su tutta la superficie pittorica, e la sovrapposizione delle forme ge nera un continuo rincorrersi di piani creando profondità, le sfumature scivolano nell’ombra provocando luminosità nelle altre parti del quadro. Nell’immagine è il colore a definire la forma che nasconde in ogni opera il bisogno dell’artista di esprimere tramite la pittura i sentimenti, i propri ricordi, la visione della quoti dianità e la realtà che lo circonda. mail: jeanfilip62@gmail.com Sito: www.jeanfilip.it tel. 339.299 0126
28 FILIPPINI GIANLUIGI (jeanfilip)
Tristezza - 2020 - digital art - cm 50x75 vive e opera a Piano di Sorrento (Na). Dopo gli studi superiori compiuti presso l’Istituto San ta Dorotea di Napoli, ha conseguito il diploma di As sistente sociale presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Da sempre ha coltivato la passione per l’arte che ha pro fuso in qualità di docente a generazioni di giovani. Molto attenta alle varie espressioni artistiche, Letizia Caiazzo ha sperimentato le tecniche più svariate. Que sto percorso da lei intrapreso con determinazione le ha permesso e tuttora le consente di essere presente a ras segne di grande rilievo nonchè di essere organizzatrice mostre ed eventi volti alla promozione dell’arte e della Sonocultura.molti
i critici e gli storici dell’arte che si interes sano alla ricerca artistica di Letizia Caiazzo. Tra que sti troviamo Raffaele Pinto che l’ha voluta al I Con
29 LETIZIA CAIAZZO
vegno Internazionale di Letteratura elettronica al Pan di Napoli, Vinicio Coppola, Massimo Pasqualone, Car lo Roberto Sciascia, Rosario Pinto, Lucia Basile, Leo Strozzieri, Vania De Luca, Fernando Salvatore Fiore, Corrado Aiello, Ferruccio Capra Quarelli, Dino Marasà, Antonino Fiorentino, Nuccio Mula, Maria Teresa Pre stigiacomo, Rita Fasano, Giovanni Cardone ed altri. L’arte digitale di Letizia Caiazzo è conosciuta ed ap prezzata sia in Italia che all’estero. Appassionata cul trice di arte, poesia e letteratura collabora anche con riviste d’arte e cura recensioni per artisti. mail.: letiflac@libero.it Sito: www.letiziacaiazzo.comtel.333.7611290
30 CARUSO MIRELLA Sciacca, la coda della volpe- 2019- olio su tela - cm50x40 Mirella Caruso è nata a Sciacca, luogo che la ha sempre ispirata nei suoi dipinti per le sue atmosfere mediterranee. Si è laureata in Giurisprudenza all’Università di Paler mo e ha DisciplineinsegnatoGiuridiche ed Economiche in diverse scuole di secondo grado. Nel 1978 si è stabilita a Torino, dove ha iniziato il suo percorso di pittrice grazie all’incontro con Margherita Ala Lecevich.sueatmosfere coloristiche scaturiscono all’insegna del la semplicità. Accompagnate talvolta da fugaci lambiture poetiche. E ciò avviene tanto nella trattazione di cieli dalle immobili nubi screziate quanto negli essenzializzati flutti che avvolgono scogli di umbratlili costiere, quasi la pittrice volesse rinve nire nei silenzi di quelle allocuzioni visive nutrimento per la fervosa personalitàsuadi estrazione mediterranea. Giuseppe Nasillo
…Pittrice di innata sensibilità, trasferisce sulla tela l’inti mo legame con la terra in una coloristica fortemente influenzata dalla luce tipica del paesaggio mediterraneo… Carlo Accossat mail.: mire.caruso@gmail.com Sito: www.facebook.com/mirella.caruso.31
tel. 339.36 56 046
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Raffaella Pasquali è nata a Vercelli. A 17 anni segue un corso presso l’istituto Belle Arti di Vercelli con il maestro Renzo Roncarolo (detto Pimpi), che la invita a non perdere mai la purezza che esprime nei suoi lavori.Nel 2002 dopo un percorso professionale rivolto essenzialmente alla pro fessione di Ingegnere si iscrive, per riprendere il percor so interrotto anni prima, alla Accademia Pictor di Torino ove segue i corsi dei maestri Aldo Antonietti e Giuseppe Musolino.Viaggiatrice attenta ai luoghi geografici, ma soprattutto alle culture che li abitano, ricerca nell’universo dell’arte sentieri di approfondimento filosofico e di recu pero di quegli aspetti interiori e spirituali che nel caos del quotidiano restano soffocati e inespressi. Ad interessarla sono in particolare le popolazioni andine del Sud America e l’Oriente, che affiorano nei suoi lavori con declinazioni cromatiche e contenutistiche aperte a stratificate letture. Raffaella Pasquali identifica nella pittura ad olio su tela o su tavola il linguaggio più adatto al proprio sentire e al suo pensiero teorico. E’ stata selezionata per l’edizione del Catalogo di arte Moderna Mondadori nelle edizioni 56, 57 e 58. Ha partecipato ad oltre 60 mostre collettive e ras segne d’arte, regionali, nazionali ed internazionali. Han no scritto sull’artista: Nucci Tirone, Paolo Levi, Stefania Bison, Silvana Nota, Lodovico Geriut, Elena Piacentini. Riportiamo di seguito un paio di recensioni. “ In Raffaella Pasquali, la figura la fa da padrona, chiusa com’è in una dimensione pulsante e universale. La sua è una fantasia genuina non impulsiva, nel racconto tranquillo e sereno che andando contro quel mondo dove in tanti urlano e sgomitano, giunge all’essenzialità tramite la semplificazione della forma. Le immagini muliebri - donne di nazioni diverse - dicono di una immobilità solo apparente entro la quale pulsa una vita fatta di grande discrezione, di felicità ed anche di pro fondo dolore. “ Lodovico Gierut - Presentazione mostra
RAFFAELLA PASQUALI
“Creare Vivi Arte” Museo Ugo Guidi, Forte dei Marmi. Luglio 2015 “[…] La costruzione del prodotto creativo è sobria, pacata la partecipazione emotiva, i soggetti sorgono da campiture scure, non sono necessariamente contempla te le soggettività dei personaggi che animano i mercati o i laboratori: l’autrice si concentra su gesti e costumi che descrivono società altre rispetto al nostro usuale. Poche le sfumature che susciterebbero sentimenti convenzionali, ma evidente una rappresentazione sincera di percezioni dirette e/o riflessioni spontanee. “ Elena Piacentini - COR RIERE dell’ARTE del 26 Ottobre 2018. mail: raffaellapasquali@studioingpasquali.it mail PEC: raffaella.pasquali@ingpec.eu
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Nel 2006 inizia a partecipare a diversi concorsi di pittura dove ha riscontro e vince numerosi premi. Primo a Viu,premio speciale Almese,secondo a None,primo a Cambiano ,secondo a Poirino, secondo al Villaggio leu mann, secondo santuario di vicoforte, 2 premi al concorso nazionale a Portalbera,nonché numerose segnalazioni al Vienemerito.selezionata al concorso Maestri a Milano con pub blicazione su Art Now. In ultimo partecipa alla mostra allestita nella sala Juvarra nella Biblioteca Nazionale di Torino. mail.: babysize.moni@gmail.comtel.339.4989523
MONICA GROSSI
Sin da piccola nutre la passione per la pittura e segue le orme del padre pittore. Conferisce il diploma di Grafica all’istituto Adriano di Torino e inizia subito un percorso lavorativo con l’archi tetto Ronfetto di Torre Pellice che consiste nel restauro di affreschi siti nelle ville sulla collina zona Gran Madre. Continua gli studi frequentando corsi di pittura su cera mica frequenta la scuola di pittura Giacomo Grosso di Cambiano per poi arrivare a conoscere la pittrice Pansini MariaTeresa assai nota in Piemonte e continuare lo studio con Inizialei.a percepire nuove aperture artistiche meno acca demiche che puntano sulle emozioni,sulla realtà mista a fantasia,dove l’interpretazione supera la visionalita’ con un gioco di pennellate,senso di equilibrio tra colore e colo re con la consapevolezza che ogni movimento della mano è dettato dalla mente; Da qui la realizzazione raffinata libera e spontanea.
museo d’arte contemporanea statale MACS Museo di Arte Contemporanea Statale Il MACS, Museo di Arte Contemporanea Statale, è stato inaugurato l’8 ottobre 2016. Il Museo, oggi, possiede una collezione di circa 500 opere di arte, donate da numerosi artisti di fama nazionale e internazionale. E’ situato in via Napoli, vico II, presso la sede del Liceo Artistico Statale “Solimena” di Santa Maria Capua Vetere ed è aperto al pubblico dal lunedì al sabato dalle ore 08.00 alle ore 14.00.
La raccolta, conservazione e l’esposizione di opere con sente al Liceo Artistico di formalizzarsi quale polo cultu rale e sperimentale, diventando punto di incontro reale ed effettivo tra l’arte, cultura e scuola, realizzando uno spa zio di libero confronto nel senso più ampio del termine, assicurando contaminazioni creative fra esperienze, stili, linguaggi, territori e generazioni.
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34 NEL SEGNO DELLE DONNE DA BOLDINI A SIRONI A PICASSO
Ad un anno dall’apertura dei Musei Civici in palazzo San Francesco si è deciso di aprire e di inaugurare que sta importante mostra, prestigiosa sia per la presenza di artisti illustri e sia per la prospettiva nuova e più adeguata alla modernità tramite la quale l’esposizione, per la prima volta, veniva presentata a tutto il pubblico. Sono presenti oltre sessanta lavori che ci testimoniamo le diverse poetiche creative, i mutamenti di mentali tà, emergenti dal graduale passaggio da un’economia italiana prevalentemente agricola ad un’economia com merciale e industriale con nuovi poli attrattivi rappre sentati dai centri cittadini. Anche il modo di vivere, di vestire, la mentalità stessa dele donne, subiscono irre versibili trasformazioni. Tutti questi aspetti sono messi in risalto, accostati, e attraverso opportune didascalie e stimoli, accompagnano l’intero tragitto del visitatore lasciandolo, alla fine della mostra, grazie a Picasso, alle soglie della modernità.
E’ da sottolineare che Domodossola, all’epoca,, era una fiorente cittadina e uno snodo centrale, specialmente dopo il traforo del Sempione nel 1906, che creava co municazioni dirette con la Francia e con altri centri arti stici internazionali nel vitale clima della “Belle Epoque”.
35 dal15 luglio al 11dicembre 2022 Via Ruminelli 1 - Cusio e Ossola Costo: 8 euro intero – 6 euro ridotto tel. Per informazioni: +39 3385099591
Torna la grande arte con scenografie d’epoca, fotogra fie, macchine fotografiche del periodo, I suggestivi di pinti del grande Boldini sono le prime tele collocate nella mostra. Nei suoi lavori si percepisce il desiderio appassionato per mettere in risalto la fisionomia, la per sonalità di questo spaccato femminile, alle prese con un mondo nuovo, sfavillante e nel quale le figure femmini li non fingevano e si mostravano per quello che erano: spontane ed entusiaste, piene di speranza. Dopo lo sfarzo della pelliccia della Regina Margherita e dell’e sposizione di abiti e accessori tipici di quegli anni, la rassegna inquadra la donna del pittore Zandomeneghi, artista con esperienze macchiaiole che seguirà in segui to i pittori impressionisti “en plein air”.Dipinse inoltre figure femminili che lo resero famoso e ammirato per i suoi ritratti vitali e “veritieri”.
A Domodossola, inoltre, venivano aperti in quegli anni un cinema e un teatro Galletti dove si rappresentavano lavori teatralie serate dedicate all’opera, spettacoli che attraevano il pubblico dell’intera zona del Lago Mag giore; in questo centro culturale si incontravano, fra gli altri, Umberto Boccioni, Arturo Toscanini, Daniele Ranzoni e L’impegnoPaoloTrombtzey.elacuraimpiegati nell’allestimento di que sta mostra rendono agevole il percorso espositivo fina lizzato a proiettare la società e l’arte verso la modernità.
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Luciano Ventrone ha esposto nei più importanti musei e gallerie internazionali, da Roma a Londra, da Montréal a Singapore, da New York a Mosca, da Tokyo a San Pietro burgo. Si è appena conclusa la sua ultima personale “Lucia no Ventrone. La grande illusione” al Mart -Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Appena l’emergenza sanitaria in atto lo avesse consentito, sarebbe stata inaugurata la sua mostra “Luciano Ventrone. Il pittore dell’iperbole”, a cura di Vittorio Sgarbi, presso le sale del Castellare di Palazzo Ducale a Urbino.
Il percorso della sua pratica artistica, lungo quasi ses sant’anni di attività, parte dagli esordi con le sperimenta zioni geometriche, passando per l’informale e l’arte pro grammata, fino alla sua lunga ricerca sui vari aspetti della Natura con il suo personale “realismo-astrattismo” per il quale è diventato famoso in tutto il mondo. Come l’Arti sta ripeteva spesso: «Lo studio della pittura non è la mera rappresentazione dell’oggetto ma è colore e luce: i giusti rapporti fra le due cose danno la forma nello spazio. Il sog getto non va visto come tale, ma astrattamente». È questa sua ricerca dell’invisibile che ha destato nei decenni l’at tenzione di critici e storici dell’arte, da Federico Zeri a Giorgio Soavi, Roberto Tassi, Achille Bonito Oliva, Vit torio Sgarbi, Marco Di Capua, Antonello Trombadori, Edward Lucie-Smith, Angelo Crespi, Beatrice Busca roli, Evgenia Petrova, Victoria Noel-Johnson.
Luciano Ventrone
Ventrone frequenta il liceo artistico di Roma e dopo il diploma, conseguito nel 1964, si iscrive alla facoltà di ar chitettura che frequenterà sino al 1968, anno in cui decide di abbandonare gli studi per dedicarsi interamente alla pittura.
37 Ibrahim Shaban Likmetaj Kodra (Ishëm, 22 aprile 1918 – Milano, 7 febbraio 2006) è stato un pittore albanese, attivo in Italia in ambito milanese. È considerato l’unico pittore albanese della sua generazione ad aver ottenuto successo e riconoscimenti a livello mondiale.
IBRAHIM KODRA
Formatosi inizialmente in Albania, dove frequentò la American Vocational School[1] e vinse il Premio Tira na, si trasferì a Milano nel 1938 grazie a una borsa di studio messa a disposizione dalla Regina dell’Albania Géraldine; si iscrisse all’Accademia di Brera, dove ebbe come maestri Carlo Carrà, Aldo Carpi e Achille Funi e si aggiudicò il Premio Hayez. Partecipò combattendo con la Resistenza italiana[2][3] e nel suo studio milane se morì il 28 settembre 1944 Ciri Agostoni, a causa di un colpo d’arma da fuoco esploso accidentalmente du rante la preparazione di un’azione partigiana[4]. L’anno seguente fu tra i firmatari del manifesto con cui si chie deva la nomina di Carpi a direttore dell’Accademia di Brera dopo la deportazione a Mauthausen e Gusen[5]. Dopo una lunga carriera a Milano, morì nel 2006 e ven ne sepolto nel paese natale. Dapprima inserito nel solco stilistico novecentista, anche in conseguenza delle esperienze pittoriche dei suoi maestri braidensi, attinse in seguito alla lezione di Cézanne. Nella sua produzione rimase comunque vivo un certo gusto orientaleggiante, soprattutto nell’uso estroso dei colori e nelle geometrie tipiche delle com posizioni musive, derivante dalle sue origini balcaniche e dalla sua prima formazione albanese[2][3]. Le opere di questo primo periodo sono caratterizzate dalla con vivenza fra una certa «anarchia espressionista» e una notevole limpidezza e ariosità dei paesaggi, spesso letti in chiave lirica ed esotica.
dossa spogliati, però, della figuralità e portati alla loro dimensione primaria, al fine di dare vita a composizioni che tendono a unire bidimensionalità e tridimensiona lità in modo da restituire la profondità del reale, senza cedere alla tentazione figurativa. L’interesse per la natura, il paesaggio e la dimensione esistenziale trova,pertanto, forma nelle “accumulazio ni” realizzate dalla Halip, proponendoci una serialità e ricorsività compositiva che dà forma a una dimensio ne, al contempo, astratta, matematica e onirica e che, integrandosi con la fisicità e il lessico dei materiali, ci trasporta in paesaggi naturali e in porzioni di realtà che sfidano la mimesi per tendere all’essenzialità.
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Questa ricerca sulle grammatiche della natura, dello spazio e della nostra consapevolezza visiva si conden sano in cicli di opere, che organizzano gli elementi pri mari secondo le leggi della complessità, restituendo in composizioni ordinate e rigorose materiali di recupero (plastica, marmo, pietre, ferro…) attraverso un’impo stazione chiaroscurale e un rigore formale, dando vita ad “accumulazioni” che danno vita a “totem” e “quadri” scultoreo installativi. Le accumulazioni prendono così la forma di stratificazioni rigorosamente organizzate, che riproducono la dialettica tra organico e inorgani co che innerva la realtà e l’evoluzione umana e che è rappresentata, sia attraverso il rigore compositivo dei materiali plastici, che si fa geometria esistenziale, sia attraverso la contaminazione di questi materiali con ele menti naturali (fiori essiccati, legni, pigmenti…).
La riproduzione delle logiche della natura e l’attenzione per l’emotività e la poetica dell’esperienza umana nel mondo danno così vita a opere, realizzate con materiali poveri e di recupero, capaci di presentarsi come icone delle geometrie esistenziali che innervano il mondo del la Questenatura.porzioni di materia riarticolata, assemblata e or dinata diventano così porta di accesso al nostro comune paesaggio interiore, al nostro immaginario culturale e artistico e alla complessità del mondo.
La dimensione esistenziale, la ricerca emotiva e a tratti spirituale dell’artistadi origine rumena si condensano così in una sperimentazione che mette in scena, in modo plastico,il dialogo tra le forme, i colori e i materiali e che affonda le radici nell’estetica e nella storia dell’ar te bizantina. Rintracciamo nelle sue opere, infatti,i lin guaggitipici dei mosaici e dell’iconografia sacra orto
MARIA HALIP
La scimmia e il serpente acrilico su tela 60x80 Arcane presenze acrilico su tela 60x80 Il vecchio centenario acrilico su tela 60x80
SpaziD’arte Codroipo presenta Luya
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www.galleriaspazidarte.it
Ha disegnato e dipinto fin da bambina. Diplomata al liceo artistico e successivamente ha completato gli studi all’accademia di Belle Arti (sezione scenografia). Ha insegnato all’istituto d’arte (in Friuli e in Lombardia) e successivamente nella scuola secondaria di primo grado per un totale complessivo di 40 anni. Da qualche anno si dedica alla pittura e al disegno, preferendo l’utilizzo di mezzi grafici e tecniche miste nelle quali la grafica è quasi sempre presente. Ha partecipato a numerose collettive e in un paio di mostre personali
40 PREMIO 2022 TRIESTE IN FOTOGRAFIA < BUSTI E ARBUSTI > con Noumeno Culture Club Info: noumenofvg@libero.it – sintonie2021@libero.it
Un giardino degli incontri e un tema di sensibilizzazio ne al verde pubblico ideato per testimoniare un giardino pubblico di grande storia e frequentazione. Tra i busti ci sono grandi nomi tra musici, letterati, poeti, storici del 1800 e il 1900 che Trieste ha onorato con la loro pre senza tra gli alberi secolari e gli arbusti. I gruppi per gli arbusti che sono stati autori di sé: l’alloro, l’agrifoglio, il ligustro, l’aucuba. Promotrice dell’iniziativa la prof. ssa Nuria Barbara Kanzian ha organizzato e presentato l’iniziativa che si è conclusa con la mostra dell’evento e l’esposizione delle fotografie premiate a tutto settembre alla Gallery Art di Sintonie Creative.
Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara e Fondazione Ferrara Arte, con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna Curatore: Chiara Vorrasi Luogo: Castello Estense di Ferrara, Sala dei Comuni Indirizzo: L.go Castello, 1 - 44121 Ferrara (FE) Orari di apertura: Dalle 10.00 alle 18.00, chiuso il martedì Inf. e biglietteria: 0532 419180 | castelloestense@comune.fe.it Sito web per approfondire: https://www.castelloestense.it/ Facebook: CastelloEstenseFerrara
Inaugura il 1° luglio 2022 presso la Sala dei Comuni del Castello Estense di Ferrara il nuovo allestimento dal ti tolo La memoria infedele. La seduzione delle immagini da de Chirico a Schifano. La mostra dossier, realizzata dal Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara e dalla Fondazione Ferrara Arte, a cura di Chiara Vorrasi, è un nuovo appuntamento di un programma espositivo dedi cato al patrimonio museale cittadino attraverso focus su artisti e nuclei tematici, che ha visto sinora protagonisti Boldini e De Pisis. L’attenzione si concentra ora sul le opere delle collezioni civiche che rievocano il clima postmoderno di fine Novecento e la rinnovata fascina zione per le arti figurative. La selezione di 12 lavori, tra dipinti, sculture e opere su carta, comprende 9 dei quasi duecento pezzi della col lezione privata di Franco Farina (direttore della Civica Galleria d’Arte Moderna e del polo espositivo di Palaz zo dei Diamanti dagli anni Sessanta agli anni Novanta) che nel 2019 è stata donata alla città dalla vedova, Lola Bonora. Il progetto si pone inoltre in connessione con l’estesa rassegna dedicata, sempre in Castello, all’artista ferrarese trapiantato a Berlino, Adelchi Riccardo Man tovani, la cui parabola prende avvio proprio in quella variegata stagione artistica e culturale.
Castello Estense di Ferrara, Sala dei Comuni: Emilia Romagna
La memoria infedele. La seduzione delle immagini da de Chirico a Schifano dal 01/07/2022 al 27/12/2022
A partire dagli anni Settanta del Novecento, molti artisti si riappropriano delle tradizionali pratiche della pittura e della scultura che erano state messe al bando dalle avanguardie. La storia delle immagini torna ad essere interrogata come un immenso repertorio di modelli fi gurativi da cui attingere nuove chiavi interpretative per rappresentare la complessità dell’esistenza nell’era del la comunicazione di massa.
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La contorta e imprevedibile problematica della vicenda umana ha da sempre affascinato e conquiso Romano Buratti e di rimando questo eclettico e dinamico pittore ha focalizzato le sue indagini depurandole di ogni compiacenza deviante; i suoi personaggi sono quasi sempre immersi e avvolti dalla furia degli elementi in una consonanza etica che accentua le annotazioni comportamentali. La spigolosità quasi beffarda , il rimarco anatomico spinto all’abnorme , le posture allucinate e distorte, gli atteggiamenti inarcati e subbugliati dal contorto avvicendar- si degli elementi, la goffa e intenzionale sovrastruttura dei vestimenti, l’insistita e ripetuta scansione cromatica giocata sempre sul medesimo registro tonale sono tra le note più immediate che si raccolgono attorno ai personaggi del Buratti. Sono valori che rendono unica la sua maniera espressiva portata avanti sempre sul filo di un’ampia, solida e sicura possessione illustrativa: infatti la dominante della sua pittura è pur sempre una rara ed insuperabile incursione grafica, e una scrittura decisa, scorrevole, precisa e di singolare spontaneità che partecipa brillantemente ogni modulo descrittivo rendendolo vivo e appassionato sia pure in una tematica aliena dai trionfalismi e dai giochi di maniera. Ed è per tali orientamenti compositivi, filtrati da una passionale disponibilità al dialogo, alla meditazione, alla considerazione dei troppi crucci che appesantiscono l’esistenza, che la tematica di questo pittore richiama sempre un particolare accorgimento al suo magmatico livelloLucianoinquisitivo.Boarin
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respirart.gallery@libero.itPerlamostradiGIGINO FALCONI Città di Giu lianova CULTURA GALLERY
DANIELE DI MASSIMANTONIO recita versi d’amore di SEBASTIANO GRA SSO LUCA MATANI Corso Garibaldi 30- Giulianova (TE)
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La Respirart Gallery di Giulianova, dato il grande suc cesso di pubblico, ha deciso di prorogare fino a sabato 3 settembre, la mostra del Maestro Gigino Falconi, ancora visitabile quindi, ad esclusione del lunedì, dalle 18.00 alle 20.00 e dalle 21.00 alle 23.00. Ispirato proprio alle opere del Maestro giuliese è il recital di musica e poesia, orga nizzato dalla Respirart Gallery per domenica 28 alle ore 21.00. Nella suggestiva cornice di Corso Garibaldi e dei suoi antichi palazzi, nella parte alta di Giulianova, Danie
Giulianova)alviolino
le Di Massimantonio reciterà versi d’amore di Sebastiano Grasso, versi di un amore esaltato dai corpi, ingentilito dalla tenerezza e corrotto dal dolore del distacco. La mu sica che si alternerà alla poesia non potrà che essere quella dello strumento che più appare nelle opere di Falconi, sarà quella del violino magistralmente suonato dal M° Luca Matani. Una serata imperdibile per concludere magica mente una delle ultime domeniche d’estate. Introduzione Marialuisa De Santis, saluti istituzionali Paolo Giorgini. Introduzione: Marialuisa De Santis Saluti istituzionali: Paolo Giorgini (Ass. alla Cultura,
L’arte, umile dentro il mistero Nello studio di Giacomo Soffiantino. I suoi lavori recenti come sempre una sorpresa. Mi trovo di fronte a una complessità non ostentata; grande pittura che, contro ogni concessione formalistica, nasce da idee e da emozioni, da intensa e sofferta partecipazione agli eventi del mondo. “Il mistero della vita deve entrare nella pittura”, mi dice Giacomo ed è professione di modestia. La pittura non tenta spiegazioni; del mistero dà soltanto incerti indizi per simboli. I simboli nei dipinti di Giacomo inevitabilmente riguardano la natura e l’uomo che intrecciano le loro vicende. La natura: boschi (l’intrico degli itinerari di vita) , sorgenti (nascita della vita dal profondo e il suo scorrere), conchiglie (altro simbolo del nascere), frammenti (in ogni cosa ci sono il tutto e il nulla, il passato e il presente), aperture di cielo (quel poco che l’uomo riesce a vedere nel mistero), distese marine (l’orizzonte che mai si raggiunge), luce (che è anche calore come condizione di esistenza delle cose). La luce non ha una fonte esterna d’irradiazione; nasce lentamente da profondità e si espande sulle cose. La luce è presenza indiretta dell’uomo come gli alberi. “L’albero come l’uomo che si trasforma nel tempo, è il ciclo della vita” , mi dice Giacomo. È il tempo che ha come simboli anche teschi, bucrani, fossili, su vie che non si sa dove conducano. Rovine, collage di frammenti di vecchi manoscritti. Nelle opere l’uomo e le sue vicende sono presenti senza comparire come immagini. Il bosco è folla di uomini.
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non isola i simboli per non occultare esperienze di perdite e di morte. È forza morale la capacità di fare entrare nella pittura tutta la realtà: luminosità della natura, gioia del partecipare alle meraviglie della vita ma anche teschi, bucrani, rovine, frammenti di architettura, oscurità del sottosuolo. Ho sempre riconosciuto a Giacomo, e ne ho scritto dalla mia prima presentazione della sua mostra alla Bussola (nel 1983), il merito dell’ antiformalismo, che è alla base dell’inscindibile presenza nelle sue opere della vita e della morte. La particolare poesia della pittura come la scrittura poetica ha la coazione a esplorare situazioni e sentimenti, a non isolare. I fatti della vita incontrano inevitabilmente tragedie e morte, e partecipa¬no all’assolutezza del tutto e del nulla. Nel possesso c’è la perdita. Nel discorrere delle sue opere ho ricordato a Giacomo quello che mi disse una volta Lucio Fontana: “L’arte quali siano le cose e i sentimenti che esprime è esperienza di silenzio per l’artista e per chi guarda le opere”. Nel silenzio sensibile al mistero si sperimenta la vitalità delle opere di Giacomo.
La natura richiama sempre l’uomo: natura da contemplare, da vivere nell’ esplorazione di segreti e di-meraviglie. La natura è anche crudele violenza, fino alle catastrofi, della terra, dell’ acqua, del cielo. La rappresentazione diretta dell’uomo è nelle mani con molti significati: strumenti per operare, accoglienza e solidarietà; mani che porgono aiuto e affetto ma anche opprimono e uccidono. Nei dipinti del 2009, protagonista il terremoto dell’ Abruzzo, le mani sono anche invocazione di uomini sepolti e segni di Giacomomorte.
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Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Vene zia, Padiglione Italia Regione Puglia – Lecce, a cura di Vit torio Sgarbi. Dal dicembre 2012 con l’opera “Guerriero o Contadino” (2007) viene invitato da Massimo Guastella ad aderire al progetto “Simposio della scultura”, raccolta per manente del Museo Mediterraneo dell’Arte Presente (MAP) allestito da CRACC, spin-off dell’Università del Salento, nell’ex chiesa di San Michele Arcangelo a Brindisi.
Diplomato al Liceo Artistico di Taranto, ha completato gli studi all’Accademia di Belle Arti di Bari.La sua ricerca muove tra identità storica e archeologia dell’anima, dai Ri trovaMenti alla RiCreazione attraverso genetica, corpo, me moria e spirito. Nel 1987 viene segnalato al “Premio Italia per le Arti Visive” a Firenze da “Eco d’Arte Moderna”, con mostra premio presso la galleria “Il Candelaio” del capoluo go toscano. Nel 2011 è stato invitato a partecipare alla 54a
4646 PUGLIA GIOVANNI CARPIGNANO
“Le opere di Domenico Lasala si evidenziano per un uso sapiente del colore, ordinato per contrasti simultanei; per una rigida idealizzazione geometrica delle forme che s’accompagna alla suggestione del racconto, con un effetto di incantata attesa, e per i temi spesso legati all’arte dei suoni. Se da una parte si può scorgere una tendenza arcaicizzante dall’altra la stilizzazione delle sagome, in un’atmosfera di fluidità musicale, rendono personale la sua maniera, che viene sottoposta a un continuo processo di trasfigurazione, ove figure pulite e ferme stanno nella fissità di statue viventi. Questo pittore cerca la bellezza, con passione instancabile e tenta di fissarla sulle tele con immagini che, se non hanno lo scorrere caldo del sangue, il respiro stesso della vita, possiedono un senso plastico dei volumi e profondi sentimenti trascendenti.” Paolo Levi
PUGLIA
Domenico Lasala non imita la realtà ma la reinventa; e nella sua invenzione scenica le forme tendono a perdere il loro peso materiale per assumere una levità incantata, sospesa, nell’incanto generale dell’atmosfera, dello spazio, del tempo. Un senso di lontananza dalle coordinate del reale conferisce dignità e sogno alla sua opera.
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Musicista errante - 2018 - olio su tela - cm100x100
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Munito di una macchina fotografica, nei numerosi viaggi compiuti tra il 1977 e il 1984, ha percorso un intero conti nente cercando di cogliere, nel suo bianco e nero pastoso e teatrale, l’essenza di una terra e la ragione di una lunga tradizione culturale. Il risultato è un corpus di immagini di grande forza che evoca il valore di un continente, la sua economia, la sua religiosità e la persistenza delle culture contadine e indiane.
Armato di tutto un arsenale di chimere, decisi di tuffarmi nel cuore di quell’universo irreale, di queste Americhe la tine così misteriose, sofferenti, eroiche e piene di nobiltà.
UNA MOSTRA FINORA INEDITA IN ITALIA, ALTRE AMERICHE È IL PRIMO GRANDE PROGETTO FOTOGRAFICO REALIZZATO DA SEBASTIÃO SALGADO, QUANDO DOPO ANNI DI VITA IN EUROPA, DECISE DI TORNARE A CONOSCERE E RICONOSCERE LA SUA TERRA, IL BRASILE E L’AMERICA LATINA.
Luogo: CASTELLO ARAGONESE Indirizzo: Via Castello - Otranto - Puglia Quando: dal 20/05/2022 - al 02/11/2022 Vernissage: 20/05/2022 ore 19 Curatori: Lélia Wanick Salgado Generi: fotografia, personale Orari: tutti i giorni dalle 10 alle 24 Biglietti: Intero 12 Euro Ridotto 9 Euro (per gruppi di almeno 12 visitatori e convenzionati) Ridotto per mino ri 7 Euro (per minori di 18 anni, convenzioni e residen ti nel comune di Otranto) Scolaresche 3 Euro Gratuito (per minori di 18 anni in visita con i genitori) Gratuito (minori fino a 6 anni, guide turistiche con patentino con gruppo, e disabili e un accompagnatore)
Come ha affermato Salgado stesso, “quando ho comincia to questo lavoro, nel 1977, […] il mio unico desiderio era ritornare a casa mia, in quella amata America Latina […].
Questo lavoro durò sette anni, o piuttosto sette secoli, per me, perché tornavo indietro nel tempo”.“Siamo veramente felici di ospitare una mostra di Sebastião Salgado, consi derato uno dei più grandi fotografi contemporanei a livello mondiale – sostiene Pierpaolo Cariddi, sindaco di Otranto. Un attento osservatore di quella che egli definisce la ‘fa miglia umana’. Per anni in giro per il mondo narrando, at traverso i suoi scatti, storie di popoli e di un pianeta spesse volte martoriato.Le sue foto in bianco e nero mostrano il suo progetto di vita e documentano i cambiamenti ambien tali, economici e politici degli ultimi decenni.
I visitatori sapranno certamente apprezzare gli scatti del fotografo brasiliano che ha fatto del suo lavoro una missio ne. Nonostante gli ultimi due anni ci hanno messo a dura prova, abbiamo comunque sempre garantito mostre di qua lità nel Castello Aragonese – prosegue il sindaco Cariddi, contenitore culturale ormai divenuto cuore pulsante della nostra città, centro culturale che ospita ogni anno eventi, iniziative, installazioni di livello internazionale”.
Salgado – Altre Americhe Otranto - 20/05/2022 : 02/11/2022
49 ANDY WARHOL E TRACCE SUL NOVECENTO A cura di Sara Maffei e Giuseppe Benvenuto dal 1 agosto al 30 settembre 2022 MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO “Michele Petrone” lungomare Amerigo Vespucci Piazzetta Cappuccini - 71019 - Vieste Puglia Dal 1 al 31 agosto, dal 1 al 30 settembre, dal martedì alla domenica 18,00 - 22,00 Info: artebenvenuto@gmail.com tel. 346.73 34 054 Grafica a cura di Roberta Tarallo In esposizione opere originali di ADAMI, BURRI, CASTELLANI, GHIA, CUCCHI, DADAMAINO, DE CHIRICO, DE PISIS, DUFY, FESTA, FIORONI, FONTANA, GUTTUSO, HARING, KOUNELLIS, LAI MARIA, MAN RAY, MORANDI, PERILLI, PICASSO, PIRANDELLO, SCHIFANO, SUTHERLAND, WARHOL e altri...
50 LETIZIA CAIAZZO: L’ARTE DI ANDARE “OLTRE”
“Trovo molte cose diverse - afferma. In realtà, i contenuti e le idee sono sempre gli stessi ma con i programmi di grafica si ha una vasta gamma di possibilità, sia per quan to riguarda la mescolanza dei colori, sia per la luce e gli effetti.” Nelle sue opere è generosa in sovrapposizioni, trasparenze e mescolanze. Ma, nonostante il risultato di tali effetti sia immediato, l’opera finale è frutto di un lungo e laborioso rimescolio. Ho tentato di fare l’avvocato del diavolo, facendomi porta voce di un pensiero assai diffuso. Un’opera d’arte è comunemente vista come un qualcosa che nasce dalla mano dell’uomo mentre l’opera digitale è frutto di una macchina, di un programma. Si tratta ancora di Arte? Cosa ne pensa Letizia Caiazzo?
“Moltissime persone la pensano così. Bisogna però consi derare che cambiano solo gli strumenti perché è sempre la stessa persona a creare l’opera e a fare la ricerca - spiega. E poi c’è lo studio: un programma di grafica in mano ad un principiante o ad un esperto non dà lo stesso risultato.
Napoletana doc, Letizia Caiazzo vive e opera a Piano di HaSorrento.conseguito il diploma di Assistente Sociale presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Napoli ma, insieme a quella per l’essere umano, ha colti vato la passione per l’arte.
Letizia è una donna curiosa, che non si accontenta di guar dare le cose in superficie: vuole scavare, scendere nella profondità delle cose per farne emergere la segreta bellez Attentaza. alle varie espressioni artistiche, ha sperimentato le tecniche più svariate, attirando su di sé l’occhio attento di numerosi critici d’arte Oggi esponente della “Digital Art”, Letizia Caiazzo ha ini ziato con gli strumenti tradizionali, quindi tela, pennelli e colori di vario genere. Da dieci anni a questa parte, però, ha sperimentato i programmi di grafica e si è detta: “Ades so devo cambiare!” Così, dopo vari studi da autodidatta, si è buttata in questa avventura, ottenendo risultati superlativi. Ma cosa trova di più - o di diverso - nella Digital Art, ri spetto all’arte tradizionale?
Anche i soggetti di Letizia cambiano spesso ma possia mo raggrupparli in cinque principali: la natura, la danza, i cavalli, la libertà e la donna. Il tutto condito dall’amore: “Perché se non hai l’amore e la passione, niente ti riesce niente L’articolobene”.èpubblicato su “International Web Post” che, nella persona del suo fondatore e direttore Attilio Miani, si fa portavoce della partnership tra un magazine di infor mazione internazionale e una libreria storica unica nel suo Lagenere.donna è al centro della sua produzione, sotto molteplici sfaccettature, ma ciò che più di tutto le sta a cuore è il tema della libertà.
Non possiamo prendere una persona, un essere umano, e dirgli: tu sei questo. Perché le persone evolvono, i senti menti mutano, le emozioni sono piene di sfumature. Un artista deve fare quello che si sente perché l’arte è emozio ne, non una catena di montaggio. “Mi inviti a nozze perché questa cosa l’ho sempre conte stata - esclama l’artista. Noi siamo esseri in evoluzione, non proviamo mai gli stessi sentimenti anche se guardiamo la medesima cosa. A volte, quando rivedo un’opera d’arte a distanza di mesi, provo dei sentimenti diversi, perché io sono diversa. Perciò quando crei, lo fai perché in quel mo mento senti delle cose che sono diverse da quelle che hai sperimentato precedentemente o che sperimenterai dopo. Questa cosa ti porta proprio a ricercare, a sperimentare e a trovare delle soluzioni diverse. Per me l’arte è questo: spe rimentare. Trovo quindi assurdo che si debba essere “ri conoscibili”: se così fosse, non saremmo dei veri artisti.” Che si tratti di arte figurativa o astratta, di pittura o di arte digitale, l’autore lascia sempre una traccia di sé, anche se i temi e le modalità di realizzazione cambiano.
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Quindi, in realtà, cambiano solo gli strumenti ma tutto il resto ce lo devi mettere tu. E con grande pazienza. Chi si muove nel mondo dei computer, conosce la difficoltà di far funzionare un programma. Spesso le persone che guardano le mie opere non si rendo no nemmeno conto che si tratta di arte digitale e mi chiedo no: ma l’hai fatto con l’olio, con la tempera, con l’acrilico? Quanti dicono che l’arte digitale è tutto merito del compu ter, sbagliano. Dovrebbero provare, così si accorgerebbero che non è poi così scontato.” Spesso a Letizia è stato contestato il fatto di non avere uno stile. La sperimentazione è vista, dai galleristi contempo ranei, come una pecca che non rende l’artista “riconosci bile”. Certo, è più facile fare sempre le stesse cose, così da entrare nei canoni predefiniti del mercato dell’arte. Ma questo non va forse a discapito della personalità dell’arti sta e della sua irripetibile emozione?
Per quanto vogliamo sentirci liberi, dobbiamo fare i conti con i mille vincoli sociali, culturali ed esistenziali che cia scuno di noi si porta dentro. Le opere di Letizia Caiazzo sono dei “mantra digitali” che ci invitano ad andare “oltre” L’intervista che segue è stata realizzata da “Tavoli HeArt” per la Social TV della storica Libreria Bocca di Milano, all’interno della splendida cornice di Galleria Vittorio Emanuele II. La Libreria Bocca dal 1775 è locale Storico d’Italia con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. L’articolo è pubblicato su “International Web Post” che, nella persona del suo fondatore e direttore Attilio Miani, si fa portavoce della partnership tra un magazine di infor mazione internazionale e una libreria storica unica nel suo Dovegenere.trovare Letizia
https://www.facebook.com/associazionearsharmoniamundihttps://www.letiziacaiazzo.com/Caiazzo https://www.youtube.com/watch?v=wAhjUGUFcpA&t=2s
Simona HeArt
“Senza libertà non si può operare - afferma. Io sono sce vra da tutti i condizionamenti, sia di stili che di correnti. Vado per la mia strada. Nel momento in cui sento di avere un’idea valida, cerco di realizzarla. Le mie opere sono di verse l’una dall’altra e per questo sono stata accusata di non avere uno stile. In fondo è vero: io non ho uno stile ben definito perché seguo le mie emozioni, le mie idee, quello che provo. Cerco di far vedere la mia realtà quoti diana - di piacere o di dolore - e la trasfiguro inserendovi la visione di un oltre. C’è sempre introspezione nei miei quadri, come anche quell’elemento onirico che ci trasporta in realtà diversa, in un oltre.”
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Non un “oltre” qualsiasi ma quello spazio coscienziale in cui chi si è perso si ritrova e chi è nelle tenebre ritrova la luce. Detto ciò, per scendere nel concreto - che non guasta mai - come nasce un’opera astratta? Perché una figura la pos siamo capire ma un’opera astratta è spesso difficile da in terpretare. “L’opera astratta è fatta di colori e forme. A volte parto da un frattale ma poi ci sono dei pennelli - ad esempio il pennello distorsione nel programma di grafica - e inizio a dargli la forma che desidero. Poi aggiungo i colori e le luci, sempre selezionando un pezzettino di opera alla volta. Ciò che gioca, qui, sono le emozioni. Anche nei miei ritratti l’obiettivo non è tanto quello di ritrarre la persona ma di captarne l’animo.”
Quando Letizia realizza un’opera astratta, quindi, non ha un’idea precisa ma si lascia trasportare dalle emozioni del momento. Ed è questa emozione che crea l’identità dell’o Quandopera. sente la necessità di comunicare i propri senti menti, non lo fa in maniera figurativa ma suggestiva. La sua deve essere una suggestione. “Metto sulla tela virtuale dei colori sparpagliati e comincio a giocarci - spiega. Poi inserisco i filtri, le distorsioni, le tessiture a volte anche inventandone di nuove. Poco a poco le idee si chiarificano e tiro dritto. Se sono triste e voglio trovare la luce, ecco che la luce viene fuori. Se invece voglio comunicare un’e mozione più romantica, il risultato sarà diverso. Nelle mie opere, poi, sono sempre presenti cerchi concentrici, come dei vortici: sono il simbolo dell’animo umano che aspira alla libertà.”
L’esposizione svelerà un mondo fatto di luce e gioia di vi vere, in un intreccio in cui la malinconia della campagna e il fervore costruttivo delle nuove realtà industriali di fine Ottocento diventano pura visione artistica.
“Siamo all’inizio di un nuovo rapporto progettuale - com menta il direttore artistico della Fondazione Antonino Giammarino - che nasce da idee forti all’interno della Fon dazione che possano crescere anche con il contributo di esperti esterni di settore per progetti culturali multiespres Lasivi.”sezione relativa all’influenza dell’Impressionismo sulla pittura napoletana è curata direttamente dalla Fondazione LaSorrento.mostra è corredata da un catalogo Edizioni Fondazione
“E’ importante comprendere che l’Impressionismo non annovera solo nomi come Monet, Degas, Renoir o Manet ma esistono almeno una sessantina di artisti che parteci parono alle Grandi Mostre del movimento, e che sono in parte mai apparsi in Italia. La mostra, come dice il titolo, intende accompagnare i visitatori in un viaggio attraverso colori, luci, paesaggi, ritratti ma anche tutte le tecniche uti lizzate e sperimentate dai maestri dell’Impressionismo.”
“Per un Impressionista dipingere la natura non significa dipingere il soggetto, ma concretizzare sensazioni.” Paul L’esposizione,Cézanne che si snocciola dalla malinconia agreste carica di colori dei paesaggi ai giochi di luce sino a nuovi scorci di un mondo industriale, intende immergere il visi tatore in un viaggio che attraversa i principali autori preim pressionisti, impressionisti e postimpressionisti, una vera e propria educazione artistica ai fondamentali di questo dirompente quanto eccezionale movimento che ha rappre sentato una rivoluzione nell’arte epocale. Straordinari paesaggi, scene di genere, ritratti, villaggi e abitazioni rurali e urbane: l’impressionismo in mostra è teso a riprodurre nelle opere l’istante dell’impressione vi siva, dipinti spesso eseguiti all’aperto, en plein air, con una tecnica agile e immediata, basata su una nuova concezione del colore e della luce.
Sorrento Dal 01 Giugno 2022 al 02 Ottobre 2022 SORRENTO | NAPOLI LUOGO: Villa Fiorentino INDIRIZZO: Corso Italia 53 ORARI: Tutti i giorni dalle 10 alle 13:00 e dalle 17:00 fino a CURATORI:chiusura Gilles Chazall, Vincenzo Sanfo, Gabriele •ENTIAccorneroPROMOTORI:FondazioneSorrento
TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 081 8782284 E-MAIL INFO: info@fondazionesorrento.com SITO UFFICIALE: http://www.fondazionesorrento.com
Sono 130 le opere esposte che trasporteranno il visitato re in un mondo che ha segnato profondamente la storia dell’arte moderna.
Dichiara il curatore Vincenzo Sanfo. La mostra, che si articola nelle 3 sezioni “Dall’Ecole di Barbizon ai fermenti dell’Impressionismo”, “L’Impressio nismo” e “L’eredità dell’Impressionismo”, unitamente ai grandi Maestri, mira a fare conoscere ai visitatori perso nalità come Braquemond, Leopold, Groenuette, Biva, Tro yon, LecomteJonkind, Lepic, La Touche, Vignon, Levert, Astruc, Somm, Forain, Morisot, Cahours, Hauchecorne, Verheiden, Permeke, Godfrinon, Northcote, Chappel, Doré, Vidal, Laurent, Verheyden.
53 NELLE SALE DI VILLA FIORENTINO A SORRENTO, LA MOSTRA “VIAGGIO NELL’IMPRESSIONISMO, DA MONET A GAUGUIN”
di pittura sulle porte del centro storico è partita giorno 7 agosto ed è proseguita per altri due giorni 8 e 9 agosto. Le giornate sono state arricchite da convegni, mostre, laboratori, racconti e gastronomia: eventi pensa ti appositamente per far conoscere l’affascinante cultura arbëreshe del paese. Come gli anni precedenti sono sta ti selezionati cinque artisti che attraverso la loro arte, il loro stile, la loro fantasia hanno fatto rivivere la storia, le leggende, i personaggi, la religione e l’ambiente di San Benedetto. I temi assegnati agli artisti sono stati: il Casale di Marri, San Rocco, la Madonna del Buonconsiglio, la Fiaba del gallo e del topo, il Costume nuziale tradizionale di San Benedetto Ullano. Ha realizzato il prezioso costume nuziale l’artista Luigi Perenz che ha rappresentato la donna con vestito nuziale, cogliendo l’attimo in cui la sposasta uscendo dalla porta. La figura emerge da uno sfondo scuro,d’ispirazione cara vaggesca, che mette in risalto i colori accesi del vestito L’abbigliamentotradizionale. nuziale tradizionale di San Benedetto Ul lano era composto da una camicia bianca (kumisha) con apertura a V. La gonna (coha in lamè dorato e llambadhor di raso) era arricchita da motivi benaugurali quali uccelli, fiori, stelle ed era retta da bretelle. Sotto la gonna la spo sa indossava la sottogonna detta sutacoha di colore fucsia.
E’ il terzo anno che partecipo come critico d’arte e presi dente di commissione della famosa e attesa manifestazione Le Porte Narranti di San Benedetto Ullano (Cs). Ho visto nascere e ho sostenuto da subito questo splendido progetto propostomi da Graziella di Ciancio, direttore artistico e ideatrice del progetto e dalla lungimirante sindaca Rosaria Capparelli, persone eccezionali che mi hanno reso parte cipe L’estemporaneadell’evento.
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San Benedetto Ullano: i l borgo delle Porte Narranti
Sopra indossava un corpetto senza maniche (kamizolla) e sopra di esso un altro corpetto con le maniche e ornato alle spalle da decorazioni dorate (xhipuni).
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Il gallo e il topoè una fiaba, tipica di San Benedetto, ricca di spunti su cui riflettere. L’artista Rita Man tuano, pittrice e iconografa cosentina, ha rappresen tato il momento in cui il gallo con le ali aperte fa cadere le noci dall’albero e il topo sotto le sguscia. Rita ha utilizzato i quadranti della porta per dise gnarvi i rami dell’albero. Da sottolineare le radici dell’albero che l’artista ha dipinto per dare all’ope ra un significato preciso: l’appartenenza della fiaba al Sanpaese.Rocco, santo pellegrino e taumaturgo del XIV secolo, è importante per il paese perché’ durante la peste del ‘600 fu invocato dalla popolazione che fu salvata dal santo da una ondata di pestilenza che colpì San Benetto Ullano e Marri. La porta è stata dipinta dalla giovane Angelica Arone che su uno sfondo dorato ha rappresentato il santo con i suoi attributi iconografici: il bastone, il cane e la piaga sulla gamba. Il casale di Marriè un borgo dalle origini che risal gono all’antica Roma ed è stato dipinto dall’artista Angela Panetta che si è soffermata sulla rappresen tazione di una famiglia di contadini che ritorna a casa dopo una giornata di lavoro nei campi. Sullo sfondo il borgo di Marri. La Madonna del Buon Consiglio, protettrice de gli albanesi è stata dipinta dallo scultore e pittore Vincenzo Allevato che con il suo stile affascinante, mistico, estroso , fantasioso ed enigmatico racconta la leggenda dell’effige della Madonna che si staccò dal muro della chiesa e seguì il popolo per proteg gerlo durante il viaggio e per non subire la profana zione dei turchi che stavano invadendo l’Albania. A San Benedetto c’è una chiesa con una preziosa scultura della Madonna. Le porte del paese che ogni anno arricchiscono il borgo con la loro antichissima e affascinante storia, ci trasportano in un viaggio nel tempo che da oggi è visitabile anche virtualmente attraverso il sito uf ficiale (https://leportenarranti.it/)
Alessandra Primicerio (critico d’arte)
La IX Edizione della Biennale della Magna Grecia, visita bile dal 23 luglio al 20 agosto 2022, è ospitata nelColle gio di Sant’Adriano,straordinaria costruzione fondata nel 1794 da Ferdinando IV di Borbone, che ordinò lo sposta mento dalla sede originaria di San Benedetto Ullano a San Demetrio Corone, presso i locali del soppresso monastero di Sant’Adriano. Il collegio chiamato ancheCorsini prende il nome dalla famiglia del pontefice che decise la sua fon dazione nel 1732: si occupava dei giovani italo-albanesi cattolici di rito greco, che volevano avviarsi alla carriera ecclesiastica attraverso l’educazione e l’istruzione negli studi classici, nelle scienze teologiche e nei riti ecclesiastici.
“La Biennale si inserisce in un progetto complessivo, che ho voluto chiamare: San Demetrio per l’arte, ovvero un contenitore generale con una serie di strutture disponibili, che formeranno il cosiddetto Museo diffuso di arte con temporanea, articolato in cinque o sei sezioni- afferma il prof. Micieli- all’interno una serie di collezioni della co siddetta arte insolita prodotta da artisti del nostro tempo con cui ho avuto, negli anni, rapporti di collaborazione.
Fra le collezioni anche quelle denominate arte brut / arte dei poveri, composte da opere d’arte realizzate da sogget ti con problematiche di carattere psichiatrico” . Il critico d’arte possiedeuna ricca (ingente) collezione di arte che donerà al suo paese. Originario di San Demetrio, vive in Toscana ma è molto legato alla sua terra e alle sue origini.
56 LA IX EDIZIONE DELLA BIENNALE D’ARTE
Da qui l’idea e il desiderio di regalare il suo patrimonio artistico per un nuovo museodi cui sarà il direttore artistico arricchendolo con ilavoridegli artisti che hanno partecipato alla Biennale e che vorranno lasciare una loro opera in dono. La nascita del museo di Arte contemporanea si prevede per il 2022.
Espongono alla Biennale artisti di tutta Italia: Ardo (Alfonso Di Berardo) - Antonio Baglivo - Calogero Barba -Antonio Bobò - Cesare Borsacchi - Anna BoschiMariangela Calabrese - Calì (Sara Lucchetta) - Daniela Chionna - Carmela Corsitto - Maria Credidio - Fausto De Marinis - Giulio De Mitri - Adolfina De StefaniDomenico Di Filippo - Franco Franchi - Orso Frongia - Maurizio Governatori - Gianfalco Masini - Elsa Mez zano - Sara Montani - Carmen Novaco - Sara Pellegrini - Giampiero Poggiali Berlinghieri - Teresa PollidoriEnzo Sciavolino - Salvatore Sebaste - Gianfranco To gnarelli - Togo (Enzo Migneco) - Antonio Tramontano. Alessandra Primicerio (critico d’arte)
In questa splendida cornice si svolge la IX edizione della Biennale grazie all’impegno dell’artista Maria Credidio, presidente-fondatrice ed ideatrice che dal 2001 ha dato vi taa questo importante appuntamento. L’artista ha lavorato in perfetta sintonia per la riuscita dell’evento con il critico d’arte prof Nicola Micieli.La Biennale ferma da due edi zioni, a causa del covid-19, torna con una mostra dal titolo “Plurale 30”in arte tra identità e diversità: trenta gli artisti presenti che con le loro opere trasmettonole loro emozioni e la loro bravura con fantasia, creatività e professionalità e sottolineano il loro “concetto di identità e appartenenza”.Pre senti alla biennale installazioni, fotografia, scultura e pittura.
CONTEMPORANEA “MAGNA GRECIA” SAN DEMETRIO CORONE.
Nella spettacolare cornice del Castello Ruffo di Scilla, sabato 16 luglio 2022, è stato presentato per la prima volta il libro “Antonio Ruffo , principe della Scaletta” del critico d’arte Alessandra Primi cerio. L’evento è stato patrocinato dal Comune di Scilla che ha ac colto con entusiasmo il progetto, inserendolo negli eventi dell’esta te scillese. A moderare l’evento la bravissima giornalista di Reggio TV e presidente della Consulta Città Metropolitana del Comune di Reggio Calabria, Emilia Condarelli, la quale ha dichiarato che la Consulta è stata orgogliosa di aderire alla presentazione del libro firmato da Alessandra Primicerio e grazie alla Città Metropolitana di Reggio Calabria è stata inserita nelle celebrazione del 50° An niversario della Scoperta dei Bronzi di Riace. Partners dell’evento sono state le prestigiose aziende: Internet &Idee e Cantine Spada fora 1915. Presenti alla kermesse Il Sindaco Pasqualino Ciccone che ha sottolineato la rilevanza della presentazione del libro per ché si parla dei Ruffo che sono stati proprietari anchedel maniero dove si è svolta la presentazione. Obiettivo della amministrazione comunale è far conoscere la storia di Scilla e della Calabria. L’as sessore alla cultura Maria Gattuso ha evidenziato che la prima presentazione del libro è stata proprio nel castello Ruffo di Scilla. Un compendio – continua l’assessore- dell’argenteria del principe Ruffo, con uno spaccato molto profondo perché non racconta solo dell’argenteria del principe, ma della storia della Calabria: di Scilla, di Palmi, di Sinopoli e anche della Sicilia. Parla anche delle usanze del Seicento. Hanno relazionato la prof.ssa Elisa Le Coche e la prof.ssa Jacqueline Pucci soffermandosi sull’aspetto critico-lette rario e artistico dell’opera. Ospite d’onore l’Arcivescovo Emerito Monsignor Salvatore Nunnari che nel suo intervento ha parlato dell’importanza della storia di un popolo per la costruzione del suo futuro, sottolineando che il passato è memoria, il presente è impegno, il futuro è speranza.In copertina il dipinto In un tempo lontano della pittrice Adele Lo Feudo( acrilico su tela), realizzato espressamente per l’occasione. Il critico d’arte Alessandra Primicerio, in seguito a un ritrovamento d’archivio del taccuino degli argenti del principe della Scaletta ha iniziato la trascrizione dello stesso inventario da cui sono partite tutte le ricerche nelle diverse biblioteche italiane, fino a raccogliere il materiale necessario per raccontare una storia ancora inedita sul la cospicua collezione di argenti di Antonio Ruffo. Il principe del la Scaletta, collezionista del ‘600 è“rimasto per secoli in ombra”. L’autrice racconta la storia della famiglia di Antonio, sofferman dosi sugli argentieri che hanno realizzato per lui importanti opere di argenteria arricchendo la sua fantastica collezione di 577 pezzi in argento bianco e dorato. Ha spiegato le tecniche utilizzate dagli argentieri del ‘600, che inserivano sull’opera le loro iniziali, la data, il luogo e la bulla di garanzia che garantiva la bontà dell’argento. Un capitolo è stato dedicato alle unità monetarie e di peso trascritte da don Antonio nell’inventario. Il volume termina con un glossario che Alessandra Primicerio ha inserito per tradurre alcuni termini calabresi e siciliani riportati nel taccuino dal principe della Scaletta. Dalle ricerche dell’autrice non sono stati ritrovati argenti apparte nuti al principe Ruffo ma la speranza del critico d’arte è quella di continuare le ricerche affinché venga alla luce qualche pezzo di argenteria della prestigiosa collezione. Alessandra Primicerio è docente di Storia dell’arte negli Istituti Superiori e critico d’arte. È stata Cultore della materia e Collabo ratrice alla didattica presso la cattedra di Storia dell’Arte Moderna, dell’Università della Calabria. Ha catalogato opere di interesse sto rico- artistico per la Soprintendenza della Calabria. Ha collaborato all’organizzazione di eventi culturali, alla didattica e alla stesura di numerosi cataloghi delle mostre promosse dalla Soprintendenza PSAE della Calabria. Ideatrice e curatrice del Progetto “Labora torio Didattico”, presso il complesso monumentale di Sant’Ago stino, per la mostra Opere della Collezione Carlo F. Bilotti da Pi casso a Warhol, curata da Claudio Strinati. È stata Socio fondatore e poi Presidente della Coop. EventoArteche ha promosso e gestito numerose manifestazione culturali e mostre tra cui, per la prima volta in Calabria, “Leonardo da Vinci. Le macchine del Tempo” , Ha presentato diverse mostre Personali e Collettive. Relatrice e moderatrice in diverse manifestazioni, convegni, meeting e confe renze. È stata Direttore Artistico del “Centro Studi Il Convivio” di Cosenza, conferendo il premio Eccellenze di Calabria a persona lità illustri. E’ stata socio e critico d’arte dell’Associazione UCAI (Unione Cattolici Artisti italiani) Autrice di “L’arcobaleno dell’a nima. l’arte come introspezione” (2015,): libro dedicato ad artisti contemporanei calabresi . Scrive, da anni, per Rivista20 magazine bimestrale d’arte e di cultura ,diffusa su tutto il territorio nazionale. Ha ricevuto premi per l’arte e la cultura.
“Antonio Ruffo principe della Scaletta” di Alessandra Primicerio presentato nella scenografica location del castello Ruffo di Scilla
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Uno sguardo dal Mediterraneo.
‘’La coesistenza tra la ricerca del benessere e la paura dell’incertezza, l’impeto incontrollato della tecnologia, la convivenza tra popoli, minoranze ed etnie, la ridu zione delle diseguaglianze per mezzo dell’emancipazio ne dei ruoli e l’inclusione delle parti sociali, la crisi ambientale e l’insalubrità crescente del pianeta. Sono solo alcune delle prepotenti emergenze che la fotografia con la sua immediatezza e accessibilità può aiutarci a guardare in faccia’’.
La decima edizione del Ragusa Foto Festival
Dal 2012 il Ragusa Foto Festival costituisce un’occa sione di approfondimento dedicato ai diversi linguaggi delle arti visive, rievocando la più antica delle peculia rità del Mediterraneo, l’armonia del dialogo tra culture diverse nel ‘’mare fra le terre’’. Il Festival si distingue per il sostegno ai giovani autori e per l’attenzione al territorio, alla Sicilia e alle questioni che interessano l’area mediterranea. Ogni edizione individua un tema attorno al quale ruotano mostre ed eventi di formazione, coinvolgendo artisti, autori, critici e operatori culturali di primissimo piano. Il tema della X edizione, guida ta dalla fondatrice e direttrice Stefania Paxhia, insieme al direttore artistico Steve Bisson, prosegue il percorso iniziato in tema di desiderio e speranza (2020-21)e si interroga sul concetto di ‘’Armonia’’, la ricerca di un equilibrio fra opposti come attitudine a mettere insieme, in concordanza, più elementi.
Ventinove i progetti esposti negli antichi Palazzi La Roc ca e Palazzo Cosentini, l’Auditorium e il Giardino Ibleo, con mostre dedicate a Paolo Verzone, ‘’Arctic Zero’’, che documenta per immagini il cambiamento climatico e le co munità del Circolo Polare Artico, Tim Carpenter editore, fotografo e co-fondatore della TIS Books con ‘’The An cien Regime’’, Alfredo Corrao, fotografo professionista al MIC con ‘’In The Middle’’, Davide Degano con ‘’Roman zo Meticcio’’, con uno studio sul tema delle colonie come elemento culturale del nostro paese, e molti altri. Particolarmente interessante il racconto fotografico dei Presidi di Caritas Italiana sulla quotidianità dei lavoratori immigrati, sulle loro storie, speranze, paure e voglie di ri scatto, realizzato quest’anno da Carlo Bevilacqua e Pietro Motisi, i cui lavori saranno esposti fino al 28 agosto 2022 all’interno della chiesa sconsacrata di San Vincenzo Ferreri.
In occasione del decennale, poi, Ragusa Foto Festival tor na a coinvolgere e raccontare il suo territorio, e, nell’ambi to della sezione ‘’Sicilia Iblea, territori in vista’’, dà il via a ‘’MEMORIA IBLEA’’, un progetto a lungo termine che mira alla costruzione di un archivio fotografico collettivo digitale, documentario e iconografico, che coinvolge la co munità iblea e la racconta attraverso percorsi di memoria visiva e di storia orale dedicata al tempo libero e al diver timento dagli anni Sessanta ad oggi.
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ASTRATTISTI dalle 20 regioni Italiane un’ esposizione d’arte astratta contemporanea di artisti provenienti da tutte le regioni italiane, artisti scrupolosamente selezionati, che assurgeranno ad emblema della vera arte nella sua più profonda essenza, un’arte che sia lontana e completamente svincolata dalla comune provocazione che in questo particolare momento storico la fa da padrona nel panorama artistico contemporaneo. L’evento si terrà a novembre 2022 INFO & CONTATTI www.facebook.com/groups/300965449963543 Mail: galleriariele@gmail.com cell. 347 99 39 710