Civico 103 n.6

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n. 6 free magazine - Galleria civica di Modena



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Anche a costo di andare controcorrente la redazione di “civico 103” vuole aprire il primo numero del 2012 – anno che si è annunciato con funesti, e facilmente prevedibili, auspici – in un tono non dimesso, né rassegnato né attendista come forse il buon senso imporrebbe. L’arte, ne siamo convinti, non è un accessorio delle nostre vite, ma un dispositivo che ci consente di crescere, di maturare, di ampliare conoscenze, abbattere barriere, porre domande piuttosto che formulare risposte. È strumento, dunque, ancor più prezioso in un tempo come il nostro, dove una pesante crisi economica si sta trascinando dietro come conseguenza – tutt’altro che ineluttabile, in realtà – il depauperamento del ruolo della cultura, un suo accantonamento in anfratti

Even at the cost of going against the grain, the staff here at “civico 103” have opted to open the first issue of 2012 – a year marked by somewhat dire albeit predictable omens – with a tone which is neither downbeat, nor resigned nor temporist, as common sense on the other hand might call for. Art, we are certain, is not an accessory of our lives but rather a means which allows us to grow, to mature, to broaden our horizons, break down barriers, ask questions or piece together answers. Thus it is a tool, all the more valuable in a time such as ours, in which a major economic crisis – however avoidable this may actually be – is dragging along with it the depletion of the very role of culture, its sidelining into inaccessible corners, and 3


appartati, una cospicua riduzione delle attenzioni e delle risorse a lei dedicate. È per questo che riflettere sulla condizione dell’artista, sulla sua identità, ci è sembrato urgente e necessario. Abbiamo voluto farlo, però, non impancandoci in disquisizioni teoriche o (peggio ancora) in proclami o apodittiche affermazioni, ma riconoscendo ipso facto la centralità dell’artista all’interno del contesto sociale semplicemente evocandone, in effigie, la presenza e l’azione. Come una sorta di omaggio, al fare arte prima ancora che ai singoli artisti, i numerosi ritratti fotografici conservati nella raccolta della Galleria civica, ulteriormente accresciuti dalle generose donazioni di Mario Cresci, Carlo Fei, Franco Fontana, Silvia Lelli, Roberto Masotti e Franco Vaccari, si distendono dunque lungo le pareti della sala grande, accompagnati da due approfondimenti filmati di straordinaria qualità realizzati da grandi maestri del cinema: Luciano Emmer, di cui si proietta il Picasso del 1954 e Ken Russell, che gettò il suo occhio indagatore e visionario sulla Pop Art inglese nel 1962, cavandone il materiale per Pop Goes the Easel. Attraverso questi ritratti si può ricostruire un pezzo di storia della Galleria civica, della sua particolarissima e spiccata identità, di cui sono testimonianza eloquente anche i disegni selezionati per l’allestimento del secondo piano, carrellata antologica sulla prima metà del Novecento italiano. Alle premesse esplicitate in apertura si 4

a notable reduction in the attention and resources dedicated to it. It is for this reason that reflecting on the condition of the artist and his/her identity seemed to us to be something urgent and necessary at this time. However, we wanted to do so without getting caught up in theoretical disquisitions or (even worse) in proclamations and apodictic declarations, but rather recognising ipso facto the central role of the artist within the social context, simply by evoking its effigies, presence and actions. Like a sort of homage to the making of art rather than to individual artists, the numerous photographic portraits to be found in the Galleria civica’s Photography Collection – further enhanced by the kind donations of Mario Cresci, Carlo Fei, Franco Fontana, Silvia Lelli, Roberto Masotti and Franco Vaccari – stretch right along the walls of the Main Hall, accompanied by two extraordinary film works produced by great masters of t he cinema: Luciano Emmer, whose Picasso (1954) is on show here, alongside Ken Russell and his inquisitorial yet visionary gaze cast across the UK Pop Art scene in 1962, providing him with the necessary material for his Pop Goes the Easel. Through these portraits, a part of the Galleria civica’s own history may be reconstructed, outlining its highly particular and original identity, of which an extremely eloquent testimony is provided by the drawings chosen for the display on the second floor, with an an/ marzo 2012


coordina anche la personale di Vittorio Corsini alla Palazzina dei Giardini, composta quasi esclusivamente di lavori prodotti per l’occasione. Tra voci, carte, rovi e notturni è infatti un forte invito alla riflessione sul nostro abitare il territorio, sui rapporti sociali che – al suo interno – si stabiliscono, si intrecciano, si trasformano, sull’idea di paesaggio non come rappresentazione statica, ma come elemento dinamico del vissuto quotidiano. Assieme a Vittorio Corsini, per aver trasformato in immagini il reticolo complesso di queste relazioni, vogliamo ringraziare Paolo Nori per aver dato loro voce e Franco Farinelli per averci aiutato a comprenderle. Grazie infine a Laura Liberale per Chiaroscuro, per aver evocato – presenti e vive nello spazio della propria scrittura – immagini, versi e note da un tempo che solo un cuore arido definirebbe “passato”.

thological tour through the first half of the 20th century. Our opening premises also set the scene for the solo show by Vittorio Corsini at the Palazzina dei Giardini, featuring works almost all produced especially for the occasion. Tra voci, carte, rovi e notturni is in fact a clear invitation to reflect on our way of inhabiting the territory, the social relationships that – along within it – are established, intertwined, transformed, and the notion of landscape not as a static representation but rather as a dynamic element of everyday living. Together with Vittorio Corsini, for his having turned the complex network of these relationships into images, we would like to thank Paolo Nori for having provided them with a voice of their own, and Franco Farinelli for having helped us to understand them. Lastly, our thanks also go to Laura Liberale for Chiaroscuro, for having evoked – vividly present in the space of her own writings – the images, lines and notes that from a time which only the hardest of hearts may define as ‘the past’.

p. 2 Uliano Lucas, Piero Manzoni, Scultura viva, 1961

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CHIAROSCURO per David

Laura Liberale

E poi c’è questa donna. La prima volta che viene è ancora una ragazza, la ricrescita bionda a sbugiardare il rosso dei capelli, un vestito verde di cotone punteggiato di fiori minuscoli, una camicia nera legata in vita (le maniche arrotolate a scoprire i gomiti), un girocollo d’osso neroblu. Ha poco più di vent’anni ed è innamorata. Dalla sbottonatura anteriore del vestito slancia sul mondo le gambe toniche e abbronzate con l’innocente superbia di bellezza, giovinezza e salute, accecata come ogni ventenne dal proprio sole adolescente, dal riverbero della propria luce. Sta per scrivere cose come la creatura dei tuoi sogni era incontaminata, non violata da limiti e brutture, viveva nel chiaro del desiderio perfetto; la persona reale aveva un passato, era immersa nello scuro delle cose mondane. Ecco allora l’inasprirsi della tua smania d’isolamento: volevi emulare la perfezione del sogno a un ragazzo che presto la chiamerà “il mio accordo minore”, ma intanto arriva all’intersezione di Avenue de la Chapelle e Avenue Latérale du Sud (il Carrefour du Grand Rond in fondo davanti a lei), prende a destra e poi la prima a sinistra, che è Chemin Denon, qui dove stiamo noi, all’undicesima Divisione. Io e Claire, la mia sposa, la mia donna-uccello dell’ultramondo, la osserviamo avvicinarsi e sorridiamo, una volta di più, a questi giovani, teneri assaggi di assunzione di solennità: lo sguardo che abbandona la mappa cartacea e, individuata con sicurezza la meta, indossa il suo delizioso pathos, il passo che rallenta e illanguidisce. Sì. L’Europa perirà di certo, sterminata dall’eurococco, ma queste ragazze romantiche dalle gambe arieggiate e le chiome bicolori non smetteranno mai di scrivere con7


fessioni e poesie per i loro complicati amori musicisti, né di percorrere l’ombra di questi viali. Lei non sa che anche noi due, Claire ed io, abbiamo avuto il nostro prezioso ritratto di coppia: ce lo fece il pittore del blu, il pittore degli amanti volanti o dimoranti sulle cime dei tetti e degli alberi, gli amanti camminatori del cielo; il pittore delle bestie mansuete e sorridenti sotto il plenilunio, delle spose senza peso tenute al filo come palloncini. Siamo raffigurati insieme, Claire ed io, rivolti nella stessa direzione, come due busti affiancati su una moneta. Ma lei non lo sa. Lei ha negli occhi solo quell’altro ritratto: Frédéric al pianoforte, Amantine seduta accanto ad ascoltare e cucire; una tela incompiuta poi tagliata in due, una celebre coppia divisa tanto nella raffigurazione pittorica quanto nella vita. Puro spirito romantico. Claire ed io, invece, non abbiamo subito separazione nemmeno qui dove stiamo adesso. Fragile Ermafrodito\egli rompe ogni legge\Sa forse se è doppio\o se è mezzo? Questo ero, sono io con Claire; una storia d’amore e d’arte, la nostra, che alla ragazza (al suo diario e alle sue poesie) piacerebbe davvero, se solo ci guardasse. Ma Claire ed io sappiamo bene che non è possibile, che lei non può lasciarsi incuriosire da noi, non può interessarsi a noi, non con LUI qui davanti, non con tutti quei fiori ammucchiati e il dolore pietrificato della Musa, non con tutti quei biglietti autografi e quei brandelli di spartiti, non con i vent’anni che lei ha, l’età dell’ubriachezza d’assoluto, l’età della visione abbagliata. Perciò Claire ed io non proviamo afflizione né invidia né fastidio, come non c’infastidiscono tutti quei piedi che calpestano e ancora calpesteranno i nostri nomi per alzarsi un po’ di più verso la Musa addolorata, per vederla meglio (vedere cosa? il miracolo che faccia piangere alla pietra scolpita lacrime vere e musicali?). E LUI, il Polacco, che dice? Non dice nulla, non può farlo, perché il suo cuore è altrove, è a Varsavia in una chiesa il suo cuore, quindi non può fare altro che tacere, essere altro che una carcassa ricolma di notte, ed è quindi tragicomico tutto questo arrivare della gente, questo parlare e sussurrare e pregare guardando la Musa di pietra, questo scalare le altre tombe per innalzarsi a lei, questo lasciare biglietti e spartiti, quando LUI non può ascoltare. Claire ed io, invece, vediamo e ascoltiamo, lunghi distesi come siamo sotto terra, i nostri cuori aperti ai quattro venti, così prossimi al mistero. Quando la ragazza ritorna sono passati molti anni ed è una donna. Stavolta ci sono un uomo e una bambina con lei, che è innamorata di entrambi. Hanno appena fatto merenda su una panchina di Avenue Saint Morys, dopo che la donna ha mostrato alla bambina il sepolcro di Gustave, l’autore del disegno del diavolo corrucciato che lei porta tatuato sul seno. Quando arrivano da noi la donna sta dicendo alla bambina, tenendola per mano, che a casa le farà ascoltare sicuramente la Sonata n. 2 8

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e quel Notturno del carillon che aveva regalato tanto tempo prima al suo vecchio fidanzato musicista. La bambina la guarda come si guarda di notte dalla nave al largo un faro e la donna non si è mai sentita più necessaria e compiuta di come si sente da quando con lei c’è la bambina, che ora guarda la Musa di Frédéric e vorrebbe che suo padre la sollevasse per osservarla da vicino, mentre la donna – la cui luce adesso, non più meridiana ma crepuscolare, sa ormai includere nella visione anche l’ombra e le cose che riposano nell’ombra – si volta verso di noi, verso la nostra pietra, legge in francese sotto i nostri nomi: Io non sarò durato più della schiuma alle labbra dell’onda sulla sabbia Nato sotto nessuna stella una sera senza luna Il mio nome non fu che un fugace singulto Qui giace Giovanni senza Terra e si domanda incuriosita chi siano stati Yvan e Claire Goll, dirimpettai di Chopin al cimitero parigino del Père Lachaise, il che la porta subito a fantasticare su come possa essere, per quelle ombre che nella condizione postuma Claire ed io potremmo essere diventati, la nostra nonvita nell’ombra, l’identità oscurata a ogni passante, a ogni visitatore dal fulgore del nostro celeberrimo vicino, e ciò, oltre ad alcune considerazioni mentali (peraltro piuttosto banali) di tipo filosofico, le fa concepire l’idea di provare a raccontare tutto questo con la scrittura, così, dopo essere tornata a casa e avere cercato di noi, scopre chi e cosa fummo in vita Claire ed io, e finisce per leggere il mio poema sull’eroe estenuato e peregrino che fece sette volte il giro della terra, e per infilarne dissimulatamente qualche verso nel racconto che comincia con E poi c’è questa donna.

p. 6 Roberto Masotti, Wolf Vostell, 1990 p. 10 Gianfranco Gorgoni, Julian Beck, New York 1970 p. 15 Giuseppe Capogrossi, Nudo femminile, 1940-1943

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CHIAROSCURO for David

Laura Liberale

And then there’s this woman. The first time she comes she’s still a girl, blonde regrowth betraying her reddish brown hair, a green cotton dress dotted with tiny flowers, a black shirt tied at the waist (with sleeves rolled up past her elbows), and a dark blue bone necklace. She’s just over 20 and in love. Her firm, tanned legs protrude from the unbuttoned slit of her dress with all the innocent pride of beauty, youth and health, blinded like every 20-year-old by her own adolescent sun, by the glare of her own light. She is about to write things like the creature of your dreams was uncontaminated, not violated by limitations and ugliness, living in the light of perfect desire; the real person had a past, immersed in the darkness of worldly things. This is where the heightening of your desire for isolation comes from: you wanted to emulate the perfection of the dream to a boy who is soon to call her “my minor chord,” but in the meantime she comes to the intersection between Avenue de la Chapelle and the Avenue Latérale du Sud (the Carrefour du Grand Rond lying down beyond, ahead of her), she turns right and then takes the first left onto Chemin Denon, here where we are, in the Eleventh Section. Me and Claire, my bride, my bird-woman from the ultraworld, watch her come closer and smile once more at these young things, tender morsels of solemnity: the gaze that leaves the paper map and, having identified the target with certainty, dons its most exquisite pathos as the step slows to a linger. Yes. Europe will surely perish, wiped out by the Eurococcus, but these romantic girls with their flighty legs and two-tone tresses will never stop writing confessions and poems for their complicated musical beloveds, nor will they stop walking through the shadows of these pathways. She does not know that we, Claire and I, also had our own precious portrait as a couple: it was painted for us by the blue painter, the painter of flying lovers, those dwelling on roofs and treetops, those lovers who chart the skies; the painter of gentle smiling beasts beneath the full moon, of weightless brides on strings like so many balloons. We are portrayed together, Claire and I, looking in the same 12

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direction, like two busts side by side on a coin. But she doesn’t know that. There is only one portrait in her eyes: Frédéric at the pianoforte, Amantine sitting at his side, sewing: an unfinished canvas, severed in two, a famous couple divided just as much in their pictorial portrayal as in life itself. Pure romantic spirit. Claire and I, on the other hand, have never been subjected to separation, not even here where we are now. Fragile Hermaphrodite\who breaks every law\Does he even know whether he is double \or if he is half? This is what I was and am with Claire; a story of love and art, our own story, which the girl (along with her diaries and poems) would really appreciate if only she would look over to us. But Claire and I know full well that this is not possible, that she cannot let her curiosity get the better of her, she cannot peer our way, not with HIM here, not with all those flowers piled up and the petrified pain of the Muse, not with all those handwritten notes and scraps of musical score, not with her 20 years of age, the age of intoxication with the absolute, the age of dazzled vision. And so Claire and I feel no affliction nor envy nor annoyance, just as we remain unbothered by all those feet that endlessly shuffle over our names only so as to draw a little closer to the pained Muse, to see that little better (to see what? Some miracle that makes the sculpted stone weep real or musical tears?). And HIM, the Pole, what does he have to say for himself? He says nothing – he can’t, for his heart is elsewhere; it’s in Warsaw in a church, and so he can’t do anything but remain silent, nothing but a corpse full of night, and so all this coming and going of people is tragicomic – this speaking and whispering and praying while looking at the stony Muse, this clambering over the other tombs to reach up to it, all this leaving notes and scores – when HE cannot hear. Claire and I, on the other hand, can see and hear, laid out as we are below ground, our hearts laid bare to the elements, so close to the mystery. When the girl comes back, many years have passed and she is a woman. This time there are a man and a young girl with her, and she is in love with both of them. They have just stopped off for a snack on a bench along Avenue Saint Morys, after the woman showed the child the grave of Gustave, who drew the frowning devil tattooed on her breast. When they get to us, the woman is holding the child by the hand, telling her that at home she will definitely play her Sonata No. 2 and that Nocturne that was on the carillon that she had given so long ago to her old musician boyfriend. The child gazes at her like one gazes from a ship at a lighthouse in the night, and the woman has never felt more necessary and complete as ever since she has had her daughter with her, who is now looking at Frédéric’s Muse and wants her father to lift her to let her see it close up, while the woman – whose light now, no longer that of high noon but rather dusky, knows how to let her sight settle on 13


the shadows and the things that rest beneath them – turns towards us, towards our stone, and reads the French below our names: I may have lasted no longer than the foam on the lip of the wave upon the sand Born beneath no star on a moonless night My name was nothing but a fleeting sigh Here lies Landless John and she wonders just who Yvan and Claire Goll were, before they became Chopin’s neighbours at the Paris cemetery of Père Lachaise, which immediately leads her to fantasise about those posthumous silhouettes that Claire and I have become and what our non-life might be like, among the shadows, our identity overstepped by every passerby, every visitor overwhelmed by our renowned neighbour, and which, along with a number of (rather dull) mental considerations of a philosophical kind, gives her the idea of trying to tell all this in writing, and so, on returning home and having looked us up and discovered who Claire and I were when alive, she ends up reading my poem on that weary hero and pilgrim who travelled around the earth seven times, and nonchalantly slipping a few lines of it into the short story which starts off, And then there’s this woman.

Laura Liberale (Torino 1969) vive e lavora a Padova, dividendosi fra la scrittura, l’India, la traduzione e l’insegnamento. Autrice di saggi indologici, ha ottenuto riconoscimenti in svariati premi di poesia e narrativa. Suoi scritti sono apparsi su riviste e antologie. Nel 2009 ha pubblicato la silloge Sari (poesie per la figlia) (Edizioni d’if ) e il suo primo romanzo, Tanatoparty (Meridiano Zero). Nel 2011 è uscita la sua seconda raccolta di poesie, Ballabile terreo (Edizioni d’if ). Il secondo romanzo è in attesa di pubblicazione. Suona il basso in un gruppo rock composto da scrittori.

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Laura Liberale (Turin 1969) lives and works in Padua, dividing her time between writing, India, translation and teaching. The author of various essays on Indology, she has been awarded a range of different poetry and narrative prizes. Her writings have been featured in both magazines and anthologies. In 2009 she compiled the sylloge Sari (poesie per la figlia) (published by d’if) as well as her first novel Tanatoparty (published by Meridiano Zero). In 2011 her second poetry collection came out, entitled Ballabile terreo (published by d’if). Her second novel is currently awaiting publication. She plays the bass in a rock band made up of writers.

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CARTE D’IDENTITÀ IDENTITY CARD

Silvia Ferrari

Opere dalla Raccolta della fotografia

Works from the Photography Collection

Max Ernst seduto nel suo studio di New York, con il volto confuso dal fumo di sigaretta; Pablo Picasso sdraiato in riva al mare, in posa declamatoria; Jannis Kounellis a cavallo all’interno della Galleria L’Attico di Roma; Joseph Beuys emerge, vestito e col cappello di feltro, dalle acque di una palude; John Lennon immortalato nudo, abbracciato a Yoko Ono, poche ore prima della sua morte. Questi e molti altri volti dell’arte contemporanea, dalle avanguardie agli autori della più stretta attualità, compongono un vero e proprio racconto fotografico lungo un secolo, sviluppato attraverso i cambiamenti di atteggiamento, modalità e sensibilità nei confronti di un genere di

Max Ernst sitting in his New York studio, his face clouded by cigarette smoke; Pablo Picasso lying by the sea in a declamatory pose; Jannis Kounellis on horseback inside the Galleria L’Attico in Rome; Joseph Beuys emerging fully clad from a watery marsh donning a felt hat; John Lennon captured naked, locked in an embrace with Yoko Ono, only a few hours before his death. These and many other faces of contemporary art, from the classic avant-gardes to the most recent of artists, all tell the photographic tale of the last century, its plot unfolding through the changes of attitude, manner and sensitivity with regard to a genre with a long iconographic tradition: that of the artist’s portrait. And 17


lunga tradizione iconografica: il ritratto d’artista. Sotto questa luce si apre il nuovo allestimento della Raccolta della fotografia della Galleria civica di Modena, a Palazzo Santa Margherita, oltre settanta scatti realizzati dai più grandi maestri italiani e stranieri, confluiti nella collezione permanente del museo modenese nel corso degli ultimi vent’anni di attività, aggiornata alle acquisizioni più recenti. In gioco non è soltanto il confronto con i codici di rappresentazione del genere che, ancor prima del linguaggio fotografico si innesta su quello della pittura, ma anche una riflessione sul rinnovamento della funzione stessa della fotografia nel corso del tempo e, con essa, del rapporto tra opera e fotografo. Quali attese da parte di autore, soggetto e spettatore possano essere connesse al tema specifico lo si può capire nell’intreccio di relazioni che di volta in volta viene messo in scena nelle opere esposte. Emblematico è il caso dei ritratti di Pablo Picasso che offrono la possibilità di confrontare la varietà dei punti di vista sul medesimo soggetto: Lucien Clergue ad esempio ritrae il maestro del cubismo in un momento di rilassata quotidianità, al mare, avvolto da un telo, colto in un gesto eloquente rivolto all’esterno del nostro campo visivo: è il culto della personalità ad emergere dalla posa enfatica pur nella banalità del contesto. Diversamente, Roger Pic si concentra sul volto in primissimo piano, lo sguardo vitale e inquieto fa trapelare l’aspetto 18

it is from this point of view that the new display of the Photography Collection of the Galleria civica di Modena in Palazzo Santa Margherita features more than 70 shots produced by some of the greatest masters of photography both from Italy and abroad, and which have found home in the permanent collection of the Modenese museum over the last 20 years of activity, including a number of the most recent purchases. However, the purpose here is not merely a comparison with the codes of genre representation which – even prior to the photographic language – were to be found in that of painting, but also a reflection on the renewal of the very role of photography over the course of time, and thus also of the relationship between work and photographer. That the artist’s expectations, as well as those of the subject and the onlooker, are connected to the specific theme may be understood from the interplay of relationships which time after time are shown in the works on display. An emblematic example of this is given by the portraits of Pablo Picasso, as they provide us with the opportunity to compare the variety of points of view on the same subject: Lucien Clergue for example portrays the master of cubism in a moment of everyday relaxation, at the seaside, wrapped in a beach towel, caught in an eloquent gesture addressed to outside the frame: here it is the personality cult which emerges from the emphatic pose, despite the banality of the context. / marzo 2012


Annie Leibovitz, Yoko Ono e John Lennon, 1980 p. 16 Arnold Newman, Max Ernst, New York 1942 p. 20 Paolo Mussat Sartor, Gilberto Zorio, Odio, 1971

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più interiore, quel tumulto creativo che ha generato il mito di Picasso. Ancora uno scatto a lui dedicato è ad opera di Robert Doisneau, un’insolita ripresa a campo lungo dove l’ambiente e gli oggetti che ne fanno parte – le terracotte e la palma che regge in mano – partecipano allo stesso modo alla definizione dell’identità dell’artista. Quello dello spazio è un tema cruciale nella ritrattistica di ogni tempo ma trova l’espressione più piena nelle opere di Arnold Newman, considerato il padre del “ritratto ambientato”: egli coscientemente include l’ambiente nella dimensione soggettiva del personaggio, parte indispensabile nella definizione dell’identità. La fotografia di Max Ernst a New York è un’immagine che scaturisce dall’ambiente prima ancora che dal volto e mostra l’artista immerso negli oggetti e nelle opere d’arte che possedeva nello studio; il volto trasfigurato dal fumo di sigaretta conferisce un aspetto surreale che finisce per divenire metafora di una poetica e sottolineare il rapporto inscindibile tra vita e arte del personaggio. Questa modalità interpretativa e fortemente soggettiva è contraria all’atteggiamento di un altro grande maestro esposto in questa occasione, August Sander; in quello che può ormai considerarsi tra gli scatti più celebri della storia della fotografia, il ritratto del pittore Anton Räderscheidt degli anni Venti del secolo scorso, il fotografo mette in atto criteri di oggettività, serialità e classificazione

Roger Pic on the other hand opts for an extreme close-up of his face, that lively and restless gaze reflecting the innermost element, that creative tumult which generated the very myth of Picasso. Another shot dedicated to him is a work by Robert Doisneau: an unusual wide-angle shot in which the environment and the objects that are part of it – the terracotta pots and the great palm leave he is holding in his hand – likewise contribute to define the identity of the artist. The settings have always been a fundamental theme in portraiture, but their fullest expression is to be found in the works of Arnold Newman, considered the father of the ‘environmental portrait’: he knowingly includes the surroundings in the subjective dimension of the character, an indispensable part of the definition of the subject’s identity. The photograph of Max Ernst in New York is an image rooted in the environment even more than the face of the artist, immersed amongst the objects and works of art to be found in his studio. His face blurred by his cigarette smoke adds a somewhat surreal touch, a metaphor for a form of poetics, and underlining the inseparable relationship between the life and art of his subject. This highly subjective interpretational approach is quite at odds with the attitude adopted by another great master on show here, August Sander, in what may now be considered one of the most celebrated shots in the history of photography: his portrait of the painter Anton Rädersc21


per il suo ambizioso programma di realizzare un grande ritratto del popolo tedesco, un atlante esaustivo organizzato per tipi e professioni, non per individui. Una forte partecipazione del fotografo al soggetto, talvolta anche emotiva, è alla base di una mutata sensibilità nei riguardi del mezzo fotografico negli anni Sessanta e Settanta, quando le forme di espressione artistica – performance, installazioni, azioni – cominciano ad avvalersi del lavoro dei fotografi per lasciare un documento, una testimonianza sensibile di pratiche per loro natura effimere. Autori come Claudio Abate, Giorgio Colombo, Mimmo Jodice, Uliano Lucas, Paolo Mussat Sartor segnano uno snodo importante nella storia della fotografia per il ruolo centrale che questo mezzo viene ad assumere quale memoria, quando non diviene essa stessa opera d’arte, a riprova di un rapporto sovente inscindibile tra opera e fotografo. Ne sono esempi Autoritratto in forma di Raffaello dove l’artista, Salvo, costruisce l’immagine che viene poi scattata da Paolo Mussat Sartor, lo stesso che riprende il volto di Gilberto Zorio segnato dalla parola “odio”. Il fotografo non è soltanto chiamato a cogliere un’immagine ma a tradurla, in qualche caso perfino per essere scelta e riconosciuta come opera dall’artista stesso, come per Cavalli, l’installazione di Jannis Kounellis alla Galleria L’Attico di Roma immortalata da Claudio Abate, oppure la celebre Scultura viva dove 22

heidt taken in the 1920s. The photographer adopts criteria of objectivity, seriality and classification in his ambitious project of producing a broad portrait of the German people, a complete atlas organised by types and professions, not by individuals. The photographer’s strongly felt nearness to the subject, at times also on an emotional level, lies at the heart of an altered sensitivity towards the photographic medium in the ‘60s and ‘70s, when the forms of artistic expression – performances, installations and actions – start to make use of the work of photographers in order to leave a document, a tangible testimony of practices which are by their very nature ephemeral. Artists like Claudio Abate, Giorgio Colombo, Mimmo Jodice, Uliano Lucas and Paolo Mussat Sartor marked a key passage in the history of photography due to the central role that the medium came to play as a form of memory, when not itself a work of art, demonstrating the often inseverable bond between the work and the photographer. Examples of this are Autoritratto in forma di Raffaello in which the artist, Salvo, constructs the scene which is then to be shot by Paolo Mussat Sartor, the one who captured the image of Gilberto Zorio marked by the word ‘odio’ (hate). The photographer is not merely called upon to capture an image but to translate it, in some cases even to be chosen and recognised as the work of the artists themselves, like for Cavalli, the installation by Jannis Kounellis at the Galleria L’Attico in / marzo 2012


Piero Manzoni firma la modella, ripresa da Uliano Lucas. L’esperibilità dell’opera, una volta concluso il tempo del suo svolgersi, è delegata quindi alla visione del fotografo e si espande in un tempo che va oltre quello della creazione per cogliere anche gli aspetti più quotidiani e privati: tra artisti e fotografi si instaura non solo un rapporto di collaborazione ma più spesso un vero e proprio sodalizio artistico e umano che si esprime nella condivisione di luoghi, amicizie, situazioni, stimoli culturali e ricerche creative e la fotografia ne registra le vicende in funzione diaristica come testimoniano

Rome, immortalised by Claudio Abate, or the renowned Scultura viva in which Piero Manzoni signs the model, shot by Uliano Lucas. The experienceability of the work, once the time in which it takes place comes to a close, is therefore delegated to the vision of the photographer and expands through a time which goes well beyond that of creation in order to grasp also the more everyday and private aspects: it is not only a relationship of collaboration which arises between artists and photographers, but more often a genuine artistic and human friendship expressed in the sharing of places, 23


ad esempio gli scatti di Giorgio Colombo su Alighiero Boetti, fino agli esiti di quasi totale identità tra arte e vita dei ritratti realizzati da Gianfranco Gorgoni di Robert Rauschenberg, Andy Warhol, Julian Beck, Joseph Beuys. Questa dimensione di condivisione e intimità pervade anche la famosa immagine della coppia Yoko Ono John Lennon scattata da Annie Leibovitz, divenuta celebre e in ogni senso immortale perché scattata a poche ore dalla morte improvvisa del musicista di Liverpool. Sembra attestarsi su un interesse nei confronti degli aspetti più quotidiani e ordinari della figura dell’artista e del suo lavoro anche una cospicua sezione di nuove acquisizioni. Si incontrano ad

friendships, situations, cultural stimuli and creative research. Photography may record these events in a diary fashion, as demonstrated for example in the shots by Giorgio Colombo of Alighiero Boetti, right up to those results showing almost total identification between art and life in the portraits produced by Gianfranco Gorgoni of Robert Rauschenberg, Andy Warhol, Julian Beck and Joseph Beuys. This dimension of great sharing and intimacy also pervades the famous image of Yoko Ono and John Lennon together, taken by Annie Leibovitz, which became well-known and in many ways immortal due to its having been taken only a few hours before the sudden death of the Liverpudlian musician.


esempio gli scatti realizzati da Mario Cresci nel 1968 ad Alighiero Boetti al lavoro, una sequenza che induce a interrogarsi sul rapporto tra il fare artistico e l’aura dell’opera finita. Carlo Fei invece (oltre a un metaforico ritratto di Richard Long risucchiato insieme all’opera dallo spazio invaso di luce) presenta diversi ritratti, apparentemente privi di costruzione, (solo per citarne alcuni, Gerhard Richter, Shirin Neshat, Jaume Plensa) che svelano le personalità colte nei contesti più eterogenei e casuali; ciò vale anche per la fotografia di Franco Fontana a Luigi Ghirri a Venezia con il soggetto al centro di un panorama distorto che contrasta con l’idea di rigore compositivo propria dello scomparso maestro emiliano. Silvia Lelli e Roberto Masotti invece assecondano una specifica attitudine per la scena maturata nel corso di anni di esperienza a contatto col mondo della musica e dello spettacolo; Lelli ritrae, tra gli altri, Laurie Anderson, Vito Acconci, Bob Wilson, Ettore Sottsass mettendone in luce elementi di teatralità; Masotti sceglie gli atteggiamenti più originali tesi a far emergere le singolarità di artisti come Robert Rauschenberg e Wolf Vostell. La collezione della Galleria civica di Modena Raccolta della fotografia Palazzo Santa Margherita, sala grande 17 marzo-10 giugno 2012 mer-ven 10.30-13.00 16.00-19.30 sab dom e festivi 10.30-19.30 lunedì e martedì chiuso, ingresso gratuito

Also a sizeable proportion of the more recent purchases seem to focus on the more ordinary elements of the artist and his everyday work. For example, we may find the shots taken by Mario Cresci in 1968 of Alighiero Boetti at work, in a sequence which leads us to question the relationship between the work of the artist and the aura surrounding the finished artwork. Carlo Fei on the other hand (along with a metaphoric portrait of Richard Long, beamed up together with the work by the space filled with light) presents a range of portraits, apparently bereft of construction (Gerhard Richter, Shirin Neshat and Jaume Plensa to cite but a few) which reveal personalities captured in the most heterogeneous and casual of contexts; the same goes for the photographs by Franco Fontana of Luigi Ghirri in Venice, with the subject as the centre of a crooked panorama, contrasting with the notion of compositional rigour so dear to the late Emilian master. Silvia Lelli and Roberto Masotti exploit their own specific familiarity with the stage, gained over years of experience in contact with the world of music and theatre. Lelli has portrayed such names as Laurie Anderson, Vito Acconci, Bob Wilson and Ettore Sottsass, highlighting elements of their theatricality; Masotti chooses the most original attitudes to bring out the individual personalities of artists such as Robert Rauschenberg and Wolf Vostell.

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RACCOLTA DELLA FOTOGRAFIA PHOTOGRAPHY COLLECTION

Claudio Abate Roma 1943. Vive e lavora a Roma

Mario Merz, Vascello Fantasma. Alla deriva con i numeri di Fibonacci, Biennale di Venezia 1972 [0859]

Pino Pascali fotografa le Armi nel suo studio Roma 1965-1966 [n. archivio 0864]

Mario Cresci Chiavari 1942. Vive e lavora a Milano

Jannis Kounellis, Cavalli, Galleria L’Attico, Roma 1969 [0865]

Alighiero Boetti, 1968, serie di 6 fotografie Gilberto Zorio, 1968, serie fotografica

Frederick Baldwin Lousanne 1929. Vive e lavora a Houston

Robert Doisneau Gentilly 1912-Parigi 1994

Wendy Watriss ‘79, 1979 [0348] Les Pots de Picasso, 1952 [2032] Dario Bertuzzi Modena 1973. Vive e lavora a Modena

Carlo Fei Firenze 1955. Vive e lavora a Firenze

Franco Guerzoni, 1995 [1982] Gerhard Richter, 1999 Wainer Vaccari, 1995 [1985] Vittorio Corsini, 1991 Lucien Clergue Arles 1934. Vive e lavora a Parigi

Jaume Plensa, 2005

Pablo Picasso, s.d. [0553]

Enrico Castellani, 2004

Giorgio Colombo Milano 1945. Vive e lavora a Milano

Nino Migliori, 2006 Jannis Kounellis, 2001

Alighiero Boetti mentre lavora al Dossier postale Milano 1970 [0846]

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Luigi Ontani, 2003

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Sandro Chia, 1991

Annie Leibovitz Waterbury 1949. Vive e lavora a New York

Shirin Neshat, 2000 Yoko Ono e John Lennon, 1980 [1317] Richard Long, 1994 Franco Fontana Modena 1933. Vive e lavora a Modena

Silvia Lelli Ravenna 1950. Vive e lavora a Milano Julian Beck, Milano 1976

Luigi Ghirri, 1980 Ettore Sottsass, Milano 1977 Lucio Riva, 1993 Bob Wilson, Milano 1978 Gianfranco Gorgoni Roma 1941. Vive e lavora a New York

Vito Acconci, Milano 1981

Robert Rauschenberg, Washington 1976 [0772]

Laurie Anderson, Santarcangelo 1981

Andy Warhol, New York 1972 [0773]

Mario Merz, Venezia 1976

Joseph Beuys, Eindhoven, Olanda 1971 [0774]

Uliano Lucas Milano 1942. Vive e lavora a Milano

Julian Beck, New York 1970 [0775] Piero Manzoni, Scultura viva, 1961 [1373] Rony Heirman Belgio 1936

Roberto Masotti Ravenna 1947. Vive e lavora a Milano

Joseph Beuys, 1983 [0176] John Cage, New York 1979 [3574] Mimmo Jodice Napoli 1934. Vive e lavora a Napoli

Rejoice, Venezia 1982 [3573]

Autoritratto con Emilio Notte, Napoli s.d. [0833]

John Cage, Venezia 1981 [3572]

Augusto Perez nel suo studio con Angela Jodice, s.d. [0836]

Wolf Vostell, Fondazione Mudima, Milano 1990, in occasione della mostra Pianofortissimo

Ernesto Tatafiore, Zip, 1969 [1364] Robert Rauschenberg, Palazzo dei Diamanti, Ferrara 1976 Alberto Burri, Grande Cretto Nero Museo di Capodimonte, Napoli 1978 [1368]

Richard Nonas, Galleria Salvatore Ala, Milano 1976

Art Kane New York 1925-1995

Paolo Mussat Sartor Torino 1947. Vive e lavora a Torino

Andy Warhol, 1978 [0404]

A Pier Paolo Calzolari, 1980 [1389]

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Salvo, Autoritratto come Raffaello, 1970 [1392]

Peter Phillips, 2004 [3087]

Alighiero Boetti, Strumento musicale, 1970 [1393]

Allen Jones, 2004 [3226]

Giovanni Anselmo, Senza titolo, 1969 [1394]

Peter Blake, 2004 [3227]

Gino De Dominicis, Vi guarda (3° principio di immortalità), 1972 [1396]

Toni Thorimbert Losanna 1957. Vive e lavora a Milano

Gilberto Zorio, Odio, 1971 [1400]

Franco Fontana, 1969 [0455]

A Enrico Castellani, 1986 [1402]

André Villers Beaucourt 1930. Vive e lavora a Mougins

Arnold Newman New York 1918-2006

Cesare Peverelli, 1995 [2763]

Max Ernst, New York 1942 [1597] George D. O'Neill Jr. U.S.A. 1950

Le fotografie senza numero d’inventario sono nuove acquisizioni

Franco Vaccari, 1990 Roger Pic Parigi 1920-2001 Pablo Picasso, 1961 [1349] Jean Cocteau, 1965 [1351] Jean Cocteau. Le Jour de son entrée academie, s.d. [1352] August Sander Herdorf Sieg 1876-Colonia 1964 Anton Räderscheidt, 1927 (ristampa 1978) [0324] Alberto Schommer Vitoria 1928. Vive e lavora a Madrid Salvador Dalì, 1969 [0569] Paolo Terzi San Pietro in Casale (Bo) 1959 Vive e lavora a Modena

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Carlo Fei, Richard Long, 1994 p. 23 Paolo Mussat Sartor, A Enrico Castellani, 1986 p. 24 Mario Cresci, Alighiero Boetti, 1968

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QUESTO È SOLO L’INIZIO THIS IS JUST THE BEGINNING

Serena Goldoni

Opere dalla Raccolta del disegno

Works from the Drawing Collection

Dopo le opere degli artisti attivi nel territorio modenese, il nuovo allestimento delle sale superiori di Palazzo Santa Margherita presenta una ricca selezione di disegni dei maestri italiani della prima metà del Novecento, seconda tappa di un progetto nato nel 2011 che intende valorizzare il patrimonio della Galleria civica mostrandolo al pubblico a rotazione. Le opere esposte segnano l’avvio di un percorso che, anno dopo anno, allestimento dopo allestimento, attraverso un excursus cronologico che parte dagli anni Venti del Novecento e arriva ai giorni nostri, vuole mettere in luce non solo la

Following the production of the artists working in the Modena area, the new display in the Upper Rooms of Palazzo Santa Margherita features a rich selection of drawings by Italian artists from the first half of the 20th century. The exhibition is the second stage of a project begun in 2011 which aims to valorise the heritage of the Galleria civica by putting the masterpieces found in the collection on public display. The works on show mark the start of an exhibition programme which, year after year, display after display, through a chronological excursus spanning from 31


qualità dei singoli esemplari, ma anche lo spirito collezionistico che ha animato la Raccolta del disegno fin dalle sue origini, attraverso un criterio ordinato capace di fare luce sulle vicende e sui protagonisti di una così multiforme collezione. La carte presentate in questa occasione sono per la maggior parte testimoni della nascita di un patrimonio che ha vissuto nel corso degli ultimi trent’anni una crescita programmata e consistente in grado di documentare, nonostante alcune inevitabili lacune, la storia del disegno italiano del XX e XXI secolo. La raccolta, quasi unica nel suo genere, si è così creata una specifica identità tra le collezioni pubbliche nazionali, fino a diventare uno dei più importanti esempi italiani di collezione pubblica di opere contemporanee su carta. La sua nascita si deve a donazioni e acquisizioni derivate da mostre organizzate dalla Galleria civica, parti di un programma coerente di analisi sul tema del disegno come Disegno italiano tra le due guerre (1983), Disegno italiano del dopoguerra (1987) e Roma 1934 (1986). Con quest’ultima rassegna, in particolare, la galleria ha iniziato ad acquisire un gruppo fondamentale di disegni degli artisti che hanno partecipato nel corso degli anni Trenta e Quaranta alla nascita e al successo della Scuola Romana. Il nudo del 1943 di Giuseppe Capogrossi, i Generali di Mario Mafai datati 1940, le delicate figure della sua compagna di arte e di vita Antonietta 32

the 1920s right up to the present day, aims to highlight not only the quality of the individual works but also the spirit which has driven the Drawing Collection right from the outset, with its structured criteria, designed to shed light on the many vicissitudes and protagonists of such a multifaceted collection. The paper-based works on display on this occasion largely testify to the birth of a heritage which over the last 30 years has witnessed concerted and consistent growth, capable – despite some inevitable gaps – of documenting the history of Italian drawing in the 20th and indeed 21st centuries. The Collection, practically one of a kind, has thus come to take on its own specific identity among the various national collections, officially having become the greatest example in Italy of a public collection of paperbased artworks. It owes its creation to donations and purchases arising from exhibitions held by the Galleria civica, as part of an articulate programme of analysis on the theme of drawing, with exhibitions such as Disegno italiano tra le due guerre (1983), Disegno italiano del dopoguerra (1987), and Roma 1934 (1986). It was for this latter exhibition that the gallery began to purchase a fundamental series of drawings by those artists who in the ‘30s and ‘40s contributed to the foundation and development of the so-called ‘Roman School’. The 1943 nude by Giuseppe Capogrossi, the Generali by Mario Mafai dated / marzo 2012


Raphaël, definita da Roberto Longhi “sorellina di latte dello Chagall”, le carte di Fausto Pirandello, costituiscono precise testimonianze di quell’arte che lo stesso Longhi definì “eccentrica ed anarcoide”. Assieme a queste sono esposte opere di artisti come Leonetta Cecchi Pieraccini, Francesco Di Cocco, Ferruccio Ferrazzi, Mario Fioroni, Emilio Sobrero e Andrea Spadini che reagirono al formalismo delle avanguardie e incarnarono una ricerca dalle valenze espressive quasi romantiche,

1940, the delicate figures of his artistic and life partner Antonietta Raphaël – defined by Roberto Longhi as “Chagall’s milk sister” – and the papers of Fausto Pirandello all testify to that art that Longhi himself defined as “eccentric and anarchic.” Along with them, there are also works of other artists in the exhibition including Leonetta Cecchi Pieraccini, Francesco Di Cocco, Ferruccio Ferrazzi, Mario Fioroni, Emilio Sobrero and Andrea Spadini, going against the formalism of the avant-garde 33


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capace di cogliere gli aspetti più immediati ed emotivamente carichi della realtà. La pratica disegnativa tra gli artisti della “Scuola Romana” diviene così il luogo ideale e necessario dell’invenzione formale. Tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta la Galleria civica compie nuove e importanti acquisizioni grazie anche a una politica espositiva che vede arricchire in maniera consistente il suo patrimonio attraverso donazioni collegate a quasi tutte le mostre. Nello specifico fanno il loro ingresso opere su carta di Renato Birolli, una delle più interessanti personalità della prima metà del Novecento, un nudo di Filippo de Pisis, fogli dei modenesi Mauro Reggiani, Nereo Annovi – in mostra con un intenso autoritratto giovanile – ed Enrico Prampolini, di cui si presenta un raro Autoritratto del 1943 donato nel 1989 da Emma Reyes, compagna dell’artista; alcune prove degli anni Trenta di Mario Pozzati, donate dal figlio Concetto, una carta di Arturo Martini, figura dominante nella scultura tra le due guerre, con uno studio del 1936 per un monumento all’eroe della guerra d’Etiopia Tito Minniti, un’opera di Mario Sironi frutto di acquisizioni compiute nel 1992, anno in cui un cospicuo nucleo di disegni e monotipi di Pompeo Vecchiati, figura di riferimento per l’arte modenese degli anni Trenta e Quaranta, viene donato dalla famiglia dell’artista.

movements, exemplifying research into expressive values of an almost romantic nature, capable of capturing all the most immediate and emotionally charged aspects of reality. Drawing practices among the artists of the ‘Roman School’ thus provided the ideal setting for formal invention. Between the end of the ‘80s and the early 1990s, the Galleria civica made major new purchases, also thanks to an exhibition policy which was to considerably enhance its heritage through donations linked to almost all its exhibitions. This was how the paper works of Renato Birolli – one of the most interesting characters of the early 20th century – made their way into the collection, along with a nude by Filippo de Pisis, works by the Modenese Mauro Reggiani, Nereo Annovi (the exhibition in fact features an intense self-portrait as a young man) and Enrico Prampolini, of whom there is a rare self-portrait – Autoritratto – dated 1943, donated in 1989 by Emma Reyes, the artist’s companion; a number of sheets from the 1930s by Mario Pozzati, donated by his son Concetto; a paper by Arturo Martini, a dominant figure in the field of sculpture between the wars, with a 1936 study for the monument to the hero of the war in Ethiopia, Tito Minniti; a work by Mario Sironi, fruit of the purchases made in 1992, the year in which a sizeable set of drawings and monotypes by Pompeo Vecchiati (a key figure for Modenese art in the 1930s and ‘40s) was 35


Chiudono la selezione lasciando uno spiraglio per futuri e importanti ingressi le opere acquisite nella seconda metà degli anni Novanta, piccoli capolavori rappresentati dai fogli di Renato Guttuso, una figura femminile ritratta da un giovane Toti Scialoja e Don Chisciotte alle prese con alcuni briganti che porta la firma di Carlo Carrà.

bequeathed by the artist’s family. The current selection comes to a close leaving room for major future additions, with the works purchased in the second half of the 1990s: minor masterpieces represented by the sheets of Renato Guttuso, a female figure portrayed by the young Toti Scialoja, and a Don Quixote engaged in combat with several brigands by Carlo Carrà.

La collezione della Galleria civica di Modena Raccolta del disegno Palazzo Santa Margherita sale superiori 17 marzo-10 giugno 2012 mer-ven 10.30-13.00 16.00-19.30 sab dom e festivi 10.30-19.30 lunedì e martedì chiuso ingresso gratuito

Carlo Carrà, Don Chisciotte fra i Briganti, III, 1944 p. 30 Enrico Prampolini, Autoritratto, 1943 p. 33 Mario Mafai, Generali, 1940 p. 34 Nereo Annovi, Autoritratto, 1927

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RACCOLTA DEL DISEGNO DRAWING COLLECTION

Orazio Amato Roma 1884-1952

Giuseppe Capogrossi Roma 1900-1972

Contadino, 1924 seppia e biacca su carta marrone [n. archivio 0001]

Nudo femminile, 1940-1943 china su carta ocra [0005]

Nereo Annovi Modena 1908-1981

Carlo CarrĂ Quargnento (Al) 1881-Milano 1966

Autoritratto, 1927 carboncino su carta [0052]

Don Chisciotte fra i Briganti, III, 1944 carboncino e matita su carta [1258]

Tatò Bortolucci Pavullo (Mo) 1910-Modena 1986 Studio per Il minatore, 1942 inchiostro seppia su carta [0315]

Leonetta Cecchi Pieraccini Poggibonsi (Si) 1882-Roma 1977

Renato Birolli Verona 1905-Milano 1959

Villa Borghese, 1934 china su carta [0002]

Pranzo dei poveri (Particolare dei Poveri), 1946 inchiostri e pastello su carta [0106]

Filippo De Pisis Ferrara 1986-Milano 1956

Senza titolo (Resistenza), 1943 inchiostro su carta [0105]

Nudo maschile, 1929 matita e pastello su carta righettata [0229]

Figure in riva al mare, 1939 inchiostro su carta [0103]

Francesco Di Cocco Roma 1900-1981

Ritratto, 1947 matita e pastello su carta [0104]

Alberi, 1928 china acquerellata su carta [0702]

Duilio Cambellotti Roma 1876-1960

Ercole Drei Faenza (Ra) 1886-Roma 1973

Studio, 1929 ca carboncino su carta millimetrata [0004]

Studi per Ragazza in posa, 1928-1929 matita e carboncino su carta [0369]

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Ferruccio Ferrazzi Roma 1891-1978

Gabriele Mucchi Torino 1899-Milano 2002

Uomo seduto, 1943 pastello su carta [0707]

Donna seminuda, 1936 inchiostro su cartone [1177]

Mario Fioroni Tarquinia (Rm) 1895-Roma 1982

Ubaldo Oppi Bologna 1889-Vicenza 1946

Nudo, 1931 monotipo su carta [0003]

La fabbrica, 1920 china su carta incollata su cartoncino [0921]

Franco Grignani Pieve Porto Morone (Pv) 1908-Milano 1999

Tino Pelloni Modena 1895-1981

Duale triale, 1943 matita su carta [0555]

Studio dal Circo, 1931 carboncino e pastello su carta [0016] Fausto Pirandello Roma 1899-1975

Renato Guttuso Bagheria (Pa) 1911-Roma 1987 Conversazione, 1937 inchiostro su carta [1256]

Figure, 1933-1934 ca sanguigna su carta [0613]

Virgilio Guzzi Molfetta (Ba) 1902-Roma 1978

Nudo, 1949 pastello su carta [0197]

Ritratto, 1934 inchiostro e acquerello su carta [0008]

Mario Pozzati Comacchio (Fe) 1888-Asiago (Vi) 1947

Mario Mafai Roma 1902-1965

Uomo corvo, 1938-1939 ca matita su carta [0704]

Generali, 1940 china colorata su carta [0612]

Elefantiere, 1940 matita su carta [0557]

Vittorio Magelli Modena 1911-1988 Nudo, 1930 matita, carboncino e pastelli su cartoncino [1127]

Albero, 1939 inchiostro su carta [0556] Enrico Prampolini Modena 1894-Roma 1956

Alberto Martini Oderzo (Tv) 1876-Milano 1954 Strada di campagna, 1923 matita su carta [0228]

Senza titolo, 1930-1935 inchiostro su carta [1145]

Arturo Martini Treviso 1889-Milano 1947

serie di 17 disegni da taccuino, 1947-1948 matita e matita colorata su carta [0951-0967]

Studio per Tito Minniti, 1936 china su carta [0920]

Autoritratto, 1943 china su carta [0491]

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Marino Quartieri Modena 1917-2002

Andrea Spadini Roma 1912-1983

Autoritratto, 1944 matita su carta [0055]

Nudo, 1930-1935 china su carta marrone [0009]

Antonietta RaphaĂŤl Kovno 1895-Roma 1975

Enzo Trevisi Modena 1919-1997

Bambino, s.d. china acquerellata su carta [0697] Testa, 1933 china acquerellata su carta [0696] Mauro Reggiani Nonantola (Mo) 1897-Milano 1980

Nel lager, 1940-1942 inchiostro su carta quadrettata [1340] Pompeo Vecchiati Savignano sul Panaro (Mo) 1911-Modena 1985 Studi per San Giorgio, 1942 china su carta [0520] Mario Vellani Marchi Modena 1895-Milano 1979

Testa di Bambina, 1938 matita su carta [0086]

Scalo a Jebelein, 1935 matita su carta [1162]

Romolo Romani Milano 1884-Brescia 1916 Luigi Veronesi Milano 1908-1998 Goccia, 1911 matita e pastello su carta [1167]

Senza titolo, 1944 china su carta [0689]

Ottone Rosai Firenze 1895-Ivrea (To) 1957

Alberto Ziveri Roma 1908-1990

Senza titolo, 1942 matita grassa su carta [1076]

Pollarole, 1939 china acquerellata su carta [0698]

Toti Scialoja Roma 1914-1998

Mattatoio, 1937 china acquerellata su carta [0699]

Figura femminile, 1939 china su carta [1078] Mario Sironi Sassari 1885-Milano 1961 La marcia dell’impero..., 1939 ca matita e china su carta da volantino [0919] Emilio Sobrero Torino 1890-Roma 1964 Nudo, 1928-1930 carboncino e sanguigna su carta [0060]

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Renato Birolli, Ritratto, 1947

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VITTORIO CORSINI TRA VOCI, CARTE, ROVI E NOTTURNI AMONGST VOICES, PAPERS, BRAMBLES AND NOCTURNES

Francesca Mora

Il tema del paesaggio accomuna le opere di Vittorio Corsini nella personale Tra voci, carte, rovi e notturni, una mostra allestita alla Palazzina dei Giardini Ducali che presenta lavori appositamente realizzati dall’artista con la sola eccezione di Risaia (1990), installazione rimasta inedita fino a questo momento. L’interesse di Corsini si dirige verso la conquista dell’ambiente, inteso come spazio abitabile in cui nascono e si sviluppano nuove relazioni, dove il fruitore, chiamato a partecipare attivamente, crea situazioni diverse costituendo il senso stesso dell’intera operazione estetica. Seguendo questa logica l’esposizione

The theme of the landscape is the common thread linking the works of Vittorio Corsini in his solo show entitled Tra voci, carte, rovi e notturni at the Palazzina dei Giardini Ducali, featuring works produced especially for the event by the artist, with the sole exception of Risaia (1990), an installation which however has never before been put on display. Corsini’s interest focuses on the conquest of the environment, meant as a living space in which new relationships are founded and developed, in which the onlooker – called upon to participate actively – creates various situations, thus providing the very sense of the en43




alla Palazzina funziona come un dispositivo, in cui pubblico e opere interagiscono, “vanno insieme”, coinvolti in un rapporto sinestetico. Paesaggio è il primo di questi interventi che, ben lontani dalla rappresentazione naturalistica del territorio, ne costituiscono piuttosto la sua astrazione: attraverso sessantaquattro metri quadrati di carta da parati si dispiega sulla superficie muraria una veduta delle colline modenesi, stilizzata e in bianco e nero, ricavata con l’ausilio di un operatore matematico che corregge e fluidifica il tratto dell’artista. Come lui stesso dichiara ciò che osserviamo “non è più una mappa per conoscere il territorio ma una mappa per conoscere le persone”. Per questo motivo ad ogni casa che emerge da Paesaggio vengono accostati i nomi dei rispettivi abitanti. L’aspetto narrativo viene rafforzato dalla voce di Paolo Nori che racconta una storia ideata per l’occasione. I mezzi artistici di Corsini sono assai eterogenei. Dopo la scultura Geografia 2 si incontrano le installazioni Eros 10.5 e Eros 10.7, in cui le cifre, secondo una prassi informatica, ne individuano le varie versioni. Nonostante i titoli promettenti, dell’esperienza erotica allo spettatore rimane ben poco. Infatti in quei due luoghi impenetrabili, un canneto e un cespuglio di metallo, non è possibile entrare. Il piacere ci appare da lontano, suggerito da una sillaba scritta al neon, reiterata nello spazio. 46

tire aesthetic operation. Following this logic, the show at the Palazzina works as a kind of device, one in which spectators and works interact ‘hand in hand’, drawn into a sort of synaesthetic relationship. Paesaggio is the first of these interventions which, far from being a naturalistic representation of the territory, rather constitutes its abstraction. Across 64 square metres of paper, a stylised black and white view of the Modenese hills spreads across the wall surface, created with the help of a mathematical device to correct and fluidify the artist’s stroke. As he himself states, what we observe “...is no longer a map to get to know the territory but rather a map to get to know the people.” As a matter of fact, every house which stands within Paesaggio is accompanied by the names of the people who live there. The narrative aspect is further strengthened by the voice of Paolo Nori, recounting a story written especially for this occasion. Corsini’s artistic media are somewhat heterogeneous. After the sculpture Geografia 2 we come across the installations Eros 10.5 and Eros 10.7, in which the following figures – according to the IT convention – identify successive versions. Despite the promising titles, the spectator is left with precious little in terms of erotic experience. In fact there is no entry to those two impenetrable places, a cane thicket and a metal bush. Pleasure appears to us from afar, hinted at by a / marzo 2012


I materiali si diversificano ancora in Risaia e Geografia. La prima si confronta con un’idea storicizzata della natura, in cui la dimensione precaria e sfuggente del paesaggio è indicata dalla fragilitĂ del vetro e dal bagliore della luce che ne confonde la percezione; mentre per Geografia la stessa componente voluttuosa di Eros viene affidata alle mani del fruitore, o meglio ai suoi piedi. Stiamo parlando infatti di un tappeto di sega-

syllable written in neon lighting, reiterated in space. The materials are further diversified in Risaia and Geografia. The first addresses a historicised notion of nature, in which the precarious and fleeting dimension of the landscape is indicated by the fragility of the glass and the glare of light which blurs our own perception of it. Instead, in Geografia the same voluptuous component used in Eros is here entrusted to

Vittorio Corsini, Risaia, 1990, collezione Fabio Sargentini p. 42 Vittorio Corsini, Eros 10.5 (part.), 2011, courtesy Claudio Poleschi p. 44 allestimento di / mounting of Paesaggio, Palazzina dei Giardini, Modena 2012 p. 48 Vittorio Corsini, studio per / study for Geografia, 2012

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tura bianca e nera, che si dispone sul pavimento di una delle sale, riportando con assoluta precisione le curve di livello presenti nella mappatura dell’Appennino modenese. Camminando sopra quei segni, frutto di una razionalizzazione del territorio, il pubblico li manomette, ne inverte il senso, devastando la forma a favore del piacere sensuoso dell’informe. Ne rimane un ambiente mutato, dunque un’opera cosciente. Il paesaggio perde man mano consistenza, fino ad arrivare all’ultima sala, in cui quattro dipinti monocromi illuminati da luce blu, analogamente all’azione del48

the hands of the onlooker, or rather to his/her feet. For we are in fact dealing here with a carpet of black and white sawdust, laid out on the floor of a room, faithfully expressing the contours of rolling hills in the Modenese Apennines. By walking over them, an action reminiscent of the rationalisation of the territory, the public alters them, changing their direction, devastating their shape in favour of the sensuous pleasure of the shapeless. The result is an altered environment, thus an act of consciousness. Little by little the landscape loses consistency, until we get to the last room, / marzo 2012


la notte, annullano i segni del panorama diurno, creando relazioni nuove tra buio e punti luce. La mostra, a cura di Marco Pierini, è promossa e organizzata in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. Vittorio Corsini Tra voci, carte, rovi e notturni Palazzina dei Giardini corso Canalgrande 17 marzo-10 giugno 2012 mer-ven 10.30-13.00 16.00-19.30 sab, dom e festivi 10.30-19.30 lunedÏ e martedÏ chiuso ingresso gratuito

in which four monochrome paintings are illuminated with a blue light, giving a nocturnal feel. The light drowns out the features of the daytime panorama, thus creating new relationships between darkness and light. The exhibition, curated by Marco Pierini, is promoted and organised in collaboration with the Fondazione Cassa di Risparmio of Modena.

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AUDIOGUIDE E VISITE GUIDATE ALLE MOSTRE AUDIOGUIDE AND GUIDED TOURS TO THE EXHIBITIONS

Audioguide gratuite, a cura di Ilaria Gadenz e Carola Haupt di Radio Papesse, per i visitatori della personale di Vittorio Corsini e del nuovo allestimento della collezione della Galleria civica di Modena. I percorsi sonori saranno disponibili su www.galleriacivicadimodena.it e all’indirizzo www.radiopapesse.org. Tutti gli apparati audio della mostra saranno disponibili anche in biglietteria dove saranno messi a disposizione del pubblico alcuni iPod touch. Con un lettore mp3 o uno smartphone si potrà scaricare l’audioguida direttamente al bookshop di Palazzo Santa Margherita, collegando il proprio supporto audio a un computer messo a disposizione dal museo. Chi lo desidera, con un telefono connesso a internet, potrà ascoltare le singole tracce relative alle opere in mostra, inquadrando i codici bidimensionali (QRcodes) che si trova50

Free audio guides, produced by Ilaria Gadenz and Carola Haupt of Radio Papesse, will be provided for visitors to the Vittorio Corsini solo exhibition and the new Galleria civica di Modena collection display. The audio itineraries will be available from www.galleriacivicadimodena.it and www.radiopapesse.org. Audio equipment for the exhibition will also be available from the ticket office, with a number of iPod Touches available for public loan. With an mp3 player or a smartphone, the audio guide may be downloaded directly at the bookshop in Palazzo Santa Margherita, by linking the audio device to one of the computers made available by the museum. Whoever has a mobile phone with an Internet connection may also listen to the single tracks regarding each work on show simply by framing / marzo 2012


no in calce ad ogni didascalia ragionata. Basta aver installato sul proprio cellulare un programma libero di tag-reading (ad esempio BeeTagg o i-nigma), puntare e ascoltare. Gli stessi contributi audio si possono ricevere abbonandosi al podcast di Radio Papesse con aggiornamenti settimanali direttamente nella propria libreria musicale. Per tutti gli approfondimenti in corso si può seguire la pagina Facebook della Galleria civica di Modena e il sito www. galleriacivicadimodena.it

the two-dimensional codes (QR codes) to be found printed on each of the wall captions by the works. All you need is a phone with a free tag-reading programme (like BeeTagg or i-nigma), and then just point and listen. The audio files may also be received by subscribing to the Radio Papesse weekly podcasts, straight to your music library. For all further details in real time, follow the Galleria civica di Modena on Facebook or on the Gallery website.

Visite guidate alla mostra di Vittorio Corsini e alla collezione, condotte dallo staff della Galleria civica: sabato 31 marzo e 12 maggio, ore 11.00. Le visite, a ingresso gratuito e senza prenotazione, partiranno sempre dalla Palazzina dei Giardini per concludersi a Palazzo Santa Margherita. Inoltre è previsto un servizio di visite guidate per gruppi e scolaresche, su prenotazione e a pagamento. Per informazioni www.galleriacivicadimodena.it alla sezione info.

Guided tours to the Vittorio Corsini exhibition and to the Collections, led by Galleria civica staff: Saturday 31st March, and 12th May, at 11am. Visits are free and do not require prebooking, and they will all start from Palazzina dei Giardini, coming to come to a close at Palazzo Santa Margherita. Furthermore, a guided tour service will also be put on for groups and school parties, subject to pre-booking and payment. For further information, www. comune.modena.it/galleria/info.

p. 52 Roger Pic, Jean Cocteau, 1965

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EFFETTI COLLATERALI SIDE EFFECTS



I BAMBINI INCONTRANO L’ARTE CONTEMPORANEA CHILDREN MEET CONTEMPORARY ART

Nuovi appuntamenti con i laboratori didattici per bambini dai 4 agli 11 anni a cura del Settore Istruzione del Comune di Modena, in collaborazione con Memo, Multicentro Educativo di Modena Sergio Neri, dedicati al nuovo allestimento della collezione permanente della Galleria civica di Modena. I bambini accompagnati dai genitori potranno accedere liberamente e senza prenotazione ai locali del primo piano di Palazzo Santa Margherita nei sabati 24 e 31 marzo, 14, 21 e 28 aprile dalle 15.00 alle 17.30, e nelle domeniche 18 e 25 marzo, 1, 15, 22 e 29 aprile dalle 10.30 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 17.30.

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New dates for the educational workshops for children between four and 11 years of age, organised by the Education Sector of Modena City Council, in collaboration with Memo, the Sergio Neri Educational Resources Centre of Modena. The workshops are based on the new display of the permanent collections of the Galleria civica di Modena. Children accompanied by their parents or guardians have free access – without pre-booking – to the rooms on the first floor of Palazzo Santa Margherita on Saturdays 24th and 31st March, 14th, 21st and 28th April from 3pm to 5.30pm, as well as on the Sundays 18th and 25th March and 1st, 15th, 22nd and 29th April from 10.30am to 1pm and from 3pm to 5.30pm. / marzo 2012



PASO DOBLE Stefano Casciu, soprintendente ai Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Modena e Reggio Emilia e Marco Pierini, direttore della Galleria civica di Modena, condurranno un’indagine a quattro mani alla scoperta di argomenti comuni all’arte antica, moderna e contemporanea. Temi cardine della storia dell’arte saranno analizzati da entrambi i relatori, impegnati ad interpretare, ciascuno dal proprio ambito specialistico, l’argomento centrale della lezione. L’ingresso è libero e gratuito.

Stefano Casciu – superintendent for the Historical, Artistic and Ethno-anthropological Heritage of Modena and Reggio Emilia – and Marco Pierini – director of the Galleria civica di Modena – will carry out a four-handed investigation into the common themes running between ancient, modern and contemporary art.The four lectures, will deal with the key issues of art history, analysed and proposed by both speakers, who from their own field of expertise will offer their own reading of the key theme of each lecture. Free entrance.

Giovedì 12 aprile, ore 17.30 Le mostre d’arte contemporanea nei musei d’arte antica Galleria Estense, Palazzo dei Musei

Thursday 12th April, 5.30pm Contemporary art exhibitions in ancient art museums Galleria Estense, Palazzo dei Musei

Giovedì 19 aprile, ore 17.30 L’effimero tra Antico e Moderno Galleria civica di Modena Palazzo Santa Margherita

Thursday 19th April, 5.30pm The Ephemeral, from Ancient to Modern Galleria civica di Modena Palazzo Santa Margherita

Giovedì 3 maggio, ore 17.30 La natura morta: aspetti di un genere artistico tra arte antica e modernità Galleria Estense, Palazzo dei Musei

Thursday 3rd May, 5.30pm The Still Life: aspects of an artistic genre from ancient art to modernity Galleria Estense, Palazzo dei Musei

Giovedì 10 maggio, ore 17.30 Il ritratto Galleria civica di Modena Palazzo Santa Margherita

Thursday 10th May, 5.30pm The Portrait Galleria civica di Modena Palazzo Santa Margherita

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PAESAGGI VITTORIO CORSINI PAOLO NORI I NUOVI BOGONCELLI

In occasione dell’ottava edizione di Musei da Gustare, iniziativa promossa dalla Provincia di Modena in collaborazione con i musei del sistema museale modenese, di cui la galleria fa parte, quest’anno dedicata al tema “Lo spazio oltre l’orizzonte”, la Galleria civica di Modena propone un’articolata serie di iniziative, tutte concentrate in un’unica giornata, tra paesaggi visivi, sonori e letterari. Sabato 14 aprile ore 15.30, Palazzina dei Giardini Visita guidata alla mostra Vittorio Corsini. Tra voci, carte, rovi e notturni Un’occasione per leggere, accompagnati dall’artista, il percorso espositivo della personale incentrata sul tema del territorio. La partecipazione è libera e gratuita. 58

The eighth edition of Musei da Gustare – an initiative promoted by the Provincial Council of Modena in collaboration with the museums of the Modenese museum system – is dedicated this year to the theme of “the space beyond the horizon.” To mark the occasion, the Galleria civica di Modena proposes an articulate series of initiatives, all to take place in a whole day, dealing with visual, sound and literary landscapes. Saturday 14th April 3.30 pm, Palazzina dei Giardini Tour guided by the artist himself to the exhibition Vittorio Corsini. Tra voci, carte, rovi e notturni Thus providing the opportunity for a first-hand interpretation of the display / marzo 2012



ore 18.30 Palazzo Santa Margherita Reading letterario con Paolo Nori L’autore leggerà brani dal romanzo “Si chiama Francesca, questo romanzo”, appena ristampato da Marcos y Marcos editore. Fra i protagonisti una macchina meravigliosa, una città russa famosa per la sua produzione di pentole, un armeno che cita Čechov credendo di essere furbo, una certa dose di compiacimento nello scoprire di essere poco normali, una quantità di pensieri che vanno e che vengono, un paio di tipici esempi di immaginazione, tutte le partite del mondiale di calcio del novantaquattro. ore 21.30 Palazzo Santa Margherita I Nuovi Bogoncelli in concerto Gabriele Bevilacqua al piano, Mirco Ghirardini al basso, Paolo Nori alla tromba e Marco Raffaini alla fisarmonica: musica rovinata e musicisti che non sanno suonare. Gli appuntamenti sono ad ingresso gratuito fino ad esaurimento posti. In questa occasione le mostre osservano il seguente orario: sabato 14 aprile 10.30-22.00 alla Palazzina dei Giardini e 10.30-24.00 a Palazzo Santa Margherita. Domenica 15 aprile 10.30-19.30.

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itinerary of this solo show focusing on the theme of the territory. The tour is open to all and is free of charge. 6.30pm, Palazzo Santa Margherita Literary reading featuring Paolo Nori The author will perform a number of passages from the novel “Si chiama Francesca, questo romanzo,” recently reprinted by the publisher Marcos y Marcos. The protagonists include a marvellous machine, a Russian city famous for its production of pots and pans, an Armenian who quotes Čhekov and thinks himself to be all the smarter for it, a certain dose of enjoyment in the discovery of being not quite normal, a range of thoughts that come and go, a pair of typical examples of imagination, and all the 1994 world cup matches. 9.30pm, Palazzo Santa Margherita I Nuovi Bogoncelli in concert Gabriele Bevilacqua on the piano, Mirco Ghirardini on bass, Paolo Nori on the trumpet and Marco Raffaini on the accordion: ruined music and musicians who don’t know how to play. The events are open free of charge although seating is limited. On this occasion, the exhibitions will observe the following opening hours: Saturday 14th April, 10.30am-10.00pm at Palazzina dei Giardini and 10.30am-12 midnight at Palzzo Santa Margherita. Sunday 15th April, 10.30am- 7.30pm.

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ALTRI EVENTI OTHER EVENTS ATELIER D'ARTISTA Prosegue il 15 maggio alle ore 17.00, con la visita all'atelier di Davide Scarabelli a Pavullo, il programma di itinerari dedicati all’arte contemporanea nel corso del quale Marco Pierini guida il pubblico alla scoperta dei luoghi in cui vengono create e prodotte le opere. La partecipazione all’iniziativa è gratuita ma è necessario prenotare telefonando al numero 059 203 2919 da mercoledì a domenica dalle 10.30 alle 13.00 o scrivendo all’indirizzo biglietteria.galleria. civica@comune.modena.it

ARTIST'S STUDIO On 15yh may at 5pm continue, with the visit to the studio of Davide Scarabelli in Pavullo, the programme of tours dedicated to contemporary art – in which Marco Pierini guides members of the general public to discover the places in which works are actually created and produced. Participation in the initiative is free of charge, although places must be booked in advance by phoning +39 059 203 2919 from Wednesday to Sunday from 10.30am to 1pm, or by writing to the following email address: biglietteria. galleria.civica@comune.modena.it

NOTTE BIANCA DEI MUSEI Sabato 19 maggio, in occasione della prossima edizione della Notte Europea dei Musei e degli eventi di Nessun dorma che per iniziativa del Comune in collaborazione con diversi enti e associazioni animeranno piazze, scorci e istituti culturali cittadini, le mostre allestite a Palazzo Santa Margherita e alla Palazzina dei Giardini saranno aperte al pubblico fino alle 24.00.

WHITE NIGHT AT THE MUSEUMS Saturday 19th May, in the occasion of the upcoming edition of the European Night of the Museums, as well as the events of Nessun dorma organised by the City Council which – in collaboration with various bodies and associations – will bring to life the main squares, streets and cultural institutions of the town, the exhibitions held in Palazzo Santa Margherita and at the Palazzina dei Giardini will be open to the public until 12 midnight.

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CHRISTIAN WALLUMRØD ENSEMBLE

Luca Vitali

Mercoledì 2 maggio alle 21.00 nella sala grande di Palazzo Santa Margherita si esibirà in concerto il Christian Wallumrød Ensemble, composto da Christian Wallumrød (piano, harmonium), Eivind Lønning (tromba), Gjermund Larsen (hardanger fiddle, violino, viola), Espen Reinertsen (sax tenore), Tove Törngren (violoncello), Per Oddvar Johansen (batteria, percussioni, vibrafono). Jazz, minimalismo, barocco e musica contemporanea sono solo alcune delle componenti che si fondono nell’universo musicale di Christian Wallumrød. Raffinato e colto esponente della scena contemporanea norvegese, cresciuto al conservatorio jazz di Trondheim, da anni incanta per sintesi ed equilibrio nei contrasti. Ha debuttato nel ’98 per Ecm con “No Birch” assieme ai connazionali Arve Henriksen e Hans-Kristian Kjos Sørensen, ma da sempre esplora in 62

On Wednesday 2nd May at 9pm, the Main Hall of Palazzo Santa Margherita will provide the stage for a concert of the Christian Wallumrød Ensemble, featuring Christian Wallumrød (piano, harmonium), Eivind Lønning (trumpet), Gjermund Larsen (Hardanger fiddle, violin, viola), Espen Reinertsen (tenor sax), Tove Törngren (cello), Per Oddvar Johansen (drums, percussion, vibraphone). Jazz, minimalism, baroque and contemporary music are but a few of the components on which the musical universe of Christian Wallumrød is based. A highly refined and knowledgeable exponent of the contemporary Norwegian scene and a graduate of the Trondheim Jazz Conservatory, he has enchanted audiences for years with his use of synthesis and balanced contrasts. He made his debut in ’98 under Ecm with “No Birch” together with his countrymen Arve Hen/ marzo 2012


più direzioni: dall’electro funk di “Close Erase” all’elettronica sperimentale di “Merriwinkle”, con Sidsel Endresen, fino ai progetti di area contemporanea colta a proprio nome, con Dans Les Arbres e Oslo Sinfonietta. Questo sestetto nasce prima dall’incontro con l’arpista barocca Giovanna Pessi – ora uscita dalla formazione – e poi dalle possibilità timbriche che l’aggiunta di archi come viola e violino potevano sviluppare accanto a piano, fiati e percussioni.

riksen and Hans-Kristian Kjos Sørensen, but his research has always moved in various different directions: from the electrofunk of “Close Erase” to the experimental electronics of “Merriwinkle” with Sidsel Endresen, right up to the projects in the contemporary field bearing his own name, with Dans Les Arbres and the Oslo Sinfonietta. This sextet was created initially from his meeting with the baroque harpist Giovanna Pessi – who has since left the group – and then from the further scope 63


Il risultato è un’evoluzione di “Fabula Suite Lugano” pubblicato da Ecm nel 2009, il cui esito viene approfondito dalla formazione attuale, che andrà prossimamente in studio a Lugano per registrare il nuovo album. È un esempio di come un ensemble da camera di pochi elementi possa suonare, al pari di una grande orchestra, come un autentico “corpus organico”. Violino, violoncello, tromba e sassofono si fondono in linee melodiche intimiste che richiamano reminiscenze etniche, musica sacra e grande contemporaneità, 64

for timbre variation provided by the addition of strings such as the viola and violin alongside the piano, wind instruments and percussion. The result is an evolution of the “Fabula Suite Lugano” issued by Ecm in 2009, developed by the current group, who will shortly be recording their new album in Lugano. This is an example of how a small chamber ensemble, just like a full orchestra, may play as a real ‘corpus organicum’. Violin, cello, trumpet and saxophone mingle together in intimate melodies reminiscent of ethnic and sacred music with a / marzo 2012


dando vita ad accostamenti timbrici di rara bellezza. La sua musica ha un’estetica inconfondibile e questo lo rende uno degli elementi più interessanti della scena europea contemporanea. Stupisce come composizioni apparentemente tanto calme e tranquille evochino forza e intensità emozionale di tale profondità… qualcosa di insolito e intrigante.

hugely contemporary feel, giving life to blends of timbre of rare beauty. His music features an unmistakable feel, making him one of the most interesting members of the European contemporary scene. It is amazing how such apparently calm and peaceful compositions may evoke levels of emotional force and strength of such depth, with a truly unusual and intriguing musical approach.

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Carlo Fei, Gerhard Richter, 1999


numero / number 6 anno / Year II marzo / March 2012 free magazine della Galleria civica di Modena registrazione del Tribunale di Modena n. 2017 del 24.11.2010 direttore responsabile / editor in chief Marco Pierini

progetto grafico / graphic design Greco Fieni traduzioni / translations Bennett Bazalgette-Staples ufficio stampa esterno / off-site press office CLP, Milano hanno collaborato a questo numero / in collaboration with Silvia Ferrari, Serena Goldoni, Laura Liberale, Cristiana Minelli, Francesca Mora, Marco Pierini, Gabriella Roganti, Luca Vitali crediti fotografici / photo credits Elisabetta Baracchi (p. 57), Carlo Fei (p. 47), Anna Lerheim Ask (p. 63, 64), Francesca Mora (pp. 42, 44, 55, 59) pre-press e stampa / printed by Amilcare Pizzi, Milano si ringraziano / thanks to Mario Cresci, Franco Farinelli, Carlo Fei, Franco Fontana, Silvia Lelli, Laura Liberale, Paolo Nori, Roberto Masotti, Davide Tranchina, Franco Vaccari, Luca Vitali

in copertina / cover Silvia Lelli, Vito Acconci, 1981 Raccolta della fotografia, Galleria civica di Modena © 2012 Galleria civica di Modena e Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (MI) © gli autori per i testi © gli artisti e i fotografi per le immagini L’editore è a disposizione degli eventuali detentori di diritti che non sia stato possibile rintracciare Il concerto del Christian Wallumrød Ensemble è realizzato in collaborazione con:

Galleria civica di Modena direttore / director Marco Pierini coordinamento generale / executive manager Gabriella Roganti curatrici / curators Silvia Ferrari Serena Goldoni responsabile allestimenti / exhibition design manager Fausto Ferri amministrazione / administration Isabel Sandri ufficio stampa / press office Cristiana Minelli comunicazione-design / communication-design Greco Fieni segreteria generale / general secretary Daniela Rinaldi segreteria / secretary Paola Carrubba allestimenti / exhibition design Giuseppe De Bartolo Daniele Diracca Matteo Orlandi progetto Collezione / Collection project Francesca Mora stage / interns Omar Echbarbi, Silvia Fedone, Fabio Vecchi Galleria civica di Modena corso Canalgrande 103 41121 Modena ITALIA tel. +39 059 2032911 fax +39 059 2032932 www.galleriacivicadimodena.it galcivmo@comune.modena.it facebook.com/galleriacivicadimodena twitter.com/GalCivModena museo associato AMACI www.amaci.org


civico 103 è una rivista pubblicata dalla Galleria civica di Modena e da SilvanaEditoriale

civico 103 è anche un’applicazione gratuita per iPad disponibile per il download su App Store


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