N° 13 gennaio-febbraio 2016 www.rivista20.jimdo.com
periodico bimestrale d’Arte e Cultura ARTE E CULTURA NELLE 20 REGIONI ITALIANE
.. Neri Ceccarelli
Edito dal Centro Culturale ARIELE
C entro Cultura le A riele C or so Ca sale , 8 5 - Torino t e l . 011.37 24 0 8 7 - www.rivista 2 0 .jimd o . c o m o rar io di apertu ra: da lunedì a sabat o 1 5 -1 9
SONO APERTE LE ISCRIZIONI AL CENTRO CULTURALE ARIELE PER IL 2016 E TERMINERANNO ALLA FINE DI GENNAIO. TUTTI POSSONO ADERIRE.
BIMESTRALE DI INFORMAZIONE CULTURALE
del Centro Culturale Ariele
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Hanno collaborato: Giovanna Alberta Arancio Ermanno Benetti Tommaso Evangelista Lodovico Gierut Silvia Grandi Irene Ramponi Letizia Caiazzo Antonietta Campilongo Alessandra Primicerio Francesco Mastrorizzi Roberta Panichi Enzo Briscese Ludovico Operti Marzia Mandrini Paola Corrias Cinzia Memola Nicolò Marino Ceci
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Rivista20 del Centro Culturale Ariele Presidente: Enzo Briscese Vicepresidente: Giovanna Alberta Arancio orario ufficio: dalle 15 alle 19 tel. 011.37 24 087 mail galleriariele@gmail.com -----------------------------------------------------
PER ULTERIORI INFORMAZIONI: mail: galleriariele@gmail.com
In copertina: opera di Neri Ceccarelli
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CENTRO CULTURALE ARIELE Arte e Società
E’ diventata una consuetudine individuare gli aspetti critici, alcuni devastanti, che costituiscono la crisi della nostra vita sociale e culturale; le rapide trasformazioni che hanno investito il contesto del lavoro e, di rimando, del quotidiano sono stati in grado di far crollare certezze consolidate e, mentre l’economia stravolgeva, la gestione politica si dimostrava inadeguata nella comprensione degli avvenimenti e devitalizzata di fronte al crescente primato del mondo finanziario globalizzato. Lo spaesamento vissuto dalla collettività si è rivelato incisivo in ogni settore e agli inadeguati provvedimenti non hanno fatto seguito sufficienti sforzi per creare nuove soluzioni ideative e progettuali. Oggi scontiamo l’inerzia e si continuano ad affacciare impellenti interrogativi sul da farsi e, in primo luogo, per trovare la forza propositiva necessaria. In campo artistico si è discusso a lungo sulla comparsa e sulla commistione di nuovi linguaggi, teorie interessanti hanno descritto gli effetti del marasma di immagini che affollano la percezione nel nostro tempo e di contro si è evidenziata l’esistenza di spazi creativi irrealizzabili senza l’ausilio delle nuove tecniche digitali. Il dibattito in corso sembra però arenarsi in mancanza di una bussola e per la presenza di una certa pigrizia che fa ricorso ai secoli precedenti senza apporti significativi, in particolare per quanto riguarda le correnti del secolo scorso (dal surrealismo alla metafisica, dall’ astrattismo all’informale. dal dadaismo alla provocazione a sè stante, dalla concettualità di Duchamp alle installazioni, ..). La lettura del presente artistico appare ostica cosi come è ostacolata l’esigenza di orientamento, ossia il riconoscimento di cosa significhi fare arte oggi. L’impressione che si avverte è quella di un progressivo declino verso una stanca reinterpretazione del passato, senza pathos, chiusa, salvo eccezioni, in una sorta di evasione dal problematico tempo attuale. L’ opera d’arte rischia di vanificarsi a causa della superficialità e dell’insufficiente coraggio nell’ osare la prova, nell’affrontare la fatica, la gratificazione così come il rischio del fallimento. Occorre una spinta che torni a far credere nel futuro e attinga al bagaglio culturale per farne la base di un
successivo slancio creativo. Si sente pressante la necessità di un’arte etica, di una rigorosa coerenza personale, intrisa di intensa bellezza, riscoprendola nel suo significato più profondo. Inventare, uscendo dalle secche di uno strisciante decadentismo, è anteporre la passione poetica come potenza espressiva capace di comunicare e di contribuire alla trasformazione della cultura visiva e del presente in cui viviamo. Una risposta ai nostri interrogativi potrebbe essere rappresentata dai nove punti elaborati da Stefano Zecchi e il poeta Giuseppe Conte “negli anni novanta” hanno elaborato questi nove punti . 1- Facciamo dell’arte azione, la sua forza visibile sia la bellezza. 2- La bellezza è la profonda moralità, il brutto è immorale. 3- Opponiamoci alla decadenza, che è là dove l’arte rinuncia all’essenza della propria creatività. 4- L’estetica è il fondamento di ogni morale. 5- Il mito riporti tra noi anima, natura, eroe, destino. 6- L’eroismo è la sintesi di luce e di forza spirituale. 7- La politica abbia il primato sull’economia, la poesia abbia il primato sulla politica. 8- Il nuovo è il gesto che ama il presente, è aderire alla incessante metamorfosi del cosmo. 9- Impariamo a sperare laicamente. Potrebbe essere questo uno spunto per la risposta ai nostri interrogativi?
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.. NERI CECCARELLI
Nëri (Ranieri Ceccarelli), nato a Torino il 28 dicembre 1962, ha frequentato il Liceo Artistico, l’Accademia di Belle Arti e la Facoltà di Architettura. E’ un artista poliedrico e nomade... quasi una doppia vita: innanzi tutto pittore e scultore, ma anche designer e art director per importanti gruppi internazionali. Pensa che queste esperienze da “viaggiatore” sia nella professione che nella vita tornino sempre sulla tela, concepisce il quadro come “pagina di un diario di bordo”. Un modo di affrontare l’Arte da “uomo di confine” tra discipline e culture. Tra i suoi collezionisti si possono citare la VeuveClicquot, l’Acqua Sant’Anna, la Lavazza, Ferrari, I. Huppert, J. Cortes, Groupe Bouhyer, etc... e tra le mostre il Musée d’Orsay Paris, Anna Kustera Gallery New York, The Affordable Art Fair New York, Galerie L’eclaireur Paris, Paolo Tonin Arte Contemporanea Torino, Charlick Art Gallery London, Galerie VERI Tahiti Papeete, Castello Cavour Santena To, Palazzo Barolo Torino, Biennale di Venezia, etc...
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... come esploratore di sensazioni lavoro a una stesura di sedimenti emotivi incidendoli in un immaginario nastro continuo. Penso a un pezzo che finisce dove ne inizia un altro... Perchè l’Arte per me è indagine, conquista di nuove soluzioni e scoperta di ulteriori possibilità, non m’interessa il quadro singolo ma il nastro continuo osmotico tra arte e vita, frutto del nostro esistere, elaborare, esprimersi, comunicare... un divenire dove tutto è stimolo senza farsi influenzare da facili correnti e gusti standardizzati complici d’appaganti virtuosismi... Uso oggetti semplici riconoscibili in tutte le latitudini, tutto quel che presento nel mio lavoro è dipinto, una sorta di scansione emotiva e umana per ripresentare decontestualizzandoli elementi comuni destinati a esser perduti senza dignità... sottolineo l’icona staccandola dalla tela tradizionale diventata per me un “set” per farla dialogare con il fruitore... Attraverso un profondo lavoro sulle possibilità della pittura “tradizionale” se ne è affrontata una rilettura.
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Ho pensato d’irrigidire la tela rendendola autoportante per poi ritagliarla e sollevarla rispetto al piano base elaborando così un modo per potersi esprimere su più livelli. La pittura su queste “lame piatte di tela” acquista tridimensionalità oltre che illusoria, reale. Ora la tela madre concettualmente diventa un “set” dove i protagonisti escono dalla superficie “consueta”, delimitata, per diventare icone che invadono lo spazio venendo incontro allo spettatore, dialogando e coinvolgendolo nel “racconto”... Nëri
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Pittore, scultore, designer... non solo, prima di tutto un artista per l’arte. Nëri è un personaggio poliedrico che ama indagare a largo spettro. Attratto da forme, colori e simboli trasforma ogni stimolo in ricerca. La sua giornata è ricca di solleticazioni cerebrali, tutto diventa fonte di una continua e incessante ispirazione.Tutti elementi riconoscibili a diverse latitudini trasformati con nuove regole in un contesto astratto. Oggetti con forme attraenti aleggiano in campiture di colori vibranti, poesie cromatiche legate alla tradizione del simbolo, immagini che sanno trasmettere emozioni e messaggi in ogni lingua, cultura o religione. Le sue opere pittoriche sono in continuo divenire, infatti, spesso vi interviene più volte, trasformandole e reinventandole, travolto da un insaziabile senso di perfezione ed equilibrio compositivo. Ne deriva un forte dialogo quasi fossero tutte parti infinitesimali di un discorso in interim. La sua incessante sperimentazione derivata da un approfondi to studio sul lavoro di grandi artisti new dada, quali Rauschenberg e Johns e dei notiastrattisti come Newman e Stella. L’artista mette in competizione fantasi a e realtà, rappresentazione e finzione. Patrizia Bottallo
Atmosfere metropolitane alle quali l’autore affianca memorie di forme e segni presi a prestito dalla storia dell’arte: dall’Iperealismo alla Pop americana che si uniscono poi ad alcuni echi del Costruttivismo russo fino ad accenni di Street art. Viaggiatore instancabile, tra New York, Dubai e l’Europa, i suoi lavori si trasformano spesso in brevi appunti di luoghi e città. L’artista si è guadagnato l’attenzione delle cronache con un’importante commissione avuta nel 2006 dal noto produttore di champagne francese Veuve Clicquot che gli ha ordinato la rivisitazione dell’immagine della sua nota bottiglia in occasione del lancio del Rosè. Un lavoro durato molti mesi che si è concluso con un’installazione di grandi proporzioni; 300 tele nelle sale del Musèe d’Orsay di Parigi. Lisa Parola
www.neri-ceccarelli.it
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EVENTI
PIEMONTE
MONET dalle Collezioni del Musée d’Orsay 2 ottobre 2015 - 31 gennaio 2016
Preparatevi ad immergervi in un’ondata di colore. In mostra alla GAM di Torino, quaranta capolavori di Monet evocheranno lo splendore dei paesaggi impressionisti e dei leggiadri ritratti delle donne di fine Ottocento. Luce e colore sono i veri protagonisti di questa eccezionale rassegna monografica dedicata al grande Maestro, a cui si deve il nome di quella corrente artistica, l’Impressionismo, così amata in tutto il mondo.
Nato a Parigi nel 1840, Claude Monet viene considerato il padre dell’Impressionismo, il movimento che rivoluzionò la pittura europea della fine dell’Ottocento. Nessun artista più di Claude Monet (18401926) ha cercato di catturare l’essenza della luce sulla tela. Di lui Cézanne soleva dire: “Monet non è che un occhio, ma, buon Dio, che occhio!”. Tra tutti gli impressionisti, fu lui a rimanere sempre totalmente aderente al principio di fedeltà assoluta alla sensazione visiva, dipingendo direttamente l’oggetto sulla tela. Dalle prime prove, al Salon, alla storica esposizione del gruppo impressionista nel 1874, dalla scoperta della pittura en plein air all’estrema avventura della Ninfee, il volume ricostruisce l’itinerario artistico di Monet attraverso opere capitali come Le déjeuner sur l’herbe, La cathédrale de Rouen e La rue Montorgueil à Paris. Gli straordinari dipinti presentati in questo catalogo documentano tutti i momenti e le svolte della prolifica carriera artistica di Monet, permettendo di ricostruire la parabola artistica del maestro impressionista dagli esordi alla maturità.
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ANTONIO LAURELLI
Componenti - 2014 - tecnica mista e olio su tela - cm 100 x 100
20 ARTISTI IN PUGLIA
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Matisse e il suo tempo Palazzo Chiablese, Piazzetta Reale, Torino
dal 12 dicembre 2015 al 15 maggio 2016 informazioni e prenotazioni 011.02 40 113 La forza espressiva e la vitalità cromatica di Henri Matisse approdano il 12 dicembre a Palazzo Chiablese per la mostra “Matisse e il suo tempo”. L’esposizione torinese è un viaggio alla scoperta del grande precursore delle avanguardie storiche nella prima metà del Novecento. Sono 50 le opere dell’artista francese e 47 firmate da molti altri nomi di fama internazionale tra i quali Miró, Derain, Renoir, Bonnard, Modigliani e Picasso: raccontano le amicizie, gli scambi culturali e la vitalità artistica della capitale francese nel periodo in cui vi operò il Maestro del fauvismo. “Ho lavorato per arricchire la mia intelligenza, per soddisfare le differenti esigenze del mio spirito, sforzando tutto il mio essere alla comprensione delle diverse interpretazioni dell’arte plastica date dagli antichi maestri e dai moderni.” (Henri Matisse). Si assiste ai continui confronti che colgono lo “spirito
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del tempo” attraverso sottili influenze reciproche e fonti comuni d’ispirazione artistica, portando ad una maggiore conoscenza del Modernismo degli anni Quaranta e Cinquanta, un periodo artistico per alcuni aspetti ancora a molti estraneo. Il percorso biografico dell’artista è scandito dal suo esordio con il simbolista Gustave Moreau (negli ultimi anni dell’Ottocento) alla prima esposizione pubblica del gruppo Fauves al Salon d’Automne del 1905, passando per le ultime carte dipinte e ritagliate e la scomparsa negli anni Sessanta. Fino al 15 maggio le sale di Palazzo Chiablese ospitano l’universo di Henri Matisse, fondatore del gruppo Fauves, osservatore critico del cubismo, discepolo di Renoir, Signac e Bonnard, maestro d’accademia, grande rivale di Picasso e precursore dell’Espressionismo Astratto americano.
DOMENICO LASALA
Musicista e ballerina - 2010 - olio su tela - cm 70 x 70
20 ARTISTI IN PUGLIA
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Corso Casale, 85 Torino
MOSTRA CEDADS tematiche e tecniche libere
Alex Ognianoff - Il sogno - 2008 - olio su tela - cm 80x80
dal 6 AL 20 FEBBRAIO 2016 dal lunedì al sabato dalle ore 15 alle 19
ALEX OGNIANOFF E I SUOI ALLIEVI Dopo anni di lungo ed impegnativo lavoro svolto tra allievi assidui e dotati di qualità tecniche e creative, si è pensato che sarebbe stato di notevole interesse proporre un’esposizione con gli elaborati più salienti degli ultimi anni, che rappresentano il risultato positivo dei corsi CEDAS. Ogni allievo presenterà 4-5 opere con significativo omogeneo, il che rappresenterà per la mostra un’immagine unitaria e rigorosa.
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Artisti partecipanti: Anselma Ugo – Benedetti Giulio – Cappiello Saverio – Gueli Giulia – Korneva Julia Maggiora Walter – Rodino Lanza – Saglietto Eliana – Torta Laura – Franco Adriano Iacoviello Giusy.
Corso Casale, 85 Torino
MOSTRA AL FEMMINILE tecniche libere dal 27 FEBBRAIO AL 12 MARZO 2016 dal lunedì al sabato dalle ore 15 alle 19
CENTRO CULTURALE ARIELE Corso Casale, 85 Torino orario: da lun. al sab. dalle 15 alle 19 tel. 011 37 24 087
BRISCESE
Questa mostra è rivolta principalmente alle nostre iscritte, naturalmente siamo disponibili, previa visione delle opere ad inserire artiste esterne. Il giorno 8 marzo vi sarà un finissage legato alla festa della donna.
IN PERMANENZA NINO AIMONE CORRADO ALDERUCCI ERMANNO BAROVERO ENZO BRISCESE ROMANO BURATTI MAURO CHESSA ELVIRO CONI PIERO FERROGLIA ELISA FUKSA ANSELME DISCEPOLO GIRADI DOMENICO LASALA ANGELO MAGGIA PINO MANTOVANI FRANCO MARGARI FRANCESCO PREVERINO DARIO ROSOLEN MARCO RUFFINO MARIO SURBONE GIACOMO TINACCI MARCO VIGO ALESSIA ZOLFO ITALO ZOPOLO
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EVENTI
LOMBARDIA
DA RAFFAELLO A SCHILE Capolavori dal Museo di Belle Arti di Budapest Milano, Palazzo Reale - 17 settembre 2015 – 7 febbraio 2016
Raffaello Sanzio
Da Raffaello a Schile inaugura una nuova “linea espositiva” a Palazzo Reale di Milano: la realizzazione di mostre più importanti collezioni museali di tutto il mondo non sempre note al grande pubblico e non sempre accessibili. Al Museo di Belle Arti di Budapest è conservata una ricca raccolta di opere d’arte, una delle più belle al mondo, con capolavori che vanno dal Medioevo al Novecento. In occasione di Expo Milano 2015,
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settantasei opere della collezione di Budapest saranno esposte nelle sale di Palazzo Reale a Milano. La mostra segue l’articolazione del grande museo ungherese e il corpus delle opere racconta, sala dopo sala, “la grande bellezza” dell’Arte, offrendo così al pubblico un museo “ideale”, in cui ammirare le meraviglie del cinquecento, seicento e settecento passando per l’età Barocca, il Simbolismo e l’Espressionismo, giungendo fino alle Avanguardie.
Artemisia gentileschi Lucas cranach il vecchio
Egon Schile
Egon Schile
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PICASSO E LE SUE PASSIONI
DAL 19 DICEMBRE 2015 AL 20 MARZO 2016 A PALAZZO VISTARINO
La mostra “Picasso e le sue passioni” propone oltre 200 opere tra disegni, ceramiche e oli, provenienti da importanti raccolte private di tutto il mondo e dal museo di Mija Malaga, e illustra, nei suoi contenuti più autentici, i temi
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e le passioni che hanno dato vita alla creatività di Pablo Picasso e ne hanno influenzato l’esperienza umana e artistica. Il teatro e il circo, la tauromachia, le donne e la politica: queste le passioni che danno titolo alla mostra.
MICHELE COCCIOLI
Donna Market - 2015 - Digigraphie - cm 70 x 70
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EVENTI
LIGURIA
LILIANA BASTIA - Dalla Spagna al Don Chisciotte Il deposito di Boccadasse 2016 Dal 9 al 31 gennaio 2016 Piazza Nettuno 3 - Genova
Nel DEPOSITO di Boccadasse 2016, di Patrizia Toscani, situato nel pregresso spazio della GALLERIA DEL DEPOSITO, è esposta una selezione di opere e bozzetti di Liliana Bastia, testimonianze di un lungo percorso di studio grafico e pittorico e di un’intensa ricerca iconografica che da anni avvicina l’artista alla cultura spagnola. Di Liliana Bastia conosciamo ormai molto bene la maestria del tratto nel tema taurino, che del resto è da sempre uno dei fili conduttori della sue espressività e del suo sentire: il toro è raffigurato in molte sue opere ad illustrare l’anima della penisola iberica o ad omaggiare la poesia di Garcia Lorca ma anche l’universo dell’uomo primitivo nelle grotte del paleolitico (vedi la sua mostra precedente, ‘Okros’ , realizzata al Museo Sant’Agostino di Genova, dove la figura del toro era legata alle immagini delle pitture rupestri di Altamira e altre sedi preistoriche, cantabriche e francesi). Per quanto riguarda l’aspetto cromatico, abbiamo sempre una predominanza di colori vicini alla natura, l’ocra appunto, ma anche il rosso, come simbolo di forza vitale. La corporatura massiccia e al contempo elegante del toro è per lei immagine di lotta vitale, potenza, energia, aggressività legata alle attività riproduttive e alla natura selvaggia. In questo suo percorso la Bastia non poteva mancare di avvicinarsi alla figura del Don Chisciotte, che in questa esposizione viene a completare il lavoro intrapreso lo scorso anno in occasione del quattrocentesimo anniversario della morte di Cervantes. La figura del cavaliere errante è conosciuta in tutto il mondo e la sua vicenda è stata universalmente assurta a simbolo di lotta per la libertà contro le meschinità della vita, frontiera tra sogno e realtà, desiderio e illusione. Oltre alle carte e i disegni a china - che
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raffigurano alcuni dei momenti salienti del testo, in bianco e nero o macchiati di colori intensi, ci sono alcune tele di grande formato realizzate con la tecnica del mosaico: un assemblaggio di tessere che richiama la tecnica del collage del ‘900. Nel suo caso, il mosaico è del tutto personale perché le tessere che lo compongono sono i ritagli delle sue stampe calcografiche. Sono frammenti che vanno a comporre e dare vita all’immagine di Don Chisciotte in opere di ampio respiro; e in ogni frammento si intravede una miriade di altri mondi, quelli appunto del bianco e nero, delle campiture e dei segni propri della stampa d’arte , una tecnica che Liliana Bastia ha praticato con dedizione e tenacia per anni. Anche il suo tratto è sempre degno di nota: a volte spigoloso, altre più morbido, ci ricorda ancora le sue incisioni del passato ispirate agli incubi di Fusli o ai miti classici, e le sue figure, anche pittoriche, più vicine all’espressionismo tedesco. Certamente un tratto sicuro, deciso, per carattere ed esperienza.
CLAUDIO COSTA - Totem e Tabù
I.M.F.I. - Istituto per le Materie e le forme Inconsapevoli - Genova-Quarto
Le opere della serie Totem e Tabù, dell’artista Claudio Costa (1942-1995), rese pubbliche per la prima volta in un’esposizione al Palazzo Ducale di Genova lo scorso novembre, sono ritornate in sede ed ora sono visibili all’interno del Museattivo di Quarto nella sala dedicata alle esposizioni temporanee. Ispirate all’omonimo saggio di Freud, si presentano come un libro illustrato (20 tavole più le 4 di copertina) che riprendono i temi trattati nei quattro capitoli in cui si articola l’opera del padre della psicanalisi. Claudio Costa “mischia sapientemente (ma anche oniricamente, seguendo libere associazioni e reveries) spunti, tecniche, correnti, simbologie e riferimenti che spaziano dalla storia dell’arte alla psichiatria, dalla sociologia alla religione, dall’antropologia e dalla psicoanalisi alla mitologia” . Chiara Pasetti, in “Il giornale dell’arte” . Per Freud, la figura del Totem rappresenta la prima forma di religione e il Tabù la prima forma di coscienza morale. In generale l’opera Totem e Tabù di Freud è una riflessione sulle grandi costruzioni sociali, etiche e religiose operate dall’uomo e Costa riprende queste riflessioni legandole necessariamente alla sua esperienza personale, di uomo innanzitutto, ma anche, ovviamente, di artista. E lo fa su due livelli, uno critico e razionale, l’altro pittorico e immaginifico. Abbiamo il tema dell’uccisione del padre, la sua mitizzazione e la sua trasposizione nel sacrificio di Cristo, ma anche l’importante riflessione sulla spiritualità, la magia e lo sciamanismo, come tentativo dell’uomo di assoggettare alla propria volontà i fenomeni naturali. Claudio Costa pensava l’artista come uno sciamano proprio perché depositario di quel senso di incantesimo e illusione che
è l’opera d’arte. Lo sciamano, come l’artista, non è proprio un mago, perché non ha la possibilità di trasformare il mondo esterno, ma ha certamente l’incomparabile capacità di metterci in contatto con l’altro mondo, il nostro mondo interno. Questo gesto, artistico, ci fa vedere la realtà da un altro o da più punti di vista, arricchendola e trasformandola in qualche modo, ci fa entrare in uno spazio mentale allargato uno spazio potenziale e sempre in trasformazione, che si forma tra noi e l’altro, tra noi e il mondo. Da questo punto di vista si può dire che il lavoro dell’artista e dello psicanalista sono molto simili. Il pittore Claudio costa parlava anche di work in regress, intendendo un percorso a ritroso, ma non come cerchio in cui si torna sempre al punto di partenza (che sarebbe delirio, nevrosi ossessiva, trauma dove si ripetono gli stessi sintomi e gli stessi sogni) ma come spirale in cui si torna indietro da un punto di vista arricchito dalla rielaborazione simbolica. Rielaborazione che avviene per l’appunto anche con la mediazione dell’arte.
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ARTURO SANTILLO – Golgota - Il respiro dell’anima Museoteatro della Commenda di Prè - Genova Dal 19 dicembre 2015 al 17 gennaio 2016
La Commenda di Prè, come scrive Luciano Caprile, “è un contenitore suggestivo di sofferenze ( è stato un ospedale per i viandanti diretti in Terrasanta ), di incontri, di confronti sociali e anche religiosi a causa delle diverse etnie che nel corso dei secoli l’hanno frequentata. Pertanto collocare qui il racconto per tavole e per stazioni della passione di Cristo è un modo per rendere ancora una volta attuale un momento cruciale della nostra cultura non solo religiosa”. Nella sua mostra Arturo Santillo ci introduce al tema biblico della passione di Cristo. Un tema già approfondito da artisti come Picasso e Guttuso, ovviamente in riferimento al loro periodo storico, e ripresi qui, ancora una volta, inscindibilmente dalla nostra attualità sociale e politica. La figura del Cristo, della passione e della resurrezione, sono del resto le linee guida della cultura religiosa occidentale, ma anche di quella laica più spirituale. Cristo è uomo e quindi ogni uomo. Se risulta forse difficile parlarne ecco che l’immagine artistica serve ad evocare in ognuno un sentimento, a suscitare un’emozione propria ed unica, a suggerire una personale visione e interpretazione. Luciano Caprile, nel suo commento critico alla mostra dice : “ il Calvario approntato nel salone principale che accoglie il visitatore ricorda, proprio dal punto di vista concettuale e ambientale, le “crocifissioni” pensate da Picasso e da Guttuso proprio in un interno a formulare una compressione del tragico che attira e consuma l’attenzione di chi guarda non concedendo troppe vie di fuga visive e mentali. I cumuli dei detriti ai piedi delle tre croci ( ricavate dall’assemblaggio di tavole di legno grezzo ) esprimono la caducità e la consunzione delle cose del mondo. Il volto del Cristo è dipinto in ombra al pari della nera, essenziale impronta del corpo: la sua immagine non è in effetti visibile poiché si ripropone nelle molteplici sembianze di tutti i sofferenti. Solo la corona di spine si erge come presenza concreta e distintiva al pari di alcune membra, tradotte in elementi di ceramica smaltata, da esibire come reperti di sostanza e di presenza. Concretezza e lievità, tattilità e preghiera si sommano di fronte a una simile contemplazione che ai suoi lati propone le figure
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dei due ladroni disegnati nella complessa realtà del supplizio; in particolare qui risaltano i tratti del viso dove ciascuno di noi può specchiarsi e ritrovare il seme della fragilità, della disperazione e della speranza. Il mistero prende forma alla luce di un simile contrasto e demanda alle altre opere che fungono da complemento e da corollario il compito di porgere ulteriori domande ai significati che conducono l’esistenza oltre il suo limite naturale. Santillo non predica, Santillo esibisce lacerti di considerazioni e di emozioni da decifrare secondo una personale, articolata sensibilità estetica e secondo un percorso metafisico che non trascura un atteggiamento laico di fondo. Tutto ciò serve a proporre una contraddizione apparente che accende e acuisce il dialogo tra il credere e lo sperare. Lo dichiarano quelle figure angelicate sospese tra il cielo e la terra che costituiscono da sempre uno dei temi da lui affrontati con appassionata partecipazione e che nella circostanza si offrono talora come elementi di congiunzione e di contraddittorio”.
ROBERTO MONTEMURRO
Cavaliere - 2014 - terracotta e colore - h: 60
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EVENTI
VALLE D’AOSTA
Golden Age. Rubens, Brueghel, Jordaens.
Pittura olandese e fiamminga dalla Collezione Hohenbuchau Forte di Bard 5 dicembre 2015 - 02 giugno 2016
In mostra 114 dipinti, molti di grandi dimensioni, rappresentativi del Secolo d’Oro della pittura fiamminga e olandese del Seicento e Settecento: il nucleo più cospicuo è stato concesso in prestito dalla Collezione Hohenbuchau, straordinaria raccolta privata in deposito permanente nelle gallerie della Collezione del Principe del Liechtenstein a Vienna, affiancato da una preziosa serie di opere di proprietà del Principe del Liechtenstein, a conferma del legame fra la Collezione del Liechtenstein e il Forte di Bard. La Collezione Hohenbuchau, creata dalla passione e dalla competenza di Renate e Otto Fassbender, è una delle più grandi e complete collezioni al mondo d’opere d’arte barocca dell’Europa settentrionale raccolte negli ultimi decenni, ed è principalmente composta di dipinti di artisti olandesi e fiamminghi del diciassettesimo secolo. I dipinti dei pittori olandesi e fiamminghi da sempre sono stati oggetto di grande ammirazione, essendo collezionati per il loro naturalismo e maestria tecnica. Le 98 opere della Collezione Hohenbuchau, esposte al Forte di Bard per la prima volta in Europa, e per la prima volta al mondo in versione integrale, costituiscono un eccezionale corpus che data dal tardo Cinquecento agli inizi del Settecento, della cosiddetta Golden Age fiamminga e olandese.
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Ogni genere di questa importante stagione artistica è qui efficacemente rappresentato: scene storiche, ritratti, pittura di genere, paesaggi, marine, e soprattutto le nature morte, nelle numerose varianti iconografiche: rappresentazioni floreali, di banchetti, di frutti, pitture animaliste, scene di caccia e pesca. Gli artisti fiamminghi e olandesi solevano specializzarsi in temi e stili prescelti e collaboravano volentieri fra loro, concetto forse anomalo in una realtà moderna dell’individualismo artistico. Capitava che più artisti lavorassero su un unico quadro, ognuno con la propria specializzazione; per esempio le figure, i paesaggi o le nature morte. Tra le 16 opere delle Collezioni del Liechtenstein, integrative del corpus Hohenbuchau, si segnalano assoluti capolavori come le opere di Cranach il Vecchio, van Dyck, Jan de Cock, Gerard Ter Borch e degli italiani Domenico Tintoretto, Perino del Vaga, Gabriele Salci e Alessandro Bonvicino da Brescia. Associazione Forte di Bard Tel. 0125 833811 - Fax: 0125 833830 info@fortedibard.it www.fortedibard.it
MARIA BONADUCE
Un attimo dopo - (2015) - aquerello - cm 50 x 70
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EVENTI
VENETO
ANDREA SCHIAVONE E GLI SPLENDORI DEL RINASCIMENTO VENEZIANO AL MUSEO CORRER
IN MOSTRA 140 OPERE DA TUTTO IL MONDO E 80 LAVORI DEL MAESTRO MAI RIUNITI PRIMA Nello straordinario scenario della pittura rinascimentale veneziana, in quel concerto polifonico che vedeva eccezionali personalità primeggiare in laguna, e da qui in Europa, la figura e il “suono” di Andrea Meldola detto Schiavone(Zara, 1510 c. – Venezia, 1563) s’imposero fin da subito come novità dirompenti, scardinanti e in certo modo enigmatiche. Un linguaggio pittorico il suo assolutamente nuovo e spregiudicato, tanto che Schiavone, già pochi anni dopo l’arrivo a Venezia (avvenuto forse intorno al 1535), spaccò l’opinione pubblica e divise la critica: chi come l‘Aretino lo stimava e gli era amico, chi come il Pino non nascondeva il suo disprezzo. Un artista dunque “fuori dal coro”, affascinante e moderno, sul quale si fa finalmente il punto dopo decenni di studi e ricerche, con la mostra”Splendori del Rinascimento Veneziano. Andrea Schiavone tra Tiziano, Tintoretto e Parmigianino” in programma al Museo Correr a Venezia, dal 28 novembre 2015 al 10 aprile 2016. 24
GIOVANNI FATTORI Palazzo Zabarella, Padova
Dal 24 ottobre 2015 al 28 marzo 2016
Mostra antologica che ripropone al grande pubblico l’immagine di Giovanni Fattori, uno dei maggiori protagonisti dell’arte europea. La mostra, curata dai più accreditati esperti del pittore livornese, Francesca Dini, Giuliano Matteucci e Fernando Mazzocca, presenta oltre cento dipinti, in grado di ricostruire, attraverso un avvincente taglio cronologico e insieme tematico -¬ dallo spavaldo Autoritratto del 1854, dove riusciva già a rivelare la forza rivoluzionaria della sua pittura, agli ultimi capolavori eseguiti agli inizi del Novecento, la straordinaria versatilità di una lunga vicenda creativa che lo ha visto cimentarsi con tematiche e generi diversi. All’interno del percorso espositivo si darà conto anche alla sua produzione grafica, con una sezione che presenterà una decina di fogli incisi ad acquaforte su zinco.
“Piantoni. Il muro bianco (In vedetta)” 1874 olio su tavola – Fondazione Progetto Marzotto Le celebri tavolette, i dipinti monumentali di soggetto risorgimentale, i magnifici ritratti, le scene di vita popolare saranno riuniti in una grande mostra che riproponga al
pubblico l’assoluto protagonista, non solo della pittura macchiaiola, ma anche del naturalismo di fine secolo. Giovanni Fattori (Livorno, 1825 – Firenze, 1908) è stato certamente anche per la lunga vita, la qualità, il numero dei quadri realizzati, un protagonista di livello europeo.
La sperimentazione della macchia cui lui ha dato un contributo decisivo, è stata solo una delle fasi di un’esperienza di maggiore e più vario respiro. Se nelle tavolette, come la famosa “Rotonda di Palmieri”, ha saputo dialogare con il Quattrocento Italiano, pur riuscendo a concepire una visione assolutamente moderna, nei dipinti successivi di grande formato ha saputo raggiungere una dimensione epica che lo accosta al realismo di Courbet. La pittura di Fattori, un artista impegnato sempre fedele a se stesso, è riuscita, soprattutto nella rappresentazione delle grandi battaglie de Risorgimento o della vita dura del popolo della Maremma, a rendere una fase della storia italiana con un respiro che ricorda la letteratura verista di Verga o la poesia di Carducci. La mostra consentirà di mettere a confronto non solo temi diversi ma anche differenti soluzioni stilistiche che dimostrano l’evoluzione dell’artista. La sua grandezza è stata nella capacità di interpretare tematiche universali, come appunto l’eroismo, la pietà, il lavoro, la morte, che emergono nei suoi ultimi capolavori tra i quali “Lo staffato” con una forza straordinaria da far pensare a Goya.
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IL MAGNIFICO GUERRIERO. Bassano a Bassano Bassano del Grappa, Civici Musei Dal 19 Gennaio 2016 al 31 Gennaio 201 “Il Magnifico Guerriero” farà il suo trionfale ingresso ai Civici Musei di Bassano del Grappa, accolto come il nuovo protagonista della già magnifica Sala dei Bassano che allinea 27 capolavori della grande famiglia di artisti. Per il pubblico, ma anche per gli esperti, sarà una straordinaria sorpresa. Di ritratti di Jacopo Bassano se ne conoscono pochi, tutti molto belli. Ne posseggono uno i Musei di Los Angeles, di Budapest e solo pochissimi altri. Bassano conservava solo un prezioso piccolo ritratto su rame del doge Sebastiano Venier, uno dei protagonisti della battaglia di Lepanto (1571). Una lacuna di un grande ritratto è colmata ora dall’arrivo di questa tela (cm 109x82) che i Civici Musei hanno ottenuto in comodato gratuito, omaggio del possessore al Museo che è il fulcro degli studi intorno a Jacopo e alla sua famiglia. “Il Magnifico Guerriero”, o più esattamente “Il ritratto di uomo in armi” rappresenta un affascinate nobiluomo dalla fulva,
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curatissima barba. Non un giovane ma un uomo maturo, certo aduso al comando ma soprattutto ad una vita raffinata lontano dai campi di battaglia. Indossa una preziosa corazza alla moda dell’epoca, che lo costringe, ma che non riesce ad ingabbiare la sua grazia e la sua flessibilità. Le lunghe dita, curate e perfette, non sembrano le più adatte a menar fendenti, così come il suo spadino di ferro e oro sembra più da parata che da battaglia. Secondo Vittoria Romani dell’Università di Padova, che ha avuto il merito di ricondurre a Jacopo Bassano questo autentico capolavoro già attributo a Veronese e a Pordenone, il ritratto è databile agli anni immediatamente seguenti il 1550, ovvero al momento più altamente manierista del maestro. “Il Magnifico Guerriero” era finito all’estero. Lo si ritrova nel ‘700 a Melbury House nel Dorset. Va sul mercato da Christie’s nel 1968 con l’attribuzione a Paolo Veronese, non condivisa da Giuseppe Fiocco che lo riconduce invece al Pordenone. È un’opera sicuramente interessante, tant’è che di essa si occupa anche Federico Zeri. Vittoria Romani, nello studio redatto intorno a questo capolavoro, rileva che “La condotta pittorica dell’uomo d’armi appare… in sintonia con il clima lagunare, e anzi qui Bassano, che nei ritratti giovanili condivide il registro obiettivo di Lotto e di Moretto mostrando una peculiare riservatezza di sguardo verso i ritrattati, raccoglie la sfida tutta lagunare, risalente al magistero di Giorgione, degli effetti di luce incidente e dei riflessi sulle superfici specchianti delle armature. Tolte alcune ridipinture, eseguite tutte le indagini, il Ritratto ricompare all’asta newyorkese di Sotheby’s all’inizio del 2013, proposto a poco meno di un milione di euro. Ora, rientrato in Italia, torna a Bassano, accanto ai capolavori della Famiglia. Questo rientro è festeggiato con una serie di iniziative di prestigio: l’uscita di tre volumi degli Atti del Convegno sui Bassano del 2011, la pubblicazione del catalogo completo delle opere dei Bassano patrimonio dei Civici Musei della Città, l’esposizione, a Palazzo Sturm, di una selezionata parte del poderoso corpus di incisioni tratte da Jacopo.
SALVATORE LOVAGLIO
Ciotole - 2013 - carta, ossidi e sale - dimensione variabile
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EVENTI PROVINCIA
AUTONOMA DI BOLZANO
BOLZANO- TEATRO DI CRISTALLO
“Buchenwald” 1943 – 1945, mostra di disegni 27 gennaio-15 febbraio 2016
Disegni di Auguste Favier e Pierre Mania dalla collezione di Arnaldo Loner “Nulla mi ha sconvolto più di ciò che ho visto qui (Eisenhower) Può l’arte narrare l’orrore? Provano a rispondere a questo inquietante interrogativo gli artisti francesi Auguste Favier e Pierre Mania, attivi nella Resistenza, deportati nel campo di concentramento di Buchenwald e sopravvissuti allo sterminio. Dal punto di vista non già degli spettatori ma delle vittime ci consegnano una straziante rappresentazione della vita del campo.
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Data: da Mercoledì 27 gennaio a Lunedì 15 febbraio 2016 Dove: Foyer del Teatro Cristallo, Via Dalmazia 30, Bolzano Orario: La mostra sarà visitabile durante gli orari di apertura del Caffè del Teatro Costo/note: Giornata della Memoria - in collaborazione con l’Archivio Storico della Città di Bolzano / Ingresso gratuito Informazioni: http://www.teatrocristallo.it
EVENTI PROVINCIA
AUTONOMA DI TRENTO
GUERRE E TOTALITARISMI IN UNA REGIONE DI CONFINE Una lettura del periodo 1935- 1945 in un’ottica locale dal 15 nov. 2015 al 5 sett. 2016 Gallerie di Piedicastello, Trento Orario: da martedì a domenica 9-18 (chiuso il lunedì, il 25 dic. e il 1° genn.) ingresso libero
La prima e la seconda guerra mondiale aprono e chiudono un’epoca d’instabilità, conflitti e violenze che attraversano e oppongono le nazioni europee. Si assiste in particolare all’avvento di regimi autoritari/totalitari in gran parte d’Europa, dittature che sfruttano la paura del comunismo, il malcontento socio-economico e attuano una propaganda pervasiva, ideologica, nazionalista, imperialista e razziale. La mostra 35-45: Guerre e totalitarismi in una regione di confine propone una lettura del periodo 1935-1945 in un’ottica locale, evidenziando gli effetti che questo decennio produsse nelle province di Trento, Bolzano e nel Land Tirol. «Territori di confine» che i totalitarismi utilizzano, per molti aspetti, come un vero e proprio laboratorio di sperimentazione. Il percorso espositivo si snoda attraverso una sorta di pellicola fotografica/cinematografica lungo i 300 metri della Galleria nera; un allestimento in grado di affrontare temi diversi: la nazionalizzazione e la mobilitazione della popolazione attuate dal fascismo e dal nazismo, la propaganda ideologica, l’antisemitismo e la persecuzione razziale, le guerre d’Etiopia, di Spagna e il secondo conflitto mondiale, fino a considerare le vicende vissute da queste comunità nel biennio 1943-1945. La mostra non è incentrata soltanto sul carattere e sulle pratiche dei totalitarismi ma intende anche dare spazio alle esperienze «alternative»: l’antifascismo e
l’antinazismo, la partecipazione alla guerra di Spagna in difesa della legittima Repubblica spagnola e la Resistenza anti-nazifascista (1943-1945) delineano un’opposizione, magari minoritaria, ma certamente presente nei tre territori.
Inaugurazione venerdì 14 novembre 2015 ad ore 18.00 Costo del biglietto: 11,00 euro; Riduzioni: 7,00 euro Luogo: Rovereto, MART - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto Orario: Martedì - Domenica 10.00 - 18.00 Venerdì 10.00 - 21.00 Lunedì chiuso Telefono: 800 397760 E-mail: info@mart.trento.it Sito web: http://www.mart.tn.it/
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EVENTI
FRIULI VENEZIA GIULIA
Dal 8 gennaio 2016 a Trieste Progetto “dEEp” di Manolo Cocho a cura di Giorgio Parovel, gallerista
La Lux Art Gallery, una galleria d’arte contemporanea a Trieste dove si trova ampio spazio a disposizione dedicato a pittura, scultura e installazioni che è caratterizzato da un’illuminazione di altissimo livello tecnologico, riescendo ad esaltare la qualità delle opere ospitate, ci sarà Manolo Cocho perché nella città non manca la storia del Messico -che troviamo anche visitando
il Castello di Miramare - ma anche perché nasce dalla fusione della civiltà indigena e spagnola, con una mitologia costruita sugli animali, come mostra con un olio di grande dimensione dell’artista in cui il serpente e l’aquila rappresentano simbolicamente i due elementi che s’incontrano già presentato alle Scuderie del Castello.
dEEp è uno spettacolo di dipinti nella linea dell’espressionismo astratto realizzato dall’artista messicano - italiano Manolo Cocho, nella sua residenza a Trieste, utilizzando le tecniche di olio e acrilico su tela.
Il progetto è un tentativo di scansione profonda d’immagini dalla mente, nel subcosciente puro che ognuno di noi si porta dentro. L’obiettivo è di affrontare le profondità della coscienza stessa. -Manolo: “La parabola, ovvero la narrazione di un fatto immaginario ma appartenente alla vita reale, con il quale si vuole illustrare una verità o un insegnamento, è il dove la mente stessa quanto studia se stessa e il proprio sé. E’ l’osservatore e l’osservato. Questo cerchio è più di un cerchio è una spirale d’approfondimento su se stessa verso le proprie viscere. La coscienza razionale è solo un livello, una sottile membrana che collega l’interno verso lo esterno, nel profondo del mondo creando la possibilità di concezione della realtà e la generazione di conoscenza. In questa membrana intermedia, che è lo stato di veglia,
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sono la struttura pensante di concetti e idee che si esprimono attraverso il linguaggio. Gli umani hanno chiamato subconscio tutti questi stimoli, tutte le sensazioni e tutti sono registrati, sia il modo di quello che abbiamo capito sia come non capiamo le esperienze, ed è come una sorta di oceano abissale. Dopo l’abisso emergono matrici precedenti il linguaggio razionale sono infatti il protolinguaggio, il sonno profondo; esse sono pacchetti di informazioni concentrate; è un filo che ci collega alle origini dell’universo.” -Il dipinto espresso è un open source creata con immagini e simboli, poesia metaforica che trasmette un linguaggio universale come la musica. Per info: e-mail: giorgioparovel@yahoo.it. Chiuso: mercoledì/domenica. Via De Rittmeyer, 7/a -TS-
G r a z i e l l a Va l e r i a R o t a Un tuffo nell’espressionismo materico pluridimensionale 2005 - 2015 Esperta da molti anni in tecniche multidisciplinari e organizzatrice di eventi fin dagli anni ’70, l’artista italo slovena nata a Trieste, in questi lavori realizzati nell’ultimo decennio, realizza opere dove vi dipinge molto succintamente, utilizzando prevalente il sentiero monocromatico o nero e volti inquietantemente estroflessi che si espongono come tela modellata magistralmente in forma di visi perplessi, creando così un’opera nell’opera. Le opere abbandonano il piano consueto come una sorta d’involucro materico sopra la pittura o l’incisione o grafica senza spessore, con l’idea di creare uno spazio indipendente e sganciarle dal tradizionale piano, cercando di dare al metallo lavorato a mano uno spazio da protagonista. Così operando movimenta e crea volume a ciò che altrimenti non ne avrebbe. In queste ultime proposte l’artista compie un’indagine sottile e raffinata sul rapporto tra il volume e il piano che essa crea utilizzando legno, carta, rete metallica da L’auto visione\ autoritratto per me è lo sguardo che mette in luce l’interiorità positiva dove la rete metallica espone la rappresentazione del “pensiero umano” dando un senso partecipativo alla vita e tramite la sua estroflessione diviene conoscenza degli altri nel rispetto e sensibilità nel fare arte. Con i sensi della propria individualità e con le idee “dell’io” proprio e collettivo, il pensiero indaga, studia, comunica, con gli strumenti reali e virtuali. L’opera rappresenta la trasparenza\presenza tra l’IO interiore e il mondo, un viaggio dell’ID nella memoria. Xilografia e stampa su carta giornale, rete metallica estroflessa. ” - 2010 Le mini opere “Le ciaccole visuali” Le foto dei lavori, rendono ancora meglio la forza di essi, il positivo, il nero, l’oscuro vincente nella materializzazione dei dialoghi come se i soggetti perdessero forza e invece quello che prende forte esistenza materiale sono le sue relazione attraverso i dialoghi, semi pietrificati, mentre la rete estroflessa, da un servizio più concettuale spande la gamma dei significati e da all’osservatore la visione dell’artista che si può intuire, ma ancora di più da ciò che osserviamo possiamo dare altri e più significati. Il materiale con la rete malleabile con i volti materializza l’invisibile che
recinzione, in maniera spiazzante ed emotivamente vibrante. La leggerezza e la trasparenza della rete proposta si tra spongono nel sentimento materico come dimensione infinita e diventare un elemento architettonico sulla superficie murale 2008 - Così modellata a forma umana esce dalla tridimensionalità del quadro sporgendosi in direzione del fruitore inserendosi nella quarta dimensione che quasi cruentamente se ne impossessano, portandolo a perdersi nello spazio infinito e fantasioso dell’arte. La nostra artista intelligentemente entra nel mondo creativo offrendo l’avanguardia dell’espressionismo materico pluridimensionale e visionando il suo operato attuale lo trovo lungimirante sul come uscire dall’Arte Povera degli anni trascorsi. Prof. S. Parsini
si espone nella mediazione delle ciaccole (chiacchere) umane in protrazione dal riquadro\finestra sul mondo prosastico e statico. Prof. L. Calvo. -Grafica, collage, rete metallica estroflessa - 13x17 (2015)
Info: E-mail: rotagraziella@gmail.com -siti: www.graziellarota.it – www.graziellavaleriarota.it
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EVENTI
EMILIA-ROMAGNA
BILL VIOLA E GIOVANNI LANFRANCO ETERNE VISIONI TRA PRESENTE E PASSATO
Reggio Emilia - PALAZZO MAGNANI Corso Garibaldi, 29 - tel. 0522 454437-444446 Dal 17 ottobre 2015 al 10 gennaio 2016 Orari: martedì-venerdì 10-13 e 15-18; sabato, domenica e festivi 10-19; chiuso lunedì; aperture straordinarie: 26 dicembre 10-19; 28 novembre: 10-4; 1 gennaio 15-18; è consigliata la prenotazione. L’«Ascensione di Isotta» di Bill Viola e «La Maddalena portata in cielo dagli angeli» di Lanfranco a confronto a Palazzo Magnani di Reggio Emilia da venerdì prossimo. La straordinaria mostra, in programma fino al 10 gennaio 2016, fa parte della rassegna `Arte in agenda. A tu per tu con….´, della Fondazione Palazzo Magnani, resa possibile grazie alla collaborazione tra fa fondazione emiliana e due prestigiose istituzioni italiane, il Museo Nazionale di Capodimonte di Napoli e Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino. Il progetto, attraverso il dialogo tra due opere, così lontane nel tempo eppure così vicine per forza espressiva, intende esaltare il rapporto inscindibile tra arte antica e moderna, generato dal fascino che l’arte del passato ha esercitato sugli artisti a partire dalle avanguardie del Novecento fino alla contemporaneità. La relazione e il dialogo tra l«Ascensione di Isotta’ di Bill Viola e l«Assunzione’ di Lanfranco sono ravvisabili su due piani: quello compositivo e quello semantico. Del resto è noto come Bill Viola, nella costruzione della sua narrazione per immagini, tragga chiara ispirazione stilistica e compositiva propriamente dalle opere degli artisti italiani del Rinascimento e non solo, `colpevoli´, forse, l’origine italiana della sua famiglia e la sua permanenza tra Los Angeles e il nostro paese. «Alla fine degli
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IV Edizione del progetto “Arte in Agenda. A tu per tu con ...”. L’appuntamento è con due opere straordinarie: l’Ascensione di Isotta (La forma della luce nello spazio dopo la morte), 2005, di Bill Viola – uno dei massimi artisti contemporanei di video art – e Santa Maria Maddalena portata in cielo dagli angeli, 1605, del maestro emiliano Giovanni Lanfranco.
anni Ottanta – spiega Viola – la distanza che mi aveva separato dai vecchi maestri del passato si è completamente dissolta. Tempo e spazio, passato e presente, erano la stessa cosa. Così il mio profondo legame con la pittura italiana, nato nel periodo in cui vivevo a Firenze, è ritornato a galla come un amore perduto. Ho capito che i cosiddetti vecchi maestri non erano altro che giovani radicali. Masaccio, Michelangelo, Raffaello, erano artisti influenzati da nuove idee tecniche e scientifiche, provenienti da centri di ricerca e da università. Avevano tutti circa 20 anni quando hanno creato i primi grandi lavori. Il parallelo con l’epoca attuale delle videocamere digitali, della computer graphic, della videoarte e di internet, è indiscutibile». «Una volta stabilita questa relazione – prosegue l’artista italoamericano – e cioè che tutta l’arte a quel tempo era avanguardia, si colgono solo connessioni e affinità, non fratture. Dopo tutto, c’è un unico filo che attraversa la scienza ottica, dalla prospettiva del XV secolo fino all’era digitale. Così un intero nuovo paesaggio, che aspettava di essere esplorato, mi si è aperto davanti. Naturalmente non ero interessato ad appropriarmi o a parodiare, non volevo semplicemente riprodurre o citare la storia dell’arte. Ho guardato a loro come modelli per la mia concezione dell’immagine, costruendola grazie a un’esperienza lunga 700 anni».
SILVANA DE PALMA
Nei sogni (omaggio a Cesare Pavese) - 2015 - tecnica mista su tela- cm 30 x 20
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EVENTI
TOSCANA
LA CENTRALITA’ DEL TERRITORIO APUO-VERSILIESE di Lodovico Gierut
Parlo d’arte, mi accingo a scrivere d’arte e di cose della creatività inserendovi pure alcune mie istantanee (tranne una, dove sono accanto a Gabriele Vicari, lucchese di origini siciliane), anche se in questo inizio d’anno mi trovo a rileggere la “Tirannide” di Platone, oltre che vari testi letterari del Novecento e oltre (più che altro vicende storiche locali e nazionali, e la monografia edita dall’editore fiorentino Leo S. Olschki, 2015, a cura di Bert W. Meijer e Luigi Zangheri “Accademia delle Arti del Disegni. Studi, fonti e interpretazioni di 450 anni di storia”), forse per fuggire mentalmente da tante pessime novità di questo 2016, non ultimi i consistenti aumenti italiani: tasse e imposte, balzelli e altro. Rileggo, da “Poesie”, introduzione (Newton Compton, Milano 1978), il grande Borís Pasternàk: “Ma bisogna vivere senza impostura/ vivere così che alla fine/ ci si attiri l’amore degli spazi,/ che si oda l’appello del futuro”. Mi scuso per queste mie iniziali parole, e così oggi continuo a sottolineare l’attività toscana non tanto delle grandi mostre fiorentine, bensì la continuità centrale, senza stasi, di quell’area apuo-versiliese che è diventata una sorta di enorme “colonna pulsante” nota in ogni latitudine e longitudine.
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Con pochi tratti unisco cronaca e non cronaca, rispondendo – mi è stato chiesto tempo fa – alla domanda di come si faccia a conoscere veramente la zona della Versilia (con sette Comuni) e quella che una volta era l’Apuania (cioè il territorio di Massa e di Carrara).
Sì, ci vuole tempo..., dedicando una sicura visita alle Chiese di Carrara e di Pietrasanta e di Seravezza dove il candido marmo la fa da padrone, unito alla bellezza, me poi è bene andare nei tanti bei Palazzi, o Ville, come il “Paolina” a Viareggio e il “Ducale” a Massa, o la“Bertelli” a Forte dei Marmi e la “Borbone” a Viareggio (non adeguatamente usata anche perché poco nota) e, ancora “La Versiliana” dannunziana a Marina di Pietrasanta, ma, comunque, per la scultura marmorea, sarebbe bene entrare nei tanti laboratori dell’intera zona – anche scegliendoli con casualità – e nelle Fonderie del bronzo a Pietrasanta dove operano un po’ tutti gli artisti provenienti dai vari Continenti. Accompagnati a chi li conosce, avendone l’autorizzazione, sono particolarissimi gli Studi degli Scultori; ce ne sono a decine e ora mi viene da dirne, per motivi di spazio, solo di tre artisti, che sono anche pittori: il primo è di Massimo Facheris a Querceta; il secondo è di Gabriele Vicari, nel centro storico di Camaiore (a marzo verrà presentata, attesissima, una sua “Via Cruicis” nel corso della famosa “Triennale Città di Camaiore”; il terzo è di Giuseppe Bartolozzi e di Clara Tesi a Montignoso di Massa, pistoiesi che lavorano “a quattro mani”, autori che saranno protagonisti all’inizio di settembre nel Palazzo della Cultura, a Cardoso di Stazzema, per una mostra di gruppo (con i vari Alberto Bongini, Annamaria Maremmi, Clara Mallegni, Enzo Briscese, Giuseppe Lippi, Franco Del Sarto e altri) dedicata all’ambiente delle Cave Apuane, in occasione dei venti anni dall’alluvione che devastò parte dell’Alta Versilia e della Lucchesia, come, in modo indiretto, al mezzo secolo da quella che ferì Firenze. Le mostre? Tante. A gennaio termina – a Pietrasanta, Sala Grasce – quella di Claudio Tomei, titolata “I doni del tempo” significativa sintesi di una costante “ricerca” la quale, come ha
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scritto Massimo Mallegni, è portata avanti “soprattutto nell’ambito della terracotta”; sempre a Pietrasanta sosterà “Gabbia-no” dell’attore e regista Paolo Ruffini, composta di installazioni, sculture e disegni posti nella Chiesa di S. Agostino, sia nell’attiguo Chiostro, sia in Piazza Duomo, sostenuta da un “concetto di libertà”, ben sintetizzato nell’intervento inaugurale di Massimiliano Simoni, direttore artistico della Fondazione Versiliana, con cui di fatto si è aperto il nuovo corso S.T.Art (Grandi Eventi pietrasantesi). Bellissima, nella viareggina Villa Argentina, la personale del versatile e bravissimo Ivan Theimer “Luoghi altrove”, sculture, disegni e acquerelli, che chiuderà a marzo, magnificamente allestita dalla Provincia di Lucca, ma a questo punto – mettendo in luce l’importanza di altri luoghi espositivi ‘alternativi’, come Open One, Millennium e Giardini della Versilia, poco fuori Pietrasanta, a lato della Via Aurelia – quasi a rispondere, infine, alla domanda fattami, credo che ogni amante dell’Arte debba sì visitare le tante Gallerie private di Pietrasanta dove albergano luci e ombre (l’arte, a vari livelli, è bene che viva sempre), come quelle altrove (non è che altrove ce ne siano molte), ma più che altro dedicare qualche ora, oltre che vedere il “Museo dei Bozzetti”, a passare in rassegna tutte le sculture monumentali (sono oltre cinquanta), nessuna esclusa, del magnifico “Parco Internazionale della Scultura Contemporanea”, che secondo me è un gran biglietto da visita sia della creatività della Toscana, sia del Mondo. Nomi e nomi in democratica armonia, da Igor Mitoraj si passa a Stefano Pierotti, a Pietro Cascella, a Marcello Tommasi, a Yasuda Kan, ad Alba Gonzales, a Romano Cosci, a Fernando Botero, a Jean Michel Folon, a Novello Finotti, a Franco Miozzo e a tanti altri ancora, come a Marta Gierut il cui marmo rosa “Il volto e la maschera”, inaugurato a Marina di Pietrasanta l’11 febbraio 2006, ha
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all’intorno una sua lirica che vorrei dedicare a chi ora mi sta leggendo: “Un fiore giallo, rosso blu è sempre un fiore/ un fiore senza un petalo è sempre un fiore/ un cigno senza un’ala è sempre un cigno/ l’umano è sempre un umano. La vita è sempre azioni d’amore”. Lei ha anche scritto “... la memoria è carta viva”, e chi, se non l’universo dell’arte – globalmente compreso – tutela e tutelerà la “memoria”? Pensiamoci.
PASQUALE GUASTAMACCHIA
Logica - 2010 - tecnica mista - cm 100 x 70
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EVENTI
UMBRIA
Governare il caso
L’opera nel suo farsi dagli anni Sessanta ai giorni nostri
La mostra Governare il caso, L’opera nel suo farsi dagli anni Sessanta ai giorni nostri, a cura di Marco Pierini, con il contributo scientifico di Pietro Bellasi e Valentina Pero, inaugurata il 28 novembre, concluderà le celebrazioni per il Centenario dalla nascita di Alberto Burri (1915 – 2015), restando aperta fino al 5 marzo 2016. Al centro dell’esposizione, che prende in esame lavori di artisti storicizzati e di giovani esordienti, c’è lo sviluppo del tema della processualità del fare arte. Si apre con una sala dedicata ad Alberto Burri presente con due lavori significativi rispetto al processo subito dalla materia da parte dell’uomo, una materia artificiale, come nella plastica delle Combustioni, affrontata con il medium apparentemente casuale del fuoco, sublimata e strutturata a nuovo riscatto estetico, oppure come il caolino del Cretto, opera che diviene tale con il tempo, che si spacca ricostituendo la propria struttura, che necessita di un intervento esterno per sottrarla al caso. Jean Tinguely, presente nella seconda sala insieme a Davide Boriani e a César, con l’imponente trittico dipinto istallato su una delle numerosi celebri macchine cinetiche pone di fronte lo spettatore un assemblage
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di oggetti metallici di recupero trovati apparentemente per caso, ma che in realtà sono lo scheletro di un’opera intensamente pensata e complessa. Nella Superficie Magnetica di Boriani la forma è un costante divenire, il movimento è presente grazie ad una rotazione continua che attrae polvere di ferro ricostituendo una genesi ipoteticamente infinita della struttura. La mostra continua con una riproduzione audio di una performance realizzata da Joseph Beuys, il caso si mescola all’azione drammaturgica e alle radici antropiche del suono che si fa parola. Nella stessa sala le cartelle di scommesse di Douglas Huebler mettono in relazione la strategia matematica umana con la fatalità del caso, che percorre i solchi materici e pastosamente terreni del paesaggio indotto dalla volontà di Enrico Baj. Aldo Mondino con la semplicità del linguaggio didattico lascia al visitatore la formulazione delle miscele di colori, il cocktail automatico di Geta Bratescu sintetizza in video una scansione ritmica e visiva solo a prima vista casuale. Mentre il modellino di abitazione di Vittorio Messina concentra nella casa la sede del rapporto
Tommaso Andreini
umano, sede di relazioni dettate da frasi quotidiane, solo all’apparenza casuali. La luce e il suo farsi materia e impronta delimita la zona e il costituirsi forma nelle tele di iuta di Adalberto Mecarelli, mentre grande interesse verso la processualità della materia che stratificandosi in coaguli di catrame e di cera fa emergere la variabilità del caso in Melissa Kretschmer. Daniel Spoerri è presente con una meravigliosa “tavola imbandita”di preziose carabattole sistemate in orizzontale; concludono la mostra tre giovani artisti, James Harris con una scultura - vaso in creta cruda nella quale vive un’agave, Francesco Gori con l’ideale impronta della sezione di un albero secolare composta da lastre di bronzo incise nei solchi che si ossidano progressivamente durante l’esposizione e Gabriele Dini con Breath rende partecipe il visitatore, invitandolo a prendere parte attiva all’opera, che sintetizza i quattro elementi naturali, mediante l’inserimento del proprio respiro. La mostra è visitabile presso la Pinacoteca Comunale di Città di Castello fino al 5 marzo 2016 Info: www.atlantecooperativa.it
Tommaso Andreini
Studio Atelier a Siena via del Porrione n.68 tel 347 1870511 0577.393440 Sito: tommasoandreini.it Sito 2: tommasoandreini.jimdo.com e-mail: tommaso.andreini@alice.it
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L’opinione Roberta Panichi JAMES HARRIS (Jeddah, Arabia Saudita, 1982) Never give up, non arrendersi. Il lavoro di Harris sorprende per la semplicità formale, una semplicità che rimanda a temi universali che toccano non soltanto la scultura ma l’uomo nella sua totalità. L’opera è composta da una testa in creta cruda acroma scavata internamente quasi per intero, una testa – vaso rovesciata che accoglie una pianta succulenta, un’agave. La pianta si è stabilizzata all’interno del vaso in cui ha trovato un habitat che le permette
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una crescita ricavando nutrimento più che dal pochissimo terriccio umido che la circonda, dalla stessa argilla di cui è composta l’anfora. Le antiche anfore elleniche originariamente conservavano liquidi preziosi, vino ma anche unguenti e alcune presentano nel corpo della brocca proprio la forma di una testa, come l’oinochoe della Magna Grecia in bronzo con forma di cranio virile, o quella in argilla dipinta con testa muliebre dal fondo cavo che consentiva il passaggio del vino per la libagione del defunto. Vasi a forma di testa come i canopi etruschi in terracotta erano destinati a conservare e proteggere le ceneri dei defunti, in attesa della vita futura. Creazioni antropomorfe che superano ogni tentativo di verosimiglianza trasfigurando la realtà con lineamenti stilizzati e tratti inespressivi e semplificati, come le teste di Chiusi, Chianciano e Sarteano. La testa contiene il tutto, diviene metonimia che parcellizza e simbolizza l’Uomo disponendolo qui in relazione inscindibile con la Natura caotica. Ma la disposizione casuale dell’accrescimento dell’agave viene dominata dall’esterno, proprio dall’intervento umano che ne segue con premurose attenzioni la crescita. Non c’è tensione verso la distruzione, al contrario, l’opera viene intesa e percepita come un tutto vivente, da accudire nel proprio sviluppo organico. L’uomo è chiamato a vigilare su un simulacro che lo riguarda, su un suo doppio, il contenitore delle emozioni, dell’intelligenza e dei sensi. Never give up centralizza le forze di tensione vitali di un essere vegetale in crescita, e specularmente della testa quale sede dell’ingegno, la cui forza propulsiva viene addomesticata da un intervento continuo e accorto dell’essere umano. La creta manipolata dall’artista fissa la forma ed è al contempo medium e nutrimento, racchiudendo l’idea di una crescita progressiva in comunione con l’essere umano.
JAMES HARRIS (Jeddah, Arabia Saudita, 1982) Never give up, 2015 80x55x55 cm Scultura in argilla cruda e pianta di agave Proprietà dell’autore
NICOLA LIBERATORE
Viaggio- 2012 - stoffe, merletti, veli, perline, forme di legno, oro, pigmenti legno - cm 186 x 89 x 12
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EVENTI
MARCHE
MARCHE - Palazzo Ducale si anima per Natale
Le opere di Ilario Fioravanti in esposizione nelle sale del Castellare
URBINO – Blocchi di creta che prendono vita. Sono le sculture di Ilario Fioravanti, scultore di Cesena scomparso nel 2014, che dal 2 dicembre al 22 febbraio 2016 animeranno le sale del Castellare diPalazzo Ducale.
“Abbiamo pensato di inaugurare questo evento all’inizio di dicembre, in pieno clima natalizio, senza che il Natale sia ragione di vergogna o di pudore. Non dobbiamo vergognarci per nulla – ha detto Sgarbi – non dobbiamo pensare che un’altra religione superi la nostra o crei contraddizioni alla nostra. Le religioni dovrebbero parlarsi in qualche modo. Le natività, i presepi, tutto quello che riguarda la vita di Gesù sono un valore universale, stiamo parlando di umanità”.
La mostra ‘Gloria in excelsis Deo’ è stata inaugurata nella ‘casa’ del duca Federico il primo dicembre da Vittorio Sgarbi, assessore alla Cultura del comune di Urbino. Presenti anche il sindaco Maurizio Gambini, la vicesindaco Francesca Crespini e l’architetto Marisa Zattini, curatrice della mostra. La mostra è composta da sculture, oltre a quadri e ceramiche, esposti nelle sale del Castellare: si inizia dalle Annunciazioni per passare ai presepi, alle epifanie, ai pastori e infine alle rappresentazioni del buon pastore. È un allestimento molto particolare che accompagna il visitatore, fornendogli così una chiave di lettura.
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di Alessandra Vittori
IL VOLTO NELL’ ARTE Palazzo dei Priori - FERMO
Il nuovo spazio, per il quale sono state adottate anche le misure previste per l’abbattimento delle barriere architettoniche, verrà inaugurato con la mostra dal titolo “Il Volto nell’arte - Immaginazione, trasformazione e realtà nel Fermano dal XVI al XX secolo”, curata da Claudio Maggini e Stefano Papetti, organizzata dalla Soprintendenza per le Belle Arti ed il Paesaggio delle Marche e dal Comune di Fermo – Assessorato alla Cultura, in collaborazione con l’Associazione Amici dell’Arte e del Collezionismo di Fermo. L’esposizione, che sarà visitabile fino al 28 febbraio 2016, spazia – è scritto nella presentazione - “Parte dal ritratto immaginario come parte del divino voluto dalla creatività cattolica, a quello della trasformazione nei connotati fisionomici sino a giungere al reale e alla fotografia. La mostra è incentrata su cinque secoli d’arte moderna che dal primo Cinquecento viene esaminata e contestualizzata nel rapporto tra il sacro e forme espressive del volto umano attraverso opere di artisti realizzate con ricercata bellezza”. “Suddiviso cronologicamente, il percorso espositivo – prosegue la nota di presentazione - ha inizio con quella parte del ritratto immaginario in cui si propongono le molteplici letture dal tema della vita di Gesù, nella seconda sezione dedicata alla Trasformazione viene illustrato il ritratto “caricato”, caratterizzato cioè dall’esasperazione dei tratti fisionomici. Da apripista della terza sezione dedicata alla Realtà, funge il ritratto di Papa Sisto V, in quanto segna un
punto di svolta nella ritrattistica religiosa promossa dalla Chiesa cattolica subito dopo il Concilio Tridentino, dopo il quale le composizioni religiose si affrancano dalle immagini idealizzate e propongono personaggi reali”. La mostra è pertanto suddivisa in tre sezioni: immaginazione, trasformazione, realtà. L’obiettivo è riuscire a cogliere l’abilità nel ritrarre fino ad arrivare ad un’indagine introspettiva in una sorta di rapporto tra arte e psicologia. Sono esposti disegni, dipinti, sculture; un’esposizione raffinata e di grande pregio. Il Volto Nell’arte. Immaginazione Trasformazione e Realtà nel Fermano Dal XVI al XIX Secolo. 19 DICEMBRE 2015 – 28 FEBBRAIO 2016 A cura di Claudio Maggini e Stefano Papetti Info: 0734 217140 / 0734 284327 - Fax: 0734.15231 museidifermo@comune.fermo.it www.comune.fermo.it Orario di Palazzo dei Priori: Dal Martedì al Venerdì ore 10:30-13:00 – 15:30-18:00 CHIUSO IL LUNEDI’ non festivo. Sabato e Domenica ore 10:30-13:00 / 15:30-19:00 43
EVENTI
MOLISE
DALIP KRYEZIU Spazio Arte Petrecca a ISERNIA
Dalip Kryeziu a Isernia Di origini kosovare, residente in Francoforte. Classe 64. Dalip Kryeziu arriva a Isernia per una personale di pittura e scultura. Lo Spazio Arte Petrecca lancia la sua seconda esposizione nello Spazio Cent8anta, nel centro storico della città pentra, per un mese intero: dal 19 dicembre al 19 gennaio, dal martedì alla domenica, dalle 17 alle 20. E’ l’occasione per ammirare tele dipinte con magistrale abilità espressiva, dalle notevoli dimensioni e dalle costruzioni complesse. e sculture ricercate e visionarie. Alcune opere rientrano nella collezione ‘Faces’: una serie di raffigurazione di volti, impressi su tela, ‘volti lacrimanti, paragonabili a una moderna Sindone in ostensione. Volti di persone anonime unite dalla sofferenza, dal dubbio, dalla diversità, forse dall’incomunicabilità voluta o subita’ spiega il curatore della mostra l’avvocato Gennaro Petrecca.
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L’opinione To m m a s o E v a n g e l i s t a La Natività di LUVI Il murales di LUVI è il primo intervento di arte pubblica del comune di Pesche, e dell’intera provincia di Isernia, ed è legato alla manifestazione de I Presepi nel Presepe. Per l’occasione è stata commissionata la classica iconografia della natività ed è stato individuato nell’opera di un artista molisano il modello che è servito come base di partenza per una interpretazione e trasfigurazione. L’opera in questione è la Natività di Amedeo Trivisonno nella cappella del Convitto Mario Pagano di Campobasso, del 1936, un’opera celeberrima che si configura, probabilmente, come il maggior esempio del periodo classicista e novecentista del pittore. Luvi (questa la sua tag) rimane fedele alla struttura del dipinto ma lo riconfigura in chiave estremamente personale e poetica, esotica e visionaria, con interessanti innesti surreali che lungi dal dissacrare l’opera le infondono un diverso, e quasi parallelo, orizzonte di senso. di senso. I canoni della sacra rappresentazione sono rispettati, cambia solo lo fondo, lo spazio scenico e alcuni elementi tratti dal mondo naturale. Il murales, destinato col tempo ad ampliarsi per rendere l’intera scalinata un presepe dipinto, è certamente un’operazione di riqualificazione degli spazi e un forte riferimento all’evento più significativo del paese. La pittura di LUVI, precisa ma al tempo stesso evanescente
e umida, capace di suggerire e raggelare le forme attraverso una colorazione liquida e filamentosa, non si pone come rottura nel contesto urbanistico ma, adattandosi alle superfici, evitando eccessi cromatici e iconografici, sembra un intimo atto d’amore verso il paese e la sua storia. Il testo è estratto dall’evento I PRESEPI NEL PRESEPE XVI edizione “Memory in progress”, Percorso Contemporaneo, a cura del sottoscritto. Fino al 6 gennaio 2016
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CASTELLO PANDONE - VENAFRO POLO MUSEALE DEL MOLISE
A Venafro, “porta del Molise”, nel punto di incontro con Lazio, Campania e Abruzzo, si presenta al pubblico il Museo Nazionale del Molise in Castello Pandone E’ un’istituzione permanente, senza fini di lucro, aperta al pubblico. Vi sono opere del territorio regionale con altre provenienti dal Museo di Capodimonte e San Martino di Napoli, della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma e del Palazzo Reale di Caserta. Il percorso museale ha inizio con le più antiche testimonianze pittoriche molisane, i frammenti di affresco del VII secolo da Santa Maria delle Monache di Isernia, e prosegue con opere medievali quali l’affresco con i Santi Bartolomeo e Michele dalla chiesa di San Michele di Roccaravindola e la scultura trecentesca della Madonna con Bambino da Santa Maria della Strada di Matrice. Il polittico con scene della Passione di Cristo, realizzato in alabastro nel XV secolo da una bottega inglese di Nottingham, è indicativo di una committenza esigente, tutt’altro che estranea all’internazionalità del gusto, ruotante intorno alla chiesa dell’Annunziata di Venafro e all’importante Confraternita dei Flagellanti.
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Il percorso interno è pertanto diviso in due sezioni: il castello, “museo di se stesso”, con le sue valenze urbanistiche, architettoniche e decorative, e l’esposizione al secondo piano di affreschi, sculture, tele, disegni e stampe, in un itinerario che documenta la cronologia – dal Medioevo al Barocco – e i diversi orientamenti culturali di committenti e artisti in Molise.
MAURIZIO MUSCETTOLA
Fu il colore a catturarci - 2013 - olio e acrilici su forex - cm 75 x 100
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EVENTI
LAZIO
BiancoRossoGreen | KorkArt
OPENARTMARKET/ L’arte tra promozione culturale e mercato a cura di Antonietta Campilongo
special guest Oscillazioni | DiVino/Profano a cura di Jada Mucerino e Antonietta Campilongo Aree multidisciplinari: Performance/musica, arti visive, fotografia, arte digitale, video. Performance Art Kintsugi | Ieri ho sofferto il dolore - di Barbara Lalle Artisti in mostra - openartmarket: Mara Briotti, Alexander Luigi Di Meglio, Emilia Di Stefano, Daniela Foschi, Valentina Lo Faro, Marco Marassi, Onda Bianca, Albino Palamara, Sabrina Ventrella, Lisa Yachia. KorkArt: Federico Amoroso, Artisti§Innocenti, Giulia Ausili, Emanuela Barbi e Dino Colalongo, Rosella Barretta, Francesco Saverio Cancelliere, Antonella Catini, Federica Cecchi, Giovanni Ciotti, Luigi D’Alimonte, Simonetta De Santis, Biagio Di Carlo, Jessica Di Martino, Easypop, Mariaelena Ferrarini, Sandra Naggar, Albino Palamara, Eugenio Rattà e Matteo Rosicarelli. Special Guest Oscillazioni | DiVino/Profano – a cura di Jada Mucerino Rolando Attanasio, Vighen Avetis, Anna&Rosaria Corcione, Giuseppe Corcione, Gianluca de Bartolo, Massimo D’Orta, Emmanuelle Renard, Annamaria Volpe Laboratorio Didattico Tappi e timbri a Natale! - A cura di Zebrart
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Sabato 19 dicembre 2015 un doppio appuntamento a Roma: la presentazione del progetto BiancoRossoGreen dell’Associazione Italiana Sommelier con l’esposizione dal titolo KorkArt ed OpenARTmarket, a cura di Antonietta Campilongo, fino al 3 gennaio 2016 presso lo Stadio di Domiziano – Via di Tor Sanguigna 3 (Piazza Navona) a Roma. Arte e riciclo si danno appuntamento allo Stadio di Domiziano in pieno centro a Roma. Protagonisti i tappi di sughero, recuperati e interpretati per creare a opere dal forte impatto visivo. I tappi si trasformano da elementi di chiusura impenetrabile in opere d’arte, capace di comunicare emozioni ed esperienze. Attraverso il loro riutilizzo creativo trasmettere il messaggio che anche i tappi possono vivere infinite volte. Da giugno 2014 L’ Associazione Italiana Sommelier (AIS) ha creato una sezione che si occupa del Sociale per poter coniugare il vino a progetti che hanno come fine ultimo non solo la conoscenza della materia enologica, ma anche la possibilità di essere incisivi nel mondo della Solidarietà, dell’Ambiente, dell’Arte. All’interno di questa sezione troveranno spazio numerose iniziative a partire dal progetto BiancoRossoGreen – per il riuso e il riciclo del sughero – che vede già tante Sezioni AIS coinvolte e operative e che potrebbe estendersi nell’intero territorio nazionale.
OpenARTmarket - Un’esposizione-mercato in cui l’opera e l’artista, rispettivamente prodotto e produttore d’arte, escono dalla logica dell’eccezionalità e del collezionismo d’élite, per diventare un mezzo di comunicazione sociale ed estetico a costi accessibile a tutti. Si proporranno, infatti, opere d’arte (pittura, scultura, installazione, fotografia, arte digitale, design) in una fascia di prezzo che va da 49 a 999 euro. Dare all’arte la capacità di aprire nuovi spazi di dialogo e far sì che l’arte contemporanea sia sempre meno un discorso per pochi, con meno timore reverenziale e più voglia di partecipazione: è questa è la mission di OpenARTmarket. Di fronte alla prospettiva di cambiamenti in cui si intrecciano nuove forme di committenza e un collezionismo in grado di esercitare la sua influenza sul sistema dell’arte a livello globale, diventa ancora più importante e più stimolante per gli artisti riuscire a raggiungere nuovi spettatori. Nell’ambito della manifestazione openARTmarket sarà ospitato lo special guest Oscillazioni | DiVino/Profano a cura di Jada Mucerino. Oscillazioni vuole esprimere la tensione continua dell’essere umano tra l’elevazione di se stesso e il puro utilizzo del reale come fine catartico. Il rapporto uomo/vino può essere letto alla luce di tale dualità: vino non solo come bevanda inebriante ma anche come bevanda mistica, considerata elemento di culto nella tradizione Pagana con Dioniso/Bacco e in quella Cristiana con il rito dell’Ultima Questa oscillazione dell’animo umano si materializza anche nell’ arte. Artisti che cercano, attraverso le loro opere, di raggiungere una elevazione del mondo esteriore ed interiore esaltandone la bellezza e la spiritualità facendogli perdere delle precise caratteristiche di appartenenza. Questo se pur verso il divino è comunque una deformazione. L’ arte che gioca con i difetti della realtà utilizzando una pennellata grottesca che danza sulla tela e si immerge profondamente nel profano altera anch’essa la verità ma per esaltarne l’aspetto più umano. Si avvera così una oscillazione perpetua nell’arte, come nel vino, fra divino e profano.
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Scuderie del Quirinale / Villa Medici, Roma 24 ottobre 2015 - 31 gennaio 2016
Balthus A cura di Cécile Debray, curatrice del Musée National d’Art Moderne/Centre Pompidou Con una grande mostra monografica divisa in due sedi, Roma celebra – a quindici anni dalla morte – Balthasar Klossowski de Rola, in arte Balthus (1908-2001), maestro tra i più originali ed enigmatici del Novecento, il cui rapporto con la città eterna fu decisivo per gli indirizzi della sua arte.
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Circa duecento opere, tra quadri, disegni e fotografie, provenienti dai più importanti musei europei ed americani oltre che da prestigiose collezioni private, compongono un avvincente percorso in due segmenti: alle Scuderie del Quirinale una completa retrospettiva organizzata intorno ai capolavori più noti, a Villa Medici un’esposizione che, attraverso le opere realizzate durante il soggiorno romano, mette in luce il metodo e il processo creativo di Balthus: la pratica di lavoro nell’atelier, l’uso dei modelli, le tecniche, il ricorso alla fotografia.
MARIA ADDAMIANO
Fior...di galassia - 2012 - ciclati su tela - cm 30 x 40
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EVENTI
ABRUZZO
COSTANTINO BARBELLA dall’idea alla forma: 61 schizzi e 33 sculture
Il Museo Fondazione Paparella di Pescara ospita dall’8 dicembre 2015 al 15 maggio 2016 una Mostra di 61 schizzi e 33 sculture del grande artista scultore abruzzese Costantino Barbella (Chieti, 1852 – Roma, 1925) dal titolo “Dall’idea alla forma COSTANTINO BARBELLA: 61 schizzi e 33 sculture”. La Mostra suscita interesse perché riporta finalmente all’attenzione del pubblico, in modo esaustivo, il genio di un abruzzese che, a cavallo tra il 1800 e 1900, fu considerato uno dei massimi scultori dell’epoca a livello internazionale, tanto che le sue opere furono acquisite dalle più importanti personalità e dai più prestigiosi musei al mondo: l’Hermitage di San Pietroburgo, il Louvre di Parigi, il Reina Sofia di Madrid, la Galleria d’arte Moderna di Roma, il Museo di Capodimonte e molti altri. Quel che sorprende di Barbella è il fatto che, nonostante il grande successo riscosso in vita, dopo la sua morte sono state, al contrario, scarsissime le celebrazioni in suo onore, da contarsi sulle dita di una mano: è anche per questo che il Cda della Fondazione ha scelto di organizzare questo evento. Nell’arco della sua evoluzione artistica Barbella ha attraversato tre periodi fondamentali: quello iniziale, caratterizzato dalla frequentazione del Cenacolo Michettiano, ispirato al
folclore e alle tradizioni abruzzesi; il periodo della ritrattistica, in cui ha eseguito i ritratti di personaggi famosi dell’epoca, come l’amico Pietro Mascagni, i Principi Popovich di Montenegro, e naturalmente i famigliari, come quelli della moglie Antonietta e del figlio Bruno esposti in mostra. Infine il periodo Liberty, respirato a Parigi alla fine dell’Ottocento, e da Barbella anticipato all’inizio del secolo nuovo, prima che esplodesse anche in Italia. Tanto fu produttiva quella esperienza che il noto giornalista dell’epoca Luigi Arnaldo Vassallo, detto Gandolin, scrisse sul giornale satirico-letterario romano “Capitan Fracassa”: «[…] Sì, vennero dunque dall’Abruzzo, a rinvigorire la cultura e le arti, un Michetti, un Barbella, un d’Annunzio ed un Tosti, ma andò a finire che non si dipingeva più: si michettava. Le statue si barbellavano e si dannunziava la lirica. E in fatto di musica, si tostava dalla mattina alla sera». La mostra allestita nel Museo Fondazione Paparella ci permette di cogliere la connessione fra l’idea dell’artista (schizzi) e la forma (sculture). Infatti, è proprio con l’osservazione degli schizzi, che riusciamo a penetrare l’idea originaria dell’atto creativo delle incantevoli opere scultoree di Costantino Barbella.
INFORMAZIONI La mostra sarà visitabile fino al 15 maggio 2016 e aperta tutti i giorni, compresi i festivi, con il seguente orario: 9.30-12.30 / 16.00-19.30. Biglietto intero 6 € Biglietto ridotto 4 € (per gruppi superiori a 15 persone, soci con tessera Touring club, tessera FAI, studenti e over 65)
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FRANCO VALENTE
Finestra - 2015 - tecnica mista su masonite - cm 100 x 100
2200 A GG ULRIIAA AR RTTIISSTTII IIN N LPIU
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EVENTI
PUGLIA “PAESAGGIO ITALIANO”
A cura di Centro Culturale “Silos” di Novara “Adsum Artecontemporanea”
Il Progetto, curato da Massimo Romani, vuole presentare ed illustrare il paesaggio del nostro Paese all’estero, attraverso lo sguardo emozionato di artisti contemporanei, ciascuno seguendo la propria poetica artistica. Nella stessa collettiva troviamo infatti pittura, fotografia, scultura. L’esposizione riunisce le opere di artisti italiani rappresentativi di tutto il nostro territorio e interessati a raccontare, con le loro ricerche i luoghi in cui vivono e i cambiamenti che tali ambienti stanno subendo e hanno subito nel corso degli anni. Una contaminazione di generi e proposte che dà luogo ad un’inedita esposizione
al contempo eterogenea – in quanto si passa dal paesaggio industriale e urbano a quello rurale, che sarà rivissuto attraverso un percorso di dipinti, fotografie e lavori plastici – e poliglotta – perché destinata ad un pubblico europeo e cosmopolita. All’uopo è stato realizzato un catalogo delle opere partecipanti con testi in italiano e inglese. “Adsum” torna nell’Europa dell’Est dopo aver partecipato – con una folta pattuglia di artisti – nel 2013 alla realizzazione di una mostra collettiva itinerante: in cinque mesi, la stessa esposizione è stata ospitata in cinque diversi musei tra Bulgaria e Romania.
espongono: GIOVANNI MORGESE; MARIA BONADUCE; VITO DE LEO; MARIA ADDAMIANO; CLAUDIO CAVALIERI; PAOLO OBER; EMMA CHIAVARONE; CARLO DICILLO; SILVANA DE PALMA; ALESSANDRA COSSU Presso: Biblioteca Comunale “Ksiaznica Beskidzka” di Bielsko Biala Patrocini: Centro Italiano di Cultura di Bielsko Biala Biblioteca Comunale “Ksiaznica Beskidzka” di Bielsko Biala
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SABRINA VENDOLA
Senza titolo - 2015 - terracotta patinata- cm 40 x 40 x 60
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STORIA CONTEMPORANEA DELLA CITTA’ DI BARI sarà visitabile fino al 30 aprile 2016 presso la Pinacoteca “Corrado Giaquinto” di Bari di Nicolò Marino Ceci
Dallo scorso dicembre la Pinacoteca “Corrado Giaquinto” di Bari ospita nei suoi prestigiosi ambienti la rassegna “Da Terra di Bari a Città Metropolitana - Immagini del territorio dalle collezioni della Pinacoteca Metropolitana di Bari 1860-1960”. La mostra nasce dalla volontà di raccontare, attraverso una selezione di 125 dipinti, la storia di un territorio che nel corso del tempo ha subìto numerose mutazioni e il cui perimetro si è ora espanso; ora contratto; venendo identificato dapprima con “Terra” (di Bari), poi Provincia, quindi Città Metropolitana di Bari. L’obiettivo è riflettere su questa florida porzione di Puglia che, a cominciare dall’antica Peucetia, ha avuto una caratterizzazione identitaria chiara e creola, attraverso la celebrazione di un patrimonio artistico – e nella fattispecie pittorico – notevole. Tra i tanti autori partecipanti all’inedita e originale collettiva spicca Damaso Bianchi, uno dei maggiori paesaggisti e vedutisti pugliesi del primo Novecento, le cui opere sono conservate nell’archivio storico della Pinaoteca barese: motivo in più per portarle alla conoscenza del grande pubblico in un percorso guidato che ne consenta un’adeguata fruizione.
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Da annoverare sono i dipinti di artisti dal respiro più internazionale come Giuseppe De Nittis e Francesco Netti e di altri che sono ancora da riscoprire, come Raffaele Armenise, Enrico Castellaneta, Francesco Romano, Sergio Nicolò De Bellis, Francesco Speranza, Roberto De Robertis, Vito Stìfano. Viene proposta al pubblico un’approfondita lettura del paesaggio e delle vedute urbane del territorio che costituisce l’attuale area metropolitana, ex provincia di Bari, attraverso le vedute en plein air dei grandi artisti pugliesi dell’Otto e Novecento, tra cui Francesco Romano, Enrico Castellaneta, Luigi Schingo, Michele De Giosa, Sergio Nicolò De Bellis, Francesco Vacca, Luigi Russo. Per la mostra Da Terra di Bari a Città Metropolitana Immagini del territorio dalle collezioni della Pinacoteca Metropolitana di Bari 1860-1960, aperta sino al 30 aprile, 2016, ogni domenica sarà tenuta una visita guidata per tutti i visitatori, inclusa nel biglietto d’ingresso. E’ inoltre disponibile un catalogo dell’esposizione a cura di Clara Gelao – direttrice Pinacoteca “C. Giaquinto”, edito da Grenzi.
FRANCESCO TULLO
Rarità - 2013 - legno, carta pesta, mosca in ferro dipinta - cm 30 x 160
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Il ritratto di ENZA MASTRIA e l’ego de la mer di Nicolò Marino Ceci
Problematica, frastagliata, enigmatica e irregolare. Simbi- guire disegno dal vivo, per propiziare l’incontro dell’artista sta, figurativa e sediziosa. Enza Mastria possiede tra le sue proprietà la stessa fluidità grumosa e viscosa che hanno i liquidi densi quando finiscono in un bicchiere d’acqua: si espandono, si scompongono e ricompongono in piccoli batuffoli capricciosi di informe ovatta liquefatta. E’ proprio così che la mano concepisce la pennellata sulla tela, sinuosa e fluente sull’onda di un pensiero, fibrillazione epidermica lungo la colonna vertebrale – vettore di brividi che risuonano come epifanie. Mastria è un’artista di pancia, che cerca continuamente di mediare e conciliare il ridente groviglio color mogano dei suoi capelli ricci. Tra pancia e pensiero nasce e fiorisce un felice iato tra ciò che lei è e ciò che lei vede; nell’ineffabile streben tra il reale, il reale immaginario e la materica realtà di una tela e dei suoi colori. L’ego de la mer non è solo l’avvincente titolo di un’esposizione pensata per la galleria “Adsum” di Terlizzi nel 2012 ma è un vero e proprio stato dell’anima artistica della pittrice leccese che riflette icasticamente il luogo in cui ella è nata e cresciuta. Un luogo di mare, dove il mare è tutto e basta. Mare luogo di incontri e scambi; terra di transizioni e unioni; scontri e tumulti, venti e tempeste, culture, uomini e passioni, storie d’armi, amori e cavalieri. Narrazioni di blu, notti e albe, tramonti e incendi. Genti dalle pelli scure, dalle sete pregiate e velluti damascati. Tutto questo è, in due sole parole Enza Mastria. Esploratrice di un ego liquido ed istintuale, sospeso e in fieri. Spazio per colore per tempo. E’ attraverso questo purgatorio del pennello che i colori di Mastria bagnano e ritraggono la rosa purpurea del tempo: l’ultimo approdo della sua ricerca è in realtà una felice intuizione. L’intuizione che la forma, la materia e il pensiero non possono sublimarsi da soli in sostanza artistica se non sono coniugati con la dimensione più liquida e mutevole di tutte: il tempo. Il tempo di Bergson, di Wittgenstein, di Einstein e di Jung; il tempo senza tempo. Ecco l’idea: inchiodare lo scorrere incessante del tempo attraverso ritratti e musica. Nasce così il progetto “ritratto con musica”: “l’idea è di ese-
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con chi nel contemporaneo vive, esercita, produce cultura - architetti, pittori, musicisti, attori, cineasti, produttori, fotografi,sportivi, scultori, stilisti, performer, insegnanti, critici, scienziati, professori. Rallentare gli sguardi tra chi si occupa con passione della cultura di questo paese e chi indaga attraverso manualità e intuizione, i volti che contribuiscono all’evoluzione della psiche collettiva sul territorio: in un vis à vis tra il sentire più intimo, (una colonna sonora selezionata dal personaggio da ritrarre) e, quello relativamente pubblico, delle due individualità”. Tante colonne sonore per tanti “disegni di volti celebri o non abbastanza tali, rappresentativi della Cultura del Salento. Infatti, secondo Mastria: “è il suono, la sua musica, a metterci in rapporto con il tempo! Oggi, sembra non ci sia più musica per lasciar spazio ad un invadente rumore di fondo e noi ci costringiamo in una confusa frenesia che nulla ha a che fare con la nostra più intima natura. Appare, invece, che nelle arti visive, la bellezza del visibile, registrata con il sentire e con l’ascolto - e non con il passivo “fotografare” o “registrare” - può divenire l’eccezionale paradigma che permette di usare la musica come supporto per meglio svelare di quella “maschera” (persona) che di noi si manifesta, che è però il nostro esserci e rivelarci all’altro e a noi stessi.” Enza Mastria svolge la libera professione di artista e designer per l’arredo urbano, collaborando con la ditta “Effedi metal design”, presso il proprio studio a Lecce in via Rudiae, 5.
NATALE ADAMIANO
Notte stellata- 2015 - acrilico su tela - cm 150 x 200
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BASILICATA
CARLO DICILLO
Viaggio sulla luna -2006- olio, tempera, catrame, sabbia, polvere di marmo smalti sintetici-cm50 x50
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CAMPANIA L’ARTE IN VETRINA (NAPOLI) 8 dicembre 2015 - 6 gennaio 2016
Anche quest’anno torna “L’arte in vetrina”, iniziativa accolta con fervore dai cittadini partenopei. Tanti sono, infatti, gli artisti partecipanti alla mostra che ha lo scopo di omaggiare il “Borgo Sant’Eligio” ed il “Quartiere Mercato”, zone del centro storico di Napoli di grande rilievo che, purtroppo, non ricevono dalle istituzioni l’importanza che meritano. E’ così che, dallo scorso 8 dicembre 2015 fino al 6 gennaio 2016, le vetrine delle zone coinvolte ospitano opere d’arte provenienti da ogni parte del mondo. Con il patrocinio del Comune di Napoli e della Regione Campania insieme al contributo di “Borgo Orefici”, “Borgo Sant’ Eligio”, “Quartiere Mercato” con il sostegno dell’Associazione Storico Borgo Sant’Eligio, del Consorzio Antico Borgo Orefici, di Antiche Botteghe e del Club Unesco, ha luogo, dunque, la singolare esposizione giunta quest’anno alla XIV edizione. Promotore della manifestazione è Vincenzo Falcone, tipografo innamorato di Napoli e del suo mestiere che svolge da anni con passione. Quest’ultimo, infatti, dà con piacere il suo contributo alla rivalutazione dell’antica arte della tipografia grazie all’officina ove tiene corsi destinati ai più giovani. Iniziative, quelle promosse da Falcone, che coniugano l’arte con l’amore per Napoli che tanto abitanti quanto stranieri, dimostrano ogni anno, dando il proprio contributo espressivo a favore di una nobile causa.
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Francesca Martire
IL PRESEPE NELL’ULIVO DEL MAESTRO LOMBARDI di Francesca Martire
Un presepe nell’ulivo? C’è e si vede, a Massa Lubrense, in località Marciano. E’ qui che, da circa 25 anni, il Signor Raffaele Lombardi ravviva la tradizione presepiale, molto sentita dai campani tutti. Del resto, si sa, specie a Napoli e provincia, di presepi ce ne sono e di tanti tipi, ma uno allestito in un ulivo millenario l’avete mai visto? Recandovi in Via San Liberatore, dal 15 dicembre sino ai primi di febbraio, capirete che non dico fandonie. In questo periodo, dentro e fuori il tronco di un ulivo dall’aspetto imponente e dalla lunga storia, potrete ammirare la particolare opera del Maestro Raffaele Lombardi. Quest’ultimo, ogni anno, con pazienza e dedizione, costruisce e ricostruisce il suo presepe, impiegando dai 25 gg in su, dando vita ad un vero e proprio capolavoro di artigianato nel capolavoro paesaggistico della Penisola Sorrentina. Nella tranquilla quanto amena Marciano, troverete così l’albero che incantò, tra gli altri, Carlo d’Inghilterra, giunto sul luogo durante una visita alla Baia di Jeranto nel 2002. Ma l’ulivo di circa 2000 anni non ammalia solo i nobili: durante le feste natalizie, infatti, curiosi ed appassionati parcheggiano la propria
auto sulla Strada Provinciale 7 per poi proseguire a piedi per circa 500 mt e godere di questa meravigliosa realizzazione artigianale illuminata di giorno dal caldo sole della Penisola e di sera da un soffitto di stelle vere ed artificiali. Una tradizione che incrocia l’innovazione, quella del Maestro di Massa Lubrense, detentore del premio “SudImmagini & Memoria” nel 2007. Un’arte antica, quella presepiale, che regala ai visitatori uno spettacolo fuori dal consueto: una realtà popolata da figure religiose e pagane immerse nell’ambiente circostante, riprodotta fedelmente all’interno del tronco millenario, passando dallo scoglio del Vervece alla Torre dell’Annunziata.
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LUCIA BUONO
Invenire - 2015 - acrilici su tela di juta - cm 100 x 100 (dim. max)
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L’opinione Letizia Caiazzo PRESEPE PARTICOLARE A PIANO DI SORRENTO - NAPOLI
Presepe davvero spettacolare, a Piano di Sorrento NA Realizzato con cura nei minimi particolari e ambientazione molto realistica. Assolutamente da visitare! E’ il presepe dell’artista Angela Vinaccia,donna creativa che da sempre ha dimostrato avere passione per l’Arte .Autodidatta si è espressa attraverso vari stili e tecniche, pittrice, scultrice, iconografa. Per le sue opere ha da sempre ricevuto consensi più che favorevoli sia dalla critica che dal pubblico. La sua voglia di creare e sperimentare l’ha spinta a pensare di realizzare un presepe , dipingendo su sagome di legno i vari personaggi ma con una caratteristica speciale , i volti e le sembianze rispecchiano i propri familiari Questa donna riproduce le figure ad altezza umana (circa un metro e venti) che sembrano animarsi nel presepe che mescola antico e nuovo, unendo l’esperienza personale a quella di lunga tradizione partenopea.
Quale materiale migliore, dunque, per rendere la naturalezza degli intenti e della realizzazione, se non il legno? Un legno che ritrae la stessa artista, Angela Vinaccia, con la sua famiglia, un’opera visitabile in Via Sant’Andrea, in località Mortora, a Piano di Sorrento. Qui la donna ha immortalato in sagome davvero particolari quello che il suo cuore sente, inserendole in ambienti che sanno di casa, di prodotti locali, di canzoni antiche, di vita. Una vita, quella riprodotta fedelmente dall’artista, che viene da ieri ed è in pericolo perché rischia di scomparire nel domani. Ecco perché Angela Vinaccia ha scelto di fermare il tempo grazie a queste opere che ci regalano un tuffo nella tradizione contadina. Insomma, un’immagine di ieri e di oggi in un contesto dal panorama eccezionale: quello della Penisola Sorrentina.
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EVENTI
CALABRIA
I colori del Vero. Luigi Capuana nel Centenario dellamorte1915-2015 di Alessandra Primicerio
Dal 2 dicembre 2015 al 2 febbraio 2016 si può visitare la mostra bibliografico-documentaria dedicata a Luigi Capuana in occasione del Centenario della sua morte (1915-2015). La mostra intitolata I colori del vero è esposta presso la Biblioteca Nazionale di Cosenza. Luigi Capuana siciliano dell’800 era una personalità poliedrica: romanziere, novelliere, poeta, giornalista, critico letterario e teatrale, fotografo, ispettore scolastico, docente universitario, politico. Grazie all’esposizione di monografie rare, periodici e lettere manoscritte autografe, riscopriamo questo autore. Capuana fu il maggiore sostenitore del verismo, favorevole al “metodo impersonale” utilizzato nelle opere dell’amico Verga, in quelle di De Roberto e in parte nelle proprie. Ebbe notevoli doti di critico e capacità inventive . Il fondo Giuliano della biblioteca possiede alcune lettere originali di Capuana che mettono in luce una fitta corrispondenza con il letterato Salvatore Giuliano che aveva fondato la rivista Matelda alla quale collaborò anche Capuana. Una sezione della mostra è dedicata alle fiabe, alle novelle e ai romanzi. Le fiabe, scritte in una prosa svelta,
semplificata al massimo, ricche di ritornelli, cadenze e cantilene rimangono forse le opere più belle del Capuana. Le novelle sono ispirate alla vita siciliana, ai personaggi e ai fatti grotteschi e tragici della propria provincia oppure sono divertenti e cercano sempre di mettere in evidenza il lato comico. Nelle novelle numerosi sono i ritratti dei canonici, dei parroci, dei frati cercatori con la passione della caccia, del gioco e della buona tavola. Capuana scrive anche racconti fantastici tra i quali Nell’isola degli automi (1906), Nel regno delle scimmie, Volando e La città sotterranea del 1908, L’acciaio vivente. La sua passione per l’ arte della fotografia è documentata da un articolo esposto in mostra dal titolo Fu Capuana a spingere Verga a diventare fotografo. Giacinta è il suo primo romanzo. Si avverte una particolare attenzione per l’essere umano: si racconta la storia di una donna che, avendo subito una violenza sessuale da bambina, si trova a dover scontare fino al suicidio la “colpa” che il pregiudizio sociale non le perdona. Giacinta fu il primo romanzo naturalista italiano e fu definito immorale: c’è l’attenzione per i fatti patologici, l’amore che diviene ossessione e quindi malattia. Il Capuana si sofferma sulle sue reazioni consce e inconsce di fronte alla realtà infatti in Giacinta il narratore è onnisciente, osserva i fatti dall’esterno ed interviene con i suoi commenti. La mostra si è posta l’obbiettivo di far conoscere a un più vasto pubblico le opere di Capuana per ridestare nei giovani l’amore per il libro che resta fonte insostituibile di cultura e di informazione in una società tecnologica.
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Foto di Davide Noviello
Mostra Giovanni Gasparro versus Mattia Preti
La mostra Giovanni Gasparro versus Mattia Preti è stata inaugurata il 12 novembre 2015 a Cosenza, Palazzo Arnone, nell’ambito delle celebrazioni per il IV centenario della nascita di Mattia Preti. L’iniziativa è promossa dalla Regione Calabria e dal Segretariato Regionale MiBACT per la Calabria con il coordinamento scientifico del Polo Museale della Calabria, della Galleria Nazionale di Cosenza e della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio della Calabria. Le opere del giovane artista pugliese Giovanni Gasparro e quelle di Mattia Preti, il più importante e famoso pittore calabrese del Seicento, si incontrano per una suggestiva esposizione a cura di Fabio De Chirico. L’artista utilizza alcune opere di Mattia Preti della Galleria Nazionale di Cosenza che maggiormente suscitano in lui pathos e coinvolgimento, giungendo ad una personale e originale rilettura.
Foto di Davide Noviello
Galleria Nazionale Cosenza.
La mostra, oltre al ciclo di opere influenzate dai capolavori di Mattia Preti, presenta altri lavori dell’artista pugliese che sottolineano con forza e vigore l’incontro fra realtà artistiche e culturali lontane e differenti . Tra le opere di Giovanni Gasparro, realizzate tra il 2009 ed il 2015, ricordiamo: Torculus Christi. Torchio mistico con San Gabriele dell’Addolorata e Santa Gemma Galgani che rimanda al Crocifisso fra i santi Bruno e Francesco d’Assisi di Mattia Preti; Nell’ora della prova ispirata ai due dipinti raffiguranti Ercole libera Teseo e Ercole libera Prometeo del corpus pretiano del museo cosentino e ancora la serie di specchi dipinti, tra questi La Veronica che richiama l’opera di medesimo soggetto della collezione Carime della Galleria Nazionale di Cosenza. La Mostra resterà aperta al pubblico secondo il seguete orario: 10.00/18.00, tutti i giorni tranne il lunedì. Alessandra Primicerio
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GIOVANNI MORGESE
A ferro e fuoco - 2013 - assemblaggio di ferro - cm 30 x 30 x 40
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20 ARTISTI IN PUGLIA
L’opinione Alessandra Primicerio Ritrovate a Kaulonia, in Calabria, le tracce di un misterioso rituale degli antichi Bruzi In Calabria, a Kaulonia, città della mitica amazzone Clete, sono state scoperti il mosaico ellenistico più imponente della Magna Grecia e splendide figure musive di draghi e delfini del III sec. a.C., grazie agli scavi coordinati dall’archeologo Francesco Cuteri. Casa Matta è l‘area interessata, dove un tempo era situato un ambiente termale monumentale del IV sec. a.C. ribattezzato Terme di Nannon, dal nome dell’architetto che le ha costruite. Una nuova rilevante scoperta ha riportato gli studiosi di archeologia nel mondo rituale e misterioso dei Brettii (o Bruzi), antica popolazione italica che abitò l’odierna Calabria.
L’archeologo Francesco Cuteri ha prestato maggiore attenzione alla cronologia e alla funzione di altri ambienti dell’edificio termale. Aprendo una nuova area di scavo accanto alla sala dei mosaici, si è scoperta la presenza di un ambiente molto grande e precedente alle terme stesse dove è anche affiorata una struttura quadrangolare fortificata ancora non ben definita. Le terme dunque si fondano su un edificio più antico. Sul fronte meridionale dell’edificio termale, Cuteri aveva già ritrovato segni di ritualità scavando sia nell’ambitus che in molti altri ambienti delle buche riempite con materiali e si era convinto che in età brettia, e sicuramente nella seconda metà del III sec., tutta l’area già sacra in età greca, per la presenza dell’acqua, era stata trasformata in un santuario italico. L’archeologo ha analizzato l’ambiente dove già alcuni anni fa aveva ritrovato, ai piedi di una colonna in laterizio, un vaso contenente due monete combuste ed una falange di piede umana. Cuteri ha pensato che la stanza fosse dedicata al culto di un eroe o di un personaggio che si era particolarmente distinto nella società del tempo per imprese particolari per la posizione dell’ambiente, in diretto contatto con la strada, e per la forma che richiama quasi quella di un tempietto. La scoperta di oltre venti buche, tre delle quali molto più grandi, contenenti i resti di numerose falangi fa pensare
che ci troviamo in presenza di una ritualità vera e propria, accompagnata da banchetti e dall’uso anche di lucerne e dall’offerta di monete. Inquietano ed incuriosiscono i resti umani utilizzati per il misterioso rituale. Secondo Cuteri sono state riesumate parti dello scheletro attingendo a sepolture più antiche forse di mezza o una generazione. La presenza di questo misterioso spazio rituale italico all’interno di una città greca genera infine la domanda su quale possa essere stata la dinamica di avvicendamento culturale nel luogo in questione. L’archeologo continua a studiare tutti i reperti rinvenuti nelle buche, riprendendo anche l’analisi dei ritrovamenti precedentemente fatti, certo che alla fine potrà offrire una lettura più completa in riferimento all’intero utilizzo cultuale dell’area ed in particolare alla ritualità espressa con l’offerta di falangi umane. Cuteri è convinto che si tratta di qualcosa di unico.
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EVENTI
SICILIA JULES VAN BIESBROECK
UN FIAMMINGO A PALERMO NEL PRIMO NOVECENTO dal 29 ottobre 2015 al 10 gennaio 2016
© Ph. Magika/ Civita Sicilia | Jules Van Biesbroeck jr., Dafne e Cloe, pastello su cartone
Le opere del pittore e scultore Jules Van Biesbroeck jr. (Portici 1873 – Bruxelles 1965), artista cosmopolita e raffinato, di origine belga ma a lungo attivo in Italia, rappresentano una testimonianza di notevole interesse, fin qui misconosciuta e poco indagata, dell’attività di questo artista e rivelano le sue matrici tardoromantiche e secessioniste unite agli accenti simbolisti che ne caratterizzano il linguaggio stilistico. La sua presenza e quella del padre a Palermo (anch’egli scultore, che portava lo stesso nome) si deve all’ammirazione entusiasta di Edoardo Alfano, funzionario comunale, giornalista, letterato, collezionista d’arte e fotografo, uno dei personaggi più in vista nella vita pubblica palermitana tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. I due artisti, insieme alle rispettive mogli, esuli dal Belgio occupato dall’esercito tedesco, soggiornarono a lungo nella capitale dell’Isola tra la fine del 1908 e gli inizi del 1909, nel 1910 e nel 1918, ospiti di Alfano nella casa di via Isnello.
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Tra le opere esposte (dipinti e disegni, pastelli, sculture in marmo e in bronzo) vanno segnalate la serie di nove sanguigne su carta dal titolo Delenda Messana, accompagnate dai versi di Achille Leto in ricordo del terremoto di Messina del 1908, presentate alla LXXIX Esposizione della Società Amatori e Cultori di Roma del 1909 e acquistate dal Comune di Palermo per la Galleria; l’intenso elegantissimo Ritratto di Ennio Alfano in marmo e il grande gesso di gusto simbolista La Madre Terra, modellato da Van Biesbroeck jr. in collaborazione con il padre, a testimonianza di gratitudine per il suo ospite. Oltre alle opere di Jules Van Biesbroeck jr. e di Jules Van Biesbroeck senior, verranno esposte per l’occasione tutte le altre opere della collezione Alfano che non sono comprese nell’allestimento museale della Galleria: dipinti e sculture di Natale Attanasio, Giuseppe Casciaro, Michele Catti, Ettore Cercone, Domenico Costantino, Giuseppe La Manna, Mario Mirabella, Giovanni Nicolini, Saverio Partinico, Salvatore Profeta, Giuseppe Rondini, Giuseppe Rosselli.
In una sezione documentaria verranno presentate alcune lettere autografe di Van Biesbroeck e una scelta di suggestive fotografie d’epoca tratte dall’archivio Alfano. La mostra, organizzata da Civita Cultura, è curata da Gioacchino Barbera, Direttore della Galleria Regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis, specialista di pittura siciliana dell’Ottocento e del primo Novecento. In catalogo (Torri del Vento edizioni, Palermo) gli scritti del curatore, di Antonella Purpura, Antonio Di Lorenzo, Erminia Scaglia e le schede delle opere redatte da Cristina Costanzo.
Galleria d’Arte Moderna - Palermo CURATORI: Gioacchino Barbera COSTO DEL BIGLIETTO: intero € 7, ridotto € 5, gratuito visitatori fino ai 18 anni, scolaresche, insgnanti, visitatori diversamente abili con accompagnatore, studenti dell’Accademia Belle Arti di Palermo, giornalisti (iscritti all’Albo o accreditati), soci ICOM, guide turistiche, agenti di viaggi e tour operator telefono per onformazioni: +39 091.8431605 E-MAIL INFO: info@gampalermo.it SITO UFFICIALE: http://www.gampalermo.it
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Ibleide, terra e luce Trentacinque anni del Gruppo di Scicli
a Palazzo Reale di Palermo dal 27 novembre 2015 al 14 febbraoio 2016 curatrice: Elisa Mandarà È stata inaugurata giovedì 26 novembre alle 18,00 nelle Sale Duca di Montalto del Palazzo Reale di Palermo la mostra “Ibleide, terra e luce”, promossa dalla Fondazione Federico II. L’esposizione, realizzata dal Gruppo di Scicli, nato intorno ad un gruppo di intellettuali riuniti grazie ad una condivisione di ideali, stili di vita, esperienze artistiche e l’amore verso una terra comune: Ibleide, «isola di purezza di intenti» come scriveva Renato Guttuso. La mostra presenta il colloquio intenso tra i mondi creativi degli artisti, in una distillata selezione di oli, di pastelli, di sculture; e vedrà la presenza di opere degli artisti Sonia Alvarez, Carmelo Candiano, Giuseppe Colombo, Piero Guccione, Franco Polizzi, Giuseppe Puglisi, Franco Sarnari e Piero Zuccaro. Interverranno all’inaugurazione il Presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone e i critici d’arte Francesco Gallo Mazzeo, Aldo Gerbino, Elisa Mandarà (che è anche curatrice della mostra) ed lo storico dell’arte Sergio Troisi. Venerdì 27 alle ore 10 nella Sala Gialla di Palazzo dei Normanni, una tavola rotonda con gli artisti coinvolti. Ospitata nelle Sale del Duca di Montalto, con ingresso da Piazza Indipendenza, l’esposizione sarà visitabile dal 27 novembre 2015 al 14 febbraio 2016. I soggetti spaziano dai paesaggi reinterpretati da Polizzi alle suggestioni del mare rappresentate da Guccione, passando per una serie di artisti che hanno condiviso un trentennio di amicizie ed esperienze artistico-culturali. “La mostra nasce – spiega la curatrice Elisa Mandarà - come celebrazione dell’iter creativo ed espositivo del celebre cenacolo siciliano. Costituisce l’esposizione un trasferimento e insieme una rivisitazione della recente mostra del Gruppo di Scicli Colore per la terra, promossa dalla Provincia Regionale di Ragusa quale evento collaterale alla sua partecipazione a Expo Milano 2015, tenutasi la scorsa primavera a Ragusa, dove veniva inaugurata il 5 maggio, data che segnava l’ottantesimo compleanno di Piero Guccione”.
Piero Zuccaro
Franco Polizzi
Piero Guccione 72
Giuseppe Puglisi
LINO SIVILLI
“Pneu/Ziggurat esalazioni” - 2014 - 300 pneumatici, vapore da ghiaccio secco - m 6x5
20 ARTISTI IN PUGLIA
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EVENTI
SARDEGNA
SPRINGS#2: SABINE HORNIG. NOMADICITY A CURA DI MARK GISBOURNE ORANI
ORANI – MUSEO NIVOLA - 13 DICEMBRE 2015 – 25 FEBBRAIO 2016
Le opere scultoree di Sabine Hornig, realizzate durante la sua residenza al Museo Nivola di Orani e da questa ispirate, offrono una perfetta sintesi di molte delle aspirazioni di Costantino Nivola. In aggiunta, le sculture di Hornig sono caratterizzate da una particolare specificità di luogo, dal momento che le tende in pietra che l’artista presenta sono state realizzate nel granito tipico della regione di Orani Il riferimento all’architettura, così come al mondo megalitico, era un tema centrale nell’estetica di Nivola, e la suggestione dell’arcaico e della preistoria costituisce un aspetto onnipresente nella sua opera. Sabine Hornig, scultrice e Senior Resident al Museo Nivola nel 2015, ha dato grande importanza a queste tematiche; inoltre, come Nivola, l’artista ha al suo attivo molte opere di arte pubblica. La scultura di Sabine Hornig affronta quasi invariabilmente diversi aspetti dell’interfaccia tra scultura e architettura, e lo fa in quanto possiede il senso dell’opacità (come forma) e della trasparenza (come spazio). Il suo approccio decisamente post-minimalista alla scultura nel suo rapporto con l’architettura valorizza la capacità che hanno particolari strutture di trasformare la percezione riguardo allo stato e all’applicazione die materiali usati. In questo caso le sue tende in granito sono opere scultoree che alludono a forme architettoniche al di fuori dell’ambito immediato del canone del modernismo internazionale: dimore quali capanne, baracche e abitazioni temporanee. Queste strutture in granito assumono una particolare rilevanza in Sardegna, non solo in vista delle testimonianze nuragiche proprie della preistoria dell’Isola, ma ancor di più – e in modo particolare – oggi che, in Europa e specialmente in Italia, ci troviamo sempre più spesso di fronte a intere popolazioni in movimento e a rinnovate
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forme di nomadismo. Nel mondo di oggi troviamo interi campi di rifugiati pieni di strutture come queste; ancora una volta, ci viene ricordato – non senza disagio – che lo sviluppo dell’umanità è emerso da una storia di cacciatoriraccoglitori nomadi e migranti. Le tende sono installate dentro lo spazio espositivo e fuori, nel parco. La mostra comprende una serie di modelli, ancora una volta qualcosa molto in line con l’uso tradizionale dei modelli preliminari da parte di Nivola. Tuttavia c’è un precisa differenza tra i due scultori, dato che Hornig suggerisce l’idea che la trasparenza (il vedere attraverso) è una sorta di presenza assente. Da questo punto di vista, mentre Nivola era un artista emblematico del formalismo proprio dell’arte modernista e dell’interesse di questa per le specificità locali, le opere di Hornig riflettono un qualche disequilibrio (a volte inquietante) e una dislocazione che sono ormai parte del nostro mondo post-strutturalista o postmoderno.
ANNA ZELIGOWSKI
Giochi dei bambini - 2015 - disegno con pennino ed inchiostro nero e matite colorate - cm 23 x 32
20 ARTISTI IN PUGLIA
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